Il riscatto dei vuoti urbani

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Università degli Studi di Firenze Facoltà di Architettura Laurea Magistrale di Architettura del Paesaggio A.A. 2010-2011 Sessione straordinaria di Dicembre 2011

Relatore_ Prof. Francesco Ferrini Correlatore_ Prof. Biagio Guccione Con il contributo di_ Niccolò Casini e Ciro Degl’Innocenti P.O. Direzione Ambiente Q4.

Laureande_ Martina Lucchi e Maddalena Scalabrin

sTREEt, il riscatto dei vuoti urbani. Un sistema gestionale per alberare il quartiere 4 di Firenze

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Indice Introduzione

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1. Il verde nella dimensione metropolitana

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1.1. Storia del verde urbano e realtà fiorentine

pag.

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1.1.1. Storia del verde urbano

pag.

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1.1.2. Origini del verde pubblico fiorentino

pag. 10

1.1.3. Le origini delle alberature stradali

pag. 12

1.1.4. Evoluzione del rapporto città e il suo verde

pag. 14

1.1.5. Alberature: collegamento tra città e campagna 1.2. Approccio ecologico nella città contemporanea 1.2.1. L’idea ambientalista: l'ecologia urbana

pag. 16 pag. 18 pag. 18

1.2.2. Progetti per il verde urbano, esperienze internazionali e nazionali pag. 20 1.2.3. Approccio sostenibile al verde urbano

pag. 24

2. Analisi della situazione attuale, Firenze e ilQuartiere 4 pag. 26 2.1.. Situazione italiana e il caso Firenze

pag. 27

2.1.1. Caratteristiche del verde urbano in Italia

pag. 27

2.1.2. Il verde urbano a Firenze oggi

pag. 30

2.1.3. Analisi delle tipologie di verde nei quartieri fiorentini

pag. 31

2.2. Il Quartiere Isolotto

pag. 32

2.2.1. Il quartiere 4 : inquadramento

pag. 32

2.2.2. Storia del Quartiere 4

pag. 33

2.2.3. Inquadramento urbanistico del quartiere 4

pag. 37

2.3. I vuoti urbani

pag. 39

2.3.1. Definizione

pag. 39

2.3.2. Il ruolo dell'automobile nell'uso degli spazi residuali

pag. 43

2.3.3. I vuoti urbani nel Quartiere 4

pag. 44

3. La convivenza dell’uomo con l’albero in città e i suoi effetti pag. 45 3.1 Il ruolo del verde nella qualità della vita cittadina 2

pag. 46


3.1.1. Procedimento di lavoro

pag. 46

3.1.2. Le condizioni dell’uomo in città

pag. 47

3.2. L’albero in città

pag. 50

3.2.1 I benefici dell’albero in città

pag. 51

3.2.2. Costi/benefici dell'albero in città

pag. 61

3.2.3 Il caso di Modesto 1

pag. 63

3.2.4. I benefici del verde nella pianificazione

pag. 64

3.2.5. Gli effetti della città sull’albero

pag. 65

3.3. Progettare il verde urbano

pag. 75

3.3.1. Criteri di composizione

pag. 75

3.3.2. La percezione degli spazi

pag. 78

3.3.3. La scelta delle specie nel contesto urbano

pag. 81

3.4 Analisi delle tipologie di "verde di strada"

pag. 93

3.4.1. L'alberatura stradale, tecniche e benefici

pag. 93

3.4.2. La rotatoria alberata, tecniche e benefici

pag. 108

3.4.3. Il parcheggio alberato, tecniche e benefici

pag. 111

3.4.4. Le isole ambientali

pag. 118

4. sTREEt, un progetto per alberare il Quartiere 4

pag. 125

4.1. Piantare alberi

pag. 126

4.1.1. Progetti internazionali ed esperienze nazionali

pag. 126

4.1.2. L'importanza delle politiche gestionali

pag. 129

4.2. Metodo sTREEt pag. 129 4.2.1. Le aree di risulta nel Quartiere 4

pag. 131

4.2.2. Il progetto

pag. 133

4.2.3. Descrizione dei moduli

pag. 135

4.2.4. La funzione del moduli

pag. 137

4.2.5. La partecipazione della cittadinanza

pag. 140

4.2.6. La procedura di applicazione di sTREEt

pag. 143

4.3. Le sequenze di intervento 4.3.1.La lavorazione del suolo

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pag. 145 pag. 146

Tratto da: McPherson, Simpson, Peper, Xiao, 1999. Benefit-Cost Analysis of Modesto’s Municipal Urban Forest. Journal of Arboriculture (25):235-248 3


4.3.2. Il drenaggio

pag. 147

4.3.3.L'irrigazione

pag. 148

4.3.4. Le modalitĂ di impianto

pag. 150

4.3.5. La manutenzione

pag. 152

4.3.6. Il piano di gestione

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4.4. Applicazione pratica di sTREEt in Via Cecioni (Firenze)

pag. 155

4.4.1. Inquadramento

pag. 155

4.4.2. Sviluppo del progetto

pag. 160

4.4.3.Tecniche di impianto

pag. 166

Conclusioni

pag. 169

Allegati

pag. 172

Ringraziamenti

pag. 182

Bibliografia

pag. 183

Siti consultati

pag. 188

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Introduzione

Al momento attuale più della metà degli abitanti del pianeta vive in ambienti urbanizzati. Nel corso del XX secolo, in parallelo con la crescita della popolazione, l’ampliamento dei sistemi urbani ha portato infatti a uno “straripamento” degli insediamenti. Il cittadino, ormai alienato dal rapporto naturale, ignora come la vita animale, e di conseguenza la sua, dipenda dalla presenza di vegetali in grado di svolgere il processo fotosintetico. Per arrivare a una riqualificazione urbana del territorio è fondamentale una più ampia e profonda cultura del verde che porti tutti noi, cittadini e gestori dei servizi pubblici, ad agire con maggiore attenzione e consapevolezza in sua difesa. L’albero in città può essere collocato in zone inerbite, parchi, giardini, boschi, filari, spartitraffico o piazzali. Queste ultime situazioni, le più problematiche, necessitano di particolare competenza nelle scelte progettuali e nelle operazioni di piantagione e manutenzione, ma sono anche quelle che vengono sfruttate male, o, più spesso, rimangono irrisolte.

“La città discontinua, la città che ha decentrato la mobilità e la comunicazione come mai prima nella storia; ha portato a far perdere l’identità di alcuni spazi che sono spesso, “non luoghi” nel senso di nuovi organismi senza un’appartenenza umana complessa, semplificati ossessivamente per una singola funzione e quindi decapsulati” 2. La realizzazione di progetti che nascono come sommatoria di singoli interventi localizzati appare l'esito naturale dello sforzo per "riempire" questi vuoti. In altri casi l'abbandono e la crescita spontanea sono la causa di aree verdi interstiziali, una delle categorie spaziali più tipiche della città dispersa. Lasciato a se stesso, il verde ha infatti, per propria natura, la tendenza ad occupare tutti gli spazi a disposizione e, pur essendo considerato come valore positivo in 2

ZAGARI F., Questo è paesaggio 48 definizioni, Gruppo mancosu editore, Roma, 2006. 5


assoluto, la presenza di aree verdi incolte può assumere le caratteristiche di una forma di degrado. Tra questi due estremi, anche grazie all'uso del verde libero da pregiudizi formali troppo rigidi, è possibile trovare un senso per questi spazi. Questo studio vuole dimostrare come l’arboricoltura urbana rappresenti, oltre che un ottimo espediente per ridare vita a quei numerosi spazi che non hanno precisa destinazione d'uso, una buona pratica da molteplici punti di vista. Già nel 2001 era stato proposto un progetto dalla P.O. Direzione Ambiente del Q4: “sTREEt, l’albero in strada, per rendere più gradevoli i mille angoli di Firenze”. Quell'idea, lasciata in disparte, oggi mette in moto il nostro lavoro, un lavoro che mantiene lo spirito con cui nacque sTREEt: riuscire a rivitalizzare spazi che non hanno un’identità, o che sono stati il risultato di una progettazione frammentaria. Sono innumerevoli gli aspetti che vanno presi in considerazione una volta che si affronta questo tema. Per primo, la difficoltà di progettare gli angoli di città in maniera omogenea o standardizzata (proprio perché così diversi l'uno dall'altro). In secondo luogo, i lunghi tempi burocratici per attivare un progetto, e poi per realizzarlo. A seguire, i costi delle opere che si scontrano con le limitate risorse pubbliche, per finire con l'ampiezza di una materia quale l'arboricoltura urbana. A complicare ulteriormente le cose, durante i sopralluoghi ci siamo fin da subito resi conto che esistono un'infinità di “vuoti urbani”, ognuno con caratteristiche proprie, limiti e potenzialità particolari. La parola d'ordine diventa quindi "semplificare", e cioè dimostrare come l'aumento del patrimonio arboreo delle città, se affiancato da uno studio scrupoloso, è più fattibile di quanto sembri. L'obiettivo è quello di agevolare il processo di progettazione in modo che possano essere in molti a occuparsene, e in tempi brevi. Si tratta di costruire un sistema che permetta ai progettisti di avere delle basi tecniche per pianificare l'inserimento dell'"albero giusto al posto giusto". Per fare ciò, abbiamo elaborato un metodo che indichi le linee guida per una progettazione sostenibile, a seconda della tipologia di spazio che si intende migliorare. E' stato necessario un confronto con realtà italiane che si stanno avvicinando all’argomento e realtà europee e mondiali già all’avanguardia, dalle quali abbiamo

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colto dei suggerimenti per poter rendere la nostra idea non solo qualcosa di ipotetico, ma di concretamente realizzabile. E’ nostro desiderio che il progetto diventi uno strumento per la gestione di questi spazi, perché riteniamo che rappresentino una forte potenzialità all’interno delle nostre città. La sistemazione degli interstizi urbani può, infatti, riportare ordine, coerenza e riconoscibilità funzionale in ambienti frazionati e disomogenei, migliorando in sostanza la qualità della vita nelle nostre città. La tesi è divisa in quattro capitoli: il primo contiene una breve riflessione sul verde a scala metropolitana, partendo dalla storia del verde urbano nella realtà fiorentina fino a trattare il rapporto del verde con la città. Si espone inoltre il ruolo ecologico delle alberature all’interno dei tessuti urbani. Il secondo è dedicato alla situazione attuale, una breve analisi sulla situazione odierna del verde urbano in Italia, scendendo di scala fino al Quartiere 4, oggetto di studio. La terza parte riguarda il ruolo del verde nella qualità della vita cittadina e i benefici che esso svolge sia a livello ecologico che psicologico. Inoltre, si sviluppa un discorso dettagliato per quanto riguarda i criteri di composizione e scelta delle specie idonee per l’ambiente urbano. L’ultimo capitolo viene dedicato al progetto. Una parte di questo è completamente dedicata all’importanza delle politiche gestionali delle alberature urbane, la seconda parte è invece la presentazione del progetto, con la sua descrizione tecnica e l'applicazione pratica in uno dei “vuoti urbani” del Quartiere 4. Crediamo che il sistema sTREEt getti le basi per una progettazione oculata, che miri a rendere la nostra città un ambiente migliore, improntato al rispetto per l’ambiente e per l'uomo. In una parola, una città vivibile.

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1. Il verde nella dimensione metropolitana

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1.1. Storia del verde urbano e realtà fiorentine

1.1.1. Storia del verde urbano Le nostre città sono storicamente “città di pietra” , nel senso che la città antica era tradizionalmente un unicum di materiali tra lo spazio costruito e quello vuoto, definito e circoscritto proprio dalla parte edificata della città. Le strade e le piazze costituivano veri spazi interni, degli ambienti “domestici” all’aperto dove la collettività si ritrovava, spazio privilegiato per la socializzazione. I giardini, al contrario, erano luoghi privati, racchiusi all’interno degli isolati, delimitati dai palazzi. Erano riservati ai proprietari e diventavano lo sfondo per la stessa architettura, il “luogo di delizia”, lo spazio per le rappresentazioni e le feste. Il resto del verde era destinato ad uso prevalentemente produttivo e si articolava negli orti urbani e in quegli spazi non edificati, previsti in caso di assedio delle città, per garantire la sopravvivenza alimentare alla popolazione. Solo a seguito delle innovazioni urbanistiche ottocentesche, realizzate per la prima volta a Parigi da Haussman, le città cominciano a rinnovarsi. Questa nuova modalità d’intervento urbanistico segna il definitivo passaggio ad un’epoca urbana diversa, in cui il verde interno alla città comincia a diventare di uso pubblico e non più riservato ad alcune categorie di cittadini. Per la

maggioranza degli italiani il verde ha mantenuto due contraddittorie

connotazioni storiche: da un lato esso appare come un prezioso bene privato, elitario e costoso, dall’altro il verde s’identifica con gli orti e il terreno agricolo, materia di fatica, lotta alla miseria, non certamente luogo di socialità. A questo stato di cose si aggiungono la diffidenza per ogni cosa identificata come “pubblica”, in contrapposizione dell’amore geloso riservato al privato, nonché il pregiudizio per cui il verde pubblico, essendo improduttivo, sottrae spazi all’edificazione, e quindi al lavoro. Questo insieme di cose spiega la valutazione generica del verde urbano, "l'incultura del verde” (o sospetto del verde) frutto di condizioni storico-culturali non ancora scomparse.

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1.1.2. Origini del verde pubblico fiorentino Firenze ha una cultura del verde pubblico che risale ai secoli scorsi. La prima grande risposta alle esigenze dei cittadini di un tale servizio si ha nel ‘700, con le prime aperture al pubblico del Parco delle Cascine e del Giardino di Boboli; successivamente, per il trasferimento della capitale del Regno da Torino a Firenze, con la realizzazione di viali alberati, associati a spazi verdi, come la Fortezza, Piazza Donatello, Bobolino, Viale Poggi, nonché con la realizzazione di piazze inserite nei nuovi quartieri residenziali del tempo (Piazza D’Azeglio e Piazza Indipendenza). Gli interventi di sistemazione che seguono risultano di quantità limitata, anche perché con il trasferimento della capitale a Roma, le abbondanti opere realizzate, la cui esecuzione viene completata in anni succesivi, non fanno sussistere l a necessità immediata di ampliare il patrimonio verde esistente. Questa realtà viene stravolta dalla repentina espansione della città a partire dagli anni ‘50. Molti quartieri vengono realizzati sotto la spinta della speculazione, lasciando al verde solo gli spazi di risulta, la cui sistemazione in molti casi avverrà dopo molti anni, solo sotto insistenti richieste della popolazione residente. Nello stesso periodo viene realizzato anche il quartiere dell’Isolotto, dove il rapporto aree verdi e costruito, subisce un radicale ribaltamento, in favore delle prime. A questa positiva concezione del vivere nel verde si contrappone però una eccessiva frammentazione delle superfici, realizzate in linea con alcune tendenze esasperate del tempo, con costi di manutenzione eccessivamente elevati (si pensi a riguardo alle siepi che contornavano quasi tutte le piccole aree e i singoli fabbricati). Nei primi anni ’60 viene redatto il nuovo piano regolatore e con esso l’individuazione delle aree destinate a verde ed ai piani di espansione, con il verde da realizzare nell’ambito del piano stesso. Quello che segue è anche il momento delle conquiste urbanistiche, introdotte dal DM 2/4/68, n. 1444 sugli standard urbanistici, che impone 18 mq di spazi liberi, di cui un minimo di 9 mq per abitante di verde pubblico attrezzato, da prevedersi negli strumenti comunali. In conseguenza di questo diritto, pure se i primi effetti si fanno sentire dalla metà degli anni ‘70 in poi e con una qualità progettuale non sempre rispondente alle 10


aspettative e alle esigenze dell’utenza, vengono realizzate numerose aree a verde. Nonostante ciò, i nuovi standard urbanistici, più che diventare una realtà, rimangono a lungo un obbiettivo. Con i primi anni ’80, a seguito della grande espansione edilizia avvenne la sistemazione a verde attrezzato di numerosissime aree, di cui molte appartenenti a P.E.E.P. realizzati negli anni ’70 e rimaste incolte, fenomeno che proseguirà fino ai primi anni’90. Queste ultime opere a verde, pur eseguite, in parte, nell’ottica di un contenimento dei costi di manutenzione, hanno dato vita ad un grande e repentino aumento della superficie da gestire, determinando, alla fine degli anni ’80, grosse difficoltà agli addetti ai lavori e procurando ritardi sia nei consueti tagli del prato, sia nella potatura delle alberature con interventi eccessivamente distanti nel tempo. Tutto ciò è avvenuto perché al notevole incremento del patrimonio non è corrisposta una adeguata programmazione del settore con un rinnovamento dell’organizzazione della struttura ed un aumento degli organici.

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1.1.3. Le origini delle alberature stradali L’impiego delle specie vegetali nelle zone urbane è un fatto ricorrente nella storia: in ogni civiltà è sempre esistita una particolare predilezione per alcune piante. Numerose fonti attestano l’utilizzo, già in epoca romana, di alberi accanto ad arbusti sagomati secondo i dettami dell’ars topiaria nell’abbellimento delle strade di maggior importanza, denominate “gestiationes” e l’impiego di specie spontanee o di minor pregio lungo i percorsi

usati dai ceti meno abbienti, denominate

“ambulationes”. E’ soprattutto in epoca napoleonica che l’alberatura stradale andò generalizzandosi, con il preciso intento di trasferire in città il verde della campagna. La situazione formale del viale alberato largo e rettilineo risale però all’epoca dell’assolutismo e dell’arte barocca, quando il viale con il punto di fuga all’infinito, che si diparte dalla piazza o dalla reggia, viene usato sia nelle composizioni urbane che in quelle del giardino del signore. Dal punto di vista simbolico ribadisce, con l’uso delle leggi della simmetria e della prospettiva, il principio del potere assoluto, e dal punto di vista funzionale costituisce una passeggiata riservata alla nobiltà. La maggior parte delle sistemazioni stradali con alberature sono state realizzate tra la metà del XIV e l’inizio del XX secolo. E’, per le città italiane, un’epoca di grande fervore costruttivo, in cui si abbattono le mura medioevali e si preparano i piani per le nuove espansioni. Lo sviluppo industriale, l’Illuminismo, e la Rivoluzione francese hanno evidenziato, da un lato le disastrose condizioni igieniche delle città (nel frattempo ingranditesi a spese della campagna), e dall’altro hanno diffuso l’abolizione dei privilegi di classe. Ciò significava che la passeggiata refrigerante all’ombra degli alberi non doveva più essere un privilegio esclusivo dei ceti abbienti. Tutti: nobili, clero e popolo dovevano goderne. Solo all’inizio del secolo scorso l’alberatura stradale diviene parte integrante della composizione urbanistica. Abbandonata la composizione per grandi assi, l’alberatura non è più usata per riempire i vuoti, ma al contrario, per tentare di armonizzarli alla scala più appropiata con il costruito, essa vuole costituire il connettivo tra città e campagna. Il viale-passeggiata non può però più assolvere le sue funzioni, in quando si diffonde l’uso dell’automobile.

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In anni recenti, l'evoluzione tecnologica ha contribuito a modificare i criteri di progettazione e di gestione viaria, sempre più raffinati dal punto di vista costruttivo e sempre meno attenti alla componente paesaggistica. Sono state così create strade a rapida percorrenza destinate a modificare il territorio in maniera sensibile. Ciò si è verificato sia per l'inesistenza di una normativa specifica che regolamentasse i criteri di progettazione da un punto di vista ambientale, sia per la sempre minor attenzione al problema da parte della collettività: il filare, un tempo anche origine di guadagno, stava diventando sempre più un onere per le comunità locali. L'interesse nei confronti delle alberature e il loro ruolo ambientale e paesaggistico è tornato a crescere soltanto negli ultimi anni. Queste specifiche forme costituiscono infatti un importante patrimonio che deve essere gestito con razionalità ed adattato al contesto attuale, profondamente modificato dall'espansione della rete stradale e dalla generale evoluzione dell'ambiente rurale. In Italia si è continuato a piantare alberature stradali anche se quasi mai previste in una progetto organico di alberature e arredo verde. Per questa ragione, trovandosi in condizioni ristrette, si tendono a usare alberi di dimensioni contenute, puntando su elementi come fioriture o colore. Oggi in tutte le città, grandi e piccole, si riconosce l’importanza delle alberature, anche se non sempre la si accompagna a una programmazione del verde urbano attenta alle esigenze progettuali, ma soprattutto a quelle gestionali e manutentive.

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1.1.4. Evoluzione del rapporto città e il suo verde Sul finire degli anni Sessanta viene introdotta nella legislazione italiana la cosidetta "linea dello standard"; viene riconosciuto ufficialmente il principio che i problemi della residenza non si esauriscono nella cellula abitativa individuale, ma devono essere considerate anche le infrastrutture, le attrezzature e i servizi pubblici. A questi elementi viene quindi applicato un requisito, uno standard appunto. Uno di questi è lo standard di verde pubblico , cioè la quantità minima di aree da riservare a verde pubblico in proporzione al numero di abitanti previsti. Un limite degli standard era però rappresentato dal fatto che, avendo approccio unicamente quantitativo, non poteva rispondere alla richiesta di qualità dello spazio. In molti casi infatti, lo standard fu formalmente garantito vincolando a verde le aree più periferiche della città, ma di fatto la realizzazione vera e propria veniva posticipata o addirittura mai effettuata. L'approccio di alcuni urbanisti a questa mancanza a livello legislativo fu di puntare sulla destinazione a verde pubblico come vincolo per salvare aree di particolare pregio ambientale, evitare l'espansione delle città a macchia d'olio e indirizzarla verso un disegno organico. In questo modo il sistema del verde acquisice importanza dal punto di vista urbanistico in quanto contribuisce alla continuità del disegno della città e diventa elemento strutturante dell'organismo urbano. Per quanto riguarda la distribuzione del verde in città esso "non deve rimanere segregato solo in uno spazio circoscritto (parco), tollerando così che altrove la vita cittadina rimanga caotica, insalubre, rumorosa e stressante. La distribuzione del verde deve essere capillare, il verde deve essere ovunque, per la costruzione di una città futura che riconquisti quei valori di ricomposizione delle funzioni, di ricomposizione dei tempi artificiosamente separati di lavoro e di svago, di ricomposizione, in definitiva, della stessa vita degli abitanti" 3 Nelle città compulsive di oggi, confusionarie, nelle quali si deve ammettere la prevalenza della variante motorizzata, meccanizzata e aggressiva dell'uomo, allontanato ormai dal rapporto primordiale con la natura, è chiaro che la questione

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Estratto dalla relazione di BETTINI P: Il verde nella costruzione d elle città in occasione del convegno L'albero, l'uomo , la città_ La politica del verde nelle città, Bologna 12-13 novembre 1977. 14


del verde pubblico assume un'evidenza socio culturale che deve essere considerata come primaria e che impone nuovi approcci nella progettazione degli spazi. Come nozione nuova, di fatto, il verde urbano viene completamente abbracciato dall'urbanistica del XX secolo, dove comincia ad indicare una componente quantitativa della struttura urbana in cui la città viene riconosciuta come organismo complesso, all'interno del quale la coesistenza di una grande massa di persone e la concentrazione di un gran numero di attività antropiche impongono la messa a punto di particolari procedure, che investono l'organizzazione dello spazio. La presenza del verde in città si confronta quotidiamente con nuove sfide che scaturiscono dalla velocità delle trasformazioni che la nostra città vive: tra tutte basti pensare alla dilatazione territoriale che le nostre città assumono, alla frantumazione stessa della città come organismo compatto e continuo, sostenuto da una pianificazione che diventa necessariamente territoriale.

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1.1.5. Alberature: collegamento tra città e campagna La vegetazione lungo le strade, insieme alle altre tipologie di verde pubblico, dovrebbe costituire un

tessuto connettivo tra città e campagna, con valenze

diverse, funzionali, storiche, simboliche ed estetiche. Dovrebbe essere compito della vegetazione, lungo i percorsi pedonali, ciclabili e veicolare, opportunamente distribuita e integrata agli spazi edificati, dare continuità fisica e funzionale a tutto il sistema del verde urbano. Sono gli alberi a far risaltare le peculiarità morf ologiche e storiche dei territori attraversati, schermando alcune zone ed evidenziandone altre, a contribuire alla qualità e alla dignità dei luoghi urbani e periurbani. Gli alberi e la vegetazione caratterizzano i luoghi, anche all’interno della città, la cui morfologia è testimonianza del paesaggio preesistente all’urbanizzazione, come un unicuum dal punto di vista della storia e dell’ambiente. Il bisogno di natura in città non lo possiamo appagare con la ricostituzione di associazioni naturali così come si presentano in campagna o nel bosco. Possiamo però appagarlo, assicurando la massima cura, alla crescita armonica degli alberi e degli arbusti che piantiamo lungo i marciapiedi, a fianco delle strade, nelle piazze. Dobbiamo fare in modo che ogni esemplare dia il meglio di sé, sia in filare, sia in gruppo,

nonché isolato, possibilmente in forma libera, secondo quelle

caratteristiche che avrebbe assunto in natura. L’albero come organismo vivente, sotto l’aspetto estetico e simbolico, può diventare elemento innovativo di nuovi spazi urbani ed essere scelto anche in funzione del carattere di ciascuna zona della città. Poiché è senza dubbio che gli alberi contribuiscono allo “spirito del luogo”, non si dovrebbe procedere a piantarli senza prima conoscere la storia e le caratteristiche dell’area in cui sto per inserirlo. Da questo ne deriva che il verde urbano è un elemento dell'ambiente costruito in fondamentale relazione con il paesaggio. L’auspicabile diffusione del verde urbano, indicata anche da Agenda 21 e Carta di Aalborg, è un elemento di grande importanza ai fini del miglioramento della qualità della vita nelle città. Nei paesi anglosassoni la disciplina che si interessa del verde urbano è conosciuta come urban forestry, (letteralmente: "silvicoltura urbana"), quasi ad indicare come le aree verdi possano proporsi come oasi di ruralità entro gli 16


ambiti urbani, con una sottolineatura della wilderness delle aree verdi inseri te in un "arido" edificato.

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1.2. Approccio ecologico nella città contemporanea

1.2.1. L’idea ambientalista: l'ecologia urbana In Italia, la questione ambientale sta acquisendo sempre maggior rilevanza, in una consapevolezza dell'indissolubilità del rapporto tra urbanistica e ecologia. Davanti alle difficoltà incontrate dagli urbanisti nel risolvere il problema del verde urbano, infatti, si è delineata un'altra posizione che giustifica la domanda di spazi verdi in città; quella degli ambientalisti. Essi interpretano la città come ecosistema, risalgono alle leggi che ne regolano l'equilibrio fino a identificare come fondamentali gli spazi verdi e le alberature. Le piante, e in particolare gli alberi, infatti, svolgono funzioni di ossigenazione, abbassamento dellla temperatura, purificazione, schermatura e altre, di cui si parlerà diffusamente nel corso di questo studio. La conoscenza dell'insieme di queste capacità potrebbe portare a considerare la città come un organismo vivente, e quindi, come tale, a rispettarla. Invece, nella realtà dei fatti, questo approccio naturalistico ecologico sottolinea con drammatica evidenza il disinteresse dell'uomo per l'ambiente in cui vive, le carenze dell'organizzazione urbana e l'importanza degli spazi verdi. Interessante, a proposito di questo studio, risulta lo sviluppo, a partire soprattutto dal Canada, di un'attenzione particolare verso la arboricoltura urbana (intesa sia come scienza che come prassi operativa) poi esportata in vari paesi, dove ha generato movimenti spontanei per l'abbellimento e l'autogestione del verde urbano, per la moltiplicazione delle piantate stradali e per la creazione di parchi di quartiere. Sono da segnalare, a questo proposito, attività come "guerriglia gardening", che si pone come obiettivo la qualità dell'ambiente cittadino, introducendo del verde là dove le amministrazioni non agiscono. In quest'ottica sono nati, ad esempio, movimenti come i "Friends of the urban forest" di San Francisco, i "TreePeople" di Los Angeles e si sono sviluppati esperimenti di forestazione "popolare" effettuati a Kassel da J. Beuys e le varie iniziative di volontariato che hanno interessato molti paesi europei. 18


In Italia, sono stati effettuati esperimenti analoghi al Parco Nord di Milano, in Piazza Sofia a Torino e nel "BoscoincittĂ ", sempre a Milano.

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1.2.2. Progetti per il verde urbano, esperienze internazionali e nazionali La diffusione del verde nelle aree urbane è uno degli aspetti presi in considerazione per evidenziare il livello della qualità della vita nelle città. A livello europeo e internazionale, il verde urbano, inteso come l'insieme di spazi verdi di diverso genere, superficie, struttura e finalità, è sempre più percepita in termini di spazio vitale per lo svolgimento di importanti funzioni (ecologiche, sociali ed economiche). In ambito europeo lo studio delle foreste ha vissuto, specie nel recente passato, un periodo di forte crescita, grazie anche alla promozione di progetti di ricerca ed azioni di networking, quali l'Azione COST E12 "Urban Forests and Trees", l'Azione COST E39 "Forests, trees and human health and wellbeing", il progetto BUGS (Benefits of Urban Green Space), il progetto RUROS (Rediscovering the Urban Realm and Open Spaces), il progetto URGE (URban Green Environment), ecc. Un'azione mertoria per lo sviluppo e la diffusione di studi e ricerche in questo settore è da attribuire all'European Forum on Urban Forestry, un network di settore che agisce sotto l'egida della IUFRO (Union of Forestry Research Organizations - Unit 6.14.00 Urban Forestry) che dal 1998 ha organizzato, con regolarità, diverse attività anche al fine di promuovere la ricerca e la sperimentazione per la migliore conoscenza dei diversi aspetti collegati al verde urbano. A livello internazionale la situazione risulta più articolata. Negli Stati Uniti, la ricerca sul verde urbano è consolidata ormai da più di 30 anni con una produzione continua di pubblicazioni di carattere tecnico e scientifico e questo grazie anche alla presenza di centri universitari e centri di ricerca privati appositamente costituiti. Negli Stati Uniti si è capito come lo studio sia indispensabile per programmare al meglio la gestione sostenibile delle aree interessate, ma anche per pianificare, in modo congruente, nuovi spazi verdi. L’USDA Forest Service, per esempio, ha messo a punto un software (UFORE Model, Urban Forest Effects) progettato per standardizzare dati, orari o giornalieri, riguardanti la composizione degli inquinanti dell’aria e diversi valori meteorologici, raccolti in siti urbani in diverse parti del mondo. Il modello, attualmente, è in grado di stimare e di valutare la composizione 20


e la densità della copertura vegetale, la quota d’inquinanti rimossi dalla vegetazione, il miglioramento, in percentuale, della qualità dell’aria, l’emissione oraria e giornaliera dei composti organici volatili da parte della pianta, ed il relativo impatto sulla genesi di ozono e di monossido di carbonio annuali; l’ammontare totale del carbonio organicato, l’effetto del bosco urbano sull’efficienza energetica nella zona confinante, la produzione di polline e allergeni, l’evapotraspirazione e la conseguente modifica del microclima. Le ricerche e gli studi nord americani indirizzati al miglioramento della qualità dell'aria e delle condizioni ambientali della città (McPherson et al. 1995, McPherson 2001), hanno purtroppo una scarsa applicabilità in Italia, sia per una diversità di condizioni pedoclimatiche, sia per un diverso contesto sociale, culturale ed economico. Nel nostro paese, nonostante una storica cultura di alberature, giardini e parchi e la presenza di alcuni centri di vivaistica ornamentale tra i più importanti a l ivello mondiale, lo studio, ma anche la stessa diffusione di spazi urbani verdi, ha avuto un scarso interesse, specie nel corso del secondo dopoguerra. Lo sviluppo economico degli anni '50 e '60, i processi di industrializzazione e i conseguenti fenomeni di urbanizzazione, hanno determinato la formazione di nuclei urbani dove il verde rimaneva solo un episodio. In molti casi questo progresso di urbanizzazione si è trasformato in un vero e proprio degrado. Solo con la fine degli anni '60 viene promulgata la prima, e fino ad ora unica, norma che interviene dal punto di vista pianificatorio sulla diffusione di verde nelle nostre città.4 A livello nazionale, pertanto, ci fu una scarsa diffusione di "foreste urbane" e queste, di conseguenza, sono state oggetto, solo in pochi casi, di ricerche o progetti mirati. In Italia quindi, sono alquanto limitati i dati scientifici e le informazioni s tatistiche relative al verde. Un patrimonio di informazioni, in assenza del quale è difficile impostare azioni di riqualificazione e miglioramento di aree urbane. Scarsa attenzione è stata rivolta, fino ad ora, alla valutazione e comprensione della funzionalità degli spazi verdi e in particolare agli aspetti ecologico-ambientali e 44

Vd. D.I. 1444/68. 21


all'influenza sulla vivibilià delle città. Piuttosto carenti, specie se confrontate con le esperienze estere (Samways e Steyler 1996, Jokimäki e Suhonen 1998, Hermy e Cornelis 2000, Zerbe et al. 2003, Lim e Sodhi 2004), sono le informazioni riguardanti il ruolo ambientale svolto dagli alberi con specifico riferimento all'influenza sulla biodiversità animale e vegetale e agli effetti sulla vivibilità delle aree urbane. A questa mancanza di studi si aggiunge la carenza di dati quantitativi e qualitativi sul patrimonio verde dei principali agglomerati urbani in Italia. Lo stesso ISTAT ha cominciato da pochi anni a pubblicare alcune statistiche relative all'estensione degli spazi verdi in città ma, in mancanza di categorie ufficiali e di una processo di rilevamento omogeneo nelle diverse amministrazioni comunali, non è possibile attribuire un carattere di effettiva oggettività a questi dati. Questa situazione di incertezza delle informazioni è stata peraltro messa in evidenza a livello europeo dove, nell'ambito dei diversi gruppi di studio inerenti alle "città sostenibili" (Iniziativa "Verso un profilo di sostenibilità urbana - Indicatori comuni europei" DGXI-UE, 1999; Direttiva 2000/60/CE; Environmentals Signals, EEA, 2000; Decisione 1411/2001/CE; Sesto programma di azione per l'ambiente UE, 2001), stanno cercando di organizzare un sistema di statistica ambientale nel quale il verde urbano è preso in considerazione attraverso diversi indicatori. Sono molti, in tutto il mondo, i progetti che coinvolgono i cittadini nella pianificazione e gestione degli spazi verdi urbani. Di particolare rilievo, da questo punto di vista, è l'esperienza delle "community forests", in Inghilterra, dove questa rete di spazi verdi supportano importanti funzioni di carattere sociale, culturale ed economico e favoriscono un incremento della biodiversità e della connessione ecologica funzionale. Proprio il tema del mantenimento ed incremento della biodiversità legato alla progettazione e realizzazione di aree verdi in generale sta assumendo sempre maggior rilevanza e consenso non solo a livello internazionale, ma anche in Italia, soprattutto per il crescente interesse dei cittadini. Lo testimonia il fatto che sono numerosi i siti web specifici disponibili in rete che hanno decine di migliaia di contatti. In questi progetti, la pianificazione e gestione delle aree verdi per limitare gli effetti del "climate change" e dell'inquinamento restano i temi centrali per il raggiungimento di un livello di vita superiore. 22


La sequenza logica5 di questi progetti può essere schematizzata così:

BENEFICIO

parchi urbani

_ambientale _economico _sociale

qualità della vita

città sostenibile

Su questa linea si inseriscono numerosi progetti, sia a livello nazionale che internazionale. Fra quelli di maggior interesse c'è il "One million tree" di New York, progetto che prevede l'arricchimento, in termini forestali, della metropoli, informando e coinvolgendo direttamente i cittadini newyorkesi. Questa iniziativa, non solo sta avendo un alto impatto ecologico sulla città, ma ha anche stimolato altri centri urbani a fare altrettanto. Nel nostro paese, i progetti "Torino Città d'acque" e "I raggi Verdi" di Milano, sono basati su valide idee pianificatorie e progettuali e anche le realizza zioni sinora fatte non sono da sottovalutare, sempre nell'ottica di una progettazione sostenibile e volta a far fronte alle problematiche del global change.

5

FERRINI F., Uomo città e alberi, un rapporto da ridisegnare, Firenze 18 Luglio 2011. www.ilmonitodelgiardino.it consultato in data 10/10/2011 23


1.2.3. Approccio sostenibile al verde urbano Un approccio sostenibile nella progettazione delle aree destinate a verde in un contesto cittadino deve

prevedere una gestione che sia contemporaneamente

valida dal punto di vista ambientale, economicamente attuabile e socialmente responsabile. Deve, inoltre, seguire certi accorgimenti, riassumibili secondo queste categorie: 

Progetto: focalizzato sulle necessità delle piante e sulle potenzialità del sito;

Preparazione del sito: assicurare che le condizioni del luogo siano appropriate per le piante scelte;

Fornitura delle piante: il materiale fornito deve essere di qualità (morfologica, fisiologica e fitosanitaria) e avere la giusta fitness;

Impianto/messa a dimora: cautelarsi che alle piante siano assicurati i necessari interventi durante e dopo la messa a dimora: é meglio spendere 100$ in un albero e 200$ nella buca, anziché l’inverso” 6;

Attecchimento: anticipare i problemi tipici come scarsità d’acqua, competizione con le infestanti e danni antropici;

Contratto: specificare tutti i dettagli in modo che le piante ricevano le attenzioni necessarie;

Gestione: continuare le cure per il tempo necessario in funzione della tipologia di materiale vegetale;

Monitoraggio: monitorare gli alberi in modo da individuare precocemente l’insorgenza di stress o malattie.

Numerosi sono i fattori che influenzano l’attecchimento delle piante in ambiente urbano. La loro importanza relativa e la conoscenza degli stretti rapporti di interdipendenza e di complementarietà che li legano implica, quindi, l'evidente necessità, non solo della scelta di piante di qualità elevata, ma anche di tutte quelle 6

International Society of Arboriculture, Illinois, 1995. www.ag.uiuc.edu consultato in data 25/09/2011 24


tecniche colturali che influiscono sul miglioramento della struttura, aumentano la disponibilitĂ idrica e l'attivitĂ microbica utile del terreno e che concorrono, quindi, a stabilire complessivamente le premesse tecnico-agronomiche indispensabili per assicurare la riuscita dell'impianto. 7 Se l'insieme di queste complesse esigenze del terreno e delle piante saranno ben intese e valutate, nella loro essenza agronomica e biologica, da parte dei tecnici del settore, questi saranno in grado di adeguare, ambiente per ambiente, la tecnica colturale al livello di una sempre maggiore razionalitĂ .

7

FERRINI F. Tratto dal convegno Realizzazione e g estion e delle a ree verdi u rbane e periurbane . Firenze 17/10/2001. Tecniche d’impianto degli alberi in ambiente urbano. 25


2. Analisi della situazione attuale, Firenze e ilQuartiere 4

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2.1. Situazione italiana e il caso Firenze

2.1.1. Caratteristiche del verde urbano in Italia In epoca recente, modificazioni profonde del paesaggio italiano si sono verificate in conseguenza sia dello sfruttamento antropico del territorio, sia della massiccia introduzione di specie esotiche. Le aree urbane rappresentano situazioni frutto di un profondo stravolgimento ambientale, dovuto a numerose cause, una fra tutte l’inquinamento. Uno dei problemi delle nostre città storiche sta nel fatto che, non essendo possibile modificarne l’architettura complessiva degli edificati, per costruire una struttura del verde occorre riuscire ad utilizzare lo spazio di risulta tra edifici, o quello adibito alla circolazione veicolare, con alcuni limiti alle possibilità di intervento. Succede quindi, che il verde anziché in senso propositivo, viene scelto o utilizzato come soluzione più semplice e rapida per risolvere un problema urbanistico. Questa è infatti un’ulteriore deformazione del nostro modo tradizionale di concepire l’intervento in urbanistica e architettura: il ruolo subordinato e complementare che viene assegnato agli elementi vegetali rispetto al ruolo degli edifici. Se invece ci troviamo in contesti in cui tutto è stato cementificato e impermeabilizzato, l’ultimo tocco di pennello lo dovrebbero dare gli alberi, costretti a a subire il ruolo di tappezzeria vegetale, a riparare agli errori della progettazione urbanistica.

Dal punto di vista economico poi, nonostante la riconosciuta importanza del verde nel miglioramento della qualità della vita, nel nostro Paese è ancora molto limitata la percentuale di PIL che viene dedicata al verde urbano e periurbano, mentre in altri paesi europei gli investimenti in questo settore, seppure non sufficienti, sono comunque alquanto superiori. Si possono citare, ad esempio, alcuni dati relativi alla Danimarca: ogni abitante spendeva, nel 1999, 12 Euro/anno per il mantenimento del verde, mentre i fondi impegnati nella ricerca ammontavano allo 0,1 0,5% circa del costo totale di mantenimento. Se in tutta la Comunità Europea si mantenesse la stessa proporzione, il totale di spesa sarebbe di 5.46 miliardi di Euro/anno e 27


l’impegno per la ricerca dovrebbe essere di circa 500 milioni di Euro (Bianchi et al. 1999). A livello giuridico invece, è da sapere che in Italia non esiste una classificazione tipologica del verde urbano. Un utile riferimento è comunque rappresentato dal D.I. 1444/68 che prevede: - all’art. 3 lettera c) una disponibilità unitaria per abitante presente o previsto nelle zone residenziali “m2 9 di aree per spazi pubblici attrezzati a parco e per il gioco e lo sport, effettivamente utilizzabili per tali impianti con esclusione di fasce verdi lungo le strade;” - all’art. 4 punto 5. per gli spazi di interesse generale in rapporto alla popolazione del territorio servito “15 m2/abitante per i parchi urbani e territoriali. Risulta necessario abbandonare per sempre i processi mentali e culturali che portano ad assimilare lo spazio non edificato a "vuoto", a ciò che risulta, quale materia non pregiata e di scarto, da un processo di edificazione: secondo questa logica è stata prodotta, in Italia, una formidabile quantità di spazi non pensati per essere abitati e, come diretta conseguenza, di pessima qualità formale. Secondariamente, rispetto alle tematiche di progettazione, il concetto di paesaggio si deve ormai estendere fino a comprendere non solo un "territorio" naturale e progettato sulla base di criteri visuali, ma anche la struttura complessiva dello spazio che si sviluppa all'esterno degli edifici. Considerando poi la portata dei temi attuali, diventa fondamentale affrontare, elevandoli al rango di "tema progettuale", quella successione di spazi come rotatorie, spartitraffico, parcheggi, aree verdi di risulta ed altre simili, apparentemente privi di potenzialità ed interesse architettonico-ambientale, ma che ormai costituiscono una parte quantitativamente rilevante e formalmente impattante, delle nostre città.

L’analisi dello stato dell’arte della normativa relativa al verde urbano svolta durante il progetto regionale RISVEM si basa su una indagine condotta sui 103 capoluoghi di provincia italiani a cui è stato inviato un questionario per identificare il grado di regolamentazione del verde pubblico e privato. 28


Circa il 79% (84 comuni) degli intervistati, hanno risposto positivamente; la maggior parte di essi è concentrata nel centro–nord Italia. Un punto rilevante risulta lo stato generale di arretratezza per quanto riguarda l’esistenza in sede locale di un regolamento del verde, a parte la regione Emilia Romagna e, in misura minore la Toscana, la Lombardia e il Piemonte. In particolare risulta che solo il 23% delle amministrazioni comunali che hanno risposto (19 comuni) era in possesso di un regolamento del verde, e di queste 16 sono situate al centro–nord. Nel 2003 molte amministrazioni (circa il 60%) annunciavano che era prevista a breve l’adozione di un regolamento. Molti comuni in mancanza di un regolamento s pecifico, utilizzano delibere comunali e ordinanze sindacali per rispondere alle specifiche esigenze di gestione del verde urbano. Il 63% dei comuni presentano, all’interno del Piano Regolatore Generale o delle relative norme di attuazione, elementi volti alla tutela e manutenzione del verde urbano. In conclusione ben il 74% dei Comuni si è dotato di qualche strumento utile alla gestione del verde. E’, comunque, da sottolineare come l’interesse verso una politica di settore sia andata crescendo con gli anni e, a testimonianza di ciò, rimane la manifestata intenzione da parte di molte Amministrazioni di dotarsi di regolamenti a breve e medio termine.

29


2.1.2. Il verde urbano a Firenze oggi L’insieme degli spazi verdi che fanno parte del verde pubblico gestito dall’Amministrazione Comunale, attraverso gli uffici preposti, hanno una superficie complessiva di mq 4.784.815, corrispondente a circa 1/20 della superficie dell’intero Comune, su cui insiste un patrimonio vegetale di circa 80.000 piante d’alto fusto, comprese le alberature stradali. Come si può facilmente riscontrare, il verde pubblico è distribuito sul territorio fiorentino in aree di medie e piccole dimensioni, dove, ad eccezione dell’unica vera grande concentrazione costituita dal Parco delle Cascine (mq 867.644), quelle con una maggiore estensione hanno una superficie compresa fra circa 50.000/70.000 mq, per la maggior parte costituita da parchi e giardini annessi a ville storiche.

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2.1.3. Analisi delle tipologie di verde nei quartieri fiorentini A proposito della tabella (allegato n.1 fondo tesi) , possiamo sviluppare un discorso organico analizzando le varie tipologie di verde presenti nei quartieri fiorentini. Esaminando i dati si nota come il Quartiere 4, sia quello con la maggior presenza di superficie a verde. Pur essendo la zona con la maggior estensione, non corrisponde direttamente al fatto che sia il quartiere più attrezzato o con una varietà nella tipologia di verde o che la popolazione che abita in questa zona sia a conoscenza di questi dati. Questo perché le aree che potenziano questa zona sono caratterizzate da grandi spazi lungo il fiume o concentrate in alcuni punti del quartiere, spesso mancano di attrezzature, e per questo la gente non riesce a sfruttarle al massimo delle loro potenzialità. Un difetto gestionale organizzativo del quartiere sta nel fatto che la sua ricchezza di verde non risulta rispecchiata lungo le strade, in quanto prevale, a fianco delle carreggiate, ancora il cemento rispetto ad alberature e aiuole. Un altro motivo è che le aree esistenti, già progettate a verde, risultano monotone e non mostrano una buona organizzazione nella gestione, dando quindi idea di incuria e degrado. Le tipologie di verde presenti sono rappresentate dalle seguenti categorie: 

Area gioco;

Area cani;

Area di progetto;

Area a bosco;

Area fluviali;

Giardino;

Orto sociale;

Parco;

Scuola;

Spartitraffico;

Verde generico;

Verde sportivo;

Verde temporaneo;

Vivaio. 31


2.2. Il Quartiere Isolotto

2.2.1. Il quartiere 4 : inquadramento Il quartiere Isolotto-Legnaia si estende nella sua porzione meridionale, a ovest del territorio comunale di Firenze, protetto dal sistema collinare di Bellosguardo e il sistema del Poggi del 1865, che lo separa dal quartiere 5 vicino. In direzione nord, invece, il territorio è più pianeggiante e il quartiere confina con il Quartiere 5. La zona di pianura, interessata dal corso dell’Arno che la delimita a nord e dal fiume Greve che la attraversa, è stata, dal dopoguerra ad oggi, continuamente oggetto di espansione edilizia della città. Si pensi alle località di Legnaia, Soffiano, Isolotto, Argingrosso, Ponte a Greve e a quello che è stato uno dei più grossi interventi di impatto ambientale, il P.E.E.P. “Torri a Cintoia” che, per la sua realizzazione, in un solo colpo ha spazzato via ciò che nei secoli era stato “l’orto di Firenze” 8. A riguardo si ricorda l’esistenza del fosso omonimo, “Fosso degli ortolani”, dove fino agli anni ‘50 scorrevano acque chiare, e che, a seguito delle trasformazioni predette, divenne una fogna a cielo aperto e successivamente fu incanalato e coperto. Il quartiere comprende una vasta area della città. Si tratta di un territorio eterogeneo per origini e sviluppo che può essere suddiviso in varie zone caratterizzanti gli aspetti della vecchia periferia fiorentina. Accanto alla zona collinare meridionale ancora coltivata e boschiva, con presenza diffusa di ville e case coloniche, troviamo gli antichi borghi sorti lungo le direttrici di Legnaia Ponte a Greve, al di là dei quali si estende la pianura alluvionale di Cintoia Ugano.

8

L’area dove veniva prodotta la maggiore quantità di ortaggi per l’uso cittadino . 32


2.2.2. Storia del Quartiere 4 Le fasi che contraddistinguono la nascita e storia del Quartiere sono collocate in due periodi storici che incideranno allo stesso tempo sulla storia dell’intera penisola. La prima, nel 1954, coincide con la grande migrazione che in pochi anni cambierà il volto dell’intera nazione. “Masse di popolani dei quartieri storici delle città vengono espulse dalle loro case, sfrattate dalla strategia economica e politica che dominava l’Italia del boom e che puntava a liberare i centri storici per favorire la speculazione edilizia. In dieci anni, dal ’51 al ’61, la campagna italiana dimezzerà la sua forza lavoro mentre le città specialmente del nord Italia avranno un incremento che le porterà ad esplodere. Nelle periferie delle grandi città nascono i fenomeni delle baraccopoli e del quartiere-dormitorio. In questi insediamenti inumani si crea la spersonalizzazione della popolazione dalla vecchia identità contadina, artigianale e di classe verso la scalata alla nuova condizione di individuo piccolo-borghese, piccolo proprietario produttore e consumatore, egoista insaziabile. A Firenze la politica esprime invece un progetto culturalmente e socialmente più nobile e più razionale, prima col sindaco Mario Fabiani e poi, dal ’51, con Giorgio La Pira. L’utopia che animava il suo impegno politico era la pace mondiale fondata sull’incontro tra le città”9. Egli definisce l’Isolotto una città satellite: “la città è un’unità organica che ha tutti gli elementi per stabilire, cementare, accrescere una comunione fraterna di scambi e di vita. Città satellite è una vera città, la quale, seppure orbitando intorno alla metropoli, ha tutti i servizi e le strutture che la rendono autonoma” 10. Di fatto però, l’Isolotto nasce come quartiere dormitorio, mancante cioè di tutti i servizi principali che inizialmente dovevano essere alla base della “città-satellite” di Giorgio La Pira; l’utopia della città a misura d’uomo fu tradita. Ma proprio da qui, da quella che Cruccolini definisce la “disgregazione urbanistica cinicamente programmata”, nacquero ovunque in Italia (e quindi anche all’Isolotto) straordinarie esperienze di socialità, d' identità comunitaria, e ciò perché la

9

POLI D., Sto rie di quartiere. La vicenda Ida-casa n el villaggio Isolotto a Firenze, Ed. Polistampa Firenze 2004. POLI D.,Sto rie di quartiere. La vicenda Inda-casa nel villaggio Isolo tto a Firenze , Ed. Polistampa Firenze 2004. 33

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mancanza di servizi essenziali, come la scuola, i mezzi di trasporto, l’ambulatorio medico, la farmacia, il mercato e la chiesa stessa, mise in moto energie incredibili ed un fortissimo spirito di solidarietà. Ben presto si venne a creare nel Quartiere un ricco reticolo associativo. Questa attività di mobilitazione rappresentò per molti l’ingresso nella vita urbana, un’esperienza nuova per tutti. Fu questa, la seconda fase che contribuì allo sviluppo del Quartiere che si ebbe nell’autunno del 1968, quando la massa di popolazione dell’Isolotto, ingranditasi a dismisura e ormai diventata una comunità dotata di identità propria, partecipò, al processo di trasformazione della società, destinato a cambiare nel profondo la cultura e i modi di vivere. Questa è la storia legata all' espansione del quartiere, che ci fa capire come e su che basi si sia sviluppato rispetto al centro della città. Da non trascurare però, è anche l’aspetto storico del territorio nelle immediate vicinanze di quello che oggi è diventato il Quartiere 4.

“La storia dell’antropizzazione della piana fiorentina può essere letta come un continuo processo di domesticazione e rinaturalizzazione dell’area palustre: un dialogo costante fra uomo e acqua”. 11 Se si analizza la struttura storica del territorio, individuiamo due percorsi riccamente edificati (via Pisana a sud e la via Pistoiese a nord), che racchiudono il “respiro acquoso del territorio” 12, punteggiato da minute costruzioni. Queste strade, storicamente, rappresentavano le due sponde del fiume, non costretto in arginature e libero di dilagare nella pianura. Già dal Novecento si poteva individuare l’intensa edificazione lineare lungo le direttrici stradali, mentre all’interno, verso il fiume, vi era una sparsa e frammentata distribuzione di insediamenti che si sviluppavano sulle piccole isole formate dal movimento dell'Arno. Via Pisana ha rappresentato un asse fondamentale per la storia del Quartiere 4. Lontano dall’essere un limite o un confine, come invece viene percepito oggi, essa

11 12

POLI D., Sto rie di quartiere. La vicenda Ida-casa n el villaggio Isolotto a Firenze, Ed. Polistampa Firenze 2004. POLI D., Sto rie di quartiere. La vicenda Ida-casa n el villaggio Isolotto a Firenze, Ed. Polistampa Firenze 2004. 34


costituiva il baricentro su cui si organizzava la vita di relazione e di scambio della comunità. Da sempre, l’acqua caratterizza in maniera peculiare la piana fiorentina, all’interno della quale si trova il nostro quartiere. Leggere gli eventi trasformativi a partire dalla vicenda idrica può costituire una guida che permette di comprendere l’identità complessa di questa porzione di territorio. Oggi, l’acqua che scorre nell'Arno, non si può fermare, non può uscire e dilagare fuori dal suo letto. Quando questo accade è una vera sciagura: le alluvioni sono oggi una calamità. Un tempo, l’area intorno al fiume cambiava di stagione in stagione il disegno del territorio, caratterizzando la piana come un delicato sistema di “isole d’acqua e terre sospese”13. In tempi non lontani le acque dell’Arno creavano grandi e piccole isole. I cambiamenti che ha provocato il fiume nel corso dei secoli ha portato come prodotto finale un’isola più piccola, dove “circa cinquecento anni più tardi verrà costruito il quartiere 4, che manterrà nel suo toponimo il ricordo di questo passato acquoso: l’Isolotto”. 14 Un tempo il quartiere, oggi denominato Quartiere Isolotto-Legnaia, comprendente 21 rioni, veniva chiamato ‘l’orto di Firenze’. Questo perché esso si espandeva sulla piana alluvionale, descritta precedentemente, caratterizzata da una forte maglia agraria. Ad oggi, risulta il Quartiere più verde della città, ma spesso le grandi infrastrutture viarie all’interno del tessuto urbano creano delle forti barriere longitudinali, difficili da attraversare e da integrare. La forte edificazione ha portato ad indebolirne l’immagine e ha saturato la maggior parte dei vuoti ancora presenti nel tessuto. Le due emergenze naturalistiche ed ambientali presenti nel quartiere; la bellissima collina e il fiume, restano disgiunte dal quartiere e fra di loro estranee, separate dalle cortine edilizie e dal flusso di strade. Emerge la necessità di rompere le storiche linee di sviluppo longitudinale e promuovere un'integrazione trasversale a tutti i livelli, mediante il collegamento di tutti i poli di reale interesse (collina, Monte Uliveto, Villa Strozzi, Arno, Cascine, Argingrosso), attraverso i servizi interni, già presenti, ma da consolidare. 13 14

POLI D., Sto rie di quartiere. La vicenda Ida-casa n el villaggio Isolotto a Firenze, Ed. Polistampa Firenze 2004. POLI D., Sto rie di quartiere. La vicenda Ida-casa n el villaggio Isolotto a Firenze, Ed. Polistampa Firenze 2004. 35


Questo rafforzamento potrebbe investire non solo il sistema dei servizi e del verde, ma anche il tessuto esistente, intervenendo sulla riorganizzazione urbanistica. In allegato viene riportata una tabella (allegato n.2 a fondo tesi) in cui sono riassunti i dati dei m2 verde/abitante, riferiti all’anno 1995. Il documento riporta la suddivisione della superficie a verde nei quartieri del Comune sottolineando ancora una volta come il 4 sia tra quelli più ricchi di verde urbano. Tale caratteristica rappresenta una grande potenzialità del Quartiere che permette di ripensare agli spazi inagiti. Questo permetterà di ridare ‘senso’ ai luoghi attraverso la creazione di una maglia ‘verde’ di collegamento che possa garantire sia qualità estetica che qualità ambientale al sistema urbano.

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2.2.3. Inquadramento urbanistico del quartiere 4 Fino a cento anni fa il quartiere si estendeva al di fuori della cinta muraria di Firenze, abbattuta poi da Giuseppe Poggi in seguito alla ristrutturazione urbanistica della città da lui ideata. Questo territorio faceva parte del cosiddetto ‘contado suburbano’ che si trovava all’esterno della cerchia muraria intorno a Firenze, ma che poi fu velocemente ed integralmente assimilato. L’organizzazione di quest’area era prevalentemente agricola e poderale e si articolava lungo alcune vie di primaria importanza quale la ‘Strada Maestra Pisana’, direttrice fondamentale dello sviluppo urbanistico della zona. Al 1928 risale l’ultimo grande ingrandimento del Comune fiorentino in conseguenza dell’attuazione del piano regolatore che prevedeva un’estensione lungo le (vie principali) direttrici viarie. Dal 1965 ad oggi vi sono state numerose variazioni nell’organizzazione amministrativa della città di Firenze che non sempre è possibile ricostruire. Successivamente all’organizzazione in "mandamenti", infatti, dovette essere ripristinata la ripartizione della città in quartieri, a loro volta suddivisi in rioni; nel 1815 il quartiere d’Oltrarno, che comprendeva tutto il territorio comunale sulla riva sinistra dell’Arno, era suddiviso in cinque rioni: S. Frediano, Canto ai quattro Leoni, S. Spirito e S. Niccolò. Nel 1865, quando Firenze divenne capitale, si dovette assistere ad un forte cambiamento del territorio sia in termini amministrativi che urbanistici. Le forti espansioni edilizie verso le aree rurali, vennero via via ridotte di spazio e modificate nella loro funzione provocando una profonda trasformazione nei rapporti fra città e campagna anche grazie al piano di intervento di Giuseppe Poggi. Create le infrastrutture viarie, si provvide all’espansione territoriale dell’area comunale fiorentina a spese delle Comunità periurbane che si videro costrette ad arretrare la loro giurisdizione amministrativa a quattro chilometri dal centro cittadino. L’espansione territoriale del comune fiorentino ebbe come diretta conseguenza l’accentramento del controllo delle aree periferiche che persero ogni potere di gestione e organizzazione del loro territorio. Questo portò ad un inaridimento dei rapporti con i cittadini e il territorio stesso, fino a quando nel secondo dopo guerra, con il progressivo aumento della popolazione e con la conseguente urbanizzazione delle aree periferiche fiorentine, si arrivò all’istituzione dei Consigli di Quartiere per 37


riallacciare i rapporti interrotti. Il Quartiere 4, dal progetto di ampliamento per Firenze di Giuseppe Poggi del 1865 fino al P.R.G. del 1962, fu oggetto della spinta espansionistica indifferente nei confronti della periferia esistente: la cosiddetta “cultura dell’espansione” passò sopra il fragile impianto agrario, cancellando la quasi totalità dei segni o sovrapponendosi con indifferenza ai tessuti più consolidati dei borghi esistenti. Questo tipo di espansione urbana non tenne mai conto dell’integrazione del territorio con la città. Oggi, si assiste perciò ad una disomogeneità pressoché generalizzata del quartiere, mancando un’identità e un connettivo sociale e culturale.

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2.3. I vuoti urbani

2.3.1. Definizione “Nella denominazione “vuoti urbani” sono compresi tutti gli spazi in movimento e di attività che si svolgono all’aria aperta. Piazze, vie, corti, cortili, orti, giardini. Ogni altro tipo di spazio libero interno all’edificato può quindi essere compreso in questa direzione. Pubblici, semi-pubblici o privati, a dominante costruita o vegetale, essi costituiscono una sorta di tessuto connettivo dell’organismo urbano” 15. Oltre a questa tipologia “progettuale” ne esistono degli altri definiti marginali, di risulta, indecisi ottenuti come risultato dello spazio progettato dell’ intorno urbano. Questi spazi rimangono come piccoli francobolli con un punto di domanda per la loro destinazione d’uso. Questi luoghi, saranno quelli che tratteremo nello specifico.

1. Lo spazio di risuta è distribuito in maniera omogenea lungo la sede stradale e nelle aree di congiunzione tra un edificio e quello successivo. 2. All’aumentare dell’espansione edilizia, i vuoti urbani, non cambiano la loro estensione ma divengono più frammentati.

Spesso nelle città storiche per costruire un sistema del verde occorre riuscire ad utilizzare lo spazio tra gli edifici, o quello adibito alla circolazione veicolare. Per questo motivo si rende necessaria una ricerca degli spazi di margine, creando un 15

ZOPPI M., Progettare con il verde vol.2. Manuale di p rogettazione del verde e dei vuoti u rbani, Alinea, Firenze, 1989. 39


abaco per tipologie per le quali pensare successivamente ad una progettazione oculata. In questo modo si potrà ridare un senso a quegli spazi urbani inutilizzati o che semplicemente potrebbero essere “guardati” dalla popolazione mentre si muove all’interno della città traendone godimento e benessere. E’ proprio il movimento nelle città che dovrebbe portarci avanti in questo studio. Passiamo la maggior parte della giornata in auto, sui mezzi pubblici o a piedi lungo le grandi arterie stradali e non ci rendiamo conto di quanti benefici potrebbe apportarci il semplice fatto di vedere un piccolo angolo fiorito, uno spartitraffico con del verde ben gestito, delle rotatorie verdi che creino sia effetti estetici ma che aiutino anche nella funzione di mobilità veicolare. A livello del sistema urbanistico abbiamo visto come questi spazi si creino in funzione della frenesia edilizia che non tiene conto del contesto. A livello del sistema stradale, le cose spesso sono le medesime. Si faccia caso per esempio a tutti quegli spazi che non si sa se siano di pertinenza pubblica o privata, che vengono utilizzati come prolungamenti delle abitazioni private e sui quali si pensa di avere la piena autorità. E ancora a tutte quelle zone occupate dalla segnaletica orizzontale (zebrature spartitraffico) che vengono utilizzate come parcheggio di sosta; a lunghe stecche di parcheggi che costeggiano strutture residenziali che potrebbero essere gestite con delle alberature o più semplicemente con l’uso di arbusti per mitigare la vista dell’asfalto oltre ad altri evidenti benefici. Dissuasori che dovrebbero impedire il passaggio a veicoli larghi, ma che non sempre ottengono l’effetto desiderato, oltre a deturpare lo spazio stradale perché visibilmente antiestetici e poco funzionali anche ai pedoni stessi.

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3. Un pedone che scavalca il dissuasore per velocizzare il percorso. 4. Vedi fig. 3.

5. Parcheggio di veicoli su segnaletica orizzontale. 6. Via di Legnaia e Via Modigliani .

7. Parcheggio selvaggio, Ponte a Greve. 8. Limitata funzionalitĂ dei dissuasori in P.za Isolotto.

9. Segnaletica orizzontale utilizzata come parcheggio P.za Uccello. 10. Spartitraffico mal gestito Via del Pignoncino. 41


11. Parcheggio in Via de’ Bassi . 12. Aiuola pubblico/privata via dell’Argingrosso.

13 . Parcheggio su area residuale (Via Fedi). 14. Vedi fig. 13.

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2.3.2. Il ruolo dell'automobile nell'uso degli spazi residuali

Come già accennato, oggi la viabilità rappresenta uno dei temi più importanti a livello urbanistico, in quanto la vita frenetica, prevede di spostarsi velocemente in città. L’automobile rappresenta il mezzo del potere per scendere in strada e iniziare la giornata lottando per riuscire a non prendere semafori rossi, trovare un parcheggio vicino il più possibile al posto di lavoro. La macchina, purtroppo, sta diventando il mezzo che sovrasta ogni cosa, vince sui centri storici, sui mezzi pubblici, su biciclette e pedoni procurando disagi, degrado e pericolo. Oggi, le periferie delle città stanno diventando parcheggi all’aperto, ogni angolo è buono per diventare un’area di sosta, una grande distesa di cemento per creare 50 stalli per i residenti ai quali non basta il posto auto riservato in condominio perché la media di automobili a famiglia è di 2/3. Sta diventando davvero un problema. I centri storici si stanno armando di mezzi come le zone a traffico limitato, parcheggi sotterranei, cercando di tenerle lontano. Però appena ci si sposta dai centri, ogni spazio viene improvvisato parcheggio. Questi luoghi, per l’appunto, sono tutti spazi residuali che vengono occupati per l’uso necessario al momento, quindi nel nostro caso, da parcheggi. Non volendo impedire alle persone di comprare l'auto (vista la nota cultura dell'automobile che esiste in Italia e considerato che i servizi pubblici risultano spesso scadenti) potremmo però rendere migliori questi spazi per coloro che li utilizzano e per coloro che li vedono passando nelle vicinanze. Uno dei modi potrebbe essere quello di realizzare le isole ambientali, di cui parleremo successivamente.

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2.3.3. I vuoti urbani nel Quartiere 4

Nel corso dei sopralluoghi effettuati nel quartiere 4 di Firenze, si sono rilevati alcuni spazi critici, corrispondenti alla definizione di "vuoti urbani". Questi spazi sono di diversa natura e si sono quindi catalogati con diversi appellativi. Troviamo: 

parcheggi privi di arredo urbano;

piazze prive di arredo urbano;

spazi di risulta tra strade ed edifici;

rotatorie mal gestite;

spartitraffico non progettati.

Tutte le zone comprese in queste categorie sono, di fatto, caratterizzate dall'asfalto, materiale dominante nelle nostre città. Questa supremazia su altri materiali e sull'arredo urbano è dovuta principalmente al fatto che di molte di queste aree non esiste un progetto, rimangono senza destinazione d'uso, e quindi, inevitabilmente, finiscono per essere pavimentate e successivamente occupate con automobili o campane della raccolta dei rifiuti. Riguardo a questa situazione attuale riportiamo un "abaco" che elenca 45 aree del quartiere 4 da noi censite, con lo scopo di spronare sia l'amministrazione pubblica, sia il cittadino, a pretendere la loro riqualifica.

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3. La convivenza dell’uomo con l’albero in città e i suoi effetti

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3.1 Il ruolo del verde nella qualità della vita cittadina

3.1.1. Procedimento di lavoro In seguito all'analisi urbanistica e storica del quartiere preso in esame, unita a un approfondimento sul tema del verde urbano, sono emerse alcune problematiche a livello di qualità urbana che non posso essere ignorate. La qualità percepita nelle città che abitiamo infatti, è condizionata, non solo dalla situazione individuale di ciascuno di noi, ma anche dal contesto in cui ci muoviamo, al di fuori dalle nostre abitazioni. Ecco perché, ogni piccolo spazio lungo le strade, ogni residuo urbano, può rappresentare un'occasione di miglioramento della qualità di quei luoghi che ognuno di noi vive tutti i giorni. Si procederà, in questo studio, con una ricerca sulle tematiche legate in qualche modo alla valorizzazione del contesto urbano. Nello specifico, con il fine di arrivare ad una progettazione di dettaglio una piccola area, approfondiremo il tema della pianificazione del verde nel suo significato più vasto.

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3.1.2. Le condizioni dell’uomo in città I primi riferimenti dell’effetto delle piante come terapia sulle persone sono stati reperiti in un monastero irlandese e risalgono al 1300. Esistono in letteratura, numerosi riferimenti anche molto antichi sulle relazioni uomo-piante e sugli effetti che queste e le operazioni connesse con la loro coltivazione esercitano sulla vita umana. “Già Ippocrate (V-IV sec. a.C.) nel suo trattato medico “Delle arie, delle acque, dei luoghi” indica che la vita umana – nella salute e nella malattia – è legata alle forze della natura, e che la natura, ben lungi dall’essere combattuta e conquistata, deve essere piuttosto trattata come un’alleata e un’amica, le cui vie devono essere comprese e il cui consiglio deve essere rispettato” 16. Nel passato il rapporto tra uomo-natura è stato contraddistinto da un progressivo processo di distacco dell’uomo dalla natura che ha avuto, nell’ultimo secolo, un tale incremento di velocità che ci ha portato a pensare di poter dipendere dalle macchine anziché dalla natura. Infatti esiste una certa difficoltà da parte dell’uomo nel definire cosa la natura sia. L’uomo sembra che riesca a definire il contesto naturale, e gli eventi che si svolgono, solo in contrapposizione all’intervento antropico che, dopo aver distrutto e depredato la natura per far posto a città, centri abitativi minori, infrastrutture ed edifici industriali e commerciali, sempre più serrati, deve oggi cercare un compromesso tra la gravità della situazione in cui egli è costretto a vivere e la necessità fisica di ristabilire un contatto con la natura. Questo compromesso, trova una soluzione parziale nella conservazione degli spazi verdi esistenti e, laddove è possibile, nella progettazione e costruzione di nuovi. “Il fatto di vivere, lavorare e invecchiare in queste nostre città, che non sono assolutamente adatte ad accoglierci, ma che possono piuttosto essere definite come “luoghi di solitudine spirituale in cui la barbarie si cela nel cuore degli uomini”, ha perciò, sviluppato, nella maggior parte di noi, un turbinio di disagi, malanni, sindromi, debolezze, paure, ansie. Sono soprattutto i bambini quelli che pagano maggiormente

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Conferenza Nazionale sul verde urbano, Accademia dei Georgofili , Firenze, 9-10 ottobr e 2010. 47


per questa forzata separazione tra il mondo naturale e il loro mondo di tutti i giorni”17. E’ in dubbio perciò, che la presenza di zone verdi possa svolgere un ruolo di sicuro giovamento agli uomini. Il verde in prossimità della propria dimora cittadina o del luogo di lavoro riduce, infatti, il senso di condizionamento mentale imposto dalla vita urbana. L’ambiente fisico nel quale un individuo vive esercita, dunque, profonde influenze sul suo comportamento sociale. E’ ormai scientificamente accertato che l’individuo reagisce alla presenza delle piante, e di quelle arboree in particolare, non solo con la semplice constatazione della loro bellezza. Un ambiente contenente vegetazione o qualsiasi altra forma di natura impiega la mente senza fatica e, allo stesso tempo, la esercita, tranquillizza, eppure rivitalizza e, di conseguenza, attraverso l’influenza della mente stessa sul corpo, dà l’effetto di rinfrescare la mente e rinvigorisce l’intero sistema. Senza parlare degli effetti che le piante possono dare all’ambiente in termine di ecosistema. Oggi un grande problema del sistema urbano è l’alterazione determinata da sostanze inquinanti nell’atmosfera. Le città sono diventate punti ad elevata concentrazione di CO 2, non solo per la combustione degli impianti domestici, motori, dei mezzi di trasporto, m per la stessa respirazione degli abitanti. E’ s tato calcolato che, per il solo effetto della respirazione, almeno mille metri cubi di aria vengono viziati da ogni abitante durante ventiquattro ore e, se l’aria non subisce un continuo ricambio, si formerebbe una colonna inquinata fino a oltre 30 metri di quota. Esistono altre fonti di inquinamento tra i quali troviamo le polveri, i residui di combustione, i fumi, lo smog, i pulviscoli, gli aerosol, le acque reflue, la temperatura dell’aria o cappa termica, il vento, ecc. Una sorgente di alterazione è la durata delle emissioni provocate dal traffico dei veicoli. Infatti, la circolazione nei centri urbani si è intensificata anche durante le ore notturne. Altra fonte principale dell’ecosistema urbano è il rumore. I livelli esterni del traffico superano il minimo accettabile di 64 decibel. La contaminazione delle falde idriche, sottoposte a un eccessivo carico di sostanze provenienti da residui delle lavorazioni industriali e dai liquami e dall’impiego di fertilizzanti e pesticidi.

17

Conferenza Nazionale sul verde urbano, Accademia dei Georgofili, Firenze, 9-10 ottobr e 2010. 48


Appare evidente che la difesa dall’inquinamento trova nel verde pubblico un elemento essenziale per contrastare gli effetti negativi della degradazione ambientale. La vegetazione arborea e arbustiva agisce a due livelli: le chiome e i fusti interagiscono con i composti presenti nell’atmosfera; gli apparati radicali con quelli nel suolo. Le chiome degli alberi grazie alla loro architettura fogliare esercitano un’efficace trattenuta e di assorbimento verso gli agenti inquinanti. L’efficacia però varia con le dimensioni e con le caratteristiche della specie, ma generalmente riescono a trattenere quantità di polvere 10 volte superiori all’erba di un prato e, quest’ultimo, da tre a sei volte quella di una lastra di vetro. “In conclusione possiamo ritenere che un albero di dimensioni medie riesca ad assorbire durante il suo ciclo vitale circa 2,5 tonnellate di anidride carbonica”18.

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Autori vari, tra cui KIPAR A., Verde pubblico, L’Italia agricola, Ed. Reda, Firenze, 1989. 49


3.2. L’albero in città “Un confronto interdisciplinare sul ruolo e sul valore delle alberature in città non può prescindere da una riflessione sull’albero come componente strutturante e figura del paesaggio urbano, e quindi come materiale base di progetto per il disegno degli spazi aperti”19. “Gli alberi in città sono come degli ombrelli che ci proteggono dagli agenti atmosferici, purificano l’aria e l’acqua e forniscono uno stato generale di benessere”20. Negli ultimi 20 anni le ricerche hanno dimostrato il valore dei benefici apportati dagli alberi alla salute ed al risparmio economico dei cittadini. Così come tutti gli arboricoltori dovrebbero conoscere la biologia elementare degli alberi, dovrebbero anche sapere che questi migliorano la qualità della vita in ambiente urbano. Inoltre, gli arboricoltori dovrebbero conoscere perché i servizi (benefici) forniti dagli alberi siano importanti e come la selezione e la gestione (pianificazione, impianto e manutenzione) possano ottimizzarli. L’albero offre numerosi e importanti vantaggi: occorre perciò conservare o rinnovare le alberature esistenti e aumentarne il numero.

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LAMBERTINI A., L’alb ero nella creazione dei paesaggi urbani, L’albero nell’ambiente urbano, Consiglio di Quartiere 4, Assessorato all’ambiente, Assessorato alla partecipazione democratica ai rapporti con i Quartieri. In collaborazione con ARSIA., Firenze, 31 maggio 2010. 20

Tradotto e adattato da PENNATI L., I benefici degli alberi, Articolo originale “Benefits of trees” Gr egory McPherson Arborist News, Champaign US Illinois, Dicembre 2004. 50


3.2.1. I benefici dell’albero in città L’albero assolve a diverse funzioni: sociali, culturali, igieniche, climatiche, economiche, estetiche, storiche, idrogeologiche, ecc… . Con il processo fotosintetico le foglie depurano l’aria assorbendo CO 2 ed emettendo O2, le foglie captano21 polveri, inquinanti volatili e batteri. Riassumendo, le funzioni ecologiche che la vegetazione può svolgere in ambiente urbano sono:

Tabella 1. Riassunto dei benefici

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La capacità di captazione è favorita da foglie poco mobili, pelose, grandi, appicicaticce, provviste di cere e resine: sono perciò indicate pawlonia, catalpa, ippocastano, olmo, conifere, ailanto, ontano. 22 FERRINI F., Le tipologie di verde, Firenze, 2011 51


Di seguito approfondiremo alcuni dei benefici più importanti: 1_ funzioni di equilibrio climatico Le superfici verdi assorbono meno calore rispetto a quelle costruite in pietra, asfalto ecc., oltre a consentire flussi d’aria. Inoltre, attravers o il processo traspiratorio, contribuiscono alla diminuzione della temperatura, intercettano e quindi limitano, la radiazione solare. Controllano la radiazione solare. Gli alberi riducono drasticamente la riflessione del calore e la sua re-irradiazione ombreggiando gli edifici e le pavimentazioni. L’ombra di un albero può ridurre la temperatura di una casa in estate anche di 10-15 °C.

2_areazione e riduzione dell’inquinamento atmosferico della città, funzione igienico-sanitario La creazione nelle strutture urbane di ampi viali alberati in modo continuo o di un sistema di masse boscate ad anelli concentrici può rappresentare un utile filtro per intercettare polveri e sostanze inquinanti presenti nelle correnti d’aria che si creano fra le differenti temperature fra la città ed il territorio circostante. Uno studio promosso dall’E.P.A. (Enviromental Protection Agency) sull’impianto di alberi nei viali ha calcolato che la messa a dimora di 440.000 alberi (tigli, querce rosse, aceri …) a St. Louis permetterebbe la rimozione di 340 tonnellate di particolato atmosferico in un anno. L’intensità di assorbimento delle piante aumenta con l’aumentare della solubilità dell’inquinante nelle acque, HF, SO 2, NO2 e O3 che sono facilmente solubili e reattivi e prontamente assorbiti mentre N 2, O2, e CO 2 vengono scarsamente assorbiti. Inoltre va detto che l’entità degli scambi gassosi tra l’albero e l’atmosfera cambia a seconda dell’età (più avanti verrà approfondito l’argomento) e dello stato di salute dell’albero stesso, ma il bilancio netto globale di una macchia di vegetazione in equilibrio con l’ambiente circostante si può considerare stabile nel tempo. Questo equilibrio viene, tuttavia, alterato dall’uomo attraverso alcuni fattori quali l’aumento delle emissioni di combustibile fossile ed il rapporto tra il raccolto e l’utilizzazione della biomassa.

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3_ abbattimento dell’inquinamento acustico Le barriere vegetali esplicano altre funzioni di natura igienico-sanitaria tendenti a correggere e a equilibrare determinanti inquinamenti acustici. Sembra infatti che le piante sfruttino l’energia sonora trasformandone la quantità non riflessa in energia termica.

4_ abbattimento polveri e vento Una massa boscata costruita su più file, con alberi anche sempreverdi ed arbusti, svolge un’utile funzione di barriera dal vento e dalle polveri. Il particolato viene intercettato dalle foglie che filtrano i principali agenti inquinanti. Questo effetto è importante per la limitazione alla diffusione non solo del particolato ma anche della frazione gassosa degli inquinanti. Ciò significa che, una barriera vegetale, posta lungo un’infrastruttura viaria salvo che il livello dei contaminanti non sia tale da distruggere qualsiasi tipo di pianta, può proteggere l’ambiente circostante depurandone l’aria.

5_ funzione di equilibrio idrico Lo scorrimento superficiale delle acque in ambiente urbano è una delle maggiori fonti di inquinamento, perché queste entrano in contatto con zone umide del suolo, corsi d’acqua, laghi ed oceani. Gli alberi possono ridurre la quantità di acqua che viene persa per runoff immediato e, di conseguenza, di inquinanti che vengono convogliati nelle acque di ricezione. Gli alberi sono perciò come dei “mini serbatoi”, la superficie delle foglie e dei rami intercetta ed immagazzina la pioggia, riducendo così i volumi di acqua che vengono persi per scorrimento superficiale e ritarda ndo l’inizio del picco di flusso (Fig. 14).

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14. Schema che riassume il filtraggio dell'acqua da parte di un albero.

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La parte aerea degli alberi diminuisce l’erosione del suolo, perché riduce l’effetto battente della pioggia sulla superficie del suolo nudo. La traspirazione attraverso le foglie degli alberi riduce l’umidità del suolo, aumentandone la capacità di immagazzinare l’acqua. Gli alberi salvaguardano la qualità delle acque sostanzialmente per la riduzione del dilavamento nel corso di eventi meteorici meno estremi. Piccoli temporali, per i quali l’intercettazione da parte degli alberi è più grande, sono responsabili del maggiore dilavamento di sostanze inquinanti.

6_ riduzione delle allergie dovute ai pollini Grazie alla produzione di ossigeno da parte degli alberi e all’abbattimento delle polveri sottili, sappiamo che respiriamo meglio, però ignoriamo che la presenza di verde in ambiente urbano può ridurre considerevolmente l’incidenza delle allergie ai pollini, anche se può sembrare un controsenso. Le ricerche dimostrano che è proprio il particolato atmosferico che ci rende più predisposti a irritazioni e intolleranze. Con una sua drastica riduzione siamo meno soggetti ai fastidi provocati dai pollini.

7_ funzione estetico-paesaggistica Questa funzione è talmente nota che basterà pensare a quante volte un paese, un angolo di città, una via o una piazza vengono identificate con dagli alberi che vi dimorano. L’albero perciò diventa un elemento distintivo, un punto di riferimento e spesso contribuisce a determinare la toponomastica; talvolta costituisce un elemento di raccordo tra passato e presente (quadri storici… la Primavera del Botticelli). Troppo spesso, però, capita che gli alberi in città vengano “dimenticati”. “In piazza Leonardo da Vinci uno splendido esemplare di Pterocarya fraxinifolia espandeva la sua chioma a ombrello in modo eccezionale ed armonioso. I lavori per la posa in opera di una fontana hanno storpiato una delle più belle piante di Milano, che sopravvive a testimonianza di quanto poco vien tenuto in conto "l’albero", che in questo caso era già di per sé un perfetto monumento” 23. Varie iniziative in questi anni hanno cercato di valorizzare l’albero in città, sottolineandone l’aspetto 23

RICOTTI M., Ecologia delle aree urbane. La riqualificazione delle zone in disuso . Guerini studio, Milano, 1990. 55


educativo, paesaggistico e culturale. In questo contesto l’albero va considerato come elemento “architettonico essenziale” nel disegno della città; gli alberi possono svolgere diverse funzioni dal punto di vista architettonico ed ingegneristico: forniscono “privacy”, valorizzano panorami, nascondono visioni sgradevoli, forniscono uno sfondo per esaltare le caratteristiche del paesaggio ed infine attenuano, completano e valorizzano le linee architettoniche degli edifici e ne mitigano la durezza. Con un’adeguata selezione e manutenzione, gli alberi possono una proprietà ed essere funzionali ad essa, senza violare i diritti e i privilegi dei vicini e della comunità.

8_ funzione culturale E’ il ruolo che gli arboreti svolgono per la conoscenza delle varie specie vegetali da un punto di vista sia scientifico, sia didattico, notevolmente diffuso all’estero, ma tutt’ora molto limitato in Italia. Gli arboreti, rappresentano infatti, il luogo ideale per affrontare e approfondire argomenti come la botanica e la floricoltura ornamentale grazie alle numerosissime specie di alberi, arbusti ed erbacee perenni sia autoctone, che provenienti da altri continenti. La presenza di numeros i supporti informativi con varie notizie botaniche e curiosità del passato e del presente, possono fornire al contempo, un approccio di tipo scientifico e ludico. In questo modo, anche i più piccoli sono stimolati a sviluppare le proprie capacità sensoriali nei confronti del mondo vegetale.

9_ funzione di mantenimento della biodiversità Il termine “diversità biotica” o “biodiversità”, pur essendo di origine alquanto recente, sta conoscendo grande fortuna tanto da essere ormai utilizzato anche a sproposito. E’ indubbio che la biodiversità sia la sorgente da cui sorga l’evoluzione e l’essenza stessa degli ecosistemi, il suo mantenimento e la sua misura stanno alla base della pianificazione territoriale e rappresenta una delle principali finalità dei parchi e delle aree urbane e periurbane. Queste aeree, insieme all’istituzione di zone protette in prossimità di centri abitati, possono contribuire a mantenere attivo il serbatoio da cui attinge, come detto, il processo evolutivo per attuare tutte le modificazioni genetiche e morfologiche che originano nuove specie viventi. 56


10_ ruolo economico I benefici economici apportati dalla presenza delle piante, pur essendo non facilmente determinabili, sono sia diretti che indiretti. I primi sono direttamente collegati con il risparmio energetico che la loro presenza produce, in termini di minori spese di condizionamento e di riscaldamento (effetto protezione dal vento). Il valore degli alberi aumenta dalla messa a dimora, fino a quando raggiungono la piena maturità. Essi rappresentano, inoltre, un notevole investimento: il valore di case con giardino è infatti superiore a quello di case che non ne hanno. I benefici indiretti sono ancora superiori, poiché interessano intere comunità: le spese per l’energia elettrica sono inferiori, il consumo di combustibili fossili è inferiore e, quindi, anche le emissioni inquinanti risultano ridotte.

11_ benefici sull’effetto serra Le attività umane, principalmente il consumo di combustibili fossili, stanno contribuendo ad aumentare l’effetto serra nell’atmosfera, con un graduale aumento della temperatura. Si prevede che questo riscaldamento porti ad una serie di effetti sfavorevoli. Con il 50-70% della popolazione mondiale che vive nelle zone costiere, un previsto innalzamento del mare di 15-94 cm potrebbe risultare disastroso. La frequenza e la durata crescenti di eventi atmosferici estremi metterà alla prova sull’emergenza nella gestione delle risorse. Alcune piante e animali potrebbero estinguersi producendo una diminuzione degli habitat. Gli alberi in ambiente urbano sono stati riconosciuti come importanti siti di immagazzinamento del biossido di carbonio, il principale gas serra. Allo stesso tempo stanno cominciando a formarsi mercati privati interessati economicamente alla riduzione delle emissioni di CO2. Un articolo pubblicato alcuni anni fa aveva posto in evidenza che i crediti di carbonio erano venduti tra i crediti di carbonio erano venduti tra 0.11 ed i 20 dollari per tonnellata, mentre il costo di un progetto di impianto di alberi era venduto per 19 dollari per tonnellata. Poiché le riduzioni di carbonio divengono ufficialmente riconosciute ed i prezzi stanno crescendo, i mercati sul credito di carbonio potrebbero diventare risorse monetarie per i programmi di riforestazione e

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riforestazione delle comunità. Gli alberi in ambiente urbano possono ridurre la CO 2 atmosferica in due modi: Gli alberi sequestrano direttamente la CO 2 come biomassa legnosa e fogliare durante la loro crescita; Gli alberi vicino agli edifici possono ridurre la richiesta di riscaldamento ed aria condizionata, quindi vengono ridotte le emissioni associate alla produzione di energia elettrica. D’altra parte veicoli, motoseghe, cippatori e altre attrezzature rilasciano CO 2 durante le fasi di impianto e manutenzione degli alberi. Alla fine, quando tutti gli alberi muoiono, la maggior parte della CO 2 che hanno accumulato nella biomassa del legno viene rilasciata nell’atmosfera attraverso la decomposizione. Nel breve periodo la CO 2 rilasciata a causa dell’impianto, manutenzione ed altri programmi correlati all’attività di gestione degli alberi è circa il 2 8% della riduzione della CO 2 ottenuta attraverso lo stoccaggio nei tessuti vegetali. La percentuale della CO 2 sequestrata dagli alberi dipende dalla loro crescita e dimensione da adulti. Querce e frassini di elevate dimensioni in climi con stagioni vegetative lunghe (come la costa nord-ovest del Pacifico e le zone semi-desertiche del sud-ovest degli Stati Uniti) sequestrano quantità maggiori di CO 2. Alberi di dimensioni più piccole (come Malus spp.) in regioni con una stagione vegetativa corta (montagne e praterie del nord) sequestrano quantità basse. La fissazione può variare da 4 kg/albero per anno per gli alberi di piccole dimensioni con un lento accrescimento, fino a 363 kg l’anno per alberi più grandi con una velocità di accrescimento elevata. Le variazioni regionali nel clima e le tipologie di combustibile utilizzate per produrre energia possono avere un effetto dieci volte superiore sulla riduzione di emissioni di CO2 da parte delle centrali elettriche. Le città di Stati con percentuali relativamente alte di emissione di CO 2 (come North Dakota, Wyoming, Kentucky ed Indiana) avranno benefici maggiori dal risparmio energetico derivante dagli alberi rispetto a città che si trovano in Stati con percentuali basse di emissioni (come Vermont, Idaho e Oregon). Uno degli studi più esaurienti sulla riduzione di CO 2 grazie ad alberi in ambiente urbano ha dimostrato che a Sacramento (California) 6 milioni di alberi hanno rimosso circa 335 mila tonnellate di CO 2 atmosferica ogni anno, con un valore implicito di 3.3 milioni di dollari. Del totale rimosso, il 76% è stato 58


sequestrato (in media 35-43 kg, per albero per zona) ed il 25% era dovuto alla riduzione di emissioni delle centrali elettriche per la minore richiesta di energia. La CO2 rilasciata per le attività di manutenzione degli alberi era il 3% del totale sequestrato. Questo risparmio potrebbe aumentare sostanzialmente attraverso impianti strategici e gestioni a lungo termine che massimizzino in futuro il risparmio energetico dagli impianti (dalle pianificazioni) di nuovi alberi. Gli alberi delle città lavorano incessantemente, fornendo benefici ambientali che direttamente migliorano la salute degli uomini e la qualità della vita. Sebbene il valore monetario annuale di ciascun servizio sia piccolo, 2-15 dollari per albero, i benefici totali di solito superano i costi di manutenzione degli alberi (5-40 dollari per albero). Il valore di altri benefici sociali, economici, fisiologici, ecologici e spirituali potrebbe superare di gran lunga quello ambientale. Gli alberi stanno dimostrando di essere mezzi produttivi in relazione al costo migliorando il benessere dei cittadini nelle varie città. I vantaggi degli alberi sono relazionati direttamente alla loro grandezza. Alberi più grandi forniscono benefici maggiori rispetto a quelli di dimensioni più piccole, per altre cose sono simili. Quindi fornire un adeguato spazio per la crescita di alberi di elevate dimensioni è un punto cruciale. Quando lo spazio è limitato, è bene scegliere l’albero di dimensioni adatte all’ambiente in cui dovrà essere posizionato. Inoltre la cura delle piante è essenziale perché alberi sani e vigorosi sono maggiormente produttivi. Piantare l’albero giusto, nel giusto spazio e fornire le giuste cure a lungo termine sono propositi che porteranno benefici sicuri.

12_ efficienza delle specie arboree in funzione all’età Per ciascuna specie, tenendo in considerazioni i dati climatici locali, le condizioni pedologiche e le caratteristiche proprie della pianta sono stati creati dei modelli di crescita. Questi hanno permesso di prevedere la crescita totale (diametrale e in altezza) di ciascun albero e stimare la percentuale di terreno coperta dalla chioma degli alberi negli anni successivi all’impianto. Dalle simulazioni si ottiene, un ovvio miglioramento dell’efficienza decontaminante delle piante in funzione del tempo trascorso dall’impianto. Essendo la quantità di inquinanti rimossa dall’atmosfera funzione principalmente dell’area fogliare complessiva, si comprende come con l’aumentare dell’età (e quindi con la crescita 59


delle piante) la quantità di inquinanti rimossa dall’atmosfera diverrà via via più importante.

60


3.2.2. Costi/benefici dell'albero in città Si è già detto come il valore economico degli alberi non sia determinabile in modo sicuro, ma questo non ha impedito la Urban Forest Research di fare uno studio (2005) che portò alla stima di alcuni costi molto vicini alla realtà. Il valore degli alberi fu stimato in base alla loro capacità di rimozione delle sostanze inquinanti. Negli Stati Uniti, quindi, la rimozione di CO 2 è stimata a 0.55 $/albero e la riduzione di ozono a circa 5 $/albero. Da questo deriva che la piantagione in California, di 50 milioni di nuovi alberi, eliminerebbe la necessità di 7 nuovi impianti da 100MW l'uno. Inoltre, dal punto di vista energetico, venne stimato un risparmio quantificabile in diversi miliardi di dollari annui (dovuto a riduzione di consumi elettrici e dell'emissione di CO 2) nel caso in cui venissero piantati 100 milioni 24 di nuovi alberi negli USA. Si è stimato che gli alberi maturi diano benefici annuali di $ 40-80 (estetici, di qualità dell'aria, runoff), che abbiano costi annuali di $ 15-30 (di potatura, piantagione, riparazione dai danni alle pavimentazioni). I benefici netti risultano essere quindi: 

alberi di medio sviluppo: $10-25;

alberi di grande sviluppo $20-60.

Il rapporto benefici/costi si aggira quindi intorno a $ 1.5-1.9, e considerando che i benefici netti aumentano con le dimensioni degli alberi , questa cifra può solo che aumentare. Ecco che, con questi paragoni, e diventa molto realistico e palpabile il guadagno che deriva dalla piantagione di nuovi alberi in città. Nel particolare di alcune specie, sono stati riportati i costi e benefici derivanti dalla loro piantagione in una città statunitense.

24

Numero di "posti albero" potenziali stimati per gli USA dalla National Academy of Sciences. 61


Specie Platanus x acerifolia Ginkgo biloba Cinnamomun camphora Zelkova serrata Celtis sinensis Magnolia grandiflora Fraxinus velutina Pistacia chinensis Pyrus calleryana Liquidambar styraciflua

Benefici ($)

Costi ($)

Beneficio netto ($)

b/c

186.24 98.18 82.75

7.66 13.28 11.4

178.57 84.9 71.36

24.3 7.4 7.3

124.05 181.09 93.61

21.14 32.67 20.38

102.91 148.42 73.23

5.9 5.5 4.6

174.96 92.76 54.59 32.95

48.8 27.78 20.94 54.31

126.16 64.98 33.65 -21.36

3.6 3.3 2.6 -

Tabella 2. Da McPherson, 2003.

Per quanto riguarda i benefici economici legati alla presenza di piante in una determinata zona, si è valutato un valore aggiunto quantificabile in: 

$9,500 prezzo di vendita più alto;

$2,675 incremento nel prezzo di vendita di case con adiacenti spazi verdi comparato a case distanti 60 metri dagli stessi spazi verdi;

$4.20 diminuzione del prezzo di vendita per ogni 30 cm di distanza dall’area verde;

27% incremento nell’area in costruzione quando sono presenti aree verdi;

19% incremento nel valore della proprietà in presenza di alberi;

9% incremento nel valore della proprietà quando è presente anche un solo albero.

62


3.2.3. Il caso di Modesto 25 Secondo una ricerca americana un solo grande albero urbano, a foglia caduca nella città di Modesto (in California) ogni anno svolge questo lavoro: 1_ consente il risparmio di $29 nelle spese di condizionamento dell’aria, ponendo l’albero a ovest dell’abitazione dove è massimo l’ombreggiamento; 2_ fissa 150 kg di CO 2; 3_ fissa/filtra circa 4,5 kg di inquinanti compresi di 1,8 kg di ozono e 1,350 kg di polveri particolati; 4_ valore paesaggistico, in quanto accresce il valore della proprietà (valore economico); 5_ intercetta quasi 3.000 L di acqua piovana; 6_ protegge il suolo dall’erosione. La stima economica di questo albero assomma vantaggi annui per oltre $ 110. I costi medi annui sostenuti dalla città di Modesto per la manutenzione di un grande albero stradale ammontano a circa $ 20-30.

25

MCPHERSON, SIMPSON, PEPER, XIAO, 1999, “Benefit-Cost Analysis of Modesto’s Municipal Urban Forest”. Journal of Arboriculture N. 25:235-248. 63


3.2.4. I benefici del verde nella pianificazione Gli effetti benefici dell’albero singolo o del parco in città, sono innumerevoli ed evidenti, ma spesso difficilmente quantificabili; i dati che si ritrovano nelle ricerche e quelli sopra menzionati non sempre possono essere ritenuti attendibili. Quanto affermato evidenzia come il possibile ruolo positivo del verde urbano sia anche fortemente legato alla struttura, composizione e distribuzione della vegetazione, nonché ai criteri utilizzati per la gestione. La difficoltà di quantificare questi effetti e di applicare questi criteri di pianificazione e gestione finalizzati ad ottenere i massimi benefici dalla vegetazione urbana, deriva nei centri urbani del nostro paese, da due fattori sostanziali: 

conoscenza estremamente frammentaria e incompleta della consistenza e delle caratteristiche della vegetazione urbana e periurbana;

pressoché totale assenza di linee guida per la pianificazione e per la gestione specifiche per i nostri ambienti urbani.

In conclusione, nonostante i dati possano essere discutibili, abbiamo comunque un riscontro tangibile dell’effetto degli alberi nell’ambiente urbano prescindibile dal dato tecnico. Per questo possiamo dire che “l’uomo urbanizzato soffre di squilibri e disturbi causati dall’ambiente artificiale cittadino, povero di forme di vita naturale. Invece in un contesto diversificato e stimolante, che favorisce attraverso il verde la riscoperta e la riappropriazione anche del mondo naturale, lo sviluppo della personalità degli individui, trae grande giovamento: la struttura cerebrale risulta più spessa e con cellule maggiori, le reti nervose appaiono più ricche, i rapporti sociali si presentano più aperti e costruttivi, la delinquenza si riduce”26.

26

ODONE P., Il verde urban,.La nuova Italia scientifica, Roma, 1992. 64


3.2.5. Gli effetti della città sull’albero Per effetto del carico antropico della città, tutta la vegetazione, ma in particolare gli alberi, vive in un ambiente del tutto innaturale, continuamente sottoposta a stress della più diversa natura. Tale situazione produce spesso, oltre che un degrado ambientale, costi di manutenzione e ripristino di notevole entità. Le condizioni ambientali nelle città degli ultimi decenni sono profondamente cambiate e di conseguenza all’albero si è tolto lo spazio fisico e biologico, sottraendogli aria, acqua, luce e nutrimento, mutilando radici e chioma, avvelenando il terreno e l’atmosfera e decimandolo con le due guerre. L'influenza dell'ambiente urbano sulla fisiologia e la crescita degli alberi può essere divisa per argomenti: Carenza di ossigeno ed ipossia del sistema radicale Nel suolo l’ossigeno è presente in concentrazione minore rispetto a quella atmosferica e si attesta attorno al 16%; quando il contenuto di O 2 nel suolo scende al di sotto del 10% possono manifestarsi sintomi di stress da per la maggior parte delle specie arboree (Kozlowski e Davies, 1975). Le piante utilizzano l’energia rilasciata dalla respirazione delle radici per l’assorbimento di sostanze minerali, la sintesi di nuovo protoplasto ed il mantenimento dell’integrità del plasmalemma (Kozlowski, 1985). La carenza di ossigeno alle radici diminuisce la capacità di assorbimento di acqua, a causa della minore permeabilità delle radici e di una riduzione o arresto della crescita dell’apparato radicale, diminuisce l’assorbimento di sostanze minerali, riduce, inoltre, la capacità delle radici di sintetizzare regolatori endogeni di crescita e composti azotati 27. Il grave problema della scarsa aerazione del suolo è causato, principalmente, da alcune situazioni, facilmente riscontrabili in ambiente urbano: • suoli compattati, in cui gli scambi gassosi suolo-atmosfera non sono sufficienti a rimpiazzare l’ossigeno consumato e a smaltire l’anidride carbonica prodotta con la respirazione; • suoli periodicamente saturi, in cui la concentrazione di ossigeno è scarsa o del tutto assente; • suoli ricoperti da pavimentazioni impermeabili come asfalto o cemento, che 27

KOZLOWSKI, 1985. 65


riducono drasticamente la diffusione dell’ossigeno atmosferico verso il suolo28. La compattazione del suolo, definita come “compressione di suoli non saturi”, è la più grave limitazione per la sopravvivenza e la crescita di alberi in ambiente urbano 29. É causata dalla risultante delle forze di taglio e compressione provocate dall’eccessivo traffico pedonale e veicolare e provoca un’alterazione della struttura del suolo, soprattutto nei primi 15-30 cm, mediante la riduzione della porosità e della macroporosità in particolare, essenziale per la circolazione dell’aria nel terreno 30. Tessitura e umidità del suolo possono essere considerati come fattori passivi più o meno predisponenti alla compattazione. Questa è, infatti, favorita da alta umidità e tessiture fini, mentre suoli tendenzialmente sabbiosi o asciutti offrono maggiore resistenza alla compattazione. Bisogna, inoltre, aggiungere che una volta che il suolo è compattato, tale alterazione può essere considerata permanente ed il ripristino della struttura originaria è quasi impossibile31. Secondo Patterson et al. (1976) la densità (massa/unità di volume) può considerarsi il principale parametro per valutare le condizioni del suolo. Se la densità media di un suolo di tessitura franca è circa 1,3 g/cm3, è stato rilevato da alcuni autori come a valori di circa 1,5 g/cm3 la crescita radicale sia ridotta e a valori di circa 1,7 g/cm3 sia completamente inibita 32. Ricerche condotte su Ailanthus altissima, Acer saccharinum, Betula papyrifera, Gleditsia triacanthos, Liriodendron tulipifera, Pseudotsuga menziesii, Pinus halepensis , P. rigida, P. nigra e Picea abies hanno dimostrato che la compattazione del suolo influisce negativamente sulla crescita radicale e, conseguentemente, anche se in misura minore, sull’accrescimento della parte aerea. La compattazione del suolo inibisce la crescita del sistema radicale e della pianta intera non solo per l’impedimento meccanico alla penetrazione radicale ma, soprattutto, per una serie di modificazioni fisiologiche indotte sulle radici dalla scarsa permeabilità ai gas e dal ridotto contenuto di ossigeno tipici dei suoli compattati. In particolare, viene ridotto l’assorbimento minerale, anche a causa della ridotta mineralizzazione da parte dei microrganismi del 28

TUSLER, et al., 1998. PFEIFFER, et al., 1987. 30 HODGE e BOSW ELL, 1993. 31 RANDRUP, 1998. 32 RUARK, et al., 1982. 29

66


suolo in condizioni di carenza di ossigeno, con conseguenze dirette sulla fotosintesi e gli scambi gassosi33. Tutto questo determina una riduzione dell’assimilazione del carbonio e della crescita ed una maggiore predisposizione per parassiti opportunistici. Così come la compattazione, anche il ristagno idrico porta a condizioni di anossia del suolo, ma, se nel primo caso la scomparsa dell’ossigeno è graduale, gli effetti del ristagno sono immediati. Il ristagno può essere causato dal ridotto drenaggio, per esempio in suoli compattati o caratterizzati da crosta superficiale, oppure dalla presenza di strati impermeabili sottosuperficiali che impediscono la percolazione profonda e causano la risalita nella buca d’impianto delle acque in eccesso, dando luogo al cosiddetto “effetto bicchiere” . Il ristagno idrico causa una rapida diminuzione della fotosintesi, apprezzabile già dopo poche ore dal suo inizio 34. La presenzadi ristagno idrico comporta anche importanti effetti sul metabolismo energetico delle piante. L’assorbimento della maggior parte dei macroemicroelementi viene limitato in presenza di ristagno idrico35. I problemi fisiologici fin qui descritte riducono in maniera consistente l’accrescimento dei germogli e delle radici, soggette a fenomeni di marcescenza con gravi conseguenze sulla stabilità futura dell’albero, predispongono ad attacchi di patogeni fungini (es. Phytophtora spp.), diminuiscono la vita delle foglie sulla chioma e rallentano o inibiscono la produzione e l’espansione della lamina delle nuove foglie. Alte temperature del suolo Asfalto e cemento sono superfici che presentano albedo elevato ed alta conduttività termica. Questo significa che in presenza di irraggiamento solare tendono a scaldarsi molto, a scaldare il suolo sottostante e re-irraggiare il calore verso l’atmosfera. L’uso massiccio di questi materiali nelle città fa sì che vengano a determinarsi delle vere e proprie “isole di calore” nei centri urbani con incrementi della temperatura dell’aria e del suolo. L’incremento della temperatura dell’aria ha riflessi a livello degli scambi gassosi fogliari. A livello del suolo, le temperature massime e medie dei primi 50 cm misurate in una strada del centro cittadino risultano superiori di circa 3 e 2 °C rispettivamente, a confronto con quelle misurate in una strada di periferia e fino a 733

KOZLOWSKI, 1985. GOMEZ S. e KOZLOWSKI, 1980b; BECKMAN et al., 1992. 35 KOZLOWSKI, 1997. 34

67


8 °C superiori rispetto a quelle misurate in un’area boscata 36. Tali incrementi termici si traducono nella riduzione della crescita e della fotosintesi, nella comparsa di sintomi visibili come necrosi fogliari e contribuiscono all’alta mortalità degli alberi in ambiente urbano. L’aumento della temperatura del suolo incrementa la respirazione e l’assorbimento minerale da parte delle radici37. Bisogna però sottolineare come, quando la temperatura sale al di sopra di quella ottimale per la crescita delle radici, queste rallentino il loro accrescimento. Uno studio su Ailanthus altissima ha messo in luce che con temperature del suolo superiori a 35 °C per alcuni giorni si sono riscontrati effetti rilevanti quali riduzione della biomassa radicale, della conduttività idraulica e del LAI (Leaf Area Index), prematura senescenza delle foglie, clorosi fogliare, carenza di ferro e manganese e perdita di turgore. Secondo alcuni autori 35 °C sono la soglia oltre la quale alcuni processi fisiologici essenziali per la pianta vengono rallentati o inibiti, soprattutto se allo stress termico se ne sommano altri, come per esempio, la siccità38. L’aumento di mortalità interessa per prime le radici assorbenti, più sottili, determinando una rapida diminuzione dell’assorbimento di acqua e sostanze minerali. Coder ha riassunto le 10 fasi che determinano lo stress da calore nelle piante: 

calo della fotosintesi;

aumento della respirazione;

chiusura degli stomi, arresto dei processi assimilatori della CO 2 ed aumento della fotorespirazione;

calo della traspirazione, con conseguente aumento della temperatura interna delle foglie;

denaturazione della membrana cellulare;

continua perdita di acqua;

inibizione della crescita;

rapido utilizzo delle riserve, generalmente in modo poco efficiente e perdita del potere sink da parte di alcuni organi;

accumulo di tossine;

perdita dell’integrità di membrana e denaturazione delle proteine.

36

GRAVES e DANA, 1987. BASSIRIRAD, 2000. 38 CODER, 1996; GRAVES , 1998. 37

68


Uno studio più recente 39 ha evidenziato come la pacciamatura e l’inerbimento siano due tecniche di gestione del suolo capaci di ridurre o prevenire i danni da calore. Gli autori hanno confrontato pavimentazioni in asfalto e cemento con materiali inerti (ghiaia), pacciamanti organici (corteccia di pino) e inerbimento. La ricerca ha rivelato che asfalto e cemento hanno il massimo albedo e conduttività termica, ovvero tendono ad accumulare calore, scaldarsi e trasmetterlo per conduzione agli strati sottostanti del suolo e per irraggiamento all’aria. Ne deriva che le radici coperte da pavimentazioni non permeabili saranno quelle che maggiormente risentiranno dell’eccessivo calore dell’ambiente di crescita. La corteccia di pino accumula anch’essa molto calore, ma la bassa conduttività fa sì che questo non venga trasmesso al suolo ma re-irraggiato nell’atmosfera come radiazione a lunghezza d’onda lunga. Ne consegue che, seppur la chioma risente di un limitato aumento termico, le radici trovano comunque un ambiente più adatto alla loro crescita. L’inerbimento si è dimostrato estremamente efficace nella regolazione termica a causa del flusso traspirazionale e del limitato reirraggiamento di calore. Bisogna però sottolineare come le essenze erbacee possano limitare la crescita degli esemplari arborei mediante competizione per acqua e nutrienti, per cui potrebbe essere saggio, anche in virtù dei minori costi di manutenzione, l’utilizzo di specie arbustive tappezzanti meno competitive o di materiali pacciamanti. A tale proposito, sono in corso alcune sperimentazioni che sembrano confermare come l’inerbimento possa ridurre gli scambi gassosi fogliari rispetto ad altre tecniche colturali quali la lavorazione e la pacciamatura. Come è noto, lo stress idrico è una delle maggiori cause di mortalità degli alberi in ambiente urbano. Il ristretto volume a disposizione delle radici e la copertura di vaste superfici di suolo con pavimentazioni impermeabili aumenta il deflusso superficiale ed impedisce l’infiltrazione dell’acqua nella zona interessata dalle radici. A questo proposito, uno studio su frassino americano (Fraxinus pennsylvanica ‘Marshall Seedless’) ha confrontato lo status idrico di piante in un campus universitario con altre allevate in buche d’impianto di area 5,1 m2 e 1,8 m2, circondate da asfalto. Come era prevedibile, i frassini cresciuti nel campus hanno mostrato le migliori performances, ma anche quelli allevati nelle buche grandi (5,1 39

MONTAGUE e KJELGREN, 2004. 69


m2) hanno avuto un maggior accrescimento rispetto a quelli in buca piccola. Da ciò si evince che gli effetti negativi esercitati dall’isola di calore urbana possono essere almeno parzialmente mitigati con un corretto dimensionamento della buca d’impianto. Infatti, oltre all’elevata traspirazione causata da alto VPD, è la ridotta disponibilità idrica nella zona radicale che concorre frequentemente all’instaurarsi di stati di carenza idrica nelle piante in ambiente urbano. Inizialmente, lo stress idrico determina una tensione elastica che causa una temporanea riduzione della fotosintesi e degli scambi gassosi, un abbassamento della quantità di carboidrati prodotti e della quantità di amido di riserva nelle radici e nella parte legnosa della chioma, valori che possono tornare alla normalità se nel corso della stagione la siccità si riduce40. Qualora, invece, lo stress idrico sia prolungato o estremamente severo viene ad instaurarsi una tensione plastica che determina alterazioni permanenti e non reversibili, quali disidratazione delle cellule, calo dell’attività enzimatica, alterazione della concentrazione di zuccheri e amminoacidi e di tutti i cicli biologici, con conseguente riduzione della vigoria, delle difese naturali della pianta e maggiore suscettibilità ad attacchi di insetti e di patogeni secondari; si verifica, inoltre, senescenza precoce delle foglie e minor produzione di fiori. Le piante possono adattarsi alla siccità mediante modificazioni morfologiche e fisiologiche a livello fogliare e radicale, che consentano di mantenere un sufficiente livello di fotosintesi netta anche a potenziali idrici molto negativi. La capacità di espandere in profondità l’apparato radicale è indubbiamente vantaggiosa, ma non sempre possibile in ambiente urbano a causa dell’interazione con infrastrutture e costruito. A livello della chioma, la pubescenza, l’incremento di spessore della foglia, della cuticola e delle cere epicuticolari e la riduzione dell’area fogliare media sono i principali adattamenti morfologici alla siccità. Il confronto e la selezione di specie e varietà/cultivar resistenti alla siccità, fatta per frassino (Fraxinus spp.), quercia (Quercus spp.) ed eucalipto (Eucalyptus globosus) 41 , è uno strumento utile per ridurre la mortalità ed incrementare il vigore degli alberi in ambiente urbano. Un’ulteriore strada da percorrere è l’acclimatazione delle piante in vivaio mediante 40 41

RAJENDRUDU e NAIDU, 1997-1998. COSTA et al., 2004. 70


stress idrici controllati in vivaio. Nutrienti Le condizioni trofiche dei suoli urbani sono estremamente variabili. Il fosforo è generalmente presente, ma spesso non disponibile a causa di fenomeni di insolubilizzazione. Il potassio è presente in quantità soddisfacente (>80 ppm) e difficilmente si manifestano sintomi di carenza. L’azoto è invece l’elemento che più frequentemente limita la crescita in ambiente urbano. É presente in quantità di circa un quinto di quello disponibile in suoli agricoli. Nonostante queste considerazioni, la fertilizzazione in ambiente urbano è una pratica che suscita dubbi e perplessità sulla sua reale efficacia. Secondo alcuni autori l’applicazione di fertilizzanti spesso non incrementa la crescita post-trapianto di molte specie ornamentali, mentre di maggior importanza è la corretta concimazione in vivaio, che permette alla pianta di sviluppare un buon apparato radicale e accumulare riserve utili per l’attecchimento e la crescita in condizioni ambientali limitanti quali quelle post-trapianto 42. E' però da considerare che il microambiente in cui gli alberi sono messi a dimora può influenzare la risposta alla concimazione. Per esempio, Ferrini et al., nel 2005, hanno osservato che la crescita dei germogli, l’area fogliare, il contenuto di clorofilla e gli scambi gassosi fogliari di esemplari di farnia (Quercus robur) situati in un parco urbano risultano maggiori negli esemplari concimati. In aree fortemente urbanizzate, invece, tali benefici derivanti dalla concimazione non sono apparsi evidenti 43. Irraggiamento La luce solare giunge in modo estremamente eterogeneo e variabile sulle piante presenti in ambiente urbano. Esistono infatti zone, dette in letteratura urban plazas, sostanzialmente prive di ostacoli, che sono colpite direttamente dalla luce solare per gran parte della giornata; altre, dette urban canyons, dove l’azione schermante degli edifici, legata alla loro altezza e alla loro distanza, può ridurre fino al 90% la radiazione diretta per ore o per giorni interi. La riduzione dell’intensità luminosa induce una serie di modificazioni morfologiche e fisiologiche a livello fogliare e di pianta intera. Tra le modificazioni morfologiche si ricordano la diminuzione dello spessore della lamina fogliare, del mesofillo, del numero di stomi per unità di 42 43

WITHCOMB, 1979; GILMAN et al., 2000. FERRINI e BAIETTO, 2006. 71


superficie e l’incremento dell’area fogliare media; inoltre viene modificata la ripartizione dei fotosintetati a favore della parte aerea ed a scapito di quella radicale. Tra le modificazioni fisiologiche si ricorda, in risposta a ombreggiamento crescente, la diminuzione dei punti di saturazione e compensazione luminosi e l’abilità di sfruttare efficacemente i sunflecks, ovvero la capacità di rapida apertura e chiusura degli stomi in risposta allo stimolo luminoso. L’adattamento all’ombreggiamento è determinato da fattori ambientali e da una componente genetica. Con una corretta pianificazione e selezione di specie idonee a vivere in ambienti ombreggiati la ridotta intensità luminosa può essere sfruttata per ridurre l’incidenza di stress idrico in alberature stradali e altre zone assimilabili ai canyon urbani. Le urban plazas, al contrario, sono caratterizzate dall’assenza di ostacoli di grande sviluppo verticale e dal conseguente irraggiamento continuo della pianta che va a determinare un surriscaldamento dei tessuti corticali, specialmente nelle vicinanze del colletto, e fogliari. Ciò può causare bruciature e scottature alle foglie e alla corteccia, con formazione di lesioni necrotiche estese, generalmente di difficile cicatrizzazione, ed interruzione del flusso linfatico nell’area danneggiata, seccume di parte della chioma e predisposizione ad attacchi di patogeni secondari. Sostanze tossiche nel suolo e nell’aria Alcuni problemi riscontrabili in aree urbane possono derivare dalla presenza nel suolo di sostanze tossiche e metalli pesanti, generalmente attribuibili all’attività antropica. I metalli pesanti sono frequentemente presenti in zone industriali o in vicinanza di cave o miniere, ma anche in zone limitrofe al margine stradale si possono riscontrare, come conseguenza del traffico veicolare, quantità fino a 400 mg/kg di piombo e 90 mg/kg di zinco, oltre a nichel, mercurio, rame, cadmio e cromo. I metalli pesanti sono presenti entro i reticoli minerali, oppure adsorbiti sui colloidi come ioni idrati scambiabili. I metalli pesanti non provocano, almeno alle concentrazioni comunemente riscontrate nelle strade di lunga percorrenza, effetti fitotossici diretti. Il pericolo maggiore è il loro accumulo nelle piante, che può produrre danni strutturali o inibire attività enzimatiche, con conseguente alterazione del metabolismo. Un ulteriore problema è causato dagli effetti che le piogge acide comportano a livello del suolo abbassandone il pH e consentendo la solubilizzazione di notevoli quantità di 72


alluminio. Oltre una certa soglia, diventa tossico per le piante in quanto inibisce l’assimilazione di elementi nutritivi e impedisce una normale divisione delle cellule radicali. L’acidificazione agisce negativamente sulla fertilità del suolo anche riducendo l’attività microbica. La piante in ambiente urbano sono costantemente sottoposte a concentrazioni variabili di inquinanti fitotossici dell’aria (IFA) dei quali il traffico veicolare rappresenta la principale fonte. L’entità dei danni provocati dagli IFA, varia in base alla concentrazione dell’inquinante, alla durata dell’esposizione, alla specie ed in alcuni casi anche alla cultivar. Generalmente le alberature che sono poste lungo i margini stradali sono sottoposte ad una concentrazione di inquinanti puntuale (localizzata) e non tale da provocare danni acuti, ma la loro persistenza può ripercuotersi sulla vegetazione, con effetti a lungo termine di tipo cronico. Una volta a contatto con la pianta i gas (SO2, NOx, O3) possono essere adsorbiti o disciolti sulle superfici esterne o assorbiti attraverso gli stomi. La prolungata esposizione a livelli, anche bassi, di queste sostanze influisce sull’aspetto degli alberi, causando riduzioni della superficie fogliare e della crescita, insieme alla compromissione delle funzioni riproduttive. I principali inquinanti a livello atmosferico sono elencati in seguito. • Biossido di zolfo (SO2): causa allessamenti internervali e scomparsa della clorofilla dal mesofillo (danno acuto). Se l’esposizione è prolungata si verificano modificazioni cromatiche della foglia e filloptosi anticipata (danno cronico). • Ossidi di azoto (NO e NO2): hanno un’azione fitotossica diretta ma, soprattutto sono i precursori per la formazione di inquinanti secondari, come l’ozono. La sintomatologia acuta è difficilmente riscontrabile, mentre i danni cronici sono clorosi e riduzione della crescita. • Ozono (O3): inizialmente causa la formazione di aree allessate dall’aspetto ceroso o oleoso su entrambe le pagine fogliari; le zone colpite vanno poi incontro a necrosi e divengono bruno-nerastre. • Polveri: generalmente non causano danni di tipo acuto. Nel lungo periodo, però, formano depositi sulle foglie più o meno compatti che riducono l’area utile per la captazione dell’energia luminosa e che possono ostruire gli stomi, limitando gli scambi gassosi (danno cronico).

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E’ evidente che un gran numero di problemi sono dovuti all’inquinamento sia dell’aria che del suolo, ma non sono da sottovalutare gli attacchi diretti scaturiti dallo svolgersi delle attività antropiche e le inosservanze alle buone regole agronomiche e di salvaguardia del verde. Infatti non sono rari i danni procurati alla vegetazione dai lavori per l’installazione di sottoservizi, mancanti (frequentemente nel passato e in alcuni casi tuttora) di criteri di salvaguardia del verde; d'altronde, la stessa burocrazia, spesso ha contribuito ad avallare l’operato degli uffici tecnici di alcuni servizi pubblici, con la realizzazione di impianti, in prossimità di alberature senza il consenso dell’ufficio preposto alla tutela del verde. Pur se tanto è stato fatto di recente per superare questi problemi: - con l’emanazione di norme a cui attenersi negli interventi sia pubblici che privati, ricordiamo i “Regolamenti per la tutela del patrimonio arboreo e arbustivo” curati del S.F. Verde Pubblico e approvati dal Consiglio Comunale nel 1991-92; - con la dotazione di strumenti informatici specifici per il rilevamento,

la

catalogazione e la gestione di tutte le informazioni, delle aree verdi e delle alberature comunali, facciamo riferimento al “Sistema Informativo Territoriale” utilizzato dal Settore Verde Pubblico; - con la redazione di capitolati specifici per la realizzazione e la manutenzione delle opere a verde, ecc. E’ sentita la necessità di una gestione del verde pubblico che sappia attrarre e convergere l’attenzione di tutti gli interessati ai lavori, sia tecnici che politici, ognuno per il settore di propria competenza, sulle problematiche della materia, al fine di apportare una maggiore consapevolezza nell’azione di ognuno.

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3.3. Progettare il verde urbano

3.3.1. Criteri di composizione Nella collocazione degli alberi in città occorre avere a mente tutta una serie di accorgimenti e precauzioni per assicurare artificialmente alle piante condizioni di sopravvivenza accettabili. Le minacce di sopravvivenza delle alberature stradali derivano inoltre da una collocazione errata. Se infatti le piante, e particolarmente quelle a chioma ampia, sono collocate troppo vicine fra loro o agli edifici, tendono a crescere eccessivamente in altezza e con chioma squilibrata, per conquistare il poco spazio disponibile. Sono allora necessari interventi di potatura periodici per ridurre o riequilibrare il volume della chioma; tali interventi, oltre a essere costosi e di difficile esecuzione per i numerosi condizionamenti dell’ambiente urbano (pericolo per i passanti, interferenze con le linee aeree e con gli edifici, necessità di deviazione temporanea del traffico), possono indebolire gli alberi e renderli facilmente preda di parassiti e malattie. A questo proposito è bene ricordare che le alberature urbane, per il fatto di essere costituite da una concentrazione di individui di una sola o poche specie, sono facilmente preda di epidemie e della moltiplicazione di parassiti che possono causare in breve tempo l’estinzione. Il vandalismo, inoltre, è una causa non trascurabile di danneggiamenti alla corteccia, ai rami, o al suolo attraverso il suo avvelenamento per lo spandimento di sostanze nocive (per esempio di idrocarburi). La sosta delle automobili in particolare, oltre ad aver motivato la drastica riduzione delle aiuole e dei marciapiedi che erano previste ai piedi degli alberi nelle sistemazioni più antiche, è, se incontrollata, uno degli agenti principali di danneggiamenti vandalici. In genere la coesistenza del traffico e delle alberature stradali è quanto mai precaria. Ad esempio, la circolare del 1966 del ministero dei Lavori Pubblici Alberature stradali introduceva la volontà di creare un paesaggio stradale precisando “a tal 75


fine dovranno essere considerati essenziali gli inserimenti aroborei e quindi il rispetto delle alberature” 44. Contrastano con queste buone iniziative, però, sia le drastiche potature eseguite lungo molte strade urbane e extraurbane “per migliorare le condizioni di visibilità ed evitare il pericolo della caduta di rami sulla carreggiata”, sia l’abbattimento di alberi ritenuti responsabili di aver causato incidenti stradali. E’ da evitare la semplicistica soluzione di allineare filari di alberi lungo strade urbane non progettate e non adattabili, per le loro caratteristiche spaziali, alla loro sopravvivenza in condizioni accettabili. Questo espediente viene ancora troppo spesso proposto, considerando le alberature alternative a una delle tante soluzioni di “arredo urbano”, che in questo senso viene inteso come accorgimento per migliorare, a posteriori, quello che la progettazione non è riuscita a risolvere in maniera soddisfacente. Il problema della progettazione delle alberature stradali si dovrebbe coniugare con una relazione che intercorre tra spazio libero e spazio costruito nell'urbanistica contemporanea. Spesso nei progetti urbanistici ed edilizi, gli spazi liberi sono considerati esclusivamente ai fini dell'equilibrio formale delle parti costruite. Mentre queste sono dettagliatamente organizzate, i vuoti urbani sono trascurati o risolti schematicamente. Si viene a perdere quindi il potenziale che ha il verde come connettivo, sistema di percorsi o occasione di sosta. Gli arredi, le alberature degli spazi urbani "di risulta" sono spesso improvvisati. Ecc o perché nelle nostre città troviamo stentate aiuole in sostituzione di spartitraffico, gracili alberi che si specchiano sull'asfalto, mentre perdiamo l'occasione progettuale offerta da tante aree residue che si trovano sulla carreggiata e accanto agli edi fici. Queste zone potrebbero essere riorganizzate in spazi di sosta, in collegamenti tra zone disomogenee della città, o semplicemente alberature al fine di sfruttare al meglio i benefici prodotti dal verde. I filari alberati lungo le strade, ad un incrocio, in una rotonda, risultano soluzioni molto importanti non solo dal punto di vista ambientale, ma anche sociale e psicologico. La nostra vita di cittadini (o viaggiatori), d'altronde, si svolge principalmente sulle strade, ed è qui che dovrebbe in primo luogo migliorare la 44

Cfr. ministero dei Lavori Pubblici 1966, “Alberature stradali”. Istruzioni per la salvaguardia del patrimonio arboreo in rapporto alla sicurezza della circolazione stradale, circolare 11 agosto, N. 8321, paragrafo A.3. 76


qualità della vita. Tutti siamo passanti, e, per quanto disattenti, beneficiamo di un contatto con la natura, anche se di impostazione artificiale come può essere l'albero in città. Viene di conseguenza considerare aree di sosta, parcheggi e svincoli come punti importanti per l'immagine della strada in rapporto al paesaggio. Questi, però, vengono troppo spesso sfruttati semplicemente come stalli in più per le auto, guadagnati dai più furbi, in una situazione in cui l'automobile la fa da padrone. Criteri progettuali corretti per le opere di primo impianto dovrebbero essere concordati, dall'inizio, insieme a tutti i responsabili del progetto pubblico, ma sono applicabili anche nelle situazioni frequenti in cui il manufatto stradale è già esistente. Questa infatti è la situazione più ricorrente, in cui il verde, arriva come "rifinitura" di un progetto che non l'aveva tenuto in considerazione fin dall'inizio. Questo modo di operare crea frammentazione e spesso soluzioni precarie per la salute degli alberi.

77


3.3.2. La percezione degli spazi “La percezione consiste nell' assegnare un significato agli stimoli provenienti dagli organi di senso e nell'attribuire ad essi proprietà fisiche: nitidezza ad un' immagine, grandezza ad un oggetto, chiarezza ad un suono, ecc.” 45 L’ambiente fisico è percepito attraverso i sensi con valutazioni cognitive ed emozionali che producono la reazione a ciò che si è percepito. Indicatori fondamentali sono rappresentati da colore, forma, movimento, polarizzazione della luce o altri sensi come olfatto, udito tatto, la percezione della gravità, i campi magnetici. Questo concetto può essere rivolto anche alla sfera urbana. Ogni giorno, infatti, muovendoci in città, non facciamo altro che compiere degli spostamenti, in auto, a piedi, in bicicletta, che ci costringono, anche inconsciamente, a stimolare la nostra percezione degli spazi. Il nostro cervello elabora le informazioni che riceve dall'esterno in maniera innata e in questo modo riusciamo ad assegnare un significato ai vari stimoli, ad orientarci, ma anche a cogliere i cambiamenti di un luogo nel tempo. In questo modo, possiamo percepire elementi che producono in noi un senso di oppressione, nervosismo o irritazione (tipico esempio di chi si trova a guidare ogni giorno nei viali trafficati) oppure uno stato d’animo gioioso, sollevato, di conforto quando incontriamo per esempio un viale alberato o un’aiuola curata. Spesso i riferimenti che ci permettono di riconoscere uno spazio, individuare una piazza, dare indicazioni a qualcuno sono rappresentati da alberi, arbusti e aiuole. Elementi che influenzano la percezione dello spazio sono, ad esempio: - il colore, che ci permette di capire e percepire il cambiamento delle stagioni anche in città, dove si sta perdendo il legame con la natura e quindi della conoscenza; - la forma, che caratterizza diverse tipologie di spazi, specie vegetali, edifici che determinano in noi percezioni differenti a seconda del luogo. Il carattere visivo della città è legato all’immagine mentale che i cittadini posseggono: questo dipende dalla chiarezza apparente, ossia dalla leggibilità del paesaggio urbano. 45

http://digilander.libero.it 20 settembr e, 2011. 78


Per quanto riguarda l’uso del verde nel sistema urbano, si può parlare di infrastruttura in quanto dotata di colore, forma, movimento, e stimola altri sensi quali: udito, olfatto, tatto, vista. L’uso architettonico del materiale vegetale è di vitale importanza nell’organizzazione generale dell’ambiente esterno, anche se, generalmente, le caratteristiche visuali delle piante sono selezionate dopo che le funzioni architettoniche sono state definite. Il materiale vegetale può essere utilizzato, come accennato in precedenza, come elemento strutturale per la creazione di pavimenti, coperture, separazioni, finestre, porte. Secondariamente, la massa fogliare degli alberi influenza la sensazione di spazio, a seconda della stagione e del tipo di pianta. Da non trascurare, sono gli effetti della vegetazione sulla percezione a livello autostradale. Essi rappresentano elementi di particolare importanza, sia perché, spesso fungono da “attrattori” verso punti nodali, sia perché aiutano la concentrazione nella guida. Tipico esempio sono i viali alberati. I tronchi degli alberi agiscono come colonne nell’ambiente esterno: il grado di senso di chiusura generato dagli alberi varia in funzione della dimensione dei tronchi, della loro densità e della loro disposizione. Altri elementi, come gruppi di alberi, aiuole fiorite ecc. fungono da punti di riferimento all’interno del sistema urbano, oltre che svolgere una funzione estetica. A livello stradale, è utile interrompere l’andamento rettilineo di una strada, per evitare una velocità eccessiva e aumentarne la sicurezza stradale, inserendo spartitraffico, restringimenti stradali a livello planimetrico. A questi vengono aggiunti gli alberi che fungono da riferimento al cambiamento della sede stradale determinando deviazioni sulla guida e una maggior sicurezza. Gli alberi contribuiscono, inoltre, a dare un senso di calma, protezione e identità alle strade, che altrimenti possono sembrare anonime, poco accoglienti e addirittura pericolose.

79


15. Sdoppiamento della carreggiata con isola alberata e attraversamento pedonale. 16. Vedi fig. 15

Fig.17 effetti delle deviazioni sulla guida. L’impossibilità di intravedere con chiarezza tutta la strada induce l’automobilista ad una riduzione della velocità .

80


3.3.3. La scelta delle specie nel contesto urbano "E il verde urbano? per un minimo di rispetto verso ciò che abbiamo distrutto e perduto, anche verso noi stessi, dobbiamo riconoscere il carattere profondamente ambiguo del verde urbano: non è 'natura', è 'costruzione'; ma è costruzione mediate organismi viventi, cioè mediante elementi naturali. Esige quindi la conoscenza degli organismi dei quali si serve. Per quanto gli organismi vegetali abbiano, in confronto agli animali, la sconcertante proprietà di costruire delle forme aperte, di possedere cioè una certa plasticità, tuttavia l'uomo, se chiede agli alberi di aiutarlo a sopravvivere nella prigione che si è costruito, non deve fidare soltanto su quella docile plasticità, ma deve assumere come un dato le caratteristiche che spontaneamente ciascuna specie di alberi assume nei nostri climi. Le dimensioni, la forma complessiva, il comportamento dei rami, le caratteristiche della chioma nelle diverse stagioni, le caratteristiche dell'ombra proiettata sono fattori dei quali il progettista del verde urbano deve tener conto" 46. Gli alberi in città, come abbiamo visto, ci rendono la vita migliore. Eppure, nei territori urbani iperartificializzati, l’albero sembra una pres enza aliena e perfino scomoda: le foglie che cadono sporcano auto e marciapiedi, i rami che si schiantano possono far male. È questione di scegliere correttamente le specie vegetali e di curarne la manutenzione. Il 39% degli alberi muore nei primi 5 anni 47. In Danimarca il 22% degli alberi devono essere rimpiazzati nei primi 10 anni 48, ma si ritiene che il 10% delle sostituzioni sia da considerarsi “fisiologico”49. E' importante definire la tipologia di spazio verde a cui sarà destinata la nostra produzione. A seconda della destinazione, cambieranno le esigenze d'impianto e la specie da utilizzare. I fattori che influenzano la scelta delle specie vegetali da impiegare nel verde urbano sono i seguenti: 46

CONTI L., in C. Leonardi 1982, Il verde urbano, di Lucia Milone, Liguori editore 1982. GILBERTSON & BRADSHAW, 1990. 48 PAULEIT, et al.,2002. 49 BRADSHAW et al., 1995. 81 47


climatici (temperatura, precipitazioni, ventosità, assolazione);

edafici (tessitura, struttura, pH, umidità, contenuti nutrienti, salinità del terreno);

agenti inquinanti atmosferici (anidride solforosa, fluoruri, ozono, etc.);

fitosanitari;

spazio disponibile (vicinanza di edifici e strutture, viabilità, presenza di servizi tecnologici aerei o del sottosuolo, etc.);

legislazione, usi e consuetudini;

obiettivi che si vogliono raggiungere;

manutenzione e sviluppo futuro;

disponibilità economica per i costi di intervento e di gestione 50.

Ci sono, poi, alcune caratteristiche agronomiche e ambientali che devono necessariamente essere tenute in considerazione nella scelta. Queste sono: 

le caratteristiche chimico fisiche del terreno;

la sensibilità alle basse temperature;

la tolleranza alla siccità;

la tolleranza all'umidità;

la tolleranza alla salinità;

la tolleranza all'inquinamento atmosferico;

l'esposizione.

L'utilizzo dal punto di vista funzionale, architettonico ed estetico della vegetazione è legato in modo particolare alle caratteristiche botaniche e ornamentali delle diverse specie; in particolare:

50

portamento;

altezza massima;

velocità di accrescimento;

caratteristiche dell'apparato fogliare;

fioritura (epoca, colore, fiori ornamentali, profumo);

A GOSTONI F., MA RINONI C.M., Manuale di progettazione di spazi verdi, Zanichelli, Boblogna, 1987. 82


caratteristiche dei frutti;

presenza di parti tossiche;

Una volta presa conoscenza di tutte queste caratteristiche, le esigenze bioecologiche che sicuramente verranno richieste a una specie in ambiente urbano saranno: 

basso rischio di diventare specie invasiva;

tolleranza all'anossia, al compattamento, all'inquinamento e alle anomalie del terreno;

la reperibilità sul mercato;

la capacità di ospitare la fauna locale;

la tolleranza all'ombreggiamento o all’eccessiva radiazione;

la tolleranza alla manipolazione delle radici;

la tolleranza alla siccità;

la resistenza alle malattie;

la suscettibiltà a tollerare potature frequenti.

Poichè progettare un'area verde significa creare e dare forma agli spazi, la funzione primaria delle piante è spesso quella di divenire elementi strutturali ed architettonici. Le dimensioni degli alberi devono essere adatte allo spazio disponibile e allo stesso tempo avere scala adeguata rispetto agli elementi circostanti. Per le specie arboree è importante la densità della chioma, l'impiego della vegetazione nel controllo del microclima è fortemente influenzato da questa caratteristica. Gli alberi ornamentali utilizzati in città con funzione ombreggiante sono definiti con il termine anglosassone "shade trees". La capacità ombreggiante è una funzione delle dimensioni e della forma della chioma, ma soprattutto della sua densità e della durata del periodo vegetativo. La scelta delle specie dovrà tener conto del tipo di ombra desiderata (leggera o intensa), del periodo in cui l'ombreggiamento è gradito, della trasparenza della pianta nei periodi in cui, all'opposto, è desiderabile il massimo ombraggiamento. Le specie che sommano diverse caratteristiche favorevoli vengono definite "solar friendly" 51. 51

SEMENZATO P. , Un piano per il verde, Signum Padova Editrice, Padova, 2003. 83


La densità della chioma influisce anche su altre funzioni che le piante assolvono in ambiente

urbano,

in

particolare

sull'effetto

di

filtro

delle

polveri

e

dell''abbattimento degli inquinanti gassosi. Nella scelta di specie per questo ruolo si dovrà tenere conto della tollerenza alla sostanze inquinanti. Altre caratteristiche delle piante di importanza notevole sono il ritmo di crescita e la longevità. Queste condizionano fortemente l'aspetto e l'evoluzione nel tempo del paesaggio in cui le piante sono state inserite. Inoltre esse hanno una ricaduta importante sulle moddalità di gestione e sulla frequenza del rinnovo delle piantagioni. Per quanto riguarda la scelta tra specie esotiche e specie autoctone, Chiusoli 52 indica la seguente strategia: per le piantagioni in città con alti tassi di inquinamento è bene utilizzare specie esotiche, che presentano maggior resistenza alle avversità; per le aree limitrofe o per i parchi urbani si preferiscono le specie autoctone, poichè possono dare maggiori garanzie di riuscita. Rimangono comunque riconosciuti i vantaggi delle specie native, quali: il miglior adattamento alle condizioni locali, disponibilità per ogni condizione di suolo e luce tipiche dell’area e il fatto che facciano parte del patrimonio locale. In generale, per la scelta delle specie in contesto urbano, sarebbe buona norma seguire la regola empirica del 30-20-10 53: utilizzare <30% di alberi appartenenti alla stessa famiglia; <20% di alberi appartenenti allo stesso genere; <10% di alberi appartenenti alla stessa specie. Questo per evitare il propagarsi delle malattie sulla stessa specie, e per aumentare la biodiversità. Un esempio si può fare pensando alla Germania, dove i viali sono formati anche da 9 specie diverse perchè sono strade molto larghe e lunghe. Rimane l'idea di omogeneità, nonostante la varietà di specie, perchè sono disposte in ordine casuale, miste e non lineari. Questo aumenta la biodiversità, dando l'idea di omogeneità.

52

Relazione "Quali alberi? Quali arbusti?", Atti del convegno "L'albero, l'uomo, la città, la politica del verde nelle città", Bologna 12-13 novembre 1977. 53 SANTAMOUR, 1990. 84


In Italia invece esistono prevalentemente viali monospecifici, motivo per cui si sono diffuse alcune malattie, provocando danni enormi a molti dei nostri viali (es. cancro colorato del platano). Quindi risulta importante seguire alcune disposizioni, quali: _ mettere a punto una lista di specie “alternative” per ognuna delle specie più utilizzate; _ non limitarsi ad utilizzare solo una delle specie “alternative” altrimenti il problema si riproporrà in tempi brevi; _ tener in conto i potenziali parassiti delle specie/cultivar. Le specie/cultivar attualmente più diffuse nei nostri ambienti urbani sono: Acer platanoides, Acer Pseudoplatanus, Aesculus Hippocastanum, Celtis australis, Fraxinus excelsior, Ginkgo biloba, Liquidambar styraciflua, Liriodendron tulipifera, Pawlonia tomentosa (imperialis), Platanus x acerifolia, Populus spp., Quercus spp., Robinia pseudoacacia, Styphnolobium japonicum, Tilia cordata, Tilia x europaea, Tilia tomentosa, Ulmus spp. Mentre, quelle potenzialmente utilizzabili per i nostri ambienti urbani (di 1° e 2° grandezza) sono più numerose e sono le seguenti 54:

Tabella 3. Elenco delle specie arboree consigliate per l’ambiente urbano. 54

FERRINI F., 2008. 85


Non vi sono piante resistenti in assoluto alle emissioni, ma vi sono piante più resistenti di altre. In generale, le piante a foglia caduca sono più resistenti di quelle a foglia persistente, e tra queste le conifere sono quelle meno resistenti. La tolleranza dipende inoltre dall'età dell'albero, e dalle sue condizioni di salute, nonchè dalla quantità e dal tipo di inquinamento. Valutare quindi, possibilimente con dati statistici alla mano, il grado di inquinamento atmosferico distinto per elementi inquinanti, diventa condizione primaria per la scelta delle specie. Si può tener conto della capacità di determinate specie di "fissare" i diversi fattori inquinanti. Da un punto di vista fisico l'albero, a seconda dell'ampiezza della chioma, e, nella chioma, della superficie fogliare e la sua densità conseguente, avrà una capacità di rallentare la penetrazione delle particelle inquinanti nei locali adiacenti. Dalle prove eseguite risulta che tra le specie più consigliabili per la loro discreta o elevata resistenza agli agenti inquinanti sono: 

Ginkgo biloba, che affianca anche una buona tolleranza verso la salinità e le variazioni di pH;

Acer campestre, specie piuttosto rustica;

Ailanthus altissima, specie aggressiva e invadente, in grado di adattarsi a condizioni atmosferiche ed edafiche ingrate;

Alnus glutinosa e Alnus cordata hanno buona resistenza all'inquinamento da ozono;

Acer rubrum;

Betula pendula;

Celtis australis;

Cercidiphyllum japonicum;

Fraxinus spp.;

Magnolia denudata;

Phellodendrum amurense;

Mespilus germanica;

Pterocarya fraxinifolia;

Prunus avium.

86


Resistenza alle sostanze nocive conifere/caducifoglie: Conifere Abbastanza resistenti a sostanze nocive

Non resistenti a sostanze nocive

Pinus nigra

Abies spp.

Cedrus atlantica

Larix spp.

Ginkgo biloba

Picea spp.

Picea omorika

Pinus strobus Pinus sylvestris Pseudotsuga menziesii

Tabella 4.

Caducifoglie Sensibili a SO2 e fluoro

Relativamente resistenti

Carpinus spp.

Alnus spp.

Fagus spp.

Populus spp.

Fraxinus spp.

Quercus spp.

Prunus spp.

Robinia spp.

Tilia spp.

Salix spp.

Tabella 5.

Le specie raccomandate per la loro capacità di sequestrare carbonio sono: Fraxinus americana "Purple"; Fraxinus pennsylvanica, Catalpa speciosa, Gymnocladus dioicus, Celtis occidentalis, Gleditsia triacanthos, Aesculus hippocastanum, Tilia cordata, Tilia americana ‘Legend’ o ‘Redmond’, Acer x freemanii ‘Autumn blaze’, 87


Quercus alba, Quercus rubra, Sorbus x thuringiaca, Alnus tenuifolia, Aesculus glabra, Malus spp., Crataegus spp., Acer campestre, Pyrus spp., Sophora japonica, Quercus robur ‘Fastigiata’, Pseudotsuga menziesii, Abies concolor, Juniperus scopulorum, Pinus nigra, Pinus aristata, Pinus ponderosa, Pinus sylvestris, Pinus strobiformis, Juniperus virginiana, Picea pungens55.

55

Model municipal environmental tree guidelines, Golden CO, 2008 . 88


Le piante hanno una capacità di assorbimento del rumore non indifferente; questa però è in funzione dell'ampiezza dell'impianto, del fatto che siano “vestite” fino al suolo o meno, e ovviamente della specie. Attenuazione del rumore 56 4-6 decibel

6-8 decibel

8-10 decibel

10-12 decibel

Acer negundo

Carpinus betulus

Alnus incana

Fagus sylvatica

Populus x berolinensis

Acer pseudoplatanus

Betula pendula

Quercus robur

Populus canadensis Pterocaryafraxinifolia Tabella 6.

L’intercettazione delle piogge a favore della riduzione dell'inquinamento è uno dei benefici principali che gli alberi producono in città. A questo scopo, come per gli altri, è importante scegliere la specie giusta. Le specie che possono influire positivamente o negativamente sulla conservazione dell'acqua sono:

MIGLIORAMENTO Crataegus spp. Gymnocladus dioicus Celtisoccidentalis Quercus macrocarpa Quercus gambelii Acer grandidentatum Gleditsia triacanthos ’nermis’ Catalpa speciosa Fraxinus pennysylvanica Robinia neomexicana Koelreuteria paniculata Pinus ponderosa Pinus aristata Juniperus scopulorum Juniperus monosperma Pinus edulis

PEGGIORAMENTO Populus sargentii Salix alba ‘Tristis’ Elaeagnus angustifolia Acer ginnala Amelanchier spp. Cercis canadensis Prunus spp. Malus spp.

Tabella 7.

56

da Beck, 1967. 89


Caratteristiche di alcune specie sui parametri climatico-ambientali 57 pi첫 richiesti: specie

Positivo per l'aria

Positivo per l'acqua

Aesculus hippocastanum Fraxinus americana

X

X

X

X

Fraxinus pennsylvanica Abies concolor

X X X X X X X X X

Crataegus cultivar Pinus aristata Tilia cordata Pinus nigra Robinia pseudoacacia Gymnocladus dioicus Pseudotsuga Celtis occidentalis

Aver rubrum Quercus alba Quercus rubra Sorbus aucuparia Malus Pyrus Styphnolobium

X X X

X X X X X

Quercus macrocarpa Catalpa speciosa Fraxinus americana, 'Autumn Purple' Tilia americana

X X X X

Tabella 8.

Model municipal environmental tree guidelines, Golden CO, 2008 . 90

X

X X X X X X X X X X X X X X

X

Juniperus scopulorum Pinus ponderosa Picea pungens

57

Positivo per l'energia

X X

X X

Positivo per sequestro carbonio

X

X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X X


Da tenere in considerazione, nella scelta delle specie, è anche il sito d'impianto in cui questa si troverà a vivere e è importante associare questo la specie con il giusto apparato radicale. La pianta con un apparato radicale fittonante avrà un rischio più basso di danneggiare la pavimentazione circostante di una pianta con apparato radicale superficiale. Questa, infatti, se non avrà una buca d'impianto di sufficienti dimensioni, entrerà in conflitto con marciapiedi e sede stradale, e tenderà a risalire in superficie, creando problemi di instabilità e di insicurezza stradale.

Specie con apparato radicale

Specie con apparato radicale

fittonante

superficialmente fitto

Fraxinus excelsior Juglans nigra Juglans regia Larix decidua Liriodendrum tulipifera Maclura pomifera Pinus palustris Quercus alba Quercus petraea Quercus robur Sorbus domestica Sophora japonica Ulmus glabra Ulmus laevis Ulmus minor

Acer campestre Acer saccharinum Acer saccharum Alnus incana Betula payrifera Betula pendula Catalpa speciosa Fagus grandifolia Fagus sylvatica Liquidambar styraciflua Popolus Salix

Tabella 9.

In definitiva, le qualità richieste58 per un “ideale” albero ornamentale sono: -Forma e dimensioni prevedibili; -Stabilità strutturale (branche, castello e tronco); -Rapida crescita (non sempre una qualità richiesta); -Facilità di trapianto e rapido attecchimento; -Frutti e foglie non causanti problemi; -Ciclo vitale lungo (non sempre una qualità richiesta); -Resistente alle malattie; -Non allergenico;

-Tollerante le elevate o basse luminosità; 58

HARRIS et al., 2004. 91


-Tollerante i pi첫 comuni stresses; -Buona compartimentalizzazione; -Apparato radicale profondo; -Esteticamente attraente; -Non invasiva.

92


3.4. Analisi delle tipologie di" verde di strada"

3.4.1. L'alberatura stradale, tecniche e benefici Come già spiegato precedentemente, l'alberatura stradale costituisce il primo passo verso la sistemazione a verde pubblico ed è da considerarsi al primo posto come ruolo sostenuto. I raggi solari, anzichè essere riflessi, vengono assorbiti, evitando il riverbero; della proiezione dell'ombra non si avvantaggiano solo i passanti, ma anche i veicoli e le stesse pavimentazioni stradali; limitatamente all'altezza degli alberi, godono dell'ombra anche gli edifici; vengono attenuati gli effetti della carica torbida di gas nocivi e polveri presenti nell'aria e si ha una miglior ossigenazione; si instaura un microclima, un microbiotopo. Le alberature stradali si distinguono come segue: -Alberi di prima grandezza (altezza superiore ai 25 m); -Alberi di seconda grandezza (altezza compresa tra 15-25 m); -Alberi di terza grandezza (altezza fino ai 15 m); -Piccoli alberi (altezza compresa tra 2-8 m). Tali parametri sono riferibili a piante nel proprio ambiente, in età adulta e senza aver subìto potature di mantenimento, quindi cresciute libere e in assenza di azioni antropiche dirette o indirette. Questa distinzione in metri d'altezza, che evidentemente comprende anche limiti diametrali, non è essenziale in sé, quanto in ordine allo spazio stradale da alberare: in superficie, come ingombro plani-volumetrico, per motivi di visibilità e di fruibilità al transito di grandi veicoli nell'adiacente carreggiata, per la presenza di cavi aerei, per l'interferenza con l'illuminazione artificiale e con la segnaletica; nel sottosuolo, per la più o meno elevata densità d'ingombro dei servizi tecnologici e manufatti interrati, e nei confronti dell'espansione, del trofismo e dell'incolumità dell'apparato radicale. Anche nel nostro Paese si sta sviluppando un nuov o approccio verso l'alberatura stradale. Questa deve essere vista sotto un profilo estetico e tecnico che trasformi la strada da semplice infrastruttura tecnica ad elemento di ristrutturazione paesaggistica ed ecologica. 93


Negli anni ’90 (Badiali, 2000), di fronte alle problematiche derivanti dall’aumentata frequenza degli incidenti stradali sono state promulgate alcune leggi (art. 6 legge 285 30/4/92 e art. 26 del D.P.R. n.495 del 16/12/1992) che prevedono, per le strade al di fuori dei centri urbani, la sola possibilità di effettuare nuove piantagioni ad una distanza minima di almeno 6 metri e per le piante arboree ad alto fusto, ad una distanza minima dalla strada, corrispondente alla massima altezza raggiungibile alla maturità della specie prescelta. Considerando l’attuale struttura viaria del nostro Paese e tenuto conto che non potranno, in pratica, esistere piante ad una distanza inferiore ai 25-40 metri, queste due leggi, di fatto, vietano la costituzione di future alberate al di fuori dei centri urbani. Gli alberi stradali possono essere messi a dimora direttamente dai privati che realizzano nuovi insediamenti, o dalle amministrazioni pubbliche con fondi derivanti dagli oneri di urbanizzazione. In entrambi i casi è fondamentale che il progetto della viabilità venga adeguatamente coordinato con quello degli spazi verdi, per garantire sufficiente spazio per lo sviluppo degli alberi. Spesso, la qualità del suolo in ambiente urbano è pessima, quindi, per migliorare il terreno d'impianto vengono effettuati degli interventi che possono risultare non economicamente o tecnicamente proponibili: i più comuni sono l'apporto di terreno alloctono (topsoil), l'uso di ammendanti e di prodotti organici capaci di stimolare la crescita radicale e la creazione di mix artificiali. Molti dei regolamenti si limitano a prescrivere l'impianto di un determinato numero di individui arborei per unità di estensione lineare delle strade. Tipicamente il requisito minimo è di un albero ogni 10 metri o 15 metri, per le piante di prima e seconda grandezza, o ogni 6-8 metri per le piante di terza grandezza. La messa a dimora delle alberature stradali pone dei problemi spesso non risolti legati alla limitata dimensione degli spazi disponibili per lo sviluppo degli apparati radicali. E' dunque fondamentale che anche le dimensioni e le caratteristiche delle aiuole da adibire all'impianto vengano regolamentati. La vita di un albero messo a dimora in una tipica situazione stradale, quale per esempio un'aiuola di 1 metro per lato, nel mezzo di un marciapiede asfaltato è generalmente molto breve, spesso inferiore ai

94


10 anni, e comunque tale da non consentire alla pianta di esercitare appieno la sua capacitĂ ornamentale e ambientale.

18 Distanze minime d’impianto degli alberi da diversi elementi del paesaggio stradale. 19.Dimensioni minime delle aiuole per l’impianto di alberi di prima grandezza. A-aiuola singola Baiuola continua.

20. Soluzione con un filare unico da un solo lato della strada.

21. Soluzione con un filare unico

piantato in un’isola mediana.

Considerando che gli apparati radicali si sviluppano piuttosto superficialmente, interessando i primi 50-100 cm, diviene indispensabile prevedere aiuole di ampiezza sufficiente a garantire un volume di terreno idoneo. Singole aiuole di 2,5 m. x 2,5 m., o in un'unica aiuola lineare con la larghezza minima di 1,5-2m. dovrebbero essere considerate per l'impianto di specie di seconda grandezza in aree 95


pavimentate (parcheggi, viali, piazze, ecc..). Nelle aree pavimentate gli apparati radicali tendereanno a crescere tra la pavimentazione e il sottofondo compatto, dove spesso esistono piccoli spazi vuoti, in cui si instaurano condizioni idriche e termiche adatte e dove sono possibili gli scambi gassosi con la superficie. La soluzione ideale sarebbe che l'impianto avvenisse contestualmente alla realizzazione delle aree pavimentate, ma quando ciò non avviene possono essere implementate soluzioni che creano condizioni adatte alla vita delle piante anche in ambienti fortemente artificiali, e senza dover sottrarre spazi eccessivi all'utilizzo funzionale di questi spazi. Particolare attenzione si dovrebbe avere nel caso di alberature stradali; situazione in cui spesso gli alberi devono condividere il poco spazio disponibile con il transito dei pedoni sui marciapiedi, con il parcheggio delle auto, con le piste ciclabili. Idealmente si dovrebbe cercare di creare aree per l'impianto di alberi stradali nelle posizioni che meglio consentano agli apparati radicali di potersi sviluppare anche verso aree adiacenti senza creare conflitti. Non sempre questo è possibile ed è talvolta necessario considerare soluzioni altrnative. Dove l'aiuola per l'impianto si trova tra la carreggiata e il marciapiede è indispensabile usare la dimensione minima di 2,5 m.

22. Soluzione per l’impianto di alberature stradali dove l’aiuola si trova tra il marciapiede e la carreggiata. 96


Dove, invece, lo spazio disponibile risulta ancora più ristretto è necessario adottare soluzioni tecniche che consentano di estendere condizioni favorevoli per la crescita delle radici anche sotto alle pavimentazioni impermeabili. Esistono diverse soluzioni tecniche per risolvere, almeno in parte, il problema di spazio. Una prima soluzione consiste nel mantenere la pavimentazione sollevata rispetto al suolo interessato dalla rizosfera, prevedendone il compattamento, poggiando il lastricato su una struttura a plinti che interferisce meno con lo sviluppo delle radici rispetto ad un sottofondo continuo. Un'altra soluzione prevede l'impiego di suoli adatti a sostenere carichi elevati, ma allo stesso tempo in grado di garantire anche una sufficiente micro e macroporosità ed una resistenza al compattamento necessarie alla crescita delle radici. Questi suoli sono chiamati "structural soils". In entrambi i casi, deve essere predisposto, soprattutto se la pavimentazione è impermeabile, un sistema di irrigazione e di arieggiamento sottosuperficiale e, a una profondità di circa un metro, un sistema di drenaggio tubolare che impedisca il ristagno dell'acqua nella zona interessata dalle radici.

97


23. Schema di impianto in condizioni limitanti per lo sviluppo dell’apparato radicale, è necessario prevedere la messa in opera di un sistema di ventilazione/irrigazione e di un sistema di drenaggio sotterranei, per estender e la rizosfera sotto le superfici impermeabili.

L'insieme di queste soluzioni permette di ridurre la dimensione dell'aiuola in modo consistente. Inoltre, predisponendo una struttura (grata o pavimentazione permeabile), che protegga il colletto dal compattamento, e di una griglia verticale di protezione del tronco, è possibile estendere la superficie calpestabile fino alla base dell'albero.

98


24. Parcheggio selvaggio dentro aiuola di protezione.

25. Tipica situazione di un'aiuola compromessa lungo una via cittadina .

99


Strade urbane Vantaggi

Svantaggi

_ Ombreggiamento contro il

_ Ristagno di umiditĂ nelle parti

riverbero delle pavimentazioni

basse dei fabbricati abitativi (in

_ Arredo urbano

inverno)

_ Mascheramento di strutture,

_ Ostacolo alla penetrazione della

servizi, costruzioni antiestetiche

radiazione luminosa

_ Messa in risalto di strutture

_ Ostacolo alla libera visuale dalle

architettoniche

finestre di abitazioni

_ Ombreggiamento delle aree di

_ Ostacolo alla posa, manutenzione e

sosta di persone e veicoli

sostituzione di impianti tecnologici

_ Filtrazione di gas di scarico,

del sottosuolo

polveri, smog

_ Rischio di danneggiamento delle

_ Ossigenazione di ambienti

pavimentazioni tramite gli apparati

malsani o stagnanti

radicali

_ Determinazione di correnti

_ Azione dirompente nei confronti di

ascendenti con ricambio

muri o strutture adiacenti alla strada

dell’atmosfera a livello del suolo _ Attrazione della fauna Tabella 10. Tabella riassuntiva dei vantaggi e degli svantaggi delle alberature in cittĂ

59

59

A GOSTONI F., MA RINONI C.M., Manuale di progettazione di spazi verdi, Zanichelli, Bo logna, 1987. 100


Le tabelle che seguono indicano l'importanza data alle alberature stradali secondo alcuni parametri. I dati riprendono lo studio di Akbari e sono del 2002.

Frequenza % Molto importante

26,7

Importante

55,7

Indifferente

13,6

Non molto importante

3,8

Inutile

0

Tabella 11. Percezione visiva della qualitĂ della vegetazione stradale in ambiente urbano.

Frequenza % Molto piacevole

4,4

Piacevole

32,9

Indifferente

11,5

Spiacevole

39,8

Molto spiacevole

11,4

Tabella 12. Percezione di una buona fattura della vegetazione stradale.

Frequenza % Molto colorata

0,5

Colorato

21,9

Indifferente

27,3

Scialba

37,7

Molto scialba

12,6

Tabella 13. Valutazione della colorazione della vegetazione stradale.

101


Frequenza % Tutte di un tipo

2,2

La maggior parte di un tipo

6,6

Indifferente

12,6

Di vario tipo

68,3

Di molti tipi diversi

10,4

Tabella 14. Preferenze riguardo il grado di variabilitĂ della vegetazione.

102


Esempi di alberature in ambiente cittadino:

26. Alberatura urbana. Foto di Francesco Ferrini.

27. Alberatura stradale. Foto di Francesco Ferrini.

28. Foto di alberature nel Parco delle Cascine di Firenze. Foto di Francesco Ferrini.

103


I benefici delle alberature stradali sono molteplici e possono essere descritti come segue: 

Riduzione della velocità del traffico urbano: i filari alberati ai lati delle strade creano barriere verticali che incorniciano le strade, fornendo un limite definito, in questo modo aiutano gli automobilisti nella guida e contribuiscono a indurre una moderazione nella velocità. Studi di comparazione effettuati per la sicurezza sulle strade mostrano una diminuzione degli incidenti in particolari uscite di strada nel confronto tra segmenti stradali equibarabili con l'unica differenza nella presenza di alberi o meno. La differenza nella velocità è compresa tra i 5 km/h e i 25km/h 60.

Aumento della sicurezza: tramite le alberature stradali si creano spazi per i pedoni e la mobilità ciclabile in sicurezza, fornendo un limite che divide i camminamenti dalla carreggiata in modo che gli automobilisti distinguano meglio lo spazio per le auto e quello per i pedoni. Inoltre, le alberature situate nelle aree centrali delle carreggiate concorrono a separare in modo netto gli automobilisti che viaggiano in direzioni opposte e riducono così drasticamente la probabilità di incidenti frontali del 50%. Gli alberi creano oltretutto, luoghi piacevoli dove camminare, fornendo le passeggiate, la socializzazione, lo spirito di appartenenza e la cura degli spazi, e, quindi facilitano la sensazione di sicurezza generale dei quartieri.

Aumento del volume di affari: le attività che hanno sede su strade alberate mostrano un aumento del 12% nel flusso del reddito, che solitamente è un margine di vantaggio essenziale per il successo di un'attività commerciale di una cittadina o di un grande centro.

Minor drenaggio delle infrastrutture: gli alberi assorbono il primo 30 % delle precipitazioni con il loro sistema fogliare, favorenso il ritorno all'atmosfera attraverso l'evaporazione. Questa umidità non raggiunge mai il suolo. Un'altra percentuale delle precipitazioni viene assorbita dal terreno circostante ed è trattenuta dall'apparato radicale, viene poi assorbita e restituita all'atmosfera tramite la traspirazione. Parte di quest'acqua percola naturalmente nelle falde; il rischio di inondazioni e allagamenti degli edifici urbani è, in questo modo, ridotto. Fatto salvo la scarsa manutenzione e cura dei pozzetti e delle caditoie stradali.

60

Dati forniti da www.bancadelverde.org consultati in data 30/09/2010. 104


Protezione dagli agenti atmosferici: nel caso di piogge leggere o moderate, il riparo fornito da una fitta copertura arborea può risultare sufficiente per molti pedoni. Inoltre, le città che hanno un patrimonio arboreo con folte chiome è meno necessario che utilizzino agenti chimici per la protezione dal sole. Oltretutto, le temperature percepite all'ombra delle chiome degli alberi possono essere di 5-15° inferiori, e questo è vantaggioso non solo per i passanti, ma anche per i veicoli parcheggiati e per la pavimentazione stessa (come già detto sopra).

Riduzione dei danni causati dalle emissioni di scarico delle automobili: le emissioni di gas di scarico delle auto e dei camion sono il principale problema di salute pubblica. Esse contengono grossi quantitativi di inquinanti, compresi: monossido di carbonio (CO), composti organici volatili (VOC), ossidi di azoto (NO x) e particolato (PM). Le emissioni di gas si aggiungono a problemi per la salute quali asma e ozono. Tali impatti si riducono significativamente in vicinanza degli alberi.

Efficienza nella trasformazione dei gas: gli alberi situati in prossimità delle strade assorbono fino a 9 volte più inquinanti degli alberi lontani dalle carreggiate, e, una volta entrati nel metabolismo della pianta, possono essere immobilizzati, o resi innocui.

Abbassamento delle temperature dell'aria urbana: asfalto, pavimenti e parcheggi provocano un aumento delle temperature urbane di 3°-7° gradi C. Questi aumenti hanno impatti notevoli sia sul microclima locale, sia sui consumi energetici. Un quartiere che gode di un buon ombreggiamento, dovuto prevalentemente agli alberi stradali, riduce i suoi consumi energetici del 15-35% rispetto a un quartiere poco ombreggiato.

105


29. Schema planimetrico di un parcheggio, per il conteggio delle superfici ombreggiate.

106


Abbassamento dei livelli di ozono: l'aumento delle temperature sulle strade concorre a un drammatico aumento della creazione di ozono dannoso e alla trasformazione di altri gas in sostanze nocive che hanno impatti sulla salute umana, degli animali e delle terre agricole che circondano le città.

Trasformazione estetica di aree urbane: ci sono pochi elementi che compongono le strade che fanno tanto quanto gli alberi per attenuare la vista di ampi e grigi panorami urbani, caratterizzati da cemento, auto parcheggiate, edifici dall'aspetto sgradevole. Le alberature urbane permettono di attenuare e schermare le caratteristiche stradali necessarie come pali elettrici e altri necessari arredi urbani.

Riduzione dell'ipertensione, miglioramento della salute psicologica: secondo quanto afferma Kathleene Wolf, dell'università di Washington, "il rischio generato dagli alberi sulle strade è ridimensionato se paragonato ai crescenti benefici che essi procurano alla salute umana, sui comportamenti umani, ecc." Dai suoi studi, la ricercatrice statunitense ha potuto notare che "gli alberi hanno un effetto calmante e curatico sul ADHD61 negli adulti e negli adolescenti".

30. Kuo e Sullivan, 2001

61

Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder. 107


3.4.2. La rotatoria alberata, tecniche e benefici

La rotatoria si differenzia dagli altri tipi di intersezione sia per le caratteristiche organizzative della circolazione, sia per la configurazione geometrica. In una rotatoria, la regolazione della circolazione è affidata all’utente con il criterio della precedenza e, quindi, secondo un funzionamento che attiva attenzione e responsabilità nel conduttore. Questa tipologia di sistemazione, se comparata ad un incrocio regolato da semaforo, migliora la sicurezza stradale, apporta un vantaggio di tipo ambientale, riducendo la velocità dei veicoli, le brusche frenate ed accelerazioni e determina una diminuzione dell’inquinamento acustico oltre che una ridotta emissione di agenti inquinanti. Un altro importante aspetto da considerare è legato alla sistemazione a verde dell’isola centrale e delle isole di separazione, che se ben realizzate, consentono di riqualificare e valorizzare un luogo, rappresentando una sorta di “biglietto da visita” della città. Le principali caratteristiche di una rotatoria sono:  l’isola centrale inaccessibile circondata da un anello percorso dal traffico proveniente da più ingressi;  la regola della precedenza al flusso circolante all’interno dell’anello;  la circolazione a senso unico antiorario nell’anello;  la riduzione di velocità per i veicoli in ingresso imposta dalla deflessione delle traiettorie. Le rotatorie vengono classificate in funzione alla tipologia di isola centrale: sormontabile, parzialmente sormontabile o insormontabile, dalle dimensioni del diametro esterno e in relazione alla loro collocazione nella rete stradale. Nel particolare noi approfondiremo il discorso dell’isola centrale che generalmente accoglie spazi di verde urbano che devono essere opportunamente progettati. Per quanto riguarda la progettazione dell’area centrale di una rotonda, si possono pensare a moltissime tipologie di realizzazioni. Le tipologie di rotatorie che possiamo incontrare sono:  mini rotatorie sormontabili (14m≤ φ ≤18m; isola centrale sormontabile); 108


 minirotatorie parzialmente sormontabili (18m≤ φ ≤26m; isola centrale parzialmente sormontabile);  rotatorie

compatte

(26m≤

φ

≤50m;

isola

centrale

parzialmente

sormontabile);  grandi rotatorie (50m≤ φ ≤70m; isola centrale insormontabile);  rotatorie eccezionali ( φ ≥70m; isola centrale insormontabile).

31. Esempio di isola centrale di minirotatoria completamente sormontabile

Esempio di isola centrale di rotatoria compatta Sono definiti tali, quegli allestimenti realizzati con fitti cespugli di una certa grandezza, superiore a 1,25 metri, oppure con alberature basse e chiome voluminose, ovvero, tutte quelle composizioni che risultano inscrivibili in un parallelepipedo con rapporto base/altezza non superiore a 1,5 metri.

32. Rotatoria compatta.

109


Esempio di isola centrale di grande rotatoria Rappresentata da tutte quelle realizzate con un elemento centrale prevalente, ad esempio un albero con poca chioma o un’opera d’arte ecc. generalmente posizionato al centro dell’aiuola. L’elemento cordonato, alla base della dell’aiuola può staccarsi fino a 40-50 cm sull’eventuale fascia sormontabile.

33. Rotatoria di grandi dimensioni.

Di seguito riportiamo un elenco di alcune specie arbustive ed arboree che si possono utilizzare nelle rotatorie, per aiuole spartitraffico e bordi stradali ad elevato inquinamento. Berberis spp., Cornus sanguinea, Elaeagnus spp., Forsythia spp., Ligustrum spp., Mahonia aquifolium, Punica granatum, Pittosporum tobita, Rosa multiflora ‘japonica’, Rosmarinus officinalis, Spartium junceum, Viburnum tinus, Nerium oleander. Prunus spp. Malus spp., Corylus, Symphoricarpos, Carpinus, Betula, Quercus, Robinia (con portamento fastigiato). Ricordiamo inoltre che in quest’ultimo periodo si sta diffondendo molto l’uso di graminacee e specie erbacee annuali, soprattutto per rotatorie di piccole dimensioni. Questo per i più bassi costi di manutenzione e gestione.

110


3.4.3. Il parcheggio alberato, tecniche e benefici Nei parcheggi, più che in ogni altro luogo, la convivenza tra veicoli e qualunque elemento vivente è problematica. A questi spazi generalmente si richiede di risolvere il problema dello stazionamento delle automobili; ciò che conta è raggiungerli agevolmente, rimanervi il minimo indispensabile e lasciarli con altrettanta rapidità. Nel frattempo, però, il parcheggio deve svolgere il compito di provvedere al veicolo, restituendolo integro al guidatore e in condizioni ideali di abitabilità (soprattutto in estate). Vegetazione Dal punto di vista progettuale, deve realizzare una non facile armonia tra funzionalità e creazione di un microambiente gradevole. A tale scopo gli elementi fondamentali sono: _ La vegetazione (arborea, arbustiva ed erbacea), in senso verticale; _ La pavimentazione, in senso orizzontale. Le piante arboree sono senza dubbio l’elemento fondamentale per un risultato funzionale ed estetico sicuro. Le loro principali funzioni sono: _ Arredo cromatico di un’area generalmente poco attraente; _ Condizionamento micro ambientale, con la filtrazione e queste funzioni, ma la scelta della specie da impiegare l’assorbimento di parte delle sostanze gassose di scarico dei veicoli; _ Attenuazione delle elevate temperature estive e ombreggiamento dei veicoli. Tutte le piante arboree sono in grado di adempiere a tutte queste funzioni ma la scelta delle specie da impiegare nell’arredo verde dei parcheggi non è così automatica. Non esiste l’albero perfetto per un parcheggio. Tuttavia alcuni requisiti sono indispensabili: _ Chioma ampia e folta; _ Una certa resistenza agli agenti inquinanti; _ Assenza di frutti voluminosi e pesanti; _ Assenza di produzione di sostanze imbrattanti; _ Non eccessiva varianza nel portamento e nelle dimensioni tra un individuo e l’altro; 111


_ Predisposizione ad assumere con il tempo il carattere di albero solitario.

Altri requisiti sono preferenziali: _ Una certa rusticità; _ Una certa solidità dei tessuti meccanici; _ Una non eccessiva vigoria vegetativa che costringa a frequenti potature, con minima sottrazione di spazio alla sosta e allo svincolo dei veicoli.

Generalmente si preferiscono utilizzare le specie caducifoglie rispetto le sempreverdi, in quanto la persistenza delle foglie sulla pianta durante la cattiva stagione produce un eccessivo ombreggiamento, ostacolando la già limitata penetrazione della radiazione luminosa. Si può comunque ottenere un effetto cromatico con il fogliame della vegetazione persistente, di tipo arbustivo, nelle aiuole spartitraffico. La composizione floristica deve attingere razionalmente ai patrimoni botanici locali e di altri climi. Nei parcheggi la specie dominante dovrebbe essere indigena. Se si procede ad arredarlo scegliendo un'unica specie, questa scelta sarebbe consigliata qualora vi fosse l’assoluta garanzia fitosanitaria e funzionale della specie scelta, durevole nel tempo. Di solito, è preferibile uno studiato accostamento di due specie con caratteri stiche complementari. Ombreggiamento E’ evidente l’importanza di prevedere un adeguato ombreggiamento che sia il più possibile diffuso e uniforme. Le specie più indicate sono quelle a chioma espansa e folta, con fogliazione di lunga durata, con ramificazioni tendenzialmente ascendenti o comunque non ricadenti. Ideali sono chiome come quelle di Celtis australis, Acer pseudoplatanus, Platanus occidentalis, Populus alba, Gymnocladus dioicus, Paulownia tomentosa, Tilia spp. Le varie specie di Tilia , tuttavia presentano controindicazioni a causa della spiccata tendenza a emettere succhioni alla base del tronco, e ciò aumenta gli oneri manutentivi, e una certa predisposizione a produrre melata che gli afidi producono dopo essersi nutriti con i succhi zuccherini di queste piante. Per quest’ultimo 112


problema, però, è stata creata una varietà resistente all’attacco di afidi, che, quindi, non determinano la produzione di melata (Tilia tomentosa 'Bramant'). Assenza di organi vegetali che attraggano gli uccelli Inizialmente può sembrare controproducente, in ragione dell’effetto che queste piante, produttrici di frutti, sulla presenza degli uccelli, a maggior ragione in un ambiente antropizzato. Tuttavia esperienze di parcheggio in strade cittadine alberate con Celtis australis danno ragione a questa precauzione. Gli uccelli, cibandosi delle bacche prodotte dalla pianta, lasciano le loro deiezioni su tutto quanto si trovi all’ombra di questi alberi. Un problema simile lo presenta Prunus avium. Questa controindicazione di Celtis australis, che è ovviamente soltanto stagionale, porta a riflettere sull’uso di questa specie che per ogni altro aspetto (portamento, rusticità, resistenza agli agenti atmosferici e inquinanti, forma della chioma, aspetto estetico generale) è ottima per alberature stradali e parcheggi. Assenza di produzione di sostanze imbrattanti Questo inconveniente, che si riallaccia a quello precedente, riguarda soprattutto il genere Acer e la produzione di melata, oltre al genere Tilia come detto prima. Decisamente sconsigliabili sono gli individui femminili di Gingko biloba che producono i noti semi carnosi dal disgustoso odore. Non eccessiva varianza tra gli individui L’arredo verde di un parcheggio, deve conferire all’area uno spunto paesistico ed estetico, oltre alle funzioni già citate precedentemente. Per questo motivo, la specie scelta deve presentare una sostanziale uniformità di accrescimento; ovvero che dopo qualche anno dall’impianto non vi siano sensibili squilibri nell’altezza e nel portamento delle piante. Questo è un problema che presenta, sensibilmente, Ailanthus altissima. Inoltre una specie arborea dovrebbe possedere una certa solidità dei tessuti meccanici di sostegno. E’ evidente il rischio che deriva ai veicoli e ai loro occupanti dalla propensione delle branche e dei rami a spezzarsi in condizioni di vento più o meno forte. Acer saccharinum, populus spp. sono specie che presentano questo rischio, oltre ad un’eccessiva vigoria.

113


Effetti cromatici Un parcheggio può risultare efficacemente valorizzato dal giallo del fogliame di Acer pseudoplatanus, dal bianco del tronco di Populus alba, dal lillà dei fiori di Paulownia tomentosa, dal giallo-arancio dei frutti di Ailanthus altissima, o semplicemente, dal bel verde del fogliame di Celtis australis. Accostamenti di specie Per evitare che il parcheggio assuma un aspetto disordinato, non dovrebbero mai essere messe a dimora più di due specie arboree di prima o seconda grandezza, anche se alternate. La fisionomia di una sistemazione a verde deve essere sempre ben delineata; l’utente devo poter individuare l’elemento guida in un paesaggio pur particolare come quello di un parcheggio. Individuata quindi la specie dominante, o le due specie dominanti, si può agire sull’effetto cromatico nel tempo mediante l’introduzione di una specie arborea di bassa taglia, alternata alla specie principale o opportunamente dislocata in punti di svincolo, oppure dove le dimensioni delle aiuole divisorie non permetterebbero la messa a dimora di specie di prima o seconda grandezza. Esempi di associazioni sono le seguenti: _ In climi temperato caldi, Albizzia julibrissin, albero di grande effetto sia per i fiori sia per le foglie, di sviluppo contenuto, rustico, che può inserirsi tra esemplari di Celtis australis o piante architettonicamente regolari; _Laburnum

anagyroides,

anche

se

di

sviluppo

irregolare

e

scarso

nell’ombreggiamento, caratteristiche che possono passare in secondo piano, per l’imparagonabile effetto cromatico nei mesi di maggio-giugno. Specie molto utile quando l’area a parcheggio è a ripiani e presenta aiuole in pendio; _ Lagestroemia indica, non molto originale, è ideale per riempire gli spazi sottochioma di specie di prima grandezza, crea buoni accostamenti cromatici di lunga durata; _ Altre possibilità sono: Amelanchier canadensis, Cornus florida, Koelreuteria paniculata, Cercidiphyllum japonicum. Varietà a portamento piramidale Le specie a portamento piramidale non si rendono particolarmente adatte all’ombreggiamento, ma sono ideali per formare schermi o barriere verticali. Un 114


filare di piante a portamento fastigiato può essere un’ottima soluzione per delineare un’area a parcheggio dalle altre aree circostanti, a diversa destinazione d’uso. Specie a portamento fastigiato sono: Carpinus betulus ‘Fastigiata’ Quercus robur ‘Fastigiata’ Populus nigra ‘Italica’ Ilex aquifolium ‘Pyramidalis’ Prunus serrulata ‘Amanogawa’

Alcune specie arbustive Arbutus unedo, Nerium oleander, Callistemon citrinus, Hibiscus spp., Photinia serrulata, Hypericum calycinum sono solo alcune delle possibilità nelle stazioni temperato calde. Chaenomeles japonica, Cotoneaster spp., Potentilla fruticosa, Symphoricarpos albus, Pyracantha coccinea, sono tra i migliori arbusti per le stazioni temperato-fredde. Problemi spaziali Generalmente nelle aree a parcheggio, si ha a disposizione più spazio, quindi gli impedimenti spaziali sono minori; ciononostante anche nell’arredo verde dei parcheggi si assiste spesso a sesti di impianto insufficienti. Le dimensioni delle piazzole di sosta sono standardizzate (circa 2,25 x 5,00 m). Per un alberatura, più che considerare la superficie a livello stradale, che una volta eseguito l’impianto, non verrà più modificato, è da valutare il possibile sconfinamento della pianta a livello della chioma. Nel criterio di ridurre al minimo gli interventi di manutenzione, le piante devono essere abbastanza distanti le une dalle altre, per non ostacolare, con le loro ramificazioni più basse, gli strati interessati dalla sagoma dei veicoli. Vanno esclusi, specie o varietà a ramificazioni ricadenti, a favore di quelle a portamento tendenzialmente ascendente.

115


Di seguito riportiamo alcuni sesti di impianto delle alberature di un parcheggio: Acer platanoides

10 m

Ginko biloba

10 m

Acer pseudoplatanus 13-15 m

Gleditschia triacanthos 11 m

Aesculus carnea

8-10 m

Koelreuteria oaniculata 4-5 m

10 m

Laburnum anagyroides 4-5 m

Ailanthus altissima

Amelanchier canadensis 5 m

Paulownia tomentosa

Celtis australis

Pinus pinea

12-13 m

Cercidiphyllum japonicum 7-8 m.

Populus alba

12-15 m

Cornus florida 4 m

Populus tremula

12-15 m

Sophora japonica

12-13 m

12-13 m

8-10 m

Tabella 15. Sesti d’impianto per un parcheggio.

Applicando questi sesti di impianto si dovrebbe garantire alle piante un armonico sviluppo della chioma, senza ricorrere a periodiche potature di contenimento. Quando in un parcheggio vengono messi a dimora alberi che diventeranno, a pieno sviluppo, di prima grandezza; talvolta l’effetto visivo e funzionale della spaziatura degli alberi nel sesto d’impianto non convince. A questo proposito si possono fare delle alberature temporanee, composte da specie di terza grandezza, che riempia gli spazi tra i soggetti dominanti. Le specie particolarmente indicate a svolgere questa funzione sono: Amelanchier canadensis, Corylus colurna, Fraxinus ornus, Lagestroemia indica, Prunus serrulata e molte altre. Una volta che le specie dominanti hanno raggiunto lo sviluppo desiderato, le piante di terza grandezza vengono trapiantate altrove. Per quanto riguarda la manutenzione degli arbusti di arredo di un parcheggio può essere ridotto al minimo, scegliendo specie, varietà ed ecotipi a sviluppo libero, del tipo tappezzante o coprente: Hypericum calycinum, Cotoneaster dammeri, Cotoneaster adpressus, Cotoneaster salicifolius ‘Repens’, Potentilla fruticosa, Symphoricarpos albus, Rosa rugosa, Viburnum davidii, Pinus mugo ‘Pumili’. Le piante arbustive, con il loro effetto coprente, possono ridurre al minimo la percentule di terreno nudo nelle aiuole spartitraffico e sottochioma agli alberi.

116


Danni principali che subiscono le piante situate nei parcheggi: 1- accumulo nelle piante di metalli pesanti derivanti dai gas di scarico delle auto; 2- costipamento del suolo; 3- urti delle auto; 4- danni dovuti ai cloruri usati per far sciogliere il ghiaccio nelle zone più fredde.

Di seguito riportiamo alcuni rimedi ai danni provocati agli alberi: 1- Pavimentazione permeabile all’acqua adatta a permettere scambi gassosi tra atmosfera e strati superficiali del terreno; 2- Paletti di legno, cemento, ferro per parare gli alberi dagli urti; 3- Drenaggio sotterraneo; 4- Pavimentazione in cemento che impedisca il costipamento, ma che contemporaneamente assicuri l’areazione del terreno e l’assorbimento dell’acqua piovana; 5- Irrigazione delle piante per migliorare le loro condizioni vegetative al fine di stimolare una migliore difesa attiva contro gli agenti dell’inquinamento.

117


3.4.4. Le isole ambientali I presupposti legislativi per la realizzazione degli interventi sulla moderazione del traffico e sulla realizzazione delle isole ambientali sono, in Italia, abbastanza recenti e tengono in conto le esperienze maturate attraverso l’applicazione della normativa di molti paesi europei, nell’affrontare i problemi della circolazione stradale nelle aree urbane sotto il profilo della sicurezza e della qualità ambientale. A partire dal nuovo codice della strada del 1992, precisato dalle direttive ministeriali del 1995 e, soprattutto, dal Piano nazionale della sicurezza della stradale istituito nel 1999 tali interventi si sostengono sui contenuti delle norme funzionali e geometriche per la costruzione delle strade del D.M. 5 novembre 2001. Leggendo questo quadro normativo si deduce che alla base delle isole ambientali, caratterizzate da una nuova qualità urbana, debbano esserci coerenti piani urbani del traffico che ne preordino la realizzazione entro un quadro finalizzato ad ottenere un generale miglioramento delle condizioni di circolazione e della sicurezza stradale. La riduzione dell’inquinamento acustico ed atmosferico ed il risparmio energetico sono, a questo punto, le conseguenze benefiche indotte da tale programmazione che deve avere il suo fulcro in nuovi e più elevati standard di qualità ambientale. Le direttive ministeriali del 1995, riprendono le indicazioni del D.Lgs. 285/92 si pongono esplicitamente l’obiettivo di migliorare le condizioni di circolazione, nelle due componenti del movimento e della sosta, con interventi che agiscano sia sull’offerta, cioè sulla rete infrastrutturale, che sulla domanda, cioè sul comportamento degli utenti stradali nelle diverse componenti (autoveicoli, cicli, motocicli, pedoni). A livello operativo occorre tradurre il livello generale della pianificazione della sicurezza in progetti d’intervento sui punti critici individuati funzionali a risolvere le cause degli incidenti ricorrenti. Il progetto delle isole ambientali non può essere limitato ad un processo esclusivamente legato al traffico e alla mobilità, in quanto ogni contesto urbano obbliga ad una verifica più ampia che riguarda anche la sua morfologia e la specificità del suo ambiente. 118


La progettazione di un’isola ambientale presuppone una visione di scala più ampia nella quale la messa a punto di interventi puntuali per calmare il traffico, sono confrontati con una visione integrata di un processo progettuale a cui sono chiamati a collaborare più figure professionali specializzate. E’ importante ricordare la necessità di fare un costante riferimento al rapporto tra una visione della città nel suo complesso e la specificità del contesto progettuale e alla cultura di paesaggio urbano. Il progetto deve perciò essere attento ai processi di trasformazione della città, agli interventi in atto così che l’assetto generale proposto, che riorganizza le modalità di accesso e di circolazione, preveda interventi che non coinvolgano solo gli aspetti funzionali della rete stradale e delle intersezioni, ma anche il rapporto tra edifici e spazi aperti, la qualità dello spazio prodotto, la sua fruibilità. In questo modo potrà garantirsi l’integrazione della forma urbana alla domanda espressa dalle componenti sociali, con la capacità di affrontare contestualmente le problematiche legate alla sostenibilità ambientale.

119


Tipologie di isole ambientali: 1. _ Barriere spartitraffico Rappresentano un’installazione utile a migliorare il flusso su una strada primaria. Proteggono i quartieri dal traffico eccessivo, se utilizzate all’intersezione tra una strada primaria e una secondaria per impedire le svolte a sinistra e manovre di attraversamento. In corrispondenza dell’intersezione viene costruita un’isola centrale, più o meno ampia sulla strada primaria; se quest’ultima ha uno spartitraffico questo viene prolungato attraverso l’intersezione. In questo modo è possibile governare la gestione attraverso corsie riservate alla manovra. Lo spartitraffico è uno dei pochi metodi che riesce a regolare la fluidità sulle strade primarie e a migliorare la protezione dei quartieri dal traffico. La sua massima efficacia si raggiunge se applicato a tutte le intersezioni delle strade locali con la strada primaria. Inoltre, può costituire una straordinaria opportunità urbana in quanto disegna uno spazio esteso utilizzabile come area di passaggio, giochi per bambini e adulti, percorsi ciclopedonali, o corsie riservate ai mezzi pubblici. Inoltre, bisogna considerare i vantaggi nell’utilizzo di questi spazi per mettere a dimora specie vegetali, come alberi ed arbusti, che assolvano ai benefici già illustrati. Oltre a questo, va considerato l’effetto estetico che le persone traggono nel vedere questi spazi mentre si muovono nella città. Questo vale anche per le tipologie successive.

120


34. Esempio di spartitraffico ‘verde’ per regolare la viabilità. 35. Vedi fig. 34.

36. Gli alberi disposti ai lati della strada la restringono sia fisicamente che visivamente, inducono ad una riduzione della velocità e contribuiscono al miglioramento dell’ambiente.

121


2. _ Modifiche dell’andamento planimetrico Usate per interrompere l’andamento rettilineo di una strada e, quindi, per evitare una velocità eccessiva dei veicoli e aumentare la sicurezza stradale; questo dispositivo, quasi esclusivamente teso a modificare il comportamento degli automobilisti, può segnalare l’ingresso in una zona dove la velocità deve essere moderata e può costituire una delle caratteristiche principali per realizzare una strada residenziale. Le leggere curvature che consentono di deviare le corsie nel loro andamento possono seguire a intervalli la cui lunghezza dipende dal tipo di strada: più lunghi per strade primarie e più ravvicinati per strade di carattere locale con velocità ridotta.

122


37. Strada con deviazione dell’andamento rettilineo con realizzazione di parcheggi, alberi e attraversamenti pedonali.

38. Vista in pianta della deviazione stradale in riferimento a fig. 37.

123


3. _ Barriere visive Costituiscono un dispositivo che restringe visivamente lo spazio della strada e induce l’automobilista a moderare la velocità perché non è in grado di vedere la strada in tutta la sua estensione. Queste barriere sono realizzate spesso da alberi o oggetti di arredo urbano che restringono la carreggiata, sottolineando l’ingresso ai centri abitati o ai quartieri residenziali o segnalando gli attraversamenti pedonali. Queste tipologie di intervento migliorano anche l’aspetto della strada rendendola uno spazio più vivibile dove può essere piacevole intrattenersi.

124


4. sTREEt, un progetto per alberare il Quartiere 4

125


4.1. Piantare alberi

Piantare alberi è un atto trans generazionale, come insegna il classico di Jean Giono “L’ uomo che piantava gli alberi”, e la loro presenza è parte integrante del territorio e della cultura.

4.1.1. Progetti internazionali ed esperienze nazionali

Sono molti i personaggi, noti e meno noti, che dedicano la loro vita a sensibilizzare la popolazione sull'importanza di piantare alberi. Per molti di loro l'azione è volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi dell’ambiente e in particolare del disboscamento, ma alcuni movimenti nascono dalla volontà di aumentare la presenza arborea in città proprio per le ragioni da noi descritte in precedenza. A questo proposito sono nati e hanno molto successo progetti come "One million trees" a New York, "ReForest London" a Londra, "Trees for cities", sempre a Londra, i "Tree - planters" in Canada e "Treenation", social community che dà la possibilità di adottare un albero e di seguirne la crescita, nell'ottica di combattere la desertificazione e il climate change. Nel 2009 Commissione Europea ha lanciato un' iniziativa per contribuire alla salvaguardia ambientale; si tratta di "Click a Tree"62, un concorso attraverso il quale la Commissione chiede a chi desidera partecipare, di piantare un albero. I primi 5.000 giovani iscritti, provenienti da Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Germania, Francia Ungheria, Polonia, Romania, Svezia e Regno Unito riceveranno gratuitamente a casa una piantina di Euonymus europeus. Questo, come altri progetti simili (ricordiamo "aggiungi un albero con un click" di Mestre o "regala un albero alla tua città" a Torino), hanno un forte impatto sulla cittadinanza, e responsabilizzano bambini e adulti su un tema complicato come quello del global change.

62

www.bioecogeo.com consultato in data 10/10/2011. 126


L'importanza dell'argomento è testimoniata dalla notorietà dei personaggi che per primi ne hanno colto il valore e che per primi hanno "reagito"; si parla, per esempio, di Wangari Maathai63, premio Nobel per la pace recentemente scomparsa. La militante keniana seminò dignità e rispetto in Africa centrale ricordando alle popolazioni quanta ricchezza può creare un gesto semplicissimo: piantare alberi e poi ancora alberi. Tra le varie iniziative a cui partecipò, la più famosa è stata la creazione del "Green Belt Movement", per sensibilizzare il mondo sul tema del disboscamento. Il movimento ha piantato oltre 40 milioni di alberi in Kenya. Proprio a Wangari Maathai si ispirò il bambino tedesco, Felix Finkbeiner, che all’età di nove anni aveva scommesso di piantare un milione di alberi in Germania dopo aver ascoltato una lezione a scuola sulla fotosintesi clorofilliana e sul disboscamento planetario. Felix non solo è riuscito a piantare più di un milione di alberi, ma ha creato un’associazione "Plant for The Planet" 64, presente in oltre 70 nazioni che ha come slogan "Stop talking, start planting" e come obiettivo principale piantare quanti più alberi possibili per ridurre la concentrazione di CO 2.

63 64

www.wikipedia.org, consultato in data 29/09/2011. ecoinchiesta.wordpress.com, consultato in data 30/09/2011. 127


37. Felix Finkbeiner e Wangari Maathai in una campagna pubblicitaria che promuove l'associazione e 65

alcuni dei 100.000 bambini coinvolti nell'iniziativa . 38. Vedi fig. 37.

A parte questi meritevoli casi esistono alcune iniziative popolari, che, pur rimanendo un po' nell'ombra, dimostrano come molti cittadini siano effettivamente attenti al tema ambientale; sono movimenti come per esempio "guerrilla gardening", che sta prendendo molto piede anche in Italia (es. Friarielli ribelli a Napoli, Zappata romana a Roma). Sempre nel nostro Paese, i progetti “Torino Città d’Acque” e “I Raggi Verdi” di Milano, sono basati su valide idee progettuali e le realizzazioni sinora fatte non sono da sottovalutare, sempre nell’ottica di una progettazione sostenibile e volta a fronteggiare le problematiche del global change66. Per contenere la CO2 immessa non occorrono quindi solo i grandi progetti e i grandi investimenti. Ci vuole l’impegno di tutti e la presa di responsabilità di ciascuno.

65 66

Immagini tratte da www.internetvogue.it, consultato in data 3/10/2011. FERRINI F. www.ilmonitodelgiardino.it consultato in data 3/10/2011. 128


4.1.2. L'importanza delle politiche gestionali E' fondamentale che qualunque iniziativa sia supportata tecnicamente e possieda una coerenza interna con le altre politiche gestionali e con gli obiettivi e le strategie di pianificazione urbana nel suo complesso. La mancanza di tale coerenza ha portato, nel 2010, Ferrini, Pejrone 67 e altri "addetti ai lavori", ad opporsi fermamente al progetto di Renzo Piano, nato da una provocatoria proposta del maestro Claudio Abbado: tornare a dirigere alla Scala in cambio della piantagione di alberi a Milano. Nonostante questo progetto abbia il merito di aver portato a parlare finalmente di verde urbano, risulta chiaro agli autori come esso non sia economicamente e tecnicamente sostenibile in una città come Milano. Sarebbe opportuno valutare scelte alternative che prevedano l’impianto di aree verdi nelle zone limitrofe con minimo impegno economico e con potenziali migliori risultati ambientali, grazie all’effetto “massa” ed alle maggiori aspettative di durata del ciclo vitale delle piante 5. Sfortunatamente, in Italia, le Amministrazioni locali e i soggetti pubblici più o meno direttamente legati alla voce “verde urbano”, vedono, le aree verdi come un costo, senza considerare, o considerando solo in parte, la loro funzione di fondamentale risorsa per la nostra vita grazie ai benefici, anche monetizzabili, da esse forniti 5. Nuove ed importanti novità in materia sono state introdotte dal disegno di legge “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani” licenziato recentemente 68 al termine di una seduta alla Camera dei Deputati. Il provvedimento è stato strutturato per attuare le prescrizioni previste dal protocollo di Kyoto e avviare politiche di riduzione delle emissioni e migliorare la qualità dell’aria. Il ddl introduce regole che puntano principalmente a ridurre l’emissione di CO2, assorbire il Pm10 e coinvolgere i cittadini sensibilizzandoli alla cultura dell’ambiente come bene comune per migliorare la qualità della vita nelle città. Nel particolare, l'articolo 1 istituisce al 21 novembre di ogni anno la "Giornata nazionale dell'albero 69". Si tratta di una festa di antiche origini70, delegata nel tempo

67

PEJRONE P., Non piantate alberi in città, pubblicato su www.lastampa.it in data 23/04/2010. www.minambiente.it; 30/09/2011. 69 In allegato il testo del disegno di legge, tratto dal sito del Ministero dell'ambiente www.minambiente.it. 129 68


alle Regioni, e che solo oggi potrebbe tornare ad avere una valenza a livello nazionale. I Comuni avranno inoltre l’obbligo (articolo 3) di piantare un albero per ogni neonato registrato anagraficamente e dovranno farlo entro tre mesi a partire dalla nascita del bambino, così come previsto dalla L. 113/92. Il ddl è molto preciso e rigido: le amministrazioni dovranno comunicare ai genitori del neonato il luogo esatto dove l’albero è stato messo a dimora. Il disegno di legge prevede poi l’apporto del privato che voglia concorrere al miglioramento ambientale: alle opere che immettono più verde nei centri abitati, e che abbiano anche una funzione di abbattimento dell’inquinamento atmosferico e acustico, spetta infatti una detrazione dall’imposta lorda pari al 55% a carico del contribuente, fino ad un massimo di 10.000 euro. Per sostenere queste operazioni il Fondo riceverà 15 milioni di euro per il triennio 2011-2013, ma i comuni interessati potranno anche usufruire di sponsorizzazioni, e inserire il logo dello sponsor nella documentazione ufficiale di comunicazione. Tuttavia, lo sfruttamento delle aree verdi pubbliche da parte dello sponsor ai fini commerciali o pubblicitari deve avvenire in modo da non compromettere la normale fruizione da parte del pubblico. Si tratterà ora di vedere come il testo uscito dalla Camera sarà approvato dal Senato, che voterà in terza lettura il disegno di legge71.

70

I romani precorsero l'odierna festa degli alberi, chiamata da loro: "Festa Lucaria". In epoca moderna, invece, l'"Arbor day" fu istituito per la prima volta nello Stato del Nebraska per creare una coscienza ecologica nella popolazione e per accrescere, così, anche il patrimonio forestale del paese. In Italia la prima "Festa dell'albero" fu celebrata nel 1898 per iniziativa dallo statista Guido Baccelli, quando ricopriva la carica di Ministro della Pubblica Istruzione. 71 www.ecoincitta.it consultato in data 17/08/2011. 130


4.2. Metodo sTREEt

"Inserire gli alberi in città vuol dire la presenza di tutto questo nella vita di ciascuno di noi: percepire attraverso gli alberi il trascorrere del tempo e delle stagioni; vedere non solo i colori della città costruita che sbiadiscono nel sole e i muri della città costruita che si consumano nel tempo, ma anche colori che si rinnovano e si trasformano instancabilmente e organismi che il tempo non consuma e continua invece a far crescere e sviluppare" (F.Stagi, in: C. Leonardi, 1982).

4.2.1. Le aree di risulta nel Quartiere 4

Nel corso dei sopralluoghi effettuati nel quartiere 4 di Firenze, si sono rilevati alcuni spazi critici, corrispondenti alla definizione di "vuoti urbani". Questi spazi sono di diversa natura e si sono quindi catalogati con diversi appellativi. Troviamo: 

parcheggi privi di arredo urbano;

piazze prive di arredo urbano;

spazi di risulta tra strade ed edifici;

rotatorie mal gestite;

spartitraffico non progettati.

Tutte le zone comprese in queste categorie sono, di fatto, caratterizzate dall'asfalto, materiale dominante nelle nostre città. Questa supremazia su altri materiali e sull'arredo urbano è dovuta principalmente al fatto che di molte di queste aree non esiste un progetto, rimangono senza destinazione d'uso, e quindi, inevitabilmente, finiscono per essere pavimentate e successivamente occupate con automobili o campane della raccolta dei rifiuti. A questo proposito riportiamo un "abaco" che elenca 50 aree del quartiere 4 da noi censite (allegato n. 4 fondo tesi ), con lo scopo di spronare sia l'amministrazione pubblica, sia il cittadino, a pretendere la loro riqualifica. 131


Basta un albero per migliorare gli angoli cittadini. Questa lista dimostrerà quante siano le piazzette, parcheggi, slarghi, spartitraffico caratterizzati dalla preponderante presenza del cemento, che possono però essere abbelliti e resi più vivibili dalla presenza di alberi. Questi, come ampiamente dimostrato, non hanno solo valore estetico - paesaggistico, ma soprattutto ambientale; gli alberi non sono solo piacevoli da vedere, ma anche necessari all'uomo. Ecco perché bisogna aumentare la loro presenza ovunque, anche all'interno delle città, approfittando di ogni angolo vuoto, squallido, trascurato.

132


4.2.2. Il progetto Il progetto si chiama "sTREEt", proprio per sottolineare la presenza dell'albero (tree) dentro la strada (street). STREEt mira ad interventi limitati, non si occupa dei grandi parchi o giardini storici, ma di piccoli spazi, quelli meno noti, ma non meno importanti. Questi, contribuiranno in maniera determinante al miglioramento della qualità del verde urbano e quindi, della vita cittadina. Si tratterà dell'introduzione di un albero, una coppia, o piccoli gruppi, inseriti in varie aree sparse nel quartiere, a seconda dello spazio disponibile, della necessità di ombreggiamento, della presenza di parcheggi, di limiti d'impianto. E' un'effettiva disseminazione di alberi, tanti piccoli interventi, collegati tra loro dalla necessità di riqualificare spazi al momento trascurati. In questa sede ci occuperemo di aree interne al quartiere Isolotto, consapevoli però di come il concetto di "albero in strada" abbia le potenzialità per essere esteso in tutto il comune fiorentino e oltre. I vuoti urbani, le aree di risulta, sono infatti diffuse in molte città, e un progetto come sTREEt, potrebbe caratterizzarle tutte, attuando un vero e proprio programma di forestazione urbana. STREEt è anche l'occasione per i cittadini di cogliere la dinamicità della natura, vedere il mutare delle stagioni percorrendo le strade di tutti i giorni. La vita delirante della città ci aliena spesso in una dimensione diversa da quella naturale, dove la supremazia del cemento rispetto a qualunque altro materiale, ci rende indifferenti nei confronti del tempo che passa e dell'ambiente. L'inserimento di alberi negli angoli del quartiere vuole quindi essere un'opportunità per "rallentare", per guardare qualcosa di gradito all'occhio: una bella chioma verde, dei fiori, una macchia di colore.

Per facilitare la riuscita di questo progetto si sono sviluppate 6 soluzioni standard (moduli A-B-C-D-E-F) da poter ripetere a seconda delle caratteristiche del sito.

133


Ognuno di questi moduli è studiato nel particolare, scegliendo le specie più adatte, l'associazione tra specie, le tecniche d'impianto, l'irrigazione, il sistema di drenaggio, le protezioni, i sostegni, l'area pavimentata ai piedi dell'albero, ecc. Non si può negare, infatti, che la progettazione di ogni singolo spazio, ciascuno con le sue caratteristiche e peculiarità, possa risultare un'operazi one lunga e di difficile realizzazione se condotta singolarmente e senza delle "linee giuda". Per evitare che sTREEt rimanga solo un' idea, senza possibilità di reale applicazione per le complicazioni che subentrano nella progettazione, si mettono a dispos izione delle basi per la progettazione perché la pianificazione venga facilitata e velocizzata. Il progettista potrà consultare un elenco di caratteri tecnici associabili al suo caso e, a seconda dell'esito, sarà indirizzato all'uso di un modulo d'impianto già definito in ogni suo dettaglio. Si salteranno quindi le lunghe e travagliate fasi di scelta delle specie e delle tecniche d'impianto e verrà inoltre garantita una certa omogeneità di interventi sul territorio. Occorre però sottolineare come questo metodo voglia essere solo uno sprono, un'idea di base da cui partire, in quanto risulta chiaro che prendere in considerazione tutti i casi, tutti i parametri, tutte le variabili non fosse possibile. Si ricorda infatti che progettare con il materiale vegetale è molto complicato e non vogliamo semplificare l'argomento proponendo dei modelli rigidi a cui attenersi necessariamente nella progettazione. Ogni luogo, con le sue caratteristiche dimensionali, urbanistiche e morfologiche estremamente diversificate, dovrà essere analizzato ben oltre i parametri tenuti in considerazione da sTREEt. Questo per non limitare la personalità del progettista, ma soprattutto per l'impossibilità di un metodo, per quanto dettagliato, di tenere conto di ogni elemento che contraddistingue uno spazio. STREEt quindi offre l'occasione per soffermarsi a riflettere su come aumentare il numero di alberi, approfittando degli spazi indecisi, sia meno complicato di quello che può sembrare. Aiuta nella scelta della specie, delle tecniche di impianto ecc., garantendo successo con costi contenuti.

In questa sede si sviluppa, come applicazione pratica del sistema sTREEt, fino al dettaglio tecnico ed economico, la riqualifica dell'area di Via Cecioni. 134


4.2.3. Descrizione dei moduli 

Modulo A. Gruppo di 3 alberi di 2° grandezza (Carpinus betulus) sistemati in un'aiuola rialzata. Questa scelta si farà in caso di spazio esteso tra incroci e distanti dagli edifici, in modo da riempire l'area vuota e allo stesso tempo regolare la viabilità (ad esempio con una rotatoria). A livello del colletto si prevede l'impianto di Ligustrum vulgare L. o di erbacee annuali.

Modulo B. Lunga aiuola rialzata contenente 3 alberi di 1° grandezza (Celtis australis e Platanus). Adatto ad aree spaziose in cui l'albero dovrà convivere con l'automobile, fornire ombreggiamento e riparo. Verrà scelto quindi per quelle aree di parcheggio che al momento non possiedono un patrimonio arboreo. Alla base degli alberi: Cotoneaster L., Lonicera nitida L. Vinca minor L.

Modulo C. Albero di 3° grandezza (Parrotia persica) in un'aiuola rialzata. Utile nel caso di piccole rotatorie in cui deve essere garantita la visibilità sotto alla chioma ai guidatori.

 Modulo D. Gruppo di 3 alberi di 3° grandezza (Malus floribunda ‘Professor Sprenger’), posti con un sesto d'impianto regolare, in un'aiuola unica e rettangolare. Utilizzabile in piccoli parcheggi, non necessariamente a una grande distanza dagli edifici, dove è gradito un bell'effetto estetico oltre che funzionale. A livello del colletto si prevede di impiantare Cotoneaster L. 

Modulo E. Un unico albero di piccole dimensioni (Amelanchier lamarckii S.) posto a livello della sede stradale o del marciapiede. Questa soluzione è consigliabile quando ci troviamo in condizioni di un marciapiede spazioso o di una piccola piazza. In questo caso una griglia metallica proteggerà il tornello dal calpestio. 135


Modulo F. Aiuola rialzata con un albero di 3° grandezza (Corylus colurna o Pyrus calleryana a seconda dell’effetto che si intende dare al luogo) adatto ai parcheggi. Verrà usato dove lo spazio è ridotto ma comunque sfruttabile. Può essere inserito tra uno stallo e un altro per migliorare le condizioni di un parcheggio lungo una strada. Viene scelto inoltre per tutti quegli angoli di risulta tra gli edifici, o tra incroci di strade. Alla base della pianta si prevede l'uso della pacciamatura.

136


4.2.4. La funzione del moduli

I moduli da noi elaborati propongono delle linee guida volte ad agevolare il compito a chi si occupa di progettare le aree indecise della città. L'impostazione iniziale del lavoro ha comportato delle difficoltà in quanto ogni situazione possiede le sue caratteristiche e problematiche precise. L'accidentalità della genesi di questi spazi, il fatto che non siano nati da un disegno, ma dall'assenza di un disegno, e in cui è molto difficile sovrapporre qualsiasi schema, rende l'operazione ancora più complicata. Come già detto, sono state rilevate 50 aree contraddistinte da due fattori comuni: degrado generalizzato e mancanza di verde. Il sistema è valido per tutti quegli spazi: 

degradati;

39. Via Siena. Foto di Martina Lucchi. 40. Via Signorelli. Foto di Martina Lucchi. 

piccole aree a ridosso di parcheggi;

41. Via Empoli. Foto di Martina Lucchi. 42. Via Bibbiena. Foto di Martina Lucchi.

137


aiuole mal gestite;

43. Via Martini. Foto di Martina Lucchi. 44. Via Pignoncino. Foto di Martina Lucchi. 

stecche di separazione tra carreggiata e parcheggio (Via Cecioni);

45. Via A. Cecioni. Foto di Martina Lucchi. 

piccole piazzette;

46. Via Pisana. Foto di Martina Lucchi. 47. Via Largo dei Querci. Foto di Martina Lucchi 

spazi inutilizzati che potrebbero diventare luogo di incontro per la comunità;

48. P.za dell’Isolotto. Foto di Martina Lucchi.

138


Chi si occuperà della riqualificazione di una delle aree citate, potrà tenere conto dei dettagli progettuali forniti nei moduli, decidere di ripeterli se lo spazio è sufficiente, e disporli a seconda delle conformazione del luogo. Il vantaggio deriva dal fatto che le informazioni fornite da sTREEt sono abbastanza dettagliate da poter essere messe in pratica rapidamente in un progetto concreto, permettendo la riuscita di molti progetti in tempi brevi e quindi funzionali al piano di alberare un quartiere, o un'intera città.

139


4.2.5. La partecipazione della cittadinanza Lo studio potrebbe includere, per facilitare l'individuazione e la catalogazione delle aree da parte dell'amministrazione pubblica, il coinvolgimento degli abitanti. Si prevede la possibilità di segnalazione, da parte dei cittadini stessi, di spot che necessitano, a loro parere, di una riqualifica tramite un inserimento arboreo. Ai giorni d'oggi quest'operazione è facilitata dal largo uso di internet e di social network come Facebook e Twitter, che permettono una diffusione rapida e mirata di un argomento. A questo proposito è utile segnalare un'esperienza simile, attiva a Mestre (Venezia):72 la Municipalità di Mestre Carpenedo ha avviato un progetto di partecipazione che consentirà a tutti i cittadini che possiedono una connessione internet di contribuire ad aggiungere un nuovo albero in città, inviando una semplice e-mail. La proposta, volta ad individuare aiuole vuote o aree stradali dove sia possibile piantare un albero, vedrà impegnato l’ufficio tecnico della Municipalità, in collaborazione con l’ufficio del verde pubblico, per verificare la fattibilità e la stagione appropriata per l’impianto. 39. Logo del progetto "aggiungi 1 albero con 1 click" del comune di Mestre (Ve).

72

www.comune.venezia.it consultato in data 01/10/2011 140


L'ente pubblico ha la responsabilità di coinvolgere i cittadini utilizzando la loro curiosità e l’interesse per l’ambiente naturale, per sensibilizzarli riguardo al significato e al valore del verde urbano, in modo che essi si facciano in prima persona garanti della sua conservazione. Significa fornire gli strumenti per leggere il verde urbano nei suoi termini di ecosistema naturale-artificiale, di metterne in luce la fragilità, di aiutare i cittadini a comprendere il proprio ruolo all’interno del sistema. E’ un’attività che può svilupparsi in vari modi: guide al verde urbano; itinerari didattici, segnaletica, centri di informazione e formazione ecc. Il problema dell'inconsapevolezza del pubblico sul tema era già noto anni fa; Ippolito Pizzetti la contestava già nel 1997, quando, in occasione di una conferenza intitolata "L'albero, alle radici della nostra cultura", diceva: “… voglio insistere su questo punto, che si arrivi presso il pubblico ad una cultura e ad una coscienza più evoluta non solo di come gli alberi vadano piantati e messi a dimora, ma dell’aspetto che deve avere il verde urbano per costituire un elemento estetico. Credo sarebbe quanto mai opportuno che si pubblicasse un libro che della vegetazione arborea cittadina illustrasse in modo molto eloquente il degrado: devo dire che non ritengo che potremo arrivare ad ottenere dei buoni risultati fino a che il cittadino italiano non avrà raggiunta una più evoluta coscienza di cosa é un albero. E la pubblicistica sull’argomento verde produce grossi piani e progetti ma evita, per quel che ho potuto vedere, di tener conto della paurosa distanza che corre tra la coscienza dei problemi che riguardano l’albero a livello scientifico e la profonda ignoranza che regna diffusa tra il pubblico. Sarà anche l’albero alle radici della nostra civiltà, anzi lo è stato certamente, ma se vorreste fare una passeggiata con me per certi quartiere della mia città (e si tratta di pecche vecchie, la presente amministrazione non ne ha colpa) quel che e certo è che nel vedere quei simulacri non ci se ne accorge più.”73 Molti non conoscono i benefici del verde all’interno delle nostre città, ma anche chi lo ignora, indirettamente, ne percepisce i benefici. Anche per questo motivo le Amministrazioni pubbliche devono impegnarsi a sensibilizzare i cittadini verso l’argomento, in modo tale che anche coloro che non ne sono a conoscenza possano 73

Ippolito pizzetti www.comune.merano.bz.it/giardinerie/congresso/atti/lalbero4.htm consultato in data 10/11/2011 141


avvicinarsi a questo tema. Partecipare alle attività proposte dagli enti per costruire una città più vivibile e salubre, può essere un modo per sentirla più nostra, un bene comune da salvaguardare. La diffusione del verde in città è raccomandata da Agenda 2174 e dalla Carta di Aalborg 75 ed è riconosciuta come elemento strategico per migliorare la qualità della vita e promuovere modelli culturali di sostenibilità.

74

Comune di Aosta. “Agenda 21”. Summit delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo, Rio de Janeiro nel 1992. agenda21.comune.aosta.it/cos_e_agenda21/agenda21.asp 75

La Carta delle Città Europee per uno sviluppo durevole e sostenibile (nota anche come Carta di Aalborg) è un documento firmato da 80 Amministrazioni Locali europee e da 253 rappresentanti di organizzazioni internazionali, governi nazionali, istituti scientifici, consulenti e singoli cittadini. Si sviluppa essenzialmente in tre parti che definiscono: la cosiddetta Dichiarazione di principio: Le città europee per un modello urbano sostenibile, la Campagna delle città europee sostenibili. l'impegno nel processo d'attuazione dell'Agenda 21 a livello locale: i piani locali d'azione per un modello urbano sostenibile. 142


4.2.6. La procedura di applicazione di sTREEt Sono innumerevoli gli aspetti che vanno presi in considerazione una volta che si affronta questo tema. Bisogna in primo luogo essere consapevoli della difficoltà di progettare gli angoli di città in maniera omogenea o standardizzata (proprio perché così diversi l'uno dall'altro). La prima operazione da fare per applicare sTREEt all'angolo scelto è quella di valutare lo spazio disponibile, sia aereo che a terra, la necessità di fornire dei parcheggi o meno, l'esposizione dell'area e la possibilità di mantenere una distanza minima dalla careggiata. Un problema da non sottovalutare é l'assenza di un'attendibile e rintracciabile mappatura dei sottoservizi delle città italiane. Questo rende ogni intervento una possibile causa di guasti a tubazioni e quindi costi e disagi ulteriori. A seconda poi delle peculiarità del sito, va valutato come gli altri parametri possano essere compatibili con la scelta di progetto. Una volta analizzati gli aspetti generali dell'area quindi, a seconda dei dati emersi, si verrà indirizzati alla corretta tipologia (modulo A,B,C,D,E o F).

Dimension e spazio

Spazio aereo

Distanza Presenza dalla marciapiede carreggiata

≥ 100 m2

≥ 8-10 m

≥1m

-

-

no

A

≥ 60 m2

> 20 m

≥1m

-

-

si

B

≤ 50 m2

≥4m

-

-

necessaria

no

C

4,5m<x< 20m

≥4m

≥1m

-

-

si

D

≥ 4 m2

≥4m

≥1m

Sì, spazioso

-

no

E

≥ 4 m2

≥4m

≥1m

-

si

F

-

Tabella 16. Condizioni iniziali del sito.

143

Visibilità

Parcheggi Scelta o modulo


Dopo aver individuato il modulo, si seguono i parametri definiti nella progettazione guidata. Al progettista non rimarrà che disegnare l’area utilizzando i moduli assegnati. Questa fase dovrà tener conto di fattori come l’esposizione solare e la presenza di sottoservizi, elementi che vanno verificati in loco e che possono influenzare notevolmente il posizionamento dei moduli nello spazio. Si è reso necessario individuare dei parametri da applicare a tutti gli interventi, a prescindere dal modulo scelto. Questi sono: 

Preventiva analisi del terreno;

Quando si è in presenza di uno spazio ampio , associare preferibilmente più moduli differenti es. A + B;

Scegliere alberi in zolla provenienti da vivai le cui credenziali siano conosciute e che offrano le necessarie garanzie per le forniture del materiale vegetale;

Lasciare 2 m di raggio intorno alla zolla libero da sottoservizi.

Queste procedure sono quindi quelle che andranno seguite in ogni caso, mentre, per l'assegnazione del modulo andranno valutate le caratteristiche specifiche del sito. Una volta stabilito quale modulo sia quello più adatto allo spazio, si potrà procedere con l'impianto di queste specie arboree ed arbustive, attraverso una serie di interventi di enorme importanza.

144


4.3. Le sequenze di intervento

Come per qualsiasi processo di edificazione anche la realizzazione di aree verdi impone il rispetto di specifiche sequenze di lavorazione. Essendo per natura costituito da materiali vivi, il verde segue inoltre un naturale processo di cambiamento e di evoluzione che, nei progetti di realizzazione del costruito, occupa una posizione irrilevante. E' necessario pianificare lo sviluppo e le varie sequenze di intervento tenendo conto sia della necessità di un periodo intensivo di manutenzione immediatamente successivo all'impianto, sia calibrando la scelta dei materiali vegetali, non solo nell'attenzione della loro idoneità rispetto alle condizioni ambientali del luogo, ma anche in relazione alle risorse disponibili per la loro cura e manutenzione a medio lungo termine 76. Nell'organizzazione del cantiere è comunque raccomandabile seguire una sequenzialità di intervento che vede per prime le lavorazioni del suolo, seguite da impianti a rete, posa di pavimentazioni/griglie e per finire, impianto di specie arboree ed arbustive.

76

TOCCOLINI A. Verde urbano, Maggioli Editore, Rimini, 2006 145


4.3.1.La lavorazione del suolo Da una corretta lavorazione del suolo dipendono aspetti fondamentali per il successivo sviluppo della vegetazione come la fertilitĂ del terreno, la corretta composizione dei substrati rispetto alle esigenze delle specie impiantate e l'assenza di ristagni d'acqua o carenze idriche. Le modalitĂ con cui si procede alla lavorazione del suolo sono: -sgombero dell'area; -protezione del terreno di coltura (il primo strato di suolo, ricco di sostanza organica); -lavorazione del terreno evitando il rimescolamento degli strati funzionali definitivi; -concimazione, ammendanti e correzioni del suolo.

146


4.3.2. Il drenaggio La capacità di superfici a verde o delle piante di assorbire acqua piovana, di trattenerla e di rallentarne il deflusso, non è utile solo al controllo dei fenomeni di ruscellamento ed al contenimento dell'erosione del suolo, ma anche per protrarre nel tempo l'evaporazione, garantendo un giusto livello di idratazione del terreno. Penetrando gradualmente nel suolo, l'acqua è inoltre in grado di arricchire le falde acquifere e di contribuire al bilancio idrico su vasta scala. In aree urbane ampiamente pavimentate la capacità di ritenzione della pioggia da parte del suolo è pari allo 0-10 % contro il 90-100% di una foresta. Risulta quindi importante l'esecuzione di uno strato drenante sotto lo strato vegetale e la messa in pratica di tecniche di drenaggio solo se il terreno è a bassa permeabilità: limoso, argilloso o roccioso. Il drenaggio assicura: -il più regolare svolgimento dei processi biologici delle piante, -l'eliminazione dell'umidità in eccesso nei terreni, -il miglioramento dello strato di aerazione del terreno, -la migliore distribuzione degli elementi nutritivi disponibili, -un più elevato volume di terreno disponibile per l'apparato radicale, la cui maggior estensione mette le piante in condizione di sfruttare in modo ottimale le risorse idriche del terreno, -una maggior predisposizione del terreno a riscaldarsi in primavera. I drenaggi si distinguono in due tipologie fondamentali: -drenaggio superficiale (per manti erbosi soggetti a calpestio); -drenaggio in profondità (scavo di condotti di scolo che convoglino l'acqua in una rete di drenaggio sotterranea).

147


4.3.3.L'irrigazione L'irrigazione è fondamentale in ambiente urbano, specialmente nei primi anni dopo il trapianto, a causa dell'elevata perdita di radici che di solito accompagna tale operazione 77. Un uso razionale dell'acqua irrigua, anche in ottica del cambio climatico, prevede metodi di irrigazione efficienti (a goccia), riutilizzo dell'acqua e la scelta di specie o varietà tolleranti l'ambiente urbano. Nel caso di interventi di una certa ampiezza è possibile contenere il consumo di acqua tramite la realizzazione di bacini di raccolta delle acque piovane, che, peraltro si rende comunque necessaria nei casi di bassa portata della rete idrica comunale. In situazioni più circoscritte dove, a causa della scarsa disponibilità di spazi, la realizzazione di bacini non fosse possibile, è raccomandabile definire sistemi di immagazzinamento tramite cisterne delle acque piovane provenienti da superfici pavimentate o dalle coperture di eventuali edifici di pertinenza. La durata e la frequenza delle somministrazioni d'acqua vanno calibrate in base alle caratteristiche ambientali del luogo e vengono di norma gestite automaticamente tramite sensori a pioggia. Le reti di irrigazione più diffuse ed indicate per il verde urbano sono i sistemi automatici di somministrazione di acqua. I cicli irrigui vengono gestiti da un programmatore elettronico che collega l'afflusso della cisterna/bacino di immagazzinamento di acqua piovana o della rete idrica comunale. Prima di procedere alla progettazione dell'impianto sarà necessario verificare che la portata e la pressione siano sufficienti. Le tipologie di irrigatori più comunemente usate per il verde urbano sono: -Irrigazione a pioggia; caratterizzata da un getto di gocce d'acqua tale da coprire, entro un dato settore di ampiezza regolabile, la superficie da irrigare; -Irrigazione sotterranea; somministrazione puntuale di acqua nel sottosuolo, direttamente alle radici della pianta. Questo avviene attraverso un sistema a rete che comprende: valvole, condotte e vari tipi di microsprayer e/o gocciolatoi. L'obiettivo è quello di minimizzare l'utilizzo dell'acqua. L'irrigazione a goccia 77

FERRINI F. 148


superficiale o SDI (Surface Drip Irrigation) utilizza, per distribuire l'acqua nella superficie di terreno accanto alle piante, delle ali gocciolanti, tubi nei quali sono inseriti microspray o gocciolatoi, che possono essere rigide nel caso debbano durare più anni e pertanto destinate alle colture arboree, o flosce più comuni per le colture annuali. Un sistema molto avanzato d'irrigazione a goccia, ancora poco diffuso in Italia, prevede l'interramento delle ali gocciolanti in modo che i gocciolatoi si possano trovare a diretto contatto con l'apparato radicale e nello stesso tempo evitare l'intralcio dei tubi, che altrimenti sarebbero posti superficialmente, alle operazioni colturali. I sistemi di irrigazione a goccia possono essere azionati manualmente oppure da sistemi automatici che implicano un dosatore con valvole a controllo elettronico o idraulico. -Irrigazione ad allagamento; non viene emesso uno spruzzo, ma, tramite dei blubber un apporto controllato di acqua fino a saturare l'area interessata; -Irrigazione ad anello; circuito anulare di irrigazione composto da un tubo in PVC, interrato al momento dell'impianto alla base dell'albero ed immediatamente sovrastante l'apparato radicale; -Tubazioni. L'irrigazione a goccia è preferibile per i seguenti motivi: -riduce i consumi energetici (non richiede pompaggio); -è estremamente localizzata (riduce lo sviluppo di piante infestanti); -permette la fertirrigazione; -ha meno possibilità di essere soggetta a vandalismo; -permette un facile adattamento a porzioni di verde piccole o di forma irregolare.

149


4.3.4. Le modalità di impianto 

Epoca d'impianto:

per le piante a radice nuda l'impianto potrà essere fatto solo in periodo di riposo vegetativo; le sempreverdi nel primo autunno o nella tarda primavera. Per le piante in zolla l'impianto potrà essere effettuato durante tutto l'anno, evitando periodi siccitosi, di gelo e di schiusura delle gemme. 

Scavo della buca

Le buche dovranno essere di dimensioni pari ad almeno 2 volte quelle del pane di terra (piante in zolla) o dell'apparato radicale (piante a radice nuda). Durante lo scavo, la terra di coltura deve essere tenuta separata dagli strati sottostanti e inserita all'atto dell'impianto in corrispondenza delle radici. Il terreno di impianto dovrà essere idoneo ad ospitare le specie prescelte; in caso contrario, come avviene in ambiente urbano, occorre apportare le opportune correzioni o ammendanti. Sul fondo della buca verrà collocata una certa quantità di torba o terricci per mettere a disposizione delle radici terreno morbido in questa loro prima delicata fase di sviluppo. 

Messa a dimora

Le piante andranno collocate a dimora in modo che, le radici e il colletto, ad avvenuto assestamento del terreno, si trovino alla stes sa profondità in cui si trovavano in vivaio. Esse non vanno interrate oltre il livello del colletto, nè dovranno presentare radici allo scoperto. Nel caso di piante in zolla, l'involucro protettivo dovrà essere rimosso all'atto della messa a dimora. Lo strato superficiale del terreno va sagomato realizzando un'apposita conca al piede della pianta in modo da favorire la raccolta dell'acqua. 

Ancoraggio ed altre lavorazioni

Le piante poste a dimora dovranno essere ancorate con idonei tutori, scelti caso per caso, tenendo conto della direzione dei venti dominanti. Nel caso di piante in zolla, quest'ultima non dovrà essere trapassata dal tutore, che andrà quindi posto obliquamente o esternamente alla buca. Molto indicato nei terreni profondi anche l'impiego di ancoraggi a tutori sotterranei, sistema che 150


asseconda la naturale flessione del tronco stimolandone l'irrobustimento e mantenendo salda la zolla e la posizione. La legatura della pianta al tutore deve essere effettuata tramite apposite cinture e nastri o con corde di canapa, interponendo tra tutore e pianta un cuscinetto elastico antifrizione. 

Protezioni

Per proteggere le piante dall'urto delle automobili si consiglia la realizzazione di cordoli di separazione tra l'aiuola o il tornello dalla carreggiata alti almeno 20 cm. In alternativa o in integrazione possono essere realizzate specifiche protezioni o recinzioni attorno al fusto o al tornello. 

Realizzazione dei tornelli

Il tornello è lo spazio libero o coperto con pavimentazione permeabile lasciato al piede della pianta quale area a sua disposizione. Molto spesso il terreno sottostante è sottoposto a calpestio con conseguente costipamento e danni all'apparato radicale. La protezione in questo caso può essere fatta: -escludendo il transito nei tornelli mediante recinzione o mediante l'impianto di tappezzanti, arbusti bassi ed erbe perenni; questa operazione può, tuttavia, portare a condizioni di concorrenza idrica a favore degli alberi nei periodi siccitosi; -consentendo il transito pedonale e ciclabile, proteggendo il tornello con apposite griglie metalliche rimovibili, o con pavimentazione permeabile. Gli elementi di pavimentazione devono poggiare al terreno in modo puntiforme per consentire i movimenti dovuti all'accrescimento radicale.

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4.3.5. La manutenzione Risulta molto difficile individuare in modo dettagliato criteri di manutenzione che siano validi per la generalità dei casi; è piuttosto opportuno pianificare gli interventi sulla base delle situazioni specifiche tenendo conto delle caratteristiche ambientali del sito e delle caratteristiche delle specie impiantate. Per quanto riguarda gli alberi gli interventi principali sono costituiti da: -potatura; -irrigazione; -concimazione; -zappature per la difesa dalla vegetazione infestante e la corretta aerazione; -spollonature; -risarcimenti; -difesa fitosanitaria. La potatura rappresenta l'operazione principale di manutenzione delle specie arboree e arbustive e pratica indispensabile nei contesti urbani. Una corretta potatura permette lo sviluppo armonico della massa vegetale in relazione al contesto che la ospita e allo spazio disponibile, rimedia a danni subiti in seguito ad eventi atmosferici, riduce il pericolo di caduta di materiali e schianti. Come già accennato, la piantagione di alberi eseguita rispettano i valori minimi di distanza tra le piante stesse e dai manufatti (edifici, muri, strade) consente di ridurre i costi delle potature di contenimento. La distanza delle alberature rispetto agli edifici deve tener conto del prevedibile sviluppo della chioma e delle radici, in modo da non arrecare danni alle strutture. E' inoltre consigliabile mantenere l'asse delle alberature ad una distanza di almeno 1.5 m dal ciglio del marciapiede per le piante di grande dimensione e almeno 1 m per tutte le altre 78. La distanza tra pianta e pianta è da stabilirsi in relazione alla specie e alla capacità di sviluppo generale delle stesse. Per ciò che riguarda la rete stradale non vanno ignorate le norme e le distanze previste dal codice della strada (in particolare gli articoli 16, 17, 18, 29 relativi a fasce di rispetto e piantagioni) e dal relativo regolamento di esecuzione. 78

TACCOLINI A. Piano e progetto di area verde, Maggioli editore, Rimin i, 2005. 152


Nei centri abitati le piantagioni lungo le strade dovranno essere realizzate in conformitĂ agli strumenti urbanistici e ai piani del traffico, in modo da non compromettere il campo visivo necessario per la sicurezza della circolazione.

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4.3.6. Il piano di gestione Per piano di gestione si intende la programmazione in un quadro a breve, medio e lungo termine degli interventi di progettazione e manutenzione, allo scopo di conoscere e dedurre i modi e criteri di intervento ed evitare scompensi dell'impiego dei mezzi e nel risultante effetto estetico. Troppi fattori impediscono di affermare semplicemente che la progettazione e la manutenzione del verde devono essere condotte in un modo o nell'altro. Si possono dare criteri generali per ottenere un risultato nella maniera piĂš funzionale e meno onerosa, ma i criteri specifici devono comunque passare al vaglio del piano di gestione. Due sono gli aspetti che formano e collegano strettamente progettazione e gestione del verde: -l'aspetto urbanistico - ambientale, da cui discende la progettazione; -l'aspetto della manutenzione che, pur con le sue esigenze di dinamicitĂ , rimane sempre prettamente operativo.

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4.4. Applicazione pratica di sTREEt in Via Cecioni (Firenze)

4.4.1. Inquadramento Via Adriano Cecioni si trova nella zona nord del Quartiere 4, è laterale di viale Talenti e parallela di via Canova. E’ una via in parte a doppio senso ma, nello specifico, il tratto di progetto risulta a senso unico. L’area in esame presenta una forma trapezoidale e ha una superficie di circa 900 m2. Si tratta di un allargamento della sede stradale principale con funzione di parcheggio e priva di arredo urbano di alcun tipo. Risulta inserito in un sistema di corti residenziali e la sua disposizione ha deviato il flusso pedonale su un marciapiede lungo gli edifici, lasciando inutilizzato quello che prima era il marciapiede lineare lungo la sede stradale. Questo, rimane di fatto inutilizzato e funge perlopiù da spartitraffico. L’area presenta molti servizi: ferramenta, tabaccheria, bar, macelleria, merceria, parrucchiere, fornaio e negozi di abbigliamento. Ciò la rende molto frequentata e di forte potenzialità sociale. Attualmente, risulta molto trafficata e carente in parcheggi ed aree di sosta, e di conseguenza ricca di auto parcheggiate fuori dagli stalli.

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49. Via A. Cecioni. Foto aerea da google maps.

50. Via A. Cecioni. Planimetria dello stato di fatto. Documento estratto dalle tavole di progetto.

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La planimetria dello stato di fatto della zona mostra come lo spazio non sia risultato di una progettazione ragionata. Gli stalli effettivamente segnati a terra risultano non sufficienti a soddisfare la richiesta di posti da parte degli automobilisti che frequentano l'area. Il marciapiede centrale non è funzionale alla viabilità pedonale e contribuisce ad aumentare la quantità di pavimentazione non permeabile. Inoltre, la quasi totale mancanza di ombreggiamento del parcheggio lo rende poco sostenibile dal punto di vista ambientale (è risaputo che ombreggiare le macchine riduce l’emissione di VOC dai veicoli). Dal punto di vista estetico poi, lo spazio, per la maggior parte della giornata costituito da un agglomerato di auto parcheggiate disordinatamente, non può che essere poco gradevole.

51. Via A. Cecioni. Da Google street view.

52. Via A. Cecioni. Da google street view.

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53. Via A. Cecioni. Foto di Martina Lucchi. 54. Via A. Cecioni. Foto di Martina Lucchi.

55. Via A. Cecioni. Foto di Martina Lucchi. 56. Via A. Cecioni. Foto di Martina Lucchi.

La situazione di via Cecioni ha molte potenzialità di recupero. La sua riqualificazione potrebbe essere attuata seguendo molte soluzioni, più o meno economiche. La conformazione dello spazio infatti, potrebbe far pensare a un progetto che comporti un cambiamento del sistema dei parcheggi a favore di una riqualificazione a media-grande scala che sviluppi la vita del quartiere creando una piazza lì dove adesso insistono solo auto. Questo tipo di intervento però, oltre a risultare molto costoso per il Comune, comporterebbe un cambiamento delle abitudini dei cittadini e probabilmente qualche resistenza alla riduzione del numero di parcheggi che risulta già attualmente insufficiente. Un progetto di riqualificazione tramite il sistema sTREEt invece, produrrebbe un beneficio effettivo e immediato dal punto di vista ambientale e psico-fisico degli abitanti, rimanendo di facile attuazione sia in fase progettuale che in fase di

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impianto. I costi inoltre sarebbero ridotti e l'intervento diventerebbe un'occasione per sensibilizzare i cittadini sulla necessità di piantare alberi in città. In questa sede ci occuperemo quindi di valorizzare questo tratto di via attraverso un intervento puntuale; l'inserimento di alberi seguendo le linee guida dettate dai moduli di sTREEt, volendo dimostrare come questo procedimento sia il più adatto in situazioni come questa, in cui lo spazio è ridotto ma la sua potenzialità grande. STREEt richiede poco sforzo alle Amministrazioni, permettendo loro di avere già dei moduli pre-studiati da scegliere e da applicare a seconda dello spazio disponibile.

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4.4.2. Sviluppo del progetto Si procede con l'analisi dello spazio e il suo rilievo. Una volta presi questi accorgimenti si considerano i caratteri richiesti da sTREEt e si cercano le corrispondenze con il caso studio.

Tabella 17. Parametri e vincoli di applicazione dei moduli.

I moduli assegnati per questo caso sono tre D e due E. Vale a dire, tre filari di 3 alberi di terza grandezza (Malus floribunda 'Professor Sprenger') e due alberi singoli da inserire in due punti spaziosi del marciapiede (Amelanchier lamarckii S.). L'introduzione di 3 moduli D, quindi 9 Malus permette di sfruttare uno spazio mal organizzato e, attraverso l'impiego di un unica aiuola lunga 35 metri, agevolare l'attecchimento delle piante, ridurre i costi di impianto e quelli di manutenzione. Il posizionamento dei moduli nell’area permette di ripensare alla zona di parcheggio, collocando l’aiuola centrale alberata a ridosso della carreggiata in modo da non permettere la sosta alle auto dal lato della circolazione viaria, e allargando lo spazio all’interno della parcheggio, conservando il numero di stalli imposti dagli standard urbanistici previsti in quella zona. L’intervento non vuole alterare in maniera sostanziale il disegno dell’area, ma migliorarne la circolazione e la vivibilità generale attraverso un progetto sostenibile e facilmente realizzabile dall’Amministrazione locale.

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Modulo D:

58. Esempio di impianto del modulo D. Estratto dal materiale di progetto. 59. Caratteristiche botaniche della specie utilizzata nel modulo D.

Malus floribunda ‘Professor Sprenger’ Melo giapponese da fiore (famiglia delle Rosaceae): arbusto a portamento compatto ed espanso, oppure piccolo albero. I fiori sono a coppa aperta, di colore rosa pallido, compaiono sui rami da marzo a giugno. I frutti sono piccole bacche di forma globosa, di colore rosso. Le foglie sono caduche, ellittiche, dentellate, di colore verde. L'altezza può raggiungere dai 4 ai 10 m. Cresce in tutti i tipi di terreno, tranne quelli soggetti a ristagno idrico. Ha un aspetto eccezionale quando è in piena fioritura ornando l'area in cui viene coltivato per tutto il periodo primaverile. Viene anche apprezzato per i suoi rami arcuati e la sua lunga stagione di interesse. Questa pianta è stata premiata dalla Royal Horticultural Society in virtù della sua eccezionale qualità ed affidabilità79.

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http://it.wikipedia.org consultato in data 30/10/2011. 161


Modulo E:

60. Esempio di impianto del modulo E. Estratto dal materiale di progetto. 61. Caratteristiche botaniche della specie utilizzata nel modulo E.

Amelanchier lamarckii S. (famiglia delle Rosaceae) Di forma sferica, molto ramificato. Le foglie sono alterne con lamina di forma da ovato-allungata a ovato-tondeggiante. La pagina fogliare superiore è verde opaca, glabra; quella inferiore presenta una peluria giallastra, in seguito glabrescente, con ciuffi di peli all'ascella dei nervi. I fiori sono riuniti a 3-6 in pannocchie terminali compresse, profumati, di colore bianco. Fiorisce da giugno a settembre. Il frutto è un pomo circondato dal calice, di colore nero-bluastro. In terreno a pH neutro tendente all'acido. Tollera zone in mezzombra. Anche l'Amelanchier è stata premiata in virtù della sua eccezionale qualità, in quanto si presenta vigoroso, non suscettibile agli attacchi parassitari e non necessita di interventi colturali specifici.

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Le analisi e il dimensionamento dell'area porta a una razionalizzazione dello spazio a disposizione che favorisca le alberature, mantenendo però il numero di stalli auto necessari.

62. Via A. Cecioni. In nero sono evidenziati gli elementi dell’area che rimarranno inv ariati. In rosso, le modifiche proposte per l’intervento di riqualifica.

Il marciapiede centrale verrà eliminato e sostituito in progetto da un'aiuola lunga 35 metri e larga 2. I cassonetti dei rifiuti verranno spostati di 100 metri sempre su via Cecioni, più vicini alle abitazioni e non più di ingombro nella zona parcheggio.

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63. Inserimento schematico dei moduli di progetto: modulo E in testa e coda all'area e 3 moduli D nello spazio centrale

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64. Via A. Cecioni. Planimetria di progetto.

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4.4.3.Tecniche di impianto Il sistema sTREEt si pone come obiettivo quello di semplificare l'intero procedimento di progettazione del verde nei vuoti urbani. Per questo motivo viene dato grande spazio alla spiegazione delle tecniche d'impianto, a partire dall'analisi del suolo, fino al piano di manutenzione. Per quanto riguarda il progetto di Via Cecioni si sono scelti moduli che prevedono alberi di 3° grandezza, la buca di impianto sarà quindi di 2 x 1.80 m. Quando si opera in ambiente urbano bisogna ricordare che è meglio spendere di più per la buca che per l'albero in sé. Possibilmente evitare periodi siccitosi, di gelo e di schiusura delle gemme per quanto riguarda l'epoca di impianto. In questo caso studio vengono usati 3 moduli D che verranno affiancati in modo tale da formare una lunga aiuola, rendendo le lavorazioni più semplici e l'impianto più efficiente. Successivamente si procede con la realizzazione delle reti, quindi impianti di drenaggio e irrigazione. In via Cecioni abbiamo rilevato la possibilità di collegamento al sistema idrico sottostante, quindi si prevede l'installazione di un impianto a goccia, risparmiando sugli interventi di irrigazione di soccorso che avrebbe un impatto economico, ma anche ambientale, più elevato. Il sistema si compone di due linee irrigue distanti tra loro 50 cm,con un tubo in PVC forato (dove verranno applicati i gocciolatori). In corrispondenza di ogni pianta il tubo aggirerà il fusto in tutta la sua circonferenza in modo da irrigare in maniera omogenea il volume di terra sottostante. Il tubo in PVC ha un diametro di 16-20 mm, portata 1,6-4 l/h, pressione 1-2 bar. La successiva fase riguarda la scelta in vivaio del materiale, che dovrà avvenire scegliendo un vivaio affidabile, con certificazione che accerti resistenza alle malattie, stabilità strutturale, rapidità di crescita delle piante dopo il trapianto. Gli alberi devono essere forniti in zolla ("pane di terra") che dovrà essere compatto, ben aderente alle radici, con buona struttura e tessitura tali da non prov ocare mai condizioni di asfissia radicale.

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Nell'atto della messa a dimora lo strato superficiale del terreno andrà sagomato realizzando un'apposita conca o "zanella"80 al piede della pianta per favorire la raccolta di acque piovane o irrigue. A causa del ridotto apparato radicale l’albero deve essere mantenuto in posto da un 2-4 pali di legno che lo fissi ma non lo strozzi nel punto di legatura. Le legature infatti possono essere molto dannose per la circolazione della linfa nella pianta e vanno rimosse solo uno o due anni dopo il trapianto e controllate periodicamente. Riguardo alle protezioni invece, per l'aiuola centrale di meli da fiore si prevede un cordolo che protegga dal calpestamento e dagli urti delle auto, mentre per l'Amelanchier, che iniste su di un marciapiede (quindi già rialzato rispetto alla sede stradale) si pensa a una griglia metallica che protegga il tornello.

65. Cordolo in Viale Talenti. Foto di Maddalena Scalabrin. 66. Griglia metallica. Archi expo.it.

Nella lunga aiuola centrale è previsto l'inserimento, oltre che dei meli da fiore, anche di specie tappezzanti (Cotoneaster) alla base di questi . La scelta è stata effettuata per la loro capacità di impedire il transito o il calpestio, la velocità di accrescimento ed il fatto che i costi di gestione tendono ad annullarsi dopo il terzo anno. La ridotta necessità di interventi di cura e di manutenzione si rivela un'ulteriore caratteristica importante, specialmente in ambiente urbano.

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EZECHIELI C. Verde urbano Maggioli Editore,Rimini, 2006. 167


Inoltre, è molto apprezzabile la loro resistenza a siccità o carenza idrica e il loro apporto estetico - visuale tramite bacche e fioriture stagionali.

In allegato (n.6) il capitolato di progetto.

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Conclusione

Ormai da alcuni decenni l'opinione pubblica è consapevole dei benefici derivanti dalla presenza di verde nelle città. Si conoscono gli effetti sulla qualità dell'aria, sul benessere dei cittadini, sul miglioramento del microclima, del turismo e dell'intera economia locale. Quando si parla di verde urbano per i cittadini (quello in grado di migliorare la nostra vita quotidiana, l'aria che respiriamo, la sensazione di calma, di tranquillità e sicurezza) si pensa ai parchi, alle piazze, ai campi aperti in periferia. E' invece la strada la prima cosa che vediamo tutte le mattine quando usciamo, i l posto in cui incontriamo i vicini, il luogo che viviamo nel corso dei nostri spostamenti giornalieri. Ed è quindi qui che dobbiamo concentrare la nostra attenzione nell'intento di cambiare in meglio la vita cittadina.

"Le strade sono lo spazio pubblico di ogni insediamento, il vuoto necessario ad ogni costruito. Proprio perché spazio pubblico, la strada è l'espressione della ricchezza di vita, della evoluzione, delle contraddizioni, della cultura della comunità che la vive."81

Bisogna piantare gli alberi perché siano elementi vitali di ogni strada civilizzata. Troppo spesso invece i margini delle strade sono occupate da lampioni, cartelli pubblicitari, pilastri, campane dei rifiuti, verde di risulta, e non sembra esserci più spazio per gli alberi. Se ci fermiamo a guardare le nostre strade, ci appare chiaro come siano numerosi gli spazi indecisi, spesso degradati, risultato di una progettazione stradale o edile incompleta. Questi spazi sono l'occasione per piantare più alberi possibili in un ambiente che ne ha sicuramente bisogno!

La necessità di una città verde e pulita però deve fare i conti in un momento storico in cui gli elevati costi di gestione si sommano agli effetti dei cambiamenti climatici, dell'inquinamento ambientale, della riduzione della biodiversità, del consumo del 81

Paolo Favole 169


suolo. C'è quindi bisogno di una progettazione mirata, in cui è necessario porre l'attenzione sulla scelta della specie giusta, sull'uso di adeguate tecniche d'impianto che ne garantiscano l'attecchimento, sulla scelta di corrette modalità di manutenzione, su una programmazione accurata della gestione. Dal momento in cui tutte questi parametri sono stabiliti da linee guida sviluppate appositamente per snellire il lavoro del progettista, il processo di piantagione di nuovi alberi diventa non più solo un'esigenza di cui siamo tutti consapevoli, ma finalmente una realtà concretizzabile. Coscienti della scarsa cultura del verde del nostro paese, che si manifesta nell'incuria che troviamo ai margini delle strade, come sull'intero suolo pubblico, pensiamo che supportare una disseminazione di alberi in città, in particolare nelle piccole aree che vediamo ogni giorno, sia un modo per avvicinare il cittadino a questo patrimonio comune. Dobbiamo infatti cambiare l'idea che abbiamo delle nostre città e renderci consapevoli che ogni piccolo gesto, compiuto nel modo giusto e nel posto giusto, può fare la differenza. Crediamo che l' aiuto che ci proponiamo di fornire alle amministrazioni locali, costituito da un insieme di istruzioni su come/cosa/dove piantare, possa essere un'opportunità per recuperare degli spazi importanti, in tempi brevi e a costi contenuti. Ecco che le nostre città, e allo stesso tempo i suoi abitanti, possono facilmente cambiare aspetto e guadagnare in benessere e salute!

"Inserire gli alberi in città vuol dire la presenza di tutto questo nella vita di ciascuno di noi: percepire attraverso gli alberi il trascorrere del tempo e delle stagioni; vedere non solo i colori della città costruita che sbiadiscono nel sole e i muri della città costruita che si consumano nel tempo, ma anche colori che si rinnovano e si trasformano instancabilmente e organismi che il tempo non consuma e continua invece a far crescere e sviluppare."82

Vogliamo sottolineare ancora una volta come questo progetto sia solo una traccia per velocizzare i lavori. Il materiale messo a disposizione deve essere di supporto al 82

F.Stagi, in: C. Leonardi, 1982. 170


progettista che, grazie alle sue personali competenze, definirà spazi talvolta molto diversi (per tipologia, dimensioni e vincoli) da quelli presi ad esempio in sTREEt. Non sono poi da dimenticare tutti quegli aspetti come gli impianti elettrici, l'illuminazione, i sistemi fognari, il riciclo di acqua piovana, la scelta del materiale per le pavimentazioni, la gestione per la tutela dell’albero e dei sotto-servizi che in questa sede non sono presentati in maniera dettagliata, ma di cui si riconosce l'importanza e di cui speriamo che qualcuno se ne occupi per rendere il progetto ancora piÚ completo.

Parcheggiamo alberi, estirpiamo parcheggi!

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Allegati Allegato n. 1

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Allegato n. 2

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Allegato n. 3

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Allegato n. 4 Disegno di legge recante Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani83

Articolo 1 (Disposizioni in materia di Giornata nazionale degli alberi) 1. La Repubblica riconosce il 21 novembre quale «Giornata nazionale degli alberi» al fine di perseguire, attraverso la valorizzazione dell’ambiente e del patrimonio arboreo e boschivo, l’attuazione del protocollo di Kyoto e le politiche di riduzione delle emissioni, la prevenzione del dissesto idrogeologico e il miglioramento della qualità dell’aria. 2. Nella giornata di cui al comma 1, il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare può realizzare nelle scuole di ogni ordine e grado, nelle università e negli istituti di istruzione superiore, d’intesa con il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca e con il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, iniziative per promuovere la conoscenza dell’ecosistema boschivo, il rispetto delle specie arboree ai fini dell’equilibrio tra comunità umana e ambiente naturale, l’educazione civica ed ambientale sulla legislazione vigente, nonché per stimolare un comportamento quotidiano sostenibile al fine della conservazione delle biodiversità, avvalendosi delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Nell’ambito di tali iniziative, ogni anno la Giornata nazionale degli alberi è intitolata ad uno specifico tema di rilevante valore etico, culturale e sociale. In occasione della celebrazione della Giornata nazionale degli alberi le istituzioni scolastiche curano, in collaborazione con le autorità comunali e regionali e con il Corpo forestale dello Stato, la messa a dimora in aree pubbliche, individuate d’intesa con ciascun comune, di piantine di specie autoctone, anche messe a disposizione dai vivai forestali regionali, preferibilmente di provenienza locale, con particolare riferimento alle varietà tradizionali dell’ambiente italiano, con modalità definite con decreto del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, d’intesa con il Ministro delle politiche 83

www.minambiente.it 175


agricole alimentari e forestali e con il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, nell’ambito delle risorse finanziarie disponibili a legislazione vigente. 3. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, l’articolo 104 del regio decreto 30 dicembre 1923, n. 3267 è abrogato.

Articolo 2 (Modifiche alla legge 29 gennaio 1992, n. 113) 1. Al fine di assicurare l’effettivo rispetto dell’obbligo, per il comune di residenza, di porre a dimora un albero per ogni neonato, alla legge 29 gennaio 1992, n. 113, sono apportate le seguenti modificazioni: a) all’articolo 1, al comma 1 le parole: “entro dodici mesi” sono sostituite dalle seguenti: “entro novanta giorni”, e il comma 2 è sostituito dal seguente: “2. Entro il termine di cui al comma 1, l'ufficio anagrafico comunale fornisce informazioni dettagliate circa il luogo esatto dove l’albero è stato piantato alla persona che ha effettuato la registrazione anagrafica.”; b) dopo l’articolo 3 della medesima legge è inserito il seguente: «Articolo 3-bis. 1. Entro un anno dall’entrata in vigore della presente disposizione ciascun comune provvede a censire e classificare gli alberi piantati nell’ambito del rispettivo territorio, in aree urbane di proprietà pubblica. 2. Due mesi prima della scadenza naturale del mandato, il sindaco rende noto il bilancio arboricolo del comune, indicando il rapporto fra il numero degli alberi piantati in aree urbane di proprietà pubblica rispettivamente al principio e al termine della consiliatura. Nei casi di cui agli articoli 52 e 53 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e in ogni ulteriore ipotesi di cessazione anticipata del sindaco dal mandato, l’autorità subentrata provvede alla pubblicazione delle informazioni di cui al presente comma. 3. Le attività di cui al presente articolo sono svolte con le strutture e le informazioni già in possesso, nell’ambito delle risorse disponibili delle amministrazioni interessate ».

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Articolo 3 (Modifiche al decreto legislativo 15 novembre 1993, n. 507) 1. Fatta salva l’attuazione della delega prevista dalla legge 5 maggio 2009, n. 42, allo scopo di favorire l’ampliamento degli spazi di verde urbano ad iniziativa e con oneri a carico dei privati, all’articolo 49, comma 1 del decreto legislativo 15 novembre 1993, n. 507, dopo la lettera g), è aggiunta, in fine, la seguente: «g-bis) le aiuole già realizzate o da realizzare in spazi adiacenti o comunque funzionali a pubblici esercizi, sulla base dei criteri stabiliti dal Comune attraverso i propri atti regolamentari da adottarsi entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della presente disposizione;».

Articolo 4 (Modifiche alla legge 27 dicembre 1997, n. 449) 1. All’articolo 43, comma 2, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, dopo il primo periodo, è inserito il seguente: «Si considerano iniziative di cui al comma 1 anche quelle finalizzate a favorire l’assorbimento delle emissioni di Co2 dall’atmosfera tramite l’incremento e la valorizzazione del patrimonio arboreo delle città. Nei casi di cui al precedente periodo, il comune può inserire il nome, la ditta, il logo o il marchio dello sponsor all'interno dei documenti recanti comunicazioni istituzionali. La tipologia e le caratteristiche di tali documenti sono definite, entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della presente disposizione, con decreto del Minis tero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministero dell’Interno, sentita la Conferenza Unificata.»

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Allegato n. 5 Abaco Parcheggio asfaltato: 1. Andrea di Bonaiuto 2. Assisi 3. Baccio da Montelupo – Via Bibbiena 4. Bramante 5. Canova 6. Cecioni 7. Civitali 8. Crocefisso delle Torri 9. Giusto d’Andrea 10. Jacopo della Quercia 11. Legnaia – Maso di Banco – Sant’Angelo 12. Maccari – Medardo rosso 13. Martini - Livorno 14. Modigliani civico 198-212 15. Pagano 16. Perugino 17. Querci 18. Siena 19. Signorelli 20. Signorelli, piazzale bar 21. Soffiano - Boschetto 22. Soffiano – Olivuzzo Piazza: 1. Assisi, fronte uffici comune 2. Isolotto, fronte passerella 3. P.za Piero della Francesca della Federiga 4. Pisana civico 509-511 5. San Frediano 6. Segantini Risulta: 1. 2. 3. 4.

Cigoli – Pollaiuolo De’ Bassi Fedi – Modigliani, semaforo Massa – Fedi 178


Rotatoria: 1. Olivuzzo – Veneziano 2. P.za San Sepolcro 3. Pollaiuolo – Diavoli Spartitraffico: 1. Cigoli – Dosio – Tribolo 2. Fedi – Sabatelli 3. Legnaia 4. Martini - -via Lunga 5. Martini ceppo 6. Modigliani - Torcicoda 7. P.za Uccello – Via Nanni 8. Pisana – della Casa 9. Starnina – Scandicci 10. Starnina – Soffiano Viale filare: 1. 2. 3. 4. 5.

Argingrosso Assisi Empoli Massa Piombino

Totale 50 aree

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Allegato n. 6 Computo metrico

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Sono esclusi dal calcolo del computo metrico estimativo i costi relativi l’impianto di irrigazione in quanto di norma sarà la ditta appaltatrice ad occuparsi delle piante per i primi due anni dall’ampianto. Nel caso in cui si sia verificata e accertata la presenza di tubazioni, all’interno dell’area di intervento, si potrà procedere alla progettazione dell’impianto a seconda delle necessità.

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Ringraziamenti

Prof. Ferrini, per averlo reso possibile Jey, per esserci Ciro e Niccolò, per la disponibilità e l'IDEA Fede Pini, per la fiorentina e le correzioni Margarita, for making it happen Na, per l'editing La Tinca, per inglese Alessà, per il supporto tecnico Barb, per la disponibilità Signorina dell'avast, per la compagnia La Vespa per averci sempre accompagnato, nel caldo e nel freddo Mari, per lo slogan finale… “parcheggiamo alberi, estirpiamo parcheggi!” Alessio GIUSTI per l’appoggio dell’ultimo momento, sempre Operai di Dicomano, per la compagnia Mirko, per le apine e la revisione Dani, per LA VOCE Oliver, per il materiale tecnico e il montaggio del video TreesForCities, per il video Leonardo, Giovanni, Barbara e Betty, per tutto il resto.

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