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RAPPRESENTAZIONE

DELL’ANIMO IN UN MOMENTO DI GRANDE ARMONIA

La visione dell’insieme, più che la figura, rappresentata nel quadro del pi ore astra sta Carlo Lo di Ronciglione, non ha tolo, cosa voluta dall’ar sta, lasciando all’osservatore il compito di concepire con la fantasia, egli stesso, il nome da dare dell’opera, in rapporto al suo stato d’animo nel momento in cui ammira il quadro.

L’opera potrebbe avere non uno, ma diversi toli, in quanto tante sono le percezioni e i sen men che pervadono la mente degli uomini nel momento in cui si accingono a guardare una pi ura, sopra u o se è astra a, come è l’opera del nostro ar sta, dove non è percepibile a prima vista, specie all’occhio dell’incantato, alcuna forma figura va. Tra asi di una tela abba stanza grande, formata da fasci colora ; dal pallido oro delle campagne di grano al tenue celeste del cielo e del mare, visibili alla fine del tramonto del sole sui mon e sul mare del nostro territorio mediterraneo.

Naturalmente non sappiamo quale sia stata la mo vazione che ha spinto l’ar sta a comporre l’opera in quanto lo stato d’animo del pi ore, come quello di ogni uomo, è mutevole giorno per giorno: gioie, piaceri, dolori, sofferenze influiscono in maniera determinante a cara eriz zare l’opera ar s ca, sia essa una pi ura, una scultura, una lirica musicale.

Chi scrive ha avuto il piacere di contemplare il quadro di Carlo Lo in una tarda ma nata di pieno sole di fine autunno, che di solito predispone alla pace ed alla serenità dell’animo, e conseguentemente di intravedere nella sapiente combinazione dei due tenui colori una atmosfera di grande armonia.

È stato facile allora immaginare il tolo: “Rappresentazione dell’animo in un momento di grande armonia”.

Carlo Lo , ar sta astra sta dei nostri tempi, ha avuto per l’arte pi orica, sin da ragazzo, una grande passione, quella vera, che prende il cuore e la mente e non lascia più, e induce ad una con nua ricerca a raverso la quale realizzare la crea vità umana “o espressione ar s ca” e la cultura di una società; nelle forme individuali e nelle manifestazioni pubbliche, per lo sviluppo di una Nazione e per migliorare te stesso e per offrire ai tuoi es matori la ricchezza ed il godimento della pi ura, intesa come affinamento dell’animo umano in una immediata co municabilità sociale.

Carlo Lo , unitamente ad un gruppo di ar s internazionali e delle periferie delle grandi ci à, si trova impegnato in una ricerca colle va a cui la cri ca, finalmente, ha rivolto loro l’a en zione, cogliendo da subito le ragioni e le mo vazioni auten che di questo creare, in una propria espressività e in una nuova iden tà per emanciparla dalla mis ficazione e dal diro amento solo economico a cui i cri ci d’arte avevano maggiormente rivolto fino ad allora la loro a enzione, emarginando i tan ar s della periferia, ovvero parlando soltanto di quell’arte in cui credevano, tralasciando le nuove corren ar s che, specialmente quelle provinciali, del cui risveglio non avevano conoscenza, o non ritenevano degne di osservazione. Ciò a torto. Perché, dunque, la pi ura immaginaria e non quella figura va, più facile a comprendersi, a ra il nostro ar sta? Certamente l’astra smo pi orico non è nato oggi. Il movimento ha origine infa all’inizio del Novecento e si protrae fino a giorni nostri. Alla domanda si risponde: oggi la pi ura rappresenta un modo di essere e di vita profondamente modificato rispe o ai secoli scorsi, dove tu o scorreva in modo semplice e senza eccessive complicazioni e si aveva allora la necessità delle immagini reali per rappresentare con la pi ura la vita che fluiva.

Lo , si cara erizza rispe o agli ar s del suo tempo, siamo negli anni se anta del secolo passato, per essersi spinto un po' più avan . Egli è un ar sta impegnato in un lavoro serio e sempre più rilevante di ricerca interna ad una sua storia di pi ura, della realtà e al tempo stesso di protagonista per una auten ca esperienza di decentramento della cultura e dell’arte, intesa nel senso giusto, di creazione ovunque di spazio di libertà e di espressività. Tu o questo fervore ar s co lo osserviamo nel lavoro della Diagonale Rossa, una novella scuola pi orica astra a fondata da Lo negli anni se anta nella quale porta il contributo della sua volontà e l’esempio della sua pi ura che è già recupero e senso della dignità delle cose che dura nel quadro come visione che oltrepassa i limi precari della percezione. (Così si esprime il cri co d’arte Elio Mercuri, quello che maggiormente si è interessato alla sua arte).

La Diagonale Rossa è stato il più grande movimento ar s co in Italia nato dalla forza dei soli ar s del quale facevano parte ar s archite : francesi, spagnoli, armeni, russi, americani, argen ni, africani, indiani ed altre nazionalità. Il movimento fu “ba ezzato” da Elena Croce, la quale lo presentò al Presidente della Repubblica Sandro Per ni e all’Unesco di Firenze. Dal movimento, che raggiunse oltre duemila membri, nacque il gruppo dei nuovi pi ori astras in Italia con una mostra tenutasi a Viterbo nel maggio del 1985, recensita sul quo diano “Paese Sera” da Berenice (Jolena Baldini) nella sua rubrica “se evolante”

La ricerca di Lo , così come riporta lo storico dell’arte italiana Federico Zeri nel suo “Orto Aperto”­Edizione Longanesi­Ricco corredo iconografico delle opere d’arte sparse per l’Italialo porta a far emergere un grande tesoro nascosto, un capolavoro assoluto di Guido Reni, pit tore bolognese del XVI sec., che si conserva nella chiesa di Santa Teresa a Caprarola, luogo assai noto per il Palazzo Farnese, grande stru ura archite onica del XVI secolo italiano, collocato sull’altare maggiore, raffigurante la Vergine col Bambino, situata sulle nubi tra gli angeli, mentre in basso si rivolgono ad essa, in piedi e a figura intera, san Giuseppe e santa Teresa d’Ávila, dipinto commissionato nel 1621 dal cardinale Odoardo Farnese, in occasione della canonizzazione della santa spagnola.

Oggi, più che mai, il mondo è cambiato; la tecnologia, specialmente quella digitale, ci ha portato ad una visione dei fa e degli accadimen in maniera del tu o diversa ed ideale e, pertanto, anche l’arte pi orica ha modificato forma, e Lo rappresenta uno di ques cambiamen , avendo capito da tempo, in relazione anche ad una sua esigenza spirituale, de a trasformazione, che percepiva esprimere i propri sen men in maniera differente e più credibile.

Carlo Lo è un pi ore a tu o tondo, che ha sperimentato nella sua vita di ar sta le varie corren pi oriche, Diagonale Rossa compresa, restando interessato per qualche tempo all’im pressionismo di Monet e finendo con l’abbracciare la sua vera passione, che è quella dell’astra smo di Vasilij Kandinskij e di tan altri, che soddisfa pienamente il suo bisogno di spiritualità e di crea vità.

Salvatore Moschella

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