Villa Cornaro Luxury Magazine

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Anno I - N. 01 1 semestre 2014

ÂŽ luxury magazine

PHOTO L’esperienza di un fotografo di Moda Mariano Lunardi La Villa di villeggiatura una moda ...dal 1700

Una villa storica per momenti di prestigio Idee e consigli per rendere il tuo evento davvero

Indimenticabile


entra: ti stai introducendo in un sogno



ÂŽ luxury magazine Direttore Responsabile: Giampietro Zuliani - Fotografo: Mariano Lunardi - Creative Director: Tania Toniolo Organizzazione Eventi: Ketty Ugolin - Ricevimento Ospiti: Roberta Bogoni - Assistenza Location: Flavio Zuliani Sito Web: Daniele Marin - Profilo Facebook: Davide Visentin - Grafica: Tania Toniolo Collabora costantemente nei servizi fotografici professionali la make up artist Antonella Cozza Promo e marketing: Studio Editoriale Communications www. studioeditoriale.it - info@studioeditoriale.it

Villa Cornaro

Cultura

Editoriale

p. 5

La villeggiatura nel 1700

p. 36

La Villa

p. 7

I nobili in villeggiatura

p. 38

Interni Villa

p. 28

Una giornata in villa

p. 48

Le sale da Pranzo

p. 42

Al caffè nel 1700

p. 94

Spettacoli in villa

p. 52

La scampagnata nel 1700

p. 108

Le salette

p. 56

Il concerto

p. 110

Il giardino

p. 62

Il ballo notturno

p. 118

A bordo piscina

p. 64

Alla fiera del paese

p. 124

Il giardino di notte

p. 82

Cenni storici di Villa Cornaro

p. 128

Party in piscina

p. 84

Tutor per i bambini

p. 87

Eventi aziendali

p. 96

Moda in villa

p. 110

Partner

Cigar Room in Villa Cornaro

p. 122

Mariano Lunardi fotografo

p. 16 - 78 - 80 - 112

Dove siamo

p. 125

De Pretto ricevimenti

p. 26

Gli spazi della villa

p. 126

Mondo Noleggio

p. 34

Credits

p. 129

Ai Colli Berici catering

p. 50

Up cars

p. 60

Garden Zerga

p. 70

Il Veliero catering

p. 92

Studio Editoriale c.

p. 98

Dav - il tuo catering

p. 106

La Pirofantasia

p. 116

info@villacornaro.it www.villacornaro.it www.villacornaro.eu

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www.villacornaro.it/ luxury-magazine


magazine di Giampietro Zuliani

E’ nato VILLA CORNARO® LUXURY MAGAZINE. Un impegno editoriale. Una rivista semplice, di facile lettura, con numerose immagini, foto, molte realizzate in Villa, con lo scopo di valorizzare un’opera, Villa Cornaro, che è tornata all’antico splendore dopo 8 anni di lavori di recupero. Il Veneto conta circa 4000 ville. Molte in fase di recupero. Un numero immenso che manifesta la ricchezza culturale di una regione probabilmente cresciuta troppo in fretta, che non ha avuto modo di maturare e considerare adeguatamente l’enormità di pezzi pregiati di cui è circondata. Villa Cornaro in poco tempo, dopo il restauro, ha avuto il privilegio di essere al centro di incontri culturali, sfilate di moda. Di essere stata selezionata come location per lo svolgimento di eventi celebrativi, personali ed aziendali, di personalità pubbliche ed artisti dello spettacolo e dello sport. E’ già diventata palcoscenico per servizi fotografici, spettacoli teatrali e musicali..... e ne siamo orgogliosi. Nostro obiettivo: portarla a divenire un centro di forte promozione culturale ed economica locale.

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la villa Villa Cornaro è perfetta per le grandi e piccole cerimonie. Estremamente versatile, ospita grandi eventi e e celebrazioni intime.

gli Internigli Esterni • Salone Caterina Cornaro • Salone Grimani • Saletta Morosini • Sala Ginevra

• Plateatico • Bordo Piscina • Giardino Luna Blu • Brolo

• Saletta Gatterburg 7


L’essenza dello stile

chic & naturale

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LUCI nella notte

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Old

style love

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ingresso in grande stile

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Uno stile d’altri Tempi che riporta la Villa al suo Antico Splendore

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Ampi Parcheggi e altre mille comodità perchè la Festa sia sempre perfetta.

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un lungo

viale d’ingresso

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e bon bon

per tornare bambini

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una villa progettata e costruita per ‘villeggiare’

La villeggiatura nella Repubblica Serenissima I periodi di villeggiatura erano due, quello estivo cominciava il dodici giugno (la vigilia del giorno di S. Antonio da Padova) per concludersi a fine luglio; quello autunnale andava dai primi di ottobre alla metà di novembre. Entrambi i periodi si svolgevano in sincronia con i principali avvenimenti agricoli: i raccolti estivi e la mietitura dell’uva, caccia, uccellagione e taglio della legna autunnale. Queste abitazioni erano sorte soprattutto allo scopo di gestire gli interessi economici legati all’agricoltura, in seguito si diffuse la necessità di passatempi e svaghi che trasformarono il periodo di villeggiatura (vocabolo che significava andar in villa) in un periodo di vacanza. 36


‘500

Storia in briciole Sin dal primo Cinquecento l’aristocrazia veneziana aveva sentito l’impulso di trasferirsi, per un breve periodo dell’anno, fuori città, scegliendo dapprima la vicina Murano, poi le rive del Brenta e quindi verso i possedimenti sul Vicentino, Colognese e Veronese. Ecco sorgere ville e palazzi di campagna progettati, costruiti e decorati dai migliori architetti ed artisti dell’epoca.

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Le Attività dei Nobili nel villeggiare

La vita in villa rispecchiava gli orari ed i passatempi della vita di città, ma buona parte del tempo veniva passato ai tavoli da gioco, facendo aumentare l’entusiasmo e l’accanimento dei villeggianti. Non mancavano gli ospiti e tra gli invitati si contavano amici, parenti, clienti, creditori, ma soprattutto i parassiti, o “scrocchi”; alla lunga lista non mancava il poeta di famiglia, che ritornato prima degli altri a Venezia, avrebbe diffuso nei salotti e nei ritrovi le lodi dei luoghi e della famiglia. Nel Settecento la moda regolava il costume delle famiglie cittadine nobili, o solamente ricche, che facevano a gara nell’assecondarne i capricci, ma che certo non ne subivano malvolentieri le imposizioni: era piuttosto piacevole dover cambiare abito ad ogni stagione, e anche la pettinatura o i luoghi di ritrovo. Se la moda poi costringeva a trascorrere in campagna parte dei mesi estivi e autunnali, sicuramente non lo faceva per tormentare lo spirito delle vivaci dame o dei

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gentili cavalieri, ma doveva di certo nascondere un fine segreto per convincere i suoi entusiastici seguaci ad abbandonare l’appagante vita cittadina e rischiare la fastidiosa sensazione di disagio che provocava l’opprimente silenzio campestre. Infatti, si pensò, se il silenzio e la noia che ne consegue sono i pericoli più temuti, basta assicurarsi la compagnia di conoscenti e amici fidati; e per ospitarli, basta costruire comode ville; e per divertirli, si possono mescolare i piaceri offerti dalla campagna con gli ormai collaudati piaceri della città. Ecco allora qual era lo scopo della villeggiatura: il semplice divertimento, di cui ognuno godeva secondo i propri gusti e inclinazioni. Spettava ai padroni di casa organizzare la giornata in modo da non permettere agli ospiti di annoiarsi e da non porgere l’occasione per sgradevoli pettegolezzi sulla vita che si conduceva nella loro villa. Ma la libertà era assoluta e ciascuno alla fine poteva regolarsi come meglio credeva.


Le Vacanze Nel Settecento la moda per la villeggiatura aumenta, estendendosi anche al ceto borghese. Intere famiglie aristocratiche sono disposte a liberarsi di alcuni beni cittadini per una casa in campagna che nel frattempo sono divenute il luogo più ambito per villeggiare. Molte ville, come Villa Cornaro a Santo Stefano di Zimella (nel Colognese, una zona sicuramente fedele alla Repubblica, economicamente in una situazione più fortunata), furono costruite solo con lo scopo di trascorrere ‘spensierate vacanze’. Indubbio quindi il valore economico-sociale della famiglia che poteva permettersi la costruzione di un ‘bene solo per l’estate’, trasmettendo alle altre famiglie nobili un forte segnale di status economico sicuro e solido. A tale riguardo Ginevra Cornaro nel 1623 donava alla parrocchia di S. Stefano tre campi per costruirci sopra la chiesa parrocchiale, con l’onere dei preti di ‘dire messa per i per i defunti dell famiglia ad ogni ultimo venerdi del mese’.

‘700

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Evanescenti

momenti di

Magia 40


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Salone Caterina Cornaro 130 posti a sedere

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fiori Freschi

un tocco poetico alla sala da Pranzo.

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prova a stupirti con un 44

Look fashion


Uno sguardo sull’inizio di una festa riserva sempre spettacolari anticipazioni, grandi attese, e la speranza di una sorpresa al di sopra di ogni aspettativa.

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è pronto! il banchetto

L’eleganza e la raffinatezza sono una costante in un ambiente prezioso come Villa Cornaro. Nulla al caso, ogni singolo dettaglio è curatissimo. Sempre. 47


Una giornata in villa per i nobili in vacanza Il risveglio della Dama

Quando la dama si sveglia, il sole è già alto. La cameriera, prontamente accorsa, spalanca i balconi illuminando la camera decorata con cineserie in stucco: decorazioni floreali stilizzate, salici che protendono i rami verso l’acqua, profili di pagode, sottili figure che spingono le giunche sullo sfondo di una palma, o un fiore che s’inarca fino a tramutarsi in un ombrellino sotto cui trova riparo una damina. L’arredamento ripete i motivi delle cineserie sulle lacche nere e oro dei mobili e sulle decorazioni del paravento, in parte riflesso dall’immenso specchio tra le due finestre. La cameriera aiuta la dama a sedersi sul letto accomodandole i cuscini dietro la schiena, le sistema la cuffìetta da notte sui capelli un poco in disordine e le avvolge le spalle in uno scialle dai colori delicati. Sprofondando voluttuosamente tra i cuscini e le lenzuola, la signora indugia un poco sull’alternativa tè, caffè, cioccolata, e alla fine decide per quest’ultima. Un bussare discreto alla porta rischiara di un lieve sorriso il volto della giovane donna che indovina l’arrivo di un galante visitatore: è certo uno degli ospiti della villa, al quale fin dalla sera precedente, ha concesso l’onóre di farle compagnia durante il rito della cioccolata. Il cavaliere saluta con sorridente cortesia, si accomoda sulla sedia del tavolino da 48


toeletta e avvia una conversazione leggera e gradevole intorno a qualche episodio colto a teatro la sera prima e che aveva suscitato i loro sarcastici commenti: una signora aveva cambiato cavalier servente, qualche altra sfoggiava un vestito fuori moda, qualcuno cercava inutilmente di farsi invitare a pranzo per il giorno seguente. La dama ride graziosamente alle allusioni e alle battute spiritose del suo affabile compagno. Intanto la cameriera è rientrata e, appoggiato sul tavolino il vassoio con il servizio di preziosa porcellana a fiori, serve la cioccolata fumante. La dama e il cavaliere la gustano a piccoli sorsi chiedendosi come occupare la mattinata fino all’ora di pranzo. Una passeggiata fino al mercato del paese sembra a entrambi gradita e allora l’ospite discretamente si allontana per lasciare alla dama il tempo di prepararsi adeguatamente all’appuntamento.

La toeletta.

Anzitutto una pulizia del corpo veloce e sommaria per la quale bastano la comoda, il bidé, la brocca e il catino sui treppiede di legno celati dietro il paravento. Dopo, animate discussioni per la scelta dell’abito. Spalancato l’armadio posto in un angolo della camera, la cameriera deve aiutare la padrona a risolvere il tormentoso dilemma: meglio un abito variopinto, o un vestito azzurro, o bianco? Nessun dubbio invece per lo scialle a fiori rossi di Lione, che

avrebbe completato l’abbigliamento da passeggio. La cameriera si muove indaffarata per la stanza obbedendo agli ordini capricciosi impartiti dalla dama in rapida successione: fa la spola dall’armadio al comò, e di nuovo all’armadio, porta abiti e biancheria. Si arresta un momento per stringere energicamente il corpetto della dama la quale, davanti allo specchio, controlla severa la misura della propria vita. Alla fine sottovesti di seta e pizzi, vestiti di ogni colore e di diversa foggia giacciono alla rinfusa sopra il letto o riversi sulle piccole sedie, ma la vestizione è terminata. Rimane ora il compito forse più gravoso: la pettinatura e il trucco. Sul tavolino da toeletta, lo specchio con la cornice di lacca rossa è pronto ad accogliere il viso della dama e a proporglielo da diversi punti di vista, sottoponendo alla sua attenzione ogni particolare dell’acconciatura; sparsi sul ripiano, la cassettina con la cipria e le creme, la scatolina d’oro con i finti nei, i pettini d’avorio di ogni forma e misura, le scatole con una miriade di fiocchi, nastri e fiori necessari per completare l’impresa. Con la cameriera c’è complicità: i dispiaceri, le piccole gioie e i turbamenti della dama trapassano leggeri nel cuore della domestica, che o vi partecipa o li allevia come può, dando semplici consigli, rassicurando o consolando la padrona, offrendo il proprio aiuto. Un ultimo tocco perché l’opera risulti perfetta: la scelta dei gioielli. 49


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Party

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La villa di villeggiatura

Una passeggiata al caffè del paese nella giornata tipo Scivola silenziosa lungo il corridoio che circonda il salone centrale senza degnare di uno sguardo gli enormi affreschi monocromi alle pareti, incorniciati da finti stucchi, che rappresentano allegre scene campestri sullo sfondo di rovine o di più veritieri paesaggi. Procede fino al salottino dove si trovano già i padroni di casa con il resto degli ospiti. Qualcuno fa colazione comodamente seduto su un piccolo divano coperto di morbidi cuscini, altri, avvicinate a semicerchio le poltroncine rococò, partecipano a una gaia conversazione mattutina. Ma c’è anche chi, ripreso dalla tentazione del gioco, interrotto solo quale ora prima all’alba, si apparta con un degno compare a un tavolino d’angolo per un partitina a carte. Un cavaliere, seduto in faccia alla porta del salottino dipinta con i motivi delle quattro stagioni, controlla di tanto in tanto l’orologio da tasca: è il cavaliere che ha assistito al risveglio della dama. Il suo volto si illumina non appena l’oggetto della sua attesa compare e si alza ad accoglierla con un perfetto inchino e gentili parole, complimentandosi per l’eleganza dell’abito. La sosta nel salottino è breve: un saluto agli ospiti seduti, mentre il cavaliere recupera guanti e tricorno dal tavolino a mezzaluna addossato alla parete e il parasole della dama abbandonato su un divano. Quindi attraverso un’infilata di stanze e scendendo lungo la scalinata dalla bella ringhiera in ferro battuto giungono nella spaziosa sala a pianterreno che funge da atrio decorata con grandi affreschi di soggetto storico e mitologico. Scendono ancora qualche gradino e sono sotto i grandi archi del portico che si apre sulla facciata della villa. La donna al braccio del suo accompagnatore si avvia con indicibile leggerezza sul vialetto di ghiaia che dalla facciata della villa si distende verso il grande cancello in ferro battuto prospiciente la strada. Con un cielo così terso, osserva il cavaliere, i raggi del sole potrebbero essere pericolosi alla delicata carnagione della dama. Lei ne conviene e apre subito 96


l’ombrellino per proteggersi graziosamente il viso. La scena, con le quinte degli oleandri coltivati lungo il viale e le geometrie dei garofani di vario colore che spartiscono le aiuole, si anima d’incanto. A un certo punto l’occhio cade sull’orologio sistemato sulla torretta oltre il cancello, al di là della strada. E’ ora di uscire dalla villa e immergersi nell’animazione vivace e pittoresca della via dove contadini con i carri, donne a braccetto, gruppi di ragazze, qual-

terla scortare al paese. La dama, che giudica umiliante presentarsi al passeggio con un solo accompagnatore, glielo concede. E’ molto piacevole fare bella mostra di fascino e seduzione, mescolandosi ai contadini e fingendo di avere i loro stessi gusti e le loro stesse abitudini. Giunti al paese, poi, è oltremodo divertente passare per i banchetti, curiosare tra la merce esposta, assistere agli spassosi spettacoli dei saltimbanchi e dei ciarlatani commentandoli amabilmente con battute

che giovane a cavallo, si stanno dirigendo allegramente verso il mercato. Mescolata alla gente del contado è anche la brillante società dei villeggianti: alcuni procedono a piedi, altri in carrozza; tutti sfoggiano eleganze e sorrisi da città. Un giovane a cavallo si avvicina alla coppia togliendosi il cappello e, mentre saluta con un inchino profondo e balena uno sguardo d’apprezzamento sulla dama, chiede di po-

spiritose. Alla fine si ritrovano tutti al caffè: i cavalieri fanno gruppo attorno alle dame che intanto volgono in giro lo sguardo ansioso per vedere se sia presente la nemica giurata, l’antipatica, la smorfiosa, la vanitosa, la superba, la civetta, insomma qualsiasi donna che possa offuscare la loro bellezza o sottrarre loro i corteggiatori.

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è Partner di La famosa Rivista Italiana CUCINA GOURMET, tra gli articoli di chef stellati, interviste ad attori e cultori della cucina italiana dedica alcune pagine a Villa Cornaro ...”luogo ideale per incontri tra gusto ed emozioni”.

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Momenti in villa di villeggiatura

La scampagnata. La scampagnata è una variante, generalmente domenicale, della giornata in villa di una giovane ospite. E, più ancora degli altri giorni, si svolgerà all’insegna della seduzione. Nella camera dal soffitto affrescato con amorini danzanti in un cielo sereno, dalla tappezzeria a fiori, dai mobili laccati in giallo con decorazioni a fiori rossi e dall’enorme specchio incorniciato da una cascata floreale in stucco, la dama si sveglia tardi, chiama la cameriera perché spalanchi i balconi, e lei stessa in camicia da notte di seta bianca scosta le tende della finestra per rendersi conto delle condizioni del tempo. La giornata è luminosa di sole, ideale quindi per la scampagnata progettata all’inizio della settimana. La dama, prevedendo questa eventualità fin dai mesi primaverili, si era fatta confezionare una grazioso abito in stile villereccio. Nessuno lo ha ancora visto e lei è impaziente di sfoggiarlo e di ricevere i complimenti estasiati dei signori che saranno della comitiva, nella speranza di riportare una vittoria netta sulla bellezza e l’eleganza delle altre donne. Di sicuro sarà un bel divertimento, la compagnia infatti è selezionatissima: i soliti nobili amici della città che avevano assicurato la presenza di altri amici stimabilissimi, conosciuti nella villeggiatura dell’anno precedente. Vestizione e trucco dunque hanno bisogno di cure più laboriose questa mattina. Alla fine anche i pizzi bianchi e i nastri colorati sono sistemati con incredibile leggerezza. Espressioni di meraviglia e lusinghevoli complimenti sono intonati dalla compagnia già nel salottino della prima colazione e continuano lungo i corridoi, per le scale e giù nel viale mentre la piccola comitiva si dirige verso la chiesetta oltre il giardino antistante la villa, dall’altro lato della strada. La campanella ha chiamato a raccolta i villeggianti e i contadini del luogo per la messa mattutina. I signori passano sorridenti tra le due ali della piccola folla, salutando con brevi cenni del capo, entrano in chiesa e si sistemano sulle panche di fronte all’altare, mentre la servitù della villa con i familiari prende posto dietro a loro.

La caccia.

Ma c’è anche un tipo di nobile villeggiante dal carattere e dai gusti diversi da quelli descritti

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Finora, che non ama mescolarsi alle compagnie galanti e apprezza invece la solitudine, la quiete e il silenzio. E’ generalmente un nobile di mezza età, a volte giudicato burbero e selvatico a causa del suo comportamento. In villa occupa una stanza arredata con stile sobrio: un letto, un comò e un armadio in noce decorati con motivi floreali a tempera chiara; un tavolo ingombro di carte e libri, un tavolino da toeletta sommerso dal disordine di scatole e tabacchiere, e sovrastato da un solenne portaparrucche di legno. Questo signore di solito si alza di buon’ora e

parata in una delle quattro stanze che si aprono, due per ogni lato, accanto alla sala d’ingresso. L’ambiente è gradevole e rilassante: due credenziere dalle tinte pastello appoggiate alle pareti, al centro un bel tavolo ovale con un orologio dorato, alle pareti qualche quadro di paesaggio. Il cavaliere sorseggia con segreto apprezzamento una cioccolata veramente deliziosa mentre la luce del mattino rinforza a poco a poco e invade la stanza. Quindi, attraversata la sala centrale, nel locale corrispondente dall’altra parte dell’atrio, la

di buonumore. Nel silenzio della villa ancora addormentata, sceglie giacca e pantaloni di tessuto resistente e di colore scuro che abbina all’immacolata camicia bianca con i pizzi ai polsini, e calza stivali neri al ginocchio perfettamente lustri. Siede poi al tavolino della toeletta, si trucca il viso facendo un uso misurato di creme e cipria, e, infine, indossa la parrucca sistemandosela accuratamente davanti allo specchio. Ma prima di incominciare la giornata, si concede ancora qualche momento di quiete e una fumatina di tabacco, sprofondato in una confortevole poltrona. Ora può scendere per la colazione, che è pre-

cosiddetta stanza della caccia, può scegliere, tra le armi conservate in bell’ordine negli armadi, il fucile più adatto al suo braccio. Nelle scuderie, in fondo al piccolo parco, lo staffiere ha già sellato il suo cavallo preferito. Esce al passo per un cancello secondario e si dirige verso i boschi delle vicine colline. Tutta la mattinata fino all’ora di pranzo sarà occupata in una tonificante cavalcata. Se poi gli accadrà di imbattersi in qualche lepre, quaglia o fagiano non si lascerà scappare l’occasione di offrire al padrone di casa qualche capo di ottima selvaggina per le delizie della tavola.

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Divertimento in villa di villeggiatura

Il concerto. La villa nella quale è organizzato il pomeriggio musicale dista solo qualche decina di metri, e il signore vi si reca con breve passeggiata a piedi. La villa è più grande e solenne della sua: dentro la cinta ci sono vaste aree lasciate a prato con l’erba perfettamente falciata e ampi giardini molto curati. Il suo sguardo si posa sul colore acceso dei limoni, le cui piante nei grandi vasi di terracotta segnano, a intervalli regolari, il viale e il cortile che si allarga davanti alla facciata allungata nei due fabbricati laterali dall’ampio porticato. La riunione musicale deve essere affollata poiché si vedono dei cavalieri che conversano in piedi vicino alla porta spalancata del salone a pianterreno. E infatti il nuovo arrivato entra in una sala gremita. Parte degli ospiti è seduta nei quattro lunghi divani in marocchino rosso e dagli alti schienali intrecciati addossati alle pareti, parte è in piedi sui lati corti della sala, molti si affacciano dal ballatoio protetto dalla ringhiera in ferro battuto che corre in corrispondenza del primo piano. I suonatori sono disposti attorno al grande tavolo centrale, che quasi collega in una linea ideale la porta d’entrata e quella che dà sul retro della villa. Appoggiati su di esso leggii e spinetta, hanno attaccato con 1e prime battute di un concerto di Corelli. Ma non tutti i convenuti sembrano prestarvi attenzione: un diffuso mormorio aleggia per la sala, perché la conversazione non può subire interruzioni: anzi, la riunione musicale è un pretesto per intrecciare amabili discorsi e per fare nuove conoscenze. Una dama fingendo

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di ascoltare con interesse quanto le sussurra il compagno al suo fianco, lancia furtive occhiate ai presenti, studia l’abbigliamento delle altre donne, cerca di cogliere qualche episodio che offra materia di piccante conversazione più tardi al caffè. Nel vano della finestra in fondo al salone si staglia la figura di una donna che guarda con aria sognante il cavaliere che le è accanto e che le sfiora il vestito e il braccio mentre pronuncia con aria sognante qualche discorso ispirato; un’altra coppia si è defilata nel vano di una porta e nasconde i visi dietro il ventaglio. Il concerto si conclude tra il brusio generale in cui era incominciato. Viene annunciato il tè nel grande salotto. Il nostro signore cerca il padrone di casa il quale, lasciato alla moglie il compi-


to di intrattenere gli altri ospiti, si ritira a conversare con il nobile vicino e un piccolo gruppo di amici in un angolo della stanza. Sono tutti dei buoni intenditori di musica e hanno vasta cultura sicché la conversazione risulta davvero interessante. Sono questi i momenti in cui al nostro signore sembra di trovarsi a proprio agio nel mondo, circondato da persone cortesi e dotate di squisita educazione, immerso in uno stato in cui si amalgamano perfettamente gentilezza, cultura e mondanità. Peccato che il tempo passi velocemente: glielo ricorda il ticchettio discreto della gentile macchinetta che uno dei presenti protegge nel taschino del panciotto.

Una partita al biliardo.

Mentre i nobili galanti fanno i programmi per la nottata, il nostro signore, invece, è di quelli che non sanno resistere alla passione del gioco che li assale puntualmente ogni sera. E se di solito accetta di fare qualche partitina di faraone o di bazzega o di panfilo oppure di giocare a dadi in una sala affollata, tra la confusione, l’allegria o la disperazione di occasionali compagni, questa sera decide per un tipo di gioco da praticare con maggiore discrezione: il biliardo. Una sala perfettamente attrezzata allo scopo è in una villa di certi suoi amici non lontana dalla città. Vi si reca in compagnia di pochi gentiluomini. Dall’animazione di carrozze nei viali di entrata sembra che i padroni di casa abbiano organizzato una serata in grande stile. La

stessa animazione è nell’atrio e lungo le scale: molti gli inchini alle dame che incrociano e i saluti ai conoscenti prima di incontrare i padroni di casa e complimentarsi con loro per la bella gente raccolta. Altre parole gentili da parte di costoro onorati della visita, e l’invito a consumare una cena “frugale” prima di dedicarsi al gioco. I nostri amici sanno che non possono rifiutare, dal momento che il loro ospite non ha badato a spese nell’imbandire una tavola lussuosa e raffinata per avere in cambio espressioni di gratitudine ammirata. Ma si fermano quel tanto che serve a non essere giudicati scortesi e poi si rifugiano in fretta nella agognata sala del biliardo. Vi trovano pochi altri ospiti, richiudono accuratamente le porte dietro di loro per non essere disturbati e concentrarsi nel loro gioco preferito. La sala del biliardo presenta una decorazione non meno ricercata delle altre: sullo sfondo bianco delle pareti e sul soffitto, corrono larghe fasce di colore giallo chiaro e rosa violaceo, su cui si arrampicano gli stucchi in tonalità verde pastello a formare festoni, putti, vasi e mascheroni. I tavoli da biliardo occupano il centro, mentre accostati alle pareti sono gli immancabili divani; molte candele ardono sulla lumiera centrale e su quelle a specchio sui muri. In questa atmosfera confortevole, il nobile si concentra nel gioco e, dimentico di ogni altro pensiero, finisce inavvertitamente a far tardi.

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La donna è avvincente in quelle che erroneamente vengono considerate contraddizioni ma in effetti sono sfaccettature di una pietra preziosa capace di riflettere un pianeta di sentimenti e comportamenti in rosa.

Servizio fotografico di Moda in Villa Cornaro. - ph. Mariano Lunardi

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Mondanità in villa nel ‘700

Il ballo notturno. Mentre i patiti del gioco sono occupati nel biliardo, per gli amanti della danza è stato organizzato un grande ballo notturno in un’altra villa dei dintorni. E’ una grande occasione per le signore invitate, e la nostra dama si impegna in una toeletta particolarmente elaborata per essere all’altezza della situazione. Il suo cavalier servente, costretto ad aspettare più del solito questa sera, inganna il tempo in uno dei salottini dove ha trovato un compagno per una partitella di faraone. Il gioco lo assorbe però al punto che si ricorda dell’appuntamento dato alla sua dama troppo tardi per non incorrere nelle sue ire. E infatti quando la raggiunge in camera per accompagnarla di sotto, la donna inviperita lo investe di parole furenti. Certo è buona abitudine arrivare al ballo per ultima in modo che a nessuno possa sfuggire la sua presenza e le rivali scoppino di invidia, ma non per questo è necessario lasciarla tanto a lungo da sola in camera con la cameriera. Il turbamento causatole da questo inconveniente le avrà certamente rovinato il trucco e l’acconciatura: al solo pensiero la dama si sente svenire! Ma prontamente il cavaliere la soccorre con la boccettinadi sali, le giura che non sarebbe accaduto mai più e le assicura che il suo vestito è una meraviglia e lei sarà la più bella della festa. La dama si tranquillizza, lo perdona e recupera il buon umore. Assistita dalla cameriera, dà un’ultima sistematina all’abito di seta azzurro ricamato in argento, ritocca il trucco, atteggia le labbra al sorriso ed è pronta a mietere i successi della nottata. I suonatori sono sistemati su uno dei lati corti della sala, mentre gli ospiti siedono sui divani. Sembra che tutti i villeggianti di garbo si siano dati appuntamento in questo vasto salone: un’infinità di abiti elegantissimi portati con disinvolta semplicità, conversari leggiadri conditi di arguzie, incedere elegante, armonia di gesti, squisite galanterie dei cavalieri all’indirizzo di dame dalla seducente bellezza. L’orchestra di violini, viole, contrabbassi e cembalo continua a suonare mentre al centro della sala i danzatori sono impegnati nelle figure graziose del minuetto. Non c’è altro ballo come il minuetto che esalti tanto il portamento distinto, l’arte di porgere la mano, di muovere i passi con decoro, di flettere il busto in inchini e riverenze. La nostra dama, che non ha perso un ballo fino a notte fonda, a un certo punto chiede licenza di riposarsi nel salotto d’entrata dove, circondata da una decina di cavalieri affascinati dalla sua avvenenza, si rianima con una limonata e un gelato. Un po’ alla volta altre coppie si fermano stanche.

Il gioco notturno.

Dopo mezzanotte il piacere del ballo cede il posto a quello, del gioco. La padrona di casa l’aveva previsto e aveva fatto sistemare allo scopo numerosi tavoli nei salottini. Ora si presta volentieri a combinare gli assortimenti dei giocatori. Bisogna tener conto dei molteplici e variegati intrighi di amicizie e inimicizie esistenti tra gli ospiti, dei loro complicati intrecci amorosi; sistemare, quando occorre, il marito

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in una stanza e la moglie in un’altra, cercare di equilibrare le partite fra chi sa giocare e chi no e consentire, nello stesso tempo, a ciascuno di scegliere tra i giochi delle carte, la tria, il gioco dell’oca e la dama quello che gli piace di più; dividere, infine, chi andrà via presto da chi avrebbe fatto mattina. Solo gli accaniti del biribisso si sono accapparrati i tavolini con il piano intarsiato già predisposto per il gioco. La passione tiene i villeggianti incollati al tavolo, sopraffatti dall’eccitazione della vincita o dalla febbrile smania di rifarsi delle perdite subite. Giocano ininterrottamente per ore: somme anche di notevole entità passano facilmente da una mano all’altra: non è infrequente assistere, nel corso di una nottata, alla rapida frantumazione di cospicue fortune e all’improvviso sorgere di nuove. E anche chi approfitta del gioco per continuare la conversazione o stringere nuove amicizie, si fa comunque prendere dalla frenesia e si diverte a mettere a repentaglio senza inquietudine i propri risparmi.

Il meritato riposo.

Ormai la notte volge al termine. Ad un tratto la stanchezza sorprende i villeggianti ancora impegnati nei convegni mondani. Il desiderio di brillare e sedurre ha abbandonato la giovane donna che invita il cavaliere ad accompagnarla a casa. Lungo il tragitto si sentono mormorare solo frasi smozzicate e un rapido appuntamento per il giorno successivo.

Il vecchio giocatore accanito vede allontanarsi tutti i suoi compagni che nemmeno il piacere di una vincita cospicua riesce a trattenere. Rassegnato chiama la carrozza per far ritorno alla villa debolmente illuminata nel chiarore dell’alba. A quest’ora anche la conversazione più colta e brillante non è più in grado di soffocare gli sbadigli. Salutato cortesemente il padrone di casa, il cavaliere si avvia a passi misurati verso la villa vicina. Rimane solo sulla strada della collina, accompagnato dal secco rumore dei balconi che i servitori chiudono nelle stanze dei padroni addormentati. Volge uno sguardo al sole che sta nascendo, ai campi e ai boschi che si perdono lontano. In quel momento di silenzio avverte un’emozione nuova, ma sente che non la potrebbe condividere con nessuno dei suoi compagni, troppo legati alla vita sociale e ancora lontani dall’idea di misurarsi con la natura senza lo schermo delle abitudini mondane. Risuona ancora l’eco della musica e delle risa, delle carrozze, del cicaleccio a teatro. II cavaliere sorride al pensiero dell’esistenza frenetica e piacevole condotta durante la villeggiatura, all’idea confortante di potersi spostare dalla città alla campagna senza dover cambiare usanze e ritmi di vita. Mentre giunge alla villa ed entra nell’atrio, sta già progettando nuove occasioni d’incontro e di divertimento per l’indomani.

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Villeggiare in campagna

Alla fiera in paese. Le carrozze dai finimenti di argento placcato e l’equipaggio di staffieri e lacchè sono pronti in un baleno. Si vola fino al borgo festosamente addobbato per la fiera: dai balconi dei palazzi pendono tappeti, damaschi e festoni, e si sporgono gruppi di persone vocianti. I rustici del paese, invece, si accalcano sotto i portici, applaudendo ai nobili occupanti dei lussuosi equipaggi in arrivo. La fiera si trasforma in un grande ingorgo per la presenza simultanea e caotica di ogni sorta di carrozze: quelle rozze e sfasciate da noleggio, quelle ricche di ori e blasoni dei nobili villeggianti. Tra i cocchieri scoppiano qualche litigio e scambi di improperi quando gli equipaggi non riescono a procedere. Cavalieri e dame approfittano della sosta per osservare, con aria sdegnosa, gli occupanti delle carrozze vicine che fingono di non accorgersi di loro e continuano a ridere sommessamente mormorando chissà quali malignità. Quindi, sciolto l’ingorgo, gli equipaggi defluiscono lentamente ai margini della strada, e si sistemano docilmente uno vicino all’altro, pronti ad assistere alla corsa. Un colpo di mortaretto dà inizio alla gara: i cavalli lanciati al galoppo per la via principale sono accompagnati dagli incitamenti e dalle urla della folla dei popolani. Alla nostra coppia non importa sapere chi ha vinto: non ha partecipato alle scommesse cd è soddisfatta di essersi offerta agli sguardi invidiosi dei suoi pari e a quelli ammirati del popolino. Improvvisamente, quasi ad un segnale convenuto, tutte le nobili carrozze si rimettono in movimento. Qualche giro per la piazza per il diletto curioso dei borghigiani e per eccitare ulteriormente l’invidia dei cocchi meno sontuosi, e finalmente la sosta per la replica pomeridiana dei caffè. La competizione è ora tra i cavalier serventi, impegnati a procurare il posto migliore alla loro dama, la quale, apparentemente indifferente all’agitazione che le si crea attorno nello sforzo di servirla e di esaudire i suoi desideri, diventa capricciosa quando il cavaliere non è rapido nell’assecondarla e prevenire le sue esigenze o dà la vaga impressione di essere annoiato e stanco. Discorsi disimpegnati e osservazioni argute si mescolano in un continuo mormorio. Ormai si è fatta sera e la dama si alza per rientrare in villa. La segue la sua piccola corte: chi le porge il ventaglio, chi i guanti, chi 1e accomoda lo scialle sulle spalle. Qualcuno però decide di rimanere, sedotto da altri sguardi femminili: la dama incenerisce con un’occhiata il traditore e non degna di attenzione la rivale.

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Cena e conversazione serale. In villa, per la gioia degli ospiti, il padrone di casa ha organizzato una cena solenne. Il grande tavolo al centro del salone del primo piano è già preparato. Alle pareti sono addossati dei tavolini rettangolari o a mezzaluna laccati di rosa; negli angoli poltrone e divani a uno o due posti, alle pareti grandi dipinti con scene allegoriche e mitologiche incorniciati in stucchi dalle forme fantasiose: delicate volute, nastri, festoncini di fiori colorati o dorati, putti paffutelli circondano in festa anche i medaglioni sopra le porte. Dal soffitto scendono due grandi lumiere in legno dorato che illuminano e impreziosiscono la sala. Gli ospiti siedono al grande tavolo: i colletti alti e rigidi e i gilet ricamati dei cavalieri si alternano alle generose scollature e alle candide spalle femminili. Gli occhi delle donne più che sulle sontuose portate si soffermano sugli invitati. Qualche sorriso appena accennato, qualche parola eloquente sono loro sufficienti per scegliere i cavalieri con i quali si accompagneranno nel dopocena e nella nottata. Il momento magico della giornata in villa incomincia proprio con il dopocena e la conversazione serale. Il luogo deputato è l’accogliente grande salotto del piano nobile: in un angolo due divani, una poltrona e un tavolino basso per appoggiarvi bicchieri e ventagli; ad una parete su un tavolino più alto sono disposti una coppia di pastorelli in maiolica, una sca-

tola decorata a motivi floreali, un orologio da tavolo dorato e alcuni graziosi contenitori dalle forme diverse; al centro tre divani accostati di schiena e posti a triangolo; completa l’arredo della quarta parete, tra le due alte finestre, un tavolinetto a mezzaluna. Dappertutto, poi, sono variamente distribuite sedie laccate in verde brillante. Per la conversazione la dama si è accomodata sul divano d’angolo, i cavalieri prescelti si dispongono in cerchio attorno a lei e, mentre i camerieri in livrea servono sorbetti, gelati e bibite, essi cercano di imbastire i racconti più spassosi per strappare qualche esclamazione di allegria e di sorpresa alla dama. Quando la vena narrativa viene meno, è lei che propone divertenti giochi di parole o indovinelli dai significati ambigui. Ma questo è solo l’avvio della conversazione serale, la quale, in genere, diventa poi più impegnata di quella confidenziale della mattina o di quella di cortesia del pomeriggio, anche se la sensazione provata dai partecipanti è comunque sempre gradevole. Le ricche toelette delle signore, la loro grazia e amabilità nell’accogliere e rispondere ai complimenti, nell’indovinare allusioni e proposte, nel guidare uno scambio di opinioni letterarie, filosofiche o politiche senza che queste degenerino in un dibattito acceso, si intonano perfettamente alla galanteria naturale dei nobili cavalieri abili tanto nel rendere i dovuti omaggi alle signore quanto nell’esporre i loro pensieri senza animosità e intolleranza.

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CIGAR ROOM

Rievoca il piacere del fumo del sigaro lento e ai suoi infiniti abbinamenti in un ambiente privato, caldo, esclusivo. Il tutto accompagnato al sapore dei liquori e del cognac con la ‘dolcezza

amara’ del cioccolato, i cui aromi si

mescolano in abbinamenti unici, ammaliando l’olfatto e il gusto. E’ un bellissimo viaggio sensoriale, avvolti tra le spire ammaliatrici dei sigari, dei profumi e del gusto di armonici abbinamenti creati ad hoc.

In VILLA CORNARO si può. Ambienti preziosi, riservati per recuperare i sapori della tradizione nobiliare anglossasone. Ambienti aerati, davanti al caminetto del ‘600, intimi, tra le rilassanti e disimpegnate chiacchere, talvolta confidenziali o goliardiche. Così. Solo per il gusto di stare assieme con la voglia di gustare abbinamenti insoliti per i paesi mediterranei ma già ricercati nell’alta nobiltà veneziana del ‘700 che girava, per passione o commercio, l’Europa del Nord. E’ il caso di dire che i brand più blasonati dei sigari qui possono incontrare le grappe italiane più importanti, i primissimi cognac francesi, i rum e il cioccolato delle colonie inglesi. 125


intra

montabile

chic

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Siamo Tra Vicenza e Verona, nella terra di Giulietta e Romeo: • Autostrada A4 Milano-Venezia Uscita Montebello Vicentino Direzione Lonigo-Legnago. • Autostrada A4 Milano-Venezia Uscita Alte Ceccato-Montecchio Direzione Lonigo-Legnago.

da Vicenza 25 km (25 min.) da Verona 30 km (30 min.) da padova 50 km (45 min.)

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da mantova 65 km (55 min.)

Soave Montebello San Bonifacio Vicentino

Autostrada A4 Milano

da VENEZIA 90 km (75 min.)

Alte Ceccato Montecchio

Verona

Vicenza ®

Villafranca

Santo Stefano di Zimella

Mantova

Lonigo Cologna Veneta Legnago

Montagnana

Villa Cornaro

37040 Santo Stefano di Zimella (Verona) Via Roma, 360

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4.50 m.

4.50 m.

4.50 m.

20 mq

4.50 m.

6.30 m.

33 mq

SALETTA GATTERBURG

7.20 m.

VIALE D’INGRESSO

nord (viale) 1.55 x 3.25 m.

ENTRATA

6.30 m.

Saletta Morosini: 30 posti a sedere

Saletta Gatterburg: 30 posti a sedere

Salone Grimani: 150 posti

6.20 m.

Sala Ginevra: 60 posti a sedere

14.50 m.

Salone Caterina Cornaro: 130 posti a sedere

90 mq 6.20 m.

4.50 m.

15.70 m.

sud (giardino) 1.55 x 3.25 m.

6.30 m.

9.20 m.

60 mq

SALA GINEVRA

35 mq

30 mq

40 mq

9.20 m.

CUCINA

6.30 m.

SALETTA MOROSINI

4.50 m.

103 mq

SALONE CATERINA CORNARO

20 mq

SALETTA TIEPOLO 5.30 m.

SALONE GRIMANI

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ENTRATA

BROLO CON PISCINA

Gli spazi della Villa

interni 6.30 m.


esterni

20 m.

Gli spazi della Villa

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Viale

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INO

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18 m.

Portone entrata 4,90 m. luce

Ingresso

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Parcheggio

9 m.

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30 m.

8 m.

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7 m.

Villa Cornaro

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14 m.

5,8 m.

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Area edifici villa

8 m.

Fontane antistanti

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Brolo

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Plateatico Luna Blu

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LUNA BLU

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Cenni storici di Villa Cornaro

a famiglia Corner o Cornaro è un’antica e nobile casata veneta che ebbe privilegi e onori in tempi remoti. Giovanni nel 1238 fu ambasciatore del Papa Gregario IX quindi dell’imperatore Federico II. Vantò generali, diplomatici, magistrati, dogi ed una serie di eminenti cardinali e vescovi. Questa illustre casata si divide in più linee dette di San Martino e San Gregorio, iscritte negli Albi Aurei dell’Antica nobiltà Italiana con i titoli di Conti e Patrizi Veneti. La villa di Santo Stefano di Zimella (Verona) denominata Cornaro (quindi Grimani Morosini), fu abitata dai Cornaro anche prima dei fratelli Alvise e Giacomo che, a partire dal 1661, ne furono i proprietari. Poi passò ai Grimani, quindi ai Morosini infine all’Istituto di Carità, di Venezia (IRE) e, nel 1925, comprata da Basilio Carpenedo per 50.000 lire dall’IRE. Dal 2002 la proprietà è della società S.Stefano Costruzioni srl di Montebello Vicentino. Villa Cornaro, di impianto cinquecentesco, è posta su un fondo di circa 12000mq di terreno lungo e stretto a forma di trapezio allungato che parte da via Roma 360, quasi di fronte alla chiesa parrocchiale di Santo Stefano. Vi si arriva percorrendo un viale rettilineo di 250 m circa, che divide il prato e si collega al cancello in ferro battuto sostenuto da due pilastri in pietra a grossi conci alternati a bugnato, inseriti nelle mura di mattoni che ne perimetrano l’intera area. La villa si trova tra altre due ville: la Morosina e Donà delle Rose le cui mura la delimitano con entrambe. La parte centrale della villa risale alla metà del Cinquecento, con salone passante con soffitto alla Sansovino, quasi a forma quadrata mentre l’ampliamento delle due ali laterali e del sopralzo sembra risalire alla seconda metà del Settecento. Il lato destro dovrebbe addirittura risalire agli inizi dell’Ottocento. Notizie storiche certe citate su documenti di archivio, portano la data del 1661 e ne attribuiscono la proprietà ai fratelli Alvise e Giacomo Cornaro, nobili facoltosi proprietari terrieri Veneziani. Era una villa di rappresentanza oltre che di nobile residenza di villeggiatura estiva ed era probabilmente dotata di una cappella adiacente di cui non ci sono più tracce se non dei disegni su documenti storici. Del luogo di culto rimane ora a testimonianza una stanza al pianterreno con soffitto affrescato da un ignoto pittore di scuola del Tiepolo, con l’immagine del Padre Eterno Creatore con barba bianca in cielo tra le nuvole, con le braccia aperte, la veste rossa e il mantello blu nell’atto di produrre il Sole e la Luna, racchiuso dentro a strutture architettoniche arrotondate di color marrone/terriccio. Durante la proprietà Cornaro la villa, nel vasto fondo di sua pertinenza verso Bonaldo, il paese vicino a sud, aveva un lungo e rettilineo sentiero che la collegava alla frazione stessa e che consentiva al suo parroco o a qualsiasi altro sacerdote, di venirvi a celebrare Messa o più semplicemente di accendere al fondo. Ancora oggi si vedono le tracce di un portone,

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ora murato, che si apriva tra le mura del brolo verso Sud e collegava appunto questo viottolo con Bonaldo. Nel 1620 la Contessa Ginevra Cornaro donò alla comunità di Santo Stefano (allora denominato Santo Stefano di Volpino) una pezza di terra di tre campi veronesi per costruirvi la chiesa del paese posta quasi di fronte alla villa, con l’obbligo di celebrarvi delle messe. E’ ancora visibile una lapide incastonata sul muro a lato della scala interna che porta all’organo della chiesa parrocchiale recante la scritta: LA CL.MA S.RA SINEVRA CORNARA CHE FO’ DELL’ILL.MO SIG.R CARLO NOB. DI VENETIA HA INVESTITO IL R.DO RETTOR DELLA CHIESA DI S.STEFANO ET SUOI SUCCESSORI, D’UNA PEZZA DI TERRA DE CAMPI TRE IN CONTRA’ DEL GAZO, CON OBLIGO AL DETTO R.DO RETTORE DI CELEBRAR UNA MESSA ALLA SETTIMANA ET UN OFFICIO DE MESSE DIECI OGNI ULTIMA SETTIMANA DELL’ANNO IN PERPETUO PER L’ANIMA DI D.A SIG. RA APPAR DI ESSA INVESTITURA, ET OBLIGO INTR.O PUBLICO ROGANDO DA D.NO FABRICIO RUTILIO NODARO DI COLOGNA L’ANNO DI N.RO SIG. MDCXX Con successivi trasferimenti, la villa passò di mano in mano divenendo prima proprietà dei Grimani verso il 1740, ed infine, nel 1787, dei Morosini. I Grimani erano nobili patrizi di una antica casa Doganale Veneta che si divide in cinque linee delle quali sopravvivono oggi solo due rami della superstite detta di San Luca. Furono molti i personaggi importanti amici e ospiti illustri della famiglia Grimani, come il famoso commediografo Carlo Goldoni, che scrisse nel 1750 una poesia per le nozze dell’amico Giovanni Grimani con Caterina Contarini; o il pittore Pietro Longhi che li ritrasse nel 1751 nel celebre quadro del ”Rinoceronte”. Erano loro i proprietari delle ville di Santo Stefano, la Morosina e la Cornaro, ma anche di altre ad Albaredo di Vedelago (Treviso), a Martellago, a Pettorazza Grimani, (dove le ultime tre contesse sono state sepolte) e di molte altre. I Morosini invece, erano nobili veneziani che possono vantare quattro dogi e tre dogaresse, una regina d’Ungheria ed una di Serbia. Il doge Francesco, detto il Pelopponisiaco, fu un famoso condottiero e fu grazie Loredana Grimani, l’ultima erede dei Grimani andata in sposa a Francesco Morosini (nipote del Poloponnisiaco), che i Grimani e i Morosini riunirono in un unico e vasto patrimonio. Questi ebbero una figlia, Elisabetta Morosini, che sposò a Vienna il conte Antonio Gattemburg, capitano austriaco già citato per la villa “Morosini” adiacente alla Cornaro. Ebbero due figlie: Marianna, morta precocemente e Loredana che ereditò l’immenso patrimonio di famiglia. Loredana Morosini Gattemburg fu l’ultima erede e fu anche l’ultima proprietaria delle ville di Santo Stefano, la Morosina e la Cornaro-Morosini. Alla sua morte il ramo della famiglia si estinse e gli eredi misero all’asta l’immenso patrimonio, frazionandolo, tranne quello destinato alla Congregazione di Carità di Venezia, comprensivo delle due ville di Santo Stefano con i rispettivi campi e rustici. Villa Morosina dista dalla Cornaro un centinaio di metri e un muro di confine con i relativi rustici, divide le due proprietà. Per la comunanza della proprietà delle due ville adiacenti (Cornaro – Morosini) una breve introduzione alla famiglie stesse era necessaria Villa Cornaro ha la struttura di una vera e propria villa veneta a due piani con sopralzo nella parte centrale, contornata da volute alle parti, concluso da un frontone ornato da pinnacoli ai vertici del timpano. 131


Si compone di una parte centrale cinquecentesca, con un salone centrale passante, che attraversa tutto l’edificio da fronte a retro, e stanze ai lati poste in modo simmetrico. Tra il Settecento e l’Ottocento sono stati aggiunti un sopralzo timpanato nella parte centrale e due corpi laterali simmetrici che terminano con due timpani uguali ripetuti nei due frontoni principali a Nord e a Sud: probabilmente unico caso di triplice presenza di timpani nel scenario delle ville venete fatta eccezione Villa Pisani a Strà Venezia. Questa grande villa gentilizia si presenta con una duplice facciata: quella principale più alta e con l’attico disposta verso la strada a nord, quella più bassa rivolta verso il brolo a sud. Si divide in tre piani: piano terra, piano nobile e attico. A pian terreno, la parte centrale è composta da una porta ad arco a tutto sesto incorniciata in pietra e da sei finestre rettangolari, sempre incorniciate in pietra berica locale, con l’aggiunta di due corpi laterali più bassi con altre due finestre su ambo i lati. Al primo piano si ripete lo stesso schema del piano terra con una porta ad arco, ma con l’aggiunta di un grazioso balconcino, in ferro battuto a ventre, sostenuto da due mensole. Al centro spicca un sopralzo o attico aggiunto e munito di due finestre più piccole con una monofora centrale ad arco, scoperta e riaperta durante l’attuale restauro, coronato alla sommità da un timpano triangolare con tre pinnacoli e ai lati, quasi sospese, due volute che collegano visivamente e ornano il sopralzo e si appoggiano al tetto. Ai lati, più basse, le due ali laterali terminanti a motivo di torretta, con due timpani o frontoni uguali per forma e dimensione di quello centrale. La facciata, disposta a Sud, è più bassa e meno imponente perché senza il sopralzo, ma uguale all’altra per numero di porte e finestre, si affaccia al brolo ove un tempo vi erano alberi da frutto e ora è recuperato per altra fruizione recettiva-turistico con il confort che l’ospite cerca e chiede. Guardandola dal brolo, si notano ai lati i due timpani con sopra tre pinnacoli e al centro due porte ad arco a tutto sesto con un piccolo balcone in ferro battuto. Si vedono anche due canne fumarie esterne, aggettanti alla polesana, che terminano con due comignoli lavorati in pietra e con la stessa forma dei pinnacoli del timpano. L’interno comprende un salone centrale che attraversa l’intero complesso e quattro grandi sale ai lati disposti simmetricamente. Il soffitto del salone è a travature regolari di legno alla sansovino. A metà salone sulla destra, una bella porta ad arco, incorniciata in pietra, ci conduce alle scale in pietra che portano ai piani superiori. Il salone centrale del piano nobile, è pavimentato in parquet posato a spina di pesce probabilmente originale del ‘600 / ‘700. Le stanze principali sono dotate tutte di caminetto con cornice in pietra berica lavorata con lo stile usuale nel seicento. Il restauro ha conseguito di risanare la villa, salvarla dal degrado e riportarla all’antico splendore mantenendo l’insieme della facciata uguale a quello precedente. Sono stati creati spazi a mansarda nei sottotetti, prima non abitabili, mantenendo il più possibile gli ingombri, altezze e le dimensioni originali per un utilizzo della villa ad attività ricettiva.

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Foto: Mariano Lunardi - www.marianolunardi.it - cell 336 489874 Concept: studio editorale communications www.studioeditoriale.it - info@studioeditoriale.it Villa Cornaro è un bene vincolato dalla sovrintendenza del ministero dei beni culturali. Decreto di vincolo n. 2/12/1960. Legge 1089 del 1/06/1939 L’intero recupero storico artistico del manufatto è stato curato e seguito dallo Studio di Architettura Grella Arch. Angelo. Realizzato da S.Stefano Costruzioni s.r.l. Edizione 11-2013 © Copyright - All rights reserved Villa Cornaro® è un marchio registrato

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速 www.villacornaro.it/ luxury-magazine

Villa Cornaro

37040 Santo Stefano di Zimella (Verona) Italia - Via Roma, 360 info@villacornaro.it - www.villacornaro.it www.villacornaro.eu


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