A mici di Gesù Crocifisso Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso”
Settembre - Ottobre 2004 Anno V n°5
Ripartire da Cristo azareth La passione di Maria di N Spiritualità del mese assionista Il Padre della famiglia P trinitario Famiglia: icona del dialogo estinati” Luigi Rocchi: amico dei “c i Echi degli Esercizi spiritual Vita delle Fraternità Testimonianze
Amici di Gesù Crocifisso
Ripartire da Cristo: Settembre 2004
Gesù capo del Corpo Mistico La Chiesa corpo mistico di Cristo
fatto diventare Cristo stesso. Vi rendete conto, fratelli, di quale grazia ci ha fatto Dio, donandoci Cristo esù Cristo, come uomo, ha avuto dal Padre come Capo? Esultate, gioite, siamo divenuti Cristo. un corpo umano perfetto, per opera dello Se egli è il Capo, noi siamo le membra: siamo un uoSpiritoSanto, nel seno di Maria; anzi è “il più bello mo completo, egli e noi. Qual è la Testa, e quali sono tra i figli dell’uomo” (Sal 45,3). Ma S. Paolo parla le membra? Cristo e la Chiesa». anche di un “corpo mistico di Cristo risorto” e Un corpo è formato da un capo con molte memscrive: “Voi siete corpo di Cristo e sue membra” bra, con funzioni diverse, importanti e meno impor(1Cor 12,27). Cristo «è il Capo del corpo, cioè deltanti, nobili e meno nobili, tutte unite e animate dal la Chiesa» (Col 1,18). capo e, in lui, tutte unite tra loro. L’unità del corpo Gesù ha sempre parlato di una sua unione intima mistico genera e stimola tra i fedeli l’unione e l’amoe misteriosa con i suoi discepoli: li ha scelti e chiare. Riflettiamo bene sull’immagine del corpo, come mati, li ha resi partecipi della sua missione, della sua ci è descritto da San Paolo: gioia e delle sue sofferenze: «Rimanete in me e io in “Come il corpo, pur essendo uno, ha molte voi. Io sono la vite, voi i tralci » v(G15,4-5). Annunzia membra e tutte le membra, pur essendo molte, souna comunione misteriosa e reale tra il suo corpo e il no un corpo solo, così anche Cristo. E in realtà noi nostro: «Chi mangia la mia carne e beve il mio tutti siamo stati battezzati in un solo Spirito per sangue dimora in me e io in lui» v(G6,56). formare un solo corpo, Giudei o Greci, schiavi o Asceso al cielo, Gesù ha promesso di restare con liberi. Ora il corpo non risulta di un membro solo, noi sino alla fine dei tempi. Donandoci il suo Spirito, ma di molte membra. Se il piede dicesse: “Poiché la sua comunione con noi è diventata più intensa. io non sono mano, non appartengo al corpo”, non Con il battesimo, riceviamo la vita di Dio, diventiaper questo non farebbe più parte del corpo. E se mo membra della “famiglia di Cristo”, cioè del suo l’orecchio dicesse: “Poiché io non sono occhio, non “corpo mistico”, che è la Chiesa; siamo uniti strettaappartengo al corpo, non per questo non farebbe mente a Cristo, riceviamo con abbondanza la sua più parte del corpo. Se il corpo fosse tutto occhio, stessa vita e con l’Eucaristia partecipiamo realmente dove sarebbe l’udito? Se fosse tutto udito, dove al Corpo del Signore, siamo in comunione con lui e l’odorato? Molte sono le membra, ma uno solo è il con gli altri membri del suo corpo mistico. corpo. Non può l’occhio dire alla mano: “Non ho «Siamo diventati Cristo» bisogno di te”; né la testa ai piedi: “Non ho bisoCome il corpo fisico di Gesù entra in qualche mogno di voi”. Anzi quelle membra del corpo che do nel mistero trinitario, è unito a tutta la Trinità, cosembrano più deboli sono più necessarie; Dio ha sì anche noi, suo corpo mistico, con il Battesimo siacomposto il corpo, conferendo maggior onore a ciò mo diventati “in Cristo” figli di Dio, siamo uniti in che ne mancava, perché non vi fosse disunione nel Gesù a tutta la Trinità. corpo, ma anzi le vaMembra del corpo mirie membra avessero stico di Cristo, siamo cura le une delle aluniti al suo mistero tre. Quindi se un pasquale, veniamo asmembro soffre, tutte sociati alle sue soffele membra soffrono renze, soffriamo con insieme; e se un lui per essere con lui membro è onorato, glorificati. tutte le membra Dobbiamo conforgioiscono con lui”. marci a lui, finché in (Cfr. 1Cor 12,12-26) noi «sia formato CriDobbiamo meditasto» (Gal 4,19). Egli re bene questo passo provvede alla nostra sublime di san Paolo, crescita, con vari doni, per capire il significacarismi, sacramenti, mito di essere membra nisteri, con i quali siadel corpo mistico di mo sostenuti nel camCristo e il rapporto mino della salvezza. profondo che ci deve Cristo e la Chiesa foressere con il nostro mano, dunque, il Capo e con le altre «Cristo totale ». membra di questo Scrive S. Agostino: corpo mistico.(Cfr. «Rallegriamoci, renanche “Catechismo diamo grazie a Dio, della Chiesa Cattolinon soltanto perché ci ca nn. 987-995). Piccoli Amici di Gesù Crocifisso: ha fatti diventare criSan Gabriele, 21-08-2004 stiani, ma perché ci ha P. Alberto Pierangioli
G
2
Amici di Gesù Crocifisso
Ripartire da Cristo: Ottobre 2004
Gesù: L’Emmanuele una comunione d’amore continua a profonda. Egli stesso la descrive con l’immagine della vite e dei tralci: “Rimanete in me e io in voi. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimaP. Francesco Biagioli celebra all’aperto per i Piccoli Amici: ne in me e io San Gabriele, 20-08-2004 in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Come il Padre li uomini hanno sempre desiderato di avere ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete Dio vicino e presente nella vita di ogni giornel mio amore” (Gv 15, 4-10). Non ci può essere un no. Per questo sono arrivati a identificare Dio con le invito più affettuoso e accorato di questo! creature più disparate, fenomeni naturali, animali, - Gesù è presente nella preghiera, che è dialogo e piante e perfino con le passioni umane. Era il trionfo comunione con Dio. Egli è sempre presente, per parladell’idolatria. ci e ascoltarci. per attirarci sempre più al suo amore. Ma Dio si era impegnato sul serio a essere pre- Gesù presente nella vita quotidiana, nei problesente in mezzo agli uomini. E finalmente, nella piemi dei suoi fedeli. Si fa presente ai due discepoli di nezza dei tempi, un angelo annuncia al giusto GiuEmmaus, che, sfiduciati, lasciano Gerusalemme e se seppe: “Ecco, la vergine concepirà e partorirà un ne tornano a casa. È presente nella pesca infruttuosa figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa degli apostoli e sulle acque in tempesta del lago, con Dio con noi” (Mt 1,23). gli apostoli in balia delle onde. Gesù Cristo, con il mistero della sua incarnazione, è È presente ai nostri problemi quotidiani, alle nostre davvero l’Emmanuele, il Dio con noi, il Figlio di Dio stanchezze, ai momenti belli e difficili della nostra vita. fatto carne, diventato uno dei tanti miliardi di uomini - È presente nelle prove interiori, nel silenzio di apparsi sulla terra. Per essere vicino all’uomo, ha voluto Dio, quando non vediamo i segni della sua presenza, essere un uomo come noi, fratello di ogni uomo, condile orme dei suoi piedi: Egli ci assicura che quello è il videndo tutte le debolezze della natura umana, eccetto il momento in cui Egli ci porta in braccio! peccato: povertà assoluta, il duro lavoro di un operaio e - Gesù è presente in un modo particolare con poi dolore, angoscia, fame, sete, persecuzione, esilio, ril’Eucaristia. È presente su tutti gli altari, per rinnovafiuto. Per questo “non abbiamo un sommo sacerdote re e offrire al Padre ogni giorno centinaia di migliaia che non sappia compatire le nostre infermità, essendi volte il suo e nostro sacrificio; è presente quando lo do stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza riceviamo nella comunione; è presente nei tabernacoli di noi, escluso il peccato” (Eb 4,15) in tutte le ore del giorno e della notte. Il Dio con noi vive pochi anni su questa terra; ma - Possiamo anche aggiungere che Gesù Cristo, “alprima di salire al cielo fa agli apostoli una promessa la destra del Padre, è sempre vivo per intercedere a sconvolgente: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla nostro favore” (Cfr. Rm 8,34 - Eb 7,25). È il nostro fine del mondo” (Mt 28,20). Nell’ultima cena conforta continuo avvocato. gli stessi apostoli, sconsolati per la notizia della sua imCristo è venuto e viene continuamente, ma, nota minente partenza, con questa promessa: “Non vi lasan Giovanni “la luce splende nelle tenebre, ma le scerò orfani, ritornerò da voi” (Gv 14,18). tenebre non l’hanno accolta... Egli era nel mondo, e Gesù ha mantenuto la sua promessa: Egli è sempre il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo l’Emmanuele, il Dio con noi. non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto” (Gv 1, 5-11). Gesù Cristo, un Dio sempre presente Anche oggi Isaia grida a tutti di “preparare la via - È presente in ogni uomo che vive la vita della del Signore” (Is 40,3). grazia: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Con s. Agostino, dobbiamo avere paura del SignoPadre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderere che passa e non ci accorgiamo della sua presenza. mo dimora presso di lui” (Gv 14,23). Ogni uomo che Invece, con i primi cristiani, gridiamo continuamente: vive in grazia di Dio è un portatore di Dio, un portato“Maranà tha: Vieni, Signore Gesù” (1Cor 16,22). re di Cristo. Gesù, presente con il dono della grazia e del suo Spirito, vuole l’intimità con la sua creatura, P. Alberto Pierangioli
G
3
Amici di Gesù Crocifisso
Pensiero passionista - Settembre - Ottobre 2004
LA PASSIONE DI MARIA DI NAZARETH
L
a passione di Gesù non è solo il racconto dal Getsemani al Calvario o la Via Crucis. È anche l’intera esperienza umana del Verbo Incarnato, dalla concezione alla risurrezione. Anche per sua madre Maria di Nazareth l’esperienza della passione comincia molto presto. Si è sempre parlato della kenosi del Figlio nell’incarnazione – umiliazione, annientamento, dolore. Si è cominciato a parlare della kenosi del Padre e dello Spirito Santo nell’opera della salvezza. È bene parlare anche della kenosi di Maria, la creatura umana più intimamente coinvolta nell’opera salvifica della Trinità.
4
La kenosi di Maria di Nazareth Dagli accenni dei vangeli è possibile ricostruire l’itinerario di passione della madre di Gesù. Ecco le tappe principali. Maria vive la concezione verginale del Verbo in intimità di fede e di amore, ma la situazione la colloca in stato di solitudine dinanzi alla società e di iniziale imbarazzo nel rapporto col fidanzato eppoi sposo Giuseppe. La nascita di Gesù a Betlemme, in una grotta sulla strada, senza le necessarie attenzioni per la puerpera e per il neonato, coinvolge Maria in prima persona nel mistero della kenosi del Verbo. Nella presentazione di Gesù al tempio, il profeta Simeone formula il primo annuncio della passione del bambino, che sarà rifiutato e diverrà occasione di lacerazioni tra i popoli e nell’intimo dei cuori. Il vegliardo annuncia però anche la passione della madre, nell’immagine della spada che le spezzerà l’anima. La fuga e l’esilio in Egitto durarono oltre quattro anni, dato che la sacra famiglia rientra in patria alla morte di Erode il Grande, che avvenne il 4 d. C. Il disagio della giovane coppia Maria e Giuseppe nel provvedere da stranieri ai primi anni di crescita di Gesù dovette essere grande. L’Egitto richiamava alla mente reminiscenze bibliche sul rapporto tra Dio e il suo popolo, liberato dalla schiavitù con interventi portentosi. Ora la liberazione finale era vicina, in questo figlio di sconosciuti rifugiati. La smarrimento di Gesù nel tempio è preludio e annuncio della scomparsa pasquale di tre giorni nel sepolcro. Come già a Betlemme, Maria non capisce ma conserva nel cuore le parole e gli eventi, mettendosi sempre più in sintonia con il Padre, delle cui cose anche lei si deve occupare. I circa trent’anni di silenzio a Nazareth trascorrono all’insegna della più ordinaria vita familiare. Maria conosce, almeno in radice, la straordinarietà della situazione, ma il Figlio di Dio sembra il figlio di nessuno. Il dolore della madre si acuisce durante il ministero di Gesù. Per trent’anni non era successo nulla, tranne il guizzo dello smarrimento nel tempio. Ora che qualcosa succede, tanti aspetti le restano incomprensibili. Qualche comportamento del figlio è imprevedibile. Il senso dei miracoli e degli esorcismi è chiaro, ma certe prese di posizione sulla legge e sul tempio lasciano tutti perplessi. La madre è preoccupata per l’instabilità dei discepoli e angustiata per l’opposizione dei capi. Qualche volta chiede di parlare al figlio, sia per capire quale sia il suo ruolo di madre in questa fase del mi-
stero, sia per decifrare in qualche modo che cosa lui intenda fare. Gesù le manda a dire che, come al solito, l’unica cosa da fare per tutti è ascoltare la parola di Dio e metterla in pratica. Credere con tutto l’essere, aspettando l’ora del Padre. Le nozze di Cana dimostrano che questo era l’atteggiamento giusto e fruttuoso. Ivi il ministero di Gesù e quello di Maria s’intrecciano. La fede della madre rende possibile il miracolo di Gesù e la fede dei discepoli. L’itinerario di fede e di kenosi tocca il culmine nella passione e morte del figlio. Ella vi partecipa non solo come madre fisica di Gesù, ma soprattutto come associata a lui nel mistero. È vicina anche materialmente, insieme al gruppo delle donne discepole che seguivano Gesù dall’inizio, accanto ai discepoli uomini. È certo che è presente sul Calvario, quindi non possiamo considerarla assente negli altri momenti della passione. È presente nell’ultima cena, anche se non necessariamente nella stessa sala, perché non era previsto che le donne fossero escluse da questa celebrazione essenziale della famiglia. Resta nelle vicinanze nella notte in cui Gesù è esaminato e maltrattato nel tribunale ebraico. La immaginiamo, sempre insieme al gruppo delle donne, nella piazza del tribunale durante il processo civile, trepidante nelle fasi del dibattito tra il procuratore e gli accusatori, straziata nel vedere il figlio flagellato e coronato di spine. Sente dire di Giuda che s’impicca e di Pietro che rinnega, e avverte il vuoto di sostegno che s’è creato attorno a Gesù: i discepoli sono scomparsi e la folla si lascia manovrare. Ascolta la sentenza di condanna a morte che Pilato si lascia strappare, pur dichiarando più volte che Gesù è innocente. Segue Gesù nel viaggio al Calvario e ne accoglie le parole prima di morire. Il Crocifisso e L’Addolorata La devozione dei fedeli e la liturgia hanno elaborato lungo i secoli la particolare relazione con la Madre di Gesù nel titolo di Addolorata. A partire dal medioevo, specie con san Bernardo di Chiaravalle e san Francesco d’Assisi, si diffonde l’attenzione al dolore fisico di Gesù, e di conseguenza anche la valutazione del dolore di Maria. Il figlio e la madre appaiono inseparabili dalla culla alla croce. A Betlemme e nell’infanzia la presenza della madre è essenziale. A Nazareth scorre la storia della sacra famiglia. Nel ministero il figlio predica e fa miracoli mentre la madre ascolta, crede e intercede. Sul Calvario sono insieme il Crocifisso e l’Addolorata. Nella gloria sono uniti il Risorto e l’Assunta. L’Ordine dei Servi di Maria diffonde nella chiesa la devozione ai sette dolori della Madonna, che erano: la presentazione al tempio, la fuga in Egitto, lo smarrimento nel tempio, l’incontro sulla via del Calvario, la presenza sotto la croce, l’accoglimento del figlio morto tra le braccia e la deposizione nel sepolcro. Dopo il Vaticano II gli stessi serviti hanno elaborato una nuova impostazione dei sette dolori, con fondamento biblico ampliato e più esplicito.Primo: la nascita di Gesù nella povertà e la deposizione nella mangiatoia, Lc 2,6-7. Secondo: la profezia di Simeone circa la spada nel cuore, Lc 2,33-35. Terzo: la persecuzione
Amici di Gesù Crocifisso di Erode e la fuga in Egitto, Mt 2,13-14. Quarto: il rifiuto di Gesù da parte dei suoi paesani di Nazareth, Lc 4,28-29. Quinto: l’arresto di Gesù e l’abbandono dei discepoli, Mt 26,49-50.56b. Sesto: la crocifissione e morte di Gesù, Gv 19,25-27. Settimo: la partecipazione alle prove della chiesa nascente, At 12,1-3; Ap 12,2. Il dolore dell’amore Comunque lo si voglia considerare, il mistero dell’Addolorata è prima di tutto un mistero d’amore. Le varie descrizioni del suo itinerario di kenosi e di dolore alludono sempre al suo cammino di fede e di amore. Nella sua esperienza di donna e di madre, il vissuto più rilevante non è il dolore, ma l’amore che le situazioni difficili le consentono di donare. Nel passato vi era la tendenza a ingrandire tutto ciò che riguarda Maria, sia i privilegi che i dolori. Chi più poteva più ne metteva. È spiegabile, perché l’ammirazione e l’amore tendono a ingrandire. Dopo il Vaticano II e l’insegnamento successivo della chiesa, l’incanto mariano dei fedeli è sempre più motivato dalla visione di Maria come discepola del Signore, umile e fedele, che cammina tra le vicende della vita crescendo nella fede e nell’amore. Una cristiana come tutti dovremmo essere, la prima della fila e la meglio riuscita, per questo definita anche immagine, tipo, modello, segno, icona di ogni cristiano, oltre che madre. Ogni passo della sua vita, come ognuno dei suo dolori, era una nuova illuminazione, quasi una nuova annunciazione su quello che Dio le chiedeva, a cui ella aderiva nella fede. Potremmo ripercorrere gli elenchi qui accennati per mettere in luce che cosa di nuovo ella ha scoperto e come ha risposto in ogni occasione. Si aprirebbe uno spazio immenso alla nostra contemplazione, considerando che Maria restava in permanenza, insieme a Gesù, sotto l’influsso dello Spirito Santo. Tutto ciò che lo Spirito operava come mistero nella vita del Figlio, nello stesso tempo lo riproduceva nella fede di Maria. Infatti i misteri della salvezza realizzati nella persona del Verbo incarnato sono destinati a riprodursi in noi, attraverso la fede e i sacramenti. La madre di Gesù è la prima cristiana nella quale ciò è avvenuto, tipo e segno e modello per tutti noi.
Culmine di tutto è il Calvario. Ivi il dolore di Maria non è tristezza e frustrazione, ma amore che “sta accanto” e condivide. Addolorata per amore e nell’amore. Addolorata perché innamorata. In quel momento ella accoglie l’ultima annunciazione, o chiamata o messaggio che Dio le manda. Quale? “Donna, ecco tuo Figlio”, Gv 19,26. La nuova maternità. È madre non solo del Figlio, ma anche di quelli che lo seguiranno, del capo e delle membra, potenzialmente di tutta l’umanità. Se bene inteso, il titolo di Addolorala è quello che meglio definisce la personalità spirituale di Maria. Stavolta non è un angelo né un vecchio profeta del tempio a portarle l’annuncio, ma il Figlio morente sulla croce. È parola del Figlio, ma detta per mandato del Padre e nella potenza dello Spirito Santo. Lo Spirito infatti, come l’ha resa capace di generare il Verbo, così la renderà capace di rigenerare ogni battezzato che – nel Figlio – diventerà figlio del Padre. Solo dopo aver proclamato questa maternità Gesù è in grado di dire “tutto è compiuto”, Gv 19,30. Poi consegna il suo spirito e effonde lo Spirito. Vuol dire che tra i compiti affidati al Figlio dal Padre c’era quello di consegnarci Maria per madre e di affidarci a lei come figli. Maria è nostra madre per volontà del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Anche per Maria il massimo del dolore coincide col massimo della gloria. Come il Crocifisso è esaltato e glorificato dal Padre nell’attimo in cui si consuma d’amore per lui e per noi sulla croce, così nello stesso momento l’Addolorata-Innamorata tocca il culmine della gloria della sua maternità: madre di Dio e dell’umanità. Il suo cammino di fede avrà ancora altri passi da fare. Dovrà avviare quaggiù la sua nuova maternità nella chiesa, prima di continuarla in cielo dove seguirà il Figlio in anima e corpo. Ma è difficile per noi immaginare un cammino di fede quando lo stato celeste e terrestre sono così vicini. Ci impegniamo a trarne ispirazione per il nostro cammino di fede, con l’intercessione di lei, madre nella grazia e nella fede. Gabriele Cingolani cp
5
Amici di Gesù Crocifisso
Spiritualità del mese 14 Settembre Esaltazione della santa Croce gloria è la croce del Signore Gesù”, così recita un’antifona della Liturgia delle Ore nella festa “Vergine N ostra dell’Esaltazione della Santa Croce, mentre il giorno seguente, 15 settembre, si prega ancora: “La beata Maria per volontà del Padre fu associata a Cristo nella redenzione, divenendo così causa di salvezza per sé e per tutto il genere umano”. Settembre si presenta ai cristiani, ma soprattutto ai passionisti (laici e religiosi), carico di significati. Si riprendono le attività del movimento, ritiri, incontri e siamo subito chiamati a riflettere sul significato della croce di Cristo e sulla presenza, accanto ad essa, della patrona della Congregazione e nostra Madre Addolorata e, naturalmente, siamo invitati anche a valutare qual è il nostro atteggiamento. Il padre Luigi Alunno ci ricorda, in un suo scritto, che la croce è la carta d’identità del Risorto. L’apostolo Tommaso quando si trova a toccare le mani forate dai chiodi e il costato trafitto dalla lancia non può fare a meno di credere che Gesù è veramente risorto e non gli resta che proclamarlo il suo Signore e il suo Dio! “La croce, scrive, negli eterni disegni di Dio, doveva rimanere nel mondo come il documento che Cristo è Dio e chi alla croce si avvicina, cercandolo sinceramente, lo incontra, lo riconosce, lo adora. Tommaso è l’immagine dell’uomo di tutti i tempi e di tutti i luoghi, che guardando coraggiosamente il Crocifisso, ha la rivelazione di Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio” (1 Cor 1,24). Gesù aveva affermato che sarebbe stata proprio la croce a proclamarlo Dio e che tramite essa avrebbe attirato tutti a sé per donare la salvezza (Gv 8, 25-28; 12, 32-33). Questo hanno compreso anche i discepoli la sera della Pasqua: al mondo andava, e va ancora annunziato Gesù Cristo e questi crocifisso (1Cor 2, 2). Cristo, ci dice p. Alunno, è il “Crocifisso Risorto e la croce sarà sempre il segno di questa risurrezione, che proclamerà, in ogni luogo e in ogni tempo, che Gesù è il – sì – dell’inviato di Dio per annunziare all’uomo la liberazione dal peccato, - sì – che ha raggiunto la sua massima espressione nella croce”. Il nostro Padre Paolo ci insegna come celebrare la festa dell’Esaltazione della Santa Croce, e ci ricorda che essa “si celebra bene in ogni momento nel tempio interiore, dai veri amanti del Crocifisso”. E come? Stando sulla croce, “penando e tacendo, senza appoggio a creatura alcuna…con volto ilare e sereno, con alto riposo e gioia di spirito, restando in solitudine interna ed esterna per ottenere quel raccoglimento da cui nasce l’umiltà, il silenzio, la pazienza e la carità”.
18 Ottobre 1775: muore a Roma San Paolo della Croce. artedì 19 ottobre ci ritroveremo per festeggiare proprio San Paolo della Croce (1694-1775) e sarà l’occaM sione per esprimere la nostra gioia e riconoscenza al Padre, che ha ispirato e guida ancora oggi attraverso i suoi scritti tutti noi del Movimento Laicale Passionista, con la ricchezza della sua spiritualità e attraverso il
6
dono dei suoi figli religiosi. Dovremmo sentire davvero un forte desiderio di conoscere sempre meglio questo santo e mistico che lo stesso Papa Giovanni Paolo II, nella preghiera per l’Italia, ha inserito nell’elenco dei santi che hanno saputo dare risposte “radicali” al mondo moderno così fortemente scristianizzato. Tanto più i problemi della società aumentano, altrettanto aumenta la necessità di predicare la croce del Signore. Gesù Cristo è l’unico Salvatore del mondo e lo fa dall’alto della croce: la Passione, cioè il suo amore redentivo, è indispensabile per la salvezza, oggi e domani. San Paolo della Croce era convintissimo dell’efficacia dell’annuncio della Passione di Gesù Cristo come mezzo necessario per la conversione di ogni persona e quindi per il rinnovamento cristiano della famiglia, della Chiesa, della società. Il compito del M.L.P. scaturisce proprio dal desiderio di Paolo della Croce di voler comunicare a tutti l’ardore apostolico che nasce dal contatto con il Signore Crocifisso e diffondere tra la gente la pratica convinta della memoria della Passione del Signore, causa di ogni grazia divina, esempio di ogni virtù cristiana. Egli ci chiama a vivere e promuovere, con la testimonianza e l’azione, l’amore a Gesù Crocifisso nella nostra esistenza laicale, nel nostro stato, nella nostra parrocchia, nella società. Dobbiamo ricordare sempre che la Passione di Gesù non è un’etichetta per dare un’identificazione al gruppo passionista, ma deve essere un’esperienza vera della nostra vita spirituale ed apostolica nella Chiesa oggi. “Vorrei che venisse in noi tanto fuoco di carità, fino a bruciare chi ci passa vicino, ma anche i popoli lontani, le lingue, le nazioni, le tribù ed in una parola tutte le creature, affinché tutte conoscessero ed amassero il sommo Bene”san Paolo della Croce. Coltorti Maria Grazia
Amici di Gesù Crocifisso
Il Padre: San Paolo della Croce
P
aolo Danei fu sicuramente scelto dalla Divina Provvidenza per fondare la congregazione Passionista che tanto bene ha portato alla chiesa e al mondo. Ma, al di là del disegno divino, chi è l’uomo S. Paolo della Croce? Innanzi tutto è un fondatore! Non è quindi uno che ha seguito una via già tracciata con una spiritualità ben definita come accade per chi voglia oggi farsi religioso passionista o di qualunque altro ordine. È un buon cristiano, onesto cittadino, lavoratore alacre nella attività del padre, commerciante di tessuti. Era nato ad Ovada (AL), il 3 gennaio 1694 da Luca ed Annamaria Massari, secondo di 16 figli. Così ce lo descrive il suo primo biografo s. Vincenzo Maria Strambi: “Fu di presenza grave e maestosa. Amabile. Alto di statura. Di volto sereno e naturalmente modesto. Di occhio vivo e sereno. Di fronte elevata e spaziosa. Di voce chiara, sonora e penetrante. Di maniere piene di affabilità e rispetto. Il suo temperamento era sanguigno ed assai sensibile”. Sui vent’anni avviene quella che lui chiama “conversione” e che noi chiamiamo “seconda conversione” e che è la premessa necessaria ad ogni santità, cioè la decisione di vivere la fede in modo totale, integrale, fare ciò che spesso si dice e poco si fa, fare di Gesù il Signore della nostra vita. Spesso inconsapevolmente noi invece siamo come il vino annacquato, dicendoci cristiani, ma conformandoci alla mentalità del mondo. Così Paolo Danei è pronto, come un foglio su cui lo Spirito Santo può scrivere qualsiasi lettera, come una tavola su cui può dipingere qualsiasi quadro. Questa genuina freschezza è il pregio dei laici. L’Artefice Divino lo vuole come il Figlio suo. Come Gesù si ritira per quaranta giorni nel deserto all’inizio della sua missione, così Paolo. Nel novembre del 1720, a 26 anni vestito da monsignor Francesco Arboreo Gattinara con un abito nero da eremita si ritira in solitudine per 40 giorni in una stanzetta attigua alla chiesa di S. Carlo a Castellazzo Bormida (AL). Qui scrive per ordine del vescovo il diario spirituale e la regola del nuovo istituto. Passano circa otto anni in cui Paolo si prepara insieme con l’inseparabile fratello Giovanni Battista alla missione di fondare la congregazione e di risvegliare nel cuore dei fedeli “la memoria della passione di Gesù”. Con Giovanni Battista viene ordinato sacerdote in
S. Pietro da papa Benedetto XIII, all’età di 33 anni. Nel 1728 i due fratelli si fermano nel romitorio di S. Antonio all’Argentario. Nasce qui il primo nucleo della congregazione. Segue poi la costruzione li vicino del ritiro della Presentazione inaugurato il 14 settembre 1737. Cambia il suo cognome in Paolo della Croce, convinto che: “la passione di Gesù è opera grande, stragrande e stupefacente dell’infinito Amore Divino. È il miracolo dei miracoli, dell’Amore di Dio; è un mare di dolori, ma altresì un mare di Amore: grande mare di pene, che scaturiscono dall’immenso mare dell’Amore di Dio”. Scrive anche: “la passione di Gesù è il mare dove si pescano le perle di tutte le virtù”. E lui le ha pescate veramente tutte. La più grande: la carità operosa. Non ha lasciato nessun trattato pur essendo un uomo di alta dottrina e profondo conoscitore delle Scritture. Pur essendo un grande mistico, ha fatto da solo a quell’epoca quello che con i mezzi moderni non basterebbero cento. Fondatore fruttuoso; alla fine della sua vita lasciava 12 conventi e un monastero di suore passioniste, “le Colombe del Crocifisso”. È stato direttore di molte anime e ha scritto più di 10.000 lettere di direzione spirituale a laici e a consacrati. Ha percorso la penisola predicando centinaia di missioni ed esercizi spirituali. Ha guarito malati, difeso i deboli. Ha salvato persone condannate alla pena capitale. Ha amato tutti, specie i lontani, tanto da essere soprannominato “l’apostolo dei banditi”. Ha sofferto e pregato per i fratelli separati d’Inghilterra. Il suo cuore era pieno d’amore ardente tanto da bruciare gli indumenti che poggiavano su di esso. Ha convertito molti e per questo conosceva la via: “la passione di Gesù è il mezzo più efficace per convertire le anime più ostinate, per sterminare i vizi, piantare la vera pietà e incamminare le anime a grande santità; è una ricchissima miniera di ogni virtù; è la via più sicura e il mezzo più efficace per farsi santi; è la via regia; è la scuola divina, ove s’impara l’altissima scienza della santità. È qui che hanno imparato i santi”. Muore a Roma il 18 ottobre 1775; è dichiarato santo il 29 giugno 1867. Francesco Valori
7
Amici di Gesù Crocifisso
IV- Famiglia: icona del dialogo trinitario zioni angoscianti, per confrontarsi sui modi di uscirne. I problemi personali, quando non si trova a chi manifestarli, possono diventare giganteschi, paurosi e così affievolire il senso della vita, soffocare la speranza e incrinare le relazioni familiari. Il dialogo è un grande gesto d’amore che trasforma il parlare e l’ascoltare in uno spazio salvifico e in un momento di grazia, nel quale Dio-Amore interviene come salvatore e la sua tenerezza tocca i cuori e le menti. Il dialogo diventa via per l’unità della famiglia. - Caratteristica fondamentale del dialogo è l’umiltà, intesa come capacità d’ascolto e di accoglienza della ricchezza e del pensiero dell’altro, consapevoli che Dio agisce in tutti. I coniugi hanno bisogno l’uno dell’altro così come i loro figli, per cercare, comprendere e vivere la volontà di Dio. Il dialogo in famiglia, animato da umiltà, diventa, allora, quel terreno fertile nel quale germoglia la volontà diEsercizi Spirituali della famiglia: 16-21 Agosto 2004 vina portando i frutti della pace, della gioia e dell’amore. - “Portate i pesi gli uni degli altri, così adempirete evangelista Giovanni nel prologo del Vangela legge di Cristo” (Gal. 6,2). lo scrive: “In principio era il Verbo, il VerNell’arco di una giornata tanti servizi possono trabo era presso Dio e il Verbo era Dio” (Gv 1,1), e ansformarsi in un portare i pesi degli altri e divenire cora nella sua prima lettera: “Dio è amore” (4,16). mezzi efficaci per edificare l’unità familiare: rispettare Parola e Amore: Dio Trinità è, dunque, una Parola gli ambienti della casa, lasciarsi interrompere nella nod’amore ed è anche un dialogo continuo d’amore, è un stra attività senza irritarci, tollerare una provocazione, continuo comunicarsi l’amore. Nella Sacra Scrittura vediaaccogliere con pazienza e amore i desideri dell’altro, mo manifestarsi la Parola come rivelazione del desiderio di evitare espressioni come “non tocca a me” che possoDio di dialogare con l’uomo, di entrare in comunione con no essere segno di pigrizia e grettezza. lui e di costruire una profonda amicizia: “Non vi chiamo Portare i pesi significa anche essere gentili e amopiù servi, perché il servo non sa quello che fa il suo parevoli con chi non lo meriterebbe, ripetere una spiegadrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho zione a chi non capisce, sopportare l’invadenza, corudito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi” (Gv 15, 15). reggere con dolcezza: “Qualora uno venga sorpreso Il dialogo è la strada scelta da Dio per realizzare il suo in qualche cosa, voi che avete lo Spirito Santo corRegno d’amore, è il mezzo che rende la storia una storia di reggetelo con dolcezza” (Gal 6,1). salvezza: la nuova creazione. Questa nuova creazione è - Il dialogo diviene così servizio verso gli altri. frutto della Parola di Dio, una parola detta a tre: Padre, FiQueste piccole attenzioni sono come i granelli di seglio e Spirito Santo. Possiamo dire che la nuova creazione napa di cui parla il Vangelo. Essi fanno crescere il granè il prodotto di una Parola che si fa dialogo d’amore! Da de albero dell’unità e della comunione familiare. Credeciò possiamo comprendere che il dialogo è la strada della re nella famiglia e amarla significa diventare infaticabili salvezza, la via attraverso la quale noi collaboriamo con e forti portatori di pesi e, quando il servizio è vicendeDio nel costruire le nostre famiglie giorno per giorno. vole, si vive l’esperienza dell’abbraccio e della vera Ma cosa significa dialogare? gioia, si fa, in altre parole, l’esperienza di Dio-Amore. Oggi si ha più bisogno di ascolto che di parole: sia- L’amore di una famiglia, infine, rivela tutta la sua mo capaci di ascoltare? Solo quando ascoltiamo l’altro forza, la sua efficacia e la sua bellezza quando il dialocon attenzione e non distratti, con pazienza e non di go diventa luogo di perdono reciproco. fretta, con meraviglia e non annoiati, siamo nella straDa tutto ciò comprendiamo che il dialogo in famida del dialogo “evangelico”. Se vogliamo parlare con glia è icona del dialogo trinitario, attraverso il quale il cuore e dando il cuore, cioè con amore e per amore, ogni Persona divina si immedesima nell’altra, si dona dobbiamo prima saper ascoltare con il cuore e donanall’altra e fa essere l’altra. In famiglia, attraverso il do il cuore. Un ascolto attento, cordiale, fiducioso, sindialogo, le diversità si compongono nell’unità dell’acero, diventa un grande servizio e un effettivo aiuto more di Dio. Allora dialogare significa divenire struche si offre all’altro e a noi stessi. La gente ha bisogno menti di pace e amore nelle mani di Dio. di raccontare i propri problemi a qualcuno che li capisca, per sdrammatizzarli, per non sentirsi sola di fronte a situaMaria Grazia Coltorti
L’
8
Amici di Gesù Crocifisso
Luigi Rocchi: Un uomo per gli altri Amico dei “cestinati” e dei “crocifissi vivi”
“C
osì risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e diano gloria al vostro Padre che è nei cieli” (Mt. 5, 16). L’apostolato di Luigi Rocchi si svolge e si diffonde grazie a due opportunità che gli vengono fornite, prima dal giornalista di RAI2 Ettore Masina, il quale lo chiama ad entrare nell’organizzazione della Rete “Radié Resch”, ed in seguito, sempre grazie al Masina, dal Padre Elia Bruson, direttore del “Messaggero di Sant’Antonio”, che gli affida la rubrica dei malati. Subito gli scritti di Luigi provocano l’arrivo alla rivista di una valanga di lettere, cui egli risponde tramite la stampa, ma anche personalmente. Era felice di fare del bene, di aiutare gli altri ad abbracciare con pazienza la malattia, a vincere lo scoraggiamento. Attraverso la sua esperienza suggeriva il segreto per non soccombere sotto il peso della croce, anzi per portarla con gioia. Anche alla Rete “Radié Resch”, una rete di solidarietà nei confronti dei paesi del Terzo Mondo e dei “poveri” più vicini, Luigi porta il suo fondamentale contributo. Le persone che rifiutavano ogni parola di conforto da parte di gente ignara della profondità di certi dolori, da lui accettano questo dono, perché egli soffre non solo per la sua grave malattia, bensì anche per la malvagità degli uomini, essendo rimasto vittima pure di un bombardamento durante la guerra. Egli sa amare personalmente i suoi interlocutori con la tenerezza di Gesù ed essi rimangono conquistati dalla profonda credibilità dell’autore. La scelta compiuta da Luigi è consapevole ed evangelica, feconda spiritualmente e matura da un punto di vista psicologico. Questo spiega il suo successo: non è solo un maestro, ma un testimone della verità che proclama. Molte persone, tramite il “Messaggero di S.Antonio” e “Rete Radié Resch”, trovano in Luigi un maestro di vita spirituale, un sostegno morale, un amico cui confidare le proprie preoccupazioni per malattie e sofferenze varie. Da parte sua Luigi, per paura di apparire “troppo santo”, non comunica alla gente la sua esperienza fino in fondo e parla anche delle sue debolezze, proprio per rendere più evidente l’importanza del credere. Egli sa che la fede è dono gratuito, ma viene nutrita dalla sofferenza e passa attraverso i dubbi, le tempeste e le difficoltà.
Attraverso le tantissime lettere che scrive infonde pace, fiducia, speranza, aiutando a scoprire il disegno di Dio su ciascuno, disegno d’amore misericordioso e provvido di Padre. I destinatari sono persone di ogni età, condizione sociale, ammalati, sfiduciati, giovani disperati, uomini in vista e sconosciuti, religiosi e religiose, sacerdoti e perfino vescovi. Gran parte delle lettere sono state raccolte nel libro “Tuo Luigi” e in esse si trattano argomenti vari: la fede, la speranza, la carità, la giustizia, la devozione alla Madonna, la preghiera, il dolore, la gioia, la natura. Il bisogno di amicizia, così radicato in Luigi, trova risposta nei lettori che lo vogliono conoscere, sicuri di trovare un vero amico che sa condividere sentimenti profondi. La sua stanza diviene come un luogo sacro dove ci si reca quasi in pellegrinaggio, per pregare e ricevere conforto spirituale, non solo da Luigi, ma anche dalla sua mamma. Raramente egli parla della morte, ama riflettere invece sulla Risurrezione di Cristo, garanzia della risurrezione di chi crede in Lui. L’ultimo decennio della vita di Luigino è un periodo in cui raggiunge, non solo una grande maturità umana e spirituale, ma nel quale la sua anima vive in una profonda comunione con il suo Signore, in continua preghiera e offerta di sé nella fede pura, nella ferma speranza e nell’ardente carità, virtù riconosciute in lui ormai anche dai suoi contemporanei, che lo considerano, più che un amico, un punto di riferimento e una guida spirituale cui rivolgersi per chiedere consigli e preghiere. “La mia minuscola esistenza la sento un niente, ma un niente visitato da Dio. Egli ha un suo modo di farsi in me più intimo di me stesso. E la sete insaziabile della mia anima è Lui che me l’accende, perché Egli è sceso alle radici del mio cuore e posso cantare con il salmista: “Come la cerva anela alla fonte delle acque, così l’anima mia anela a Te, mio Dio”. È questa sete di Vita e di Amore la mia vera, duratura e gioiosa primavera, la mia vera forza e salute…Vive chi ama. Non mi sento né solo né inutile, perché ho amore per tutto e per tutti”. (continua)
SCRIVEVA COSÌ 20 lettere al giorno
Maria Grazia Coltorti
9
Amici di Gesù Crocifisso
Esercizi Spirituali
D
al 9 al 21 agosto si sono svolti presso il Santuario di S. Gabriele i due corsi di Esercizi Spirituali per gli A.G.C. Al primo corso, aperto a tutti, animato dal P. Alberto P. e dal P. Bruno de Luca, hanno partecipato oltre 60 Amici; al secondo corso per famiglie con figli, animato dal P. Alberto, P. Fernando Taccone e da C. Lorenzo e C. Vincenzo, hanno partecipato in 70, tra genitori e figli. Riportiamo alcune testimonianze dei partecipanti
“Vogliamo vedere Gesù”
san Gabriele, che abbiamo invocato, anche nella recita del Rosario, davanti alla sua Urna, meditando le sue parole. La Via Crucis del venerdì sera, con le parole di S. Gemma, nel piazzale del santuario, illuminato da tante fiaccole, ci ha presentato la Croce quale mistero del dolore e dell’amore di Dio e ci ha incoraggiato ad accettare la nostra croce come risposta di amore. Allora abbiamo sentito la gioia di essere “Amici di Gesù Crocifisso”, ma anche la responsabilità di una vera sequela, manifestata nella vita quotidiana. Ci siamo lasciati, pervasi di gioia per la forte esperienza di Dio fatta in questi giorni, una esperienza forte di fede, di preghiera, di speranza, di amore.
È stato questo il tema conduttore del corso di Esercizi spirituali tenutosi a S. Gabriele dal 9 al 14 agosto. Un tema importante e interessante: solo Cristo è il centro della storia e può dare un senso alla nostra vita. Padovani Margherita Conoscere Cristo è una questione decisiva per la fede cristiana, una questione attuale nella nostra società, dove “È bello per me stare qui” si stanno cercando altri salvatori. 20 agosto. Siamo nel pieno degli Esercizi; mi trovo soAppena conosciuto l’argomento, ho sentito per me le pala nella mia camera a riflettere. È difficile descrivere la role di Gesù ai due discepoli: “Venite e vedrete” (Gv grazia di questi giorni; vorrei dire come san Pietro sul 1,39). Sono andata, ho veduto e ho vissuto un incontro Tabor: “È bello per me sempre nuovo con Dio; un tempo di grazia, di revisione stare qui”. Le catechesi di vita alla luce della spiriascoltate e le messe vistualità passionista, un sute in questi giorni soconfronto con i fratelno un arricchimento li sull’amore. Tutto smisurato che mi perquesto con l’aiuto delmettono di vedere le catechesi giornaliequanto lavoro devo fare del P. Alberto che, re su di me, quante con quella sua abituamontagne da spianare le, dotta semplicità, ine quanti vuoti da colvita a recepire le parole mare. Ma in questo come messaggio e a lamomento sento molto sciarsi interrogare. Così forte la gioia di essere ho compreso “Gesù qui con la mia famimio fratello”, “Gesù glia, la gioia di essere Salvatore”, “Gesù, il salvata da Gesù a crocifisso risorto”, prezzo del suo san“Gesù, capo del corpo 04 20 gue; così piango e rio st Ago mistico”; in un’ampia vi.Gabriele 9-14 S i: iz rc do per una verità così se E di sione di Cristo, arricchita Primo corso grande e meravigliosa. nelle omelie della messa Possa questa grande gioia essere il mio carburante nei quotidiana, dove veniva percorsi lunghi e faticosi che mi attendono per vivere presentato “Cristo, unico Signore, l’Emmanuele semal meglio la mia vocazione di sposa e di madre. pre presente, Gesù, che rivela il Padre misericordioso
10
e la Trinità d’Amore”. È stata una catechesi di ampio respiro, preparata nelle lodi mattutine dalle toccanti riflessioni del P. Bruno de Luca, nostra valida guida nell’adorazione eucaristica quotidiana. Abbiamo respirato un’atmosfera di comunione e di preghiera, che ha raggiunto l’apice nelle due giornate di “deserto”, dove il Signore ha parlato al cuore di ciascuno. Nel silenzio, vivificato dalla presenza del Santissimo esposto, la Parola offertaci è diventata Parola di vita, sorgente di acqua viva, capace di irrigare il deserto dell’anima per liberarla dalle incrostazioni dell’io. È stata una forte sensazione, riemersa nei lavori di gruppo, dove le testimonianze di ciascuno stimolavano l’esame soggettivo e il dialogo che favoriva la comunione fraterna. Abbiamo vissuto una esperienza di grazia, avvalorata anche dal luogo, dove aleggiava la presenza di
Letizia
“La Famiglia sposa di Cristo” Carissimo Padre, desidero ringraziarti per il lavoro svolto da te durante gli Esercizi e per come sono stati impostati e condotti da te e da Padre Taccone. Il tuo lavoro, unito alla faconda oratoria del Padre Taccone, che ha trattato un tema di straordinaria importanza ed attualità, ha acceso nel mio cuore e in quello di tutti, la sete di approfondire, con gli strumenti che ci avete dato, una seria ricerca del tema “La Famiglia sposa di Cristo”. Non si può rimanere indifferenti dinanzi a un tema tanto importante e che voi ci avete fatto tanto apprezzare ed amare. Riccardo
Amici di Gesù Crocifisso Esperienza di Gesù durante gli Esercizi Gesù, sono davanti a te, esposto nel Sacramento in questo giorno di deserto. Desidero parlarti e ascoltarti. Mi parli con le stesse parole che hai rivolto a Zaccheo e a tutti i discepoli. Anche oggi parli con lo stesso vigore a tutti noi che, pur vivendo in una società molto diversa, siamo, come allora, nella sofferenza e nell’egoismo e cerchiamo in te la salvezza. Come sarebbe stata diversa la nostra storia se tutti avessimo accolto il tuo amore! Pensando alle brutture di cui sono capaci gli uomini, sento di più il bisogno di te. Risveglia in noi quella scintilla di natura divina che, per quanto fioca, è anche nel peggiore degli uomini. Facci discernere che cosa veramente conta nella vita terrena; sii per noi guida nel cammino, punto di riferimento sicuro nelle difficoltà. Non cessare di far udire la tua voce, perché rischiamo di non saperci più orientare. Parlaci! “Che cosa è l’uomo perché te ne curi?”, dice un salmo. L’uomo è una strana creatura, grande e meschina al tempo stesso, capace dei sentimenti più nobili come di quelli più ignobili. Forse proprio di queste contraddizioni tu, Signore, hai pietà e indichi a chi vuole seguirti una strada non sempre facile da percorrere, ma ricca di speranze. Nonostante le mie stanchezze e le mie nebbie, dammi il coraggio di seguirti sempre e ovunque, Signore, per raggiungere la meta al termine del viaggio.
sati e continui anche ora a farlo tutti i giorni, con le mie incongruenze. Posso allora non seguirti? Posso rifiutare un amore così grande? Posso continuare a contrastare il tuo piano di salvezza, a rallentarlo? Vorrei poterti fare delle promesse, ma non me la sento! Troppe volte l’ho fatto e non si sono realizzate. Di una cosa sola sono più che mai certa: ho sempre più bisogno di te, Signore! Ti stendo la mano; afferrala e tienila ben salda, altrimenti rischio di affondare. Piera Iucci
In cammino!
16 – 21 agosto. “Vogliamo vedere Gesù!” è stato il tema proposto al gruppo di famiglie per il ritiro spirituale di questo anno al santuario di s. Gabriele, dove ci siamo ritrovati in 70, tra genitori e figli. Ho trovato il tema affascinante e ho sentito forte il desiderio di incontrare un Amico. Ma c’erano tanti interrogativi: Come posso? Come riuscirò a ritrovarlo nella mia vita? La grazia di questi giorni è stata straordinaria. L’Amico ci ha rivelato con amorosa dedizione il Suo volto, si è mostrato con semplicità, lontano dei rumorosi luccichii estivi; nel silenzio e nell’organizzazione, ha aperto le sue braccia per accoglierci, invitarci a una vita più consapevole, a una vita scelta e non subita, al dominio delle passioni per una testimonianza forte e Fiorella Morlacco incisiva dei valori umani e cristiani. Lettera dal “Deserto” Ci ha chiamati per nome, dandoci l’opportunità per uno slancio nuovo di vita cristiana. Era lì, paziente, miseriS. Gabriele 12 agosto 2004. Giornata di “deserto”. cordioso, nelle provocanti catechesi di P. Fernando che Signore, in questi giorni di esercizi, la tua Parola è ci hanno sollecitato alla responsabilità, nei giochi dei sempre di una semplicità estrema: “Se uno mi vuol bambini, era con noi nel deserto interrotto dalle grida dei servire, mi segua”. È chiara, incisiva, determinata. figli, nelle domande che hanno affollato il cuore di ciaNon ammette accettazioni parziali. Quello che tu dici scuno di noi: come vivo la mia vita cristiana? Dove inipuò essere duro, ma è accompagnato dalla luce della zio a cambiare in me, nella famiglia, in comunità? Come speranza, anzi dalla certezza che la ricompensa per chi essere partecipi secondo i propri doni? Come intraprenti segue è così grande da essere simile alla gloria che dere un vero cammino di conversione senza lasciarmi hai avuta dal Padre: “Se uno mi serve, il Padre lo ingannare dalle seducenti attrazioni del consumismo? onorerà”. Dico Come tracciare i contorni di una famiglia nuova, che con la mente e con possa educare all’autorevoil cuore: “Voglio lezza, alla servirti, voglio sapienza e servire i miei fraalla santità? telli”. Ma quante Come possovolte mi sono perno i nostri sa e mi perderò gruppi intraper strada! Contiprendere un nuo a dirti tutti i cammino di giorni: “Fa che maturazione trovi solo in te per essere la vera pace” e chiesa viva? poi provo a cerTanti i dubbi, carla altrove. tante le insicuSignore, non sei rezze, ma anancora stanco che la certezza di me? Alla doe la gioia che manda “Chi è E quel Gesù, che se rc izi spirituali: S Dio per me?”, .Gabriele 9-14 ci ha rivelato il A gosto 2004 ho provato ad suo volto e ha ilimmaginarti anche fisiluminato i lati camente. Ti ho visto con un’espressione di tenerezza e bui della nostra vidi sollecitudine, con un sorriso appena accennato, cota, lasciando trasparire la polvere depositata nei cuori, da me di un padre di grande esperienza, che sa attendere vero Amico, ci darà luce per trovare la strada, forza per pazientemente i risultati dei figli, come di uno che è intraprenderla e coraggio per seguirla. pronto a porgere la mano, se solo si desidera chiederla. Patrizia Lazzarini Tu hai già gettato alle tue spalle tutti i miei peccati pas-
11
Amici di Gesù Crocifisso
Vita delle fraternità Tra gli Amici di Roccaraso
N
ei giorni 24 25 26 giugno abbiamo avuto in visita alla nostra fraternità ed ai gruppi famiglia di Pietransieri e Rivisondoli il nostro assistente nazionale Padre Alberto. Questo evento è sempre un dono del Signore. Sono stati giorni pieni di intense catechesi, di preghiera e di meditazione che ha visto la partecipazione attenta di folti gruppi di Amici. Gli argomenti trattati da P. Alberto sono stati: “Amici di G.C.: Un Nome,un Programma” e “Ripartire da Cristo: Vogliamo vedere Gesù”. La nostra guida ci spiega, che far parte degli A.C.G. non é aggiungere una pia pratica a tante altre, ma volere come Cristo che ha come conseguenza l’impegno a farlo amare a quanti incontriamo sul nostro cammino ed a riconoscerlo nei nostri fratelli “crocifissi”. Dobbiamo essere testimoni ed annunciatori di Maria Olivieri si consacra Cristo, dando a Lui la possibilità di “parlare, pensare ed agire a Gesù Crocifisso: 26-6-2004 su questa terra per mezzo nostro”. Padre Alberto ci ha incoraggiati a risvegliare in noi l’anelito dei Greci che chiesero agli Apostoli: “Vogliamo Vedere Gesù”. Tutti dobbiamo diventare contemplativi del Volto di Cristo, ispirandoci a quanto di Lui ci dice la Bibbia, specialmente del Nuovo Testamento, che va letto lentamente, meditato e pregato. Cosi si impara a conoscere il Signore ed ad approfondire la nostra fede. In questo modo impariamo a dialogare con Dio, lasciando a Lui spazio e tempo perché possa parlare con noi e noi possiamo capire che cosa vuole dirci e desidera da noi. Così impariamo anche a lodarlo, ringraziarlo, adorarlo, ma anche a riconoscerlo nei fratelli sofferenti. Uno dei momenti più belli e commoventi la nostra Fraternità lo ha vissuto sabato mattina presso l’abitazione di Maria Olivieri, ved. Marchetti, una nostra sorella che vive crocifissa in casa, senza una gamba, ma piena di fede. Dinanzi a Padre Alberto e a un folto gruppo di Amici e parenti ha fatto la sua Consacrazione Perpetua a Gesù Crocifisso con la formula di rito: “MI HAI CHIAMATA: ECCOMI O SIGNORE”. È seguito un lieto momento di festa con relativa agape fraterna. Un grazie sentito va a Padre Alberto e al nostro dinamico don Antonio, che da ottimi coltivatori seguono le pianticelle della nostra fraternità nella loro crescita spirituale verso Gesù Crocifisso.. Riccardo Rucci
Consacrazioni a Fossacesia
D
12
omenica 27 giugno il P. Alberto Pierangioli ha animato una giornata di ritiro spirituale nella fraternità di Fossacesia (CH). Ha svolto il tema: “Battesimo, Eucaristia e consacrazione”. Dalla conferenza è emerso che la Consacrazione Solenne a Gesù Crocifisso non è altro che un cammino di santità e un prendere coscienza e rinnovare la consacrazione che tutti abbiamo ricevuto nel Battesimo. Partecipare alla Messa in grazia di Dio è una grande grazia, perché Gesù offre al Padre il suo corpo mistico, cioè se stesso e tutti noi. Con la consacrazione, il pane e il vino si trasformano immediatamente nel Corpo e nel Sangue di Gesù, mentre noi ci trasformiamo lentamente. Dobbiamo cercare di non opporre resistenza. Tutti i presenti hanno seguito con molta attenzione la catechesi e hanno partecipato attivamente al dialogo per approfondire quanto ci veniva proposto. Questa giornata l’abbiamo vissuta insieme agli Amici di Roccaraso, guidati con entusiasmo da Riccardo. È seguita un’agape fraterna, preparata con tanto amore da tutto il gruppo. È stata molto gradita la presenza al pranzo di S. E. Mons. Giulio Mencuccini, originario di Fossacesia, vescovo passionista di Sanggau, nel Borneo. Egli ha sempre seguito con interesse e incoraggiato il nostro cammino. Nel pomeriggio c’è stata la messa solenne in basilica, presieduta dal P. Alberto e concelebrata dal P. Bruno de Luca. Sei nostri Amici hanno fatto la Consacrazione perpetua a Gesù Crocifisso. Tre nuove Amiche hanno fatto la prima Consacrazione, tra esse una sorella gravemente malata, ma piena di fede da toccare i cuori di tutti i presenti. Diversi Amici di Roccaraso e Fossacesia hanno fatto il rinnovo. La giornata si è conclusa con un momento di fraternità e di festa nei locali dell’abbazia. Ringraziamo i nostri Assistenti spirituali per la loro partecipazione e disponibilità. Ringraziamo i nostri responsabili che si sono impegnati per preparare bene questa giornata. Un ringraziamento particolare agli Amici di Roccaraso per la loro collaborazione e il loro affetto. Ritiro e consacrazioni: Fossacesia, 27-6-2004 Paola De Simone
Amici di Gesù Crocifisso
Testimonianze Echi del Convegno del MLP Per la prima volta ho partecipato ad un Convegno Laicale Passionista insieme a mio marito e alle mie tre figlie. Mi hanno colpito tante cose nello svolgimento del convegno e nell’ascolto delle catechesi del padre Cingolani, ma ciò che più mi ha fatto riflettere è che “il matrimonio cristiano è l’eco del “sì” di Gesù sulla croce”. Io credo che il nostro cammino come passionisti sia un continuo “sì” alla partecipazione della croce di Gesù, con la consapevolezza che proprio “questa” è la nostra salvezza ed è la certezza della nostra partecipazione alla vita del Signore Risorto. La croce produce sofferenza che a volte può sembrare insopportabile, ma dalla sofferenza scaturisce l’amore e una intimità sempre più forte con Colui che ha fatto tanto per noi, perché tanto ci ha amato. Nel convegno i momenti liturgici forti sono stati tanti, ma nella messa di Pentecoste, quando all’offertorio ho visto il nostro stemma trasformarsi pian piano in colomba, ho pensato che il passionista sia religioso che laico non può non farsi “santo” perché il Signore lo ha fornito di tutti i mezzi necessari, soprattutto la meditazione ed il continuo ricordo della sua passione. Questo è il nostro carisma e non dobbiamo dimenticarlo mai perché è ciò che ci contraddistingue. Prego chi leggerà questa testimonianza di aprire il cuore a Gesù senza paura, per diventare “cristiani veri” senza attaccamenti alle cose del mondo, senza fanatismi, ma umili ed obbedienti alla Chiesa. Ringrazio tutti i miei amici senza i quali non sarei riuscita ad andare avanti in questo cammino. Fiorella Torresi
giorni di vigilia e di attesa mi chiedo che cosa deporrò ai piedi di Gesù? Certamente ho sempre pronto il mio “nulla”, che si somma a tutte le mie incertezze, alla paura di essere frainteso e alle umiliazioni che fanno parte del bagaglio quotidiano di chi desidera seguire il Signore. Ma so che questi sono i momenti migliori, per purificare e migliorare noi stessi. Sono momenti di inestimabile valore, se accettati con gioia e offerti con amore a Gesù Crocifisso. Signore, fa che in quei momenti possa sempre chiedere non un sostegno umano, ma il tuo sostegno ed aiuto, per essere consolato da Te e con il Tuo aiuto possa consolare a mia volta chi é più bisognoso di me. Riccardo Rucci
Benedetto quel giorno che mi hai chiamato
Dopo aver sperimentato per tre anni il cammino degli Amici di Gesù Crocifisso, sono arrivato al giorno tanto desiderato. Ora, consapevole della mia vocazione di laico passionista, con viva fede e infinita gioia, chiedo la grazia di potermi consacrare per sempre a Gesù Crocifisso. Sono consapevole degli impegni di questa consacrazione perpetua; prometto di impegnarmi a vivere pienamente quanto mi viene richiesto dalle regole della consacrazione perpetua e dalle norme del nostro statuto, di partecipare alla vita del movimento, di collaborare in tutto con gli Amici di Gesù Crocifisso, con la preghiera e con il servizio, per il bene di tutti. Accompagnato e sollecitato del mio amico Luciano ho conosciuto questa luminosa e santa famiglia dei Laici Passionisti, Amici di Gesù Crocifisso. Sono stato Molte cose sono cambiate coinvolto nel desiderio di approfondire la Passione di Gesù dalle parole semplici del padre spirituale. Siamo alla vigilia delle Consacrazioni Solenni che si Oggi voglio dirvi grazie a tutti, per gli incontri setterranno il 27 giugno nella Basilica di San Giovanni a timanali e mensili, che tanto mi hanno arricchito e mi Fossacesia. È il mio terzo anno di Consacrazione. Molte hanno fatto rinascere nel cammino di fede. È bello stacose sono cambiate da quando ho iniziato questo camre insieme per mino. Nuovi andare inconorizzonti si sotro a Gesù e no aperti, aiudiventare patandomi ad rola viva e luaprimi alle nece per gli alcessità e ai bitri. Gesù, sogni di quanti prendimi per incontriamo mano, voglio sul nostro con pieno afcammino bisofidamento fignosi di affetto no al Calvae di aiuto. rio, e fammi È innegariempire il bile che quancammino di to si dona diatti di amore, sinteressatadi opere a te mente paga e gradite; fa che torna nel nodiventi tuo festro cuore sotdele collaboto forma di Fraternità di Roccaraso, 25-6-2004 ratore per inpace e di gradirizzare a te zia. In questi
13
Amici di Gesù Crocifisso tante anime; rendimi capace di amarti e farti amare, di vivere in Te, con Te, per Te. Gesù, sia benedetto quel giorno che mi hai chiamato a venire a te per le mani di Maria e a consacrarmi per sempre a Te. Voglio essere tuo Amico fedele per sempre. Giuseppe Treré
La Messa domenicale non ci bastava E così io e mio marito siamo giunti alla consacrazione perpetua. È dono del Signore se siamo arrivati a questa scelta. Da molto tempo andavo alla ricerca di un gruppo cristiano, dove poter approfondire la Parola di Dio, perché non mi bastava più la sola messa domenicale. Un giorno incontrai per caso una persona degli Amici di Gesù Crocifisso di Fossacesia CH, che mi parlò del suo gruppo; le chiesi se potevo partecipare anch’io e mi disse di sì. Appena tornata a casa, ne parlai subito a mio marito, che si disse d’accordo e così iniziammo insieme questo cammino. Grazie a Gesù e Maria, la frequenza di questo gruppo di ha portato a capire molte cose importanti. Siamo consapevoli che c’è ancora tanto da fare, ma ringraziamo Dio per quanto abbiamo fatto. Il Signore ci sostenga in questa scelta e ci aiuti a perseverare sino alla fine. Maria Loreta Impicciatore
Adesione per sempre Inoltro la richiesta di potermi consacrare per sempre a Gesù Crocifisso. Riconosco di essere povera e incapace di tutto, ma mi appoggio all’amore misericordioso di Gesù per giurare a Lui la mia adesione per sempre. Appartenenza è sottomissione e adesione per tutta la vita a Gesù, è dirgli grazie per tutta l’eternità per aver offerto la sua vita per me. Da quando Gesù mi ha chiamata nel cammino degli Amici di G. C. la mia vita è cambiata radicalmente. Gesù con il suo amore mi ha insegnato a mettere Lui al primo posto, perché lui è per me la cosa più preziosa, tutto il resto è secondario; ho sperimentato che chi confida in Lui non resta deluso.
Non mi sono mancate prove forti e dolorose; ma io ho posto in Gesù le mie pene e ho sperimentato la sua eterna fedeltà. Ho imparato a stare in croce con Gesù, nel lato vuoto della sua croce e ho visto che da quel trono di luce promana tutta ricchezza del suo amore. A Lui chiedo la grazia di non lasciarmi mai scendere. Vivo solo per Lui, con la speranza di poterlo godere per sempre nel suo regno. Con umiltà, ma anche con grande forza, chiedo la grazia di potermi consacrare per sempre al mio Gesù Crocifisso. Chiedo luce e forza allo Spirito Santo e a Maria SS., madre del dolore e della gioia, per essere fedele a questo mio impegno fino al termine della mia vita. Giuseppina De Lauentis
Consacrato e ministro straordinario dell’Eucaristia Carissimo Padre, dopo quattro anni di frequenza del gruppo degli Amici di Fossacesia, alla vigilia della consacrazione perpetua a Gesù Crocifisso insieme a mia moglie, scrivo queste poche righe per ringraziarti di avermi spinto in questo cammino di santità. In questi anni è cresciuto in me il desiderio di conoscere meglio la strada per avvicinarmi di più a Dio. In alcuni incontri tu ci ripetevi di stare vicino a coloro che soffrono. Io non sapevo come fare ma pregavo il Signore di indicarmi una strada. Un giorno, durante la visita pastorale, il nostro vescovo ci parlò dei vari ministeri nella Chiesa, tra cui quella di ministro straordinario dell’Eucaristia. Ho capito subito che il Signore mi indicava una strada. Corsi da parroco per fargli questa richiesta. Per un anno mi tenne sulle spine; poi mi diede da leggere un libro su questo ministero. L’undici ottobre 2003 il vescovo mi ha conferito questo ministero. Il giorno successivo il parroco mi ha presentato alla comunità e con grande mia emozione ho distribuito la comunione in chiesa. Qualche tempo dopo mia ha incaricato di portare la comunione ai malati nel primo venerdì del mese. Ero felice e timoroso di non riuscire. Ho pregato tanto la Madonna e mi sono avviato a compiere questo ministero. Il sorriso dei malati mi è stato di conforto e di incoraggiamento. Impicciatore Edio
Mi riavvicino alla Passione di Gesù
14
Fossacesia: Consacrati perpetui, 27-6-2004
Carissimo p. Alberto, ho ricevuto il materiale che mi ha spedito. La ringrazio tanto, ho già iniziato a leggere delle cose. Con spirito nuovo ed entusiasmo mi riavvicino alla Passione di Gesù. È vero, non si tratta di una devozione, ma di uno stile di vita. L’amore di Gesù Crocifisso e Risorto che si fa concretezza nelle nostre vite e si espande al di fuori di noi attraverso atti d’amore verso tutti coloro che il Signore ci fa incontrare ogni giorno. Presto le scriverò ancora per confrontarmi spiritualmente con lei, la ringrazio ancora e le rinnovo il mio impegno nella preghiera. Antonella Valeriano
Amici di Gesù Crocifisso Come posso essere “effettivo”?
perenne, un percorso che ci indica l’amore che Gesù ha per ciascuno di noi, un luogo privilegiato dove attingere forza per proseguire il cammino. Grazie, Signore, per la guida che ci hai dato per questo cammino; grazie per l’amore che hai per me e per tutti gli uomini. Con il tuo aiuto, desidero collaborare con te per la salvezza degli uomini, incominciando dalla mia famiglia, soprattutto ora che sono in attesa della terza creatura. Mara Ciaramicoli Dichiara
Carissimo P. Alberto, mi sono iscritto agli Amici di Gesù Crocifisso come “ausiliare” vorrei diventare “effettivo”. Come posso fare, visto che nel mio paese e nella mia provincia non ci sono conventi passionisti e gruppi degli Amici? Ci terrei tanto a far parte della famiglia passionista pienamente e fare la mia consacrazione a Gesù Crocifisso, ricevere il crocifisso e il simbolo passionista. Questo sarebbe per me un completamento del mio cammino spirituale. Certo ci sarà sempre da crescere, soprattutto per uno come me che era smarrito e lontano dall’amore di Gesù. Lui mi chiamava, ma io non capivo. Da quando ho incontrato Il Signore vuole vedere la mia fedeltà per caso il suo nome su internet, ho capito che il cariQuest’anno il Signore mi ha fatto la grazia immensma passionista mi riempie totalmente. sa di vivere la Settimana Santa in vero raccoglimento. La meditazione della passione e la devozione alMolto mi è servita la lettura degli scritti di Santa Geml’Addolorata mi fanno stare bene. Un grazie a Lei ma: mi ha sempre fatto molta impressione la sua sottoche è stato il vero filo conduttore per me per farmi missione a Dio, scoprire questo anche attravercarisma. Oggi so le parole del chi ha 27 anni confessore e di come me non P. Germano, il pensa alla consuo comprensacrazione e aldere la gravità la preghiera, del peccato, perché distratto anche il più dai problemi piccolo, il suo della vita (covoler riparare e me la disoccusoffrire per i pazione, studi suoi peccati e non completati per i peccatori. ecc ecc). Io ero È difficile oggi distratto da chiedere ai criqueste cose, stiani di pregama grazie a lei re per i peccache mi ha fatto tori; mi è capicapire che Getato di introsù ci ama, ho durre l’argoscoperto una Amici di Roccaraso e Fossacesia: mento nella via da seguire. rinnovano la Consacrazione (27-6-2004). Peregrinatio e Sembra assurho visto molta tido, ma a me tubanza. Non siamo molto disposti a non giudicare e sembra di conoscerla da tanto tempo, anche se non ci perdonare. siamo mai visti. Le sue riflessioni sulla nostra rivista Per parte mia, purtroppo, non ho risposto molto besono vive nel mio cuore. Per questo vorrei diventare ne a tanto dono del Signore, in questo periodo così effettivo, fare la consacrazione e far parte della Famisanto. Mi vedo sempre travolta da mille sensazioni glia Passionista. Come posso fare? Spero di avere contrarie che combattono i miei propositi. La mia vouna risposta positiva, anche se so che è difficile. lontà è debole, e se è così significa solo che il Signore Salvo Romano lo amo molto poco. Ho chiesto a Gemma e anche a Paolo della Croce (due santi che ho sempre sentito molto vicini) di aiutarmi ad amare il Signore nella sua Collaborare per la salvezza dei fratelli Passione come hanno fatto loro... Poi chiedo solo di Gesù, già dal catechismo e dalla prima Comunione sapere cosa non va nella mia vita spirituale, cosa non incominciasti a illuminare e riscaldare il mio cuore. piace al Signore di me, e chiedo aiuto per cercare di Volevo conoscerti e stare di più con te. Il mio cuore migliorare, confidando solo nella Misericordia divina. cercava l’acqua viva per poterla portare anche ad altri. Con la Peregrinatio ho potuto sentire ancora una In ogni situazione ed età della mia vita sono riuscita a volta la gioia che ci dà pensare, parlare e credere neltrovare un gruppo che mi aiutava a trovare quello di l’Amore del Signore per noi; è stata questa veramente cui avevo bisogno, secondo l’età. Sono così passata una quaresima che mi ha portato molta consolazione e dal catechismo della parrocchia a CL, poi ho incontragioia. So che il Signore mi vuole lì, che vuol vedere la to il RNS, fino a quando il mio cuore è stato pronto ad mia fedeltà e la mia perseveranza e così, nonostante la accogliere gli Amici di G. C. vergogna che provo nel non saper cosa dire al mio SiOgni gruppo mi ha arricchito dal punto di vista gnore che mi ama, mi ripresento ogni giorno davanti umano, con nuove amicizie e più ancora dal punto di alla sua croce, con tutte le mie richieste, con tutte le vista spirituale. Gli AGC mi hanno fatto capire che la persone da raccomandargli. Vita Crucis meditata non è un evento da ricordare solo Amica di Gesù Crocifisso nella Quaresima, ma qualcosa di vivo, un libro di vita
15
Amici di Gesù Crocifisso
AMICI NEWS Complimenti per la rivista
“C
arissimo Padre, mi complimento della rivista nella nuova veste editoriale ed anche per una ben orchestrata distribuzione di contenuti e notizie. Bravo e bravi i suoi collaboratori, P. Cingolani per le sue pagine teologiche limpide, profondissime e la zelante e fervente Maria Grazia. Sul numero di maggio – giugno ho potuto notare un taglio veramente giornalistico ma particolarmente spirituale”. Adriana Galliano
Calendario degli Amici 12 settembre: 18 settembre: 26 settembre: 3 ottobre: 17ottobre: 23 ottobre 24 ottobre: 7 novembre: 14 novembre: 21 Novembre 12 dicembre: 31dicembre:
Ritiro mensile a Morrovalle Consiglio Nazionale a Morrovalle ed elezione del C. E. Giornata di spiritualità a S Gabriele TE Ritiro mensile a Morrovalle Consacrazioni a Montecosaro Stazione Consacrazioni al Lido di Fermo – S. Tommaso Ritiro e consacrazioni a Giulianova Lido Ritiro mensile a Morrovalle Ritiro e consacrazioni alla Madonna della Stella PG Ritiro e consacrazioni a Recanati Ritiro mensile a Morrovalle Ore 23,00; Messa di ringraziamento
GIORNATA DI SPIRITUALITÀ A S. GABRIELE: 26 SETTEMBRE 2004 09,00: 11,00: 14,00: 15,30: 17,00:
Ritrovo in Cripta, Lodi e catechesi Messa solenne in Basilica Visita guidata ai luoghi del Santo Rosario e Vespro in Cripta Via Crucis all’aperto
ASPETTIAMO GLI AMICI DI TUTTI GRUPPI Ricordiamo al Signore i nostri defunti: Gallo Sr. Federica di Macerata deceduta 11-07-2004 – Giustozzi Ada di Civitanova deceduta il 12-07-2004 – Del Papa Adorno di Civitanova: dec. 31-7-2004
Un grazie sincero a coloro che hanno inviato offerte per le spese di stampa. Settembre – Ottobre 2004 – Anno V n. 5 Autor. Trib. di MC n. 438\99 del 17-12-1999 Sped. Ab. Post. D.353/2003 (L. 27/02/2004 n, 46) Art. 1, Comma 2, DCB Macerata. Tecnostampa – Recanati - C. c. p. 11558624 Dir. Tonino Taccone – Red. P. Alberto G. Pierangioli Piazzale S. Gabriele 2 – 62010 Morrovalle Mc T. 0733/221273 - C. 349.8057073 - Fax 0733/222394 E-mail albertopier@tiscalinet.it http://www.passionisti.org/mlp/amici