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mici di Gesù Crocifisso

Sommario: Ricordando un buon pastore Vogliamo amare Gesù Comastri: Lettera ai genitori

Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso”

Marzo-Aprile 2005 Anno VI n°2

Soffrire Passionista Un martire del confessionale Consiglio nazionale del MLP Festa della Passione

Saluto all’Assemblea CIPI Mondo Passionista Amica rapita da Madre Teresa Testimonianze


Amici di Gesù Crocifisso

Ricordando un buon Pastore Mons. Gennaro Franceschetti Il 4 febbraio ci ha lasciato S. E. Mons. Gennaro Franceschetti, arcivescovo di Fermo dal 1997. E’ stata una scomparsa improvvisa per noi, non per lui, che era riuscito a tenere nascosta a tutti la gravità della sua malattia, lavorando fino all’ultimo nella Visita Pastorale alla diocesi. Lo avevo invitato a presiedere la celebrazione per gli Amici nella Solennità della Passione, festa della Famiglia Passionista, il 4 febbraio, presso la parrocchia di S. Gabriele a Civitanova M. Si disse dispiaciuto di non poter venire, perché impegnato nella Visita Pastorale nella zona montuosa della diocesi. Gli dissi: “Nel prossimo anno glielo dirò molto in tempo, così ci farà questo dono”. Sorrise. Gli strapazzi della Visita Pastorale hanno accelerato la malattia latente. Fu ricoverato d’urgenza all’ospedale Torrette di Ancona. Appena seppe la gravità del male, volle tornare in Episcopio, per salutare ad uno ad uno i suoi sacerdoti, avendo per ciascuno una parola di incoraggiamento. Poi la sua camera è stata aperta a tutti, dando un esempio eccezionale di fede, di coraggio, di accettazione della volontà di Dio ai suoi fedeli; con la corona in mano e il sorriso sulle labbra, diceva a tutti: “Vi saluto, vado in cielo”. E a Mons.Comastri: “Quanto è bella la fede che riesce a illuminare anche la morte. Io non ho paura, perché so che tra poche ore incontrerò Gesù e quell’incontro è il sogno e l’attesa della mia vita”. Davanti alla bara, esposta nel duomo di Fermo, mi diceva Don Emilio Rocchi, rettore del seminario di Fermo: “Il vescovo ci ha dato sempre l’esempio di tante virtù, soprattutto di una grande fede; ma quanto ci ha mostrato negli ultimi giorni di vita è stato davvero eccezionale. Ha commosso e sbalordito tutti”. Il 31 gennaio, nel ricevere serenamente gli ultimi sacramenti, ha inviato questo saluto di commiato “A tutti i fedeli della diocesi di Fermo”: “Avrei voluto scrivervi a lungo per dire a tutti: clero, diaconi, religiose, religiosi, monache e popolo di Dio, il mio amore e la mia riconoscenza per essere stato con voi sia pure per un breve periodo. Ringrazio in particolare S. E. Mons. Cleto Bellucci. Non rimane tempo per un messaggio. Voglio solo dire che quanto avevo annunziato al mio ingresso in Diocesi lo ribadisco e vorrò continuare a lavorare per voi e con voi perché il Regno di Cristo sia sempre nel cuore di ogni fermano. Domando perdono, perdono tutti, mi sento in pace con Dio e con voi. Vi benedico e vi abbraccio. Vostro in Cristo + Gennaro Franceschetti.

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Non potendo avere il vescovo per la solennità della Passione, avevo invitato Don Luigino Marchionni, Vicario della Pastorale, a presiedere l’Eucaristia a Civitanova. La mattina del 4 febbraio il vescovo era gravissimo; Don Luigino esitava a lasciare Fermo. Ma S. E. lo incoraggiò a venire, gli disse di portare a tutti la sua benedizione e di incoraggiare tutti gli Amici a perseverare nel cammino intrapreso. La sera del 4 febbraio, nella S. Messa presieduta da Don Luigino, pregammo tanto per il nostro vescovo.

La messa terminò verso le ore 23, proprio nell’ora in cui il nostro vescovo volava serenamente al cielo. Come Famiglia Passionista, abbiamo perso non solo un padre e un pastore, ma un vero amico. In questi 7 anni di episcopato è venuto diverse volte nella comunità di Morrovalle, fermandosi a mensa con noi. Già nel primo anno del suo episcopato volle partecipare alla festa popolare di S. Gabriele, partecipando anche alla processione. Al termine volle congratularsi con P. Natale, animatore della processione: “Bravo, Padre, perché hai fatto pregare molto i numerosi fedeli”. Ha manifestato sempre la sua gratitudine per il lavoro che la comunità svolge nella diocesi di Fermo, dandoci molti attestati di affetto e di stima. Il 30 ottobre scorso venne con molta gioia a consacrare diacono il nostro P. Lorenzo Mazzoccante. Tornò il 4 novembre, per la giornata d’incontro con sacerdoti e religiosi della nostra vicaria; fu un incontro intenso, in cui il vescovo aprì tutto il suo cuore sui problemi della diocesi, come li stava vivendo nella Visita Pastorale. A pranzo volle di nuovo manifestare tutta la sua stima per la nostra comunità. Fin dal mio primo incontro con lui, nel 1957, volle essere pienamente informato del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso”; volle l’elenco completo dei nostri gruppi nella sua diocesi. Riceveva volentieri la nostra rivista. Fu contento di sapere che circa una metà degli oltre 2000 iscritti appartengono alla sua diocesi. Il nostro gruppo fu subito ammesso a far parte della Consulta diocesana dei Laici. Continueremo a ricordarlo e a pregare per lui, sicuri che egli stia già pregando per noi e per la sua diocesi, anche per ottenerle un suo degno successore. P. Alberto Pierangioli


Amici di Gesù Crocifisso

Vogliamo Amare Gesù: marzo 2005 Gesù medico delle anime “Dio è amore” (1Gv 4,8) e per questo “Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo”(Ef.2,4). Amore e misericordia sono inseparabili in Dio. Gesù è venuto a donarci la salvezza, rivelando e incarnando l’amore e la misericordia del Padre. La misericordia è forse il tema principale della sua predicazione, come dimostrano tante parabole, insegnamenti e gesti del Signore. Scrive Luca: “Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: “Costui riceve i peccatori e mangia con loro”. “Vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione. C’è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte” (15, 1 ss). E Matteo: “Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: “Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?”. Gesù li udì e disse: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori” (9,10-13). Ecco la vera missione di Gesù: avvicinare i peccatori, perdonare, dare fiducia, misericordia e gioia. Egli dice a un paralitico: “Coraggio, figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati” e lo guarisce per provare che “il Figlio dell’uomo ha il potere di rimettere i peccati” (Mt 9,2 ss). Perdona con delicatezza l’adultera che vogliono lapidare dicendo: “Neanche io ti condanno; và e d’ora in poi non peccare più” (Gv 8,10). Perdona Zaccheo e Pietro con un semplice sguardo d’amore. Suscita amore e fiducia nella donna peccatrice: “Le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato... Poi disse a lei: Ti sono perdonati i tuoi peccati” (Lc 7,47-48) perché “il Figlio dell’uomo è venuto a salvare ciò che era perduto” (Mt 18,11). Sulla croce prega per i suoi crocifissori e dona il paradiso al ladrone pentito.La Passione è il vertice dell’amore misericordioso di Gesù. Egli l’accetta e la offre al Padre come sacrificio d’amore per salvare l’uomo. Quello che non ha ottenuto con la predicazione, con i miracoli, l’ottiene con il suo sacrificio.

L’Eucaristia: mistero di misericordia e di guarigione Il sacrificio della Croce viene ri-presentato ogni giorno centinaia di migliaia di volte sugli altari, con il mistero dell’Eucaristia, in cui continua a donare misericordia. Gesù invita a bere il suo sangue che sarà “versato per molti, in remissione dei peccati” (Mt 26, 27-28).La Messa è piena di riferimenti alla misericordia: l’atto penitenziale, le varie orazioni, l’Agnus Dei, la frazione del Pane, la preghiera prima della comunione “Signore, non sono degno che tu entri…”. L’Eucaristia è un grande sacramento di guarigione spirituale, stimola alla conversione e purifica il cuore. Dona la vita, la conserva e l’accresce (Gv 6,53), preserva dal peccato che uccide la vita. Se ogni volta che il suo Sangue viene sparso, viene sparso per la remissione dei peccati, devo riceverlo sempre, perché sempre mi rimetta i peccati. Io che pecco sempre, devo sempre disporre della medicina, diceva s. Ambrogio. Come il cibo del corpo serve a restaurare le forze perdute, così l’Eucaristia, accrescendo e fortificando il nostro amore per il Signore, cancella i peccati veniali e preserva dai peccati gravi. Ma la confessione sacramentale è l’unico modo ordinario per rimettere i peccati gravi. S. Paolo della Croce scrive con tanta fede allo stesso papa Clemente XIV: “Non posso tralasciare di porre il piissimo suo cuore nel Sangue preziosissimo di Gesù Cristo nell’atto che pongo la Santissima Particola nel calice, perché resti tutto innaffiato di quel divin Sangue per produrre sempre più frutti di eterna vita nei fedeli di Cristo” (Lettere, IV p. 206). La misericordia di Dio deve aprirci a una piena fiducia in lui, ma deve spingerci anche alla misericordia verso il prossimo: “Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro” (Lc 6,36) Anzi arriva a dirci: “Con la misura con la quale misurate sarete misurati” (Mt 7, 2). Queste parole sono in un certo senso la sintesi di tutto il Vangelo. Chi riceve con vera fede e grande amore non potrà fare a meno di vivere pienamente la beatitudine: “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia” (Mt 5,7). P. Alberto Pierangioli

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Vogliamo Amare Gesù: aprile 2005 “Sono con voi tutti i giorni”(Mt 28,20)

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mmanuele

Dio ha sempre desiderato di stare vicino all’uomo, arrivando a dire che la sua “delizia è stare con i figli dell’uomo” (Pr 8,31). Assicura continuamente il suo popolo della sua presenza, anche nelle varie prove a cui era soggetto. I profeti assicurano che “Dio è sempre con noi” (Is 8,10). Finalmente, nella pienezza dei tempi, viene Gesù “l’Emmanuele, Dio con noi” (Mt 1,23): “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14), divenne uno dei tanti miliardi di uomini apparsi sulla terra.. Per essere vicino a noi, ha voluto essere un uomo come noi, fratello di ogni uomo, condividendo tutte le debolezze della natura umana, eccetto il peccato.

Egli è sempre l’Emmanuele: in ogni luogo, in ogni momento, in ogni situazione è il Dio con noi. È presente in chi vive la vita della grazia, con il mistero dell’inabitazione di Dio in noi, per cui siamo templi, tabernacoli del Dio vivente, “cristofori”, portatori di Cristo. È presente nella nostra preghiera, come ci assicura: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20), per un dialogo d’amore come amico, fratello e padre. Gesù è sempre presente nella nostra vita quotidiana, nelle gioie e nelle prove, anche quando non è facile riconoscere la sua presenza..

Gesù è presente nell’Eucaristia.

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L’Emmanuele, nell’ultima cena, aveva assicurato gli apostoli: “Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi” (Gv 14,18). Dopo la sua risurrezione, prima di tornare al Padre, fa agli apostoli una promessa straordinaria: “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt

28,20). Matteo chiude il suo Vangelo proprio con questa promessa. Gesù ha mantenuto la sua promessa soprattutto con l’Eucaristia, che è davvero il sacramento del Dio con noi, una presenza permanente in mezzo a noi. Incarnazione ed Eucaristia formano un unico progetto di Dio per essere vicino all’uomo. Sono il primo e l’ultimo anello di una catena. L’Eucaristia continua e sviluppa la presenza di Dio tra noi iniziata nell’incarnazione. Dà a ogni uomo la possibilità di incontrare Gesù personalmente su questa terra in ogni tempo della storia. È un incontro nella fede, ma un incontro reale. San Tommaso applica all’Eucaristia quello che la Bibbia dice del popolo eletto: “Quale grande nazione ha la divinità così vicina a sé, come il Signore nostro Dio è vicino a noi?” (Dt 4,7). Nessun sapiente, nessun santo avrebbe potuto mai immaginare una presenza così reale e misteriosa di Dio sulla terra! Gesù è presente su tutti gli altari, per ripresentare e offrire al Padre ogni giorno centinaia di migliaia di volte il suo e il nostro sacrificio. Diventa presente in noi quando lo riceviamo nella comunione; è presente nei tabernacoli per intercedere per noi in tutte le ore del giorno e della notte. In questo anno eucaristico voluto dal Papa dobbiamo approfondire e vivere pienamente questa presenza di Gesù eucaristico, per diventare vere anime eucaristiche. La presenza di Gesù nell’Eucaristia non è una presenza fisica, ma è una presenza vera, reale, sostanziale, sotto le apparenze del pane e del vino. È una presenza sacramentale perché è invisibile sotto segni visibili. Cristo è presente personalmente, come seconda persona della Trinità, Verbo incarnato, morto e risorto per noi. Certo è un mistero, superiore alla nostra ragione, ma non contro di essa. Cristo risorto, che è alla destra del Padre, è realmente presente anche nei segni del pane e del vino, come persona divina e umana. È presente in modo totale in ciascuna delle due specie. Gesù dice. “Questo è il mio corpo; questo è il mio sangue”, indicando così che pane e vino sono scomparsi, lasciando il posto al corpo e sangue di Cristo. Una presenza personale è aperta a rapporti interpersonali. È quanto deve avvenire tra noi e Gesù nell’Eucaristia. Richiede atteggiamenti e gesti di fede: rispetto, silenzio, adorazione, colloquio d’amore, contemplazione. Se lo vedessimo con gli occhi, come ci comporteremmo? Una fede vera e profonda ci deve aiutare a comportarci davanti a Lui, come se lo vedessimo con gli occhi, a desiderare di stare alla sua presenza più di quanto un innamorato desidera di stare accanto alla persona che ama. Pensiamo a s. Paolo della Croce: quando era in preghiera davanti al Santissimo, non voleva essere disturbato per nessun motivo, anche se veniva a trovarlo qualche personaggio importante. Diceva: “Ora sto parlando con uno più importante!”. Scrive: “Oh che bella conversazione, stare in compagnia degli Angeli davanti al Sacramentato Sposo! Sono abbracci di paradiso!” (Let. I, 26). P. Alberto Pierangioli


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L ETTERA AI G ENITORI

Sul mensile del Santuario di Loreto e in altre riviste cattoliche, è apparsa una lunga lettera che Mons. Angelo Comastri, vescovo di Loreto, ha voluto scrivere ai genitori cristiani. La famiglia di Santa Gianna, di cui abbiamo parlato nello scorso numero della nostra rivista, a qualcuno sarà sembrata un caso di altri tempi; allora vale la pena di ascoltare le riflessioni di Mons. Comastri per vedere se si tratta proprio di modernità o di scelte di vita basate su valori fondamentali per il futuro delle nuove generazioni e quindi della nostra società. Ve le presentiamo in alcune puntate, sunteggiando brevemente.

Crisi di maternità e di paternità Per essere padre e madre necessariamente bisogna avere almeno un figlio. Per essere figli? La risposta sembra semplice: per essere figli bisogna avere un padre e una madre! Ma i figli hanno sempre un padre e una madre? Prima di rispondere, vi invito a riflettere, perché sta andando in disuso la gioia e la passione di essere padri e madri. Su un quotidiano ho letto una notizia che mi ha fatto tremare: oggi moltissime donne mettono la carriera prima della maternità, cioè: 1’affermazione professionale è molto più importante dei figli. Tutto questo ha conseguenze devastanti sull’impostazione della famiglia e, poi, sull’educazione dei figli: quando i figli ci sono, evidentemente! Ricordo il dialogo, sotto il porticato della piazza del Santuario di Loreto, con una ragazza con due cagnolini in braccio. Notando la premura con cui teneva i cagnolini, mi permisi di farle un augurio: “Spero, fra qualche anno, di vederti con un bambino in braccio!”. La riUna famiglia di Amici di G.C.: sposta, immediata, mi gelò: Mina e Luigi con i loro piccoli “Mille volte meglio due cani, che un bambino“. Dentro di me esclamai: “Grazie, Signore, perché la mia mamma non ha pensato così: altrimenti due cani avrebbero preso il mio posto nella mia famiglia!”. E mi allontanai pregando, affinché i cani non diventassero il sostitutivo dei bambini! E i padri? Da alcuni decenni si sente parlare della “scomparsa” del padre. In tempi recenti è stato messo in discussione il padre autoritario, ed è stato giusto. Ma non abbiamo finito per buttar via la figura stessa del padre? II padre è, insieme alla madre, un interlocutore necessario per la costruzione del disegno educativo, attraverso il quale matura la personalità dei figli e si arricchisce di sicurezza, di fiducia e di ideali che danno senso alla vita. Con questo scritto, desidero restituirvi la bellezza della chiamata ad essere padre e madre. La famiglia, infatti, è il luogo umano nel quale fa irruzione il mistero di Dio: per questo motivo nella famiglia vera brilla la lampada dell’amore, che si accende direttamente all’Amore di Dio! Nella famiglia vera sboccia gioiosamente il miracolo della vita, nel quale gli sposi agiscono con Dio in un intreccio prodigioso di divino e di umano: che cosa stupenda è la vita di un bambino, fin dal primo istante del concepimento! Nella famiglia vera parte la prima decisiva esperienza dei figli e si pongono le basi della loro statura spirituale, attraverso l’educazione irrinunciabile dei genitori. Oggi questa famiglia vera è messa in discussione, è combattuta da una cultura individualista e godereccia, cioé egoista, che rende impossibile l’amore e condanna alla solitudine e al disprezzo della vita non più vita. Gli pseudovalori del successo e del divertimento, del denaro necessario per il successo e per il divertimento, sono diventati idoli ai quali si sacrifica tutto: tempo,

passione, energie, anche gli affetti e la vita stessa. I giovani sono le prime vittime di una generazione di adulti diventati insipidi e senza valori.

La gioventù è smarrita Ricordo la ripugnante vicenda delle ragazze di Chiavenna che massacrarono una suora. Mi sono chiesto: possibile che nessuno si fosse accorto della vita sbagliata e pericolosa che quelle ragazze stavano percorrendo? Possibile che nessuno avesse notato la stranezza delle loro letture, dei loro discorsi, dei loro comportamenti? Possibile che nessuno si fosse accorto che qualcosa di tenebroso stava entrando nella vita di quelle giovani? Durante il processo, una delle tre ragazze a un certo punto ha esclamato: “Che me ne faccio della libertà?”. Sono convinto che lo stesso interrogativo è presente nei giovani che abitano in tantissime nostre case e escono di casa sbattendo la porta e tornano a casa nella tarda notte o alle prime luci dell’alba incuranti di tutto e di tutti. Questi giovani sono “mine antiuomo”, che esploderanno sotto i nostri piedi... a meno che non recuperiamo in tempo la passione sincera dell’educazione dei figli. Un altro fatto di cronaca: i due giovani omicidi di Novi Ligure. Ho letto con orrore che molti giovani hanno inviato messaggi alla ragazza con proposte di fidanzamento o, comunque, con espressioni di ammirazione e di approvazione. Ci pensate?! E, allora, quando questi ragazzi trovano un ostacolo che impedisce di raggiungere lo scopo, che è soddisfare sé stessi, lo eliminano con tanta disinvoltura. Anche se è la mamma, anche se è il fratello! Dopo aver letto queste cose, sono andato a pregare per le famiglie, per i genitori e per i figli e ho deciso di scrivere queste pagine. Se non ammettiamo che i figli possono essere cattivi, che possono diventarlo, non scatterà mai la responsabilità e la passione dell’educazione. Un genitore vero desidera il bene dei

Corso Famiglie: 11-12 gennaio 2004: Piccoli Amici partecipano alla Messa celebrata dal P. Fernando Taccone

figli, che non è solo la salute, non è la professione ben retribuita, non è il successo: il bene dei figli è il cuore buono, il cuore capace di donare, capace di gesti coerenti di servizio. Fino a quando un figlio non è entrato nello stile del dono di sé, non è ancora nato, non è ancora adulto, non ha ancora iniziato a vivere veramente e pienamente. I genitori, oggi, capiscono tutto questo? I genitori, oggi, che cosa cercano per i figli? I genitori, oggi, vogliono veramente bene ai figli? (continua). (Sunto a cura di M. Grazia Coltorti) Mons. Angelo Comastri

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Pensiero Passionista - marzo / aprile 2005 SOFFRIRE PASSIONISTA

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l dolore è la realtà umana più difficile da definire e da accettare. Accompagna la nostra esistenza dalla nascita alla morte e tocca tutte le dimensioni dell’essere, corpo, intelligenza, sentimenti, emozioni, relazioni. Le spiegazioni dell’intelligenza non soddisfano. La rivelazione proietta la sua luce con gradualità attraverso parole e fatti sparsi lungo i secoli. La fede biblica si sviluppa tra incertezze e incoerenze, data l’oscurità propria della fede e l’intricatezza della materia. Anche nella pienezza della rivelazione in Gesù Cristo il dolore e la morte restano difficili da accettare.

Perché il dolore

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Fin dall’inizio della rivelazione, la fede biblica si rifiuta di ammettere che il dolore e la morte vengano da Dio. La fede percepisce che Dio interviene nella storia per liberare e perdonare. Se punisce è perché vuole il bene del suo popolo. Dio è vita amore bontà perfezione assoluta e sorgente infinita di bene. Perciò il dolore e la morte devono avere spiegazione in qualcosa di storto combinato dalla creatura libera. Una linea di spiegazione che arriva fino al tempo di Gesù sostiene che il dolore è castigo per i peccati personali o familiari. Il libro di Giobbe presenta la più totale ribellione a questa presentazione. Giobbe non si ritiene colpevole fino al punto di meritare tutte le disgrazie che gli sono piombate addosso. Si avvia alla morte col suo grido lanciato verso Dio perché gli dia una chiarificazione su quello che è successo. Muore senza capire, ma con due certezze solidissime: che da parte sua lui è innocente e che Dio è bontà infinita. Le dichiarazioni dei libri profetici e sapienziali a volte illuminano e altre volte confondono questo ambito del vivere umano. Dio dice a Eva: “Moltiplicherò i tuoi dolori. Con dolore partorirai i figli”. E a Adamo: “Con dolore trarrai il cibo dal suolo”, Gn 3,17. Incontriamo affermazioni rasserenanti, come: “Dio non ha creato la morte”, Sp 1,13. “La morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo”, Sp 2,24. Ma anche affermazioni sconcertanti, come: “Bene e male, vita e morte, povertà e ricchezza, tutto proviene dal Signore” Sir 11,14. “Dall’Altissimo procedono le sventure e il bene”, Lam 3,38. Finché Paolo Apostolo, riflettendo sul mistero pasquale dichiara perentorio: “A causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e con il peccato la morte. Se per la caduta di uno solo la morte ha regnato, molto di più l’abbondanza della grazia regnerà per mezzo del solo Gesù Cristo”, Rm 5,12.17. Il Catechismo riassume che per avere una visione pacificata del dolore occorre la fede cristiana in tutta la sua estensione, e ribadisce: “Dio non è in alcun modo la causa del male morale”, N. 311. Siccome il male fi-

sico è conseguenza di quello morale, Dio non è responsabile in alcun senso del male umano, compreso il dolore. Si può chiedere perché non usa la sua onnipotenza per evitarlo. La risposta è che in tal caso priverebbe l’essere umano della libertà, e allora non saremmo capaci neppure di distinguere tra dolore e non dolore, né di fare questi ragionamenti. L’onnipotenza di Dio non è la volontà di potenza immaginata e attuata dagli uomini, che credono di potere tutto il contrario di tutto. L’onnipotenza di Dio è logica. Non può creare un essere libero e poi privarlo della responsabilità nelle conseguenze delle sue azioni. Certo che in assoluto potrebbe farlo, ma sarebbe contraddittorio e imperfetto come noi, cioè non sarebbe Dio! Noi immaginiamo sempre un’onnipotenza di potere, mentre quella di Dio è onnipotenza d’amore. Nel piano di Dio, una natura senza libertà è meno perfetta di una natura libera capace di peccare e di soffrirne le conseguenze. In questo senso, in quanto creatore della nostra libertà, Dio può essere chiamato in causa dal nostro dolore. Ma la libertà è la qualità propria di Dio, condivisa da lui solo con gli angeli e gli uomini, il dono più prezioso del suo amore.

Il dolore e il Crocifisso Creando esseri liberi, l’Onnipotente s’è creato uno spazio in cui “non può” intervenire. Sembra un limite, eppure è un’altra prova dell’esistenza di Dio. Solo l’Onnipotente è in grado di creare un essere capace di rifiutarlo. Infatti rifiutandolo non può recargli alcun danno, appunto perché è onnipotente, ma fa danno solo a se stesso. Ma colui che per amore si è messo in condizione di non poter evitare il male umano, ha fatto molto di più. Ha spinto il suo amore fino a prenderne su di sé le conseguenze, fino alla morte. E’ il senso del Crocifisso. In Gesù di Nazareth, Dio viene in mezzo a noi non per manipolare la nostra natura, come avrebbe fatto se ci avesse tolto la responsabilità dei nostri peccati, ma per liberarci dall’oppressione del peccato, comunicandoci la sua forza divina sia per evitarlo che per viverne le conseguenze in modo positivo. Il segreto del Crocifisso dinanzi al dolore, alla morte consiste nel trasformarli in scelta libera e atto d’amore. Una scelta libera. Dinanzi alla prospettiva dell’arresto e della condanna da parte dell’opposizione giudaica, Gesù dichiara di consegnarsi liberamente alle trame dei nemici. In precedenza si era sottratto molte volte ad analoghi tentativi. “Il Padre mi ama perché io offro la mia vita. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso”, Gv 10,17-18. Avendo scelto di condividere in tutto la situazione


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umana, eccetto il peccato, si lascia anche stritolare dal male che tende a eliminare il bene, che nella società si manifesta con l’eliminazione delle persone scomode e innocenti. Essendosi spogliato dei poteri divini, nella sua coscienza umana vive fino in fondo la scelta libera fatta sin dall’inizio. Un atto d’amore. Alla vigilia della passione e morte, Gesù definisce l’Eucaristia e la lavanda dei piedi come “amore sino alla fine”, Gv 13,1. Nello stesso contesto afferma: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”, Gv 15,13. È un amore che ingloba il Padre e l’umanità. Gesù è frutto dell’amore del Padre. È stato inviato quale segno dell’amore trinitario per la salvezza umana. Nella sua risposta d’amore egli esprime alla Trinità l’amore dell’umanità pentita e aperta alla salvezza. L’amore di Gesù sconfigge il peccato umano in quanto rifiuto d’amore. Ogni essere umano unito a Gesù può ormai sconfiggere il peccato in quanto radice di tutti i mali, e può essere perdonato se cade ancora vittima del peccato. Pur essendo stato spossessato del potere assoluto che aveva, il peccato esercita ancora il potere che gli cediamo, affidando la nostra libertà al suo influsso piuttosto che all’influsso del Crocifisso-Risorto. Nello stesso tempo, l’amore di Cristo comunica anche a noi la capacità di vivere il dolore e la morte, conseguenze del peccato, come scelta libera e atto d’amore.

Il soffrire passionista come soffrire pasquale Gesù vuole la sua morte perché sa che come uomo non può entrare nel Padre col suo corpo sfigurato dalle conseguenze del peccato. Il corpo da lui assunto è come il nostro, è di questo mondo, non può entrare nel mondo di Dio. Gesù non vuole sbarazzarsi della sua umanità, ma sente di dover entrare con essa nella macina della morte per poter passare di là, e confida che il Padre gli ridonerà un corpo umano rinnovato nello Spirito. Così avviene nella risurrezione. Il passionista, come ogni cristiano, sospira l’unione piena con Dio in Cristo, iniziata nel battesimo. Accetta le sue sofferenze per completare nella sua carne “quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del

suo corpo che è la chiesa”, Col 1,24. Non il corpo di Gesù Verbo Incarnato, il cui sacrificio è infinito ma, appunto, il corpo mistico della chiesa. Ma per sua vocazione specifica, il passionista si sente, come diceva santa Gemma “frutto della passione di Gesù, un germoglio delle sue piaghe”. In questa collocazione spirituale – le piaghe del Crocifisso – il passionista riceve il dono di vivere le sue sofferenze come consumazione d’amore nell’attesa della piena conformazione al Crocifisso-Risorto. “Porto le piaghe di Gesù nel mio corpo”, Gal 6,17. Ma quelle piaghe, mentre nel nostro Capo sono solo gloriose ed emettono luce e gloria, in noi suo corpo mistico sono anche dolorose perché emanano ancora sangue e dolore. Un passionista colpito dalla sofferenza geme nel dolore del Crocifisso, ma sente che le sue piaghe saranno anche la sua gloria, com’è già nel suo Capo, i cui riflessi balenano già nell’amore con cui le accoglie e le offre in Gesù al Padre. “Portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo”, 2Cor 4,10. Prendiamo il caso concreto di una malattia che crocifigge il mio corpo e forse lo avvia decisamente alla morte. Non l’ho cercata, e farò uso dei mezzi disponibili per curarla, ma intanto scelgo liberamente di vivere questa vicenda con tutto l’amore possibile, perché questa “perdita” è la condizione per il “guadagno” della pienezza della vita. Il dolore e la morte sono l’occasione unica per realizzare l’amore che ci si lasciati sfuggire in altre circostanze della vita. Questo dinamismo interiore, tipico della spiritualità passionista, si attiva dinanzi ad ogni sofferenza anche parziale e passeggera, fisica o morale, legata ai rapporti sociali e familiari. Quel che conta è la libertà e l’amore, o la libertà dell’amore. Il dolore ci può togliere tutto, anche la vita, ma non la libertà di amare e il potere datoci da Gesù di trasformare tutto in amore. Vivere e morire per amore è il modo può valido di spendere la vita per un essere umano. Questo è vero anche dal punto di vista laico, ma alla luce del Cristo Crocifisso è chiaro che questo era il progetto di vita inteso da Dio nel creare l’umanità. Gabriele Cingolani cp

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Venerabile Fortunato de Gruttis Martire del confessionale rimogenito di sei figli, Paolo, nasce a Roccavivi (l’Aquila), il 3 marzo 1826. I suoi genitori sono Luigi de Gruttis e Angela Colone. Metà della prole si consacrerà al Signore nel sacerdozio. È una famiglia in vista e stimata, abbastanza ricca e commercia in bestiame. Smentisce la convinzione diffusa che per essere bravi commercianti, non bisogna andar troppo per il sottile. È un altro esempio di santità lineare, senza grossi scossoni o tempeste minacciose. La sua infanzia è quella di un bambino irreprensibile. Pensate: il nostro accusatore davanti a Dio, il demonio, durante un esorcismo, non l’ha potuto accusare d’altro che di aver mangiato un uovo senza il permesso della mamma. Doveva essere proprio a corto d’argomenti. Quell’uovo era anche suo e la mamma sarebbe stata anche ben lieta di farglielo mangiare. Ad una santa fanciullezza, segue un’adolescenza non da meno e a 14 anni entra nel seminario di Sora, dove resterà per tre anni. I superiori sono soddisfatti. Paolo è diligente nello studio, irreprensibile nella condotta, fervente nella pietà. Nel 1842 i Passionisti si stabiliscono a Sora presso un vecchio convento dei Cappuccini. Fra le varie attività i padri vengono chiamati in seminario per dettare meditazioni. Paolo si sente attratto dal loro carisma. Ci fa subito un pensierino, poi dopo un corso di esercizi spirituali predicati da padre Raimondo Scannerini, decide di entrare tra i Passionisti. Nel giugno del 1843 arriva nel convento di Paliano dove inizia il noviziato col nome di Fortunato Maria e il 15 giugno dell’anno seguente emette la professione religiosa. Passa poi nel convento di San Sosio a Falvaterra (Frosinone). Nella formazione teologica ha ottimi maestri, fra cui padre Gabbriele Abisati che partecipò come teologo al concilio vaticano primo. A meno di 23 anni, il 23 dicembre 1848, viene ordinato sacerdote, nella cappella privata dell’episcopio di Veroli, a motivo del particolare momento politico e della persecuzione della Chiesa. Per i primi dieci anni del suo sacerdozio Fortunato predica missioni popolari ed esercizi spirituali nel Lazio e in Campania.

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Falvaretta (FR). Santuario di S. Sosio martire e ritiro passionista, santificati per 40 anni dalla presenza del ven. Fortunato Maria.

Nel 1857 si ritira permanentemente a San Sosio dove resterà fino alla morte. Una decisione forzata provocata da una malattia, l’artrite reumatica che attacca le articolazioni, ma colpisce soprattutto il cuore. Per le stesse ragioni i confratelli lo tengono lontano da fatiche e preoccupazioni, ma lui quello che può lo fa. Compone un opuscoletto di guida spirituale e consigli per la meditazione, intitolato “Filagia”, “Un pensiero per l’anima”: non è un’opera molto originale, ma semplice ed utile, tratta dal bagaglio della sua esperienza. La maggior parte del suo tempo la dedica al confessionale, nel ministero della riconciliazione e della direzione spirituale. Non è poco e lui lo sa. Dice infatti: “confessando rendo qualche beneficio alla mia congregazione a cui altrimenti sarei solo di peso”. Lo sanno anche i fedeli che arrivano a lui da ogni parte, di ogni età e ceto sociale. La sua fama si è diffusa; lo chiamano “il santo di San Sosio”. Un testimone dice di lui: “è un uomo molto sereno e che trasmette serenità, calmo, dolce, molto affabile, docile e paziente”. Per ben trentacinque anni attende a questo ministero, dispensatore della pace e della misericordia di Dio. Il decreto vaticano sull’eroicità delle sue virtù lo definisce “martire del confessionale”. Fortunato ha il dono dell’estasi, della bilocazione, la chiaroveggenza. La sua preghiera di intercessione è molto potente. Ha anche il dono di scacciare i demoni. In questo ministero opera con efficacia, equilibrio e discernimento, distinguendo con chiarezza i casi di disturbo demoniaco da quelli dovuti a malattia mentale. Nel 1905 la sua malattia si aggrava; la mattina del 4 novembre, dopo la celebrazione della messa, parla al religioso infermiere: “fratel Antonio, è giunta l’ora di andare in paradiso. Ti raccomando di farmi morire da passionista e di non procurarmi un letto più soffice”. La sera è colpito da ictus che lo paralizza e gli toglie la parola. Muore all’alba del 28 dicembre del 1905. Ai sui funerali partecipa una grande folla, che va a rendere l’ultimo saluto al suo “santo”. Tutti vogliono una reliquia e per accontentarli si riduce in piccoli frammenti un suo vecchio abito. Viene sepolto nella cappella del giardino del convento. Dall’esumazione avvenuta nel 1926 le sue spoglie riposano nella chiesa del convento di San Sosio, proprio vicino a quel confessionale dove aveva passato quasi metà della sua vita. La Chiesa lo ha dichiarato venerabile l’11 luglio 1992. Francesco Valori


Amici di Gesù Crocifisso

Consiglio Nazionale MPL resso la Casa Esercizi dei Santi Giovanni e Paolo a Roma, nei giorni 15-16 gennaio 2005, si è svolto il Consiglio Nazionale del Movimento Laicale Passionista. Presenti: i componenti del Coordinamento Nazionale, gli Assistenti provinciali, i consiglieri provinciali provenienti dalle sei province passioniste italiane. Presente anche P. Luigi Vaninetti consultore generale e Presidente CIPI. Moderatore dei lavori P. Giuseppe Cortesi, segretaria Anna Beretta. Un Consiglio N. importante, perché, tra l’altro, doveva rivedere lo Statuto ed eleggere i nuovi responsabili.

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Consiglio Nazionale del MPL, Roma 15-16 gennaio 2005

Si è iniziato con la celebrazione della S. Messa presieduta da P. Luigi Vaninetti. Ha introdotto i lavori il P. Alberto Pierangioli, Assistente Spirituale nazionale del MLP dall’ottobre 1999. Sintetizzo alcuni punti salienti della sua relazione. “Il Consiglio Nazionale è un momento importante nella vita del MLP, perché è l’unica occasione annuale che il MLP ha per ritrovarci insieme da tutta l’Italia e conoscerci meglio. Come bilancio di questi 5 anni di servizio, posso dire di avere sempre creduto sinceramente nel MLP, di aver partecipato a tutti gli incontri ufficiali, ma di aver potuto partecipare a pochi incontri provinciali. L’ultimo Coordinamento Nazionale, tenuto a Roma il 16 ottobre 2004, con la partecipazione straordinaria anche degli Assistenti provinciali, ha auspicato un Assistente nazionale del MLP a tempo pieno. Condivido pienamente questo auspicio e auguro che venga individuato al più presto, per il bene del MLP che ha bisogno di una forte iniezione di entusiasmo, di idee, di iniziative e forze nuove. Laici volenterosi e disponibili non mancano, ma hanno bisogno di formazione, di guide, di Assistenti che vogliono e possono impegnarsi seriamente con loro, a livello nazionale, provinciale e locale. Auspico che il MLP abbia presto un riconoscimento dalla Cei, per poter far parte della Consulta dei Laici; ma per questo è necessario prima un riconoscimento pieno dalla Cipi e poi dalla Congregazione. Per ottenere questo, è necessario dare una veste migliore al nostro Statuto. Auspico anche che la Curia Generale passionista attui al più presto quanto stabilito dal 44° Capitolo Generale, cioè, di elaborare “criteri per l’approvazione di Statuti di movimenti laicali o per l’aggregazione di questi all’Istituto”. E’ stata poi la volta della relazione del Coordinatore Nazionale, Franco Nicolò, che ha iniziato citando l’articolo 1 dello Statuto del MLP: “Il M.L.P. è la condivisione del cammino che i laici, sotto la guida dello Spirito Santo, pur nelle diverse realtà, in modo singolo o associato, in-

tendono vivere ispirandosi al carisma passionista di San Paolo della Croce”. Il Coordinatore ha ricordato che i temi svolti negli ultimi Convegni Nazionali sono serviti proprio per approfondire tale carisma. Ha ricordato anche che l’ultimo Capitolo Generale ha invitato la Congregazione a cercare un legame più stretto con i laici che desiderano consacrare la loro vita a Cristo Crocifisso. Nonostante le difficoltà, sono molti gli aspetti positivi maturati in questi anni, come la maggiore visibilità del MLP. D’altra parte però i laici devono saper valorizzare maggiormente gli spazi che la Congregazione desidera aprire loro. Alla luce dell’esperienza di questi anni, è emersa la necessità di aggiornare alcuni punti del nostro Statuto. Il Coordinatore ha poi invitato tutti a studiare due problemi: come far rivivere un foglio di collegamento, formazione e informazione del MLP, indispensabile per dare coesione al MLP ed il problema dell’autofinanziamento del movimento. Ecco alcune scelte fatte dal Consiglio Nazionale: 1. Il Convegno nazionale del MLP si continuerà a fare ogni due anni; nel 2006 l’organizzazione è affidata alla Provincia della Sicilia, con tema e data da stabilire. 2. Franco Nicolò studierà il modo di riattivare un foglio di collegamento e informazione del MLP. 3. Il Coordinatore avrà l’aiuto di un Vice Coordinatore eletto dal Consiglio Nazionale. 4. Le Province potranno organizzare una giornata del MLP, con lo scopo di fare conoscere il nostro Movimento e trovare anche mezzi di autofinanziamento. 5. Si formerà una commissione ristretta che riveda la veste esteriore e giuridica dello Statuto. Le elezioni hanno dato il seguente risultato: Franco Nicolò è stato confermato Coordinatore Nazionale, Dario Simonitto è stato eletto Vice Coordinatore, Maria Rosa Pacchera Tesoriere.

Consiglio Nazionale del MPL, Roma 15-16 gennaio 2005

Nell’ultima giornata abbiamo avuto la graditissima visita del Superiore Generale, P. Ottaviano D’Egidio, che ha manifestato tutta la sua attenzione per il MLP ed ha ricordato l’interesse del recente Sinodo Generale della Congregazione per i laici, auspicando per loro una forma più forte di aggregazione alla Famiglia Passionista. Piera Iucci

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Amici di Gesù Crocifisso

Commemorazione solenne della Passione di Gesù Festa della famiglia passionista l venerdì che precede le Ceneri la Famiglia Passionista celebra la sua festa: la Solennità della Passione. Anche quest’anno, il 4 febbraio 2005, l’abbiamo celebrata con una messa solenne, nella parrocchia di S. Gabriele dell’Addolorata di Civitanova Marche. Numerosa la partecipazione degli Amici di Gesù Crocifisso delle sette Fraternità dei paesi vicini. Era stato invitato a presiedere l’Eucaristia l’Arcivescovo di Fermo, Mons. Gennaro Franceschetti, ma egli non poté accogliere la nostra richiesta, perché era impegnato nella visita pastorale; al suo posto è venuto don Luigino Marchionni, Vicario per la Pastorale. Purtroppo, nel frattempo, la salute del nostro arcivescovo è precipitata. All’inizio della Messa, concelebrata anche dal P. Alberto, don Luigino, visibilmente commosso e nella commozione generale, ci ha spiegato che, pur oramai nell’imminenza della morte, l’Arcivescovo aveva voluto che il suo Vicario partecipasse alla nostra Messa e che, dal letto del suo dolore, ci benediceva ed incoraggiava il nostro cammino di laici passionisti. Al termine della Messa, abbiamo ap-

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Civitanova: Parrocchia S. Gabriele, Festa della Passione, 4 febbraio 2005.

preso purtroppo che il nostro pastore era volato al cielo. Nella la bellissima omelia, don Luigino, additando le numerosi croci portate per la benedizione, ha ricordato che spesso i cristiani, quando si parla di croce, pensano solo alle sofferenze, alle malattie, alle disgrazie; invece la cro-

Don Luigino Marchionni presiede la Messa della Solennità della Passione il 4 febbraio 2005

ce principale da portare è quella di fare sempre la volontà di Dio con amore. Ha portato l’esempio di Maria che, per prima e meglio, ha capito e accettato la volontà del Padre. Il suo magnificat ci fa capire che tutta la nostra vita è grazia. Da vero “passionista”, ci ha ricordato che croce non vuol dire solo dolore, ma soprattutto amore adulto, maturo, quello che si dona senza nulla chiedere, quello incondizionato, quello che gioisce nel donare, quello che spinge a fare sempre la volontà del Padre. Tutta la vita di Gesù è stata vissuta per fare la volontà di Dio e per amore nostro. La salvezza è l’incontro di due libertà: quella di Gesù che sta alla porta e bussa e la nostra che siamo liberi di aprire e di accogliere il Salvatore e seguirlo nei suoi insegnamenti. All’offertorio, dopo la presentazione del pane e del vino, è stato portato e spiegato gradualmente il segno passionista, con tutti i suoi simboli. Le generose offerte raccolte saranno inviate ai missionari passionisti che si trovano nel Sud Est Asiatico, zone colpite dal maremoto del 26 dicembre. Al termine della messa c’è stata la solenne benedizione di più di una trentina di crocifissi, che inizieranno il cammino nelle case delle famiglie che lo vorranno, accompagnati da Amici di Gesù Crocifisso che pregheranno e mediteranno le stazioni della “Via Passionis” fino a Pasqua. Don Luigino ci ha salutati esortandoci a perseverare nel cammino intrapreso e ad essere veri testimoni di Gesù Crocifisso e risorto. Olga Costanzo

Nuovo Assistente Nazionale del MLP

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Dal 31 gennaio al 2 febbraio si è svolta a Roma l’Assemblea Generale dei Passionisti Italiani (CIPI). Il P. Alberto Pierangioli, come Assistente nazionale del Movimento Laicale Passionista italiano, ha tenuto una relazione sulla situazione e prospettive del MLP, auspicando un inserimento più profondo dei laici nella Famiglia Passionista e un riconoscimento ufficiale del MLP da parte della Congregazione e della CEI. Per la prima volta è stato ammesso a tenere una relazione alla CIPI anche il Coordinatore del MLP, Franco Nicolò, che ha salutato questo evento come un fatto “storico”. Riportiamo di seguito un sunto della relazione. L’Assembla ha eletto nuovo segretario della CIPI il P. Giovanni Pelà. Il P. Alberto, per i suoi impegni, ha pregato i Padri Provinciali di sollevarlo dal suo ufficio di Assistente Nazionale del MLP, che ha portato avanti per oltre 5 anni; il Consiglio Esecutivo CIPI ha accolto questa richiesta e ha eletto come nuovo Assistente Nazionale del MLP il P. Giovanni Giorgi, superiore della comunità passionista e parroco a Itri FR. Facciamo gli auguri più sinceri al nuovo Assistente. PIA


Amici di Gesù Crocifisso

Saluto all’Assemblea dei Passionisti Italiani (CIPI) Roma: 2 febbraio 2005 Desidero ringraziare il Signore per il dono di questo momento così importante, direi storico, per noi laici del Movimento Laicale Passionista. Momento, che per me personalmente ha un significato ed un’emozione tutta particolare, avendo vissuto insieme ad alcuIl Coordinatore N. del MLP: Franco Nicolò ni di voi gli anni della mia adolescenza e giovinezza. Mai avrei pensato di ritrovarmi un giorno a rappresentare un movimento laicale nella “mia ex famiglia passionista” e d’impegnarmi con voi nella condivisione del carisma di San Paolo della Croce! Ringrazio il vostro Presidente, P. Luigi Vaninetti, che ha accolto la nostra richiesta di questo incontro, ringrazio tutti voi per la disponibilità dimostrata, ringrazio le comunità religiose da voi rappresentate, per l’accoglienza che da sempre dimostrano nei nostri confronti. Come Coordinamento Nazionale del MLP, volevamo partecipare tutti a quest’incontro, ma non è stato possibile per vari motivi. Mi auguro che sia possibile organizzare in altra occasione un’incontro a questo livello, dove noi laici potremo esporre come intendiamo rapportarci con la Congregazione, formulare alcune nostre proposte e voi religiosi possiate fare le dovute valutazioni, esternare quello che realmente vi aspettate da noi! In questo breve intervento, con l’esperienza di responsabile nazionale, desidero manifestarvi alcuni elementi che più direttamente rispondono alle nostre esigenze. E’ indubbio che nel nostro Movimento ci sono luci ed ombre, realtà non omogenee; ma penso che sia interesse di tutti - laici e religiosi - fare emergere le positività esistenti. Se ognuno, nella sua parte di competenza, fornisce un convinto apporto fatto di collaborazione, disponibilità, dedizione, amore, fede, sicuramente riusciremo a superare le difficoltà presenti. Oggi noi laici chiediamo a voi religiosi una cosa sola: abbiate la consapevolezza del vostro ruolo insostituibile di guide spirituali. Oggi siamo i primi a riconoscere che soltanto se formati alla spiritualità della Croce, soltanto se viviamo la ricchezza del carisma, possiamo legittimare e rendere credibile la nostra appartenenza alla famiglia passionista! È nel vostro stesso interesse formare laici alla spiritualità di San Paolo della Croce. È nel vostro interesse rendere operative le sollecitazioni dall’ultimo Capitolo Generale che afferma: “la congregazione è invitata ad aprirsi alla collaborazione dei laici sia nella forma-

zione che nell’accettazione dei loro contributi, nella conoscenza e condivisione del carisma passionista”; e quelli dell’ultimo Sinodo in cui si raccomanda di studiare la possibilità “di un legame più stretto con la Famiglia Passionista per i laici che desiderano consacrare la loro vita a Cristo Crocifisso, secondo la stile della vita, della spiritualità e dell’apostolato della Congregazione Passionista”. Se realmente credete che “quella dei laici è una realtà sufficientemente viva e visibile e ricca di speranza, per la vitalità di tutta la famiglia passionista”, come ha detto il 44° Capitolo Generale, allora diventa necessario a un processo di graduale coinvolgimento. Sono consapevole che studiare nuove forme di comunione e collaborazione tra laici e famiglia passionista può richiedere tempo e riflessione da parte della Congregazione; ma è importante per noi laici farci trovare pronti e per voi essere disponibili ad accoglierci. Nell’ultimo convegno celebrato a San Gabriele nel maggio scorso, mi è rimasto impressa una riflessione del P. Provinciale della Pietà, P. Piergiorgio Bartoli, che partendo dalla breve lettura tratta dall’Apocalisse “Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me”, ci invitava ad aprire il nostro cuore al Signore, ci esortava a non aver paura, a non essere titubanti, a non aver “paura di rimetterci”, puntualizzando con questa affermazione un po’ forte, la convinzione che aprire la porta a Cristo, farlo entrare nella nostra casa, non può che essere momento di gioia e condivisione!

Amici di G. C. con il Coordinatore N. Franco Nicolò

E’ con questo augurio di speranza, è con questo atto di fede che vi lascio queste riflessioni, dicendo “le cose che sento nel cuore”, come mi ha incoraggiato il P. Vaninetti. (Sunto dell’intervento) Il Coordinatore N. del MLP Franco Nicolò

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Amici di Gesù Crocifisso

Mondo Passionista ✤ 1 - Il 31 Luglio Sei Novizie monache passioniste indonesiane, sono partite dall’isola di Flores er approdare al monastero passionista di Ovada(Al) per completare la loro formazione passionista. ✤ 2 - Il 18 Ottobre è stato introdotto la Causa di canonizzazione di Mons. Martin Elorza passionista, che dal 1949 al 1966 fu amministratore apostolico e poi Vescovo di Mayobamba in Perù. ✤ 3- Nel mese di Settembre, al Monte Argentario, hanno fatta la Professione dei Voti sei Novizi che hanno concluso l’anno di Noviziato. Tre di essi pro-

Civitanova: Parrocchia S. Gabriele: Festa della Passione: 4-22005. Don Luigino riceve il segno passionista.

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vengono dal nostro Postulato di Morrovalle. Sempre al Monte Argentario hanno iniziato l’anno di Noviziato sei giovani; tra essi il nostro Matteo Piccioni. Il nuovo Maestro dei Novizi è P. Paolo Podda della provincia della Presentazione. ✤ 4– Il 24 Ottobre 2004, la nostra Curia Provinciale ha approvato lo Statuto del MLP della Pietà, nei suoi 21 articoli. Così il Movimento Laicale Passionista nella nostra provincia ha uno strumento indispensabile per la sua formazione e la sua identità. In questa occasione è stato riapprovato il nostro Statuto come “MLP Amici di Gesù Crocifisso”. ✤ 5– Tre nuove case passioniste sono state aperte in America Latina: una in Venezuela, una in S. Salvador, e una in Messico. ✤ 6– L’Istituto delle Missionarie Secolari della Passione, ha celebrato a Roma il suo 35° Convegno Nazionale, col tema: “Gli istituti Secolari testimoni di speranza per il III° Millennio”. Questo Istituto è sorto a Mascalcia nel 1968, per opera del servo di Dio P. Generosa Fontanarosa, passionista, ispiran-

dosi alla spiritualità di S. Paolo della Croce. È presente in Italia, Brasile, Messico, Australia, Cile e Argentina. ✤ 7– P. Kevin Dance, passionista americano, che da decenni si è dedicato allo studio dei temi della “promozione della giustizia, della pace e della integrità del creato”, nel dicembre 2003 ha visto accolto dal Dipartimento della Pubblica Informazione dell’ONU, la richiesta dello Stato Associativo per la Congregazione della Passione. Questo vuol dire che il nostro Istituto potrà dire una parola nel Palazzo di vetro dell’ONU. ✤ 8 – Dal 20 al 24 ottobre, presso il Centro Forum della Congregazione della Passione del Monte Argentario, si è tenuto un corso tenuto da P. Octavio Mondragon, ripetendo un esperimento fatto in Messico e deciso di ripetere nelle altre “regioni” della Congregazione, iniziando dall’Italia, rivolto a tutti i componenti della Famiglia Passionista: religiosi, religiose, laici. ✤ 9 - Dal 28 Novembre al 6 Dicembre 2004 si è tenuto a Roma il Sinodo Generale della Congregazione Passionista, per trattare il tema della “Ristrutturazione della Congregazione Passionista”. L’argomento è reso urgente dalla necessità di rivedere l’estensione, le forze e le opere attuali della Congregazione a livello mondiale. Il P. Generale ha detto tra l’altro: “questo Sinodo è un evento vitale per la Congregazione. Il Dio della vita ci invita a rompere il cerchio dell’isolamento e a realizzare il principio dei vasi comunicanti fino a diventare un mare unico di vita e di apostolato. Ristrutturare per rivitalizzare. E’ tempo di pensare più come Congregazione che come Provincia”. Il Sinodo raccomanda di studiare anche la possibilità “di un legame più forte con la Famiglia Passionista per i laici che desiderano consacrare la loro vita a Cristo Crocifisso, secondo la stile della vita, della spiritualità e dell’apostolato della Congregazione Passionista”. ✤ 10 - Il 12-13 dicembre 2004 il P. Fernando Taccone ha tenuto a Morrovalle il “primo corso di formazione per coniugi”, trattando della “fecondità psicologica e spirituale” della coppia. Al corso hanno partecipato una quindicina di coppie di Amici di G. C. ed altri singoli. ✤ 11- 15-16 gennaio si è tenuto a Roma, presso la casa generalizia dei Santi Giovanni e Paolo, il Consiglio Nazionale del Movimento Laicale Passionista, al quale hanno partecipato circa 40 rappresentanti del MLP italiano. Della Provincia della Pietà: l’Assistente Nazionale P. Alberto Pierangioli, il coordinatore provinciale Piera Iucci, i consiglieri Gianni Gelao, Rosettani Paolo, Lucia Ambrogi, Franco e CristianValenti, Marisa Branella. A cura di P. Bruno De Luca


Amici di Gesù Crocifisso

MADRE TERESA RAPISCE UN’ANIMA DI G.C. Sì, Madre Teresa ha rapito una giovane Amica di Gesù Crocifisso, Leila Giuggioloni, della Fraternità di Recanati, che il 21 novembre 2004 si era consacrata per sempre a Gesù Crocifisso. Trovate la sua foto nella rivista di gennaio a p. 2 e la sua bella testimonianza a p. 13. Ringraziamo Madre Teresa per questo rapimento! Riportiamo l’addio di Leila, assicurandola che l’accompagneremo con le nostre preghiere, sicuri che lei pregherà per noi. arissimi P. Alberto, P. Gabriele, Amici della fraternità di Recanati e Amici tutti, grazie per il tratto di strada che ho percorso con voi. Grazie per il bene che mi avete donato. Grazie per le vostre vite semplici e belle. Grazie perché con voi è cresciuto in me il desiderio di amare Gesù ed ogni fratello. Carissimo Padre Aurelio, carissimi parrocchiani, grazie per il tempo che mi avete donato tutti in modo diverso, per il calore umano e la fede che mi avete trasmesso, per il bene che ho ricevuto dalle vostre vite. Carissimi educatori del gruppo giovani, grazie per tutto ciò che avete fatto per me, per il tratto di strada che abbiamo percorso insieme, per gli insegnamenti, gli incontri e le scalate in montagna che mi avete donato. Sento che anche per mezzo vostro è stata custodita la mia giovinezza dal soffio velenoso del mondo. Con voi ho gustato la bellezza di seguire Gesù, il Vangelo e la Chiesa. Non nascondo che faccio fatica a parlare del passo che sto per compiere, ma desidero condividere con voi la mia gioia. C’è una novità nella mia vita: ho chiesto di entrare tra le suore di Madre Teresa; per questo desidero cantare con voi le meraviglie del Signore. Finora ho ricevuto tutto da Dio. Ora è arrivato per me il momento di dare qualcosa: è arrivato il momento di dare la vita. Carissimi Amici, la spiritualità di Madre Teresa è molto vicina a quella Passionista! Faccio un piccolissimo esempio: in ogni cappella delle suore, Madre Teresa ha fatto mettere la scritta “Ho sete”, accanto ad ogni Crocifisso. Il desiderio di ogni Missionaria della Carità è quello di saziare la sete di Gesù in ogni povero, in ogni escluso, perché ogni creatura sulla terra si senta amata, accolta e desiderata. Vi racconto come e da dove è scaturita questa scelta. Ad agosto 2004 sono stata a Bose, a nord di Torino; lì ho partecipato ad un campo di spiritualità per giovani, lì ho ricevuto “uno scossone”e mi sono rimessa in discussione. A Loreto, in settembre, il Papa mi ha scalfito dentro con le sue parole, quando a detto: ”Giovani non anteponete nulla a Cristo, neanche la vostra vita”. Ho ripreso i miei impegni, mi sono fatta coraggio e ho preso contatto con suor Maria Pia Mariani, venuta tra noi proprio in settembre e per mezzo suo ho ripreso contatto con le suore di madre Teresa e ho chiesto di tuffarmi tra le Missionarie della Carità.. Con la benedizione di suor Maria Pia monaca passionista di Loreto e la benedizione del nostro Vescovo Luigi Conti, sono partita per Roma, dove sono stata dal 12 al 27 dicembre tre le suore di madre Teresa, al Celio; que-

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sta era la terza volta per me. C’ero stata a diciotto anni per una settimana, a ventuno anni ancora per una settimana ed il mese scorso per quindici giorni. Sono partita con un po’ di paura, ma in fondo ero sicura che era il Signore a dirigere i miei passi. Ho chiesto a Gesù ed a Maria Immacolata di essere un po’ come il giovane Samuele che, chiamato da Dio per tre volte, si mette a servirLo “senza lasciare andare a vuoto una sola delle sue parole”. In quindici giorni ho sperimentato il “ centuplo”: la gioia, il lavoro, la preghiera, la lotta, il silenzio, la pace, la ricchezza di una vita semplice, povera tra i poveri, tra gli esclusi della società. Ritornata a casa ho detto a Gesù “Sì“. Ho sentito di Recanati 21-11-04: Leila si consacra per sempre a Gesù Crocifisso

amare la famiglia, la parrocchia, tutte le persone amiche e care. Ho sentito di amare i ragazzi della mia scuola. Ho accettato il dono e ho accettato di farmi dono e questo supera i miei desideri, le mie attese, la mia felicità. Non avrei potuto ricevere qualcosa di più bello. Il 31 gennaio andrò a Reggio Calabria per incominciare un nuovo cammino come “aspirante”. E’ la prima tappa per iniziare una nuova vita, fatta di fedeltà, di quotidianità e di doveri. Non farò nulla di straordinario, ma sarò chiamata a fare piccole cose con grande amore, come diceva madre Teresa. Vi chiedo preghiere perché io parta con semplicità ed umiltà, ma con il desidero di andare sino in fondo e avere il dono della perseveranza. Vi chiedo di pregare per la mia vocazione e vi assicuro che anche io pregherò per voi e vi presenterò ogni pomeriggio a Gesù Eucaristia durante l’adorazione. Perché Lui vi doni tutto il bene di cui avete bisogno. Spero di accendere una piccola luce. Spero di scorgere in ogni povero i tratti del volto che lo rendono simile a Gesù. Spero di essere una vergine saggia che compie ciò che Dio desidera nonostante i limiti e le tempeste. Spero di vivere con gioia ogni sorpresa, di abbracciare ogni dolore, ogni croce con la pace nel cuore. Leila Giuggioloni

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Amici di Gesù Crocifisso

Testimonianze “Dialogo del cuore con Gesù”:

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esù, dammi i tuoi occhi e il tuo cuore per saper vedere e capire dove urge amare, a chi portare consolazione, a chi donare perdono, quando dire una parola e in che momento fare silenzio; fa che io compia sempre il primo passo verso l’altro. Rendimi capace, o Gesù, insieme a te, con te, per te, di evangelizzare, offrire ai crocifissi e a tutti l’unica vera ricchezza che ho avuto da te: il tuo amore, la tua parola, il Vangelo. Ti ringrazio,

Civitanova: Parrocchia S. Gabriele: Festa della Passione: 4 febbraio 2005

Gesù, perché il tuo Vangelo è il lieto annuncio, messaggio per chi ti cerca e vuole conoscere il tuo amore e, trovandoti, desidera meditare e mettere in pratica la tua parola. Ti ringrazio, o Signore, perché mi hai rivelato la tua sapienza, parola del cuore ai piccoli e ai semplici. Ti ringrazio, Gesù, perché ti sei fatto uomo e hai posto la tua dimora in me; aumenta in me la fede, la preghiera, le opere. Ti ringrazio, Gesù, perché hai fatto nascere in me una gioia che il mondo non conosce, l’amore, la fede, il perdono. Indicami la strada perché il mio passo da “Amico” percorra sentieri di vita nuova; il mio piede vacilla, ma la mia anima conosce la tua voce; la tua mano tesa non mi lascia solo; come una fiaccola accesa rischiara il mio cammino per essere, come te, disponibile a fare la volontà del Padre. Ti ringrazio, Gesù, per la vita che mi hai donato e mi doni perché senza questa vita non potrei rivolgere a te, con tanti altri Amici, questa lode di ringraziamento. Gesù e Maria, vi amo e vi ringrazio. Siatemi Padre e Madre, Maestro e Maestra, prendetemi per mano, guidate i miei piccoli passi verso la santità; portatemi in braccio nel vostro nido d’amore, dove tutto si cambia, tutto si rinnova, tutto si ama. Giuseppe

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La vocazione ad amare senza limiti

Vorrei farle una domanda: tra i tanti simpatizzanti degli Amici di Gesù Crocifisso e che magari ricevono il giornalino non c’è nessuno che sia della mia provincia, con cui potrei mettermi in contatto, per poter creare un piccolo nucleo anche qui? Alcuni giorni fa, in occasione di una visita a Roma, ho avuto la gioia di poter partecipare alla S. Messa nella cameretta del nostro caro padre, S. Paolo della Croce. Ho affidato a lui questa nuova vita che il Signore mi ha dato, in questo nuovo cammino in cui per troppo tempo mi sono commiserata senza rendermi conto che non stavo compiendo la volontà di Dio. Lui mi sta facendo intravedere orizzonti vastissimi, mi sta facendo comprendere che la vocazione di ogni cristiano è la stessa: la santità e che non è importante l’abito che indosso ma la risposta. Il SI a cui Lui mi chiama ogni giorno, la vocazione all’Amore, ad amare incessantemente come Lui ama, senza riserve e senza limiti. Lui non ha mai smesso di chiamarmi, sono io che sicuramente ho smesso di rispondergli, facendo del male solo a me stessa. Senza rammarico e con l’entusiasmo dell’Amore desidero vivere questo tempo, aspettando la sua venuta. I fuochi di paglia sono intensi ma non durano, si esauriscono subito. Chiedo al Signore che ciò che mi pone dentro io non lo sprechi, come si fa con la paglia che brucia, ma che sia invece qualcosa di duraturo, perché la mia vita con Lui oggi sia realmente l’inizio di quella vita che ci aspetta tutti in Paradiso. Lei, padre, può aiutarmi a capire quei segni che Gesù compie nella mia piccola vita di donna laica e sposa. Oggi mi sento esattamente come dieci anni fa, con la stessa consapevolezza che Lui mi aveva sradicato da un parte per ripiantarmi in un’altra, per poter dare ancora frutti, così come fa un giardiniere quando cura il proprio giardino. Il periodo di adattamento, di smarrimento è passato ora bisogna cominciare a dare i frutti che Lui si aspetta e per questo si è preso con tanto amore cura di me. Antonella

Un fuoco che brucia dentro

Caro padre Alberto, sono andata al santuario della Madonna della Stella per incontrare la fraternità del luogo. Oh padre, mi sono sentita a casa! Padre Adalberto mi ha stretto le mani e tutti mi hanno fatto sentire a casa. Ho parlato un po’ di me e di quanto amo Gesù Crocifisso. Ci siamo capiti subito. Padre, questo amore per Gesù, fa bruciare un fuoco nel cuore, ma è tutto merito di Gesù. Questo fuoco che brucia appena inizio a pregare è un fuoco strano, mi spinge verso la croce. Quanto vorrei abbracciare Gesù sulla croce! Ecco questo fuoco mi fa sentire una grande passione per Gesù crocifisso, tanto che con le braccia rivolte a Lui mi viene di dire: “Gesù quando?”. Oh padre, dire questo a parole è difficile, sarebbe più facile se Gesù si lasciasse abbracciare. Preghi Gesù che esaudisca la mia preghiera. Dio la benedica con ogni benedizione che la sua divina creatività può immaginare. Manuela


Amici di Gesù Crocifisso

“Patire, tacere, offrire”.

“Carissimo padre, leggendo le lettere di san Paolo della Croce ai suoi figli spirituali, mi ha colpito particolarmente questa massima: “Patire e tacere”. Ho riflettuto sulla mia situazione. Le sofferenze, purtroppo, non mancano nella nostra vita; ma è tanto difficile accettarle con amore e rassegnazione. La fede certamente aiuta a offrire le proprie croci al Signore, che sa consolare e dare la forza necessaria per accettarle. Ma spesso è difficile “tacere”. A volte vorrei parlare, gridare, chiarire tante situazioni, ave-

Civitanova: Parrocchia S. Gabriele: Festa della Passione: 4 febbraio 2005

re spiegazioni di tanti perché, ma poi, rientrando in me stessa, mi accorgo che è meglio accettare in silenzio le risposte che il Signore ci dona nella preghiera. Tu, padre, ci hai insegnato ad aggiungere ai due verbi “patire e tacere”, un altro: “offrire”, come Gesù, che, ha accettato in silenzio la sua passione e l’offriva al Padre per la nostra salvezza. Debbo imitare Gesù, avere maggiore pazienza e sperare di più nella misericordia del Signore, che non ci abbandona e perdona le nostre debolezze. Confesso che ho momenti di scoraggiamento, ma ho anche momenti di pace, in cui riesco a mettere le mie preoccupazioni nelle mani di Gesù, con la certezza che Egli mi aiuta e mi sta sempre vicino”. Maria Morlacco

ha aiutato a capire l’importanza della comunione nella nostra Fraternità, per essere una vera famiglia di Amici, che si amano sull’esempio dell’eterno e vero “Amico”. Margherita Padovani

Ricominciare da capo

Avvicinarmi, per mezzo di p. Alberto, agli Amici di G. C., è stato per me come ricominciare da capo. Ho riscoperto il significato degli insegnamenti di Gesù. Ho imparato a pregare, e a conoscere l’amore di Dio per me. Prima ero tiepida, pensavo solo a me stessa e non conoscevo la spiritualità dell’amore. Far parte degli Amici di G. C. mi sento una privilegiata. Dopo le riunioni di fraternità, i ritiri a Morrovalle, mi sento dentro una gioia grande. Preghiamo anche per malati e anziani, che non possono frequentare. Capisco che sono imperfetta, ma il Signore m’insegna la strada. So che devo offrire continuamente tutto a Dio. Devo santificarmi nell’ordinario: nella famiglia, nel lavoro, o sul letto d’ospedale. Tutto questo che ora ho capito, prima mi era sconosciuto. Il gruppo famiglia che frequento è composto da persone anziane, ma molto innamorate del Crocifisso. Preghiamo molto per gli ammalati, per p. Alberto, per le famiglie in difficoltà e per chi richiede preghiere. Ho avuto la grazia di poter fare il pellegrinaggio all’Argentario. Ho visto i luoghi dove è nata la famiglia passionista. Conoscevo San Paolo della Croce e visitare quei luoghi è stato per me molto significativo. “Fare memoria della passione di Gesù” è l’impegno di noi laici passionisti; rinnovare continuamente questa devozione a Gesù crocifisso ha per noi una grande importanza. Offrire il sangue di Gesù e le lacrime di Maria per la salvezza dei peccatori, insieme alle nostre buone azioni, ci rendono partecipi del disegno grande di Dio che è Amore. Rita Lombardelli

Vivere il dolore nella fede e nella gioia

Il Signore è mia luce e mia salvezza. Il 23 gennaio la Fraternità della Stella ha ricordato in una celebrazione eucaristica la scomparsa del padre della nostra sorella Luciana Cerquiglini. La liturgia del giorno ci ha offerto il motivo per una profonda meditazione, che ci aiutava con il salmo 26 a confidare nel Signore, “nostra luce” e “nostra salvezza”, a superare ogni angoscia, invitandoci a sperare in Lui “nostro rifugio nel giorno della sventura”. Era un invito, diventato esortazione nell’omelia di P. Adalberto, che ci ricordava il dono della chiamata e l’amicizia del Signore: un’amicizia permeata di fedeltà, di familiarità, di un amore “senza fine” che non ci lascia mai soli. Questa consapevolezza ci ha spinti a chiamarci “Amici di G.C.” per dare una risposta alla sua più grande prova d’amore e come tali, dobbiamo vivere il dolore nella gioia, perché Cristo ha vinto la morte. In questa ottica di dolore e gioia, è stata coinvolta tutta la Fraternità, che ha vissuto un momento di intensa comunione in una esperienza profonda di Dio-Amore, che trasfigura anche il dolore. Con questi sentimenti abbiamo condiviso il dolore con la nostra sorella. E’ stata una forte esperienza di fede che ci

Civitanova: Parrocchia S. Gabriele: Festa della Passione: 4 febbraio 2005. Don Luigino benedice i Crocifissi della Peregrinatio

Una nuova via per rimanere Amica

Caro P. Alberto, grazie per il contenuto della sua lettera e per essere ricordata nei momenti di preghiera e di celebrazione della S. Messa. Sono a Fabriano, lontana dal gruppo di Civitanova da dieci anni. Mi mancano naturalmente le sue meditazioni, i ritiri mensili, gli esercizi spirituali che mi facevano assaporare la vera pace. Il Signore tuttavia ha aperto una nuova via, perché rimanessi Amica di Gesù Crocifisso. Subito infatti, ho avvertito il desiderio di dedicarmi a coloro che lei chiama i “crocifissi”. Lo faccio tuttora sia pure in maniera diversa anche per motivi di salute. Il Signore mi conceda di fare della mia vita “un continuo atto d’amore”. Teresita Concettoni Verna

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Amici di Gesù Crocifisso

AMICI NEWS CORSO PER GENITORI Amare è non stancarsi mai di conoscere l’altro arissimo Padre Alberto, sai bene che per me é sempre una grande gioia essere con voi a Morrovalle e specialmente questa volta che si trattava del corso di formazione sulla “Fecondità dell’Amore Coniugale”, che si è tenuto a Morrovalle l’11-12 dicembre. Certamente il tuo impegno e quello di padre Taccone superano ogni aspettativa per il modo di organizzare e soprattutto per il modo di porgere e di trasmettere con tanta naturalezza temi tanto importanti. Non so quante volte dovremmo ringraziarvi, anzi chiedo anche scusa a Piera di non aver potuto partecipare al corso completo. Ciò che mi ha tanto affascinato é stata la definizione: “L’Amore è permettere che l’altro sia diverso da me”. Il problema é tutto qui. E continua il relatore “Amare significa cercare sé stessi CORSO FAMIGLIE: 11-12 gennaio 2004 nell’altro”. E per me significa anche “non stancarsi mai di conoscere l’altro”. Questa conoscenza dell’altro, porta ad immedesimarsi tanto da fare fusione insieme. Chiaramente il silenzio e la pazienza giocano un ruolo importante nella vita coniugale e poi non certamente secondaria è l’abnegazione di chi sta al nostro fianco. Tante volte rifletto e mi dico: “Merito tutto ciò che mia moglie fa per me?”. Certo non é soltanto fare la donna di casa, ma ciò che vale molto é il sostegno morale che sempre ti viene elargito e che trovi sempre pronto. È vero che si é in due a costruire e solo in due si conquista piano piano la vetta da scalare e solo l’amore e la stima reciproci consentono di superare gli ostacoli che la vita pone ogni giorno dinanzi. Ed i “collaudi”, se così si può dire, non mancano mai, di ogni genere, che si sommano alle sofferenze ed alle prove della vita. Comunque senti che il cemento di anni di vita passati insieme, con il passar 06 marzo: Ritiro a Morrovalle del tempo fortifica e solidifica sempre 03 aprile: Ritiro a Morrovalle di più e si va avanti, costruendo insieme all’insegna del credo della sacra23-25 aprile: II Corso Animatori a S. Gabriele lità della famiglia e con la fede che il 08 maggio: Ritiro a Morrovalle Signore ci dona. Solo con il rispetto 16 maggio: S. Gemma Galgani a Loreto reciproco si può “costruire la famiglia sulla roccia”. 22 maggio: Giornata di spiritualità a S. Gabriele Riccardo Rucci 12 giugno: Ritiro e consacrazioni a Morrovalle

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Appuntamenti 2005

Ricordiamo al Signore i nostri defunti:

Marmolino Andrea di Montecosaro: 29-12-2004 - Angeloni Iginia di Macerata: 02-02-2005 Un grazie sincero a coloro che hanno inviato offerte per le spese di stampa. Marzo - Aprile 2005 - Anno VI n. 2 Autor. Trib. di MC n. 438\99 del 17-12-1999 Sped. Ab. Post. D.353/2003 (L. 27/02/2004 n, 46) Art. 1, Comma 2, DCB Macerata. Tecnostampa – Recanati - C. c. p. 11558624 Dir. Tonino Taccone – Red. P.A.Giuseppe Pierangioli Piazzale S. Gabriele 2 – 62010 Morrovalle Mc T. 0733/221273 - C. 349.8057073 - Fax 0733/222394 E-mail albertopier@tiscalinet.it http://www.passionisti.org/mlp/amici


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