A mici di Gesù Crocifisso Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso”
Il Papa della Famiglia Passionista Amare Gesù con il cuore di Maria L’amore di Gesù al primo posto Gioire Passionista Comastri: Lettera ai genitori Riflettendo sulla Lettera ai genitori Servire con amore: G. Pesci Peregrinatio Crucis Testimonianze
Maggio - Giugno 2005 Anno VI n°3
Amici di Gesù Crocifisso
Il Papa della Famiglia Passionista
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zione per la Vita Consacrata e Apostolica. Nel 1996 esidero iniziare questo numeha nominato vicedirettore della sala stampa della S. ro della rivista con il ricordo Sede il P. Ciro Benedettini, già direttore dell’Eco di S. grato e commosso di Sua Gabriele. Diversi passionisti sono stati chiamati a ufSantità Giovanni Paolo II, volato al cielo il 2 aprile fici importanti presso varie congregazioni della S. Se2005. Ho nel mio studio una foto con Giovanni Paolo de e presso la segreteria di stato. II, mentre gli bacio la mano. In questi giorni la rimiro con commozione e con gratitudine a Dio per avere avuto la grazia di conoscerlo, di ascoltarlo varie volte di persona, di baciargli la mano, di mangiare con lui al santuario di S. Gabriele. Ma desidero ricordarlo anNelle omelie o nei messaggi per varie occasioni il che per il suo rapporto con la Famiglia Passionista, rePapa ha posto sempre in risalto i vari aspetti della ligiosi e laici. spiritualità passionista, esortando i Passionisti a Egli conosceva i Passionisti anche prima di essere non perdere la “personalità di contemplativi e di Papa. Da vescovo in Polonia aveva parlato ai Pasapostoli del Crocifisso”. Nel 1994, il Papa volle sionisti del loro fondatore, dicendo tra l’altro: onorare con una lettera il terzo centenario della na“S. Paolo della Croce aveva imparato dal Croscita di S. Paolo della Croce, che “incentrò la sua cifisso a dare se stesso per amore. Dare se stesso, vita e il suo apostolato sulla passione di Gesù, faecco la cosa più importante nella spiritualità di cendone dapprima una mistica esperienza e poi San Paolo, nella sua contemplazione come nella annunciandola agli altri, sia nella predicazione sua predicazione”. che nella direzione spirituale”. “Dare se stesso”: è stato anche il continuo atteggiaNel messaggio al capitolo generale dei Passionimento del Papa. sti, tenuto in Brasile nel 2000, si riDa papa, i suoi rapporti con i Pasvolge con la confidenza di un pasionisti sono stati continui, sopratdre ai “Cari Passionisti”. Scrive tutto in occasione di convegni, capitra l’altro: toli generali, anniversari, beatifica“Continuate ad essere maestri zioni, visita al santuario di S. Maria di preghiera e speciali testimoni Goretti a Nettuno nel settembre di Cristo crocifisso, attingendo 1979, di S. Gabriele dell’Addolorata dal mistero della Croce la forza nel giugno del 1985, di S. Gemma a per coltivare generosamente la Lucca il 23 settembre 1989. A quepassione per la vita. ste visite programmate aggiunse la Il Crocifisso, ecco la sorgente sorpresa della breve visita alla casa alla quale il Passionista deve atmadre dell’istituto, la Presentazione tingere la propria spiritualità: sul Monte Argentario, il 12 dicemamare là dov’è più difficile amabre 2000, come un pellegrinaggio re; amare dove c’è più bisogno giubilare nei luoghi di S. Paolo deld’amore. Vostra primaria cura la Croce, come affermò egli stesso resti sempre l’annuncio di Criai religiosi sorpresi e quasi increduli sto che dalla Croce rinnova alIl Papa visita la casa madre per l’improvvisata. l’uomo d’ogni tempo il suo invidei Passionisti sul Monte Un dono particolare per la Conto a seguirlo con fedele e docile Argentario come pellegrinaggio gregazione è stata la canonizzazione abbandono. Sull’esempio di San per l’Anno Santo 2000 del martire passionista spagnolo Paolo della Croce, il Passionista S. Innocenzo Canoura Arnau, nel 1999, senta come suo speciale dovere e la beatificazione di 34 passionisti: Isidoro De Loor, quello di offrire al popolo cristiano questa ecce(1984), Pio Campidelli (1985), Bernardo Silvestrelli e zionale occasione di evangelizzazione e di conCarlo Houben (1988), Niceforo e 26 Compagni martiversione”. Poi il pensiero del Papa corre ai laici e ri (1989), Lorenzo Salvi (1989), Grimoaldo Santamascrive: “Nel programma dei lavori capitolari ria (1995), Eugenio BossiIkov (1998). avete riservato un particolare spazio alla riflesDa ricordare il riconoscimento delle virtù eroisione sulla condivisione del carisma passionista che, con il titolo di “venerabile”, di altri 14 memcon i laici. bri della famiglia passionista, tra cui una laica, LuSi tratta di uno dei frutti della dottrina della cia Burlini, discepola di S. Paolo della Croce. Chiesa come comunione, che costituisce un nuoIn queste occasioni, il Papa non ha mancato di vo capitolo, ricco di speranze, nella storia delle esaltare dinanzi a tutta la Chiesa la spiritualità e la relazioni tra le persone consacrate e il laicato. fedeltà al carisma passionista di questi degni disceAuspico di cuore che quanti lo Spirito chiama ad poli di San Paolo della Croce. attingere alle stesse fonti della vostra sorgente Il Papa ha manifestato anche una grande fiducia carismatica possano trovare in voi dei fratelli e verso la Congregazione chiamando alla dignità episoprattutto, delle guide capaci non solo di condiscopale ben 13 passionisti. Nel 1996 ha nominato videre con loro il carisma, ma soprattutto di forMons. Piergiorgio S. Nesti segretario della Congregamarli ad un’autentica spiritualità passionista”.
“Cari Passionisti”
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Si riconosce in queste parole il Papa della “Christi fideles laici”, la fondamentale esortazione apostolica del Papa per promuovere nella Chiesa la spiritualità dei laici. Il Papa ha sempre incoraggiato i passionisti a promuovere la spiritualità dei laici. Nel 1994 benediceva la “Fiaccola della speranza” dei giovani della Tendopoli che si svolse al santuario di S. Gabriele dal 23 al 27 agosto. Nel 2001 scrisse agli stessi giovani una lettera di incoraggiamento, in occasione della XXI Tendopoli del 21-25 agosto, esortandoli ad essere fermento di vita cristiana nel loro ambiente. Scriveva: “Cari ragazzi e ragazze! Cristo vi chiede di essere protagonisti nell’odierna società di un profondo rinnovamento religioso centrato sulla preghiera, sulla conversione personale e sulla costante ricerca della comunione ecclesiale. Molti di voi, come catechisti e animatori di gruppi, movimenti e associazioni, sono a vario titolo impegnati nelle parrocchie e in diverse diocesi. Che questa vostra azione missionaria vi renda sempre più attenti ai “segni” e alle “sfide” del nostro tempo. Il vostro raduno che ha per tema “Abita la terra e vivi con fede: Globalizzazione o uomo globale?”, vi offre l’occasione di riflettere su uno degli argomenti più attuali. È necessario “globalizzare” la solidarietà e l’amore, secondo il comandamento nuovo di Gesù. Tocca anche a voi adoperarvi con ogni mezzo per costruire una civiltà e una cultura ispirate al Vangelo della carità. Il futuro del mondo sarà in gran parte nelle vostre mani. Ripeto a voi la consegna che ho affidato ai giovani del mondo intero, durante il grande Giubileo del 2000: “Vedo in voi le sentinelle del mattino in quest’alba del terzo millennio”. Per portare a compimento quest’importante compito, seguite con fedeltà il cammino formativo della vostra tipica spiritualità, che vi chiede di essere “pellegrini, sentinelle e testimoni”. Pellegrini alla ricerca di Dio, sentinelle che vegliano preparando il ritorno glorioso
del Signore risorto, testimoni intrepidi e coraggiosi del suo messaggio di salvezza. In questo itinerario spirituale, vi sostenga l’esempio di San Gabriele dell’Addolorata che, dalla grande tenda del Santuario, vi protegge”. In queste parole si riconosce “il Papa boys, il Papa dei giovani”, che si illumina e diventa ispirato quando parla ai giovani. Per questo è stato capito, amato e seguito dai giovani. Non ci meraviglia allora la commozione con cui i giovani della Tendopoli hanno annunziato sul loro sito web la morte del Papa. “Una grande mestizia accompagna queste ore... Una mancanza che sentiamo forte, la perdita di Giovanni Paolo II, del nostro Papa, ci porta un vuoto, ci manca, e molto... Noi che siamo nati, come Tendopoli, con lui e per il suo incitamento, il suo stimolo a creare spazi di preghiera e riconciliazione per i giovani lontani; noi che con lui abbiamo percorso tanta strada, ci sentiamo un po’ persi... Ma è stato il nostro Papa a dirci di non avere paura e non possiamo spegnere adesso la fiamma della speranza e della fede. Si, siamo andati a cercarlo nelle sue ultime ore di vita, lo abbiamo confortato, con la preghiera, con le nostre candele, con i canti, con un pensiero fisso alla sua sofferenza di uomo che fino in fondo ha donato se stesso per l’umanità! Che amore immenso! Ha pensato a noi giovani anche in momenti cosi duri e tragici... Noi non possiamo deluderlo. Adesso, senza paura, col cuore pieno di letizia perché lo sappiamo vicino al nostro Dio, più di prima possiamo continuare a piantare le nostre tende nelle nostre comunità. Vogliamo andare avanti, Giovanni Paolo! Perché tu ci hai sempre spinto a farlo, ci hai sempre detto di credere in noi! Vogliamo essere nella Chiesa ancora segno dell’Amore di Cristo per l’uomo, con chi il Signore metterà a guida e faro del suo popolo”. Parole molto belle, che anche noi, Anici di Gesù Crocifisso, facciamo nostre, con un impegno rinnovato di fedeltà a Cristo Crocifisso, alla Chiesa, alla vocazione passionista. P. Alberto Pierangioli
Il Papa benedice la “Fiaccola della Speranza” per la Tendopoli del 1994
Il Papa benedice i Missionari Passionisti in partenza per la Bulgaria
Il Papa della
“Christi fideles laici”
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Amare Gesù con il cuore di Maria MAGGIO 2005 Due cuori: una sola fornace di amore n questo anno stiamo approfondendo l’amore che Gesù ci porta e l’amore che noi dobbiamo a Lui. I Nessuno ama una creatura più della sua mamma. Se poi questa mamma è l’Immacolata, la Tuttasanta e il figlio è il Figlio stesso di Dio, possiamo immaginare quale incendio di amore ci fosse tra i due cuori. In questo mese di maggio andiamo alla scuola di Maria per imparare il vero amore di Gesù. Le immagini più numerose e più suggestive di Maria ce la mostrano con il Figlio in braccio: il Figlio bambino, o il Figlio esanime e martoriato appena deposto dalla croce. Non c’è artista che non abbia tentato di interpretare questo amore materno, l’unione intima che va dal presepio al calvario, in tutte le pose e sfumature possibili. È l’unione d’amore del Figlio e della Madre, che camminano verso la croce. Ogni madre sa che il figlio deve la vita a lei e al padre. Maria invece sa che il suo Figlio è fiorito nel suo seno solo per dono di Dio: sente quindi quel Figlio tutto suo e perciò lo ama di amore unico e totale. Quando Maria stringeva al cuore il suo Figlio ripeteva continuamente il suo “Magnificat”: “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente” (Lc 1,49). Dal suo cuore sgorgava un continuo ringraziamento, una lode perenne a Dio, che aveva scelto proprio Lei per questa grande prova di amore. Maria con il Bambino in braccio o la Pietà che stringe il Crocifisso ci mostrano come i due cuori fossero una cosa sola. Maria ha messo a disposizione del Figlio di Dio tutta la tua vita, per collaborare all’opera della salvezza. Gli evangelisti, tanto avari nel tramandarci notizie sulla vita di Maria, ce la mostrano però sempre presente nei momenti essenziali della redenzione: a Nazareth per l’incarnazione, a Betlemme per la nascita, a Cana per l’inizio della vita pubblica, sul Calvario per il sacrificio supremo, nel Cenacolo per l’inizio della Chiesa.
Alla scuola di Maria, donna “Eucaristica” n questo anno eucaristico Il Papa ci invita a riconoscere il volto di Cristo e ad amarlo sopratI tutto nell’Eucaristia, sull’esempio di Maria, “donna
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eucaristica”. Maria «ci fa come “respirare” i sentimenti di Cristo» (RVM, n.15). D’altra parte «vivere nell’Eucaristia il memoriale della morte di Cristo significa prendere con noi colei che in ogni messa ci
viene donata come Madre. Significa assumere l’impegno di conformarci a Cristo, mettendoci alla scuola della Madre e lasciandoci accompagnare da lei. Maria è presente in tutte le nostre Celebrazioni eucaristiche» (E. de E. 57). Celebrando l’Eucaristia in comunione con Maria, dobbiamo imitare i sentimenti e gli atteggiamenti di Maria verso Gesù. Nel racconto dell’istituzione dell’Eucaristia gli evangelisti non parlano della presenza di Maria nel Cenacolo, anche se è verosimile che ci fosse, dato che si trovava a Gerusalemme e doveva anche lei celebrare la Pasqua con la sua famiglia. Certamente la Vergine fu presente alle celebrazioni eucaristiche degli Apostoli e dei primi cristiani. Proviamo a immaginare i sentimenti di Maria nell’ascoltare dalla bocca degli Apostoli le parole di Gesù nell’Ultima Cena: “Questo è il mio corpo che è dato per voi” (Lc 22,19)! Quel corpo dato in sacrificio e ripresentato nell’Eucaristia era lo stesso corpo del Figlio concepito nel suo grembo! Ricevere l’Eucaristia doveva significare per Maria quasi un ricevere di nuovo in grembo quel cuore che aveva battuto all’unisono col suo e un rivivere ciò che aveva sperimentato nella incarnazione e sotto la Croce. Pensiamo ai sentimenti di fede e di amore di Maria nel ricevere il corpo eucaristico del suo Figlio. Dobbiamo accostarci all’Eucaristia con le disposizioni di Maria, come S. Gemma, che chiedeva a Maria di prestarle il suo cuore, per poter rIcevere degnamente la santa Comunione. Vogliamo sottolineare anche una profonda analogia tra il fiat di Maria nell’incarnazione e l’amen che noi pronunciamo quando riceviamo il corpo del Signore. A Maria fu chiesto di credere che colui che Ella concepiva era il “Figlio di Dio” (cfr Lc 1,30-35). A noi viene chiesto di credere che quello stesso Gesù è presente nei segni del pane e del vino consacrato. Il Papa ci insegna che anche il Rosario ci può aiutare nell’adorazione eucaristica: “la meditazione dei misteri e l’andamento ripetitivo delle Ave Maria costituiscono una sorta di pedagogia dell’amore, fatta per accendere l’animo dell’amore stesso che Maria nutre verso il Figlio suo” (RVM). Il Pane eucaristico è la carne immacolata del Figlio di Dio e di Maria. In questo anno eucaristico, con l’esempio e l’intercessione di Maria, troviamo nell’Eucaristia un nuovo slancio per crescere nell’amore di Gesù e vivere seriamente la chiamata alla santità, come il vertice della nostra vita cristiana. P. Alberto Pierangioli
Amici di Gesù Crocifisso
L’amore di Gesù al primo posto GIUGNO 2005
Amore totale, unico, misericordioso, fedele ella “Promessa di amore” ripetiamo ogni giorno: “Fa’ che io ti metta sempre N al primo posto e trovi solo in te la vera pace”. Molte volte, nel confessarci, dobbiamo accusarci: “Non ho messo Gesù al primo posto”. Ma che significa mettere Gesù al primo posto? Una nostra Amica ha così meditato: “Fa che io ti metta sempre al primo posto e trovi solo in te la vera pace. Signore, è l’unica cosa importante e necessaria: Tu nel nostro cuore e nella nostra mente. Se Tu sei la prima persona nella nostra vita, tutto poi viene da sé. Dove ci sei Tu c’è la pace vera. Nelle persone, nelle cose del mondo possiamo trovare una pace temporanea, soddisfazioni umane, più o meno positive, ma non ci può essere la vera pace. In Te sì, Signore. Perché Tu sei l’Amore. In ogni situazione, Tu sei con noi per offrirci il tuo amore e il tuo aiuto. Sei fedele, sei la libertà, la misericordia”. L’amore di Gesù per noi è un amore totale, un amore “fino alla fine”, fino all’eccesso, un amore infinito, un amore che ha dato tutto, anche la vita. Il presepio, il calvario, il tabernacolo e il confessionale predicano questo amore totale e infinito di Dio. È un amore unico, come se ognuno di noi fosse l’unica persona amata da Lui, fino a farsi mangiare da noi. È un amore misericordioso, sempre pronto al perdono, a purificarci con il suo sangue, a riconciliarci. È un amore fedele ed eterno: ci ha amato fin dall’eternità e ci amerà per tutta l’eternità, ci ha amato sempre e continuerà ad amarci sempre, rimarrà sempre fedele a questo amore, anche se noi diventiamo infedeli.
Che cosa si aspetta il Signore da noi? i aspetta solamente di essere riamato come Lui ci ama, con un amore totale, unico, feS dele, fino a fare della nostra vita “un continuo atto di amore, una continua offerta di amore”. Un amore totale, per questo gli promettiamo: “Voglio donare a te tutto l’amore del mio cuore” Un amore unico, per questo gli diciamo: “O Gesù, voglio amare te solo” e gli chiediamo: “Insegnami ad amare tutti”, ma “solo in Te, con Te, per Te”. Un amore fedele, che non si tira indietro, sia quando ci porta sul Tabor che quando
ci porta nel Getsemani o sul Calvario. Questo significa mettere Gesù al primo posto. L’amore di Gesù giustamente è esigente. Ci dice: “Chi ama il padre o la madre, il figlio o la figlia più di me non è degno di me” (Mt 10,37). Dio Amore che ci chiede di amare tutti, perfino i nemici (Mt 5,44), non può chiederci di non amare le persone care. Ci chiede solo di mettere Lui al primo posto e di amarlo più di ogni altro; Egli allora diventerà per noi modello e sorgente di amore, ci insegnerà ad amare tutti, santificherà anche l’amore umano, che sarà frutto e manifestazione del suo amore.
La nostra risposta all’amore di Gesù utta la nostra vita deve essere una continua risposta e offerta d’amore all’amore di GeT sù. Dobbiamo offrire a Lui con amore i pensieri, le parole, le azioni di ogni giorno, le cose piccole e quelle grandi, le cose ordinarie e quelle straordinarie, le gioie e i dolori. Dobbiamo riempire la giornata di questa invocazione: “Tutto per tuo amore, Signore”. Teniamo sempre presente Gesù Eucaristia e Gesù Crocifisso. Gesù Eucaristia: Riceviamolo il più spesso possibile, ma ogni incontro con Lui sia un vero incontro di amore, sia un crescere nella comunione e intimità con Lui, sia come il capo di Giovanni reclinato sul petto di Gesù, non sia mai il bacio di Giuda. Gesù Crocifisso: la consacrazione solenne a Gesù Crocifisso, che abbiamo fatto, o possiamo fare, è la nostra risposta d’amore a chi ci ha amato tanto, per “seguire più da vicino Gesù Crocifisso. Spinti dal fermo proposito di vivere più pienamente la consacrazione battesimale, ci siamo impegnati a conoscere più profondamente e amare più intensamente Gesù Crocifisso, a promuovere tra i fedeli la grata memoria della sua Passione e ad essere sempre vicini a coloro che soffrono”. Non dimentichiamo questa promessa solenne e questi impegni che abbiamo fatto in chiesa a Gesù, non sottovalutiamoli, non banalizziamoli. Consegnandoci il Crocifisso, il sacerdote ci ha detto: “Ricevi questo Crocifisso: contemplalo assiduamente, portalo sempre nella mente, nel cuore e nella vita e testimonialo agli altri con l’esempio e con la parola”. È la nostra risposta di amore all’amore di Gesù. P. Alberto Pierangioli
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Amici di Gesù Crocifisso
PENSIERO PASSIONISTA maggio-giugno 2005
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a vita cristiana è gioia perché la salvezza è gioia. Il progresso ha moltiplicato le possibilità del piacere e del divertimento, ma non riesce a riempire la vita di gioia, perché essa viene da altra fonte e deve appagare l’altra dimensione dell’uomo che è lo spirito. Non bastano il denaro, le comodità, il successo e la salute, ma occorrono altre sicurezze, come avere un senso della vita e conoscere se stessi non solo come meccanismo psico-fisico, ma anche come vocazione, origine e destino. Questi valori non dipendono solo dal mondo materiale che noi conosciamo e dominiamo, ma sono anche trascendenti. Spezzato il rapporto con Dio, è inutile rincorrere la gioia e la pace. Il peccato è l’assassino della gioia.
La gioia di Gesù e del discepolo
La vita di Gesù è permeata di gioia, com’è chiaro dal suo linguaggio e dai suoi gesti. La sintesi del suo insegnamento è presentata in una lista di “Beatitudini”, cioè annunci di felicità e gioia, cf. Mt 5,1-12. Gesù s’incanta a veder volare gli uccelli e fiorire i gigli del campo. Capisce e condivide la gioia di chi semiNella Bibbia, la salvezza è sempre na, di chi miete e di chi trova un teannunciata e attesa come gioia. soro; la gioia del pastore che rinAbramo sorrise contento traccia la pecora, della donna quando ebbe il figlio proche recupera la moneta, messo, Gn 21,1-7. Guardel padre che riaccoglie dando quel bimbo il figlio scappato da ca“esultò nella speransa; la gioia degli inviza” di vedere un tati al pranzo di amigiorno il messia. cizia o al banchetto Nella fede lo vide e di nozze e di ogni se ne rallegrò, Gv madre che dà alla 8,56. Sempre in terluce un bambino mini di gioiosa speGesù ritiene queste ranza annunciano la gioie umane preludi salvezza i profeti, della presenza del respecie Isaia, e la sospigno di Dio nel mondo. rano i salmisti, specie Difatti paragona il nostro Davide. rapporto con Dio alla festa Quando la fase finale del di un pranzo e all’amore dedisegno salvifico della Tri- La g ù gli sposi. s e io ia nità irrompe nel mondo, la È felice quando i bambini lo di G di F o c i r a n ce prima destinataria è invitata ad cercano, i semplici e gli umili lo s c o , p i c col o A m accoglierla con gioia. Maria di Nazacapiscono, la gente gli chiede che fare reth è salutata dall’angelo: “Rallegrati, pieper salvarsi, gli amici lo invitano a pranzo o lo na di grazia”, Lc 1.28. “Rallegrati” è l’eco di un anospitano in casa come Marta, Maria e Lazzaro. Esulta nuncio antico di secoli. “Piena di grazia” indica l’iquando vede che la sua parola è accolta, per questo i naudita novità dell’Immacolata che sarà madre del malati guariscono, gli indemoniati sono liberi, peccasalvatore. Portatrice del segreto, ella si affretta a tori come Matteo, Zaccheo e certe prostitute si concondividere la gioia con la cugina Elisabetta e col vertono. figlio di lei Giovanni Battista, che per la gioia sobAssicura le folle che in cielo si fa festa quando i balza nel seno della madre. peccatori si convertono, Lc 15, 7.10. Raccolta e assorbita in queste prime articolazioni Il motivo intimo della gioia di Gesù non sono i sucdel mistero, Maria medita e canta il suo Magnificat, cessi apostolici. È la sua comunione col Padre. dove la sua anima loda il Signore e il suo spirito Il vangelo di Giovanni ci offre squarci incantevoli esulta in Dio salvatore. di questo rapporto unico e beatificante. Il Magnificat è la sintesi dell’identità e della spirituaCome Dio, Gesù non ha mai cessato di essere col lità di Maria. Lo avrà sempre nel cuore. Forse lo canterà Padre nell’amore dello Spirito Santo. come ninnananna al figlio bambino e ci rifletterà con lui Ma anche come uomo è in comunione col Padre, a mano a mano che cresce. Nel suo ministero Gesù ne tanto che questi interviene nel battesimo e nella svilupperà tutti i contenuti. trasfigurazione per dargliene pubblica conferma Come la concezione, anche la nascita del salvatore è chiamandolo “mio figlio diletto”. Quest’amore è la annunciata dagli angeli come gioia: “Vi annuncio una sua sicurezza. Non lo abbandonerà mai, neppure
La salvezza è gioia
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grande gioia: oggi vi è nato un salvatore, il Cristo Signore”, Lc 2,11. I misteri gaudiosi sono i primi che meditiamo nel rosario, e tengono viva la memoria dei primordi della salvezza come traboccare di gioia. Cristo salvatore è la fonte della gioia. Sua madre fu la prima ad attingerne, tipo e modello per noi, che nelle litanie lauretane la chiamiamo “causa della nostra gioia”.
GIOIRE PASSIONISTA
Amici di Gesù Crocifisso mentre muore sulla croce. “Io non sono solo, perché il Padre è con me”, Gv 16,32. “Io sono nel Padre e il Padre è in me”, Id 14,10. “Il Padre mi ama perché io offro la mia vita”, Id 10.17. Gesù brucia dal desiderio di entrare nel Padre anche come uomo. Non gli sarà possibile col suo corpo mortale, perciò si abbandonerà al Padre nella morte, confidando che egli provvederà a portarlo con sé nella potenza dello Spirito. “Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse”, Id 17,5. Il Padre provvederà donando al Figlio il corpo risorto. Ma Gesù vuole che la sua gioia, fondata nella sua unione col Padre, sia anche la nostra gioia, fondata sulla nostra unione con lui. Nella preghiera finale al Padre, Gesù gli parla di noi. “Voglio che quelli che mi hai dato siano con me, perché siano con noi una cosa sola. Io in loro e tu in me perché siano perfetti nell’unità”, Gv 17,22-23. Nello stesso contesto afferma: “Voi siete afflitti ma la vostra afflizione si cambierà in gioia”. “Vi rivedrò e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno vi potrà togliere la vostra gioia”, Id 16,20.22. “Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”, Id 15,11 Le apparizioni del Risorto confermano l’avveramento delle promesse di gioia fatte da Gesù. I discepoli di Emmaus si sentono il cuore ardere di gioia solo a sentirlo parlare. Dopo averlo riconosciuto, tornano indietro pieni di gioia a condividere lo shoc d’averlo incontrato, Cf Lc 24, 32-33. “I discepoli gioirono al vedere il Signore” Gv 20,20. Che ne è dell’esperienza e testimonianza della gioia nella nostra vita? Un cinico osservava che i cristiani non sembrano salvati, perché non irradiano nella vita la gioia di avere incontrato il Signore. Gioia cristiana non significa per forza allegria esterna. Non coincide col divertimento e la spensieratezza. Coesiste col dolore e persino con la morte. È la gioia di essere in Dio e di sentirsi sicuri nella sue mani. È basata sulla fede, la parola di Dio, i sacramenti. Il battesimo è gioia, così la cresima e il matrimonio, perché ci uniscono alla Trinità con vincoli sempre più stretti. L’Eucaristia è la gioia più grande perché ci raccoglie insieme col Signore nostro Capo nel suo sacrificio e nel banchetto di comunione. La vita quotidiana dovrebbe respirare e diffondere gioia in tutte le sue manifestazioni: la famiglia, il lavoro, i rapporti; anche nelle malattie, nelle difficoltà e nelle incomprensioni, perché è sempre possibile amare e donare noi stessi. Per sperimentare questa gioia Gesù ci dona il suo Spirito, che in ogni momento può farci sentire nell’abbraccio d’amore del Padre e del Figlio.
Gioire Passionista l carisma passionista arricchisce di una speciale motivazione la gioia cristiana: il sapere che la salvezza scaturisce dalla passione e morte di Gesù e dalla nostra partecipazione ad essa. Ogni condizione e attività nella vita e ogni stadio dell’evolversi fisico e psichico implicano il soffrire. Sapere che dalla sofferenza possono scaturire un amore più grande e frutti più copiosi è motivo anche di appagamento psicologico, ma soprattutto di gioia per la salvezza che si compie.
“Sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la chiesa”, Col 1,24. Paolo apostolo presenta spesso la gioia come caratteristica dell’esistenza cristiana, ma in questo caso parla della gioia che scaturisce dalla sofferenza. Com’è possibile? Non è masochismo spirituale, ma gioia che promana dalla coscienza ministeriale. In noi la gioia deve scaturire dalla coscienza di battezzati, sposati o consacrati al Signore. Quando soffriamo per il Signore, vuol dire che il Signore è lì, con noi e per noi, e il suo regno si compie. Se siamo consumati da una malattia o viviamo un rapporto difficile o spendiamo nel sudore le nostre giornate di lavoro, ma lo facciamo con amore chiedendo a Dio che ci aiuti, e che ci perdoni quando non ci riusciamo, vuol dire che quell’aiuto e quel perdono sono già lì per noi, e Dio ci sta salvando. Non è il dolore che salva, ma l’amore che nel dolore raggiunge il valore più alto. Non è la sofferenza in se stessa che ci redime, ma l’unione con Dio e l’abbandono in lui, che nella sofferenza può toccare la più profonda intimità. Come in Gesù Crocifisso. Nella logica della grazia, questi sono i passaggi: arriva il dolore; invece di ribellarci, ci abbandoniamo a Dio con amore; Dio risponde donandoci il suo sostegno; questa è la salvezza che si attua nel concreto della nostra storia; possiamo sperimentare la gioia della presenza di Dio anche nella sofferenza più straziante. Questa accoglienza attiva del dolore compie “ciò che manca ai patimenti di Cristo”. Non quelli della sua passione storica, che sono completi all’infinito, ma quelli “a favore del suo corpo che è la chiesa”. Come nostro Capo Cristo non può soffrire più. Come Corpo costituito misticamente anche da tutti noi, da una parte soffre e muore ancora perché noi soffriamo e moriamo, dall’altra vive risorto e ci fa vivere con lui tramite il battesimo, gli altri sacramenti e la vita di grazia. Nel corpo mistico Cristo partecipa alla nostra morte e ci fa partecipare alla sua risurrezione. È il nucleo della spiritualità del mistero pasquale. La nostra partecipazione ad esso è sempre esperienza di morte e di risurrezione. L’amore con cui possiamo vivere la sofferenza e accettare la morte è già la potenza della risurrezione comunicataci dal Risorto. Esserne consapevoli fa zampillare nell’intimo del nostro essere la gioia della salvezza che accade. Essere uniti a Cristo e testimoniare la sua presenza nel mondo significa anche prolungare la sua sofferenza d’amore. Non basta esprimere il Cristo maestro, santificatore, liberatore. Bisogna renderlo presente anche crocifisso. La sofferenza per amore è una particolare sorgente della gioia cristiana. Le nostre liturgie sui misteri della Passione e dell’Addolorata ripetono spesso questo concetto nelle antifone e nelle preghiere: “La croce ha recato gioia al mondo. Rallegrati o Madre Addolorata. O Dio, concedici per intercessione di Maria di rallegrarci nella partecipazione alla passione di Gesù”. Lo specifico del gioire passionista consiste nello sperimentare e testimoniare che la salvezza non accade in noi e non si diffonde nel mondo solo con la preghiera, la predicazione, il lavoro pastorale della chiesa. Essa passa essenzialmente anche per la via della croce. Gabriele Cingolani CP
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Amici di Gesù Crocifisso
II - Lettera ai genitori La vita: schifo o valore?
È l’inno alla vita composto da un giovane e firmato da Madre Teresa di Calcutta. Mettete a confronto le due definizioni della vita e capirete che solo la fede in Gesù trasforma la vita da schifo in canto!
Oggi si avverte un bisogno diffuso di ideali, che diano senso alla vita. I giovani (ma anche gli adulti!) oggi sono colmi di tante cose, ma poveri di spiritualità; sono stracolmi di esperienze sessuali, ma poveri di amore e incapaci di amare (e per questo falliscono i matrimoni, perché i giovani non sanno più amare: sanno soltanto II 21 ottobre 2001 nella Basilica di S. Pietro, c’è stata la fare il sesso!); sono sazi e pieni di benessere, ma insodbeatificazione di una coppia di sposi: Luigi e Maria Beldisfatti e infelici. Una ragazza, trovata suicida nella toitrame-Quattrocchi. Ebbi 1’occasione di incontrare i tre filette di una stazione di Roma, con implacabile lucidità gli, che avevano negli occhi la felicità di bambini... novanha lasciato come un testamento ai genitori e a ogni genitenni. Don Tarcisio, figlio sacerdote dei genitori “beati”, tore: “Riconosco che mi avete voluto bene, ma... non mi confidò: “I nostri genitori parlavano... vivendo! Guarsiete stati capaci di farmi del bene. Mi avete dato tutto, dandoli, noi figli abbiamo imparato a vivere, perché abanche il superfluo, ma... non mi avete dato 1’indispenbiamo scoperto che cosa dà senso e bellezza alla vita. La sabile: non mi avete indicato un ideale per il quale vamamma spesso ci diceva: “Per avere una famiglia felice lesse la pena di vivere! Per questo ho deciso di togliernon contano le cose che si hanno e che si possiedono, ma mi la vita! Perdonatemi, ma non ho altra scelta”. contano le persone (le persone!) che formano la famiII problema della educazione delle nuove generazioni glia”. Infatti è la qualità spirituale delle persone, che detersta diventando una mina la qualità della favera e propria emermiglia! genza: tantissimi gioAllora poniamoci subivani stanno morendo to una domanda decisitra 1’indifferenza geva: che cosa significa nerale, in una società educare? frivola e spensierata, Ci dice Fedor Doma piena di rischi e di stoevskij che educare trabocchetti per la vita significa dare ai figli dei giovani. Noi adulbuoni ricordi, che, al ti cristiani ci assumiamomento opportuno, si mo una terribile reaccenderanno come sponsabilità se non lampade e illumineranno il loro cammino. siamo capaci di traPersonalmente più volsmettere ai giovani il te ho fatto esperienza patrimonio di sapiendella verità di queste za e di fede, che ha ilparole. In particolari luminato la nostra gemomenti della mia vita nerazione e quella dei ho ricordato 1’esempio nostri genitori e dei bello dei miei genitori. nostri nonni. DobbiaQuante volte mi diceva mo con decisione tramia mamma: “Pre“Piccoli Amici in preghiera” smettere ai giovani la ghiamo la Madonna, bellezza della vita perché la preghiera dà sentita come vocazioil condimento alla vita!”. Come posso dimenticare quene e come missione stupenda d’amore. Alcuni anni fa ste parole anche a distanza di anni e anni! E per stiun giovane era rimasto decapitato lungo la statale adriamolarmi a correggere, fin da piccolo, qualche difetto tica mentre, sporgendosi dal finestrino destro della vetdi carattere, spesso mi diceva: “Ricordati, figlio mio, tura, gustava 1’ebbrezza del rischio. Dopo alcuni giorni, che la torre di Pisa pende dalla base”. Oppure, in sostando sul luogo del terribile incidente, feci un momomenti difficili della famiglia, consigliava sapientemento di preghiera e, a un certo punto, sentii la voce di mente: “Teniamo la mano del Signore: Lui conosce la un giovane che accanto a me disse sottovoce: “Che strada giusta!”. Oppure, mettendomi la mano nella schifo è la vita!”. Questa esclamazione spontanea mi giacca per verificare se portavo con me la Corona, mi ferì il cuore e, avendo in mano il Breviario, estrassi un diceva: “Senza la Corona è come avere una giacca senfoglietto che porto sempre con me e lo lessi ad alta voza bottoni!”. Oppure: “A me interessa che tu sia buono ce: “La vita e un’ opportunità: coglila. La vita è bellezpiù che tu sia bravo!”. Oggi, quanti figli possono racza: ammirala. La vita è beatitudine: assaporala. La vita contare le stesse esperienze? Oggi, quanti genitori semiè una sfida: affrontala. La vita è un dovere: compilo. La nano buoni ricordi di fede e di sapienza nella vita dei fivita è preziosa: abbine cura. La vita è una ricchezza: gli? Oggi, quante mamme pregano per la conversione conservala. La vita è amore: godine. La vita è un mistespirituale dei propri figli, come Santa Monica fece per il ro: scoprilo. La vita è tristezza: superala. La vita è una figlio Agostino? (Continua) lotta: combattila. La vita è felicità: meritala. La vita è la vita: difendila”. Mons. Angelo Comastri
Il primo luogo di educazione è la famiglia
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Amici di Gesù Crocifisso
Riflettendo sulla Lettera di Mons. Comastri.
Quali valori trasmettere ai figli?
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aro Padre Alberto, ho ricevuto con gioia il bimestrale degli amici di Gesù Crocifisso. In questo mese c’è un tema a me molto caro “essere genitore”. La lettera di Monsignor Comastri mi trova d’accordo in tutto. Purtroppo oggi si rincorrono valori effimeri, lo vedo anche intorno a me. La famiglia, l’unione ed il bene della stessa, non è più un ideale. Adesso l’individualità e la propria affermazione sono ciò che contano. Io ho fatto una scelta diversa, ho deciso di ita di Amici!” dedicarmi completa“Famiglia fior mente a mio marito e mio figlio. Ho scelto per questo di lavorare part-time e fino ad ora non me ne sono pentita. Tutto quello che faccio lo faccio con gioia e con amore. Sono felice (ciò mi crea dei dubbi pensando alla spiritualità della passione. Perché sono felice? Poi penso alle “Amici felici!” parole di Gesù “il mio giogo non è pesante da portare”), anche se i problemi non mancano. Spesso mi chiedo se riuscirò ad essere un buon genitore, se riuscirò a trasmettere i veri valori, gli unici che danno serenità e gioia di vivere. Mio marito, anche se non s’ispira a principi cristiani, condivide con me questi valori. Lui, però, non ha parole di speranza per nostro figlio. È una brava persona, onesta e di alti principi morali, ma alla domanda che ogni uomo si fa sul perché della morte, non sa rispondere. Nessuno può rispondere fuori della
fede. Mi hanno colpito le parole di S. E. Mons. Gennaro Franceschetti dal suo letto di morte: “Io non ho paura, perché so che tra poche ore incontrerò Gesù e quell’incontro è il sogno e l’attesa della mia vita”. Come vorrei che fossero le mie stesse parole e come vorrei che fossero quelle di mio figlio. Vorrei anche che fossero quelle di mio marito, ma... ! Lo affido alla divina misericordia che gli faccia ritrovare la fede perduta. Oggi la televisione e tutta la società ci suggeriscono di seguire modelli di forza e di bellezza esteriore. Non c’è più nessuno che esalta la bellezza interiore ed il dono di sé come sacrificio per il bene degli altri. Anzi, ciò è visto come segno di debolezza. A volte anche io dubito, me ne vergogno, ma é così. Mi chiedo, nell’educare mio figlio, se riprendendolo troppo spesso, insegnandogli a porgere l’altra guancia, a perdonare, non ne farò un bambino e domani un uomo, troppo remissivo, indifeso in questa società di sopraffattori. Ma poi rifletto e mi chiedo: “i sopraffattori sono felici? Non sono forse sempre pieni d’odio con le armi sempre ben affilate”. Allora la via giusta è quella dell’amore che ci ha insegnato Gesù. La vita è bella solo se è piena d’amore. Penso sempre con molta nostalgia ai momenti che ho passato, prima con gli amici del Rinnovamento nello Spirito e dopo con gli Amici di Gesù Crocifisso. Sono stati attimi di arricchimento interiore insostituibili. Adesso non posso più partecipare agli incontri, perché gli impegni familiari me lo impediscono. Ma ogni volta che ricevo il giornalino è una gioia, è un modo per sentirmi ancora vicino a tutti voi. Ho visto con piacere le foto di alcune coppie che conosco con i loro figli. Un po’ le invidio benevolmente, perché anche a me piacerebbe partecipare con tutta la famiglia. Se solo se mio marito si convertisse sarebbe un perfetto cristiano, perché è un uomo coerente. Ma se il Signore ha voluto così, ci sarà un motivo. Magari, per insegnare a nostro figlio la tolleranza e l’amore, anche per chi ha idee diverse da noi e trovare in ciò un motivo di confronto e di crescita personale. Affido la mia famiglia ed in particolare mio figlio, all’amore misericordioso di Gesù. Una mamma Amica di G.C.
Carissima, la tua lettera mi ha colpito e commosso profondamente, anche perché conosco la tua sensibilità, sincerità e la tua situazione di famiglia. È arrivata a giornalino ormai completo, ma ho fatto l’impossibile per trovarle una pagina, per pubblicarla subito in questo numero. Vorrei proprio che queste tue profonde riflessioni trovassero un eco nel cuore e.... nella penna di tanti altri genitori, per aprire un dibattito, un confronto sui problemi della famiglia, dei genitori, della educazione dei figli. Le riflessioni e provocazioni di Mons. Comastri vogliono essere un sasso in piccionaia, per svegliare troppi “piccioni” addormentati, o rassegnati. Se tra gli Amici ci sono genitori consapevoli, dovrebbero arrivare molte altre reazioni e testimonianze... P. Alberto CP
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Amici di Gesù Crocifisso
Servire con Amore Ven. Giuseppe Pesci
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nche questa storia ci dà un’altra costante della santità: aldilà delle norme prescritte dalla Chiesa per le cause dei santi, questi emanano qualcosa che non sfugge a chi ha la fortuna di avvicinarli. Nella mia vita di fedele laico ho incontrato tanti bravi sacerdoti, ma di santi non tanti; per contarli mi bastano le dita di una mano. Così è successo per padre Giuseppe. Giuseppe Pesci (battezzato con il nome di Vincenzo) nasce a Filettino (FR) il 13 settembre 1853 da Francesco e Giuseppina Petruzzi. La famiglia Pesci è una delle famiglie più nobili e ricche del paese. È il primo figlio maschio quinto genito; in tutti ha otto sorelle e un fratello, l’ultimo. Com’era consuetudine di quel tempo, dopo le elementari, Vincenzo prosegue gli studi nel collegio dei Padri Scolopi ad Alatri. Qui resta per quattro anni e si distingue per una condotta “esemplare e religiosissima”. Ma purtroppo il soggiorno in collegio deve essere interrotto per ragioni economiche. Il padre viene rapito dai briganti che per la liberazione chiedono il pagamento di diecimila scudi. La famiglia si ritrova nelle ristrettezze e la retta del collegio diventa troppo onerosa. A casa prosegue privatamente gli studi di filosofia sotto la guida di un sacerdote. Si istruisce nelle scienze farmaceutiche e fa pratica presso la farmacia di proprietà dello zio materno Luigi. Intanto s’impegna in parrocchia. I familiari lo vedono spesso in ginocchio “come preso da un’estasi divina, mentre dal suo viso traspare il segno di una gioia inesprimibile”. A circa venti anni si consacra al Sacro Cuore di Gesù e si iscrive All’ora di guardia in suo onore, facendo l’ora di adorazione dalle undici alle dodici. A ventidue anni rivela il suo desiderio di entrare in convento. Non ne sono molto entusiasti, specie lo zio farmacista che aveva già pensato di lasciargli la farmacia e l’eredità. Ma alla fine Vincenzo parte con buona pace di tutti, presentato ai passionisti dal parroco del paese con ottimo giudizio: “è un giovane di santi costumi, di ottime speranze e sarà un vero figlio di San Paolo della Croce”. A 24 anni comincia il noviziato a Paliano (FR). Il 30 novembre 1877 veste l’abito Passionista prendendo il nome di Giuseppe; lo concluderà a Roma dove lo vuole Bernardo Silvestrelli, superiore generale della Congregazione, “per essere guida ed esempio agli altri novizi che ivi si trovano”. Emette la professione religiosa il primo dicembre 1877 ed è ordinato sacerdote il 23 dicembre 1883. È nominato subito direttore ed insegnante dei giovani. Insegna lettere, teologia e filosofia in varie case della congregazione, circondato dalla stima di tutti per la sua intelligenza, la capacità didattica e l’assoluta fedeltà alla dottrina cattolica. Nel 1895 lascia l’insegnamento per essere superiore ad Airola (BN), nel 1902 viene eletto maestro dei novizi e nel 1905 consigliere provinciale. Nel 1908 viene eletto provinciale, carica che gli viene di nuovo affidata nel 1914 e che ricopre per circa nove anni; nel 1922 viene eletto superiore a Novoli (LE). Nel ricoprire tutti questi incarichi di responsabilità Giuseppe ha il carisma del governo e le virtù necessarie per esercitarlo. È umile, ha tanta carità per essere al servizio di tutti. Questo è il giudizio della superiora generale di un istituto di suore: “Ritengo che la glorificazione di Padre Giuseppe offrirà un’efficace esempio di santità, particolarmente a chi ha la responsabilità di governo. L’inesauribile pazienza e bontà, frutto della sua profonda umiltà e di una abitudine all’obbedienza religiosa, ne fanno un amabile modello per chi deve governare”. Padre Angelo Califano, che gli succede alla carica di provinciale, ne parla così: “era l’uomo della santità vera, perfetto in tutte le virtù. La sua non era una santità rude ed austera, ma dolce, benigna, soave che attirava tutti a se e si faceva amare… Alle nostre comunità ed a noi ha fatto più bene questo religioso che cento predicatori, perché gli esempi trascinano”. Come sempre non manca chi non lo capisce e lo accusa di debolezza. Lui si difende: “mi accusano di essere debole ma non si accorgono che sono forte nel resistere quando la coscienza non mi permette di cedere”. Ha la sua forza nella preghiera e nella grande devozione per l’eucaristia. “Padre Giuseppe, dicono, governa più con l’orazione che con l’azione”. Altro suo carisma è la capacità di guidare le anime, cosa che fa nonostante i numerosi impegni a cui è chiamato. Con l’avanzare degli anni viene tenuto lontano da incarichi ufficiali; consapevole di aver speso la maggior parte della sua vita si rivolge ai giovani con amore e forse un po’ di nostalgia: “Sono infiniti i tesori e i beni che abbiamo nella religione se amiamo Dio e lo serviamo con animo generoso. Io ormai sono vecchio ed ho concluso il mio cammino. Voi giovani, fatevi coraggio; i giorni, i mesi passano velocemente e con essi le tribolazioni e i patimenti; solo ci resta il bene che abbiamo fatto. Amiamo perciò Dio e serviamolo sempre con fervore, avendoci promesso una grande ricompensa”. L’11 gennaio 1929, a 76 anni, lascia questo mondo a causa di una polmonite acuta e febbrile. È dichiarato venerabile il 6 giugno 1993. Francesco Valori
Amici di Gesù Crocifisso
Peregrinatio Crucis La Peregrinatio, punto forte della Parrocchia a Montecosaro
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iate adoratori dell’unico vero Dio, riconoscendogli il primo posto nella vostra esistenza”: così si è espresso il Papa nel messaggio di convocazione della Giornata Mondiale della Gioventù. Ha messo in guardia i battezzati contro tutte le idolatrie di moda: “Non cedete a mendaci illusioni e mode effimere che lasciano non di rado un tragico vuoto spirituale. Rifiutate le seduzioni del denaro, del consumismo e della subdola violenza che esercitano talora i mass media. Adorate Cristo, la Roccia su cui costruire il vostro futuro e un mondo più giusto e solidale”. Il Santo Padre ha insistito, inoltre, sulla necessità che i cristiani approfondiscano la conoscenza della loro fede: “È indispensabile che i cristiani ricevano una formazione religiosa solida per avanzare nel difficile cammino dell’impegno e della sequela di Cristo. La presenza di credenti di altre religioni e delle attività delle sette, devono portare i discepoli di Cristo a rafforzarsi nella fede, per non essere trascinati da qualsiasi vento dottrinario e poter offrire una testimonianza della speranza che li anima”. Per questo il Papa ha sottolineato “l’urgenza di comunicare la Parola di Dio agli uomini nella propria cultura, perché il Mistero di Cristo sia annunciato e accolto da tutti”. In queste parole del Papa troviamo la sintesi del perché della Peregrinatio Crucis: portare a tutti l’annuncio e la conoscenza della parola e, in particolare, della parola della croce. Capire cosa significa essere cristiani e a quali scelte e compiti è chiamato il cristiano. Forse per questi motivi il nostro parroco, Don Lauro Marinelli (Montecosaro), fin dal primo anno della Peregrinatio ha voluto fare delle stessa uno dei momenti di preparazione quaresimale e noi, come gruppo di laici passionisti, abbiamo sempre risposto con gioia e disponibilità. Il cammino del Crocifisso tocca, nella nostra parrocchia, diverse zone e vede una buona partecipazione dei fedeli. Non sempre è facile dialogare su argomenti che ci interpellano direttamente, ma proprio per questo motivo risulta ancora più importante il nostro compito. Quest’anno la Peregrinatio è stata molto positiva.
Nonno Enrico ed Amici, felici con Gesù Crocifisso
Abbiamo cercato di tenere uno sguardo particolare sull’Eucaristia, come ci ha chiesto di fare il Santo Padre, e di grande aiuto è stata la presenza di Padre Alberto e di Padre Bruno, che ci hanno aiutati ad approfondire il mistero di Cristo nella Passione e la sua relazione con noi. La Fraternità ha seguito con costanza lo svolgersi della Via Passionis; alcuni hanno partecipato a tutte le stazioni, e sicuramente ciò è stato fruttuoso per loro e per la crescita del gruppo. Ringraziamo il Signore che ci ha chiamato anche quest’anno a questa sua opera. Ogni anno partecipare alla Peregrinatio Crucis è un grande dono del Signore. Ogni anno c’è l’ansia e la preoccupazione di programmare, trovare le stazioni, trovare i “predicatori”, riuscire a trovare aiuto in casa per poter uscire così spesso e per un periodo abbastanza lungo. Ogni anno alla fine della quaresima c’è la gioia di avere camminato con il Signore per quaranta giorni meditando la sua parola, la sua passione, il suo amore insieme ai fratelli. Ogni anno il Signore ci comunica qualcosa di nuovo. Quest’anno, grazie anche alla presenza costante di religiosi passionisti, abbiamo approfondito la conoscenza di noi stessi in rapporto al Signore. Mi sono portata a casa molti richiami di Gesù: “Stai sveglia! Non ti adagiare sul quieto vivere che porta all’indolenza, al tran tran che ti fa dimenticare l’ansia di “correre la corsa” per arrivare al traguardo che è la santità. Non giustificarti dietro a frasi del tipo: non ce la faccio, sono fatta così. Vinciti per amor mio. Prega, stai sempre unita a me. Osserva la mia vita, ascolta le mie parole, falle tue e vivile”. È molto bello meditare la Parola insieme ai fratelli, scoprire come dentro tante persone che conosciamo e apprezziamo per la modestia, la semplicità, la delicatezza e, spesso, il silenzio, c’è una fede profonda e vissuta, spesso fortificata dalle vicende dolorose della vita. Allora si sente il bisogno di lodare il Signore e di ringraziarlo anche per averci dato la forza, il tempo e l’aiuto necessario per compiere fino in fondo questa “missione”. Speriamo che le tante sere passate insieme a parlare del Signore crocifisso abbiano lasciato tracce feconde in tanti cuori e abbiano fatto crescere anche la nostra fede e la voglia di amare sempre più il Signore e i fratelli. Maria Grazia Coltorti
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Amici di Gesù Crocifisso
La Peregrinatio nella mia famiglia
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l 4 febbraio abbiamo celebrato la festa solenne della Passione nella nostra parrocchia di S. Gabriele a Civitanova; la messa è stata presieduta da Don Luigino Marchionni, vicario della pastorale diocesana. Al termine della messa sono stati benedetti più di 30 Crocifissi, che durante la quaresima hanno visitato le famiglie degli Amici di Gesù Crocifisso e di quanti hanno voluto accoglierli nelle loro abitazioni. Ho riflettuto spesso su questa iniziativa, che è stata tanto importante per me e per la mia famiglia. Quando i miei bambini erano ancora piccoli, andavo a visitare il Crocifisso in casa di Bruna e non dimenticherò mai la gioia di lei e di Bruno, suo marito, quando pregavamo insieme davanti al Crocifisso. Ripenso anche alla messa celebrata davanti al Crocifisso in casa di Giovina, una sorella anziana, immobile a letto, come Bruna, accudita con tanto amore da sua figlia. Ho passato dei momenti molto belli davanti al Crocifisso anche in casa di Fiorella. Queste visite facevano crescere in me il desiderio di accogliere il Crocifisso anche in casa mia. Finalmente quel giorno arrivò. Ricordo l’emozione della prima volta che ho portato a casa mia il Crocifisso. L’ho appoggiato sopra al tavolo e sono stata a lungo a guardarlo; non dimenticherò mai l’emozione di quel momento. I miei figli sono molto felici quando ogni anno porto il Crocifisso a casa nostra, come in questo anno, quando, dopo la Messa della Passione, lo abbiamo portato in macchina con noi a casa. Si azzuffavano per tenerlo. Spero che questo amore per il Crocifisso cresca con loro. Auguro questa esperienza a tutte le famiglie che ancora non l’hanno mai fatta, perché sono certa che rafforzerà la loro fede. Letizia Garbuglia in Tarquini
una Messa di ringraziamento, celebrata dal P. Alberto. Abbiamo invitato a partecipare anche coloro che sono venuti a pregare nella Peregrinatio, per far conoscere loro il nostro cammino e invitarli a frequentare la nostra fraternità. Gianni Gelao
Tre giorni con Gesù Crocifisso
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ingrazio il Signore di avermi fatto partecipare anche in questo anno alla bella e sentita liturgia della benedizione e consegna delle Croci, che si è svolta nella parrocchia di S. Gabriele a Civitanova Marche. La sera stessa, al termine della messa, ho accolto il Crocifisso in casa mia. Vi è rimasto tre giorni, facendomi sempre compagnia e insegnandomi ancora Pasqua è terminata la Peregrinatio Crucis a Recauna volta a pregare e ad affidare a lui tutte le prove nati. Tutti e due i nostri Crocifissi sono stati imdella vita. La presenza in casa del Crocifisso mi dava pegnati sino al mercoledì Santo. Siamo arrivati fino a S. tanto conforto, facendomi sperimentare la sua proteEgidio di Montecassiano. Le famiglie che hanno accolto zione, inculcandomi coraggio per accettare meglio la il Crocifisso sono state diverse e non tutte facevano parmia solitudine, le mie ansie, le mie debolezze. Non te degli Amici; abbiamo avuto già una nuova iscrizione sono mancati gli incontri di agli Amici di G. C. e speriapreghiera davanti a Lui, mo di averne altre; tra le insieme ad altri Amici. persone che sono venute Quando il Crocifisso a pregare con noi, molte è stato portato in un’alerano nuove e tutte sono tra famiglia, ho sentito rimaste bene impressioun grande vuoto, anche nate dal nostro modo di se crocifissi più piccoli pregare. Ci sono stati rinon mancano in casa chieste alcune copie del mia. Spero di avere annostro libro ed io ho docora in casa mia il Crovuto preparare, su richiecifisso della Peregrinasta degli acquirenti, una tio, prima che questa si breve sintesi della cateconcluda: l’aspetto con chesi per insegnare come ansia e tengo sempre impostare la preghiera e pronto il posto riservacome fare la meditazioto a Lui. ne. Il mercoledì dopo Pasqua abbiamo organizzato Amici di Recanati accolgono Gesù Crocifisso Maria Morlacco
Una Messa di ringraziamento a Recanati
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Leonardo, Riccardo e Benedetta accolgono con gioia Gesù
Amici di Gesù Crocifisso
Una Quaresima vera con la Peregrinatio
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nche a Giulianova quest’anno abbiamo vissuto una vera Quaresima, con la Peregrinatio Crucis. Un gruppetto di noi Amici di Gesù Crocifisso si è recato nelle case portando Il Crocifisso. Abbiamo recitato il Rosario della Passione di Cristo e l’abbiamo meditato insieme ad altri fedeli. Con molta devozione abbiamo letto la preghiera di guarigione spirituale e ci siamo fermati a riflettere sul racconto del cieco nato e sulla sua fede, su Zaccheo e sul pubblicano, immedesimandoci con loro! Questa preghiera incessante ha cambiato molti di noi. Non ringrazierò mai abbastanza il Signore per questo dono. Fratini Lina
Ho scoperto il silenzio del cuore
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i è difficile esprimere l’emozione che ho provato quanto ho accolto nella mia casa il Crocifisso, che si è fatto missionario nelle nostre famiglie. Dopo il suo arrivo, ci siamo ritrovati soli, io e lui. Mi sono venute in mente tante cose, ma soprattutto un pensiero: “Ecco quanto Gesù mi ama”. Ho ripensato alla mia infanzia, ai miei genitori, che pur nelle loro sofferenze, non facevano capire nulla a noi figli, ma ci esortavano a chiedere al Signore il dono della fede. Grazie a loro, ho imparato a pregare, a conoscere e amare Gesù. Ora, arri-
vero il Signore per il dono di questa “finale di quaresima”. Ci sono stati momenti molto intensi, come il Venerdì Santo, dopo l’adorazione della croce, quando ho ricevuto il “dono” di un intenso dolore per i miei peccati, per le mie infedeltà, stanchezze, insofferenze e freddezze. Costatare profondamente le mie miserie mi ha permesso di comprendere e sentire ancora di più quanto è grande l’amore di Dio per me, quanto è stata grande la sofferenza che ha dovuto e ha voluto sopportare per me, per la mia salvezza. Alle volte mi è venuto di pensare che non valeva la pena di darsi tanto da fare, soprattutto vedendo come gli altri reagiscono, come è faticoso “trascinarseli dietro”... Però ho pensato che quello che faccio lo devo fare solo per il Signore. La risposta dei fratelli non dipende da me; essi non devono rispondere a me ma al Signore. Cerco di fare, dire e agire come mi sembra che il Signore mi chieda e poi metto tutto nelle sue mani. Ricordo tutti nelle mie preghiere, soprattutto gli Amici, poi sia fatta la volontà del Signore. Debbo guardare a Maria, come si è rapportata lei a Dio, come ha cercato di fare solo la sua volontà, qualunque essa sia stata. Se il Signore mi chiede di fare qualcosa cercherò di farla, con il suo aiuto; se mi chiede di non fare e di tirarmi indietro così farò. Questo anno si presenta pieno di impegni e devo vedere cosa posso fare, con l’aiuto del Signore. Amica di Gesù Crocifisso
Grazie, Gesù Crocifisso!
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vata a una età avanzata, ho scoperto il silenzio del cuore danti a Lui: è un silenzio che è una grande luce, che mi fa capire quanto Gesù mi ama. Ringrazio il Signore di avermi chiamata a questo cammino di santità, che mi aiuta ad accettare con amore le prove della vita, come Gesù ha accettato tante sofferenze per nostro amore.
questo il primo pensiero che ci viene in mente ripensando alla Peregrinatio Crucis che si è conclusa da pochi giorni nella nostra parrocchia di Montecosaro. Anche se non abbiamo potuto partecipare a tutti gli incontri, è stata comunque per noi un grande dono che, come negli anni scorsi, ci ha aiutato ad avvicinarci sempre più al Signore. Vogliamo ringraziarti, Signore, perché non ti stanchi mai di ricordarci quanto ci ami. Ad ogni incontro, le preghiere, le riflessioni, il dialogo con gli altri, sono occasione per crescere nel Tuo amore e nell’amore verso i fratelli. Quella croce che va di casa in casa rappresenta il Tuo immenso amore, ci invita a non avere paura delle nostre croci, perché Tu sei sempre lì vicino a noi e ci aiuti a portarle. Quelle braccia aperte ci dicono che Tu sei sempre pronto ad accoglierci, con le nostre gioie e i nostri dolori, quando siamo forti e quando ci lasciamo sopraffare dalle nostre debolezze. Grazie, perché ci ami così come siamo. Grazie, perché ogni volta che cadiamo Tu sei lì e ci dai la forza di rialzarci e riprendere il cammino. Grazie per la nostra famiglia e per gli “Amici” che ci hai messo accanto. Grazie, perché ci ami! Mariangela e Roberto
Teresa Marini
Come ho vissuto la Settimana Santa
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l Signore ha ascoltato le mie preghiere e mi ha concesso una intensa settimana di unione con Lui. Mi ha permesso di portare nel cuore, in questi giorni, ogni momento della sua Passione. Quando è iniziato il triduo pasquale mi sono immersa nel suo cuore, cercando di non farmi distrarre da niente, neppure dalle mie occupazioni e preoccupazioni di madre. I momenti di preghiera comunitaria e personale sono stati molti. Ringrazio dav-
“La Peregrinatio Crucis a Civitanova”
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Amici di Gesù Crocifisso
Testimonianze Festa della famiglia
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Le potature sono grazie del Signore
Il 26 dicembre 2004 in tutte le chiese si è celebraCaro padre, ti ringrazio per le preghiere e per la tua ta la festa della Sacra Famiglia. Per la ricorrenza, vicinanza spirituale. Mi hanno aiutata a mantenere la don Giancarlo, parroco della chiesa di San Gabriele serenità dell’anima. La morte di mio padre è stata una e San Carlo a Civitanova Marche, ha organizzato prova molto forte per me, ma, come tu ci hai insegnauna celebrazione eucaristica nella quale le famiglie to, le potature sono grazie per il nostro bene, anche se sono state protagoniste. Per l’animazione della mesquando avvengono non lo comprendiamo. Ma come sa delle 11,30 a San Gabriele si è rivolto al gruppo ci hai sempre detto, Gesù ci ama di un amore così famiglie degli Amici di Gesù Crocifisso. grande che, se lo comprendessimo, accetteremmo voSono state invitate tutte le coppie che nel 2004 lentieri di soffrire, per essere più uniti a Lui. Se camhanno celebrato il venticinquesimo e il cinquantesiminiamo dietro a Gesù, siamo strumenti nelle sue mo di matrimonio; a ognuna è stata donata una bella mani. Non sappiamo dove vuole condurci, ma se ci immagine della Santa famiglia. Tutti gli sposi preabbandoniamo a Lui, Egli ci guida e ci fa superare senti hanno rinnovato le promesse matrimoniali. tutte le prove della vita, facendoci fare cose che noi da L’altare, mensa eucaristica e simbolicamente domesoli non potremmo mai fare. stica, è stato apparecchiato da due famiglie del noMi manca tanto il mio papà; mi consola la frase del stro gruppo. Vangelo di Luca: “Non temere, soltanto abbi fede e Una particolare importanza è stata data all’offersarà salvato”. Il dolore lo offro a Gesù per il mio torio. Un fiore portato all’altare dalla piccola Martipapà e per le intenzioni della Madonna Addolorata. na simboleggiava Ora che della mia l’unicità e la belfamiglia non ho lezza della persopiù nessuno sono na, un mazzo ofpiù unita a Gesù ferto dai suoi geCrocifisso. nitori rappresenGrazie a te e al tava l’armonia e cammino con gli la ricchezza di Amici di Gesù, il più fiori che co21 Gennaio, parstituiscono la fatendo con l’ambumiglia. Tutti i lanza con mio pabambini presenti dre gravissimo, ho sono stati offerti preso in mano la al Signore ed accorona del rosario, colti intorno alpregando e pianl’altare fino al gendo. Poco pritermine della cema di arrivare a lebrazione. Una Foligno, ho guarcorona del rosadato il monitor del rio portata dalla tracciato del cuore nostra coordinadi mio padre e ho trice e dal marito compreso che non ci ha ricordato c’era più nulla da l’importanza delfare. Con grande la preghiera maUna famiglia di Recanati stretta a Gesù Crocifisso fede ho detto al riana nelle nostre Signore: “So che case. Una matastu puoi far tutto, sa di lana intrecciata era simbolo dei nostri problemi ma se è così, sia fatta la tua volontà”. Ho raccomandache trovano soluzione e libertà nell’unico filo conto l’anima di mio padre con la coroncina della Divina duttore delle nostre vite, Gesù. Un ritratto di una Misericordia, cosa che continuo a fare ogni giorno. coppia santa, i BB. Beltrame Quattrocchi, è stato ofAscolto o vado alla messa, metto le intenzioni nella ferto affinché ci fosse data la grazia di seguire il loSanta Comunione, offro a Gesù, attraverso la Mamma ro esempio. Con una croce, un medicinale ed un baAddolorata, la mia vita e cerco di togliere tutte le cose stone, abbiamo offerto i sofferenti, i malati e gli anche di me non piacciono a Gesù, anche se non sempre ci ziani delle nostre famiglie. Infine sono stati portati riesco. L’adorazione, iniziata con l’anno eucaristico, che il calice e la pisside: erano il dono del corpo e sanfaccio ogni giovedì nella mia Parrocchia, mi aiuta molgue di Gesù a noi. to. Al Signore chiedo che mi aiuti a fare quello che vuoTutte le famiglie, e in particolare noi famiglie dele lui. In questo periodo sento tanto la vicinanza di Gegli Amici di Gesù Crocifisso, abbiamo ricevuto la sù, il suo conforto, sia nelle cose quotidiane, a volte benedizione della Santa Famiglia. Dobbiamo ringramolto difficili, sia nei consigli che mi dà attraverso l’aziare don Giancarlo per la bella iniziativa. scolto della sua parola. Amo tanto il Signore, che avrà misericordia di mio padre, come di ciascuno di noi, anMoscetta Elisabetta che se peccatori.
Amici di Gesù Crocifisso Grazie per avermi insegnato a seguire Gesù come laica passionista, di cui sono orgogliosa. Prego per te. A nome di tutta la famiglia ti auguro buona Pasqua, felice di sapere che Gesù ci ama più di ogni altra cosa al mondo; è morto per nostro amore, ma ora vive in ciascuno di noi, in mezzo a noi. Luciana
Il Signore ha allargato la Famiglia Passionista Roma, Casa Generalizia dei Passionisti. Caro Padre Alberto, ricevo sempre con piacere la rivista degli “Amici di G. C.” e ti ringrazio del tuo attento pensiero. L’abbondante ricchezza degli articoli favorisce la formazione spirituale degli “Amici”, come si può constatare dalle testimonianze scritte e dalle adesioni in crescita nella famiglia degli “Amici”. È una abbondanza di grazia effusa dal Signore e dovuta anche all’impegno dei Responsabili. Dalle testimonianze pubblicate godo con te della fedeltà degli Amici. La spiritualità degli Amici e nostra é “radicale” e perciò richiede prudenza nella formazione, che consiste per tutti nel saper vivere il quotidiano. “Vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi” (Gv 15,14 17); sono parole sicure che contengono il dono della chiamata e relativo programma di vita: amicizia divina accettata e ratificata dagli Amici con la Consacrazione a Gesù Crocifisso. Il Signore ha allargato la Famiglia Passionista alle famiglie cristiane. Auguro che il Signore e la sua Madre proteggano e aumentino coloro che lo sanno amare nella memoria del suo amore supremo. Prego il Signore perché susciti un successore in questa opera benedetta, come Gesù scelse e consacrò gli Apostoli per proseguire la sua opera di salvezza. Fraternamente in Jesu Christi Passio. P. Paolo Maria Totaro c.p.
Nel calice con Gesù, per offrimi a tutti Caro padre, ho messo in pratica il suo consiglio di abbandonarmi completamente a Dio nelle mie sofferenze interiori. Ho avuto prove molte dure, sofferenza che ho donato, anche a chi mi ha cagionato sofferenza. Ho terminato di leggere “La Notte Oscura” di San Giovanni della Croce, consigliatami dal mio direttore spirituale. Dio sia lodato per questo libro, perché ho compreso che Dio vuole forgiare la mia anima per farne uno strumento del suo amore. Eppure io non vedo altro che i miei difetti e i miei peccati. Molti mi chiedono preghiere, io le offro volentieri, ma invito sempre a parlare in prima persona con Gesù, che è tanto buono e misericordioso. Sogno spesso persone che soffrono, specialmente bambini e giovani. Al risveglio offro le preghiere per queste persone.
Padre, la sofferenza degli altri mi fa tanto soffrire, offrirei volentieri la mia vita per loro, ma sarà Dio a decidere come. Noi non ci dobbiamo preoccupare di niente. Ora io mi trovo tra il desiderio infinito di Gesù, che vorrei abbracciare sulla croce, e il dolore per le sofferenze delle creature di questo mondo. E allora ad ogni messa, al momento della consacrazione, dico a Gesù: “Io sono con Te in quel calice con il tuo sangue ed il tuo corpo per offrirmi con Te a tutti”. Padre, le vorrei chiedere di inviarmi il libro che contiene tutti gli scritti di S. Gemma. Io la considero una sorella maggiore e ciò che scrive mi è familiare. Non c’è parola che io non condivida”. Amica di Gesù Crocifisso
Occuparmi di Dio e non solo delle cose di Dio
Carissimo padre, devo ringraziarla per le parole di esortazione che mi ha inviato e soprattutto per la sua preghiera che sento come un dono inestimabile e una continua benedizione di Dio. Sto cercando di seguire i suoi consigli, facendo ogni giorno i miei sforzi per cacciare qualunque pensiero triste sulla mia situazione, come una tentazione. Sto trovando piccoli spazi quotidiani da dedicare alla preghiera dei salmi e al Vangelo del giorno, per sentirmi unita a tutta la Chiesa orante. Il Signore mi ha fatto dono di un periodo più sereno così da poter riflettere con più pace sulla mia vita, facendomi capire che devo permettergli di riempire quella spaccatura interiore che si è provocata in me. La divisione netta tra la mia vita esteriore che tenta in qualche modo di andare avanti e quella interiore che non ha approvato le scelte fatte e si è chiusa in sé stessa, nel suo dolore e non ci ha fatto entrare nemmeno Gesù. Il mio confessore mi consiglia di confessarmi ogni 15 giorni, per avere quella forza in più che viene dal sacramento stesso. È come se dovessi iniziare una nuova vita, per ricominciare a stare accanto a Gesù, imparare a ricambiare il Suo Amore per me e come si fa a camminare accanto a Lui, facendo attenzione al mio rapporto intimo con Lui e non confondendolo con le sue cose. Occuparmi di Dio e non solo delle cose di Dio. Solo Dio può riempirmi e non le cose di Dio. Solo nel suo amore posso trovare la vera felicità. Mi sento come un bambino che sta muovendo i primi passi, ma mentre il bambino si sente sicuro perché sa che il genitore non lo lascerà cadere, io con la mia debolezza interiore e con i miei ragionamenti non riesco a lasciarmi andare totalmente nelle mani di Dio. Ho letto le pagine del ritiro di gennaio che mi ha inviato; mi piacerebbe ricevere anche quelli successivi. Anche se lontana, spiritualmente rimango unita a tutti gli Amici di G. C., che quotidianamente ricordo a Gesù insieme all’intera congre“Crocifissi con il Crocifisso: gazione passionista. Enrico e Mariannina stretti a Gesù Crocifisso”
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Amici di Gesù Crocifisso
AMICI NEWS Le nozze d’argento della Tendopoli
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a Tendopoli ha festeggiato i suoi 25 anni di storia al santuario di S. Gabriele dell’Addolorata il 27 febbraio, festa liturgica del santo dei giovani. Si sono radunati intorno a lui 1400 giovani provenienti da varie regioni. La festa è cominciata con il saluto del superiore generale dei passionisti, P. Ottaviano D’Egidio e del provinciale P. Piergiorgio Bartoli. È seguita la relazione forte e toccante di P. Francesco Cordeschi, fondatore e assistente spirituale della Tendopoli. Nel pomeriggio c’è stata la via crucis, animata dai tendopolisti. La festa si è conclusa con la Messa presieduta dal P. Ottaviano, con una processione offertoriale fortemente simbolica. Al termine è stato donato ad ogni partecipante un vasetto con una pianticella di olivo e l’impegno alla fedeltà. A questa festa si sono uniti i vescovi d’Abruzzo e Molise per mezzo di mons. Carlo Ghidelli, arcivescovo di Lanciano Ortona, con una lettera ai tendopolisti, esortati ad imitare la santità di Gabriele e ad essere portatori di speranza e gioia in una società che rischia di invecchiare. La giornata ha reso evidente a tutti quanto sia preziosa la Tendopoli nell’ambito della famiglia passionista. La Tendopoli ha bisogno dei passionisti, ma anche i passionisti hanno bisogno della vitalità e della creatività dei giovani tendopolisti. Marco Cola
22 maggio: Giornata di Spiritualità a S. Gabriele 08.00 - 08.30 : 09.00 - 10.30: 11.00 - 12.00: 15.30 - 16.30: 17.00 - 18.00:
Arrivi, preghiera personale Lodi e preghiera comunitaria e catechesi in Cripta Messa solenne in Basilica. Foto di gruppo e pranzo Vespro e Rosario meditato con S. Gabriele Via Crucis all’aperto. Saluti e partenze
Nota bene: Ogni Fraternità organizza almeno un pullman!
Appuntamenti 2005 08 maggio: 22 maggio: 25 maggio: 12 giugno: 19 giugno: 03 luglio : 08-13 ag. : 15-20 ag. :
Ritiro a Morrovalle Giornata di spiritualità a S. Gabriele Consacrazioni a Roccaraso Ritiro e Consacrazioni a Morrovalle Ritiro e Consacrazioni a Recanati Ritiro e consacrazioni a Civitanova Esercizi spirituali per tutti a S. Gabriele Esercizi spirituali per famiglie a S. Gabriele
Ricordiamo al Signore i nostri defunti. Il Signore ha chiamato a sé due consacrati perpetui: Greghini Maria di Macerata: 30-03-2005
Avv. Antonio Astorri di Fermo: 1-4-2005
Un grazie sincero a coloro che hanno inviato offerte per le spese di stampa. Maggio - Giugno 2005 - Anno VI n. 3 Autor. Trib. di MC n. 438\99 del 17-12-1999 Sped. Ab. Post. D.353/2003 (L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, Comma 2, DCB Macerata. Tecnostampa – Recanati - C. c. p. 11558624 Dir. Tonino Taccone - Red. P.A. Giuseppe Pierangioli Piazzale S. Gabriele 2 - 62010 Morrovalle Mc T. 0733/221273 - C. 349.8057073 - Fax 0733/222394 E-mail albertopier@tiscalinet.it http://www.passionisti.org/mlp/amici