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A mici di Gesù Crocifisso Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso”

Gennaio - Febbraio 2006 Anno VII n°1

Sommario ✔ Pierangioli: La Sequela ✔ Giorgini: Spiritualità passionista ✔ Cingolani: Eucaristia Passionista ✔ Lettera confidenziale alle famiglie ✔ Senza figli non c’è futuro ✔ Valori: Ven. Germano Ruoppolo ✔ Padovani: È bello essere famiglia ✔ S. Paolo della Croce: padre e fondatore ✔ Consacrazioni e Testimonianze ✔ Programma di Formazione 2006


Amici di Gesù Crocifisso

“La sequela: una chiamata d’amore” Gennaio 2006

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esù chiama alla sequela chi vuole: “Non siete voi che avete scelto me, ma sono io che ho scelto voi” (Gv 15,16). Dobbiamo tenere presenti queste parole di Gesù e molte altre simili per iniziare a riflettere sulla “sequela di Cristo”, tema che abbiamo scelto come programma di formazione per il 2006. Generalmente noi pensiamo che all’origine del nostro seguire Gesù ci sia una nostra scelta, magari dettata da pie intenzioni di santificazione, invece è Gesù che ci ha scelti e chiamati liberamente fin dall’eternità, con un amore misterioso che sceglie i più piccoli, i peccatori, i meno capaci, coloro che noi scarteremmo. Noi ci saremmo aspettato che Gesù, chiamando dei collaboratori per un’opera eccezionale, com’era la evangelizzazione e la salvezza di tutto il mondo, avesse chiamato i più dotti del tempo, i più capaci, i più autorevoli, i più potenti. Invece, se esaminiamo la lista dei 12 apostoli, troviamo un piccolo gruppo di pescatori: persone semplici, povere, ignoranti, piuttosto rozze, senza nessuna autorità. “Chiamò quelli che Egli volle”, perché nessuno potesse gloriarsi dei propri meriti e poggiarsi su capacità e mezzi umani. Ricercò e chiamò “gli ultimi”, perché con la sua grazia diventassero “i primi”.

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Invece un giorno Gesù si avvicina a due giovani pescatori, Simone, detto Pietro e Andrea, che stanno a pescare sul lago di Galilea, li guarda con amore e rivolge loro un invito preciso: “Seguitemi!… Ed essi subito, lasciate le reti, lo seguirono”. Così fa con Giacomo e Giovanni: anch’essi “subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono” (Mt 4, 18-22). Lo stesso sguardo di amore, lo stesso invito, ma una risposta immediata e totale. I poveri pescatori non avevano il fardello delle ricchezze umane a trattenerli. Il loro cuore era libero per accogliere la chiamata di Gesù.

Una chiamata d’amore alla intimità con Cristo Amico

Gesù chiama i suoi discepoli alla sequela, per formare con loro una famiglia d’amore sul modello della Famiglia Trinitaria. Più che un collegio apostolico o una scuola di perfezione, il gruppo dei Dodici doveva essere una famiglia senza casa, itinerante, che camminava sotto tutti i cieli e spesso dormiva sotto le stelle: famiglia nella quale Gesù era il maestro, ma prima di tutto l’amico e il fratello maggiore. Trattava i Dodici con l’amore che il Padre aveva per Lui. Con loro fu esigente e comprensivo, allo stesso tempo; usò tatto e delicatezza straordinari per superare tensioni e rivalità. Li formò con infinita pazienza, corresse la loro mentalità terrena. Si abbassò fino a lavare loro i piedi. Così nacque la prima fraternità evangelica, modello di tutte le vere fraternità, di tutte le sequele di Cristo. A questo modello evangelico deve guardare chiunque è chiamato alla sequela di Cristo. Anche il laico cristiano che vuole seguire la spiritualità passionista deve percepire questa scelta come una chiamata di amore da parte di Cristo Crocifisso. Alcuni Greci avevano espresso il desiderio di “vedere Gesù”, cioè conoscerlo, parlarci, Manuela, una giovane sposa attirata forse seguirlo. Appena lo seppe, dall’amore di Gesù: Madonna della Stella: 23 ottobre 2005. Gesù esclamò: “Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12,32). La sequela è una chiamata di amore Infatti, appena Gesù muore in croce incomincia ad atGesù tentò di fare una eccezione, quando chiamò il tirare i primi pagani: il centurione romano e quelli che giovane ricco: un giovane per bene, onesto, ricco, cercon lui facevano la guardia a Gesù dicevano: “Davvero tamente istruito, animato da buone intenzioni. Ascolcostui era Figlio di Dio!”.(Mt 27, tandolo e osservandolo, Gesù se ne innamorò e forse La sequela di Cristo Crocifisso è una chiamata di pensò che poteva farne il capo degli apostoli. Gli fece amore di un Dio che muore in croce per amore e ci per questo una proposta coraggiosa e radicale: “Gesù, chiama ad approfondire e vivere la vita cristiana alla fissatolo, lo amò e gli disse: Una cosa sola ti manca: luce della Passione, “la più grande e stupenda opera và, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un del divino amore” (San Paolo della Croce). Seguiamo tesoro in cielo; poi vieni e seguimi” (Mc 10,21). Fu Gesù Crocifisso per imparare da Lui l’amore, come si un fallimento. Il giovane se ne andò via deluso e triste. ama Dio e il prossimo. Ma anche Gesù provò tanta delusione e tristezza per P. Alberto Pierangioli questo fallimento.


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La sequela: una risposta di amore Febbraio 2006

Amici rispondono “Eccomi” all’amore di Gesù” Giulianova: 30 ottobre 2005”

Seguire una Persona La sequela di Cristo è la risposta dell’uomo alla chiamata di Gesù. Una chiamata di amore che aspetta una risposta di amore. È commovente il dialogo di Gesù risorto con Pietro: “Gesù disse a Simon Pietro: “Simone di Giovanni, mi vuoi bene?”. Pietro gli disse: “Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene”. Gli rispose Gesù: “Pasci le mie pecorelle. E detto questo aggiunse: “Seguimi” (Gv 21, 15 ss.). Gesù non chiama a seguire una dottrina, ma la sua persona: Egli è l’unica attrattiva e il centro di interesse. I discepoli imparano a conoscere prima Cristo e poi i suoi insegnamenti. Gesù sceglie dei discepoli perché siano “testimoni” della sua vita e poi portatori della sua dottrina. Seguire Gesù significa fare vita comune con Lui, dividere con Lui tutto e mettersi con Lui al servizio del regno di Dio. Il primo gruppo dei seguaci di Gesù è costituito dai Dodici, che realizzano pienamente la condizione di discepoli: lasciano tutto, formano la sua famiglia, vivono nella sua intimità, si dedicano a Lui completamente, ricevono una formazione particolare e si preparano ad essere i suoi grandi testimoni. Per poter seguire Gesù bisogna prima incontrarlo seriamente. Il modo della sequela dipende molto dal modo come è stato incontrato Gesù. L’incontro forte con il Signore porta a una sequela piena e generosa.

Che cosa è per noi la sequela? «La Sequela», risposta dell’uomo alla chiamata di Gesù, indica il nuovo indirizzo che l’uomo dà alla sua vita ed esprime il rapporto unico tra Gesù e l’uomo che lo segue, si unisce a lui, crede alla sua parola e s’impegna per l’avvento del Regno. «La Sequela» è lasciarsi afferrare dalla persona di Cristo, come avvenne per gli Apostoli. L’attrattiva e la forza della sequela viene dalla certezza dell’amore di Gesù, «che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue» (Ap 1,5). Questo amore è alla base dell’invito alla sequela, perché Gesù ci vuole legare a sé, con un rapporto pieno d’amore. È questo amore

che ci chiama, ci afferra, suscita la risposta di amore e ci spinge alla sequela. Per noi cristiani del terzo millennio che significa concretamente seguire Cristo? Noi viviamo in una situazione molto diversa da quella degli apostoli, che vedevano Gesù, lo ascoltavano e vivevano con Lui. La nostra «sequela» va vissuta alla luce della parola di Gesù incarnata nella nostra situazione concreta, tenendo presente il pensiero di Gesù applicato alla vita concreta di oggi e alla vocazione personale di ciascuno. San Paolo della Croce esortava Tommaso Fossi a essere vero seguace di Gesù, ma da marito, da padre di otto figli, da imprenditore agricolo. Essere seguaci di Cristo deve dare una fisionomia alla nostra vita, deve esprimere un rapporto unico tra Gesù Cristo e noi che crediamo in Lui, ci uniamo a lui, accettiamo i suoi insegnamenti e vogliamo impegnarci per l’avvento del suo Regno. La sequela deve essere totale, ma secondo “la propria vocazione”. Cristo ha chiamato voi laici passionisti come cristiani impegnati nella vita di famiglia e nella società. Ognuno deve realizzare la sequela in queste realtà, deve seguire Cristo da marito, da moglie, da vedovo/a, da genitore, da figlio, da lavoratore, da datore di lavoro, da pensionato, da giovane, da anziano. In breve, la sequela di Cristo deve essere “conoscenza di Cristo, amore di Cristo, imitazione di Cristo, configurazione a Cristo”, come vissuta da San Paolo: “Per me vivere è Cristo… Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”. È comunione di vita con Lui, conformazione vitale al Signore morto e risorto. È assumere lo stile di vita, le parole e le azioni di Cristo. Seguire Cristo significa essere afferrati pienamente dalla sua persona, dai suoi insegnamenti e dalla sua opera e mettere Lui al centro di tutto. Viviamo in un tempo detto “postcristiano”, in cui tutto cerca di farci dimenticare Cristo e di allontanarci da Lui e dai suoi insegnamenti. Dobbiamo sentire la chiamata di Gesù alla sequela come fu per i primi cristiani la chiamata alla fede in un mondo pagano e accettarla con l’entusiasmo dei neofiti. È importante capire questa chiamata, prenderla sul serio e viverla con generosità fino in fondo. Oggi non si può essere cristiani mediocri, perché ci si ritroverà lontani da Cristo. Questo richiederà impegno e sacrifici, ma porterà tanta pace, tanta gioia, tanta grazia. Pensate che cosa può avvenire in una famiglia quando marito e moglie scelgono insieme la piena sequela di Cristo. Come passionisti, seguiamo Cristo crocifisso, ma ora nella sua realtà di risorto, di vivente, di Signore della nostra vita. Egli darà un senso profondo alla nostra vita e sarà la nostra pace. P. Alberto Pierangioli

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SPIRITUALITÀ PASSIONISTA 1° Chiamati alla santità “

Rinascere a vita deifica”

“Diventate santi in tutta la vostra condotta” (1Pt 1,15). Dio ha creato la persona umana per essere in dialogo di amore con Lui. Il cristiano è partecipe della natura filiale di Gesù e perciò può fare propri i criteri di scelta morale ed operativi che Gesù ha usato nel suo orientarsi verso Dio Padre e verso ogni persona. Gesù ha invitato in modo particolare a imitare la sua mitezza ed umiltà di cuore e la sua disponibilità a servire le persone. Paolo della Croce non si stanca di ricordare ai propri familiari ed alle persone che incontra che sono amati da Dio, che possono e debbono amare Dio e conseguire la sua amicizia. Perché il cristiano senta la sua dignità di persona amata da Dio è necessario che ne abbia memoria. Perciò si sforza di portare ogni persona a ricordare in un modo vivo che Dio ha cura di essa più che una mamma o un padre. Il cammino spirituale deve infatti tendere a rinnovare in sé il mistero dell’Incarnazione, cioè rendere Dio sempre presente nella propria esistenza attraverso un rinnovato atto di fede e di amore al Verbo Incarnato. Paolo chiamava questo evento spirituale “rinascere a vita deifica”, “vivere vita deifica”.

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uomo è obbligato a vivere santamente nel proprio stato, e chi ha moglie non deve voler vivere da cappuccino” (Let I, 745).

“Dio ama molto la sua casa e perciò li visita”

Il marito della signora Girolama era un medico condotto ma stava spesso male, Paolo esorta la signora: “Sento al vivo che il nostro signor Dottore seguiti a stare indisposto. Spero nella misericordia di Dio che si ristabilirà in salute, come ne prego e farò pregare il Signore; e molto mi preme”. Ricorda poi che dobbiamo chiedere a Dio che ci liberi dalle malattie, ma nello stesso tempo non dobbiamo ritenerle come castighi ma come fatti legati alla condizione umana e prenderli come occasione che Dio permette per impegnarci ad avere più fede nella sua divina assistenza: “Stia di buon animo, dice alla signora Girolama, che Dio ama molto e molto la sua casa, e perciò li visita, massime il nostro signor Dottore che, torno a dire, ho fiducia in Dio che starà bene: me lo saluti tanto in Gesù Cristo” (Ai laici, n. 178). Indica poi come portare la croce che Dio permette: “La ricetta che Lei brama per guarire e fare bene la “Signora Girolama, Dio la vuole far santa” Pasqua, eccola: Rassegnazione alla Volontà di Dio in Un mezzo fondamentale per ricordare quanto Dio ci tutto, replicarne spesso gli atti; mirare con occhio di ama è la meditazione degli eventi della vita e passione fede tutti i travagli interni ed esterni come cose ottidi Gesù. Per questo motivo Paolo assume per sé e per me, perché li vuole Dio che non può volere che l’ottila congregazione che mo; non pensare al fonda l’impegno di futuro, cioè ai guai, insegnare ad ogni pene, o altri eventi persona a meditare. che ci pone avanti la “Sig.ra Girolama, fantasia, ma farli scrive ad una mamma morire nella volontà di famiglia, Dio la di Dio, lasciando al vuole far santa: mi Signore la cura di crede sì o no? Mi ubtutto e standosene bidisca. Stia alla preabbandonata nelle senza di Dio, s’aiuti mani del Celeste Pacon orazioni giaculadre come una bamtorie; stia con pace bina, senza pensare di cuore, pura d’inal domani con solletenzione, di buona citudine”. grazia con tutti, quiePaolo non dice di ta, senza scrupoli, e non pensare al dofaccia sempre come mani, ma di non penCammino di gioia e di santità dietro alla croce di Gesù. le ho detto, che farà sarci con ansia, con la volontà di Dio” angoscia. Guardiamo (Ai laici, n. 175). E ancora: “Sig.ra Girolama, stia al futuro cercando di organizzare quanto può giovare quieta: Dio l’ama; seguiti i suoi esercizi secondo il al bene nostro e della famiglia, ma con speranza nelsuo stato, frequenti le orazioni giaculatorie, la devol’aiuto di Dio che come padre e madre ha cura di noi. zione alla Passione Ss.ma di Gesù Cristo, la vigilanza E’ quanto Gesù stesso ci ha suggerito: .”Non affannaalle sue figlie, perché siano sante, e seguiti nella sua tevi per il domani. Il Padre vostro celeste sa che pace ed obbedienza nel nome del Signore”. (Ai laici avete bisogno del vestito e del cibo, cercate prima il N. 177). regno di Dio e queste cose vi saranno date in agAd una giovane ricordava: “In ogni luogo si può giunta” (Lc 12,29-31). S. Paolo della Croce possa infar santa, basta esser fedeli a praticare le virtù e mai tercedere perché in ognuno di noi si attui quanto lui lasciare i mezzi che sono l’orazione, il continuo racspesso augurava al termine delle sue lettere: “Gesù vi coglimento, i santi Sacramenti” (Let II,23). “Lei fa benedica e vi faccia tanta santa quanto io desidero” bene a vivere una pia vita da buon secolare, scriveva (Ai laici N. 664). a Tommaso Fossi, padre di famiglia, giacché ogni P. Fabiano Giorgini


Amici di Gesù Crocifisso

EUCARISTIA PASSIONISTA

GENNAIO - FEBBRAIO 2006

LA SUA PRESENZA E LA NOSTRA PRESENZA

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el 2005 abbiamo celebrato l’anno dell’Eucaristia. L’insegnamento della Chiesa ci ha ricordato verità che non dobbiamo dimenticare. Giovanni Paolo II ha scritto un’enciclica sull’Eucaristia e ha indetto l’anno dell’Eucaristia per “ridestare lo stupore eucaristico” nella Chiesa. Per prolungare e consolidare tale stupore, nel 2006 ripassiamo insieme le sfaccettature del mistero che celebriamo e adoriamo ogni giorno.

Come chiamare la presenza eucaristica La migliore formula è proprio questa: presenza eucaristica. Significa il modo unico e specialissimo in cui Gesù è presente in corpo, sangue, anima e divinità. In genere si dice “presenza reale”, ma questa terminologia dice di meno pur sembrando dire di più. Inoltre rischia di far capire male il modo della misteriosa presenza di Gesù nell’Eucaristia. Infatti l’aggettivo “reale” viene dal latino “res”, che significa “cosa”. Non si può pensare che Gesù sia presente sull’altare come una cosa – i fiori, le candele, i libri, i calici – o come sono presenti le nostre persone. Il concilio di Trento, che usa questa parola come dottrina della Chiesa, la mette insieme ad altre due. Dice che la presenza di Gesù è “vera, reale e sostanziale”. Quindi questi tre aggettivi dovrebbero restare inseparabili quando si parla di presenza di Gesù nell’Eucaristia. Dire presenza reale non è sbagliato, ma non è adeguato. Il linguaggio umano non è mai all’altezza delle realtà divine, ma in questo caso l’insoddisfazione è cresciuta fino al punto che il concilio Vaticano II, che parla dell’Eucaristia in quasi tutti i documenti, non usa mai l’espressione “presenza reale”. Paolo VI ha spiegato che “presenza reale” si può sempre dire, ma non la si deve intendere in modo esclusivo, come se le altre forme della presenza di Gesù non fossero reali – nella parola, nella comunità, nei ministri, nei poveri, nella vita di fede, speranza e carità. Nell’Eucaristia la presenza è reale “per eccellenza”, cioè totale e sostanziale, appunto come sempre la Chiesa ha creduto e insegnato. La presenza reale di Gesù nell’Eucaristia include una molteplicità di contenuti. È una presenza: Personale sostanziale. È la persona divina del Verbo,

nella sua natura umana non più caduca come la nostra, ma risorta. Non può essere posseduta con uno sguardo né compresa con una immagine, anche se è condizionata ai segni del pane e del vino. Spirituale. Il Risorto è “Spirito datore di vita”, 1Cor 15,45, vive nello Spirito Santo e opera con lui la nostra santificazione. Sacramentale. È una forma istituita da Gesù per operare tra noi mentre non può essere più come noi, essendo risorto. È una presenza non solo naturale né solo soprannaturale ma, appunto, sacramentale, cioè misteriosa, realizzata per mezzo di segni e di ministri. Eucaristica. Consiste nel fatto che Gesù si dona alla sua Chiesa, e donandosi la crea, la costituisce e la nutre, sostenendola nella storia. Ecclesiale. Può avvenire solo nella Chiesa e per mezzo della Chiesa, che è l’ambito in cui Gesù attua i suoi sacramenti. La Chiesa fa l’Eucaristia e l’Eucaristia costruisce la Chiesa. Comunionale. Gesù è nell’Eucaristia per farsi comunione con noi. La sua presenza si esprime appieno quando entriamo in comunione con lui nella fede e nell’amore, sacramentalmente nella messa o spiritualmente davanti al tabernacolo. Escatologica. Nella condizione terrestre non possiamo ricevere la comunione divina in pienezza. Gesù è nell’Eucaristia tutto intero, ma non può donarcisi totalmente. L’Eucaristia terrena è solo il preludio di una pienezza che avverrà solo in futuro. Dunque la presenza di Gesù nella messa e nel tabernacolo è reale nel senso di personale-sostanziale-spirituale-sacramentale-eucaristica-ecclesiale-comunionale-escatologica. Presenza misteriosa, tanto che la chiamiamo “mistero della fede”. La nostra ansia di toccare con mano vorrebbe risposte concrete come se si trattasse di afferrare un oggetto. Il desiderio di capire vorrebbe concetti chiari che non lascino dubbi. Gesù è nell’ostia o no? L’ostia è Gesù o no? Mangiamo il corpo di Gesù e beviamo il suo sangue oppure no? La risposta a queste domande e ad altre simili non può essere che sì, ma secondo il linguaggio della fede. Gesù è nell’ostia, ma non come l’acqua è in un bicchiere o noi siamo al nostro posto. Mangiamo il corpo e beviamo il sangue di Gesù, ma non in modo antropofago. È un mangiare e bere nel sacramento e nella fede. Attraverso il gesto fisico del consumare il segno sacramentale, il Signore risorto ci unisce a sé e ci comunica la sua vita, la vita trinitaria che egli riceve dal Padre.

Dalla Messa al Tabernacolo Quando parliamo di Gesù nell’Eucaristia, il pensiero corre al tabernacolo, ma la presenza comincia nella Messa al momento della consacrazione. Perciò anche l’adorazione deve cominciare dalla Messa. Al termine della preghiera eucaristica, al Grande Amen, vorremmo fermarci ad adorare, presi nell’incanto della presenza, ma la celebrazione deve proseguire. Possiamo immaginare che il tabernacolo sia la Mes-

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Amici di Gesù Crocifisso sa fermata al momento del Grande Amen. Come a quel punto la presenza tende a farsi comunione, così nel tabernacolo Gesù è presente perché il nostro incontro di adorazione diventi comunione intima con lui. La comunione spirituale ha immenso valore. Dobbiamo praticarla spesso. La fede ci chiama a un duplice rapporto con il dono della presenza eucaristica: celebrarla e adorarla. La celebrazione è sempre un atto liturgico, cioè compiuto da Cristo che unisce a sé la Chiesa come sua sposa. L’adorazione può essere un atto privato dei singoli fedeli, ma è un atto liturgico quando è svolta con la solenne esposizione e secondo le norme. Nel nostro tempo in cui si mescolano razze e culture, si possono incontrare forme di rifiuto dell’adorazione eucaristica. Una delle ragioni per giustificare tale atteggiamento è che all’inizio l’Eucaristia fu conservata nel tabernacolo non per l’adorazione ma per averla disponibile come viatico per i moribondi. Anche oggi, questo è il motivo principale. La pratica dell’adorazione si sviluppò solo nella chiesa latina, e solo a partire dal primo millennio. Gli ortodossi conservano l’Eucaristia ma non praticano l’adorazione. Si aggiunga che in certi periodi di polemica dottrinale, la fede nella presenza eucaristica fu sbandierata contro l’incredulità degli eretici, specie protestanti. Il Santissimo Sacramento era portato in processione con grande concorso di folle per svergognare chi non ci credeva. Una delle ragioni per l’istituzione della festa del Corpus Domini fu “per confondere la stoltezza degli eretici”. Le motivazioni storiche si devono spiegare con le situazioni storiche. Quel che conta non sono le contingenze del nostro vivere, ma la verità della presenza eucaristica. Se tale presenza è vera, siamo responsabili del nostro atteggiamento dinanzi ad essa. Nessuno può negare il bene incalcolabile prodotto nella vita della Chiesa dalla presenza del Signore, che dalla Messa passa al tabernacolo. L’esperienza dei santi ne è dimostrazione abbagliante. Basti pensare a Paolo della Croce, Gabriele dell’Addolorata, P. Pio e Madre Teresa.

Adorazione Passionista La dottrina della Chiesa continuerà a riflettere e a illuminarci sul mistero della presenza eucaristica. Da parte nostra dobbiamo sforzarci di migliorare la qualità dell’adorazione e di crescere nell’intimità del rapporto con la presenza divina tra noi. Alcuni suggerimenti possono aiutare in questa avventura spirituale.

1. Essere presenti alla sua presenza

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Anche se impossibile da descrivere e da capire, la presenza di Gesù nell’Eucaristia non è discutibile. Il problema è la nostra presenza davanti a lui, cioè il nostro rapporto interpersonale di fede e di amore. Nel Medioevo, il concetto di presenza reale era applicato alla comunità. La presenza di Gesù nelle specie eucaristiche si chiamava “in mysterio”, nel mistero, o misteriosa, perché non si capisce ma è certissima. È la nostra presenza davanti a lui o il nostro rapporto con lui che dev’essere “reale” in tutti i sensi del termine: totale e consapevole, con tutte le potenze dell’essere, mente, volontà, libertà, cuore, corpo, affetti e sentimenti.

La presenza di Gesù nell’Eucaristia dovrebbe essere l’ispirazione e il modello della nostra presenza nel mondo, al posto che ognuno è chiamato a occupare. Dobbiamo essere presenti al nostro posto come Gesù è presente al suo posto nel tabernacolo. Saper vedere, seguire e amare tutto e tutti senza cercare le apparenze. Amare senza pretendere di essere amati. Donare noi stessi perché si compia il disegno del Padre in noi e per mezzo di noi. Amare il silenzio e l’interiorità, dove maturano le decisioni e le azioni.

2. Vivere l’“Ora Santa” insieme a Gesù Il tabernacolo è l’Ora di Gesù entrata nel tempo della storia. L’Ora di Gesù era il tempo fissato dal Padre per il compimento della salvezza umana. Fu il cenacolo, il Getsemani, il Calvario. In senso allargato fu il suo ministero, iniziato a Cana per l’intervento di Maria, concluso nell’epilogo della morte e risurrezione. Quel sacrificio fu offerto una volta per sempre, ma resta un atto eterno perché compiuto dalla persona divina del Verbo. Per questo non è ripetibile, ma può essere ripresentato sull’altare per la potenza divina. Nel tabernacolo il sacrificio non è ripresentato, ma è presente nell’atto del Figlio che si offre al Padre per noi. L’Ora di Gesù è ormai l’ora di ogni ora, il tempo della storia divenuta storia di salvezza. Per un Passionista non può esservi esperienza spirituale più profonda che vivere l’Ora Santa, un’ora di adorazione che lo immette nell’Ora di Gesù come atto eterno che palpita nel tempo.

3. Come adorare Talvolta è difficile trascorrere del tempo in adorazione perché non si sa che cosa fare o che cosa dire. Ci si può sempre aiutare con la bibbia, con il breviario, con il rosario e altre preghiere, ma bisogna allenarsi alla preghiera silenziosa, nell’adesione di fede e di amore. Le norme della liturgia non permettono che si esponga il Santissimo solo per dire preghiere e per dare la benedizione. Non bisogna solo fissarsi sull’ostia o sul tabernacolo. Tanto è impossibile vedere l’invisibile. Occorre cercare di “raggiungere Gesù”, magari chiudendo gli occhi, nel suo stato personale attuale. Egli è in adorazione e lode e ringraziamento davanti al Padre, “sempre a intercedere per noi”, mostrando le sue piaghe gloriose frutto del suo amore umano e divino dal valore infinito. A volte pensiamo che nel tabernacolo Gesù è triste se non andiamo a visitarlo, ma egli è sempre con tutto il paradiso. Siamo noi a essere miserevoli e da compiangere se non facciamo tesoro della sua presenza. Il più grande dono che possiamo ricevere è unirci a questa compagnia. Nell’adorazione possiamo sempre partire dall’aspetto fisico dell’ostia o del tabernacolo, ma la fede deve prendere il sopravvento sui sensi e attingere il Signore Gesù. In cielo e nel tabernacolo, egli è insieme al Padre, allo Spirito Santo e alla comunità celeste, con Maria loro Regina. Noi ci uniamo a quest’assemblea, adorando e amando per quanto ci è possibile quaggiù. L’adorazione è un atto che possiamo compiere in terra ma solo come inizio, perché la pienezza è nel cielo. Gabriele Cingolani cp


Amici di Gesù Crocifisso

Lettera confidenziale

di una famiglia ad altre famiglie identiche. Oggi siamo soli nel sopportare la fatica; e a volte il peso appare insostenibile. Soprattutto, ci dimentichiamo il motivo per cui ci eravamo sposati e avevamo donato la vita ai nostri figli: per essere felici, ma felici insieme. La fatica è figlia della solitudine. Le famiglie si sentono sole anche perché vedono, attorno a loro, molte famiglie che finiscono, saltano in aria, svaniscono… Ci sono tanti modi per separarsi e poi divorziare. Molto spesso, la causa è un accumulo di fatiche che non viene scaricato mai, che i coniugi sopportano da soli, finché non diventa insopportabile; e non si pensa più in due, come coppia; ma ciascuno comincia a pensare da sé e per sé. Si ritorna single, anime sole, prima nella mente e nel cuore, e poi nella vita. Convincendosi che la strada che conduce alla felicità sia una strada da percorrere individualmente, non insieme a un altro. Oppure, ancor peggio, si pensa che la felicità sia un’illusione. La fatica è generata anche dalla sensazione che la “famiglia per sempre”, aperta ai figli, fatta da un uomo e da una donna che si amano e cercano insieme la felicità, sia un residuo del passato, condannato all’estinzione, perché non più di moda: Possiamo essere indotti a crederlo se seguiamo i mass - media, tv, radio, giornali, con un occhio non abbastanza critico. La tv soprattutto, tende a ridicolizzare la “famiglia per sempre”, facendo apparire più moderne tutte le altre coppie, etero o omosessuali, stabili o passeggere.

Giulia, Gabriele e Alberto, piccoli Amici, sotto la protezione di S. Gabriele.

La fatica… C’è forse una famiglia nelle nostre città, una sola, che possa dire: io non faccio fatica mai? Molto, molto difficile. Diciamo fatica, al singolare. Ma in realtà le fatiche sono tante, al plurale. C’è la fatica di chi si sposa e, a poco a poco, si riscopre solo. Il marito lavora, la moglie lavora, nessuno dei due può smettere, perché due stipendi sono necessari, e perché il lavoro è un modo per sentirsi vivi, utili, importanti. Però ci sono anche i figli. Che chiedono tempo, e ne hanno tutto il diritto. Ma il tempo non c’è, nessuno ci aiuta a trovarlo, le aziende difficilmente concedono il part-time, la giornata comincia e finisce di corsa tra sveglie all’alba, scuola, lavoro, pranzo (quando e dove si può), ancora scuola, faccende domestiche, attività sportive, compiti, cena… Le famiglie sono sole. Non c’è più l’antico reticolo solidale dei parenti, dei vicini e degli amici, per cui ci si aiutava e ci si dava conforto, se non altro nel constatare che le nostre fatiche erano quelle altrui,

La famiglia appare in tv quasi sempre quando i figli ammazzano i genitori, o una madre ammazza i figli, un figlio si droga o si suicida, e l’amore finisce perché, ci dicono, l’amore viene e va, nonostante la nostra voglia di farlo durare. La felicità, ci dicono, si persegue meglio con relazioni aperte, temporanee. Quale colossale inganno! Sembrano dirci: nulla è per sempre; l’amore per sempre nega la libertà; l’amore a tempo determinato esalta la libertà. Ma chi è libero? Libero è chi liberamente sceglie la giusta strada per la felicità, la strada vera, quella scritta nel cuore dell’uomo e della donna. E’ forse libero chi non sceglie affatto o è eternamente indeciso? La famiglia stabile genera stress, la coppia aperta è più serena: questo ci dicono come se fosse una palese evidenza. E se invece fosse vero il contrario? Proviamo a immaginarci al mattino. Ci svegliamo e allunghiamo la mano: il nostro partner sarà ancora accanto a noi? Chissà. D’altronde siamo una coppia aperta, che si promette fedeltà di 24 ore in 24 ore. Chi ogni mattina allunga il braccio è meno stressato? O non è forse questa eterna incertezza a generare stress? Ma soprattutto, chi è più felice? C’è chi ha detto, e scritto, che l’infelicità è il primo e più potente fattore che moltiplica i consumi. Potrebbe non essere sbagliato. In fondo così agisce la pubblicità: genera ansia, facendoti vedere qualcosa che non possiedi, per

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Amici di Gesù Crocifisso poterla subito placare, fornendoti ciò di cui hai bisogno, in un alternarsi di ansia suscitata e placata. La persona infelice si rivolge al mercato per colmare la sua infelicità. È il consumatore più docile, perché più indifeso di fronte alle lusinghe del consumismo. Una coppia stabile, con figli, è assai meno docile. In genere, esercita un forte filtro critico. Si chiede: ho davvero bisogno di questo prodotto? Me lo posso permettere? Poi ha una tendenza al risparmio perché pensa al futuro, mentre la coppia aperta senza figli, pensa prevalentemente al presente. Non c’è dubbio quale sia il modello più “interessante” per il mercato dei consumi; e quindi il modello da incoraggiare. La conclusione è una sola: essere oggi famiglia per sempre, una coppia stabile con figli, è molto faticoso. Ma in questa fatica non è inevitabile essere soli. Tanti compiono la stessa fatica. E non siamo minoranza destinata all’estinzione, anzi. La grande maggioranza dei giovani nel loro cuore desidera proprio questa famiglia, ma hanno paura: vedono le coppie che si separano; vedono quelle che non si separano ma sono tristi, affaticate; pensano che anche loro non ce la faranno; e hanno paura. Non bisogna avere paura. Bisogna alleviare la fatica aiutandoci, collegandoci, ricreando una rete di famiglie. Chiedendo ai nostri amministratori di creare le condizioni sociali ed economiche affinché possiamo mantenere le nostre famiglie dando più tempo a noi, ai nostri figli, alle nostre relazioni.

Possiamo fare meno fatica pensando in maniera diversa. Possiamo cominciare contestando il modello perdente e triste di famiglia che viene esibito troppo spesso dai media, in modo falso. E poi convincendoci che l’amore per sempre, tra un uomo e una donna, non è la fortuna di pochissimi, sempre di meno, ma la via alla felicità che Dio ha predisposto per tutte le coppie. L’amore per sempre è l’unico amore vero. Dio ama per sempre, senza se e senza ma; e noi? La domanda fondamentale è in fondo questa. L’amore per sempre è un episodio passeggero nelle vicende umane? Oppure è qualcosa che è scritto in profondità nel dna della nostra anima ed è valido per sempre, in ogni epoca, in ogni società? Se la seconda è la via della felicità perché è la via vera, la via tracciata per l’uomo “creato a immagine e somiglianza di Dio”, allora noi siamo il futuro e gli altri sono invece destinati a tramontare. Di questo è bene essere convinti per fare meno fatica, per raggiungere quella felicità che abbiamo visto balenare dinanzi a noi quando ci siamo detti di sì per sempre davanti a Dio e alla comunità, quando abbiamo visto nascere i nostri figli e, dandogli un nome, abbiamo detto loro sì per sempre. Il futuro è nostro, la felicità è nostra. Con ottimismo e convinzione, sono a portata di mano. (Dal sito: www.laquerciamillenaria.org)

ktktktktktk e far crescere i propri figli come si deve ed aiuta gli sposi ad amarsi e rispettarsi con sincerità fino in fondo. La vita è così difficile per se stessa, se ci togliamo la dimensione spirituale diventa un vero inferno. Per il momento mio marito non mi segue in questa esperienza ma io ho speranza che si avvicini al Signore. Il Signore mi affida il compito di stargli vicino e farmi tramite del Suo Amore. Tutte le mattine quando rinnovo la promessa d’amore chiedo a Gesù che mi insegni ad amare di più mio marito. Una sposa

La gioia del terzo figlio Gruppo delle famiglie di Civitanova si preparano a consacrarsi a Gesù Crocifisso”.

Coppie consacrate insieme

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Fra tutte le testimonianze riportate sulla nostra rivista, quelle delle coppie che si sono consacrate insieme, marito e moglie, sono state quelle che più mi hanno commosso! Nel nostro mondo, con la mancanza o la svalutazione di certi valori, è bello vedere che ci sono giovani coppie e genitori che fanno un cammino spirituale insieme. Trovare il tempo per pregare e riflettere insieme è importantissimo e soprattutto dà tanta forza per affrontare le difficoltà quotidiane. Solo il Signore dona la saggezza necessaria per educare

Desideriamo testimoniare come il Signore ci ha aiutati ad accogliere il terzo figlio. All’inizio, io e Domenico avevamo un po’ di paura, pensando alle difficoltà che la nuova vita avrebbe portato, senza pensare che invece sarebbero state maggiori le cose positive, come la nostra grande gioia, il calore dei familiari e degli amici che ci hanno aiutato con affetto e le preghiere di tutti voi, Amici di Gesù Crocifisso. Mi rammarico ora di non partecipare come vorrei ai nostri incontri, tanto preziosi per rafforzare la nostra fede. Offrirò al Signore questo sacrificio, come lei ci consiglia sempre. Ogni giorno, alle 15,00, saremo uniti a voi in preghiera con i nostri bambini, per farli partecipi della preghiera. Domenico e Antonella con i piccoli Elena, Antonio, Aurora.


Amici di Gesù Crocifisso

SENZA FIGLI NON C’È FUTURO diritti della famiglia, a partire da quelli ricordati nella un tripudio quando Benedetto XVI, il 2 noCarta dei diritti della famiglia, che è parte integrante vembre, al termine dell'udienza generale in del vostro Patto associativo, agendo così in modo del Piazza San Pietro, inizia il suo saluto ai 2.500 tutto nuovo ed originale nella società italiana». partecipanti dell’Associazione Nazionale Famiglie Non è mancato il richiamo alla responsabilità delle Numerose. Ogni parola era un applauso. Chi quotiistituzioni pubbliche. «Non posso sottacere, in dianamente vive l'esperienza della famiglia nuuna così solenne circostanza -sottolimerosa non può non entusiasmarsi neò Giovanni Paolo Il nella sua quando è il Papa ad esplicitare visita al Parlamento italiano, così chiaramente quei concetil 14 novembre 2002 -, ti, sottolineando il valore un’altra grave minaccia particolare dato alla teche pesa sul futuro di stimonianza delle faquesto Paese, condimiglie: «È un invito zionando già oggi a continuare un imla sua vita e le sue pegno anche se possibilità di svicomporta dei saluppo. Mi rifericrifici». sco alla crisi delle Il Pontefice ha nascite, al declino esordito: «La vodemografico e alstra gradita presenl'invecchiamento za mi offre l’oppordella popolazione. tunità di richiamare La cruda evidenza la centralità della fadelle cifre costringe a miglia, cellula fondante prendere atto dei probledella società e luogo primi umani, sociali ed economario di accoglienza e di mici che questa crisi inevitabilservizio alla vita». Benedetto Famiglia Moscetta mente porrà all’Italia nei prossiXVI ha sottolineato che «nell'ofelice con quattro figli mi decenni, ma soprattutto stimola dierno contesto sociale, i nuclei fami- anzi, oso dire, obbliga - i cittadini ad un liari con tanti figli costituiscono una testimoimpegno responsabile e convergente, per favorire una nianza di fede, di coraggio, di ottimismo, perché senza netta inversione di tendenza». Benedetto XVI nel figli non c’è futuro!». Il Papa non ha mancato di solleconvegno della diocesi di Roma dello scorso giugno, citare le pubbliche autorità a svolgere il loro compito: evidenziò il valore unico e insostituibile della fami«Auspico che vengano ulteriormente promossi adeguaglia fondata sul matrimonio e la necessità di provveti interventi sociali e legislativi a tutela e a sostegno dimenti legislativi e amministrativi che sostengano le delle famiglie più numerose, che costituiscono una ricfamiglie nel compito di generare ed educare i figli, chezza e una speranza per l'intero Paese». compito essenziale per il nostro comune futuro». ( Alla destra del Santo Padre, in prima fila erano seAvvenire 3 nov. 2005). dute due famiglie numerose, la famiglia Miceli di Trieste, e i Morroni di Napoli, una con dodici figli e l'altra con otto, compreso il piccolissimo arrivato il “I figli fanno crescere i genitori” 15 ottobre. Hanno portato in dono al Pontefice una scultura in legno raffigurante i nuclei numerosi. «EcI giorni degli Esercizi spirituali sono stati meravigliosi. co una super--famiglia, - ha detto il Papa rivolto al Un dono bellissimo anche per la presenza attiva e vivanucleo di 14 persone -. Portate la mia benedizione alce dei nostri figli, che in questo anno abbiamo visto le altre famiglie numerose». Particolarmente compiù autonomi e felici. Sono stati giorni di riflessione e mossa una mamma di otto figli, sul-la carrozzella, di grande grazia, che sta caratterizzando questo moche era riuscita a re-galare a Benedetto XVI il cappelmento della nostra vita. È proprio vero che un figlio è lino con il simbolo dell'associazione. dono di Dio, non solo per se stesso, ma anche per Negli ultimi tempi il magistero Papale si è fatto quanta gioia e quanta pace riesce a portare. Ci ha colparticolarmente insistente sul ruolo delle famiglie. Il pito tantissimo una frase udita: “i figli fanno crescere 18 dicembre del 2004, nell'ultimo incontro con il Foi genitori”. Per quanto ci riguarda è proprio vero e rum delle associazioni familiari, Giovanni Paolo II pensiamo che non a caso il Signore ce ne abbia dati mise in evidenza l'importanza della testimonianza daquattro, con l’arrivo di Greta, dopo Francesco, Samueta dalle famiglie e dalle loro associazioni: «Appare le e Camilla. Ti preghiamo di ricordarci nelle tue prequanto mai rilevante la voce profetica per l'Italia e ghiere e di continuare ad offrirci la tua presenza e la per l'Europa del Forum delle Associazioni Familiari. tua guida nel gruppo perché ne abbiamo tanto bisogno. II Forum, infatti, assolve l'importante compito di esMariano e Sonia sere voce di chi non ha voce, di essere portavoce dei

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Amici di Gesù Crocifisso

Santità e scienza:

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Si dice che abbia rinunciato due volte al cardinalato. orse lo conosciamo tutti come il Oltre ad altri importanti incarichi all’interno della buon direttore spirituale, il babbo, sua congregazione, nel 1890 è nominato postulatore di santa Gemma, insieme al vescodei santi. Germano cura l’esumazione di San Gabrievo di Lucca mons. Volpi. Certo, non per niente il Sile, ha notizie dei suoi primi miracoli e attende alla gnore gli ha affidato un tal tesoro. Infatti è un teologo stesura della sua biografia. Questa è fatta con passiopreparato, un filosofo, si interessa con competenza di ne e fedeltà storica in quanto l’autore ha il vantaggio archeologia. Conosce bene le materie classiche, ma di sentire testimonianze dirette. anche le scienze naturali, la medicina e la chirurgia Anche la biografia di Gemma Galgani è pregevole ed è membro di varie accademie del tempo. È un uoper la stessa ragione. Dice infatti: “Il più e il meglio mo intelligente e completo. della sua vita mistica si è svolto sotto i miei occhi… e Nasce a Vico Equense (NA) il 18 gennaio 1850, questo non già come potrebbe farlo un osservatore terzo di sei figli; nel battesimo, ricevuto nello stesso qualunque ma sì intimamente giorno, riceve il nome di Vincome confessore e direttore di cenzo. A due anni, mentre assispirito; nella quale condizione ste alla messa, durante l’elevanulla può essermi sfuggito di zione vede nell’ostia Gesù bamquell’anima privilegiata”. bino ed esclama. “O che bel Padre Germano già di vita spibambino”. A cinque anni riceve rituale intensa, si arricchisce la prima comunione e l’eucarisenza dubbio della prossimità di stia sarà il fondamento della sua questi due modelli, specie della vita spirituale. direzione spirituale di Gemma. A scuola si distingue per diliDice lui stesso: “Dal giorno che genza ed intelligenza ed ottiene sono entrato in intima relazione numerosi premi. A dodici anni di spirito con codesto angelo di discute una tesi di filosofia con Dio, si è operata nel mio interno meraviglia di tutti. Scrive poesie una trasformazione che se il Siin greco ed in latino. A quindi gnore me la manterrà, fo conto anni entra nel noviziato passionidi cessare di essere quel cattivo sta con il nome di Germano e ha che fui sempre… La consigli a come maestro il beato Bernardo non far passare la settimana senSilvestrelli. Emette la professioza che mi parli dell’amore del ne il 7 dicembre 1866. Di caratmio caro Dio che essa tanto ama. tere umile, si trova subito in arIl mio povero spirito ne ha promonia con l’ambiente e scrive ai prio bisogno”. familiari: “Vivo così contento Il Signore lo mostra in visione che non cambierei questa vita a Gemma mentre è “in ginocchio umile e poverella con tutto l’oro fermo fermo con le mani giunte” del mondo”. e si sente dire: “Quel sacerdote Per le vicende politiche del sarà il tuo direttore”. Germano la tempo si trasferisce in Belgio Venerabile P. Germano di S. Stanislao. guida, la difende da critiche e soper proseguire gli studi. Ordinato spetti provenienti non soltanto da non credenti. Invesacerdote, torna in Italia e si occupa della formazioce lui, illuminato dallo Spirito, non ha dubbi della ne degli studenti. Insegna teologia, filosofia, matesantità di Gemma, tanto che può scrivere a mons. matica e fisica. Chiaro nell’esposizione, dotto ma Volpi: “Presto vedrà cose meravigliose e al tutto insosemplice, amabile con gli studenti, che gli rimangolite in codesta creatura, la cui base sarà il martirio no affezionati. dello spirito e del corpo di lei, con manifestazioni di Dirige scavi archeologici nei conventi di S. Eutizio nuovo conio. Si tratta di una vittima di olocausto che (VT) e dei santi Giovanni e Polo a Roma, dove riporil Signore si è scelta con compiacimento infinito”. ta alla luce la casa dei due fratelli martiri, riscuotendo Gemma ricambia con affetto tutto questo e lo chiala stima di archeologi di fama internazionale. È socio ma: “babbo mio”, intendendo con l’appellativo qualdi vaie Accademie religiose e civili, consultore della cosa di più di una distaccata guida spirituale. Congregazione dell’indulgenze. Il 10 dicembre 1909 è colpito da una emorragia ceLeone tredicesimo vuole farlo vescovo e lui non è lebrale mentre attende alla correzione della quarta affatto contento. Scrive così alla signora Cecilia edizione della biografia di Gemma. Il giorno dopo Giannini: “Lo sappia lei e la cara Gemma e nessun vola in paradiso, dove sono ad accoglierlo i due santi altro: mi si preparano forse cose bruttissime al Vaticaper cui ha tanto lavorato e sofferto. È sepolto al cimino. Più mi nascondo e fuggo e più si parla di me…. tero del Verano a Roma. Dal 1953 riposa a Lucca viNon passa giorno che non sento qualche nuova voce. cino a Gemma. È dichiarato venerabile nel 1995. Voglio pensare che sia tutto fantasia, se no addio soliFrancesco Valori tudine. Dica alla cara Gemma che preghi assai”.


Amici di Gesù Crocifisso

È bello essere famiglia!

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una constatazione vissuta dalla nostra Fraterluppa una autentica vita di comunità, che richiede una nità di Madonna della Stella domenica 23 ottocoraggiosa e continua conversione. bre, giornata di consacrazione di nove nostri Ci vengono in aiuto le “scuole d’amore” di Gesù: il fratelli: un giorno di grazia e di gioia, una risposta Tabernacolo, il Calvario e l’Eucaristia. A queste scuod’amore al Signore, che ci ha amato di un amore “tole ci siamo affidati nella Celebrazione Eucaristica potale” fino “alla fine”. Di questo meridiana che ha avuto inizio con amore “unico” ci ha parlato l’adorazione al Santissimo: un P. Alberto Pierangioli nella caesempio di vita eucaristica quale techesi del mattino, esortandoci primo inizio di comunione, che a mettere Gesù al primo posto, nella Santa Messa ha raggiunto il perché nulla può essere pospoculmine quando, insieme ai frasto all’amore di Dio, che ci ama telli consacranti con un cuore sodi un amore eterno. lo e un’anima sola abbiamo ripeÈ stato un invito ad esaminarsi tuto il nostro “eccomi”. sulla risposta di amore che ogni Era la risposta d’amore che il giorno deve diventare offerta di nostro padre fondatore, S. Paolo noi stessi. “Offrire” è l’esortadella Croce, di cui ci ha mirabilzione che continuamente ci viene mente parlato P. Alberto nell’oConsacrazione alla Madonna ripetuta; un emblema per noi melia, ci ha insegnato, ricordandella Stella PG: 23 ottobre 2005. Amici di G. C., che alla scuola doci che l’Eucaristia è la prova della Passione dobbiamo essere sempre “offerti e ofpiù grande dell’amore di Gesù per noi dopo la Croce. ferenti” per amare e donare amore. Un insegnamento che ci esorta ad essere creature euCosì l’amore, che è l’anima della vita cristiana, dicaristiche per diventare “cristiani di fuoco”. Così viventa per noi il dono della Vocazione passionista, che de i suoi figli S. Paolo della Croce e per questo ci il Signore ci fa, perché vuole le nostre Fraternità “faesorta a far morire il nostro “io” per far nascere il miglie d’amore”, testimoni autentici di carità. “noi” e diventare così una vera famiglia passionista. Oggi il nostro piccolo gruppo ha cercato di farne Profonde esortazioni che sono state la sintesi degli esperienza di ritrovarsi insieme come comunione di innumerevoli insegnamenti ricevuti durante la giornafratelli, uniti da un vincolo divino in un cammino di ta, trascorsa in un clima di fervorosa preghiera e di fede. In questa ottica, l’agape fraterna, vissuta insiesincera comunione fraterna. E’ stato veramente un me ai padri passionisti del Santuario, ai fratelli delle tempo di grazia, dove il Signore ha sciolto tanto varie Fraternità delle Marche, accompagnati dalla “ghiaccio” per infondere nei nostri cuori il calore del presidente e dall’assistente, ci ha rivelato quanto è suo amore misericordioso e trasformarlo in quella lubello stare insieme per aiutarci reciprocamente ad atce di speranza, che ci può rendere capaci di vivere tuare il comandamento di Gesù: “amatevi gli uni e pienamente la nostra consacrazione in una esperienza gli altri come io ho amato voi”. In tal modo si svidi comunità “famiglia d’amore”.

Il dolore, fonte di comunione

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uesta consapevolezza l’abbiamo sperimentata soprattutto domenica 13 novembre quando la nostra Fraternità della Madonna della Stella si è riunita per ricordare nella s. Messa la mote del marito della nostra sorella Lidia. È stata una celebrazione molto sentita, vissuta con fervente preghiera insieme ai familiari del defunto. Le lucerne, ricordo dei nove fratelli recentemente consacrati, ardevano sull’altare a testimoniare la luce del Cristo vincitore della morte, vivo e presente nel mistero eucaristico. Il canto ha reso più intima e partecipata la celebrazione, facendoci sentire una famiglia, che insieme sa accettare e offrire le sofferenze nella lode al Signore. Nell’omelia, il nostro assistente, P. Adalberto, ci ha ri-

cordato l’importanza della vigilanza per essere pronti alla chiamata del Signore e l’impegno di trafficare i talenti ricevuti. La sofferenza condivisa e offerta a Dio accresce la comunione fraterna. Animati da questa fiducia, ci siamo sentiti “offerti e offerenti” al Cristo Crocifisso, che ci offre al Padre e trasforma in speranza la nostra sofferenza. Così, nell’abbraccio di pace, tanti occhi pieni di lacrime hanno brillato di una luce nuova, preludio della vita eterna. È la lezione del Crocifisso, che per noi, Amici di G.C., diventa esortazione a credere nel suo infinito amore, che non ci lascia mai soli, specialmente nel dolore. Padovani Margherita

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Amici di Gesù Crocifisso

La gioia di chiamare “Padre e Fondatore” San Paolo della Croce

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l 10 ottobre abbiamo celebrato la festa di san Paolo della Croce. Per noi, religiosi e suore passionisti, chiamare Paolo della Croce “nostro Padre e Fondatore” è ovvio: così abbiamo appreso a conoscerlo e a chiamarlo fin dal nostro ingresso nella comunità passionista. Ma quando sento anche tanti laici chiamare san Paolo della Croce “nostro Padre e Fondatore” provo non solo gioia, ma una grande commozione. In questi ultimi 30 anni noi religiosi siamo diminuiti di numero, siamo poche migliaia; ma la Famiglia Passionista è cresciuta grandemente grazie a tante migliaia di laici passionisti di tutto il mondo, che in vari modi vivono la spiritualità e gli insegnamenti del nostro Fondatore. Per la festa di san Paolo della Croce ho ricevuto diversi messaggi augurali da tanti laici che in vari luoghi e in vari modi si sono uniti a noi passionisti nel celebrare il nostro Santo. Dalla Toscana Maria Laura: “Oggi, 19 ottobre, mi unirò a voi con la preghiera. Auguro di cuore a lei ed a tutti gli Amici di Gesù Crocifisso di camminare santamente sotto lo sguardo di san Paolo della Croce. Soprattutto voglio davvero ringraziarla per aver dato a noi laici la possibilità di chiamare il nostro santo “Padre e Fondatore” ed il privilegio di far parte della “Famiglia Passionista”. Dal Lazio Antonella: “Oggi, 19 ottobre, sono andata a Roma, per poter partecipare alla messa in onore di san Paolo della Croce nella basilica dei Santi Giovanni e Paolo. Che gioia! Ho potuto sostare qualche minuto in preghiera nella sua cameretta, da dove volò al cielo e poi giù in basilica davanti alla sua urna. Mi sono sentita in comunione con tutta la Famiglia Passionista ed ho pregato per tutti, sacerdoti, consacrati e laici. Ho ricevuto davvero un dono grande!”. Da Tortoreto ci scrive Pio: “Se conformarci a Gesù Crocifisso ci può sembrare troppo difficile, abbiamo vicino a noi l’esempio del nostro padre e fondatore, San Paolo della Croce, grande innamorato del Crocifisso. Per lui il Crocifisso è semplicemente l’Amore”. Sintetizzo una bella relazione della festa celebrata a Morrovalle, inviata da Maria Grazia. “Il 19 ottobre centinaia di laici abbiamo celebrato a Morrovalle insieme ai religiosi passionisti la festa di san Paolo della Croce. Ormai sono anni che ci ritroviamo a questo appuntamento sempre numerosi e uniti ai piedi della Croce sotto lo sguardo e la guida di Paolo Danei. È stata una celebrazione intensa e partecipata dove veramente ci siamo sentiti tutti facenti parte di una unica famiglia. Abbiamo sperimentato la gioia di ritrovarci in una famiglia che ci accompagna al Signore. Il nostro assistente, padre Alberto, nell’omelia, ci ha ricordato come san Paolo della Croce ha sentito “il

bisogno di amare e fare amare Gesù Crocifisso e per questo sente la necessità di avere dei compagni in questa grande missione”. Ha poi proseguito: “Anche la vostra è una chiamata, una vocazione a conoscere, amare e seguire Gesù Crocifisso, vocazione all’amore e alla gioia vera, vocazione e missione a portare l’amore di Gesù nelle vostre famiglie, nel vostro ambiente, soprattutto a tante anime lontane da lui, spesso per ignoranza, perché nessuno ha mai parlato loro dell’amore del Signore”. Mi sono chiesta in che senso io, laica e mamma di famiglia, posso considerare san Paolo della Croce mio Padre e Fondatore. Leggendo le sue lettere si ha l’imAmici di Gesù Crocifisso intorno a San Paolo della Croce.

pressione di parlare con un persona presente e che ci conosce molto bene, conosce i nostri dubbi, le nostre difficoltà, ci conforta e consiglia saggiamente. Egli ancora oggi, attraverso i suoi scritti, guida tanti suoi figli spirituali verso la santità. Nella mia esperienza personale, come un padre amorevole, mi ha spiegato perché amare Dio e perché amarlo nella sofferenza. Mi ha detto che Dio è amore sempre e che mi vuole come figlia. Mi ha incoraggiata ad accostarmi con confidenza e profonda intimità al Signore e a cercare di entrare nel suo cuore e nel cuore di Maria. Mi ha fatto conoscere che ogni mia debolezza e ogni mia sofferenza è stata già di Gesù e per questo è stata purificata e santificata. Mi ha indicato la necessità di amare Gesù senza limiti, abbandonandomi totalmente alla volontà del Signore nella vita di ogni giorno. Attraverso i suoi scritti ci ha aperto il suo cuore alla fiducia nelle difficoltà del cammino spirituale, ma nello stesso tempo ci consola con parole che ci incoraggiano a continuare a camminare nella via della santità. Anche il suo chiedere preghiere ai figli spirituali ci fa comprendere la necessità e la gioia di farci carico del sostegno spirituale dei nostri fratelli religiosi passionisti. Ringraziamo davvero il Signore per averci donato san Paolo della Croce e per averci chiamati a far parte della Famiglia Passionista”. P. Alberto Pierangioli


Amici di Gesù Crocifisso

Consacrazioni a Giulianova Il 30 di ottobre è stata una giornata particolare per noi Amici di G. C. di Giulianova, con 17 consacrazioni solenni a Gesù Crocifisso. Non è facile l’ansia con cui abbiamo atteso questo giorno, ma anche le paure che ognuno di noi aveva. Ma la conclusione era sempre la stessa: dobbiamo rispondere al Signore che ci chiama a vivere la spiritualità passionista negli Amici di Gesù Crocifisso. All’inizio nessuno si sentiva pronto a fare i primi passi verso la consacrazione. Ma con la guida del nostro padre spirituale, ci siamo sentiti presi per mano e guidati in questo cammino. Per alcuni era la prima consacrazione, per altri il primo rinnovo. Abbiamo vissuto con profonda commozione l’ora di adorazione guidata dal P. Bruno e poi la messa solenne presieduta dal P. Alberto e concelebrata dal nostro parroco, Don Ennio e dal P. Angelo Picelli. C’è stata una grande partecipazione dei nostri familiari, dei parrocchiani e di altri Amici venuti dalle Marche e dalla Fraternità di Fossacesia. Mi ha colpito di più la gioia che si vedeva sul volto di tutti e che si è manifestata poi anche nel momento di fraternità al termine dell’incontro. Spero che il piccolo seme possa portare frutti abbondanti per farci crescere nell’amore di Cristo e dei fratelli. Anna Il 30 ottobre ho fatto la prima consacrazione a Gesù Crocifisso! Con molta trepidazione mi sono seduta accanto ad altre 6 sorelle, tutte molto emozionate; non pensavo di provare tanta gioia. Il rito è stato così bello che tutti ci siamo commossi. Con il cuore in gola ho pregato tanto Gesù e san Paolo della Croce che mi aiutino ad essere fedele a questa Promessa e a proseguire bene in questo cammino. Ivana Il giorno delle consacrazioni è arrivato. Sette Amiche fanno la prima consacrazione e 10 la rinnovano. Inizia così una nuova tappa impegnativa del nostro cammino. Il Crocifisso che ci è stato dato è sempre con noi, si lascia guardare, ci parla di un amore grande fino alla fine. Ora siamo più convinti che se conformeremo la nostra vita a Lui impareremo ad amare il prossimo, anzi l’amore per il prossimo sarà il termometro dell’amore per Cristo. La conformazione al Crocifisso ci otterrà il perdono di Dio e ci aiuterà a perdonare gli altri. Noi laici passionisti abbiamo tracciata davanti a noi una strada luminosa. Dal Crocifisso impareremo che “amare passionista” vuol dire trovare nell’amore come dono di sé il senso della vita. Pio Lo scorso anno, per la prima consacrazione, c’era stato dentro di me un vero combattimento, tra paura e gioia, serenità e pensieri di indegnità, fino al momento dell’eccomi, pronunciato con vera emozione. Questo anno è stato tutto più sereno, ma mi veniva in mente la parola di Gesù: “Chi mette mano all’aratro e poi si volge indietro non è degno di me”. Gesù mi chiama sua amica; non devo fare resistenze a un amore così grande. La celebrazione è stata davvero molto forte. Qualcuno aveva le lacrime agli occhi. Davanti a Gesù esposto, il P. Bruno ci ha portati a un grande raccoglimento con pensieri molto profondi. Le sorelle che hanno fatto la prima consacrazione erano molto emozionate. Un bel gruppo di Amici delle Marche e di Fossacesia sono venuti a condividere la nostra gioia. Santina Dopo aver frequentato per quasi tre anni il gruppo degli Amici di G. C. nella nostra parrocchia dell’Annunziata a Giulianova, il 30 ottobre ho fatto la prima consacrazione a Gesù Crocifisso. Mi è difficile esprimere l’emozione che

ho provato quando ho sentito pronunciare il mio nome e io ho risposto: “Mi hai chiamata, eccomi, Signore”. Quando il P. Alberto mi ha dato il Crocifisso in mano il mio primo pensiero è stato di dire grazie al Signore per avermi chiamata e di pregarlo di aiutarmi a vivere la mia vita amando la sua Passione, come Egli ha amato noi e di sorreggermi, per non ricadere nelle mie debolezze. Sono passate tre settimane: in me continua lo stupore per quella santa giornata. Pina

Amici rinnovano la consacrazione a Gesù Crocifisso: Giulianova: 30 ottobre 2005. Scrivo chiusa in ospedale, dove assisto mio marito che ha dovuto subire una operazione improvvisa per distacco di retina. Ma il mio pensiero è nella nostra parrocchia di Giulianova, dove le mie sorelle di fede si stanno consacrando a Gesù Crocifisso. Sto pregando come se fossi lì. Da mesi mi stavo preparando a rinnovare la mia consacrazione, poi questa prova inattesa. Nonostante tutto, trovo la forza di pregare più intensamente, perché sono sicura che il mio Amore, Gesù Crocifisso, non mi abbandonerà mai, perché essere Amici di Gesù Crocifisso è la cosa più bella che mi sia capitata in tutta la mia vita. Maria Rita Quando ho deciso di fare la prima consacrazione ne ho parlato con la mia famiglia. Avevo un po’ di paura, ma il Signore mi ha dato coraggio di dire a tutti che Gesù è la prima persona da amare. Non so poi descrivere l’emozione provata nel giorno della consacrazione. Pensavo a mio marito, ai miei figli. Ho vissuto l’esperienza con cuore aperto e con tanto amore nel ricevere questo dono dal Signore, per portare amore a tutti, specialmente alla mia famiglia e a quelli che mi stanno più vicini. Questa giornata per me è indimenticabile. La sera, quando tornai a casa, stavano tutti ad aspettarmi: mio marito, i miei figli, i miei generi. Appena sono entrata in casa, ho posto sul tavolo il Crocifisso della consacrazione. Prego tutti i giorni per la mia famiglia, perché piano piano capisca che l’amore del Signore è la cosa più importante della vita. Iva Mentre ci preparavamo alla consacrazione ero tentata di rinunciare, perché non mi sentivo all’altezza. Ma appena è iniziata la Messa, ho sentito su di me come una mano che mi diceva: “Sono qui, non temere, ti aiuterò”. Mi sono rilassata, consapevole di quanto facevo, ma anche consapevole che anche se dovessi mancare in qualche cosa, Gesù continuerebbe ad amarmi e apprezzerebbe lo sforzo di fare la sua volontà. La Promessa di amore mi aiuta molto nei momenti difficili, perché in essa sono racchiusi tutti i miei pensieri. Carolina

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Amici di Gesù Crocifisso

Testimonianze Mamma felice di un passionista Ho ricevuto con grande gioia l’attestato di iscrizione, insieme al giornalino. Sono molto contenta e ringrazio il Signore anche perché mi ha aggregata spiritualmente alla Fraternità di Morrovalle. Anche se non sono mai stata a Morrovalle, a me è molto cara, perché lì ha iniziato il cammino San Gabriele, santo tanto caro a tutta la mia famiglia. Non puoi immaginare la gioia che ho provato nel ricevere la tua lettera, con l’attestato di iscrizione, perché da tanto tempo desideravo fare un cammino di fede e di santità, guidato da un passionista. La prima cosa che ho fatto, quando ho ricevuto la lettera, è stata di telefonare a mio figlio passionista; non riuscivo nemmeno a dirglielo per la commozione e la gioia che provavo. A lui non avevo detto niente di questa mia decisione; ma quando gliel’ho detto, ne è rimasto molto contento e mi ha detto che è un bel movimento. Mio figlio mi ha chiesto se ti avevo detto che avevo un figlio passionista e io gli ho detto di no, perché non volevo parzialità. Lui

Amici consacrati a Gesù Crocifisso: Lido S. Tommaso, 25 settembre 2005.

si è messo a ridere e mi ha fatto gli auguri. Sono contentissima di avere un figlio sacerdote passionista; anche adesso non riesco a ringraziare abbastanza il Signore per questo grande dono; non ci sono parole per descrivere questa gioia. Io ringrazio il Signore tutti i giorni per tutto quello che mi ha donato, lo ringrazio per la fede, perché senza fede non potrei vivere. Ringrazio ogni giorno il Signore non solo per i beni, ma anche per le prove, perché così ci fa capire i nostri sbagli, per poterli evitare. Caro padre, prega per me e per la mia famiglia; ho quattro figli, il primo è il passionista. Anche lontana sono spiritualmente unita a voi il secondo e l’ultimo martedì del mese, all’ora stabilita. Fin da adesso sento di avere in lei un padre spirituale e ne sono molto felice. Nuova Amica

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Vorrei essere ammessa alla Consacrazione Carissimo padre, mi piace immaginarti sempre indaffarato, preso da tante cose, con al centro della tue giornate le persone che il Signore ti mette accanto. Purtroppo non posso partecipare ai vostri incontri, ma io mi sento

parte degli Amici, anche se non è semplice, perché mille tentazioni intorno vorrebbero allontanarmi; ma, grazie a Dio, è più forte la fede che il Signore mi sta donando. Ogni tanto visito il sito degli Amici; sto imparando a chiedere al Signore che sia fatta su di me e della mia famiglia solo la sua volontà, anche quando è difficile per me. Da quando ho iniziato questo cammino mi sono ripromessa di non comprarmi nulla se non veramente necessario e di svuotare il mio armadio del superfluo. Ora sono in ferie. Sempre che tu e naturalmente il Signore lo riteniate giusto per me, vorrei chiederti molto umilmente e con tanta paura di essere ammessa alla consacrazione solenne, anche se il tempo da quando sono iscritta non è molto, e lo è ancora di meno considerando la grande distanza che mi divide dagli incontri, dato che vivo in Sardegna. Se mi sarà possibile, e se è volontà di Dio, se organizzate un incontro particolare potrei “avvicinarmi” per prepararmi meglio. Sia fatta la volontà di Dio e non aver paura di offendermi dicendo che non è possibile. Isabella Bomboi

Voce dalla Sardegna Sono una casalinga, madre di tre splendidi bambini. Dopo avere ascoltato la testimonianza di Andreina, Amica di Gesù Crocifisso, conosciuta casualmente qualche giorno fa, sento il desiderio di aderire a questo splendido movimento, poiché sembra rispondere pienamente a ciò che uno cerca, se vuole. Desidero infatti intraprendere un cammino di santità che mi avvicini sempre più al Cuore di Gesù, per conoscerlo e rispondere al suo amore. Spero di trovare in lei l’aiuto per intraprendere questa strada. Attendo la sua risposta e ulteriori chiarimenti. Pala Giovanna Ho conosciuto mia moglie in un incontro di preghiera Caro padre, una cosa che sono solito sottolineare con chiunque parlo della mia famiglia, è che io e mia moglie ci siamo conosciuti in un incontro serale di preghiera a Morrovalle, tanti anni fa. Il nome di Gabriele che porta nostro figlio non è dunque casuale, come egli stesso ormai ripete agli altri, avendomi sentito più volte fare questo discorso. Quegli incontri avvenivano davanti al Santissimo esposto ogni giovedì alle ore 21,00 e noi, per diversi anni, vi abbiamo partecipato. Non è poi casuale, almeno per me, che Gabriele sia nato il giovedì Santo del 1996. Ma non ho detto mai a nessuno che il conoscere mia moglie coincise con il conoscere anche lei, che consideriamo il nostro Padre spirituale più importante. In tutti questi anni, il nostro cammino spirituale è stato più volte riallacciato alla sua figura, anche se per varie circostanze non è stato lei a portarci all’altare. In questi ultimi mesi, dopo anni di rinnovate distanze, il nostro cammino si è di nuovo riallacciato, e questa volta è tutta la famiglia ad essere partecipe, senza più ostacoli di sorta. Gabriele nel corso di questo anno liturgico si accosterà alla Prima Comunione. Questo accrescerà la nostra preghiera personale e familiare. In questo momento sono ancora nel mio posto di lavoro, in mezzo a tanti “crocifissi”. Sono stanco, ma felice di ricordare alcuni momenti del mio lavoro, che mi fanno sentire utile agli altri. È una pace interiore che auguro a tutti. Fra poco tornerò a casa dove mi aspettano mia moglie e mio figlio; è la gioia di questo incontro alla sera che mi fa pensare che la mia vita è veramente fortunata, e che la lode al mio Signore per tutto questo che mi dà durerà in eterno. Fabio


Amici di Gesù Crocifisso

Incontro dei responsabili a Morrovalle

Laici dell’Umbria consacrati a Gesù Crocifisso: Madonna della Stella: 23 ottobre 2005.

Nel pomeriggio del 4 dicembre si sono incontrati a Morrovalle i Coordinatori e vice delle Fraternità con il Consiglio Esecutivo e alcuni Assistenti per una valutazione dei due incontri mensili delle Fraternità e dei Consigli di Fraternità. Un paio di Fraternità impossibilitate a partecipare hanno inviato una relazione scritta. Le situazioni positive e le difficoltà emerse serviranno a migliorare la vita delle nostre Fraternità.

Programma di Formazione Amici di G. C. 2006 “Seguire Gesù” 1. La sequela: Una chiamata d’amore (Mc 10,21). 2. La sequela: una risposta di amore (Gv 21, 15 ss.). 3. La sequela di Gesù maestro (Gv 8,12). 4. La sequela di Gesù modello: “Imparate da me” (Mt 11,28-29). 5. Maria la prima discepola: la vergine dell’ascolto (Lc 2,19; Gv 2,5). 6. Seguaci di Gesù Risorto: Seguire Gesù oggi (Gv 20, 14-29; 21). 7. Sequela nel matrimonio e famiglia (Ef 5, 21-31). 8. Le difficoltà della Sequela (Mt 10, 16-33). 9. Seguire Gesù missionario (Mc 3,13-15). 10. Riconoscere e seguire Gesù nel prossimo: (Mt 25,31 ss). 11. Sequela passionista: Discepoli di Cristo Croc., con s. Paolo d. Croce. (Mt 16,24-25). 12. La consacrazione a Gesù Crocifisso, culmine della sequela (Gv 17,19).

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Amici di Gesù Crocifisso

IX Convegno N. del Movimento Laicale Passionista 22-24 aprile 2006 Mascalucia (Catania)

Temi:

1. “La cultura della vita incentrata sulla Croce di Gesù Cristo: Quale speranza per l’uomo d’oggi?” (P. Fernando Taccone C.P) 2. “La cultura e la vita del laico, maturate nel carisma passionista” (Piera Iucci) 3. “Il laico passionista, protagonista nella comunità cristiana” (Giovanni Sturniolo) In occasione del convegno la provincia Piet. organizza un viaggio in pullman con partenza da Civitanova Marche, via A/14.

Programma di massima:

20 aprile: partenza da Civitanova ore 5,00 – Arrivo Mascalucia ore 19,00 circa 21 aprile: gita all’Etna Taormina Giardini Naxos, Acireale

22-23-24 aprile fino al pranzo: partecipazione al convegno 22 aprile: dopo cena: tour a Catania - 24 pomeriggio gita a Siracusa 25 aprile: Ritorno a Civitanova nella tarda serata.

Per informazioni:

Piera Iucci Via IV Novembre 44- 62012 Civitanova M. Tel. 0733 814071 Cell. 339 1626796 - e-mail pieraiucci@tele2.it

Calendario Amici 2006 03 ge.1694 05 gennaio 08 gennaio 14 gennaio 18 gennaio 05 febbraio 15 febbraio 18 febbraio 24 febbraio 27 febbraio 28 febbraio 05 marzo

Nascita di s. Paolo d.Croce B. Carlo Houben Ritiro Mensile a Morrovalle Messa e ufficio votivo: Messa e ufficio votivo: Ritiro Mensile a Morrovalle Messa e ufficio votivo: Messa e ufficio votivo: Solennità della Passione S. Gabriele dell’Addolorata Gesù orante nel Getsemani Ritiro Mensile a Morrovalle

sacerdote B. M. V. Addolorata S. Paolo della Croce B. M. V. Addolorata S. Paolo della Croce festa della Famiglia Passionista festa dei giovani passionisti memoria

Auguri vivissimi di Buon Anno Nuovo 2006 con tante benedizioni a tutti gli Amici e famiglie P. Alberto Ricordiamo al Signore i nostri defunti: Ferretti Dosolino di Castellina PI: 13 ottobre 2005 Un grazie sincero a coloro che hanno inviato offerte per le spese di stampa e per la Via Crucis a S. G. Gennaio - Febbraio 2006 - Anno VII n. 1 Autor. Trib. di MC n. 438\99 del 17-12-1999 Sped. Ab. Post. D.353/2003 (L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, Comma 2, DCB Macerata. Tecnostampa - Recanati - C. c. p. 11558624 Dir. Tonino Taccone - Red. P.A. Giuseppe Pierangioli Piazzale S. Gabriele 2 - 62010 Morrovalle Mc T. 0733/221273 - C. 349.8057073 - Fax 0733/222394 E-mail albertopier@tiscalinet.it http://www.passionisti.org/mlp/amici


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