A mici di Gesù Crocifisso La sequela di Gesù modello: Imparate da me Aprile 2006
Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso”
Maggio - Giugno 2006 Anno VII n°3
Sommario - Pierangioli: La Sequela di Gesù - Cingolani: Eucaristia Passionista - Giorgini: Il dono della maternità - Valori: Ven. Egidio Malacarne - Buioni: Gesù e il mistero pasquale - Gheddo: È bello essere figli di genitori santi - Di Feliciantonio: Nasce una nuova Fraternità - Pasquali: Il convegno di Verona - Testimonianze - Amici News
Amici di Gesù Crocifisso
La sequela di Maria: Prima Discepola Maggio 2006
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ella raccolta di messe in onore di Maria Vergine, c’è una messa con un titolo suggestivo: “Santa Maria discepola del Signore”. Maria è la madre di Gesù e, come tale, è stata la sua prima maestra. È lei che gli ha insegnato a parlare, a camminare, a mangiare, a pregare e tutte le prime cose necessarie per vivere, come fa ogni mamma col suo neonato. Maria però capì presto che doveva essere anche discepola del suo Figlio. Si è trovata subito di fronte a misteri profondi, per cui anche lei sentiva il bisogno di imparare dalle parole del Figlio e dagli avvenimenti che avvenivano intorno a lui. Primo dovere del discepolo è ascoltare il maestro. Maria diventa la prima discepola del Figlio, “Parola” di Dio, perché è la Vergine dell’ascolto. In questo anno in cui approfondiamo la sequela di Gesù, approfittiamo del mese dedicato a Maria, per contemplare Maria come la prima discepola del Signore, per imparare da Lei ad ascoltare e seguire Gesù.
Maria e la Parola
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I Vangeli parlano poco di Maria; ma quando ne parlano, fanno spesso riferimento al suo rapporto con la Parola di Dio, come nel vangelo di Luca. Nell’Annunciazione, è l’angelo che parla a Maria, in nome di Dio. Maria si turba per la grandiosità dell’annuncio, ma si affida subito totalmente alla parola di Dio: “Eccomi, sono la serva del Signore, si compia in me la tua parola” (Lc 1,38). Di fronte agli avvenimenti particolari e straordinari dell’infanzia di Gesù, “Maria serbava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore” (Lc 2, 19). Quando Gesù rimane a Gerusalemme, all’insaputa dei genitori, Maria chiede spiegazione al Figlio: “Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo”. Ed egli rispose: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio? ”. Ma essi non compresero le sue parole… Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore” (Lc 2, 48-51). Maria ascolta la Parola di Dio, la conserva nel cuore, la medita per capirla, quando non è facile capirla. Vive la Parola, lasciandosi guidare da essa. L’enciclica di Giovanni Paolo II, «Redemptoris Mater», presenta Maria come disce-
pola di Cristo, perché sempre protesa all’ascolto della Parola di Dio, che accoglie e medita continuamente nel suo cuore (RM n. 20 e 41). Il papa commenta in particolare l’episodio del vangelo dove una donna, incantata dal modo di parlare di Gesù, esclama: «Beata colei che ti è stata madre!» alla quale Gesù risponde: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica». Il papa indica in Maria “come la prima tra coloro che ascoltano la parola e la mettono in pratica”. Gesù stesso proclama, in modo discreto ma solenne, sua madre «beata» perché ha ascoltato e accolto la parola di Dio. È la conferma delle parole di Elisabetta: «Beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore» (Lc 1,45). Anche quando i discepoli avvertono Gesù che è venuta sua madre a trovarlo e non riesce ad avvicinarlo per la folla, Gesù dice: “Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica” (Lc 8,21) . Commentano i santi: Maria è doppiamente Madre di Gesù, perché gli ha dato la vita e perché ascolta e vive la sua parola. La Vergine dell’ascolto è davvero la prima discepola di Cristo, colei che ha sempre accolto la sua parola e lo ha seguito fino al Calvario. Dice s. Agostino : “Vale di più per Maria essere stata discepola di Cristo, anziché Madre di Cristo”.
Noi e la Parola Il nostro Dio è un Padre che parla continuamente ai suoi figli, per mezzo della S. Scrittura, per mezzo della Chiesa, con gli avvenimenti della vita, nell’intimo dei cuori e ripete: “Ascolta Israele”. Il Maestro divino ci riconosce per discepoli se ascoltiamo la sua Parola. Il Padre stesso ci dice: “Questi è il mio Figlio prediletto, ascoltatelo” (Mt 17,5). Anche Maria ci ripete continuamente: «Fate tutto quello che vi dirà» (Gv 2,5). Se vogliamo essere anche noi veri discepoli di Cristo, dobbiamo guardare a Maria e imparare da lei a fare della nostra vita un continuo “Eccomi”, di fronte a ogni parola del Signore. Viviamo in un mondo pieno di parole assordanti e vuote, dove domina l’unica maestra la dea TV.Nella vita personale e nella vita di famiglia troviamo il posto e il tempo per la Parola di Dio. P. Alberto Pierangioli
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La sequela di Gesù risorto: Seguire Gesù oggi Giugno 2006
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he significa oggi essere cristiano? Che cosa LA NOSTRA SEQUELA comporta vivere la fede oggi, seguire Cristo, Noi del terzo millennio viviamo in una situazioin una società tornata non solo in gran parte ne molto diversa da quella degli apostoli e anche pagana, ma addirittura atea? Come è possibile oggi dei primi cristiani. La nostra sequela va vissuta altestimoniare la propria fede? Paolo VI diceva che il la luce della parola di Gesù, della nostra situaziomondo oggi ha più bisogno di testimoni che di maene concreta oggi e della vocazione personale di stri. Diamo uno sguardo alla storia della sequela di ciascuno. Cristo. Essa esprime il rapporto dei discepoli con Avere avuto la fede fin dalla nascita è stato un dono Gesù in due situazioni molto diverse: La “Sequela del Signore, la sua chiamata alla sequela. Vivere da prepasquale”, era la sequela di Gesù storico, mencristiani è la nostra risposta alla chiamata di Gesù, è tre viveva e operava su questa terra; la “Sequela pola caratteristica che vogliamo dare alla nostra vita, stpasquale”: è seguire oggi Gesù della fede, Gesù esprime il rapporto speciale e unico tra Gesù Cristo risorto e asceso al cielo. e noi che crediamo in Lui, siamo uniti a lui, accettiamo i suoi insegnamenti e vogliamo impegnarci per LA SEQUELA PREPASQUALE I discepoli di Gesù vivente sulla terra formavano tre gruppi, con un coinvolgimento diverso con Lui. Il primo gruppo è costituito dagli Apostoli, che lasciano tutto, per vivere con Gesù e seguirlo in tutto. Il secondo è formato dai 70 discepoli, chiamati a collaborare soprattutto nella predicazione apostolica. Il terzo gruppo è formato dai fedeli che credono in lui e ne accettano gli insegnamenti. Il significato della sequela è chiarito dalle condizioni che Gesù pone a chi vuole seguirlo e che si possono riassumere nella comunanza di destino tra Gesù e il suo discepolo, che deve ascoltare il Maestro e seguirFamiglie di Morrovalle riunite intorno a Gesù Crocifisso lo fino al Calvario portando la propria croce. Chi segue Gesù deve essere una creatura l’avvento del suo Regno. Viviamo in un tempo detto nuova, dare un indirizzo nuovo alla propria vita, “postcristiano”; dobbiamo sentire la chiamata di secondo l’esempio e gli insegnamenti di Gesù. Gesù alla sequela come fu per i primi cristiani, viventi in un mondo pagano. È importante capire e acLA SEQUELA POSTPASQUALE cettare la propria chiamata, prenderla sul serio, viLa morte di Gesù scioglie il legame sensibile che verla generosamente fino in fondo. Se la sequela è unisce i discepoli al Maestro. A1 posto del Cristo una chiamata di fede, una chiamata di amore, attenstorico e visibile si fa strada il Cristo conosciuto e de da noi una risposta di amore. Siamo consapevoli accolto nella fede, come dono del suo Spirito. che viviamo in un mondo ostile a Cristo e a tutto ciò L’invito alla sequela si estende a tutti gli uomini: che gli appartiene e che cerca in tutti i modi di straptutti i credenti in Lui diventano discepoli; le conparci da lui. Tutti gli insegnamenti del Signore sono dizioni di vita richieste all’inizio a chi voleva sederisi e combattuti. Oggi non si può essere cristiani guire Gesù, diventano regola di vita cristiana per mediocri o indifferenti. La sequela deve essere semtutti. Dopo l’ascensione di Gesù al cielo, i suoi dipre totale, ma secondo la propria vocazione. Cristo scepoli, nonostante la separazione fisica da Lui, ha chiamato i laici come cristiani impegnati nella visono consapevoli di appartenere sempre a Lui e di ta di famiglia e nella società. Ognuno deve realizzare costituire la sua comunità, il nuovo popolo eletto. la sua sequela in queste realtà, deve seguire Cristo Le parole, le azioni, la persona e l’opera redentrida marito, da moglie, da vedovo/a, da padre, da mace di Gesù sono interpretate da una comunità che dre, da figlio, da lavoratore, da datore di lavoro, da si sente guidata dallo Spirito di Gesù. Il Cristo pensionato, da giovane, da anziano. Se la nostra ridella fede prende il posto del Cristo storico nel sposta è una risposta convinta, una risposta di amocuore dei fedeli, che mettono sempre più l’accenre, nessuna forza al mondo, nessuna tentazione potrà to sulla “imitazione di Cristo”. Il vero cristiano mai separarci dall’amore di Cristo. segue il Signore, facendo sue le sofferenze e la P. Alberto Pierangioli morte di Cristo, anche fino al martirio.
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Amici di Gesù Crocifisso EUCARISTIA PASSIONISTA Maggio - Giugno 2006
LA DIMENSIONE MARIANA DELL’EUCARISTIA
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a prima novità del nostro tempo sull’Eucaristia è l’attenzione sull’assemblea celebrante. Ho cercato di spiegarlo nell’articolo precedente. L’altra novità è la dimensione mariana. Cercherò di dimostrarlo in questa puntata, che nutrirà la nostra riflessione anche per il mese di maggio. Nell’enciclica Ecclesia de Eucaristia, Giovanni Paolo II ha intitolato l’ultimo capitolo: “Alla scuola di Maria, donna eucaristica”. È un nuovo titolo mariano da comprendere bene. Deriva dal rapporto di Maria con Cristo che è suo Figlio e con la chiesa che è costruita dall’Eucaristia. “Se chiesa e Eucaristia sono un binomio inscindibile, altrettanto occorre dire del binomio Maria e Eucaristia”, EdE 57. 1. Donna Eucaristica per il suo rapporto con il corpo di Gesù La maternità divina di Maria riguarda il corpo di Gesù in tutte le accezioni in cui la fede ce lo presenta: corpo concepito, partorito, allevato, adulto, sofferente, morto, risorto, asceso al cielo, eucaristico e mistico. Vi sono differenze essenziali tra le diverse condizioni di quel corpo, ma la relazione con la Madre non può essere cancellata. Nella sua maternità, Maria è l’unica radice di quel corpo. Che nell’Eucaristia il corpo di Gesù sia in condizione diversa da come concepito e generato da Maria, non elimina il rapporto profondo che lega la Madre al Figlio. Colui che in lei “si fece carne”, Gv 1,14, disse: “La mia carne è veramente cibo”, Gv 6,55. Cioè si fece Eucaristia. 2. Donna Eucaristica per la sua fede e adorazione della Presenza divina La presenza reale di Dio nel mondo inizia con l’Incarnazione. Fu presenza reale e fisica, mentre la presenza eucaristica è reale sacramentale. Maria è la prima credente e la prima adorante. Nella sua fede, ella è chiesa prima ancora che la chiesa sia fondata, ed è Donna Eucaristica prima che l’Eucaristia sia istituita. L’adorazione del Dio presente non è iniziata nella Messa o davanti al tabernacolo, ma nell’adorazione di Maria dinanzi al Verbo incarnato. Nei nove mesi della gestazione ella è il “Tabernacolo vivente”. A Betlemme è la prima a prostrarsi in adorazione, insieme allo sposo Giuseppe. Nei trent’anni della vita nascosta ella è la Madre adorante. Chi può sondare la sua esperienza spirituale e il suo crescere nella fede e nell’adorazione? 3. Donna Eucaristica per la sua unione al sacerdozio e al sacrificio di Gesù Dalla concezione al Calvario, Madre e Figlio sono uniti nell’offerta di sé per l’attuazione del disegno del Padre. “Ecco la serva del Signore, sia fatto di me quello che hai detto”, dice la Madre nell’annunciazione, Lc
1,38. “Ecco io vengo o Dio per fare la tua volontà”, dice il Figlio appena incarnato, Eb 10,5-7. È l’atteggiamento sacerdotale e sacrificale che rende Madre e Figlio persone eucaristiche. Con gesto sacerdotale la Madre offre il Figlio all’adorazione dei pastori e dei magi, e lo presenta al sommo sacerdote nel tempio. A Cana presenta il Figlio come il Messia atteso. Sotto la croce lo offre al Padre per la salvezza del mondo. Nella Pentecoste, offre il Figlio risorto alla chiesa nello Spirito Santo. Anche il suo ruolo materno attuale ha impronta sacerdotale. Ella presenta il Figlio alla chiesa e a ogni credente, e offre ciascuno di noi al Figlio perché siamo uniti a lui, e con lui al Padre nello Spirito. Come regina celeste, alla fine dei tempi presenterà e offrirà la comunità dei salvati al Figlio e alla Trinità. La dottrina cattolica insegna che il sacerdozio di Gesù è partecipato ai cristiani come sacerdozio comune e sacerdozio ordinato, diversi di grado e di essenza. Il sacerdozio di Maria non è collocabile in queste categorie, ma è reale. Deve esistere un sacerdozio mariano, ancora da studiare. Come la chiesa è mariana prima di essere istituzionale, come Maria è Donna Eucaristica prima che l’Eucaristia fosse istituita, così Maria è sacerdote prima che il Figlio istituisse i gradi di partecipazione al suo sacerdozio. In fondo ella è l’unica che può dire per diritto materno: Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue. L’attitudine sacrificale di Maria è tutt’uno con la sua funzione sacerdotale. Ella offre il Figlio al Padre e se stessa col Figlio. Nella sua unione al Crocifisso, Maria è il prototipo e l’ispirazione della spiritualità passionista. È la prima cristiana il cui vivere era Cristo, cf. Fil 1,21, o che non era lei a vivere ma Cristo viveva in lei, cf. Gal 2,20. L’ultima conferma viene dalla presenza di Maria ai piedi della croce e dalle parole di Gesù morente. “Donna, ecco tuo figlio. Figlio, ecco tua madre”, Gv 19,25-27. La Madre ha generato il Verbo che nasce. Ora genera il Verbo che muore, e nella morte si annette molti fratelli. Perciò ella è Madre di tutti costoro, in virtù della sua unione a quella morte rigeneratrice. Madre di quanti sono rigenerati nel Figlio da lei generato. Con questa parola Gesù morente completa l’ubbidienza al mandato del Padre. Oltre ad averla scelta come Madre del Figlio, il Padre l’aveva scelta anche come Madre dei redenti (figli nel Figlio). La maternità di Maria nell’ordine della grazia è articolazione essenziale del mistero salvifico. Maria è Madre del Verbo incarnato, dell’Eucaristia, della chiesa e di tutti noi per volere del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. 4.Donna Eucaristica per la sua intima comunione con Gesù L’unione sacerdotale e sacrificale con il Figlio diventa
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comunione totale di vita nell’esperienza di fede della Madre. Comunione silenziosa con il Figlio in gestazione nel suo seno, che nasce e cresce e si sviluppa nell’oscurità del mistero. Comunione con lui negli eventi che accadono, ordinari o inaspettati: i pastori che accorrono, i magi che arrivano, la fuga a cui bisogna affrettarsi, i problemi dello sposo Giuseppe, lo smarrimento nel tempio a dodici anni. Anche quando non comprende, Lc 2,50, la sua comunione col Figlio non viene meno. Comunione alle parole di Gesù, specialmente nel ministero pubblico. La Madre diventa discepola, è la prima seguace del Figlio, accoglie la parola e la mette in pratica. Comunione nella kenosi della divinità a Betlemme, a Nazareth, nella vita pubblica, soprattutto nella passione e morte. Comunione specialmente ai piedi della croce dove ogni gemito, movimento e parola del Figlio si riverberano nel suo essere di Madre. La Madre comunica alla morte del Figlio fino alla propria morte mistica con lui. Quel Figlio infatti era tutta la sua vita. 5. Donna Eucaristica per il suo rapporto con l’Eucaristia istituita da Gesù “L’orientamento eucaristico di Maria deriva da un atteggiamento interno che segna tutta la sua vita, più che dalla partecipazione attiva al momento dell’istituzione del sacramento”, EdE 53. In questo senso noi stiamo ragionando. Tuttavia il vangelo di Luca ci assicura che al seguito di Gesù vi era anche un gruppo di discepole, Lc 8,2-3, di cui faceva parte anche la Madre. Queste donne dovevano anch’esse mangiare la cena pasquale. Non era vietato consumare quel pasto insieme agli uomini. Le donne addobbavano la stanza e preparavano i cibi, anche se Gesù invia due discepoli per prenotare il locale. Una consuetudine ebraica praticata anche oggi riserva alla madre di famiglia l’accensione delle luci nella sala da pranzo quando cala il giorno. Se Maria e le altre donne non erano nel cenacolo, potevano essere nei paraggi, come in una sala accanto. Ciò che la scrittura non dice, non vuol dire che lo escluda. Se Maria non avesse ricevuto l’Eucaristia nell’Ultima Cena, l’ha certamente ricevuta nelle prime celebrazioni eucaristiche della comunità presiedute dagli apostoli. Il suo Fiat all’Incarnazione diventò il suo Amen all’Eucaristia, lo stesso che tutti siamo invitati ad imitare. 6. Donna Eucaristica per il suo rapporto con l’Eucaristia oggi celebrata dalla chiesa Il Catechismo dice che “la preghiera della chiesa è sostenuta dalla preghiera di Maria”, 2679, e che “la chiesa ama pregare in comunione con la Vergine Maria”, 2628. Giovanni Paolo II aggiunge che “Maria è presente con la chiesa e come Madre della chiesa in ciascuna delle nostre celebrazioni eucaristiche”, EdE 57. PRIMO, perché nell’Eucaristia Gesù è presente in tutto il contenuto del Mistero Pasquale. Siccome il dono della Madre è parte integrante di tale mistero, nell’Eucaristia noi riceviamo anche il dono di Maria come Madre, EdE 57. SECONDO, in virtù del suo posto nella comunione dei santi. Le preghiere eucaristiche la nominano per
prima tra i beati. Ma la Vergine Maria è l’unica a essere integrata nel Cristo risorto anche con il proprio corpo risorto. Nessun altro ha ancora ottenuto questa pienezza di gloria. In Cristo e con Cristo, anche sua Madre è ora “spirito vivificante”, 1Cor 15,45. Da questa impostazione dottrinale sorgono alcune domande. È Maria in qualche modo inclusa nel dono di sé che Cristo ci offre nell’Eucaristia? Nel dono del Figlio, che Maria ci presenta, è incluso in qualche modo anche il dono di se stessa? Nel ricevere il Signore Gesù nell’Eucaristia, riceviamo in qualche modo Maria, data la sua ormai totale assimilazione al Figlio risorto? TERZO, perché Maria è nostra madre nell’ordine della grazia. Le conseguenze di questa verità devono essere ancora approfondite. La Madre genera la vita, che in questo caso è la grazia. La grazia è il Figlio - incarnato, morto, risorto, presente nell’Eucaristia. Ella è la Madre del nato, morto, risorto e presente nell’Eucaristia. Qual è il ruolo materno e generante di Maria quando la grazia dell’Eucaristia si compie sull’altare e ci raggiunge nella comunione? Bisogna percepire la Madre tra gli operatori del mistero che ripresenta il sacrificio del suo Figlio? Nella consacrazione opera lo Spirito Santo, protagonista invisibile della transustanziazione come lo fu dell’incarnazione, del fuoco d’amore che consumò Gesù sul Calvario e della risurrezione. È legittimo configurare Maria congiunta allo Spirito Santo, che si servirebbe di lei per realizzare l’Eucaristia, come se ne servì per operare l’incarnazione, come in lei instaurò la maternità universale sul Calvario, e come se ne serve nella storia per realizzare la santificazione dei redenti dal Figlio? È forse doveroso dire che l’Eucaristia è, come l’incarnazione, un dono del Padre per mezzo della Madre, nella potenza dello Spirito Santo? La maternità di Maria nell’ordine della grazia riguarda non solo l’Eucaristia ma tutti i sacramenti e la vita di grazia in generale. Non è lei che ci genera alla grazia del battesimo? Una bellissima icona orientale rappresenta Maria come fonte battesimale. Non è lei che ci accompagna agli altri sacramenti e ci trasmette il dono personale dello Spirito Santo nella cresima, la grazia del perdono nella confessione, l’amore del Figlio che investe l’amore di una coppia nel matrimonio, la capacità di agire nel CristoCapo nel sacerdozio? Non è lei che stimola la nostra crescita nell’esperienza della fede, speranza e carità, guida la nostra preghiera, ispira le nostre azioni e i nostri rapporti perché viviamo la vita nuova nel Figlio? Sono domande piene di fascino. Anche ove le risposte siano positive, il “come” sfugge alla nostra comprensione. Per ora o forse per sempre, perché Maria, Donna Eucaristica, fa parte del “mistero della fede” che è l’Eucaristia. Gabriele Cingolani cp
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Spiritualità Passionista
LA MATERNITÀ: VIA DI SANTITÀ CRISTIANA Il dono della maternità
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aolo incoraggiò molte madri a vivere nella pazienza e nell’amore di Cristo la gioia e il sacrificio della maternità fisica e della maternità spirituale nel generare ed educare i figli. L’avere figli è stato sempre stimato un dono di Dio, molto più lo si riteneva così nel tempo di Paolo. La mortalità infantile molto alta e la cultura agricola ed artigiana bisognosa di molte braccia per il lavoro, richiedevano di avere molti figli per sperare di vederne giungere alcuni all’età adulta. Paolo incoraggiava le mamme a fidarsi dell’aiuto di Dio che si serviva di loro per trasmettere la vita. Scriveva: “Ringrazi Dio della grazia e dell’onore che le fa col renderla feconda di molti figli; questa è grazia grande assai, assai, e per questo mezzo lei resterà ricca di grazie sopragrandi soffrendo con grande pazienza e rassegnazione gli incomodi e patimenti della gestazione” (L. ai Laici n. 883). Qualche mamma chiedeva a Paolo preghiere per
ni e Paolo spesso è richiesto di consigli e preghiere. Ad una mamma scrive: “Prego Dio misericordioso di consolarla in tanti travagli. Non lasci però di porli tutti nelle Piaghe Ss.me di Gesù che diventeranno dolci; come pure ponga sotto il manto di Maria Ss.ma Addolorata i figli e preghi Maria Ss.ma ad ammollire il loro cuore con le sue lagrime” (L. ai Laici n. 838). Incoraggia una vedova a vivere in unione alla passione di Gesù il dolore della separazione dal defunto marito e la preoccupazione per le figlie non ancora sistemate: “Alle figlie vi pensa Gesù Cristo. Lei creda che saranno provviste bene; ponga tutta la sua fiducia nel Salvatore divino e non lasci di fare la sua parte, massime con la santa educazione, come ha fatto sinora. Le animi a fare l’orazione e non lascino mai il lavoro; e tenga per certo che saranno ben sistemate” (L. ai Laici n. 186). Ad altra mamma ricorda di avere “gran cura della casa, e massime della figlia, con certa speranza, che Dio la provvederà in tutti i suoi bisogni; porti la sua croce volentieri, e per essere più forte nel portarla, non lasci mai la meditazione della Ss.ma Passione di Gesù Cristo, con la devota frequenza dei Ss.mi Sacramenti”(L. ai Laici n. 833).
A lei tocca insegnare ai figli
Mamma Sonia felice con Greta, quarto dono di Dio.
ottenere da Dio il dono dei figli. Paolo assicura la sua preghiera ma chiede l’impegno di una vita santa: “Io non mancherò di supplicarne il Signore, perché si degni di esaudirla, qualora ciò sia di maggior sua gloria e per vantaggio spirituale dell’anima sua. Si aiuti anche lei a pregare Dio e si disponga sempre a ricevere questa grazia col vivere santamente nello stato nel quale Iddio l’ha posta e stia sicura che il Signore farà ciò che è più espediente” (L. ai Laici n. 685).
Le preoccupazioni della maternità
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Incoraggiava le mamme nelle preoccupazioni per il parto imminente che in quel tempo era spesso pericoloso: “Io spero che il Signore la conserverà e la libererà di ogni pericolo nella sua gravidanza, per portare alla luce del santo Battesimo la creatura, che deve offrire a Dio sin d’ora” (L. ai Laici n. 883). L’educazione comportava altre preoccupazio-
A Paolo tornava spesso in mente l’educazione ricevuta dalla mamma e senza citarla la raccomandava alle mamme: “A Lei tocca insegnare ai figli e figlie l’orazione, la dottrina cristiana, secondo la loro età, far loro baciare spesso le Piaghe Ss.me di Gesù, raccontare la sua Ss.ma Passione e le vite dei Santi ed istillare loro una grande devozione a Maria; così facendo, li alleverà santi”(L. ai Laici n. 883). Compiere questa opera di catechesi è un atto di vera maternità spirituale educativa, ma oggi è più difficile che al tempo di san Paolo della Croce. Tuttavia la Chiesa ripete anche oggi che “i coniugi hanno la propria vocazione, per essere l’uno all’altro e ai figli testimoni della fede e dell’amore di Cristo”(LG 35). Essi “vanno considerati come i primi e i principali educatori della prole. Tocca ai genitori creare in seno alla famiglia quell’atmosfera vivificata dall’amore e dalla pietà verso Dio verso gli uomini, che favorisce l’educazione completa dei figli in senso personale e sociale” (GE 3). Questa capacità deriva ai genitori dalla forza divina del sacramento del Battesimo e del Matrimonio. La condizione perché questa forza divina influisca nell’agire delle mamme e dei papà di oggi è la stessa che ricordava Paolo: non tralasciare di meditare ogni giorno la vita e la passione di Gesù e ricordare continuamente l’amore di Gesù per vivere la propria vocazione con paziente carità e coraggio. P. Fabiano Giorgini, cp
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Ven. Egidio Malacarne: il sorriso di Dio
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everino Malacarne nasce a Gualdo di Portomaggiore (FE), l’11 aprile 1877 da Valentino ed Erminia Borsari. A tre anni rimane orfano della mamma. Il padre si risposa, ma Severino sarà bene amato dalla nuova madre. Il cognome non ci tragga in inganno poiché la carne è buona. È un bambino studioso, aperto ed educato; aiuta il papà nella bottega di falegname e passa molto tempo in chiesa. A dieci anni manifesta il desiderio di diventare sacerdote; i genitori ne sono contenti e a tredici anni, nel 1890 entra in seminario. Si fa notare subito per le sue qualità, tanto che il direttore spirituale, monsignor Adamo Borghini, confida ad un seminarista: “È opportuno raccogliere quanto fa e dice Severino. Penso che un giorno se ne dovrà parlare”. È sempre gioviale e sereno, capace di vedere sempre il lato positivo delle situazioni e delle persone. Al primo anno di teologia decide di entrare nei Passionisti. Risponde così al padre che rimane perplesso a questa notizia : “La Madonna mi ha suggerito di farmi passionista”. A chi lo mette in guardia sulla vita austera del convento risponde: “Alla salute penserà la Madonna” . PASSIONISTA È lo stesso monsignor Borghini ad accompagnarlo nel luglio 1896 dai Passionisti di Casale di Rimini, raccomandandolo così al superiore padre Norberto Cassinelli: “Vi dono il miglior seminarista che abbiamo nel seminario di Ferrara”. Appena entrato tra i Passionisti, guarisce subito dal mal di stomaco che lo affliggeva da tempo e da una piaga ad una gamba fino ad allora resistente ad ogni cura. Viene mandato al noviziato di S. Eutizio (VT) e il primo settembre 1897, a venti anni, emette la professione, prendendo il nome di Egidio. Da novizio, a diciannove anni, ottiene dal maestro il permesso di chiedere alla Madonna di poter morire per la festa dell’Assunta. Il maestro scherza, ma lui no; scrive alla Madonna implorando la grazia. Comincia a deperire, il maestro si accorge in tempo ed intima al novizio di scrivere un’altra lettera per implorare la guarigione. Obbedisce e scrive così: “Madre mia santissima e dolcissima, voi vedete che la mia salute è alterata; desidererei di morire per venirvi a vedere e per non essere ancora in pericolo di disgustare il mio Dio; ma come debbo fare? La voce stessa di Dio espressami per mezzo del superiore è che non mi ammali: io quindi con tutta la fiducia vi chiedo la sanità...”. E questa arriva. Termina gli studi a Roma dove viene ordinato sacerdote il dieci dicembre 1899. Mente eletta ed agile, insegna lettere, filosofia, sacra scrittura, teologia e si dedica alla predicazione. Ricopre gli
incarichi di direttore degli studenti, superiore e consigliere provinciale. Nella prima guerra mondiale viene chiamato alle armi a Bologna nella compagnia di sanità, dove svolge l’ufficio di infermiere e di portalettere. SANTO AMICO DEI SANTI P. Egidio viene ricordato come postulatore delle cause dei santi, incarico che ricopre per oltre trent’anni, dal 1921 al 1952. Lo chiamano anche “il santo amico dei santi”; in questo impegno è diligente, preciso e competente. Mai di parte, è solo attento alla verità dei fatti. A lui si deve la canonizzazione di S. Vincenzo Strambi e di S. Gemma Galgani. Il suo lavoro è per lui uno stimolo ad imitare le virtù dei santi che difende. Il cardinale Raffaello Rossi dice ai Passionisti: “Fortunati voi che avete padre Egidio che è più santo di tutti i santi che propone per la canonizzazione”. Lo stesso papa Pio XI chiede: “Ma quando morirà il padre Egidio chi presenterà la causa della sua canonizzazione?”. E veramente un santo. In seminario lo chiamavano “ambulanza” per la sua attenzione ai malati e a chiunque avesse bisogno di aiuto. È sempre sorridente, gioviale e caritatevole con tutti. La messa per lui è il centro della sua vita. Già vivo opera miracoli. Sul treno per Civitavecchia una mamma riporta a morire a casa un figlioletto dato per spacciato dai medici e lui lo guarisce. Nel con-
Amici di G. C. in Sud Africa, con Don Ubaldo.
vento di Casale con la preghiera ed acqua benedetta libera la chiesa infestata dai serpenti. La stessa cosa fa con le formiche che hanno invaso camere, cucina e sala da pranzo della casa generalizia a Roma. In convento è stimato e ben voluto da tutti. Il 13 luglio 1951 mentre celebra la messa è colto da ictus, resta paralizzato in carrozzella. Poco prima di lui muore un confratello. Egidio si fa portare da lui e comincia a chiamarlo insistentemente finché il defunto non apre gli occhi. Al che lui gli dice: “Padre Serafino, mi saluti la Madonna”. E l’altro risponde: “Si” e richiude gli occhi per sempre. Padre Egidio muore il 29 novembre 1953. Dal 1967 riposa nella chiesa dei passionisti di Cesta FE. È stato dichiarato venerabile da Giovanni Paolo II il 26 marzo 1999. Francesco Valori
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II. GESÙ E IL MISTERO PASQUALE I. La previsione della morte A) La morte di Gesù come martirio. B) Il mistero teologico della morte di Gesù.
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Premessa L’antropologo francese Ariès in La storia della morte in Occidente rileva che nel mondo occidentale europeo c’è stata una profonda mutazione di sensibilità rispetto alla morte. Da un tempo in cui la morte aveva un onore negli ambienti sociali, per cui era circondata di rispetto e di importanza umana e religiosa, da una concezione della morte come valore umano e cristiano, ad un tempo, il nostro, in cui c’è una banalizzazione della morte, percepita come fatto meramente biologico, decesso senza più spessore umano, per cui l’uomo di fatto tende sempre più a morire in maniera meno umana. Dinanzi a questo fenomeno della decadenza del senso umano e cristiano della morte, l’uomo perde il senso della sua umanità. Questa banalizzazione porta ad una visione desacralizzata della morte: si perde il senso umano e sacro della morte come momento importante della vita religiosa dell’uomo. In Europa, dove c’è stato il processo tecnologico secolare, la morte viene cancellata dal tessuto sociale, è considerata solo come fatto anagrafico e non fa neanche più tanta notizia. Questo fatto pone grossi interrogativi a livello umano e cristiano: se l’uomo non prende coscienza dell’importanza della morte non è neanche in grado di comprendere la vita. E l’uomo che perde il senso della morte rimane come un adolescente, non è in grado di prendere sul serio la vita. Questa è un’introduzione che ci mostra come Gesù si è comportato di fronte alla morte. In generale possiamo dire che i vangeli ci presentano la realtà della morte nell’esistenza di Gesù come una realtà che attraversa l’esistenza di Gesù. Tutta la vita di Gesù è legata al pensiero della morte, della sua particolare morte, che è una morte cruenta, violenta di croce. Gli evangelisti lo mostrano già nell’infanzia: “segno di contraddizione... anche a te una spada trafiggerà l’anima” (Lc.2,34-35). Ci sono anche altri momenti della vita di Gesù che si svolge al cospetto di questa realtà futura della morte. I dati del vangelo ci dicono che non solo Gesù ha guardato in faccia alla morte, ma l’ha vista ben chiara come un momento importante e s’è mosso liberamente, non passivamente, verso la morte in croce. Sulla previsione della morte il vangelo ci presenta due prospettive: A) la prima considera la morte come martirio, come momento supremo della sua missione profetica. Si mette l’accento sul fatto che la morte di Gesù è provocata dalla malvagità umana: “morto per i nostri peccati”. B) La seconda prospettiva evidenzia il mistero teologico di questa morte in cui è nascosto il disegno del Padre.
A) La morte di Gesù come martirio Vediamo ora questa prospettiva più in dettaglio. Distinguo i dati evangelici in tre punti: 1) I dati che non si riferiscono a cenni espliciti, ma prima di tutto a questa previsione della morte, e della morte violenta, legata alla stessa pericolosità della missione di Gesù: già questa lo esponeva ad un certo odio. L’atteggiamento di Gesù verso la tradizione alakika, orale, lo esponeva all’odio di chi non accettava giudizi di revisione, come nella cacciata dei venditori dal tempio. Non va esclusa la sua auto-
Amici di Fossacesia nel giorno di ritiro e consacrazioni: 12 marzo 2006.
identificazione divina: “Prima che Abramo fosse Io sono”. Tutta la predicazione di Gesù era sotto il segno di contraddizione, ed una missione di questo tipo era estremamente pericolosa. Nei dati del vangelo si legge che Gesù lega la sua missione profetica a quella del Battista. Quando il Battista è ucciso, Gesù inizia il suo viaggio a Gerusalemme, per il suo martirio. Tutta la storia dei profeti è legata al martirio: “non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme” (Lc.13,3334), e qui Gesù parla di sé nel quadro della storia dei profeti. Gesù non poteva non prevedere il destino di sofferenza e di uccisione cui era legato: il martirio era il suggello, quasi il carisma della vita del profeta. Questa previsione è legata ad una semplice lettura degli avvenimenti che accadevano. 2) Ci sono alcuni detti velati del vangelo che esprimono questa apprensione: in Mc.2,17-21 proprio all’inizio della vita pubblica Gesù fa capire velatamente che lo sposo sarà tolto. C’è un’allusione implicita ma abbastanza chiara ad una morte violenta. Anche in Mt. 21,33-45 c’è un accenno velato ma molto chiaro. 3) I testi maggiori sono legati agli annunci della passione. Partiamo da quello fondamentale: in Mc. 8,31 Gesù dice “Bisogna che il Figlio dell’uomo soffra molto, e sia riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare”; è quasi una summa degli episodi della passione. Il secondo testo Mc. 9,31 è più conciso, e qualcuno traduce “viene consegnato”, sottolineando la maggiore attualità del
Amici di Gesù Crocifisso
“viene”. Scarto tutti i problemi di questa critica, però non si può scalzare il fondamento storico di questo annuncio profetico. L’annuncio della passione è prepasquale. Questo non esclude la possibilità che la Chiesa abbia poi arricchito e dettagliato i fatti, senza però inventare l’annuncio profetico. B) Il mistero teologico della morte di Gesù Bisogna precisare quanto sia importante questo annuncio della passione, per capire il senso teologico della previsione. Prima di tutto Gesù ha visto la sua morte violenta come martirio; ma vediamo altri aspetti: 1) Libertà. Gesù va incontro liberamente alla propria morte, non è stato costretto dalle vicende umane. Questa libertà sta nel fatto di essersi dato e offerto come Figlio inerme, ed emerge nel terzo annuncio della passione: “Mentre erano in viaggio per andare a Gerusalemme, Gesù camminava davanti a loro ed essi erano stupiti; coloro che venivano dietro erano pieni di timore” (Mc.10,32). Gesù va volontariamente, decisamente alla morte: “andare a Gerusalemme” significa esporsi alla morte. Il primo dato è il dato della libertà, da interpretare trinitariamente e non in senso autonomo: è la libertà di un Figlio che fa suo il volere del Padre, è la libertà filiale. Il Padre è la legge del Figlio. Non è una libertà autonomistica, che non è biblica, ma una libertà rispondente all’appello di Dio. La libertà non è soggetta alle vicende umane: Gesù non è stato costretto dagli uomini a morire, ma si è dato liberamente. 2) Malvagità umana. C’è anche la malvagità umana, legata anche alla tradizione della storia dei profeti. La morte di Gesù non è pura auto-immolazione, ma è anche determinato dal rifiuto umano del suo amore. È l’aspetto amartiologico della Croce – “è morto per i nostri peccati”-, ed è rilevato dal nostro kerigma. 3) Disegno di Dio. Gesù vede la sua morte come
iscritta nei disegni di Dio. È l’aspetto più teologico. Nella prima profezia della passione Gesù dice “è necessario che...”, in greco dei, in latino oportet. Di quale necessità si parla? Non di inevitabilità fatalistica, perché negherebbe la libertà prima riconosciuta. Non è una necessità storica. Questa necessità trova riscontro nella seconda parola profetica: “sta per essere consegnato”, paradídotai. Consegna può anche essere quella di Giuda, ma qui ha un senso passivo: “Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato”. La maggior parte lo chiama “passivo divino”: la consegna è opera del Padre. Allora a questo punto è una consegna di amore. ma attenzione: non perché gli uomini Lo uccidano, ma è una consegna d’amore che gli uomini rifiutano e uccidono. La parabola dei vignaioli omicidi sta a parallelo di questo brano. Il Padre ha consegnato il Figlio per essere accolto e salvarsi, invece gli uomini lo uccidono. Rm. 8,32 illumina il senso di questa consegna: anche qui c’è paradídomai. Non è il Padre che ha ucciso il Figlio: è una nostra deresponsabilizzazione questa paganizzazione di Dio, infinita misericordia. Gesù vede la sua morte iscritta nel disegno del Padre, che dona il Figlio. 4) Tutte le tre profezie dicono “dopo tre giorni”. Questa formula non va interpretata in senso troppo cronologico, ma indica un tempo breve per dire che il Figlio dell’uomo, che sarà ucciso, non sarà dominato dalla morte, ma trionferà sulla morte. Alcuni studiosi, come Smith, lo avallano: la persona che muore rimane fino a tre giorni in uno stato di unità; dopo tre giorni lo spirito lascia la persona che va in putrefazione, come in Lazzaro che mandava “cattivo odore”. Gesù muore veramente ma non rimane prigioniero della morte. Gesù ha visto la sua morte come un passaggio alla vita piena e come trionfo sulla morte. L’ulteriore parola sarà la “risurrezione”. Questo legame è importante, perché ci dà già un quadro d’insieme. (Continua) Maurizio Buoni CP
La solennità della Passione
Don Luigino Marchionni presiede la Messa della Passione
l 24 febbraio abbiamo celebrato la solennità della Passione, festa di Passionisti, nella Parrocchia di San Gabriele a Civitanova M., con una solenne concelebrazione presieduta da Don Luigino Marchionni, responsabile della pastorale della nostra diocesi. Erano presenti tutte le fraternità con più di 30 Crocifissi, per la Peregrinatio Crucis che si è svolta in Quaresima in tante parrocchie delle province di Macerata, Ascoli, Teramo. Eravamo in più di 300. Nell’omelia, Don Luigino ha parlato dell’ora della croce di Gesù, come dell’ora della sua gloria, secondo l’evangelista Giovanni; noi siamo il premio dato dal Padre a Gesù Crocifisso e celebriamo la croce come il momento più alto della vita del Signore che è risorto ed è il vivente! Noi, Amici di Gesù Crocifisso, siamo tanto amati da Dio: dobbiamo riamarlo e crescere continuamente nell’amore di Dio e del prossimo. Olga Costanzo
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I - È BELLO ESSERE FIGLI DI GENITORI «SANTI»
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posi secondo il cuore di Dio, chiamati a vivere il Vangelo nelle gioie e nelle sofferenze di una normale famiglia, scalando insieme la vetta della santità nella carità.” . In queste parole, colte dalla preghiera per chiedere grazie e per la glorificazione di Rosetta Franzi e Giovanni Gheddo, c’è la chiave di volta dell’avventura umana e cristiana di due coniugi piemontesi della prima metà del Novecento. Volti e storie di un’altra Italia, si dirà. Invece no: quella di Rosetta e Giovanni è una testimonianza tanto eloquente e attuale (in tempi di crisi della famiglia, di riformulazione dei rapporti fra uomo e donna, fra genitori e figli) da aver suscitato l’attenzione della Chiesa, che ha avviato il 18 febbraio 2006 la causa di beatificazione dei coniugi Gheddo. Scrive il figlio, Padre Piero Gheddo, sacerdote, missionario del PIME e giornalista, in merito: “Mi chiedo: se è vero che la struttura più importante per la società è la famiglia e che «il primo e vero problema della società italiana sono le culle vuote» (così il Presidente Carlo Azeglio Ciampi, 8 marzo 2004), perché, nei mass media e nella mentalità coConiugi Rosetta mune, la stabilità e la e Giovanni Gheddo prosperità della famiglia è un tema così poco presente? Se i conti dello Stato non tornano tutti sono preoccupati, si fanno finanziarie pesanti, si chiedono sacrifici ai cittadini. Ma se la famiglia è in crisi, chi si preoccupa? L’anno scorso, in estate, parlavo con un parroco di Genova. Mi diceva: «Ho organizzato alcuni incontri con i genitori dei bambini della prima comunione. Fra quelli che sono venuti, le famiglie regolari, con papa e mamma sposati e ancora assieme, non erano più del 35-40 per cento. Una parte importante dei disagi giovanili (psicologici, affettivi, mentali, di equilibrio e di serenità) viene dal fatto di non avere papà e mamme stabili, che, con l’aiuto di Dio, hanno consacrato la vita all’amore coniugale e familiare». Se questo è vero, perché pochi si preoccupano di cosa fare per ricostruire la famiglia unita, per aiutare le giovani coppie a volersi bene e a proporsi, con sacrificio, di stare assieme per tutta la vita? Giustissimo facilitare l’acquisto della casa per i nuovi sposi, dare dei bonus per i figli, per le spese scolastiche e
così via. Ma l’educazione alla famiglia unita pare non entri nelle preoccupazioni dello Stato, dei mass media, della scuola, della cultura popolare... Da sempre la Chiesa dà le sue indicazioni e i suoi aiuti spirituali, ma propone anche esempi concreti di come si può vivere con eroismo evangelico nell’amo“P. Piero Gheddo” re coniugale e familiare. Giovanni Paolo II diceva spesso alla Congregazione dei Santi di proporgli coppie di sposi per la beatificazione. Il 21 novembre 2001 ha beatificato Maria e Luigi Beltrame Quattrocchi, oggi altre tre coppie di sposi sono in cammino verso la beatificazione. Una di queste è formata da Rosetta e Giovanni, che noi tre figli (Piero, Franco e Mario) abbiamo sempre venerato e pregato come santi autentici. Che bello, cari amici lettori, crescere in una famiglia in cui mamma e papà sono dei «santi» (fra virgolette, perché il giudizio spetta alla Chiesa). Ti senti sempre, anche da piccolo, nel calore dell’amore e della benedizione di Dio. Hai davanti degli esempi formidabili e quando diventi anziano ti commuovi e ringrazi il Signore di aver avuto una mamma e un papà come Rosetta e Giovanni: la prima morta di polmonite e di parto nel 1934 a 31 anni (con due gemelli non sopravvissuti), il secondo a 42 anni (1942) durante la guerra in Russia con un atto di eroica carità cristiana che ricorda san Massimiliano Kolbe! Due esistenze del tutto normali, senza miracoli, né visioni, né misticismi, due militanti dell’Azione Cattolica che hanno creato la loro famiglia, allevato i tre figli (ne volevano dodici!), aiutato i poveri e percorso assieme la difficile ma esaltante via all’unione con Dio già su questa terra. Mons. Enrico Masseroni, Arcivescovo di Vercelli, comunicandomi la sua decisione di iniziare la causa di canonizzazione, mi ha detto fra l’altro: «La cosa mi interessa molto e la metto nelle mani di Dio. Io stesso ho avuto un papà straordinario e considero la causa di beatificazione del tuo esemplare, perché rappresenta una schiera di uomini dell’Azione Cattolica. Anche mio papà aveva fatto la guerra. E mi fa piacere che le figure di tuo padre e di tua madre vengano additate come modello in un tempo come il nostro in cui manchiamo di modelli, un tempo di «aurea mediocrità». Anch’io sono dell’avviso che la chiamata di tutti alla santità dev’essere documentata con esempi concreti. Ricordiamo e onoriamo i tuoi genitori per ricordarne tanti, tantissimi altri».” Padre Piero Gheddo
Amici di Gesù Crocifisso
Testimoniare la speranza in Gesù risorto La sfida del convegno ecclesiale di Verona
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una guerra di nuovo genere, quella del terrorismo suia Chiesa italiana in questi ultimi anni, sulla cida, che si è allargata anche nei paesi europei come spinta del Concilio Vaticano II, si è interrogata Inghilterra e Spagna e da tempo minaccia anche l’Itasu come evitare in pericolo di “assuefarsi” al lia. Ma insieme a questa emergono anche altre preocVangelo, cercando di scongiurare il rischio di percepircupazioni legati alle sorti del pianeta legate al tessuto lo come ovvietà. Per mantenere alta la sua vigilanza quotidiano, dove emerge come nel nostro paese una sui segni dei tempi e per scorgere le possibilità di incrisi economica e finanziaria fa stentare molte famiglie tervenire concretamente ha trovato nei convegni ecclead arrivare a fine mese. Tutti fenomeni non certo nuosiali nazionali uno strumento fecondo. vi, ma che si sono accavallati in questi cinque anni di Il primo convegno fu quello di Roma nel 1976 dove inizio secolo, al punto di occupare tutta la scena e di si è discusso su temi importanti per la Chiesa italiana: non lasciare vedere quello che di buono e positivo è ci si chiedeva, come in fondo ci si continua a domanavvenuto in questo tempo. In questa situazione ciò di darsi anche oggi, come mettere la fede dentro i problecui gli uomini hanno maggiormente bisogno è la spemi del tempo e responsabilizzare tutte le componenti ranza, che nel convegno questa approda coniugata indella Chiesa, sacerdoti e laici, per un impegno nuovo sieme ad altri due temi che emergono dal suo titolo: il nella pastorale. Se nel convegno di Roma nel 1976 e a Risorto e la testimonianza. Percepire in modo “sinfoLoreto nel 1985 fu la fede al centro della riflessione, nico” questi tre temi rispettivamente in prosignifica evitare la tenspettiva dell’evangetazione che ritroviamo lizzazione e come pronel nostro quotidiano mozione dell’uomo e approccio alla fede: il in quella con la riconvolontarismo che fa di ciliazione nella comuciascuno di noi il picnità degli uomini, a colo protagonista della Palermo nel 1995 il tepropria salvezza, nema fu la carità di frongando praticamente il te ai cambiamenti in dono gratuito di Dio. Il atto nella società. Nel documento preparatocongresso di Verona il Amici Giulianova: Messa in preparazione alla Pasqua rio al convegno assutema sarà la speranza: me come chiave di lettura la testimonianza proprio per negli scenari di insicurezza di quest’avvio di terzo milsfuggire al rischio di renderla azione solo umana di un lennio, è la speranza a sfidarci, per dare ragione di essa cristianesimo “impegnato”. Il debito che i cristiani a un mondo che sempre più ne appare privo ed assetahanno nei confronti delle persone con cui vivono e alla to. È quanto mai necessario, come diceva don Tonino società tutta è quello di “far vedere” la pienezza di vita Bello, che la parrocchia o diventa una chiesa vicino alpossibile quando la storia si apre all’orizzonte di un le case o rischia di rimanere solo “ubicata” tra le abita“oltre”: questa nasce dalla radicalità al vangelo da cui zioni, senza la capacità di assumerne le ansie, i bisoemerge la bellezza della vita vissuta alla sequela di gni, i problemi. È necessario aiutare la comunità ad Cristo. Il Signore Gesù è il testimone del Padre e del andare incontro alla gente del nostro tempo a non parsuo amore per tutti; noi siamo testimoni di riflesso, aslarci “fra di noi”, essere luogo aperto perché l’umanità sumendo nella nostra vita la fisionomia della sua. È la di oggi possa continuare ad incontrare la Buona Notivia della sanità che in ultima analisi è l’incarnazione zia di Gesù. La domanda chiave è: come procedere? nella storia della propria relazione con Dio che prende Secondo quanto emerso nel primo incontro del percorforma in contesti precisi. La testimonianza è per gli also di preparazione per il convegno «si tratta di mettere tri; si è testimoni solo se si è in grado di “far vedere”. generosamente in gioco le risorse e “più di iniziative si Non si può essere santi, confinando la propria fede in ha bisogno di persone che sappiano stare dentro il un ambito intimista, “privato”, senza una dimensione mondo e tra la gente in modo significativo” (nota CEI storica, a prescindere dal discernimento sulla vita. I ten. 13)». In questo senso è stato ribadito come prezioso stimoni di cui ha bisogno il mondo di oggi, e che il doil ruolo delle associazioni, nelle quali ci si allena - atcumento preparatorio individua, sono coloro che mostraverso il gioco della partecipazione democratica - alsi dallo Spirito sappiano parlare al di fuori dei mondi la corresponsabilità e a vedere come ragione del proecclesiastici, per poter dire nella casa, nella piazza, prio coinvolgimento non un leader, ma il riferimento a nella scuola e nei luoghi di lavoro la bellezza dell’esGesù e al suo Vangelo. Il titolo che è stato dato al consere cristiano e per raccontarne il senso ed il fascino. vegno è Testimoni di Gesù risorto, speranza del Ma per attuare tutto questo è necessario che ogni crimondo: l’aver preso la speranza come filo conduttore stiano sappia dare alla propria speranza il suo vero noè una scelta quanto mai profetica per questo inizio del me: Gesù crocifisso e risorto e con-vertire ogni giorno secolo XXI, che inizia segnato da un atmosfera di pauil suo sguardo su di lui. ra, di insicurezza e di sfiducia reciproca tra i popoli: la Marco Pasquali CP tragedia dell’11 settembre 2001 ha segnato l’inizio di
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COME NASCE UNA NUOVA FRATERNITÀ
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esidero condividere con tutti gli Consacrazioni a Fossacesia Amici i momenti della nascita undici e dodici marzo abbiamo avuto la della fraternità “B. Bernardo” di gioia di avere con noi a Fossacesia il P. AlMoricone RM. Sono arrivato a Moricone nel mese di berto, per la giornata di ritiro e consacrazioottobre 2005, dopo aver terminato il corso teologico a ni. Sabato è stato a disposizione per le confessioni, Roma. Parlando con P. Fernando Taccone, ci chiedecolloqui personali e un incontro con i fratelli che dovamo come mai nella comunità di Moricone non ci vevano fare la Consacrazione. Grazie a Dio la nostra fosse un gruppo di preghiera e di catechesi. P. FernanFraternità si sta espandendo. do ha iniziato a tenere incontri di catechesi sulla DotDomenica mattina abbiamo ascoltato la catechesi trina sociale della Chiesa. In seguito io ho iniziato a su “La sequela di Gesù maestro e modello”. guidare degli incontri di preghiera, soprattutto per inDalla conferenza è emerso che il vero cristiano segnare a meditare la Parola di Dio, anche se non è aderisce ad una persona che è Gesù. È importante stato facile far capire l’importanza dell’orazione menla lettura quotidiana della parola di Dio, anche sotale. Chiedo a ciascuno di dedicarle almeno quindicilo poche righe. Dedicare del trenta minuti al giorno. Dopo Natempo al vangelo significa far tale abbiamo iniziato a parlare al scendere la parola nel cuore. gruppo del Movimento degli Dopo la catechesi e il dialogo Amici di Gesù Crocifisso, come c’è stato un gioioso pasto copossibilità di entrare a far parte munitario. Hanno partecipato della famiglia passionista, pur vianche diversi Amici di Porto vendo nel “mondo”, con l’impeS. Elpidio, Civitanova, Recagno di annunciare con la propria nati, Termoli. Dopo pranzo è vita l’Amore per Gesù Crocifisso. arrivato un pullman di Amici I partecipanti al nostro gruppo sodella fraternità di Giulianova. no già una ventina.Gli incontri si Vedere tutti questi amici uniti svolgono ogni mercoledì alle ore a noi nell’adorazione eucari21,00 nel nostro convento, posto stica del pomeriggio ci ha trasotto la protezione del B. Bernarsmesso gioia e coraggio. Neldo Silvestrelli, molto venerato l’ora di adorazione abbiamo nella Sabina. Alterniamo incontri Alcuni Amici della nuova meditato, passo passo, la Prodi catechesi, guidati da P. FernanFraternità di Moricone messa di Amore; dopo la predo, e incontri di preghiera, guidati al Ritiro mensile di Morrovalle ghiera del vespro, siamo andada me. La partecipazione di alcuti nella grande basilica per la celebrazione eucarini al ritiro del 5 marzo a Morrovalle è stata una grazia, stica presieduta da P. Alberto, con la partecipazioperché hanno visto altre persone pregare e stare insiene del nostro assistente, P. Angelo Picelli e del P. me per il Signore. È stato prezioso soprattutto il conBruno de Luca, iniziatore della nostra fraternità. tatto con P. Alberto. Ecco la testimonianza della dottoSempre molto toccanti le Consacrazioni, specialressa Maria Antonietta: «Carissimo P. Alberto, ringramente nel momento in cui si risponde: “Mi hai zio sentitamente per l’accoglienza fraterna e calorosa chiamato: Eccomi, Signore”. che ci avete riservato. Ho trascorso una giornata indiP. Alberto nell’omelia ci ha ricordato che, dopo la menticabile di preghiera, in comunione con tutta la faConsacrazione, la nostra vita deve cambiare, non miglia Passionista; ritornando a casa, mi sono sentita possiamo comportarci più come prima. Ha portato arricchita da questa stimolante esperienza. Grazie per l’esempio di Bruna, di Civitanova, immobilizzata a aver dato a noi laici il privilegio di far parte della faletto per 38 anni dalla sclerosi multipla, consacrata miglia Passionista e sono fiera di essere tra gli Amici con il marito a Gesù Crocifisso, quando il marito si di Gesù Crocifisso e vivere la vostra spiritualità, imspazientiva un poco, gli diceva: “Adesso sei consapegnandomi a far conoscere Gesù Crocifisso a quanti crato, non puoi più fare così”. La giornata di grazia incontrerò sulla mia strada: tutto ciò ha dato un senso si è conclusa con un momento di fraternità e di festa profondo e di piena realizzazione alla mia vita. Spero presso i locali dell’abbazia. di non mancare in futuro a questi appuntamenti di Ringraziamo di cuore P. Alberto, P. Angelo Picelli, grazia. Con profonda riconoscenza cordiali saluti. P. Bruno De Luca, il superiore P. Carlo Baldini e la Maria Antonietta Servili».Chiedo di pregare e far precomunità dei Passionisti di San Giovanni in Venere gare per la fraternità del B. Bernardo e ti invitiamo a per la loro disponibilità. Un ringraziamento particofare un giorno di ritiro nel mese di Giugno. Con P. lare a tutti gli Amici provenienti dalle varie fraterFernando vorremo fare un ritiro prima di Pasqua, per nità per la loro partecipazione e il loro affetto. sensibilizzare altri fedeli.
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C. Francesco Di Feliciantonio
Amici di Fossacesia
Amici di Gesù Crocifisso
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piamo cosa: ci manchi tu, che ci chiami ad Le prove della vita e la forza della fede incontrare il tuo amore. Quando poi ci chiami ad Sono sempre piena di stupore di fronte a tante testimoincontrarti sulla croce, nella massima espressione nianze di chi riesce a sopportare grandi sofferenze fisidel tuo amore, ci fai girare letteralmente la testa. che e morali, che si ripetono nel tempo, sembrando non Mio Dio, come è grande ed emozionante l’incontro terminare mai, come se il Signore ci prendesse gusto a con te. Dopo questo incontro non ti possiamo lamandarle tutte a una persona, a una famiglia. Come sciare più e se ci fermiamo, per stanchezza, la nofanno, mi chiedo? Che saprei fare io al posto loro? È stalgia di te ci tortura e sprona. Anche il fatto che tu vero, l’uomo ha in se il senso di sopravvivenza che il chiami gli ultimi, quelli che nessuno si aspetterebSignore mette in lui sin dalla nascita e che gli consente be, è molto reale anche nella mia persona. Tu sei progressivamente di adattarsi alle condizioni più disavenuto a chiamare me, indolente, criticona, svogliagiate. Ma quando nonostante tutto si riesce a vivere con ta al massimo e mi hai portata in un gruppo, mi hai serenità, quasi con gioia, che succede nell’uomo? La portato a lavorare in parrocchia, dove io criticavo sofferenza umana è un quesito che mi interroga contitutti quelli che si impegnavano! Hai proprio chianuamente. Ancora una volta, mi aiuta a capire s. Agomata l’ultima che poteva pensare di fare tutto ciò, stino; parlando di s. Vincenzo, diacono e martire, scriper farmi capire che è solo opera tua. Ci chiami a ve: “Se nel martirio si considera la forza umana nella far parte della tua famiglia a entrare in intimità con sofferenza, il fatto rimane incredibile. Ma se si riconote. Sei “esigente e comprensivo, hai tatto, delicatezsce la potenza divina, non desta più meraviglia”. za e infinita pazienza”! È sorprendente, guardando Vedere Cristo nei sofferenti non è a questo punto uno sforzo, ma un arrendersi all’evidenza che Egli abita in loro, e santifica ogni loro atto. Nel saper sopportare le prove c’è la parte umana fatta di volontà, perseveranza, dedizione, ma principalmente è un fare posto a Dio che ne prende il peso maggiore.Fare questo però mi fa pensare che non sia così semplice ed automatico, ma che richiede una lunga preparazione, fatta di apertura continua a Dio, voluta e riconosciuta. Il vecchio proverbio che dice che il Signore manda il freddo a seconda dei vestiti, potrebbe essere modificato dicendo: a seconda di come si ha l’animo aperto a Dio. Ma allora, quelli che riescono a sopportare le Amici di G. C. di Fossacesia e Giulianova a Fossacesia prove pur non essendo credenti? La indietro, scoprire con quanta sapienza ci guidi nella differenza sostanziale sta nel fatto che, chi si affida al tua conoscenza e nel tuo amore. Vedere come, priSignore, divide con Lui il peso e sopratutto comprende ma o poi, il tuo volere si realizza nella nostra vita, il valore del soffrire. Chi non crede pensa di dover fare nonostante le nostre resistenze. Ci hai portato negli tutto da solo, si oppone alla sofferenza con disperazione Amici di Gesù Crocifisso: se ripensiamo a come vi o cerca di evadere da essa con tutti i mezzi e spesso ne siamo arrivati, ci accorgiamo che è non è stato un rimane schiacciato. Nel salmo 83 è detto: “Beato l’uocaso, ma che sei stato tu a guidare tutto. Ora, dopo mo che in te confida”. Occorre però diventare consatanti anni, a volte temo di aver esaurito il mio slanpevoli di questa beatitudine! Sono convinta che il Sicio verso di Te, il mio amore per Te. Poi ripenso a gnore non abbandona nessuna sua creatura, ma ci si tutto il tempo passato con te, in questi 13 anni, da può sentire beati solo se, da parte nostra, c’è la volontà quando ti sei affacciato prepotentemente nella mia di conoscere ciò che fa Lui per noi, e poi, “senza sforzi vita e mi chiedo se posso essere così pazza da ladi testa” come dice S. Paolo della Croce, abbandonarsi sciare tutto questo, per perdermi nel vivere di ogni all’azione dello Spirito Santo. giorno. Mi guardo intorno, dove va la nostra soPiera Iucci cietà, i nostri figli, e sento che non si può mollare. “La Sequela: una chiamata d’amore” Aiutaci ad essere sempre più consapevoli di dover “Signore, riflettendo sulla catechesi del ritiro, “La salvare questo mondo, testimoniando il tuo messagSequela: una chiamata d’amore”, mi ritrovo in gio rivoluzionario. C’è molta confusione in me, mi tutto. Ho sperimentato che sei tu a chiamare e non dispiace perché a questo punto non dovrebbe essere noi a cercarti. Non capiamo all’inizio cosa accade così, ma spero fortemente in Te, Signore, che mi ma sentiamo che qualcosa sta succedendo: un’inproteggi e mi guidi”. quietudine ci afferra, ci manca qualcosa e non sap-
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Il Signore ci vuole nella fiducia e nella pace
Carissimo padre, mi sto preparando per l’intervento. Invoco la misericordia di Dio, perché possa accettare tutto secondo la sua santa Volontà. Ti ringrazio per le belle catechesi. Sono stata sempre credente, ma spesso con ansia e paura per il peccato. Ma ora sei riuscito a farmi capire che Gesù è misericordia e, come figli, ci vuole nella fiducia e nella pace.
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Delia
Dalla Sardegna
Ciao, Olga, mi scuso se non ti ho scritto un biglietto di ringraziamento dopo aver ricevuto i tuoi auguri, a nome del gruppo di Civitanova; preferisco conversare al telefono che rispondere per lettera. Sono stata iscritta agli Amici di Gesù Crocifisso per interessamento della mia amica Andreina. Certo non è la stessa cosa frequentare le catechesi, parlare con il padre Alberto, averlo come guida spirituale; è ciò che manca a noi che stiamo in Sardegna, ma per fortuna, avendo fatto per 3 anni gli esercizi Ignaziani guidati dai Gesuiti, ho avuto la possibilità nel mio paese di partecipare anche alle catechesi; certo non si finisce mai di imparare poiché questo cammino non finisce mai, ma è un continuo crescere. Per quanto riguarda la mia gravidanza, procede bene, sono quasi al quinto mese, ho già un bambino di sei anni e ho una bambina in cielo poiché nel terzo mese di gravidanza avevano diagnosticato la mancanza del cervello, ma la gravidanza l’ho portata avanti e ringraziando il Signore è nata, è stata battezzata e cresimata, il suo nome è Elisabetta. Le difficoltà nella vita non mancano mai, ma la cosa più importante è la conversione mia, delle persone a me care e di tutti gli uomini.
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Pala Carmela A
Ancora dalla Sardegna Mi chiamo Pala Carmela, ho 33 anni, sono sposata da nove anni ho due bellissimi bambini, una femmina di otto e un maschio di due e mezzo. È solo da due anni circa che mi sono veramente riavvicinata a Dio, ed è capitato, come spesso accade, dopo un avvenimento che ha sconvolto la mia vita portando sofferenza, ma
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questa stessa è diventata Grazia, perché mi ha spinta a cercare Gesù e il suo immenso Amore che riempie ogni giorno il mio cuore. Oggi, infatti, anche se non ho risolto tutti i miei problemi, sono felice, perché riconosco che non sono sola, ma che ho accanto un amico fedele su cui posso sempre contare che è Gesù. Ho colto l’invito di mia cugina (che porta il mio stesso nome e cognome) e con gioia vorrei aderire a questo movimento, perché desidero, in qualche maniera, nel mio piccolo, ricambiare concretamente l’amicizia di Gesù offrendogli la mia. Sono solo all’inizio di questo meraviglioso cammino, ma la mia più grande aspirazione è continuare a crescere nella fede, lasciarmi guidare da Gesù, maestro di vita, e amarlo sempre più, per tutti i giorni che Lui vorrà. Con la speranza nel cuore, aspetto vostri consigli e risposta. Ringrazio il Buon Dio per tutti voi e vi saluto calorosamente.
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Pala Carmela B
Solo amando ci accorgiamo quanto siamo amati.
Ho ricevuto via e-mail la catechesi sulla sequela che avevo letto nel giornalino e ho avuto modo di meditare all’incontro con gli Amici. Colgo l’occasione per ringraziare il Signore per avermi dato la possibilità di averti al mio fianco nel cammino che conduce al mio incontro con Lui. Nei momenti in cui la strada si fa irta sei sempre al mio fianco a esortarmi a continuare e a non scoraggiarmi, così via tra salite, pianure e, devo ammettere, anche delle belle discese. Attraverso i nostri colloqui trovo la risposta alle mie suppliche e soprattutto ritrovo il mio adorato Gesù. Questo perchè, nei momenti difficili, perdiamo la consapevolezza di quanto Dio ci ami e sia immensamente misericordioso con i suoi figli. Questo pensiero non può non farmi venire in mente quanto io ami i miei tre figli; sempre, comunque, ed in ogni situazione. Come potrei non gioire sentendomi amata allo stesso modo? La gratitudine per l’amore del Padre mi apre l’orizzonte ad una nuova riflessione “Amarsi come fratelli”. Dio chiama il mio prossimo fratello, non amico. Se penso all’amore che ho per i miei fratelli, penso ad un amore sincero ed incondizionato, cioè, non dipende da come loro si comportano con me, è un amore vero che nasce dal cuore perchè legato all’amore di chi ci ha messi al mondo. Caro padre, credo che non incontreremo mai la vera gioia nel Signore se non riusciamo ad entrare totalmente nella sua famiglia, come ci sentiamo di appartenere alla nostra. Questo chiedo al Signore nelle mie preghiere, chiedo perdono per le mie mancanze, chiedo di non dimenticare mai quanto mi ama, chiedo di guarirmi dalla mia incredulità, chiedo misericordia per i miei cari e i miei fratelli. Solo amando ci accorgeremo di quanto siamo amati.
Giovani famiglie di Civitanova in festa sulla neve
Emilia Torresi
Amici di Gesù Crocifisso
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Ogni incontro di gruppo è per me una benedizione
Carissimo padre Alberto, sono appena tornata dalle consacrazioni di Fossacesia. Che grande gioia ogni consacrazione!!! Sono contentissima di avere risposto a questa “sequela” del Signore. Da tempo desideravo entrare a far parte di un gruppo che mi aiutasse a trovare la giusta dimensione di Dio nella mia vita. Alcuni anni fa avevo iniziato a fare un cammino impegnativo in un movimento, ma ho dovuto fermarmi, per la difficoltà di conciliare questo cammino con il mio lavoro e la mia famiglia. E poi questa esperienza va fatta in coppia perché diversamente porta ad allontanare la coppia. Dopo questa breve esperienza, sentivo che mi mancava “qualcosa” e ho pensato di conoscere il gruppo “Amici di Gesù Crocifisso”, sia perchè già avevo sentito le tue omelie, che mi avevano colpito tanto e sia perchè richiede meno tempo. Luciana, mia amica, mi aveva regalato il libro “Voi siete miei Amici” e ogni tanto ne sfogliavo qualche pagina. Il Signore da tempo aveva messo nel mio cuore questo piccolo seme e non sarà stato certamente un caso se ora sono con voi in questo gruppo, in cui sono stata accolta molto bene fin dalla prima sera. Mi ha colpita molto la tua prima lettera perchè hai usato delle parole che mi hanno fatto bene all’anima, mi sono sentita amata subito. Ogni incontro per me è una benedizione del Signore, è una grande gioia e torno a casa con l’animo pieno di speranza, aspettando l’incontro successivo. La cosa più bella di questo gruppo è la grazia di averti come nostra guida spirituale. Sono molto grata al Signore e anche per questo, mi sento, anzi ci sentiamo veramente fortunate. Vorrei farti partecipe di ciò che Dio ha saputo fare e continua a fare nella mia vita e in quella di mio marito. Il Signore mi ha “rialzata” tante volte, mi ha ripresa e continua a sostenermi ogni giorno e vedo che giorno per giorno mi chiama a continua conversione. Ringrazio Dio ogni volta che vado a messa insieme a Mimmo, mio marito, perchè mi sembra di andare insieme incontro al Signore e insieme a Lui, con Lui le cose tra noi vanno meglio. Vorrei riuscire a non lamentarmi mai, per il lavoro ecc. Vorrei portare la mia piccola croce con più facilità! Ho mia madre paralizzata da tanti anni e credo che attraverso questa prova il Signore mi abbia voluto insegnare ad amare di più il mio prossimo, soprattutto quelli che non mi vanno tanto a genio e mi abbia voluto insegnare a sopportare meglio tutte le difficoltà. Prego perché il Signore ti dia ancora lunga vita per poterci accompagnare in questo cammino.
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Olga Erasmi
Gesù in casa nostra Siamo felici di testimoniare la venuta in casa nostra di Gesù Crocifisso della “Peregrinatio Crucis”. Vari nostri amici sono venuti a pregarlo con noi. Abbiamo accolto Gesù con vera gioia nella nostra casa, che ha tanto bisogno della sua presenza. Certo, i problemi della vita sono tanti. Il Signore, più che risolverceli, ci aiuta a capir-
li ed affrontarli; con Lui, il peso si sente di meno e il cammino è meno arduo da affrontare. Oggi è l’ultimo giorno che abbiamo con noi Gesù e ci dispiace separarcene: l’unico conforto è che lo passiamo ad altri, che come noi l’accoglieranno e proveranno ciò che noi abbiamo provato. È il miracolo della conversione della nostra vita al suo amore. Fabio, Patrizia, Gabriele
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Giovani famiglie accolgono Gesù Crocifisso
Gesù ha operato nella mia famiglia Mi hanno proposto di accogliere il Crocifisso in casa e io l’ho accolto con gioia. Mio marito è lontano da un cammino di fede e pensavo che avrei fatto fatica a farglielo accettare. Invece il secondo giorno mi chiede di andare tutta la famiglia a fare una preghiera davanti al Crocifisso. Abbiamo due figlie che mi hanno aiutato nella preghiera. Non abbiamo avuto molta gente con noi nei tre giorni che il Crocifisso è rimasto in casa nostra, ma Gesù ha operato nella mia famiglia. Ci ha uniti più che mai. Grazie Gesù.
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Antonietta
Cammino verso il diaconato Carissimo padre, oggi 19 marzo, nella cattedrale di Sulmona, S. E. Mons. Giuseppe di Falco mi ha conferito il ministero di Lettore. Desidero subito farti partecipe della mia gioia, perché questo dono appartiene anche a te e a tutti gli AGC, perché noi siamo una cosa sola all’ombra della Croce di Gesù, sotto il manto dell’Addolorata e discepoli di s. Paolo della Croce. Quando si è chiamati dal Signore al suo servizio, anche se si ha paura e si tenta di resistere, il Suo Amore é come un martello infuocato che non smette di battere sino a quando non ha cambiato il nostro cuore. Signore, aiutami ad esserti fedele nell’amare quanti mi fai incontrare; fa che possa dare un sorriso ed una parola di conforto a chi é in pena, anche quando sono stanco, per ricambiare così il tuo amore. Ora sono nella pace della mia famiglia, che ha accettato il dono di questa chiamata e con me ringrazia il Signore. Riccardo Rucci
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Amici di Gesù Crocifisso
Un legame di amore con l’Indonesia
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arissimo P. Alberto, grazie degli auguri che ricambio con gioia e affetto a lei, alla sua Comunità e a tutti gli Amici di Gesù Crocifisso. Mi trovo a Roma insieme al Cardinale di Jakarta per una missione speciale e speriamo che il Signore possa far realizzare il desiderio dei tanti cattolici del Kalimantan di vedere il Papa nel 2008 a Pontianak in occasione della Sua andata a Sydney per la giornata mondiale dei Gio-
vani.Domenica siamo stati con il Cardinale a Loreto è stata una bellissima esperienza. Domani ripartiamo per Jakarta. Io spero di ritornare in Italia per la fine di giugno prossimo. Ora non ci sono più problemi per la posta elettronica puoi inviarmi tutto quello che vuoi che sarà di mio gradimento. Vi benedico tutti con gioia e saluto lei, la Comunità e tutti gli Amici con affetto fraterno. Mons. Giulio Mencuccini Vescovo di Sanggau
Esercizi Spir. Amici di G. C. e Laici impegnati sede: Sede: Centro di Spir. S. Gabriele (Te) Tel. 0861. 97721
Tema:“La sequela del Dio Amore” • I Corso: • Guida: • II Corso: • Guida: • Inizio e fine:
07-12 agosto 06 : per tutti P. Alberto Pierangioli e P. Bruno de Luca 14-19 agosto 06: per tutti, ma adatto per famiglie P. Fernando Taccone e P. Alberto Pierangioli dal pomeriggio del lunedì al pranzo del sabato
• Quota adulti (camere doppie) € 170,00 • Quota adulti (camere singole) € 200,00 • Bambini e ragazzi: condizioni a parte, secondo l’età Prenotazione: P. Alberto Pierangioli: P.le S. Gabriele 2 62010 Morrovalle Mc Tel 0733.221273.405 – Cel. 349.8057073
Calendario Amici 2006 • • • • • •
7 maggio ...........................Ritiro mensile a Morrovalle 16 maggio .........................S. Gemma Galgani, presso Passioniste Loreto 8-11 giugno.......................Corpo di S. Gabriele a Morrovalle 18 giugno ..........................Ritiro mensile e consacrazioni a Morrovalle 1 luglio ............................. Festa del Preziosissimo Sangue 9 Luglio ............................Ritiro mensile a Morrovalle Un grazie sincero a coloro che hanno inviato offerte per le spese di stampa
Maggio - Giugno 2006 - Anno VII n. 3 Autor. Trib. di MC n. 438\99 del 17-12-1999 Sped. Ab. Post. D.353/2003 (L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, Comma 2, DCB Macerata. Tecnostampa - Recanati - C. c. p. 11558624 Dir. Tonino Taccone - Red. P.A. Giuseppe Pierangioli Piazzale S. Gabriele 2 - 62010 Morrovalle Mc T. 0733/221273 - C. 349.8057073 - Fax 0733/222394 E-mail albertopier@tiscalinet.it http://www.passionisti.org/mlp/amici