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A mici di Gesù Crocifisso La sequela di Gesù modello: Imparate da me Aprile 2006

Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso”

Settembre - Ottobre 2006 Anno VII n°5

•••• Pierangioli Missionari con Gesù Missionario •••• Pierangioli Riconoscere Gesù nel volto del Fratello •••• Cingolani Centralità dell’Eucaristia •••• Giorgini La passione di Gesù guarisce dalla gelosia e dall’invidia •••• Buoni Gesù e il mistero pasquale Il Getsemani •••• Di Bonaventura Via Crucis e Via Lucis •••• Iucci Relazione al Convegno del MLP •••• Pierangioli Amici Aggregati •••• Padovani Notizie dalle Fraternità •••• Testimonianze •••• P. Marco Cola La benedizione di un nuovo Sacerdote


Amici di Gesù Crocifisso

Missionari con Gesù Missionario Settembre 2006

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esù è venuto sulla terra come missionario, per ricondurre tutti i figli al Padre e ridonare a tutti la salvezza. La sua vita fu tutta una corsa dietro alla pecorella smarrita. Era accusato di essere amico dei peccatori; ma lui assicurava di essere il medico che andava alla ricerca dei malati, il buon pastore alla ricerca della pecora smarrita. Matteo compendia così l’attività missionaria di Gesù: «Andava attorno per tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del Regno e curando ogni malattia e infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore. Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate il padrone della messe che mandi operai nella sua messe!» (Mt 9, 35-38). Gesù ha bisogno di aiuto. Ecco la missione degli apostoli e di tutti i discepoli: “Ne costituì Dodici che

S.E.Mons. Luigi Conti, arc. di Fermo, saluta gli Amici di G. C. partecipanti agli Esercizi sp. delle famiglie.

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stessero con lui e anche per mandarli a predicare” (Mc 3,13-15). Chiamati e mandati: questo vale per ogni battezzato. Non può dirsi vero cristiano chi non desidera e non si impegna perché Gesù sia conosciuto e accolto da tutti. Come possiamo stare tranquilli se pensiamo a miliardi di uomini che ancora non conoscono il Signore? S. Paolo della Croce, ancora semplice laico, bramava di essere “scarnificato per un’anima e languiva, vedendo la perdita di tante anime, che non sentono il frutto della passione di Gesù». La sua vita fu tutta una corsa dietro alle anime più lontane. Dal Crocifisso aveva imparato non solo l’amore di Dio, ma anche il valore delle anime, costate il sangue di Cristo. Ancora laico, svolge un intenso apostolato, che diventa sempre più intenso e continuo quando diventa sacerdote, da essere chiamato “Cacciatore di anime”. Egli vuole i suoi religiosi grandi contemplativi e grandi apostoli. Il santo vuole questo impegno anche dai “laici pas-

sionisti”. Questo vuole la Chiesa da tutti i laici che vogliono vivere in modo serio la propria fede. L’Esortazione Apostolica “I fedeli Laici” di Giovanni Paolo II è dedicata in buona parte all’apostolato dei laici: “I fedeli laici, proprio perché membri della Chiesa, hanno la vocazione e la missione di essere annunciatori del Vangelo. È una urgenza intramontabile. Ogni discepolo è chiamato in prima persona; nessuno può sottrarsi nel dare la sua propria risposta: “Guai a me, se non predicassi il vangelo!” (1Cor 9,16). Questa è “la vocazione e missione passionista”, per religiosi e laici: è un aspetto che nel nostro movimento ha tanto bisogno di essere approfondito. Ci sono ancora troppi chiamati che pensano solo a salvare la propria anima, mentre il Signore assicura che il mezzo migliore per salvare la propria anima è quello di preoccuparci di salvare gli altri. Tutti possiamo e dobbiamo essere apostoli, con la vita e la parola, incominciando dalla propria famiglia, dall’ambiente di vita e di lavoro. “L’amore è ingegnoso”, diceva san Paolo della Croce: chi ama sul serio sa trovare il tempo, il modo, le possibilità. Ricordo un esempio luminoso dei nostri giorni: Andrea Pianesi di Macerata, morto di malaria a 36 anni in Africa, dove si trovava in missione da cinque anni, insieme a sua moglie e a sei bambini, il più grande dei quali ha solo otto anni. Mons. Luigi Conti, che, da vescovo di Macerata, lo aveva inviato in Camerun, per piantare lì il seme di Cristo, il 26 maggio, durante il funerale nel Duomo di Macerata, si è rivolto così ad Andrea: «Sopra la tua bara abbiamo posto il vangelo, come su quella di Giovanni Paolo II; ti abbiamo cercato nel dolore e nel silenzio profondo dei tuoi cari. Ti ho trovato solo in Gesù Cristo». Così anche le parole di Barbara, la giovane moglie: «Chi ama Andrea dev’essere contento per lui. Quanto accaduto non è una sciagura: né per me, né per i bambini. È Dio che ha permesso questo. E Dio non sbaglia». L’incontro di Andrea con il Signore gli aveva cambiato la vita, aveva guidato il suo fidanzamento e il matrimonio fino ad abbandonare le sicurezze della nostra vita per le incertezze della missione. Amava il Signore e spesso aveva manifestato la disponibilità ad offrire la vita per la missione. In un mondo segnato dal chiasso degli scandali, dal trionfo del relativismo e dell’egoismo, la vita e la morte di Andrea, pur nella loro tragicità, sono un canto d’amore assoluto verso Dio e verso il prossimo. Come Amici di Gesù Crocifisso, esaminiamoci spesso sull’impegno che ripetiamo ogni giorno nella “Promessa di amore”: Signore, “Fa che io ti ami e ti faccia amare”. Ricordiamo il grido di San Luigi Orione: “Oggi chi non è apostolo è apostata”. Ripetiamo con Isaia: «Chi manderò e chi andrà per noi?». E io risposi: Eccomi, manda me!» (Is 6,8). P. Alberto Pierangioli


Amici di Gesù Crocifisso

Riconoscere Gesù nel volto del fratello Ottobre 2006

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esù ha dato un distintivo preciso per riconoscere i suoi discepoli: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amato. Da questo riconosceranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni gli altri» (Gv 13,34-35). Se riflettiamo sul serio su queste parole, cadranno tante illusioni di sentirci buoni cristiani solo perché andiamo spesso a messa e facciamo tante preghiere. Se manca in noi il distintivo del cristiano, quando ci presenteremo davanti al Signore, rischiamo di sentirci dire: “Non ti conosco”. Gesù stesso ci ha insegnato come riconoscere se lo amiamo sul serio: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi… Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me… Ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me.» (Mt 3545). Questa è la vera sequela di Gesù senza illusioni. Tutti gli insegnamenti di Gesù si possono compendiare in queste parole: «L’avete fatto a me, non l’avete fatto a me». Gesù lo riconosciamo e lo amiamo nel prossimo. Inoltre Gesù ci ha dato se stesso come modello e misura di questo amore: «Amatevi come io vi ho amato». Lui ha amato “fino alla fine”, fino a farsi servo, fino a lavare i piedi dei discepoli, anche di Giuda, fino a spendersi tutto, come il buon samaritano, fino a dare la vita. Il vangelo è pieno di questa continua dedizione di Gesù agli altri. Dopo aver lavato i piedi agli apostoli, può dire: “Vi ho dato l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi” (Gv 13,15). L’amore vero deve essere concreto e non solo di belle parole. Dice san Giovanni: “Da questo abbiamo conosciuto l’amore: Egli ha dato la vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli... Figlioli, non amiamo a parole, né con la lingua, ma coi fatti e nella verità” (1Gv 3, 16-18). Le note dell’amore concreto sono elencate da san Paolo nel famoso inno alla carità. È l’amore di Dio tradotto in termini umani: “La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto

del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta” (1Cor 13,1-13). Così ha fatto e continua a fare il Signore con noi. L’amore cristiano è circolazione dell’amore stesso di Dio, che si chiama Spirito Santo. Quando ci amiamo tra noi, con l’amore che viene da Dio, è l’amore della Trinità che passa in noi: Dio si ama e ci ama anche attraverso noi. Non è solo l’amore del nostro cuore ma è anche l’amore del cuore di Dio. Tutti abbiamo detto qualche volta a una persona «Ti amo con tutto il mio cuore”. Ma il cristiano potrebbe dire meglio: «Ti amo con il cuore di Dio». Perché è Dio che ama per mezzo nostro. L’amore del prossimo deve iniziare sempre dal prossimo più prossimo ed estendersi poi a tutti, anche ai ncemici. Amare una persona lontana che non vediamo mai, può essere anche facile. Amare una persona on la quale viviamo non è sempre facile. Amare una persona affettuosa e umile, è facile; amare chi non ci ama, chi ci fa soffrire, non è certamente facile. Oggi è questo il problema più difficile della vita cristiana, anche in famiglia. L’amore cristiano non è una semplice simpatia, è un dono da chiedere a Dio. Penso all’amore che giovani sposi hanno giurato con gioia davanti all’altare e poi svanito in breve in un nulla. Penso ai muri che si ergono in tante famiglie tra giovani e anziani, tra suoceri e giovani coppie, tra fratelli e sorelle, spesso per questioni di interesse. La fede non toglie le difficoltà, ma aiuta a superarle con l’amore. Non possiamo comportarci come chi non ha fede. Concludo con un richiamo “all’amore passionista”. Noi amiamo Gesù Crocifisso e ci diciamo suoi Amici. Dobbiamo amare come Lui ha amato, anche là dove è più difficile amare, là dove c’è qualcuno che non è amato. Nella Promessa di Amore diciamo: “Insegnami ad amare tutti, specialmente i “crocifissi”. Non basta fissare il Crocifisso, che oggi è il Risorto. Il crocifisso che esiste oggi è l’umanità sofferente. Amare il prossimo è incontrare Dio. L’amore, basato sulla fede, fa riconoscere il volto di Cristo nel volto di ogni prossimo. Vedere e riconoscere Gesù nel volto del prossimo è un’esperienza spirituale stupenda. L’hanno sperimentata molti santi, come san Paolo della Croce. L’auguro di cuore a tutti gli Amici. P. Alberto Pierangioli

Suor Carmela e il suomicoglroie agli Esercizi delle Fa

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Amici di Gesù Crocifisso

Eucaristia Passionista/Settembre - Ottobre 2006

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un altro punto emergente del pensiero e dell’esperienza della chiesa nel nostro tempo. Lo Spirito Santo ci guida a comprendere che l’Eucaristia è il centro e il cuore del mistero di Dio e del destino umano. Tutto partì dall’affermazione del Vaticano II: “La liturgia è il culmine verso cui tende l’azione della chiesa e la fonte da cui promana tutta la sua energia”, SC 10. La frase sembrava esagerata, ma fu accolta perché giustificata dall’Eucaristia, centro della liturgia. 1. L’Eucaristia centro del mistero trinitario Dio è uno in tre persone perché è comunicazione di vita. Padre, Figlio e Spirito Santo significa Amante, Amato e l’amore con cui si amano, come spiega sant’Agostino; oppure l’Uno, l’Altro e l’Unione tra di loro, come commenta Hans Urs von Balthasar. La semplice formulazione del primo mistero della nostra fede ha bisogno del linguaggio eucaristico. All’interno di sé, Dio è una circolazione eterna e infinita di vita donata e scambiata nell’amore. Nel tempo Dio attua il disegno di comunicare la vita anche al di fuori di sé nella creazione, la quale poi si sviluppa come risultato del dono scambievole tra le creature. La natura procede a ritmo eucaristico. Ma Dio si comunica con speciale intimità all’essere umano, prima partecipandogli la vita divina appena creato, poi offrendogli la stessa possibilità nella redenzione. La Trinità è dunque una comunione e la radice prima e ultima di ogni comunione. Quando diciamo che la chiesa è una comunione, le comunità cristiane devono vivere in comunione, il matrimonio è una comunione, ci riferiamo sempre alla fonte trinitaria. L’Eucaristia trinitaria al di fuori di sé culmina nel secondo mistero della nostra fede: l’incarnazione, invio del Figlio per la nostra salvezza. In Gesù di Nazareth, Dio e l’uomo vivono la stessa vita. Sul Calvario il Figlio dona la sua vita al Padre per l’umanità. Nella risurrezione il Padre completa il progetto ridonando al Figlio la vita umano-divina che sarà partecipata all’umanità. Nell’ultima cena il Figlio aveva istituito l’Eucaristia per lasciare il frutto dell’opera salvifica a beneficio dell’umanità sino alla fine dei tempi. Ciò che il Padre ha realizzato per mezzo del Figlio nello Spirito Santo una volta per tutte sul Calvario e nella risurrezione, doveva restare accessibile per tutti gli esseri umani. Il progetto trinitario è che Dio condivide la sua vita con gli esseri umani. Ma questo avviene soprattutto nell’Eucaristia. Dunque l’Eucaristia è il termine ultimo del progetto trinitario per la salvezza umana. 2. L’Eucaristia centro della vita di Gesù di Nazareth Gesù non inventa l’Eucaristia all’improvviso alla fine

della vita. La sua intera esistenza terrena è in prospettiva eucaristica. La Lettera agli Ebrei rivela che fin dall’istante della concezione il Verbo si rivolge al Padre in linguaggio eucaristico: “Tu non hai voluto né sacrificio né offerta. Un corpo mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: Ecco io vengo per fare, o Dio, la tua volontà”, 10,5-7. Il Verbo incarnato è già eucaristico. Quando Maria e Giuseppe presentano Gesù nel tempio, quell’offerta è preludio del Calvario, come sottolinea il profeta Simeone. Il Calvario è tutt’uno con l’Eucaristia. Quando Gesù si mette in fila coi peccatori per farsi battezzare da Giovanni Battista, non è per bisogno di purificazione da peccati, ma per annunciare che prenderà su di sé i peccati dell’umanità, espiandoli sulla croce. Riverberando il Calvario, il battesimo di Gesù allude anche all’Eucaristia. Nel deserto Gesù supera ogni sorta di tentazioni con cui satana vuole distoglierlo dalla croce, il che significherebbe far fallire il progetto di dare la vita per diventare vita di tutti nell’Eucaristia. La vittoria nel deserto preannuncia la vittoria del Calvario e la potenza dell’Eucaristia, capace di vincere tutti gli attacchi di satana. Per questo il

Concelebrazione agli Esercizi delle famiglie.

diavolo in ogni secolo si avventa contro l’Eucaristia, dividendo proprio su di essa i cristiani e distogliendoli dal capirla e dal parteciparvi. Gli annunci della morte e risurrezione, di cui è costellato il ministero di Gesù, sono anche annunci eucaristici, perché nell’Eucaristia Gesù fisserà per sempre il frutto della sua morte e risurrezione. Anche i miracoli di Gesù possono essere letti in chiave eucaristica. Guarire malattie, scacciare demoni, perdonare i peccati e risuscitare i morti sono interventi possibili in virtù della sua morte e risurrezione, la cui potenza è presente nell’Eucaristia. Particolare significato eucaristico è espresso nella moltiplicazione dei pani, ove Gesù allude al suo piano di nutrire l’umanità intera, come fa nell’Eucaristia. La tensione eucaristica cresce a ogni passo nel cammino di Gesù di Nazareth. Nello sviluppo della sua coscien-


Amici di Gesù Crocifisso

CENTRALITÀ DELL’EUCARISTIA za umana egli si percepisce sempre più come vita donata, la cui consumazione sarà il Calvario e il cui frutto resterà nell’Eucaristia. Gesù stesso ci offre l’interpretazione eucaristica della sua vita quando sedendosi a tavola coi discepoli per l’ultima cena dice: “Ho desiderato ardentemente di mangiare questa pasqua con voi prima della mia passione”, Lc 22,15. Parafrasando l’intraducibile espressione del pensare semitico Gesù direbbe: Per tutta la vita ho desiderato questo momento con tutto me stesso. Tutto quello che ho detto e fatto finora era per compierlo in pienezza qui con voi e per voi. L’Eucaristia era il centro e culmine della sua vita. Come per la Trinità dall’eternità, così per il Figlio nel tempo. Egli nasce per farsi Eucaristia, vive per diventare Eucaristia, muore e risorge per trasformarsi e trasformarci in Eucaristia. 3. L’Eucaristia centro della vita della chiesa A. DELLA VITALITÀ ECCLESIALE La formazione cristiana si può chiamare formazione all’eucaristica, perché tutto può essere ridotto al comprendere e vivere l’Eucaristia. Lo dimostra la struttura dei sacramenti dell’iniziazione, battesimo, cresima, Eucaristia. Lo conferma la vita della prima comunità cristiana, dove il kerigma era tutt’uno con l’Eucaristia. I seguaci di Gesù “erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere”, At 2,42. La spiritualità cristiana e la vita spirituale dei singoli fedeli dev’essere incentrata sull’Eucaristia. Vita spirituale significa dello Spirito Santo nel nostro essere fatto di corpo e anima. È la vita umana posseduta e in qualche modo vissuta dallo Spirito e nello Spirito. Fonte di tale vita è l’Eucaristia. L’azione pastorale della chiesa con tutti gli aspetti organizzativi e i rapporti umani che include deve recare impronta eucaristica. È la dimensione anche umana e visibile della chiesa, sempre problematica: Vaticano, diocesi, parrocchie, papa, vescovi, parroci, clero, religiosi, laici, ministri e ministeri, gruppi e comitati, edifici e attrezzature, comunicazioni e finanze, servizi educativi e caritativi. Gli estranei pensano che la chiesa sia solo questo, ma tale aspetto è secondario e subordinato alla presenza e azione di Cristo, con centro e culmine nell’Eucaristia. L’intera missione della chiesa è eucaristica. Consiste nell’annunciare Cristo all’umanità e nel condurre a lui coloro che rispondono alla chiamata. Cristo è soprattutto nell’Eucaristia. B. DELLA VITA LITURGICA E SACRAMENTALE “Tutti i sacramenti sono ordinati all’Eucaristia e derivano da essa”. Il Battesimo è necessario per ricevere l’Eucaristia, ma produce i suoi effetti nella vita solo unito all’Eucaristia. Ci innesta alla vita del Cristo, che però si attinge nell’Eucaristia. È la nascita come figli di Dio, ma una volta nati bisogna crescere. È una contraddizione ricevere il battesimo senza viverlo nell’Eucaristia. La Cresima è il dono personale dello Spirito. Egli ci conforma a Cristo, ci fa comprendere la sua parola e ci comunica la sua vita. In una parola, ci conduce all’Eucaristia. Insieme al battesimo, la cresima ci comunica il sacerdozio di Gesù per partecipare all’Eucaristia, per ricevere gli altri sacramenti e per amministrane qualcuno,

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come il matrimonio per chi vi è chiamato. La Riconciliazione può essere necessaria per accostarsi all’Eucaristia se la vita del battesimo è bloccata dal peccato. Il suo rapporto con l’Eucaristia consiste però nel fatto che il perdono ricevuto nella confessione proviene dalla morte di Gesù, presente nell’Eucaristia. Il Matrimonio dipende dall’Eucaristia come il fiume dalla sorgente o l’albero dalle radici. L’amore totale e esclusivo tra un uomo e una donna è possibile solo se unito all’amore di colui che ama la chiesa come sua sposa fino alla morte di croce. Per questo il sì degli sposi sull’altare è l’eco del sì di Cristo sulla croce. Come tale va ripetuto ogni giorno, come quello di Cristo si prolunga sull’altare e nel tabernacolo. Lo stesso consenso tra gli sposi ha forma eucaristica, come risulta dallo ritmo delle parole: Prendete e mangiate, questo è il mio corpo, la mia vita per voi. Prendo te mio sposo o sposa, corpo e anima, nella buona o cattiva sorte, per tutta la vita. L’Unzione degli infermi è l’incontro con Cristo che consola chi soffre, e lenisce le ferite della malattia e della morte. Viene dall’Eucaristia e si compie in essa, donata al malato come viatico. Il sacramento dei moribondi non è l’unzione ma l’Eucaristia, forza di vita e per la vita. L’Ordine Sacro, nei suoi tre gradi di episcopato, presbiterato e diaconato, è soprattutto in funzione eucaristica. L’Eucaristia è al centro dei sacramenti non perché tutti si possono celebrare nella Messa, ma per l’intima compagine ontologica. Ogni sacramento dona una grazia secondo l’evolversi della vita. L’Eucaristia contiene e dona l’autore della grazia, Cristo Signore. 4. L’Eucaristia centro della vita di ogni cristiano specialmente del Passionista La nostra riflessione ci fa osare affermazioni audaci, come: la Trinità è eucaristica. Il Verbo incarnato è eucaristico. Maria di Nazareth è donna eucaristica. La salvezza è eucaristica. La chiesa è eucaristica, altrimenti non esiste. Non si può non aggiungere che ognuno di noi dev’essere persona eucaristica. Soprattutto il Passionista, sia che professi i voti o che partecipi della spiritualità della congregazione. Nell’ultimo secolo il linguaggio teologico ha elaborato il concetto di spiritualità per descrivere la dimensione spirituale della chiesa, mistero della vita divina comunicata all’umanità. Sono state individuate diverse spiritualità o sue ramificazioni: spiritualità del martirio e della vita monastica; spiritualità benedettina, francescana, domenicana, carmelitana, passionista e dei diversi ordini e istituti religiosi sorti lungo la storia. Di recente, dopo il Vaticano II, si è cominciato a parlare di spiritualità dei laici, dei religiosi e del clero diocesano. Infine si parla di spiritualità del fidanzamento, del matrimonio, della vedovanza, della malattia, del lavoro e delle professioni. Ma la spiritualità cristiana, in qualunque sua diramazione, non è autentica se non ha l’Eucaristia come centro e culmine. La spiritualità passionista è eucaristica nella sua essenza e in ogni articolazione. Consiste nella conformazione a Cristo che ama fino al dono totale di sé in obbedienza al Padre per la salvezza del mondo. Tale attitudine del Signore è presente nell’Eucaristia celebrata sull’altare e adorata nel tabernacolo. Unendosi ad essa, il Passionista vi attinge l’energia propulsiva, comprensiva e unificante della propria esistenza. Gabriele Cingolani CP

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Amici di Gesù Crocifisso

Spiritualità Passionista

La Passione di Gesù guarisce dalla gelosia e dalla invidia

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rità” (L. ai laici 352). Paolo scendeva anche a suggeril Catechismo della Chiesa Cattolica (n. menti particolari che potevano giovare, come per es. 1606-1608) ci ricorda: “Ogni uomo fa “Non prenda la minima confidenza con donna veruna, l’esperienza del male, attorno a sé e in benché stretta parente. Si faccia servire o dalla sua se stesso. Questa esperienza si fa sentire anche nelle moglie o dalla sua figlia, tanto più che è una figlia tutrelazioni fra l’uomo e la donna. Da sempre la loro ta di Dio, con patto però che si faccia solamente serviunione è stata minacciata dalla discordia, dallo spirito re dalla medesima in quelle cose di pura necessità che di dominio, dall’infedeltà, dalla gelosia e da conflitti non può fare da se stesso” (L. ai laici, 352). che possono arrivare fino all’odio e alla rottura… Dalla gelosia nasce facilmente anche l’invidia, cioè la Secondo la fede, questo disordine non deriva dalla paura che qualche altra persona abbia maggiore attennatura dell’uomo e della donna, né dalla natura delzione da parte di uno dei coniugi, oppure l’invidia tra le loro relazioni, ma dal peccato. Rottura con Dio, il i figli, per il timore che uno di loro riceva maggiore primo peccato ha come prima conseguenza la rottuattenzione dai genitori. Basta ricordare la storia di ra della comunione originale dell’uomo e della donGiuseppe venduto na. Le loro relaziodai fratelli. ni sono distorte da Per evitare la geloaccuse reciproche sia che disrugge la [Gen 3,12]; la loro pace e la gioia delmutua attrattiva, la famiglia, Paolo dono proprio del raccomanda ai coCreatore, [Gen niugi di “guardarsi 2,22] si cambia in dalle parole incaurapporti di dominio te, punitive e more di bramosia; tificanti; mantene[Gen 3,16] la re il cuore e lo spisplendida vocaziorito pacifico; non ne dell’uomo e lasciarsi sorprendella donna ad esdere dal torbido sere fecondi, a della malinconia” La bella famiglia di Sonia e Mariano moltiplicarsi e a (L III,133), perché soggiogare la terra facilmente dopo si dicono parole piccanti che crea[Gen 1,28] è gravata dai dolori del parto e dalle fatino sospetti e gelosie. che del lavoro [ Gen 3,16-19]. Per guarire le ferite Ad una sposa raccomanda di essere “dolce e mansuedel peccato, l’uomo e la donna hanno bisogno delta con la suocera; non le risponda, ma soffra e stia zitl’aiuto della grazia che Dio…”. ta, non si lamenti mai della suocera col marito, per Paolo della Croce ebbe una grande esperienza di vita non contristarlo”. Esorta ad avere verso il marito familiare nella propria casa e poi nel contatto con tan“buon volto, affinché non si raffreddi il santo amore te famiglie. Nella predicazione delle missioni popolari coniugale; questo è un punto essenzialissimo”. pose un impegno particolare per aiutare le famiglie afMa come riuscire? Paolo suggerisce: “La croce bisoflitte da gelosie, da invidia e da rancori a riconciliarsi gna portarla ogni giorno; bisogna approfittarsi delle per accogliere la pace, frutto della passione di Cristo. occasioni di esercitare la virtù, massime l’umiltà, la Ma come guarire dalla gelosia, o prevenirla? dolcezza, la tranquillità del cuore, procurando di tenePaolo raccomandava di coltivare una grande fiducia re il cuore sempre tranquillo con santi affetti in nell’amore misericordioso di Dio. La certezza dell’aDio”(L IV, 125). more di Dio avrebbe aiutato a non cedere al dubbio Per conservare il cuore in pace aiuta molto fare “ dell’amore e della fedeltà del coniuge o di altri memdel cuore un oratorio, dove mettere sempre Gesù bri stretti della famiglia. Inculcava poi la preghiera Crocifisso: lo guardi spesso con l’occhio della menfatta insieme in famiglia perché la preghiera fatta inte e gli faccia carezze”. Ad altra sposa diceva: “Nelsieme aiuta ad essere fedeli a Dio e alla famiglia. Racla meditazione quotidiana della Passione di Gesù comandava poi di unire alla preghiera molta attenzioCristo e nella devota frequenza dei Sacramenti imne a non dare occasione di gelosia con gesti, parole e parerà la carità, la pazienza, la mansuetudine verso con le azioni. Scriveva a Tommaso Fossi: “Si guardi suo marito e verso gli altri” (L III,524). di non dar ombra di tentazione di gelosia alla buona Che Paolo della Croce aiuti gli sposi cristiani a forcompagna; se potessi parlare alla buona signora Vittomare famiglie unite e capaci di superare le difficoltà ria, in poche parole le leverei la tentazione pestifera dell’ambiente sociale ostile e del carattere difettoso della gelosia. Basta: lei non gliene dia occasione; le delle persone. mostri ogni affetto santo coniugale, la disinganni con Fabiano Giorgini cp. parole ed azioni e così conserverà perpetua pace e ca-


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Ven. Antonietta Farani

La Forza Del Perdono

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en. Antonietta FaraniMaria Concetta Farani nasce a Curitiba, in Brasile, il 29 luglio 1906, da genitori italiani oriundi di Sapri (SA). Il padre Giuseppe insieme alla moglie Raffaella riesce a raggiungere una posizione agiata; possiede alcuni beni immobili, è stimato ed è stato insignito del titolo di viceconsole per l’Italia a Curitiba. È aiutato nell’amministrazione dal fratello Nicolino e dalla sorella Angelica. Tutto scorre liscio, ma il 16 settembre 1913 papà Giuseppe muore di polmonite e la famiglia con raggiri legali viene privata di tutto. Sembra che i cognati soprannominati non siano estranei a questa vistosa ingiustizia. Raffaella, 28 anni, con tre figli e uno in arrivo viene cacciata perfino dalla propria abitazione. La povertà è innegabile, ma viene vissuta con dignità e la forza della fede. Raffaella soffre per i propositi di vendetta del piccolo Giovanni, il quale si lascia sfuggire: “Voglio diventare presto grande per ammazzare zio Nicolino”. Lei invece ripete: “Sia fatta la volontà di Dio. Dio sa quello che fa”. Giovannino non potrà diventare grande, muore di difterite nel 1915. Per le difficoltà economiche le tre bambine non possono più frequentare la scuola. Per fortuna Maria può riprendere gli studi, è brava e diligente. A 14 anni, con anticipo di due anni sull’età prescritta, dà gli esami da maestra e consegue il diploma. Ottiene il posto in un villaggio di contadini, molti dei quali italiani e vi si trasferisce con tutta la famiglia che ovviamente vive del suo lavoro. La chiamano “la maestrina” ed è ben voluta da tutti. Qui conosce i missionari passionisti ed è colpita dalla loro spiritualità, alla quale purtroppo in qualche modo la vita l’aveva preparata. Vorrebbe seguirli, ma non può; non può abbandonare la sua famiglia. Cresce però spiritualmente con loro e scopre la gioia del perdono, soprattutto verso gli zii, che hanno ridotto ingiustamente in miseria la sua famiglia. Dice: “Non sento più odio; ho scoperto l’amore ed il perdono”. Va a visitare gli zii dopo tanto tempo e dice alla mamma: “Oggi ho provato il paradiso del perdono”. Nel 1924 vince un concorso per le poste e telegrafi a Curitiba, paese di origine e vi fa ritorno

con la famiglia. Il concorso però viene annullato e di nuovo la famiglia si ritrova senza niente. Lei trova lavoro come sarta e ricamatrice, è ben remunerato ma l’ambiente è impossibile e deve abbandonare. Riprende allora in mano la questione della proprietà e con tenacia ed intelligenza rientra in possesso degli immobili; li vende bene e ricava una somma che ridà sicurezza alla famiglia. La mamma e le sorelle decidono di tornare in Italia. Lei nel 1927, a 20 anni, entra tra le suore Passioniste di San Paolo della Croce nella città di S. Paolo, accompagnata da mamma. Ha un temperamento forte, estroverso e risoluto. Le domandano: “Cosa pensi della vita religiosa? Come desideri viverla?”. Risponde: “Non so. Non penso nulla. Voglio amare Dio, amare molto e ringraziare di tutto”. Dopo la vestizione scrive alla mamma: “Tua figlia ha vissuto il giorno più bello della sua vita”. Emette la professione il 12 settembre 1928 prendendo il nome di Antonietta. È chiamata subito alla formazione delle aspiranti e delle novizie, alla direzione scolastica e all’insegnamento. È anche superiora. La sua vita spirituale è conformata tutta al Crocifisso. Scrive alla mamma: “Stabilirò la mia dimora sul Calvario, abbraccerò la croce, là passerò i miei giorni”. Prega così: “Gesù, lascia che ti chieda una grazia: partecipare alla tua passione. Associami a questo martirio”. Accoglie per amore i peccatori, i malati, i poveri e tutti i bisognosi, tanto che la chiamano “il buon pastore”. Ripete: “Noi passioniste per fare bene il nostro apostolato dobbiamo essere delle spugne inzuppate nel sangue di Cristo”. È sempre serena e mette pace intorno a sé. Scrive alle sorelle: “Credetemi profondamente felice”. Oltre ai comuni voti religiosi ottiene di aggiungere quello di abbandono incondizionato alla volontà di Dio; di amore totale a Dio; di offrirsi vittima; di compiere ogni cosa nel modo più perfetto; di esercitare l’autorità come veicolo della volontà di Dio. È devotissima dell’eucaristia. Si affida completamente alla Madonna che ama e fa amare come madre carissima. Fa esperienza del disprezzo e dell’amarezza, circondata da dubbi sul suo conto e da disistima. Ma lei esclama: “Ecco la serva del Signore. Ricevo ogni cosa come permessa da Dio”. Con altrettanto amore e pazienza vive la malattia e la morte. Un tumore al cervello la rende completamente ceca e la porta rapidamente alla morte che avviene il 7 maggio 1963, a 57 anni. Il 13 giugno 1992 Giovanni Paolo II la dichiara venerabile. Francesco Valori

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III. GESÙ E IL MISTERO PASQUALE

Il Getsemani

Premessa L’atteggiamento di Gesù di fronte alla realtà della morte non è di imperturbabilità né di liberazione dal corpo e dalla vita terrena, come Socrate. Se è vero che Gesù è andato alla morte con libertà, vedendola come dono e offerta di sé, è anche vero che Gesù sembra sprofondare in angoscia e paura. L’angoscia di Gesù è un dato certamente storico; i sinottici ne parlano in modo circostanziato. C’è anche un accenno nel quarto vangelo (Gv 12,27) che si può riferire al Getsemani: “Ora l’anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest’ora? Ma per questo sono giunto a quest’ora!”; inoltre in Eb. 5,7-8 si dice: “Nei giorni della sua vita terrena egli offrí preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte e fu esaudito per la sua pietà”.

Forma diretta e indiretta della preghiera di Gesù.

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Seguiamo il racconto di Marco, che introduce così la preghiera di Gesù: “Cominciò a sentire paura ed angoscia”, poi segue: “La mia è triste fino alla morte”. La preghiera si snoda in due forme: una forma indiretta, propria del narratore: “si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse da lui quell’ora”. “Ora” sta per “calice”. Segue la preghiera in forma diretta: “Abbà, Padre! tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio ma ciò che vuoi tu” (Mc 14,33-35). Ci sono qui due assi che convergono: un asse verticale, il rapporto Gesù-Padre, e un asse trasversale, Gesù-discepoli. Questo è importante perché sembra indicare l’esortazione di Gesù ai discepoli di partecipare alla sua angoscia attraverso vigilanza e preghiera. Il testo ha un valore parenetico, perché i discepoli mettano in atto l’insegnamento di Gesù: “Vegliate e pregate”; come Gesù veglia e prega di fronte alla morte, così dovrebbero fare i discepoli, che invece “dormono” non solo in senso fisico. Ci sono due significati che si uniscono: il significato dell’angoscia e il significato della preghiera di Gesù al Padre. I Padri della Chiesa, i riformatori protestanti, il magistero, i teologi hanno cercato di dare una spiegazione dell’angoscia e della preghiera di Gesù. La teologia contemporanea, senza porsi in contrasto con quella precedente, accentua il modello biblico dell’angoscia. Nella storia dei profeti ricorre frequente una situazione di angoscia, che non è semplicemente un sentimento psicologico, ma esprime una agonia -come lotta- tra profeta e Dio; il profeta vorrebbe desistere dalla sua missione, ma Dio vuole che egli prosegua. Il profeta è angosciato, scoraggiato per diversi motivi, ma di fronte a Dio. Elemento centrale è il fatto della missione profetica.

Significato dell’angoscia di Gesù Come i profeti, anche Gesù soffre l’insuccesso umano della sua missione. Sono da tener presenti i richiami insistenti al popolo alla conversione, ma questi appelli rimangono inascoltati; sarebbe però troppo riduttivo vedere l’angoscia di Gesù solo come sconforto umano per l’insuccesso della missione. Gesù “cominciò a sentire paura e angoscia”. A cosa è dovuta questa paura ed angoscia di Gesù? Al timore della morte? Sembra poco probabile, perché Gesù è andato incontro alla morte volontariamente, espressione somma del dono di sé. La radice più intima è l’amore per gli uomini, cioè l’ansia che l’amore rifiutato si traduca in perdizione per il suo popolo. Non è tanto per sé che soffre, ma per gli uomini. L’angoscia, in questa prospettiva, diventa il segno dell’infinita carità di Dio verso gli uomini.

Significato della preghiera di Gesù Quanto detto sull’angoscia di Gesù ci offre la chiave per comprendere anche la preghiera di Gesù. Essa si apre con l’Abbà, che esprime intimità e fiducia filiale. “Tutto è possibile a te”: è l’affermazione di fiducia estrema nell’assoluta potenza del Padre. “Allontana da me questo calice”: sono parole che suonano come un distacco dal Padre, una differenza. “Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu”: esprime comunione col Padre e riconferma le prime parole, intimità e fiducia incondizionata. Il punto critico è la parte centrale: “Allontana...”. Come interpretarlo? Di solito si legge come richiesta di essere liberato dalla morte; ma la richiesta di Gesù non è tanto liberazione dal calice, perché Gesù lo vuole come lo vuole il Padre. Le parole di Gesù possono essere intese come “dilazione”, “ritardo” del calice, cioè dell’ora della passione, per prolungare la missione e salvare il popolo dall’incredulità. Gesù rimette tutto nelle mani del Padre: “Tutto è possibile a te”. La preghiera di Gesù esprime il massimo dell’amore filiale al Padre. Il Getsemani non è solo il dramma umano e divino di Gesù, uomo-Dio, ma il dramma tra Figlio e Padre in ottica trinitaria. Dio soffre non in se stesso ma in relazione all’umanità, che rifiutando l’amore si danna. L’angoscia è l’espressione del dolore stesso di Dio. Oggi si parla molto di sofferenza di Dio. C’è un misterioso, reale coinvolgimento di Dio nella storia della salvezza. Il Dio in Gesù è così vicino all’uomo da soffrire lui stesso! Maurizio Buoni CP


Amici di Gesù Crocifisso

Gli Amici di Gesù Crocifisso devono testimoniare la sua risurrezione

Via Crucis e Via Lucis fermano che se il Vangelo terminasse con il racconto della morte di Gesù, esso “non sarebbe sufficiente a suscitare e sostenere la nostra fede. Il Messia che annunciava l’imminenza del regno di Dio è morto come un maledetto, appeso al legno della croce. I discepoli si smarriscono, hanno paura e alcuni lasciano Gerusalemme”. (OP 24). La risurrezione segna “un’esperienza decisiva per la comprensione della morte di Gesù, per l’origine della Chiesa, per il raduno dei figli di Dio in Cristo e per l’annuncio della parola definitiva di Dio sulla storia. La risurrezione è la conferma che Dio dà alla missione di Gesù. La Chiesa, professando la risurrezione, riconosce che l’umanità è ormai con S. E. Mons. L.Conti, arc. di Fermo, con i diaconi Cristo in Dio” (Ivi 24). partecipanti agli esercizi delle famiglie La Traccia per il Convegno fa appello soprattutto ai laici, perché ubblichiamo volentieri una sintesi della riflessione portino la testimonianza della vita quotidiana vissuta nelinviata agli Amici di G. C. dal P. Adriano di Bonala società; esorta a prestare attenzione alle aree personali ventura, responsabile di Stauros Italiana, in margie sociali di ciascuno, come la vita affettiva, il lavoro e la ne al Convegno di Verona 2006. Ringraziamo. P.A. festa, la vita iniziale e finale, la malattia e la sofferenza, la povertà e l’abbandono, la famiglia, l’educazione e forLa congregazione passionista ha come carisma la “Memazione, la vita civile, i problemi locali e internazionali. moria Passionis”, cuore del Cristianesimo. Ma la spiriIl titolo che abbiamo dato a questa riflessione sottolinea tualità della Passione trova il suo completamento nella riche solo un vero Amico del Crocifisso può testimoniare la surrezione. Infatti il Risorto non ha altro volto se non sua risurrezione. Infatti i primi testimoni della risurrezioquello di Gesù crocifisso: “Voi cercate Gesù nazareno, ne furono Maria Maddalena e le donne che avevano assiil Crocifisso, non è qui, è risorto” (Mc 16,7). “Guardastito alla sua morte e avevano partecipato alla sepoltura. te le mie mani e i miei piedi: sono proprio io”(Lc Per poter testimoniare bisogna prima conoscere e avere 24,38). La salvezza si basa sulla morte di Cristo, ma è reesperienza di ciò che si testimonia. sa possibile dalla risurrezione che la rende feconda appliLa contemplazione di Gesù crocifisso e risorto aiuta a candone i frutti. Senza la risurrezione di Cristo, il cristiavedere la vita e anche la sofferenza in una nuova luce, nesimo non sarebbe mai esistito. Morte e risurrezione cocome un sacrificio spirituale offerto con amore e con stituiscono i due aspetti dell’unico mistero pasquale. Megioia a Dio. diante la risurrezione, la croce diventa strumento della Concludiamo questa comunicazione agli “Amici di Gesù potenza di Dio. Dunque morte e risurrezione sono comCrocifisso” con il suggerimento a perfezionare il proprio plementari: l’una non può stare senza l’altra. La croce e rapporto con Gesù morto e risorto, unendo alla pratica le piaghe del Crocifisso sono il contrassegno del Risorto. della Via Crucis, con quella moderna della Via Lucis, La croce di Cristo è il tesoro della Chiesa; la risurrezione che non diminuisce l’autentica spiritualità della passione ci dà la possibilità di attingervi. ma la perfeziona. In questo momento la Chiesa italiana celebra a Verona il Scrive l’ideatore di tale pratica, don Sabino Palumbieri: suo quarto Convegno nazionale dal titolo: “Testimoni di “La Via crucis e la Via lucis sono l’espressione orante del Gesù risorto, speranza del mondo”. La Chiesa si interperenne intreccio fra dolore e gioia. In ogni esperienza di rogherà sul compito di evangelizzare i fratelli in un monprova e di dolore si celebra immediatamente la Via do in rapido cambiamento. Gli “Orientamenti Pastorali” crucis, perché ogni dolore è partecipazione a quello del(OP) per preparare il Convegno descrivono l’itinerario di l’Uomo dei dolori. Ma il credente può celebrare anche Cristo e quello della Chiesa a servizio della missione di nel tempo della pena la Via lucis. Nelle esperienze della Cristo. La “Traccia di riflessione” degli Orientamenti gioia si celebra immediatamente la Via lucis, perché ogni sollecita tutti a essere testimoni di Gesù risorto. gioia autentica, è una partecipazione alla Pasqua di Gesù. Ci domandiamo: quale testimonianza possono dare gli Ma si celebra anche la Via crucis, proprio per i costi di Amici di Gesù Crocifisso, negli ambiti che la Traccia quell’esperienza, per la percezione della brevità di ogni stessa propone? Pensiamo che una riflessione dei singoli assaggio di gioia sulla terra e per la considerazione che il e di gruppo possa e debba essere fatta e comunicata, percontesto di questa esperienza gaudiosa resta pur sempre ché diventi un bene per tutta la Chiesa. quello di un mondo in travaglio”. Parlando di Gesù Risorto, gli Orientamenti Pastorali afAdriano di Bonaventura CP

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Relazione al IX Convegno del MLP - II - La

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rimi passi nella spiritualità passionista. A quei tempi il Padre passionista era assistente spirituale del gruppo che avevo iniziato a frequentare, che non era un gruppo di spiritualità passionista, eppure ci formò non solo come cristiani, ma anche come laici passionisti senza che ce ne rendessimo conto. Fu evidente questo per me in particolare perché, avendo ricominciato da zero, lentamente iniziai a vedere la religione, a meditare la Parola di Dio dal punto di vista del mistero pasquale. Non sembrò strano ad un certo punto che qualcuno dei laici chiedesse al Padre di voler vivere la spiritualità passionista più da vicino, secondo l’insegnamento di S. Paolo della Croce e se fosse possibile costituire un gruppo laicale orientato passionista. Sorsero così gli Amici di Gesù Crocifisso. Era il 1989. Il Superiore Generale di allora lo incoraggiò. Il Superiore Provinciale lo approvò nel 1990. La sua finalità principale: vivere da laici la spiritualità dell’amore, appresa da Gesù Crocifisso, secondo l’insegnamento di S. Paolo della Croce che diceva: “la Passione di Gesù è la più grande e stupenda opera del divino amore” (Lettere II,724). Mi tuffai nel nuovo cammino, il cui scopo principale era quello di conoscere ed approfondire la Passione di Gesù. In tutta la mia vita avevo cercato l’amore, spesso nei posti e nei modi sbagliati. Con grande stupore iniziai a capire che quello che avevo cercato dappertutto era stato sempre accanto a me, anzi dentro di me. Come potevo allora però rendermi conto di questo se ero completamente proiettata al di fuori? Come potevo capire in che modo Dio mi aveva sempre amato anche in quegli anni bui in cui cercavo di dimenticarmi di Lui? Mi colpirono le parole di S. Agostino:“O speranza mia fin dalla gioventù, dov’eri per me, dove ti eri ritratto? Ma io camminavo fra le tenebre e su terreno sdrucciolevole; ti cercavo fuori di me e non ti trovavo, perché tu sei il Dio del mio cuore: ormai avevo raggiunto il fondo del mare; come non perdere fiducia; non disperare di scoprire più il vero?”. Nei primi anni camminai in fretta: catechesi, ritiri, esercizi, letture perlopiù di stampo passionista, tutto prendevo con entusiasmo; ma c’era un brano del Vangelo di Matteo al cap. 13, 4-8 che mi tormentava in modo

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particolare, quello del seminatore: “Ecco, il seminatore uscì a seminare. E mentre seminava, una parte del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono. Una parte cadde in luogo sassoso, dove non c’era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non era profondo. Ma spuntato il sole, restò bruciata e, non avendo radici, si seccò. Un’altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta”. Mi ravvisavo in quel luogo sassoso dove il seme della Parola di Dio aveva germogliato in fretta, ma non avendo molta terra si era seccato. I miei figli, vedendo il mio cambiamento abbastanza repentino, mi guardavano con sospetto, ma non si meravigliavano più di tanto. Tante volte mi avevano visto entusiasmarmi per qualche cosa e poi lasciar perdere sul più bello. Dicevano: tanto le passa anche questa! Avevo una gran paura che fosse vero. Non volevo tornare indietro! La direzione del Padre spirituale, lenta, paziente, costante, sempre pronto ad incoraggiarmi o a spegnere i miei entusiasmi troppo accentuati, fecero in modo che quel terreno aumentasse di spessore e fece cambiare me e la mia vita.

I primi contatti con il MLP italiano Spinta dal desiderio di sapere sempre di più, per suggerimento del Padre, partecipai all’esperienza-incontro dei responsabili del MLP, condotto da P. Adolfo Lippi che si tenne al Monte Argentario nel 1996. Fu quello il mio primo contatto col MLP di cui avevo solo sentito vagamente parlare e con quelli che ne erano stati i fondatori ed animatori. Eravamo parecchi: padri, suore e laici. Nel mio cammino spirituale ci sono state cose che hanno agito lentamente ed altre in modo improvviso ed incisivo: quella esperienza appartiene al secondo modo. La bellezza del luogo, la presenza quasi tangibile del nostro fondatore S. Paolo della Croce, la conduzione, gli argomenti trattati da P. Lippi, il metodo per me nuovo degli esercizi spirituali personalizzati, mi costrinsero ad un grosso sforzo mentale e soprattutto spirituale. Ancora una volta fui costretta ad una revisione completa di quello che facevo nella mia vita e del perché. Tante volte in questi anni, ho visto come il Signore opera nella nostra vita. Niente è a caso e tutto concorre al Suo piano di salvezza, se si riesce a riconoscerlo e a farlo fruttare. Così non finirò mai di ringraziare il Signore per le occasioni e le persone che ha messo sul mio cammino nel momento giusto e nel modo giusto. Dopo quegli esercizi spirituali, capii che ciò che era successo in quei primi anni di cammino era sicuramente una grazia immensa che il Signore mi aveva fatto, ma era da “riesaminare”. P. Lippi spiegò all’inizio che: -fare gli esercizi spirituali non consiste nell’ascolto di lezioni, conferenze o pie esercitazioni, ma nell’applicarsi PRIMO CORSO DI ESERCIZI 2006 ad esercitazioni di vita spirituale; ci


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Cultura e la vita del laico maturato nel carisma passionista al sofferente e la consacrazione alla Passione? Gli esercizi terminarono con il metterci in ginocchio, uno alla volta (laici e religiosi), davanti al Crocifisso per dichiarare che cosa c’era da cambiare nella nostra vita. Era solo un gesto, ma furono le condizioni spirituali raggiunte in quei giorni che mi aiutarono a capire il significato del “mettersi ai piedi della Croce”. Furono quelli i momenti in cui noi laici trovammo una grande unione con i padri che parlarono anche loro delle proprie difficoltà. Tutto quel riflettere, cominciò a farmi percepire come doveva cambiare il mio atteggiamento in base a un diverso concetto di Dio, che ha glorificato il Figlio nel momento del AMICI DI TRASACCO ALLA CONCLUSIONE DEGLI ESERCIZI suo più profondo abbassamento. Concetto assurdo per me allora, anche dopo la mia, chiamiamola così, “conversione”. presentò il tema del primo giorno: “Il dominio dell’uomo sull’uomo è svuotamento della Croce”. La Parola era quella del Vangelo di Matteo: la richiesta I cambiamenti che avvennero in me della madre di Giacomo e Giovanni, la voglia di protaPer conformarmi al cristianesimo ed in modo particolagonismo dei due apostoli, il loro desiderio di realizzaziore alla spiritualità passionista che volevo seguire, era nene umana. Al termine dell’insegnamento, le domande cessario che mi si stampasse bene in mente e nel cuore scritte, a cui bisognava rispondere per iscritto, furono: che, per poter seguire Cristo e continuare anche nella Percepisco il contrasto fra il mio protagonismo, il desimia opera di volontariato, tutti i parametri andavano di derio di realizzarmi magari anche in campo religioso e nuovo cambiati. L’umiltà, la disponibilità verso gli altri, lo spirito della Passione che Gesù predice? non stava in un comportamento umile di disponibilità, a - Da che cosa penso che sia stato originato questo atvolte anche sofferta, ma nel cambiare completamente i teggiamento interiore? Da sofferenze dell’infanzia, espeprincipi su cui fondare la mia vita. La cosa strana è che, rienze di ingiustizia, di oppressione, da soffocamento quando cercai e cerco tuttora, di seguire questo spostadelle mie giuste aspirazioni? mento di valori, invece di complicarmi la vita, sembra - Sono proprio sicuro che molte mie motivazioni non che tutti i tasselli vadano al loro posto, in un modo che siano originate più o meno incosciamente da rivalità, continua a meravigliarmi ogni volta. Certo ci fu un cioè da desiderio di elevare me stesso e di abbassare grosso intervento dello Spirito Santo, oltre alle capaeventuali rivali? Ora penso che, dopo quello che vi ho cità di chi guidò quegli esercizi, perché iniziassi a caraccontato di me, potete capire come mi trovai a dover pire alcune cose indispensabili per chi si avviava a vorimettere in discussione di nuovo tutta la mia vita, le moler essere una “laica passionista”. tivazioni passate e quelle presenti. Pur non facendo Al ritorno a casa non poteva rimanere tutto nello stesso più una vita lontana dalla chiesa, era ancora necessario modo, per questo, dopo una lenta assimilazione di quanriflettere,confrontare, cambiare il mio modo di agire. to avevo ascoltato, cambiarono molti miei atteggiamenti. Per la prima volta sentii parlare dello stato di “orfaPer quel che riguarda il mio servizio di volontariato, c’enezza”, di lontananza di Dio, dell’uomo che non si rano stati dei cambiamenti: a quello fatto negli ospedali sente “salvato”. Riconobbi il mio stato passato lontana si aggiunse il lavoro nella Caritas dove incontravo spesda Dio e la mia grande necessità di sentirmi “salvata”. so veramente gli “ultimi”. A seguito di una missione pasNon sto qui a raccontarvi tutti gli esercizi spirituali sionista nella parrocchia che frequentavo, il parroco volperché non sarebbe possibile, accenno solo alle dole rivedere tutti i ministeri e mi chiese se volessi diventamande che mi costrinsero a scavare in me. re ministro straordinario dell’eucaristia. Fu una grazia -Mi rendo conto che l’aiuto che do agli altri non è una che ancora oggi mi meraviglia e penso di non meritare, mia concessione? che mi portò ad avvicinarmi agli ammalati in un modo -Percepisco che questo atteggiamento è pre-evangelico diverso, non per dare solo un aiuto pratico, ma soprattute che il cristiano è caratterizzato dall’abbassamento nel to una vicinanza spirituale. Se all’inizio del mio lavoro dare come nel sacrificio della croce? E che questo sacridi volontariato davo tanto di me al punto da sentirmi ficio non è in funzione della mia elevazione? vuota, spremuta come un limone, poi mi accadde che il - Capisco il significato del primo che si fa ultimo ed il dare fosse sempre inferiore a quanto ricevevo dal Signocollegamento con l’estremo sacrificio della Croce? re e dalla vicinanza agli stessi ammalati e bisognosi. - Vedo il collegamento tra lo sguardo chino al piccolo, (continua)Piera Iucci

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Amici di Gesù Crocifisso

II-Amici Aggregati Una grande opportunità per gli amici lontani

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aro Padre Alberto, mi chiamo Giuliana Sala e faccio parte degli Amici di Gesù Crocifisso. Abitando vicino a Milano, la mia esperienza è solo di “ausiliare”. Ho però letto sul sito dedicato al movimento che è nata una nuova formula di appartenenza: gli “AMICI AGGREGATI”. Le sarei grato se mi illustrasse in che cosa consiste. Per chi abita lontano come me, è molto importante la lettura, necessaria per ricevere quel nutrimento che chi partecipa come “effettivo” può trovare negli incontri mensili. Per questo ti ringrazio sinceramente per gli articoli che scrivi sulla rivista; sono sempre molto belli (anche quelli di P. Cingolani), e per le e-mail di aggiornamento che mi invii abitualmente. Mi è di grande aiuto alla meditazione anche il libro: “Voi siete miei amici”. Ho di recente letto un altro meraviglioso testo del padre Passionista Pellizzato, dal titolo: “Così Dio ha amato il mondo”. Ti chiedo di segnalarmi altri testi che mi consentano di approfondire la spiritualità e il carisma passionista, o testi utili per meditare sempre di più la Passione di Gesù. Un ultimo “grazie” per il biglietto che ho ricevuto dopo aver rinnovato l’abbonamento alla rivista “Amici di Gesù Crocifisso”. La premura affettuosa con la quale guidi il nostro movimento laicale, percepibile chiaramente anche da chi, come me, segue solo da lontano, è una ulteriore conferma che “la passione di Gesù è veramente la più grande e stupenda manifestazione dell’amore di Dio”. Molte volte mi sono arrivate richieste come questa da Amici che vivono in luoghi dove non vi sono fraternità o gruppi degli Amici, per chiedere come vivere da lontano il cammino degli Amici e non essere semplicemente degli ausiliari. Per questo motivo nella rivista di Marzo-aprile 2006 scrissi un articolo per presentare gli AMICI AGGREGATI. Sono iscritti che vivono dove non vi sono fraternità e gruppi di Amici, ma che desiderano in qualche modo essere effettivi e partecipare pienamente alla spiritualità degli Amici. Gli Amici lontani possono fare domanda all’Assistente nazionale di essere aggregati spiritualmente a una Fraternità, scegliendo quella più vicina o più adatta alla propria situazione. Gli Amici Aggregati s’impegnano ad avere un rapporto particolare con la Fraternità di adesione. Si uniscono spiritualmente alla Fraternità nei giorni e nell’ora degli incontri della Fraternità, facendo da lontano lo stesso cammino di preghiera e di approfondimento della spiritualità Passionista, tenendo presente il programma formativo annuale e mensile. Riceveranno le catechesi che l’assistente spirituale fa negli incontri di Fraternità e nei ritiri mensili. Chi ne ha la possibilità, s’impegna a partecipare a qualche incontro a livello generale, a qualche ritiro mensile, agli esercizi spirituali di agosto al Santuario di S. Gabriele. Chi desidera fare la consacrazione solenne a Gesù Crocifisso, propria degli Amici effettivi, concorderà il modo, il tempo e la preparazione con l’assistente della Fraternità di aggregazione. Il responsabile della Fra-

Anna Maria, Rita e Maria, consacrate a Gesù Crocifisso il 12-8-06

ternità, d’accordo con l’assistente, può includere nell’elenco degli Amici Aggregati un iscritto della propria Fraternità che per gravi motivi di salute o di età non può più frequentare gli incontri della Fraternità. Ogni Fraternità ha un Amico/a incaricato del rapporto con gli Amici Aggregati. È una iniziativa che sta facendo i primi passi, ma già ci sono reazioni molto positive. Ne riporto alcune. “Ho ricevuto la tua lettera, che ho divorato con gioia. Ora mi è chiaro il cammino da percorrere. Sarò fedele agli impegni assunti; la mia giornata è fatta di preghiera, nella forma da te descritta. Mi pare quindi di essere in sintonia con i Passionisti. Questo per me è motivo di gioia e di conforto. Mi considera “effettiva”. Anche lontana, sarò spiritualmente unita a voi. Sono contenta che mi abbia aggregata alla Fraternità di Morrovalle: sarò presente spiritualmente accanto a voi il secondo e ultimo martedì del mese, all’ora stabilita. Sento di avere in te un padre spirituale e ne sono felice”. Isabella di Brescia. “Non può immaginare con quanta gioia ho ricevuto la lettera con la quale mi comunicava che mi considera “passionista effettiva”, aggregata alla Fraternità di Morrovalle. Che grande dono di Dio! La luce che ha letto sul mio volto la mia mamma novantenne, che custodisco, deve essere stata così viva che mi ha detto: “Sembri di essere in Paradiso”! Sì, mi sentivo abbracciata al Crocifisso e nello stesso tempo mi sentivo amata da tanti fratelli che non conosco”. Anna Maria di Brescia. Diverse iscritte della Sardegna sono aggregate alla Fraternità di Civitanova Marche, che ha come incaricata Olga. Altri aggregati sono uniti ad altre Fraternità. Ringraziamo il Signore per questa nuova iniziativa. Attendiamo reazioni e suggerimenti. P. Alberto Pierangioli


Amici di Gesù Crocifisso

Notizie della Fraternità Pellegrinaggio ai Luoghi della Santa Gemma

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abato 13 maggio la fraternità della Madonna della Stella si è recata in pellegrinaggio a Lucca nei luoghi di santa Gemma. Che emozione! La santità di quei luoghi ci invitava al raccoglimento, alla meditazione! Nei volti di tutti si leggeva la commozione e la gratitudine per una grazia così grande. Ogni luogo nel quale visse la nostra amata sorella Gemma è impregnato della sua santità, parla di una vita donata totalmente al suo Amato Sposo Gesù, per la salvezza dei fratelli. Ma l’amore totale Gemma lo ha pienamente realizzato nella casina in Via della Rosa, dove, gravemente malata, fu trasferita il 24 gennaio 1903. La camera dove morì è ora trasformata in cappella. Ricorda le spaventose vessazioni diaboliche degli ultimi mesi di vita, la dolorosa crocifissione, l’abbandono, l’agonia vissuta insieme a Gesù nella settimana santa e la fine calma e serena il sabato santo 11 aprile 1903. Siamo saliti tutti per quelle ripide e strette scale, verso il Calvario dove la nostra cara sorella Gemma ha dato tutta se stessa a Dio Amore. Lì abbiamo sentito l’invito della nostra sorella maggiore a seguirla sulla via del Calvario nella vita quotidiana, per fare della nostra vita una totale offerta d’amore per la salvezza nostra e dei fratelli. Manuela Piacenti Peraio

Esercizi spirituali Amici

in gioia. Credere nell’amore di Dio, metterci alla scuola del suo amore, fedele, eterno, gratuito, significa essere felici. Una vera scuola per imparare a vivere l’amore di Dio sono stati gli esercizi spirituali, svoltisi a S. Gabriele dal 7 al 12 agosto. Il tema di Dio è amore nell’ottica della Enciclica del S. Padre Benedetto XVI ha permeato tutta la catechesi, che p. Alberto Pierangioli ci ha donato con la sua consueta dottrina e semplicità. Una tematica indispensabile a conclusione del percorso annuale sulla “sequela di Dio Amore” per rivedere il nostro cammino di fede. Abbiamo riflettuto sui seguenti temi: Abbiamo creduto nell’amore di Dio; Il vero nome di Dio: Dio è amore; L’Emanuele; Amore concreto del prossimo; L’Amore crocifisso; Amore concreto nel matrimonio. Queste riflessioni sono state completate nelle omelie della messa, dove si viveva con l’Eucaristia una forte esperienza comunitaria dell’amore di Dio. Che dire, poi, dell’ora di adorazione, guidata in modo semplice e profondo dal P. Bruno? Dall’ostensorio il Cristo risorto ci guardava per ripeterci: “Vedi, quanto ti amo”. Qualche lacrima irrorava i nostri volti, che esternavano la commozione dei cuori invasi della forza invisibile di un così grande amore. Sollecitati da questo amore abbiamo vissuto le nostre giornate in costante comunione di preghiera; lodi mattutine, celebrazione eucaristica, rosario serale. In profonda comunione abbiamo consumato il pasto quotidiano; nei lavori di gruppo ci siamo scambiati dubbi, esperienze, vissuti quotidiani. Nella giornata di deserto il Signore ci ha voluti per Lui e in Lui per un dialogo aperto e ricco di ascolto, completato dalla solenne Via Crucis del venerdì sera nel silenzio della grande basilica. Era ancora un invito alla sequela d’amore. Ora, tocca a noi, Amici di G.C. accogliere il richiamo per un preciso stile di vita: essere fedeli discepoli del Crocifisso Risorto e diventare in Lui e per Lui sua trasparenza nel mondo.

Dal 7 al 12 e dal 14 al 19 agosto si sono svolti i due corsi di Esercizi spirituali per gli Amici presso il Centro di Spiritualità del Santuario di S. Gabriele TE. Al primo corso, animato dal P. Alberto e P. Bruno, hanno partecipato in 51, più 35 pendolari; al secondo, animato dal P. Fernando Taccone e P. Alberto, hanno partecipato quasi un centinaio, soprattutto coppie con figli e 9 diaconi permanenti della diocesi di Fermo. C. Sandro Pippa e Suor Carmela CP hanno pensato ai ragazzi e giovani. Momenti significaMargherita Padovani tivi sono state le giornate con consacrazioni a Gesù Crocifisso, il rinnovo delle promesse del matrimonio nel secondo corso, la visita di S. E. Mons Luigi Conti, arcivescovo di Fermo, che è venuto a incontrare i suoi diaconi e ha rivolto un saluto affettuoso a tutto il gruppo. Il tema dei due corsi era: “La Sequela alla luce dell’Enciclica: Dio è Amore”. Pubblichiamo una breve testimonianza di Margherita di Spoleto. Seguiranno altre nei prossimi numeri della rivista. Dio è amore! Tre parole sconvolgenti, che ci rendono stupefatti e quasi increduli.Ma l’apostolo Giovanni: “Dio è amore, chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui” (Gv.4.16). Ecco, allora, la perplessità trasformarsi Amici dell’Umbria al primo corso di esercizi

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Amici di Gesù Crocifisso

Testimonianze Testimonianze Dalla gioia alla prova, illuminata dalla fede Siniscola (Nuoro). Circa un mese fa ti ho dato la notizia che aspettavo un bambino. Purtroppo quando ho fatto la visita di controllo mi è stato detto che era morto da 10 giorni. Non ti nascondo che per un po’ sono stata molto triste, anche se da subito ho offerto tutto a Gesù. Mi ha confortato il fatto di sapere che il mio angioletto è con Gesù. Io e mio marito abbiamo pensato di battezzarlo nel desiderio e gli abbiamo dato il nome di Elena. Nella stanza di ospedale vicino a me vi era un Crocifisso: quante cose mi ha ispirato! Ogni dolore, tristezza, sacrificio ha avuto un senso solo attraverso la Croce di Gesù. Ho sentito veramente che il Signore mi chiamava a salire sulla Croce. Quanto sono innamorata di Gesù! Quanto lo ringrazio per te e per gli Amici, anche se siete tanto lontani. Mi auguro che gli Amici che hanno la possibilità di seguire gli incontri apprezzino il grande dono che hanno ricevuto. Insieme a mio marito abbiamo deciso di partecipare agli esercizi spirituali di agosto a San Gabriele, con la nostra bambina di 5 anni. Se Dio vuole e tu sei d’accordo, potrei fare anche la tanto desiderata consacrazione a Gesù Crocifisso. Bomboi Naso Isabella

Serva con amore e per amore Ho ricevuto con molta gioia la rivista; leggendo le varie testimonianze mi prende una commozione indescrivibile: è come se nel cuore, a volte oppresso da tante preoccupazioni, qualcosa all’improvviso si sciogliesse, qualcosa che sale alla gola e poi agli occhi, dai quali scendono copiose lacrime. A casa c’è molto da fare e a volte giunge la sera e penso: “Ma, Signore, oggi quando ti ho pregato?”. Forse l’ho fatto quando mi sono messa al servizio di tutti, quando ho tenuto compagnia a mia madre anziana, quando ho portato l’Eucaristia ai malati. Così giungo alla sera e mi preparo a trascorrere la notte con la mamma e penso che sono molto fortunata, per avere un letto nel quale coricarmi e una casa calda. Quanti figli di Dio e nostri fratelli mancano di tutto

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Isabella si consacra a Gesù Crocefisso. La piccola Sofia assiste commossa

ciò! Quanti “crocifissi” e quanta indifferenza! Ciò che mi viene più in mente durante il giorno è Gesù che lava i piedi agli Apostoli: il Figlio di Dio che si fa servo! Ecco, nel mio piccolo, desidero essere la più piccola serva per amore di Gesù Crocifisso, serva per amore e con amore”. Amica lontana

Alti e bassi nel mio cammino Ho avuto in casa il Crocifisso ed è stata una bella esperienza. Mentre leggevo la preghiera per l’intronizzazione di Gesù Crocifisso, ho sentito una grande gioia, sembrava che Gesù parlasse proprio a me e volesse benedire la mia casa e la mia famiglia. Mi ha colpita molto anche la preghiera per i sofferenti; ho pensato molto a mia madre e non soltanto a lei. E infine le cinque piaghe di Gesù. Io non avevo mai riflettuto profondamente sulla sofferenza viva che ha subito Gesù; c’è stato un momento in cui ho detto: “povero Gesù che gran dolore!”. Pensai la stessa cosa quando vidi il film “La Passione”. Ti ringrazio molto delle bellissime preghiere che hai scritto sul libro, sono una più bella dell’altra, imparerò piano piano a leggerle e a meditarle un po’. L’incontro del gruppo mi ha resa felice; mi sono sentita in comunione con le mie sorelle e ho condiviso con loro delle belle esperienze. È stato un incontro semplice, come era Gesù e come sono le cose che io amo. Purtroppo però stasera mi ritrovo con il cuore gonfio di dolore come se avessi dimenticato già tutto. È bastata una giornata di lavoro, delle difficoltà e mi ritrovo a terra. Sentire delle cose così strazianti sulla morte del piccolo Tommy, mi fanno piangere e non riesco a farmi una ragione di quanto l’uomo possa essere cattivo. Mi chiedo: perché tutto questo? Perché il Signore non interviene? Queste persone così cattive non conoscono l’amore né di Dio, né del prossimo. Perché davanti a queste cose, io mi sento insignificante e non riesco a essere ciò che Gesù mi chiede? Dovrei essere “testimone” di amore, dovrei usare delle parole e invece escono dalla mia bocca altre. Ti chiedo, caro padre, cosa fare davanti alle mille cose della giornata? Devo pregare il buon Dio e dire sempre “sia fatta la Tua volontà”, ma mi sento così inutile, così povera che non riesco a risollevare neanche me stessa. Se avessimo dentro di noi un po’ delle belle parole che ci ha lasciato Giovanni Paolo II, quanto sarebbe diverso il mondo! Lui aveva un cuore immenso di amore per gli altri e per il Signore e vedeva in ogni situazione il lato positivo. Che bello essere portatori di sorriso, di speranza! Prego affinché il Signore mi dia tanta forza, tanta gioia per poterla condividere e perché io possa vedere sempre in ogni cosa che succede la mano di Dio che vuole insegnarmi qualcosa. Olga Gesù mi ha portato in braccio per mezzo del nostro movimento Sono iscritta agli Amici di Gesù Crocifisso da tre anni, ma vivo in una regione dove non ci sono gruppi di Amici. Dal momento che sei il nostro padre spirituale, è giusto che i figli si facciano conoscere. Non sono sposata. Per motivi di salute non ho portato a termine gli studi universitari. Anche la mia vita spirituale è stata travagliata. Provengo da famiglia cattolica, ma ci sono stati momenti della mia vita in cui l’indifferenza, se non addirittura l’ateismo, si sono fatti strada... Mi ha salvato il bisogno prepotente den-


Amici di Gesù Crocifisso

Testimonianze Testimonianze

Gruppo delle famiglie agli esercizi spirituali tro di me di “scavare l’esistenza”, per succhiarne alle radici la linfa che nutre di senso ogni nostro atto e pensiero; mi ha salvato l’urgenza di trovare anche nella sofferenza una luce seguendo la quale poter uscire dal labirinto del non senso, dalla nausea esistenziale e dall’abisso spirituale. Oggi so, nella mia esperienza di dolore, chi mi ha dato la forza di scavare a mani nude... senza la tentazione di arrendermi, senza la paura di non trovare. L’ostinazione con la quale cercavo aveva la stessa intensità della Grazia con la quale il Signore mi ha scosso più volte. E così la prima conversione è arrivata leggendo le “Confessioni” di S. Agostino e poi, dopo un altro periodo difficile, è arrivata la seconda e vera conversione durante la Settimana Santa dell’anno 2003. Dopo aver percorso più volte il labirinto della sofferenza spirituale, la Croce, ho travato come un tesoro nascosto in fondo ad una grotta oscura, impervia e tenebrosa. Ho capito che solo la fede in Cristo può essere l’unica risposta al paradosso della sofferenza; nati con un insopprimibile desiderio di felicità, siamo circondati e minacciati in ogni istante dalla sofferenza, ma è chiaro: la nostra beatitudine che per me è la certezza di essere oggetto dell’Amore di Dio, risiede in Colui che ha incarnato la “sofferenza assoluta e totale”,perché “per le sue piaghe siamo stati guariti”. Allora ho capito che proprio questo paradosso è il senso che fa battere il cuore della vita. Amore e dolore non si possono separare, sono le due anime della stessa realtà e si rivestono di significato reciprocamente: senza amore non ci sarebbe dolore, perché in Cristo il dolore è l’essenza stessa dell’amore e l’amore è l’essenza del dolore. E così, più si cerca di approfondire il mistero della Passione più si svela il mistero dell’amore. È questo il cammino che vorrei compiere. Quel piccolo tratto di strada che ho potuto percorrere lo devo al fatto che il Signore, attraverso il movimento degli Amici di Gesù Crocifisso, mi ha portato in braccio. Giuliana

Fare spazio all’amore di Dio Signore, la mia vita ha iniziato a cambiare nel momento in cui ho avuto la percezione che Tu mi amavi, da sempre e per sempre. Ma spesso mi chiedo: che “uso” faccio del Tuo Amore? Ne approfitto? Lo sottovaluto? Lo ignoro quando mi fa comodo? A volte cado nella tentazione perché so che il Tuo è un Amore misericordioso? Un’innamorata cerca di avere e di dare al suo innamorato tutto l’amore concepibile, ma per ottenere ciò, fa nella mente e nel cuore tutto lo spazio possibile. In questi giorni prima di Pentecoste, considero proprio questo: lo Spirito Santo riempie tanto quanto trova da riempire. Ma se in me è pieno di altro, preoccupazioni giornaliere, progetti che mi distolgono dalla preghiera, desideri materiali…, come lo Spirito Santo può trovare spazio da riempire? Eppure ho sperimentato che, senza l’Amore di Dio, non vivo, che senza di Lui, quello che umanamente mi sembra importante, diventa come pula spazzata dal vento; che attraverso il filtro dell’Amore di Dio, ogni giudizio su me stessa e sugli altri, cambia. Perché allora, Signore, ciò che ho già sperimentato e, razionalmente capisco, non mi cambia definitivamente e profondamente? Vedi Signore, quanto smarrimento c’è in me? Vedi quanto bisogno ho di Te, della Tua luce, della Tua guida? A volte sembra che tutto concorra a farmi stare in uno stato di ansia, di mancanza di stima nei riguardi degli altri, di insicurezza che le cose vadano così come dovrebbero. Capisco che questo non mi fa vivere nella pace e nell’abbandono a Te ed alla Tua volontà, ma col solo ragionamento non risolvo. Solo Tu, Signore, puoi darmi la serenità e la gioia di fare tutto per Te. Perciò, più che mai Ti dico: manda il Tuo Spirito su di me, per darmi sollievo e forza. Mandami tutto quello che mi manca per la realizzare il Tuo progetto su di me. Grazie Signore. Amica di Gesù Crocifisso

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Amici di Gesù Crocifisso

La benedizione di un nuovo Sacerdote Carissimi Amici di Gesù Crocifisso, con molta gioia vi comunico che il 1 luglio sono stato consacrato sacerdote nella cattedrale di Pescara. Dopo otto anni di cammino nella Congregazione della Passione di Gesù, si è realizzato un sogno che coltivavo da tanti anni. In queste prime settimane di sacerdozio sto sperimentando una grande gioia nel celebrare la messa e nell’ascoltare le confessioni. E’ una sensazione straordinaria quella di essere strumenti nelle mani del Signore per aiutare i fedeli e colmare il bisogno di Dio che c’è nel cuore di tutti. In questi otto anni di cammino spesso mi sono domandato: come faccio a essere ministro di Dio con tutti i miei limiti? E invece Dio si è servito di me così come sono. Dio si serve dei pochi pani e dei pochi pesci che ho, per moltiplicarli e sfamare una intera folla. L’importante

è donare sempre con generosità. Questa logica evangelica può sintetizzare l’inizio del mio ministero sacerdotale. Poco prima della mia ordinazione, mi hanno chiesto in una intervista cosa volesse dire per me essere passionista in un mondo dove la sofferenza viene censurata. Ho risposto che l’amore autentico, non quello egoistico e possessivo,

implica necessariamente un sacrificio e una sofferenza. Allora faccio mia una intuizione del nostro P. Alberto che vede in Gesù Crocifisso non tanto un modello di sofferenza, quanto un modello di amore. La passione di Gesù si capisce solo nella logica dell’amore. Vi abbraccio in Cristo e benedico. P. Marco Cola cp. P. Marco celebra la prima messa.

Calendario Amici 2006 9 settembre: consacrazione diaconale di Riccardo Rucci a Sulmona 30 settembre: Consiglio Nazionale Amici a Morrovalle Ritiri mensili a Morrovalle: 10 settembre, 8 ottobre, 12 novembre, 17 dicembre.

12 settembre: Giornata di Spiritualità degli Amici a Roma presso la tomba di S. Paolo della Croce Programma: 08,30-09,00: Raduno presso la Basilica dei Santi Giovanni e Paolo sul Celio a Roma. Lodi. Catechesi del P. Luigi Vaninetti, Consultore Generale. 11,30: Messa presieduta dal P. Ottaviano d’Egidio, Superiore Generale, con alcune consacrazioni. Pranzo al sacco. Pomeriggio: Visita alla basilica di San Pietro e tomba di Giovanni Paolo II

Ricordiamo al Signore i nostri defunti

Balestra Giuseppe di Castel Ritaldi PG: 29-5-06 Padre Raffaele Algeni Passionista: 15-6-2006

Un grazie sincero a coloro che hanno inviato offerte per le spese di stampa Settembre - Ottobre 2006 - Anno VII n. 5 Autor. Trib. di MC n. 438\99 del 17-12-1999 Sped. Ab. Post. D.353/2003 (L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, Comma 2, DCB Macerata. Tecnostampa - Recanati - C. c. p. 11558624 Dir. Tonino Taccone - Red. P.A. Giuseppe Pierangioli Piazzale S. Gabriele 2 - 62010 Morrovalle Mc T. 0733/221273 - C. 349.8057073 - Fax 0733/222394 E-mail albertopier@tiscalinet.it http://www.passionisti.org/mlp/amici


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