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A mici di Gesù Crocifisso La sequela di Gesù modello: Imparate da me Aprile 2006

Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso”

Novembre - Dicembre 2006 Anno VII n°6

E P. Alberto:

La Sequela passionista

E P. Alberto:

Consacrazione e Sequela

E

Cingolani: La forza trasformante dell’eucaristia

E Giorgini:

Spiritualità passionista

E Valori:

Il vescovo di San Gabriele

E Iucci:

Relazione Convegno MLP

E P. Alberto:

45° Capitolo Generale

E Il diacono:

Servo di Dio e dei fratelli

E Un giorno di grazia

con S. Paolo della Croce

E Don Lauro:

un padre di tutti

E Coltorti: XVI Consiglio Nazionale Testimonianze

A

uguri di Buon Natale


Amici di Gesù Crocifisso

La sequela passionista: discepoli del Crocifisso Novembre 2006

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utti siamo chiamati a seguire Gesù; a tutti Gesù dice: “Venite dietro a me”, ma le strade della sequela possono essere tante, purché autentiche, basate sul Vangelo e approvate dalla Chiesa. Noi Passionisti, religiosi e laici, siamo chiamati a seguire Gesù Crocifisso e Risorto, secondo l’insegnamento ispirato da Dio a San Paolo della Croce e approvato dalla Chiesa. Per seguire Gesù Crocifisso, dobbiamo prima imparare a contemplarlo. Benedetto XVI, nella sua enciclica “Dio è amore”, afferma che per capire “Dio Amore”, il punto di partenza deve essere avere “lo sguardo rivolto al fianco squarciato di Cristo… È lì che tale verità può essere contemplata. E partendo da lì deve ora definirsi che cosa sia l’amore. A partire da questo sguardo, il cristiano trova la strada del suo vivere e del suo amare” [DCE n.5]. “Dio è amore” e tutto quello che compie lo compie per amore. La passione di Gesù è la prova più convincente dell’amore Fabio e Patrizia per noi di tutta la si consacrano Trinità. San Paolo a Gesù Crocifisso. della Croce definisce la passione di Gesù “la più grande e stupenda opera dell’amore divino”, e “miracolo dei miracoli dell’amore di Dio”. L’esperienza ci dice che su questa terra non c’è vero amore senza sofferenza. Il nostro Fondatore ha capito che anche l’amore di Dio include il dolore. Egli è vissuto immerso nel mistero della passione di Gesù e da essa ha imparato “la passione dell’amore”. Scrive: “Se vi sentite tutta penetrata dalle pene dello Sposo, fate festa; ma questa festa si fa nella fornace del Divino Amore, perché il fuoco che penetra fin nelle midolla delle ossa trasforma l’amante nell’amato e mischiandosi l’amore col dolore, il dolore con l’amore, si fa un misto amoroso e doloroso, ma tanto unito che non si distingue né l’amore dal dolore, né il dolore dall’amore, tanto che l’anima amante gioisce nel suo dolore e fa festa nel suo doloroso amore” (L. II, 440). Voleva portare tutti alla scuola del Crocifisso, perché dal suo amore imparassero ad amare seriamente fino a trasformare anche il dolore in un atto di amore. Il santo si serve di immagini per spie-

gare il senso della passione di Cristo, ricorre spesso all’immagine del mare: Dio è un “mare d’infinita carità” dal quale procede “il mare della Passione SS. di Cristo” e chiama la passione del Signore un “mare di amore e di dolore”. Questa è la base della spiritualità passionista, la prima lezione che dobbiamo imparare da san Paolo della Croce. Non siamo seguaci della croce, ma del Crocifisso. Vediamo la croce come frutto dell’amore di Gesù. Accettiamo la croce, perché in essa riconosciamo la croce di Gesù. Dall’alto della croce Gesù ci attira a sé e ci aiuta a trasformare il dolore in amore. Ma quando parliamo di croce, non pensiamo subito a chissà quali prove eccezionali il Signore ci riserva. Pensiamo alla croce quotidiana, ai doveri quotidiani, alla piccole prove di ogni giorno, che, vogliamo o non vogliamo, non mancano mai. Ogni prova accettata con amore e per amore diventa meno pesante, come una mamma accetta volentieri tutti i sacrifici della maternità proprio perché ama. Il fuoco dell’amore, acceso da Gesù Crocifisso nei nostri cuori, renderà dolce e accettabile ogni prova, ogni sacrificio. Allora non ci meraviglierà più leggere quanto scriveva san Gabriele: “La mia vita è un continuo godere”. Chi ama sta sempre nella gioia. La contemplazione e la scelta di Gesù Crocifisso deve portare a scelte concrete. Nel mare si va a pescare. S. Paolo della Croce invita a “pescare” nel mare della passione tutte le virtù di Gesù Crocifisso. Peschiamo, cioè impariamo l’amore di Dio e del prossimo, specialmente dei “crocifissi”; la pratica di tutte le virtù, specialmente l’accettazione della volontà di Dio, l’umiltà, la pazienza, il perdono, la lotta al peccato, il desiderio di partecipare alla Passione di Gesù, l’impegno di essere apostoli, per fare amare l’amore. Il voto di amare e fare amare Gesù Crocifisso, che Paolo emise a Roma in Santa Maria Maggiore, nel 1721, all’inizio del suo cammino di fondatore, costituì non solo la sua personale consacrazione alla Passione di Gesù, ma anche la base e l’inizio della spiritualità passionista. P. Alberto Pierangioli


Amici di Gesù Crocifisso

La consacrazione a Gesù Crocifisso: culmine della sequela Dicembre 2006

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a sequela di Gesù deve portarci ad essere una cosa sola con lui, fino a poter dire con S. Paolo: “Non sono io che vivo, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20). Questo è stato lo scopo della riflessione di questo anno sulla sequela. La consacrazione solenne a Gesù Crocifisso è il culmine della sequela per gli Amici di G. C., come lo è per i religiosi il giorno della professione dei voti. Con questo gesto scegliamo di seguire Gesù fino in fondo, vivendo pienamente la vocazione cristiana, da veri figli di Dio, seguendo da laici la spiritualità passionista e facendo parte della Famiglia Passionista.

Siete già consacrati La consacrazione è un dono di Dio, perché non siamo noi che ci consacriamo, è Dio che ci chiama, ci attira a sé e ci consacra, ci rende sacri, cioè santi. Ogni consacrazione ha il suo fondamento nella consacrazione battesimale. Con il Battesimo Dio ci ha donato la sua vita, donandoci la grazia, ci ha resi simili a sé, cioè santi, ci ha fatti suoi figli, ci ha chiamati alla comunione con sé, ad essere il suo popolo santo. Vogliamo o non vogliamo, se battezzati, siamo Enrico e Patrizia si consacrano tutti consacrati e per sempre a Gesù Crocifisso. chiamati alla santità. Giovanni Paolo II, nella lettera apostolica “Novo millennio ineunte”, scrive che, “Chiedere a un catecumeno: “Vuoi ricevere il Battesimo?” significa al tempo stesso chiedergli: “Vuoi essere santo?”.

Consacrati per offrire sacrifici Ogni battezzato, come figlio di Dio, è unto e consacrato con il crisma e diventa sacerdote, re e profeta. Questo è avvenuto per tutti il giorno del Battesimo, come dono gratuito di Dio. Ma occorre poi la nostra libera risposta. Con il Battesimo abbiamo ricevuto tutti il sacerdozio universale, per cui possiamo offrire a Dio sacrifici a Lui graditi, prima di tutto il sacrificio di noi stessi. È questo il “sacrificio spirituale” del popolo sacerdotale, come scrive S. Paolo: “Vi esorto per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale” (Rm 12,1). La consacrazione a Gesù Crocifisso consiste nel prendere coscienza della consacrazione battesimale, rinnovarla liberamente e coscientemente, per poi impegnarsi a viverla generosamente, seguendo la spiritua-

lità passionista, che è la spiritualità dell’amore appresa da Gesù Crocifisso e Risorto.

Il sacrificio di Gesù La consacrazione è un sacrificio generoso offerto a Dio, a imitazione del sacrificio offerto da Gesù al Padre sulla croce e sugli altari. La nostra consacrazione si basa sulla consacrazione battesimale, ma c’è anche una profonda relazione tra la consacrazione eucaristica e la nostra consacrazione. Sul Calvario Gesù offrì al Padre se stesso, il suo corpo fisico; sull’altare Egli offre il suo corpo mistico, cioè se stesso e noi. Gesù è sempre l’unico offerente e unica vittima, ma sull’altare unisce a sé tutti noi. È la differenza che più ci coinvolge e ci colma di gioia. Questo è il significato della consacrazione degli Amici di Gesù Crocifisso: un’offerta d’amore a Gesù di tutto ciò che siamo, che abbiamo, che facciamo, perché tutto diventi con Lui, per Lui, in Lui un’offerta gradita al Padre, per la salvezza dei fratelli, partecipando al mistero pasquale di Gesù, Crocifisso e Risorto. È il dono grande che il Signore fa a tutti coloro che chiama alla consacrazione. Tutta la nostra vita, non soltanto alcuni momenti di essa, deve costituire la materia di questa offerta: le gioie e i dolori, la fedeltà alla vocazione personale, la vita di una mamma, di un lavoratore cristiano, di una suora, di un religioso, di un sacerdote, di un giovane e di una giovane che lottano per resistere alle seduzioni del mondo, la solitudine dell’anziano, le sofferenze di un malato, che accetta con fede la sua malattia. Dal fare alcuni sacrifici nella vita, si passa, in questo modo, a fare della vita un continuo sacrificio. È la messa quotidiana che ogni consacrato è chiamato a celebrare. Per questo dobbiamo fare della nostra giornata una continua offerta di amore in unione con le centinaia di migliaia di messe che in ogni istante del giorno e della notte Gesù offre al Padre sugli altari del mondo. È questo il modo migliore per rinnovare continuamente la nostra Consacrazione. La consacrazione, più che aggiungerti altri impegni, ti ricorda e ti aiuta a vivere gli impegni che hai come cristiano, in forza del battesimo. Non mettono paura, ma ti aiutano ad essere santo e santo passionista. P. Alberto Pierangioli

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Amici di Gesù Crocifisso

Eucaristia Passionista/Settembre - Ottobre 2006

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esù Cristo vero Dio e vero uomo – quindi corpo, sangue, anima e divinità – è presente nell’Eucaristia sotto le specie del pane e del vino. Per descrivere questa presenza, finora non s’è trovato nulla di meglio che la parola transustanziazione, cioè cambiamento di sostanza. Ma l’intervento divino per trasformare la realtà creata non si limita alla transustanziazione eucaristica. L’Eucaristia è anche un lievito che tende a permeare il tutto. Il compimento della salvezza avverrà quando tutta la creazione sarà eucaristizzata o transustanziata, cioè integrata nel corpo del Signore risorto.

1. La Risurrezione di Gesù e la transustanziazione eucaristica Il termine transustanziazione cerca di spiegare l’Eucaristia, ma prima di tutto è da applicare alla risurrezione di Gesù. Ivi un corpo umano morto è transustanziato dallo Spirito. Cristo non risorge com’era prima, ma come “Spirito datore di vita”, 1Cor 15,45. Da corpo umano senza vita, diventa corpo soprannaturale vivo, spirituale e immortale. Da quel momento entra nel mondo un dinamismo che gradualmente trasfigura la vita umana e la creazione. Nell’Eucaristia il Risorto eleva fin da ora il pane e il vino alla condizione di integrazione nel suo corpo risorto. Pane e vino di questo mondo sono transustanziati in pane e vino del mondo futuro, quando tutta la realtà sarà incorporata nel Risorto. Pane e vino sono il corpo e sangue del Signore, ma il Risorto non ha corpo e sangue come il nostro, dunque si tratta della vita divina del Risorto misteriosamente donata a noi con segni che all’esterno appartengono ancora alla nostra realtà. Nello stesso tempo il corpo e sangue ripresentano il sacrificio di Gesù sul Calvario, quindi Gesù immolato nel suo corpo umano e nel suo sangue versato per la no-

Danilo e Marisa si consacrano a Gesù Crocifisso

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stra salvezza. Questo è il punto cruciale della nostra fede eucaristica: la morte di Gesù era necessaria per la nostra redenzione; la risurrezione di Gesù era necessaria per garantirci che quella morte è efficace. Nell’Eucaristia incontriamo Gesù morto nel suo corpo umano dal sangue versato. Ma solo in quanto risorto egli può venire nella storia con la sua morte per tirarci fuori dalle nostre morti di dolore e di peccato. Pane e vino consentono a Gesù di farsi presente in questo mondo pur essendo in un mondo e in uno stato a noi inaccessibile - risorto. Nello stesso tempo, pane e vino consentono a noi di partecipare alla morte di Gesù unendo la nostra vita al suo sacrificio nella consacrazione, e di ricevere la vita della sua risurrezione nella comunione. Scopo della transustanziazione del pane e del vino è la transustanziazione della nostra vita. Poiché il Risorto si fa nostro cibo, la vitalità della risurrezione si trasfonde nell’immane impresa dell’umanità per la propria sopravvivenza: progresso tecnico-scientifico, lavoro intellettuale e fisico, sforzo di produzione, industria, commercio, sport, turismo e comunicazione, la stessa capacità umana di procreazione e di educazione. Il tutto tocca il più alto significato e valore nel Cristo risorto fattosi cibo nell’Eucaristia, che tende a trasformare il tutto nella sua dimensione. Grazie all’Eucaristia Cristo è ancora in contatto con l’umanità e la creazione pur essendo risorto e immortale; e noi siamo già in contatto con il cielo e la vita eterna, pur essendo ancora in terra e soggetti alla morte.

2. La transustanziazione eucaristica e la trasfigurazione dell’esistenza umana Il potere divino di transustanziare la creazione esplode nella risurrezione di Cristo, sfolgora in ogni celebrazione eucaristica, divampa come fiamma da ogni tabernacolo, brilla nella vita del credente con scintille più o meno vivide a seconda che egli riesca ad essere persona eucaristica e la sua vita assuma forma eucaristica. L’Eucaristia opera in noi un reale influsso trasformante ma in modo graduale, perché continuamente intralciato dall’attrazione dei valori terreni e dalle remore della libertà. Il paradosso della condizione cristiana è che dovremmo vivere in questo mondo una vita che non è di questo mondo ma di quello futuro. Tutto comincia dal battesimo, quando “siamo stati sepolti con Cristo nella morte perché, come Cristo fu risuscitato dai morti così anche noi camminiamo in una vita nuova”, Rm 6,4. Perciò il battesimo tende all’Eucaristia ed esiste solo se si compie nell’Eucaristia. Esaminando in questa luce le principali articolazioni della nostra vita possiamo percepire fino a che punto l’energia trasformante dell’Eucaristia lavora nell’intimo del nostro essere. All’esterno tutto in noi appare uguale agli altri, come il pane e il vino dell’Eucaristia. Ma il tutto può essere permeato dal dinamismo trasformante dell’Eucaristia. La gioia di vivere Noi cristiani godiamo la bellezza della vita, ma la nostra gioia è “nel Signore”, Fil 4,4. Non è motivata dal diverti-


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forza trasformante dell’eucaristia mento e dal chiasso evasivo, ma dall’intima certezza che tutto è toccato dall’amore di Dio e può essere elevato a livello divino. Di ogni momento e di ogni evento possiamo dire: “Questo è fatto dal Signore, rallegriamoci e esultiamo”, come canta un’antifona di Pasqua. Il dolore e la morte La fede rende i cristiani capaci di accettare il dolore e la morte come partecipazione al mistero pasquale di Gesù. “Sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo”, Col 1,24. Se è possibile essere lieti nel soffrire e nel morire vuol dire che esiste una potenza capace di transustanziare il dolore e la morte in gioia. Pasqua non è soltanto la risurrezione ma anche il dolore, la passione e la morte. La morte è il dolore supremo dell’esistenza umana perché sembra la soppressione della vita. Accettata con libertà e come atto d’amore diventa anch’essa momento vitale. È l’ingresso nella verità della vicenda umana, che tende a una vita non più minacciata dal dolore e dalla morte. La morte accettata con amore è morte transustanziata. È l’ultimo frutto dell’Eucaristia terrena. Non c’è “amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”, Gv 15,13. Non è umanamente possibile morire contenti, desiderare la morte o attenderla con gioia. Se questo accade, come nei santi e in tanti cristiani, è perché si può possedere dentro qualcosa di più importante della vita che si perde. È la vita divina, che di continuo attingiamo da Gesù nell’Eucaristia. Il nostro lavoro, impiego o professione nella società. Per un cristiano vivere è essere occupati a tempo pieno a fare l’Eucaristia. I suoi impegni nella società sono modi di provvedere servizi e di guadagnare da vivere come per tutti gli altri. Ma nel suo intimo il cristiano sta donando la vita per i suoi cari e per il mondo, in obbedienza alla volontà del Padre sull’esempio di Gesù, secondo la vocazione di ciascuno. “Egli ha dato la sua vita per noi, quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli”, 1Gv 3,6. Come nel rito facciamo “questo” in memoria di Gesù, così nella vita facciamo “questo” occupazione quotidiana di ciascuno - come memoria vivente di Gesù nel mondo. Il comando eucaristico di Gesù non può avere solo valore rituale. Il rito è sempre significativo della vita, altrimenti sarebbe una rappresentazione teatrale. “Fate questo in memoria di me”, Lc 22,19; 1Cor 11,23 - comando rituale - si compie in “amatevi l’un l’altro come io vi ho amati”, Gv 13,34-35 - comando esistenziale. All’inverso, solo amandoci come Cristo ci ha amato, cioè spendendo la vita gli uni per gli altri ogni giorno, possiamo entrare nel sacrificio rituale di Cristo celebrandolo in memoria di lui. Il nostro modo d’amare Nella trasformazione del nostro modo d’amare si realizza il culmine dell’influsso eucaristico sulla nostra vita. Improntato all’amore trinitario, il nostro amore tende a costruire l’unità. Comprende sempre l’uno, l’altro e l’unione tra di loro. Esteriormente il nostro modo d’amare appare come in tutti gli altri, ma nell’intimo è trasformato e tende a sempre più radicale transustanziazione.

Il nostro rapporto con Dio è un rapporto in Dio, per Cristo e nello Spirito. La nostra preghiera

non è sono un appello a Dio dall’esterno, da cui sarebbe irraggiungibile, ma dall’interno del suo Spirito che sussurra in noi lo stesso grido d’amore del Figlio: Abba, Padre. È una preghiera a Dio dall’intimo di Dio. I nostri rapporti vicendevoli non sono più solo rapporti umani, perché sono al livello del rapporto di Gesù con noi secondo il comandamento nuovo. Attingono destinatari che non sono solo i nostri simili, ma anche un “Io” e un “Me” enigmatico che vive in mezzo a noi e s’identifica con ciascuno di noi. “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”, Mt 18,20. ‘Qualunque cosa avete fatto o non avete fatto agli altri, l’avete fatto o non l’avete fatto a me”, Mt 25,40.43 . “Io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo”, Mt 28,20.

3. La ricapitolazione universale in Cristo come compimento dell’Eucaristia Dell’Eucaristia possiamo parlare sempre ma non potremo mai dire tutto. Primo, perché ingloba tutti gli aspetti del mistero di Dio, che è infinito. Poi perché l’Eucaristia terrestre non può esprimere tutta la ricchezza dell’Eucaristia. Cristo Gesù vi è presente tutto intero ma non ci si può donare del tutto perché non siamo in condizione di poterlo accogliere. Il compimento dell’Eucaristia avverrà alla fine della storia. L’Eucaristia è un sacramento in cammino e per il cammino. Viene dal passato, dimora con noi nel presente, si compirà nel futuro. L’Eucaristia è l’unica situazione della storia umana in cui i tempi cronologici e i tempi della grammatica coincidono, conservando ciascuno il proprio significato senza confusione. Il passato è anche presente e futuro; il presente è anche passato e futuro; il futuro è anche passato e presente. Ogni tempo contiene anche gli altri due. Noi che viviamo nel presente, nell’Eucaristia siamo in contatto col passato e col futuro, riceviamo le ricchezze di ambedue oltre che della nostra attualità. Riceviamo il frutto della morte e risurrezione di Gesù avvenute nel passato. Uniamo la nostra vita presente al sacrificio di Gesù. Pregustiamo la piena unione con Dio che ci sarà data nella vita eterna. Nell’Eucaristia la nostra vita presente è ancorata al passato e agganciata al futuro. Il nostro presente è inviato al futuro, settimana dopo settimana, investito nella banca dei valori divini. Il limite della nostra Eucaristia è che non possiamo afferrare la pienezza che contiene. Perciò l’Eucaristia ci appaga e ci delude, ci attira e ci respinge, ma è un deluderci che appaga e un respingerci che accoglie. Ci dona quanto possiamo contenere nella condizione terrestre e ci fa desiderare sempre di più. La fine della storia sarà anche il compimento della storia della salvezza, che coincide con l’Eucaristia eterna, cioè la lode e il ringraziamento dei beati al Padre per la salvezza realizzata per mezzo del Figlio nello Spirito Santo. Gabriele Cingolani cp

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Amici di Gesù Crocifisso

Spiritualità Passionista

La passione di Gesù è la mia speranza

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avversari avevano, scriveva al superiore di Monte el mese di ottobre si è svolto a Argentario: “Senza una grande grazia la causa è Verona il grande convegno della persa e bisognerà abbandonare quel Ritiro. Ho chiesa italiana per aiutare i fedeli sempre una grande speranza nel cuore, ma dal tetto ad essere testimoni di speranza, che viene da Cristo in giù va così e bisogna premunirsi, massime col crocifisso e risorto, posto al centro della propria vita, differire di ricevere soggetti sino alla fine della lite, “pronti sempre a dare una risposta a chi chiede il perché se si perde quel Ritiro non sappiamo dove perché della nostra speranza” (Confr. 1Pt 3,14-16). mettere i religiosi” (Lettere ai Pass. N. 104). Paolo della Croce fu un grande portatore di speranLa speranza che Paolo trasmette alle persone è certezza. Egli si è trovato in un contesto sociale differente za per il futuro; nello stesso tempo egli inculca paziendal nostro ma non meno difficile. Nei 28 anni passati za e abbandono fiducioso a Dio per quanto sta permetin famiglia e poi nel lungo servizio del suo apostolato tendo. Scriveva: “Per la sua sanità stia sicura, che il si trovò vicino a tanta gente alle prese con molti proSignore gliela concederà perfetta; il giorno di Natale le blemi. Egli fece così esperienza della necessità della darò una benedizione di qui. Ora però è tempo di soffepazienza basata sulla speranza che Dio non avrebbe renza e di rassegnazione, giacché il Signore per mezzo mai fatto mancare il suo aiuto per vivere con serenità di questa infermità la purifica, perché, purificata, sia e pace anche gli eventi più difficili. Per Paolo il fonun vivo tempio dello Spirito Santo. Stia contenta in Dio, damento della nostra speranza è Gesù, donatoci dal che lei ha i più chiari segni del suo santo amore” (Lett. Padre per la nostra salvezza.. Contempla di preferenai laici, N. 1). za Gesù nella sua passione perPaolo insegna che la speranza ché essa “è opera d’infinito , za Innocen ucia di ottenere da Dio quanto si deAmore”. Il ricordo di Gesù che fid amore e li Amici. sidera deve essere accompagnaha dato la vita per noi aiuta a tra picco ta dal desiderio di accettare la vincere ogni paura e ansietà. volontà di Dio. Ad uno che aveUna penitente di Paolo, Girolava un causa pendente Paolo scrima Pelletroni, di Civita Castelve: “Ho speranza che le cose lana, rimasta vedova, era molto sue andranno bene. Bisogna agitata perché aveva delle figlie raccomandarsi a Dio, e l’assinon ancora sposate. Una figlia curo che l’ho fatto e lo farò andi Girolama ricorda: “Il Servo di cora affinché Dio si degni esauDio procurava d’istillare la virtù dire le sue preghiere. Intanto della speranza nel cuore degli però stia rassegnato nel divino altri. Mi ricordo che mia madre volere ad ogni evento. E se sarà confidava al Servo di Dio le sue favorevole, come credo, si moangustie; le parole e lettere del stri grato al Signore che riversa santo la consolavano e dissipasu di lei le sue misericordie” vano le sue angustie. In un anno (Lett. ai laici, N. 87). Anche per la di grande penuria di grano, mia propria salute Paolo si abbandomadre si lamentava con Paolo na alla volontà di Dio, convinto che Dio vuole il nostro della scarsezza grande, dicendo: “Come si farà quebene. Scrive: “La mia salute è peggiorata, sono però st’anno a soccorrere i poveri? Converrà licenziarli contentissimo di fare sempre la volontà santissima del senza la solita elimosina del pane”. P. Paolo persuase mio Dio e da questa mai voglio allontanarmi; disponga la medesima a far la solita elemosina, animandola a di me quello che a lui piace” (Lett.ai laici, N.217). confidare in Dio, che ha promesso di compensare in Incoraggiava a coltivare le virtù teologali della feabbondanza i misericordiosi. Animata dalle parole del de, speranza e carità e amava dire che siamo tempio Servo di Dio, incominciò a distribuire ai poveri il pavivo di Dio e “in questo gran tempio occorre tenere ne con abbondanza, tanto a quelli che venivano alla accese le lampade della fede, speranza e carità” porta, quanto ad altri poveri occulti. Dopo sette mesi (Lett. ai laici, N. 246). Scriveva ancora: “Il suo cibo sia di consumo per la famiglia e per i poveri, fu misurato la divina volontà, anzi questa volontà santissima se il grano e rimaneva nella stessa quantità”. la prenda come sposa, con l’anello della fede, in cui La speranza in Dio non impedisce però che la persiano incastonate le altre perle della speranza e casona, prudentemente, prenda le misure necessarie rità” (Lett. ai laici N. 262). Paolo ci ottenga di avere per affrontare le situazioni difficili. Durante l’opposempre questa viva speranza, per poterla comunicare sizione di alcuni Istituti contro la congregazione a chi incontriamo nel nostro cammino. passionista, Paolo sperava che Dio, per i meriti della passione di Gesù, avrebbe mantenuto in vita la Fabiano Giorgini CP congregazione; vedendo però gli appoggi che gli


Amici di Gesù Crocifisso

Mons. Stanislao Battistelli

Il vescovo di San Gabriele

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o si può chiamare così perché è entrato nei passionisti dopo aver letto la vita di S. Gabriele, scritta da p. Germano Ruoppolo; perché fu devotissimo di S. Gabriele, del quale scrisse una delle migliori biografie e ne fondò la rivista, “l’Eco di San Gabriele”; perché è stato per quindici anni vescovo di Teramo dove si trova il santuario di S. Gabriele e proprio in questo trascorse gli ultimi anni e concluse la sua vita terrena, all’età di 96 anni. Nasce a Fano il 20 settembre 1885 e gli viene dato il nome di Amilcare che cambierà poi da religioso in quello di Stanislao. A dieci anni frequenta le scuole presso il locale seminario da alunno esterno; tre anni dopo diventa alunno interno sentendo la chiamata al sacerdozio; vi rimane fino al termine degli studi liceali. Il 3 giugno 1906 entra nei passionisti contro la volontà della mamma e dei superiori. Frequenta il noviziato a Montescosso (PG) dove emette la professione religiosa il 16 giugno 1907. A Recanati incontra p. Norberto Cassinelli, direttore spirituale di San Gabriele e p. Bernardo Silvestrelli compagno del Santo, dai quali conosce particolari inediti della vita del santo ed impara ad amarlo sempre di più. Alla fine di settembre del 1907 va a Roma e fa parte dello studentato passionista internazionale. Il 31 maggio 1908 assiste con gioia alla beatificazione di S. Gabriele. Viene ordinato sacerdote nella basilica del Laterano il 19 settembre 1908 e celebra la prima messa nella

cappella del fondatore. Nel 1909 torna a Montescosso per un corso di sacra eloquenza. Dal 1910 al 1919 è addetto alla formazione dei giovani ed è anche maestro dei novizi. Per sei anni è superiore al santuario di S. Gabriele. Organizza le celebrazioni per la sua canonizzazione avvenuta nel 1920. Insieme a p. Fausto Pozzi fonda la rivista “L’Eco del Beato Gabriele”. Pubblica una biografia del Santo. Ottiene dal papa Pio XI il titolo di basilica per il Santuario. Promuove la proclamazione di S. Gabriele a compatrono della gioventù cattolica italiana e da vescovo si attiva perché S. Gabriele sia proclamato compatrono della città e diocesi di Teramo, patrono della diocesi di Atri e di tutta la regione abruzzese. Nel 1932 viene nominato vescovo di Sovana e Pitigliano, in Toscana. Vi rimane per vent’anni prodigandosi in ogni modo per il buon andamento della diocesi, nella povertà, umiltà e semplicità. Il settimanale diocesano scrive a proposito dell’opera di mons. Battistelli: “Non sembrerà esagerato se diciamo che nella lunga serie di vescovi che illustrarono la diocesi di Gregorio VII, non è facile trovare un vescovo che abbia lasciato una scia tanto luminosa”. Era stato fedele alla scritta sul suo stemma episcopale: ardens et lucens, ardente e luminosa. Nel 1952, a 67 anni viene trasferito alla diocesi di Teramo, dove continua con la sua instancabile operosità. Si scriverà di lui: “Pregando e amando operò cose grandi. Silenziosamente ma tenacemente. E tutte le magnifiche realizzazioni effettuate non sono nulla di fronte all’amore davvero singolare per i suoi sacerdoti. È questa l’opera più grande di mons. Battistelli: l’avere unito intorno alla sua persona tutti i suoi sacerdoti, la sua gioia e la sua corona”. Dieci anni dopo rinuncia al servizio pastorale per raggiunti limiti di età. Le amministrazioni di Teramo e Atri gli conferiscono la cittadinanza onoraria. L’associazione della stampa “L. Antonelli” gli conferisce la medaglia d’oro. Nel gennaio 1981 una piccola caduta si complica con una broncopolmonite. Lo ricoverano all’ospedale di Teramo dove rimane per circa un mese. Poi chiede di tornare a S. Gabriele, dove muore il 20 febbraio 1981. I cardini della sua vita spirituale sono l’amore all’eucaristia, la grande devozione alla Madonna, la fedeltà alla vocazione passionista, l’amore alla Chiesa, l’abbandono alla volontà di Dio. Sa bene armonizzare il suo essere religioso, sacerdote e vescovo. Scrive un suo proposito: “Amare assai la congregazione; vivere in modo da non contristarla mai, fare del tutto per esserle grato. Ogni giorno nella santa messa chiedere il dono della perseveranza in congregazione”. Da vescovo è un pastore ed un padre, instancabile nelle iniziative, attento ai segni dei tempi che interpreta con umiltà e buon senso, operando sempre secondo le intenzioni della santa chiesa. Un uomo di preghiera, mite ma deciso, inflessibile nel difendere la verità del Vangelo. (Confr. Pierluigi Di Eugenio: “Sotto la Croce appassionatamente”: Profili di 37 santi e servi di Dio passionisti, Ed. San Gabriele, II ediz. 2006). Francesco Valori

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Amici di Gesù Crocifisso

III - La cultura e la vita del laico maturato nel carisma passionista. Si può dire che quando il cristiano sceglie di accettaI l concetto della sofferenza re la sofferenza con amore è un soffrire passionista? “passionista” Nella rivista del nostro Movimento spesso pubblichial movimento di cui facevo parte cercava di delineare mo delle testimonianze che dimostrano come le soffemeglio come operare in pratica. Approfondire la corenze accettate possono cambiare profondamente le noscenza della spiritualità della Croce? Una forma di persone e completare “quello che manca ai patimenti volontariato tra i crocifissi? Meditazione, preghiera? di Cristo a favore del suo corpo che è la chiesa”. Sentivo che, pur potendo essere tutto questo, lo stare Quando oggi penso ai miei numerosi ricoveri in presso i bisognosi aveva una grossa importanza. Ma ospedale per motivi vari, rifletto a quanta sofferenza quale novità poteva portare il far parte del movimento a ho sprecato, perché non sapevo di poterla vivere non chi già operava nel volontariato? In me stava mutando solo passivamente, con rassegnazione, ma con amore l’atteggiamento verso i sofferenti, mano a mano che e per amore, anche se sono sicura che il Signore in approfondivo la conoscenza delle sofferenze di Cristo. qualche modo ne ha tenuto conto e mi ha fatto comSe prima, nel recarmi presso un ammalato provavo prendere poi la differenza. Non so quando iniziai a perlopiù tristezza, non sapevo come giustificare le loro provare anch’io ad accettare le piccole sofferenze sofferenze, davo un po’ di comprensione e di affetto, della mia vita, così come le gioie, con amore e abc’è stato in seguito qualcosa di più. Non era possibile bandono alla volontà di Dio. Non mi fu molto facile con tutti, ma con qualcuno sì, sentivo la gioia di poter allora, e forse nemmeno oggi, comunicare loro che erano le creature più vicine al Signore, perché pensare: “sia fatta la tua vosu questa terra continuavano il milontà”. Non capivo che i mostero di redenzione. Così, per non menti di sofferenza potevano sprecare neanche una briciola delessere non solo momenti di l’opera redentrice del Signore, voprova, ma anche di grazia. levo testimoniare quello che avveOggi non mi ritengo migliore niva quando i crocifissi offrono a di ieri e spesso penso che la mia Dio le loro sofferenze. croce principale sono proprio Ebbi a quei tempi la grazia di io, per come sono, per come mi portare la comunione ad una doncomporto. Questo mi da ansia e na di nome Bruna, che da 34 anni mi sembra di non camminare viveva tra le mura della sua camepiù come nei primi tempi. Mi ra, completamente paralizzata, consola quanto dice san Paolo: muoveva solo un po’ la testa. La “La tristezza secondo Dio prosua accoglienza era di chi viveva duce un pentimento che porta nella gioia più assoluta. Era capaalla salvezza, la tristezza del ce di offrire continuamente al Simondo produce la morte” gnore le sue grandi sofferenze. (Conf. 2Cor.7,10). La differenza Avevo la convinzione che quell’oallora tra ieri ed oggi sta nel fatstia che io le portavo era la mateto che ora so riconoscere le ocrializzazione del Signore che già casioni mancate e mi nego in tal Gioia sulla croce: Stefano, era lì presente presso quel letto. modo la pace che solo il Signore amico di Gesù Crocifisso, Pregare allora in quel luogo o pressa dare quando ci si abbandona a so il letto di qualche altro, anche se festeggiato da mons. L.Conti, Lui “senza sforzi di testa” come non accettava tanto eroicamente le arcivescovo di Fermo. dice s. Paolo della Croce. sue sofferenze, assumeva un significato diverso dal solito pregare, era molto più facile, diIl perché della sofferenza ventava un insegnamento per chi, come me, era in condizione fisiche di fare ogni cosa. Sin dall’inizio del mio cammino, fu un quesito che Mi accorsi allora che la sofferenza di Bruna e di mi si presentò continuamente. Allora non avevo nessuna risposta da dare e lasciavo in sospeso il trovare delmolti altri che riescono ad offrire tutto al Signore sole motivazioni. Quello che vedevo intorno a me, non no un tesoro immenso presso cui poter sostare. Ora mi aiutava davvero. Oggi si giudica la sofferenza coBruna è morta, dopo 38 anni di sofferenze, dopo esme qualcosa che va solo combattuta con la tecnica e sersi consacrata a Gesù Crocifisso. Molti sono stati con la scienza e, quando si sperimenta che queste sono quelli che sono andati a trovarla: sacerdoti, vescovi e limitate, ci si ribella e si impreca contro Dio. C’è chi fedeli e forse fu proprio lei che cominciò a testimocerca di risolverla rifugiandosi nello stordimento dei niarmi che ci poteva essere un modo diverso di guarnarcotici, della droga del vivere al meglio giorno per dare alla sofferenza. Bruna ha compiuto dal suo letto giorno, oppure sopraffacendo chi è più debole per una evangelizzazione immensa. Chi andava da lei avere tutte le soddisfazioni possibili. Anche il cristiapensava di doverla consolare, ma al contrario era lei no può sentirsi confuso: sa che Gesù con i suoi mirache consolava, consigliava e si prendeva impegni di coli, con le sue parole ha cercato di liberare dalla sofpreghiera per tante intenzioni.

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Relazione al IX Convegno del MLP fosse essenziale per noi laici passionisti, soprattutto se si hanno incarichi di responsabili, una formazione specifica, per poter poi essere testimoni convincenti. Fu anche questa un’esperienza molto intensa dal punto di vista conoscitivo e spirituale. Come nei primi esercizi, si strinsero tra i partecipanti sentimenti saldi di amicizia, collaborazione e desiderio di scoprire cosa i laici passionisti hanno in comune ed in che modo possono appartenere alla famiglia passionista. Non smetterò mai di sollecitare in tutte le sedi l’organizzazione di esercizi, almeno nell’anno in cui non si tiene il convegno nazionale, diretti soprattutto ai responsabili e assistenti spirituali dei vari gruppi facenti parte del MLP. Credo fermamente che i laici passionisti possono acquistare la convinzione di appartenere alla famiglia passionista solo attraverso una unione spirituale tra loro e con i religiosi, da cui possono ricevere tutti gli insegnamenti per crescere nella conoscenza del carisma passionista. Nel 2002, nel convegno a San Giovanni Rotondo, il cui tema era: ”Con Paolo sotto la Croce- testimonianza e comunione”, P. Lippi pose l’accento su di un aspetto: “Parlando molto sinceramente credo che ognuno di noi ha già visto forme superficiali di aggregazione; non durano o non sono feconde. Cosa intendiamo per forme superficiali? Il cercare nell’appartenenza ad un gruppo laicale un’uscita dal Un nuovo capitolo della mia vita e il compito proprio isolamento. Il cercare una realizzazione di se di chi fa parte del MLP stessi in un protagonismo religioso. Il prendere alla Gli esercizi spirituali all’Argentario erano stati l’ocleggera questa appartenenza, trasformandola in una casione di conoscere il MLP. Fino allora avevo avuto specie di piacevole cameratismo. Il cercare soddisfasolo contatti con le comunità passioniste della mia zioni di tipo religioso, ma non un vero impegno di provincia, dove peraltro noi laiconsacrazione”. S. Paolo ci eravamo bene accolti. della Croce, quando parlava Poi, la partecipazione ai della Passione, sperimentare convegni e ai consigli nache è una Passione gloriosa, zionali mi inserirono in non si rivolgeva solo ai reliuna realtà molto più ampia. giosi e alle monache, ma anI primi tempi cercai di che ai numerosi laici che ascoltare e osservare molto egli dirigeva, anticipando chi da tempo operava nel così la famiglia passionista. MLP. Feci un grosso sforP. Lippi affermò che “gli zo perché la mia conoscenideali mistici che S. Paolo za era molto ridotta. ricavava dalla lettura delle L’anno seguente agli opere di grandi mistici, li esercizi si tenne una conviproponeva più facilmente ai venza, sempre all’Argentalaici che ai suoi religiosi”. rio, guidata ancora da P. Ho riflettuto molto su queste Lippi. Vi partecipai con parole, perché dette da chi molto entusiasmo. Non fuaveva visto nascere il MLP e rono molti i presenti e non ne seguiva le vicissitudini. ci fu nessun Padre PassioEsercizi spirituali: P.Francesco Ancora oggi penso che chi innista. Tra gli argomenti guida i giovani Amici traprende un cammino spiritrattati, mi colpì in modo nella preghiera all’aperto tuale e cerca di farlo parteciparticolare quanto P. Lippi pare anche ad altri, ha il dodisse riguardo al fatto che vere di allargare le proprie conoscenze ed esperienze, la partecipazione alla Passione ha un significato non poi tutto quello che cerca di realizzare è supportato solo personale, ma anche comunitario sia per la nostra da un terreno solido. (continua). vita che per la vita degli altri. Fu basilare per me anche Piera Iucci questa esperienza, perché mi fece comprendere come

ferenza ed ha invitato i suoi discepoli a fare la stessa cosa. Poi però, Lui è salito sulla Croce come se fosse la cosa migliore da fare, anzi l’unica. Si è caricato con amore di tutto il male del mondo. Mi fu difficile capire il contrasto tra negatività e positività della sofferenza. Solo da un punto di vista passionista iniziai a dare loro un significato. In uno dei suoi bellissimi articoli pubblicati sulla rivista del nostro Movimento, P. Cingolani, commentando l’esclamazione del centurione nel vedere morire Gesù in quel modo “Veramente quest’uomo era il figlio di Dio”, scrive: “L’identità di Gesù è intuita e accettata nel vedere il modo in cui soffre e muore. La spiritualità passionista ha la missione di dare valore alla sofferenza alla luce della fede. Nei raduni internazionali, nei quali i laici ed i religiosi passionisti condividono le esperienze del carisma nelle diverse aree geografiche e culturali, questo aspetto emerge in maniera sempre più evidente. La gente affolla i centri di spiritualità dei passionisti o accorre ai loro conventi quando il dolore bussa alle porte. I passionisti sono chiamati a credere e sperimentare che il dolore è l’occasione più preziosa per amare; soffrendo ed amando si è allo stesso modo crocifissi e risorti. Allora possono testimoniare e annunciare la sapienza e potenza della croce, che è la potenza dell’amore, cioè la potenza della risurrezione”.

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45° Capitolo generale dei passionisti

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La riduzione di numero dei religiosi e delle vocazioni a Congregazione Passionista ha cenelle Province del mondo occidentale e lo sviluppo della lebrato a Roma il suo 45° Capitolo Congregazione in Asia, Oceania, Africa ed in parte anche Generale dal 1 al 22 ottobre 2006, nell’America Latina impongono di affrontare al meglio con la partecipazione di 86 capitolari e circa 40 tecnici, l’argomento della ristrutturazione. provenienti da tutti i continenti. Il Capitolo Generale è un Questo richiede anche un maggiore inserimento dei laievento fondamentale nella vita dell’istituto, con i suoi ci nella nostra vita e apostolato. Il padre Generale ha prepoteri legislativi, formativi, elettivi. so atto che in questi ultimi anni in tutte le nazioni dove è Il Capitolo ha rieletto come superiore generale padre presente la Congregazione vanno crescendo i gruppi di Ottaviano d’Egidio e poi ha eletto i sei consiglieri, che lo Laici che fanno della “memoria passionis” il principio aiuteranno nel governo della Congregazione che si estenunificante della loro vita e attività. Questo consolida il de in 58 nazioni, con 381 case e 2206 religiosi. I Passioconcetto di “Famiglia passionista”; rende più intensa la nisti attualmente residenti in Italia sono 482. collaborazione tra religiosi, religiose e laici; porta i diverIl Capitolo ha approfondito e discusso ampiamente il si gruppi ad approfondire gli elementi fondamentali della programma di “ristrutturazione e rivitalizzazione” delnostra spiritualità. Quasi tutti i gruppi hanno uno schema la Congregazione, prospettato dal Capitolo Generale ceminimo per la vita e l’apostolato passionista. lebrato in Brasile nel 2000 e programmato dal Sinodo I laici passionisti esprimono un forte senso di apparteGenerale, celebrato a Roma nel dicembre del 2004. Lo nenza nella misura in cui approfondiscono e vivono la scopo di questo cammino è di portare la Famiglia passiomemoria passionis come valore evangelico che dona loro nista a vivere con maggiore forza e chiarezza il compito una identità specifica nella Chiesa e nel mondo. di contemplativi e missionari della passione, con una “feBenedetto XVI, per mezzo del card. Tarcisio Bertone, deltà creativa” al carisma avuto dal Fondatore, annunha inviato al Capitolo Generale un significativo messagciando al mondo Gesù crocifisso e risorto. Il cammino gio. Tra l’altro “auspica che siano fruttuosi i lavori capidovrebbe terminare nel Capitolo Generale del 2012. tolari, dedicati specialmente alla “ristrutturazione” e alla Il Sinodo Generale descrive così il cammino della ri“rivitalizzazione” della presenza dei Passionisti nella strutturazione: “Si tratta di un processo di riflessione, di Chiesa e nel mondo. Paolo della Croce concepiva la Pasnuove visioni e di collaborazione pratica che coinvolga sione di Gesù come la più grande manifestazione dell’al’intera Congregazione; che miri a fornire le migliori more di Dio. Questo è il messaggio che voi siete chiastrutture possibili, atte ad assicurare le condizioni che famati ad annunciare anche nel nostro tempo; questo lo voriscano per un lungo periodo la vitalità nella vita e nelspessore del vostro carisma. Si tratta di una missione la missione della Congregazione, nell’attuale situazione sempre attuale: quella cioè di mostrare che la Croce è globale e culturale”. amore e che l’amore è Dio. Il vostro Fondatore era intiIl padre generale, Ottaviano d’Egidio, nell’ampia relamamente convinto che i mali del mondo derivano dalla zione al Capitolo sullo stato della Congregazione e sul dimenticanza della Pasprogramma di ristrutturasione di Gesù: per quezione, scrive: “Ora riusto, suo anelito incessansciamo a comprendere meglio la profonda verità te fu fare memoria e indi quanto scriveva San vitare a fare memoria Paolo della Croce: “La della Passione. L’unione causa dei mali del nostro con Cristo crocifisso ditempo è la dimenticanza ventava per lui stimolo della Passione di Gesù”. alla comunione con tutti Se la cultura del mondo gli uomini, passione per avesse “memoria” della la giustizia e per la caPassione di Gesù e dei varità. Nel mistero della lori essenziali che ne sono Croce trovava la forza parte. camminerebbe per per agire e per valorizzaaltri sentieri. Questo può re le rinunce e le soffesembrare una utopia, ma renze, desideroso sempre la Resurrezione di Gesù e di condividere il dolore il profondo e misterioso del Redentore per i mali rapporto di vita che essa dell’umanità”. ha con l’umanità e con la Gli Amici di Gesù Crocreazione ci rassicura che cifisso fanno gli auguri è nei piani di Dio un monpiù sinceri al padre Gedo nuovo. Qui noi dobbianerale e alla sua curia e mo inserirci con la testipromettono un costante monianza e l’evangelizzaricordo nella preghiera. zione. Si tratta di “prendeNel prossimo numero re parte alle tribolazioni daremo una buona sintedegli uomini, specialmenIl padre generale, Ottaviano D’Egidio, celebra la Messa si dei lavori del Capitolo. te dei poveri e degli abbanper gli Amici a Roma il 12 settembre P. Alberto CP donati” (Cost. 3).


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Diacono: servo di Dio e dei fratelli Allora i Dodici convocarono il gruppo dei discepoli e dissero: «Non è giusto che noi trascuriamo la parola di Dio per il servizio delle mense. Cercate dunque, fratelli, tra di voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di saggezza, ai quali affideremo quest’incarico. Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al ministero della parola». Piacque questa proposta a tutto il gruppo ed elessero sette discepoli; li presentarono quindi agli apostoli i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani”. Non si trattava di solo servizio alle mense, ma i sette erano chiamati anche al servizio dello Spirito. Benedetto XVI, nella sua Enciclica “Dio è Amore” precisa che la diaconia deve ispirarsi all’esempio del Buon arissimi, scrivo questi pensieri per ringraziare il Samaritano, che vede il bisogno e subito agisce spinto Signore per il grande dono che ha voluto farmi dall’amore di Dio e del prossimo. chiamandomi al “diaconato permanente”. L’abbassamento di Cristo fino alla croce è il modelQuesto dono non é solo mio, ma appartiene anche alla lo del giusto modo di donarsi e di servire. Il servire é mia parrocchia di un dono e un priRoccaraso e al novilegio e non un tiRiccardo Rucci è consacrato diacono stro parroco, che in tolo di vanto per il questi anni mi ha diacono, che si aiutato nella crescisente servo inutile, ta spirituale. È una scelto da Dio sengrazia anche per za suo merito e mia moglie, per i che, servendo gli miei figli e le mie altri, egli stesso risorelle che mi hanceve aiuto. Non vi no incoraggiato, dico la mia gioia pregando perché ase la mia serenità secondassi la chiaper aver detto al mata di Dio, fattami Signore: “Sì, eccoper mezzo del nomi”. Guardo avanstro Vescovo, Mons ti e scorgo tanta Giuseppe Di Falco. luce e tanta speNel ritiro spirituaranza. Mai avevo le in preparazione sentito il Signore alla ordinazione, tanto vicino. fatto nell’abbazia benedettina di Subiaco, ho potuto Insegnami, Signore, a progredire sempre nella cariflettere profondamente sul dono che il Signore stava rità. Perché, come dice San Paolo, la carità é benigna, per farmi, aiutato dal motto benedettino“Ora et Laboé magnanima, non si vanta, non é egoista, non si adira”, che subito mi ha colpito e dal “silenzio totale” ra, tutto scusa, tutto sopporta” (Conf. 1Cor 13, 1 ss). che vige nel monastero. Il profondo silenzio e la perCristo Crocifisso, che ha fatto del bene a tutti e sulcezione della presenza di Dio aiutano ad ascoltare il la croce è morto per tutti, mi insegni questa altissiSignore e a parlare con lui. La meditazione quotidiama dimensione dell’amore. na e l’imminenza dell’ordinazione diaconale mi hanRingrazio la Vergine Santissima, primo esempio di no portato a riflettere sul dono immenso che il Signodiaconia verso il Signore e verso l’umanità e primo re ha voluto farmi di lavorare nella sua vigna. Cerco modello di tutti i diaconi, per questo grande dono ridi capire, di scavare nel passato e scopro che quel sotcevuto per sua intercessione: affido a lei il mio servitile filo che si chiama Amore e che ha portato Gesù a zio alla Chiesa di Dio. morire sulla Croce, ti spinge a dire: “Eccomi, SignoRingrazio tutti coloro che mi sono stati vicini e hanre, fa’ di me quello che vuoi”. no partecipato con affetto e commozione alla mia orLa parola “diaconia” significa “servizio”, “diacono” dinazione. Ringrazio coloro che hanno pregato perché vuol dire “servo”. Come Gesù fu servo fra i servi, anandassi avanti, senza guardare indietro. che la Chiesa é al servizio della comunità, in particoSono grato agli Amici di Gesù Crocifisso, a tutto il lare dei deboli e dei sofferenti nel corpo e nello spiriMLP e alla nostra guida spirituale, Padre Alberto, to. Gli Atti degli Apostoli narrano l’ordinazione dei che, attraverso il carisma di San Paolo della Croce, ha primi diaconi, fra cui Stefano e Filippo: “In quei alimentato in me l’Amore per Gesù Crocifisso e il degiorni, mentre aumentava il numero dei discepoli, siderio di servire la Chiesa di Dio. Ringrazio tutte le sorse un malcontento fra gli ellenisti verso gli Ebrei, Fraternità, delle quali ho sentito il calore della preperché venivano trascurate le loro vedove nella dighiera e dell’amore fraterno. Rucci Riccardo stribuzione quotidiana.

Riccardo Rucci, responsabile della fraternità di Roccaraso, Rivisondoli, Pietransieri e Pescocostanzo AQ, il 9 settembre è stato consacrato diacono permanente nella cattedrale di Sulmona AQ, da S. E. Mons. Giuseppe di Falco. È il secondo diacono degli Amici di Gesù Crocifisso, dopo Vito Serafino. Gli auguriamo un generoso servizio per tutta la Chiesa di Dio, come lo fa per gli Amici di Gesù Crocifisso. P. A.

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Un giorno di grazia con S.Paolo d.C. I

l 12 settembre 2006 abbiamo vissuto uno degli eventi più belli degli Amici di Gesù Crocifisso: la giornata di spiritualità a Roma presso la tomba di san Paolo della Croce. Eravamo in tanti, oltre 300, giunti con vari pullman e auto private, provenienti da Morrovalle, Macerata, Civitanova, Recanati, Montecosaro, Porto S. Elpidio, Lido S. Tommaso, Giulianova, Fossacesia, Roccaraso, Trasacco, Madonna della Stella, Rocca di Papa e perfino dalla Sardegna. Ci ha accolti la grande basilica dei Santi Giovanni e Paolo. È stata una giornata intensa: preghiera delle lodi presieduta dal P. Alberto, lectio divina sulla parabola dei cattivi vignaioli (Lc 12,1-12) del P. Luigi Vaninetti, consultore generale, solenne concelebrazione presieduta dal P. Generale, Ottaviano D’Egidio: nelle sue mani 16 amici hanno fatto la consacrazione a Gesù Crocifisso; molti erano coppie. Dopo il pranzo al sacco nello splendido parco della casa generalizia, abbiamo concluso la giornata con la visita alla basilica di san Pietro e alle tombe dei papi. Ecco alcune testimonianze. Pia

“Nella giornata di spiritualità a Roma tutto è stato emozionante. La preghiera delle lodi ci ha introdotti alla catechesi del Padre Vaninetti. La parabola dei vignaioli l’avevo ascoltata e meditata tante volte; il padre ce l’ha presentata con parole semplici, in un contesto nuovo, che è piaciuto a tutti. Rileggendo gli appunti presi, rifletto sul mio comportamento di fronte ai doni di Dio. Un momento importante è stata la celebrazione eucaristica presieduta dal padre generale, Ottaviano D’Egidio. Mi ha colpito sentici dire che il superiore generale, come successore di san Paolo della Croce, ce lo rappresenta, e noi dobbiamo sentirlo tale e pregare per lui. Assistendo alle consacrazioni, mi sono commossa e sono tornata indietro al 21 maggio 2000, giorno della mia consacrazione perpetua, che ora sento di vivere con più responsabilità. Ogni consacrazione a cui partecipo rafforza la mia. È stato bello poi rivedere tanti amici lontani e fare conoscenza di nuovi Amici”. Clara Guglielmi

“Ho partecipato con gioia alla giornata di spiritualità a Roma, presso la tomba di san Paolo della Croce. È stata una giornata piena di emozioni nel ritrovarmi con tutte le frater-

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nità degli Amici. Mi ha aiutato a capire meglio che la meditazione della Passione è fonte di gioia e di salvezza. Mi ha colpito molto la “meditazione” del P. Luigi Vaninetti sulla parabola dei cattivi vignaioli. Ho riflettuto quanto sia importante conoscere e seguire la volontà di Dio, anche quando ci costa sacrifici. Mi preparo ora a rinnovare con più gioia la mia consacrazione a Gesù Crocifisso”. Mastropasqua Pina

“Desidero ringraziare il Signore per la giornata passata dinanzi all’urna di san Paolo della Croce. Sono stati per me momenti di indicibile commozione, anche per aver potuto esercitare il mio diaconato nella messa presieduta dal P. Generale. Mi ha toccato molto la meditazione del padre Vaninetti; mentre ci parlava, mi venivano continuamente in mente la parole del salmo: “Il Signore é buono, lento all’ira e grande nell’Amore”: alla ingratitudine dei vignaioli, Dio risponde con l’amore. Un ringraziamento particolare per la organizzazione perfetta della giornata”. Riccardo Rucci

“Ho seguito con molta attenzione la meditazione del P. Vaninetti sulla parabola dei cattivi vignaioli. Quanti interrogativi mi sono venuti in mente! Come mai Dio lascia morire suo figlio? Chi decide gli eventi della nostra vita? L’iniziativa e la conclusione sono del Padrone, all’interno di queste due fasi c’è lo svolgersi della storia: una ripetuta attesa del Padrone di ottenere frutti dai vignaioli e il loro ostinato rifiuto di darne. Come posso non amare chi ha dato tutto per me, anche la vita? Contemplando il crocifisso, vediamo quanto Dio ama e ostinatamente dà fiducia all’uomo”. Olga Costanzo

“Finalmente si è realizzato il mio grande desiderio di visitare la tomba e la casa di san Paolo della Croce. Non puoi immaginare la mia gioia nello stare nei luoghi dove lui ha pregato, camminato vissuto e spirato. Ho osservato il Crocifisso che lui ha contemplato, ho guardato commossa il quadro che lo ritrae sul letto di morte: che emozione! Ho pregato tanto il Santo che mi aiuti a vivere pienamente la spiritualità passionista e ottenga che il nostro movimento cresca nell’amore di Gesù Crocifisso e Risorto. È stato magnifico essere lì tutti insieme così numerosi”. Garbuglia Letizia

Gli amici posano con il P. Generale


Amici di Gesù Crocifisso

Don Lauro Alcuni Amici di Gesù Crocifisso della Parrocchia di S. Gabriele a Civitanova Marche ricordano con affetto e gratitudine Don Lauro Chiaramoni, fondatore e parroco della Parrocchia per 40 anni, deceduto il 20 agosto 2006, in un incidente d’auto. Ci uniamo al ricordo grato e affettuoso di tutti. P. Alberto

“Siamo appena tornati dagli esercizi spirituali quando è successa la tremenda disgrazia al nostro caro Don Lauro. Lo conoscevo da 40 anni. Ho vissuto con lui i momenti più importanti della mia vita, dalla mia prima comunione a quella del più piccolo dei miei figli. L’ho sempre considerato un grande uomo, sia verso la Chiesa che verso la società, soprattutto nel nostro quartiere, di cui seguiva ogni esigenza, attrezzandolo di tutte le strutture necessarie. Da diversi anni collaboravo con le varie iniziative della chiesa; per me era davvero come un padre. Apprezzava molto gli Amici di Gesù Crocifisso e mi diceva spesso: “Pina, fai molto bene ad approfondire la tua fede, aggrappandoti a un gruppo, perché oggi è molto facile essere travolti dal sistema, soprattutto voi che ci seguite e dedicate molto tempo per aiutarci a capire e ad affrontare i vari problemi della vita”. Pina Bara

“Voglio parlare del nostro vecchio parroco don Lauro, morto all’improvviso per un incidente stradale. “All’improvviso”, dopo averci fatto temere per la sua salute per tanti anni. Fin da ragazzo ebbe problemi ai polmoni. A quei problemi se ne aggiunsero poi tanti altri. Quanti ricoveri d’urgenza in questi ultimi tempi! Ma non era un uomo piegato dalle malattie, anzi esse gli davano una carica maggiore. Iniziò la sua vita di parroco a Civitanova in un garage; nel giro di qualche anno costruì la chiesa e gli edifici annessi. Anche il quartiere che si è espaso intorno, ha avuto l’influenza della sua lungimiranza. Il giorno del funerale, osservando la commozione delle tante persone che gremivano la chiesa, intuivo che tutte avevano avuto un rapporto diretto con lui, sia nei grandi avvenimenti di famiglia, sia e soprattutto quando avevano avuto bisogno di confidarsi, di essere comprese e aiutate. Don Lauro c’era sempre, bastava bussare alla porta del suo ufficio. Era difficile fargli cambiare idea, ma dava spazio a tutti e ringraziava ed elogiava chi faceva qualcosa per la parrocchia, mettendo in loro la voglia di fare di più. Lasciava lavorare, pur controllando. Con la sua lungimiranza accoglieva tutti i gruppi e movimenti e questo gli permetteva di poter contare su persone motivate per il lavoro in parrocchia.

La malattia aveva addolcito il suo carattere. Quando lavoravo come volontaria alla Caritas cittadina, mi chiese di collaborare con lui negli atti di carità. Lo feci ben volentieri e lo vidi più volte prendere il suo portafoglio e dare quello che poteva, per aiutare qualcuno che aveva bisogno. L’ho visto mettersi contro tutti se riteneva che una persona fosse degna di fiducia, appoggiandola come meglio poteva. La sua vita l’ha spesa tutta per la sua parrocchia. Solo dopo tanti anni, si convinse a prendere qualche giorno di ferie da trascorrere in montagna, in casa di parrocchiani che l’hanno aiutato costantemente fino agli ultimi suoi giorni. Quando l’arcivescovo di Fermo lo convinse a rimettere il suo mandato di parroco per limiti di età e per la sua salute, fu per lui un momento traumatico. L’affetto e la considerazione del nuovo parroco e dei parrocchiani, l’aiuto che ancora poteva dare in parrocchia, lo risollevarono. Sento la sua mancanza, ma lo immagino a respirare a pieni polmoni in paradiso”. Piera Iucci

“Tutta la parrocchia si stretta intorno a Don Lauro, per l’ultimo saluto. Egli ha sempre desiderato fare della parrocchia una famiglia. La famiglia era quella che coinvolgeva nelle varie manifestazioni parrocchiali, nei condomini con i centri di preghiera, nel “gruppo giovani” presente nei campi scuola e nei cori del teatro dialettale. Si immedesimava nei problemi di famiglia e durante le omelie c’era sempre un riferimento alla vita vissuta. Lui, parroco dal 1963, inizia il suo mandato in un garage, mentre provvede a creare strutture: vie di facile comunicazione, chiusura del fosso Maranello, scuole. L’obiettivo è la Chiesa del 1979. Gli ostacoli non mancano ma lui va avanti, deciso a trovare sempre una soluzione. Prima di giungere a Civitanova è a Servigliano, Monte San Pietrangeli, Porto Sant’Elpidio, dove ravviva la fede istituendo la festa al Sacro Cuore. Arriva come cappellano a Civitanova nella chiesa di San Carlo: realizza il cinema e un bar gestito dalle ACLI. È delicato di salute. Le malattie lo prostrano, ma presto torna ad essere intrepido e vittorioso. Ha messo in pratica gli indirizzi del concilio vaticano Il aprendo la Chiesa ai laici. Si è scelto bravi collaboratori, che hanno lavorato tanto mettendosi a sua disposizione. Pur accogliendo i gruppi ecclesiali che considerava una benedizione per la Chiesa, è stato attento affinché la fede fosse vissuta seriamente. Vestiva in modo molto sobrio ed i suoi abiti erano consunti: tanti parrocchiani specie nei primi anni, gli hanno dato da mangiare, lo hanno vestito, lo hanno ospitato. Si può dire che la parrocchia e Don Lauro sono cresciuti insieme”. Marvì De Rossi

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Amici di Gesù Crocifisso

XVI CONSIGLIO NAZIONALE AMICI G. C.

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l 30 settembre 2006 si è svolto a Morrovalle, dalle ore 9,30 alle 18,00, il XVI Consiglio Nazionale degli Amici di G. C., con la partecipazione di 35 membri degli aventi diritto. Il Consiglio Nazionale è l’organismo fondamentale del movimento; ne fanno parte i membri del Consiglio Esecutivo, i responsabili delle fraternità e gruppi degli Amici, gli assistenti spirituali ed è presieduto dal provinciale passionista PIET. Si riunisce una volta l’anno per esaminare e programmare la vita del movimento. L’incontro inizia alle ore 9.30 con la recita dell’ora media. P. Natale Panetta porge il saluto a nome del padre provinciale, impegnato al Capitolo Generale; ricorda le basi della spiritualità passionista e parla dell’importanza dei laici nella vita passionista. La presidente, Piera Iucci, assente per motivi di salute, manda un caloroso saluto e ricorda l’importanza della partecipazione al Consiglio Nazionale. Il P. Alberto Pierangioli, assistente spirituale, presenta brevemente la situazione del movimento: gli iscritti sono attualmente 2527, di cui 67 nel 2006. Le adesioni al Movimento provengono da varie regioni, anche grazie ad internet dove abbiamo il nostro sito. Nel 2006 è sorta la nuova Fraternità di Moricone RM, per opera del p. F. Taccone e del p. Francesco di Feliciantonio. È interessante il fenomeno degli Amici Aggregati, iscritti che vivono in luoghi dove non vi sono fraternità e gruppi: vengono aggregati spiritualmente a una delle fraternità esistenti, mantenendo con loro un rapporto epistolare o telefonico. Discussione dell’Ordine del giorno Esame della situazione del Movimento, delle Fraternità, dei Consigli di Fraternità, dei Gruppi minori e del Gruppo delle famiglie. Dai vari interventi e relazioni, si riscontra un giudizio positivo sull’andamento del Movimento. Si decide di fissare a dicembre un incontro dei coordinatori delle fraternità e nel 2007 un incontro dei responsabili dei gruppi minori. Programmazione 2007: dopo le ultime tre tappe: Seguire Gesù nel 2004, Amare Gesù nel 2005, Seguire Gesù nel 2006, si propone di continuare nel 2007 con

“Testimoniare Gesù”. Si è così in sintonia con il convegno ecclesiale di Verona, con convegno del MLP a Mascalcia CT e con lo studio del Capitolo Generale dei Passionisti. Nel secondo incontro delle fraternità si seguiranno le tracce preparate del P. F. Taccone, iniziando da gennaio 2007. Rivista degli Amici. In generale la valutazione è positiva. Si suggerisce di dare spazio agli Amici aggregati, di segnalare le iniziative più interessanti delle fraternità, i problemi attuali della famiglia; segnalare anche libri utili ad un cammino passionista. Esercizi spirituali 2006: la valutazione dei due corsi è stata molto positiva. Per gli esercizi di agosto 2007 si approfondirà il tema della testimonianza. Ritiri mensili: La partecipazione, tra mattino e pomeriggio, supera sempre le 100 presenze. Bisognerebbe fare del tutto per accrescere il numero di coloro che partecipano a tutta la giornata. Si sta rivelando molto interessante il lavoro di gruppo nel pomeriggio, prima dell’Eucaristia. Peregrinatio Crucis in quaresima. È portata avanti da tutte le fraternità delle Marche e da quella di Giulianova. È un vero impegno missionario: richiede la collaborazione di tutti gli Amici Giornata dei Consacrati perpetui: si propone di farla nel maggio 2007 al santuario di San Gabriele (TE). Il Consiglio ha approvato l’elezione di Pio Calvarese nel C. E., in sostituzione di Simonetta Grandinetti, dimissionaria. (Sintesi del verbale della segretaria Coltorti Maria Grazia) R o c c a d i P a p a 2 9 s e t t e m b re 2 0 0 6

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Carissimo P. Alberto, grazie del tuo continuo appoggio e della giornata che abbiamo vissuto ai ss. Giovanni e Paolo. La nostra fraternità sta camminando con perseveranza da oltre un anno come Amici di Gesù Crocifisso, anche se già da prima esisteva come MLP. Abbiamo raggiunto il numero di 13 iscritti che frequentano con continuità gli incontri e i ritiri mensili e si stanno consolidando nella preghiera, nella formazione e nell’apostolato. Domenica avrà inizio un piccolo progetto di evangelizzazione da svolgersi nelle famiglie. Nel prossimo ritiro mensile, 29 ottobre, eleggeremo il Consiglio di fraternità, poiché è maturato il tempo di fare un salto di qualità e di ricevere anche il riconoscimento ufficiale da parte della nostra Provincia PRAES, ma rimanendo uniti a voi come “fratelli minori”. Benedici questa fraternità e rimaniamo uniti nella preghiera. P. Francesco Guerra.


Amici di Gesù Crocifisso

Testimonianze Una Fraternità gemellata a Rocca di Papa Nettuno 25 settembre 2006. Grazie, padre, dell’opportunità che ho avuto di fare finalmente la mia consacrazione pubblica a Roma, davanti al P. Generale. Sedici anni fa, tramite P. Francesco Guerra, ho cominciato il mio cammino passionista proprio con la promessa di amore degli Amici di Gesù Crocifisso. La fraternità di Rocca di Papa sta crescendo. Stiamo facendo un cammino verso Gesù Crocifisso per approfondire la nostra fede e per andare incontro alle persone povere materialmente e spiritualmente, mettendo al centro Gesù Crocifisso. Grazie di tutto cuore per l’accoglienza che hai avuto per noi quando ti abbiamo chiesto di fare un gemellaggio. Spero che ci possa essere un incontro della nostra fraternità con voi. Stiamo seguendo il vostro itinerario di formazione, con altre iniziative. Gianna Saviano

Nel nostro Statuto, molti punti sono rivolti proprio all’accoglienza dei portatori di croce. Mi chiedo se questo stia mancando al nostro gruppo e desidero aprirmi ad un confronto. Enrico Lattanzi

Un viaggio di nozze nella fede Invio alcune immagini prese nei vari santuari di Francia visitati nel nostro viaggio di nozze. Chiedi al Signore che la mia famiglia sia immagine della Famiglia di Nazareth. Prego per te e amo tutti gli Amici di Gesù Crocifisso, anche se non li conosco, perché in Sardegna non ci sono gruppi di Amici. Un infinito grazie per la magnifica Promessa di Amore, che vorrei tanto diffondere. Quando il giorno del nostro matrimonio io e Piergianni abbiamo varcato la soglia della Chiesa, per dire sì alla chiamata di Dio, si è levato un canto che Diceva: “Eccomi, Signore, io vengo, si compia in me la tua volontà”. Ho notato con gioia che anche nel biglietto di auguri che ci hai inviato c’erano le stesse parole! Grazie, padre, per il bene che ci vuoi e che vuoi a tutti i fratelli. Mi piacerebbe che tutti fossero Amici di G. C. e che tutti fossero innamorati di Gesù come S. Paolo della Croce. Ho un grande sogno nel cuore: che trionfi l’amore del Padre e che questo mondo diventi un giardino di fratellanza universale, un mondo di pace e di amore. Andreina Salaris

Siete dei Padri che ascoltano, aiutano, inse gnano, amano Gianna si consacra a Gesù Crocifisso nelle mani del P. Generale Proposta agli Amici di Gesù Crocifisso Spesso abbiamo visto bambini portatori di handicap accuditi con amore dai loro genitori. Sono solo gli occhi la cosa più viva che hanno. Non possono fare nient’altro perché il loro fisico non permette molti movimenti, sembrano sereni, forse lo sono. Sembrano rassegnati ad avere la loro vita diversa dagli altri; non hanno l’amicizia di altri bambini e la possibilità di giocare con loro. Perché come Gruppo non ci apriamo all’accoglienza delle famiglie che vivono questo dramma? Aiutiamo i nostri figli ad essere in contatto con chi non è fortunato come loro e a giovare insieme con semplicità ed amore. Penso che sia una grande opportunità per noi adulti e per i nostri figli. Fare un passo avanti, al di là della nostra crescita personale sostenuta dalla preghiera e dalla catechesi, può aiutarci a progredire nel cammino. Vivere insieme questa esperienza d’amore concreto può essere importante per unirci, conoscerci e donare.

Udine, 16 agosto 2006. Gentilissimo Padre, ci siamo visti pochi attimi al Santuario di San Gabriele, durante il corso degli Esercizi spirituali, ma sono stati sufficienti per farmi capire la grandezza del suo animo e la dolcezza con la quale si presenta. Sinceramente mi spiace di vivere in una regione così lontana dai Passionisti. Se il vostro ordine fosse presente da noi, quante persone volgerebbero il loro occhio verso Gesù Cristo!!! Siete dei Padri che ascoltano, aiutano, insegnano, amano e nella nostra fredda realtà ve n’è un grande bisogno. Ringrazio di cuore il Signore che ha indirizzato il mio cammino verso di voi. Ho potuto comprendere la straordinaria bontà anche del Padre Nicola, che assieme a lei considero mio padre spirituale. Certo il mio cammino sarà tutto in salita e pieno di buche ma mi affido al Crocifisso che sa guidare i nostri passi. In me si è acceso un immenso amore verso Santa Gemma e San Gabriele, ai quali affido me stessa e mio figlio Gabriele. Gesù si è rivelato in me con la sua immensa misericordia. Affido a lei e agli Amici di Gesù Crocifisso la mia anima; anch’io vi ricordo nella preghiera. Cammino assieme a voi e al vostro gruppo, come posso. Mariangela

“Dio sia Benedetto”. È un altro piccolo gioiello che ci ha donato Giuseppe Giulino! Un libretto per aiutare i fedeli a lodare Dio e riparare le tante bestemmie che offendono il nome di Dio, della Vergine, dei Santi. I veri credenti devono sentire il bisogno di formare una crociata per riparare e sconfiggere la bestemmia. L’ottimo libretto può aiutare a raggiungere questo scopo. Edito dalle editrice Ancilla, può essere trovato nelle librerie cattoliche.

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Amici di Gesù Crocifisso

B uon Natale C

arissimi Amici, approfitto di questo ultimo numero della rivista 2006 per anticiparvi gli auguri di Buon Natale. Vi ringrazio anticipatamente dei vostri auguri, perché non sempre mi sarà possibile rispondere a tutti personalmente. Vi faccio gli auguri con le parole stesse di S. Paolo della Croce: “Gli auguri ve li farò dall’altare soprattutto la sacratissima notte di Natale e porrò i vostri cuori sotto il manto, anzi nella braccia santissime di Maria Immacolata, perché vi impetri dal divino Bambino copiosi tesori di grazie spirituali e temporali. Prego il divino Infante di concedervi ali di fuoco, ali di viva fede, di fiducia e fervida carità, affinché il vostro spirito voli in alto “nel seno del Padre”. Porrò i vostri cuori tra le fasce del dolce Bambino, perché li riscaldi con il fuoco della divina carità e Maria SS. li innaffi con le dolcissime lacrime d’amore, versate nel vedersi il Re dei Re tra le sue braccia, avvolto in poverissimi panni. Il divino Infante rinnovi nei vostri cuori ogni giorno, anzi ogni momento, la mistica natività, perché possiate rinascere sempre più a vita deifica e santa, nel più profondo della solitudine interna, in sacro silenzio di fede e di santo amore”. Il grande innamorato e apostolo del Crocifisso non era meno innamorato di Gesù Bambino, che venerava e contemplava mentre dormiva sopra una croce, per farci capire che il mistero dell’incarnazione era inseparabile dal mistero della passione. Il Signore ci conceda di prepararci con questi sentimenti a celebrare un Natale da veri Amici di Gesù. Ringrazio il Signore per la vostra fedeltà al cammino di laici passionisti. Prego perché possiate perseverare e crescere nel cammino intrapreso. L’avvenire del nostro movimento dipende soprattutto dagli Amici più assidui e più impegnati. Gesù Bambino vi doni una vera rinascita spirituale. Dopo i tre anni di cammino per “Conoscere Gesù”, “Amare Gesù”, “Seguire Gesù”, vogliamo vivere il 2007 per “Testimoniare Gesù”. Dobbiamo impegnarci tutti ad attirare altri cuori all’amore di Gesù Crocifisso, con l’esempio e la parola. Un ringraziamento e tanti auguri ai vostri Parroci che vi accolgono con tanta disponibilità, agli Assistenti spirituali e a tutti i Responsabili che s’impegnano per voi. Invio a tutti tante benedizioni e gli auguri più sinceri di

Buon Natale pieno di grazie del Signore.

P. Alberto Pierangioli

Calendario Amici 2006 • 11 novembre: ore 16,00 - ordinazione diaconale di Sandro, Pasquale, Francesco • 12 novembre: Ritiro mensile a Morrovalle • 19 novembre: ore 15,00 - Consacrazioni a Recanati • 26 novembre: ore 15,00 - Consacrazioni a Montecosaro St. • 17 dicembre: Ritiro Mensile a Morrovalle • 31 dicembre: ore 22,00 - Adorazione, Messa e auguri a Morrovalle! • 6 gennaio 2007: ore 15,00 - Messa e festa alla Casa di Riposo di Montecosaro • 14 gennaio 2007: Ritiro mensile a Morrovalle

Ricordiamo al Signore i nostri defunti Di Cola Lisa di Trasacco: 1-6-2006 Un grazie sincero a coloro che hanno inviato offerte per le spese di stampa Novembre - Dicembre 2006 - Anno VII n. 6 Autor. Trib. di MC n. 438\99 del 17-12-1999 Sped. Ab. Post. D.353/2003 (L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, Comma 2, DCB Macerata. Tecnostampa - Recanati - C. c. p. 11558624 Dir. Tonino Taccone - Red. P.A. Giuseppe Pierangioli Piazzale S. Gabriele 2 - 62010 Morrovalle Mc T. 0733/221273 - C. 349.8057073 - Fax 0733/222394 E-mail albertopier@tiscalinet.it http://www.passionisti.org/mlp/amici


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