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A mici di Gesù Crocifisso La sequela di Gesù modello: Imparate da me Aprile 2006

Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso”

Marzo - Aprile 2007 Anno VIII n°2

❊ ❊ P. Alberto:

Testimoniamo la Speranza ❊ ❊ P. Alberto: Intimità con Cristo ❊ ❊ G. Cingolani: La Chiesa delle origini dinanzi al dramma della Croce ❊ ❊ P. Bartoli: Lettera alla Famiglia passionista ❊ ❊ Piera Iucci: Relazione al Capitolo Provinciale ❊ ❊ F. Valori: M. Gemma Giannini ❊ ❊ M.G. Coltorti: La vera famiglia ❊ ❊ R. Cantalamessa: Educazione all’amore ❊ ❊ P. Alberto: Amici Aggregati ❊ ❊ P. Alberto: Lettere al direttore ❊ ❊ Testimonianze

B. Pio Campidelli N. 29-4-1869 Trebbio RN - M. Casale RN: 2-11-1889. Beatificato da Giovanni Paolo II: 17-11-1985


Amici di Gesù Crocifisso

Testimoniamo la speranza Marzo

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nei beni di questo mondo, per quanto utili, ma in Cristo, nella sua croce e risurrezione. I discepoli avevano sperato nel Cristo vivo, che operava miracoli: “Noi speravamo”, dicono i due discepoli di Emmaus; ma di fronte alla croce, non sperano più, si allontanano tristi da Gerusalemme, per tornare alla vita di prima. La Chiesa invoca la croce come “spes unica”, unica speranza. Tuttavia da sola la croce non basta per dare speranza. La speranza viene dalla morte e risurrezione di Cristo, cioè dall’unico «mistero pasquale» di Gesù. Egli ogni volta che ha parlato della passione ha sempre annunciato la sua risurrezione. Egli non è morto da disperato ma da vittorioso, certo della sua e nostra risurrezione. Maria sul Calvario visse tutto il mistero pasquale di morte e risurrezione di Gesù. Ella non è solo la «Madre dei dolori», ma anche la «Madre della Speranza». Maria, come Abramo, «ebbe fede sperando contro ogni speranza» (Rm 4, 18) ; sotto la croce, anche con il Figlio morto tra le braccia, continuò a sperare nella risurrezione del Figlio. Maria nella incarnazione ci è maestra di fede, sul Stefano, dopo la grande prova, gioisce insieme ai suoi piccoli Amici Calvario ci è maestra di speranza. Si può peccare in due modi contro la spenon finisce è Dio, che ci ama come Padre e ha mandato ranza: disperare della salvezza e presumere di salvaril suo Figlio a riportare la speranza sulla terra. La spesi senza merito: disperazione e presunzione. Noi ranza cristiana aiuta a vedere la vita con la luce di Cristo facciamo esperienza quotidiana della croce, mentre la crocifisso e risorto. risurrezione è oggetto di speranza. È necessario teneAl servizio della gioia e della speranza re insieme croce e risurrezione. Soffrire senza speraCome cristiani, siamo chiamati a condividere le diffire di risorgere è disperazione; sperare di risorgere coltà dei nostri contemporanei e a testimoniare la gioia e senza soffrire è presunzione. la speranza basate sulla fede nel Signore Gesù Cristo, in Portatori di speranza piena solidarietà con i fratelli più deboli. Vogliamo porSiamo chiamati non solo a sperare per noi, ma ad estare la speranza a tutti, ma non è facile. Essa è spesso sere portatori di speranza ai fratelli. Come Maria fu racchiusa solo sul piccolo orizzonte terreno, anche per presso il Figlio crocifisso, così noi siamo chiamati a tanti cristiani, che fanno fatica a pensare a una vita oltre stare presso i fratelli crocifissi: i poveri, i sofferenti, i la morte. La speranza cristiana è certezza perché è fondisperati, gli ultimi. Non basta compatire le loro pedata sulla promessa di Cristo che è sempre con noi su ne e cercare di alleviarle. Come cristiani, dobbiamo questa terra e ci guida verso una vita senza fine. A parole dare speranza, proclamando che la sofferenza ha un ne siamo convinti, ma nella pratica viviamo spesso come senso, perché ci sarà una risurrezione: la croce passa, i non credenti. Non traspare in noi la serenità di chi ha la gioia del cielo sarà eterna. La speranza è, tra le virtù piena fiducia in Dio. Diceva il filosofo ateo Nietzsche: teologali, la sorella minore, la parente povera; ma è “Crederei in Cristo se i cristiani avessero il volto dei lei che sorregge la fede e la carità. La speranza deve salvati”. Le nostre assemblee sembrano spesso un essere la stella polare del cristiano. Ripetiamo ogni grande funerale, con volti tristi, senza sorriso e quindi giorno: «Mio Dio, spero dalla tua bontà, per le tue senza speranza. promesse, e per i meriti di Gesù Cristo, nostro SalvaLa croce e la risurrezione sono tore, la vita eterna e le grazie necessarie per meritarla la base della speranza con le buone opere, che io debbo e voglio fare. SignoPer testimoniare agli altri la speranza, dobbiamo re, che io possa goderti in eterno”. prima viverla noi stessi, non porre la speranza solo P. Alberto Pierangioli l cristiano, con il battesimo, è una creatura nuova, un risorto, chiamato a essere testimone di Cristo crocifisso e risorto, sorgente di speranza; deve essere portatore di speranza in un mondo triste, pieno di paure e di illusioni; anche nelle prove, non deve turbarsi ma essere sempre “pronto a rispondere a chiunque domandi ragione della sua speranza» (Cfr.1Pt 3,15). La speranza è l’ossigeno per ogni vita veramente umana. Tolta la speranza, rimane la disperazione e la morte. La speranza cristiana allarga gli orizzonti della speranza umana. La speranza umana spesso crolla come un edificio senza fondamenta. La speranza che non delude e

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Amici di Gesù Crocifisso

Comunione con Cristo e testimonianza Aprile

Stare con Cristo

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er essere autentici testimoni di Cristo, bisogna prima “stare con Lui”, cioè conoscerlo profondamente e avere comunione intima con Lui. Gesù chiama gli apostoli perché «stessero con lui e anche per mandarli a predicare» (Mc 13-15). Nell’ultima cena dice agli Apostoli: «Voi mi renderete testimonianza, perché siete stati con me fin dal principio» (Gv 15,27). Solo se si è stati con Gesù, si può essere suoi veri testimoni e apostoli. La comunione con Cristo è iniziata nel battesimo, quando è stata infusa in noi la vita divina e siamo diventati membra del suo corpo mistico, che è la Chiesa. Questa comunione va conservata e alimentata continuamente. L’apostolato - testimonianza ha lo scopo di annunziare Cristo, di condurre gli uomini a Lui, perché abbiano da Lui la vita nuova di figli di Dio. Rimanete in me e io in voi” (Gv 15,1-4) : Queste parole di Gesù sono un invito alla comunione misteriosa che ci unisce profondamente a Lui. Ci dice ancora: “Io sono la vite, voi i tralci” (Gv 15,5) . Il Signore vuole con noi una comunione viva, per la quale non apparteniamo più a noi stessi ma a Lui, come i tralci appartengono alla vite. La nostra comunione con Gesù ha come modello, fonte e meta la comunione stessa del Figlio con il Padre, la comunione trinitaria, nella quale il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono un solo Dio. Dalla nostra comunione con Cristo scaturisce la comunione con i fratelli: tutti siamo tralci dell’unica vite, che è Cristo. In questa comunione fraterna Gesù indica il riflesso meraviglioso e la misteriosa partecipazione all’intima vita d’amore del Padre, del Figlio e dello Spirito santo. Per questa comunione Gesù prega: “Tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17,21).

Alla sorgente di ogni apostolato La comunione con il Cristo morto e risorto deve portare alla testimonianza e alla missione. Dobbiamo imparare a incontrare Cristo nella vita quotidiana, nell’impegno professionale, culturale, sociale. Per alimentare la comunione con Gesù, generatrice di missione, è necessaria una continua immersione nel pensiero, nella preghiera, nella vita di Cristo. Solo Lui comunica la sua vita, il suo mistero, il suo progetto,

«aprendo i nostri occhi», rendendoci capaci di riconoscerlo, di farlo abitare nei nostri cuori e di correre a rivelarlo ai fratelli. È necessario che Gesù Cristo diventi per noi la fonte da cui promana ogni grazia, diventi «tutto». Gesù Cristo è l’origine della nostra fede e vita cristiana: ci ha dato l’esempio, per camminare sulle sue tracce. Egli è venuto nel mondo per rivelarci il volto del Padre e donarci lo Spirito Santo e così partecipare alla vita divina. Dobbiamo fare nostre le esortazioni di San Paolo: bisogna che «sia formato Cristo in voi» (Gai 4,19) , che «Cristo abiti per la fede nei vostri Giuseppina e Maria di Giulianova rinnovano la consacrazione a Gesù Crocifisso: 21-12-06

cuori » (Ef 3,17) , per essere «partecipi della sua santità» (Eb 12,10). Tutto questo è stato seminato nei nostri cuori nel battesimo. Dal battesimo inizia la novità di vita dei cristiani e scaturisce la chiamata alla santità e all’apostolato. I due discepoli di Emmaus, delusi e senza speranza, incontrarono il Risorto nella loro fuga da Gerusalemme: da Lui ebbero le Scritture spiegate, il Pane spezzato, il volto svelato e il cuore riscaldato. Noi oggi incontriamo il Signore attraverso le Scritture, l’Eucaristia, i Sacramenti e la Chiesa. Se davvero desideriamo che Gesù «resti con noi» e non «si faccia sera» nella nostra vita, se vogliamo correre ad annunciare a tutti che Gesù è veramente risorto e noi lo abbiamo incontrato, è necessario che la Sacra Scrittura e l’Eucaristia diventino il viatico del nostro cammino. In particolare l’Eucaristia deve diventare il pane quotidiano, fonte e culmine di ogni testimonianza e apostolato. Nella misura in cui Gesù crocifisso e risorto avrà riscaldato i nostri cuori, non potremo essere inerti, tacere, essere indifferenti, ma sentiremo il dovere e il bisogno di accendere tutti i cuori che il Signore metterà nel nostro cammino. (Cfr. «Christifideles Laici», n. 18;. «Fare di Cristo il cuore del mondo” Lettera della CEI ai fedeli laici, 2005, n.4). P. Alberto Pierangioli

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Amici di Gesù Crocifisso

Pensiero Passionista - Marzo / Aprile 2007 - LA CHIESA

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lla chiara consapevolezza di Gesù dinanzi alla sua morte corrispose la totale estraneità degli apostoli e dei discepoli. Gesù non riuscì a convincere i suoi della serietà della prospettiva. Le sue previsioni e le sue parole non potevano essere più esplicite, ma l’insensibilità degli apostoli non poteva essere più ottusa. Gli evangelisti sono spietati nel descrivere l’alienazione dei discepoli dinanzi al tema della morte di Gesù e della necessità di prendere la croce per seguire Gesù. La prima volta che Gesù ne parlò, Pietro lo rimproverò perché si era permesso di trattare certi argomenti, Mt 16,22. La seconda volta, il gruppo si stava trastullando in discussioni su chi di loro fosse il più importante nell’organizzazione messianica che secondo loro Gesù avrebbe impostato, Mc 9,34. La terza volta, due di loro gli chiesero di essere i primi a condividere il suo ipotetico potere, sedendo uno a destra e uno a sinistra, Mc 10,37. L’arresto, la condanna e la crocifissione di Gesù costituirono per gli apostoli una delusione amarissima. Non riuscirono a perdonare a se stessi di essersi ingannati fino a quel punto, né ad accettare che Gesù li avesse delusi fino a quel punto. Tutti persero la fede e lo abbandonarono. Unica fedele restò sua madre, segno e germe della chiesa credente fin dal momento dell’Annunciazione.

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che non riesce neppure ad immaginare la risurrezione. Perciò il punto di partenza dell’annuncio apostolico non fu la morte ma la risurrezione di Cristo. D’altra parte non si poteva annunciare una risurrezione senza affermare che era stata preceduta dalla morte. Se non ci fosse stata una morte non avrebbe avuto senso annunciare la risurrezione e viceversa. Senza l’unione essenziale dei due aspetti del mistero pasquale non sarebbe stato possibile l’annuncio cristiano. Per questo gli apostoli, appena si resero conto che Gesù era risorto - nell’esperienza storica e carismatica delle apparizioni pasquali - immediatamente formularono il kerigma, cioè il primo annuncio della dottrina cristiana: COLUI CHE FU MESSO A MORTE È RISORTO. Rivolto ai pagani, quest’annuncio rappresentava una novità assoluta. La fede si trovava a dover affrontare le correnti razionalistiche della filosofia e della cultura greca. L’apostolo Paolo sarà il primo a vivere personalmente lo scontro inaudito tra le aspettative della sapienza umana e la via scelta dalla sapienza divina. Rivolto agli ebrei, l’annuncio doveva tener conto del cammino di rivelazione sviluppatosi per secoli nel rapporto tra Dio e quel popolo.

La strategia dell’annuncio apostolico

Per gli ebrei, gli apostoli elaborarono una strategia di difesa del Crocifisso diSapienza umana: croce mostrando che sia l’increimpossibile dulità del popolo che la sofferenza del Messia eraIl piano trinitario per la Testimoni di Cristo Crocifisso e Risorto no state già predette nelle salvezza umana prevedeva Scritture. Le figure principali che nel Vecchio Testanon solo la morte di Gesù ma anche la sua risurrezione. mento annunciano la possibilità di un Messia sofferenDopo la risurrezione gli apostoli si trovarono lanciati in te sono i misteriosi personaggi del Servo di Yahvè e mezzo al mondo ad annunciare quel mistero di morte e del Giusto d’Israele. Essi sono sempre presentati con di risurrezione e il loro significato per l’umanità. caratteristiche che alludono a un rifiuto dalle tragiche La cultura e le aspettative religiose giudaiche non poconseguenze. Saranno trattati ingiustamente, soffrirantevano accettare che Gesù fosse Dio, perché per loro no tutto in silenzio, il loro dolore fino alla morte era inconcepibile un Dio che soffre e che muore. espierà i peccati del popolo. Nello stesso tempo non potevano accettare che Gesù Tra loro spicca la personalità del Servo di Yahvè o fosse il Messia, perché era stato respinto dalla legittima Servo Sofferente, protagonista di quattro o cinque autorità ed era finito in una morte ignominiosa. La loro canti del Secondo Isaia, molto simili tra di loro. Queconvinzione appariva loro inespugnabile: non può venire sto Isaia esercitò il suo ministero profetico tra gli esida Dio chi è rifiutato da un’autorità che deriva da Dio. liati di Babilonia, specie nell’ultimo periodo, negli Ma il motivo profondo per cui l’intelligenza umana anni 550-538 a.C. non riesce ad capire la logica di un Dio che muore è


Amici di Gesù Crocifisso

DELLE ORIGINI DINANZI AL DRAMMA DELLA CROCE Qualche richiamo: “Ho prestato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi”, 50,6. “Tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto, e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo”, 52,14. Certi accenti sembrano la descrizione anticipata di alcune scene della passione di Gesù, con la relativa elaborazione teologica, come il brano 52,1-12: “Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, v.2. Si è caricato delle nostre sofferenze e si è addossato i nostri dolori, v.4. È stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità, v.5. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca. Era come un agnello condotto al macello, v.7. Perciò gli darò in premio le moltitudini, perché ha consegnato se stesso alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori, v.12”. Accenni alle stesse figure sono all’inizio del salmo 2 e nel salmo 18,2-24.

Attingeremo ampiamente alla sua fonte per le nostre future riflessioni. Le sue lettere, come pure le altre lettere apostoliche e la lettera agli Ebrei dimostrano che i Cristiani si resero conto immediatamente, alla guida dello Spirito Santo, dell’immensa ricchezza espressa nella morte di Cristo in croce. Le nuove intuizioni di fede furono espresse in un vocabolario che divenne caratteristico del Nuovo Testamento e dominano ancora il linguaggio cristiano: croce, legno, morte, sangue come dono di vita, morte che sfocia nella vita della risurrezione. Quando i quattro vangeli cominciarono a circolare, verso la fine del primo secolo, apparve chiaramente che la vita e il ministero di Gesù erano presentati nella prospettiva della croce, tanto che qualche studioso ha definito i vangeli “racconti della passione preceduti da una lunga introduzione” (Martin Käler). Non solo essi danno importanza centrale alle allusioni esplicite di Gesù alla sua passione, ma l’impostazione e il ritmo dei racconti preannunciano dall’inizio una fine tragica. Il sinistro emergere dell’opposizione e Sapienza divina: la persistente incomprensiola croce unica ne del popolo e di discepoli alternativa ne sono i segni eloquenti. Gli Atti degli Apostoli preGli stessi vangeli dell’infansentano numerosi esempi di zia in Luca e Matteo proietquesta strategia, soprattutto tano l’ombra della croce già nella predicazione di Pietro sulla culla di Betlemme, sul e di Paolo. “Gesù di Nazaneonato cercato a morte e reth fu consegnato a voi sesulla madre dalla spada nel condo il prestabilito disegno cuore. e la prescienza di Dio. Voi I punti salienti della pril’avete inchiodato sulla cromordiale teologia spirituale ce per mano degli empi e della croce possono essere l’avete ucciso. Ma Dio lo ha così riassunti: risuscitato”, 2,23. “Dio ha 1. La morte di Gesù in croadempiuto così ciò che avece ha valore redentivo. È il va annunciato per bocca di San Paolo Apostolo: da persecutore perfetto sacrificio che cantutti i profeti, che cioè il suo a grande apostolo di Cristo cella i peccati del mondo e Cristo sarebbe morto”, stabilisce la nuova alleanza 3,18. “Gli abitanti di Gerusalemme e i loro capi non con Dio, cf 1Cor 5,7; 2Cor 5,19; Rm 3,23-25; 4,25. l’hanno riconosciuto e condannandolo hanno adempiuto 2. La croce manifesta l’amore infinito del Dio trinitale parole dei profeti. Pur non avendo trovato in lui nesrio per l’umanità. Se l’amore tra il Padre e il Figlio dosun motivo di condanna a morte, chiesero a Pilato che veva essere espresso in termini umani in una situaziofosse ucciso. Dopo aver compiuto tutto quanto era stato ne di peccato, nessuna espressione poteva essere adescritto di lui, lo deposero dalla croce e lo misero nel seguata, tranne una vita consumata nella morte per amopolcro. Ma Dio lo ha risuscitato dai morti”, 13,27-30. re, cf Gv 3,16; 15,13; Ef 5,1. In At 4,11 Pietro cita il salmo 118,22: “La pietra scar3. Morte e risurrezione di Cristo sono aspetti coestata da voi costruttori è diventata testata d’angolo”. In senziali dello stesso mistero, cf 1Cor 15. At 4,26 riporta l’inizio del salmo 2: “Si sollevarono i re 4. La nostra risposta alla chiamata alla salvezza imdella terra e i principi si radunarono insieme contro il plica la nostra partecipazione alla morte e risurrezione Signore e contro il suo Cristo”. di Gesù, dal battesimo al passaggio all’altra vita, cf Colui che fornirà la maggiore ricchezza di elementi per Rm 6,4; Col 2,11. una teologia e spiritualità della croce è l’apostolo Paolo. Gabriele Cingolani cp

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Il P. Provinciale alla Pubblichiamo una breve sintesi di alcune parte della relazione del P. Provinciale, P. Piergiorgio Bartoli, al 44° Capitolo Provinciale passionista della nostra Provincia, svolto presso il santuario di S. Gabriele dal 5 al 9 febbraio e dal 5 al 10 marzo 2007. Sono riflessioni utili per tutta la Famiglia Passionista, religiosi e laici. Aggiungiamo, di seguito, anche una sintesi della relazione della Presidente Piera Iucci, invitata a parlare al medesimo Capitolo P. A.

Stare con il Signore

P. Piergiorgio Bartoli legge la relazione al Capitolo Provinciale a vocazione passionista è una vocazione stupenda. Tanti conghiera è come la famiglia dei discepoli raccolta attorno a fratelli sono felici della loro vocazione; la sentono veraGesù. Non saremo veri operai del Regno se non coltiviamente come un dono straordinario di Dio. Hanno donato mo una intensa preghiera personale. tutto al Signore senza rimpianti e si impegnano, silenzioFraternità e servizio samente, a compiere ogni giorno il loro dovere. Sono la spina dorsale della nostra Provincia. Anche Gli anziani e Sono due cose che vanno insieme e che giustificano il malati vivono questo momento come una occasione di nostro stare insieme alla sequela di Colui che si è fatto grazia per unirsi ancora di più al Signore e per manifeservo per amore. Sperimentando l’infinito amore di Dio stargli tutto il loro amore. per noi, dobbiamo chiederci come viviamo il «comanUna domanda però sorge spontanea. È per tutti così? damento nuovo» del Signore, amandoci gli uni gli altri Quanta gioia proviamo a stare con il Signore? Il concome Egli ci ha amati (cfr Gv 13,34). L’amore ha portato tatto con Dio è fonte di gioia, dà il coraggio, riempie Cristo al dono di sé fino al sacrificio supremo della Crodi entusiasmo. La tristezza spesso fa da spia ad un’asce. Anche tra di noi non c’è unità vera senza questo senza di rapporto con il Signore. Con la tristezza si è amore reciproco, disponibile al servizio, pronto ad accotestimoni solo del proprio fallimento. Invece quanti gliere l’altro così com’è, e capace di perdonare fino a motivi abbiamo per essere felici! Felici perché credia«settanta volte sette» (Mt 18, 22). mo; felici perché Dio ci guarda con amore; felici di faSe vogliamo la certezza di amare Dio, se vogliamo che re il bene; felici di annunciare il Vangelo; felici come il nostro stare insieme abbia un senso, dobbiamo accoPassionisti sotto la croce. gliere il progetto di Dio su di noi e amare gli altri come Le nostre comunità hanno una ragione di esistenza solo Egli ci ha amati. Proviamo tanta difficoltà nello stabilire se sono composte da uomini che esprimono nella vita, relazioni fraterne piene e perfette. Siamo sempre esposti nei discorsi e negli atteggiamenti l’amore di Dio accolto alla tentazione dell’egoismo; ecco perché si deve ricupee comunicato. Solo se facciamo esperienza di Lui nella rare una dimensione ascetica e spirituale della vita che preghiera, come l’unico necessario, tutto il nostro vivere richiede il superamento del proprio egoismo. Il mondo è (l’azione e il riposo, la gioia e il sacrificio, la sanità e la affascinato da una Chiesa e da una comunità dove si avmalattia) diventa continua novità d’amore. verte il mistero della presenza di Dio. Dobbiamo chiederci continuamente: Chi è per me Occorre anche esaminarci su quanto facciamo per esseGesù? Cerco di scoprirlo sempre più come Sposo con re degni dell’amore di Dio e per essere amati dagli altri. una preghiera viva, che sgorga dalle profondità del Ci attendiamo sempre amore, attenzione, perdono come cuore? La mia preghiera rende “nuovo” il mio modo cose dovute e poi, col nostro modo di fare, non facciamo di pensare, di giudicare gli eventi, di affrontare la mia le stesse cose che vorremmo per noi. Non è onesto esastoria, di fare scelte da… Vangelo? minare quanto gli altri non fanno per noi, se non abbiaDall’incontro con Dio e con la sua Parola si smette di mo l’onestà di confessare che noi stessi abbiamo fatto vivere solo per se stessi, e si inizia ad essere strumenti di ben poco per amare gli altri e per essere amati dagli altri. un amore più grande per tutti, uomini e donne, e sopratAnnuncio tutto i più poveri. Ascoltare e vivere la Parola di Dio come la cosa più importante della propria vita rende capaci La Chiesa ha ricevuto il Vangelo come annuncio e fondi seguire non se stessi, ma Gesù. La comunità in prete di gioia e di salvezza. L’ ha ricevuto in dono da Gesù,

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Famiglia Passionista inviato dal Padre “per annunziare ai poveri un lieto messaggio” (Lc 4, 18). La Chiesa ricorda ogni giorno l’ammonizione di s.Paolo: “Guai a me se non predicassi il Vangelo” (1 Cor 9, 16). Il mandato missionario è sempre attuale e impegna i cristiani a testimoniare gioiosamente la Buona Notizia ai vicini ed ai lontani, mettendo tutto a disposizione, persino la vita. Annunciare il vangelo è un “servizio” reso alla comunità cristiana e a tutta l’umanità. Il messaggio evangelico è necessario, unico e insostituibile. Bisogna tradurlo senza tradirlo, viverlo e proporlo agli altri senza accomodamenti. Occorre ricercare con audacia e saggezza i modi più adatti e più efficaci per comunicare il vangelo agli uomini del nostro tempo. Ma il primo mezzo di evangelizzazione è la testimonianza di una vita autenticamente cristiana. L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri. Il nostro secolo ha sete di autenticità. I giovani ricercano la verità e la trasparenza e domandano: Credete e vivete veramente a quello che annunciate? La testimonianza della vita è diventata più che mai una condizione essenziale per l’efficacia profonda della predicazione. Il mondo reclama evangelizzatori che parlino di un Dio che è loro familiare. Esige da noi semplicità di vita, spirito di preghiera, distacco da noi stessi, carità verso tutti, specialmente verso i piccoli e i poveri. Senza questo contrassegno della santità, la nostra parola difficilmente si aprirà la strada nel cuore dell’uomo del nostro tempo. Noi Passionisti, in forza del nostro voto particolare, abbiamo il compito di fare memoria e di annunciare il grande mistero dell’amore di Dio rivelatosi in Gesù Crocifisso. La Famiglia passionista ha sentito sempre forte questo compito. Un recupero di autenticità è più che mai necessario. Non possiamo dare quello che non abbiamo. Il nostro apostolato, per essere credibile, deve scaturire da una vera santità di vita, alimentata dalla preghiera e dall’Eucaristia.

Carisma e spiritualità

Nelle priorità dell’ultimo Capitolo generale del 2006 viene detto: “Fin dai tempi di San Paolo della Croce, la nostra Congregazione è stata benedetta con la presenza e il sostegno di molti laici, uomini e donne, che hanno vissuto il nostro carisma in forme diverse. Negli anni recenti, avendo la Chiesa riconosciuto il ruolo fondamentale dei laici nel proclamare il Vangelo, la nostra collaborazione con i laici è aumentata significativamente”. Il P. Generale, P. Ottaviano d’Egidio, ha detto: “Il laicato che oggi condivide lo stesso carisma della Congregazione e fa «memoria» della Passione del Signore, ha preso nomi diversi nelle 58 nazioni dove la Congregazione è presente e lavora. È incoraggiante vederne la diffusione ed anche l’attuale Capitolo Generale, oltre a quello del 2000, ha invitato a rafforzare questo settore. Possiamo dire che il laico passionista è un membro della Famiglia passionista nel cuore del mondo e un membro del mondo nel cuore della Famiglia passionista”. Tutti i laici passionisti sono ispirati dal medesimo carisma e fanno parte di un’unica e grande famiglia. Ogni membro e ogni specificità deve essere promossa e accolta con responsabilità. In provincia noi abbiamo un buon numero di laici che condividono la nostra spiritualità. È un buon lavoro quello che viene svolto da alcuni nostri Confratelli. Il fatto che giovani e meno giovani trovino nel carisma passionista una loro identità e un loro impegno nella società e nella Chiesa parla sicuramente di vitalità, di attualità e di fascino del nostro carisma. Lodiamo il Signore ed impegniamoci perché questa realtà cresca e maturi sempre più. Il rischio che esiste è che grandi realtà, legate però a un confratello, scompaiano quando egli non sarà più in grado di guidarle. Occorre provvedere in tempo dei collaboratori, senza però pretendere che essi siano dei semplici esecutori di quanto viene stabilito dal fondatore. L’apporto di altri confratelli può essere invece arricchente. Conosciamo la nostra Provincia, le sue glorie e le sue debolezze. L’unica via credibile è quella di incarnare il Vangelo nel presente. Qualunque cosa ci riservi il futuro, non ci capiti di essere trovati impreparati; il regno di Dio crescerà e diventerà grande con noi o nonostante noi. Dobbiamo fare tutto quanto è in nostro potere. Abbiamo una storia straordinaria da ricordare. Ma una storia è gloriosa soltanto per coloro che ne sono eredi degni e responsabili. Si vive o si muore nel presente. Vivere del ricordo è una forma di capitolazione. Un carisma è vivo nella misura in cui è attualizzato. Assemblea del Precapitolo Provinciale, S. Gabriele: 5-9 febbraio 2007 P. Piergiorgio Batoli

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Amici di Gesù Crocifisso

Relazione di Piera al Capitolo Provinciale

S A N T U A R I O DI S . G A B R I E L E : 7 - 2 - 2 0 0 7 ( S I N T E S I )

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l P. Provinciale, Piergiorgio Bartoli, mi ha invitata a parlare al Capitolo Provinciale della Provincia PIET, come presidente degli Amici di Gesù Crocifisso; mi ha chiesto di parlare del nostro movimento e di quello che “gli Amici sperano e si aspettano dai Passionisti”. Ho seguito con molta attenzione i lavori del 45° Capitolo Generale dei Passionisti, in particolare per l’apertura ai laici passionisti. Il Capitolo ha raccomandato alle Province di incrementare il rapporto con i movimenti laicali passionisti. Finora il rapporto del MLP italiano con l’autorità generale e provinciale è stato buono. I laici sono stati accolti e incoraggiati. C’è una

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perdono nella famiglia. Desideriamo anche che ci siano corsi formativi aperti a tutta la Famiglia Passionista e una festa della Famiglia Passionista, in cui ci ritroviamo insieme religiosi, suore e laici passionisti.

Che cosa gli Amici vogliono dai Religiosi.

Vogliamo essere aiutati da voi a crescere nel vostro, oramai nostro carisma. Vogliamo potervi prendere d’esempio, essere istruiti e appoggiati nel nostro cammino, vogliamo essere considerati ed amati da voi come Gesù amava le sue pecorelle. Vogliamo anche dirvi che siamo vicino a voi e siamo pronti anche a condividere i vostri problemi. Viviamo nel mondo generalmente più di voi e possiamo presentarvi le caratteristiche di esso perché possiate meglio lavorarvi. Qualcuno di voi ha dedicato la vita ai laici ed il Signore lo ricompenserà con abbondanza. Come abbiamo seguito con attenzione i lavori del Capitolo Generale, vorremmo seguire anche i lavori dei capitoli provinciali. Chissà che il tempo che oggi vorrete dedicarci, “sottratto” forse a cose per voi più impellenti, non possa crearvi un ritorno importante? Mi chiedo: potrebbe la nostra provincia fare Piera Iucci, presidente degli AGC, presenta gli Amici al Capitolo Provinciale da battistrada nella collaborazione con i laici? prassi, consolidata negli ultimi 10 anni, con la parteciVorremmo trovare fra voi chi ci tiene aggiornati sui pazione del P. Generale, di Consultori Generali, di temi scottanti della società di oggi: la procreazione Provinciali ai Convegni e alle riunioni del MLP. Tuttaassistita, l’eutanasia, la castità, l’impegno per la giuvia che non c’è stato finora un riconoscimento ufficiastizia, la pace, la politica, l’integrità del creato ecc. le del MLP. Mi auguro che i prossimi Capitoli provinNoi laici siamo chiamati a rispondere a questi quesiti ciali possano favorire anche questo riconoscimento. con argomenti convincenti. Una richiesta particolare vorrei rivolgere da questa seChe cosa gli Amici sperano o sognano. de ai superiori della provincia. Il nostro movimento si è allargato territorialmente. Ma è sempre più difficile In questi anni, per grazia di Dio ed il lavoro indefesraggiungere tutti i gruppi. Il fondatore non risparmia le so del fondatore, abbiamo visto crescere il nostro nuproprie forze e molte anime sono state condotte verso il mero, fino a 2550 iscritti, abbiamo visto trasformate le carisma passionista. Gli Amici di Gesù Crocifisso apvite di molte persone, specialmente di chi era nella partengono alla famiglia passionista. Nostro desiderio sofferenza. Molte testimonianze, alcune veramente sisarebbe che specialmente i nostri gruppi che si riunignificative, descrivono come vengono affrontate le scono presso una comunità passionista, possano contasofferenze, le prove, la morte, da quando si è aderito re, sempre di più, su assistenti che abbiano il tempo e alla spiritualità passionista. Alcune testimonianze furola volontà di prendersi cura di loro. no inserite nel fascicolo pubblicato per il Capitolo GeUn’ultima cosa, forse la più importante, vogliamo nerale del 2000; altre sono riportate in ogni numero da voi: quando P. Alberto, per una legge di natura che della nostra rivista. Desideriamo portare a tutti il mesvorremmo ritardare il più possibile, decidesse che è saggio della stoltezza della croce come unica speranza tempo di passare il testimone, possa esserci un sostiper l’uomo d’oggi. tuto o più sostituti disponibili a prendere in mano il Come Amici di Gesù Crocifisso, abbiamo avuto una nostro movimento, frutto del lavoro di una vita, porcura particolare per le famiglie. Oggi è molto difficitato avanti a beneficio di tanti che hanno visto la loro le essere sposi e genitori cristiani. Avanzo la proposta cambiata radicalmente (ed io sono una dei tanti, coagli altri movimenti laicali della Provincia di collame più volte ho testimoniato). Ed i tanti che Lui solo borare per portare avanti insieme una formazione crisa. Grazie per la vostra attenzione. Il Signore benedistiana e passionista delle famiglie. La spiritualità pasca e renda fruttuoso il vostro lavoro. Piera Iucci sionista è ottima proprio per inculcare l’amore e il


Amici di Gesù Crocifisso

Gemma seconda: M. Gemma Giannini

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autorevoli personalità: ufemia Giannini nasce a don Stefano Antoni, il beato GiaLucca il 27 ottobre 1884, como Alberione, il beato cardinale terzogenita di dodici figli, Idelfonso Schuster, san Pio da Pieda Matteo e Giustina Bastiani. La trelcina. Nel 1939 inizia a Borgofamiglia Giannini è benestante, nuovo, presso Lucca, la nuova famolto religiosa e molto amica dei miglia religiosa di suore passioniste Passionisti. Cinque figlie si fanno di vita attiva. Il 2 maggio 1940 in religiose e il p. Germano Ruoppooccasione della canonizzazione di lo è spesso ospite della famiglia. Gemma I, Gemma II è ammessa alNel 1899 i Giannini accolgono in l’udienza di Pio XII; comunica a casa Gemma Galgani dopo il dislui il nuovo progetto e il papa risesto finanziario della sua famisponde: “Vada avanti; dalle circoglia. È come una figlia, e subito stanze capirà la volontà di Dio”. La nasce una bella amicizia con EufeGiannini dirà: “Questa frase bastò mia, allora quindicenne; si scamMadre Gemma Eufemia Giannini, per tranquillizzarmi. Dopo questo biano le confidenze e i segreti più belli. Sicuramente il male si attac- fondatrice delle “Sorelle di S. Gemma” fatto non ebbi più dubbi e rimasi in pace, seguendo giorno per giorno le ca ma anche la santità. vie del Signore”. La provvidenza non l’abbandona. Nel 1905 arrivano a Lucca le monache passioniste e Nel 1942 il vescovo di Chiavari (GE) approva l’istil’8 gennaio 1906, dopo molta riflessione, Eufemia entuto delle “Sorelle di Santa Gemma”. Nel 1943, tra in monastero. Il 25 marzo veste l’abito passionista con un aiuto insperato, può acquistare la casa natale e prende il nome di Gemma Maddalena. L’11 aprile di Gemma Galgani. Arrivano altri riconoscimenti 1907 emette la professione religiosa. Diventa maestra fino a quello dell’allora superire generale dei Pasdelle novizie, maestra di dottrina cristiana e archivista. sionisti, p. Teodoro Foley, il quale concede nel 1973 Nel 1919 è inviata ad Itri (LT) per guidare un nuol’affiliazione alla congregazione passionista. Le vo monastero. In questo incarico, scriverà la supesuore vivono la spiritualità di S. Paolo della Croce riora di Lucca madre Giuseppa Armellini: “Dette un ed emettono il voto speciale di fare memoria della grande esempio di obbedienza, perché andava inpassione di Gesù. Nel 1982 la congregazione verrà contro a fatiche e a responsabilità grandissime”. La riconosciuta come istituto di diritto pontificio da comunità cresce e raggiunge le venti religiose. Ma Giovanni Paolo II. La congregazione si espande e presto serpeggiano contrasti e invidie e malevoli sodal 1966 è presente anche nello Zaire. spetti cadono su madre Gemma. Dopo cinque anni Gemma già nel 1960 soffre di un’oscura malattia il monastero viene chiuso. Supera la prova, non che la paralizza progressivamente fino a ridurla alla senza una grande sofferenza. Per motivi di salute totale immobilità. Nel 1970 lascia la guida giuridica torna in famiglia per tre mesi, poi va nel monastero dell’istituto. Il 26 agosto 1971, proprio nella casa di Vignanello. Viene richiamata a Lucca per propanatale di Gemma Galgani, dopo aver ricevuto l’Eugare la devozione a Gemma Galgani. caristia, esala l’ultimo respiro. Cade di nuovo malata. Per ordine del medico e su Ecco il programma di Gemma Giannini: Amare richiesta del padre, lascia di nuovo il monastero con Gesù, consumarmi per Lui. Vivere, trasmettere la grandissimo dispiacere. Dopo alcuni mesi, sta meglio spiritualità di Gemma Galgani. Di lei essere spece torna in monastero. Per più volte rientra e deve chio nitido, eco fedele. È la sua vocazione ed è uscire ancora. Il 14 maggio 1933 ha la possibilità di l’impegno del suo istituto. È ancora novizia, quanassistere a Roma alla beatificazione di Gemma. do p. Germano le ha scritto parole che hanno il saUna forte esperienza mistica la indirizza verso il pore di profezia: “Cara figlia, ha davanti agli occhi progetto che Dio ha su di lei: “Stando davanti a quei grandi esempi di Gemma. Faccia Gemma seGesù Sacramentato, vidi, non con gli occhi del corconda quello che faceva Gemma prima, pensando po ma con gli occhi dello spirito, in un attimo, coche Gesù l’ha chiamata ad essere erede dello spirito me in un quadro, ciò che voleva il Signore: che i di essa. Che grande vocazione! Che sublime missioluoghi dove santa Gemma era nata, vissuta e morta ne! Badi però, figlia mia, che Gemma prima fu vitfossero custoditi da anime consacrate a Dio, sotto tima non solo di amore, ma anche di dolore per Gela diretta protezione di santa Gemma e dedicate ad sù. Lei lo sa meglio di me e di ogni altro”. Si sono opere di santità. Tutto ciò sarebbe avvenuto attraavverate le parole che un giorno le aveva detto sanverso grandi difficoltà, umiliazioni, disprezzi. Anta Gemma: “Tu prenderai il mio posto sul Calvadai dalla madre presidente Maddalena Marcucci. rio”. Si può dire di lei quello che lei aveva scritto Ad essa dissi tutto con semplicità. Mi rispose che il di Santa Gemma: “Gesù era tutto per Gemma e Signore tutto permette per un maggior bene e che Gemma era tutta di Gesù”. si è dato già di altre suore, uscite dall’istituto per (Cfr. Pierluigi Di Eugenio: Sotto la Croce appasformare altri istituti. Io nell’incertezza e nel timore sionatamente”, II ed. San Gabriele). di sbagliare, pregavo e soffrivo”. Francesco Valori Nel nuovo progetto di fondatrice ha il sostegno di

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Amici di Gesù Crocifisso

L A V E R A FA M I G L I A

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esù presenta chiaramente la famiglia umana con queste parole: «Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi» (Mt 19,4-6). La Chiesa si è sempre preoccupata di conservare la vera identità della famiglia, come voluta dal Creatore: l’unione indissolubile di amore di un uomo e di una donna. Scrive Giovanni Paolo II: «Ogni matrimonio è certamente frutto del libero consenso dell’uomo e della donna, ma la loro libertà traduce in atto la capacità naturale inerente alla loro mascolinità e femminilità. L’unione avviene in virtù del disegno di Dio stesso, che li ha creati maschio e femmina e dà loro il potere di unire per sempre quelle dimensioni naturali e complementari delle loro persone. L’indissolubilità del matrimonio non deriva dall’impegno definitivo dei contraenti, ma è intrinseca alla natura del potente legame stabilito dal Creatore» (Catechesi del 21 novembre 1979, n. 2). Benedetto XVI, nel mese di gennaio, parlando ai membri della Sacra Rota, ha ribadito la verità circa il matrimonio, la famiglia e i tentativi sempre più pressanti di distruggere le fondamenta della società umana. Sembra inaudito, per i cosiddetti “laici”, che la Chiesa si opponga al riconoscimento legale delle “unioni di fatto” che, in quanto legate da affetto e da convivenza sotto lo stesso tetto, si potrebbero, secondo loro, equiparare alla famiglia. Purtroppo, come sottolinea lo stesso Papa, «questa crisi di senso del matrimonio si fa sentire anche nel modo di pensare di non pochi fedeli e gli effetti pratici si avvertono soprattutto nell’ambito del matrimonio e della famiglia. Molti oggi negano l’esistenza di un vincolo coniugale indissolubile, perché si tratterebbe di un ideale al quale non possono essere obbligati i cristiani normali. Di fatto, si è diffusa, anche in certi ambienti ecclesiali, la convinzione secondo cui il bene pastorale delle persone, in situazione matrimoniale irregolare, esigerebbe una regolarizzazione, indipendentemente dalla validità o nullità del loro matrimonio». Il Papa, in un contesto culturale segnato dal relativismo morale, sottolinea l’urgenza di restare fedeli alle verità della fede e quindi anche alla “verità del matrimonio”, che sta rischiando di perdere il suo significato profondo e il senso della sua esistenza: il matrimonio e la famiglia unita sono esigenze che il Creatore ha messo nel cuore umano. Nota il Papa: «Considerando invece il matrimonio come una mera formalizzazione sociale dei legami affettivi, non solo diventa contingente, come lo possono essere i sentimenti umani, ma si presenta come una sovrastruttura legale che la volontà umana potrebbe manipolare a piacimento, privandola perfino della sua indole eterosessuale. Questa mentalità relativistica, in forme più o meno aperte o subdole, può insinuarsi anche nella comunità ecclesiale. A questa tendenza occorre reagire con coraggio e fiducia. Queste vie si allontanano dalla vera essenza del matrimonio e, sotto svariati nomi più o meno attraenti, cercano di dissimulare una contraffazione della realtà

La S. Famiglia (Gagliardi): Santuario Madonna della Stella PG

coniugale. Si arriva così a sostenere che niente sarebbe giusto o ingiusto nelle relazioni di coppia, ma unicamente rispondente o no alla realizzazione delle aspirazioni soggettive di ciascuna delle parti”. Benedetto XVI, ignorando richiami ripetuti a tacere su questi argomenti, insiste sempre più spesso sulla difesa del matrimonio e della famiglia tradizionale, cercando di svegliare i cosiddetti cattolici che sonnecchiano in un momento in cui ci viene chiesto di batterci per il futuro dell’uomo. Perché il Papa e la Chiesa hanno intrapreso questa “battaglia” di civiltà? La posta in gioco oggi non è il riconoscimento di presunti diritti negati alle coppie che decidono di convivere. Il riconoscimento di tali unioni di fatto è soltanto un passo verso il riconoscimento di tutte le forme possibili di unione fino alla dissoluzione totale del matrimonio, che avviene, non con una abolizione formale, ma l’estensione del suo significato fino a fargli perdere ogni specificità e unicità. In questo anno che dedichiamo all’approfondimento del significato di essere testimoni di Cristo, dobbiamo scoprire che proprio su questi temi il Signore ci chiama ad essere presenti con la nostra fede vissuta giorno per giorno, a volte proprio fino al “martirio” della coerenza, in un mondo che rema contro Dio e contro l’uomo. Uniamoci al Papa e sosteniamolo con la nostra preghiera: facciamolo per fedeltà e amore a Dio, ma anche per l’avvenire sereno dei nostri figli. Coltorti Maria Grazia


Amici di Gesù Crocifisso

Educazione all’Amore “Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova. La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!” (1Cor, 13). uesto capitolo 13 della prima lettera di San Paolo ai Corinzi contiene un messaggio importantissimo. Si tratta del celebre «inno alla carità». “Carità” è il termine religioso per dire “amore”. Questo dunque è un inno all’amore, forse il più celebre e sublime che sia mai stato scritto. Quando apparve sulla scena del mondo il cristianesimo, l’amore aveva avuto già diversi cantori. Il più illustre era stato Platone che aveva scritto su di esso un intero trattato. Il nome comune dell’amore era allora

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Domenico e Antonella : una Famiglia di Amici con tre gioielli!

eros (da cui il nostro erotico ed erotismo). Il cristianesimo sentì che questo amore passionale di ricerca e di desiderio non bastava a esprimere la novità del concetto biblico. Perciò evitò del tutto il termine eros e ad esso sostituì quello di agape, che si può tradurre con dilezione o con carità, se questo termine non avesse acquistato ormai un senso troppo ristretto (fare la carità, opere di carità). La differenza principale tra i due amori è questa. L’amore di desiderio, o erotico, è esclusivo; si consuma tra due persone; l’intromissione di una terza persona significherebbe la sua fine, il tradimento. A volte perfino l’arrivo di un figlio riesce a mettere in crisi questo tipo di amore. L’amore di donazione, o agape, al contrario, abbraccia tutti, non può escludere nessuno, neppure il nemico. La formula classica del primo amore è quella che sentiamo sulle labbra di Violetta nella Traviata di Verdi: “Amami, Alfredo, amami quant’io t’amo”. La formula classica della carità è quella di Gesù che dice: “Come io ho amato voi, così voi amatevi gli uni gli altri”. Questo è un amore fatto per circolare, per espandersi. Un’altra differenza è questa. L’amore erotico, nella forma più tipica che è l’innamoramento, per sua natura non dura a lungo, o dura soltanto cambiando oggetto, cioè innamorandosi successivamente di diverse persone. Della carità invece S. Paolo dice che “rimane”, anzi è l’unica cosa che rimane in eterno, anche dopo che saranno cessate la fede e la speranza. Tra i due amori però - quello di ricerca e quello di donazione -, non c’è separazione netta e contrapposizione, ma piuttosto sviluppo, crescita. Il primo, l’eros, è per noi il punto di partenza, il secondo, la carità, il punto di arrivo. Tra i due c’è tutto lo spazio per una educazione all’amore e una crescita in esso. Prendiamo il caso più comune che è l’amore di coppia. Nell’amore tra due sposi, all’inizio prevarrà l’eros, l’attrattiva, il desiderio reciproco, la conquista dell’altro, e quindi un certo egoismo. Se questo amore non si sforza di arricchirsi, cammin facendo, di una dimensione nuova, fatta di gratuità, di tenerezza reciproca, di capacità di dimenticarsi per l’altro e proiettarsi nei figli, tutti sappiamo come andrà a finire. Il messaggio di Paolo è di grande attualità. Tutto il mondo dello spettacolo e della pubblicità sembra impegnato oggi a inculcare ai giovani che l’amore si riduce all’eros e l’eros al sesso. Che la vita è un idillio continuo, in un mondo dove tutto è bello, giovane, sano; dove non c’è vecchiaia, malattia, e tutti possono spendere quanto vogliono. Ma questa è una colossale menzogna che genera attese sproporzionate, che, deluse, provocano frustrazione, ribellione contro la famiglia e la società, e aprono spesso la porta al crimine. La parola di Dio ci aiuta a far sì che non si spenga del tutto nella gente il senso critico di fronte a quello che quotidianamente le viene propinato. P. Raniero Cantalamessa

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Amici di Gesù Crocifisso

AMICI AGGREGATI

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arissimo Padre, da tempo volevo scrivere, per esprimere come cerco di vivere la spiritualità di Cristo Crocifisso; ora l’invito a unirmi agli “Amici Aggregati” mi ha fatto decidere a scrivere. Da quando ho conosciuto questa spiritualità, tramite il giornalino e il libro “Voi siete miei Amici”, ho iniziato a ripetere ogni giorno la “Promessa di Amore” a Gesù Crocifisso. Durante il giorno, mi ritrovo spesso a ripetere: “Gesù, voglio donare a Te tutto l’amore del mio cuore”. E se anche questo pensiero viene un po’ meno, so che il battito del mio cuore lo ripete e per mezzo di Maria lo presenta a Gesù. Se questo mio sentire è in consonanza con gli Amici di Gesù Crocifisso, sarò lieta di unirmi a loro spiritualmente con la preghiera, condividendo l’amore a Gesù Crocifisso, per imparare da Lui come vivere e offrire le mie sofferenze fisiche a morali per la mia e altrui espiazione, conversione e santificazione. Grazie per avermi coinvolta in questa spiritualità passionista». Amelia di Lecco «Carissimo Padre, con grande piacere ho letto il giornalino di Gennaio - Febbraio. Mi è piaciuto tanto leggere le varie testimonianze e i vari articoli. Sono sempre più contenta di avere aderito a questo movimento. Il libro “Voi siete miei Amici” è diventato per me e per la mia famiglia un vero tesoro. È stato un dono meraviglioso di Dio l’avere avuto questo libro. Siccome anche i miei genitori e fratello si uniscono a me per le meditazioni, vorrei aggregare anche loro al gruppo di Morrovalle. Desidero ricevere anche le catechesi dei ritiri mensili. Anna di Scafati SA «Anche quest’anno ho avuto la gioia di condividere, come Aggregata da lontano, il cammino degli Amici e la considero una grazia grande. Il Signore benedice già anche il nuovo anno per la mia famiglia, con l’arrivo di un/a altro/a bimbo/a: chiedo una preghiera speciale perché tutto vada bene». Maria Laura Per rispondere a lettere come queste e ad altre simili, cerco di spiegare di nuovo l’iniziativa degli Amici Aggregati, per aiutare a vivere bene la spiritualità passionista anche da lontano. Un Amico di Gesù Crocifisso, che, per anzianità o malattia, non può più partecipare agli incontri del movimento e un Amico che vive in luoghi dove non vi sono gruppi degli Amici, può essere «aggregato» a una delle nostre Fraternità esistenti, scelta liberamente: s’impegna a essere unito spiritualmente agli incontri di preghiera della Fraternità prescelta. In genere le Fraternità s’incon-

trano due volte al mese, secondo il programma pubblicato sulla rivista di gennaio. Ogni incontro inizia con un momento di preghiera allo Spirito Santo, alla Vergine Maria e la recita della Promessa di Amore a Gesù Crocifisso. o meditazione sulla Parola di Dio, presa generalmente dal libro VOI SIETE MIEI AMICI, secondo Nel primo incontro viene svolta una “lectio divina”, il programma annuale, riportato dalla rivista di gennaio; dopo la lettura della Parola di Dio e una presentazione e spiegazione fatta da chi presiede, viene dato un tempo libero perché ognuno possa riflettere e pregare in silenzio; quindi, chi si sente di farlo, comunica agli altri le proprie riflessioni. Si termina con un impegno e un ringraziamento al Signore. Nel secondo incontro si riflette sul tema formativo del mese, che si trova esposto in breve sulla rivista e viene poi sviluppato nel ritiro mensile che si tiene a Morrovalle per tutti i gruppi che vi possono partecipare, secondo il calendario pubblicato sulla rivista. Ma si può ap-

Paola Deroma, di Sassari, figlia di un’ Amica Aggregata, nel giorno della prima Comunione profondire insieme anche un articolo interessante della rivista degli Amici, secondo il programma annuale di formazione. Gli Amici Aggregati cercano di fare la stessa cosa dalla propria casa, per quanto è possibile. Chi vuole, può mandare poi in breve le proprie riflessioni. La Fraternità, nella preghiera di intercessione, prega per gli Amici Aggregati. Si crea così una profonda comunione tra gli Amici Effettivi delle varie Fraternità e gli Amici Aggregati. Ogni Fraternità sceglie un Amico/a che cura i contatti con gli Aggregati, come è stato pubblicato nella rivista di gennaio. Attendiamo l’adesione a una Fraternità dagli Amici che vivono lontani dai nostri gruppi e fraternità. P. Alberto Pierangioli

Nuovi Amici Aggregati:

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Morrovalle: Combi Amelia di Lecco; Rocchetti Vittoria di Corridonia; Violante Giuseppe di Bari; Menghi Elsa di S. Claudio Corridonia; Carotenuto Gioacchino, M. Gabriella e Giuseppe di Scafati SA. Elsa Lunardi di Albinea RE. Civitanova: Mariotti Anna Maria di Pescara; Naso Davide di Siniscola NU. Macerata: Ronci Fabio di Matassina PI - Breccia Teodora di Macerata.


Amici di Gesù Crocifisso

Lettere al Direttore 1. Siamo a fine gennaio e ancora non ho ricevuto la rivista di gennaio e febbraio. Come mai? Ho spedito la rivista nella prima settimana di gennaio! Purtroppo tonnellate di posta, specialmente stampe, pagate per la spedizione, vengono buttate via! Se entro una settimana la rivista non ti arriva ancora, avvertimi e ne spedisco un’altra copia. Intanto puoi vedere gli articoli della rivista sul nostro sito internet: www.amicidigc.it. Claudia 2. Nell’ultimo incontro di Fraternità si parlava che il cristiano si deve riconoscere nelle prove della vita, perché anche se la fede non toglie la croce, dà la forza per portarla con amore. Ho avuto una grande prova in famiglia, per il timore di un grave male per una persona cara. Mentre attendevo il responso, io sono stata malissimo, mi sono sentita abbandonata, mi chiedevo perché… Anche adesso che il pericolo è passato, sono ancora scossa; e quindi penso che proprio non ho quella forza che contraddistingue un cristiano che fa un cammino di fede! Amica di G. C. Amo ripetere spesso che il cammino di santità è lento e faticoso: non esiste un interruttore miracoloso che cambia all’istante la nostra vita. Si conquista qualche palmo di terreno e poi si torna indietro. L’importante è non arrendersi mai e non darsi per vinti. Ogni giorno ricominciamo la lotta e il cammino. Un piccolo santo passionista, morto novizio a 15 anni, il Ven. Galileo Nicolini, all’inizio di ogni pagina del suo diario scriveva: “Oggi comincio”!... Ricorda poi che non è possibile rimanere indifferenti di fronte a una prova che ci tocca nelle persone e cose più care. Gesù di fronte alla tomba di Lazzaro, pur sapendo che stava per risuscitarlo, scoppiò in pianto... E nel Getsemani, di fronte alla sua morte straziante e imminente, pregò il Padre “con forti grida e lacrime” perché lo liberasse e poi sudò sangue per lo sforzo di accettare la volontà del Padre. Dobbiamo accettare con umiltà le reazioni della natura umana senza darci per vinti. E chiedere umilmente: “Signore, accresci la mia fede”. 3. Ho avuto una forte discussione al lavoro con il mio responsabile. Questa cosa e poi un in-

sieme di cose mi fanno vedere la mia fragilità, la mia pochezza. Il Signore mi vuole forse dire di essere umile, di perdonare sempre? A volte mi sento veramente piccola e inutile, insignificante. Altre volte mi sento fortunata, per tutto, a partire dalla famiglia e da questo cammino che sto facendo. Perché sono così vulnerabile? Amica di G.C. Non devi scoraggiarti per la difficoltà avuta sul posto del lavoro. Per quanto è possibile, bisogna cercare di risolvere le difficoltà con la calma, la pazienza e il dialogo sereno; rispondere sempre con chiarezza, ma senza offendere, senza irritarsi, cercando di conservare la pace e di vincere il male col bene, l’odio con l’amore, come ci dice San Paolo. Se a volte non ci si riesce, pazienza! Si rinnova l’impegno per la prossima occasione e con umiltà si chiede aiuto e forza al Signore. Da tutto l’insieme, io credo che stai camminando e seguendo bene il Signore. Queste piccole sconfitte ti devono aiutare ad essere sempre umile e a confidare solo nella bontà e misericordia del Signore. Il fatto che ti accorgi delle mancanze è un segno positivo. Significa che vuoi crescere e migliorare. 4. Sono iscritta da poco negli Amici di Gesù Crocifisso e non ho fatto con voi i tre anni di cammino per Conoscere, Amare, Seguire Gesù Crocifisso. Vorrei ricuperare i tre anni di cammino, per poter essere vera testimone di Cristo. Io faccio il catechismo ai bambini di 7 anni e parlo di Cristo a voce con i bambini e con la corrispondenza con i miei amici. Questo basta? Claudia

Davide, Isabella e Sofia di Siniscola NU: una Famiglia Aggregata

Non bastano tre anni di cammino ma occorre tutta la vita per conoscere, amare e seguire seriamente Gesù. Se sarai fedele al cammino iniziato nella Famiglia Passionista, pian piano Gesù diventerà sempre più il centro della tua vita, imparerai a conoscerlo sempre più, ad amarlo con tutta la tua vita, a seguirlo con fedeltà e generosità e sentirai il bisogno di annunciarlo e portarlo anche ad altri. Cerca di innamorarti sempre più di Gesù e allora diventerai sua vera e grande testimone. Questo sarà il vero ricupero. P. Alberto Pierangioli

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Amici di Gesù Crocifisso

Testimonianze sciata sopra la porta: quello non è il modo e il posto giusto”. E lui mi ha detto che non entrava più lì. È Ho letto il tema che gli Amici vogliono uno dei ragazzi dell’ambiente satanista approfondire nel 2007: “Vogliamo teche il Signore ci ha messo nelle mani stimoniare Gesù”. Penso che testie che abbiamo portato, con l’aiuto moniare Gesù con la propria vita di Dio, al nostro direttore spirisia un obiettivo fondamentale tuale, esorcista. che ogni cristiano dovrebbe Stando in mezzo a loro non prefiggersi, ma credo anche sentivo alcun fastidio, vedevo che sia molto difficile da il male che li affligge, ma per perseguire e da raggiungere: la prima volta mi sembrava ai gesti esteriori e alle parole di avere abbracciato il lebbrodeve sempre corrispondere la so che Gesù mi mette sempre sincerità dell’animo e la coedavanti e che desidera che io renza delle opere, ma ciò si riabbracci e porti a Lui. Ho sentito scontra raramente nel quotidiano. Famiglie di Amici in ascolto il manto della Madonna stesa su di Il “perbenismo”, il “buonismo” o il della Parola nel corso di Esercizi a me e mio marito. Siamo stati a cena S. Gabriele: agosto 2006 “pietismo” di facciata non aiutano con alcuni di loro, non tutti di quell’amnessuno. Le belle parole debbono necessabiente, ma ugualmente lontani da Dio. Non si deriamente concretizzarsi nella vita di ogni giorno in ve temere quando si sta con Dio: si è in pace anche nel opere buone e gesti di generosità, soprattutto nei conmare nero del peccato. Mentre ero con loro, mi sono offronti di chi soffre, immagine di Gesù crocifisso, perferta a Dio per la loro salvezza. Uscendo dal ristorante ché solo così si è credibili testimoni di Cristo. È vero cinese, i proprietari ci hanno regalato cose diverse, è una che siamo tutti in cammino, ma c’è proprio da sperare loro usanza. A me è toccato un bracciale con figure sache Gesù in questo Natale nasca nei nostri cuori ed cre: santi, Madonne diverse, l’angelo custode, il calvario inondi la nostra vita con la Sua luce e la Sua grazia. con Gesù crocifisso e altre figure sacre. Allora ho sorriso Laura e mi sono detta che abbiamo il Paradiso con noi e non dobbiamo temere! Anche a casa ho continuato a invocaGIOVANNI PAOLO II MODELLO re la misericordia di Dio su di loro, per i meriti delle piaDI TESTIMONIANZA ghe e del prezioso sangue di Gesù. Questa è una nostra Come gli apostoli, ogni cristiano deve testimoniare la testimonianza, per dire a tutti di non aver paura di nulla, verità evangelica in tutti i campi della sua attività pubma di essere fiduciosi perché Dio è forte e potente e non blica e privata. Ogni battezzato deve annunciare il abbandona i suoi figli che si affidano a Lui. vangelo per testimoniare quello che ha fatto Cristo Amici di G. C. nella sua vita. Il cristiano non deve vergognarsi «della POSSIAMO DIRCI SEMPRE “BUON NATALE” testimonianza da rendere al Signore» (2 Tm 1,8). Il dovere dei cristiani di prendere parte alla vita della Carissimo padre, oggi, Battesimo del Signore, è l’ulChiesa li spinge ad agire come testimoni del Vangelo e timo giorno del tempo di Natale. Per via “spirituale” le degli obblighi che ne derivano (Cat. Ch C. n. 2472). Tutho fatto gli auguri di Natale ben più di una volta: lei ti possono collaborare nella chiesa, specialmente coloinfatti è sempre nelle mie preghiere e credo che le graro che hanno studiato Teologia, per esempio facendo il zie spirituali che viviamo dentro noi si comunicano in catechismo ai bambini. La nostra testimonianza non un modo tutto particolare a chi il Signore ci pone acdeve essere spenta ma attiva. Non dobbiamo avere canto spiritualmente. Ma penso che, se Gesù è venuto paura di testimoniare la fede nella vita sociale. Giosulla terra per stare sempre dentro noi, quando ci provanni Paolo II deve essere un esempio per molti giostriamo davanti a Gesù nella culla del nostro cuore, vani. Alla giornata mondiale della Gioventù molti giopossiamo dirci sempre tra di noi: Buon Natale! Grazie vani hanno testimoniato la propria fede, che non si deper avermi portato a Gesù esposto nell’Eucaristia la ve spegnere mai. Dobbiamo essere veri testimoni ansera del 31 dicembre, questo è per me un regalo inache nelle nostre case e nel privato. spettato: il “sovrappiù” di cui ci parla il Vangelo e che Ceccarelli Claudia ci “verrà versato nel grembo”. La saluto con tutto l’affetto spirituale che unisce tra loro tutti quelli che scoTESTIMONIANZA TRA GIOVANI PERDUTI prono di essere amati da Gesù e che lo amano. Rosella A. Carissimo padre, ieri sera il Signore mi ha calato, con mio marito, nel mare nero del mondo, fra i giovani LA MERAVIGLIOSA FAMIGLIA PASSIONISTA molto lontani da Dio, davanti a un locale che portava inciso sopra la porta una croce rovesciata. Eravamo lì, A maggio è un anno che faccio parte della vostra mesereni e tranquilli, in mezzo a quei giovani; in silenzio ravigliosa, gioiosa e accogliente Famiglia Passionista. pregavo molto la misericordia divina per la loro salNe faccio parte indegnamente ma prego sempre il Sivezza. E anche al ritorno a casa avevo sempre davanti gnore che mi dia la forza per camminare in questo peragli occhi quei ragazzi. Che dolore nel cuore a vederli corso di luce che veramente illumina le nostre anime. così persi! Ad uno ho detto: “Guarda la croce roveContinuo a dire che è stato Gesù attraverso la sua Divi-

LA VERA TESTIMONIANZA

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Amici di Gesù Crocifisso

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na Misericordia a chiamarmi e a dirmi che il mio cammino non era giusto. E la Divina Misericordia, che sempre contemplo a amo, mi ha fatto capire l’importanza della Sua immensa passione. Che misteri! Come posso, prego per te e per la famiglia dei Passionisti e chiedo a Santa Gemma, che sta entrando prepotentemente nel mio cuore, di proteggere tutta la Famiglia Passionista e coloro che ancora non sanno chi sia Gesù. Ti ringrazio per l’abbonamento a Zenit ma ho poco tempo da dedicare al computer comunque è assai gradito e di interesse. Grazie ancora. Chiedo una preghiera per mio figlio Gabriele. Volesse Iddio che divenisse un Suo ministro! Mariangela

UNA GIOVANE TESTIMONE DI 86 ANNI! Oggi posso dire di conoscere meglio Gesù. Ho sentito dire da tante amiche soffrono per la solitudine. Per me è stato il contrario, perché nella solitudine ho avuto la possibilità di approfondire le catechesi, che ho letto e riletto per capire meglio quello che Gesù voleva dirmi. Gesù mi chiede di essere testimone coraggioso. Il Signore mi fa sentire un amore grande per i fratelli crocifissi e disabili. Quando vado a visitarli, sento che Gesù viene con me. La solitudine mi ha fatto riscoprire la presenza di Gesù. Spesso mi sono sentita prendere per mano da Lui, mi ha illuminata, confortata nella vita spesso tanto provata. Ringrazio la Famiglia Passionista che mi aiuta a contemplare la croce di Gesù morto e risorto per noi. Oggi posso dire veramente che Gesù Crocifisso mi ama di un amore infinito e mi dà tanto coraggio quando medito le sue piaghe. Ringrazio Gesù di avermi chiamata a fare parte di questo cammino che illumina ogni momento la mia giornata. Teresa Marini

È GRANDE L’AMORE CHE C’È TRA NOI Alla soglia dei 90 anni, desidero fare una mia testimonianza, per comunicare a tutti quanto è grande l’amore che c’è tra di noi, come è stato dimostrato da tante Amiche di Gesù Crocifisso, in un momento di grave crisi per la mia salute, che non mi permetteva di reagire e di esprimermi, mentre ero sola in casa. Il Signore è venuto in mio aiuto in quei momenti di grave smarrimento, mandandomi al momento giusto alcune Amiche, che mi sono state subito vicine, hanno dato immediato allarme per un ricovero immeditato, non mi hanno lasciato un momento sola, fino a quando non è arrivata da lontano una mia figlia. Desidero ringraziare il Signore che non mi ha mai abbandonata nei momenti di difficoltà e di solitudine e mi è sempre vicino. Ma desidero ringraziare anche tanti Amici che mi hanno dimostrato ancora una volta tutto il loro affetto e solidarietà. Maria Morlacco

GLI AMICI DI FOSSACESIA Gentilissimo Padre, desidero ringraziarla per l’accoglienza riservata a noi di Fossacesia, nella nostra partecipazione al ritiro del 4 febbraio a Morrovalle; grazie della grande catechesi sulla Testimonianza, del pranzo squisito, del tempo per la confessione, per l’ora di adorazione e la S. Messa! La visita alla cella di S. Gabriele è stata emozionante, poter pregare nella sua stessa cella e guardare dalla finestra le stesse colline che ha guardato il Santo, invocando Dio per la bellezza del panorama! Sono rimasta molto colpita anche dalla bellezza della vostra chiesa e della cappellina della Madonna della Quercia. Cinicola Santoro Nadia

Fraternità di Fossacesia CH al ritiro mensile degli Amici del 4-2-2007 a Morrovalle.

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Amici di Gesù Crocifisso

Rivivere la Passione con

VOI SIETE MIEI AMICI Sono Anna, una ragazza di 29 anni, alla quale ha spedito il meraviglioso libro “VOI SIETE MIEI AMICI”. Vorrei rinnovarle il mio piccolo grande grazie perché il suo libro mi sta aiutando tanto nel mio cammino di fede e di amicizia con Gesù Crocifisso. Le meditazioni mi piacciono tanto, sono così ricche di riflessioni! Sono rimasta particolarmente colpita per il metodo pratico di meditare la Passione di Gesù durante tutta la giornata di san Vincenzo Maria Strambi. Ora mi è più chiaro il concetto di preghiera continua. Davvero originale poi l’Orologio della Passione e la Pesca delle virtù nella Passione! Quando ho ricevuto il libro mia madre stava malissimo e io ho trovato grande pace in questo bel dono. Tuttora meditare la Passione di Gesù mi fa capire quanto Egli ci abbia amato con amore immenso e quanto Egli abbia sofferto per ogni nostra mancanza. Rivivere la sua dolorosa Passione e conoscere la sua misericordia è un modo per amarlo di più e ringraziarlo per tutto quello che ha fatto per ogni creatura. Anna

CONSACRAZIONI 2007 25 marzo: 11-13 maggio: 10 giugno: 12 agosto: 18 agosto: 30 settembre: 21 ottobre: 28 ottobre: 25 novembre: Data da stabilire

Fossacesia Roccaraso, Rivisondoli, Pietransieri, Pescocostanzo Morrovalle, Macerata, Montecosaro Negli Esercizi Spirituali a S. Gabriele Negli Esercizi Spirituali 8 a S. Gabriele: Civitanova Porto S. Elpidio, S. Tommaso Recanati Madonna della Stella Giulianova Trasacco

Calendario Amici

Feb.-Marzo-Aprile: 04 marzo: 25 marzo: 01 aprile: 06 aprile: 06 maggio: 16 maggio:

“Peregrinatio Crucis” nelle famiglie Ritiro mensile Morrovalle Ritiro e consacrazioni a Fossacesia CH Ritiro mensile Morrovalle Venerdì Santo: Passione e morte di Gesù Ritiro mensile Morrovalle Festa di S. Gemma, patrona del MLP.

Nuovo dominio per accedere al sito Web degli Amici: http:www.amicidigc.it Ricordiamo al Signore i nostri defunti: Pancotto Nenella di Morrovalle, 15-2-2007 Un grazie sincero a coloro che hanno inviato offerte per le spese di stampa Marzo - Aprile 2007 - Anno VIII n. 2 Autor. Trib. di MC n. 438\99 del 17-12-1999 Sped. Ab. Post. D.353/2003 (L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, Comma 2, DCB Macerata Tecnostampa - Recanati - C. c. p. 11558624 Dir. Tonino Taccone - Red. P.A. Giuseppe Pierangioli Piazzale S. Gabriele 2 - 62010 Morrovalle Mc T. 0733/221273 - C. 349.8057073 - Fax 0733/222394

http://www.amicidigc.it E-mail albertopier@tiscali.it


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