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mici di Gesù Crocifisso A Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso”

Luglio - Agosto 2008 - Anno IX n.4

SOMMARIO † La liturgia e le liturgie † Missionario a 15 anni † Crocifisso perché solidale con noi † P. Fabiano Giorgini † Nennolina † Famiglia ed Eucaristia † Festa della Famiglia Passionista † Amici News † Testimonianze


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LA LITURGIA E LE LITURGIE: UNITÀ E DIVERSITÀ Luglio - Agosto

(CCC 1200 - 1209)

MISSIONARIO A 15 ANNI di P. Pierluigi Di Eugenio

di P. Alberto Pierangioli Tradizioni liturgiche e cattolicità della Chiesa Dalla sua nascita fino ad oggi, la Chiesa ha sempre celebrato la sua liturgia, la sua lode a Dio e continuerà a farlo sino alla fine dei tempi, seguendo la tradizione apostolica. Cristo e dopo di Lui gli apostoli pregavano secondo l’uso del tempio di Gerusalemme e delle sinagoghe locali. Ma presto gli apostoli sentirono il bisogno di una preghiera tutta propria, ispirata agli esempi e insegnamenti di Gesù e alla realtà della fede cristiana. Negli Atti e nelle Lettere degli Apostoli troviamo suggerimenti ed esempi concreti sugli atteggiamenti da tenere nella preghiera (in ginocchio, con la mani alzate, con imposizione delle mani) e sulle preghiere da dire: “Intrattenendovi a vicenda con salmi, inni, cantici spirituali, cantando e inneggiando al Signore con tutto il vostro cuore” (Ef. 5,19; 6,18). Man mano che la fede si diffuse nei vari paesi, la Chiesa sentì il bisogno di adattare preghiera e liturgia alla mentalità e cultura dei vari popoli. All’inizio si pregava nella lingua ebraica, che era la lingua degli apostoli, poi prevalse la lingua greca, quindi si aggiunse la lingua latina, che era la lingua dell’impero romano e poi altre lingue, specialmente in oriente. In ogni luogo e con ogni lingua si celebrava lo stesso Mistero pasquale di Cristo, ma le forme e la lingua con le quali si celebrava erano diverse. Scrive il Catechismo della Chiesa Cattolica; “E’ opportuno che la celebrazione della Liturgia tenda ad esprimersi nella cultura del popolo in cui la Chiesa è inserita. la Liturgia stessa genera e plasma le culture”. La Liturgia cristiana è stata la base per lo sviluppo di molte culture ancora primitive. Usando la lingua viva del popolo, necessariamente variava il modo di esprimere e manifestare lo stesso mistero di Cristo. Da qui la nascita di diverse tradizioni liturgiche, o riti, legittimamente riconosciuti, in quanto significano e comunicano lo stesso Mistero di Cristo, manifestano la cattolicità della Chiesa. Il Mistero di Cristo è tanto grande che nessuna tradizione liturgica può esaurirlo. Quando le chiese hanno vissuto queste tradizioni liturgiche in comunione tra loro nella fede e nei sacramenti, si

Luigina si consacra a Gesù Crocifisso: Morrovalle 11/5/2008 sono arricchite reciprocamene, crescendo nella fedeltà alla Tradizione e alla missione comune a tutta la Chiesa. Le chiese di una stessa area geografica e culturale sono giunte a celebrare il Mistero di Cristo con espressioni e manifestazioni particolari. In questo modo Cristo, luce e salvezza di tutti i popoli, si manifesta per mezzo della Liturgia a un nuovo popolo e alla sua cultura. La Chiesa è cattolica, cioè universale: può quindi accogliere tutte le vere ricchezze delle culture, purificandole dalle scorie. Le tradizioni liturgiche, o riti, attualmente in uso nella Chiesa sono il rito latino (principalmente il rito romano, ma anche i riti di certe chiese locali, come il rito ambrosiano o di alcuni ordini religiosi) e i riti bizantino, alessandrino o copto, siriaco, armeno, maronita e caldeo. Il Concilio Vaticano II ha dichiarato che la Chiesa accoglie con uguale diritto e onore tutti i riti legittimamente riconosciuti, e vuole che siano conservati e incrementati [SC, 4]. La Liturgia deve corrispondere al genio e alla cultura dei diversi popoli, per portare tutti a Cristo. Il Concilio nota che nella preghiera liturgica, e in particolare nei sacramenti, c’è una parte immutabile, perché di istituzione divina, di cui la Chiesa è custode, e ci sono parti suscettibili di cambiamento, che essa ha il potere, e

talvolta anche il dovere, di adattare alle culture dei popoli” [SC, 21]. Per questo motivo il Concilio ha voluto fare un’accurata riforma generale della liturgia. Nota anche che “la diversità liturgica può essere fonte di arricchimento, ma può anche provocare tensioni, incomprensioni e persino scismi. La diversità non deve nuocere all’unità. Essa si deve basare nella fedeltà alla fede comune e alla comunione gerarchica. L’adattamento alle culture esige anche una conversione del cuore e, se è necessario, anche rotture con abitudini ancestrali incompatibili con la fede cattolica” [SC, 21]. Il criterio che assicura l’unità nella pluriformità delle tradizioni liturgiche è la fedeltà alla Tradizione apostolica, ossia la comunione nella fede e nei sacramenti ricevuti dagli Apostoli, comunione che è significata e garantita dalla successione apostolica. Regolare la sacra liturgia compete unicamente all’autorità della Chiesa, la quale risiede nella Sede apostolica e, a norma del diritto, nel vescovo. Nessun altro, anche se sacerdote, può, di sua iniziativa, aggiungere, togliere o mutare alcunché in materia liturgica. I fedeli devono accettare volentieri quei cambiamenti legittimi, che li aiutano a partecipare meglio ai riti sacri e devono tenersi lontani da cambiamenti arbitrari, introdotti da chi non ne ha l’autorità, introdotti per motivi umani, per seguire mentalità in contrasto con la genuina fede cristiana.

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Carmine Di Bernardo

Svegliarsi in paradiso Non aveva ancora sedici anni quando Carmine Di Bernardo morì in un triste pomeriggio di agosto del 1966, lasciando sgomenti famigliari e parenti, superiori e compagni di seminario. Voleva diventare missionario, ma un male crudele gli rubava il sogno accarezzato con amore. La vocazione gli era sbocciata quando forse la malattia aveva già iniziato il suo cammino distruttivo. Povero Carmine! Nato a Celano (L’Aquila) il 10 gennaio 1951 da Angelo e Anna Maria Piperni, Carmine frequenta la scuola materna e le elementari presso l’istituto Beato Tommaso da Celano tenuto dalle suore francescane di Gesù Bambino. E’ buono, vivace e docile. Il giudizio formulato al termine del ciclo elementare lo definisce “bambino dotato di discreta intelligenza e buona volontà”. Iscritto alla scuola media statale di Celano deve ripetere la prima media. Carmine non manca di impegno ma spesso ha mal di testa, è soggetto a frequenti nausee, sente lo studio pesante. Negli ultimi tempi è diventato anche meno allegro e non è difficile cogliere sul suo volto un velo di indefinita malinconia. In modo forse non colpevole ma senz’altro superficiale viene giudicato negativamente: è poco attento, dicono, e quasi incapace di concentrarsi a lungo. Tutti sono preoccupati. Qualcuno suggerisce di ritirarlo dalla scuola, ma i genitori si oppongono. Visite mediche non riescono a dissipare timori e apprensioni. Il giorno della prima comunione Carmine promette al Signore di preferire la morte al peccato. Vedendolo così buono qualcuno giura che sarà sacerdote; la zia materna suor Maria Luisa se lo augura di cuore. Ma alla nonna che gli prospetta il sacerdozio il ragazzo risponde subito di no. Poi un cambiamento improvviso. La prima messa di un giovane passionista in parrocchia e l’entusiasmo di un maturo animatore vocazionale toccano il cuore di Carmine che il 19 settembre 1964 raggiunge il seminario passionista di Cesta (Ferrara). Qui, amato da tutti, trascorre poco meno di due anni. Testimonianza della sua bontà restano gli appunti spirituali e i suoi propositi. Pagine preziose che raccontano il lavoro di Dio in quel

Carmine in seminario, con direttore e vice direttore: 1964-1965 cuore incontaminato; pagine edificanti che rivelano l’amore di Carmine per il Signore e il suo costante sogno di andare missionario in terre lontane. “Questa mattina, scrive, ho fatto il proposito di pregare molto per le anime che ancora non conoscono il vangelo e perché io possa diventare un santo missionario passionista”. Le difficoltà a scuola non mancano. La malattia, ancora latente ma già in atto, non gli permette una fruttuosa applicazione. Lui ne soffre: teme che i superiori lo dimettano dal seminario. Si rasserena solo quando il direttore lo assicura che non sarà così. In famiglia per le vacanze, quasi non lo riconoscono: se prima era buono, ora Carmine è ottimo. Puntuale in chiesa, cordiale con tutti, entusiasta della vocazione, fermissimo nel respingere compagni poco buoni. Prima di partire da Cesta ha scritto: “Tutti si devono accorgere che sono stato un anno sotto lo sguardo del Signore e della Madonna”. Torna in seminario contento. Invitato a svolgere il tema: “Un momento del giorno particolarmente caro al mio cuore”, confessa candidamente: “Il momento del giorno più caro al mio cuore è la celebrazione eucaristica. E’ questo per me il momento più bello perché ricevo Gesù”. La sua salute però non lascia tranquilli. Le vacanze estive del 1966 gli

vengono prolungate perché possa sottoporsi ad accurate visite mediche. Quando vede ripartire i compagni per Cesta, Carmine non riesce a nascondere invidia e dolore. “Vi raggiungerò presto”, dice piangendo. Il male intanto procede velocissimo. Carmine è abitualmente stanco, ha lo sguardo a volte spento, accusa problemi alla vista, stenta perfino a sorridere. Ricoverato al San Camillo di Roma gli viene diagnosticato un tumore al cervello in fase avanzatissima. Gli domandano se griderà nel caso dovessero fargli un prelievo alla testa. “No, risponde. Sopporterò il dolore con pazienza e lo offrirò a Gesù perché mi faccia guarire e tornare presto in seminario”. Il male lo consuma con insospettata rapidità. Lui trova conforto nella comunione quotidiana e nella preghiera. “E’ proprio un angelo”, sospira commosso il cappellano. Il ragazzo affronta sereno l’intervento chirurgico. Anzi è contento. “Così, dice, potrò tornare in seminario”. Il 17 agosto entra in sala operatoria e vi resta sei ore. Gli asportano un quarto di materia cerebrale. Il tumore è maligno e molto diffuso. Carmine non riprende più conoscenza. Si sveglierà verso 15,30 del giorno successivo. Ma si sveglierà in Paradiso. (Da “Carmine di Bernardo, missionario a 15 anni” di P. Alberto Pierangioli Ed. Eco)


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CROCIFISSO PERCHE’ SOLIDALE CON NOI Pensiero Passionista - Luglio/Agosto 2008

“A

quanti sono in Roma amati da Dio”. Così Paolo apostolo apre la sua Lettera ai Romani, 1,7. L’intestazione non fa alcuna impressione a noi di oggi, ma per la cultura del tempo era un annuncio scioccante. Nessuno avrebbe pensato che Dio potesse abbassarsi fino ad amare gli esseri umani uno per uno. Si squalificherebbe senza rimedio. I filosofi greci erano arrivati a parlare della cura che gli dei avevano per la creazione, ma nessuno immaginava che potesse esserci un rapporto d’amore tra Dio e i singoli individui umani. Per il cristianesimo invece questo annuncio è il cuore della rivelazione.

LA CROCE POLITICA DI DIO

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Pensiero Passionista - Gennaio/Febbraio 2008

di Gabriele Cingolani cp

di Gabriele Cingolani cp

del Crocifisso per noi. Questo amore non si è manifestato come uno spettacolo da osservare, ma “è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”. Lo stesso amore che sale dal Figlio e il Padre fluisce e attraversa i nostri cuori perché anche noi possiamo rapportarci come figli al Padre. Per questo “la speranza non delude”, 5,5, cioè genera la certezza incrollabile che siamo diventati amici di Dio. Poiché nel linguaggio della rivelazione “cuore” è l’ambito più intimo dell’essere umano e lo permea tutto intero, vuol dire che questo amore non è solo una comunicazione spirituale ma coinvolge tutto l’essere: pensieri, sensi, emozioni, parole, rapporti. L’amore di Dio può penetrare e trasformare l’essere umano in tutte le facoltà e potenzialità. Più avanti Paolo spiegherà che questo processo inizia col battesimo, ma per il momento gli piace scavare più a fondo sul senso di questo capovolgimento da nemici a figli.

I termini e i rapporti antagonistici Adamo e Cristo, morte e vita, peccato e grazia sono unificati nel concetto di solidarietà. La solidarietà con Adamo ha prodotto conseguenze disastrose. Ma la solidarietà con Cristo è più potente per tre motivi. Primo, per la condizione: Adamo è un essere umano che, pur trascinando nella morte, non può distruggere l’umanità. Cristo è uomo-Dio che ha il potere di legare a sé l’umanità in una solidarietà divina. Secondo, per l’azione solidale: Adamo spalanca la porta al peccato. Cristo vince il peccato e blocca il suo potere assoluto sull’umanità. Terzo, per il risultato: il regno della morte in cui Adamo ha fatto precipitare l’umanità è transitorio, mentre il Regno in cui Cristo ci immette è eterno. Il senso di solidarietà è espresso con un realismo per noi difficile da immaginare, mentre era più facile da capire nella cultura semitica. Se applicato ad Adamo ha il potenziale distruttivo di una bomba atomica, applicato a Cristo esprime la potenza della conflagrazione universale con cui qualche scienziato immagina la creazione e qualche teologo descrive il mistero pasquale come inizio della nuova creazione. La nostra solidarietà in Cristo inizia nell’incarnazione e si compie nel mistero pasquale. “Doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e fedele nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo. Infatti proprio per essere stato messo alla prova ed avere sofferto personalmente è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova”, Eb 2,17-18. Il Verbo non sarebbe stato vero uomo se non avesse sperimentato la morte che è il compimento della vicenda umana. La morte, che per noi è conseguenza del peccato, per Cristo è stata scelta solidale di libertà e amore. In tal modo egli ha espropriato la morte della sua aggressività punitiva e distruttiva e l’ha trasformata nell’ultima possibilità di libertà e amore. Solidale con noi nella morte, ci fa solidali con sé nel senso della morte e nel modo di morire.

Nel Crocifisso da nemici a figli La salvezza umana avviene secondo un piano d’amore del Padre, realizzato per mezzo del Figlio nello Spirito Santo. Il keElsa si consacra a Gesù Crocifisso: 11/5/2008 rigma o primo annuncio suona così: “Cristo è stato messo a morte legati a sé. Presentandosi al Padre così per i nostri peccati ed è stato risuscitato unito a tutti noi, ci ha riconciliati con Da solidali in Adamo a solidali in per la nostra giustificazione”, Rm 4,25. lui da nemici che eravamo. Cristo Tale evento non può avere altra spieIra o inimicizia sono termini del noLo fa contrapponendo la solidarietà gazione che l’amore. “Infatti mentre noi stro linguaggio per indicare che era imche ci lega con Adamo alla solidarietà eravamo ancora peccatori Cristo morì possibile comunicare con Dio, perché che ci lega a Cristo crocifisso e risorper gli empi. Dio dimostra il suo amol’uomo l’aveva considerato come un neto. La storia umana è dipinta in due re verso di noi perché, mentre eravamo mico geloso della libertà che invece egli quadri: prima e dopo Cristo. Prima di ancora peccatori, Cristo è morto per stesso gli aveva donato. Cristo vige il regno della morte. Con noi. Giustificati per il suo sangue, saDa questa impostazione Paolo trae l’inizio della rivelazione arriva una posremo salvati dall’ira per mezzo di lui”, alcune tra le più potenti affermazioni sibilità di vita tramite il dono della legge 5,6.8-9. sul senso della salvezza cristiana: Nella e dell’alleanza. Con la venuta di Cristo è Quando si parla di Dio, le parole non fede siamo giustificati per il sangue di introdotto il regno della grazia. sempre hanno lo stesso significato del Cristo. Siamo riconciliati con Dio per nostro linguaggio. L’ira di Dio non è la la morte di Cristo. Dalla morte di Crirabbia di uno che perde il controllo e Il regno della morte sto scaturisce la nostra vita. Non siamo esige vendetta o riparo. Qui si tratta deldestinati per sempre alla separazione da “A causa di un solo uomo il peccalo stato oggettivo di rottura o inimicizia Dio (ira), ma all’amicizia con lui. to è entrato nel mondo e con il peccato derivante dal peccato. Eravamo nemila morte. La morte ha raggiunto tutti Immerso in queste considerazioni, ci di Dio per una situazione globale di gli uomini perché tutti hanno peccato”, non riesce a nascondere l’impatto emopeccato di cui tutti portiamo le conse5,12. Su queste parole il concilio di tivo che la realtà suscita nella sua persoguenze. L’umanità è come un terreno Trento ha fondato la dottrina del pecnalità. Due volte di fila ripete che Cristo inquinato. Ogni pianta che vi nasce cato originale, ma esse sono difficili da morì per noi “mentre eravamo ancora resta infetta. interpretare. peccatori”, quando a malapena si trova Ma tra questa situazione umana e Dio chi sia disposto a soffrire qualcosa per La cosa chiara è che l’uomo ha liberasi è messo in mezzo Gesù Crocifisso. una persona dabbene. Provate a misumente introdotto nel mondo una forza Con la sua morte per amore, operata rare quanto dev’essere grande l’amore che lo trascina alla morte. Ribellandosi nella potenza dello Spirito Santo, ci ha

Giulia e Giovanni si consacrano a Gesù Crocifisso: Fossacesia, 25/4/2008

a Dio che è vita, ha fatto entrare il peccato che è morte. Più difficile è capire di che peccato si tratti. La morte è entrata nel mondo solo per il peccato di Adamo? Si dice infatti “a causa di un solo uomo”. Oppure è entrata per i peccati di tutti, dato che si dice “la morte ha raggiunto tutti perché tutti hanno peccato”? Tra le varie traduzioni e spiegazioni che sono state tentate, la più attendibile è che il peccato della prima coppia ha prodotto un’atmosfera di morte su tutta l’umanità. Accecati e indeboliti, gli essere umani non vivono più secondo il piano di Dio e commettono peccati di responsabilità personale. Il peccato di Adamo ha messo tutti nella condizione di fare peccati. Una certa confusione derivò dalla prima traduzione dei testi originali, che parlando di Adamo disse “nel quale” tutti peccarono, come se la responsabilità fosse solo sua e noi dovessimo portarne le conseguenze da innocenti. Il senso è invece “perché” tutti peccarono, in conseguenza di quel primo peccato. Adamo ha una responsabilità unica. Il suo peccato è solo suo, ma ha anche sprigionato un immenso potenziale negativo. Essendo immagine di Dio, ha usato tale caratteristica per rifiutare Dio, e così ha inquinato la natura di cui era il capostipite. Il lugubre stato di morte universale è infranto da spiragli di vita quando Dio

si sceglie un popolo e inizia a tessere nella storia umana la sua storia di salvezza. La legge, l’alleanza, la promessa di un redentore immettono nel mondo la possibilità di riallacciare il rapporto con Dio tramite la fede. Chi crede nella speranza alla trama che Dio sta costruendo, si colloca già nell’ambito della salvezza. “Fino alla legge non c’era peccato nel mondo. La morte regnò da Adamo a Mosè”, 5,13.14. Non vi era il peccato contro la legge, ma c’era lo stato di peccato introdotto da Adamo, che conduceva a peccati personali. All’arrivo della legge, il popolo eletto è raggiunto da una nuova sfida alla libertà: c’era sia la possibilità di essere fedeli all’alleanza tramite la fede e di condurre una vita secondo le indicazioni divine, sia la possibilità di trasgredire l’alleanza, cadendo in nuovi peccati di idolatria. Il regno della vita e della grazia Il dono della grazia non è solo la contrapposizione al danno della caduta. Esso si riversa su tutti gli esseri umani con tale abbondanza che non è dato neppure di immaginare. “Se per la caduta di un solo uomo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo”, 5,15.17.


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Un grande e santo passionista

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P. FABIANO GIORGINI di P. Alberto Pierangioli

Il

28 aprile 2008 il Signore ha chiamato a sé il P. Fabiano Giorgini, un grande e santo passionista, un grande amico fin dalla nostra infanzia, un vero amico degli “Amici di Gesù Crocifisso”. Era nato a Castellalto (Te) il 2 febbraio del 1929 e per questo aveva avuto il nome di “Candeloro”. Era entrato nel seminario passionista di S. Marcello AN il 1 ottobre 1940. Professò i voti religiosi a Morrovalle il 15 settembre 1945; fu ordinato sacerdote nel santuario di S. Gabriele Te il 27 aprile 1952. Laureato in storia ecclesiastica, trascorse la maggior parte della sua vita a Roma, presso la casa generalizia dei Santi Giovanni e Paolo e in giro per il mondo a portare a tutti la spiritualità di san Paolo della Croce. Ha occupato uffici importanti nella congregazione, fino all’ufficio di vicario generale, più volte provinciale; prefetto generale degli studi, preside della commissione storica passionista, più volte rinominato dalla S. Sede consultore per le cause dei santi. Da fonte sicura si sa che nel 1985 fu sul punto di essere nominato vescovo e sembra che abbia rinunciato. L’attività del P. Fabiano è stata incredibile: scrittore di decine di libri di carattere storico, agiografico e spirituale, conferenziere e predicatore di corsi di spiritualità e di esercizi spirituali per religiosi, suore e monache passioniste e di molti altri istituti in tutti i continenti. Non sapeva dire mai di no. Il 19 febbraio 2008 ricevevo questo suo ultimo messaggio: “Carissimo Alberto, leggo solo ora che sono tornato dalla Spagna il tuo messaggio e quindi non mi sono trovato in grado di offrirti il mio piccolo contributo per la rivista di marzo. Sono stato nella Spagna, a Corella, dal 9 febbraio ad oggi per sei giorni di conferenze sulla storia e spiritualità della congregazione ad un gruppo di religiosi passionisti che sono impegnati nella promozione vocazionale e nella formazione. Ringrazio Dio perché vedo che sono persone di tanta buona volontà e con il Provinciale molto impegnati nel conoscere ed esortarsi a vivere i valori passionisti. Ti saluto con affetto e che il Signore ti doni forze sufficienti, perché vedo che alla nostra età tante cose diventano pesanti e faticose. In unione di preghiera”.

P. Fabiano presiede la messa solenne per i primi 80 consacrati perpetui: Morrovalle, 21/5/2000

Le parole “pesanti e faticose” rivelano la sua situazione fisica e il suo donarsi fino alla fine. Ai primi di marzo fu ricoverato in ospedale. Gli fu diagnosticato un tumore non operabile. Accettò tutto con serenità e fede. Appena uscì dall’ospedale, gli telefonai per avere notizie più precise. Mi disse: “Sai il male che ho; mi dicono che non mi possono operare. Siccome sono anziano, spero che il male progredisca lentamente e mi dia la possibilità di terminare il mio ultimo lavoro sulla storia della congregazione”. Si rimise al lavoro, ma dovette arrendersi subito: il male era troppo avanzato e lo portò in breve alla fine. Visse le ultime settimane nella fede, come una immolazione, con continue invocazioni al Signore. Il P. Fabiano è stato un grande amico e collaboratore degli Amici di Gesù Crocifisso fin dai primi passi, quando non mi fece mancare i suoi suggerimenti nello stendere lo statuto e definire la spiritualità del movimento laicale passionista. Ha sempre dato generosamente la sua collaborazione, animando diversi incontri degli Amici, tra cui la giornata dei primi 80 consacrati perpetui a Morrovalle, il 21 maggio 2000. Nel 2005, trovandomi in difficoltà per la rivista, mi feci coraggio e gli inviai un SOS: “Tu conosci i nostri laici: gente semplice, ma che desidera conoscere la nostra spiritualità, per viverla da laici. So i tuoi impegni; ma forse hai già del mate-

riale che puoi riciclare per i nostri laici, senza dover fare una nuovo lavoro. Ti sarei davvero tanto grato se puoi darmi una mano, iniziando dal 2006”. Rispose subito: “Ti mando questo povero lavoro; ritocca come credi, sentiti libero di accorciare, aggiungere, migliorare come credi bene. Che Dio ci doni speranza ferma nella sua bontà. Dio ti sostenga per il molto da fare che hai e che Lui accolga per i meriti della passione di Gesù ogni sacrificio per lo sviluppo spirituale dei giovani che fa avvicinare alla comunità e per tutte le persone che ti fa avvicinare nell’associazione “Amici di G. C.”. Dal gennaio 2006 al gennaio del 2008 ha inviato puntualmente la sua pagina di spiritualità passionista secondo san Paolo della Croce, scegliendo sempre argomenti originali e attuali. Scriveva ancora: “Grazie per la rivista che ricevo con gioia perché mi porta la notizia che il Signore Gesù si fa conoscere e benedice le tue fatiche. Grazie per la mia pagina su S Paolo della Croce, spero che aiuti a conoscere meglio il cammino bello e faticoso di questo nostro santo e maestro con l’esempio e con la parola. Ti auguro dal Signore tanta sapienza e salute per sostenere le tue fatiche che costano, sia l’animazione dell’associazione, sia della comunità. Spero che qualche altro si animi a dare man forte non tanto a te quanto a Gesù che fa ben vedere che vuole questa opera. Vi è tanto da fare, se si volesse e si potesse rispondere a tutte

le richieste! Ma devo e voglio limitarmi perché altrimenti arriva il momento della partenza per l’eternità e il volume della storia passionista rimane nei desideri! Che i Santi ci aiutino insieme a tutti i fratelli e sorelle defunti che sono amati e santi in Dio”. Anelito di santità Non è possibile in questo breve ricordo compendiare gli insegnamenti del P. Fabiano e il suo cammino spirituale. Aveva un carattere molto forte e volitivo; ma con gli anni la sua spiritualità era diventata sempre più interiore, delicata e profonda. Anche il suo carattere, sempre affettuoso e caritatevole, si è addolcito sempre più. Nella omelia per il suo funerale, al santuario di S. Gabriele, il padre provinciale, Piergiorgio Bartoli, lo definiva decisamente un “santo religioso”, sempre credibile, perché “quello che insegnava agli altri, lo viveva per primo lui stesso”. Nelle brevi lettere che non mi faceva mai mancare, scritte nei ritagli di tempo, alle volte dalla saletta di un aeroporto, non faceva mai mancare il richiamo alla santità. Ecco alcuni appunti fraterni. “Roma 21-1-1988 “Gesù nostra pace e TUTTO”. La lontananza e le occupazioni immediate non ci permettono di avere molto contatto tra noi. Ma conserviamo quella unione che il Signore ci ha dato di avere dagli anni del nostro studentato; ci conceda di realizzare quei desideri di santità che

ci mise nel cuore e ci possono aiutare a conseguire questa meta. Più si cammina e più si vede quanto questa grazia sia veramente la più eccelsa che corona il mistero di amore della nostra chiamata. Il Signore ci conceda anche di poter influire in qualche modo, da dove ci troviamo, nella nostra Congregazione, perché essa sia come Dio l’ha volu­ta e come la vuole”. “Roma 7-12-1989. Ti scrivo dall’aeroporto di Fiumicino, mentre attendo dalle otto di questa mattina, di partire per Medellin (Colombia) per gli esercizi alle novizie e postulanti delle Suore passioniste di S.Paolo della Croce e anche per un cursillo di storia e spiritualità alle altre religiose. Chiedo a Dio che ti conceda coraggio e capacità di vivere tutto in unione profonda con Gesù nella sua passione. In unione dì preghiera aiutiamoci a santificarci nella via concreta del nostro quotidiano”. “21/01/1998 “Gesù sia nel nostro cuore”. Carissimo, ho visto con gioia il buon numero dì persone che si sono impegnate a vivere da “Amici di Gesù Crocifisso”; possano essere fermento evangelico nel loro ambiente. Ho letto il “Rito per le consacrazioni” che mi sembra buono. Volentieri animerò un ritiro degli Amici. Non mi meraviglia che ti prenda la stanchezza e tutto diventi più pesante. Ma facciamoci coraggio e sosteniamoci con la mutua preghiera ringraziando Gesù che ci concede di poter la-

P. Fabiano partecipa al Consiglio Nazionale degli Amici di G.C. Morrovalle: 14/10/2001

vorare per Lui e per il bene degli altri”. “Sono stato in Spagna, tenendo due cursillos di storia e spiritua­lità alle nostre suore passioniste. E’ uscito il volume del p. Naselli che riguarda la soppressione napoleonica (1981). Mi ha richiesto non poco lavoro. Siamo uniti nella preghiera e nell’impegno di santità. Che Dio ci conceda questo abbandono alla sua Volontà e che doni alla congregazione un rinnovato, autentico spirito di orazione, di fede nel mistero della passione-risurrezione di Gesù e l’impegno alla santità. Ti saluto con gratitudine per quello che hai cercato di fare e rimaniamo uniti nella preghiera e nell’impegno di santificarci”. Additava la meta della santità ai laici che dirigeva. “Sig.ra Girolama, scrive ad una mamma di famiglia, Dio la vuole far santa: mi crede sì o no? Mi ubbidisca”. Il primo articolo scritto nel gennaio 2006 per la nostra rivista parla della vocazione alla santità. Nella conferenza tenuta a Morrovalle, il 21 maggio 2000, in occasione dei primi 80 Amici consacrati perpetui a Gesù Crocifisso, tratta della santità alla quale sono chiamati i laici, come battezzati, come Amici di G. C. e come consacrati. Riassumo alcuni passaggi. “Gli Amici di Gesù Crocifisso hanno una meta spirituale ben chiara: tendere alla santità, secondo il carisma ispirato da Dio a san Paolo della Croce: conoscere, amare e fare amare Gesù che per nostro amore ha dato la sua vita; riconoscerlo e servirlo in coloro che partecipano alla sua passione (Stat.2).Osservare per amore la legge di Dio e i consigli evangelici, secondo le proprie forze e secondo il proprio stato, per giungere alla santità ed aiutare gli altri a fare lo stesso è la meta a cui dobbiamo tendere tutti. Voi fate la consacrazione perpetua dopo anni di preparazione e di esperienza; volete consacrarvi stabilmente a vivere questo impegno cristiano, con un’attenzione più viva all’amore di Dio rivelato dalla vita, passione e risurrezione di Gesù. La meta è la santità; la via è la spiritualità passionista. Il Signore ci chiama ad essere santi e santi passionisti”. Questo è stato il continuo e unico anelito del P. Fabiano. Possiamo dire che lo ha raggiunto pienamente.


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II - SACRIFICIO E REDENZIONE

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Esperienza della croce di Antonietta Meo (Nennolina) di Maurizio Buioni CP Il volo verso la patria All’inizio del nuovo anno 1937 Nennolina si preparò al Sacramento della cresima, che le venne conferito il 19 maggio 1937 nella stessa cappella dove aveva ricevuto la prima comunione. Pochi giorni dopo si aggravarono i segni della malattia che la portò alla morte. L’affanno e la tosse non le davano tregua, tanto che non riusciva più neanche a stare seduta e fu costretta a letto. Soffriva molto, ma a chi le chiedeva come stesse, rispondeva sorridendo che stava bene. Chiese di potersi comunicare tutti i giorni, e appena poteva, scriveva le sue letterine. L’ultima è del 2 giugno 1937 ed è rivolta a Gesù Crocifisso, come la prima che aveva scritto di suo pugno. Dopo una visita, il medico decise che era il caso di riportarla in clinica, per una nuova operazione. Il 12 giugno aveva ricevuto l’unzione degli infermi e poi venne ricoverata nella clinica di Santo Stefano Rotondo al Celio, dove le venne estratto liquido dai polmoni. Il 23 giugno le vengono resecate tre costole in anestesia locale, poiché per le sue condizioni non avrebbe resistito ad un’anestesia totale. In questo giorno Nennolina predice la data della sua morte. Alla madre che cercava di rassicurarla che presto sarebbe stata meglio, la piccola rispose che sarebbe rimasta in clinica “dieci giorni meno qualcosa”. Nei giorni seguenti Antonietta sorprendeva tutti per la forza d’animo con cui riusciva a sopportare il dolore, tanto che ad un certo punto la madre stessa inizia a dubitare se la sua figliola soffrisse davvero. Racconta infatti nei suoi Ricordi: “Andai dal dottore, gli dissi: “Dottore, io non credo... mi dica la verità, mi dica veramente... Antonietta non soffre molto, vero?. “Ma signora, cosa chiede! Cosa dice! Stia zitta!... I dolori sono atroci”. Antonietta era decisa a rimanere sul

Nennolina Calvario con il suo caro Gesù e nessuno poteva dissuaderla. Si era ormai agli ultimi tremendi giorni di Nennolina, come scrive il P. Vanzan, e in lei si manifestò in modo straordinario il dono della fortezza. L’amputazione della gamba, purtroppo, non aveva fermato il tumore che, a metà giugno 1937, si ri­velò con metastasi al capo, a una mano e al piede, cistite, mu­ ghetto alla bocca e alla gola. Lancinante il dolore anche per le varie terapie: puntura esplorativa ed estrazione di liquido dal polmone sinistro, resezione di tre costole effettuata con semplice ane­stesia locale, data l’insufficienza cardiaca. Ma il dolore principale era localizzato nel polmone, come narra la mamma: “Il sar­coma le impediva di respirare e le dava continua irritazione alla gola: era

uno strazio ve­derla! Il mattino del 3 luglio 1937 Antonietta guardava fisso davanti a sé, i suoi oc­chi erano sereni, nel suo viso non vi era la minima contrazione; respirava a lunghi in­ tervalli. Mio marito la riappoggiò dolcemente sui cuscini». Una suora disse l’invocazio­ne: «Gesù, Giuseppe e Maria vi dono il cuore... spiri in pace con voi l’anima mia». All’ultima invocazione Nennolina respirò lungamente: era passata al cielo per incontrare il Signore e la Madonna che aveva tanto amato e ai quali aveva scritto le sue letterine. Aveva ricevuto l’ultima comunione il gior­no prima e stava arrivando il sacerdote per dargliela ancora. Il giorno dopo la piccola bara bianca fu trasportata in mezzo ad una folla commossa nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, la stessa che conserva le reliquie della Passione di Gesù e nella quale appena sei anni prima era stata battezzata. Appena un anno dopo la sua morte, Armida Barelli, a nome della Gioventù Femminile di Azione Cattolica, chiese alla signora Meo di poter far avviare il processo di canonizzazione per la piccola Nennolina. La fase diocesana di tale processo si concluse nel 1972; nel 1997 fu dato il permesso di trasferire le spoglie della piccola serva di Dio dalla tomba di famiglia al Verano alla basilica di S. Croce in Gerusalemme, in una piccola cappella adia­c ente a quella che conserva le reli­q uie della passione di Gesù. Lì dove, il 28 di­c embre 1930, giorno della festa dei Santi Innocenti, era stata battezzata. Il 17 dicembre 2007 è stato pubblicato il decreto che dichiara Nennolina “venerabile”. La Chiesa ha così riconosciuto che Antonietta, benché così piccola, ha praticato, in maniera proporzionata alla sua età, l’eroismo delle virtù. É in fase avanzata lo studio di un miracolo attribuito alla intercessione di Nennolina, che potrebbe essere presto la più giovane santa della Chiesa.

Sintesi da A. Bergamini Immersa per amore nel dolore di Gesù Quando Antonietta iniziò la preparazione per la prima comunione, prese l’abitudine, tutte le sere, prima di andare a dormire, di dettare alla madre, prima, o di scrivere dì suo pugno, poi, delle lettere, che lei chiamava “poesie”, indirizzate ai familiari e ai suoi interlocutori celesti: a Dio Padre, a Gesù Eucaristia, a Gesù Bambino, a Gesù Risorto, a Gesù Crocifisso, allo Spirito Santo, alla SS. Trinità, a Maria. Queste lettere sono un tesoro per noi, perché sono uno strumento importante per capire l’azione della grazia del Signore su questa piccola creatura e come lei sia stata capace di accoglierla senza riserve, anzi con slancio sempre più generoso, solo per amore di quel Gesù che lei amava tanto. Ce lo comunica lei stessa, quando, qualche mese dopo l’amputazione della gamba, scrive in una letterina indirizzata a suo padre : “Caro papà io sono molto contenta che Gesù mi ha mandato questo guaio sai!... Almeno sono la più prediletta di Gesù”. Caro Gesù, dammi delle anime In queste letterine sono contenute quelle meraviglie della grazia, che fanno operare alla piccola un balzo mistico, con il desiderio di imitare Gesù sofferente che giunge quasi a identificarsi per amore con il suo sacrificio. Ella si sente come immersa per amore nel dolore di Gesù, fino a fare del suo dolore una continua offerta d’amore. Seguendo il percorso che ci è dato dall’ordine cronologico delle sue lettere, vediamo che già nelle prime ci sia qualcosa di non comune in una bambina di cinque anni. Nella seconda lettera del 18 settembre 1936, lei scrive: “Gesù amoroso, ti dono il cuore mio. Gesù, dammi delle anime” . Questa richiesta di anime è una caratteristica costante dei suoi scritti, è un deside-

necessaria per lei è la Grazia che chiede costantemente: “Io ti prometto che voglio essere sempre buona ma tu aiutami perché senza l’aiuto Tuo non posso fare più niente”. Il ritornello della richiesta di Grazia lo possiamo ritrovare in tante letterine e notiamo come tale Grazia è sempre legata al sacramento dell’Eucaristia. Significativo ci sembra un episodio che la madre di Nennolina racconta nel suo diario. Un giorno mi dettò: “Caro Gesù, metti la tua grazia dentro l’armadietto che sta dentro l’anima mia”. Io intervenni: ma sbagli, cosa significa questo dentro che sta dentro; vuoi dire che metta la sua grazia dentro l’anima tua? Rispose: “no, scrivi così”! Tentai invano di persuaderla; ne nacque una discussione e in fine la piccola spiegò: ”Senti, mamma, fai conto che l’anima mia sia una mela; dentro alla Consacrati e responsabili: Morrovalle 11-5-2008 mela ci sono quei cosini neri che sono i semi; poi dentro alla buccia Si sentiva missionaria. Quando dodei semi c’è quella cosa bianca... Ebbene veva affrontare delle medicazioni tanto quella fai conto che sia la grazia”. Trodolorose, diceva: “Oggi faccio la missiovai il paragone, che io non conoscevo, naria!”. E aggiungeva: “Il dolore è come profondo, ma non volli darmi vinta, e la stoffa: più è forte e più vale”. risposi: “Già la tua maestra ha preso la mela per farsi capire”! “No, mamma, Gesù nel profondo del cuore l’ho pensato io!”. Traspare poi in tutte le lettere una Questo esempio della mela, Nennoliconfidenza totale e intima con i suoi na lo accenna nella lettera 108, ma lo interlocutori. Questa intimità è vissuamplia nella lettera 134: ta quotidianamente, tanto che spesso “Caro Gesù, domani quando sarai nel Gesù diventa quasi un compagno di mio cuore fai conto che la mia anima fosgiochi. Nel processo di canonizzaziose una mela, e come nella mela ci stanno ne, le suore della sua scuola materna i semi, dentro la mia anima fa che ci sia testimoniano che, prima di uscire dalla un armadietto, e come sotto alla buccia chiesa, spesso vedevano Nennolina avdei semi ci sta il seme bianco, così fa che vicinarsi al tabernacolo e dire a Gesù di dentro all’armadietto, ci sia la tua graandare a giocare con lei. zia che sarebbe come il seme bianco e Antonietta è comunque pienamente fa che questa grazia la lascerai sempre consapevole che la cosa assolutamente sempre con me” (continua). rio sempre presente. Nella lettera n. 63 scrive: “Caro Gesù dammi delle anime! Te le chiedo tanto volentieri e tu dammene tante tante!... Te le chiedo perché Tu le faccia diventare buone. Io sono molto contenta che tu le fai diventare buone, perché io vorrei che venissero tutte in Paradiso con Te”. Nella lettera n. 82 spiega che cosa significa per lei “avere delle anime”: “Gesù, Ti voglio tanto bene ma tanto tanto e io farò dei sacrifici per salvare tante anime perché vengano in Paradiso a glorificare Dio”.


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FAMIGLIA ED EUCARISTIA

11 Dott.ssa Adele Caramico Stenta

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Creatore, non soltanto ha voluto l’uomo per amore, ma ha stretto anche un’alleanza con Adamo e con tutti i suoi discendenti. Di tutte le alleanze quella con Abramo riveste un ruolo particolare per la storia biblica ma anche per la stessa nostra storia come credenti e come uomini. All’interno di questa alleanza si fa strada un’alleanza ‘nuova’, ‘diversa’: la comunione fra il Creatore e la sua creatura prediletta, nel Figlio Gesù. Gesù è il nuovo ed ultimo Adamo. In Lui ogni uomo ed ogni donna trovano, e troveranno sempre, la loro immagine. In quella alleanza d’amore che il Figlio ha stipulato con noi, con la sua morte sulla croce, troviamo la vera immagine anche del matrimonio e della stessa famiglia. Già nell’Antico Testamento possiamo trovare valori legati alla famiglia ma, tutto raggiunge la sua completezza con il Vangelo, con la venuta del Figlio di Dio in mezzo a noi. Partendo da queste considerazioni, la famiglia potrebbe tracciare un ‘percorso’ personale per camminare insieme nel matrimonio alla luce della Parola di Dio. Scegliere un percorso da fare insieme, marito e moglie, comporta l’assumersi una responsabilità ed un impegno grande di fronte al Signore e di fronte ai figli che Egli ha donato alla coppia. Ma, questo cammino da fare insieme, è la strada più bella e più importante che degli sposi e dei genitori possano percorrere. Da dove partire? Innanzitutto dal leggere e meditare insieme le parole della Sacra Scrittura. Farlo ogni giorno traendo da esse lo stimolo per vivere meglio e più vicini al Signore la propria giornata; traendone la forza per rialzarsi quando si cade, la forza di affrontare le difficoltà insieme ma guardandole con una luce diversa. Dalla meditazione della Parola si passa alla preghiera insieme, magari al termine della giornata, come ringraziamento e verifica del vissuto nella fede di quel giorno. Ma ciò che resta il ‘perno’ principale di tutto è il sacramento dell’Eucaristia. Vediamo come l’Eucaristia ed il matrimonio possano essere confrontati. L’Eucaristia è un ‘sì’ dell’amore divino

coppia di sposi ed al di là della stessa singola famiglia che si è costituita. L’Eucaristia è festa, una festa inserita nella comunità e nella quotidianità. E’ una festa che rimanda ad un’altra festa, quella eterna. L’Eucaristia è la Pasqua del Signore Gesù. Si celebra con decoro e con ordine. Si preparano le tovaglie, i fiori, la luce, il pane, il vino e l’acqua.

La celebrazione eucaristica accompagna sempre la comunità cristiana e la sostiene, indipendentemente dall’età di ogni singolo componente. Pure la storia della vita di coppia ha i suoi momenti di festa e di gioia. I momenti in cui si celebra la vita che nasce e l’immagine di Dio che si perpetua. I momenti in cui si ricordano gli anniversari e si ringrazia il Signore per gli anni che ci dona.

Amici di Moricone RM., in pellegrinaggio alla Madonna della Stella e umano. Dio dice di ‘sì’ all’uomo con essa, gli dice di amarlo, gli dice che è fedele e che ha stretto un’alleanza forte con lui. E’ un ‘sì’ col quale Dio ci redime dal peccato, ci sottrae al suo dominio su di noi, nella nostra vita, per darci una vita diversa, libera da questa schiavitù e dalla morte conseguente. Dal ‘sì’ di Gesù nasce la nuova vita per noi. Anche il matrimonio cristiano nasce da un ‘sì’ d’amore pronunciato dai due sposi. Un ‘sì’ detto in comunione con Gesù nella celebrazione Eucaristica. Un uomo ed una donna si dicono reciprocamente il loro ‘sì’, ciascuno dice all’altro di amarlo e promette di farlo per sempre. Si stringe un’alleanza particolare fra l’uomo e la donna, un’alleanza basata sull’amore e sul rispetto reciproco dell’altro, sulla fedeltà e sulla comunione fra i due sposi. Un ‘sì’ che Gesù benedice tramite il sacerdote. Il Signore ci accetta come siamo e ci invita a migliorarci nella fede e nella nostra crescita spirituale. Pure nella famiglia deve avvenire lo stesso, ci si deve accettare così come si è e crescere poi insieme, camminare insieme, mano nella mano verso la meta, che è sempre la stessa: il Signore Gesù. Il ‘si’ di Gesù ci ha dato la possibilità di essere liberi dal peccato. L’Amore del Signore è un amore totale, esso è fonte di speranza per tutti noi e nessun altro amore può mai darci così tanto. Nel matrimonio due persone, un

uomo ed una donna, dicono il loro ‘si’, lo dicono davanti al Signore e nel Signore, lo dicono davanti al sacerdote e davanti alla comunità. E’ un ‘si’ frutto dell’amore che li lega e che li spinge a dirselo anche davanti a Gesù. E’ l’amore che fa fare loro un passo così importante, un amore che deve andare oltre le semplici promesse umane perché è legato, in quanto scaturisce dalla stessa sorgente, all’Amore Divino. L’Eucaristia è preghiera di ringraziamento ed è anche supplica per tutti noi. E’ un momento particolare di comunione con ed in Cristo, di comunione col Padre Celeste, di comunione con la Chiesa e con la propria comunità parrocchiale, è comunione anche con coloro che ora riposano nel Signore ed è comunione con tutti i Santi. Il matrimonio è comunione fra due persone, con in mezzo Cristo. Il ‘si’ che si scambiano reciprocamente gli sposi, davanti al Signore, nel giorno della celebrazione del sacramento, è una promessa che si perpetua ogni giorno della loro vita insieme. Ciò che nasce è una comunione non soltanto fra di loro, ma anche col Signore, col Padre Celeste, con la Chiesa, con la propria comunità parrocchiale. Nasce una comunione nuova perché aperta al e sul mondo. La famiglia che ne scaturisce non è inserita dentro una storia qualsiasi, ma fa parte di una storia ‘speciale’: la storia della salvezza. E’ una ‘storia’ che va al di là della singola

Francesco e Graziella si consacrano a Gesù Crocifisso: Fossacesia, 25 aprile 2008-06-07

Anche nella vita coniugale abbiamo la commensalità, il preparare la tavola anche se apparentemente si compiono solo dei gesti rituali. Il mangiare e bere insieme, per Israele, era significato di condivisione e di amicizia, di alleanza e di comunione. Nella famiglia questi ‘riti’ acquistano un significato particolare soprattutto nell’attuale contesto storico, nel quale spesso si corre e non ci si ferma a parlare fra i vari membri della famiglia, non si comunica come una volta. Quindi, il momento del mangiare insieme, intorno alla stessa tavola, acquista un significato speciale proprio in virtù di questo bisogno di comunione e di comunicare fra i figli e i genitori, fra figli e figli, fra sposo e sposa. Il matrimonio è sacramento, non bisogna mai dimenticarlo. In virtù di quelle grazie che gli sono proprie, un uomo ed una donna, che hanno scelto di unirsi nel Signore, trovano la forza necessaria per affrontare le inevitabili difficoltà che la vita pone sul loro cammino, nutrendosi sempre a quella fonte inesauribile che è Gesù Eucaristia. (Da: www.bioeticaefamiglia.it)

La partecipazione all’Eucaristia e la preghiera in famiglia tiene unita la famiglia L’undici settembre 2006, incontrando nella Cattedrale di Monaco i bambini della Prima Comunione, con i loro genitori e i loro educatori, Benedetto XVI ha rivolto loro l’invito a scoprire la bellezza della preghiera in famiglia. Nella chiesa in cui ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 28 maggio 1977, il Papa ha presentato la Comunione come la “fonte della vita” con cui Gesù “viene a noi e si unisce a ciascuno di noi”. Per questo motivo, il Santo Padre si è rivolto in particolare ai genitori dei bambini per invitarli “vivamente ad aiutare i vostri bambini a credere, invitarvi ad accompagnarli nel loro cammino verso la Prima Comunione”. In definitiva, ha spiegato, si tratta di aiutarli “nel loro cammino verso Gesù e con Gesù”. “Vi prego – ha detto loro –, andate insieme con i vostri bambini in chiesa per partecipare alla Celebrazione eucaristica della domenica!”. “Voi vedrete che questo non è tempo perso; è invece ciò che tiene la famiglia veramente unita, dandole il suo centro... La domenica diventa più bella, tutta la settimana diventa più bella, se insieme partecipate alla Liturgia domenicale”.

“E, per favore, pregate anche a casa insieme: a tavola e prima di andare a dormire. La preghiera ci porta non solo verso Dio, ma anche l’uno verso l’altro… È una forza di pace e di gioia. La vita nella famiglia diventa più festosa e acquista un più ampio respiro, se Dio vi è presente e si sperimenta questa sua vicinanza nella preghiera”. Il Papa si è anche rivolto agli insegnanti di religione per chiedere loro “di tener presente nella scuola la ricerca di Dio, di quel Dio che in Gesù Cristo si è reso a noi visibile… So che nel nostro mondo pluralista è difficile avviare nella scuola il discorso sulla fede. Ma non è affatto sufficiente, che i bambini e i giovani acquistino nella scuola soltanto delle conoscenze e delle abilità tecniche, e non i criteri che alle conoscenze e alle abilità danno un orientamento e un senso… Stimolate gli alunni a porre domande non soltanto su questo e su quello – cosa buona anche questa –, ma a chiedere soprattutto sul ‘da dove’ e sul ‘verso dove’ della nostra vita – ha concluso –. Aiutateli a rendersi conto che tutte le risposte che non giungono fino a Dio sono troppo corte”. Benedetto XVI


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FESTA DELLA FAMIGLIA PASSIONISTA

AMICI NEWS

Mons. Martino Elorza

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Novembre di Francesco di PieraValori Iucci

U

na volta quando si diceva “passionista” si pensava solo ai religiosi e alle suore passioniste. Oggi si parla di “Famiglia Passionista” che comprende religiosi, suore e laici passionisti. Nel 2007, il capitolo della provincia passionista della Pietà, che si estende nella fascia adriatica del centro Italia, ha stabilito di celebrare “la giornata della famiglia passionista”. Il 2 giugno 2008 c’è stata la prima esperienza di questa giornata presso il santuario di S. Gabriele. Per una migliore conoscenza e comunione, per questo primo incontro si è preferito invitare solo rappresentanti delle comunità dei religiosi e delle suore e dei movimenti laicali. Ci siamo così ritrovati in più di 150 partecipanti, tra religiosi, suore e laici. Nell’accogliente salone Stauros, circondati dalle opere dei maggiori artisti del momento, il superiore del santuario, P. Mario d’Ippolito, ha rivolto un caldo benvenuto a tutti, nella cornice delle celebrazioni del primo centenario della beatificazione di san Gabriele. P. Aurelio D’Intino, assistente provinciale del M.L.P., ha illustrato la giornata; P. Giovanni Giorgi, assistente nazionale del MLP, ha presieduto le lodi e si è detto felice di partecipare alla prima festa della famiglia passionista della provincia della Pietà. É seguita una calda esortazione e relazione del padre provinciale, Piergiorgio Bartoli, che ha illustrato come ”vivere insieme la spiritualità del cuore”, cioè la spiritualità dell’amore, secondo l’insegnamento di S. Paolo della Croce e l’esempio di S. Gabriele. Siamo riuniti dal carisma che ci ha trasmesso s. Paolo della Croce, innamorato di Gesù Crocifisso. La spiritualità passionista è una

proposta di vita impegnativa e valida per tutti: religiosi, religiose, laici. Tutti legati da una stessa vocazione: ricordare al mondo che la passione di Cristo è la via maestra della santità, capace di trasformare la croce in un atto di amore. Al termine della conferenza, il padre Provinciale ha presentato le varie realtà passioniste della Provincia. Sacerdoti e religiosi passionisti: fedeli all’insegnamento del Fondatore, con voto speciale si impegnano a vivere in comunità fraterne per annunciare a tutti l’amore di Gesù Crocifisso. Sono attualmente 129, di cui 6 in Indonesia, 6 in Bulgaria e 117 in provincia; 5 postulanti dei quali 3 pronti per il noviziato. Due monasteri di Monache Passioniste di clausura, a Loreto AN e a Ripatransone AP: vivono la loro missione nel silenzio e nella preghiera per attirare la grazia del Signore su tutta la chiesa. Suore Passioniste di S. Paolo della Croce: non fondate da s. Paolo della Croce, ma ne vivono il carisma, con 4 comunità nel territorio della Provincia: S. Gabriele, Trasacco, Montorio, Cologna Spiaggia. Suore Passioniste messicane: hanno aperto da poco una scuola materna a Montecosaro Mc. Due associazioni di ex alunni passionisti: l’Apex e il Movimento Famiglia Passionista, con l’intento di vivere nella famiglia e nella società la spiritualità passionista. Ci sono poi due grandi movimenti laicali e diversi gruppi minori. Tendopoli: associazione giovanile, nata per opera del P. Francesco Cordeschi, per aiutare i giovani incontrati

nelle missioni popolari e perseverare nel cammino cristiano, impegnandosi in parrocchia. Amici di Gesù Crocifisso: un movimento iniziato dal P. Alberto Pierangioli su richiesta di laici desiderosi di vivere da laici la spiritualità passionista: conta attualmente 2700 aderenti. S’impegnano ad amare e fare amare Gesù Crocifisso e a riconoscerlo e servirlo nei “crocifissi”, che sono accanto a noi. Vi sono poi altri gruppi minori: Movimento laicale di Casale, Il M.L.P. di San Gabriele, Anime Libere, sorto per evangelizzare con la musica e il canto, Gruppo giovani della vicaria di Mondolfo, Gruppo laicale presso le suore passioniste di Cologna Spiaggia. I responsabili dei gruppi presenti hanno poi fatto una presentazione più dettagliata dei loro gruppi. La mattinata si è conclusa con la solenne concelebrazione eucaristica presieduta da p. Aurelio d’Intino e la partecipazione di più di una ventina di sacerdoti passionisti, assistenti dei gruppi laicali. E’ seguito un pranzo, offerto dalla Provincia, presso i locali del centro di spiritualità. Nel pomeriggio è stato proiettato una presentazione del Recital su S. Gabriele, fatta dall’autore Carlo Tedeschi, molto apprezzata. Ci siamo quindi trasferiti nella cripta del santuario, davanti all’urna di S. Gabriele, per commemorare il 150° anniversario della sua beatificazione. Al termine della preghiera, il padre Provinciale ha chiamato per nome i vari movimenti e gruppi, consegnando a ciascuno una pergamena, con l’attestazione che il movimento o il gruppo è accolto pienamente nella famiglia passionista. É terminata così con gioia la prima giornata della Famiglia Passionista.

Partecipanti alla giornata della Famiglia Passionista: S. Gabriele, 2/6/2008

Dott.ssa Adele Caramico Stenta Ritiro e consacrazioni a Fossacesia Venerdì 25 aprile abbiamo avuto il giorno di Ritiro a Fossacesia. E’ sempre una gioia avere il P. Alberto con noi. Quest’anno le Consacrazioni sono avvenute durante il Triduo a San Gabriele. Evidentemente il santo del sorriso ha voluto essere presente in mezzo a noi, nel centenario della sua beatificazione. La mattina del 25 abbiamo accolto con grande affetto i gruppi di Giulianova e Roccaraso. E’ seguita la catechesi di P. Alberto sulla “Preghiera liturgica”. Sono sempre molto interessanti queste catechesi che ci aiutano a comprendere meglio la nostra fede. Nel pomeriggio, dopo il pranzo comunitario e la foto di gruppo sulla scalinata dell’abbazia, abbiamo avuto un’ora di adorazione davanti al Santissimo esposto, con la preghiera del vespro. C’è stata poi la messa solenne di consacrazione concelebrato dal P. Alberto, Marcello Pallota, Bruno de Luca, con il diacono Riccardo Rucci. I consacrati sono stati: Per la prima consacrazione: i coniugi Marrone Giovanni e Natale Giulia; per il rinnovo: Del Negro Esterina, Tina Gialloreto, Cericola Luigi, Nardone Rina e Saladino Ida; per la consacrazione perpetua, i coniugi: Petrosemolo Francesco e Colantonio Graziella. E’ sempre commovente questa celebrazione che ci porta a ricordare le nostre promesse fatte a Gesù piene di timore e di gioia. Il tutto si è concluso con un’agape fraterna svolta nei locali dell’abbazia. Paola De Simone   Verità che non ci erano state mai spiegate Carissimo padre, noi del gruppo degli Amici di Gesù Crocifisso di Giulianova avevamo programmato un pellegrinaggio in primavera ed avevamo scelto il giorno delle Consacrazioni a Fossace-

Giornata di ritiro e consacrazioni a Fossacesia: 25/4/2008 sia. Così in dieci abbiamo partecipato a una giornata stupenda. Abbiamo seguito con interesse la catechesi importantissima sulla Preghiera Liturgica che ci ha aiutato a capire verità che non ci erano mai state spiegate. Dopo il pranzo comunitario, che ci ha fatto sentire una profonda comunione tra noi, ci siamo trasferiti nella bellissima abbazia di S. Giovanni in Venere per l’adorazione eucaristica, la Messa solenne e le consacrazioni. Vogliamo di cuore ringraziare tutti, ma soprattutto Gesù che ci dona giornate belle come questa. Gli Amici di Giulianova

Festa di S. Gemma a Loreto Il 16 maggio, festa di S. Gemma Galgani, patrona del MLP, come da diversi anni, un discreto numero di Amici delle Marche ci siamo ritrovati a Loreto presso le monache passioniste per celebrare la nostra Patrona. Dalle ore 21,00 alle 22,30 c’è stata l’adorazione davanti al Santissimo esposto, presieduta dal P. Alberto e animata dalle monache passioniste, con canti, pensierini S. Gemma e pensieri su S. Gemma, letti da alcune Amiche. E’ stata una esperienza molto sentita, che mi ha fatto riflettere sulla santità e la forza dell’amore di S. Gemma. Penso a questa giovane santa e alla sua breve vita; certo la sofferenza e le prove non le sono mancate, ma rifletto anche ai pensieri che lei stessa ha scritto e al suo amore totale, instancabile e fruttuoso per Gesù, da essere pronta a tutto per lui e per salvare le

anime. Questo mi fa tanto riflettere; penso anche alle suore e alla loro vita nascosta al mondo eppure così presente nel mondo. É bello vedere come l’amore infinito di Dio abbia sempre avuto delle risposte tanto generose dai santi di ieri e di oggi. Letizia

Esperienza del C. N. del MLP Abbiamo vissuto 2 giorni di intenso lavoro al consiglio nazionale del MLP che si è tenuto a Roma nella casa generalizia dei Passionisti ai Santi Giovanni e Paolo, il 3-4 maggio. Partite con grande trepidazione, e senso di inadeguatezza per ciò che dovevamo affrontare per la prima volta, abbiamo trovato nel dialogo con i fratelli di altre realtà passioniste un arricchimento e una gioia davvero inaspettate. Lavorando insieme laici e religiosi, abbiamo sentito l’esigenza di comunicarci il bisogno che abbiamo gli uni degli altri per continuare a portare avanti questo cammino che dà speranza a tutto il nostro vivere, tenendo presente che il punto di forza è Cristo Crocifisso e risorto. Il desiderio più grande è quello di trasmettere agli altri che l’incontro con Cristo cambia radicalmente la vita e la illumina di speranza, dando al nostro quotidiano un senso più profondo. Ognuno di noi è dono per l’altro; crediamo in “Lui”, crediamo nel suo amore e chiediamo la grazia di essere per sempre tralci attaccati alla vite. Fiorella e Letizia


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TESTIMONIANZE

Testimonianza e martirio nella famiglia

Novembre

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Novembre di P. Alberto Pierangioli

sono stati ricordaGrazie sopratti i nostri fratelli e tutto per la consorelle che hanno sacrazione a Gesù già raggiunto il Crocifisso cielo. Non ho mai La preghiera è didimenticato la soventata per me la rella Emilia di Foscompagna del giorsacesia che è semno e della notte. pre nel mio cuore Penso a quante volte e nella mia mente non dicevo il rosario e la porto spesso perché dicevo di non come esempio. Il aver tempo; adesso Signore si è serviriesco a dirlo anche to di lei per farmi mentre guido. Pencapire e meditare so a quanto tempo tutto il bene che mi ho perduto lontana vuole Dio. Mentre da nostro Signore; sto scrivendo, sto adesso lo sento tancontemplando il Anna, Vittoria e Angelina si consacrano per sempre a Gesù Crocifisso: to vicino. Se dovevo volto e le piaghe Pretoria, Sud Africa, 22/1/2008 provare questo dodi Gesù Crocifisso lore per accorgermi di ricordare ogni giorno le tue parole, di che ho davanti a me e gli sto chiedendo di quanto è grande nostro Signore, sia fare piccole cose e di offrirle a Gesù. Nel perdono per tutte le volte che anche io benvenuta la malattia di Mario. Ora recitare il santo rosario mi metto ai piel’ho crocifisso. pregare assieme a mio marito e ai miei di del crocifisso e gli chiedo di aiutarTeresa Marini figli è una gioia che non credevo mai mi a capire di più le necessità della mia di poter provare. Ora tutto sembra più grande famiglia, per poter fare di più semplice. Ringrazio nostro Signore. Ti per figli e nipoti. Mentre sto scrivendo, ringrazio per tutto quello che stai facenho nelle braccia il piccolo Matteo. RinLa gioia di essere stata accolta tra do per noi, sopratutto per avermi consagrazio Gesù che mi ha dato e conservagli Amici crata a Gesù Crocifisso. to la fede e mi dà sempre più forza di Caro Riccardo, prima di tutto un Anna dal Sud Africa continuare la mia vita di vedova da vera abbraccio fraterno, poi ti scrivo peramica di Gesù Crocifisso, per accettare ché volevo comunicarti una volta in tutto quello che la vita mi riserva e che più la mia gioia per avermi accolta tra Lui dispone di me. voi. Devo dirti che da quel momento la La grazia della consacrazione in Vittoria dell’Erba preghiera è cambiata: è diventata molto Sud Africa più profonda, più radicale, più coinvolCaro padre, sarà una sorpresa per te gente. Ha creato in me una bramosia questo messaggio. Ti scrivo dalla Spaverso l’Eucaristia mai provata prima. gna! Dovevo venire qui dal Sud Africa, L’esempio degli Amici che hanno Prima di restare incinta della piccola da mia figlia Annamaria, per scriverti. raggiunto la meta Simona, frequentavo la S.Messa tutti i Ieri ho parlato con Anna e Mario in Sud Più passa il tempo in questo cammigiorni eppure la voracità che oggi proAfrica: mi mancano molto, ma parlando no di fede e di amore e più sono innavo nell’accostarmi all’Eucaristia mi era con loro li ho sentiti tranquilli. Anche se morata di te, Signore. Solo l’amore vinsconosciuta. Quando mi ritrovo in fila lontana, cerco di farmi sentire sempre ce ogni paura. Se ci soffermiamo un po’ in attesa di ricevere Gesù Sacramentato vicina a loro, nella grande prova in cui ad osservare il mondo, vediamo il male sento il cuore palpitare fortemente, mi si trovano. Vorrei confidarti quello che ovunque e ciò avviene perché manca ritrovo con il cuore tanto pieno d’amoho provato quando ho fatto la consacral’amore. Il discepolo Giovanni chiese al re che quasi mi fa male e qualche volta zione a Gesù Crocifisso in Sud Africa. maestro: “Dove abiti?”. Gesù rispose: questo mi fa paura. Se all’inizio potevo Dal momento della mia consacrazione “Vieni e vedrai”. Il Signore dice queavere ancora qualche dubbio che questa mi sono sentita rinata, più forte nel ste parole perché solo da lui vengono le fosse realmente la volontà del Signore, credere a quello che ho sempre creduto. risposte ai grandi problemi dell’uomo oggi sono certa che invece è proprio Siamo sempre nella prova; Dio ci indica che ha sempre più dubbi. Il Signore ha questo il posto in cui mi voleva. Ti abla via da seguire, ma tante volte rifiutiachiesto anche a me di fermarmi con Lui, braccio affettuosamente e con te anche mo di capire. Vedendo quello che Anna di conoscerlo, di amarlo e di seguirlo. la tua splendida signora Maria. Vostra sta passando come mamma, credo che Ringrazio coloro che mi aiutano a rifletsorella in Cristo. essere amica di Gesù sia una grazia cosi tere e conoscere sempre più l’amore di Cinzia di Sulmona grande da non sentimi degna di fare Gesù Crocifisso e del prossimo. Mi sono parte della famiglia passionista. Cerco commossa quando in una catechesi

di P. Alberto Pierangioli Partecipare alla Passione di Gesù Carissimo padre, in queste ultime settimane ho avuto alcune accuse ingiuste nel posto del lavoro. Dopo aver cercato, in un primo momento, di spiegare la verità, mi sono immersa nel silenzio di accettazione, senza cercare di giustificarmi, nonostante mi costi tanta umiliazione. Ho affidato la mia causa solo a Gesù; Lui che è Verità, farà prima o poi venire alla luce il vero. Così ho abbracciato la croce della mortificazione pensando a Gesù che si “lasciò umiliare e non aprì la sua bocca”, nonostante fosse nel giusto. Lascio a Lui la mia causa. Dio è buono, perchè si degna di farmi partecipare alla sua Passione con queste sofferenze quotidiane. La sofferenza, se accettata con amore, è un terreno fertile che produce frutti splendidi, rafforza l’anima e la rende solida nella fede e nell’ amore verso Dio. Come la medicina amara che rafforza e guarisce, così la sofferenza, accettata con amore, rafforza lo spirito, accresce l’amore di Dio e dona la gioia di partecipare alla Passione di Gesù. Rita

Non ho chiesto il miracolo ma una fede più grande Caro padre, attendevi una mia telefonata per venire a farti gli auguri di Pasqua! Purtroppo non è stato così. Mentre ero a Civitanova per lavoro, ho notato che con l’ occhio destro non vedevo più con chiarezza: tutto si era appannato! All’inizio non vi ho dato peso, pensando che si trattasse di stanchezza. Dopo

Pasqua sono andato dall’oculista, convinto che mi era scesa la vista e che con un nuovo paio di occhiali avrei risolto il problema... Invece non vi era lente che mi facesse leggere con l’ occhio destro... Dopo ripetute visite e tutti gli esami possibili, a fine aprile, il primario di oculistica ha confermato che il mio occhio è irrimediabilmente danneggiato, e pertanto con l’occhio destro non vedrò più. In questo mese e mezzo, vedendomi la vita cambiata all’improvviso, ho riflettuto su tante cose ed ero tentato di chiedere al Signore la grazia della guarigione. Io gli ho semplicemente chiesto: “Gesù, non farmi tornare a vedere con l’ occhio, ciò sarebbe un miracolo e io non sono degno di essere miracolato, ma insegnami semplicemente a vedere meglio con gli occhi della fede e a saper scrutare e discernere la mia vita per aderire a te con più fede”. La mente mi è riandata al giorno in cui lasciai la comunità di Recanati: uscii dal portone della portineria, mi inginocchiai nella scalinata della Chiesa e pregai Gesù e Maria perchè mi stessero vicini in quel momento così difficile per me e spontaneamente conclusi la preghiera recitando il versetto del Salmo: “Anche se andassi per una valle oscura, non temerei alcun male, perché Tu sei con me; il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza”. Sentii una grande pace interiore ed una grande serenità, nonostante che lasciavo tutto per il niente. Oggi mi ritrovo con un occhio nell’oscurità e ripeto quello che dissi allora. E chiedo a Gesù, che, per le sofferenza che ha sopportato per noi, mi dia la vera luce del cuore. Prega per-

Giornata della Famiglia Passionista, S. Gabriele: 2/6/2008

ché questo accada. Proprio quest’ anno si compiono i quaranta anni da quando eravamo insieme a Cesta (in terza media): un anno stupendo, ricco di tante cose e soprattutto di tuoi tanti insegnamenti che hanno segnato le vite di noi ragazzi. Grazie per le catechesi che mi invii e che leggo volentieri. Mi unisco a voi il 16 maggio per la veglia in onore di S. Gemma a Loreto. Amico di Gesù Crocifisso

La preghiera liturgica É sempre una grazia partecipare a una giornata di ritiro e consacrazione delle nostre fraternità, come è successo il 25 aprile a Fossacesia. Ho seguito con grande attenzione e gioia la catechesi di p. Alberto sulla “Preghiera Liturgica”: è stata come un bagno ristoratore per me e per tutti i numerosi partecipanti. Come ho desiderato di avere presenti tanti fratelli che per vari motivi non hanno partecipato! Ha colpito tanto l’uditorio sapere che “La Liturgia è la preghiera di Cristo e del suo corpo mistico che è la Chiesa”. É la nostra preghiera fatta con Gesù, in Gesù, per Gesù. É l’esercizio dell’ufficio sacerdotale di Gesù, che comprende ogni preghiera della Chiesa, in particolare  la Liturgia delle Ore e la celebrazione dei Sacramenti, con al centro L’Eucaristia. Se tutta la Trinità è impegnata a colmarci di benedizioni, anche noi dobbiamo essere sempre impegnati a benedire Dio. La celebrazione liturgica è una celebrazione umana e divina, che si svolge nel cielo e sulla terra. A questa lode perenne a Dio partecipa tutta la Chiesa che è in cielo, in purgatorio e sulla terra. A questa lode perenne ci uniamo anche noi quando preghiamo comunitariamente. Occorre ora il nostro impegno, ricordando che quando preghiamo non siamo mai soli, ma con noi pregano milioni di fratelli. Questo mi fa riflettere sulla necessità e l’importanza della preghiera liturgica, da preferire a ogni altra preghiera. Riccardo


MLP AMICI DI GESÙ CROCIFISSO: CHI SIAMO? di P. Alberto Pierangioli Un opuscolo snello di 40 pagine, atteso da tempo, scritto per chi vuole conoscere e fare conoscere meglio gli Amici di Gesù Crocifisso. Risponde a tre domande: Chi siamo? Che cos’è la spiritualità Passionista? Che cos’e la Consacrazione a Gesù Crocifisso?

L’OROLOGIO DELLA PASSIONE di Sr. Pia Regina Malizia un volumetto di 60 pagine, è stato scritto da una suora Passionista, Amica degli Amici di Gesù Crocifisso ed è rivolto a chi “desidera comprendere meglio e ricordare con grato affetto quanto Gesù ha sofferto, ora per ora, nella sua dolorosa Passione”. NOTA BENE: I due volumetti saranno spediti a chi li desidera, dietro rimborso delle spese di spedizione.

Gino Grassetti di Macerata (1923-2008): amico degli Amici di G. C. La sua profonda fede lo rese sempre sereno e sereno tornò a Dio.

ESERCIZI SPIRITUALI AMICI G.C. E LAICI IMPEGNATI Sede: Centro di Spiritualità San Gabriele TE Tel. 0861.97721

Tema: “La Preghiera Liturgica”

I Corso: II Corso:

Inizio e fine: Quota adulti: Prenotazione:

4-9 agosto 2008. Per tutti. Guida: P. Alberto Pierangioli e P. Bruno De Luca CP 18-23 agosto 2008. Per famiglie. Guida: P. Luciano Temperilli e P. Alberto dal pomeriggio del lunedì al pranzo del sabato. Camere doppie: € 200,00 - Singole: € 210,00 Bambini e ragazzi: condizioni a parte. P. Alberto Pierangioli – P. S. Gabriele 2 – 62010 Morrovalle Mc Tel. 0733/221273 – Cel. 349. 805.7073

CALENDARIO AMICI 6 luglio: 4-9 agosto: 18-21 agosto: 14 Settembre:

Ritiro mensile a Morrovalle Primo corso di Esercizi spirituali a S. Gabriele Secondo corso di Esercizi spirituali a S. Gabriele Ritiro mensile a Morrovalle.

Ricordiamo al Signore i nostri defunti: Scarponi Nerina di Macerata: 17-4-2008; P. Fabiano Giorgini: 28-04-08. Un grazie sincero a coloro che hanno inviato la loro offerta per le spese di stampa Luglio / Agosto 2008 – Anno IX n. 4 Autor. Trib. di MC n. 438\99 del 17-12-1999 Sped. Ab. Post. D.353/2003 (L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, Comma 2, DCB Macerata Editoriale ECO srl - C. c. p. 11558624 Dir. Tonino Taccone – Redazione: P. A. Giuseppe Pierangioli Piazzale S. Gabriele 2 – 62010 Morrovalle Mc Tel. 0733.221243 - Fax 0733.222394 - C. 349.8057073 http://www.amicidigesucrocifisso.org


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