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mici di Gesù Crocifisso A Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso”

Settembre - Ottobre 2008 - Anno IX n.5

SOMMARIO † Battesimo: Dio entra nella nostra vita † Celebrazione del battesimo † Morti nel Crocifisso, rinati nel Risorto † Anno Paolino e Paolo della Croce † Elisabetta Tasca † Sacrificio e redenzione: Nennolina † I nonni nella famiglia † Lettere al Direttore † Amici News † XX corso di esercizi spirituali † Testimonianze

Madonna della Quercia, Morrovalle


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IL BATTESIMO: DIO ENTRA NELLA NOSTRA VITA Settembre

(CCC 1212 - 1228)

LA CELEBRAZIONE DEL BATTESIMO Settembre

di P. Alberto Pierangioli

di P. Alberto Pierangioli L’ingresso nella vita I sacramenti dell’iniziazione cristiana, battesimo, confermazione ed eucaristia sono le fondamenta della vita cristiana. Come la vita umana viene prima generata, poi fortificata e nutrita, così la vita di Dio in noi viene donata con il battesimo, corroborata con la cresima, nutrita con l’eucaristia. É importante per noi aver ricevuto il battesimo da bambini? Domanda a un cristiano qualsiasi la data del suo battesimo: nove su dieci non la sanno! Non è ritenuta importante una cosa che si ignora. Eppure il battesimo è stato la tua vera nascita, ti ha liberato dal peccato, ti ha donato la vita divina, sei diventato figlio Dio, membro del corpo mistico di Cristo che è la Chiesa e Dio Trinità è venuto ad abitare nel tuo cuore, facendone il suo tempio. É importante rendersi conto di questa presenza, perché Dio non sia un ospite sconosciuto. Gesù stesso ci aiuta a capire che cosa dobbiamo fare per essere veri cristiani, con le indicazioni date ai due discepoli di Giovanni il Battista, che volevano conoscerlo e gli chiedevano: “Maestro, dove abiti?”. La risposta fu chiara: “Venite e vedrete!”. “Essi andarono, videro dove abitava, si fermarono presso di Lui. Erano circa le quattro del pomeriggio” (Gv 1,39). Per aprire il cuore a Cristo occorre una scelta, un cammino, una conoscenza e una esperienza di vita con Lui. Occorre un incontro d’amore nella vita di ogni giorno, un’ora decisiva e indimenticabile: “Erano circa le quattro del pomeriggio”! Se siamo convinti che questo è avvenuto il giorno del battesimo, come si fa a ignorare quando è avvenuto? (Cf. Mons. Bruno Forte: Lettera Past. 2008). Il battesimo è il primo e la porta di tutti i sacramenti: senza il battesimo non si può ricevere nessun altro sacramento. Fin degli inizi la Chiesa ha proposto a chi vuole incontrare Gesù un cammino analogo a quello che Gesù ha indicato ai discepoli del Battista: è il catecumenato (dal verbo greco “katechéo”, che

libera dal male, il battesimo ci fa realizzare l’incontro decisivo con Cristo, che ci consentirà di vivere tutta la vita come una storia d’amore con Lui nella comunione della Chiesa.

significa “insegno a viva voce”, ma anche “apprendo dalla viva voce”). Questo rapporto tra chi trasmette la fede e chi l’accoglie porta ad aprire il cuore a Cristo, che trasforma dal di dentro la vita del cristiano. Per l’adulto che chiede il battesimo si tratta di un vero e proprio percorso di iniziazione cristiana, che unisce catechesi ed esperienza progressiva di vita cristiana. Per chi è battezzato da piccolo il cammino coincide con l’educazione progressiva alla fede da parte dei genitori e della Chiesa. Che cosa avviene nel battesimo? Dio Padre, attraverso le parole della fede e l’acqua della vita ci fa suoi figli nel Figlio, liberandoci dal peccato e donandoci la vita nuova dello Spirito, che ci fa Chiesa. Il peccato che viene cancellato è quello detto originale, che segna ogni essere umano sin dal suo concepimento e poi qualsiasi altro peccato personale di una persona adulta: “Dove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia, perché come il peccato aveva regnato con la morte, così regni anche la grazia con la giustizia per la vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore” (Rm 5,20s). Mentre ci

Dal Vangelo al battesimo “Andate e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato” (Mt 28,19s). Queste parole di Gesù contengono gli elementi essenziali del battesimo: l’annunzio di quanto Lui ha fatto e insegnato; l’accoglienza del suo dono, mediante la fede; l’effusione dell’acqua nel nome della Trinità. L’annunzio del Vangelo è la premessa necessaria al battesimo. Nei primi secoli cristiani, il “catecumenato” durava anche diversi anni: un pagano, per diventare cristiano, doveva non solo conoscere la fede, ma cambiare totalmente la sua vita. Poi, in una società dove quasi tutti erano battezzati, questo si dava per scontato e l’importanza della preparazione al battesimo veniva trascurata. Nella società complessa, multireligiosa, multietnica e multiculturale, in cui oggi viviamo, l’annuncio della fede è più che mai urgente. Per il battesimo di un bambino questo impegno riguarda i genitori, che dopo aver fatto il dono della vita al figlio, senza chiedergli il permesso, convinti che la vita è un bene da dare e da far amare, devono poi farlo partecipe della vita divina col battesimo, consapevoli dell’impegno che si assumano di fargli conoscere, amare e sviluppare in lui la vita nuova di figlio di Dio. La catechesi ai genitori in preparazione al battesimo del figlio è indispensabile. É importante anche la scelta di padrini e madrine cristiani, che aiutino i genitori, con l’esempio e la parola, ad essere testimoni credibili dell’amore di Gesù. (Vedi anche art. di P. G. Gingolani: “Morti nel Crocifisso, rinati nel Risorto a pag. 4-5).

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(CCC 1229 - 1245)

L’iniziazione cristiana Battezzare significa “tuffare”, “immergere” nell’acqua. Spiritualmente significa una purificazione profonda, una immersione nella morte, per risorgere in una vita nuova, come Cristo (Cf. Rm 6,3-4). Diventare cristiano ha sempre richiesto, fin dal tempo degli Apostoli, un cammino con diverse tappe. Questo itinerario comporta alcuni elementi essenziali: l’annunzio e l’accoglienza del vangelo che provoca una conversione, la professione di fede, il battesimo, l’effusione dello Spirito Santo, la comunione eucaristica. L’iniziazione cristiana ha assunto forme diverse nel corso dei secoli. Nei primi secoli, la Chiesa richiedeva un lungo cammino di catecumenato, che iniziava con la iscrizione al catecumenato, si sviluppava con varie tappe e riti e si concludeva con la celebrazione dei sacramenti della iniziazione cristiana, battesimo, cresima ed eucaristia, ricevuti insieme, generalmente la notte di Pasqua. Il Concilio Vaticano II ha ripristinato “il catecumenato degli adulti”, ripercorrendo in qualche modo il catecumenato antico. Per il battesimo dei bambini le tappe della celebrazione sono state unificate e abbreviate. La confermazione e l’eucaristia sono differite a quando il bambino avrà raggiunto l’uso della ragione e sarà stato preparato con un adeguato corso di catechismo, che sia catechesi e sviluppo della grazia battesimale che guida alla santità. Nei riti orientali l’iniziazione cristiana dei bambini comprende ancora l’amministrazione contemporanea del battesimo, confermazione ed eucaristia, come per gli adulti. Gesti e simboli del battesimo La celebrazione del battesimo inizia con un dialogo. Ai genitori si chiede che cosa domandano per il figlio che vogliono battezzare; agli adulti che cosa si aspettano dal battesimo. La risposta è l’eco della più profonda attesa del cuore umano: “la vita eterna”, una vita senza fine, dove non ci sia più la morte. Il dono della vita, offerto nel battesimo, richiede un “sì” alla vita e un “no” alla morte: un ‘no’ al peccato e alle seduzioni di Satana, che portano alla

morte, separandoci da Dio e un ‘sì’ a Dio, che è amore e vita, espresso dalla parola “credo”, con cui ci affidiamo totalmente a Dio Trinità. Dio risponde donandoci la sua vita e chiamandoci a far parte della sua Chiesa. Il “sigillo indelebile” impresso dal battesimo, rimarrà per sempre, come segno di salvezza per chi è fedele e segno di condanna per chi si comporta in modo indegno. La celebrazione del battesimo comprende alcuni gesti simbolici, che aiutano a capire il grande dono che si riceve. Il primo gesto è il segno della croce fatto sulla fronte del battezzando: esprime l’appartenenza a Cristo, perché la Croce è il distintivo del cristiano e la sintesi dell’amore di Cristo. L’annuncio della Parola di Dio: illumina i candidati e suscita la risposta di fede al dono del battesimo. L’unzione con l’olio dei catecumeni: prepara il nuovo atleta di Cristo a lottare contro Satana. L’ acqua battesimale, consacrata invocando la potenza dello Spirito Santo, purifica e dona la vita. Il rito essenziale del battesimo, con la triplice immersione nell’acqua battesimale o con la triplice infusione dell’acqua sul capo del battezzando, mentre si dicono le parole: “Io ti battezzo nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo”: significa e opera la mor-

te al peccato e l’ingresso nella vita della Santissima Trinità, attraverso la configurazione alla morte e risurrezione di Cristo. L’unzione con il sacro crisma, olio profumato consacrato dal vescovo, significa il dono dello Spirito Santo elargito al nuovo battezzato, che è divenuto cristiano, ossia “unto” di Spirito Santo, incorporato e “consacrato” a Cristo, come sacerdote, profeta e re. La veste bianca significa che il battezzato si è “rivestito di Cristo” (Gal 3,27), con la veste della grazia. La candela, accesa al cero pasquale, significa che Cristo ha illuminato il neofita, con il dono della fede. In Cristo i battezzati sono “la luce del mondo” (Mt 5,14 ).

Il nuovo battezzato è ora figlio di Dio nel Figlio Unigenito. Può pregare Dio come “Padre nostro”. La benedizione solenne conclude la celebrazione. Nel battesimo dei neonati, la benedizione della madre è un momento significativo, un ringraziamento a Dio per il dono della maternità. Ministro del battesimo è il sacerdote; in caso di necessità, chiunque intende fare ciò che fa la Chiesa, pronunciando la parole: “Io ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Da quel momento, il battezzato non è più solo, ha Dio come Padre e fa parte della grande famiglia di Dio, che è la Chiesa.


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MORTI NEL CROCIFISSO RINATI NEL RISORTO Pensiero Passionista - Settembre/Ottobre 2008

La

morte e risurrezione di Cristo non riguarda solo Gesù Cristo, ma è una realtà che interessa l’umanità intera e ogni essere umano in particolare. Si chiama mistero pasquale. Paolo apostolo presenta sempre unite le due facce del mistero. Nella lettera ai Romani, dopo aver descritto gli effetti salvifici della morte e risurrezione di Gesù, passa subito a spiegare come essi si applicano ai cristiani. La via è quella della fede e dei sacramenti. La fede è essenziale ma da sola non basta. Il sacramento è essenziale ma senza la fede non funziona. Dunque i due elementi sono coessenziali. L’esperienza della chiesa ha oggi elaborato una dottrina articolata e una prassi pastorale completa sui sacramenti dell’iniziazione cristiana (battesimo, cresima, eucaristia) su quelli di vocazione (matrimonio e ordine sacro) e su quelli di guarigione (riconciliazione e unzione degli infermi), ma Paolo pone i fondamenti parlando soprattutto del battesimo come inizio di dinamismo di salvezza che permea l’esistenza cristiana dall’inizio alla fine. Battesimo realtà di morte e di nascita Bisogna comprendere bene la novità introdotta da Cristo nell’esistenza umana. Con la sua morte e risurrezione ha trasformato la situazione di peccato in situazione di grazia. Tale trasformazione si realizza se accettata nella fede che sfocia nel sacramento. Prima non era possibile evitare il peccato, dato che prevaleva ed era condizionante la nostra solidarietà in Adamo. Ora le cose sono cambiate perchè Cristo si è fatto solidale con noi, ci ha resi solidali con sé, e ci ha meritato la forza per vincere il peccato nel nuovo regime della grazia. Non perchè ci ha dato nuovi precetti ma perchè tramite la fede e il battesimo ci ha uniti alla sua morte e risurrezione. “Quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua

morte. Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perchè come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova. Se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo risuscitato dai morti non muore più. La morte non ha più potere su di lui. Consideratevi dunque morti al peccato ma viventi in Cristo Gesù”, Rm 6,3-4.89.11. Il battesimo è dunque una vera morte e una vera nascita. Nasciamo vivi come figli di Adamo, ma morti come figli di Dio. Il fonte battesimale è nello stesso tempo un sepolcro e un grembo. Battesimo sepoltura con Gesù Il fonte battesimale rappresenta il sepolcro dove Cristo fu deposto dopo essere morto per i nostri peccati. Nel battesimo noi siamo collocati nello stesso sepolcro come morti alla nostra solidarietà con Adamo, cioè alla nostra dipendenza dal peccato. Questa morte non avviene una volta per tutte, ma è una morte dinamica, che deve continuare ogni giorno della vita,

LA CROCE POLITICA DI DIO

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Pensiero Passionista - Gennaio/Febbraio 2008

di Gabriele Cingolani cp

di Gabriele Cingolani cp

perchè il peccato non osi riprendere vigore facendoci comportare da peccatori. Scrivendo ai Colossesi, Paolo precisa: “Se siete risorti con Cristo, continuate a tenere nella morte la parte di voi stessi che appartiene alla terra”, 3,1.5. Il che significa che una volta rinati a una vita nuova bisogna vivere questa, non l’altra che è stata rinchiusa nella morte con l’immersione nel sepolcro di Gesù. E riporta un lungo elenco delle manifestazioni di questa vita che bisogna tenere nella morte: “Fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi, quell’avarizia insaziabile che è idolatria”, Ib, 3. Oggi la lista potrebbe essere allungata in abbondanza. Quando per ciascuno di noi arriva quella che chiamiamo morte, essa non è altro che la consumazione della morte già avvenuta nel battesimo. Muore la vita sottoposta alle conseguenze del peccato, non la vita nuova a cui siamo nati nel battesimo. Per il cristiano la vita dominata dal peccato si suppone che non esista più, non dovrebbe essere più possibile, perchè è morta nel battesimo. In fondo non si deve avere eccessiva paura della morte, dato che siamo già morti fin dal battesimo.

da ogni peccato, il carattere, l’inabitazione trintaria, l’inserimento nella comunità cristiana, l’abilitazione a ricevere o amministrare e partecipare agli altri sacramenti. Ma tutti gli effetti dipendono e sono collegati al nostro essere accolti dal Padre come figli nel Figlio. La terminologia del battezzare (immergere) deriva dalla prassi dell’immersione come gesto di purificazione già noto in ambiente giudaico. Paolo l’applica non solo all’immergersi nell’acqua, ma anche nella morte e risurrezione del SiAlcuni Amici rinnovano gli impegni battesimali, consacrandosi a Gesù C., presso il santuario di S. Gabriele: 9-8-2008 gnore. Non si tratta della struttura portante della nostra vita nuomati li ha anche giustificati. Quelli che rappresentazione di un mito che agisce va in Cristo. ha giustificati li ha anche glorificati”, magicamente, ma dell’unione, tramite Rm 8,28-30. la fede, all’evento storico della morte e L’amore del Padre ci include dall’eterL’effetto principale del battesimo risurrezione di Gesù per attingerne gli nità nell’amore con cui ama e genera effetti trasformanti. Nella catechesi in preparazione al il Figlio. Non è che il Padre comincia battesimo bisogna comprendere bene La morte di Gesù fu il suo SÌ all’amore ad amarci dopo che il Figlio ci ha reso che l’effetto principale del sacramento è del Padre che distrusse il NO del nostro amabili con il dono della grazia (giuquello fin qui descritto, cioè la filiazione rifiuto d’amore che è il peccato. Uniti a stificazione). Tant’è vero che ce lo ha divina. Quando uno nasce come figlio quel SÌ anche noi diventiamo figli. mandato mentre eravamo peccatori. Il di Adamo, cioè membro della natura Siccome da quella morte Cristo è riFiglio poi è morto per noi, che pur non umana, i genitori lo abbracciano e lo suscitato, anche noi possiamo cammieravamo affatto amabili. La differenza stringono al cuore esclamando pieni di nare in una vita nuova che consiste nel era che da peccatori il suo amore non gioia: questo è mio figlio, o mia figlia. cercare “le cose di lassù, dove si trova poteva entrare nei nostri cuori perchè Quando la stessa creatura è battezCristo assiso alla destra di Dio”, Col 3,1. abitati dal male. zata possiamo immaginare la gioia e la Morte e risurrezione sono due facce Con la morte di Gesù il male è sconfesta di Dio Padre che esclama: questo è della stessa medaglia, due passi dello fitto e lo Spirito, cioè l’amore di Dio, è mio figlio, o mia figlia, il mio amato nel stesso movimento della nostra unione riversato nei nostri cuori, come l’acqua quale mi compiaccio. Infatti lo Spirito al destino di Cristo. che precipita al crollare di una diga. Per del Padre si riversa sui battezzati come questo ora noi possiamo chiamare Dio Resta sempre la possibilità di ricadescese su Gesù al momento del suo batcome lo chiama il Figlio: “Abba, Padre”, re nel peccato perchè la morte ad esso tesimo. Rm 8,14-16; Gal 4,6-7. non è conclusa finché restiamo in queIl neobattezzato, i genitori, i padrini e sto mondo. Ma il peccato non è più la Non comprenderemo mai l’imporl’intera comunità devono essere consacondizione irrimediabile dell’umanità. tanza del battesimo nella vita cristiana, pevoli che assumono e dovranno manL’amore di Dio è il potere vincente peranche se questo sacramento è solo l’initenere un serio impegno perchè la comchè giunge fino al perdono e alla misezio del cammino di perfezione a cui siapiacenza del Padre sia confermata da ricordia. Chiunque si rivolga a Dio sa di mo chiamati nello sviluppo della sanuna vita cristiana vissuta nella santità. essere aspettato e accolto con le braccia tità cristiana. Il battesimo si consolida Altrimenti Dio dovrà forse vergognarsi spalancate. La via ordinaria dell’inconnella cresima e realizza la sua potenza di noi, figli incoerenti. tro è quella della fede e dei sacramenti, trasformatrice solo nell’eucaristia. I tre Il battesimo produce anche altri effetcompreso quello prezioso della riconcisacramenti costituiscono l’iniziazione ti: la liberazione dal peccato originale e liazione. cristiana e devono essere considerati la

Battesimo risurrezione con Gesù Il fonte battesimale è anche un grembo da cui nasciamo come figli di Dio. È il grembo della chiesa, dove il Padre ci rigenera nella potenza dello Spirito rendendoci figli nel Figlio Gesù Cristo. Questi infatti ci ha uniti a sé con una nuova intima solidarietà, quindi il Padre ci considera tutt’uno con l’unico Figlio che possiede e che genera nell’eternità. Sprofondandosi nella contemplazione del mistero della nostra solidarietà in Cristo in virtù del battesimo, più avanti Paolo dirà, riferendosi al Padre: “Quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perchè egli sia il primogenito tra molti fratelli. Quelli che poi ha predestinati li ha anche chiamati. Quelli che ha chia-


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Una mamma di 12 figli

ANNO PAOLINO E PAOLO DELLA CROCE

ELISABETTA TASCA di Francesco Valori

di P. Adolfo Lippi CP (Nota dell’Editore. Il 29 giugno 2008, il Santo Padre, Benedetto XVI ha dato inizio all’ “Anno Paolino”, un anno in onore di S. Paolo Apostolo, per celebrare il bimillenario della sua nascita. Lo aveva annunziato il 28 giugno 2007, affermando: “L’Apostolo delle genti, particolarmente impegnato a portare la Buona Novella a tutti i popoli, si è particolarmente prodigato per l’unità a la concordia di tutti i cristiani. Voglia egli guidarci e proteggerci in questa celebrazione bimillenaria, aiutandoci a progredire nella ricerca umile e sincera della piena unità di tutte le membra del Corpo mistico di Cristo”. Allo stesso tempo il Santo Padre ricorda che la Chiesa ha bisogno, oggi come allora, “di apostoli pronti a sacrificare se stessi… di testimoni e martiri come S. Paolo”. Noi Passionisti siamo consapevoli che uno di questi testimoni è stato un altro S. Paolo, il nostro fondatore Paolo della Croce. Il P. Adolfo Lippi ci offre il seguente articolo per stimolare la nostra riflessione durante questo anno paolino. Lo riprendiamo in due puntate da “Bollettino Internazionale Passionista”(luglio 2008).

Il

29 giugno 2008 ha avuto inizio un anno di riflessione sull’apostolo San Paolo e sul suo messaggio, per riscoprire questa figura poliedrica, ristudiare le sue numerose lettere e approfondirne l’insegnamento e pregare per la vitalità dell’evangelizzazione oggi e l’unità di tutti i credenti in Cristo. Il Fondatore dei Passionisti, come rilevano i suoi biografi, cominciando da S. Vincenzo M. Strambi, oltre che chiamarsi Paolo, come l’apostolo delle genti, aveva molti punti di somiglianza con lui. Possiamo ricordare in particolare l’esperienza della conversione in quanto totale donazione di sé a Dio, l’immedesimazione con Cristo Crocifisso e lo zelo per la evangelizzazione. Fin dal primo annuncio di questo anno paolino il papa ne evidenziò la dimensione ecumenica. Possiamo ricordare l’amore di Paolo della Croce per i fratelli separati specialmente anglosassoni, amore poi incarnato nel beato Domenico Barberi. Non credo che possa essere messo in dubbio da nessuno che Paolo apostolo

è il primo grande teologo della Croce, nel senso che non si limita alla narrazione della Passione e della Risurrezione e neanche a un semplice annuncio kerigmatico, ma cerca di penetrare nel significato del mistero e di dimostrare come questo comporti una immagine di Dio assolutamente nuova e del tutto imprevedibile precedentemente. Dalla centralità del paradosso della croce – scrive il biblista A. Pitta - , che coinvolge la teologia paolina propriamente detta, la sua pneumatologia e la stessa ecclesiologia, deriva l’originalità e l’attualità del pensiero paolino”. Paolo della croce è ben cosciente di questo. Come fa osservare P. Breton (e Balthasar lo riprende), troviamo in lui, a riguardo della Passione, un’armonica fusione tra la teologia affettiva di matrice francescana e la teologia apofatica risalente, tramite Taulero, allo pseudo Dionigi. Ma sotto a tutto c’è “la parola della Croce”, sapienza di Dio e stoltezza del mondo, parola che è principio di una logica della Croce che costituisce appunto la nova teologia. La Passione di Gesù, suprema opera del Divino Amore – della quale amava parlare il Fondatore- è già teologia dell’automanifestazione di Dio. Come accostare quest’anno, in quanto passionisti, la complessità e profondità del messaggio paolino? Normalmente, quando si parla della teologia Crucis contenuta negli scritti di Paolo apostolo, si fa riferimento, come è naturale, ai primi quattro capitoli della Prima Lettera ai Corinzi. É lì che si parla per la prima volta di un “logos” e di una “sophia” della Croce ed è lì che si fonda la teologia della Croce. Un altro passo di capitale importanza è quello detto della kenosi, di Fil 2, 1-11. Sulla kenosi si sta oggi costruendo una nuova immagine di Dio, cioè una vera e propria teologia ed anche una nuova antropologia. Niente è più attuale di questo discorso oggi. Ma proprio per non fermarci a ciò che è ovvio sarebbe bene approfondire altri passi strettamente collegati con il cammino spirituale della Congregazione. Pensiamo, ad

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Al

esempio, ai passi riguardanti le sofferenze apostoliche. Ci possiamo domandare cosa significhi per noi oggi, esistenzialmente: “Portiamo sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. Sempre infatti noi che siamo vivi siamo esposti alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù sia manifesta nella nostra carne mortale. Di modo che in noi opera la morte, ma in voi la vita” (2Cor 4, 10-12). Ed anche: “Ritengo che Dio abbia messo noi apostoli all’ultimo posto, come condannati a morte, poiché siamo diventati spettacolo al mondo, agli angeli e al mondo, agli angeli e agli uomini. Noi stolti a causa di Cristo,voi sapiente in Cristo, noi deboli, voi forti, voi onorati, noi disprezzati” (1Cor 4, 9-10). Possiamo vedere in queste espressioni una realizzazione teologica della travolgente paternità e maternità nello Spirito che caratterizzava il rapporto di Paolo con i suoi discepoli. Anche se avete diecimila pedagoghi, scriveva, solo io sono padre per voi (cf 1Cor 4,15), figlioli miei che io di nuovo partorisco nel dolore (cf Gal 4,19). (Continua)

l’alba del 24 aprile 1899 nasce Elisabetta Tasca, ultima di 7 figli, da Angelo e Luigia Battagin, a S. Zenone degli Ezzelini (TV). La sua è una onesta famiglia di contadini, dove si lavora duramente, si prega, ci si vuol bene e ci si istruisce sulla fede cattolica. La figura paterna era la più significativa. Elisabetta ci parla del suo bel ricordo di papà Angelo: “Mio padre non solo tutte le sere leggeva una pagina di Storia Sacra o del Vangelo, ma ne faceva anche il commento”. È una bambina diligente e intelligente, seria e giudiziosa e di temperamento deciso, gioioso e autoritario. Già da giovanetta era appassionata dall’Eucaristia e aveva appreso dai genitori la devozione al Crocifisso e alla Madonna. Vedeva in tutto “la santa volontà di Dio”. Sempre serena anche nelle avversità, spesso esprimeva la sua gioia con il canto e amava nutrirsi di letture edificanti. Era molto socievole e attenta ai bisogni degli altri. Aveva l’incarico di portare il pranzo al fratello Antonio che lavorava alla costruzione della chiesa di S. Zenone. Antonio si lamentava poiché il cibo gli sembrava insufficiente. Elisabetta disse alla mamma di aggiungere anche la sua razione perché avrebbero mangiato insieme, ma lei saltava il pranzo. Dimagrì vistosamente ed ammalò e si scopri il caritatevole trucco. Arrivava intanto l’età in cui bisognava decidere del proprio futuro; Elisabetta era pronta ad accogliere la volontà di Dio che non tardò a manifestarsi. Conobbe occasionalmente il futuro sposo Giuseppe Serena, arruolato nel “VI Bersaglieri di Brescia”, durante la prima guerra mondiale. Era un giovane biondo, occhi azzurri, serio e generoso. Ma Elisabetta non rispose con molto entusiasmo al suo interessamento. Confesserà poi: “non mi veniva voglia di amarlo”. Prospettò il suo problema ad un sacerdote, che le rispose: “si ricordi che i giovani sono quasi tutti morti in guerra, quindi se vuole fondare una famiglia, prenda il primo che viene, se no avrà rischio di rimanere senza”. A Elisabetta non piacque la risposta e ritornò a casa amareggiata. Che fare? Si recò allora al santuario della Madonna del Monte per esporre a Maria il suo problema. Si mise a recitare il Rosario. “Meditando il terzo mistero gaudioso, la nascita di Gesù - racconterà molte vol-

te – nel mio cuore entrò un amore così intenso, verso il biondo bersagliere, che terminai in fretta il Rosario, scesi correndo dalla collina e, arrivata a casa, gli dissi che mi sarei sposata con lui!”. Il matrimonio venne celebrato il 6 aprile 1921. “Nel giorno del mio matrimonio, durante la celebrazione Eucaristica - racconta Elisabetta - feci al Signore questa preghiera: “Signore, nel mio matrimonio farò sempre la tua volontà e accetterò tutti i figli che Tu vorrai darmi, però, ti prego, fa che alcuni siano sacerdoti e altre religiose; se Tu vuoi, prendili anche tutti al tuo servizio, ma ti chiedo che almeno la metà si donino al tuo servizio”. Dei dodici figli adulti il Signore se ne prese quattro; non mantenne del tutto il patto, ma sono contenta lo stesso, perché anche gli altri otto figli hanno formato buone famiglie”. Prese come guida spirituale il cappuccino S. Leopoldo Mandic di Padova. Così lo ricordava: “Il mio matrimonio cristiano è nato nel confessionale di P. Leopoldo e là questo sacramento ha avuto la sua giusta luce, che mi ha portato sul Calvario, ma P. Leopoldo mi disse: “se mi ascolterà, Dio la benedirà per mezzo della Madonna e in punto di morte sarà contenta!”. Ora anziana nel ripensare alla storia della mia famiglia, posso veramente affermare che la rettitudine di coscienza, la fedeltà quotidiana ai propri doveri, e l’aver sempre visto in tutto la santa volontà di Dio, mi dà tanta serenità, fiducia e speranza”. La famiglia cresceva e Giuseppe si trasferì con la famiglia in un terreno più grande a Vò di Brendola (Vicenza). Poi anche i figli prendono la loro strada e Giuseppe

e Elisabetta rimangono soli. Giuseppe si ammala ed Elisabetta lo accudisce con amore giorno e notte per lungo tempo. La vita cristiana di “Mamma Elisabetta” era basata su basi molto solide: la Provvidenza, la Parola di Dio che conosceva in modo straordinario e citava a memoria, la Passione del Signore e la volontà di Dio. La sua vita era fatta di preghiera, Eucaristia e lavoro. Quando recitava il rosario da sola, impiegava molto tempo, rimanendo a meditare a lungo su ogni singolo mistero. Dalla prima comunione alla morte ebbe la grazia di partecipare alla messa quasi tutti i giorni. Per stare più tempo davanti a Gesù sacramentato arriva a chiedere al vescovo di poter conservare l’Eucaristia in casa, assicurandolo che avrebbe saputo fare degna e buona compagnia a Gesù sacramentato. Al figlio P. Galileo, animatore vocazionale, ricorda: “Susciterai più vocazioni nelle ore di adorazione davanti al SS. Sacramento, sgranando santi rosari, che non girando per le strade del mondo”. Il 2 ottobre 1978 si sente male e il medico diagnostica una broncopolmonite. Nella malattia è paziente e completamente abbandonata alla volontà di Dio. Non chiede preghiere per la sua guarigione, ma per avere la forza di fare in tutto la volontà di Dio. Nel letto di morte, due giorni prima di spirare, presenti i dodici figli, mamma Elisabetta chiese che si celebrasse una santa Messa per ringraziare il Signore dei quattro figli religiosi, due sacerdoti passionisti e due suore, considerandola la più grande grazia per la sua famiglia. Raccomanda ai figli: “Dopo la mia morte, canterete per me il Te Deum, in ringraziamento a Dio per i tanti doni ricevuti, soprattutto per la fedeltà alla mia vocazione cristiana e familiare, la rettitudine di coscienza, il buon carattere, i 12 figli e in particolare per i 4 figli religiosi”. Muore serenamente il 3 novembre 1978, dopo aver ricevuto la santa Eucaristia, assistita dai due figli sacerdoti. Riposa nella tomba di famiglia nel cimitero di Brendola (VI). Il 20 dicembre 1991 è iniziato a Vicenza il processo di canonizzazione. I tempi sono cambiati, ma la Chiesa vuole presentare a tutti Mamma Elisabetta come modello di vera mamma cristiana.


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III - SACRIFICIO E REDENZIONE

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Esperienza della croce di Antonietta Meo (Nennolina)

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ntonietta esprime spesso il desiderio di poter stare sempre accanto a Gesù, tanto da chiedere a Gesù di essere come la lampada rossa che arde vicino al tabernacolo, o di essere un giglio per adornare l’altare, ma ancora più, e qui entriamo nell’incredibile per una bambina della sua età, di stare insieme a Lui sul Calvario. Proprio con l’inizio dell’anno 1937, il tema principale delle sue lettere diventa proprio questo, in particolare dopo aver ricevuto il sacramento della Cresima, il 19 maggio, e dopo che la malattia si è ripresentata in quel piccolo corpo in modo devastante. Troviamo per la prima volta questa richiesta nella lettera 113, in cui lei scrive: “Caro Gesù, io voglio stare tutti i giorni sul Calvario con te, sotto la tua croce, vicino alla Madonnina”; poi tale richiesta si fa sempre più insistente, e si capisce che essa nasconde il desiderio più profondo di associarsi alle sofferenze del Signore, per la conversione dei peccatori, perché tutti possano andare in paradiso. Scrive infatti in un’altra letterina: “Caro Gesù Crocifisso, io lo so che Tu hai sofferto tanto sulla croce; ti prometto di fare tanti sacrifici per riparare ai peccati che ti hanno fatto tanto soffrire”. Antonietta era pienamente consapevole di quello che diceva, tanto che un giorno, quando già era in ospedale, dice alla madre: “Mamma, Gesù ha mandato due croci in questa casa; a te, la croce del dolore, a me quella del sacrificio”. Il dolore non la spaventa, perché era pienamente consapevole del suo valore redentivo, tanto che un giorno può dire al padre, quasi per consolarlo: “Papà, il dolore è come la stoffa: più è forte più ha valore”! Desiderava portare la sua croce fino alla fine, tanto che non voleva che si pregasse per la sua guarigione, ma voleva che si compisse la volontà del Signore. Emblematico è un dialogo in clinica tra lei e la madre: “Antonietta mia, pre-

Prima Comunione di Nennolina ghiamo Gesù che ti faccia scendere un pochino dal Calvario”. “No”! “Ma cara, io non ne posso più; queste tre ore (dalle dodici alle quindici), sono state terribili; i tuoi occhi sono ancora pieni di lacrime.... Io domanderò a Gesù di farti scendere dal Calvario”... Antonietta: “Ma tu non devi piangere, non voglio”! “Non vuoi? Ebbene io pregherò Gesù che ti faccia scendere dal Calvario”! “No, mamma: io non voglio; voglio restare sul Calvario con Gesù”! “Ebbene, resterai sola”. Antonietta chinò la testa, e un gran dolore lessi sul suo visino sofferente; ma fu un attimo, perché subito, pentita, dissi: “No, no cara; stai tranquilla, io resterò con te, sempre con te; se Gesù ti vuole sul Calvario, io ti starò vicino”! Antonietta mi guardò con riconoscenza e disse: “Sì, mamma, tu mi devi stare sempre vicino, sul Calvario; io farò la parte che mi tocca e tu quella della mamma”. Da queste parole possiamo capire quale ruolo lei dovesse avere sul Calvario. Questa sua insistenza di voler stare sul Calvario, probabilmente è dettata dalle sue esperienze mistiche. Nel diario

di P. Maurizio Buioni

Sintesi da A. Bergamini

della madre, leggiamo come la piccola dicesse di vedere qualche volta Gesù in croce, talvolta solo, talvolta con Maria e con la Maddalena. E questo non accadde una sola volta, ma più volte, specificando alla madre, che lo vedeva in carne e ossa, e che non le bastava immaginarlo, tanto che ad un certo punto si lamenterà perché non riesce più a vederlo. Sicuramente queste visioni l’hanno preparata al martirio che doveva ben presto affrontare. Infatti quando l’aggravarsi della malattia si fece evidente, e fu costretta a tornare in ospedale, tutte le testimonianze concordano nel dire che Antonietta non si lamentò mai del dolore che provava, e che anzi desiderava soffrire ancora di più, tanto che ad un certo punto confessa al padre che spesso si faceva mettere appoggiata sulla ferita (le erano state resecate tre costole) per poter soffrire di più e poter offrire di più al Signore. In conclusione, sembra opportuno riportare l’ultima letterina che detta a fatica alla madre, il 2 giugno del 1937, un mese prima di morire, nella quale possiamo notare come ormai la sua maturità spirituale abbia raggiunto il culmine dell’oblazione amorosa: “Caro Gesù Crocifisso, io Ti voglio tanto bene e Ti amo tanto. Io voglio stare sul Calvario con te e soffro con gioia perché so di stare sul Calvario. Caro Gesù, io Ti ringrazio che tu mi hai mandato questa malattia perché è un mezzo per arrivare in Paradiso. Caro Gesù, dì a Dio Padre che io amo tanto anche Lui. Caro Gesù, io voglio essere la tua lampada e il Tuo giglio. Caro Gesù, dammi la forza necessaria per sopportare i dolori che Ti offro per i peccatori [in questo momento è stata presa dal vomito]. Caro Gesù, dì allo Spirito Santo che mi illumini d’amore e mi riempia dei suoi sette doni. Caro Gesù, dì alla Madonnina che l’amo tanto e che voglio stare insieme a Lei sul Calvario perché io voglio essere la Tua vittima d’amore. Caro Gesù, Ti raccomando il mio Padre Spirituale e fagli tutte le grazie necessarie. Caro Gesù, Ti rac-

Dio Padre perché compie costantemente questi prodigi per il bene dei suoi figli. Il 17 dicembre 2007 è stato pubblicato il decreto che dichiara Nennolina “venerabile”. La Chiesa ha così riconosciuto che, benché così piccola, la bambina ha praticato, in maniera proporzionata alla sua età, l’eroismo delle virtù. Anche il processo istruito nella diocesi di Dallas in Texas, per esaminare il miracolo di una guarigione straordinaria attribuita all’interces­s ione di Nennolina, è giunto a buon punto. Se tutto si svolgerà speditamente, Antonietta Meo diverrà presto la più giovane beata non martire elevata agli onori degli altari, la più piccola nella storia della cristianità. Gesù aveva detto di essere venuto per i piccoli, i poveri, i malati. Sceglie come madre, Maria, l’umile fanciulla di Nazareth, perché “ha guardato all’umiltà della sua serva” (Lc 1,48) e in lei compie “grandi cose”. Dio sceglie la piccola Nennolina per fare, per mezzo di lei, grandi cose nella straordinarietà del suo quotidiano, della sua malattia, nella sua famiglia veramente cristiana. La famiglia Meo ha preso esempio forte da quella di Nazareth. Nella sua famiglia Nennolina ha imparato ad amare Dio, Gesù, lo Spirito Santo, Maria. É lì, all’interno di questa casa, che è stata catechizzata; lì ha appreso il grande amore per l’Eucaristia e il desiderio di riceverla nella notte di Natale. É lì che ha imparato ad amare Gesù Crocifisso e a desiderare di salire con lui il Calvario, per collaborare alla salvezza delle anime. Un esempio meraviglioso per tutti i “piccoli”. Un esempio e un insegnamento eccezionale per tutti i genitori nella difficile arte della educazione cristiana dei figli.

Giovani Amici festeggiano Stefano dopo la sua consacrazione

comando i miei genitori e Margherita. Caro Gesù, Ti mando tanti saluti e baci, Antonietta di Gesù”. Nennolina aveva iniziato a firmare le sue lettere prima semplicemente con il suo nome, poi con Antonietta e Gesù, fino ad arrivare alla firma che troviamo qui, Antonietta di Gesù. In questa ultima lettera sono presenti tutte le tematiche che hanno contraddistinto il suo cammino spirituale, cammino che l’ha portata a conformarsi totalmente con l’Agnello immacolato che si è offerto spontaneamente per noi e ha sofferto per redimerci dal nostro peccato. Conclusione L’esperienza di Antonietta Meo, piccola vittima d’amore di Gesù, ci lascia stupefatti come una “grazia tremenda e fascinosa” abbia potuto operare liberamente e compiere prodigi in una bambina così piccola. La sorpresa non sta tanto nel fatto che la grazia del Signore abbia agito così, ma nel fatto che essa sia stata accolta in un modo così straordinario da una bambina di appena sei anni. L’accoglienza è stata tanto pronta e generosa che ha portato questa creatura al dono totale di sé, fino al desiderio di desiderare ardentemente di conformarsi

pienamente a Cristo che tanto amava. La conformazione a Cristo Crocifisso avviene nello spirito evangelico della compartecipazione alle sofferenze del Figlio di Dio che si mostra fragile e impotente nella sua incarnazione, ma sempre onnipotente nell’amore. La testimonianza infantile ed insieme eroica di Nennolina, come traspare dalle lettere, ci ricorda il mistero della predilezione che il Signore ha sempre avuto per i piccoli e gli umili: è per questa predilezione che alcune anime, tanto piccole e grandi nello stesso tempo, possono raggiungere nell’amore vette così alte che una semplice esperienza umana non saprebbe spiegare. Questa predilezione richiede all’anima fortunata soltanto una risposta piena, un sì generoso e totale. Questa risposta Antonietta la dà offrendo lancinanti dolori e addirittura il sacrificio di una gamba, per condividere la sofferenza vissuta da Cristo con amore per salvare l’umanità. Proprio la storia di questa straordinaria bambina è una testimonianza viva di come il dolore cristiano possa trasformarsi in amore, associandosi al dolore di Cristo, che si è caricato dei nostri dolori per trasformarli in uno strumento di salvezza. Come desiderava Antonietta, lodiamo


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I NONNI: LA LORO TESTIMONIANZA E PRESENZA NELLA FAMIGLIA Compendiato da Mirko Testa su ZENIT del 6-4-2008

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al 3 al 5 aprile si è svolta a Roma la XVIII assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia, per riflettere sul tema: “I nonni: la loro testimonianza e presenza nella famiglia”, L’Assemblea ha invitato le famiglie a riscoprire la bellezza degli anziani e a renderli protagonisti della società, sottolineando la risorsa rappresentata dagli anziani per la Chiesa e l’intera società. Intervenendo all’assemblea plenaria, l’Arcivescovo Fernando Filoni, sostituto della Segreteria di Stato, ha ricordato una frase del filosofo cinese Lin Yutang: “Amiamo le vecchie cattedrali, i vecchi mobili, la vecchia argenteria, i vecchi dizionari, le vecchie stampe, ma abbiamo completamente dimenticato la bellezza delle persone anziane”. “Apprezzare questo genere di bellezza” è invece “essenziale alla nostra vita”, ha affermato il presule. Per questo motivo, in un contesto dominato dalla “cultura dell’efficienza” è necessario rilanciare il ruolo degli anziani, soprattutto nelle grandi città, in cui spesso si ritrovano isolati ed emarginati. Il 6 aprile Benedetto XVI ha ricevuto in udienza e ha rivolto un discorso ai circa 300 convegnisti, riuniti a Roma per sottolineare il ruolo di coesione, di supporto e sostegno dei nipoti, di mediazione nelle relazioni tra coniugi e nei rapporti tra genitori e figli ricoperto dalla generazione più anziana all’interno del nucleo familiare. Durante le sessioni di studio è stato messo in evidenza il ruolo positivo dei nonni all’interno delle diverse culture, in cui le famiglie sono continuamente minacciate. Soprattutto, si è sottolineato l’apporto degli anziani nell’educazione alla fede e nella conservazione e tutela della cultura di un Paese. Nel suo indirizzo d’omaggio al Papa, il Cardinale Ricardo J. Vidal, Arcivescovo di Cebu e membro del Comitato di Presidenza del Pontificio Consiglio per la Famiglia, ha spiegato che durante i lavori assembleari “sono emersi sentimenti di gratitudine nei riguardi dei nonni, persone cariche di affetto, di

Nonne e nonni felici al primo corso di Esercizi spirituali

delicatezza, di autorevolezza e di bontà, che trasmettono amorevolmente valori religiosi e morali”. Nel prendere la parola, il Papa ha detto che “i nonni sono una risorsa da valorizzare per poter far fronte alla crescente crisi di valori e modelli familiari”. Successivamente, il Pontefice ha sottolineato che i nonni sono “un tesoro che non possiamo strappare alle nuove generazioni”. Infatti, ha spiegato, “non si può progettare il futuro senza rifarsi ad un passato carico di esperienze significative e di punti di riferimento spirituale e morale”. Benedetto XVI ha quindi rivolto un appello affinché i nonni “ritornino ad essere presenza viva nella famiglia, nella Chiesa e nella società e continuino ad essere testimoni di unità, di valori fondati sulla fedeltà ad un unico amore che genera la fede e la gioia di vivere”. Una sfida questa resa ancora più urgente dall’emergere di “nuovi modelli di famiglia” e dal “relativismo dilagante”, che minano i valori fondamentali del nucleo familiare. Infatti, ha evidenziato, “sembra purtroppo avanzare la cultura della morte, che insidia anche la stagione della terza età. Con crescente insistenza si giunge persino a proporre l’eutanasia come soluzione per risolvere certe situazioni difficili”. “Oggi, l’evoluzione economica e sociale ha portato profonde trasformazioni nella vita delle famiglie – ha rileva-

to –. Gli anziani, tra cui molti nonni, si sono trovati in una sorta di “zona di parcheggio”: alcuni si accorgono di essere un peso in famiglia e preferiscono vivere soli o in case di riposo, con tutte le conseguenze che queste scelte comportano”. Per questo, ha detto, “la vecchiaia, con i suoi problemi legati anche ai nuovi contesti familiari e sociali a causa dello sviluppo moderno, va valutata con attenzione e sempre alla luce della verità sull’uomo, sulla famiglia e sulla comunità. Occorre unirsi per sconfiggere insieme ogni emarginazione, perché ad essere travolti dalla mentalità individualistica non sono solo loro – i nonni, le nonne, gli anziani – ma tutti. Se i nonni, come spesso e da più parti si dice, costituiscono una preziosa risorsa, occorre mettere in atto scelte coerenti che permettano di valorizzarla al meglio”. “Occorre sempre reagire con forza a ciò che disumanizza la società”, ha ribadito il Papa, esortando poi le comunità parrocchiali e diocesane “a venire incontro alle moderne esigenze degli anziani”. Infine, Benedetto XVI ha rivolto un pensiero al VI Incontro Mondiale delle Famiglie, che si celebrerà a Città del Messico dal 13 al 18 gennaio del 2009, affermando: “Tutte le famiglie cristiane del mondo guardano a questa nazione “sempre fedele” alla Chiesa, che aprirà le porte a tutte le famiglie del mondo”.

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LETTERE AL DIRETTORE di P. Alberto Pierangioli Ci puoi spiegare I - “Carissimo meglio che cosa sipadre, Io e mio gnifica? Io penso di marito stiamo paspregare molto: dico sando un periodo il rosario, anche più proprio buio. Sto volte al giorno, la accudendo mia macoroncina della midre che sta facendo sericordia, le lodi e chemioterapia e il vespro, oltre alla soffre tanto e spesso Promessa di amore mi è molto difficile. e altre preghiere, Ho un figlio con una anche se spesso mi grave depressione e distraggo. Può babrutta storia, che stare tutto questo? aggrava la sua situazione. Io e mio Amica di G.C. marito non sappiaCarissima, nel mo che fare. Ogni primo corso degli nostro intervento Gruppo di Rivisondoli e Pescocostanzo AQ riunito esercizi ho fatto suscita reazioni presso la Chiesa della Portella una catechesi sulla violente. Davvero di S. Carlo, che mi commuove tanto. Mi “Preghiera respiro non sappiamo proprio che cosa fare… fu regalato dai Passionisti a Betania, in dell’anima”, in cui ho cercato di risponAmica Palestina. Leggendolo, sembra davvero dere a tante domande che spesso mi di essere lì presente mentre nostro Signovengono poste sulla preghiera. Le comCarissima, ho riassunto la tua lettere sta soffrendo e morendo per noi. Dependio nel poco spazio che ho in questa ra e il tuo lungo sfogo. Ti ringrazio per sidero continuare a far parte degli Amici pagina. Ogni vera preghiera deve essere la fiducia con cui mi scrivi. II Signore Aggregati. Cerco di seguire sempre le un dialogo a due: noi parliamo e Dio ci sta permettendo queste prove davvemeditazioni mensili come fa il gruppo ascolta, Dio parla e noi lo ascoltiamo. ro grandi nella vostra vita. Ti assicuro di Morrovalle, al quale sono aggregata, Una recita frettolosa di preghiere vocali che vi sono tanto ricino e prego per te anche se a volte in tempi diversi. Va bene non è una vera preghiera, perché non è e famiglia. Il Signore permette queste così? un dialogo: siamo solo noi a parlare e prove, ma non è lui che le causa. Fanno non diamo a Dio il tempo per parlarci. parte della nostra vita, della nostra siRosaria Gesù ci dice di “pregare sempre” (Lc tuazione di povere creature. Abbi tanta Carissima, va bene così. Continua pazienza con la tua mamma: un giorno 18,1), ma poi aggiunge: “Non sprecate a ricordare e meditare la Passione di Gesù ti dirà che tutto quello che hai fato parole come i pagani, i quali credono di Gesù, servendoti dei libri che hai. La a lei lo hai fatto a Lui. Fallo con amore e venire ascoltati a forza di parole» (Mt fraternità di Morrovalle, nei suoi inconper amore. Penso che la prova più gran6,7). Se pregare è amare, come bisogna tri, prega sempre per gli Amici Aggregade sia ora tuo figlio. Con lui puoi fare amare sempre, bisogna pregare sempre. ti lontani e si sente unita a voi. É bello solo una cosa: pregare, pregare e avere S. Paolo della Croce raccomanda di prepoi che approfitti dei momenti di pausa pazienza, mettendolo nelle mani di Dio. gare «24 ore al giorno». Non è possinel lavoro, per pregare e meditare. Offri Intervenire anche con le migliori intenbile dire preghiere 24 ore al giorno: è il tuo lavoro al Signore. Gesù verrà a lazioni, quando il figlio è in questo stato possibile amare Dio sempre, pensare a vorare con te e il tuo lavoro sarà meno d’animo, non ottieni nulla e peggiori Lui, dialogare con Lui, ascoltarlo, fare pesante e più fruttuoso. Mentre tu stai la situazione. Offri la tua sofferenza e tutto sotto il suo sguardo, offrire a lui al lavoro, in qualsiasi ora del giorno, in quella di tuo marito al Signore e metti tutto quello che facciamo. Questa è la molte parti del mondo, secondo il fuso questo figlio nelle sue mani. Ne inconpreghiera continua, la preghiera del orario, si stanno celebrando centinaia di tro tanti di questi casi. Non serve nepcuore. É una vita incentrata su Dio, che sante messe: Gesù sta offrendo al Padre pure andare dall’esorcista, se non viene si svolge tutta in Dio, con Dio, per Dio. il suo sacrificio, ma anche il tuo lavoro, lui. Conviene andare in chiesa, per affiE’ un colloquio continuo con Dio, fatto se lo fai in Lui, con Lui, per Lui. Così darlo al Signore e alla Madonna. più con il cuore che con le labbra, più anche il tuo lavoro diventa un sacrificio, con la vita che con le parole. Questo sicome una messa offerta al Padre per la gnifica “meno preghiere e più preghiesalvezza del mondo. II - Carissimo padre, lavoro in un vira”. In questo modo poi faremo meglio vaio e questo mi occupa tutto il tempo. e con più frutto anche le preghiere vocaNei momenti di pausa, quando non ci li, impareremo ad approfondire la ParoIII - Carissimo padre, in questo anno, sono i clienti e rimango sola, io recito il la di Dio ed il “grande Maestro”, che è lo ci stai parlando della preghiera, sulRosario, o leggo il vostro libro “Voi siete Spirito Santo, ci guiderà per mano alle la rivista, nei ritiri e ne parlerai negli miei Amici”, o qualche altro libro, come vette più alte della preghiera cristiana. esercizi. Ci dici spesso che dobbiamo “La Passione di Gesù Cristo” di P. Luigi fare “meno preghiere e più preghiera”.


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AMICI NEWS

TESTIMONIANZE

Mons. Martino Elorza

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di Francesco di PieraValori Iucci divina del perdono, si accostarono insieme alla Eucaristia, come aveva desiderato la piccola Santa. Dopo la Messa abbiamo sostato in preghiera dinanzi alle tombe di Mamma Assunta e di Alessandro, qui traslata dal cimitero di Macerata; le due salme ora riposano una di fronte all’altra, a testimonianza che la misericordia di Giornata di ritiro per la fraternità di Moricone RM: 29-06-2008 Dio è infinita se c’è l’incontro con il Dio della S. Gabriele, il secondo corso per le famimisericordia. Siamo tornati alle nostre glie degli Amici di G.C.. Hanno partecicase, conservando nel cuore le parole pato in 65, tra genitori e figli. Il P. Luciadi Maria Goretti, piccola grande amica no Temperilli ha svolto le catechesi sui di Gesù Crocifisso, che nel suo letto problemi della famiglia oggi, seguiti da di morte si è unita alle sofferenze della tutti con molto interesse. Il P. Alberto Croce, per la salvezza e la conversione Pierangioli ha animato le lodi del mattidel suo uccisore. no e momenti di adorazione. Il Sandro Avv. Marika Astorri Lazzarini Pippa, Suor Carmela e Donatella hanno seguito i ragazzi. I Due Corsi di Esercizi P. Bruno de Luca Spirituali degli Amici di Gesù C. Sintesi della XXIII Giornata MondiaDal 4 al 9 Agosto si è tele della Gioventù: 15/20 luglio 2008 nuto a S. Gabriele il 20° corBenedetto XVI, parlando da Castel so di esercizi spirituali, con Gandolfo il 27 luglio 2008, ha afferil tema: “La Preghiera Liturmato che la G.M.G. in Australia è stata gica e i sacramenti”. Hanno una nuova Pentecoste. In questo avvenipartecipato in 56 Amici. mento, al quale hanno partecipato circa Tutto si è svolto con grande 230.000 giovani di tutti i continenti, è partecipazione e interesse. ripartita la missione dei giovani, chiaP. Alberto ha tenuto le camati ad essere apostoli dei loro coetatechesi, con vari interventi nei. Il papa ha sottolineato come queste e domande da parte dei giornate formino le tappe di un granpartecipanti; e poi alla sera de pellegrinaggio attraverso il pianeta, la Celebrazione Eucaristica per manifestare come la fede in CriAmici di Morrovalle in pellegrinaggio a Corinaldo con istruzione. P. Bruno, sto ci renda tutti figli dell’unico Padre ha suggerito una riflessioche è nei cieli e costruttori della civiltà della sua vittima; quando, tornò libero, ne ogni mattina alle Lodi e ha tenute le dell’amore. Durante la grande celebral’11 marzo 1929, dopo 30 anni di carceadorazioni eucaristiche. Momenti parzione eucaristica del 20 luglio, con la re, una delle prime cose che fece, fu di ticolari sono stati: una mezza giornata partecipazione di quasi mezzo milione recarsi a Corinaldo per cercare Mamma di deserto, la Via Crucis, percorrendo di persone, il Santo Padre ha amminiAssunta. Suonò alla porta e gli aprì proall’esterno le nuove stazioni artistiche; strato il sacramento della Confermazioprio Assunta. Egli si mise in ginocchio le scenette teatrali e canti tenuti dal ne a 24 giovani di vari continenti, di cui davanti a lei, chiedendo umilmente il gruppo della Madonna della Stella; infi14 australiani, invitando tutti i presensuo perdono.. La donna gli disse: “Ti ne le consacrazione nella Messa concluti a rinnovare le promesse battesimali. ha perdonato Marietta, vuoi che non siva. La partecipazione, dalle Lodi del Così questa Giornata Mondiale si è trati perdoni io?”. La cosa più toccante fu mattino al Rosario e Compieta del dopo sformata in una nuova Pentecoste alla messa di mezzanotte di quel Natacena, nonostante l’età avanzata di tanti, le la presenza di Mamma Assunta e di Maria Grazia Coltorti è stata ammirevole. Dal 18 al 23 agosto Alessandro, che, riconciliati dalla grazia si è svolto, sempre presso il santuario di Pellegrinaggio al santuario del perdono a Corinaldo Il 15 giugno 2008 il gruppo degli Amici di G.C. di Morrovalle si è recato al Santuario di S. Maria Goretti a Corinaldo AN, per riflettere sul perdono nel paese natale della piccola martire, dove c’è la casa dove è nata e dove è sepolta Mamma Assunta, la madre della santa, che morì a Nettuno a soli dodici anni. Maria Goretti è sepolta a Nettuno. Nel santuario a lei dedicato a Corinaldo ci sono le ossa della mano, con cui la fanciulla cercò di fermare il suo aggressore, prima di essere barbaramente colpita. Il nostro gruppo, accompagnato dall’assistente P. Alberto, è stato accolto con cordialità dal Padre Franco Morico, Rettore del Santuario. Durante la Messa ci ha rivolto toccanti parole, ricordando come la giovane Goretti perdonò subito il suo aggressore, Alessandro Serenelli, dicendo in punto di morte con celestiale mitezza, di volerlo con sé in Paradiso. L’uccisore fu convertito dal perdono

Dott.ssa Adele Caramico Stenta

Visita alla famiglia di Cinzia a Sulmona Le mani del sacerdote Carissimo padre, la ringrazio infinitamente per le belle parole, ma sono io che devo ringraziare il Signore per aver conosciuto lei e per avermi dato il privilegio di accoglierla nella mia casa per ben due volte. Non riesco ancora a ritenerla una cosa “normale”, la vedo sempre come una grande grazia del Cielo. Una volta lessi un brano di una santa, la quale diceva che se avesse avuto davanti il più grande Santo e l’ultimo dei sacerdoti, sicuramente sarebbe corsa a baciare le mani del sacerdote, perché pur peccatore che volesse essere, quelle mani trasformavano il pane e il vino nel Corpo e Sangue di Cristo! Quelle parole non le ho più dimenticate e mi hanno fatto capire chi sono i sacerdoti e perché il Signore li ama tanto! La ringrazio ancora per il dono, per me meraviglioso, del segno passionista che ho subito appuntato all’abito: ha un valore inestimabile!!!! Ho letto con interesse la sua lettera al gruppo di Roccaraso ed ho appreso del suo ritorno a Ottobre, spero in quell’occasione di farle conoscere

mio marito, magari partecipando ad un incontro di catechesi; mi affido al Signore affinché questo avvenga. La ringrazio per tutto ciò che fa per noi laici, per il movimento Amici di Gesù Crocifisso e per la cura che si prende delle nostre anime in questo cammino di santità. Il Signore benedica lei, il suo lavoro e le sue intenzioni. Cinzia di Sulmona

a dire il mio “si”, per fare il salto di qualità che mi richiede. Paola Perini Gioia dei cuori per una consacrazione Carissimo Padre, le tue parole mi sono sempre di grande aiuto, soprattutto ora che devo prepararmi bene alla prima Consacrazione. L’annuncio inaspettato della mia anticipata consacrazione ha suscitato in me inesprimibili emozioni. Come posso meritare io questo? Vorrei saper descrivere la gioia dimostratami dalle sorelle del gruppo, con bellissime lettere ed esortazioni di una spiritualità commovente. Non potevo immaginare, che lo Spirito Santo, unisse i cuori degli uomini con fili così sottili, che se ne vede la preziosità, solo quando guardi con gli occhi dell’amore. Con profonda gratitudine offro tutto ai cuori di Gesù e Maria, consapevole che oggi mi è stata donata una grande grazia. Giulia

Il “sì” nella fede Il Signore ha accolto nel suo giardino un altro fiore, ha chiamato a sé mia sorella Maria. É stato un momento difficile da accettare, questa partenza così improvvisa e il dolore che porta con sé. In un primo momento, meditando su “Maria e l’obbedienza nella fede”, non è stato facile dire il “si” e accettare la volontà di Dio. Piano piano, poi la Madonna mi ha aiutato a riflettere su ciò che mi stava capitando e quindi ad accettare questa nuova realtà. La Madre di Dio ci è sempre accanto anche quando arrivano le prove più difficili perché conosce quelle prove, le ha toccate con mano prima di noi e come madre, ci consola con il suo amore. Offro questo momento particolare al Signore, che sa trarre il bene Isabella e Davide con Sofia e Gemma al da ogni cosa; con l’esempio Ritiro delle famiglie e l’aiuto di Maria, mi aiuterà

Dalla Sardegna al ritiro delle famiglie

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olti degli Amici mi conoscono, avendo letto la mia testimonianza dello scorso anno, quando, nonostante la mia grave malattia e tutti i farmaci che dovevo continuare a prendere in gravidanza e allattamento, nonostante il parere dei medici, potei annunciare con gioia la nascita di Gemma, sanissima e serena. A 13 mesi dalla sua nascita, sto continuando ad allattarla e la mia malattia continua a non manifestarsi, con enorme sorpresa dei medici. Era grande il mio desiderio di partecipare a questo corso delle famiglie degli Amici di Gesù Crocifisso, dal 18 al 23 agosto, presso il Centro di Spiritualità di S. Gabriele,

per condividere la mia gioia con voi. Come due anni fa, mio marito, in pieno agosto, ha chiuso la pizzeria che gestiamo in provincia di Nuoro in Sardegna e siamo partiti con le due figlie, Sofia e Gemma, per questo corso di spiritualità passionista. In questi giorni di grazia, condividendo con voi la preghiera, le esperienze, le emozioni, posso dire che la grazia più grande che possiamo chiedere a Dio, è quella di abbandonarci a Lui, Solo così Lui può operare meraviglie in noi, può liberarci, guarirci, guidarci nel cammino di santità e renderci testimoni gioiosi di Cristo risorto. Isabella Bomboi e Davide


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XX CORSO DI ESERCIZI SPIRITUALI

Testimonianza e martirio nella famiglia

4-9 e 18-23 agostoNovembre

Un corso per imparare il respiro dell’anima Il corso di esercizi spirituali, svoltosi dal 4 al 9 agosto u.s. presso il santuario di S. Gabriele, dal tema “La preghiera liturgica e i sacramenti”, con 56 partecipanti, era il 20° della serie, da quando fu iniziato alla Madonna della Stella PG e nacque il MLP “Amici di Gesù Crocifisso. Ci hanno guidato le profonde riflessioni del p. Alberto Pierangioli, integrate dalle adorazioni eucaristiche del P. Bruno De Luca, che ci ha offerto un provvido esame di coscienza per un cammino di santità. E’ stato un itinerario di fede, dove la preghiera è diventata una esperienza viva di ascolto, il respiro dell’ anima assetata di Dio. Nel dialogo pomeridiano, a piccoli gruppi, abbiamo scambiato le proprie esperienze di fede. É stato un crescendo di intensità spirituale, dalle lodi del mattino alle celebrazioni eucaristiche pomeridiane e alla conclusione della giornata con la recita del rosario e compieta, nella cripta del santuario, sotto lo sguardo di S. Gabriele. Momenti forti sono stati anche la mezza giornata di deserto, la consacrazione solenne a Gesù Crocifisso di alcuni Amici, nell’ultima messa. Abbiamo riscoperto i valori della preghiera, il dono dei sacramenti e in particolare del Battesimo. A noi il compito di vivere quanto abbiamo appreso, non dimenticarlo mai, per offrirci come dono ai fratelli. Margherita Padovani Mi sono sentita accolta, amata, accettata Caro padre, voglio ringraziarla per tutto ciò che ho ricevuto durante il corso degli esercizi spirituali. Mi sono sentita accolta, amata, accettata, come

non mi era mai successo in questi ultimi anni con altri gruppi. Inoltre ho imparato molto grazie alle sue catechesi, sempre molto chiare e dettagliate, aiuto prezioso nella crescita spirituale. Ho anche toccato con mano la presenza viva del Signore. Sento ancora viva in me l’esperienza degli esercizi, sento una forza interiore ed una carica spirituale molto forte, ho voglia di agire, ma so che devo aspettare e lasciarmi andare abbandonandomi tra le braccia di Gesù che mi indicherà la strada da seguire al momento opportuno, tanto con Lui sono in buone mani. Spero di continuare a crescere seguendo il cammino intrapreso. Papa Lucia L’acqua del deserto L’otto agosto, negli Esercizi a S. Gabriele, abbiamo avuto la mezza giornata di deserto. Ci è stato dato come acqua per dissetarci il brano di Apocalisse 3,14-21: “Non sei né freddo né caldo. Sei un povero, cieco e nudo. Io quelli che amo li rimprovero. Ecco sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me”. Il momento del deserto è un momento prezioso di dialogo con il Signore, ma anche un momento difficile: è una resa dei conti. Il Signore è alla porta e vorrei che entrasse subito nel mio cuore; ma mi sembra esitante, indugia. E’ vero, Signore, non sono come tu mi vorresti,

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Novembre di P. Alberto Pierangioli

di P. Alberto Pierangioli

ma non respingermi. Ho bisogno di te. Senza di te, non avrebbe senso la mia vita. Vuoi rimproverarmi? Ne hai ben motivo e te ne ringrazio: anche questo è un segno del tuo amore, ma se grande è la mia colpa, infinitamente più grande è la tua misericordia. La mia anima è nuda davanti a te: “Quello che è male ai tuoi occhi io l’ho fatto” (Sal. 50). Perdonami, Signore, ma adesso entra nel mio cuore. Riempilo di un amore puro, gratuito, che non cerca riconoscimenti. Non ti chiedo niente per me. Tu conosci già i miei bisogni. Vorrei invece che la mia preghiera fosse solo lode e ringraziamento per quanto mi dai e richiesta di perdono per l’amore misero che so offrirti. F. M.

teressanti, la grande Via Crucis all’aperto, la solenne messa conclusiva, in cui i coniugi, circondati dai lori figli, hanno rinnovato le promesse del matrimonio. I 65 partecipanti sono ripartiti dandosi l’arrivederci, per continuare il cammino alla luce di Gesù crocifisso e risorto. Riccado Rucci “Eccoci!” Caro padre, dagli esercizi spirituali a S. Gabriele, abbiamo ricevuto una grande ricchezza nello spirito e una certezza sempre più profonda che Gesù ci chiama a servirlo con una vita che si fa vangelo vivo. Sono sempre più convinta che Gesù con Maria, ci sta preparando ad un compito molto concreto, ad un’azione orante nel servizio delle creature. Non mi preoccupo di cosa ci farà fare, gli dico: “Eccoci!”. Dobbiamo portare l’amore di Dio in concreto alle creature e in tutte le situazioni, che richiedono un amore concreto, come il “sì” di Maria, infaticabile umile serva del Signore. Manuela e Fabio

“Mi ami tu?”. Caro padre, fin dal primo giorno degli Esercizi ho cercato di stare con Gesù, con un desiderio profondo di seguirlo. La parola ascoltata, le testimonianze delle sorelle e dei fratelli mi hanno arricchita molto. Abbiamo riflettuto sul dono del battesimo. Ringrazio i miei genitori che il 15 Aprile 1946 mi hanno battezzata e ringrazio te che hai fatto luce nella mia mente e nel mio cuore, suscitando in me il desiderio della santità. So che questo richiede una vita di lavoro interiore e tanta grazia di Dio. Ogni giorno offro la mia vita al Signore e gli chiedo di non allontanarmi mai da lui. Quando mi chiede: “Clara, tu mi ami?”, desidero rispondere come Pietro: “Signore, Tu lo sai che ti amo”. Io non sono come Pietro che sa pascolare le pe-

Amici al primo corso di Esercizi spirituali: 4-9 agosto 08

Partecipanti al ritiro spirituale delle famiglie: 18-22 agosto 08

corelle del Signore, ma vorrei almeno essere in grado di donare un sorriso, una dolce parola, un aiuto, senza mimetizzarmi tra coloro che non credono. Nelle adorazioni eucaristiche di questi giorni ho pregato Gesù di aiutarmi a fare la sua volontà e a portare la mia croce per trovare in essa la salvezza e la santità. Durante il deserto ho chiesto a Gesù di potare i miei tralci secchi perché possano germogliare di nuovo e portare molto frutto. So che Gesù mi aiuterà a lavorare nella vigna degli Amici di G.C. ed io gli rendo grazie, impegnandomi nel mio lavoro. Clara Ritiro spirituale delle famiglie Perdonami, padre, se non sono stato puntuale agli esercizi spirituali il giorno 18. Come sai, mia moglie, Maria Teresa, sta facendo la chemio e queste cure le recano molta sofferenza.. Lei voleva che partissi puntuale per gli esercizi, ma il 19 agosto aveva una visita importante dall’oncologo, non mi sono sentito di lasciarla sola e ho voluto accompagnarla. Vedo con dispiacere che, con la chemioterapia che sta facendo, posso arrecarle solo il conforto di starle vicino, tacere e pregare. Abbiamo offerto a Gesù le nostre sofferenze e siamo sereni perchè confidiamo molto in ciò che il Signore vuole da noi. Con molto sforzo di volontà e coraggio, Maria Teresa è serena e non trascura la santa Messa e Comunione. Scusami se sono arrivato solo il 20 agosto agli esercizi delle Famiglie degli

Amici di G.C. presso il Centro di Spiritualità del santuario di S. Gabriele. Ogni anno, dopo questa esperienza, il mio cuore rimane ai piedi del Santissimo Sacramento, nella bella cappella del Centro. Anno dopo anno, ci vengono donati, con gioia e abnegazione, gli elementi essenziali che portano sulla via della santità. Molto interessante è stato il tema della famiglia, trattato in questo anno dal padre Luciano Temperilli. Le varie catechesi hanno trattato, tra l’altro: “La situazione attuale, come segno dei tempi”, “La coppia nel progetto di Dio”, “La relazione nella famiglia”, “La sfida educativa”, “La famiglia: una tenda nel provvisorio”. Il padre Temperilli, servendosi anche dell’ausilio di audiovisivi, è riuscito a farci capire la profondità del problema che vive oggi la famiglia e nello stesso tempo, con dialogo pacato e sereno, ha portato i coniugi ad esporre le proprie esperienze e difficoltà, rendendo molto interessante il dialogo. Oggi la vita diventa sempre più banale e incerta. Non c’è più posto per Dio e per i suoi insegnamenti. Si vive alla giornata. La famiglia è sempre più a rischio, sia come coniugi, sia come genitori; noi dobbiamo guardare l’avvenire alla luce della “speranza”, come ci insegna il Papa, Benedetto XVI, con la sua bellissima enciclica “Spe salvi”. In queati giorni di ritiro, oltre alla liturgia delle ore e l’Eucaristia quotidiana, vi sono stati momenti molto forti, come l’adorazione davanti al SS. Sacramento, la consacrazione solenne a Gesù Crocifisso di Stefano Dichiara, la proiezione di film e di “power point” educativi e in-

Fatica a reinserirmi nel quotidiano Tornata dal ritiro spirituale a s. Gabriele, faccio fatica a reinserirmi nel mio quotidiano, tanta è stata l’intensità della preghiera e la condivisione vissuta insieme in questi giorni. Ti ringrazio per questa grande opportunità che ogni anno ci offri e ringrazio p. Luciano Temperilli che con il suo fare aperto e gioviale verso di noi ci ha fatto riflettere molto sul nostro rapporto di coppia e su quello con i nostri figli e i nostri amici. Ogni volta torniamo a casa con qualcosa di nuovo su cui riflettere a lungo e quest’anno è sulla parola “rispetto” che vorrei lavorare, perchè molto spesso ci copriamo dietro ad essa perchè manchiamo di coraggio nel parlare o nell’affrontare le situazioni che la vita ci presenta. Ringrazio il Signore per il dono della famiglia e per il dono supremo della fede, chiedo di accrescerla in me e nei miei fratelli in Cristo e lo supplico di continuare a bussare alle porte che non riescono ad aprirsi, per prendere dimora presso di loro e mostrare quella via luminosa che solo Lui fa percorrere. Fiorella


CONSACRAZIONE DI STEFANO Dichiara Stefano, giovane disabile, Amico di Gesù Crocifisso insieme ai suoi genitori fin da piccolo, il 21 agosto si è consacrato a Gesù Crocifisso, durante il Ritiro delle famiglie a S. Gabriele. Subito dopo ha dettato questa testimonianza. Lo ringraziamo e gli facciamo tanti auguri. P. A.

Sono Stefano Dichiara, ho 17 anni, sapendo di fare oggi la Consacrazione a Gesù Crocifisso, mi sono svegliato tanto emozionato. Mi sono recato in cappella per la celebrazione con molta gioia, soprattutto perché avrei ricevuto Gesù prima nella sua forma lignea di Crocifisso che desideravo con tutto il mio cuore, poi ancora più perchè lo avrei ricevuto nella Eucaristia. Il momento è stato cariStefano felice di consacrarsi a Gesù Crocifisso, co di emozione infatti il mio cuore batteva forte. Tutti i miei amici tra i suoi genitori, Aldo e Daniela pregavano con me e per me con canti accompagnati dalla musica. Mia madre ha letto per me la promessa e tutto ciò che comporta. Io ho seguito molto attentamente e con tanto sentimento. Il mio cuore batteva forte, tutti i miei amici pregavano con me e per me con canti scelti da me. Con la stessa emozione del risveglio, ho emesso le parole della mia consacrazione. Alla fine della cerimonia pensavo che ora sono un consacrato a Gesù Crocifisso: lo devo portare sempre nel cuore e subito ho provato un grande amore per tutti. Ho ripensato a quando avevano pianto per me e per le mie parole nel pomeriggio di qualche giorno prima, quando c’erano state piccole incomprensioni; in quel momento mi sono commosso, perchè voglio bene a tutti e sarò per sempre loro amico. Io spero che tutti i giovani amici possano vivere questo momento di gioia per la loro consacrazione, perciò prego per questo, perché, crescendo, decidano di fare la consacrazione, per portare Gesù nel loro cuore. Ringrazio Dio per tutto e prego per il Padre mio Alberto, per la famiglia e per i miei amici. Stefano Dichiara

CALENDARIO AMICI 13 settembre: 14 settembre: 20 settembre: 05 ottobre: 6-8 ottobre: 9-11ottobre: 18 ottobre: 19 ottobre: 26 ottobre: 09 novembre: 16 novembre: 14 dicembre: 31 dicembre:

Consiglio Esecutivo Amici a Morrovalle: ore 15-18,30 Ritiro Mensile a Morrovalle. Consacrazioni presso chiesa S. Tommaso di Canterbury AP: ore 16,00-20,00 Ritiro mensile a Morrovalle. Animazione e consacrazioni (8 ott.) a Roccaraso, Rivisondoli, Pescocostanzo Animazione e consacrazione (11 ottobre) a Trasacco. XIX Consiglio Nazionale: elezione del Consiglio Esecutivo. S. PAOLO DELA CROCE a Morrovalle Ritiro e consacrazioni alla Madonna della Stella PG Ritiro Mensile a Morrovalle Ritiro e consacrazioni a Giulianova Lido Ritiro Mensile a Morrovalle Ore 22,00: Adorazione, messa di ringraziamento, momento di festa.

Ricordiamo al Signore i nostri defunti: Fusari Crocetti Ida di Macerata, consacrata perpetua: 4-8-08 Un grazie sincero a coloro che hanno inviato la loro offerta per le spese di stampa Settembre / Ottobre 2008 – Anno IX n. 5 Autor. Trib. di MC n. 438\99 del 17-12-1999 Sped. Ab. Post. D.353/2003 (L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, Comma 2, DCB Macerata Editoriale ECO srl - C. c. p. 11558624 Dir. Tonino Taccone – Redazione: P. A. Giuseppe Pierangioli Piazzale S. Gabriele 2 – 62010 Morrovalle Mc Tel. 0733.221243 - Fax 0733.222394 - C. 349.8057073 http://www.amicidigesucrocifisso.org


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