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mici di Gesù Crocifisso A Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso”

Marzo - Aprile 2009 - Anno X n.2

SOMMARIO † Eucaristia: Fate questo in memoria di me. † Eucaristia: sacrificio di Cristo e della Chiesa. † Il Crocifisso è “il Signore” † Maria Maddalena Marcucci † Testimonianza sulla speranza † Promozione e difesa del bambino † Cristo doveva morire † Testimonianze † Saluto ai Coordinatori delle Fraternità S. Vincenzo Maria Strambi

† Consiglio Nazionale del M.L.P.


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Eucaristia: memoriale della Pasqua di Cristo Marzo (CCC 1322-1344)

Fonte e culmine della vita cristiana Così il Concilio Vaticano II ha definito l’Eucaristia (LG 11),; si può definire anche «fonte e culmine dell’amore». É quanto dice san Giovanni: «Gesù, dopo avere amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine” (Gv 13,7). Il Battesimo ci ha donato la vita nuova di figli di Dio, l’Eucaristia la nutre e completa l’iniziazione cristiana. La grande ricchezza di questo sacramento si esprime anche con la varietà dei nomi che la fede le dà: Frazione del pane, Cena del Signore, Memoriale della Passione, Santissimo Sacramento, Comunione, Santo Sacrificio, Santa Messa, Eucaristia, che significa “ringraziamento”. Infatti, Gesù, nell’istituire l’Eucaristia, “prese il pane e rese grazie” (Lc 22,19) (eucharistein): Gesù ringrazia il Padre che accetta il suo sacrificio per la salvezza del mondo. Il racconto più antico dell’istituzione dell’Eucaristia lo troviamo nella prima lettera di san Paolo ai Corinzi e poi nei primi tre vangeli detti sinottici. Al centro della celebrazione dell’Eucaristia si trovano il pane e il vino, che diventano il Corpo e il Sangue di Cristo. L’Eucaristia era stata prefigurata nella moltiplicazione dei pani, operata da Gesù per sfamare la folla; fu annunziata e descritta nel discorso alla sinagoga di Cafarnao (Cf Gv 6); fu istituita poi nella notte del tradimento, anticipando e perpetuando il sacrificio della croce. Gesù, sapendo che era giunta la sua “ora” di passare da questo mondo al Padre, nell’ultima cena lavò i piedi dei discepoli e diede loro il comandamento dell’amore [Gv 13,1-17]. Poi, per lasciare ad essi un pegno della sua continua presenza tra loro, istituì l’Eucaristia e comandò ad essi di celebrarla fino al suo ritorno: “Ho desiderato ardente-

Eucaristia: sacrificio di Cristo e della Chiesa. Aprile (CCC 1345-1372)

di P. Alberto Pierangioli

di P. Alberto Pierangioli

Gesù ci fa il dono dell’Eucaristia nell’ultima cena pasquale ebraica, poche ore prima della sua Passione. L’Eucaristia diventa così il memoriale del sacrificio di Gesù sulla croce, che dona la salvezza, lo rende presente e attuale, lo anticipa e lo perpetua, come segno della Nuova Alleanza. San Paolo ammonisce: “Ogni volta che manIl Corpo di Cristo: Pane spezzato per noi. giate di questo pane e bevete di mente di mangiare questa Pasqua con questo calice, voi annunziate la morte voi, prima della mia passione... Poi, del Signore finché egli venga” (1Cor preso un pane, rese grazie, lo spezzò 11, 26). e lo diede loro dicendo: “Questo è il Non ci sarebbe stato il pane spezzato e mio Corpo che è dato per voi; fate il sangue versato dell’Eucaristia, senza la questo in memoria di me”. Allo stesso Passione; ma la Passione sarebbe un epimodo dopo aver cenato, prese il calisodio lontano e isolato senza l’Eucaristia: ce dicendo: “Questo calice è la Nuova essa svela il vero significato della Pasqua Alleanza nel mio Sangue, che viene del Signore e questa a sua volta ci fa capiversato per voi” ( Lc 22,15-20 ). re il vero significato dell’Eucaristia. Per capire l’Eucaristia dobbiamo me“Fate questo in memoria di me”. ditarla alla luce della Passione; ma anDando questo comando, Gesù costiche la Passione si capisce meglio alla tuisce sacerdoti gli Apostoli e i loro sucluce dell’Eucaristia. La Chiesa definisce cessori e dà loro il potere di perpetuare l’Eucaristia “memoriale mortis Domiil suo sacrificio. Subito dopo la Penteconi”, memoriale della morte del Signore, ste, la Chiesa mette in pratica il comansecondo il comando di Gesù: “Fate quedo del Signore: infatti gli Apostoli «erasto in memoria di me” (1Cor 11,24). no assidui nella frazione del pane…» Questo comando di Gesù lega salda(At 2,42), cioè nel celebrare l’Eucaristia. mente la nostra vita all’Eucaristia. In La cena pasquale ebraica era un mememoria di Gesù significa improntare moriale della salvezza del popolo ebreo la vita su Gesù Crocifisso con la forza dalla schiavitù dell’Egitto. Il “memodell’Eucaristia. Inoltre, con l’Eucaristia, riale”, per il popolo ebreo, non era un il cristiano invoca per sé i frutti della semplice “ricordo” di un fatto passato, morte e risurrezione di Gesù. Per vivere era una ripresentazione di un fatto pienamente il messaggio della Nuova grandioso compiuto da Dio in favoAlleanza, s’impegna nella carità: lo re del popolo, che obbligava il popolo spezzare il pane diventa il simbolo dello a rivivere continuamente quel fatto, a spezzarsi per amore di Dio e dei fratelli. parteciparvi di nuovo e a legarsi con Partecipare all’unico pane e all’unico cauna nuova e più profonda fedeltà a Dio. lice richiede a tutti l’impegno di essere Il memoriale diventava un’alleanza, un un cuor solo e un’anima sola in Cristo. testamento, un patto di amore tra Dio e (At 4,32) (Cf Gabriele Cingolani: “La sua Tenda una il suo popolo. dichiarazione di amore”. Ed. Tendopoli).

suo corpo e del suo sangue, La celebrazione Eucariofferto sulla croce per constica cludere con l’umanità una Dal secondo secolo, come Nuova Alleanza. L’Eucaattesta il martire san Giuristia diventa così l’unico stino, le linee fondamentali sacrificio di Gesù che si della celebrazione eucaririnnova sino alla fine dei stica sono rimaste invariate secoli. fino ai nostri giorni. Esse si Gesù, come sacerdote e compongono di due grandi vittima, sulla croce offrì al momenti: Padre se stesso; sull’altare - La Liturgia della parooffre al Padre se stesso e la, con le preghiere introil suo corpo mistico, che duttive, le letture, l’omelia e siamo noi. Ma Gesù vuole la preghiera dei fedeli. da noi la ratifica di questa - La Liturgia eucaristiofferta. Quando partecipiaca, con la presentazione del mo alla Messa, anche noi pane e del vino, la consacrasiamo sacerdoti e vittime: zione e la comunione. dobbiamo offrire al Padre Il primo protagonista delGesù e noi stessi. Noi non la celebrazione eucaristica siamo chiamati ad ascolè il Cristo, come vittima e tare la messa, ma a parsommo sacerdote della Nuotecipare alla Messa, come va Alleanza; poi il sacerdote concelebranti del ministro che lo rappresenta; quindi i ordinato. Il sacerdote ordiCelebrazione della famiglia Passionista: S. Gabriele: 2-6-2008. fedeli che si riuniscono in nato, grazie al sacramento uno stesso luogo per partedell’Ordine, agisce in nome come sacrificio di amore. Egli che si era cipare al sacrificio. Tutte e due queste di Cristo e di tutta la comunità. Ma, offerto in sacrificio al Padre fin dalla parti sono fondamentali: Cristo prima come battezzati, partecipiamo anche nascita, completa il suo sacrificio sulla ci illumina e ci nutre con la sua paronoi del sacerdozio di Cristo e possiamo croce e lo perpetua nell’Eucaristia. Il la e poi ci nutre e ci fortifica con il suo offrire con Cristo al Padre tutta la nostra sacrificio della Croce è unico e non si Corpo e il suo Sangue. Ci si augura che vita, come sacrificio a lui gradito. ripete, ma sugli altari esso è reso presiano finiti i tempi in cui molti fedeli ensente, è come se accadesse ora. travano in chiesa quando era terminata L’Eucaristia è anche il sacrificio La Messa continua la liturgia della parola, perché per essi della Chiesa. Il sacrificio eucaristico di Gesù è risolo allora iniziava la vera Messa! La Chiesa, Corpo mistico di Cristo, petuto ogni giorno centinaia di migliaLa parte centrale della liturgia eucapartecipa all’offerta del suo Capo e con ia di volte; non c’è minuto del giorno e ristica è l’Anafora, che è lode, ringralui, essa offre anche tutta se stessa. Il della notte in cui non venga celebrato. ziamento, consacrazione e supplica e va sacrificio della Chiesa, cioè il nostro saOgni messa è ben riuscita se vi uniadal Prefatio alla Comunione. Comprencrificio, è reso perfetto perché è unito mo l’offerta della nostra vita, come una de l’Epiclesi, invocazione dello Spirito al sacrificio di Cristo. Vi partecipiamo messa continua. Mentre trascorriamo le Santo, perché trasformi il pane e il vino come se fossimo nel Cenacolo e sul Calnostre giornate piene di impegni, sugli nel Corpo e Sangue di Cristo e unisca i vario, uniti all’offerta di Cristo, insieme altari del mondo Gesù sta rinnovando fedeli per formare l’unico corpo mistico a Maria, agli Apostoli, ai Santi che sono al Padre l’offerta del suo sacrificio e di Cristo; l’Anamnesi che fa memoria in cielo. quello che noi stiamo facendo in quel della Passione, Risurrezione e ritorno momento. Come saranno più belle, più Il sacrificio eucaristico è offerto anglorioso di Cristo; la Comunione in cui fruttuose e serene le nostre giornate se che per i fedeli defunti che sono morti i fedeli ricevono il Corpo e Sangue di anche noi, mentre lavoriamo, corriain pace con Cristo e non sono ancora Cristo. mo, parliamo, pensiamo, ci uniamo pienamente purificati. Non conosciamo ogni tanto con la mente e con il cuore la loro sorte e per questo preghiamo per La Messa è il sacrificio del Cala questa offerta. Offriamo al Padre Gesù tutti i defunti. vario immolato e noi stessi, quello che stiamo facendo in quel momento: i nostri impeLa Chiesa definisce l’Eucaristia “meL’Eucaristia è il vero sacrificio gni, i nostri sacrifici, le nostre gioie e le moriale della morte del Signore”. La della Nuova Alleanza nostre difficoltà. Allora anche la nostra croce è l’altare sul quale Gesù ha celevita diventerà una continua messa, un Nell’Ultima Cena, con l’Eucaristia, brato il suo sacrificio, la sua prima ed continuo sacrificio di amore. Gesù anticipa al Padre il sacrificio del unica Messa, offrendosi al Padre per noi

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IL CROCIFISSO E’ “IL SIGNORE”

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Pensiero Passionista - Marzo/Aprile 2009

di Gabriele Cingolani cp

Di

ciamo e sentiamo dire spesso che il Risorto è il Signore. La formula è corretta ma potrebbe essere intesa in modo incorretto. Il suo significato è che Gesù Cristo è “manifestato” Signore nella risurrezione, ma “è” Signore in virtù della sua morte di croce. La risurrezione non è il contrapposto della crocifissione, ma la rivelazione del senso della crocifissione: il senso di un amore che voleva esprimersi nel dono di sé fino alla totale consumazione. In Gesù crocifisso, umiliazione e esaltazione non sono due movimenti contrapposti, ma l’unico movimento progressivo. La risurrezione afferma che l’umiliazione della croce non era fine a se stessa – questa sì che sarebbe stata una sconfitta – ma aveva come fine realizzare un amore senza limiti. L’umiliazione della croce dà alla gloria della risurrezione il marchio della vittoria definitiva dell’amore. Insomma l’umiliazione è già esaltazione. Il crocifisso è già “Il Signore”. “Per questo” Dio lo ha esaltato L’inno cristologico del capitolo secondo della lettera ai Filippesi spiega che, come non è separabile il Crocifisso dal Risorto, così non è separabile il titolo Crocifisso-Signore. L’apostolo Paolo trova questo testo già in uso nella comunità. Forse lo cantavano nelle assemblee liturgiche. Lo riporta per basare le sue esortazioni alla carità fraterna, mettendoci qualche adattamento per farlo combaciare con la sua teologia. L’ABBASSAMENTO “Pur essendo di natura divina”, Fil 2,6, Gesù Cristo non ha tenuto conto della sua condizione ma se n’è spogliato o svuotato (kenosi). La sua storia comincia dall’eternità. È signore da sempre, per natura, ma s’è fatto uomo come noi. L’inno è la testimonianza della fede della chiesa fin dai primi anni della sua esistenza. La divinità di Cristo, quindi la sua preesistenza, è creduta molto prima che Giovanni scriva il suo prologo. La dottrina non ha ancora spiegato come sia possibile restare Dio pur divenendo vero uomo. I concili ecumenici

sono ancora secoli lontani per parlare di unione ipostatica e di due nature nell’unica persona. Eppure la fede ha già afferrato la realtà e la proclama in un inno antichissimo che ancora oggi riverbera stupore. L’abbassamento non si limita al diventare uomo, ma è come un precipizio a diversi rimbalzi. Da uomo a schiavo, a condannato a morte, a crocifisso. “Assumendo la condizione di servo umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce, Fil 2,7.8. L’affermazione è molto complessa. Servo nel senso di schiavo è la condizione infima dell’essere umano. Non sembra riferirsi al “servo di Yawè” del vecchio testamento, del quale non s’era mai ipotizzata la condizione divina. Afferma non solo l’incarnazione ma un’immolazione radicale. Anche se, sotto l’influenza ellenistica, alludesse alla teoria che la condizione umana è un schiavitù, in ogni caso afferma che Dio s’è fatto solidale con noi fino all’estremo. Anzi, ci supera arrivando all’ultimo livello dell’azzeramento umano: la morte di croce. “Facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” potrebbe essere un’aggiunta di Paolo all’inno preesistente per esplicitare la portata salvifica della morte di Cristo, dottrina che egli sostiene di continuo nel suo ministero. È una morte scelta liberamente e vissuta come atto d’amore. Il Cristo non rinnega la sua condizione divina, ma ne depone la gloria e le conseguenze per assumere le conseguenze del peccato nella natura umana. Da Dio Signore in eterno per natura, appare uomo servo nel tempo per scelta libera d’amore. Come frutto di questo amore conquista – e il Padre la proclama – una signoria sull’umanità e sulla creazione, che gli compete non solo come Dio, ma anche come uomo. È come uomo che Gesù diventa Signore in virtù della sua morte di croce. Come Dio LO è fin dall’inizio. L’ESALTAZIONE Mentre l’inno volge al termine, un altro personaggio entra in azione. Finora era in campo il Figlio Gesù servo. Ora interviene il Padre, che presiede alla

procedura dell’incoronazione secondo le tre fasi del rituale orientale: - Esaltazione: Per questo Dio l’ha super-esaltato, secondo il significato originale del verbo, Fil 2,9; - Attribuzione del nome: “Gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome”, ib. Secondo la Bibbia, il nome esprime l’identità e la missione. Subito dirà che il nome è, appunto, Signore; - Acclamazione: “Nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sottoterra, e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio padre”, Fil 2,10-11. Così Gesù è rivestito delle qualità divine di cui s’era spogliato, con una gloria che ora investe anche la sua umanità e che si estende su tutto ciò che esiste. Tale glorificazione proietta nuova luce anche sul Padre, perché egli è a sua volta glorificato dall’obbedienza d’amore che il Figlio gli ha dimostrato. Il nome al di sopra di ogni altro è quello stesso di Dio stesso, tanto al di sopra che in passato non si poteva neppure nominare. È l’essenziale della professione di fede cristiana, che Paolo riporterà diverse volte. “Se tu confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti sarai salvo”, Rm 10,9. “Per noi esiste un solo Dio, il Padre, dal quale tutto proviene e noi siamo per lui; e un solo Signore Gesù Cristo, in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo per lui”, 1Cor 8,6. Il Crocifisso Risorto nella predicazione apostolica La predicazione apostolica proclama sin dall’inizio l’inscindibilità del Crocifisso Risorto. Pietro, capo degli apostoli, termina così il suo discorso di pentecoste: “Questo Gesù, Dio l’ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Sappia dunque con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso”, At 2,32.36. La stessa affermazione ripete a Cesarea Marittima in casa del centurione Cornelio, con adattamento per ascoltatori pagani: “Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno”, At 10,40. Per tutti

è chiaro che la signoria di Gesù si manifesta nella risurrezione, la quale ne rivela anche il perché: a motivo della sua morte per amore. Per risorgere era necessario che morisse, ma non di una morte qualunque. Ci voleva una morte da innocente, per scelta d’amore, cioè nella potenza dello Spirito Santo, come vittoria sul peccato e su tutte le forze del male che opprimono l’umanità. Anche dal semplice punto di vista umano, questo tipo di morte sarebbe colmo di vita, destinato in qualche modo a sopravvivere e perdurare. Realizzata nella persona divina del Verbo incarnato, in unione con lo Spirito Santo, è una morte signora della vita, che non può non sfociare nella risurrezione. La morte non può fare più niente contro il Risorto. Egli non solo sfugge al suo potere, ma le ha strappato di mano il potere che le consentiva di atterrare tutti gli esseri umani. Il Risorto condividerà il suo destino con quanti crederanno in lui, aderendo a lui nella fede e nei sacramenti. L’esperienza della “Signoria” del Crocifisso Risorto Uno dei momenti più gioiosi dell’esperienza cristiana è sentire il Crocifisso Risorto come Signore e possessore totale della propria vita. Siccome l’esperienza umana più realizzante è quella di amare e sentirsi amati, nel rapporto con Dio tale esperienza accade quando egli

Gesù esaltato sulla croce concede di verificare che il suo amore ha preso possesso totale della vita fino a colmare tutte le attese. Tale verifica invade tutti i livelli della percezione umana: la convinzione razionale, la certezza di fede, il coinvolgimento dei sentimenti e delle emozioni. Sapere che il Crocifisso Risorto dona senso di pienezza in tutto quello che avviene o che si compie. Sentire che la propria vita è basata su di lui con tale solidità che nulla la potrà scardinare. Essere certi che solo lui potrebbe chiedere qualunque cosa e solo a lui non la si negherebbe mai. E per lui essere disposti a tutto, compreso il morire. In una parola, potere affermare con tutta la sincerità del proprio cuore: tu solo sei il Signore, padrone unico del-

la mia vita, è uno dei segni più forti di maturità cristiana. Questo era lo stato di maturità spirituale di Paolo apostolo quando scriveva: “Ormai io reputo tutto una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Gesù Cristo, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura al fine di guadagnare Cristo. Perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la partecipazione alle sue sofferenze, diventandogli conforme nella morte, con la speranza di giungere alla risurrezione dai morti”, Fil 3,8.10-11. La conoscenza di Gesù Cristo come Signore non è quella secondo la carne, 2Cor 5,16, né solo quella intellettuale e informativa, ma è la comunione di vita, l’unificazione nello stesso destino che è morire e risorgere, l’adesione di fede che produce la conformazione di tutta l’esistenza. È un dono, perché neppure si può dire “Gesù è il Signore senza lo Spirito Santo”, 1Cor 12,3. Paolo sperimenta questa signoria specialmente quando, in mezzo alle tribolazioni, nella fase più dolorosa della sua sequela del Crocifisso, lancia la sfida: “Chi ci separerà dall’amore di Cristo?”. Sono persuaso che nulla “potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù nostro Signore”, Rm 8,35a. 39b. O quando osa presentarsi così alla tribolata comunità dei suoi Galati: “Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me”, 2,20. “D’ora innanzi nessuno mi dia più fastidio: io porto le stimmate di Gesù nel mio corpo”, 6,17


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MARIA MADDALENA MARCUCCI

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Apostola dell’Amore e della santità

di Max Anselmi Passionista Nel ventennale della nascita degli Amici di Gesù Crocifisso, pubblichiamo questo articolo introduttivo del P. Max Anselmi, editore e grande studioso degli scritti della serva di Dio M. Maddalena Marcucci, che fu la prima fonte di ispirazione nella nascita degli AGC nel 1989. Seguiranno altri articoli tratti dagli scritti della Serva di Dio. P. Alberto La santità è amore La Serva di Dio Maria Maddalena Marcucci Passionista ha dato un contribuito significativo perché la tesi della chiamata di tutti alla santità fosse accolta nel Concilio Vaticano II e stabilita come dottrina comune, pacifica e normativa (Cost. Lumen Gentium, V, nn. 39-42). Basterebbe questo dato per apprezzarla. Essa merita un’attenzione particolare anche da parte di coloro che si sentono mossi dallo Spirito Santo a promuovere il carisma passionista, perché su questo ha una parola molto importante da dire. Maria Giuseppina Teresa Marcucci, figlia di Casimiro e Sara Simi, nacque il 24 aprile 1888 a S. Gemignano a Moriano (LU) e fu battezzata il 26 aprile. Fu la terza di 4 sorelle, la “più amata e preferita di tutte”, dopo che il padre si decise di darle il primo bacio, come lei stessa racconta nella sua autobiografia. Alla lettura dei suoi scritti e in proporzione che la si conosce probabilmente succederà anche a noi quello che è successo al padre: di amarla molto. Innamorata dell’Eucaristia e di Gesù Crocifisso, fin da piccola, il 10 giungo 1906, a 18 anni entrò, con la sorella Elisa, nel monastero, ancora in fase di fondazione, delle Passioniste a Lucca. Il 27 giugno 1907 vestì l’abito religioso e volle prendere il nome di Maria Maddalena di Gesù Sacramentato. Alla fine del noviziato, il 5 luglio 1908, emise con particolare gioia la professione religiosa. Fu decisivo per M. Maddalena essere guidata, all’inizio della vita religiosa,

Sr. M. Maddalena Marcucci dal Ven. P. Germano, un santo passionista, direttore di S. Gemma Galgani, con­vinto che la santità consiste nell’amore di Dio, attinto dal­la memoria della Passione di Gesù. Questo aiutò M. Maddalena a mettere le basi di quella santità e di quella esperienza re­ligiosa che comunicherà a tanti con la sua vita e con i suoi scritti. Nel 1913 fu inviata nel Messico, per fondarvi un monastero; ma nel 1916 la persecuzione religiosa la costrinse a lasciare il Messico. Si fermò nella Spagna, per costruire a Deusto il primo monastero delle passioniste. Fu maestra delle novizie e superiora. Nel 1935 fu richiamata al monastero di Lucca come superiora. Durante il suo superiorato a Lucca, dal 1935 al 1940, lei lucchese, ebbe la gioia e l’onore di far costruire, fuori Porta Elisa, il monastero delle Passioniste come pure il santuario della sua concittadina, santa Gemma Galgani, completato e abbellito in seguito. Ripartì per la Spagna il 19 agosto 1941, dove fondò un nuovo monastero a Madrid.

Il voto di Amore Dal 1922 al 1928 fu diretta dal servo di Dio P. Juan Arintero, domenicano, fondatore e direttore della rivista “Vida Sobrenatural”. Il P. Arintero, dopo aver conosciuto la profonda vita interiore di M. Maddalena, le chiese con insistenza di collaborare alla sua rivista, scrivendo quanto sentiva nel cuore, per incoraggiare le anime a camminare nella via dell’amore. M. Maddalena iniziò a scrivere con spirito di fede e di obbedienza, firmandosi “J. Pastor”. Questi articoli furono poi raccolti in un volume: “La Santidad es Amor”, stampato e ristampato molte volte, tradotto in italiano e in altre lingue, permettendo così a M. Maddalena di continuare, in più vasto raggio, la missione di apo­ stola dell’amore di Dio. Il suo cuore diventa ogni giorno più una fornace di amore: fa prima il voto del più perfetto, come atto di amore per il Signore, poi il voto di amore a Gesù e quindi il voto di amare e fare amare Maria SS. Aveva spinto a fare il voto di amore anche il P. Arintero, al quale scriveva:: “Questo voto di amore consiste nel vivere una vita di amore e non voler vivere se non per amore; avere come fine unico del nostro operare l’amore di Dio, domandargli che la nostra vita si consumi come un olocausto d’amore, cioè, vivere e morire d’amore”. Madre M. Maddalena amò e promosse con impegno il carisma passionista. Scrisse moltissimo per diffondere l’amore e l’ideale alla santità: di lei finora sono stati stampati 6 grossi volumi di scritti, tra i quali figura la sua autobiografia, dal bel titolo “Apostola dell’amore”, definita dai teologi domenicani di Salamanca: “l’opera più sublime che conosciamo nell’agiografia cristiana e potremmo ben dire che non solo è la vita di un’anima straordinaria, ma anche la dottrina più bella e profonda che sia stata scritta

sull’amore di Dio per le creature”. A Deusto presso Bilbao, il 14 agosto 1920, vigilia dell’Assunta, in segno di assoluta e perpetua appartenenza al Signore volle imprimersi con un filo di ferro rovente il nome di Gesù sul petto. Dio ha donato alla Chiesa questa donna di altissimo valore morale e spirituale per far comprendere a tutti che lo scopo della vita è quello di diventare santi, amando Dio con dedizione assoluta, convinti che “la santità è l’opera più grande che si può realizzare su questa terra”. Scrive: “La mia missione su questa terra e in cielo è dare santi alla Chiesa e far capire quanto sia facile il cammino alla santità”.

Monastero S. Gemma M. Maddalena era consapevole che Gesù la voleva apo­stola del suo Amore. Scriveva, nel 1935: «Mi pare di udire il Signore che mi dice: «voglio che sia strumento del mio amo­re per molte anime». Fu vera aposto­la dell’Amore, con la sua vita, con i suoi libri, con le lettere. Quanto scri­ve lascia ammirati per la profondità della dottrina e per l’efficacia persuasiva dell’esposizione. Se si pensa che aveva frequentato solo la scuola elementare, non si può negare in lei un in­ flusso straordinario dello Spirito Santo. Con la sua vita e i suoi scritti comunica una visione serena delle cose e suscita un atteggiamento positivo verso la vita e lo stesso mistero della morte, aiutata in questo dalla sua fede indomita e dal suo amore incondizionato al Signore. Lo esprime molto bene a conclusione del-

la sua autobiografia: “Non voglio morire perché soffro, perché sono stanca di vivere, perché mi mancano le forze, perché io non posso far nulla, perché sono soltanto di disturbo… No! A tutto voglio dire addio, per recarmi alle rive eterne, alle isole ignorate, con un atto di fede nuda, di speranza e di amore in cerca dell’amore che la fede dà”. Alcuni testimoni: “Quando penso a Madre Maddalena provo una sensazione di serenità e gioia. Era una donna di grande levatura spirituale, molto dolce, ma nello stesso tempo molto forte, decisa e costante, specialmente per i suoi impegni con Dio e suoi rapporti eccezionali con lui”. Perfetta passionista: amare e fare amare Gesù Crocifisso Madre Maddalena, come perfetta Passionista, osservava pienamente il voto proprio dei Passionisti, cioè di meditare assiduamente la Passione di Gesù e propagarne la devozione con tutti i mezzi possibili; ha fatto un voto contemplativo, che è essenzialmente anche un voto d’amore, quello di far perpetua memoria della passione del Signore e della passione che continua nei fratelli e nelle sorelle fino al ritorno glorioso di Cristo. Ella viveva ai piedi della Croce in spirito di adorazione, di amore, di riparazione e di supplica, offrendo preghiere e penitenze per cooperare con Gesù alla salvezza di tante anime. Pur essendo una claustrale, era molto aperta, con vedute ampie ed era sempre in ascolto dello Spirito. La contemplazione di Gesù quale Messia unico e singolare, perché figlio di Dio e servo umiliato e sofferente, ha un valore determinante sia per evitare tentativi spirituali sostanzialmente inconcludenti, perché disordinati e dispersivi, come pure per ridare coerenza, compattezza e solidità al proprio cammino cristiano, unificando tutto nella grazia pasquale. Come la prima Pasqua ha rivoluzionato il mondo religioso ebraico e non solo, ma anche ogni altra idea ed iniziativa religiosa degli uomini, così la Pasqua di morte e risurrezione, messa al centro della propria contemplazione giornaliera, ha la capacità di rivoluzionare tutto: la vita religiosa, la cultura e

la vita concreta, perché ci porta ad accogliere la rivelazione dell’amore di Dio. Maria Maddalena Marcucci morì a Madrid, nel monastero passionista da lei fondato, il 10 febbraio 1960, poco prima di compiere 72 anni. Aveva pregato: “Una grazia ti chiedo, caro Dio, lì, dove cado morta, nasca un fiore che dica a tutti: questo fa l’amore!”. “O Gesù, io vorrei che sopra la mia tomba si potesse scrivere: Morta d’amore per Gesù, e che tutti quelli che lo leggeranno si sentano invogliati ad amarti”. Il 10 marzo 1989 fu iniziato il processo diocesano di Madrid per la sua beatificazione e fu chiuso il 5 novembre 1991. Le testimonianze raccolte sono confluite nella “Positio”, che è stata firmata l’11 marzo 1994 e consegnata alla Santa Sede: si spera che presto M. Maddalena sia dichiarata “venerabile”. Edizione integrale degli scritti di Maria Maddalena Marcucci a cura di P. Max Anselmi: 1. Apostola dell’amore. Autobiografia di Jesús Pastor ovvero di Maria Maddalena Marcucci Passionista pp. 791 2. Un’amica di S. Gemma. Madre Giuseppa del S. Cuore di Gesù, religiosa passionista, 1850-1921 pp. 373 3. Una Violetta del Giardino della Passione. Maria del Preziosissimo Sangue religiosa pas. spagnola pp. 235 4. Sulla Cima del Monte Santo. Corrispondenza spirituale fra P. Lozano O. P. e J. Pastor pp. 927 5. La sanità è amore pp. 631 6. Verso le vette dell’unione con Dio. Corrispondenza spirituale tra P. Arintero e J. Pastor, pp. 432 Altre opere sono in preparazione. Tutti i diritti dell’edizione italiana sono riservati alla Congregazione Missionaria Sorelle di Santa Gemma. Sorelle di S. Gemma - Casa Giannini - Via del Seminario 10 - 55100 Lucca Telefono e Fax: 0583-48237 Sito Internet: http://madremaddalena. wordpress.com


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TESTIMONIANZA SULLA SPERANZA

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Sunto della conferenza di Luigi Accattoli, vaticanista del Corriere della Sera (Roma 10/6/08) di Luigi Accattoli

Mi

mo facile, un cristianesimo poco rigoroso, un cristianesimo che rifiuti l’obbedienza al Padre se necessario fino alla morte, e alla morte di croce. Perché è dalla croce che nasce la nostra speranza, la nostra capacità di partecipare alle gioie e alle speranze e insieme alle angosce e alle tristezze dell’umanità. Per donare più gioia non vi è che un segreto: partecipare al mistero della salvezza della croce, della risurrezione, della morte che dà la vita (…) Ogni cristiano che, pur fatto segno di ostilità e di odio, dà la vita per i fratelli nell’amore e nella pace, partecipa in qualche modo al sacrificio redentore di Cristo. Per essere gioia del mondo non dobbiamo chiedere al Signore di scendere dalla croce ma di salirvi con lui”.

è stato chiesto di testimoniare – da giornalista – sui segni della speranza che possiamo cogliere intorno a noi, con riferimento alle tre scuole dello sperare indicate dal Papa nella “Spe Salvi”: la preghiera, l’azione, la sofferenza. Mi sono attenuto a esempi recenti romani. Ho messo insieme esempi piccoli e grandi. Marilivia Diotallevi L’incontro nella sofferenza con il Cristo sofferente è attestato con efficacia da una studentessa romana, Marilivia Diotallevi, che muore a 26 anni nel 2004 per un tumore del sistema linfatico, mentre prepara la testi in Ingegneria elettronica a Roma 3. In un’intervista televisiva Marilivia racconta d’aver affrontato la sua prova “con tanta forza, con tanta fede, con tanta fiducia” avvertendo di non essere “sola” nell’impresa perché “Lui – dice confidenzialmente del Cristo sofferente, come fosse un fidanzato – è sempre con me, con mia madre, con mio fratello: Lui ci deve aiutare, Lui ci aiuta io lo so, ci parlo ma non chiedo, perché lo sa quello di cui ho bisogno”. “Ci parlo ma non chiedo”: si sente spesso, nei malati più maturi, questa discrezione – questo riserbo nella preghiera, questo affidamento nell’invocazione. Non ci deve meravigliare che tanta maturità sia in una ragazza di 26 anni perché ci sono persone alle quali lo Spirito fa compiere un lungo cammino in breve tempo Don Andrea Santoro Dopo questa piccola sorella ora parliamo di un grande testimone della speranza, che l’ha attestata nel martirio, don Andrea Santoro (Missionario italiano, ucciso in Turchia il 5 febbraio 2006). Ecco le sue parole, che prendo da una lettera agli amici, che scrive da Trebisonda, nell’ottobre del 2005, quattro mesi prima del martirio. Descrive la sua speranza che lievita

Sintesi da A. Bergamini

Don Andrea Santoro in turchia nella preghiera in quella “fase” difficile che sta vivendo: “Tutta avvolta ancora nell’oscurità, in attesa che Dio ci indichi le sue vie. Questa attesa è fatta di silenzio, di preghiera, di speranza, di intima disponibilità a quello che Dio vorrà, di umiltà nell’accettare la povertà di risorse, di persone, di strumenti, di capacità personali. In questa fase, rileggo il passato della missione, scruto il presente, rivado agli inizi della chiesa a Gerusalemme, ascoltiamo le Scritture, cerchiamo di capire meglio

il mondo da cui veniamo e il mondo dove siamo arrivati (…) Intanto una buona notizia: domenica, cioè tra due giorni, battezzeremo un bambino di 3 anni e mezzo, mamma cristiana-georgiana, papà cristiano-armeno (...) Anche loro riceveranno il battesimo al termine del cammino che hanno iniziato. Il figlio apre loro la strada. Il battesimo del piccolo Imanuel è un avvenimento per noi. Il primo battesimo per me in questi cinque anni di permanenza in Turchia”.

Vittorio Bachelet in udienza da Paolo VI, nel 1973.

Vittorio Bachelet L’evocazione della fulgida figura di don Andrea mi richiama con forza a un altro splendido martire romano, Vittorio Bachelet, (insigne giurista, esponente democristiano, dirigente di Azione cattolica, ucciso dalla Brigate Rosse il 12-2-1980) testimone egli della speranza che cresce nell’azione. Ecco che cosa ebbe a scrivere su questo tema nella primavera del 1968, all’indomani della morte di Martin Luther King: “Un cristianesimo più capace di essere lievito di ogni valore umano, più capace di offrirsi con amicizia a tutti gli uomini perché tutti sa amare, non è un cristianesi-

Ancora una donna voglio ricordare: sposa e madre, insegnante e catechista, dirigente di Azione cattolica, che vive tra Roma – dove nasce – e Foligno – dove va sposa – dal 1942 al 1993. “Spero nel Signore” scrive quando scopre di avere un tumore e chiede la forza di “spalancare le braccia in piena offerta sulla croce, tutta protesa alla risurrezione, alla vita eterna: questa è la mia fede, questa la mia speranza, fammi crescere in esse fino al mio ultimo respiro”. Luigi Della Torre è il quinto testimone da me chiamato a parlarvi della speranza, quella dell’attesa serena e mansueta dell’incontro con il Signore dopo un serio intervento al cuore. Lombardo trapiantato a Roma, parroco innovatore e maestro di liturgia, così mi parlò una volta che l’intervistai: “Vivo ora con riconoscenza al Signore che mi mantiene nella speranza di incontrare lui veniente, e che nella fede e nella carità mi offre l’opportunità di vivere con pace gli ultimi anni di vita, tra affetti che accolgo come doni”. Paolo Giuntella Il sesto testimone è Paolo Giuntella, il creativo, festoso, cristianissimo collega quirinalista del TG1, che ci ha lasciati il 22 maggio 2008, portato via

a 61 anni da un tumore allo stomaco e poi al polmone. Lo convoco qui come testimone – sulla scia di Bachelet – della speranza che cresce nell’azione. Egli attivo fino agli ultimissimi giorni, quando lo vedevamo con trepidazione, smagrito e pallido, che teneva ancora la postazione del Quirinale nelle cronache delle giornate di avvio del terzo governo Berlusconi. Se ne è andato un quarto d’ora prima di un appuntamento alla libreria AVE dove avrebbe dovuto presentare il suo ultimo libro, pubblicato dalle Paoline, L’aratro, l’ipod e le stelle. Diario di viaggio di un laico cristiano. Gli erano morte di tumore due sorelle in un anno ed era arrivata insieme la sua malattia, che chiamava “lieve problema di salute”. Ebbene questo suo libro è tutto un canto alla speranza cristiana e vi si ritrovano pagine e pagine che potrebbero essere lette come un commento alla Spe Salvi, che invece non è citata in quanto

Paolo Giuntella Paolo quelle pagine le scrisse prima della pubblicazione dell’enciclica. Innanzitutto lo stretto legame che il Papa ha inteso porre in evidenza tra fede e speranza: “La fede non è un fideismo, una qualsiasi credulonità, dabbenaggine da creduloni, o consolazione o, peggio, sicurezza. La fede è speranza. E questa è la mia speranza. Io spero questa liberazione” (p. 118). Poi l’idea – la grande idea che dovrebbe farci esultare a ogni pianto – che solo la risurrezione dei morti può riscattare le sofferenze e le ingiustizie della storia umana. A questa idea sono dedicate le pagine più coinvolgenti – a mio parere – dell’enciclica Spe Salvi e ad essa Paolo Giuntella,

nel suo libro testamento dedica parole straordinariamente vicine a quelle di Papa Benedetto: “Io credo che il dolore, la morte, l’ingiustizia subita dagli innocenti siano un immenso, infinito deposito di speranza, una formidabile pretesa di riscatto (…) Ecco, se te lo dovessi dire fino in fondo, sono proprio le persone straziate, scavate, stuprate dal dolore; sono proprio le persone morte nell’ingiustizia che pretendono, nella mia testa, una liberazione, un regno, una città futura (…) è più irrazionale, più incredibile, meno ragionevole credere nel nulla che credere in Dio” (pp. 112 e 117). Esperienza personale L’intenzione di chi mi ha chiesto questa testimonianza era che io accennassi almeno un poco alla mia esperienza personale di apprendimento della speranza nelle vie della preghiera, dell’azione e della sofferenza. A motivo del luogo così impegnativo e del fatto che venivo chiamato a parlare dopo il Papa ho preferito convocare altri testimoni, più credibili. Ma in finale dirò una parola dell’influenza che ebbe su di me la persona che – accanto a me – un giorno si addormentò nella speranza della risurrezione e del ruolo che venne ad avere – nella nostra famiglia, restata temporaneamente senza la mamma – la preghiera mariana della Salve Regina “madre di misericordia, vita dolcezza e speranza nostra”. Fu importante anche l’impegno – che ci fu suggerito da don Giuseppe Dossetti – a perseverare nelle invocazioni “venga il tuo regno” e “liberaci dal male” continuando a proporle anche a suo nome e insieme a lei, come avveniva quand’era ancora in vita. Infine il potenziamento che da quell’esperienza della sofferenza e della preghiera ne venne alla mia personale attesa del ritorno del Signore a liberazione dell’umanità da ogni male e dal male dei mali che è la morte: attesa operosa – almeno nell’intenzione – e mirata ad affrettare quel giorno, quando l’ira dell’Agnello, promessa dall’Apocalisse (6, 16), vendicherà il pianto dei giusti e ristabilirà la giustizia.


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PROMOZIONE E DIFESA DEL BAMBINO

CRISTO “DOVEVA” MORIRE di Adele Caramico

«Giunsero intanto a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo lungo la via?». Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti».E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro: «Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato» (Mc 9,33-37). Nei vangeli troviamo in modo molto evidente l’Amore che Gesù nutre per i bambini. In questi tempi in cui sulla vita del più indifeso fra i “nati da donna” si sta parlando molto, e si sta dicendo di tutto, riprendere in mano ciò che il Maestro ha detto e fatto, con e per i bambini, diventa importante per comprendere come noi “adulti” dobbiamo porci nei confronti dei più piccoli ed indifesi. Gesù, valorizzando il bambino, ne promuove la crescita ed il rispetto da parte di tutti. Avendo messo l’infante in mezzo ai discepoli, quando questi ultimi avevano appena discusso tra loro su chi fosse il più grande, egli crea un contrasto tra l’ambizione dei Dodici e quello che deve essere invece il loro atteggiamento: farsi servitori di tutti. Ma essere “servitori di tutti” non è semplice e non lo è neppure il farlo comprendere agli altri. Ma Gesù adopera simboli semplici per trasmettere messaggi molto profondi. Il bambino è il simbolo dell’umiltà e del servizio in quanto non ha molto potere per difendersi, non può sopraffare nessuno, non può fungere da leader in nessuna situazione o discussione. Quando il Maestro afferma che chi accoglie uno di quei bambini nel suo nome, accoglierà lui stesso, sottolinea la condizione per vivere i suoi insegna-

di Ermanno Costantini

Ho

Sofia accoglie con gioia la nuova sorellina Gemma. menti. Accogliere un bambino significa ridiventare “piccolo” come lui, “abbassarsi” alle sue esigenze per meglio comprenderlo ed aiutarlo, significa umiliarsi e perdere se stesso per amore di chi è ancora troppo piccolo ed indifeso. Un semplice “bambino”, potrebbe dire qualcuno, diventa “importante” da essere indicato quale esempio per poter vivere il Vangelo. Potrebbe anche apparire assurdo tutto questo, se si pensa al periodo storico ed al contesto in cui è stato detto. Ma Gesù, a rafforzare il tutto, aggiunge che così facendo è lui che si accoglie e, soprattutto, si accoglie colui che lo ha mandato: Dio Padre. Ancora una volta troviamo sottolineato come e quanto bisogna “abbassarsi” per entrare nel Regno dei Cieli. E’ necessario che l’uomo si umili a servire, scenda in basso, per innalzarsi al Padre. In effetti è ciò che il Figlio di Dio ha fatto, si è umiliato fino a morire per i nostri peccati, ma mentre era nell’umiliazione della croce già si stava innal-

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zando alla gloria della resurrezione. Il bambino è difeso anche ora fino al punto di essere proprio lui accanto a Gesù, proprio lui l’esempio ed il modello da seguire. La sua immagine, in questa pericope, è provocatoria. Con Gesù che mette il fanciullo accanto a sé, come ci dice il parallelo lucano (Lc 9, 43-45) abbiamo una contrapposizione tra lui con l’infante, da un lato, e dall’altro abbiamo il gruppo degli adulti. Nessuno di quest’ultimi, anche non sottovalutando il valore del bambino stesso, ha il desiderio di ridiventarlo. L’adulto è orgoglioso del suo essere tale e rifiuta quindi un’eventuale regressione alla condizione infantile. L’adulto si rifiuterebbe persino di seguire Gesù se questi non gli apparisse più adulto di se stesso. Ma Gesù si mette invece dalla parte del fanciullo e chiede a chi vuol seguirlo di fare altrettanto. Con ciò invita l’uomo ad un tipo di conversione che sia radicale, ed a un’ubbidienza senza limiti al Padre celeste. www.bioeticaefamiglia.it

«Ricordatevi che l’educazione è cosa del cuore e che Dio solo ne è il padrone e noi non potremo riuscire a cosa alcuna, se Dio non ce ne insegna l’arte e non ce ne mette in mano le chiavi. Studiamo di farci amare, di insinuare il sentimento del dovere del santo timore di Dio e vedremo con mirabile facilità aprirsi le porte di tanti cuori ed unirsi a noi per cantare le lodi e le benedizioni di colui che volle farsi nostro modello, nostra via, nostro esempio in tutto, ma particolarmente nell’educazione della gioventù» (S. Giovanni Bosco)

iniziato a seguire le meditazioni del 2009, dal libro che mi è stato dato “Voi siete miei Amici”. Vivendo in una zona delle Marche dove non vi sono Fraternità degli Amici di Gesù Crocifisso, sono stato aggregato alla Fraternità di Morrovalle. In vista del prossimo incontro della Fraternità, invio alcune mie riflessioni, sulla meditazione n. 9: “Cristo doveva morire”, proposta per tutti gli Amici nel mese di gennaio. “Non devo forse bere il calice che il Padre mi ha dato?” (Gv 18, 11). E’ difficile pensare e accettare che Tu, Signore della Vita, “dovevi morire”, dovevi bere fino in fondo il calice amaro. Tu che hai fatto tanti miracoli: hai ridato la vista ai ciechi, hai guarito l’emorroissa e tanti lebbrosi, hai resuscitato l’amico Lazzaro. Che ti costava trovare un modo diverso per darci la salvezza? Più clamoroso, di cui ce ne saremmo potuto fare una ragione e un sofisticato mezzo per “dimostrare” la tua potenza e grandezza. Eppure no. Hai ancora una volta voluto dirci che le Tue vie non sono le nostre vie, i tuoi pensieri non sono i nostri pensieri. Signore, ti sei fatto uomo: uno di noi. Per di più hai voluto nascere in una famiglia normale, gente comune. Che disastro! La nostra mente non riesce a capacitarsi di queste Tue scelte, che non hanno nulla della nostra mentalità. Se Dio può tutto, non

Gesù nel Getsemani: “Padre, si faccia la tua volontà” può compromettersi con noi. Eppure Tu Signore lo hai fatto, senza che noi ce ne accorgessimo. E sì, noi siamo pieni dei nostri schemi, del nostro perbenismo: due più due fa quattro e non si discute ! La nostra logica è tanto sottile, piena di abitudini di questa società costruita sul molto avere e sul niente essere. Ma alla fine hai trovato la strada per rovesciare questo nostro banale modo di essere: non hai usato i nostri mezzi, non ti sei adeguato. No, hai usato la strada più semplice: ci hai amato fino alla morte, alla morte di croce! Ma perchè “dovevi” morire? Cos’ è questo amore che porta dolore e morte? E’ illogico, non ha senso. Ma non eri Tu che avevi sempre predicato la Buona Novella, non

eri Tu che con le parabole ci avevi annunciato un Regno di Pace, non eri Tu che alla Samaritana avevi dato l’ acqua della Vita? E cosa hai ottenuto? Getsemani, schernito, flagellato, coronato di spine, tradito, processato, condannato a morte, caricato della croce, crocifisso, dissetato con fiele ed aceto: un bel crescendo di umiliazione e morte. Un vero film dell’ orrore, pieno di odio. Anche la natura alla tua morte si è ribellata: il cielo si è oscurato, la terra ha tremato. Anche il Tempio è stato infastidito: il velo si è squarciato! Una vera catastrofe, una sconfitta su tutti i fronti. Ma qualcuno non era d’accordo con questo giudizio: quando ti ha visto spirare ha detto: “Veramente quest’uomo era il Figlio di Dio!” Sì, questo è successo. Lo ha testimoniato anche l’evangelista che era ai piedi della Croce: “EMISIT SPIRITUM”. Allora quel luogo di morte si è trasformato in un luogo di vita. Signore, il tuo morire è stato ed è un atto perenne di amore! Signore, Tu vuoi dirci che il “dovevi morire”, non è altro che “dovevi amarci”. Fino alla fine e per sempre. Per fare questo vi è una sola via: ce l’ hai indicata Tu. “Chi vuol venire dietro di me rinneghi se stesso e prenda la sua croce”: non hai messo alternative! Gesù con la tua Passione ci insegnato che per amare, anch’io “devo morire” al peccato, all’ egoismo, per rinascere alla Vita di Consacrato nello Spirito Santo.

Grazie ai primi Amici di G.C. di Morrovalle! Carissimi Dante, Pierina, Valeria, Serenella, ringrazio il Signore per avervi conosciuto 30 anni fa, nel gruppo del RNS a Civitanova, poi nel 1981 come primi aderenti al gruppo del RNS di Morrovalle, di cui Dante fu il primo responsabile. Nel 1989 nacquero gli Amici di Gesù Crocifisso, i primi iscritti di Morrovalle dal 28-2-1990, furono Dante, Pierina e Valeria, rispettivamente 11°, 12°, e 13° nella lista dei 2771 iscritti, seguiti poco dopo anche da Serenella. Per molti anni Dante è stato il responsabile attento e fedele della Fraternità di Morrovalle, sempre alla ricerca insistente di qualcuno che prendesse il suo posto. Tutti e quattro poi tra i primi consacrati a G. C. nel 1997 e tra i primi consacrati perpetui il 21 maggio 2000. Ringraziamo il Signore per avervi chiamati e ringraziamo voi per la risposta, per la perseveranza, per l’impegno con cui avete partecipato sempre agli incontri e iniziative. Ci dispiace tanto che l’età e le difficoltà di salute non vi permettono più di partecipare regolarmente agli incontri serali della

Fraternità. L’impegno di continuare a partecipare ai nostri ritiri, ci è di grande conforto. Voi rimarrete sempre non solo nei nostri cuori, ma anche nei nostri elenchi; quando noi ci riuniamo per gli incontri della Fraternità, voi sarete uniti spiritualmente a noi per pregare con noi e per noi, mentre noi pregheremo per voi. Vi affidiamo all’amore di Gesù Crocifisso, alla protezione della Vergine Addolorata e dei Santi Passionisti., con un grazie di cuore e un abbraccio fraterno da tutti noi. P. Alberto Pierangioli e Amici di G.C.


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TESTIMONIANZE

13 di Francesco Valori

Dal buio e dal freddo al caldo della Luce Quanto dolore nella mia vita! Morte, sofferenze, malattia! Vivere in un incubo terribile, non avere via di scampo, quando ad un tratto una luce, una speranza: l’incontro con Te. O Gesù, amico mio. Ti ho incontrato lungo la strada della mia disperazione e mi hai teso le braccia per non permettermi di cadere nel baratro del mio profondo dolore. Ti ho riconosciuto. E in te mi sono rifugiata. Non mi hai lasciata mai più. Quante volte per me sei stato l’unico vero amico. Ho confidato in te e non mi hai mai tradita; ho avuto bisogno di te e sempre ti ho trovato. Gesù, amico mio, saprò essere degna della disinteressata e sincera amicizia che mi offri? Mi dai tanto e non chiedi mai niente in cambio, eppure nella mia grande ingratitudine e nella mia infinita miseria, mi sento da Te tanto amata. Gesù, ogni giorno mi sembra un dono meraviglioso; se penso a ciò che è stato, tutto mi sembra regalato, dall’aria che respiro alla capacità di pensare, dalla luce del giorno all’amore di mio figlio, tutto nella consapevolezza che siamo solo un attimo e niente di più. Sarò capace di amare chi non mi ama, perdonare chi mi fa piangere? Sarà proprio un caso che abbia incontrato questi Amici di Gesù Crocifisso? O forse è arrivato il momento di rendermi consapevole che bisogna anche dare qualcosa a chi ti investe di così infinito amore? Umilmente chino il capo chiedendomi: avrai pietà di me? Teresa Ettorre Ricordare e festeggiare la data del Battesimo Carissimo padre, ti ringraziamo di cuore per essere stato presente nell’ultimo incontro del 18 novembre a Fossacesia. E’ sempre una gioia averti tra noi. Hai illustrato con molta chiarezza la catechesi sulla necessità e significato del Battesimo che è il nostro sigillo per essere cristiani. Grazie al Battesimo siamo diventati sposi, sacerdoti, amici di Gesù Crocifisso ecc. É stata lanciata nel gruppo una proposta molta bella, quella di riscoprire le date della nostra iniziazione cristiana: Battesimo, prima comunione e cresima. Un modo semplice per ricordare e festeggiare le tap-

Nuovo Consiglio Esecutivo: Da sinistra: Bara Pina, vice presidente, Garbuglia M. Letizia, consigliere, P.Alberto Pierangioli, assistente, Iucci Piera, presidente, Coltorti M. Grazia, segretaria. pe fondamentali del nostro cammino cristiano. Sarebbe bene trasmettere agli altri questa consapevolezza dei sacramenti ricevuti. Paola de Simone Nuova riflessione sul Battesimo. Queste catechesi sul Battesimo non finiscono mai di sorprendermi! Non mi ritengo una buona cristiana, ma pensavo di aver imparato e fatto mie alcune nozioni! Signore, perdonami! Tu sai quanto mi sbagliavo. Avevo forse capito l’indispensabile, ma non avevo ancora la consapevolezza della profondità e dell’importanza di questo sacramento! Premesso questo, mi permetto di fare alcune considerazioni su quello che il padre ha scritto nella sua ultima catechesi, sul fatto che oggi molti genitori non si impegnano a far battezzare, comunicare o cresimare i loro bambini. Quale potrebbe essere il motivo? Al primo impatto mi viene da pensare che noi cristiani stiamo attraversando una fase di confusione. Di tutto si parla in questa società tranne di religione. Quello che è peggio, è il fatto che i mass media diffondono soprattutto i fatti di cronaca più sciagurati e (per fortuna) dei pochi casi di sacerdoti poco coerenti con il Vangelo. Chi parla dei testimoni veri e coerenti di Gesù? Sacerdoti che fanno salti mortali per assistere i loro parrocchiani, dislocati in 10/15 parrocchie? Tutto il lavoro sul piano umano e sociale di molti gruppi e associazioni cattoliche? Di questo nemmeno l’ombra! Viviamo in una società dove si ricerca a tutti i costi lo scoop, ciò che fa audience, ciò che

fa vendere. Tutto ciò che non produce questo è out! Così anche per noi poveri genitori! Si poveri, perché ci troviamo bombardati da mille messaggi in cui non c’è un briciolo di verità cristiana. Tu mi dirai: “Che c’entra tutto questo con il nostro discorso?”. La conseguenza è che ci ritroviamo non preparati a quelle cose che sono proprio l’ABC del vivere cristiano, perché fanno di tutto per farci credere che l’io uomo è talmente importante da non avere più bisogno di Dio! Che amarezza! In questo modo non riusciamo ad essere testimoni credibili per i nostri figli o per lo meno facciamo una grande difficoltà a trasmettere il modo di essere cristiani. Che rispondere al genitore che decide di non battezzare il proprio figlio? Io gli direi: “Ma tu ci credi?”. Se NO, abbiamo capito la causa; se SI, dobbiamo fargli capire che privare il figlio del sacramento della vita, è privarlo della vera vita. Il resto non dipende da noi, ma dalla grazia di Dio, che illumina le menti e riscalda i cuori. Grazie, Signore, che mi hai portato su questo cammino, mi guidi e mi aiuti a crescere i miei bambini come tu li vuoi, dei veri cristiani. Gesù, per poter far questo, confido in Te. Tiziana Di Giuseppe Offrire tutto a Gesù rende gioiosi Caro padre, ti ringrazio per avermi fatto capire che bisogna offrire le nostre sofferenze a Gesù Crocifisso perché questo rende il mio cuore gioioso. Ho seguito il tuo consiglio: tutte le difficoltà che ho incontrato le ho donate a Gesù e alla Madonna. Il giorno più bello è

Dott.ssa Adele Caramico Stenta stato quando il Signore mi ha chiamata a fare la mia prima consacrazione e desidero continuare il percorso. Spero che Gesù mi dia la forza per aiutare la mia famiglia, le persone care e quelle poco credenti a conoscerlo, soprattutto con il mio esempio. Durante la mia vita molte volte il Signore mi ha dato prova della sua presenza vicino a me e questo è accaduto di nuovo la sera di Pasqua, mentre guardavo alla televisione la “Passione di Cristo”. É stata una sensazione stupenda, penso che non ci siano parole adeguate per descrivere quel momento. Ancora oggi sento la presenza del Signore che non mi abbandona mai; ho iniziato a pregare molto e posso dire che se ho un problema basta che chiedo e Gesù dà. Vagnozzi Annita Primo piccolo incontro Amici a Sulmona Carissimo Riccardo, fratello mio in Cristo, volevo dirti che il nostro primo piccolo incontro è stato davvero una benedizione ed ho compreso ancor di più che ho proprio bisogno della forza che da esso ne è scaturita. La fraternità, lo dice il nome stesso, è condividere con i fratelli il tuo stesso percorso interiore, è non sentirsi soli; è sentirsi uniti ed io questa unione l’ho sentita profondamente. Di parole se ne dicono sempre troppe ma noi dobbiamo con il nostro comportamento suscitare negli altri la voglia di condividere lo stesso percorso/carisma diventando Vangelo vivente. Parlo spesso con persone cattoliche, praticanti, ecc... ma quando poi arriviamo al dunque, c’è sempre quel “...e ma... ...sì, però...”: il Vangelo va bene ma fino ad un certo punto. É teoria, non pratica, o lo si mette in pratica solo quando non costa troppo. Se ognuno s’impegnasse a rendere felice chi gli sta accanto e non solo se stesso, avremmo già qui una parte di paradiso. Non è sempre facile, è vero, è molto impegnativo, è altrettanto vero che ci aspetta la corona di gloria. E allora bisognerà pure guadagnarsela, o no? Scusami se ancora una volta sei stato il destinatario delle mie riflessioni ma ho te soltanto in grado di comprendermi. Con la mia amica ho parlato del mio percorso, della sua interiorità. Spero di esserle d’aiuto, comunque le ho

Epifania: Messa e festa degli Amici alla Casa di Riposo di Montecosaro detto che noi accogliamo sempre tutti a braccia aperte. E se è Amore che cerca lo troverà ai piedi del Crocifisso, contemplando la sua Passione, le si aprirà il cuore ad un Amore umanamente inimmaginabile. Cinzia Carrà Agnitelli Quando c’è amore Dio è in mezzo a noi Signore, grazie per avermi donato la vita e grazie di avermi fatto conoscere il nostro padre assistente, con cui sto imparando a conoscerti e amarti sempre più. Ti scrivo, caro padre, per dirti che da quando faccio parte degli Amici di Gesù crocifisso la mia vita è cambiata: prendo tutto quello che Dio mi manda senza chiedere il perché. Ho ricevuto una grande gioia il giorno del mio 70° compleanno: mia figlia con la complicità di Rita e Pina mi ha fatto trovare la casa piena di persone della fraternità degli Amici di Gesù Crocifisso e del gruppo di preghiera dello Spirito Santo. Vedendo i loro volti sorridenti e felici di essere lì con me, il mio cuore si è riempito di gioia e ho provato un’emozione immensa. Ho capito che dove c’è unione e amore Dio è in mezzo a noi! Mariani Giuseppina in Di Domenico Con la consacrazione si sono aperti orizzonti meravigliosi Caro padre, è da tanto che sento il desiderio di scrivere qualcosa per esprimere l’emozione che sento nel cuore da quando sono state fatte le consacrazioni a Trasacco. Che Dio sia lodato! Il Signore si è servito di te per darci la consapevolezza del suo amore

infinito, accettandoci così come siamo, aprendoci orizzonti meravigliosi in cui possiamo camminare senza alcun timore. In quel giorno tutte le consacrate avevano la voce tremante, non per il freddo, ma per una sorta di timore e di gioia; la loro emozione si poteva quasi toccare con mano. Io mi sono sforzata di non far trapelare quello che avevo nel cuore; volevo che solo Gesù vedesse dentro di me e quanto era sincero, in quel momento, il mio amore per Lui. Proprio per amore suo, e glielo prometto spesso, voglio amare gli altri; insomma voglio amare il prossimo e soprattutto voglio far amare Gesù da tutti. Grazie al Signore ancora e che dia alle altre ed a me la forza di mantenere le promesse fatte in quel giorno indimenticabile. Sonia Sgattoni Giorno fatidico della consacrazione Carissimo padre, voglio ringraziare te ed il Signore per il dono della consacrazione a Gesù Crocifisso. Solo ora, che il fatidico giorno è passato anche a Trasacco, la pace ha ricolmato il mio cuore, e mi sento serena e fiduciosa, pronta ad accogliere ciò che Dio mi riserverà. Infatti quando ho ricevuto la proposta della consacrazione mi sembrava una cosa impossibile, lontana dalle mie capacità. Ora ho capito che essa è un dono che ho ricevuto e per il quale serberò nel cuore gioia e gratitudine. Un abbraccio ad ognuno dei fratelli e sorelle del movimento ed un saluto a te, caro padre, che ci segui con tanto impegno ed amore. Filomena Evangelista


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TESTIMONIANZE

CONSIGLIO NAZIONALE DEL MLP di P. Alberto Pierangioli

Commovente testimonianza di un Amico Aggregato Caro padre, con somma gioia mi appresto a scrivere questa lettera, per testimoniare il mio amore e la mia devozione alla congregazione passionista, della quale mi glorio di essere aggregato, attraverso il M.L.P. degli Amici di Gesù Crocifisso. Mi sono iscritto nel 1992, dietro suggerimento di P. Paolo Moroni, allora in comunità qui a Cesta di Copparo (FE). Poi però mi sono perso per strada, non essendovi qui altri iscritti. Ultimamente ho riscoperto il grande tesoro offertomi dal Signore, di chiamarmi a far parte come laico aggregato, all’Istituto dei Passionisti che tanto amo. Ho ripreso a recitare quotidianamente la Promessa di Amore e ne sono contentissimo. Un episodio particolare: qualche giorno fa, alcuni operai che stanno lavorando all’interno dell’ex convento di Cesta, che diventerà una casa di riposo per anziani

gestita probabilmente da suore, hanno trovato un sacchettino contenente delle spille con il Segno della Passione; ho chiesto al parroco di poterli prendere e lui me li ha donati. Inoltre ho trovato il libro “VOI SIETE MIEI AMICI” che non avevo ancora. Ebbene caro Padre, io vedo in tutto ciò un segno del Signore, una sorta di svegliarino; è come se Gesù mi stesse ricordando che sono un laico passionista aggregato e che devo prendere la cosa sul serio! Così ti ho telefonato per riprendere i contatti chiedendoti il permesso di portare il S. Segno con l’emblema JESU XPI PASSIO e sono stato molto felice che me l’abbia accordato. Cerco di coltivare il mio essere passionista laico, anche attraverso le mie devozioni particolari alla Madonna Addolorata, al Padre Fondatore, a San Gabriele e a Santa Gemma; soprattutto amo tanto la Serva di Dio Suor M. Addolorata Luciani. Le monache di Ripatransone mi hanno manda-

to una sua preziosa reliquia che porto sempre con me. In parrocchia cerco di rendermi utile attraverso l’insegnamento del catechismo ai fanciulli e cerco di rendere solenni le sante funzioni con il suono dell’armonium che ho imparato a suonare da P. Giordano Vago. Lavoro in un piccolo ospedale R.S.A. per anziani a Tresigallo come operatore socio – assistenziale e quindi sono a contatto con i fratelli “crocifissi” che vorrei tanto amare come vuole Gesù, ma mi ritrovo sempre pieno di difetti contro la santa carità. Che Gesù crocifisso mi aiuti! Sono felice di essere stato aggregato alla fraternità di Morrovalle; il II° e l’ultimo martedì del mese mi unirò spiritualmente a voi nella preghiera e comunque continuerò sempre a recitare la promessa d’amore. Spero un giorno di poter fare la consacrazione solenne a Gesù crocifisso. Cristiano Capatti

SALUTO AI COORDINATORI DELLE FRATERNITÀ nostre Fraternità in piccoli cenacoli di Nel lasciare il compito di coordinaamore, un esempio di vera famiglia per tore della Fraternità della Madonna la nostra società. In questo anno dedidella Stella, dopo tanti anni, desidero cato a San Paolo, ci vengono in aiuto le porgere a tutti il mio cordiale ed afsue parole: «Al di sopra di tutto poi fettuoso saluto, permeato del mio più vi sia la carità, che è il vincolo di vivo ringraziamento per quanto ho perfezione. E la pace di Cristo regni ricevuto in accoglienza, benevolenza nei vostri cuori, perché ad essa sieed affetto. A P. Alberto il mio grazie di te stati chiamati in un solo corpo. E cuore per la fiducia che mi ha concessiate riconoscenti» (Col 3,14-15). Rinso in tanti anni e per il suo illuminato e paterno consiglio nella direzione graziamo, dunque, sempre il Signore spirituale e nella guida del gruppo. Il per averci chiamato a fare parte della suo costante incoraggiamento, misto Famiglia Passionista, dove imparare di tanta preghiera e comprensione, è la lezione del Crocifisso e riscoprire il stato l’elemento propulsore che mi ha senso pieno del suo amore, per amare permesso fino ad oggi di continuare come ha amato Lui. Con questi sentiMargherita anima gli Amici negli il mio compito, nonostante l’età. A menti vi sono vicina e vi abbraccio tutEsercizi spirituali a San Gabriele: Piera la mia riconoscenza per avermi ti in Cristo con la sua pace. agosto 2008 sempre aiutato e considerato la sorelMargherita Padovani la maggiore con benevola e fraterna amicizia. Il mio saluto vuole essere anzitutto un augurio per tutti i coordinatori Ringraziamo Margherita per il suo saluto affettuoso e eletti, perché possano adempiere con fiducia, impegno e perseveranza il compito a loro affidato. A tutti gli Amici di per quanto ha fatto per gli Amici di G. C. Coordinatrice G.C. il mio affetto imperituro e la mia preghiera, che chiedo della Fraternità della Madonna della Stella PG fin dalla anche per me, affinché il Signore mi aiuti a vivere con sere- sua nascita (1995), ne è stata sempre la guida illuminata, creativa e forte, con spirito giovanile, nonostante i nità e con fede il tempo che ancora vorrà concedermi. Come mio ricordo, vi ripeto le parole di Gesù: “Amatevi suoi anni. Ho sempre detto che avremmo avuto bisogno come io vi ho amato” (Gv15,12). Solo amando così possia- di una Margherita in ogni fraternità. Preghiamo perché mo chiamarci veri Amici di Gesù Crocifisso e trasformare le il Signore ce la conservi a lungo. P. Alberto

15 di Fiorella Torresi

D

al 16 al 18 gennaio si è svolto a Roma, presso la casa generalizia passionista dei Santi Giovanni e Paolo, il Consiglio Nazionale del Movimento Laicale Passionista italiano, con la partecipazione dei responsabili e delegati delle sei province passioniste italiane e i superiori provinciali P. Leone Masnata e P. Enzo del Brocco. Per la nostra Provincia della Pietà, hanno partecipato Piera Iucci, come coordinatrice provinciale e come delegati, Fiorella Torresi, Paolo Benaducci e Isabella Sterlicchi e l’assistente provinciale P. Aurelio D’Intino. Hanno partecipato anche Il Consiglio aveva lo scopo di studiare la situazione del Movimento Laicale Passionista in Italia, programmare le iniziative del movimento ed

Consiglio nazionale del MLP: Roma 18-01-2009.

ci hanno presentato i ‘’Tre giorni di spiritualità’’ che si terranno a Caravate VA dal 29/05 al 01/06 2009, al posto del Convegno Nazionale. Saranno tre giorni forti di preghiera e condivisione per tutti gli aderenti del M.L.P. alla luce della “‘Parola di Dio” contemplando il “Crocifisso”. Siamo stati invitati caldamente a partecipare tutti. C’è stata poi la visita tanto attesa del Padre generale Ottaviano Nuovo coordinamento del MLP con D’ Egidio, che dopo il il padre generale, Ottaviano D’Egidio. suo cordiale saluto, ci

eleggere per 4 anni il nuovo Coordinamento Nazionale. Ha aperto il Consiglio l’assistente spirituale nazionale, P. Giovanni Giorgi, che ha esortato a vivere il C. N. come momento di grazia. Il coordinatore nazionale uscente, Franco Nicolò, nel suo commovente saluto di congedo, ha raccomandato di non perdere mai di vista lo scopo del M:L.P. che ci chiede di “consacrare la nostra vita a Gesù Crocifisso”. I coordinatori provinciali hanno presentato le realtà laicali esistenti nelle loro province, con luci e ombre. Un momento molto bello lo abbiamo vissuto con il P. Jesùs Marìa Aristin, segretario per la solidarietà e missione passionista, che ci ha mostrato attraverso un dvd i diversi luoghi dove si svolge la missione passionista, chiedendo anche la collaborazione dei laici. P. Danilo Mazzoni e Maria Rosa Fraccaro della provincia Corm (Nord Italia)

ha esortato a riflettere sull’importanza dell’impegno dei Laici come missionari. Infine si sono svolte le elezioni del nuovo coordinamento. Come coordinatrice e stata eletta Maria Rosa Fraccaro della provincia Corm: vice coordinatore Mario Mignatti della provincia Dol. e tesoriere Paolo Benaducci della nostra provincia Piet. Come segretario è stato designato Franco Nicolò. Facciamo tanti auguri di buon lavoro al nuovo Coordinamento Nazionale. Il Consiglio è terminato in un clima di gioia con l’agape fraterna consumata insieme a tutta la comunità della casa generalizia passionista.

MARIA STELLA COMETA La stella Cometa brilla nel cielo e addita a ciascuno la via, questa stella, per noi, sei tu, Maria! Io ti vedo o Madre affranta, ma il tuo cuore è colmo di gioia mentre gli Angeli del Cielo cantano il Gloria. Un bimbo per noi è nato, questo bimbo è il figlio di Dio, si è incarnato in te, Immacolata, per amor mio. Or ti vedo Madre, Addolorata, ai piedi di una Croce mentre, piangendo, il Figlio tuo offri al Padre per noi, sua Gente. Ancora oggi o Vergine e Madre ti vedo piangente e implorante per ogni figlio che nella Fede è incostante. Accetta o Madre i nostri cuori, prendici per mano, guidaci Tu, fà che portiamo ovunque l’amore del Tuo Gesù. Vincenza Buscio

PREGHIERA DI UNA MAMMA Sono una mamma, Signore... Quando lavo i piatti, Signore, non ho l’impressione di fare molto per te. Quando stiro la biancheria non vedo come questo ti possa servire per fare un mondo migliore... Quando passo lo straccio, Signore, non so più bene se ho un posto tra quelli che lavorano per il tuo regno. Ma quando li vedo, i miei piccoli, arrivare in una casa pulita e ordinata... Quando vedo il loro sorriso e la tenerezza di mio marito.... Ti dico grazie, mio Signore... Mamma di 5 figli


Terza edizione del nostro libro: VOI SIETE MIEI AMICI. Nel 2000 usciva la prima edizione del libro di meditazioni e preghiere per gli Amici di Gesù Crocifisso, edito dalla Tecnostampa di Recanati, usato in tutti i nostri gruppi.

“Carissimo P. Alberto, da quando mi portasti il tuo prezioso libro “Voi siete miei Amici”, il 22 febbraio 2001, io vi medito con tanta fede e tanto amore ogni giorno. Anche per questo prego tanto per te e per il tuo prezioso lavoro ogni giorno. Che Dio ci benedica, Gesù ci santifichi e la Madonna di protegga”.

Nel 2002 seguiva la prima edizione dell’editrice cattolica ANCILLA di Conegliano TV. La stessa editrice ha proceduto alla seconda edizione nel gennaio 2009. Tra le tante testimonianze che mi arrivano sul libro, riporto quanto ha scritto il 22 gennaio 2009, Don Ugo Bosoni, sacerdote di San Severino, per più di 30 anni missionario in Sud Africa:

Il libro ristampato può essere trovato in tutte le librerie cattoliche che hanno le edizioni ANCILLA. Il prezzo di copertina è di € 9,00. Gli Amici possono richiederlo alla nostra direzione al prezzo di € 6,00, più eventuale spesa di spedizione (€ 1,30).

ATTENZIONE!!! Alla nostra direzione arrivano spesso offerte per la rivista, ma senza il nome dell’offerente, per cui non possono essere attribuite a nessuno. Prego perciò di scrivere sempre il proprio nome e indirizzo sul conto corrente postale! P. Alberto Pierangioli

CALENDARIO AMICI 01 marzo: 22 marzo: 05 aprile: 26 aprile: 10 aprile: 03 maggio: 15 maggio: 17 maggio: 27 giugno:

Ritiro mensile a Morrovalle Ritiro e consacrazioni a Fossacesia Ritiro mensile a Morrovalle Ritiro e consacrazioni a Civitanova Venerdì Santo: il giorno dell’Amore! Ritiro mensile e consacrazioni a Morrovalle S. Gemma Galgani veglia a Loreto, ore 21,00. Celebrazione del 20° di Fondazione degli Amici a S. Gabriele Festa della Famiglia Passionista presso il santuario di S. Gabriele

Ricordiamo al Signore i nostri defunti: De Sanctis Lucia di Moricone: 09-01-2009, Lambertucci Laura di Corridonia: 19-2-2009 Un grazie sincero a coloro che hanno inviato la loro offerta per le spese di stampa Marzo/Aprile 2009 – Anno X n. 2 Autor. Trib. di MC n. 438\99 del 17-12-1999 Sped. Ab. Post. D.353/2003 (L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, Comma 2, DCB Macerata Editoriale ECO srl - C. c. p. 11558624 Dir. Tonino Taccone – Redazione: P. A. Giuseppe Pierangioli Piazzale S. Gabriele 2 – 62010 Morrovalle Mc Tel. 0733.221273 - Fax 0733.222394 - C. 349.8057073 albertopier@tiscali.it www.amicidigesucrocifisso.org


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