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mici di Gesù Crocifisso A Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso”

Settembre - Ottobre 2009 - Anno X n.5

SOMMARIO 2 - Il sacramento della misericordia 3 - Il sacramento della riconciliazione 4 - Il Crocifisso e il mistero nascosto 6 - II - Riflessione sulla Via Crucis 8 - La santità è semplice 9 - Festa speciale per un figlio speciale 10 - Fare la madre oggi 11 - Festa della Famiglia Passionista 12 - Esercizi spirituali: 9-14 agosto 2009 13 - Ritiro spirituale per le famiglie: 17-22 agosto 14 - Testimonianze San Paolo della Croce

16 - Preparare le consacrazioni a Gesù Crocifisso


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Il sacramento della misericordia

Il sacramento della riconciliazione

Settembre (CCC 1422-1440)

di P. Alberto Pierangioli

di P. Alberto Pierangioli

Il

sacramento della penitenza è uno dei sacramenti a rischio, sia perché oggi molti cristiani non lo frequentano più, sia perché non è conosciuto bene e viene celebrato senza le dovute disposizioni, rischiando di renderlo nullo o anche sacrilego. Per questo dedicheremo quattro riflessioni per conoscerlo meglio e celebrarlo bene e fruttuosamente, basandoci molto sul Catechismo della Chiesa Cattolica. Con i sacramenti dell’iniziazione cristiana, l’uomo riceve la vita nuova di figlio di Dio, ma questa vita noi la portiamo “in vasi di creta” (2Cor 4,7), per questo può essere indebolita e persino perduta con il peccato. Gesù, medico delle anime e dei corpi, che ha perdonato i peccati al paralitico e poi gli ha reso la salute del corpo [Mc 2,1-12], ha donato anche alla Chiesa il potere di continuare la sua opera di guarigione e di salvezza per mezzo dei due sacramenti di guarigione: la Penitenza e l’Unzione degli infermi. La Penitenza è il sacramento della misericordia di Dio che perdona le offese fatte a lui e insieme riconcilia con la Chiesa i fedeli caduti nel peccato. É chiamato sacramento della conversione e della penitenza, perché realizza l’appello di Gesù alla conversione e il ritorno a Dio dopo il peccato e consacra un cammino di pentimento e di conversione del cristiano peccatore. É chiamato confessione perché richiede la confessione dei peccati davanti al sacerdote, ma anche perché è una “confessione” di lode a Dio per la sua santità e misericordia. E’ il sacramento del perdono, poiché Dio accorda al penitente, per mezzo del sacerdote, “il perdono e la pace”. E’ chiamato anche sacramento della riconciliazione, perché riconcilia il peccatore con Dio e chiede al peccatore di riconciliarsi con i suoi fratelli (2Cor 5,20; Mt 5,24). Il peccato rompe la comunione con Dio e con la Chiesa. La conversione dona il perdono di Dio e la riconciliazione con la Chiesa, che il sacramento della confessione realizza anche liturgicamente. La conversione dei battezzati La nuova nascita dal Battesimo, il dono dello Spirito Santo con la Cresima,

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Ottobre (CCC 1441-1454)

il Corpo e il Sangue di Cristo ricevuti con l’Eucaristia, ci hanno resi “santi e immacolati al suo cospetto” (Ef 1,4). Tuttavia, la vita nuova ricevuta non ha soppresso la fragilità della natura umana, né l’inclinazione al peccato, che rimane nei battezzati, che devono lottare per conservare la vita divina e tendere alla santità e alla vita eterna. Gesù chiama alla conversione, come componente essenziale dell’annuncio del Regno: “Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è ormai vicino; convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1,15). L’invito alla San Giovanni Maria Vianney, conversione è rivolto martire del confessionale. prima di tutto a quanti non conoscono Cridolore sincero del male commesso. Essa sto e il suo Vangelo; poi anche a tutti i comporta poi la volontà di cambiare ancristiani, perché dice S. Giovanni: “Se che esternamente la vita, con l’aiuto di diciamo che siamo senza peccato, inDio, per cominciare una vita nuova. ganniamo noi stessi e la verità non è La penitenza del cristiano può avere in noi” (1Gv 1,8). É la seconda converespressioni molto varie. La Scrittura e i sione, un impegno che purifica e santiPadri insistono soprattutto su tre forme: fica il cristiano per tutta la vita. Le due la preghiera, il digiuno, l’elemosina, conversioni sono operate, secondo S. (Mt 6,1-18) che esprimono la conversione Ambrogio, “dall’acqua del Battesimo e in rapporto a Dio, a se stessi e agli altri. dalle lacrime della Penitenza”. Per ottenere il perdono, accanto alla purificazione radicale del Battesimo o del martirio, essi indicano le lacrime di peLa penitenza interiore ed esterionitenza, le opere della giustizia, il perre dono dei fratelli e la pratica della carità L’appello alla conversione dei profeti e che “copre una moltitudine di peccadi Gesù non riguarda solo le opere esteti” (1Pt 4,8). I tempi e i giorni di penitenza riori, “il sacco e la cenere”, i digiuni dell’anno liturgico (la quaresima e ogni e le mortificazioni, ma soprattutto “la venerdì) sono momenti forti per l’eserconversione del cuore”. Le opere di cizio concreto della penitenza, in tutte penitenza esteriori sono sterili e false le forme più varie. Il dinamismo della se non portano alla conversione interioconversione e della penitenza è stato re; questa poi, se è profonda e sincera, descritto in modo meraviglioso da Gesù spinge a manifestare la conversione annella parabola “del figlio prodigo” il cui che esternamente, con gesti e opere di centro è “il padre misericordioso” (Lc penitenza. 15,11-24) Soltanto il cuore di Cristo, che La penitenza interiore chiede un camconosce le profondità dell’amore del Pabiamento profondo, un riordino di tutta dre, poteva rivelarci l’abisso della sua la vita, un ritorno e una vera conversiomisericordia in una maniera così comne a Dio, una rottura con il peccato e un movente.

Riconciliazione con Dio e con la Chiesa Dio solo perdona i peccati [Cf Mc 2,7]; ma anche Gesù lo fa come Figlio di Dio: “Il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati” (Mc 2,10). Egli ha poi affidato il potere di assolvere i peccati agli apostoli e ai loro successori: “A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi» (Gv 20,23). Per questo San Paolo poteva scrivere: “Dio ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione (2Cor 5,18) e supplicava i fedeli: “Lasciatevi riconciliare con Dio” (2Cor 5,20). Gesù ha perdonato i peccati e ha manifestato l’effetto di questo perdono, reintegrando i peccatori perdonati nella comunità del Popolo di Dio, dalla quale il peccato li aveva allontanati. Egli ammette i peccatori alla sua tavola ed egli stesso siede alla loro mensa, gesto che esprime in modo sconvolgente il perdono di Dio [Lc 15] e il ritorno in seno al Popolo di Dio [Lc 19,9]. Dando agli Apostoli il potere di perdonare i peccati, il Signore dà loro anche l’autorità di riconciliare i peccatori con la Chiesa, come dice a Simon Pietro: “A te darò le chiavi del Regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli” (Mt 16,19). É il potere di legare e sciogliere dato a Pietro, a tutti gli apostoli e ai loro successori. Chi è escluso dalla comunione con la Chiesa è escluso dalla comunione con Dio; chi è accolto di nuovo nella comunione della Chiesa, Dio lo accoglie anche nella sua. La riconciliazione con la Chiesa è inseparabile dalla riconciliazione con Dio. Il sacramento della misericordia Cristo ha istituito il sacramento della Penitenza per coloro che, dopo il Battesimo, sono caduti in peccato grave, perdendo la grazia battesimale e feren-

da parte di Dio, la misericordia e il suo perdono per mezzo della Chiesa. La formula di assoluzione in uso oggi nella nostra Chiesa esprime bene gli elementi essenziali del sacramento: il Padre misericordioso concede il perdono e la pace mediante la Pasqua del suo Figlio e il dono del suo Spirito, per mezzo della sua Chiesa.

Amici di Bari che iniziano il cammino di spiritualità passionista. do la comunione ecclesiale. A costoro il sacramento della Penitenza offre “una seconda tavola di salvezza dopo il naufragio del peccato” (Tertulliano). Lungo i secoli la forma della celebrazione della Penitenza ha subito molte variazioni. Nei primi secoli, la riconciliazione dei cristiani che avevano commesso peccati molto gravi dopo il Battesimo (per esempio l’idolatria, l’omicidio o l’adulterio), era legata ad una disciplina molto rigorosa: i penitenti dovevano fare pubblica penitenza per i loro peccati, per molti anni, prima di ricevere la riconciliazione. Nel settimo secolo, i missionari irlandesi portarono nell’Europa la pratica “privata” della penitenza, come si celebra oggi in una maniera più segreta tra il penitente e il sacerdote, per ottenere il perdono dei peccati gravi e dei peccati veniali. E’ questa, a grandi linee, la forma di penitenza che la Chiesa pratica ai nostri giorni. Attraverso i cambiamenti, possiamo scoprire due elementi essenziali della Penitenza: da parte dell’uomo la contrizione, la confessione e la soddisfazione;

Gli atti del penitente Cinque sono le condizioni essenziali per fare una buona confessione: esame di coscienza, dolore dei peccati, proposito di non più peccare, confessione umile e sincera dei peccati, soddisfazione. Tra gli atti del penitente, il dolore dei peccati occupa il primo posto. Quando Il dolore o pentimento sincero viene dal cuore, per aver ferito il cuore di Dio Padre con il peccato e causato la passione e morte in Croce del Figlio di Dio, è chiamato “contrizione perfetta”. Tale contrizione rimette le colpe veniali e ottiene subito anche il perdono dei peccati mortali, prima ancora di confessarsi, anche se rimane l’impegno di confessare appena possibile i peccati mortali. La contrizione che nasce dalla considerazione della bruttura del peccato, dei danni che provoca nell’anima, della dannazione eterna e delle altre pene meritate dal peccatore, è detta “imperfetta”: è anch’essa un dono di Dio, ma da sola non ottiene il perdono dei peccati gravi, ma dispone a riceverlo con il sacramento della Penitenza. La seconda condizione per fare una buona confessione è il proposito sincero di lottare per non ricadere nel peccato. Non c’è dolore sincero senza questo proposito e quindi, non ci sono le condizioni per ricevere l’assoluzione e il perdono dei peccati. Per la debolezza umana si può anche ricadere e continuare a convivere con il peccato, ma non bisogna mai essere conniventi con il peccato.


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IL CROCIFISSO E’ IL “MISTERO NASCOSTO”

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Pensiero Passionista - Settembre/Ottobre 2009

di Gabriele Cingolani cp

Il

mistero nascosto in Dio dall’eternità è che Dio è amore e intende comunicarsi all’umanità. Tale mistero è stato realizzato e rivelato nel Crocifisso. Dunque il Crocifisso è il mistero nascosto. È la sorpresa più inaspettata di tutta la rivelazione. Ma che Dio realizzasse questo piano venendo tra noi e scegliendo di andare a morire sulla croce, rivela una logica troppo impervia perché la mente umana potesse elaborarla da sola. Non è un assurdo, perché è secondo la logica dell’amore. Difatti mistero non significa che non si capisce, ma che è nascosto. Può essere scoperto, rivelato e spiegato. Dio è amore è la spiegazione teorica del mistero. Dio è crocifisso per amore è la dimostrazione pratica del mistero. “Mistero” nel linguaggio di Paolo apostolo Il termine era già presente nella letteratura pagana. Indicava il piano militare noto solo al comandante in capo e ai suoi stretti collaboratori. A mano a mano che la strategia si attuava durante l’attacco, il piano era conosciuto dal resto dell’esercito e anche dal campo nemico. In Paolo la nozione diventa molto complessa perché include: - il piano della creazione e della salvezza umana com’è in Dio dall’eternità; - la volontà salvifica divina che è oltre l’opera creatrice; - Dio stesso come amore che si comunica ad extra; - Gesù Cristo come centro e realizzatore di ogni articolazione del piano. Egli sviluppa l’argomento soprattutto nelle lettere agli Efesini e ai Colossesi. Sono due delle quattro lettere della pri-

gionia, sulla cui autenticità materiale vi sono dei dubbi, ma il cui contenuto è certo del suo insegnamento. Le altre due sono Filippesi e Filemone. Probabilmente le scrisse durante la prima prigionia romana, negli anni 6163. La sofferenza delle incomprensioni e degli imprigionamenti gli ha fatto capire il mistero di Cristo più di quanto non gli sia stato possibile nelle contemplazioni e nel lavoro apostolico. Ambedue le lettere si aprono con inni a Cristo, centro e ricapitolatore del piano divino. Come in altri casi, Paolo inizia o inserisce nei suoi scritti qualche testo già conosciuto dalla comunità, adattandolo alla sua teologia perché esprimessero la supremazia del Cristo. LA LETTERA AGLI EFESINI non ha altro scopo che immergersi nel mistero di Cristo per trarne le conseguenze di novità per la creazione e per la storia umana, soprattutto nel corpo mistico che è chiesa. Il Padre ci ha pensati e amati nel Verbo suo Figlio fin dall’eternità, 1,3-4. Quindi non solo “in principio era il Verbo”, Gv 1,1, ma in lui c’eravamo anche noi. Tutti eravamo destinati a essere “santi e immacolati” e “figli adottivi”. Poi la storia della libertà umana ha guastato il piano, e di Immacolata ne è restata una sola destinata ad essere madre del Verbo incarnato, nel nuovo progetto lanciato dal Padre. Sia il disegno primigenio che il nuovo progetto hanno il Cristo come nucleo centrale. Il Padre fa tutto in lui e per lui. Tale centralità si svolge in due fasi.

La prima è che “abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati secondo la ricchezza della sua grazia”, 1,7. La seconda è di “ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra”, 1,10. Ricapitolare significa riunificare. Questo ruolo del Cristo – redentore col sangue versato sulla croce e ricapitolatore di tutte le cose – è il mistero che finora era restato nascosto, ma ora è stato rivelato. “Egli – il Padre – ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà, secondo quanto nella sua benevolenza aveva in lui prestabilito, per realizzarlo nella pienezza dei tempi”, 1.9-10. Noi fermiamo la nostra riflessione sul Crocifisso come centro del mistero, ma l’inno prosegue sviluppando le conseguenze della centralità del Cristo per il suo corpo che è la chiesa. Uniti a lui siamo figli del Padre e fratelli tra di noi, come fossimo un solo corpo – un’unità quasi impossibile da lacerare. La morte di Gesù è la fonte di tutto ciò che possediamo oggi e attendiamo per domani: essere redenti e figli, come già siamo; essere ricapitolati, cioè integrati nella signoria del Cristo per l’eternità, come saremo. La centralità di Cristo si estende a cerchi concentrici: come crocifisso, risorto, vivo, presente, operante con il suo Spirito nella chiesa, specialmente nella liturgia. NELLA LETTERA AI COLOSSESI il tema della centralità di Cristo è svolto in rapporto alla creazione e alla redenzione, aspetti intrecciati insieme e inseparabili, sempre con culmine nel Crocifisso. L’affermazione di apertura è che il Padre “ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto, nel quale abbiamo la redenzione”, 1,13-14. Il Figlio diletto, incarnato e crocifisso, “è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura”, 1,15. Il Dio invisibile è il Padre, ma nel Figlio si rende visibile perché egli ne è l’immagine. Il vecchio testamento segnala come immagini di Dio solo l’uomo e la Sapienza, Sap 7,26. Il Figlio è sia uomo

le nei cieli”, 1,19-20. Avere scoperto che alla risurrezione, tanto più che avanti che sapienza, perché sa tutto sul Padre, partendo dal Crocifisso Risorto si poschiama il Cristo “il primogenito di coe ce ne rivela l’intima identità. sono contemplare tutte le articolazioni loro che risuscitano dai morti”, 1,18. Morendo sulla croce per amore, Gesù del piano divino – passato, presente e Prima di ogni creatura si riferirebbe alla Cristo rende visibile che Dio è amore. Il futuro – è per Paolo il culmine della nuova creazione inaugurata dal risorto e Figlio sulla croce è l’immagine somma riflessione teologica e dell’esperienza comunicata all’umanità nella fede e nei del Dio amore. Ogni volta che accenna spirituale. sacramenti. Come Verbo eterno, il Cria questo mistero, Paolo non riesce a tratsto è creatore insieme al Padre. Come Nello spiegare agli Efesini quel che tenere il suo stupore. Più volte sottoliincarnato e crocifisso è generato prima egli ha capito del mistero nascosto nei nea e spiega: di ogni creatura, perché tutte le creature secoli, ad un certo punto si accorge che - Venendo a noi, Cristo ha assunto la saranno generate alla gloria dopo di lui esso permea anche l’amore di coloro nostra debolezza. e per mezzo di lui. che sono sposati in Cristo. Ed esclama: - L’innocente s’è rivestito della nostra “Questo mistero è grande. Lo dico in rifeL’atto generante del Padre è unico e carne peccatrice. rimento a Cristo e alla chiesa”, 5,32. eterno, ma si attua in diverse fasi tra - Soffrendo le conseguenze del pecl’eternità e il tempo: generazione eterNe resta stupito perché capisce, lui cato e immergendosi dentro la nostra na, generazione come uomo nel tempo, non sposato, che l’amore degli sposi è miseria ci ha riconciliati con Dio. generazione come risorto tra tempo e inglobato dentro l’amore di Cristo per eternità. - Solo un amore così poteva vincere il la chiesa, amata fino a dare se stesso per peccato e la morte. lei. Così devono fare gli sposi nel reciCon la risurrezione e l’ascensione, la proco amore, e così si configura ogni generazione umana è riassunta nella “Generato prima di ogni creatura” esperienza d’amore tra cristiani. Non è generazione divina. Il Figlio entra toè un’affermazione non facile da interun accostamento simbolico, ma un’artalmente nel Padre anche come uomo. pretare. Non c’è dubbio che il Verbo ticolazione della stessa realtà. Marito e Comunicandoci la sua vita nuova di sia prima di ogni creatura, ma il testo moglie, che sono già membra del corrisorto, il Cristo proclama che la morte parla dell’ambito della creazione. Come po di Cristo come battezzati, amandosi non è più la “signora” dominatrice della uomo, il Cristo non è stato generato pricome sposi si scambiano lo stesso amore vita umana. Ormai lui il Signore è lui, ma degli altri, ma piuttosto tardi, “nella di Cristo. L’intero arco del ministero di perché l’ha vinta per sé e per noi. Così pienezza dei tempi”. Il testo originale Paolo è ritmato dall’ansia di annunciare l’inno della lettera ai Colossesi si condice che è “il primo” ad essere generato, il mistero che egli ha scoperto: l’amore clude con lo stesso tema della centralinon generato “prima”. Dunque sembra di Dio nel Cristo crocifisso. tà e ricapitolazione del Cristo espresso alludere anche a un primato di tempo, non solo di riferimenAgli stessi Efesini to o di spicco, come dice: “Questo mistero sarebbe ad esempio non è stato manifestato “il migliore” o “il più agli uomini delle preimportante”. cedenti generazioni, come al presente è staSe questo è il signito rivelato ai suoi santi ficato, bisogna penapostoli e profeti per sare che il mondo, mezzo dello Spirito”, compresa l’umanità, 3,5. E ai Romani conè stato creato non clude lodando Dio per solo per mezzo del la salvezza realizzata Verbo, ma dal Verbo in Cristo “secondo la in quanto sarebbe rivelazione del mistero diventato anch’egli taciuto per secoli etercreatura, un essere ni, ma rivelato ora meumano come noi. Nel diante le scritture propiano di Dio tutta la fetiche”, 16,25-26. creazione sarebbe nel Coppie di amici rinnovano le promesse matrimoniali segno dell’incarnaLa stessa ansia e ural termine del ritiro: 22-8-2009. zione. Questa spiegagenza nel proclamare zione andrebbe contro l’opinione tomilo stesso annuncio dovrebbe oggi pernella lettera gli Efesini, pur se in altre stica dell’incarnazione, ma non si può vadere la chiesa intera e ogni singolo parole: scartare. L’uomo scaturirebbe dal piano credente, specialmente i passionisti. “Piacque a Dio di far abitare in lui ogni di Dio di farsi uomo. Sogna il suo Figlio Infatti il mistero dell’amore di Dio nel pienezza e per mezzo di lui riconciliare nella carne e crea per lui quella carne. Cristo Crocifisso, nascosto per secoli e a sé tutte le cose, rappacificando con il millenni, per la maggior parte dell’umaUn’altra spiegazione ritiene che “genesangue della sua croce, cioè per mezzo di nità è ancora nascosto. rato prima di ogni creatura” si riferisca lui, le cose che stanno sulla terra e quel-


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II - RIFLESSIONE SULLA VIA CRUCIS

7 di Fabrizio Cortigiani

L’ORTO DEGLI ULIVI Gesù invita alla vigilanza, all’attenzione verso sé stessi e verso gli altri, avverte di tenere la lucerna accesa, perché non si sa quando lo sposo verrà. L’essere umano, tuttavia, sembra non voler ascoltare, preferisce la via dell’ozio, della procrastinazione, dell’eterno rimandare, specialmente quando si parla delle realtà interiori, del mondo dello spirito. E’ più facile pensare che gli eventi traumatici accadano agli altri, è più semplice minimizzare la disgrazia altrui piuttosto che la nostra, è meglio pensare alle cose materiali, più imminenti, quelle che soddisfano i sensi nell’immediato; tuttavia la vita non è così banale. La parabola delle vergini accorte, attente, che tengono la luce della consapevolezza sempre accesa in contrapposizione alle vergini stolte che rimandano il risveglio della coscienza per continuare a dormire nel materiale per godersi l’imminente ce lo dimostra. Quante volte ci è stata presentata la nostra ultima cena e non ce ne siamo neppure accorti vanificando il valore di quella sofferenza, che comunque abbiamo dovuto affrontare; quante volte ci siamo ritrovati nel nostro Orto degli Ulivi e invece di pregare abbiamo imprecato: “Che male ho fatto?”, “ma perché proprio a me?”, “questa non me la meritavo”. Gesù, solo, nel Getsemani, prega, chiede ai discepoli di accompagnarlo, di sostenerlo nel momento dei dolori mentali, del film della vita di tutta l’umanità e di ciascun uomo in particolare. Anche i suoi amici, nonostante tutto si addormentano. Il Suo monito, la Sua richiesta svaniscono nel sonno: Pregate! Pregate! – Sì! Maestro – ma il sonno sopraggiunge. L’essere umano cede al minimo sforzo: questi siamo noi – deboli, poveri, miseri e tanto spesso presuntuosi e arroganti. Anche in questo momento, il maligno si fa sentire; Gesù lo avverte. Una voce sibilante pronuncia parole di morte, parole scoraggianti, visioni sul futuro dell’umanità –guerre, fame, povertà, sfruttamento – sembra che il sacrificio di Gesù sia inutile – ma è questo il grande inganno. Sembra che ogni nostra sofferenza sia inutile data la sua incomprensibilità e questa è la prosecuzione dell’inganno che ci fa rinunciare, ci porta fuori

dall’ottica della Croce. Anche noi ci sentiamo dire: “Non ce la puoi fare, a che ti serve, rinuncia, basta una scelta in una direzione piuttosto che in un’altra”. E in effetti si può scegliere la via della fuga dalle responsabilità, la rinuncia all’amore che tante volte ci ribalta l’esistenza; si può optare per la soluzione più comoda e meno stancante: un tradimento, una speculazione sulla buona fede altrui, un aborto. Gesù prega per allontanare quel calice di sofferenza, ma aggiunge: sia fatta la Tua volontà Padre, non la mia. Noi invece scappiamo direttamente e poi, anche a distanza di anni scontiamo amare conseguenze materiali, psicologiche, spirituali. La croce rifiutata si moltiplica: delusione, depressione, disturbi di vario genere, scontento e la corsa al benessere continua senza sosta e senza portare a niente. Ricchi e poveri sono provati, amareggiati, chi per un verso, chi per un altro. E tutto questo perché non vogliamo comprendere il momento in cui siamo chiamati alla nostra “ultima cena”. Semplicemente dormiamo o peggio ancora il Giuda che è in noi pensa di cavarsela con trenta denari, si prostituisce a poco prezzo: sfruttamento, speculazione, relativismo ambiguo, buonismo, ozio, pigrizia affettiva, avidità, vanità, offese alla dignità, umiliazioni nei confronti dei più deboli. Ci manca una cosa: l’umiltà di dire “sia fatta la Tua volontà, non la mia”. Nel Getsemani ascoltiamo la tentazione, le seduzioni, le critiche, tutti tarli che rodono la mente, che aumentano la preoccupazione e la paura, che fanno passare le notti nell’angoscia, nel sonno, nel pianto, nell’ansia che si perpetua. E’ il momento di dire: “Mi abbandono a Te, Gesù, pensaci Tu!”. Gesù conosce le nostre debolezze, ha provato le nostre paure; non è venuto per punirci, ma per salvarci dal Maligno e per farci partecipare alla vera festa, al banchetto nuziale. Nel Getsemani c’è buio, è il momento della notte oscura, della confusione, del non vedere se non con l’occhio della fede il punto di luce in un orizzonte indefinito che ci chiama, che ci esorta a non rinunciare alla nostra missione: fare sempre scelte d’Amore –decidere pro Vita a costo di ribaltare la nostra stessa esistenza, di scardinare i nostri schemi, di partire senza niente o meglio

di lasciare andare tutto per conquistare ancora di più. Come ci esorta a fare Gesù, non preoccupiamoci di portarci dietro grandi cose, né bisaccia né altro. Non dobbiamo avere paura di essere quel tipo di pecora, non vale la pena di travestirci da leoni con la criniera della superbia; rimaniamo piuttosto nella semplicità e chiediamo a Dio che non ci venga mai meno il coraggio dell’umiltà. Chiediamo di essere sempre messi di fronte ai nostri limiti e facciamo spazio all’Amore, alla Croce e al Silenzio. Qui, troveremo Dio. L’ARRESTO A un certo punto arrivano i soldati guidati da Giuda; il momento dell’arresto, della consegna dell’Amore al Maligno – una mano d’uomo, un bacio traditore – e la risposta sconcertante, penetrante di Gesù: “Fai quello che devi fare”. La vigliaccheria e l’ipocrisia del discepolo venduto, disdegnato anche da coloro che lo pagano, identificano l’uomo perso nella sua coazione a morire nella grettezza e nella disperazione per aver rifiutato l’Amore, la via del sacrificio e della dignità. Giuda, con la falsa consapevolezza di qualche centinaio di euro in più, diremmo oggi, vende la pace e la tranquillità in cambio dell’apparente considerazione di chi lo considera un verme, vende sé stesso per un pugno di dollari. Fa il gioco di Satana, rifugiandosi nella materia grossolana:

Gesù prega nel Getsemani

cifiggilo! Crocifiggilo!. poco dopo s’imE’, come dicevamo la picca. Pasqua ebraica. I soldati arresta Tutti abbiano Gesù; una caro mo i nostri giorni sadiscepolo sguaina cri; con i nostri diversi la spada per salvalori sacralizziamo o vare l’Amore stacdesacralizzamo i giorcando un orecchio ni, i mesi, gli anni. ad un soldato. Il Con la vigliaccheria monito di Gesù di Pilato, ci laviamo è cristallino: mai le mani di noi stessi e colpire con la spaci lasciamo crocifiggeda. L’Amore rifiuta re dalle nostre paure. la difesa fatta con La parte buona di noi le armi del Malistessi viene messa in gno anche se quePrudenza di Bari e Luigi di Fossacesia si consacrano a Gesù Crocifisso. croce dalla nostra voste vengono usate lontà che aderisce alle in buona fede. cheria di Erode, la paura di Pilato eviGesù riattacca l’orecchio e il soldato denziano un Gesù scomodo. Infine si fa seduzioni e al fascino del male. Il nostro ricomincia a “sentire”; questa volta in decidere alla folla fra Gesù e il criminale vissuto si spacca, la vita sembra andare modo diverso, più consapevole e il mira- Barabba. La scelta di liberare Barabba nel in frantumi, i colpi di flagello non mancolo raggiunge l’infedele. Dio non si cura giorno della Pasqua ebraica è offesa an- cano: separazioni, divorzi, perdite del della fazioni, va oltre qualunque forma che nei confronti di sé stessi. Se si pen- lavoro, tradimenti, malattie, solitudine, di associazionismo, di gruppo e di cre- sa che un popolo, autorità governative sgomenti, disperazione, impotenza. do, ma rimane sempre fedele a sé stesso. comprese, così attaccato alle tradizioni e In questo spaccato, in questa voragine Ecco, i nostri soldati interiori emergono alle regole opta per la liberazione di un il Maligno trionfa sulla nostra incredulidalle caverne dell’anima: violenza, odio, criminale in un giorno considerato sa- tà, sul credere di bastare a sé stessi, sul rancore, superbia, inganno, illusione, cro e intoccabile, permette di compren- relativismo abnorme, sul buonismo, sulavidità, viscidezza, stoltezza, critica, giu- dere fino a che punto possa arrivare la le politiche del laisser faire, laisser pasdizio; questi sono i demoni con i quali stoltezza e la contraddizione dell’animo ser. E così diventiamo l’Ecce Homo. Abincateniamo l’Amore; un amore pronto umano. brutiti, scontenti, ripiegati su noi stessi, a farsi ferire, oltraggiare, rinnegare, ma Quel Sinedrio, quella folla, Erode e la nevrotici, crocifissori di Dio e crocifissoin questo squarcio i soldati interiori venfiglia, Pilato, la massa dei soldati che ub- ri di noi stessi, veri vermi, larve viscide gono risucchiati, annullati e trasformabidiscono senza pensare, schiavi di un e nauseanti. ti. L’Amore, nella decisione di lasciarsi potere schiavizzante e sinistro siamo noi: Gesù, coronato di spine e avvolto nel arrestare e uccidere incatena il Maligno il nostro IO giudice, la folla delle passio- manto purpureo viene schernito come riducendolo all’impotenza. Ciascuno di ni, la perversione di Erode, la perfidia Re dei Giudei. E’ ora che il Figlio di Dio noi, nel proprio Getsemani, può speridella figlia, le paure di Pilato e i soldati, chiede alla parte luminosa che è dentro mentare l’agire di Dio. quelle parti di noi stessi –comportamen- di noi se vuole portare per un po’ la sua ti stereotipati – indotti e prodotti dal bi- stessa Corona; è ora che ci viene chiesogno di uniformarsi alla massa, schiavi sto di accettare il mantello della sconfitta Il SINEDRIO Il Sinedrio, dopo un falso proces- di quello che dice la gente, fantasmi reali dell’orgoglio sulle nostre spalle; è ora che so condanna Gesù. Tutti, consapevoli che processano la limpidezza dell’Amore possiamo dire Sì o No; è ora che decidell’innocenza di quest’uomo, cercano e che dall’Amore stesso si sentono stu- diamo da che parte stare. E la scelta è di delegarsi gli uni con gli altri. Romani e pidamente condannati. E allora, l’ama- completamente libera. Dio non ci dà la Giudei, sia pure con scenari e culture di- ra soluzione: condannare l’innocente. Croce, ma ce la prende chiedendoci di verse, non sanno come fare. Gesù è sco- Invece di dire con scherno: Tu sei il Re aiutarlo a portarla per chi non ha spalle modo per tutti; la Sua immediatezza, il dei Giudei? E sentirci rispondere: “Tu lo sufficientemente robuste, per chi è debocarisma del leader, la dignità, la capacità dici” – potremmo direttamente afferma- le e impaurito. Con Gesù, possiamo sopportare le di fare da specchio a chiunque incroci il re: Gesù, Tu e solo TU, sei il mio Re e il mio Signore! ferite,le malattie nostre e dei nostri cari, Suo sguardo infastidiscono. l’ignominia, i limiti e le sconfitte, perché Il frainteso su un Regno del Cielo o GESU’ PRENDE LA CROCE SULLE i nostri dolori sono i Suoi, perché l’uomo della terra, l’accusa di bestemmia, di alto non è mai solo se accetta di scegliere la tradimento, la violazione delle regole (si SPALLE Via della Vita piuttosto che la Via della guarisce nel giorno di sabato), le aperte Pilato ordina la flagellazione e il Figlio contraddizioni delle autorità giudaiche, dell’Uomo ridotto a brandelli viene con- Morte. (continua) la delega di responsabilità della vigliac- dotto di fronte alla folla che grida: “Cro-


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LA SANTITA’ E’ SEMPLICE

Festa speciale per un figlio speciale

III “La santità è amore” di Madre M. Maddalena Marcucci di Coltorti Maria Grazia “Siate santi”. Il Signore a tutti gli uomini, in qualunque situazione di vita, chiede di essere santi e se Lui, Sapienza per essenza, chiede questo a tutte le anime significa che raggiungere la santità non deve essere così difficile come invece sembra a prima vista. Dio è verità e camminare nella verità significa concepire la santità per quella che è e non crearci noi delle difficoltà inesistenti nel nostro cammino verso di Lui. A questo punto Madre Maria Maddalena Marcucci si chiede come mai, se il camAmici nel primo corso di esercizi riflettono che la santità è semplice, perché è amore. mino di santità si basa Non bisogna temere nulla perché il In teoria tutti dicono di sapere che sulla semplicità, i santi Signore è buono e vuole amore e il suo è così ma, in realtà, molto pochi sono non sono poi una presenza così ordinaoperare è dolce e non violento. A stento quelli che comprendono veramente che ria ma piuttosto una presenza straordici accorgeremo che chi opera in noi è la si può essere santi e molto santi sennaria. sua mano divina. Noi dobbiamo cercare za che niente di straordinario appaia Cosa manca a tante anime buone perdi eliminare i difetti e le imperfezioni all’esterno. ché effondano quel profumo celestiale, nel nostro operare e, questo lavoro, ce Quanto è necessario, ci dice Madre attraendo tutti quelli che loro si avvicilo indicherà passo passo lo Spirito del Maria Maddalena, chiedere spesso al nano, ed elevandoli a Dio? La risposta Signore. Signore che ci mostri le sue vie e ci inè che queste anime non hanno gustato “Io credo, Gesù mio, credo nel vostro segni i sentieri che conducono a Lui. quelle tenerezze dell’amore divino che amore per me, e vi amo con tutto il mio recano ammirazione e silenzio e geneDobbiamo aprire gli occhi finché cuore. rano il desiderio ardente di far provare a c’è ancora tempo, la grazia non manca tutti queste divine delizie: “Anime sanVi amo e voglio amarvi, servirvi e a nessuno. Che non si dica di noi ciò te siete, poiché tali vi considera il Cuore adorarvi in spirito e verità prendendo che scrisse l’apostolo Giovanni: La luce di Gesù. Ma Egli soffre per non potervi per guida il vostro santo Vangelo e per splende nelle tenebre, ma le tenebre non stringere al suo petto, e farvi sentire i compagni di viaggio la Fede e l’Amore”. l’hanno accolta” e tutti quelli che vivono suoi divini abbracci. E non può. Si sente Così la Madre ci invita a pregare Gesù. nell’errore vivono nelle tenebre. impedito dalla vostra pusillanimità… SiLa Fede e l’Amore ci scopriranno Accogliere il Signore è aprire gli ocgnore, quanto soffri per le anime! E non grandi prodigi senza bisogno di cercarli chi e accettare la verità, giudicare le solo per le anime cattive, ma anche per lontano. cose spirituali secondo lo spirito e non le buone.” secondo i sentimenti: la fede ci porterà Ascoltando Messa, in meno di Il Signore per venire ad abitare stafino a Dio. mezz’ora, si realizzeranno davanti ai nobilmente in noi chiede una sola cosa: stri occhi,i più stupendi prodigi che possa Ciò che dipende da noi, nel lavoro di AMORE, è questa la vera santità, fare un Dio: alla voce di una povera cresantificazione, è disporre l’anima nostra l’unione con Dio. Questa unione che il atura, scenderà il Verbo Eterno dal più all’unione con Dio. A molte persone semSignore ci chiede si realizza solo amanalto dei cieli, per morire misticamente bra questo un lavoro difficile e si scoragdo e ciò è l’essenziale della santità, menancora una volta, come sul Calvario, vitgiano. Non si capisce che, invece di far tre spesso la maggior parte delle persotima dei nostri peccati, per farsi nostro di più, bisogna progressivamente togliene buone,e anche dei religiosi, si fissano cibo e restare nella sua prigione d’amore, re gli ostacoli che impediscono a Dio di in ciò che è secondario e si dedicano ad ed essere nostro compagno, nostra guida, operare in noi: tutto sta nel perfezionarci opere esteriori, attività, fatiche e pene… nostra luce nel tenebroso cammino della in ciò che facciamo e non lasciare di fare tutti mezzi non sempre necessari a ragvita. ciò che facciamo, dato che qui si parla di giungere la santità. chi già pratica il bene.

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uando Dio vede che le cose non vanno come dovrebbero, manda un segno chiaro e riconoscibile a volte, confuso e difficilmente interpretabile altre. Il 19 settembre del 1991 Dio ha guardato la nostra famiglia e credo che i segni che ci aveva mandato fino a quel momento erano troppo confusi e forse avrà pensato di averci sopravvalutati. Allora, perché Dio è infinitamente misericordioso, ha deciso di mandarci un angelo, affinché ci spiegasse bene tutto quello che non avevamo capito. “Mamma,toglimi una curiosità: quando hai saputo di avere un figlio come me, come l’hai presa?”. “Quando mi hai fatto questa domanda, mi hai spiazzato, figlio mio. Ti ho risposto che fui contenta di avere il terzo figlio e che il tuo arrivo ha unito molto la nostra famiglia. Nei primi anni della tua vita non sapevamo quanti e quali sofferenze e limiti avresti dovuto superare. Io e te dormivamo nella stessa camera per i continui malanni dell’asma e delle tue crisi epilettiche, che mi facevano riposare come la sentinella a due passi dal fronte. La tua sorella, allora dodicenne, la mattina si svegliava alle sei e, prima di andare a scuola, ti preparava il biberon con il latte, non per dovere, o perché qualcuno glielo avesse chiesto, ma perché quello che oggi sembra un gesto straordinario, in quel momento era ordinario, come lavarsi i denti; era un modo per stabilire un contatto con quel fratellino così fragile e malaticcio, ma già capace di lezioni di vita. Simone, il più piccolo dei tuoi fratelli,

aveva solo sei anni quando sei nato, giocava con te quando tornava da scuola; anche lui voleva essere d’aiuto all’impresa di farti sorridere. Io mi occupavo di te tutto il giorno, ti tenevo in braccio e ti cullavo per non farti piangere e mi ag grappavo con forza a Dio affinché Stefano, ricevuto dalla famiglia come figlio scaricasse su e dono speciale, compie 18 anni. di me i dolori incontrasti quell’anziana signora che ti che sentivi tu. disse: “povero cocco!”, tu prontamente Tuo padre, l’unico che poteva lavorare, gli rispondesti: “niente povero cocco, tornava stanco la sera, dopo ore di strasono orgoglioso di portare la mia croordinari e anche lui coccolava questo ce e sono felice, così come sono”. Anfiglio piangente. che la tua famiglia è felice, orgogliosa e Piangevi molto, figlio mio. Abbiamo onorata di avere un componente come vissuto la tua nascita come un evento te, di poter partecipare alla tua vita, di meraviglioso, il più gradito dei doni, ma asciugare le tue lacrime, di spingere la ci sono voluti anni prima che ci accortua carrozzina, di ripetere quello che gessimo di quanto tu ci stavi dando. Ci dici quando gli altri non ti capiscono, di hai dato la possibilità d vivere una vita difendere i tuoi diritti, quando ripetupiena di amore, piena di solidarietà, tamente vengono calpestati. Grazie per piena di unità, piena di Dio. La nostra ogni volta che ti lasci aiutare nelle tue vita, la sola che abbiamo su questa terra, difficoltà, perché attraverso queste diffitu l’hai stretta con forza tra le tue piacoltà la nostra vita acquista significato, ghe e l’hai guarita dai problemi inutili, si purifica e si riempie. Grazie di essere dall’ipocrisia, dall’ozio e dalla paura. nato… 18 anni fa! Quando a passeggio con l’educatrice La tua famiglia

Carissimo Stefano, ci conosciamo da circa 14 anni, quando avevi circa 6 anni e incominciasti a venire con i tuoi genitori agli incontri degli AGC a Porto S. Elpidio e poi anche a Morrovalle ai ritiri mensili e agli esercizi spirituali. Ho sempre ringraziato il Signore per averti mandato tra gli Amici di Gesù Crocifisso come un grande tesoro. Ricordo la tua grande gioia quando lo scorso anno hai fatto la consacrazione perpetua a Gesù Crocifisso: sembravi trasfigurato! Ho sempre ammirato la tua intelligenza, la tua fede, la tua serenità, l’impegno di voler essere un ragazzo normale, nonostante le difficoltà della malattia. Sei stato di esempio ai ragazzi, ai giovani e a noi adulti. Gesù ti è stato sempre vicino e ti ha dato tanta forza per accettare e santificare la

tua croce, soprattutto ti si è manifestato in modo straordinario durante la lunga e difficile operazione. La tua pazienza e serenità, fino a minimizzare il tuo male, sono state un incoraggiamento anche per i tuoi genitori, che hanno votato a te la loro vita con dedizione straordinaria. Vogliamo festeggiare con te i tuoi 18 anni e ringraziare con te il Signore per il dono della tua vita e della tua presenza in mezzo a noi. Chi non potrà partecipare fisicamente alla tua festa del 19 settembre, lo sarà con il cuore e tanta preghiera per te e per la tua bella famiglia, che ringraziamo per la lettera straordinaria di auguri per il tuo 18° compleanno. Ti affido alla intercessione di San Gabriele, perché il Santo del sorriso possa esserti vicino e sorriderti sempre nella tua vita. Padre Alberto CP

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Fare la madre oggi

Festa della Famiglia Passionista

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di Adele Caramico

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uando nasce un figlio, la prima volta che sentiamo che pronuncia il nome “mamma” per noi diventa qualcosa di grandioso e di stupendo. E’ una gioia indescrivibile, è qualcosa che dal di dentro ti dice che sei stata in grado di mettere al mondo una creatura ad immagine del Creatore. Nei tempi che stiamo vivendo ultimamente l’essere madre sta acquistando colori e significati diversi. Ci sono mamme per vocazione e madri che vogliono diventarlo per forza, anche mettendo a repentaglio la vita di altri figli, pur di ottenerne uno per se stesse.

Madre è colei che si sacrifica per la vita di suo figlio; abbiamo tanti esempi di donne che muoiono per far nascere il loro bambino, che sacrificano la loro vita purché si salvi quella della creatura che portano in grembo. Qui, per l’appunto, sta la questione: la madre si sacrifica per il figlio ma non sacrifica il figlio per se stessa. Mettere al mondo un figlio per forza, sacrificandone altri, non è più amore di madre, non è più maternità, ma solo onnipotenza e delirio procreatico, voglia di possedere un figlio come cosa propria e non più come nuova vita da amare e rispettare.

Per quanto possano esMa a questo punto sere comprensibili le ral’essere “madre” cosa sigioni di coloro che ricorrognifica realmente? Che no a determinate tecniche senso ha? di procreazione artificiale Da sempre la madre è per avere un figlio, non è colei che mette al moncerto condivisibile che per do il figlio, che si occuessere madre di un figlio pa principalmente delle si legittimi l’uccisione di cure da dargli e della sua molti altri. educazione, soprattutto Non è più maternità nei primi anni di vita, questa: è solo egoismo. anzi possiamo dire che lo faccia già dal grembo. Bisogna rivedere il ruolo di madre come bisogna Pure se oggi c’è una rivedere il significato del maggiore partecipazione dono di figlio. del padre nella crescita ed educazione dei figli, La vita umana è un il compito primario resta dono da amare e rispettasempre a lei, alla mamre, da tutelare e coltivare, ma, perché in fondo è Mauro e Marzia, ma non da pretendere e proprio della sua vocafelici con due fiori: Giacomo e Letizia costruire artificialmente. zione lo svolgere tutto Un bambino non è un questo. bel giocattolo da far costruire come si desidera e da avere a Tanto femminismo che per anni ha rivendicato una parità tutti i costi. col sesso maschile…non so in effetti quale parità abbia mai La vita umana, racchiusa già in quella monocellula che si desiderato: non c’è nulla di più bello di portare nel grembo è appena formata con la fecondazione umana, va amata semuna nuova vita e darla alla luce. Rinunciare a tutto questo è pre, fin da quel primo istante… altrimenti, se non si ama la rinunciare all’essere donna… vita appena formata, come possiamo aspettarci che si riesca ad Ed eccoci nell’epoca della contraddizione: colei che non riamare la vita di chi ci passa accanto? esce a concepire un figlio… e vuole uno a tutti i costi, senza Ma allora cosa significa, oggi, l’essere madre? guardare in faccia a niente ed a nessuno, neppure agli altri figli Significa tante cose, ma prima di tutto c’è l’essere pronta che butterà via solo per averne uno tutto per sé. a dare la vita per i propri figli: ma non è una cosa nuova, è sempre stato così ogni volta che si accetta la vita quale dono da Forse bisognerebbe riguardare cosa sia la maternità, dove amare, custodire e far crescere. nasce ed a cosa tende, perché se per maternità si deve intenwww.bioeticaefamiglia.it dere l’avere un figlio per forza, un costruirlo in laboratorio, distruggendo per esso altri figli, allora la maternità non è più questa, non la si può chiamare tale.

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17 maggio 2009 si era svolto presso il santuario di San Gabriele la giornata del Ventennale degli Amici di Gesù Crocifisso, dove ci siamo ritrovati in più di 400 per ringraziare il Signore per il dono del nostro movimento. Il 27 giugno abbiamo vissuto presso lo stesso santuario la “Festa della Famiglia Passionista”, in cui ci siamo ritrovati religiosi, suore e laici passionisti, presenti nella nostra provincia religiosa della Pietà, che ha la sede provinciale a Recanati. “La Festa della Famiglia Passionista” è stata intensa e piena di momenti diversi ma uniti tra di loro. Ci siamo ritrovati nel salone Stauros, un luogo ormai familiare per noi Amici di Gesù Crocifisso. L’incontro è iniziato con il saluto del nostro Superiore Generale, P. Ottaviano D’Egidio, le lodi, animate dal P. Aurelio D’Intino, la conferenza del Padre Provinciale, Piergiorgio Bartoli, per ricordare il 25° anniversario delle nuove Costituzioni della Congregazione passionista, basate sulla Regola lasciate da S. Paolo della Croce nostro fondatore. E’ stato un cammino nuovo per noi per scoprire le nostre origini. Il culmine della giornata è stata la messa solenne presieduta dal Superiore Generale, con la concelebrazione del P. Provinciale e diversi assistenti dei gruppi

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el viaggio di ritorno verso casa dalla splendida giornata della Festa della Famiglia Passionista, abbiamo ringraziato la Vergine Maria e San Gabriele, meditando il S. Rosario con i pensieri scritti di San Gabriele. Cosa dire di questa giornata? .E’ stata certamente la Festa della Famiglia Passionista, ma per me è stata soprattutto la festa dei cuori amanti di Gesù Crocifisso. Un cuore che ama Gesù Crocifisso dona al prossimo ciò che san Paolo della Croce ha infuso nel nostro cuore: l’amore per la Passione del Signore. Quanta grazia è scesa oggi nei nostri cuori, per mezzo di voi, cari Padri Passionisti, che avete profuso a noi tutto ciò che il Divino Spirito vi suggeriva, con il vostro spi-

Festa della Famiglia Passionista: S. Gabriele 27-6-2009 laicali passionisti. Il P. Generale ci ha esortato ad avere una fede forte come quella di Abramo, ad approfondire e perseverare nella vocazione passionista. Il Passionista ama i fratelli, specialmente coloro che rassomigliano di più al Crocifisso, nei quali vede “Il Fratello Gesù”. Dopo un breve pranzo al sacco, ci siamo ritrovati nel Salone Stauros. Il bravissimo coro “Le voci del cuore” di Lanciano, che aveva animato la Messa, ci ha allietato con un concerto di canti che hanno elevato la nostra mente e riempito il cuore. Poi un ospite inatteso dal Brasile (!), “Giorgino”, (il P. Provinciale) con l’armonica a bocca, si è esibito nella esecuzione magistrale di numerosi canti ai quali si è unita l’intera Fami-

glia Passionista. Sono seguite alcune testimonianze, come quella molto interessante di Camilla, responsabile della Tendopoli d’Abruzzo e di P. Lorenzo, sul un mese di volontariato di un gruppo di tendopolisti presso i terremotati dall’Aquila. Il P. Provinciale ha concluso con una sorpresa: non potendo fare una regalo a tutti i partecipanti, ha donato 10 bellissimi premi, con l’estrazione a sorte del numero che ognuno di noi aveva ricevuto al mattino. P. Aurelio ci ha allietato ancora con la sua chitarra e poi ci ha invitati a ritrovarci tutti nella cripta davanti a S. Gabriele per un’ultima preghiera. Siamo ripartiti pieni di emozioni e il cuore colmo di gioia. Rita Maraessa

rito di dedizione e di amore che cercate di infonderci. La Famiglia Passionista oggi era al completo; le parole del Padre Generale ci hanno fatto comprendere quanto noi laici siamo amati dalla Congregazione. Il Segno che brilla sul vostro petto ci richiama continuamente a meditare il più grande mistero dell’amore di Dio per noi. Oggi abbiamo ascoltato come è nata la Famiglia Passionista con la relazione profonda ed incisiva del Padre Provinciale, Piergiorgio Bartoli, del quale abbiamo scoperto anche la bravura nel suonare l’armonica a bocca. I canti del Coro di Lanciano e del P. Aurelio D’Intino hanno riempito un pomeriggio meraviglioso. Grazie, cari Padri: nulla ci avete fatto mancare, in senso spirituale

ed anche materiale. Anche noi vogliamo aiutare la nostra Famiglia Passionista a “funzionare”, come hanno dimostrato le belle testimonianze che ci sono state dai vari gruppi. L’amore al Crocifisso ci porta all’amore per i crocifissi, come sono i terremotati dell’Aquila. Ringrazio il Signore che mi ha chiamato a far parte della Famiglia Passionista. Grazie, cari Padri; la gioia e la grazia sprizzano da tutti i pori del vostro essere e noi vi ringraziamo perchè la gioia e la serenità che ai più sembrano sparite, voi le fate rifiorire e verdeggiare anche sui sassi e questo grazie alla memoria dell’amore infinito di un Dio crocifisso per noi. Riccardo Rucci


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Esercizi spirituali 9-14 agosto 2009

Ritiro spirituale per le famiglie: 17-22 agosto di Francesco Valori

Salire un altro gradino della santità Ogni corso di esercizi è un “itinerario di ascolto “, ricco di silenzio e di preghiera per un nuovo incontro con Dio. E’ una esperienza sempre nuova per aiutare la conoscenza di noi stessi a diventare revisione di vita. E’ quanto ho vissuto in questo corso di esercizi presso il santuario di San Gabriele, come una verifica del mio ventennio di appartenenza agli Amici di G.C. Mi sono chiesta: “Chi sono io? A che punto mi trovo, dopo tanti anni, nel cammino di santità?”. Il tema del corso, “La santità è amore“, mi ha aiutato a dare una risposta. Era lo stesso argomento di venti anni fa, agosto 1989, quando nacquero gli AGC. Nelle catechesi, tenute dal P. Alberto, è stato sviluppato concretamente il tema della santità nei suoi principali aspetti di “vocazione, intimità con Dio, corsa ad ostacoli, amore concreto, diffondere l’amore”. Temi che nell’omelia della messa serale venivano approfonditi per diventare un programma di vita quotidiana. Il corso è stato una miniera di suggerimenti per una revisione del mio cammino ventennale di “santità passionista”, il cammino dell’amore concreto. Arricchita dall’esperienza di fede vissuta con circa 60 fratelli, specialmente nei gruppi di lavoro; memore dei momenti di interiorità provati nell’adorazione quotidiana e nella commemorazione della “Via Crucis“, potrò ora tentare con coraggio la salita di un altro gradino della scala, che conduce alla santità e guardare il futuro con fiduciosa speranza. Margherita Padovani Cercatore di Dio “Ciao, tutto bene?”. “Tutto bene, come gli esercizi di quest’anno, bellissimi, come sempre; oggi poi è giorno di “deserto”; senza chiasso intorno, è più facile parlare al Signore. “Che cosa gli dirai?”. “Sono tante le cose da dire, ma gli parlerò anche di te. Gli dirò che, sia pure inconsapevolmente, lo stai cercando, gli hai già aperto la porta del cuore. Hai forse ancora paura di incontrarlo. Te ne stai nascosto come Zaccheo, ma con il desiderio di conoscerlo. Lui questo lo sa, quindi anche Lui ti cercherà. Quando gli sarai più vi-

Corso di Esercizi spirituali: S. Gabriele 9-14 agosto 2009. cino, ti chiamerà. Allora uscirai dal tuo nascondiglio e sarà Lui stesso a dirti che vuole venire a casa tua. Non aver paura, sarà un ospite carico dei quei doni che solo Lui può offrire. Sperimenterai la comunione con Lui, la gioia del suo perdono, la tenerezza del suo amore. Il suo abbraccio scioglierà ogni resistenza e sarà dolcissimo abbandonarsi a Lui. Il suo amore è un dono talmente grande che vorrai condividerlo con altri e più lo condividerai, più crescerà. Non potrai più farne a meno, perché darà un senso nuovo alla tua vita, ti aiuterà a vedere le cose sotto una luce diversa, dimenticherai la tuoi limiti umani per sentirti parte di quella “Bellezza tanto antica e tanto nuova” che è Dio. Rimpiangerai di averlo conosciuto e amato troppo tardi”. Amica di G.C. Negli esercizi, che ho fatto per la prima volta, ho vissuto momenti di grazia e di amore: si respirava un clima di famiglia e di fratellanza nel Signore. Porto nel cuore ogni momento di quelle giornate; Gesù mi ha fatto capire sopratutto che la santità è possibile per tutti noi; la santità fatta di quotidiano, vivendo con amore ogni più piccola cosa; mi ha fatto comprendere che se vivo ogni istante unita a Lui tutto acquista un valore redentivo per l’unione alla sua Passione. Ogni azione, sorriso, e preghiera fatta con Gesù, per Gesù e in Gesù diventa dono d’amore per Dio Padre e per le anime. Ringrazio gli AGC

per il loro affetto e la loro accoglienza. Alessia Fiore Fraternità Sulmona. Gesù mi si è donato. Chi intraprende un cammino ha bisogno di una guida che conosce la via. Da soli ci si perde e si va incontro a pericoli sconosciuti. Una buona guida serve in modo particolare nel tortuoso cammino verso la santità. A questi esercizi non sono venuto per caso, ma è stata un’esigenza interiore data dal Signore stesso. In essi ho conosciuto di più Gesù che mi si è donato e mi ha attirato a sé, mi si è svelato come egli è. Ho preso atto dell’abisso che c’è tra lui che è il modello e me che sono una brutta copia. In lui ho riposto ogni speranza; ho sperimentato non solo attimi di intimità, ma ore di intensa riflessione e una profonda riconciliazione con me stesso e con Dio, con una grande fiducia nella sua infinita misericordia. Pio Calvarese Ringrazio del bellissimo momento vissuto con tutta la comunità nel corso di esercizi; ancora oggi, cerco di rivivere quei meravigliosi momenti che il Signore mi ha voluto regalare quando ero immersa nella preghiera: momenti che custodisco gelosamente nel mio cuore perchè credo che mi stiano facendo riflettere sul senso che dovrò dare alla mia vita. Prego lo Spirito Santo di far chiarezza e che mi aiuti a perseverare in questo cammino. Mimma Sciannameo di Noicattaro BA

Dott.ssa Adele Caramico Stenta esplosiva di felicità e di amoUna grande re di Dio viene trasmessa a grazia per rigenechiunque le si avvicina. rarsi ogni anno Mariella Dal 17 al 22 agosto 2009 si è svolto Una forte ricarica presso il santuario di San Gabriele il Come ogni anno, questi 2° corso di ritiro esercizi sono per me una forspirituale per fate ricarica che rinvigorisce il miglie; hanno parcorpo e lo spirito. Ho vissutecipato circa 60 to questi giorni nella pace e persone tra geniserenità, in comunione con tori e figli. Il corso tutti gli amici ai quali sono è stato guidato da legata da anni ma anche con P. Luciano Tempecoloro che ho conosciuto per rilli affiancato dal la prima volta, in particolare nostro assistente la dolcissima Elmira. RingraP.Alberto; le catezio il Signore per quanto ci chesi supportate ha donato e tutti coloro dei Ritiro spirituale per famiglia: S. Gabriele 17 22 agosto 2009. dalla proiezione di quali si è servito per comunipower point hanno carsi a noi. ha permesso la buona riuscita del corso. ripreso il tema degli esercizi 1989 “La Partecipare a questo ritiro è una granFiorella santità è amore” ma con tematiche de grazia che ogni anno ci viene data; rivolte alla famiglia. Sono stati molto è un rigenerarsi come famiglie e come partecipati i lavori di gruppo del poIl rinnovo delle promesse matrigruppo. Ci aiuta a riflettere sulle nostre meriggio sulla relazione di coppia e sul moniali hanno dato nuova linfa cadute e ci sprona a ripartire da capo, rapporto con i figli. Ci sono stati intensi all’amore ogni volta, con la certezza che il Signore momenti di preghiera durante le adoraSabato 22 agosto si è concluso il riè sempre al nostro fianco e ci ama così zioni eucaristiche animate dal diacono tiro spirituale per le famiglie presso il come siamo. Ringrazio di cuore, oltre Vito. I figli più grandi sono stati seguisantuario di san Gabriele, al quale parP. Alberto che guida il nostro cammino ti dai genitori, mentre i più piccoli da tecipiamo da diversi anni con i nostri senza stancarsi mai, P. Luciano TemSuor Carmela e con l’aiuto delle mamfigli, per vivere insieme questa forte perilli che è entrato nella nostra vita me hanno preparato disegni e lavori sul esperienza spirituale, unica nel suo gein punta di piedi ma ci ha dimostrato vangelo del giorno, poi presentati alla nere. É bello stare insieme ad altre famisubito la sua disponibilità e la sua accomessa vespertina. Non sono mancati i glie che, come noi, sentono il bisogno glienza e la sua preparazione; ha saputo momenti di distensione, quali la gita sui di curare il proprio spirito, che spesso catturare il nostro interesse con le camonti e la partita di calcio tra genitori e arriva a questo appuntamento stanco e techesi mirate alla riflessione personafigli. Fin dall’arrivo si è instaurato tra i appesantito. Le catechesi, i dialoghi, le le sulla vita di coppia e come genitori. partecipanti un forte clima di comunioadorazioni, le messe e i rosari davanti Grazie anche a suor Carmela che ogni ne e collaborazione che unito all’intenall’urna di san Gabriele effondono in anno ci aiuta con i figli; la sua carica so lavoro e dedizione delle nostre guide, noi quella pace e comunione che solo in Cristo si possono avere. Anche in questo anno abbiamo avuto la grazia di avere con noi persone nuove che hanno arricchito il nostro stare insieme. La messa conclusiva concelebrata da P. Luciano, P. Alberto e i diaconi Vito e Riccardo è stata meravigliosa: il rinnovo delle promesse matrimoniali, con la candela accesa e mano nella mano, hanno dato una nuova linfa al sacramento del matrimonio. Rendiamo lode a Dio per tutto ciò che ci ha donato e per l’amore che ha riversato nei nostri cuori. Sandro e Letizia Mariangela di Udine rinnova la consacrazione a Gesù Crocifisso

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TESTIMONIANZE

15 di P. Alberto Pierangioli

Nelle burrasche, Maria è la mia “stella polare” In questo periodo siamo stati più volte a Roma per effettuare continue dilatazioni esofagee su Anna, che per il momento, pur non essendo peggiorata, non risponde come sarebbe stato augurabile. Il “SI’ “ di Maria mi accompagna sempre e quando penso alle sofferenze di questa Madre, rimango in silenzio. Sarebbe offensivo lamentarsi quando si sa quanto hanno sofferto Colui che ha dato la Vita per noi e la Santa Vergine. Non nego che in certi momenti prende un po’ di sconforto. Allora penso che anche Gesù ha provato un’agonia molto più profonda della nostra. Del resto il Cristianesimo è un evento che si chiama Gesù Cristo; il tutto si riassume in questo: “Chi vuol seguire me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Gesù per primo non ha vissuto nella comodità. Spesso guardo la “massa”, apparentemente felice, ma priva di nutrimento. Credo che tante persone soffrano di “anoressia spirituale”. In quale altro modo potremmo definire chi non ricorre all’Eucaristia? Si nutre tanto attentamente il corpo e non si ricorre al Pane vivo disceso dal Cielo. Ecco perché, pur non attraversando un periodo bello, non mi lamento della mia vita, anzi, ringrazio Gesù Crocifisso e la Santa Vergine, che giorno e notte mi fanno sentire il loro immenso Amore. Mi affido nelle mani di Maria che sento essere la mia Stella Polare, Colei che mi indica la strada in questa fase della mia vita. Una dolcissima Signora, di fronte alla quale ci possiamo solo inginocchiare, perché è Madre dei peccatori e Madre di Misericordia. Con il suo “sì” ha accettato il grande incarico di essere Madre di colui che sarebbe stato crocifisso per puro amore, per pura misericordia. Se Gesù è Misericordia, come può la Madre di tale Misericordia non ascoltare le nostre preghiere? Personalmente ho sperimentato l’ascolto profondo, accogliente di Maria. Quando abbiamo l’impressione che le nostre preghiere non vengano ascoltate, ci sbagliamo. In

quel momento Gesù e Maria sono proprio lì, vicino a noi, con il loro tenero amore, che non ci dà subito ciò che desideriamo per permetterci di fare altri passi in avanti e poter godere di un bene maggiore. Nel calvario si sperimenta il Dio crocifisso, nella Santa Eucaristia entra in noi Gesù Crocifisso, ma anche già risorto: Col nome di Maria si spalancano le porte del cielo e si chiudono quelle dell’inferno. Maria ha portato in grembo Gesù per nove mesi;per questo possiamo dire che Gesù e Maria sono la stessa carne materiale, ma anche una carne spirituale, risorta e gloriosa. Il calvario, qualunque esso sia, porta al Cielo, o meglio, potremmo dire che il Cielo, grazie al calvario, scende nel cuore di coloro che decidono di accoglierlo. Fabrizio di Firenze Anche a Bari gli Amici di Gesù Crocifisso Carissimo padre Bruno, vi ringrazio per il vostro scritto; è sempre una gioia sentirsi in comunione. Il dono della Famiglia Passionista “Amici di Gesù Crocifisso” nella mia vita è motivo di lode costante a Dio. Potrò anche non vedere mai i frutti nel progetto che il Signore ci ha affidato, ma è certo che guarderò

rio di poggiare il capo da qualche parte per avere almeno la certezza di vivere con voi gli straordinari momenti di festa è veramente forte. Di certo pregherò per chiedere benedizioni per tutti voi. Il 22 luglio il gruppo di Bari si è ritrovato presso il santuario del SS. Crocifisso di Rutigliano BA, davanti al Santissimo in adorazione profonda, accompagnata dalla meditazione degli Amici di Gesù Crocifisso. Abbiamo affidato a Lui gli esercizi spirituali che faremo con voi a San Gabriele. Pregate per me, che desidero abbracciare pienamente la croce del Signore. La preghiera della Famiglia Passionista mi accompagni sempre. Prudenza di Bari Il sorriso di Tiziana Il primo agosto, invitati da P. Alberto, alcuni Amici della Fraternità di Giulianova, Pio, Pina, Savina e Rita siamo andati a conoscere la nostra giovane aggregata di Villa Brozzi TE, Malizia Tiziana, una delle prime iscritte gli AGC dal 1990; laureata in legge, ha accettato con grande fede di aiutare Gesù a portare la sua croce. Con Tiziana abbiamo conosciuto i genitori e i numerosi familiari, la sorella passionista, Sr. Pia Regina e Sr. Francesca passionista sorella

Tiziana festeggiata dalla sua famiglia e da alcuni Amici di G. C. sempre a questo cammino perché giunga a buon fine, se è volontà del Signore. Vivo giorno per giorno di quello che la Provvidenza mi concede, ma il deside-

della cognata. Abbiamo recitato il Rosario nella chiesetta di famiglia, molto raccolta, con un grande e stupendo Crocifisso. P. Alberto ha poi celebrato la S.

Messa. É seguito un momento di festa con un’agape fraterna. Siamo rimasti molto colpiti dal sorriso di Tiziana, dalla sua fede e serenità con cui accetta la sua malattia, ma anche dalle fede, gioia e unione della famiglia, che l’indomani avrebbe celebrato il battesimo del piccolo Francesco e la felicità di Rachele, sorellina del battezzando. Ringraziamo il Signore del dono di avere aggregata a noi Tiziana. Rita e Pina Non posso dire di no alla nuova chiamata del Signore Carissimo padre, dopo aver molto meditato e pregato, non posso dire di no alla voce interiore, che mi spinge a scrivere questa mail. Ringrazio il Signore di avermi fatto conoscere e messo al mio fianco, sia pure per pochi anni, una persona come lei. Non ho mai dimenticato il suo esempio e il suo insegnamento, le sue esortazioni ad amare Dio in Gesù crocifisso e scorgere, al di là della Croce, la gioia del Risorto? Purtroppo non sono riuscito a realizzare l’ideale di essere Passionista e ne sono molto rammaricato. Ma il Signore mi ha sempre accompagnato con la sua misericordia. Anche nei momenti bui la luce della fede e l’abbandono tra le sue braccia mi hanno salvato. Grazie alla sua formazione, ho contribuito a costruire una chiesa, ho cercato sempre di aiutare e dire una parola buona al mio prossimo. Il Signore ha permesso che lavorassi con un ateo; ai nostri accesi dibattiti spesso assistevano altri colleghi; molte volte, al termine del dibattito, il collega ateo diceva: “Quanto vorrei che i miei occhi brillassero della tua stessa luce di fede, purtroppo a me non è stata data questa luce”. Per molti anni sono stato iscritto all’associazione degli ex Passionisti. Ora vorrei trovare qualcosa di più per vivere da laico la spiritualità passionista. Più volte ho letto lo statuto degli Amici di Gesù Crocifisso; ora intendo farne parte. Le confido come a un direttore spirituale che da qualche tempo vado a messa quasi ogni mattina, recito l’ufficio divino e il santo rosario, e quando mi sveglio di notte, dico le mie preghiere, secondo il tempo liturgico. Dedico ogni giorno un po’ di tempo a meditare la parola di Dio. Collaboro con la Caritas parrocchiale

e per vari anni ho fatto catechismo. Di recente, mentre passeggiavo lungo la spiaggia, meditando sulla bellezza del paesaggio e ringraziando Dio di tanta bontà nei miei riguardi, d’istinto pregai il Signore di farmi partecipe delle sofferenze di Gesù e dei fratelli bisognosi, se questo era per la sua gloria. Mentre ero assorto in questi pensieri, inciampai e caddi battendo violentemente la spalla. Dopo varie cure e ricoveri, il dolore mi affligge ancora; accetto la sofferenza come dono del Signore per il bene che Lui vorrà farne. Ecco il mio stato spirituale, perchè possa discernere se posso far parte ancora della Famiglia Passionista. 14-6-09 Caro padre, solo oggi ho letto con gioia i suoi messaggi in risposta al mio, perché ho trascorso un periodo di tempo in ospedale. Con viva gratitu-

dine la ringrazio della carità e fiducia con cui mi accoglie tra gli “Amici di Gesù Crocifisso”. Certo ormai l’età e la salute non mi consentono di partecipare attivamente ai raduni, ma assicuro la mia presenza con i mezzi che non conoscono ostacoli e confini fisici, quali la mente, il cuore, la preghiera costante e le mie sofferenze quotidiane che unisco a quelle di Gesù Crocifisso, a gloria di Dio Padre, per il bene dei fratelli e di tutta la Santa Chiesa. Con questo spirito, rinnovo la richiesta di far parte degli “Amici di Gesù Crocifisso”, impegnandomi ad osservarne regole e statuto, confidando nella grazia del Signore e testimoniando con tutte le mie forze “Gesù Crocifisso e la nostra Mamma Maria” nella mia situazione attuale di padre di famiglia. Di Marco Severino Roma

COMPLEANNO DEL NOSTRO ASSISTENTE: 80 ANNI DI GRAZIE Auguri dal P. Generale

C

aro P. Alberto, invio fraterni auguri per il tuo 80° COMPLEANNO, da S. Paulo in Brasile dove sono arrivato ieri per la visita ad alcune comunità e per la celebrazione del Capitolo Provinciale . Mi unisco a te, ai tuoi familiari, ai confratelli della Comunità di Morrovalle e ai numerosi “Amici di Gesù Crocifisso” che animi, per rendere grazie a Dio per il dono della tua vita che stai spendendo per il suo Regno nella Congregazione. Il tuo compleanno coincide con la festa del Beato Domenico e questo è un buon auspicio per la tua santità ! AD MULTOS ANNOS, dicevano in latino i nostri Padri ed io lo ripeto a te con molta fraternità e gioia nel Signore. P. Ottaviano D’Egidio cp.

Amici di Giulianova, Morrovalle e nipoti festeggiano gli 80 anni di P. Alberto.


PREPARARE LE CONSACRAZIONI A GESU’ CROCIFISSO

In

questi mesi abbiamo le consacrazioni a Gesù C. in sei fraternità. É una grazia per tutto il movimento. Ogni cristiano è un consacrato, perché nel Battesimo ha ricevuto da Dio la consacrazione più importante, come figlio di Dio, base di ogni altra consacrazione. Questo grande dono è stato poco spiegato e poco capito e vissuto. Con la consacrazione a G. C., ringraziamo il Signore della consacrazione battesimale e ci impegniamo a conoscerla e a viverla pienamente. La consacrazione è una scelta di vita, è la meta normale alla quale tende ogni AGC. Gli AGC non aderiscono a un semplice gruppo di preghiera, ma a un movimento che li aiuta a tendere alla santità, seguendo da laici la spiritualità passionista. Come nessuno entra nella vita religiosa per rimanere sempre novizio, ma vi entra per arrivare ed essere un vero religioso con la consacrazione, così, chi entra a far parte degli Amici di Gesù Crocifisso non vi entra per rimanere alla porta della Famiglia Passionista, ma per arrivare ad essere un vero membro della Famiglia Passionista con la consacrazione solenne a Gesù Crocifisso. Che cosa chiede il Signore a chi fa la consacrazione? Chiede che viva sul serio gli impegni del Battesimo e della Promessa di Amore che rinnova ogni giorno. Chi ripete di cuore, ogni giorno, la Promessa di Amore, non deve aver paura di ripeterla poi davanti all’altare. Chi entra a far parte degli AGC e frequenta regolarmente una fraternità o un gruppo di preghiera, quando ha compreso che la spiritualità passionista è la sua spiritualità, può chiedere di fare la consacrazione a Gesù Crocifisso. Solo allora entra a far parte pienamente della Famiglia Passionista. La consacrazione solenne non va fatta con leggerezza, ma con serietà: coloro che scelgono la spiritualità passionista come ideale di vita e di santità, è bene che la facciano. Essa non è riservata solo ad alcuni Amici più bravi e più buoni! In alcune fraternità c’è troppa paura di fare la prima consacrazione. É segno che si sta ancora con un piede dentro ed uno fuori e non si è deciso di entrare pienamente nella Famiglia Passionista. Non si può restare in bilico per sempre; bisogna avere il coraggio di fare una vera scelta di amore. P. Alberto Pierangioli

Mario Boschetti, venuto in Italia dal Sud Africa nel giugno 2008, a 17 anni, per curarsi di leucemia, riparte guarito per il Sud Africa insieme alla mamma Anna. Ringrazia gli Amici che hanno pregato per lui e lo hanno aiutato. Dovrà tornare in Italia ogni sei mesi per controlli. Gli facciamo tanti auguri. P. Alberto

Mario, guarito dalla leucemia, riparte felice con la mamma per il Sud Africa.

CALENDARIO AMICI Ritiri mensili a Morrovalle: 13 settembre, 4 ottobre, 8 novembre, 13 dicembre 19 ottobre: Festa di S. Paolo della Croce: Messa a Morrovalle ore 21,15. Ritiri e Consacrazioni: 20 settembre: Madonna della Stella PG: Ventennale nascita Amici di G. C. 26 settembre: S. Tommaso di Canterbury, P. S. Elpidio, S. Elpidio a Mare AP 5-7 ottobre: Roccaraso, Rivisondoli, Pescocostanzo, Sulmona AQ 8-10 ottobre: Trasacco AQ 24 ottobre: S. Nicolò a Tordino TE 15 novembre: Giulianova Lido TE Ricordiamo al Signore i nostri defunti Un grazie sincero a coloro che hanno inviato la loro offerta per le spese di stampa Settembre/Ottobre 2009 – Anno X n. 5 Autor. Trib. di MC n. 438\99 del 17-12-1999 Sped. Ab. Post. D.353/2003 (L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, Comma 2, DCB Macerata Editoriale ECO srl - C. c. p. 11558624 Dir. Tonino Taccone – Redazione: P. A. Giuseppe Pierangioli Piazzale S. Gabriele 2 – 62010 Morrovalle Mc Tel. 0733.221273 - Fax 0733.222394 - C. 349.8057073 albertopier@tiscali.it www.amicidigesucrocifisso.org


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