mici di Gesù Crocifisso A Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso”
Novembre - Dicembre 2009 - Anno X n.6
SOMMARIO 2 - Confessione e riparazione 3 - Effetti della Confessione e le Indulgenze 4 - Il Crocifisso Risorto 6 - Riflessione sulla Via Crucis 8 -La santità è amore: Volare a Dio 9 - Madre = fede e coraggio 10 - Ventennale Amici alla Madonna della Stella 10 - Venti anni negli Amici di G.C. 11 - Testimonianze del Ventennio 14 - Consacrazioni 15 - Testimonianze varie Beato Pio Campidelli
16 - Auguri
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III - Confessione e riparazione
IV - Effetti della Confessione e le indulgenze
Novembre (CCC 1455–1467 – 1480-84)
Dicembre (CCC 1468- 1484)
di P. Alberto Pierangioli
di P. Alberto Pierangioli La confessione dei peccati Gesù risorto, apparso agli apostoli nel cenacolo, diede loro il potere di rimettere i peccati: “Ricevete lo Spirito Santo. A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi» (Gv 20,23). Era l’istituzione del sacramento della Penitenza. Per rimettere i peccati è necessario conoscerli. Da questo nasce il rito della confessione dei peccati al ministro autorizzato. La confessione al sacerdote costituisce una parte essenziale del sacramento della Penitenza. Ogni fedele è tenuto a confessare i propri peccati gravi per poter ricevere la comunione. La Chiesa consiglia anche la confessione delle colpe quotidiane, i peccati veniali, perché aiuta a formare una coscienza delicata; come sacramento, aumenta la grazia, fortifica per non cadere in colpe più gravi e aiuta a progredire nella vita dello Spirito e a tendere alla santità. Ricevendo frequentemente il dono della misericordia del Padre, siamo spinti ad essere misericordiosi come lui. La soddisfazione I peccati offendono Dio e spesso anche il prossimo. Per ottenere il perdono, bisogna essere sinceramente pentiti e cercare di riparare l’offesa fatta a Dio e il male fatto al prossimo. Chi ha rubato deve restituire, chi ha calunniato deve ristabilire la reputazione di chi è stato calunniato. Ma, in più, il peccato ferisce e indebolisce il peccatore stesso e le sue relazioni con Dio e con il prossimo. L’assoluzione toglie il peccato, ma non rimedia a tutti i disordini che il peccato ha causato. Liberato dal peccato, il peccatore deve ancora recuperare la piena salute spirituale. Deve dunque fare qualcosa di più per riparare le proprie colpe: deve “soddisfare” o “espiare” i suoi peccati. Questa soddisfazione si chiama anche “penitenza”. La penitenza che il confessore impone tiene conto
della situazione personale del penitente e deve cercare il suo bene spirituale. Essa deve corrispondere, per quanto possibile, alla gravità e alla natura dei peccati commessi. Può consistere in una preghiera, un’offerta, un’opera di misericordia, un servizio al prossimo, un sacrificio e soprattutto nella paziente accettazione delle croci quotidiane. Tali penitenze ci aiutano a configurarci a Cristo che ha espiato per i nostri peccati una volta per tutte. Il ministro del sacramento Poiché Cristo ha affidato agli Apostoli il ministero della riconciliazione, i vescovi, loro successori e i presbiteri, collaboratori dei vescovi, continuano ad esercitare questo ministero, ricevuto con il sacramento dell’Ordine sacro. Il vescovo è colui che ha il ministero della riconciliazione e modera la disciplina
penitenziale. I presbiteri esercitano tale potere nella misura in cui ne ricevono l’ufficio dal vescovo. Alcuni peccati particolarmente gravi sono colpiti dalla scomunica, la pena ecclesiastica più severa, che impedisce di ricevere i sacramenti e di compiere determinati atti ecclesiastici; la sua assoluzione può essere accordata dal Papa, dal vescovo del luogo o da presbiteri autorizzati. Solo in pericolo di morte, ogni sacerdote può assolvere da qualsiasi peccato e da qualsiasi scomunica. I sacerdoti devono essere disponibili a celebrare il sacramento della penitenza, come uno dei doveri fondamentali del proprio ministero e devono incoraggiare i fedeli ad accostarsi ad esso. Celebrando il sacramento della Penitenza, il sacerdote compie il ministero del Buon Pastore che cerca la pecora perduta, quello del Buon Samaritano che medica le ferite, del Padre che attende e accoglie il figlio prodigo al suo ritorno, del giusto Giudice che non fa distinzione di persone e il cui giudizio è insieme giusto e misericordioso. Il sacerdote è lo strumento dell’amore misericordioso di Dio verso il peccatore. Il confessore non è il padrone, ma il servitore del perdono di Dio, dispensatore dalla carità di Cristo. Deve essere ben preparato a esercitare un ministero così fondamentale e delicato. Deve essere giusto e misericordioso. Deve essere fedele al magistero della Chiesa e condurre con pazienza il penitente verso la guarigione e la piena maturità. Deve pregare e fare penitenza per lui. Data la delicatezza di questo ministero e il rispetto dovuto alle persone, ogni sacerdote che ascolta le confessioni è obbligato, sotto pene molto severe, a mantenere un segreto assoluto riguardo ai peccati ascoltati in confessione e anche a quanto viene a conoscere della vita dei penitenti attraverso la confessione. Questo segreto non ammette eccezioni e si chiama il “sigillo sacramentale”. Molti sacerdoti hanno preferito la morte per non violare questo segreto.
Gli effetti di questo sacramento Il fine della Penitenza è ridonarci la grazia e riconciliarci con Dio. Chi lo riceve con le dovute disposizioni, soprattutto con fede e sincero pentimento, ne riceve anche una grande pace e serenità di coscienza. La riconciliazione con Dio opera una autentica “risurrezione spirituale”, restituisce la dignità e i beni della vita dei figli di Dio, di cui il più prezioso è l’amicizia di Dio. Questo sacramento ci riconcilia anche con la Chiesa. Il peccato incrina o rompe la comunione fraterna. Il sacramento della Penitenza la ripara o la restaura. In questo senso, non guarisce soltanto il penitente, ma ha pure un effetto vivificante sulla vita della Chiesa che ha sofferto a causa del peccato di uno dei suoi membri. Dice S. Paolo: “Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme”(1Cor 12,26). Ristabilito o rinsaldato nella comunione dei santi, il peccatore viene fortificato dallo scambio dei beni spirituali tra tutte le membra vive del Corpo di Cristo, che sono in cielo o sulla terra. La riconciliazione con Dio rimedia altre rotture, causate dal peccato: il penitente perdonato si riconcilia con se stesso, con la sua coscienza; si riconcilia con i fratelli, da lui in qualche modo offesi e lesi; si riconcilia con la Chiesa, si riconcilia con tutto il creato. In questo sacramento, il peccatore si rimette al giudizio misericordioso di Dio e anticipa in certo modo il giudizio finale. In questa vita abbiamo la possibilità di scegliere tra la salvezza e la perdizione; il cammino di conversione ci riapre le porte del cielo, chiuse a causa del peccato grave (Cf Gal 5,19-21). Convertendosi a Cristo mediante la penitenza
e la fede, il peccatore passa dalla morte alla vita. La celebrazione del sacramento Come tutti i sacramenti, la Penitenza è un atto liturgico. Gli elementi della celebrazione sono: il saluto e la benedizione del sacerdote, la lettura della
Parola di Dio per illuminare e suscitare il dolore; la confessione dei peccati da parte del penitente; l’imposizione e della penitenza e l’assoluzione da parte del sacerdote; lode, ringraziamento e congedo con la benedizione da parte del sacerdote. La Chiesa ha rivalutato la celebrazione comunitaria della Penitenza, nella quale la comunità si prepara insieme alla confessione e insieme ringrazia per il perdono ricevuto. La liturgia è formata dalla Parola di Dio, omelia, esame di coscienza e richiesta di perdono comunitario, preghiera del “Padre Nostro”, confessione personale dei peccati, assoluzione individuale e ringraziamento comune. Solo in casi di grave necessità, secondo il giudizio del vescovo diocesano, si può impartire una assoluzione generale per tutti i presenti. In questo caso i
fedeli, perché l’assoluzione sia valida, devono fare il proposito di confessare individualmente i propri peccati gravi a tempo debito. La confessione individuale resta l’unico modo ordinario con il quale i fedeli si riconciliano con Dio e con la Chiesa. Solo un’impossibilità fisica o morale può dispensare da una tale confessione. L’indulgenza Il peccato ha una duplice conseguenza: Il peccato grave priva della grazia e comunione con Dio e merita la “pena eterna”, che viene rimessa con il pentimento e la confessione. Inoltre ogni peccato, anche veniale, provoca un attaccamento malsano alle creature, che ha bisogno di purificazione, o “pena temporale” o su questa terra o in Purgatorio. L’indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, remissione che il fedele, ben disposto e a certe condizioni, riceve dalla Chiesa, la quale, in forza della comunione dei santi, attinge al tesoro della Chiesa, formato dai meriti di Cristo, della Vergine e dei santi che sono in cielo e sulla terra. L’indulgenza è parziale o plenaria secondo che libera in parte o in tutto dalla pena temporale dovuta per i peccati. L’indulgenza può essere applicata ai vivi o ai defunti, che fanno parte della comunione dei santi. Una conversione sincera, che procede da un amore fervente e da un dolore profondo di contrizione, può arrivare a purificare totalmente il peccatore da ogni pene eterna e temporale. Concludendo: la confessione e il pentimento rimettono la pena eterna; pentimento e opere buone rimettono la pena temporanea.
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IL CROCIFISSO– RISORTO: RIVELAZIONE E COMPIMENTO DELLA VOCAZIONE UMANA
Pensiero Passionista - Novembre/Dicembre 2009
di Gabriele Cingolani cp
È
giusto concludere questo triennio di pensieri passionisti basati sulle Lettere di san Paolo Apostolo con qualche riflessione passiologica sulla Lettera agli Ebrei. Essa non è di Paolo ma sorge dai circoli teologici paolini. È un documento complesso e raffinato, ricco di contenuti originali, sul quale vale la pena meditare. Incarnazione per il sacrificio Betlemme guarda al Calvario. Dalla culla il Verbo incarnato pensa alla croce. Anzi, anche prima della culla. Nel cuore della lettera troviamo l’affermazione che nel momento della sua concezione umana il Verbo si offre al Padre in sacrificio per la salvezza dell’umanità. “Entrando nel mondo Cristo dice: tu non hai voluto né sacrifico né offerta, un corpo invece mi hai preparato, ecco io vengo, o Dio, per fare la tua volontà”, 10,5-7. Dunque il Verbo nasce come uomo per offrirsi in sacrificio, col quale realizza lo scopo che gli altri sacrifici non potevano ottenere perché s’erano ridotti a meri gesti esterni e rituali. Ecco io vengo indica l’entrata del Verbo nel mondo e afferma quindi la sua preesistenza. Era volontà del Padre che i sacrifici di animali fossero rimpiazzati dall’offerta del cuore. I profeti avevano annunciato che i sacrifici esteriori non servono se non coinvolgono il cuore. Le prime parole del Verbo incarnato al Padre sono prese dal salmo 40, in cui il corpo umano è presentato come dono di Dio per il sacrificio. Dinanzi a questa impostazione possono sorgere due questioni. Prima: Perché Dio non gradisce i sacrifici, che pure erano stabiliti nella legge da lui ispirata? La risposta è che quei sacrifici, gesti esteriori, dovevano essere il segno della comunione interiore con Dio, cioè dell’offerta del cuore e della vita. Invece s’erano ridotti a compimento formale di un dovere. L’osservanza della legge doveva esprimere la fedeltà all’alleanza, ma era diventata fine a se stessa. Seconda: Perché il Verbo incarnato offre in sacrificio il suo corpo, mentre il Padre chiede il sacrificio interiore? La risposta è che Cristo offre il suo essere umano, realtà inscindibile di anima e
Il Crocifisso è il Signore risorto
corpo. Il Verbo s’incarna per offrirsi in oblazione totale al Padre. Siccome l’umanità è precipitata in stato di peccato, tale oblazione passerà attraverso il dolore e la morte. Cristo compie il mandato del Padre – fa la sua volontà – offrendo la totalità del suo essere. Il suo è un sacrificio non perché si è fatto uccidere dagli uomini – il che non è approvato né da lui né dal Padre – ma perché per amore si offre totalmente al Padre e si fa solidale con noi sino alla fine, cfr. Gv 13,1. Il Crocifisso Risorto icona del destino umano Per spiegare chi è il Crocifisso e che cosa ha fatto per il destino dell’umanità, la Lettera agli Ebrei parte spiegando chi è l’uomo di cui parla il salmo 8,5-7. “Di poco l’hai fatto inferiore agli angeli, di gloria e onore l’hai coronato e hai posto ogni cosa sotto i suoi piedi”, Eb 2,7-8. Questa descrizione non
è applicabile all’umanità che noi conosciamo e sperimentiamo. Vi sono progressi in ogni campo, ma vi sono anche regressi umilianti e impotenze frustranti. Violenze e conflitti, malattie incurabili, disastri ecologici, fallimenti della tecnica, epidemie, e soprattutto la morte. C’è sì qualche dominio sulla natura, ma la natura quando vuole domina sull’uomo, e comunque si prende il dominio finale con la morte. Che gloria e onore sono questi? Dunque il salmo, che è parola di Dio, sbaglia? Certamente no, perché l’uomo di cui parla è Gesù Cristo. Il suo destino s’intreccia col destino umano e lo condiziona e orienta secondo il piano di Dio. Se fu fatto di poco inferiore agli angeli dev’essere lui, dato che gli uomini non furono mai superiori agli angeli. Egli “che è irradiazione della gloria di Dio e impronta della sua sostanza e sostiene tutto con la potenza della sua parola” Eb 1,3, “spogliò se stesso assumendo la condizione di servo, umiliò se stesso fino alla morte, e alla morte di croce”, Fil 2,7-8. Ma ora “quel Gesù che fu fatto di poco inferiore agli angeli, lo vediamo coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti”, Eb 2,9. È evidente il parallelo di questa impostazione con Fil 2,6-11. Cristo è ora nella gloria a causa della morte che ha sofferto donandosi nell’obbedienza d’amore al Padre per la nostra salvezza. Bisogna percepire bene i due aspetti del mistero. L’esaltazione nella gloria è la conseguenza della passione e morte. L’umiliazione ha prodotto la glorificazione. L’umanità accecata dal peccato ha umiliato Gesù il giusto, ma il Padre l’ha intronizzato alla sua destra, cioè l’ha elevato alla pari dignità. Questo è anche il dinamismo della vocazione umana. La vicenda di Gesù diventa tipica della nostra avventura. Ora il salmo 8 si può applicare anche a ogni uomo o donna che accetta il Cristo come sua vita. Come Figlio del Padre, Cristo non aveva bisogno di questo straziante precipizio per avere la sua gloria divina. Dunque non è morto per se stesso ma per noi, perché potessimo usufruire della sua
stessa gloria. Perché di dentro trasformanciò si verificasse non dola in amore. In noi bastava morire, ma bila trasformazione avsognava realizzare una viene nella misura in morte che fosse vittoria cui, nel soffrire e nel sulla morte. Questo è morire, accettiamo l’elemento appassioche Dio agisca nella nante che risolve il potenza dello Spirito destino umano. Cristo del Risorto. Il passagl’ha realizzato vivendo gio di Gesù dentro la la morte come scelta nostra morte manilibera e come dono di festa non solo la sua sé nell’amore – amore obbedienza d’amore per il Padre e per noi. al Padre, ma anche la La morte non può fare sua totale solidarietà I coniugi Fabio ed Manuela scelgono Gesù Crocifisso più nulla contro questo con noi. Perché colui modo vitale di morire. che è santificato sanza, ma è in parte dimostrabile con la tifichi gli altri bisogna che sia unito a Il destino umano ha dunque uno vita. loro. Cristo ha percorso il nostro stessfocio positivo. Non è un’evasione, Affermare che il Padre rese perfetto so cammino di sofferenza e di morte, perché quella morte è per noi, cioè anper mezzo della sofferenza il capo che perciò anche nella sua glorificazione che nostra. Se Cristo si fosse servito guida alla salvezza significa definire mantiene i suoi legami con noi. Siamo della sua potenza di Figlio per evitain modo ardito e provocante il modo addirittura con-glorificati con lui, cfr. re la morte avrebbe riportato un gran in cui siamo stati salvati. Non con Rm 8,17. La sua gloria non lo colloca successo personale, ma per noi non sfoggio di una potenza che distrugge a una distanza inaccessibile. Anzi, il sarebbe cambiato niente. Morendo e l’avversario, ma con un atto d’amore. Padre gliela dà perché la comunichi risorgendo ha invece percorso tutto il Diventare perfetti attraverso la soffeanche a noi. cammino e ha preso in mano il domirenza assunta e condivisa per amore. nio sulla morte, che nessuno gli potrà Secondo qualche autore, il “voglio Liberare l’umanità – salvare – dovestrappare. fargli un aiuto che gli sia simile”, Gn va significare liberarla da ciò che più 2,18, pronunciato dal Creatore all’orila tiene schiava, cioè la sofferenza e la gine della coppia umana, si riferirebSenso e scopo della morte e risurmorte. Esse non conducono alla gloria be in senso finale all’incarnazione del rezione di Cristo e all’onore, ma alla distruzione dell’esVerbo, che diverrà simile a noi per sere e al nulla. La prima reazione È di condurre “molti figli alla gloria”, essere nostro aiuto. Infatti Cristo “proumana è fuggire, cercare scampo. CriEb2,10. Il Crocifisso Risorto è il centro prio per essere stato messo alla prova e sto invece le assume su di sé e le svuodella creazione e ha una finalità uniavere sofferto personalmente, è in grata del contenuto oppressivo perché le versale. Il Padre vuole che nel Figlio do di venire in aiuto a quelli che subitrasforma nel più grande e supremo tutti diventino figli e siano coronati di scono la prova”, Eb 2,18; cfr. 4,16. atto d’amore. Il Padre approva la scelta gloria e di onore come il Figlio. All’iniLa donna come aiuto all’uomo sadel Figlio e si serve della sua sofferenzio Dio aveva voluto l’essere umano a rebbe quindi un pre-adombramento za e morte per rendere perfetto il Capo sua immagine e somiglianza, dandogli del Cristo, aiuto ad ambedue, legame che deve guidare alla salvezza. il potere su tutta la creazione, cfr. Gn di amore tra i due come sposo della 1,26-27. Ora lo vuole FIGLIO! Il Figlio non era forse perfetto prima chiesa sposa. Il che proietta luce suldella passione e morte? Lo era come Il peccato aveva scavato una dila teologia del sacramento del matriDio ma non come uomo, perché l’arco stanza infinita tra quel progetto e la monio. Così il mistero del Crocifisso della vicenda umana si estende dalrealtà, ma Dio ha trovato il modo per Risorto illumina e da significato al mila nascita alla morte. L’Incarnazione riacciuffare ciò che era perduto e per stero del cammino umano. La Lettera implicava l’assimilazione completa vincere le forze del male. Ha inviato agli Ebrei imposta poi in dimensione alla nostra sorte. Come noi non siamo il suo Figlio e il suo Soffio, lo Spirito sacerdotale il ruolo salvifico del Croperfetti uomini o donne finché non Santo, cfr. CCC 689-690, come reacifisso Risorto. Essa è rinomata e imconcludiamo la nostra parabola esilizzatore e guida alla salvezza, di cui portante soprattutto per questo aspetstenziale con la morte, così Cristo non quella mosaica era solo una lontana to della sua teologia e spiritualità. è completamente uomo finché non prefigurazione. La salvezza realizzata Ma per noi è ormai tempo di concluentra nell’oscurità della nostra morte. da Cristo non consiste in un itinerario dere queste riflessioni prolungate per Così egli rende perfetta in sé la natura cronologico o geografico ma nella traben un sessennio – forse troppo – e saumana. La trasformazione non avviesformazione profonda di tutto l’essere. lutare i lettori, ringraziando chiunque ne però per la sofferenza in quanto È difficile da spiegare, com’è difficile vi abbia fatto una qualche attenzione. tale, ma in quanto Dio vi agisce dal illustrare un cambiamento di sostan-
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III - RIFLESSIONE SULLA VIA CRUCIS
7 di Fabrizio Cortigiani
GESU’ CADE LA PRIMA VOLTA Sotto il peso della croce Gesù cade. L’innocenza e la purezza, pur non mescolandosi ad alcun tipo di male si fanno avvolgere e ricoprire. L’immersione nel dolore permette di comprendere fino in fondo l’obbrobrio e la nausea del maligno, che spesso appare come naturale. La caduta di Gesù è la caduta dell’uomo umiliato che solo col volto a terra comprende la propria debolezza. Gesù accetta il crollo col dolore e nel dolore; è un invito alla riflessione sulla conoscenza e sull’ammissione della colpa. Solo l’uomo che riconosce il proprio peccato, né è liberato nel momento in cui lo confessa umilmente. Solo l’uomo che accetta la croce senza ribellarsi si apre alla Vita di Cristo. Si tratta di un Battesimo di Sangue, un’immersione vissuta nella sofferenza acuta, un totale rimettersi alla volontà di Dio, un’effusione dello Spirito Santo tramite l’esperienza diretta; è Dio che direttamente impone le Sue mani ed effonde il Suo Spirito sull’essere umano che pur sconfitto continua ad amare e nell’amore si annienta per l’amore stesso. Nessun essere umano, se non è sostenuto dallo Spirito Santo può sopportare con amore il dolore e l’umiliazione. La soglia umana di accettazione della sofferenza è molto bassa e viene sempre vissuta col desiderio di rivalsa. In tal caso, il soffrire è fine a sé stesso e non porta frutto, anzi, l’uomo che soffre senza la luce di Cristo sprofonda nell’amarezza continua e nell’inevitabile disperazione. Gesù che cade diventa l’invito ad uniformarsi al Suo cammino; un invito che è necessario accettare anche se non si capisce il “perché” del dolore. Argomentare sul “perché” della croce vuol dire entrare in un vicolo cieco che può portare alla formulazione di ipotesi filosofiche e teologiche di indubbio interesse, ma quando si viene inchiodati alla croce, la filosofia non serve più. La filosofia è teoria (bella, interessante, intelligente), ma rimane teoria, la croce è vita vissuta. GESU’ INCONTRA SUA MADRE Lo sguardo di Gesù e della Vergine si incontrano. La Donna alla quale era
Amici di Gesù Crocifisso al termine della via crucis all’aperto a Morrovalle stato profetizzato che una spada Le avrebbe trapassato l’anima, vive la crocifissione spirituale, in tutto e per tutto uguale a quella del Figlio tranne che per le sofferenze fisiche delle torture. Due affetti crocifissi, due persone nei cui occhi si riflette l’amore per il Dio della Vita e per la salvezza del genere umano. La forza d’Amore del Figlio Uomo-Dio si unisce alla potenza dell’Amore-tenerezza della Madre. La Vergine, presenza umana completamente riempita di Spirito Santo, espressione dell’immagine materna di Dio, Amore che trasmette sé stesso nell’umiltà di una vita nascosta, non eclatante, apparentemente comune, viene elevata alla regale dignità divina senza tuttavia essere esclusa dall’atroce sofferenza psicologica e spirituale di madre del Figlio Crocifisso. Nelle vite umili, nelle persone apparentemente comuni, con una normale famiglia, un comune lavoro, troviamo non di rado testimoni e messaggeri del Vangelo. La Vergine incarna la carezza continua del Dio Amore, l’attenzione amorevole agli uomini che soffrono, a coloro che schiacciati dalle avversità, presi dallo sconforto invocano il Suo Nome. A volte sarebbe sufficiente dire con amore filiale un’ “Ave Maria” per ricevere grandi grazie. Ma se la grazia non arriva, vuol dire
che non siamo fra i deboli che hanno bisogno di essere risollevati (anche se a noi sembra così), ma fra coloro che sono stati prescelti per condividere la Croce di Cristo in modo sostanziale. In ogni caso la mancata grazia è anche un invito a riflettere sulla nostra condizione di peccato. Se davvero si è convinti di non avere peccati da confessare bisogna riconoscere innanzitutto il nostro orgoglio che impedisce e devia la direzione della preghiera. Bisogna piegare la testa e chiedere con semplicità e con umiltà: “ Signore, non riesco a vedere i miei peccati, ma so, che come essere umano non sono perfetto; mostrami, Ti prego, i miei peccati”. L’incontro dello sguardo di Cristo con lo sguardo dell’uomo definisce l’inizio della conversione, la necessità di cambiare stile di vita, di intraprendere direzioni diverse da quelle seguite in precedenza. E’ una chiamata diretta, personale, fatta con un linguaggio unicamente riservato a quella persona e non ad un’altra. Dio parla a ciascuno di noi con l’espressione del disegno che ha dipinto per il nostro progetto vita. La risposta iniziale è per tutti la stessa che ha dato la Vergine: “Sia fatto di me secondo la Tua Parola”. Il resto è decisione di Dio e un “fiat” dell’uomo che deve rinnovarsi ogni giorno. L’uomo ascolta e la Croce parla.
Amici di Rivisondoli e Pescocostanzo dopo l’incontro alla Madonna della Portella GESU’ E’ AIUTATO A PORTARE LA CROCE Gesù, il Figlio di Dio, percorre il Suo Calvario, anzi, il nostro calvario. Il peso dell’ignominia, dell’incomprensione, delle nefandezze umane gravano sull’Uomo Gesù che risponde al progetto d’Amore del Padre. Nel Getsemani, il Figlio dell’Uomo ha provato lo sconforto, la tentazione che poteva far desistere qualunque altro essere umano. Nell’ora dell’angoscia il maligno fa sentire il suo pungiglione avvelenato agendo sulla confusione e sulla debolezza fisica e psicologica dell’essere umano. Gesù è andato oltre, ha chiesto di allontanare il Calice di Sofferenza, ma si è rimesso alla Volontà dell’Amore Supremo. Il Suo Cuore, è il Cuore del Padre, è l’Amore dello Spirito Santo contro il quale nessun male, né il maligno possono agire. Ogni azione contro l’Amore può far sentire il suo peso, i suoi colpi di flagello, ma alla fine è il flagello che si spezza, non l’Amore, né la persona che aderisce con tutta sé stessa alla Volontà di Dio. Il dolore fisico e mentale prova Gesù, un Gesù che cade e che per questo diventa ancora di più oggetto della pubblica derisione; un piccolo gruppo di soldati obbliga un tale, Simone di Cirene - uno dei tanti, con i suoi problemi, la sua famiglia, uno che si trova a passare per quella strada, proprio come capita a
noi tante volte – ad aiutare il Redentore. Anche a noi accade di voler percorrere una via e poi di cambiare idea; si passa per un’altra strada trovandoci nel bel mezzo di un evento speciale, sconvolgente e coinvolgente. Nonostante qualche resistenza, il Cireneo viene costretto ad aiutare Gesù. Lo sguardo di Gesù incontra, in quell’istante, Simone di Cirene, schivo, sconcertato, arrabbiato e impaurito. Paura e rabbia viaggiano sempre insieme. Dopo un po’, lo sguardo di quest’uomo si incontra con quello di Gesù. I due, l’essere umano e l’Essere Divino si compenetrano rimanendo qualche attimo l’uno con l’altro, l’uno nell’altro. E’ un incontro vissuto nella semplicità del “qui ed ora”, nella drammaticità di due vite che fanno parte della stessa Vita. I soldati percuotono ancora Gesù; la reazione emotiva, stressata del Cireneo crea perplessità e momentanea interruzione dei colpi; il cammino prosegue nella fatica, nel dolore sconcertante, umanamente incomprensibile sotto gli occhi ora increduli, ora sprezzanti, ora addolorati della folla che segue l’evento partecipando senza partecipare, timorosa e blaterante per quello che sta succedendo. Ci ritroviamo un po’ nel cireneo, un po’ nella folla, un po’ nella Madre del Redentore che vive lo strazio di “mamma”,
di “Donna”, di essere umano chiamato a condividere in modo silenzioso l’Opera drammatica del Figlio. Ci ritroviamo anche nei soldati, con la nostra voglia di percuotere il giusto quando ci dà fastidio nel mondo del lavoro, della vita sociale e purtroppo in alcuni casi anche nella famiglia. Storie nascoste, drammi segreti; se le mura potessero parlare verrebbero in luce tanti crocifissi e tanti crocifissori. Ma in questo momento è il cireneo che sta aiutando Gesù, prima contro voglia, poi con rassegnazione ed infine con lo spirito di partecipazione che gli fa dire: “Coraggio! Ci siamo quasi”. L’uomo, di fronte ad un dolore così grande non sa cosa dire e si rifugia in frasi oggettivamente inutili. Sta a noi, crocifissi con Cristo comprendere l’intenzione di chi vorrebbe starci vicino ed esserci utile, ma non sa cosa fare e cosa dire. La sofferenza scoraggia e rende impotenti; nell’estrema debolezza, messi sotto torchio, la Misericordia di Dio ci trasforma. E’ un mistero: lo scandalo della Croce. Si può essere tentati di argomentare, razionalizzare, rifugiarsi in qualunque tipo di teoria, ma niente serve. Ancora una volta la Croce parla e l’uomo deve solo ascoltarla e viverla con l’umile consapevolezza di chi sa di non poter conoscere gli imperscrutabili pensieri di Dio. (continua)
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VOLARE A DIO
Madre = fede e coraggio!
IV - “La santità è amore” di Madre M. Maddalena Marcucci di Maria Grazia Coltorti
“S
ì, vieni, Spirito Santo, vieni e accendi il tuo santo amore nei nostri cuori” Così, ci dice Madre Maddalena Marcucci, le anime libere e semplici supplicano incessantemente il Signore, e al calore del fuoco divino subito si dissipano timori e ansie. Le anime che si aprono all’Amore che tutto illumina, e a tutto dà vita, energia e fecondità, corrono spedite, leggere, tirandosi dietro molte altre anime. A questo punto l’autrice passa a descrivere come si presenta invece la situazione delle anime che, timorose di dover percorrere un cammino difficile e pieno di inciampi, agonizzano fra lunghe e penose sofferenze senza fare un passo avanti nella virtù. Tutti i timori che ci facciamo e i dubbi che ci assillano altro non producono che perdita di tempo ; ci si ripiega in se stessi, incapaci di elevarci a Dio, e incapaci così di accogliere il Signore nel nostro cuore. Che le anime si aprano senza timore al divino amore, anche se non riescono ad emendarsi completamente di qualche difetto e non giungano a praticare la virtù come la vedono praticata da altri!...una volta entrato il Divino Operaio in esse, si appianerà tutto e si dissiperà ogni difficoltà. L’unico mezzo per far uscire le anime dallo stato di timore e perplessità in cui si trovano, è quello di
avviarle sul cammino dell’amore e della fiducia. Dove c’è amore c’è luce e dove c’è luce e calore c’è vita, energia e coraggio per ogni cosa. Bisogna distinguere bene se un’anima ama veramente Dio oppure se, fingendosi molto spirituale, ama se stessa prima di Dio e, dietro l’apparenza di bene, sta cercando solo sue soddisfazioni e piaceri nelle cose spirituali. Non c’è anima tanto libera e esente da sottigliezze, meticolosità, ecc. quanto quella di chi si è aperto all’amore e procede per quel glorioso e regale cammino. Poche parole servono per tranquillizzarla. Si presenta nell’espressione chiara e concisa: da quest’anima traspare la limpida sorgente da dove scaturiscono le sue idee: l’amore. Quando per queste anime suona l’ora del Getsemani e del Calvario, delle aridità e angustie dello spirito, si vedono lottare generosamente tenendo gli occhi fissi solo su Colui che amano e che per loro amore fu umiliato, perseguitato, calunniato e condannato ingiustamente a morte. Esse comprendono che il tempo più glorioso per il cristiano è quello del combattimento e della sofferenza, che unita a quella di Gesù, redime e salva le anime. Questo stato però viene custodito generosamente da queste anime come un tesoro, curando di nascondere agli altri lo stato di prova e di sofferenza
che attraversano: non fanno come quelle anime che, amando più se stesse che Dio, manifestano a tutti le loro pene. Non solo, ma le trasfondono in altri con una vita triste e desolata, con lacrime e sospiri, dicendo a tutti che sono accasciate ed oppresse da pene indicibili. Ci ricorda Madre Marcucci che la prima cosa che lo Spirito, venuto in noi, ci insegnerà sarà soffrire e sacrificarci nel silenzio implorando da Maria che ci comunichi la sua fortezza: Desidero stare con te presso la croce e unirmi a te nel pianto. Questa sofferenza, definita dalla Marcucci, indispensabile per tutti gli amici di Gesù, non può essere angosciosa e infruttuosa. E’ un soffrire generoso e nobile, sorgente delle gioie più pure, che restituisce all’uomo la grandezza perduta per il peccato…ma questa grandezza gliela dà solo l’amore. Finché l’anima non entra in pieno nella via dell’amore, tutto in essa è piccolo… Le ragioni e le verità più chiare e convincenti non bastano a convincere l’anima che non ama o ama freddamente. Bisogna accendere in essa il fuoco, senza il quale, si lavora invano. Questa è una verità certa, comprovata molte volte e confermata da ciò che dice S. Giovanni della Croce: “L’anima che cammina innamorata non si stanca e non stanca.”.
Il Gruppo del canto della Madonna della Stella anima la Messa di consacrazione il 20 settembre
9 di Adele Caramico
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Non è facile, lo so, ma non on so come siate è impossibile. apparsi nel mio seno; non io vi ho Si inizia da piccoli, da dato lo spirito e la vita, né io quando il bimbo è ancora ho dato forma alle membra di nel nostro grembo. Si parla ciascuno di voi. Senza dubbio con lui del Signore, si preil Creatore del mondo, che ha ga, carezzandosi il pancione plasmato all’origine l’uomo e come se anche il neoconcepiha provveduto alla generazione to pregasse con noi. Si prega di tutti, per la sua misericordia quando lui nasce e forse non vi restituirà di nuovo lo spirito capirà le nostre parole perché e la vita, come voi ora per le sue troppo piccolo, ma comprenleggi non vi curate di voi stessi» derà che c’è Qualcuno a cui (2Maccabei 7,22-23). rivolgersi e su cui poter contare sempre nella vita. Queste parole della madre dei Maccabei, prima e durante La cosa più bella è, quando il loro supplizio, per non cedere i figli cominciano a crescere, alla richiesta di apostasia, mi insegnare loro le preghiere e hanno colpita in modo molto la recita poi del santo rosaprofondo e mi sono rimaste rio. nella mente come scolpite per Pregare col rosario in fasempre. miglia diventa il momento Essendo io una madre, e una culminante per trarre quelle nonna, mi sono immedesimata forze necessarie per andare in questa madre eroica che aiuavanti, quella luce giusta per ta ed incoraggia i propri figli a affrontare le situazioni più non temere lo straziante supplibuie. zio, ma ad affrontarlo con coCinzia di Sulmona, incoraggiata dal marito e dai figli E’ il momento in cui la faraggio e gioia per la stessa fede dopo la sua consacrazione a Gesù Crocifisso miglia è veramente un’unità nel Dio dei Padri nel quale essi forte perché lo è in Gesù. figli ed incoraggiarli a non cedere alle credono. Al termine lei stessa Ed è il momento in cui veramente si lusinghe per rinnegare la propria fede, sarà uccisa allo stesso modo: ma quanto sta vivendo ciò che Gesù ci ha detto, e anzi a sostenere la fede in Dio al punto coraggio e fede nelle sue parole. cioè che dove due o tre sono riuniti nel di morire per Lui. Pure lei stessa, come Innanzitutto c’è la consapevolezza suo nome là è Lui in mezzo. ho già detto, morirà dopo i suoi figli per che il concepimento di un figlio non è lo stesso motivo. Allora la mamma che prende per priun avvenimento solo umano, ma in esso ma la corona del rosario e invita tutta la Siamo noi esempio di fede ai nostri c’è la mano del Creatore. Poi c’è una famiglia a farlo, diventa colei che è “veifigli? Nella nostra famiglia? fede incrollabile in Colui che ha creato colo” di questa unità così necessaria, tutto, una fede che va oltre l’umano e Quanto e come siamo essere delle ma anche tanto indispensabile, sopratoltre qualsiasi sapienza di questa terra. madri testimoni dell’Amore di Dio? tutto ai nostri giorni in E’ ciò che ogni cui assistiamo troppo madre dovrebbe traspesso alla disgregasmettere ai propri fizione dell’unità famigli: fede e coraggio! liare. Fede, perché senCosì come la mamza di essa la vita dei ma dei Maccabei, cianostri figli diventa scuna di noi diventa una vita vuota, senza colei che incita e souna meta, senza un stiene i propri figli, vero senso, senza un non necessariamente progetto da portare al martirio, ma sicuavanti e senza amore ramente nel cammino vero, Amore con la della vita sotto la luce “a” maiuscola. della fede. Coraggio, perché www.bioeticaefamiglia.it non è semplice veNadia e Pio all’anniversario di matrimonio der morire i propri
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Ventennale Amici alla Madonna della Stella
11 didiP.P.Alberto Fernando Pierangioli Taccone
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ell’agosto del 1989 il P. Alberto Pierangioli guidava presso il santuario della Madonna della Stella PG, un corso di esercizi spirituali per laici, dal tema “La santità è amore”: da quel corso nacque il MLP “Amici di Gesù Crocifisso”. Il 20 settembre sono pervenuti al santuario circa 150 Amici di G. C. dall’Umbria, Marche e Abruzzo per ringraziare la Vergine della Stella di questi 20 anni di cammino. La giornata è iniziata alle ore 10 con le lodi presiedute da P. Alberto con rievocazione degli inizi. La catechesi è stata tenuta dal giovane passionista, P. Lorenzo Mazzoccante, che ha parlato della direzione spirituale
dei laici da parte di S. Paolo della Croce, in particolare di Tommaso Fossi, un padre di 8 figli e poi, da vedovo, sacerdote passionista. P. Lorenzo ha fatto recentemente la tesi di teologia spirituale su questo argomento. Nel pomeriggio alle ore 15,30 la corale della Stella ha fatto un concerto di canti ricreativi e religiosi. Il nostro provinciale, P. Piergiorgio Bartoli, ha eseguito due pezzi con l’armonica a bocca. Quindi la rievocazione del ventennale da parte di Margherita Padovani di Spoleto, veterana degli Amici di Gesù Crocifisso, con dono ai presenti di un elegante volumetto commemorativo: “Venti anni del MLP “Amici di Gesù Crocifisso”. P. Alberto ha ricor-
dato gli inizi del movimento che oggi ha raggiunto i 3000 aderenti. E’ seguita la concelebrazione presieduta dal padre provinciale, Piergiorgio Bartoli, con la partecipazione dei padri Alberto, Adalberto, Sandro, Marcello e Fernando. Dopo l’omelia, P. Alberto ha presieduto il rito della consacrazione solenne a Gesù Crocifisso di dieci Amici dell’Umbria, consegnando loro il Crocifisso e il segno passionista. Il santuario era pieno di devoti. Tutti hanno seguito messa e rito con attenzione e gioia. Per l’occasione, è stato stampato anche un volumetto con catechesi per il MLP del P. F. Taccone, realizzati nei due anni precedenti.
Amici di Gesù Crocifisso per il Ventennale alla Madonna della Stella il 20 settembre
Da: venti anni del MLP “Amici di Gesu’ Crocifisso” Agosto1989 – 20 settembre 2009
di Margherita Padovani Introduzione Sintetizzare in poche pagine venti anni di vita del nostro MLP “Amici di Gesù Crocifisso” significa ripercorrere soltanto in minima parte un lungo cammino di fede, animato da un impegno costante di vita cristiana, concretizzato ogni giorno nell’ottica dell’amore a Gesù Crocifisso e Risorto. Il laico passionista è colui che esprime nella vita e nel comportamento l’amore di Dio accolto e comunicato. Una testimonianza d’amore, attinta dalla meditazione della passione di Gesù: «la più grande e stupenda opera dell’amore di Dio per gli uomini» come diceva S. Paolo della Croce. Ogni AGC “tende alla santità, vivendo secondo il proprio stato, la con-
sacrazione battesimale e la spiritualità dell’amore» (Statuto n. 9). A tal fine, è stato svolto per tutto il ventennio un intenso lavoro di formazione spirituale e dottrinale, accompagnato da una costante preghiera alla luce della parola di Dio e del magistero della Chiesa, che è stato sempre presente nella programmazione annuale. Ogni anno di cammino è stato una miniera di suggerimenti di parola di Dio; una profusione di grazia continua. Questa raccolta vuole essere il ricordo del tanto bene ricevuto, perché diventi per ciascuno una verifica e uno stimolo alla ripresa; una tappa per una risalita più alta nel cammino di santità. In questa ottica noi “AGC” guardiamo al futuro
con fiducia e speranza e ci prepariamo a scrivere un altro diario del nostro viaggio di fede dentro il nuovo mondo. Le origini Il movimento laicale passionista “Amici di Gesù Crocifisso” è sorto alla Madonna della Stella, come riferisce il fondatore del movimento, p. Alberto Pierangioli, ora Assistente Nazionale: “Nell’agosto 1989 durante un corso di esercizi spirituali per laici, dal tema “La Santità è Amore”, presso il santuario della Madonna della Stella (PG) si concretizzò l’idea di un movimento passionista, che aiutasse specialmente i laici a fare un cammino di santità, ispirato all’amore per Gesù Crocifisso, che
Margherita Padovani, coordinatrice emerita della Stella ricorda il cammino ventennale degli Amici deve portare a un impegno particolare per “i crocifissi” del nostro tempo. Il movimento si diffuse soprattutto nel territorio della Provincia Passionista della Pietà con sede centrale a Recanati, ma anche in altre regioni italiane. Fu approvato il 6 novembre 1990 dal provinciale p. Floriano de Fabiis e fu incoraggiato dal superiore generale dei Passionisti. Iniziava così il cammino del movimento “Amici di Gesù Crocifisso”, che entrava a far parte del MLP nazionale e della Famiglia Passionista. Lo Statuto fu approvato dal Consiglio Nazionale AGC il 16-10-1999 e dal padre provinciale Luciano Temperilli il 15-11-1999 e poi dal nuovo provinciale, p.Piergiorgio Bartoli il 31-08-2004, nell’ambito del MLP Piet». Al secondo corso di esercizi spirituali alla Madonna della Stella (agosto 1990) partecipò la signora Dora Caporicci, che si iscrisse agli “AGC” e manifestò il desiderio di formare presso il santuario un gruppo di AGC, in sostituzione
dell’Associazione della Passione, che da tempo non esisteva più. Il 22-11-1991, Dora scriveva a p. Alberto: “È nato! Piccolo! Siamo una decina, ma spero di curarlo con amore e farlo crescere. Ci segue il p. Gabriele Orsini e non ci poteva essere scelta migliore”. (Tendopoli n° 1, 1992). Era nata la fraternità di Madonna della Stella, che, oggi, mentre celebra le origini ventennali del MLP “AGC.”, ricorda anche la sua nascita e rievoca il cammino finora compiuto. A tal fine, ne ripercorre brevemente le tappe più salienti, perché ne resti la memoria come stimolo di nuova vita. Cammino di formazione per una spiritualità passionista. La parola “formazione” ha avuto un ruolo preminente fino dalle origini del nostro movimento, nell’ottica della esortazione apostolica «Christi fideles laici» di Giovanni Paolo II, che esortava a porre la formazione dei laici tra le priorità della Chiesa: una formazione iniziale e permanente per tutti a livello personale e di gruppo. A tal fine, il movimento lavorò i primi anni con l’aiuto di una semplice pubblicazione, inserita nel giornale della gioventù passionista “Tendopoli”. In seguito, si capì che alla formazione spirituale dei fedeli laici occorreva aggiungere anche una solida preparazione dottrinale e culturale. Bisognava approfondire prima di tutto le verità della fede, la vita cristiana, gli insegnamenti della Chiesa; poi il cammino specifico passionista . Nacquero così, nel 2000, il testo “Voi siete miei amici”: Meditazioni sulla Passione di Gesù e Preghiere”, ora alla 3ª edizione, e la rivista di formazione e informazio-
ne “Amici di Gesù Crocifisso”. Sono due validissimi sussidi di cui facciamo tesoro, come aiuto efficace per imparare a vivere la spiritualità passionista in un mondo che cambia vertiginosamente. Si sentì anche il bisogno di passare da un solo incontro al mese a due incontri: il primo per imparare a meditare la Parola di Dio; il secondo per approfondire la fede. I nostri incontri vengono aggiornati da una verifica annuale. La rivista ci offre la guida mensile per lo svolgimento della tematica annuale. In essa troviamo una ricca formazione di spiritualità passionista nelle ampie catechesi mensili, scritte dall’Assistente Nazionale p. Alberto Pierangioli, dal p. Gabriele Cingolani e da altri collaboratori religiosi e laici, che ci presentano la vita dei santi e della Famiglia Passionista, i problemi della famiglia e della società odierna. La vita del movimento è presente nelle commoventi testimonianze degli iscritti e delle fraternità È un piccolo scrigno di spiritualità da conservare; una dolce catena, che ci unisce in un legame fraterno, creando un rapporto di vicinanza, specialmente con i fratelli lontani, per migliorare noi stessi e crescere insieme nell’amore fraterno. È stato un cammino di formazione alla Scuola del Crocifisso per imparare a vivere con Cristo, in Cristo, per Cristo. È una scuola, che non ha mai fine e che ci aiuterà a fare ogni giorno un passo avanti nel cammino di santità. Dobbiamo farne tesoro e non dimenticarli perché fanno parte di quella formazione permanente, che dura tutta la vita.
Testimonianze del Ventennio La perla della giornata Ho partecipato con gioia alla giornata del ventennale degli Amici di Gesù Crocifisso presso il santuario della Madonna della Stella. P. Alberto ha ricordato che non pensava di formare un semplice gruppo di preghiera, ma un cammino di santità passionista, con un’arma potentissima tra le mani: il Crocifisso. Un programma di santità da riassumere
nel trinomio: Amare, Servire, Offrire. Il P. Lorenzo Mazzoccante ha trattato il tema “La santità nella vita laicale”. Il giovane passionista ha svolto l’argomento, basandosi sulla sua recente tesi di licenza in teologia spirituale: “La direzione spirituale di San Paolo della Croce a Tommaso Fossi in ambito familiare”. É stata la perla della giornata. Tommaso Fossi, padre di 8 figli e poi,
da vedovo, sacerdote passionista, fu diretto spiritualmente da san Paolo della Croce per tanti anni. Tommaso sognava il convento, mentre il santo direttore gli ricordava che doveva santificarsi nella sua famiglia, “facendo al meglio il suo dovere di coniuge e di padre”. Personalmente mi sono sentita sollevata perché sono sempre impegnata e, a volte, sono costretta a tralasciare la preghiera per
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compiere i miei doveri di moglie e di madre; ma così facendo compio la volontà di Dio e Lui sarà contento di me. Tiziana Di Giuseppe Un libro di meditazione che è stato una vera benedizione Questa testimonianza non vuole essere una manifestazione della mia bontà, perché conosco i miei limiti. Ogni giorno sento il bisogno di mettermi alla prova con un confronto profondo e costruttivo con la parola di Dio per mezzo della meditazione della passione di Gesù, per la quale il libro di P. Alberto “Voi siete miei amici”, è stato per me una vera benedizione. Il desiderio di fare della mia vita un continuo atto d’amore era in me innato, bisognoso soltanto di essere coltivato con costanza e convinzione. Da allora ho affidato la mia vita alla Madonna e Lei mi ha condotto a Gesù. Grazie a mia cognata, partecipai a un ritiro spirituale a S. Gabriele dell’Addolorata, pietra miliare nel mio cammino di cristiana, dove ho conosciuto padre Alberto e gli Amici di Gesù Crocifisso e dove ho compreso che la croce è Amore. Tale scoperta è stata una svolta nella mia vita, senza parlare poi dell’importanza che ha rivestito nella mia vita la guida spirituale e della sicurezza che trasmette l’appartenere alla famiglia passionista, all’interno della quale in ogni momento c’è qualcuno disponibile ad accoglierti con amore. Raramente mi accade di non meditare ogni giorno la parola del Signore, che mi dona una forza sempre nuova; mi aiuta a non scoraggiarmi, mi mostra i miei difetti, lasciandomi però sempre intravedere uno spiraglio di luce, che deriva dal seguire la strada che Egli ha tracciato per ognuno di noi verso l’unica meta. Mentre medito, avverto subito sicurezza e sono in grado di affrontare le giornate con tenacia e gioia, affidando le mie preoccupazioni a Gesù ed offrendo a Lui ogni mia azione o pensiero. La lezione di padre Alberto è stata di imparare a pregare ventiquattro ore al giorno: provare per credere! Gesù ci dice: “Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua”. Fermarsi a riflettere su queste parole, anche solo un istante,stravolge ogni prospettiva umana, in cui tanti avvenimenti
restano oscuri. Si tratta di una illumin a zione che trascende il nostro comune sistema di analisi dell’esistenza ed è capace di svelare la ragione profonda ed ultima delle cose. Fare memoria della passione di Gesù consente di sopravvivere nel dolore e ci impegna a preservare la gioia La piccola Jessica si consacra a Gesù Crocifisso. interiore per godere, un giorGesù Crocifisso e il MLP. Essere Amica no, di quella più autentica del Paradiso. di Gesù Crocifisso è un privilegio, è un Vincere il male con il bene, sperimentar- valore aggiunto; non elimina i problemi, lo concretamente nella vita di ogni gior- ma insegna ad affrontarli con serenità e no, specialmente con le persone care, è ad avere la forza di seguire il Signore e cosa assai difficile. Forte e significativa ascoltare la sua voce. a tale proposito è l’espressione di San Cerquiglini Luciana Paolo della Croce: “Fondate ogni giorno la vostra meditazione sulla passione del Signore, non lasciatela mai”. Jessica: la santità è possibile anche Dice Gesù “Chi s’abbraccia a me s’ab- per i bambini braccia alla mia croce”. Credo di aver Dopo la bella giornata trascorsa alla compreso per esperienza personale il Madonna della Stella e l’interessante senso di tale frase: gioia e sofferenza catechesi di Padre Lorenzo, desidero risono indissolubilmente legate, la prima cevere la tesi di P. Lorenzo su Tommaderiva dalla serena accettazione della se- so Fossi. Nel viaggio di ritorno, insieme conda, che, a sua volta, spesso arricchi- agli amici di Fossacesia, Giulianova e sce, fortifica e aiuta anche nei momenti San Nicolò, ci sono stati scambi di testipiù bui a non perdere la speranza. Non monianze interessanti. Rita, una ragazza potevo avere figli e ne sono arrivati quat- dell’Aquila ha espresso il desiderio di estro. Secondo il parere del ginecologo la sere aggregata a noi anche se sta seguenprimogenita non sarebbe dovuta nasce- do un altro percorso di fede. E’ rimasta re, temendo che la sua “normalità” fosse affascinata dalla spiritualità passionista e compromessa. L’ultima gravidanza in- noi siamo ben lieti di accoglierla. Di tutta terrottasi per un aborto spontaneo con i la giornata mi ha colpito la catechesi di suoi problemi. La mia malattia affrontata P. Lorenzo. Con molto piacere ho parteinsieme alla Mamma Celeste e alla mia cipato alla consacrazione di una bambifamiglia. Ognuno di noi riceve dei se- na, Jessica. La Madonna ha voluto dare gnali, occorre solo porsi in una disposi- un segno di predilezione per i piccoli, zione d’animo tale da poterli riconoscere in questo luogo dove apparve al piccoed accogliere. La fede è tuttora la mia più lo Righetto. La santità è possibile anche salda guida nel difficile ruolo di cristia- per i bambini. Nella nostra fraternità di na, sposa di un uomo migliore di me in Fossacesia abbiamo un bellissimo esemtutto, per questo ringrazio sempre il Si- pio nella piccola Gabriella, che ci segue gnore e prego per il nostro matrimonio. da quando è stata concepita e che adesso Ringrazio S. Paolo della Croce per averci prega con noi e ci rallegra tutti. donato la Famiglia Passionista; ringraPaola De Simone zio p. Alberto, p. Adalberto, gli Amici di
Venti anni di Promessa d’Amore Il 2009 per gli Amici di Gesù Crocifisso è stato un anno pieno di ricorrenze e momenti di unione tra tutti i nostri gruppi. Il 20 settembre abbiamo festeggiato il ventennio degli AGC alla Madonna della Stella. Erano presenti rappresentanti di tutte le Fraternità delle Marche e di alcune dell’Abruzzo. Accanto alla Madonna della Stella abbiamo trascorso una giornata straordinaria. Abbiamo ascoltato tanta Parola di Dio. L’Assistente Nazionale ha ricordato più volte gli inizi del cammino e ci ha parlato della chiamata alla santità, del cammino della spiritualità passionista e della consacrazione solenne a Gesù Crocifisso, come la nostra risposta di amore all’amore di Gesù. Mi ha molto toccato la conferenza di P. Lorenzo Mazzoccante, che ci ha invitati a farci guidare nel cammino di santità da San Paolo della Croce come si fece guidare Tommaso Fossi, vero esempio di laico passionista. Rita Maraessa Siamo tornati lì dove tutto ebbe origine 20 anni fa Sono passati 20 anni, da quando qualcuno ebbe l’idea che sarebbe stato bello ed opportuno fondare un gruppo di laici passionisti. Per me ne sono passati 19, perché l’anno precedente ero ancora come “…color che son sospesi”; pur sentendone la necessità assoluta, ancora non mi ero decisa a fare una conversione piena nella mia vita: capire che stavo camminando su una strada sbagliata e decidermi di tornare sui miei passi e incamminarmi in una direzione opposta. Eravamo raccolti in chiesa, in attesa della celebrazione eucaristica, tutti noi, partecipanti alla giornata del ventennio degli AGC alla Madonna della Stella, quando ho alzato lo sguardo verso la cupola, riconoscendo la finestra dalla quale, durante la giornata di deserto dei miei primi esercizi spirituali nel 1990, mi affacciavo per guardare l’interno del santuario. Mi arrampicai, cercando la solitudine, con la complicità di un frate che mi indicò il modo, fin sotto il cam-
Il Gruppo dei consacrati alla Madonna della Stella panile. Lì passai tutta la giornata. Quanti ricordi si sono affollati nella mia mente! Ho ripensato a tutte le lacrime versate; non so bene che significato avessero, sicuramente provavo un dolore cocente di fronte a Dio per essermi inutilmente dimenata, per quasi 20 anni, in tante cose che mi portavano sempre più lontano da Lui. C’era però in me la sensazione che mi si stava aprendo una nuova strada, che non conoscevo e non sapevo dove mi avrebbe portata. Avevo paura, ma nello stesso tempo provavo gioia. In quei giorni di esercizi, cominciai a sentire cose che non sapevo neanche che esistessero, nonostante fossi stata educata religiosamente nella giovinezza. Le catechesi erano centrate sugli elementi base della spiritualità passionista. Erano difficili! Non solo spingevano alla conoscenza del nostro fondatore e dei suoi insegnamenti, ma a mettermi davanti al Crocifisso e a sentire l’esigenza di un cambiamento radicale di vita e del modo di guardare a me stessa e al mondo che mi circondava. Il Signore mi illuminò e mi dette un sostegno enorme come del resto aveva fatto tante volte nella mia vita, anche se non me ne rendevo conto, specialmente all’inizio. Anche se in fretta accettai di incamminarmi, mi ci volle del tempo prima che mi fossero chiare le ragioni. Già dai primi esercizi, ebbi accanto a me tanti fratelli su cui appoggiarmi. Determinante fu P. Alberto, dal quale cercavo di assorbire ogni parola e ogni consiglio che mi dava; ma ci fu anche un “angelo custode”che mi aiutò, sempre disponibile. Per diversi anni
continuò, insieme a sua moglie, ad accogliermi a tutte le ore, rispondendomi alle mille domande che mi si affollavano alla mente e dando sempre un tono di allegria a qualunque cosa anche alla più pesante. Tornando alla giornata alla Madonna della Stella, devo dire che quel guardare alla finestra della cupola, mi ha posto nella mente una domanda. Che cosa ho fatto in questi vent’anni? Sono più vicina al Signore di quanto ero allora? E… non sono stata molto contenta della risposta che potevo darmi. Ho fatto mille cose, ho progredito nella conoscenza, mi sono avventurata in iniziative di cui non avevo nessuna pratica, portandole a termine, ma quanto mi sentivo più santa? Poco, veramente poco! La mia vita è radicalmente cambiata, ma devo camminare più in fretta, visto che i miei anni si sono accumulati! Nei primi anni del nuovo cammino, ebbi abbastanza presto la sensazione che Dio mi amava e fu quello che mi dette la spinta e la forza di cambiare. Ricordo che un giorno, incontrando per strada il mio angelo custode, gli manifestai questa grande scoperta: Dio mi ama! Mi sembrava di essere ubriaca. Ci volle più tempo per accorgermi della grande misericordia che il Signore aveva avuto per me e che ancora voleva averne. Oggi, quando mi guardo e non mi piaccio, aumenta il mio credere alla sua misericordia, che va al di là di qualunque concezione umana. Forse è l’aspetto che più mi fa misurare la grandezza di Dio e la mia piccolezza. Piera Iucci
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CONSACRAZIONI
Abbiamo iniziato la mattina del 5 ottobre con l’incontro del nascente e promettente gruppo di Sulmona. Nel pomeriggio gli incontri sono continuati nel Santuario della Madonna della Portella per i Gruppi di Pescocostanzo e Rivisondoli, per seguire poi la sera con la Fraternità di Roccaraso presso la Casa del Giovane. Così nei tre giorni 5-7 ottobre. La parola di Dio abbondante ci aiuta a capire bene il significato della Consacrazione. Anche per me è stata una grande Gruppo consacrati nella chiesa di gioia ripetere con i nuovi consaS. Tommaso di Canteburi crandi: “Mi hai S. Tommaso chiamato, eccomi, Signore”. Il 26 settembre abbiamo celebrato mezza giornata di ritiro con Messa di Il padre spiega che la Consacrazione presso la chiesa di S. Consacrazione a Gesù Tommaso di Canterbury (FM), per le Crocifisso “è ringraziaFraternità di Porto S. Elpidio, S. Elpidio re il Signore della cona Mare e S. Tommaso. Tutto si è svolto sacrazione battesimale, in un clima di fede e di viva partecipaprenderne coscienza, zione. Tre sorelle hanno fatto il rinnovo viverla pienamente nel della consacrazione e quattro hanno proprio stato, seguendo fatto la consacrazione perpetua. Auguri la spiritualità passionialle consacrate. sta che è la spiritualità dell’amore, per portare Pia gli AGC sulla via della santità”. Roccaraso Con la catechesi sulla “Santità del La venuta del padre Alberto a Roccaquotidiano”, il padre ci fà capire che per raso nel mese di ottobre coincide con essere santi bisogna fare le cose ordinail cambiamento dei colori dei boschi rie con amore straordinario. Lo straorche circondano Roccaraso. Scopare il dinario della santità non sta nelle azioverde intenso delle foglie per colorarsi ni, ma nella “misura” e “nella intensità” di rosso; illuminate dal sole, appaiono con cui vengono compiute. É la santità come un fuoco di colori. Tutto ciò ci delle piccole cose, la santità del cuore di ha aiutato a capire il fuoco dello Spirito S. Gabriele, S. Teresa di G. B ecc. Padre Santo che ci ha illuminati nelle catecheAlberto non si stanca di ripeterci che si di preparazione alla Consacrazione. la santità deve iniziare dalla famiglia, nelle cose che il Signore permette ogni giorno, secondo la vocazione di ognuno: fare tutto sotto lo sguardo di Dio; fare tutto per amore di Dio ed offrire a Lui tutto quello che facciamo. Nella Chiesa San Nicola di Bari a Rivisondoli, accompagnati dalle famiglie Consacrati a Rivisondoli e rispettivi Gruppi
TESTIMONIANZE
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di Francesco Valori
Dott.ssa Adele Caramico Stenta
di Amici si sono consacrati a Gesù Crocifisso: Cinzia e Pasquale per la prima volta, Virginia, Beatrice e Concetta per il rinnovo, Maria Teresa e Nicolina per sempre. Dopo le Consacrazioni ci siamo ritrovati nei locali parrocchiali per un momento di gioia e di festa. Ringraziamo di cuore il Signore per quanto ci ha dato in questi giorni, ringraziamo il nostro assistente e i nostri parroci che ci seguono con disponibilità e amore. Riccardo e i gruppi di Roccaraso, Rivisondoli, Pescocostanzo e Sulmona
rituale. Sono arrivata tra Dalla Sicilia: Agovoi solo perchè il Signore sto 1989! ha deciso che era ora che Caro padre, ho riio vi partecipassi. Non sacevuto la catechesi sul prò mai come ringraziare sacramento della penila famiglia Capozucca per tenza; le sono grata e avermi offerto di conoscevi sono spiritualmente re gli Amici e per l’amore vicina.. Mi ha commosfraterno con cui mi hanno so tanto nel leggere che accolto nella loro famiglia, il vostro cammino ha facendomi conoscere cosa avuto inizio nell’agosignifica avere l’amore di sto del 1989, un mese una famiglia dove si respiche anche a me ricorda ra gioia e serenità tipiche qualcosa: il 22 Agosto di chi vive la propria vita del 1989 ha avuto inizio nella grazia del Signore. É la mia vedovanza. Rinstata una esperienza megrazio Dio per l’amore ravigliosa e una grande Stefano Dichiara spegne con gioia e grinta 18 candeline concessomi e per la milezione di vita. Ho potuto sericordia usatami, perconoscere anche la famifetta armonia, dalle lodi del mattino al ché si è preso cura con glia di Stefano: quei genitori meravigliorosario della sera, davanti all’urna di amore di me e anche dei miei ragazzi! si, che mi hanno insegnato con quanto San Gabriele. Dobbiamo ringraziare i Sono fiera di essere figlia di Dio, di teamore e gioia portano la croce che il richiami alla santità del P. Alberto nelstimoniare il suo amore e di cantare le Signore ha dato loro. É arrivato il mola preghiera delle lodi, il lavoro straorsue lodi per l’eternità. Grazie per quello mento che anch’io incominci ad accetdinario di P. Temperilli, che toccava il che riesce a trasmetterci. tare il disegno del Signore per me. Dopo cuore con le riflessioni sulla famiglia, Vincenza Buscio aver vissuto questi giorni con Stefano e la straordinaria collaborazione di suor aver visto con quanto amore accetta la Carmela con i ragazzi. Tutto si è svolsua sofferenza, credo che anch’io devo to in un clima di grande pace difficile Le catechesi: un buon esempio da accettare quello che il Signore vuole da da descrivere. Sin dal primo giorno ho imitare me. sentito tra noi tanto amore che ci uniCarissimo padre, grazie della cateva; sentivo il cuore come se non avesse Rosanna Cervelli chesi che mi hai inviato: “Eucaristia più spazio dentro di me. Ho capito che pegno della gloria futura”, è stupenda. Dio sta al primo posto ed è a Lui che Sono un ministro straordinario dell’EuUn vero Amico aggregato di Paterci dobbiamo rivolgere in ogni istante, caristia, che porto anche in ospedale; no Dugnano MI. sicuri che non ci abbandona mai. La spesso ci sono persone gravi che hanmia vita con Lui è cambiata e di conSono Carmelo, “Amico di Gesù Crono bisogno della confessione, oltre alla seguenza è cambiato il rapporto con i cifisso” aggregato dal maggio 2007 comunione; suggerisco di chiamare il miei figli e con mio marito, con il quale alla fraternità di Morrovalle. Ricevo sacerdote, per ricevere l’unzione degli condivido questo cammino. I problemi con interesse le tue email e la rivista. infermi; la gente non sa neppure che non mancano, ma ora sento la forza per Non sempre sono fedele agli impegni cos’è e non chiamerebbe mai il saceraffrontarli in modo diverso. Qualche di AGC. Ma da quando vi appartengo, dote, spesso più necessario del medico. fratello ha avuto problemi di salute, ma seguo con maggiore impegno il volontaSacerdoti che sappiano spiegare quela disponibilità di tutti ci ha fatto vedere riato che da tre anni svolgo negli Ospeste cose ce ne sono sempre meno; per l’amore fraterno di cui ci parla Gesù. É dali, anche come Ministro straordinario questo la tua catechesi è molto utile. bello avere il cuore aperto senza riserdell’Eucaristia nella mia Parrocchia. Ne ho fatto 120 copie, dandola ai mave, a differenza degli insegnamenti del Stando vicino ai malati, so di essere di lati ai quali porto l’Eucaristia; il resto le mondo. Ringrazio il Signore, il nostro fronte a Gesù Crocifisso. Mi preoccupo ho messe in chiesa. Tanti le hanno apAssistente e tanti fratelli che mi aiutano di non giudicare il malato, ma di amarprezzate, compreso il mio Parroco Don in questo cammino. lo in modo disinteressato come se fosse Bruno Cavalca. mio padre, mia madre o mia moglie. Pina Bara Paolino e Rosalia di Gattatico RE Posso dire che Gesù mi è vicino e mi
Consacrati a Trasacco Trasacco Nei giorni 8-10 ottobre padre Alberto ha visitato e animato la nostra Fraternità di Trasacco AQ, guidata da Sr. Emanuela passionista. Il padre è stato ospite delle consorelle passioniste, che da oltre 50 anni lavorano con impegno nella parrocchia dei santi Cecidio e Ruffino. Ha celebrato, svolto catechesi, confessato, visitato anziani e malati. Nella messa parrocchiale del 9 ottobre ha accolto 2 prime consacrazioni, 8 rinnovi e una perpetua. Sono stata felice di rinnovare la mia consacrazione, che ha cambiato la mia vita. Ho imparato ad accettare le prove della vita, contemplando Gesù che ha sofferto tanto per noi. Quello che ho sofferto io è nulla in confronto di quello che ha sofferto Gesù. Offro sempre a Dio le mie sofferenze, cosa che prima non facevo. Amo e porto la croce con Gesù, perché è la mia salvezza. Ringraziamo il p. Alberto, il nostro parroco Don Duilio e le buone suore passioniste. Conti Iginia
Il rapporto con Dio cambia il rapporto in famiglia É difficile parlare delle sensazioni provate nel corso del ritiro spirituale delle famiglie. Tutto si è svolto in per-
L’esempio di Stefano e della sua famiglia La ringrazio per quello che ha fatto per noi nel ritiro al Santuario di S. Gabriele. Non ero mai stata ad un ritiro spi-
dona la sua grazia e la sua misericordia. Caro padre, ho pensato umilmente di scriverti per la mia volontà di “Consacrarmi a Gesù Crocifisso”, nella maniera che crederai opportuna. Carmelo Gagliostro
AUGUR I Carissimi, giungano in tempo gli auguri di BUON NATALE e FELICE ANNO NUOVO, a tutti gli Amici e famiglie, ai confratelli, assistenti, parroci, non potendolo fare a parte con ciascuno. Il Natale è una festa di gioia e di pace, perché ci porta il Dio della gioia e della pace. Il nostro fondatore, san Paolo della Croce, è stato il più grande innamorato e apostolo di Gesù Crocifisso, ma anche uno dei santi più innamorati di Gesù Bambino. Egli amava contemplarlo mentre dorme su una croce, perché sa che è nato per morire sulla Croce per noi. Nel presepe di Betlemme contempla il Calvario di Gerusalemme. Gli auguri ve li rinnoverò ogni giorno di Avvento e di Natale, soprattutto quando stringo tra le mani il Verbo di Dio fatto carne. Vorrei la fede di S. Paolo della Croce per comunicarla a voi! Prepariamo con fede a questo grande mistero. L’anno 2009 ci ha portato molte grazie, soprattutto il Ventennio della nascita degli Amici di Gesù Crocifisso che abbiamo celebrato solennemente il 17 maggio al santuario di San Gabriele e il 20 settembre alla Madonna della Stella. Non sono mancate le difficoltà, ma anche le grazie del Signore. Alcune delle prime Fraternità sono in affanno, ma stanno sorgendo tre nuovi gruppi che in breve potranno diventare Fraternità: Castellano di S. Elpidio a Mare MC, Sulmona AQ, Bari. I nostri iscritti stanno per raggiungere la cifra di 3.000. Il 15 novembre completeremo le consacrazioni. A metà novembre avremo avuto: 18 prime consacrazioni, 36 rinnovi e 21 perpetue. Preghiamo perché il Signore ci aiuti a crescere non solo di numero ma soprattutto in santità nel nuovo anno 2010. Auguri e benedizioni a tutti. P. Alberto CP
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el pomeriggio del 17 ottobre il Confr. Matteo Piccioni di Tortoreto Te ha pronunciato i voti perpetui passionisti nella nostra chiesa di Morrovalle gremita di fedeli, nelle mani del P. Provinciale, Piergiorgio Bartoli, con la partecipazione dei genitori, familiari, numerosi confratelli e Amici di Gesù Crocifisso. Molti nostri consacrati, seguendo il rito della consacrazione di Matteo, hanno rivissuto l’emozione della loro consacrazione a Gesù Crocifisso, perché il nostro rito segue in tutto il rito della consacrazione dei religiosi con pochi aggiustamenti. Più di uno ha pianto durante il sacro rito.
Confr. Matteo Piccioni con i genitori dopo la professione perpetua nella Congregazione Passionista
CALENDARIO AMICI 08 novembre: 15 novembre 13 dicembre: 31 dicembre: 06 gennaio 2010: 10 gennaio 2010:
Ritiro mensile a Morrovalle: 9,45. Ritiro e Consacrazioni a Giulianova Lido: 9,30-19. Ritiro mensile a Morrovalle: 9,45. Ore 22,00 Adorazione, messa di ringraziamento, momento di festa a Morrovalle Ore 15,00: Messa e festa dell’Epifania alla Casa di Riposo di Montecosaro Ritiro Mensile a Morrovalle: 9,45
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Ricordiamo al Signore i nostri defunti: Generale Maroni Alfredo di Civitanova: 31-08-09 De Marchi Lenire di Civitanova, consacrata perpetua: 09-10-2009. Un grazie sincero a coloro che hanno inviato la loro offerta per le spese di stampa Novembre/Dicembre 2009 – Anno X n. 6 Autor. Trib. di MC n. 438\99 del 17-12-1999 Sped. Ab. Post. D.353/2003 (L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, Comma 2, DCB Macerata Editoriale ECO srl - C. c. p. 11558624 Dir. Tonino Taccone – Redazione: P. A. Giuseppe Pierangioli Piazzale S. Gabriele 2 – 62010 Morrovalle Mc Tel. 0733.221273 - Fax 0733.222394 - C. 349.8057073 albertopier@tiscali.it www.amicidigesucrocifisso.org