mici di Gesù Crocifisso A Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso”
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Maggio - Giugno 2010 - Anno XI n. 3
SOMMARIO 2 - Matrimonio come sacramento (2) 3 – Dono ed esigenze dell’amore coniugale 4 – Meditando il vangelo di Luca 5 – La santità è amore 6 – S. Paolo della Croce e Tommaso Fossi 7 - Il santo Curato d’Ars e l’anno sacerdotale 9 – La fede e i figli di ieri e di oggi 10 - Corso di formazione a San Gabriele 15 - Peregrinatio Crucis 22 - Testimonianze 24 – Annuncio Esercizi spirituali
5. Il Matrimonio come sacramento (2)
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di Luciano Temperilli
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Dopo aver parlato nel numero precedente del matrimonio come sacramento, forse è opportuno che ci ricordiamo che “i sacramenti sono segni efficace della grazia istituiti da Gesù Cristo per santificarci” (CJC n .840). Il sacramento fondamentale è Gesù: la sua umanità appare come il ‘sacramento’, cioè il segno e lo strumento della sua divinità e della salvezza” (CCC n. 515). La Chiesa continua l’opera di Cristo nel mondo (cfr. GS n. 45; cfr LG 48). I sacramenti si inseriscono nella vita di ognuno: non descrivono solo un momento, ma cammini umani cristianizzati. Come il battezzato dovrà vivere il battesimo ogni giorno, così gli sposi dovranno vivere e crescere nella verità del sacramento (CCC 519-521).
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La Chiesa è convinta che solo accogliendo la buona novella del vangelo e la grazia del sacramento, in cui gli sposi sono “come consacrati” (CJC1134; CCC1638) si può guarire dalle ferite del peccato (cfr. FC 3) e accettare la verità originaria del matrimonio (cfr. FC n. 13) É in Gesù allora che l’amore umano degli sposi viene “perfezionato e rafforzato” (cfr CCC 1641) perché Lui è la sorgente di questa grazia (cfr.CCC1642; cfr. GS 49; cfr CEI Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, 45)
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L’unità e l’indissolubilità del matrimonio, che è un vincolo “perpetuo ed esclusivo” (CCC 1638) nell’ordine naturale di un matrimonio validamente celebrato, riceve, con il sacramento, “una particolare stabilità” (CJC 1134). Questo perché si mette in gioco Dio stesso, perché diventa segno dell’amore divino (CCC 1639). E questo è quel valore aggiunto al matrimonio civilmente celebrato che rimane comunque l’istituzione fondamentale e fondante della società.
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Questo fa sì che gli sposi, per il loro stato di vita, hanno nella chiesa e nella costruzione del Regno di Dio un loro ruolo. Non sono cioè semplicemente laici: sono laici sposati nel Signore, prescelti per una particolare ed inconfondibile missione (Tettamanzi) perciò, non solo ricevono l’amore di Cristo diventando comunità salvata, ma sono chiamati a trasmette-
Coniugi Caravaggio si consacrano a Gesù Crocifisso a Fossacesia re ai fratelli il medesimo amore di Cristo, diventando così comunità salvante.” (FC n. 49). Chiaramente la prima trasmissione avviene nella loro relazione e nella trasmissione della fede verso i figli (cfr CCC 1641).
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Gli sposi, come tutti, a loro specifico modo, sono chiamati alla santità (CCC 1641). La grazia del sacramento fa degli sposi “il richiamo permanente per la chiesa di ciò che è accaduto sulla croce” (FC 13), dove si è manifestato in modo sommo, l’amore ed il perdono di Dio. Ecco allora che gli sposi, sostenuti dalla grazia del sacramento, avranno la forza di accettarsi, perdonarsi, aiutarsi in una parola amarsi avendo come misura l’amore di Gesù (cfr. CCC1642; cfr. Ef 5). “Questa identità degli sposi cristiani non è un duro fardello ma un giogo dolce e leggero, non è un compito impossibile ma un dono di grazia e di forza che il Signore offre agli sposi nel sacramento del matrimonio, radicato nel battesimo e portato a pienezza nell’eucaristia” (Tettamanzi).
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Non solo non è un duro fardello, ma la gioia della vita coniugale e familiare diventa un segno ed “una pregustazione del banchetto delle nozze dell’Agnello” (CCC 1642). In altre parole gli sposi cristiani gustano
e quasi anticipano, nell’amore in Cristo, quella comunione di cuori che si avrà solo nel regno di Dio.
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Ecco perché il vero matrimonio cristiano, validamente celebrato e consumato, non potrà mai essere sciolto. Nella relazione degli sposi si è messo in gioco Dio stesso che, non solo l’approva, ma l’assume come segno tra gli uomini e nella sua Chiesa, del suo amore e della sua alleanza. E siccome Dio non viene meno al suo amore e alla sua alleanza, così dovrebbe essere il matrimonio. Dovrebbe essere! Gesù conosce la fragilità dell’uomo e per questo, con il sacramento “viene incontro ai coniugi cristiani. Rimane con loro e da loro la forza di seguirlo” (CCC 1642).
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“Chi potrà adeguatamente descrivere la felicità di un matrimonio contratto dalla chiesa, confermato dall’Eucaristia? Che bella coppia formano due credenti che condividono la stessa speranza, lo stesso ideale, lo stesso modo di vivere, lo stesso atteggiamento di servizio! Ambedue fratelli e servi dello stesso Signore, senza la minima divisione nella carne e nello spirito… Vedendo e sentendo questo Cristo gioisce e ai due sposi manda la sua pace. Là dove sono i due ivi è anche Cristo”. (Tertulliano)
pastoralefamiliare@yahoo.it In copertina: B. Niceforo e 25 compagni martiri di Daimiel (Spagna):23-10-1936. Beatificati da Giovanni Paolo II il 1-10-1999. Vedi Rivista “Voi siete miei Amici”, 2004, n. 4, pag. 7: Comunità passionista martire.
6. Matrimonio: dono ed esigenze dell’amore coniugale di Luciano Temperilli
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Papa Benedetto ci ricorda che “l’eredità di Giovanni Paolo II sul matrimonio e la famiglia è amare l’amore umano”. Infatti c’è una verità sul matrimonio che oggi, in tempo di relativismo, non solo viene negata ma “lo considera una mera formalizzazione sociale dei legami affettivi” (cfr. GS. 47). Il matrimonio, come comunità di vita, è “per sua natura ordinata al bene dei coniugi e alla procreazione ed educazione della prole” (CJC 1055).
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La relazione matrimoniale infatti, ha in sé qualcosa di così intimo e profondo, che non si può ridurre solo all’aspetto sessuale e affettivo, ma abbraccia tutta la persona nella sua relazione, nei suoi progetti, nel cuore, nell’intelligenza e nella volontà. L’esperienza umana e psicologica ci dice che quando ci si innamora dell’altro lo si vorrebbe per sempre. E’ veramente, come ci ricorda il concilio, una “intima comunità di vita e di amore” (GS 48).
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Da questo deriva l’indissolubilità, la fedeltà e l’apertura alla vita (cfr. CCC 1643). Sono solo le conseguenze di un amore vero: amare per sempre la persona scelta, amare solo lei, fare con lei dei figli, con paternità e maternità responsabile, educandoli ai valori di una vita cristiana. L’apertura alla vita è oggi un messaggio controcorrente per l’egoismo imperante, ma senza questa apertura, il matrimonio cristiano non esiste più perché rinuncia ad essere collaboratore di Dio nella creazione di nuove vite ed impedisce al matrimonio di godere di uno dei beni più grandi (cfr. CCC 1652). Questa collaborazione si esplicita non solo con la procreazione, ma anche con l’educazione, perché la “trasmissione della fede” è il primo atto di evangelizzazione della famiglia, è il donare la vita spirituale, il mistero dell’amore di Dio (cfr. CCC 1653). Il genitore diventa il “testimone “in quanto sa rendere ragione della speranza che sostiene la sua vita (cfr 1 Pt 3,15). Ecco perché l’apertura alla vita non passa solo attraverso la generazione dei figli, ma passa anche attraverso l’accoglienza, la carità (cfr. CCC 1654), l’affido e l’adozione
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L’indissolubilità, ricorda papa Benedetto, è frutto maturo dell’amore: “ogni matrimonio è frutto del libero consenso dell’uomo e della donna, ma la loro libertà traduce in
Mariano e Sonia festeggiano l’anniversario di matrimonio davanti al Crocifisso atto la capacità inerente alla loro mascolinità e femminilità. L’indissolubilità del matrimonio non deriva dall’impegno definitivo dei contraenti. I contraenti si devono impegnare proprio perché il matrimonio è tale nel disegno della creazione e della redenzione”. Questa verità, non sempre chiarissima, ci riporta a vedere il matrimonio non soltanto frutto della scelta dell’uomo ma come “vocazione” da Dio e “segno-testimonianza” del suo amore fedele (cfr. CCC1647).
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La fedeltà, il legarsi per tutta la vita ad un essere umano, può essere difficile (cfr. CCC 1648), ma ci ricorda Tettamanzi, è “dono di Dio” che richiede ”una grande e coerente consapevolezza, da tenere sempre desta, anzi da ravvivare incessantemente” (cfr. 2 Timoteo 1,5-6). “Ravvivare”, per riprendere il verbo paolino, significa riaccendere come si fa per il fuoco sotto le ceneri. Questo “ravvivare” è affidato sì alla nostra responsabilità umana, ma è anzitutto il frutto di un dinamismo di grazia che si sprigiona dall’interno dello stesso dono di Dio. Come a dire che è Dio stesso a ravvivare il suo dono. A noi è chiesto di non stancarci di invocarlo di continuo nella preghiera, in ogni stagione della vita: Signore, aumenta la nostra fede! (cfr Luca 17,5).
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Questo “ravvivare” significa non fare a meno della Parola, della preghiera, della confessione, dell’eucari-
stia, della preghiera (cfr. CCC 1644) e anche dell’appoggio esemplare e costante della comunità cristiana (cfr. CCC 1648) per superare, non solo le difficoltà di coppia, ma anche per sostenere chi, per varie ragioni, ha sperimentato il fallimento del proprio matrimonio. Costoro fanno parte della Chiesa, vanno accolti con carità ed aiutati, per quanto è possibile, a trasmettere la fede ai propri figli. (cfr. CCC 1651; Tettamanzi Lettera agli sposi in situazione di separazione, divorzio e nuova unione).
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Il divorzio è contrario alla verità dell’amore coniugale (cfr. CCC 1650) come l’aborto è la negazione della gioia della trasmissione della vita, condannato esplicitamente dalla chiesa (CJC 1398). Questi comportamenti, sottolinea papa Benedetto, sono espressione di una libertà anarchica che si fonda sulla banalizzazione del corpo e dell’uomo. Contro questa cultura diventa importante l’impegno degli sposi ed il sostegno della comunità ecclesiale. Ecco perché la pastorale familiare della chiesa insiste perché non si frequenti solo il corso o “percorso” di preparazione al matrimonio, ma le coppie siano seguite soprattutto nei primi anni di matrimonio e le stesse famiglie possano mettersi in rete per sostenersi nel cammino della vita e della fede. In altre parole bisogna dare forza e visibilità alla grazia del sacramento. pastoralefamiliare@yahoo.it
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MEDITIAMO CON IL VANGELO DI LUCA Il rinnegamento di Pietro e lo sguado di Gesù (22,54-62) di P. Roberto CecconiCP arissimi Amici, proseguiamo la nostra meditazione sul vangelo di Luca. In questo numero leggiamo il brano che narra l’incontro di Pietro con Gesù caratterizzato dal rinnegamento a cui segue il pentimento. È un passo evangelico che ci aiuta a capire come luci ed ombre spesso si ritrovino insieme nel discepolo di Gesù. Poniamoci in ascolto: “Dopo averlo catturato, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. Avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno; anche Pietro sedette in mezzo a loro. Una giovane serva lo vide seduto vicino al fuoco e, guardandolo attentamente, disse: “Anche questi era con lui”. Ma egli negò dicendo:“O Donna, non lo conosco!”. Poco dopo un altro lo vide e disse: “Anche tu sei uno di loro!”. Ma Pietro rispose: “O uomo, non lo sono!”. Passata circa un’ora, un altro insisteva: “In verità, anche questi era con lui; infatti è Galileo”. Ma Pietro disse: “O uomo, non so quello che dici”. E in quell’istante, mentre ancora parlava, un gallo cantò. Allora il Signore si voltò e fissò lo sguardo su Pietro, e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detto: “Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte”. E, uscito fuori, pianse amaramente”.
necessaria per essere suo discepolo (cf. 9,23s). Pietro non è ancora animato da una fede così profonda (cf. 22,32) da spingerlo a preferire la morte piuttosto che perdere la comunione con lui (cf. 14,26).
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Il desiderio di seguire il Signore soffocato da una fede duramente provata Gesù, dopo essere stato catturato nel monte degli Ulivi (22,53), viene portato via e condotto nella casa del sommo sacerdote (v. 54). Pietro lo segue, ma da lontano. Il verbo seguire viene usato solitamente per esprimere l’azione del discepolo che cammina dietro il Maestro (cf. 5,11.27.28; 9,23.49.59; 18,22.28). Nel cuore di Pietro dunque è ancora vivo il desiderio di restare unito al suo Signore. Poco prima, infatti, aveva dichiarato di essere disposto ad andare
Rinnegamento e pianto di Pietro con lui in prigione e alla morte (22,33). Tuttavia, questa fermezza di Pietro inizia a venire meno e il suo seguire Gesù da lontano ne è un indizio. Quest’intreccio di atteggiamenti continua ad essere presente in Pietro anche nel seguito del racconto. Eccolo ora nel cortile della casa del sommo sacerdote, seduto presso il fuoco con coloro che hanno arrestato Gesù. Il suo desiderio di non perdere di vista il Signore lo porta fin dentro la tana del lupo rischiando di persona. Infatti viene ben presto riconosciuto come uno di quelli che era con Gesù (vv. 56.59), come uno dei suoi discepoli (v. 58). Pietro rinnega il Signore dicendo di non conoscerlo (v. 57), affermando di non essere dei suoi discepoli (v. 58), fingendo di non sapere di cosa stia parlando quello che, avendone riconosciuto la provenienza galilaica, con sicurezza lo incalza per la terza volta (v. 59). Il rinnegamento di se stessi, cioè la presa di distanza dall’ansia di salvare la propria vita, per Gesù è condizione
Lo sguardo che suscita la Parola e il pentimento Dopo il canto del gallo (v. 60), il Signore fissa lo sguardo su Pietro (v. 61). Tra i vangeli sinottici, Luca è l’unico a riportare questo dettaglio. In questo modo viene fortemente sottolineata l’iniziativa di Gesù nel dolore di Pietro. Egli a questo punto ricorda la parola del Signore (v. 61), quella parola che aveva predetto il suo triplice rinnegamento (cf. 22,34). Merita di essere sottolineato in questo contesto il rapporto tra lo sguardo del Signore e il ricordo della sua parola. La parola del Signore diventa viva nel quadro di un rapporto intimo con Lui. Altrimenti resta lettera morta. È questa parola che porta Pietro a prendere coscienza della situazione di lontananza dal Signore nella quale si trova. A questo punto esce dal cortile e piange amaramente (v. 62). Le lacrime di Pietro mostrano fino a che punto egli sia cosciente della gravità della situazione in cui si trova. Allo stesso tempo segnano l’inizio del suo ritorno al Signore (cf. 7,36-50). La Buona Notizia La fatica che il cristiano sperimenta a seguire Gesù per la via della croce non deve spaventare perché sembra essere tipica del discepolo, in questo brano rappresentato da Pietro. La fede nel Signore può avere momenti di difficoltà quando egli chiede all’uomo di passare per la via del dolore. Il Signore tuttavia non abbandona mai il suo discepolo, ma volge sempre il proprio sguardo su di lui. È in questo incontro che affiora la Parola che illumina (Sal 119,105) e guida sulla via del ritorno (cf. 22,32). robi.cp@libero.it
VII - CON L’AMORE CI ASSOMIGLIAMO AL DIVINO MODELLO “LA SANTITÁ É AMORE” di Madre M. Maddalena Marcucci di Maria Grazia Coltorti
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Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza.” Un aspetto che la nostra madre Maria Maddalena sottolinea continuamente e con forza è che la vera santità è cosa dolce, soave e amabile e che Dio, che ci vuole santi, conosce bene le nostre debolezze e i segreti del nostro essere e, come tenero Padre, compatendo le nostre miserie, ci offre mille mezzi per andare a Lui. Se il Signore ci dice di amarlo con tutto noi stessi, chiedendoci amore come se ne avesse bisogno per essere felice, è perché ci vuol far capire che tutto ciò non è tanto difficile quanto sembra. Invece molti pensano che la santità sia la metà finale di un percorso molto difficile e che pochi riescono a compieAmici di Gesù Crocifisso di Giulianova si stringono con gioia intorno al Crocifisso re: lavorare molto e passare di dolore in dolore fino alla morte, tra lotte e angustie… regolato dalla ragione e dalla fede, sempre più questo sentimento. Se quanto suona male questo linguaggio tutte le cose e tutti i suoi atti. La volonsaranno necessarie delle prove il alle orecchie di chi ama Gesù! Dice tà ama tutto il bene che l’intelletto le Signore farà in modo che non ci possaMadre Maddalena che questo modo di rivela rifiutando ciò che è indegno di no spaventare e schiacciare. pensare è contrario alla legge di amore una creatura razionale fatta a immagiCon tutta la tua anima e con tutta del nostro Dio e così ci si mette in ne di Dio. Essa regola i suoi atti danla tua mente:l’anima che è la scintilla pericolo, non solo di non farsi santi, dosi come principio, mezzo e fine Dio, divina in noi, deve volgersi con tutte le ma anche di non salvarsi l’anima. La anche nelle azioni più piccole. forze verso Lui consacrandogli le sue risoluzione da prendere è una sola: Così Madre Maddalena Marcucci facoltà: memoria, intelletto e volonvoglio essere santo e per questo userò ci spiega molto bene cosa significa tà. A cosa penso quando non penso a i mezzi che il Signore mi presenterà e amare Dio con tutto noi stessi: cuore, Dio? A nulla? Quindi occupo la non quelli che io penso siano fondaanima e mente. La conseguenza di mente, creata per l’Infinito, al nulla! mentali. A questo punto il passo più questo continuo e attento lavoro inteNon penso all’amore di Colui che mi importante è fatto e il mezzo che il riore sarà la pratica sempre più naturaha creato E destinato alla gloria eterna. Signore ci offre è la via dell’amore. le delle virtù e la diffusione intorno a Bisogna invece ricordare e vivere queDobbiamo usare il cuore (e nessuno noi del buon odore di Cristo! Il motivo ste consolanti verità di fede per amare può dire di non averlo) che ci è stato per cui molte persone non procedono Dio con la nostra mente. Si ama Dio dato da Colui che ci ha creato e che ha nel grado di santità, o addirittura arrecon l’intelletto osservando tutte le posto in esso un’irresistibile tendenza trano, è che nel loro cuore c’è sempre creature che ci rivelano la sua granad amare, amare un Bene infinito. É lo stesso grado imperfetto di amore dezza, la sua bellezza, la sua potenza, chiaro che quanto più ci allontaniamo verso Dio. Per purificarsi e trasformarla sua bontà... La scienza, il sapere, le da questo Bene infinito tanto più ci si in Dio non sono sufficienti gli atti capacità umane sono frutti dell’inteltroviamo inquieti e senza felicità e esterni. Bisogna distaccarsi gradualletto e derivano da Dio. É il Signore pace. mente da tutto fino a diventare indiffeche opera nell’uomo, che studia, che Ma come si ama Dio? renti di fronte a tutte le cose, in modo dirige le azioni, anche le più ordinarie, Con tutto il cuore: questo avviene che nulla ci possa rattristare o rallegraa patto di non opporre resistenza, quando il suo amore domina e regola re oltre misura: non desiderando nulla, disconoscendo questa sua presenza in tutti gli altri amori. Se sono inquieto, l’anima possiede tutto. In questo noi. Con Dio l’intelletto penetra nelmi rattristo, perdo la pace e la calma, distacco l’anima ama Dio come Egli l’eternità e in Dio stesso; senza di Lui significa che non amo ancora Dio con vuole essere amato, e ad ogni istante l’intelletto rimane imprigionato nella tutto il cuore. C’è bisogno di potare aumenta e perfeziona il suo amore, materia del corpo senza capire altro qua e là per indirizzare il mio amore al perché tutto ciò che fa procede dalche terra, fango e luridume. La volonsuo unico fine: Dio. Dobbiamo pensal’amore, e nell’amore sta la gioia, la tà è la facoltà dell’anima che verare solo ad amare, a convertire tutte le felicità e la pace. mente fa grande l’uomo, che se ne nostre opere in amore e purificare serve per sottomettere al suo impero, Colt.mgrazia@libero.it
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S. Paolo della Croce e Tommaso Fossi
III – Una vita tesa fra due consacrazioni: il discernimento di p. Lorenzo Mazzoccante cp l termine dello scorso articolo ci eravamo soffermati a presentare i vari tipi di relazione spirituale ed alcuni dei primi consigli che san Paolo della Croce ebbe a dare a Tommaso Fossi per il suo progresso spirituale. Il primo ed il più ricorrente, almeno nelle prime fasi del suo percorso, fu quello a diffidare di sé e delle proprie emozioni e sensazioni in quanto queste potevano ingannarlo. L’esempio più eclatante si riferisce ad un evento drammatico nella vita del nostro Tommaso, quello della morte della prima figlia. In pratica, avvenne che, sposi novelli, Tommaso e Vittoria, avevano vivo il desiderio di una famiglia benedetta dal Signore col dono di numerosi figli e, quando videro che la prima figlia si spense prematura, temettero che fosse un segno di una mancata benedizione della loro unione. La sensazione fu talmente forte che i due valutarono insieme la possibilità di lasciare la vita matrimoniale per ritirarsi entrambi a vita religiosa. Un buon proposito? Un desiderio suscitato dallo Spirito? Un anelito della voce di Dio che parlava ai loro cuori? Tutto questo turbava profondamente l’animo di Tommaso che ben presto ne parlò con il suo direttore. La risposta, però, fu secca e precisa: non si trattava di un’ispirazione divina, quanto piuttosto di una terribile tentazione da cui uscire con l’aiuto della preghiera e il sostegno della moglie. Per sollecitare una risoluta decisione in questa direzione, san Paolo della Croce fa anche riferimento a dei santi coniugati e finalmente dice espressamente: «Dio vuole, che lo serva santamente da coniugato» e ancora: «si specchi nei santi, che fiorirono in tale stato, e vedrà, che la prima loro attenzione era di soddisfare agli obblighi del loro stato, perché così piace al Signore» (cf. lettera del 12 giugno 1756). La vocazione alla consacrazione religiosa fu ben presto un ricordo per la signora Vittoria, ma per Tommaso le cose erano destinate ad assumere un’altra piega: lui infatti continuò a lungo a desiderare di potersi consacrare a Dio nella vita religiosa. Per giunta a fargli sentire di più questa via come adatta a sé, stavano intervenendo anche alcune esperienze spirituali che ne segnavano il tempo dell’orazione, e che lui non esita a paragonare a delle estasi. Il santo, però, che come abbiamo visto, aveva in alta considerazione la
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P. Tommaso Fossi: da padre di 8 figli a sacerdote passionista. vocazione matrimoniale in cui Tommaso si trovava, non esita ad infliggergli anche pesanti mortificazioni, arrivando fino a consigliargli di lasciare l’orazione piuttosto che diventar reo di «lesa Divina Maestà» per aver creduto a quelle «estasi del diavolo» (cf. lettera del 24 agosto 1735). Paolo non ha dubbi che Dio lo stia chiamando alla santità, cosa che gli ripete in varie occasioni, ma parimenti è consapevole che Dio lo vuole nella sua famiglia perché sia sostegno della sua casa, guida della moglie, educatore e missionario presso i suoi figli ai quali doveva sforzarsi di portare “sollievo, allegria e contentezza” con i suoi atteggiamenti e le sue parole (cf. lettera del 16 giugno 1756). A tal fine, però, occorre che Tommaso continui a nutrirsi di santa orazione per maggior progresso suo e delle persone che Dio gli ha affidato (cf. lettera 19 febbraio 1760) ed a restare in casa senza ambire a realizzarsi altrove. Se la santità è vivere bene secondo il proprio stato,
Tommaso aveva le carte in regola per farsi santo nel servizio a quelli della sua casa. Tuttavia, come spesso accade, Dio agisce in modi che ai nostri occhi possono apparire inattesi e strani. E così, la vita di Tommaso rimase una costruzione in continuo divenire. Né mai terminò il discernimento del fondatore sul suo spirito. Accade così che, dopo anni in cui il santo gli diceva di rimanere fedele alla vocazione che Dio gli aveva dato al matrimonio, dopo 35 anni di matrimonio, di cui molti passati sognando l’ingresso in religione, e soprattutto dopo la morte della signora Vittoria, sopravvenuta nel febbraio 1767), fu il santo a chiamare Tommaso a riflettere sulla possibilità di diventare sacerdote. Da quel momento passò ancora più di un anno prima che il buon uomo potesse lasciare la sua casa per entrare tra i passionisti (giugno 1768) ed essere ordinato sacerdote (dicembre 1768). http://direzionespiritualefossi.tk
Il Santo Curato d’Ars e l’Anno Sacerdotale
7 di Matteo Piccioni
n occasione del 150° anniversario del dies natalis del Santo Curato d’Ars, il Santo Padre, Benedetto XVI, ha pensato di indire, dopo quello paolino, un “Anno Sacerdotale” al fine “di contribuire a promuovere l’impegno d’interiore rinnovamento di tutti i sacerdoti per una loro più forte ed incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi” (Lettera indizione Anno Sacerdotale” p.3). Chiamati a riflettere sul profondo significato e valore che riveste il sacerdozio, i presbiteri possono e devono pensare il ministero sacerdotale loro affidato alla luce di figure generose, trasparenti e capaci a penetrare ed incarnare tale ministero. La riflessione, tuttavia, deve coinvolgere anche tutto il popolo di Dio che nel battesimo partecipa del sacerdozio di Cristo. La riflessione deve coinvolgere presbiteri e fedeli laici e deve condurre ad una maggiore comprensione del dono di Dio, per i primi per rispondere con fedeltà e coerenza alla dignità della loro specifica vocazione, per i secondi per saper accogliere e sostenere coloro che in Cristo fanno da ponte con Dio Padre. Tra le figure imponenti che rammentano la prodigalità di Dio e rendono bello il volto della Chiesa spicca il Santo Curato d’Ars. Nato a Dardilly, in Francia, poco distante da Lione, l’8 maggio 1786, Giovanni Maria Vianney è ordinato sacerdote nel 1815, all’età di 29 anni. Vi arriva con molta fatica per superare gli studi e gli esami. Giovane prete è assegnato come vicario per un periodo di quattro anni ad Ecully, dove è parroco il suo maestro e padre spirituale Charles Balley. Negli anni successivi gli è affidata una piccola parrocchia di 250 anime ad Ars, dove quasi nessuno andava in chiesa: lì rimarrà fino alla morte, manifestandosi un vero uomo di Dio. Ha una grande spiritualità, ma attraversa lunghi periodi di solitudine e di angoscia. É convinto che per riportare i suoi fedeli a Dio, deve pregare molto e fare grandi penitenze per loro. Passa tante ore da solo in adorazione davanti al Santissimo Sacramento. Pian piano i fedeli tornano in chiesa, attratti da un prete che passa tante ore in preghiera. Incominciano a chiedere anche la confessione. La fama di questo prete poco dotto, ma santo, si diffonde e ad Ars incomincia una processione di fedeli da tutta la Francia e anche da altre nazioni per confessarsi da lui. Passa fino a 15 ore al giorno in confessiona-
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le; negli ultimi anni della sua vita arrivano ad Ars fino a 80.000 pellegrini. Organizza in modo esemplare la sua parrocchia, che vorrebbe lasciare, perché fino a qual tempo nessun parroco era stato proclamato santo. Conclude la sua giornata terrena ad Ars il 4 agosto 1859. Pio XI lo proclama santo nel 1925 e poi patrono di tutti i parroci del mondo. Nell’incontro di inizio Quaresima con il clero di Roma, il Papa ha parlato dell’identità del sacerdote, indicando ai fratelli nel sacerdozio che loro compito primo è di appartenere a Dio e di essere veramente uomini. Dice infatti: “questa è la missione del sacerdote: combinare, collegare queste due realtà apparentemente così separate, cioè il mondo di Dio - lontano da noi, spesso sconosciuto all’uomo - e il nostro mondo umano. La missione del sacerdozio è di essere mediatore, ponte che collega, e così portare l’uomo a Dio, alla sua redenzione, alla sua vera vita (Discorso ai parroci della diocesi di Roma). Per essere ponte tra l’uomo e Dio il sacerdote deve essere sì vero uomo, ma deve conoscere anche la realtà divina; un ponte poggia necessariamente su due lati opposti che, per sua natura, è chiamato a collegare, a mettere in comunicazione tra loro. Ma come ogni ponte che è posto in essere
da qualcuno, così il sacerdote non può darsi da solo ma è costituito mediatore tra due realtà: “Il sacerdote ha bisogno di un’istituzione divina e solo appartenendo alle due sfere – quella di Dio e quella dell’uomo – può essere mediatore, può essere “ponte”(Ibid.). Di conseguenza, come prima espressione fedele alla sua natura, il sacerdote deve essere dalla parte di Dio. In questo suo compito è prevenuto, accompagnato e guidato da Dio stesso che nel Figlio realizza in modo perfetto l’essere mediatore rendendo così possibile a coloro che liberamente Lui elegge di continuare quest’opera meravigliosa di incontro tra Dio e l’uomo. Essere sacerdote, quindi, significa anzitutto riconoscersi scelto, chiamato e guardato con uno sguardo personale di predilezione a ricevere e custodire un dono immenso e spesso incomprensibile che Dio concede e “nel quale Dio mi dà quanto io non potrei mai dare: la partecipazione, la comunione con l’essere divino, col sacerdozio di Cristo”(Ibid,). Ciò comporta come conseguenza logica e necessaria l’appartenenza a Colui dal quale ricevo ogni grazia. Appartenenza che si traduce in una concretezza di vita per cui si è veri uomini di Dio. Un’esistenza capace di risplendere della luce di Cristo, un’esistenza capace di portare gli uomini a Dio; un’esistenza che è ponte. Questa comunione di vita col Cristo il sacerdote può vederla realizzata in sé se giorno dopo giorno fa di questa verità la sua meta, il suo traguardo. Ecco, allora, l’importanza di vivere seriamente la celebrazione eucaristica, la liturgia delle ore, la preghiera personale, tutti elementi “dell’essere con Dio, dell’essere uomini di Dio”(Ibid.). Questi principi erano ben chiari nell’intelligenza e ben presenti nel cuore del Santo Curato. Egli aveva in gran considerazione il sacerdozio e non dimenticava la grandezza del dono ricevuto. Era cosciente di custodire un tesoro infinito in una realtà finita, ma era ugualmente consapevole che Colui dal quale aveva ricevuto tale patrimonio, non mancava di assisterlo, di fargli sperimentare la verità evangelica promessa in Matteo 28,20b: “Io
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“Festa della Famiglia Passionista a S. Gabriele, presieduta dal padre Generale, Ottaviano D’Egidio:27-6-2009. sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. A riguardo egli scrive: “Oh come il prete è grande!... Dio gli obbedisce: egli pronuncia due parole e Nostro Signore scende dal cielo alla sua voce e si rinchiude in una piccola ostia”(Benedetto XVI, Lettera, p.6). San Giovanni Maria Vianney non era rattristato nelle gravi difficoltà che lo hanno accompagnato nel cammino di formazione al sacerdozio e nel cammino ministeriale di pastore, perché consolato, credo, dalle parole rivolte dal Maestro ai suoi: “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (Gv 14,1.26). Una fede consapevole la sua, nutrita e alimentata alla sorgente eucaristica. L’Eucaristia, centrale in ognuna delle sue giornate, preparata e vissuta con cura e vigilanza, tali da evitare il rischio da lui tanto deprecato di abituarsi ad un simile atto. “Quanto è grande il sacrificio della Messa! Dio posa il suo sguardo sull’altare: “è mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto”… Noi non avremmo mai pensato di chiedergli il suo Figlio. Ma ciò che l’uomo non avrebbe potuto immaginare, Dio l’ha fatto! Accanto a questo bel Sacramento siamo come uno che muore di sete accanto ad un fiume. A cosa servono le parole degli uomini, quando c’è Dio che parla? Bisogna fare come uno che è molto curioso e origlia alle porte: bisogna ascoltare tutto quello che Dio dice alla porta del nostro cuore.”( Il Santo
Curato d’Ars, Ed. Trappiste, Vitorchiano 2009, pp. 23-24). È evidente come il Santo Curato era cosciente di dover appartenere alla realtà di Dio, ma nondimeno sapeva di dover essere uomo. Il sacerdote, infatti, per realizzare la sua missione deve essere realmente uomo. Ma cosa significa essere uomo? L’uomo, per essere vero, deve accrescere tutti quegli aspetti che appartengono e sono propri alla sua natura. Ciò vuol dire per l’uomo “avere un’educazione, una formazione umana, delle virtù umane; sviluppare la sua intelligenza, la sua volontà, i suoi sentimenti, i suoi affetti; deve essere realmente uomo, uomo secondo la volontà del Creatore, del Redentore”. L’insegnamento qui contenuto è importante perché corregge una visione comoda di umanità che accompagna il cristiano di ogni epoca e che spesso è preferita alla visione vera di umanità. Accade che dinanzi ai nostri ripetuti limiti ci rifugiamo tutti, sacerdoti e non, nell’affermazione “siamo uomini”, “sbagliare è umano”; certo non nasciamo già cristiani, tanto meno già cristiformi, ma “questo non è il vero essere umano. Umano è essere generoso, è essere buono, è essere uomo della giustizia, della prudenza vera, della saggezza”( Benedetto XVI, Discorso, op. cit). Uomo significa sviluppare l’umanità, ma con una condizione ben precisa, che sia un’umanità ad immagine di Colui che l’ha creata. Uomo significa raccoglier l’invito di Gesù rivolto ai suoi discepoli ad essere “perfetti come è perfetto il Padre” (Mt 5,48). Perfezione non è che il sinonimo di
filiazione, siamo cioè perfetti quando viviamo come “figli dell’Altissimo” (Lc 6,35), ed essere figli è la vocazione a cui Dio chiama tutti indistintamente e a favore della quale il sacerdote, in e con Cristo, perde la sua vita. Si è figli nella misura in cui ci si lascia generare, per questo l’uomo in Cristo e solo in Lui può essere perfetto, ma non nel senso di sviluppare qualità eroiche o di pochi, piuttosto nel senso di essere fedele all’immagine ricevuta, lasciandosi liberare da una vita comoda sì ma povera. Essere figlio, essere uomo quindi, spinge a farsi prossimo di coloro i quali vivono sul ciglio della strada sofferenti, calpestati nella loro dignità e abbandonati a se stessi, di coloro che per varie circostanze si sono allontanati e hanno dilapidato il loro patrimonio spirituale, di coloro che errano senza meta, infine di coloro che si ritengono giusti ma disprezzano gli altri. L’essere uomo per il sacerdote si realizza, dunque, nella compassione, nella capacità di saper patire con gli altri e per gli altri, manifestando vicinanza nelle loro sofferenze, abile a farsi carico di queste; patire per gli altri, sentendo la necessità di condurli a Cristo. Il Santo Curato, vero uomo di Dio, non mancava di una vera umanità, riscontrabile in una sua semplice, chiara e programmatica affermazione: “Mio Dio, accordatemi la conversione della mia parrocchia; accetto di soffrire tutto quello che vorrete per tutto il tempo della mia vita”( Benedetto XVI, Lettera, op. cit., p.7). matteo81p@libero.it
Vita di fede e figli di ieri e di oggi
9 di Adele Caramanico
ei miei ricordi di bambina, fra le tante cose, ce ne sono alcuni particolari collegati con la fede e la preghiera. Ricordo con quanta gioia mi alzavo al mattino presto, nel mese di maggio, per andare insieme ad altri bambini della mia età (frequentavo le elementari) in parrocchia. La Messa era alle 6,30 e poi dopo la catechista ci leggeva il “fioretto” da vivere in quel giorno e il parroco ci regalava ogni mattina qualcosa: un santino con la preghiera da recitare, le caramelle, un’immaginetta ogni volta diversa della Madonna. E si tornava a casa di corsa perché poi bisognava andare a scuola ma tanto felici. E così i giorni passavano e nella mia mente sono rimasti impressi quei momenti in cui le corse si intrecciavano con l’odore delle rose e per strada dei bambini così piccoli potevano camminare da soli a quell’ora insolita, senza che accadesse loro nulla di male. E poi veniva l’estate e c’era la Novena alla Madonna di Porto Salvo, protettrice della mia parrocchia, della città e della Diocesi. Ed ancora tutte le prove, i canti, e le sere trascorse in chiesa, anche dopo la Messa, per provare per il giorno dopo…………e tutto continuava così, serenamente. A settembre, non si andava ancora a scuola, ma il mese era tutto dedicato ai Santi Cosma e Damiano. Un cosa ricordo in modo singolare: il giorno della festa, che era ed è rimasta sempre e solo religiosa. La mattina andavamo a suonare a mano le campane per la prima Messa alle 4 in punto! Perché ho voluto solo accennare a piccoli momenti del mio passato? Per tristezza, nostalgia, o per altro? No, di sicuro. Come ero io allora lo erano tanti miei coetanei. Non avevamo il computer, non andavamo a ballare, non avevamo la play station, e neppure le videocassette e altre cose del genere che oggi ci sono…ma avevamo una cosa che molti bambini e giovani di oggi non hanno più: la gioia di vivere! Ci accontentavamo di poche cose, di piccole cose, e soprattutto avevamo un punto di riferimento ben preciso nella nostra giornata: la vita parrocchiale. Da essa poi scaturiva la fede, la preghiera, la pratica assidua dei sacramenti. Nei nostri cuori un po’ alla volta il posto principale lo prendeva sempre
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più Gesù e il suo Vangelo. Forse da piccoli non capivamo molto ma di certo sapevamo di non essere soli perché con noi c’era un compagno di viaggio. La famiglia basava e completava la sua educazione dei figli con la parrocchia, affidando al parroco e ai vari responsabili una parte della formazione del proprio figlio. Ma la famiglia era anche unita, pregava insieme, ai figli venivano insegnate le preghiere più semplici. Mia madre mi insegnava a recitare il Rosario, e io spesso facevo “guai” con la corona perché non ero capace di contare i grani, fino a quando decisi di contare con le dita le “Ave Maria”! Ma ero piccola, forse di soli 6 o 7 anni! Tutto questo mi fa pensare a come oggi vanno avanti i bambini e i giovani, che sembrano, pur in mezzo a 1000 cose da fare, non avere ciò che a loro interessa di più. Sempre insoddi-
glie di oggi sono così e non lo sono neppure tutti i giovani o i bambini, per fortuna. Ma la mia vuole essere una provocazione affinché non si buttino via i semi che sono stati piantati in noi tanti anni fa. Come a noi è stato dato per andare avanti così noi dobbiamo dare ai nostri figli e far loro comprendere ciò che è veramente importante. I valori della vita, quelli veri, non si trovano per caso, ma nascono dal profondo del nostro cuore. E senza una vita di preghiera, di frequenza dei sacramenti, di riflessione e meditazione del Vangelo, la nostra fede non può alimentarsi e così si va poi affievolendo come una piccola fiammella che resta senza la legna da bruciare e non può che diventare cenere. Alziamoci, facciamoci coraggio e non permettiamo che ai nostri figli la fede si incenerisca, la forza di andare
Piccoli Amici di Gesù Crocifisso a un corso di spiritualità al santuario di S. Gabriele
sfatti, stanchi, pieni di voglia di evadere, sempre a correre e non si sa verso dove o cosa. Lo stesso per le famiglie: ci si vede poco, si parla ancora di meno, si sta insieme di sfuggita….e soprattutto non si prega insieme, non si frequentano le parrocchie, non si va a Messa coi figli! Lo so, per alcune cose ho esagerato: non tutte le fami-
avanti scompaia, e la voglia di vivere diventi un’abitudine. Diamo loro quella forza che viene solo dal nostro esempio nella fede. Seminiamo e con l’aiuto del Signore i frutti cresceranno nei loro cuori e le loro vite avranno veramente un senso! www.bioeticaefamiglia.it
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Corso di formazione per responsabili di AGC Centro di spiritualità San Gabriele: 19-21 febbraio 2010
Presentiamo un sunto delle risonanze particolari che ci sono pervenute e che dimostrano come ognuno ha recepito e puntualizzato in maniera diversa gli argomenti trattati. Piera Iucci
Responsabili AGC partecipanti al Corso di formazione a S. Gabriele: 19-21 febbraio 2010 al 19 al 21 febbraio 2010, presso l’Oasi di s. Gabriele dell’Addolorata (Te), si è svolto il Corso di formazione per coordinatori e responsabili di Fraternità, di Gruppi di Preghiera e per tutti coloro che vogliono impegnarsi nello sviluppo e nella migliore organizzazione del movimento Amici di Gesù Crocifisso. Il corso è stato tenuto dal P. Fernando Taccone C. P. che già aveva condotto altri corsi di formazione per gli Amici, con gli stessi scopi. Una sessantina i partecipanti comprese quattro sorelle del Movimento Laicale Passionista provenienti dal CORM. Gli scopi del corso sono stati quelli di: consolidare legami di amicizia ed apprezzamento tra i partecipanti, di riscoperta delle motivazioni profonde del perché si voglia e si debba prestare il proprio lavoro nei gruppi e nel movimento in generale, acquisire e fornire nozioni pratiche ed esperienziali. Il corso è iniziato con un primo incontro di presentazione e conoscenza. Nel secondo incontro i partecipanti hanno manifestato le loro attese e che cosa si aspettavano di ricevere dal corso. Nel terzo, P. Fernando ci ha introdotti nel vivo dell’argomento esaminando le basi del perché interessarsi agli altri e come divenire servi di Dio e dei fratelli. Attingendo al Diritto Canonico ed al Catechismo della Chiesa Cattolica, in modo molto chiaro e di facile appren-
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dimento, ci ha parlato del “Ministero originale”: i fedeli incorporati a Cristo mediante il battesimo, sono partecipi dell’ufficio sacerdotale, profetico, regale di Cristo e sono chiamati, secondo la propria condizione, alla missione che Dio ha affidato alla Chiesa da compiere nel mondo. Nel secondo incontro si è potuto riflettere insieme sulle esperienze di gruppo: elementi di crescita e di regressione nel compito di guide o di guidati; del bisogno di scoprire e comprendere i propri limiti per dichiararsi bisognosi di aiuto e scoprirsi capaci di essere dono per gli altri. Nella parte centrale del corso, il P. Fernando ha svolto gli argomenti: “Prestare attenzione a sé, al prendersi cura di sé e degli altri, verso la collaborazione”; “La responsabilità della guida o “pastore” nel dono di sé; “La dinamica per la guida del gruppo”. Molto pratici gli argomenti: che cosa rappresenta la guida nei gruppi ecclesiali, la sua personalità, il metodo di lavoro, come garantire la vitalità del gruppo. A mio parere, gli scopi prefissi del corso, sono stati largamente raggiunti, per il contenuto e la forma che il P. Fernando è riuscito a dare agli insegnamenti. C’è stato un ottimo scambio di idee ed esperienze tra i partecipanti, che hanno dimostrato la soddisfazione per quanto avevano capito e il desiderio di tornare ai propri gruppi per mettere in pratica quanto appreso nel corso.
“Il corso è stato seguito con molto interesse grazie alle note capacità della guida di catturare l’attenzione dei presenti con il suo metodo coinvolgente. La premessa di P. Fernando che la guida di gruppi ecclesiali è una chiamata dello Spirito Santo che noi fedeli non possiamo rifiutare, ci ha fatto molto riflettere; è una grande responsabilità e uno dei talenti che il Signore ci ha dato e del quale un giorno dovremo rendere conto. Nel primo incontro ci siamo conosciuti, scambiati le nostre esperienze di guida e di guidati e manifestato le nostre aspettative. I giorni seguenti sono stati dedicati alla spiegazione dello scopo del corso che è stato quello di ricercare il perché interessarsi agli altri e quindi accettare la guida di un gruppo e come divenire “servi di Dio e dei fratelli”. La ragione fondamentale è che l’uomo è stato creato come essere socievole e quindi per stare con gli altri; il battesimo poi sigilla la sua vocazione al servizio. I fedeli laici sono il principio vitale della Chiesa. Tutti abbiamo qualcosa da dare, ma per prestare attenzione agli altri dobbiamo prima prestare attenzione a noi stessi, conoscerci e individuare il contributo che possiamo portare perché la nostra vita abbia un senso. Esercitare una responsabilità è uno dei modi per realizzare il dono di sé; occorre essere pronti e capaci a rispondere ai bisogni altrui, saper ascoltare il fratello e soprattutto confermarlo dandogli forza e costanza, come faceva Gesù. Nel compito di responsabili devono essere di guida il Vangelo e lo Statuto del movimento per una formazione semplice ed essenziale, ognuno deve esercitare il suo ministero considerando gli altri come compagni di viaggio, preoccupandosi di camminare verso la luce e la verità. Come ultimi argomenti la dinamica per la guida del gruppo, il metodo di lavoro e l’organizzazione di un incontro. Mariella Benaducci I giorni sono stati molto intensi e sicuramente molto proficui per me. Lo scopo del corso: “ricercare il perchè interessarsi agli altri e come divenire servi di Dio e dei fratelli” mi ha tocca-
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to profondamente nel cuore. Non tutto si potrà realizzare, ma ho aperto gli occhi, specialmente per come fare ed agire. Nella guida del gruppo ho avuto delle piccole soddisfazioni, ma anche tante sconfitte e me ne accorgo dopo quello che ho sentito. So bene i miei limiti e il bisogno di aiuto. Ho capito che è necessario anche che impari a prestare attenzione a me, a prendermi cura di me, perchè la mia vita sia sempre più ricca di senso, per poi aver cura degli altri, scoprendoli come compagni di viaggio. Devo avere coraggio di essere me stessa e nello stesso tempo prendermi le mie responsabilità. É difficile far scoprire agli altri il senso di responsabilità, ma tutti vanno accettati per come sono. Tutto quanto ho ascoltato mi sarà utile non solo nel gruppo, ma anche nel lavoro e nella famiglia. É necessario imparare un metodo per farlo. Nell’individuare i caratteri ed i ruoli dei partecipanti al gruppo, posso dire che nel nostro gruppo ci sono tutti. Il corso si è concluso con l’augurio di buon lavoro e buon cammino. Il Signore possa guidarmi per l’amore che gli porto e che cerco di testimoniare agli altri. Tiziana Angeletti La guida di un gruppo ecclesiale riceve una chiamata da Dio. All’inizio ognuno si può sentire non pronto e spaventato, non ritenendosi all’altezza del compito che gli viene dato. Tutti in un gruppo, anche se non hanno incarichi, debbono sentirsi responsabili uno dell’altro ed essere accoglienti specialmente con i fratelli nuovi. Coloro che si tengono sempre al margine, pur obbiettando su qualunque decisione, possono causare solo divisioni e discordie. Il laico per la Chiesa è maturo in virtù del battesimo ricevuto, ma in pratica non lo è se non ricorda e non fa esercizio di virtù. Si diventa maturi solo con la conoscenza e l’approfondimento della Parola di Dio. Dalla conoscenza di sé e relativa consapevolezza della propria debolezza e forza, ognuno può sentirsi capace di essere testimone e dono per gli altri e raggiungere anche una buona crescita personale. É importante che la guida non faccia affidamento solo sulle sue capacità personali, ma sulla forza della fede che possiede; credendo pienamente nel cammino intrapreso e ammettendo i propri limiti, può trasmettere ai fratelli la propria forza. Una buona guida non finisce mai d’imparare, affina con il tempo la capacità di capire la varietà dei mem-
Corso di formazione AGC presso Centro di spiritualità San Gabriele Te. bri del gruppo, i vari colori di questo arcobaleno di anime. Quando qualche fratello lascia il gruppo, i responsabili devono conoscere e capirne i motivi, incoraggiare, dare un appoggio morale e anche pratico. Chi è chiamato ad essere guida dovrà essere provato come l’oro nel crogiolo, per assicurarsi che in lui non ci siano secondi fini, deve eccellere in virtù, non basta che non sia cattivo. Esercitare una responsabilità è il modo più proficuo per realizzare il dono di sé come servizio e attenzione all’altro. Rassicurare e garantire i fratelli: “Pietro, io ho pregato per te e tu conferma i tuoi fratelli”, è il ministero della conferma, evitando di sottolineare le debolezze altrui. Non etichettare le persone ed avere sempre fiducia in un possibile cambiamento. Sentire veramente i fratelli come compagni di viaggio nel gruppo e nella vita; nessuno si deve perdere. Desiderare di comprendere i fratelli e stabilire relazioni personali per trasmettere amore sincero. Essere pazienti, tenaci e flessibili, rispettosi della persona, essere costruttori di fraternità. Sentire il bisogno di ascoltare chi ci sta accanto, perchè Dio parla spesso attraverso il fratello. Esistono i consumatori di fraternità che sfruttano il gruppo e si lamentano per ciò che non funziona in esso. I membri del gruppo devono aiutare gli altri a uscire da una fede individualistica. Vari sono i tipi che fanno parte del gruppo. Chi sembra solo uno spettato-
re perché non interviene, può essere sensibile come altri che parlano; ce ne accorgiamo dalla sua frequenza costante, dall’attenzione che presta, dalla disponibilità quando gli chiediamo qualche cosa. Una buona guida deve saper riconoscere i caratteri diversi: i monopolizzatori, i pessimisti, gli spiritosi, i manipolatori, i conformisti, i tradizionalisti, i dogmatici”, come pure i promotori, gli animatori, i chiarificatori, i mediatori, i sintetizzatori, i programmatori”. Ognuno è chiamato a dare il suo apporto. Clara e Olga Abbiamo avuto la grande opportunità di ritrovarci a S. Gabriele per seguire un interessante e ricco corso di formazione. Padre Fernando è la testimonianza di ciò che Dio opera in chi crede fermamente nella sua vocazione e lavora con zelo per trasmetterlo agli altri. Il corso è stato intenso e le ore sfruttate fino a dopo cena. Nonostante ciò siamo riusciti tra i partecipanti a scambiarci le nostre opinioni, i nostri dubbi e cercare il modo di collaborare anche se ci separano molti chilometri. Ringrazio in modo particolare le amiche della provincia Corm che sono state segno di una volontà che vuole unirci tutti spiritualmente come “Movimento Laicale Passionista”, anche chi ha potuto partecipare e seguire solo con la preghiera. Fiorella Torresi
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Abbiamo partecipato ad un breve ma intenso corso di spiritualità sulla figura della “guida” nei gruppi ecclesiali. Lo scopo principale di esso è stata l’indicazione delle ragioni antropologiche, psicologiche e teologiche che sono a fondamento del dono di sé agli altri. Il corso tenuto da padre Fernando Taccone e da Padre Alberto Pierangioli, ha chiarito diversi dubbi sul ruolo della guida che deve far sentire tutti i componenti del gruppo a proprio agio per crescere nella fede e nell’amore scambievole. Annamaria Di Clemente e Anna Centurione Essere guida è una vocazione. C’è grande necessità di formare i formatori. I sussidi principali: la Parola di Dio, lo Statuto e la conoscenza del Carisma. Ogni uomo che nasce è sociale ed è naturale avere attenzione all’altro. É stato bello l’esempio di paragonare una fraternità ad un “pullman”, sul quale salgono, in posti e tempi diversi, i “chiamati”: scoperti, raccolti e convogliati, grazie ad una ricerca attenta e impegnata; il conducente (Cristo), che li smista alle varie fermate (le vocazioni specifiche). Lungo il tragitto nessuno deve andare perduto! I responsabili, amministratori del dono di Dio, devono essere sempre disponibili ad aiutare l’altro a ricercare e scoprire Dio e a corrispondere alla sua grazia secondo la propria vocazione. Trovarsi nello stesso pullman porta a rispettare i vari posti, a conoscersi lungo il viaggio ed a rendere piacevole il percorso. La collaborazione è un valore solo quando ci sono relazioni positive. Accogliere Dio nelle nostra vita è accogliere tutti i fratelli che Lui mette nel nostro cammino. Il corso ci ha dato l’opportunità di scambiarci esperienze, idee, problematiche tra responsabili di fraternità. Al termine del corso c’è stato un incontro per il nuovo sito e la rivista, come arricchirli ed avere in tempi brevi notizie, articoli e foto. Abbiamo riportato con noi un arricchimento spirituale e forza che potrà aiutarci in famiglia e nella fraternità. Rita Maraessa Prima grande esperienza con gli AGC Per la prima volta ho partecipato a un corso organizzato dagli AGC presso il santuario di San Gabriele e guidato da padre Taccone. Ci siamo ritrovati insieme da varie parti d’Italia per con-
Corso Formazione: guida P. Fernando Taccone
dividere la stessa esperienza. A me personalmente non sembra vero di essere in questo santuario che già conosco ma da cristiano della domenica. Sono negli AGC da poco più di un anno, e già esserci la considero una grande grazia. Mi viene in mente un pensiero: noi abbiamo incontrato Cristo perchè Lui ci ha cercato. Ci ha cercato perchè ci ama con amore disinteressato. Tutti siamo chiamati a rispondere a questo amore. É sufficiente che noi diciamo sì al Signore come Maria ha detto sì all’arcangelo Gabriele e ci affidiamo totalmente a Dio. Noi nella nostra pochezza, dobbiamo mettere Gesù al primo posto e fare ogni nostra azione per Lui; come ci ha promesso, tutto il resto ci sarà dato in sovrappiù. Quello che mi ha colpito nei fratelli del movimento è la capacità di offrire se stessi, sacrificando hobby, riposo, tempo libero, lavoro, famiglia, per donarsi agli altri, per permettere a tutti di crescere e di avanzare nel cammino intrapreso. Noi come fedeli laici ci troviamo nella vita della Chiesa in prima linea. Dobbiamo prendere coscienza che non solo apparteniamo alla Chiesa, ma che noi stessi siamo la Chiesa. Come laici siamo chiamati a partecipare all’ufficio sacerdotale di Cristo, per offrire le nostre opere, le preghiere, la famiglia, il lavoro, come sacrifici spirituali graditi a Dio per mezzo di Gesù Cristo. Dobbiamo essere apostoli di Cristo con la testimonianza di vita e con le
parole. In questo modo noi laici siamo chiamati a risanare la società e ad essere testimoni e strumenti della missione della Chiesa. Desidero ringraziare quanti tra padri passionisti, suore e laici permettono a noi ultimi arrivati di camminare insieme a loro verso la meta comune. Grazie di cuore a tutti. Cesaretti Adalberto Mi ha colpito molto l’avvio del corso: p. Pierangioli, guidandoci alla cripta di S. Gabriele, prima di salire le scale, ha detto: “Piano piano, venite dietro di me”: quanto dà gioia e sicurezza seguire un piccolo gregge ben nutrito alla vita sacramentale e alla Parola spezzata dal pastore che guida e fa il passo, si ferma e fa riposare, conduce alla fonte, perchè ciascuno segua col suo passo e non si perda. É stata un’esperienza indimenticabile e commovente. Le persone incontrate, belle, adulte, libere come piccoletti sotto l’ala della cura paterna. Grazie per quanto si adopra senza sosta per le comunità, che alimenta con la Parola e la Testimonianza. Vivo al Nord, ma la mia famiglia è marchigiana. Esprimo la mia compiacenza per questa “eccellente” esperienza ecclesiale. Maria Grazia Simoncini CORM Il mettermi in cammino verso il convento di san Gabriele, santo passionista protettore dei giovani e soprattutto degli studenti, mi ha subito fatto tornare alla mente le altre circo-
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La presidente Piera Iucci presenta il corso e la guida P. Fernando Taccone.
stanze in cui mi ero già recata: il consiglio nazionale e il convegno sul Mistero Pasquale. Per me sono state due occasioni in cui sono venuta a contatto con la realtà del MPL a livello nazionale e in cui c’è stata una maturazione su quella che deve essere la nostra presenza attiva per far camminare la nostra realtà. Anche questa volta il mio partecipare a questa due giorni ha avuto come risultato la sempre più forte determinazione a mettersi in gioco perché il MLP sia una vera e propria catena d’amore che unisce le persone animate dal medesimo spirito. La forza dei gruppi ecclesiali è stata richiamata dal padre F. Taccone che nelle sue lezioni ha sviluppato su tutti i livelli antropologici, psicologici e teologici per mostrare come la figura della guida dei gruppi è molto importante e fa da traino per tutto il resto del gruppo. Ognuno ha potuto rendersi conto che il battesimo ci dà una dignità e ci mette in una comunità come elementi che possono dare un grande aiuto ai sacerdoti e ai vescovi e partecipare attivamente alla vita spirituale di tutta la chiesa. Si è posto molto in evidenza che il gruppo ecclesiale ha vari diritti e anche una responsabilità verso gli altri. La frase che mi ha più colpito è stata detta da un laico (Pino): impostare la nostra vita in modo da dire a tutti: io mi occupo di Te! Infatti la guida in quello che è stato subito definito un vero e proprio servizio è chiamata a farsi carico di tutti gli
appartenenti del gruppo e nello stesso tempo ad essere d’esempio per tutti di quello che è un laico passionista. E’ una persona animata dallo Spirito Santo che vuole vivere la spiritualità del fondatore San Paolo della Croce e portare a tutti quello che all’interno dei gruppi ha vissuto e quindi come in una missione far partecipi dei frutti tutti quelli che il Signore mette sul nostro cammino. Padre Alberto il padre spirituale che ha iniziato il gruppo degli Amici di Gesù Crocifisso ha infatti messo in evidenza come sia importante dar notizia di ogni iniziativa del gruppo e invitare sempre i parroci e tutti i fedeli agli appuntamenti più significativi e ha spronato a far circolare il materiale che lui mette a disposizione (rivista, immagini, calendari).Questa grande radicalità al territorio di questo gruppo si è proprio andata formando perché c’è stata in questi anni questa grande opera di diffusione delle notizie legate al gruppo. Mi sembra che sia molto importante rifarsi a quest’esempio anche nella nostra provincia dove spesso ogni fraternità vive la sua realtà sganciata dal resto delle altre. Un’altra immagine, messa in risalto da Piera Iucci, Presidente degli Amici, è quella della guida come una persona che ha una grande creatività, e questo mi è piaciuto particolarmente perché il problema dell’uomo moderno è la noia che si combatte proprio con la fantasia e con l’intuizione
data dallo Spirito Santo. Mettere in gioco la componente creativa dà proprio l’impronta dinamica al gruppo e non lo fa essere statico. Pensiamo a certe giornate che passiamo sempre uguali, dove i compiti quotidiani non danno spazio al nostro io ma soccombiamo alla routine, basta che entri in gioco lo Spirito e tutto prende un altro andamento. Lo spazio che ogni individuo occupa deve essere sollecitato dagli altri e dall’azione esterna proprio in quanto l’uomo e’ un essere sociale. L’aggregazione migliora l’uomo, lo fa essere meno egoista, e più libero di esprimere la sua umanità. I nostri gruppi dovrebbero avere questa dimensione di grande spazio in cui si esprime la nostra parte migliore, il nostro amore a Dio e al prossimo. La guida ha quindi un compito molto importante ed ha la grazia del formatore cioè su quella grazia che deve passare dal formatore a tutti i laici. Se siamo ben formati la nostra grazia passa ed è vera benedizione per tutti. In sintesi la guida è un grande amico di ogni appartenente al gruppo, perché è una persona che si mette a disposizione, anima, prevede e anticipa ogni possibile difficoltà, si spende ma ha anche la sua dignità che lo porta a confermare gli altri proprio in quanto guida. Il Padre Taccone ha parlato di metodo e dei difetti della guida che possono portar danno a tutto l’andamento del gruppo:individualismo, carattere emergente, manipolatore ecc. Di tutto il corso questa parte prettamente psicologica è quella che mi è pesata di più perché mi ha quasi mostrato la guida come un grande controllore di ogni possibile personalità del gruppo e quasi ha limitato l’azione dello Spirito Santo come secondaria. Infatti si è posto l’accento su come riprendere e mettere in linea le persone che vogliono emergere. Ho visto molta azione umana e poco affidamento alla preghiera. Ma poi si è parlato della direzione spirituale che ogni guida deve avere molto ben definita in modo da ricorrere per avere aiuto nei rapporti con tutti i componenti del gruppo. Questo ha rimesso in azione la parte del consiglio e della formazione e mi ha fatto dire che l’azione umana era aiutata e non prevaricava. Il corso e’ stato un momento di grande formazione e si è ribadito che questa non deve mai fermarsi ma deve essere perenne proprio per venire incontro a tutte le richieste dei laici che si devono guidare. Il mio giudizio sul corso è positivo sia su come e’
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stato preparato sia su come si è impostata la collaborazione tra le due province Corm e Pietà. Il grande metodo e la programmazione del movimento Amici di Gesù Crocifisso che da anni ha adottato è un dono per noi. Il Corm vive un periodo di grande sofferenza e di difficoltà, ma è una croce che porta come benedizione e amore a Gesù. Un grande grazie a tutti i compagni di viaggio del corso: pregate perché i padri della nostra provincia siano sensibili e si sentano chiamati a guidare e a mettersi a disposizione del MPL. Anna Beretta fraternità di Carpesino-Erba E’ stata un’occasione unica per conoscere e per conoscersi. Conoscere e approfondire tramite il corso di formazione le ragioni che sono alla base dell’esistenza stessa di un gruppo ecclesiale; il conoscersi attraverso la condivisione della preghiera, dello studio, dei pasti, nell’esplorare dimensioni di aggregazione insoliti per chi come me non appartiene ad una fraternità del centro Italia, e condividerne le preoccupazioni e i problemi legati alle dinamiche interne di un gruppo. Spero quindi di avere altre occasioni per approfondire la conoscenza con gli Amici di Gesù Crocifisso. Il corso di p. Fernando Taccone è stato per me illuminante perché mi ha dato molti spunti di riflessione in merito all’argomento trattato, ma mi soffermerò su quelli che più mi hanno coinvolta personalmente: la consapevolezza di appartenere ad un gruppo e di avere una guida, e la responsabilità del gruppo e nel gruppo. Sono più che mai convinta, e questo corso me lo ha maggiormente chiarito, che la guida di un gruppo ecclesiale deve innanzitutto farsi servitore degli altri e non pretendere che il ruolo lo renda migliore o più importante degli altri; deve fondare questo servizio sulla preghiera e rivolgersi al Signore perché lo sostenga in questo ministero; deve saper accogliere, anche nella difficoltà, le diversità di ognuno; avere la giusta preparazione per aiutare le persone che sono nel gruppo e una buona dose di umiltà che favorisca la collaborazione piuttosto che lo scontro. In quanto alla responsabilità ritengo che questa sia un requisito importante per ogni singola persona che viene a far parte del gruppo, che la senta come dote necessaria per contribuire al buon andamento del gruppo stesso, non un pesante fardello che ci affligge e che vorremmo posare ma al contrario ci
Sorelle del MLP della provincia CORM, partecipanti al corso
renda garanti di una fedeltà rivolta ai nostri fratelli che si esprime nel sostegno, nell’accoglienza , nella condivisione e nella preghiera reciproca. Luciana Tramarin CORM Preghiera di M. Rosa Fraccaro CORM Vorrei Signore inondare, con questo cuore che tu hai riempito, vorrei dire molto, vorrei amare alla misura di quanto mi hai amata dentro a questo dono, ma nulla di tutto ciò è concesso alla mia umanità di elevare al tuo Tutto. Sarai tu, Signore, a donare a Padre Alberto la conferma di un servizio che è GRAZIA del cuore Passionista. Sarai tu, Signore, a donare a Padre Fernando la conferma e la gratitudine per la passione con cui ci ha fatto scuola per riportarci alla Tua Scuola della Passione che tu hai vissuto per noi. Sarai tu, Signore, a mettere nel cuore dei fratelli Amici di Gesù Crocifisso la gioia e la certezza che sono sulla via tracciata da te. La storia dell’uomo Adamo è la storia di noi creature di Dio. Un Dio che tanto ha amato il mondo da dare il suo figlio Gesù. Storia di creature pensate, create, costituite nel battesimo, poste ognuna nel proprio contesto di vita, ma chiamate a vivere, gioire e gustare per vocazione particolare i doni del giardino Passionista. Sii benevolo con noi, Signore, aprici gli occhi a riconsiderare i tuoi doni, la tua Promessa. Aprici gli occhi all’Amore Tuo per noi. Indicaci la via e i comandi che tu ci hai dato. La nostra vita si consuma al desiderio di portare ai piedi della tua
Croce tanti fratelli. Si consuma nel desiderio di permettere loro di sperimentare l’infinito tuo Amore. Nessuno, Signore, di coloro che ci hai dato vada perduto. Incontriamo difficoltà, disaffezione, abbandono. Tutti hanno oggi tante sofferenze interne ed esterne, segrete e radicate. Nulla dice più nulla, oppure tutto è letto con occhio e cuore tremendamente umano, a causa di queste sofferenze che bruciano tutto. Letture umane, sofferenze e bisogni, che lasciano aridità e insensibilità,che creano immobilità e apatia tremenda. Anche l’iniziativa di evangelizzazione migliore cade nel vuoto. Sii benevolo con noi, Signore! Aiutaci a ripartire con l’avere un cuore per le persone, un cuore passionista, un cuore che porti dentro le sofferenze dei fratelli e delle sorelle, un cuore che promuova sempre l’altro. Sii per noi la vita e il colore per contribuire a dipingere il Segno Passionista con i colori che tu stesso ci fai dono. Accresci in noi la consapevolezza che solo se continueremo a camminare insieme e a condividere nella preghiera i tuoi doni attireremo a te e alla Tua Croce altri fratelli. Solo così l’uomo si sentirà amato e non andrà altrove alla ricerca di riempitivi. Carissimi amici di Gesù Crocifisso ci siete di stimolo e di esempio, non arrendiamoci, con Gesù possiamo perseverare nel Bene e continuare a edificare la schiera dei chiamati a far memoria del suo Tutto per noi. Buon Cammino pregate per noi. Maria Rosa Fraccaro,
PEREGRINATIO CRUCIS 2010
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1 - Origine della Peregrinatio Crucis a Porto S. Elpidio
a tempo desideravo avere un grande Crocifisso per la nostra Fraternità S. Gabriele dell’Addolorata di Porto S. Elpidio, per esporlo nei nostri incontri. Nel gennaio 1999 venne a trovarmi un fratello della Fraternità e mi disse che sarebbe stata una bella iniziativa se avessimo avuto un Crocifisso da portare in “peregrinatio” nelle nostre famiglie. Ne feci richiesta al P. Alberto, che ci procurò un bel Crocifisso. Lo stesso giorno fu portato in una famiglia, che organizzò due incontri di preghiera. Capimmo subito che l’iniziativa veniva dal Signore, era un grande dono. Da quel giorno il Crocifisso ha incominciato a passare da famiglia in famiglia, rimanendo uno o più giorni in ogni casa. Ogni famiglia organizza liberamente l’accoglienza e la permanenza del Crocifisso; la famiglia s’incontra spesso davanti al Crocifisso e poi è libera di organizzare uno o più incontri di preghiera, invitando chi vuole: parenti, vicini, amici. Questi incontri hanno un tempo per conoscersi, presentare il cammino degli Amici di Gesù Crocifisso e spiegare il significato della “peregrinatio”; poi un Rosario meditato dei misteri dolorosi, litanie della Passione, lettura di una meditazione dal libro “Voi siete miei Amici”, con riflessioni, dialogo e preghiere spontanee; concludiamo con un momento di festa e tanta gioia. Partecipo con mia moglie a molti incontri; posso testimoniare che il Signore opera nei partecipanti cose grandi, tanta gioia e fede. Pregare insieme davanti al Crocifisso in una famiglia diventa amicizia anche con vicini che si conoscono poco: pregando e dialogando ci si apre il cuore, si cresce nell’amore fraterno e nella fede. Procuro a tutti il materiale necessario per organizzare in casa l’incontro di preghiera; cerco di fare fronte a tutte le richieste, con gioia e con amore. É il Crocifisso che opera tutto: è Lui che vuole andare nelle famiglie, per attirare tutti a sé, per entrare nei cuori, per portare fede e amore, per operare meraviglie con la sua presenza. Ecco alcune semplici testimonianze che ci fanno capire quello che opera il Signore. Molti mi parlano di familiari che non frequentano la chiesa e non pregano mai, ma che si commuovono davanti al Crocifisso e partecipano volentieri alla preghiera. Una sorella racconta che durante la permanenza del Crocifisso in casa sua, più volte
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Benedizioni dei Crocifissi per la peregrinatio: Civitanova, festa della Passione 12 -2-2010 durante la notte sentiva il bisogno di alzarsi per andare a visitarlo. Un familiare è stato trovato una notte addormentato davanti al Crocifisso, mentre pregava. Un altro, che non aveva voluto partecipare alla preghiera, era rimasto di nascosto fuori della porta ad ascoltare; aveva poi confidato che quella preghiera gli era piaciuta molto e in seguito ha smesso il brutto peccato della bestemmia. La cosa più difficile è quando devo portare via il Crocifisso, per consegnarlo a un’altra famiglia. Tutti dicono che è l’ospite più importante, che porta tanta gioia, amore e pace. Viene richiesto di averlo anche da famiglie che non fanno parte della Fraternità; facciamo del tutto per accontentarle. Uno dei frutti di questa “peregrinatio” è la nascita di diversi Gruppi di preghiera nella nostra zona, che aiutano a crescere nella fede e ad avvicinare al Signore altri cuori. L’esperienza di questi 11 anni ci ha fatto migliorare molto il metodo, con frutti sempre maggiori. Fragola Nello In questa Quaresima 2010 la peregrinatio è andata bene nelle tre Fraternità di P. S. Elpidio, S. Tommaso e Castellano e dintorni. Hanno fatto la peregrinatio tre Crocifissi grandi delle Fraternità e 1520 Crocifissi minori dei Gruppi di Preghiera e di famiglie. Il buon risultato è stato anche frutto degli incontri di preghiera che abbiamo organizzato nelle famiglie a novembre per pregare per i defunti e nell’Avvento per prepararci al Natale. Abbiamo portato il
Crocifisso in molte famiglie nuove, in una casa di riposo e in un ritrovo per anziani. É bello vedere tanti fratelli con lo sguardo fisso al Crocifisso, con l’atteggiamento di chi chiede e si affida. É proprio vero quanto ha detto Gesù: “Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me” (Gv 12,32). Molti anziani ci hanno detto: “I nostri genitori ci hanno lasciato il ricordo della preghiera in famiglia; noi lasciamo ai nostri figli la Peregrinatio Crucis”. Altro motivo di gioia è vedere che il Crocifisso porta nelle famiglie non solo la preghiera, ma anche ascolto e riflessione sulla parola di Dio, dialogo in famiglia e tra famiglie e tanta gioia di stare insieme. Si termina con la preghiera di Compieta. Ogni volta ci si saluta con gioia, comunicando il luogo del prossimo incontro. Fragola Nello Sa. Elpidio a Mare. Per la prima volta il nostro gruppo di preghiera ha organizzato una peregrinatio soddisfacente con una buona partecipazione. Gli incontri si sono svolti a largo raggio: a S. Elpidio a Mare, Monte Urano, Campiglione, con una media di 20 persone per ogni incontro. Abbiamo pregato il Rosario meditato, la via crucis, abbiamo meditato episodi della Passione, con soddisfazione dei partecipanti, che si sono ripromessi di approfondire il cammino degli Amici Di Gesù Crocifisso. Di tutto ringraziamo il Signore, perché è tutto merito suo. Cinzia e il gruppo di S. Elpidio a Mare
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PEREGRINATIO CRUCIS 2010 2 - Parrocchia di Maria SS. della Pietà di Recanati on riconoscenza al Signore invio questa breve testimonianza per lodare Colui che ha permesso tutto ciò. Da tre anni sono parroco a Recanati, nel quartiere le Grazie. Mi sono sempre sentito un umile operaio nella messe del Signore. Come per il santo Curato D’Ars, credo che la preghiera integri i miei limiti. Per vivere bene la Quaresima e la gioia della Pasqua voglio sottolineare una iniziativa che ho intrapreso con nuovo slancio. Con impegno e sacrificio di alcuni collaboratori, abbiamo stilato un calendario di incontri. Ogni sera un Crocifisso è stato portato in una famiglia dagli AGC, presenti nella mia parrocchia da 10 anni. La famiglia invita i vicini a pregare e a meditare insieme la passione di Cristo. Ogni sera la Parola ci ha fatto conoscere quanto Cristo ci ha amato e quanto poco noi lo amiamo. Ogni sera alla preghiera erano presenti dai 20 alle 40 persone. Lo stile dato alla preghiera era condotto da noi passionisti, con al centro la meditazione della passione del Signore. Si concludeva poi con un confronto su quello che si era meditato. Che meraviglia sentir parlare di Gesù e sentire la gioia di essere cristiani! Spero che tutte le parrocchie facciano l’esperienza di una Quaresima in cui la Bibbia, l’amore di Dio scritto e il Crocifisso sono portati di casa in casa. Sono convinto che è più il Crocifisso a parlare che noi a sussurrare. Varie sono state le testimonianze di gratitudine. Alcune famiglie, infatti, dall’incertezza iniziale, sono passate alla gioia e disponibilità ad accogliere la Croce di Cristo nella loro casa dopo averne sperimentato la bellezza. Grazie per averci fatto incontrare l’amore di Gesù Crocifisso! Un grazie di cuore a Gianni Gelao e consorte, responsabile del gruppo, che ha sempre garantito la sua presenza e ha assicurato l’animazione. Davvero la passione di Gesù è la più grande e stupenda opera del Divino Amore. Grazie Signore Gesù. P. Raffaele De Fulvio passionista.
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In questo anno la Peregrinatio Crucis a Recanati è andata molto bene perché il nostro parroco, Padre Raffaele, ha deciso di farne una iniziativa della parrocchia e ci ha aiutato
Peregrinatio Fraternità di Recanati, con il parroco, P. Raffaele De Fulvio
molto a fissare gli appuntamenti anche con persone che non fanno parte degli AGC. Tutte le sere dal lunedì al venerdì si è andato in una famiglia diversa con uno dei padri: Raffaele, Natale, Marco C. e c’è sempre stata una buona affluenza di persone, contente di aver partecipato a questo incontro di preghiera e dialogo. Il sabato e la domenica si è andato alle famiglie fuori parrocchia. P. Raffaele ha riferito che alcune famiglie venute a ringraziarlo per l’esperienza fatta, pronti a ripeterla anche nei prossimi anni. Qualcuno ha accolto con piacere anche l’invito agli incontri della nostra fraternità. Il nostro impegno è ricambiato da una buona affluenza di persone e dall’ottimo servizio di tre Passionisti, con le persone che pendevano dalle loro labbra. Gelao Gianni Non mi è stato possibile andare ogni sera di casa in casa per la peregrinatio. Ma è bello sapere che Gesù è stato ospite di tante famiglie della Parrocchia durante la Quaresima. Per la prima volta quest’anno anche la mia famiglia ha accolto il Crocifisso:
abbiamo invitato i vicini di casa. É stato un momento forte: abbiamo pregato, ascoltato la catechesi di Padre Natale e condiviso dolori, attese, speranze. Pochi giorni fa sono stata invitata da un gruppo di catechisti a parlare ai bambini. Ho pensato di concludere l’incontro con un momento di preghiera di fronte al Crocifisso della Peregrinatio. Quei bambini hanno pregato con intensità e hanno sentito la gioia di pregare insieme. Con P. Raffaele siamo stati a casa di Lucia, una giovane signora malata di sclerosi multipla alla quale porto la comunione di domenica. Abbiamo meditato insieme la passione di Gesù e poi è seguita la condivisione; abbiamo ascoltato Lucia e ci siamo stretti a lei e a Gesù con gioia. Ho pensato di far pregare anche i bambini della mia scuola materna di fronte al Crocifisso. Appena hanno visto quel volto così dolce di Gesù, i bambini di 4 e 5 anni mi hanno tempestato di domande. Che bello aprire quei piccoli cuori a Gesù! Abbiamo pregato e cantato e alla fine ogni bambino ha baciato il Crocifisso. Leila Giuggioloni
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PEREGRINATIO CRUCIS 2010 3 - Fraternità di Civitanova Marche ella nostra fraternità hanno girato per la peregrinatio 3 Crocifissi: uno è passato per le case di AGC e altre famiglie. Il secondo è passato nelle case del gruppo delle coppie. Il terzo è stato portato dal nostro fratello Trerè Giuseppe e Ciminari Lina e Luciano nelle case di malati e di anziani. Ogni famiglia ha accolto il Crocifisso con tanta fede, pregando con la meditazione programmata. A volte abbiamo avuto l’animazione di P. Alberto e P. Natale. Ad alcune sorelle anziane e malate abbiamo portato il Crocifisso di pomeriggio, pregando con un gruppetto di AGC. Abbiamo ammirato la fede di queste sorelle, tanto provate dalla malattia e dall’età ma piene di amore e di accettazione della volontà di Dio. C’è stato anche un buon incontro nel salone della parrocchia con il gruppo Ancilla Domini. Accanto al Crocifisso era presente anche una statua della Madonna di Loreto. É stata una serata di grazia indimenticabile, una partecipazione di grande intensità da parte di tutti: ci sentivamo uniti dallo stesso Spirito e non poteva essere altrimenti con la Madre e il Figlio presenti insieme! Il Crocifisso lascia sempre un segno di fede e di amore nelle case dove è accolto, perché solo Lui sa lavorare nei cuori e attirarli a sé. Clara Guglielmi
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Amici di G. C. e gruppo Ancilla Domini davanti al Crocifisso e alla Madonna di Loreto
della Eucaristia ed in tre, ogni settimana, portiamo la comunione ai degenti della Casa di Cura Villa Pini e Casa di riposo Villa Margherita per anziani e malati di lunga degenza. Quest’anno abbiamo chiesto al cappellano ed ai responsabili della struttura di fare una Via Crucis nei corridoi. La richiesta è stata subito accettata. Portare il Crocifisso tra le camere di tanti crocifissi, ha dato prima di tutto a noi e poi anche a loro, una grande emozione. Narrare la Passione di Gesù con le letture delle stazioni della Via Crucis ci fatto riflettere che ora Gesù Crocifisso non l’abbiamo più con noi, perché è VIA CRUCIS NELLA CASA risorto, ma abbiamo tanti crocifissi DI CURA VILLA PINI che lo rappresentano e continuano il suo piano di salvezza. I malati hanno Nella fraternità di Civitanova assistito con gioia perché, pur essendo siamo diversi ministri straordinari costretti in clinica, hanno potuto seguire una cerimonia della tradizione cristiana, a cui non avrebbero potuto partecipare quest’anno e hanno sentito che non erano soli nella loro sofferenza, ma era con loro Cristo, che aveva sofferto tante pene prima di loro e più di loro. Ringraziamo il Signore di essersi servito di noi per fare questa grazia ai tanti malati e degenti delle due cliniche. Fraternità di Civitanova M. Peregrinatio a Villa Pini e Villa Margherita Piera Iucci
La Quaresima è il momento dell’ anno più vicino al mio cuore. Il Crocifisso è di nuovo con noi. M’inginocchio, piango e ringrazio. Sono nella prova da lungo tempo, dura e difficile. Sorrido e prego perchè mi sorprende quanto sia grande ed amorevole scoprire che il buon Dio non abbandona mai la mia famiglia. Sempre vigile, pronto a scaldarmi, a cancellare tutte le amarezze che la vita terrena impone. Ho tanto lavorato nel mio cuore perchè imparasse a scindere la nostra misera umanità dal volere di Dio che pur permettendolo, non invia certo malanni, povertà e disagio. Credo che questo lungo periodo di sofferenza e solitudine sia servito per far maturare in me cosa significhi quel “Padre sia fatta la tua volontà”, cioè insegnami, pur nel dolore, ad amare, ad accettare, a vivere la gioia di esser figlia di Dio. Ora la sua croce mi riconcilia, l’amore che sgorga dalle piaghe mi inonda. Ho ripetuto nelle notti insonni il Padre nostro una infinità di volte, assaporando la grandezza di ogni parola. Patrizia Lazzarini Ogni anno quando parte il Crocifisso per la Peregrinatio Crucis, è sempre un dono per vivere meglio la Quaresima. Abbiamo partecipato anche a un incontro con il gruppo Ancilla Domini per pregare insieme davanti al Crocifisso, con accanto la statua della Madonna di Loreto che sta facendo anch’essa la peregrinatio nella nostra zona. Abbiamo vissuto una serata intensa, con canti, preghiere e riflessioni sulla passione di Gesù. Ci siamo sentiti un cuor solo e Letizia Garbuglia
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PEREGRINATIO CRUCIS 2010 4 - Morrovalle Scalo urante la Quaresima 4 Crocifissi hanno visitato le famiglie di Morrovalle Scalo e uno Morrovalle centro. Si è avuta una grande richiesta del Crocifisso anche da parte di famiglie non appartenenti agli AGC, che hanno accolto con entusiasmo l’opportunità di momenti di preghiera e d’ascolto della parola di Dio, anche perché in molte famiglie hanno difficoltà a riunire insieme genitori, figli e nonni per incontrare il Signore. Oltre alla preghiera e alla
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Ciascuno di noi ha qualcosa da donare e spesso non siamo consapevoli del tesoro che è in noi. Vista l’esperienza positiva di questo cammino di testimonianza, è nato in noi il desiderio di continuare l’esperienza del Crocifisso, impegnandoci, ogni terzo martedì del mese, da primavera all’autunno, ad invitare le persone che hanno accolto il Crocifisso e chiunque desidera partecipare a fare una VIA CRUCIS all’aperto presso il piazzale dei Passionisti a Morrovalle.
nuovo cammino, che mi costerà sacrifici ma che porterà tanti frutti. Emanuela Torresi
5 - Prima Peregrinatio C. a S. Nicolò a Tordino TE
Se qualcuno mi avesse chiesto all’inizio che cosa mi aspettavo da questa iniziativa degli AGC, non ci avrei scommesso più di tanto sulla sua riuscita. Invece mi sono dovuta ricredere! L’iniziativa partita un po’ in sordina, è andata avanti a gonfie vele, aprendo porte di famiglie anche di non iscritti agli AGC e a volte anche poco partecipanti alla vita parrocchiale. É stato un crescendo di emozioni, dalla preparazione tecnico organizzativa della peregrinatio, alla preparazione delle preghiere, ai libretti di raccolta delle stesse. Oltre alle preghiere proprie del nostro libro, ricorrendo l’anno sacerdotale, abbiamo trovato e inserito nel libretto anche una preghiera per i sacerdoti e per le vocazioni sacerdotaPeregrinatio Borgo Pintura di Morrovalle. li. Pronta la parte tecnica, siamo partiti: prima tappa proprio nella mia casa! Aria di festa, abbiamo trovato Da un anno io e mio fratello facciamo meditazione della Parola di Dio, a subito il feeling giusto per pregare parte degli AGC, con la speranza che volte guidata da P. Alberto e P. Sandro, insieme e meditare di sera in sera le presto anche i nostri genitori ci seguisi è cercato anche di far conoscere il stazioni della via crucis. Questa sì che ranno. Portare il Crocifisso a casa nostro M.L.P. Si è svolto spesso un è vera Quaresima, piena di preghiera, nostra è stato un atto molto importanbuon dialogo con i partecipanti. É di riflessioni, di approfondimenti. te, che io stessa avevo sottovalutato. emerso che spesso le persone trovano Ognuno ha dato il proprio contributo, Dopo anni, nei quali la mia famiglia ha difficoltà a testimoniare la propria esprimendo opinioni che lo Spirito attraversato tante difficoltà, si è respifede, preferendo il più delle volte non santo suggeriva. In diverse famiglie rata serenità ed armonia. Ho visto i intervenire nelle discussioni o al più abbiamo trovato non solo l’intera volti dei miei genitori illuminarsi e assecondare il proprio interlocutore famiglia ad accoglierci, una per non esporsi: “tanto – dicono - io cosa che mi ha stupito, ma sono cristiano, vado a messa la domeanche dei giovani che hanno nica, non ammazzo”. Non è mancato voluto prendere parte a questa qualcuno che ha attaccato la Chiesa su esperienza. Abbiamo camminapunti di fede e di morale cristiana. to con Gesù Crocifisso davanti Tuttavia ha prevalso la gioia di aver a noi, pronti a riflettere e a capiaccolto il Crocifisso in casa e dì aver re i fatti e le persone che ruotacondiviso la preghiera con parenti, no attorno agli ultimi giorni di amici e vicini. La Peregrinatio è stata vita del nostro Gesù, riscoprenmolto feconda, perché ha raggiunto do i vangeli della passione, in molte nuove famiglie; è stato sempre attesa di sentire il suono delle presente con un discreto numero di campane e l’annuncio Fraternità di S. Nicolò a Tordino TE. AGC. Quasi tutti gli AGC hanno voludell’Angelo: “É risorto non è to accogliere il Crocifisso in casa; le qui”. Ringraziamo Gesù che persone più anziane hanno voluto il ha vinto la morte per noi, ci ha fatto ritrovare fiducia nel loro cammino. Il Crocifisso al pomeriggio, con l’assiconoscere questo movimento e ci ha mio desiderio era che non si sentissero stenza di esponenti del gruppo. É stata chiamati a fare questa esperienza che più soli e che acquistassero la consauna bella esperienza per noi responsanon è stata solo di preghiera ma anche pevolezza di stare nella strada giusta. bili del Crocifisso, in quanto abbiamo di amicizia e di maggiore impegno nel Ringrazio con tutto il cuore te, padre, avuto la possibilità di confrontarci ed seguire Gesù e tutti gli Amici per l’avvio di questo arricchirci nel confronto con gli altri. Tiziana Di Giuseppe
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PEREGRINATIO CRUCIS 2010 6 - Fraternità di Giulianova (TE) l 12 febbraio 2010, venerdì prima delle Sacre Ceneri, come da qualche anno, nella nostra Parrocchia di Giulianova Lido è stata celebrata la “Solenne Commemorazione della Passione”con gli AGC. Il parroco, Don Ennio, ha benedetto due Crocifissi che nella Quaresima hanno “peregrinato” nelle famiglie che li hanno accolti, per un incontro di preghiera. É un mezzo per riportare il Crocifisso e la preghiera nelle nostre
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dosi fino a diventare servo, fino all’agonia del Getsemani e alla solitudine smisurata della croce. Tutto questo con un amore infinito. Come AGC, abbiamo così svolto una piccola missione, che dovrà continuare perché questo mondo è pieno di Getsemani e disseminato di croci. Pio Calvarese
Il 20 marzo, gli AGC, hanno portato il Crocifisso in casa mia. E’ stata una sera bellissima, come ricevere una grazia, con una preghiera intensa, con tanti nostri vicini di casa. Una preghiera per mia figlia Simona, che si sposa a giugno, perché il Signore e sua Madre li proteggano e vivano nel timore di Dio e amore tra loro. Abbiamo chiesto al Signore, con una forte preghiera comunitaria, la Fraternità di Giulianova: benedizione del Crocifisso Beatificazione del dal parroco Don Ennio di Bonaventura nostro caro fratello P. Fabiano Giorgini. case. É un tempo propizio per offrire i Giorgini Luigi, Giannina, nostri piccoli sacrifici al Signore! Claudio Come AGC, in questo anno stiamo e Simona. riflettendo sulla grazia del sacramento del matrimonio. Ecco allora il Sono stata invitata a casa della mia Crocifisso che va nella famiglia per amica Giannina, per la Peregrinatio raccontare l’amore che soffre e che con gli AGC di Giulianova. Abbiamo salva, per diventare stimolo all’amore pregato insieme per la guarigione di reciproco. Il Crocifisso accolto nella Giannina, per un radioso avvenire agli famiglia, riceve in cambio una famisposi e tanta salute per tutti nel corpo glia che si affida ad Lui, per superare e nell’anima. Poi sono restata in silenl’oscurità del Getsemani e la solitudine della Croce. La Peregrinatio Crucis, animata dagli AGC, medita la passione di Gesù Crocifisso, cuore della Spiritualità passionista di San Paolo della Croce, che insegna a “fare grata memoria della Passione del Signore: la più grande e stupenda opera del Divino Amore; la fonte da cui deriva ogni bene”. Abbiamo riflettuto e conosciuto un Dio, che si è fatto uomo abbassanGiulianova: Peregrinatio Famiglia Giorgini.
zio ed ho rivolto lo sguardo verso una foto di P. Fabiano e ho pensato: “Tu hai vissuto con Dio e ora l’hai Maria Di Cesare Sbei Anche quest’anno abbiamo accolto Gesù Crocifisso in casa nostra. Con noi, tanti amici e vicini di casa. La mattina dopo, io e mio marito abbiamo pregato insieme davanti al Crocifisso, per ringraziarlo delle gioie e delle sofferenze, che quest’anno non sono mancate nella nostra famiglia; subito una grande pace è sgorgata dai nostri cuori. La “fede” ci aiuta a offrire le nostre croci al Signore e ci dona la forza per guardare avanti. Giovanni e Pina Caro Gesù, fin da piccola ti ho sempre portato nel mio cuore, sei stato al primo posto nei miei pensieri. Questi giorni che ti ho avuto in casa mia, ho provato una grande gioia,
Giulianova: Peregrinatio presso Antonio e Isa. vivendo la tua presenza costantemente, arricchendomi d’amore per Te e per gli altri. Signore, proteggimi come hai sempre fatto. Proteggi i miei cari Caucci Maria Pia Una bella serata di comunione e di preghiera in casa di Isa e Antonio! Quest’anno ad accoglierci e pregare con noi c’era anche Antonio, con vera gioia e commozione di Isa! Eravamo in parecchi intorno al tavolo nel cui centro troneggiava il Crocifisso Abbiamo pregato per i malati, i peccatori, le famiglie in difficoltà e coloro che ci chiedono preghiere; ci siamo uniti spiritualmente con molti fratelli! Non è mancato infine, l’invito alla giovane coppia a partecipare ai nostri incontri mensili. Santina e Olga
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PEREGRINATIO CRUCIS 2010 7 - Roccaraso on il consenso del nostro parroco, don Renato, anche quest’anno è stata organizzata dagli AGC qui a Roccaraso la Peregrinatio Crucis. Don Renato ha benedetto il Crocifisso da portare nelle famiglie. Per 40 giorni, il Crocifisso è passato di casa in casa, dove in alcuni momenti della giornata i familiari e i vicini di casa si sono radunati per pregare insieme, meditare la Passione e prepararsi a celebrare la Pasqua del Risorto. É stata una grande grazia per chi lo ha accolto con amore nella propria casa. Il primo insegnamento che il Crocifisso ci impartisce con la Peregrinatio è la rinascita della concordia fra le famiglie. Molte sono state le persone che hanno seguito il Crocifisso. Entrano nelle case persone che diversamente non vi sarebbero mai entrate; ci si sente fratelli e si scoprono affetti e sentimenti che sembravano scamparsi per sempre. Le famiglie diventano piccole chiese domestiche dove si prega per molte ore al giorno. Grande poi è il rammarico quando il Crocifisso viene trasferito in un’altra casa. Tutti accompagnano il Crocifisso alla nuova intronizzazione, così si cementano gli affetti di cui il Crocifisso è il centro propulsore. La signora Genoveffa ci ha detto: “la Quaresima dovrebbe durare tutta la vita per quanto è amabile stare in compagnia di Gesù”. Alla Peregrinatio hanno fatto da scorta fedele e da animatrici molte sorelle della nostra Fraternità. Riporto alcune testimonianza. Riccardo Rucci
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“Con immensa gioia il 15 marzo abbiamo accolto Gesù Crocifisso nella nostra casa. É stata per noi un grandissima emozione. Siamo sicuri che anche quando Gesù lascerà la nostra casa, rimarrà sempre vicino alla nostra numerosa famiglia. Per noi sarà sempre rifugio nei momenti difficili e l’Amico con il quale condividere le gioie che Dio nostro Padre vorrà donarci. Un grazie di cuore agli Amici di Gesù Crocifisso, che hanno condiviso con noi questa meravigliosa esperienza. Fam. Adalberto Romano L’incontro di Gruppo con Gesù Crocifisso è stata per me la prima esperienza di preghiera con altre persone al di fuori della Messa. Mi ha rasserenato lo spirito e mi ha fatto sentire più vicina a Gesù in tutte le azioni quotidiane. Mi ha emozionato tanto e
vorrei ripetere l’esperienza. Rita Colecchi Quando Ricardo mi ha detto che il Crocifisso doveva proseguire il suo cammino, ho provato un tonfo al cuore. Riccardo mi ha rassicurata, dicendomi che il Crocifisso partiva, ma Gesù restava a casa nostra. Questo è vero. Che bella esperienza avere il Roccaraso: Peregrinatio presso famiglia Adalberto. Crocifisso in casa! Sono certa che il Crocifisso è voluto venire in casa nostra, per confermarci nella vera fede, anche perché l’animatore del nostro albergo è un testimone di Geova. Grazie Signore, per la preghiera in casa nostra di tante persone, giovani e anziani, uomini e donne. Ringrazio tutti coloro che sono venuti per un solo scopo: Amare te, Signore. Un ringraziamento particolare a Riccardo, che ha portato Gesù in Roccaraso: peregrinatio Hotel Belvedere. casa nostra e fa tante cose per la nostra tu, Riccardo, come diacono, ci hai porcomunità. É per noi una grande grazia tata, ci aiuti ad essere sempre custodi averti sempre vicino. fedeli della fede cattolica. Giovanna Del Castello Hotel “Da Remo“ Fabio ed Emilia del Castello Hotel “Da Remo“ Grazie, Riccardo, per aver portato Gesù nella nostra famiglia. Grazie a tutte le persone che ci hanno insegnato a pregare insieme, chiedendo al Signore che visiti le nostre menti e infiammi i nostri cuori. Preghiamo Gesù Crocifisso perché ci aiuti a non avere rancori e a sopportare le umiliazioni con amore, come ha fatto Lui. Tutta la nostra comunità pensa che questa esperienza della peregrinatio che Roccaraso: peregrinatio presso suore Casa di riposo.
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PEREGRINATIO CRUCIS 2010 8 - Peregrinatio Crucis ad Aielli AQ Quest’anno per la prima volta insieme al nostro parroco, don Ennio Grossi, abbiamo fatto una esperienza bellissima: accogliere il Crocifisso nelle nostre case. Il parroco ci ha spiegato che ha avuto questa idea prendendo spunto dalla iniziativa degli Amici di Gesù Crocifisso. Durante la Quaresima, due volte a settimana, alle 21:00 ha visitato le famiglie che lo hanno richiesto con l’immagine di Gesù Crocifisso. Durante gli incontri con le famiglie, nei quali sono stati proclamati i vari brani del Vangelo sulla Passione di Gesù, con l’aiuto di don Ennio abbiamo avuto modo di approfondire la nostra conoscenza su di essi e quindi sulla Passione del Signore. Ognuno dei presenti è intervenuto proponendo agli altri la propria riflessione e si sono aperte molte discussioni e confronti che ci hanno aiutato a crescere insieme. Uno dei momenti più significativi è stato il gesto con il quale il parroco ha consegnato ad un componente della famiglia il Crocifisso. Come poi è tradizione nelle nostre case, la preghiera ogni famiglia ha voluto concludere con un’agape fraterna. Ringraziamo il Signore per averci dato la possibilità di stare alla scuola della sua Croce preparandoci così in modo nuovo a questa Pasqua 2010. Bettina Corsini
9 - Montecosaro Scalo Anche quest’anno la nostra Fraternità di Montecosaro ha ripreso il cammino della Peregrinatio quaresimale per le varie zone della Parrocchia. É un momento forte per tutti coloro che accompagnano e accolgono il Crocifisso, soprattutto per noi Amici di Gesù Crocifisso che abbiamo ricevuto il “compito” di predicare Cristo crocifisso. Abbiamo avuto aiuto dal diacono della Parrocchia, Pietro Marini, che ha poi comunicato di aver fatto un’esperienza veramente bella e ricca, sia nel meditare le stazioni prese dal nostro libro, sia nel confrontarsi con le famiglie in cui si è recato. Ringraziamo Padre Sandro Pippa, nostro Assistente Spirituale, che ci ha accompagnato in diverse stazioni, aiutandoci a portare l’annuncio del Signore che muore in croce per amore nostro. Veramente quello che mi colpisce ogni anno nell’incontrare le persone è di constatare come, non di rado, riesca difficile parlare delle sofferenze del Signore come una dimostrazione d’amore per noi e poi portare questa esperienza nella nostra vita, confrontandoci con i vari “attori” della Passione per verificare dove ci trovia-
mo noi e qual è la nostra risposta alla richiesta d’amore di Dio. Quello che a noi Amici sembra un fatto scontato, dovuto alla spiritualità che ci appartiene e che cerchiamo di vivere con coerenza, non è di così immediata comprensione alle persone in genere. Si tocca con mano che, come diceva il nostro San Paolo della Croce, la gente vive dimentica della Passione del Signore e in questo modo non c’è una forte consapevolezza del suo amore per noi. Manca lo sguardo fisso su Gesù Crocifisso e quindi non riesce facile poi, nel momento opportuno, ricorrere alla sua misericordia per avere aiuto e salvezza, per non dire per lodarlo e ringraziarlo. Gli argomenti che si discutono in questi incontri a volte sono scottanti e, se non si inquadrano nell’ottica della Croce, si rischia di scadere nel qualunquismo e nella chiacchiera inutile. Bisogna accostarsi sempre più a Gesù Crocifisso con il cuore e con la fede che il Signore ci dona sempre più. Ringrazio il Signore per questa preparazione alla Pasqua e anche il parroco Don Lauro che ancora una volta ha voluto fare della Peregrinatio un momento preparatorio alla Pasqua della nostra parrocchia. Coltorti Maria Grazia
10 Macerata
Fraternità di Macerata: peregrinatio presso famiglia Di Giandomenico Petetta.
Anche in questa Quaresima la peregrinatio Crucis è riuscita bene a Macerata. Ho potuto partecipare a molte stazioni nelle famiglie a Macerata e anche in alcuni paesi del circondario. Da per tutto una buona e commovente accoglienza, con partecipazione da 15 a 25 e più persone. In casa di Piancatelli Ada, incidentata da tempo, nella contrada Pace, eravamo più di 25 persone. Ada è stata felice, anche perché da mesi non può muoversi per la sua grave caduta. Abbiamo pregato con molta tranquillità senza fretta, cercando di spiegare il più possibile i vari pensieri che venivano dal cuore. Alla fine ho ricevuto i complimenti da una suora per la semplicità e chiarezza e mi ha detto di andare avanti così. Una sorpresa me l’ha fatta Anna Ciccarelli di oltre 90 anni, che porta avanti un bel gruppo di preghiera e ora per la Peregrinatio ha chiamato a casa sua anche i bambini della prima comunione. Angeletti Tiziana
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TESTIMONIANZE
Consacrazioni a Fossacesia Ringraziamo il Signore per il dono delle consacrazioni che si sono svolte a Fossacesia il 21 marzo 2010, segno che la nostra Fraternità è viva. É sempre molto toccante partecipare alle consacrazioni; quest’anno si sono svolte in cappellina, in un ambiente molto raccolto. Abbiamo iniziato con l’adorazione eucaristica guidata da P. Bruno De Luca che è sempre presente nelle occasioni più importanti della
fisso a Fossacesia. Viviamo questa attesa con gioia sperando di migliorare la nostra vita, di amare di più Gesù Crocifisso e il nostro prossimo. Solo Il Signore potrebbe comunicare quello che stiamo provando: la nostra preoccupazione è quella di non riuscire ad essere come Gesù ci vuole, ma col suo aiuto e le preghiere dei fratelli sicuramente l’esito sarà positivo. Franco Caravaggio
P. Remo dalla Bulgaria ringrazia gli Amici Caro P. Alberto, con profonda gratitudine scrivo questa lettera per ringraziare te e gli Amici di Gesù Crocifisso per la vostra generosa offerta per la costruzione della Fraternità di Fossacesia CH: nuova casa ritiro e consacrazioni: 21-3-2010. parrocchiale. Il Signore vi ricompensi con tante nostra fraternità. Poi la celebrazione benedizioni. Non vi posso dare né eucaristica presieduta da P. Alberto e argento né oro, ma pregherò insieme concelebrata dai padri Marcello e alla mia comunità parrocchiale perché Bruno. Nell’omelia P. Alberto ha il Signore vi colmi delle sue grazie. approfondito la conoscenza della conOgni seconda domenica del mese la sacrazione battesimale e passionista. parrocchia prega per i suoi benefattori Ritrovarci tutti insieme a pregare, ci e voi siete tra questi. Anche grazie alla rende più consapevoli dell’impegno vostra offerta la costruzione prosegue assunto anche per chi come me ha già e spero di portarla a termine nel mese fatto la consacrazione da tempo. Otto di ottobre. Auguro a te e agli Amici AGC hanno scelto questo cammino: una felice e santa Pasqua. Il Signore Luigi Cericola, Tina Gialloreto, Ida morto e risorto vi dia la sua pace e la Saladino e Rina Nardone hanno fatto la consacrazione perpetua. Una coppia, Giulia Natale e Marrone Giovanni l’hanno rinnovata e un’altra coppia, Anna Maria Di Clemente e Caravaggio Franco, ha fatto la prima consacrazione. Se si raggiungono dei risultati in una Fraternità è sempre dono di Dio e dei nostri assistenti spirituali, P. Marcello e P. Alberto, P. Bruno che si prodigano molto per noi. Grazie a tutti e un grazie particolare al P. Pierluigi e alla comunità passionista di Fossacesia che ci accoglie sempre con tanta disponibilità e gioia. Paola De Simone Emozione e consacrazione Io e mia moglie Anna Maria, siamo molto emozionati e felici perché il 21 marzo ci consacreremo a Gesù croci-
sua gioia. Uniti nell’amore a Gesù crocifisso vi saluto augurandovi ogni bene dal P. Remo Gambacorta Passionista Ricordando un fatidico sì Carissimo padre, nonostante le gravi difficoltà in cui ci siamo trovati, abbiamo voluto celebrare insieme la festa della famiglia il 27 dicembre 2009, per celebrare il giorno fatidico del nostro sì davanti all’altare. Sono stata entusiasta della tua catechesi sul matrimonio, pensando che purtroppo molti non sanno che il matrimonio è un sacramento. Gli Amici di Gesù Crocifissi sono stati particolarmente cari e pieni di attenzioni per me per farmi sentire accolta e amata. Gesù Bambino e Gesù Crocifisso ci dice di proseguire sulla giusta strada e ci incoraggia ad accettare le difficoltà e i sacrifici che incontriamo nel nostro cammino. Grazie, padre, per quello che fa per noi. Donatella e Mario Il gruppo di Bari cresce Caro padre, il 28 febbraio altre quattro persone sono entrate a far parte del nostro gruppo di Bari. Se avessi visto con quanto amore e trasporto Don Giovanni ha celebrato la cerimonia di accoglienza e ha consegnato a ciascuno la tua lettera di accettazione. I suoi occhi luccicavano d’emozione, parlavano dell’amore che ha per tutti noi, che considera sue creature come una mamma i propri figli. Spero di poterti rincontrare presto; tutti noi del gruppo di Bari preghiamo per te perchè il Signore ti custodisca a lungo in salute e santità. Mimma
Fossacesia, Consacrazione perpetua di 4 Amici.
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Gli AGC festeggiano gli 80 anni di Franco Campanelli, responsabile della Fraternità di S. Nicolò a Tordino, nel ritiro del 7-3-2010 Decennale a Recanati Il 14 febbraio abbiamo ricordato i dieci anni di vita della nostra Fraternità di Amici. Padre Alberto ha passato la giornata nella nostra Parrocchia e al termine di ogni Messa ha invitato i fedeli a una riunione fissata nel pomeriggio, per conoscere gli Amici di Gesù Crocifisso e ha invitato a continuare nel loro cammino di fede coloro che sono già impegnati in altri movimenti. A pranzo ci siamo tutti ritrovati con il nostro parroco P. Raffaele nel salone parrocchiale, in un clima di festa. Dopo la Messa pomeridiana, ci siamo ritrovati nel salone con un piccolo gruppo di persone. Dopo l’intervento di P. Alberto, del Parroco e di Padre Natale, nostro assistente spirituale, siamo intervenuti anche noi del gruppo e con semplicità abbiamo condiviso i doni ricevuti in questi anni di cammino. Ci siamo sentiti molto uniti, con la gioia di camminare insieme nell’amore del Signore e dei fratelli. Dopo questa esperienza, abbiamo iniziato a incontrarci nella chiesetta della Madonna delle Grazie, un luogo benedetto da Maria, che lì è apparsa verso la metà del 400 ad una giovane albanese. Ora tutti i gruppi della parrocchia si riuniscono a pregare nella chiesetta. Alcuni nuovi stanno venendo ai nostri incontri, tra essi un giovane padre di famiglia. Per venire incontro ai suoi turni di lavoro, abbiamo spostato i nostri incontri al 2° e al 4° mercoledì. Maria, dolce Madre, sii tu maestra e guida di tutti gli AGC. Aiutaci a portare Gesù nel mondo e rendici capaci di confortare coloro che soffrono nel corpo o nello spirito. Leila Giuggioloni
Il Signore ci sta conducendo ad amarlo Recanati 5 marzo 2010. Da quando ho iniziato questo cammino tra gli AGC ho chiesto al Signore di poterlo conoscere e riconoscere sempre più nella mia vita. Desidero ringraziarlo perché mi sono resa conto che la nostra quotidianità è il luogo principale per questo incontro. Affidandomi a lui costantemente, ho scoperto che piano piano mi sta conducendo ad amarlo e conoscerlo sempre di più, e questo grazie anche al corso di Teologia che sto frequentando; un’esperienza unica che mai Ivana Farotti Un coppia riprende il cammino nel Signore Durante una nostra celebrazione, c’è stato anche un momento particolare di benedizione di una coppia di AGC che dopo un momento di sofferenza coniugale, ha deciso, attraverso un cammino molto forte, di riprendere appieno in Domino la vita matrimoniale: è stato molto bello ed è stata una forte testimonianza per noi tutti: amore e croce facce della stessa medaglia!!! Assistente di Fraternità Diventare un Rosario perpetuo vivente Ho ricevuto la rivista e ho letto la mia testimonianza: sono contento se la nostra esperienza di croce può essere utile a chi si trova nella prova come noi. Quando le persone si incontrano tramite la sofferenza, vuol dire che Dio sta permettendo di dare qualcosa di noi. Se non ci fosse questa croce, cosa mai potremmo dare nella nostra
pochezza? Solo se inseriti nella Passione di Cristo, come l’innesto di una pianta in un’altra, possiamo davvero dare un po’ di “cuore”. “Io sono la vite e voi i tralci - Senza di me non potete far niente”. É Gesù stesso che ci preannuncia la gloria di Dio senza nulla imporci, senza farci violenza. Ci ama tanto e in questo “tanto” troviamo il suo Cuore sempre aperto e disponibile per le nostre miserie. Ma proprio per questa nostra miseria abbiamo la ricchezza immensa del suo Tutto. Possiamo diventare un Rosario perpetuo vivente attraverso il quale ogni Ave Maria diventa respiro del nostro respiro; ogni Padre nostro diventa un atto di immolazione volontaria per renderci consacrati in Cristo attraverso la tenerezza del Cuore Immacolato di Maria; ogni Gloria è espressione viva della Santissima Trinità, che nel suo grembo materno ci accoglie “come bimbi svezzati in braccio alla propria madre”. Come diadema di rose, il Santo Rosario, se lo facciamo entrare e vivere in noi, diviene una corona spirituale di spine, deposta nelle dolcissime mani di Maria, per condurci alla gloria di Dio attraverso la Croce illuminata e profumata dal Sangue di Gesù. La piccola Anna sta procedendo benino per il momento. Il recupero è molto lento; tuttavia, considerando il passato, ogni giorno è un miracolo vivente di quel Dio d’Amore che in ogni Eucaristia torna ad essere crocifisso, per poi risorgere e farci risorgere dalle nostre infinite miserie. Fabrizio di Firenze
IL P. Generale sarà con noi a Roma il 30-09-2010 Caro P.Alberto, ho visto il calendario dei miei impegni ed il 30 settembre prossimo potrò essere disponibile per l'incontro con gli Amici di Gesù Crocifisso. Pertanto sono molto contento di incontrarli insieme a lei sia per la riflessione/catechesi sulla spiritualità e missione dei laici passionisti e delle realtà in sviluppo nelle varie parti della Congregazione che anche per la S.Messa in onore del Nostro S. Fondatore S.Paolo della Croce. Oggi è giovedì santo: questi sono giorni particolari da vivere nei misteri che si compiono nelle liturgie come eventi e memoria viva della storia della nostra salvezza. Non sono soltanto riti, ma vita spirituale e grazia che ci è donata e gli Amici del Crocifisso con tutta la Congregazione passionista sono chiamati a viverli con profonda partecipazione, nell'intento che diventino comportamento e scelte di vita: è la conversione che ci viene chiesta da Gesù il Crocifisso risorto e dalla Chiesa con il suo magistero. Buona Pasqua. Saluto fraternamente anche la comunità di Morrovalle. P.Ottaviano D’Egidio Superiore Generale
ESERCIZI SPIRITUALI AMICI DI G. C. e LAICI IMPEGNATI 2010 Centro Spiritualità S. Gabriele (Te) Tel. 0861.9772101 - 0861. 97721 I corso: 9 agosto (Ore 16,00) – 14 agosto (Pranzo): per tutti - Tema: “Rivestitevi di Cristo Guida: P. Alberto P. e P. Bruno II Corso: 16 ag. (Ore 16,00) – 21 ag. (Pranzo): per famiglie - Tema: il matrimonio e famiglia - Guida: P. Luciano Temperilli e P. Alberto Pierangioli - Per ragazzi: Sr. Carmela Passionista Spesa I e II Corso: Quota adulti: Camere doppie per 5 giorni € 200,00 - Camere singole per 5 giorni € 210,00 Bambini e giovani: condizioni a parte Per prenotarsi: Ritagliare e spedire a P. Alberto Pierangioli: P. S. Gabriele 2 62010 Morrovalle (Mc) C.P. 35 Tel. 0733/221273 – Cel 349.8057073 – E-mail: albertopier@tiscali.it - Prenoto il I corso di esercizi del 9-14 agosto - Prenoto il II corso di esercizi del 17-22 agosto - Camera singola - Camera doppia con...........................Mettere una crocetta davanti al corso e camera prenotati Nota bene: le camere singole non ci sono per tutti: sono assegnate secondo l’ordine di prenotazione Cognome ______________________________ Nome ________________ Via............................................................................. N......... - Cap...................... Città .............................................. Tel. ................................... Cel. .................................... - E-mail…………............................…………………………
Calendario degli Amici 02 maggio 2010: 14 maggio 2010: 02 giugno 2010: 13 giugno 2010: 04 luglio 2010:
Ritiro Mensile e Consarazione a Morrovalle: 9,45-18,00 Santa Gemma Galgani: adorazione presso monache passioniste di Loreto, ore 21,00. Festa della Famiglia Passionista a S. Gabriele Ritiro Mensile a Morrovalle Ritiro Mensile a Morrovalle
Ricordiamo al Signore i nostri defunti: Montemarani Elisa di Montecosaro: 2-2-2010 - Torresi Romagnoli Rosanna di Morrovalle: 26-03-2010 - Rolli Cristina di S. Nicolò a T.: 31-03-2010. Un grazie sincero a coloro che hanno inviato la loro offerta per le spese di stampa Maggio-Giugno 2010 – Anno XI n. 3 Autor. Trib. di MC n. 438\99 del 17-12-1999 Sped. Ab. Post. D.353/2003 (L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, Comma 2, DCB Macerata. Editoriale ECO srl - C. c. p. 11558624 Dir. Tonino Taccone – Red. P.A. G. Pierangioli Piazzale S. Gabriele 2 – 62010 Morrovalle Mc T. 0733/221273 - C. 349.8057073 - Fax 0733/222394 E-mail albertopier@tiscali.it http://www.amicidigesucrocifisso.org