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mici di Gesù Crocifisso A Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Cr ocifisso”

In caso di mancato recapito inviare al CPO di Macerata per la restituzione al mittente previo pagamento resi

Luglio - Agosto 2013 - Anno XIV n. 4

I social network strumento di evangelizzazione


7 – Fede di Abramo e la fede nelle prove

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Luglio 2013

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ella Bibbia troviamo tanti per sonaggi pieni di fede; autentici credenti che hanno accolto la chiamata di Dio. La storia che meglio descrive una fede eroica, anche nelle prove più dure, è quella di Abramo, che per questo è chiamato “Padre dei credenti”. Abramo faceva parte di una tribù di pastori nomadi di religione politeista. Un giorno, già avanti negli anni e senza figli, sente che Dio è unico e che la propria vita può realizzarsi solo rispondendo a una sua chiamata che gli dice: “Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò. Farò di te un grande popolo e ti benedirò. Renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno… In te si diranno benedette tutte le famiglie della terra” (Gen 12, 1-3). Abramo è vecchio come sua moglie. Non capisce come potrà essere capostipite di un popolo, ma si fida di Dio, lascia ogni cosa e parte. Chissà in quanti gli avranno detto: “Ma alla tua età, dove vai? Chi te lo fa fare?”. Parte senza neppure sapere dove andare: si fida di Dio, non chieIl de garanzie. Va in una terra straniera indicata da Dio e attende con fede che si compia la promessa di avere un figlio. Quando finalmente nasce Isacco, che cresce sano e robusto, Dio lo sottopone a una grande prova: “Abramo, prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, và nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò” (Gen 22,2). Così facevano i pagani con falsi dei. È un comando straziante. Ma Abramo risponde subito “Eccomi” e parte per compiere il sacrificio, ritenendo che Dio aveva il diritto di riprendersi ciò che gli aveva donato. Ma quando sta per immolare il figlio, Dio gli dice: “Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli del male. Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato il tuo unico figlio”(Gen 22,12). Abramo muore da straniero nella

di P. Alberto Pierangioli

terra promessa, avendo potuto acquistarne solo un piccolo campo con una caverna per farne la tomba di famiglia. Ma la storia di Abramo ci fa capire che cos’è la vera fede. Il primo insegnamento è che Abramo è un uomo di una fede senza limiti, che si fida pienamente di Dio e della sua Parola, obbedisce senza chiedersi troppi “perché”. Per lui è impor tante che il Signore abbia parlato e manifestato il suo progetto. Uomo di fede, rischia tutto per il Signore. Era anziano, nella sua terra si era fatta una posizione. Tuttavia, con la sua partenza, accetta i rischi che comporta quest’atto di obbedienza nella fede. Come uomo di fede, s’impegna a col-

sacrificio di Isacco (Caravaggio) laborare al progetto di Dio. Non obbedisce passivamente: risponde alla chiamata di Dio da uomo libero e intelligente e affronta le difficoltà con tutte le sue capacità e i mezzi umani di cui dispone, C’insegna così come deve essere l’obbedienza nella fede.

Credere non è senza difficoltà Lo è stato per Abramo, lo è stato per i santi, per tutti gli uomini di fede, lo è anche per noi. “Abramo è considerato padr e nella fede di tanti popoli”. Ebrei e cristiani si sono specchiati nella sua fede per capire che tutto è possibile a chi ha vera fede e si af fida totalmente a Dio. I martiri ebrei, come i 7 Fratelli

Maccabei (2Mac 7,1ss) e i martiri cristiani come il protomartire Stefano (At 7,55-70) e milioni di martiri di ieri e di oggi, sostenuti da una fede eroica, sono per noi modelli di fede fino a dare la vita per Dio. Non dimentichiamo la fede dei nostri santi, iniziando dal nostro Fondatore, San Paolo della Croce. Sicuro per fede che Dio lo chiamava a fondare una nuova congregazione e una nuova spiritualità nella Chiesa di Dio, senza appoggi e mezzi umani e con molti oppositori, riesce a realizzare l’opera voluta da Dio, ricco solo di una fede e di una fiducia in Dio senza limiti. È stato scritto che il popolo cristiano in Italia è af fetto oggi da tre gravi malattie: 1) uno “spaventoso analfabetismo religioso”, con una grande ignoranza o una conoscenza rabber ciata della fede; 2) una carenza grave di testimonianza cristiana, con incoerenza tra fede e vita e mancanza d’impegno nella Vigna del Signore; 3) disinteresse di Dio: molti cristiani vivono come se Dio non ci fosse. Abbiamo cattolici solo di nome che frequentano a modo loro la chiesa, non rifiutano formalmente la fede, ma vivono senza coerenza la fede professata. Molti genitori e figli accettano il catechismo fino alla prima comunione e al più alla cresima e non oltre; poi si preferiscono le catechesi del mondo, vivendo senza riferirsi a Dio e al Vangelo, vivendo una vita “onestamente disonesta”. Dio è visto come “Babbo Natale”, guai se non porta subito i suoi doni appena richiesti e se non toglie ogni prova. In questo anno della fede bisogna curare tutte queste malattie che spesso entrano anche nelle nostre case. Occorre una vera verifica della fede. Solo così evitiamo anche la sirena di altre proposte di falsa fede. In una “Enciclopedia della fede in Italia” si parla di 835 religioni diverse esistenti in Italia (Zenit 5-6/6/ 2013). Quanti sono i cristiani che sono “sempre pronti a r endere ragione della propria speranza”, come ci chiede S. Pietro? (Cfr.1 Pt 3,15). La vera fede porta a capire e accettare la vera sapienza e potenza della croce.


8 – La fede nei vangeli Agosto 2013

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eggendo attentamente le pagine dei quattro vangeli, si può ricavare un catechismo completo sulla fede: insegnamenti diretti di Gesù, miracoli, parabole, esempi concreti, lode per chi ha fede, “la tua fede ti ha salvato” (Mc 10,52), rimprovero, per chi non l’ha, “gente di poca fede” (Mt 16,9). “Accresci in noi la fede!” (Lc 17,5), è la supplica degli Apostoli a Gesù, quando fanno esperienza dei loro limiti e comprendono che solamente con una grande fede potevano essere suoi veri discepoli. La fede è indispensabile anche per

di P. Alberto Pierangioli

a scacciare il demonio, il Maestro risponde: “Per la vostra poca fede” (Mt 17,20). Al mare di Tiberiade, prima di sedare la tempesta, Gesù richiama i discepoli: “Perché avete paura, gente di poca fede?” (Mt 8,26). Essi devono af fidarsi a Dio e non preoccuparsi dei beni materiali. “Se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede?” (Mt 6,30). Merita particolare attenzione la descrizione di Gesù che cammina sulle acque e raggiunge gli apostoli nella

Otto nuovi consacrati a Gesù Crocifisso a Morrovalle manifestare la presenza di Dio nel mondo. L’albero di fichi seccato fin dalle radici serve a Gesù per incoraggiare i discepoli: “Abbiate fede in Dio! In verità vi dico: se uno dicesse a questo monte: Lèvati e gèttati nel mare, senza dubitar e in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ciò gli avverrà. Per questo vi dico: tutto quello che chieder ete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà” (Mc 11,22-24). Matteo sottolinea l’impor tanza della fede per compiere grandi opere di Dio: “In verità io vi dico: se avrete fede e non dubiter ete, non solo potrete fare ciò che ho fatto a quest’albero, ma, anche se dir ete a questo monte: ‘Lèvati e gèttati nel mare’, ciò avverrà” (Mt 21,21). Talvolta il Signore Gesù rimprovera “i Dodici” per la loro poca fede. Alla domanda perché non sono riusciti

barca. Accoglie la proposta condizionata di Pietro: “Signore, se sei tu, comandami di venir e verso di te sulle acque” (Mt 14,28). Subito Pietro va verso Gesù e cammina senza dif ficoltà sulle acque, “Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondar e, gridò: ‘Signore, salvami!’”. Gesù “tese la mano, lo afferrò e gli disse: Uomo di poca fede, per ché hai dubitato?” (Mt 14,30-31). Insieme Gesù e Pietro salgono in barca e il vento cessa. I discepoli, testimoni di questo grande segno, si prostrano davanti al Signore e confessano la loro fede: “Davvero tu sei Figlio di Dio!” (Mt 14,33). Nella persona di Pietro è possibile riconoscere l’atteggiamento di molti fedeli e comunità cristiane, soprattutto nei Paesi di antica evangelizzazione. Varie Chiese particolari conoscono l’allontanamento dei fedeli dai sacra-

menti e dalla vita cristiana, a causa della poca fede, tanto che alcuni si possono considerare non credenti (cf. Mt 17,17; 13,58). Non poche Chiese, dopo un primo entusiasmo, sperimentano la stanchezza, la paura di fronte a situazioni assai complesse del mondo attuale. Come Pietro, hanno paura del clima ostile, di tentazioni di varia indole, di sfide che superano le loro forze umane. La salvezza proviene, per Pietro ed anche per i fedeli, solamente dal Signore Gesù. Solo Lui può tendere la mano e guidare verso il luogo sicuro nel cammino della fede. Le riflessioni sulla fede nei Vangeli ci aiutano ad approfondire il tema e l’urgenza della “Nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana” . L’importanza della fede in tale contesto è stata rafforzata dalla decisione di Benedetto XVI di indire l’Anno della Fede. Si verifica la parola di Gesù rivolta a Pietro: “Io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli” (Lc 22,32).Ancora una volta si è aperta davanti a noi “la porta della fede” (At 14,27). L’evangelizzazione ha per fine anche oggi la trasmissione della fede cristiana. Essa riguarda, in primo luogo, l’impegno delle comunità cristiane e poi tutti i singoli cristiani di trasmettere la fede ai membri delle loro famiglie e delle loro comunità. Lo fanno tramite la proposta e la testimonianza della vita cristiana, il catecumenato, la catechesi e le opere di carità. Solamente una fede solida e robusta può suscitare la creatività pastorale secondo le necessità dell’uomo attuale. Il rinnovato dinamismo delle comunità cristiane darà un nuovo impulso anche all’attività missionaria, urgente oggi più che mai, considerato l’alto numero di persone che non conoscono Gesù Cristo non solamente in terre lontane, ma anche nelle nostre terre. Vivificati dallo Spirito Santo, i cristiani saranno attenti ai fratelli e sorelle che, pur essendo battezzati, si sono allontanati dalla Chiesa. A loro, in modo particolare, vogliono indirizzarsi con la nuova evangelizzazione per far riscoprire loro la bellezza della fede cristiana e la gioia dell’incontro personale con il Signore Gesù, nella Chiesa, supplicando ancora una volta il Signore Gesù: “Accresci in noi la fede!” (Lc 17,5). (Sintesi della Prefazione al Documento per il Sinodo dei Vescovi 2012). albertopier@tiscali.it


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4 - MEDITIAMO CON IL VANGELO DI GIOVANNI Negli oltraggi subiti, Gesù manifesta la sua vera identità (18,38b-19,16a)

di P. Roberto CecconiCP

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arissimi Amici, proseguendo il nostro itinerario, eccoci arrivati al brano in cui Gesù viene condannato a morte. Iniziamo, come di consuetudine, con la lettura-ascolto del Vangelo. E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse lor o: «Io non trovo in lui colpa alcuna. V i è tra voi l’usanza che, in occasione della Pasqua, io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi il r e dei Giudei?». Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!». Barabba era un brigante. Allora Pilato fece pr endere Gesù e lo fece flagellar e. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli miser o addosso un mantello di porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano: «Salve, r e dei Giudei!». E gli davano schiaffi. Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: «Ecco, io ve lo conduco fuori, per ché sappiate che non tr ovo in lui colpa alcuna». Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse lor o: «Ecco l’uomo!». Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guar die gridarono: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non tr ovo colpa». Gli risposero i Giudei: «Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio». All’udire queste par ole, Pilato ebbe ancor più paura. Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: «Di dove sei tu?». Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il poter e di metterti in libertà e il poter e di metterti in croce?». Gli rispose Gesù: «T u non avresti alcun poter e su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande». Da quel momento Pilato cercava di metterlo in liber tà. Ma i Giudei gridar ono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesar e! Chiunque si fa r e si mette contr o Cesare». Udite queste par ole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litostroto, in ebraico Gabbatà. Era la Parasceve della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!». Ma quelli gridar ono: «Via! Via! Crocifiggilo!». Disse lor o Pilato: «Metterò in cr oce il vostr o re?». Risposero i capi dei sacer doti: «Non abbiamo altr o re che Cesar e». Allora lo consegnò lor o perché fosse crocifisso.

Consacrazione a Morrovalle: 5-5-2013 Il racconto inizia con Pilato che dichiara esplicitamente l’innocenza di Gesù (18,38b). In altre due occasioni il Prefetto romano ribadirà la stessa cosa (19,4.6). Egli si è reso conto che l’uomo che sta al suo cospetto per essere giudicato non è un rivoluzionario con intenti bellicosi. Insomma, per Roma non costituisce affatto un pericolo. È per questo allora che Pilato presenta Gesù come un candidato per l’amnistia pasquale, sperando di liberarlo (18,39). Tuttavia la moltitudine dei presenti non vuole che gli sia rilasciato Gesù, ma Barabba. Il nome Barabba significa “figlio del padre”. Egli rappresenta dunque una specie di messia, del quale si proclamava la figliolanza divina (cf. 2Sam 7,14; Sal 2,7; 89,27). Abbiamo dunque da una parte Gesù, il Messia inviato da Dio che, nella verità e nell’amore, è venuto a togliere il peccato dal mondo; dall’altra Barabba, il capobanda che, con la violenza, vorrebbe rimuovere dalle spalle dei Giudei il peso dell’oppressione romana. La folla preferisce Barabba perché rientra di più nelle sue categorie, spesso “lontane” da quelle di Dio. A questo punto, Pilato fa flagellare Gesù. Terminato questo supplizio, i soldati si prendono gioco di lui e della sua regalità: gli pongono una corona di spine sul capo, lo rivestono di un manto di porpora, lo salutano come re dei Giudei e lo percuotono sul volto. Questo episodio è molto importante all’interno della narrazione: da una parte focalizza l’attenzione sulla regalità di Gesù, dall’altra rivela il rifiuto di questa sovranità da parte del mondo. Dopo che i soldati hanno bef fato Gesù, Pilato lo presenta alla folla con le

parole: «Ecco l’uomo!». In questo modo il Prefetto romano spera di suscitare la compassione della moltitudine la quale, alla vista delle sof ferenze inflitte a Gesù, dovrebbe impietosirsi. La scena tuttavia può essere letta anche ad un livello più profondo. Gesù, uscendo con la corona in testa e con il manto di porpora, è come se si presentasse alla folla con le insegne regali per l’acclamazione. Questo significa che la lunga attesa di un Messia da parte del popolo ebraico è soddisfatta. Quest’uomo, sì, proprio questo è il re atteso da secoli! Alla vista di Gesù, i sommi sacerdoti e le guardie gridano: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!». Pilato tenta ancora di liberare Gesù, anche perché, saputo che si è dichiarato Figlio di Dio, è preso da un timore ancor più grande rispetto a quello che aveva avuto fino a quel momento nei suoi confronti. Tuttavia i Giudei contrappongono a questo sentimento di Pilato una paura concreta, certamente più sentita della prima: quella di perdere la benevolenza, la protezione dell’imperatore. A questo punto Pilato consegna Gesù alla morte di croce. Anche questo racconto è depositario di una Buona Notizia. Gesù, pur essendo senza colpa, è rifiutato, umiliato, giudicato con parzialità. Tuttavia, anche in questo contesto non riescono a rimanere celate la sua divinità e messianicità. Questo ci ricorda che l’identità più profonda di ogni uomo, pensata da Dio sin dall’eternità, sempre si realizza nel corso della storia. Nessun potere di questo mondo può soffocare quanto Dio, nel suo immenso amore, ha concepito per ogni persona. robi.cp@libero.it


XXI - “LA SANTITÁ É AMORE” di Madre M. Maddalena Marcucci LA SOFFERENZA DELL’AMORE: lo zelo che consuma (2a parte)

di Maria Grazia Coltorti

Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno” (cf. Le 23, 34)

L’offesa del peccato I peccati gravi, che privano l’anima della divina grazia, pur essendo, disgraziatamente, molto frequenti, non sempre feriscono l’udito di coloro che amano il Signore. Ciò che spesso tormenta le loro anime e fa provare loro dolori acuti, intime sofferenze, sono i peccati veniali, le piccole mancanze, o quelle cosiddette non-corrispondenze alla grazia, le infedeltà alla legge dell’amore. Gesù si adopera continuamente, in mille modi e maniere, di attirare a sé le anime, per comunicare loro doni e ricchezze, senza riuscirvi per gli ostacoli che si oppongono all’azione della sua grazia. Sono figli che rifiutano le carezze del più tenero padre, il quale non si stanca di invitarli ad accostarsi per poterli stringere al suo cuore paterno. Disprezzano l’eredità del padre, preferendo morire di fame, lontani dalla casa paterna. Un Dio cerca e chiama l’uomo, e l’uomo fugge da Lui! Quante anime sono vicine alla fonte di quell’acqua che zampilla fino alla vita eterna, e per non fare pochi passi, vengono meno e restano sempre rachitiche, af famate di Dio, ma senza mai gustare quanto è dolce il suo divino amore. Tutto questo lo vede continuamente chi ama Dio; gli provoca un martirio nascosto nell’intimo dell’anima, e gli fa sof frire, unito al suo Amato, le pene dell’amore misconosciuto, disprezzato, perseguitato. Spesso quelli che resistono all’amore, sono proprio i più favoriti da Dio, e forse, scelti fra migliaia e “obbligati”, per il loro stato di consacrati, ad amare Dio con perfezione. In realtà, che cosa esige e chiede l’amore a tante anime, per poterle invadere? Cose così piccole e insignificanti che dovrebbero farci arrossire, riempirci di confusione e di vergogna, solo a dirlo. Chiede un pochino più di mortifi-

Amici di G.C. approfondiscono la fede e l’amore a G.C. nel ritiro del 5-5-2013

cazione dei sensi, la rinunzia a quelle piccole soddisfazioni naturali che ostacolano l’azione della grazia che ci inclina al bene. Chiede di vivere un po’ più dimentichi di sé e delle cose materiali; più raccolti e ritirati, senza dissiparsi troppo facilmente in cose esteriori. Un po’ più di indifferenza e umiltà di giudizio; ravvivare un po’ più la fede nei Superiori, pensando che ogni autorità viene da Dio, e accettare tranquilli le disposizioni che essi prendono nei nostri riguardi. Oh, la fede! Che gran cosa è la vita di fede! Solo considerando ogni cosa alla luce di questa fiaccola, quante anime giungerebbero all’unione con il Sommo Bene! Ma la maggior parte delle anime tengono per guida la prudenza umana e carnale, la quale si oppone diametralmente allo Spirito del Signore.

Compatire il colpevole Tutto questo non può passare inosservato a un cuore puro, ardente di divino amore. L ’amore gli dà la forza e la grazia per compatire, tacere come se nulla vedesse, spe-

cialmente quando capisce che il parlare sarebbe senza frutto. Ma, nel segreto del suo cuore, mentre va ripetendo con il divino agonizzante del Calvario: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno” (cf. Le 23, 34), sof fre con Lui un martirio tanto più intenso e doloroso quanto più intimo e nascosto. La carità cristiana, spesso fa dire le suddette parole di compassione e di preghiera per loro. Ma nello stesso tempo è consapevole che essi non sono senza colpa, perché se veramente volessero, con l’aiuto della grazia offerta loro, potrebbero mortificare la natura viziata, per vivere la vita dello spirito. Sul Calvario, fra quelli che sentirono pronunciare queste stesse parole dal Salvatore, nessuno, ad eccezione della sua Santissima Madre, comprese l’immensa af flizione che invadeva il suo Cuore quando, dal sacro legno della Croce, ce la fece udire per la prima volta. Questa pena di non essere compreso nel suo dolore, accrebbe a Gesù la sofferenza, come l’aumenta nelle anime che, soffrendo per lo stesso motivo, non trovano chi li accompagni e soffra con loro. Colt.mgrazia@libero.it

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L’ANNO DELLA FEDE: I testimoni

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SANTA non solo di nome...

di Manuela Peraio

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ell’auto che la conduce a tutta velocità all’ospedale, Santa mormora più di una volta: “Ho solamente ventitre anni… non posso morire così. Si raggiunge infine l’ospedale, il Policlinico di Bari. L’équipe medica è stata preavvertita e si occupano subito di questa ragazza. Solo il padre di Santa è stato autorizzato ad accompagnarla in Sala Operatoria. Sua madre attende, i ricordi le affollano la mente. Dalla più tenera infanzia, Santa è una creatura “solare”, come dicono i suoi amici. E’ estroversa, salvo da qualche mese, con questo ragazzo che la segue, si fa trovare dappertutto: questa insistenza è dapprima fastidiosa, poi angosciante. Angoscia che si è cambiata in timore quando ha cominciato a infilare biglietti sotto i ter gicristalli della sua macchina, sotto la porta dell’appartamento dove abita coi genitori. E’ stata, durante tutto l’arco scolastico, al liceo un’ottima allieva, appassionata per lo studio, fedele nell’amicizia, sempre disponibile agli altri. Iniziò poi gli studi di Medicina con altrettanto entusiasmo. Una ragazza seria e allo stesso tempo attraente, allegra, fiduciosa, ma lucida e indipendente. “Capisco che ho una mia pr opria storia personale, e che con me Dio ha i suoi propri ritmi: è questo che costituisce il bello nell’avventura della vita.” Dio ha nella sua vita il primo posto, prima della famiglia, prima degli amici. Ha ereditato dai genitori una fede solida, serena, che si è sviluppata nella sua parrocchia tenuta dai Salesiani, che si nutre di letture, della meditazione del Vangelo, che si fortifica nella Messa e nella Comunione quotidiana. Partecipa alle attività della parrocchia. Vuole conoscere il movimento Comunione e Liberazione, le opere di Madre Teresa, s’è impegnata particolarmente col movimento dei Focolari, partecipando alle varie riunioni e raduni. Ma è attratta soprattutto dalle Missionarie dell’Immacolata tanto che pensa seriamente di diventare una di loro. Dopo la sua consacrazione alla Madonna, nel 1983, lei segue risoluta il suo cammino. Tutti sono colpiti dalla coerenza della sua vita e del suo pensiero, dalle sue certezze. Non teme di parlare di Dio anche negli ambienti più ostili, più chiusi, e lo fa con semplicità e convinzione.. A partire dal 1987-88 tutto in lei denota una interiorità più profonda e consapevole. Quest’anno costituisce per lei una svolta. Approfondisce la spiritualità

delle Missionarie dell’Immacolata, si da più da fare per i poveri. “L’importante, al di là di tutto, è amare, ma amare per Lui e solamente per Lui. L’Amore non conosce confini né etichette, è l’Amore, e questo basta. Questo Amore così infuocato che penetra in te e ti spinge a comunicar e il suo ardore a quelli che vivono a te vicino. Senza dubbio è questo per me un momento particolare di grazia, ma io sento che ancora una volta devo sforzarmi ad amar e, a ricominciar e proprio col morire a me stessa. Sono sicura che Maria è stata sempre piena di Dio perché ha sempre amato, perché si è annientata in Lui e ha vissuto solamente per l’amor e di Lui. Allora io posso sforzarmi di esser e una piccola Maria, ben certa che lei mi accompagna come Madre e amica .Santa comunica ai suoi genitori la sua intenzione di entrare dalle “Missionarie dell’Immacolata P.Kolbe”. Pianti e tensioni. Discussioni dolorose… Malgrado la sua sofferenza però resta serena, per ché si sa chiamata da Dio. La Signora Scorese ora ricorda tutto questo e prega, mentre sua figlia è in Sala Operatoria. Ripensa come tre anni prima comparve l’altro: un ragazzo bruno e magro, ben vestito, che l’attese all’uscita della cattedrale di Bari e si mise subito a seguirla. Che iniziò subito ad incalzarla, a farle proposte e indirizzarle frasi sconnesse.. Ogni mattina il padre la lascia davanti la cattedrale, lei partecipa alla Messa e fa la Comunione, poi si reca all’Università. Il 6 febbraio 1989, viene aggredita fisicamente da quel giovane: è la prima volta, ed è proprio nel giorno del suo compleanno. Santa

grida, si dibatte e riesce a sfuggirgli. Torna subito dalle Missionarie e racconta tutto. I genitori comprendono la necessità di accompagnarla ogni volta che esce. Anche i suoi amici si mobilitano, tanto più che le aggressioni verbali si moltiplicano. La sera del 15 marzo 1991, Santa è andata a visitare una famiglia povera che da tempo aiutava. Si serve della sua auto e i suoi genitori non si preoccupano, certi che qualche amico la riaccompagnerà a casa. E’ già buio. Rientrando nel cortile dell’immobile dove abitava, Santa parcheggia la sua piccola auto e suona al citofono. Dal suo appartamento il padre preme il pulsante per aprire il portone. Niente… Poi un grido. Si precipita al balcone e vede, sul marciapiede, che sua figlia è aggredita dal folle. Scende di corsa le scale e si getta sull’aggressore, che continua a colpire Santa con un coltello gridando: “Lascia che l’uccida, poi mi ucciderò anch’io!”. Nella confusione generale, il folle riesce a svignarsela. Ma l’urgenza è di soccorrere la ragazza. Si telefona all’ospedale, ma non ci sono ambulanze disponibili. Allora il cognato e lo zio, accorsi, decidono di portarla in auto.. Le ferite non sembrano comunque troppo gravi. Ma in Sala Operatoria si costata invece la gravità delle lesioni, in particolare ai polmoni. I medici decidono di operarla, in un tentativo estremo di salvarla. Ma nel giro di pochi minuti Santa cessa di vivere, malgrado i massaggi cardiaci. Eppure ha avuto, entrando in Sala Operatoria, la forza di rispondere alla sorella Rosa Maria che le ricordava la “loro” preghiera alla Madonna: i suoi occhi si sono illuminati, ha sorriso, ha pronunciato parole di perdono per il suo assassino. Al funerale accorse una grande folla, oltre naturalmente a tutti i suoi amici che volevano dare un ultimo omaggio a Santa Scorese, nella quale tutti avevano riconosciuto una autentica testimone di Cristo. La sua fama di santità non ha cessato allora di diffondersi, e la sua causa di beatificazione è stata introdotta nel 1999.


L’ANNO DELLA FEDE:

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La fede e i social network

di Manuela Peraio

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’importanza dell’incontro con l’Altro è una sfida che ogni credente dovrebbe abbracciare. È facile parlare a chi condivide la fede, ma è un limite da superare. Ricorda Benedetto XVI che “dialogo e dibattito possono fiorire e crescere anche quando si conversa, e si pr endono sul serio coloro che hanno idee diverse dalle nostre.” Anche in rete possiamo incontrare l’Altro. I social network sono da “abitare”, perché anche lì c’è l’uomo con la sua realtà, e perché bisogna consentire alla multiforme ricchezza della Parola, del Vangelo di esplorare nuovi mezzi di espressione, che tocchino i cuori e le mente di ogni persona. “Il coinvolgimento autentico ed interattivo con le domande e i dubbi di coloro che sono lontani dalla fede” ci fa sperimentare, ricorda Papa Benedetto” la necessità di alimentare, con la preghiera e la riflessione, la nostra fede nella presenza di Dio come pure la nostra carità operosa” (Benedetto XVI) In questo mondo della Rete, si muove una parte della vita dei nostri ragazzi. Ho l’impressione che siamo noi adulti a non saper dialogare con loro, anche in materia di fede. Nell’adolescenza sembra che la Chiesa riesca ancora a rispondere ai loro interrogativi. È dopo, che la Chiesa, di fronte alle loro esigenze spirituali, non riesce più a interpretare questo loro bisogno di Dio. E quindi come possiamo essere fonte di nuovi semi?. Me lo chiedo spesso. Quello che vedo è una grande difficoltà di comunicazione tra le diverse generazioni. I ragazzi hanno domande che non sappiamo intercettare. E se i ragazzi possono incontrare la fede solo in chiesa, perché rappresenta l’unica possibilità che gli possiamo

offrire, e non nei loro percorsi quotidiani, rischiamo di non trovare mai le risposte alle loro domande. È una sfida che ci viene lanciata: superare i limiti dell’azione pastorale, per “abitare” luoghi impensati, come la Rete, dove i nostri ragazzi vivono, si incontrano, esprimono la propria interiorità, se stessi. La Rete ci of fre la possibilità di mettere in comunicazione persone di paesi diversi del mondo, con tradizioni e lingue diverse,ma che condividono il dono della fede. È un modo per portare Gesù, la fede in ogni casa. Portare la fede in Rete, che è il mezzo di comunicazione dei ragazzi,

sarebbe come aprire una porta di dialogo con loro, parlare la stessa lingua. Concludo con un brano dal libro del Profeta Isaia (55, 10-1 1), per dire che a noi che ci diciamo cr edenti, Cristo chiede di seminare ovunque; sarà Lui poi a far germogliare ciò che è stato donato:“Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritor nano senza aver e irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme al seminatore e pane da mangiar e, così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desider o e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata.”

Dal messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali Reti sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione Per coloro che hanno accolto con cuore aperto il dono della fede, la risposta più radicale alle domande dell’uomo circa l’amore, la verità e il significato della vita – questioni che non sono affatto assenti nei social network – si trova nella persona di Gesù Cristo. E’ naturale che chi ha la fede desideri, con rispetto e sensibilità, condividerla con coloro che incontra nell’ambiente digitale. … La fiducia nella potenza dell’azione di Dio deve superare sempre ogni sicurezza posta sull’utilizzo dei mezzi umani. Anche nell’ambiente digitale, dove è facile che si levino voci dai toni troppo accesi e conflittuali, e dove a volte il sensazionalismo rischia di prevalere, siamo chiamati a un attento discernimento. E ricordiamo, a questo proposito, che Elia riconobbe la voce di Dio non nel vento impetuoso e gagliardo, né nel terremoto o nel fuoco, ma nel «sussurro di una brezza leggera» ( 1 Re 19,11-12). Dobbiamo confidare nel fatto che i fondamentali desideri dell’uomo di amare e di essere amato, di trovare significato e verità - che Dio stesso ha messo nel cuore dell’essere umano - mantengono anche le donne e gli uomini del nostro tempo sempre e comunque aperti a ciò che il beato Cardinale Newman chiamava la “luce gentile” della fede. Le reti facilitano la condivisione delle risorse spirituali e litur giche, rendendo le persone in grado di pregare con un rinvigorito senso di prossimità a coloro che professano la loro stessa fede. Il coinvolgimento autentico e interattivo con le domande e i dubbi di coloro che sono lontani dalla fede, ci deve far sentire la necessità di alimentare con la preghiera e la riflessione la nostra fede nella presenza di Dio, come pure la nostra carità operosa: “se parlassi le lingue degli uomini e deg li angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita” ( 1 Cor 13,1)


Gli ultimi giorni di vita con mio marito La vittoria del perdono

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di Magrini Renata

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urante la sua grave malattia, mio marito mi chiedeva sempre di aiutarlo a guarire prima e a morire poi. Una mattina mi dice: “Perché non mi aiuti a guarire? Non te ne importa niente di me e hai ragione, ho tanto sbagliato e quando non ci sarò più potrai vivere in pace, cosa che non hai potuto fare con me in vita”. Risposi: “Io voglio vivere in pace con te in vita, perché io ti ho perdonato tutto il passato e sono contenta che tu viva e non che muoia”. La parola “perdonato tutto” ha suscitato in lui una reazione. Mi è venuto vicino, mi ha preso la mano e mi ha invitato a pregare insieme e ha iniziato a dire il Padre Nostro; abbiamo continuato con altre preghiere spontanee, ringraziando il Signore per tutti i doni ricevuti e chiedendo perdono per tutte le nostre mancanze. Mi ha invitato a continuare a pregare, mentre con una mano accarezzava il crocifisso che ho al collo e non riusciva a staccarsi da esso e con l’altra faceva il segno della croce. M’invitava ripetutamente a stare con lui e non lasciarlo mai. Gli chiedo se vuole confessarsi e mi dice: “magari, magari!”, mentre nei giorni precedenti aveva rifiutato. Si confessa e poi mi dice: “Sai che durante la confessione ho sentito un fortissimo profumo?”. Chiedo di che profumo si trattasse e mi risponde: “Non lo so, perché era un profumo speciale”. Il giorno seguente scrive poche righe alla Madonna di Lourdes, in cui dice: “Grazie, Madonnina, grazie! Quello che ho è tutto tuo! Grazie per il dono dei figli e dei nipotini” Il Crocifisso diventa il suo compagno di cammino, lo accarezza e lo bacia e tiene sempre al braccio la coroncina che il confessore gli aveva regalato. Mi chiede poi di aiutarlo a morire. Gli chiedo: “Perché vuoi morire?”. “Perché ho tanto sbagliato ed è giusto cosi, vado da Dio”. “Sei contento di andare da Dio?”. “Si”, mi risponde. Padre Angelo viene?”. “Se vuoi, lo chiamo”. “Adesso no, magari per i funerali”. “Chi ti dice che ci saranno i funerali?”. “Lo Spirito”. “Sei contento dei funerali?”. “Si, con voi vicino. Dai un bacio ai figli. Non sono stato capace di farti morire felice, con la situazione che ti lascio”. Rispondo: “Il Signore può farlo,

imploriamo perdono e misericordia per tutti gli errori commessi”. “T i auguro di avere sempre dei buoni rapporti con i figli e i nipoti, anche con quelli che verranno. Dammi la mano e stammi vicino. Dimmi quale è la data stabilita?”. “Di che data parli?”. “Quella in cui vado da Dio”. “Non la conosco, ma dimmi che quando vedrai Gesù gli porti i miei

L’attimo che si è spento mi trovavo vicino a lui, la sua mano nella mia e nell’altra il rosario che stavo recitando. Ho avuto la grazia di sperimentare la grandezza del perdono, la gioia di perdonare e di essere perdonata. C‘era un peso dentro di me e ora se n’è andato. Ho raccontato l’accaduto alla

saluti? E digli anche che gli voglio tanto bene”. Mi risponde: “Magari potessi, magari potessi!”. Ricordando che mio figlio grande e mio marito hanno avuto da sempre un pessimo rapporto, chiamo mio figlio in disparte e gli dico che suo padre sta per intraprendere un lungo viaggio ed è necessario che porti con sé la bisaccia del perdono”. Lui mi risponde che da genitore quale è oggi, gli è ancora più difficile scusare i comportamenti di suo padre. La mattina seguente, mio marito mi fa cenno di andare vicino a lui. Mi prende la mano e mi dice di stare con lui e di chiamare il figlio grande, perché deve chieder gli perdono. Il padre chiede al figlio se poteva perdonarlo. Il figlio risponde: “Si perché tu sei mio padre” “ e si abbracciano. Mio marito si gira poi verso di me e mi chiede di perdonarlo. Rispondo: “Ti ho già perdonato, non ti ricordi?”. E lui: “Dammi un bacio, dammene un altro, dammene un altro ancora”. Poco dopo entra in coma.

dottoressa delle cure palliative. Mi ha risposto che sono stata fortunata e che dovrei fare volontariato presso la loro struttura e raccontare l’accaduto, per aiutare altri a morire così, perché la gente muore diversamente. C’è però una dif ferenza di interpretazione tra me e lei, perché quello che lei chiama fortuna per me è Grazia con g maiuscola. Maggio 2013. Caro P. Alberto, ti ringrazio per l’iscrizione di mio marito alla messa quotidiana perpetua. Dico due volte grazie al Signore, la prima per avermi fatto incontrare la famiglia passionista che mi ha permesso di fare un cammino spirituale che mi è stato di grande aiuto per affrontare le tante dif ficoltà familiari, l’altro grazie è per la conversione di mio marito che ho vissuto come un sogno, non mi sembra ancora vero. Devo prendere coscienza che la grazia è entrata nella mia casa.


La santità di San Gabriele nel 150° della sua morte di Giovanni Di Giannatale

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hiunque, dopo aver letto o studiato con un minimo di sistematicità la vita di San Gabriele dell’Addolorata, si è chiesto quale sia stato il segreto della sua santità. L’interrogativo sorge dal constatare nella vita di San Gabriele l’assenza di eventi mirabili e straordinari, dai quali soltanto nell’immaginario comune scaturirebbe la santità. Chi parte da questo presupposto incorre in quello che la logica antica chiama petitio principii, cioè in una falsa ar gomentazione, perché postula che la santità non può darsi nelle cose semplici e ordinarie. L’errore, che poggia su un malinteso concetto di santità, è confutato dalla vita di tanti santi e beati dalla Chiesa proclamati tali solo per aver incarnato umilmente con perfetta coerenza l’ideale evangelico anche nel più dimenticato e totale anonimato della vita claustrale. Sgombrato il campo dall’errore, cerchiamo di accertare quale possa essere il fondamento della santità anche nella vita ordinaria. Nel caso di San Gabriele credo che la risposta si trovi nel necrologio redatto dopo la sua morte dal Rettore del ritiro di Isola del Gran Sasso: “Da quando si consegnò a Dio nella vita religiosa, si applicò talmente all’esercizio delle virtù, che non rallentò mai più per impedimento che dovesse incontrare né per violenza che si dovesse fare”. Ecco, in sintesi, il segreto della santità di San Gabriele: la piena conformità alla volontà di Dio, raggiunta attraverso l’esercizio delle virtù cardinali e teologali. Nulla di più semplice e, nel contempo, di più grande. Perché le cose grandi, com’ebbe a dire il beato Giovanni XXXIII, scaturiscono da quelle piccole. San Gabriele “lavorò col cuore”, pregando continuamente, mosso dall’ardente desiderio della perfezione, al punto che il beato Bernardo M. Silvestrelli, dettando un’epigrafe, disse di lui che fu consumato più dall’ardore della carità che dalla forza del morbo che lo condusse alla tomba. Il canonico Bonaccia, che pubblicò la prima biografia, evocando una bella immagine, dice che San

Gabriele, da quando entrò nel noviziato, non corse, ma volò, superando tutti gli altri nella via verso la perfezione. In un recente libro(1) ho cercato di individuare il nucleo spirituale, che come asse portante fonda le basi della santità di San Gabriele. Questo nucleo si trova nelle Regole dei Passionisti, le quali altro non sono che la traduzione pratica in atti di osservanza della visione di s. Paolo della Croce della vita consacrata. Il programma della “morte

chiama il “nulla” creaturale. In questa dimensione acquistano senso e luce gli atti di “mortificazione” interna ed esterna, che il Santo attuò senza soste, e col massimo rigore, temperato a tratti dal suo savio direttore. Atti compiuti come mezzi per conformarsi alla passione di Cristo e unirsi ai dolori di Maria, nella tensione al traguardo della kènosi che il Santo raggiunse con l’agognata “morte fisica”, consistente nel commorire con Cristo, termine ultimo per approdare

mistica” delineato da San Paolo della Croce è il contesto entro il quale si colloca la spiritualità del Santo, che si configura come un itinerario ascetico. Il punto di partenza è costituito dalla fuga mundi, dal più integrale distacco dai valori terreni, ovvero dalla morte al mondo e a se stessi, per dirla con il linguaggio di s. Paolo della Croce. La meta è costituita dall’unione caritativa con Dio nella morte, vero “dies natalis”. Questo itinerario,che non ha nulla di mistico, riguardato nei suoi termini essenziali si identifica col comune programma di “preparazione alla morte” (cura mortis), che è contestuale “preparazione alla vita”, attraverso la progressiva negazione di tutto ciò che non è Dio, che San Paolo della Croce

all’Infinito e Vero Tutto. Tornando alla nostra premessa, si può dire che certamente bastò tutto questo per assicurare a San Gabriele la santità al cospetto di Dio. Qualsiasi cristiano che osservasse alla perfezione i comandamenti divini potrebbe guadagnarsela. Altra è la santità canonica, il cui giudizio spetta alla Chiesa, e per la quale occorre che le virtù siano esercitate in modo eroico e che, per di più, siano confermate da uno o più miracoli. (1) San Gabriele dell’Addolorata. Studi e ricerche, San Gabriele Edizioni, 2012, pp.498, a cui ha fatto seguito San Gabriele dell’Addolorata, San Gabriele Edizioni, 2012 ,pp.128 .

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PEREGRINATIO CRUCIS Decennale della Fraternità di Giulianova Inizio del cammino Nel 2002 fui presente diverse volte nella parrocchia dell’Annunziata a Giulianova Lido, dove è parroco mio nipote, Don Ennio di Bonaventura, soprattutto per aiutare nelle confessio-

cammino con la spiritualità passionista, che è la spiritualità dell’amor e di Dio e del pr ossimo, appreso da Gesù Crocifisso”. Preparai un manifestino e mandai anche un invito a tutti coloro che erano già iscritti agli AGC della provincia di Teramo, per un incontro

comunione con tutte le comunità e movimenti presenti in parrocchia. P. Alberto Pierangioli

La prima adesione di Giulianova

Torniamo indietro con il ricordo al 2002 quando trovai nella chiesa dedicata a San Gabriele a Giulianova Lido un piccolo giornalino di solo quattro fogli; me lo portai a casa e mi piacque tantissimo. C’erano alcune foto e in una riconobbi Padre Alberto, che avevo visto qualche volta e sapevo che era lo zio di Don Ennio. La mattina del martedì Santo, venni in Chiesa per innaffiare le piante e trovai Padre Alberto venuto per le confessioni. Mi tornò in mente quel giornalino; salutai il padre e gli dissi: ”Padre, tempo fa ho trovato un giornalino, mi è piaciuto molto, se è possibile, mi piacerebbe abbonarmi!” Questo è il momento che non dimenticherò mai, risento ancora l’emozione di allora, era la mia chiamata! Il viso di Padre Alberto si illuLa Fraternità di Giulianova (TE) festeggia il decennale minò, mi prese le mani fra le sue e mi della sua nascita disse: “Figlia mia, tu non sai da quanto tempo prego perché il Signore faccia alle ore 16,00 del 26 gennaio in una ni. Avevo occasione di avvicinare nascere anche dalle mie parti una frasala parrocchiale. All’incontro intermolti fedeli che frequentavano la par ternità, perché io sono nato vicino a venne un buon numero di fedeli. Al rocchia e di parlare degli AGC, dando Roseto”. Risposi: “Cos’è una fraternitermine dell’incontro aderirono altri 5 anche materiale informativo, per una tà?”. Egli allora mi spiegò tutto per fedeli. Si partì con due incontri mensieventuale adesione. La prima ad aderibene. Mi chiese se volevo iscrivermi li. Alla fine del 2003 gli aderenti erano re fu Santina Taglieri. Alla fine del almeno per ricevere il giornalino. più di 30. Dopo 10 anni di cammino, 2002 avevo avuto 12 adesioni. Accettai subito. Era il 26 marzo 2002. la Fraternità si è consolidata, è molto Incominciai a pensare di poter iniziare Gli chiesi di formare anche qui una impegnata anche in parrocchia e in una Fraternità nella parrocchia. Ne fraternità; mi spiegò parlai con Don Ennio, che mi disse: che non era facile, per“Io non potrò esserti molto di aiuto, ché ci volevano almeperché sono già molto impegnato ma no 10-15 iscritti per non posso dire di no alla nascita di un iniziare. Gli dissi subigruppo di spiritualità passionista, per to che li avrei trovati. tanti motivi: nella chiesa Mentre tornavo a casa dell’Annunziata ci fu una comunità sentivo una grande passionista, che ospitò anche San gioia. Ne parlai con Gabriele; questa Parrocchia fu fondata due, tre amiche che si da un vescovo passionista, Mons. iscrissero la sera stesStanislao Battistelli, ho uno zio e un sa. Entro l’anno arricugino passionisti e sono molto legato vammo a 12 iscritti. a S. Gabriele”. La domenica 26 gennaAllora il P . Alberto io 2003 feci questo breve annunzio incominciò a pensare alla fine di ogni messa: “ Dopo il sul serio all’inizio della Concilio, per aiutare i fedeli a consernuova fraternità vare e accr escere la fede, sono sorti “Amici di Gesù diversi movimenti laicali, appr ovati Crocifisso”anche a dalla Chiesa. Chi ha già incontrato un Giulianova e questo buon aiuto, ringrazi il Signor e e peravvenne il 26 gennaio P. Alberto e Santina raccontano severi nel cammino intrapreso. A chi è 2003. gli inizi della fondazione alla ricerca di un aiuto proponiamo un Santina Taglieri


PEREGRINATIO CRUCIS Dieci Anni di vita intensa Nella parrocchia dell’Annunziata a Giulianova Lido, già sede di una comunità passionista, che ospitò anche san Gabriele, ricca della presenza di molti movimenti ecclesiali, da dieci anni c’è anche una fraternità degli Amici di Gesù Crocifisso. Essa nacque per iniziativa di Padre Alberto e di alcune sorelle e l’accoglienza da parte del parroco Don Ennio Di Bonaventura. Ad oggi, quasi tutti i circa 50 aderenti di questa fraternità molto viva si sono consacrati solennemente a Gesù

Calvarese Pio, coordinatore della Fraternità di Giulianova, parla del Decennale Crocifisso, impegnandosi a vivere da laici la spiritualità passionista. Questi dieci anni sono stati scanditi da due incontri mensili, il primo per imparare a meditare la Parola di Dio, il secondo per approfondire la fede. Ma i momenti più emozionanti sono stati quelli delle consacrazioni, quando il sacerdote ci ha chiamato per nome e noi abbiamo risposto: “Mi hai chiamato, eccomi Signore” e abbiamo preso l’impegno di vivere e testimoniare il battesimo nella nostra vita. Prima conoscevamo solo la preghiera vocale, ora conosciamo l’orazione mentale, la meditazione. Ora siamo consapevoli che se meditiamo sul serio, non possiamo of fendere quel Gesù che abbiamo conosciuto seriamente. Siamo cresciuti nell’amore a Gesù crocifisso. Siamo una goccia in questa realtà parrocchiale dove abbiamo imparato che da soli ci si lascia andare, si rimanda, non si prega. Il ritrovarsi a cadenze stabilite è diventato un piacevole sacrificio, per stimolarci a vicenda a crescere nell’amore per

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Condivisione di una coppia Mi chiamo Olga e mio marito è Mimmo. Abbiamo due figlie che sono fuori Giulianova per motivo di studio. Il Signore mi ha chiamata negli Amici di Gesù Crocifisso circa otto anni fa: ricordo ancora la sera del primo incontro, l’accoglienza Concelebrazione del Decennale: il ricordo e la gioia che mi fu riservata. Era un periodel Parroco Don Enio Di Bonaventura do in cui sentivo la necessità di avvicinarmi Gesù Crocifisso e Risorto. Noi, come al Signore. Noi abbiamo sempre freAmici di G.C., abbiamo animato e parquentato la parrocchia, la Messa tecipato a tutte le iniziative parrocdomenicale, sono catechista da qualchiali. Inoltre ogni anno, nella che anno ma questo non mi bastava Quaresima, abbiamo portato il più.La chiamata in un primo Crocifisso nelle famiglie che lo desimomento fu solo per me, dopo tante derano, per riportare la fede e la prepreghiere il Signore mi ha esaudita e ghiera nelle famiglie. Molte testimoanche Mimmo è entrato a far parte nianze edificanti ci sono giunte dalla della fraternità. recente Peregrinatio Crucis, sia da chi Condividere questo cammino ci le ha animate sia da chi ha accolto il permette di confrontarci e anche di Crocifisso nella propria famiglia. pregare insieme, mentre prima non lo Ricordiamo anche che la nostra fraterfacevamo quasi mai. È grande gioia! nità fa parte della consulta laicale dioAbbiamo rivisto la scala dei valori, cesana. In questo decennio, è cresciuto in cima al primo posto cerchiamo di il nostro amore verso Gesù e si è estemettere Dio, un Dio che si vede e si so verso il prossimo. manifesta negli altri, nella vita quoPer questo abbiamo voluto festeggiatidiana, negli af fetti ma soprattutto re solennemente questo decennale. Nel nelle persone che non ci vanno tanto pomeriggio di sabato 20 aprile 2013 ci a genio. Padre Alberto ci ripete spessiamo ritrovati numerosi nella nostra so che Dio non ci vuole solo buoni chiesa dedicata a San Gabriele. P . ma santi: nelle cose piccole, nelle Alberto ha ripercorso brevemente la stocose di tutti i giorni. Il Signore sta ria del nostro cammino, ricordando che la Spiritualità Passionista è la Spiritualità dell’Amore, appresa da Gesù Crocifisso. La nostra prima iscritta Santina, ha riportato la sua testimonianza, raccontando come lo Spirito Santo dirige misteriosamente le nostre scelte. Poi il padre Bruno ha guidato l’Adorazione di ringraziamento, soffermandosi sulla figura del Una coppia, Olga e Mimmo, raccontano Buon Pastore che pasce le la loro esperienza nella Fraternità sue pecore. Alle ore 18,00 Padre Alberto ha presieduplasmando e modellando i nostri to la celebrazione della Santa Messa con cuori e le nostre menti, non possiaPadre Bruno e Don Ennio. Dopo l’omemo che ringraziarlo e dire ogni volta lia, ci sono state le testimonianze di Pio, che ci chiama a testimoniarlo, Olga e Mimmo. “ECCOMI”, come abbiamo risposto Un’agape fraterna ha concluso la nella nostra consacrazione. nostra giornata. Olga Erasmi Pio Calvarese e Giulia Di Pompeo


PEREGRINATIO CRUCIS

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Consacrazioni a Fossacesia: 21 aprile 2013

que di Civitanova Marche hanno fatto la Consacrazione solenne a Gesù Crocifisso. La giornata è iniziata con le Lodi, seguita dalla catechesi di Padre Alberto, dal tema “La fede di Maria”. È stata molto interessante, Anche quest’anno abbiamo avuto perché ci ha aiutato a specchiare la la gioia di avere la giornata di ritiro e nostra fede nella grande fede di Maria. consacrazioni a Fossacesia. I consaÈ seguito il pranzo comunitario, insiecrandi erano quattro: due rinnovi di me alla Comunità Passionista, nel Maria Pia e Gentilina e la consacraziogrande refettorio che fu anche il refetne perpetua di una coppia, Franco e torio di San Gabriele. Ci siamo poi preparati alla Messa di consacrazione con un’ora di A d o r a z i o n e , Eucaristica, dando molto spazio all’adorazione silenziosa, per unirci più intimamente con il Signore. La Messa solenne è stata presieduta da P . Alberto che ha accolto la prima consacrazione solenne a Gesù Crocifisso di Mosca Cinzia, Persechino Consacrati a Fossacesia (CH) il 21-04-2013 Antonio, Persechino Quaquarini Cecilia, Cantatore Giuseppe, Cantatore Anna Maria. È sempre bello rivivere Leonucci Marcella, Lofrumento Maria quest’esperienza per tutti noi, perché Pia, Mazzoli Barbara, Scarpetta ci ricorda che si diventa figli di San Egilda; poi il rinnovo di Bracalente Paolo della Croce e fratelli e sorelle di Fedora, Cesaretti Adalberto, Torresi San Gabriele, Santa Gemma e tanti Elia, Torresi Emanuela, Vitali santi passionisti, abbracciando il camCastignani Laura, Vitali Paolo, Ferroni mino della spiritualità passionista. P . Alberto ha ben guidato la giornata iniziando con le lodi e a seguire la conferenza sul tema “Alimentare la fede”. La fede che si nutre della Parola di Dio, tiene le nostre lampade sempre accese. Dopo il pranzo comunitario, ben preparato dalle nostre cuoche, c’è stata l’adorazione eucaristica guidata da padre Marcello. P . Bruno e P. Marcello hanno concelebrato Padre Alberto, che ha presieduto la messa solenne e ha ricevuto le consacrazioni. La partecipazione della presidente Piera Iucci e di altri Amici di Civitanova e Recanati e l’agape fraterna finale, con torta e dolci tipici abruzzesi, ha accresciuto la nostra gioia e rinsaldato la nostra unione . Paola De Simone

Consacrazioni a Morrovalle: 05/05/2013 Domenica 5 maggio per la nostra fraternità è stata una giornata memorabile. Tredici AGC di Morrovalle e cin-

mozione la loro esperienza. Alla fine ci siamo ritrovati nel salone adiacente alla chiesa per un momento di festa e per scambiarci gli auguri. Nadia Montecchiari GRAZIE! Carissimo padre, nella sua bella lettera di ringraziamento che ci ha inviato per la stupenda giornata del 5 maggio manca il ringraziamento principale! Certo non poteva farlo lei, è quindi giusto che giunga da altri! Il ringraziamento principale va a lei che con la sua parola e soprattutto con il suo entusiasmo ci attira e ci conduce in un percorso di amore e fratellanza! È stata un’esperienza profonda e coinvolgente che non dimenticherò mai! In questi giorni molte volte la mia mente è ritornata a quei momenti, alle emozioni provate, alla forte esperienza vissuta. Ancora una volta ringrazio il Signore di averla messa sulla nostra strada. Barbara GRAZIE! Caro padre, abbiamo ricevuto la sua graditissima lettera di ringraziamento. Siamo noi a doverla ringraziare per il cammino intrapreso con il suo aiuto, che ci ha permesso di raggiungere la gioia della consacrazione a Gesù. Un cammino che ci ha cambiati e che intendiamo continuare con lei per aumentare sempre di più la nostra fede. Domenica è stato per noi un giorno bellissimo e denso di

Diciotto consacrati a Morrovalle il 15 maggio 2013 Tiziana, Mariani Pietro, Paoletti Teresa. Ciccioli Assunta ha fatto la consacrazione perpetua. La celebrazione è stata molto sentita anche da parte dei presenti che hanno già fatto la consacrazione, rivivendo con com-

emozione. Rimarrà indimenticabile, perché ci ha legati più fortemente a Gesù Crocifisso. Grazie per tutto quello che lei fa per noi e per tutti gli AGC. Marcella e Giuseppe


PASSIONISTI CHIESA E SOCIETÀ di P. Lorenzo Mazzoccante

PASSIONISTI PIET CPGV per il Tanzania Il Centro di Pastorale Giovanile del Santuario di San Gabriele ormai da qualche anno offre ai giovani la possibilità di vivere un’esperienza estiva di missione in Africa. Nell’approssimarsi dell’estate, quindi, ed in previsione di contribuire alla realizzazione di pozzi d’acqua per la missione passionista in Tanzania, il CPGV ha promosso e or ganizzato un concerto di P. Aurelio e le Anime Libere. Durante il concerto è stata anche effettuata l’estrazione della lotteria un pozzo per l’Africa il cui ricavato è stato destinato alla missione passionista di Itiso.

CHIESA

Signore per i grandi progressi compiuti dall’umanità in tanti secoli, ma la situazione attuale appare come un tornante della storia, una brusca inversione di direzione per cui anche i cittadini dei Paesi ricchi sembrano patire una mancanza di serenità per cui: diminuisce la gioia del vivere, aumenta la violenza, la povertà risulta sempre più evidente. Così «l’uomo è stato ingannato. Sì, siamo stati ingannati e ancora oggi si continua a ingannar e dicendo che il benessere e il divertimento danno la felicità. Non è vero: non è il benessere che rende felici; ciò che r ende felici è il bene», il papa aggiunge e chiarifica ancora meglio l’inganno cui l’uomo è oggi sottoposto: « Abbiamo creato nuovi idoli. L ’adorazione dell’antico vitello d’oro ha tr ovato una nuova e spietata immagine nel feticismo del denaro e nella dittatura dell’economia senza volto né scopo realmente umano (...) oggi l’essere umano è considerato egli stesso come un bene di consumo che si può usare e poi gettare». Il papa ha quindi concluso l’intervento esor tando i governanti ad applicare rifor me etiche, nelle quali il denaro torni a servire e non a governare la vita dell’uomo.

SOCIETÀ

La crisi finanziaria affonda le sue radici nel rifiuto dell’etica Il 16 maggio il papa ha incontrato alcuni nuovi ambasciatori presso la Santa Sede, che hanno presentato le proprie lettere credenziali. Nel discorso fatto loro il papa ha sottolineato l’importanza dell’etica, il valore della solidarietà, la centralità dell’essere umano. Secondo il papa c’è da lodare il

Il Papa ricorda Carlo Urbani (Castelplanio, 19 ottobre 1956 – Bangkok, 29 marzo 2003): morì 10 anni fa di Sars individuandone il virus. “Ho fatto dei miei sogni la mia vita e il mio lavoro”. Scriveva così Carlo Urbani, il medico italiano che dieci anni fa, all’età di 47 anni, moriva di Sars in

Vietnam dopo aver individuato il virus e salvato il Sudest asiatico dalla pandemia. “Non sapremo mai quanti milioni di vite ha salvato”, commentava l’allora segretario generale Onu, Kofi Annan. In occasione del decennale dalla scomparsa, Papa Francesco in un messaggio rende grazie a Dio per il bene operato da Urbani e incoraggia a proseguirne l’opera. “T utta la vita di Carlo, fin da bambino, fu improntata alla fede e al servizio del prossimo”, ha ricordato la madre Maria Concetta.

È morto Giulio Andreotti. Il 6 maggio scorso è morto il senatore a vita Giulio Andreotti (19192013).Il sette volte Presidente del Consiglio, aveva occupato ripetutamente anche i ministeri di Difesa, Esteri, Finanze, Tesoro, Partecipazioni statali, Beni culturali. Al momento della sua morte, si è detto molto su di lui, sulla sua longeva carriera politica, sulle accuse fatte sul suo conto ai tempi del caso Riina. E si continua a parlare di lui per il copioso TFR che il Senato della Repubblica deve versare ai suoi eredi. olo raramente si è ricordata la vita di fede di questo grande statista.. Giulio Andreotti è stato introdotto alla politica da Presidente Alcide De Gasperi (oggi servo di Dio ), che lo volle ministro nel suo governo. Conservò sempre la propria fede semplice ed arguta per la quale il giornalista Indro Montanelli scrisse di lui che «in Chiesa, De Gasperi parlava con Dio; Andreotti col prete» e lo stesso Andreotti rispose «sì, ma a me il prete rispondeva». Anche nella sua carriera giornalistica, Giulio Andreotti si mantenne in linea con la propria fede, avendo assunto (dal 1993) la direzione - tra le varie - della rivista 30 Giorni nella Chiesa e nel mondo , reperibile solo nelle edicole circostanti il Vaticano o mediante abbonamento. Anche alcuni nostri confratelli anziani della casa romana del Celio, lo ricordava mentre passeggiava per il giardino del convento dove veniva per cercare il conforto di un sano dialogo spirituale.

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TESTIMONIANZE

14 Consacrazione di Andreina e Piergianni: dalla Sardegna a Morrovalle

Divina, convinto che Lui realizzerà in me e nella nostra famiglia ciò per cui siamo stati creati. Sento meno la frustrazione per la non completa realizzazione dei miei desideri e sento più la consapevolezza che sarà meglio per noi il realizzarsi dei suoi disegni. Mi Tra gli Amici lontani e aggregati ha colpito molto un racconto spirituale agli AGC abbiamo una coppia della secondo cui alla fine della nostra vita Sardegna, Salaris Andreina e Lai conosceremo i disegni che Dio aveva Pirgianni di Ozieri SS, iscritti da 10 su di noi: vorrei che Dio non passasse anni agli AGC, sempre fedeli a manteinutilmente sulla mia vita, e vorrei nere la loro unione con noi. Il 23 maguniformarmi ai suoi desideri che gio, mi hanno fatto un’improvvisata, saranno la mia gioia. Per questo desibussando al nostro convento, mentre dero consacrarmi a Gesù Crocifisso, e erano in pellegrinaggio ad alcuni sananche se questa scelta è molto alta (non a caso proprio oggi Papa Francesco parla dell’incoerenza di noi Cristiani) sono convinto che Gesù mi aiuterà a mantenere questi impegni: non a caso S. Paolo della Croce dice di non far af fidamento sulle proprie forze. Mi hanno colpito Salarais Andreina e Lai Piergianni di Ozieri molto le parole (Sassari) si consacrano a Gesù C. di Gesù che disse nella cameretta di San Gabriele a Morrovalle a Pietro che il 23 maggio 2013 aveva pregato per lui perché non si perdesse: mi auguro che faccia lo stesso tuari italiani. Li ho costretti a rimanere con me per rimanere nella sua grazia. almeno una sera con noi. Il mattino Grazie per il bene che mi sta facendo dopo ho ricevuto la loro consacrazione questo cammino. perpetua a Gesù Crocifisso nella Leopoldo Zanini cameretta di San Gabriele. È stata una grande gioia per loro e per me, un esempio di attaccamento e fedeltà speAdorazione: io guardo cialmente agli AGC lontani. P. Alberto CP Lui e Lui guarda me

Grazie per questo cammino Mi spiace aver dovuto rinunciare agli ultimi incontri degli AGC per impegni familiari. Continuo a desiderare la consacrazione. Ne parlavo oggi con mia moglie: sento Gesù Cristo sempre più presente nella mia vita e vedo i frutti della sua Infinita Misericordia. Sono ancora lontano ma cresce in me serenità perché Lui mi sta conducendo sulla giusta via. In questo mondo che sta andando a rotoli, il cammino che stiamo facendo mi aiuta ad affidarmi di più alla Provvidenza

Desidero condividere con lei una bellissima notizia: ho ripreso l’Adorazione Eucaristica preso il santuario del Divino Amore a Roma! L’Adorazione è perpetua, notte e gior no. Ogni adoratore si impegna a fare compagnia a Gesù per un’ora fissa, arrivando almeno 5 minuti prima e andare via almeno 5 minuti dopo il proprio orario. Gli adoratori ricevono una medaglia da portare durante l’adorazione, per essere riconoscibili tra loro e da adoratori occasionali. Ognuno è libero di pregare come vuole ma in silenzio. Io in genere medito un brano di Vangelo, oppure uso il libro “Voi siete miei amici” per meditare la Passione di

Gesù. Il mio turno è il lunedì dalle 19.00 alle 20.00. Scrivo sull’onda delle emozioni che ancora pervadono il mio cuore dopo l’ora di adorazione di ieri sera. Sono prima andata a messa a ringraziare la Mamma Celeste, poi sono andata nella Cappella del Santissimo, per stare con Gesù. Quello che colpisce di più è il totale silenzio nella Cappella, poi ci si rende conto che quel silenzio è fecondo, parla al cuore di ciascuno di noi, in un intimo colloquio tra noi e Gesù. Ho iniziato la mia preghiera facendo ‘vuoto’ nel mio cuore per accogliere Gesù. Gli ho chiesto di entrare nel mio povero cuore. Poi, in quel silenzio totale, ma pieno di vita e d’amore, io guardo Lui e Lui guarda me, io amo Lui e Lui ama me e si crea un legame che non si vuole più spezzare. Quando è suonato le 20.00, mi sono resa conto che un’ora era volata via troppo in fretta; il cuore vorrebbe restare lì insieme a Gesù. In questo momento non faccio altro che contare il tempo che mi separa dal prossimo incontro con Lui. Lucia Papa

Nuova Amica di Gesù Crocifisso Una cara amica di Gesù Crocifisso di Giulianova mi ha invitata a frequentare la fraternità degli Amici. Ho partecipato alcune volte e ho capito che queste riunioni mi danno la forza di affrontare questo periodo buio della mia vita, mi aiutano a camminare con Dio, per essere più felice con il suo amore. Mi sono anche accorta che sto crescendo spiritualmente grazie alle persone del gruppo che mi hanno accettata e mi vogliono bene. Agli Amici di Gesù Crocifisso devo la serenità di questo periodo. Per questo desidero iscrivermi. Maria

La fede e il buio Sono Elena e questa volta scrivo a nome di Giovanni, perché per la prima volta è riuscito ad esprimere una sua riflessione circa la fede e riguarda “la fede come un salto nel buio” . Ogni uomo, in un momento della propria vita, cammina nel buio ma poi vede da lontano sempre una luce. La luce quasi sempre è accompagnata da una mano che lo tira fuori dal buio, quella mano è la mano di Dio, che ci guida perché ci vuole sempre con sé. Giovanni Pica


TESTIMONIANZE Il direttore e il cammino spirituale Caro padre, tranne i momenti della confessione nei quali trovo, oltre all’assoluzione, una rinnovata forza interiore - una vera e propria grazia non ho un direttore spirituale. Nel 1987, conobbi un padre Gesuita col quale feci una settimana di esercizi ignaziani (che furono una vera grazia di Dio, le cui riflessioni mi sono servite e mi servono tutt’ora); per qualche mese partecipai anche a dei ritiri

Giovannino e Anna, gioielli della famiglia di Fabrizio e Beatrice comunitari altrettanto fruttuosi. Poi questo sacerdote fu trasferito e non mi è riuscito trovare nessun altro. Proprio non si trovano i direttori spirituali. È una cosa molto impegnativa per un sacerdote, che fra l’altro deve avere una specifica preparazione non solo teologica, ma anche psicologica e soprattutto interiore. I ritiri comunitari, volendo, ci sono, ma non sono sufficienti; ci vuole l’integrazione fra la parte individuale e quella comunitaria. Dal 1987 il mio direttore spirituale è stato il Cr ocifisso, - l’ascolto silenzioso di quella voce interiore che ti parla al cuore - voce che non sempre

Beatrice con laf igliola Anna comprendi bene, poiché il linguaggio di Dio è unico e decisamente particolare: è un’integrazione fra segni interiori, esteriori, familiari, lavorativi, sociali. Alla riflessione e alla preghiera e meditazione mia si è aggiunta la conferma di parole che i vari sacerdoti confessori pronunciavano senza sapere niente di me. È accaduto varie volte. Ma è un percorso difficile. Vi sono momenti in cui ti sembra di sentire Dio e invece è solo il tuo desiderio di sentirlo. In altri casi Dio parla e tu non lo senti. Poi arriva anche il momento del vero incontro, quando Lui parla e tu lo senti nel cuore, in modo decisamente chiaro. Pertanto se mi scrivi, ti sono profondamente grato. Ogni volta che mi hai espresso le tue riflessioni e consigli, ho sentito la conferma che cercavo… Ho ruminato (non rimuginato) il dolore di alcuni momenti della mia vita e lì ho trovato nel silenzio il Dio Crocifisso, il Getsemani, il Calvario, la Croce e la via della Resurrezione. Il dolore fa da lente di ingrandimento per comprendere i vari livelli di profondità della coscienza e in questa dimensione si apre un varco di Luce - l’Amore che chiama nonostante i miei difetti e le mie fragilità umane. Lì ho trovato il Dio della Misericordia che mette a nudo la coscienza, lasciando la piena

Fabrizio Cortigiani con la madre e Giovannino

liberta di dire anche NO! Io ho detto Sì! Ma è un cammino impervio anche se bellissimo. Non è solo consolazione, è anche il momento in cui attraversi la notte dell’anima, la tentazione, la caduta e la forza di rialzarti, che non è la tua forza, ma quella di Gesù Crocifisso. P. S. Padr e Alberto. ti invio tr e foto della mia famiglia. Quella dei due bambini è del 201 1. La seconda sono io con Giovanni e mia madre e la terza è di mia moglie Beatrice con Anna e sono del Natale 2012. Almeno ora puoi rappresentarti la mia famiglia. Con affetto! Fabrizio Cortigiani - Firenze

Catechesi sulla fede Caro padre, ti ringrazio per la catechesi che mi hai inviato in anteprima, l’ho letta subito e anche questa volta sei riuscito a trasmettere quello che il mio cuore aveva bisogno di sentire, visto quello che sto vivendo in questo momento. Le frasi: “La fede è adesione a un Tu che ci dona speranza e fiducia - La fede è credere a un Dio che ama sempre, anche quando l’uomo si ribella, anche di fronte al male e alla morte ed è capace di trasformare il male in bene, dando speranza e salvezza” mi hanno proprio rincuorato. Le tue parole mi arrivano quando il mio cuore vacilla e mi danno la spinta per andare avanti. Cinzia M.

La Passione: Scandalo o Amore? Caro padre, nella Messa, il sacerdote ci ha detto che una signora di grande cultura dopo aver partecipato alla via Crucis del Papa a Roma, è tornata a casa con una grande tristezza nel cuore e ha chiesto al sacerdote: “Come può un padre lasciare uccidere un figlio innocente? Ma che Dio è? Come possiamo credere ad un Dio così?”. Il sacerdote ci ha spiegato quello che io, grazie al nostro cammino di fede, sapevo con certezza: che la croce è la più grande prova del divino amore. Allora ho pensato che chissà quanta gente detta cristiana pensa così! Per questo è fondamentale fare un cammino di fede, avere un sacerdote che chiarisce i dubbi che ci vengono, e naturalmente praticare assiduamente la chiesa e i sacramenti! Grazie, padre, per aver cambiato la mia vita con l’aiuto di Dio! Olga Costanzo

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Esercizi spirituali e Ritiro spirituale per AGC Centro Spiritualità S. Gabriele (Te) Tel. 0861.9772101

Esercizi spirituali per tutti: dal 9 agosto ore 16,00 al 14 agosto pranzo compreso.

Tema: La Fede nei Vangeli. Guida: P. Alberto Pierangioli e P. Bruno de Luca Quota: Camera singola: € 225,00 – Camera doppia: € 210.00.

Ritiro spirituale per famiglie: dal 16 agosto, ore 16,00 al 20 agosto pranzo compreso. Tema: La Fede e la famiglia Guida: P. Luciano Temperilli e P. Alberto Pierangioli Quota: Camera singola: € 182,00 – Camera doppia: € 170.00. Per figli minori : quota a parte. Prenotazione:

P. Alberto Pierangioli: P. San Gabriele 2- 62010 Morrovalle MC C. 349.8057073 – albertopier@tiscali.it

CALENDARIO DEGLI AMICI 07 luglio: 09-14 agosto: 16-20 agosto: 08 settembre:

Ritiro Mensile a Morrovalle Esercizi spirituali per tutti, presso Santuario di San Gabriele Ritiro spirituale per famiglie, presso Santuario di San Gabriele Ritiro mensile a Morrovalle

SOMMARIO 2. P. A. Pierangioli 3. P. A. Pierangioli 4. P. R. Cecconi 5. Coltorti M. Grazia 6. Manuela Peraio 7. Manuela Peraio 8. Renata Magrini 9. G. Di Giannatale 10-11. Vari 12 . Vari 13. L. Mazzoccante 14-15. Vari 16. Direzione

Fede di Abramo e la fede nelle prove La fede nei vangeli IV - Meditiamo con il vangelo di Giovanni XXI – La santità è amore L’anno della fede: i testimoni L’anno della fede: La fede e i social network Gli ultimi giorni di vita con mio marito Santità di San Gabriele dell’Addolorata Decennale Fraternità di Giulianova Consacrazioni a Fossacesia e Morrovalle Passionisti Chiesa e Società Testimonianze Esercizi spirituali e Calendario

Ricordiamo al Signore i nostri defunti: Canuti Lea di Civitanova, consacrata perpetua: 23-04-13; Di Bonaventura Elisa di Cologna Sp.: 23-04-13. Fontana Formica Mariangela di Morrovalle: 26-4-2013. Andreani Mario di Macerata, consacrato perpetuo: 17-05-2013. Luglio-Agosto 2013 – Anno XIV n. 4 Autor. Trib. di MC n. 438\99 del 17-12-1999 Sped. Ab. Post. D.353/2003 (L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, Comma 2, DCB Macerata. Editoriale ECO srl - C. c. p. 11558624 Dir. Tonino Taccone – Red. P. Luciano Temperilli Piazzale S. Gabriele 2 – 62010 Morr ovalle Mc T. 0733/221273 - C. 349.8057073 - Fax 0733/222394 E-mail albertopier@tiscali.it http://www.amicidigesucrocifisso.org


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