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“Voi siete miei Amici” Gv 15,14 AMICI DI GESU’ CROCIFISSO n. 69: marzo 1998
IL CUORE SQUARCIATO “Era il giorno della Preparazione e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all'altro che era stato crocifisso insieme con lui. Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura (Es 12,46): Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora (Zac 12,10): Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto”. (Gv 19,31-37)
Per la comprensione - Quando bisognava affrettare la morte dei condannati, si ricorreva al colpo di lancia al cuore o al “crurifragio”, spezzando violentemente le gambe con spranghe di ferro. Era la “Parasceve”, cioè la preparazione della Pasqua: i Giudei ottennero da Pilato che i crocifissi fossero finiti e tolti di mezzo, per non turbare la gioia della grande festa. - I soldati spezzarono le gambe ai due condannati con Gesù, perché ancora vivi. A Gesù non spezzarono le gambe, perché già morto; ma per togliere ogni dubbio sulla realtà della sua morte, un soldato gli diede un colpo di lancia, trafiggendogli il costato destro fino al cuore e provocando la fuoruscita dell’ultimo residuo di sangue, misto a siero.
Rifletti - “Uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua”. A Gesù fu risparmiato l’inutile oltraggio del crurifragio, ma un soldato gli aprì il costato con un colpo di lancia e gli trafisse il cuore. - Il discepolo che Gesù amava asserisce di essere stato testimone oculare e verace del fatto e gli attribuisce un significato profondo: egli comprese che Gesù volle aprirci il suo cuore e dimostraci tutto il suo amore per noi. - Il sangue è la vita e la vita è l’amore: davvero Gesù ci ha amato “fino alla fine”, non solo fino alla morte, ma fino all’effusione delle ultime gocce di sangue racchiuse nel cuore.. - Il cuore squarciato di Gesù è una bocca eloquente, sempre aperta per ricordarci l’amore infinito di Dio: “Ecco quel cuore che ha tanto amato il mondo...”.Dio onnipotente e infinito non poteva amarci di più. - I santi hanno visto nel racconto evangelico un significato mistico: dal cuore aperto di Cristo nasce la Chiesa, la nuova Eva, perché il nuovo popolo di Dio nasce dall’acqua del Battesimo e dal sangue dell’Eucarestia. - Scrive Sant'Agostino: «L'evangelista si è servito di un verbo particolarmente espressivo; non ha detto: gli colpì, o gli ferì il fianco, o qualcosa di simile. Ha detto "gli aprì", per mostrare che in tal modo fu aperta una porta per consentire l'uscita dei sacramenti della Chiesa, senza dei quali non si può avere accesso a quella vita che è la vera vita. Quel sangue è sparso per la remissione dei peccati; l'acqua offre la bevanda della salvezza, ed è insieme bevanda e bagno di purificazione». - S. Giovanni vede nell’episodio anche il compimento di due profezie: “Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto”. - Gesù è il vero “agnello pasquale“, che viene immolato per tutto il popolo, senza spezzargli nessun osso. Gesù è colui che dall’alto della sua croce attira a sé tutti gli uomini, perché tutti rivolgano a lui lo sguardo e nelle sue piaghe riconoscano l’opera dei propri peccati, ma anche la fonte della salvezza.
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- Gesù non soffrì per il colpo di lancia; ma esso ferì mortalmente il cuore straziato della Madre: si avverò così quanto aveva predetto il vecchio Simeone: “Anche a te una spada trapasserà l’anima” (Lc 2,25).
Confronta - “Ecco quel cuore che ha tanto amato gli uomini”... Così Gesù diceva a S. Margherita Alaquoque, la mistica del S. Cuore; così ripete anche a me. Il Cuore aperto di Gesù predica continuamente il suo amore infinito per me. Come rispondo a tanto amore? So ricorrere a questo Cuore squarciato, per trovare rifugio nei momenti di tempesta, per attingere forza nei momenti di debolezza? - “Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me”: mi lascio attirare da Gesù Crocifisso? So contemplare con fede e con amore quel Cuore trafitto per me e trovare in esso il mio rifugio sicuro? - Gesù ha dato tutto per me: è giusto che Egli si aspetti qualcosa da me. Che cosa mi chiede oggi? Sono disposto a dargli tutti, a dirgli sempre di sì?
2 - LA NOSTRA CONSACRAZIONE (Continua) Oggi il Signore ci concede un giorno di grazia, una tappa fondamentale nel cammino degli Amici di Gesù Crocifisso, con la prima Consacrazione Solenne. Per questo è importante che comprendiamo il vero significato della consacrazione, per non banalizzare questa grazia. Nelle pagine degli Amici su Tendopoli di gennaio e di giugno abbiamo cercato di dare qualche spiegazione, per aiutare gli Amici a compiere la consacrazione con consapevolezza. Oggi vogliamo approfondire meglio questo argomento. Molti parlano di consacrazione: consacrazione dei religiosi, consacrazione alla Madonna, al S. Cuore; ma non è stato facile trovare un approfondimento serio, che potesse aiutarci a capire il vero significato della consacrazione.. Mi ha molto aiutato una bellissima conferenza tenuta a Rimini nel 1987 dal P. Raniero Cantalamessa, in cui viene descritto in modo magistrale il significato della consacrazione battesimale. Prenderò più di uno spunto dalla riflessione del P. Raniero, per questa prima parte della catechesi. Solo comprendendo il vero significato della consacrazione battesimale, potremo capire il significato della nostra consacrazione, perché ogni consacrazione cristiana ha le basi nella consacrazione battesimale: senza di essa non sarebbe possibile nessuna consacrazione. La consacrazione Battesimale. Uno dei misteri che, nei primi tempi della Chiesa, veniva spiegato ai neofiti, dopo il Battesimo, era quello dell’unzione, che, in quel tempo, veniva data nel battesimo e nella cresima, conferiti contemporaneamente. In una catechesi di S. Cirillo di Gerusalemme viene detto: "Battezzati in Cristo e rivestiti di Cristo, avete assunto una natura simile a quella del Figlio di Dio. Divenuti partecipi di Cristo, non a torto siete chiamati “cristi”, cioè “consacrati”, perciò di voi Dio ha detto: “Non toccate i miei consacrati” (Sal 105, 15). Siete diventati consacrati quando avete ricevuto il segno dello Spirito Santo.. Anche a voi, dopo che siete emersi dalle sacre acque, è stato dato il crisma, di cui era figura quello che unse il Cristo, cioè lo Spirito Santo... Cosi, mentre il corpo viene unto con unguento visibile, l’anima viene santificata dal santo e vivificante Spirito". Tutto questo è avvenuto anche per ciascuno di noi, il giorno del nostro Battesimo. "Tu sei un popolo consacrato al Signore" La consacrazione è l'atto per cui una cosa, o una persona, o un intero popolo, viene “scelto”, “separato” da tutto il resto e destinato, “riservato” in modo speciale, al culto e al servizio di Dio, entrando così in un rapporto particolare con Lui, rispetto alle altre cose, agli altri popoli, o ad altre categorie di persone all'interno dello stesso popolo. È l'atto mediante il quale esso è "reso sacro" e che dà luogo, a uno "stato", lo stato di consacrati: da quel momento quella cosa, persona, o popolo appartiene a Dio, è riservato a Dio, ha un rapporto tutto particolare con Lui. Israele, come popolo, è consacrato al Signore, e, come tale, diverso da tutti gli altri popoli: "Tu sei un popolo consacrato al Signore tuo Dio - dice Mosè - il Signore tuo Dio ti ha scelto per essere il suo
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popolo privilegiato fra tutti i popoli che sono sulla terra. II Signore si è legato a voi e vi ha scelti, non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli - siete infatti il più piccolo di tutti popoli - ma perché il Signore vi ama" (Dt 7,6-7). "Ora - dice Dio - se vorrete ascoltare la mia voce e custodire la mia Alleanza, voi sarete per me la proprietà tra tutti i popoli, perché mia è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa" (Es 19,5-6). All'interno di questo popolo consacrato, vi sono alcune persone consacrate in modo particolare: erano i re, i sacerdoti, i profeti. I1 rito mediante il quale veniva conferita questa consacrazione consisteva in una unzione mediante olio profumato. Per capire questo gesto bisogna ricordare che l'olio, per gli antichi, era un elemento ricercato e prezioso. Non fa meraviglia perciò che questo elemento sia stato assunto nella sfera religiosa, per significare la dignità e la bellezza conferite dal contatto con Dio, e che sia assurto a simbolo dello Spirito Santo. Passando dall'Antico al Nuovo Testamento, troviamo subito la solenne affermazione che ora la Chiesa è il nuovo popolo santo e il nuovo regno di sacerdoti: "Voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa,, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di Lui” ( I Pt 2,9). Tutti i singoli battezzati hanno ricevuto l'unzione e sono consacrati: "Dio - scrive S. Paolo - ci ha conferito l’unzione (chrisma), ci ha impresso il sigillo e ci ha dato la caparra dello Spirito nei nostri cuori" (2 Cor 1,21-22). Perciò tutti i cristiani sono stati consacrati, o santificati, cioè dichiarati e resi santi per servire a Dio. (continua) P. Alberto Pierangioli
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V Consiglio Nazionale degli Amici Il 7 marzo 1998 si è svolto a Morrovalle il V Consiglio Nazionale degli Amici di G.C., dalle ore 9,30 alle 18. Hanno partecipato gli assistenti spirituali, P. Alberto Pierangioli, P. Adalberto Di Donato e P. Bruno De Luca; i responsabili e collaboratori delle Fraternità delle Marche e dell’Umbria, i responsabili dei Gruppi-Famiglia: in tutto 26 Amici. Assenti per vari motivi i responsabili dell’Abruzzo e del Friuli. Alla prima parte dell’incontro è stato presente anche il P. Luciano Temperilli, provinciale Piet, che alle Lodi ha tenuto una sentita meditazione, che riportiamo in sintesi. E’ stato il Consiglio più importante, perché ha discusso ampiamente la situazione concreta del movimento e ha precisato diversi punti organizzativi dello statuto. L’organizzazione del movimento si baserà su tre organismi: Il Consiglio Nazionale, composto dai membri del Consiglio esecutivo, dai responsabili e collaboratori di ogni Fraternità, dal responsabile, o sostituto, di ogni Gruppo-famiglia riconosciuto e dagli assistenti spirituali delle Fraternità. Si riunisce ordinariamente due volte l’anno. Il Consiglio Esecutivo: composto dall’Assistente Spirituale, designato dal P. Provinciale e da sei membri laici eletti dal Consiglio Nazionale, che poi tra essi elegge il Presidente. Il Consiglio di Fraternità, composto da un Responsabile e tre collaboratori, eletti dalla Fraternità e l’assistente spirituale, designato dal P. Provinciale. Il CN ha eletto il nuovo Consiglio esecutivo, così composto: Valori Francesco di Macerata, Presidente; Serafino Vito e Iucci Piera di Civitanova; Petracci Gemma di Morrovalle, Cardoni Raimondo di Spoleto e Fragola Nello di Porto S. Elpidio. Il Consiglio ha valutato positivamente la consacrazione del 23 novembre1997 e ha stabilito che la prossima consacrazione si terrà possibilmente il 18 ottobre, 223° anniversario della morte di S. Paolo della Croce. Sono state ribadite le solite condizioni per esservi ammessi, in particolare: iscrizione agli Amici da almeno 2 anni e frequenza regolare della Fraternità più vicina, o in caso di vera impossibilità, di un gruppo-famiglia riconosciuto. Di tutto il lavoro del Consiglio sarà inviata una relazione più ampia a tutte le fraternità e a chiunque ne farà richiesta. La segretaria Iucci Piera
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Riflessione del P. Provinciale Mi sarebbe piaciuto essere presente quando avete fatto la Consacrazione solenne. Ho letto gli echi sull’ultimo numero di Tendopoli e ho visto che è stato veramente un momento di consolazione e di gioia. Questo è un ottimo segno per gli Amici di G.C.. Ora vi porgo semplicemente una riflessione sul brano del Siracide (7,10), letto nelle Lodi. Voglio sottolineare il versetto che dice: “Non mancare di fiducia nella tua preghiera e non trascurare di fare l’elemosina”. La Quaresima è il tempo della preghiera e della carità. In altre parole siamo invitati a confrontare la preghiera con la vita.... Al Signore non basta una preghiera formale e solo consolatoria, una preghiera che facciamo solo per far contenti noi stessi.... Pregare con fiducia significa fondamentalmente non arrendersi alle nostre debolezze. Tante volte sembra che la preghiera sia inutile, quando vediamo che la nostra situazione esistenziale è di sofferenza, interiore o esteriore, quando sembra che Dio non venga incontro alle nostre esigenze, quando sembra che Dio sia più assente che presente. Questo è il momento di pregare con fiducia. Allora dobbiamo credere che Dio viene incontro, che Dio viene a salvarci. Pregare con fiducia significa abbandonarsi totalmente nelle mani di Dio, quando la nostra storia sembra percorrere sentieri che non sono i nostri sentieri, perché siamo sicuri che la potenza di Dio può realizzare quella salvezza che a noi nei momenti di prova sembra sfuggire. Inoltre pregare con fiducia è la preghiera forte del figlio, che si sente abbandonato: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Non è un momento di rabbia, ma la preghiera forte di un figlio, che sa che il punto di arrivo è senz’altro l’ascolto di Dio, anche se questo ascolto forse non è come l’aspettiamo. Pregare con fiducia poi significa anche fare compagnia a coloro che fanno esperienza della solitudine, dell’orto degli ulivi. Oggi c’è tanta gente chiusa nel proprio orto, nel senso di angoscia, di solitudine, di abbandono, mentre gli amici lì vicino stanno a dormire. Pregare con fiducia è allora venire incontro a queste realtà, al fratello che ci sta vicino e che vive il momento dell’orto degli ulivi. Questa vicinanza ai “crocifissi”, secondo lo Statuto degli Amici di Gesù Crocifisso, è un impegno serio, perché oggi i crocifissi sono tanti, non soltanto coloro che stanno inchiodati a letto, ma tanti altri che sono crocifissi nel cuore, ed è la peggiore crocifissione, quella della disperazione che sta dentro; perciò quello che diceva P. Alberto, di far conoscere Cristo Crocifisso, significa anche visitare e stare vicino a chi soffre, per dare speranza a certa gente, che non vede più orizzonti di fronte a sé, ridare la speranza nella vita, che riprende forza, far conoscere Cristo Crocifisso che guarisce: questo è l’annuncio più bello che potete fare. P. Luciano Temperilli al Consiglio Nazionale degli Amici di G. C.)
TESTIMONIANZE Esperienza fraterna e gioiosa Siamo ancora lieti ed emozionati per l’incontro che abbiamo avuto presso l’Istituto Mater Misericordiae di Macerata: il primo marzo in tanti abbiamo trascorso un pomeriggio insieme al P. Alberto e al P. Bruno, nostro assistente spirituale. Hanno partecipato anche diversi nuovi iscritti agli Amici. Dopo un momento di preghiera e una breve riflessione sulla Passione di Gesù, abbiamo preso visione, con profonda emozione, della videocassetta della Consacrazione solenne del 23-11-1997 a Morrovalle. E’ seguito un buon dialogo sul nostro cammino e sulla nostra spiritualità. Abbiamo poi partecipato alla Santa Messa che i nostri sacerdoti hanno concelebrato nella cappella dell’Istituto. Infine ci siamo ritrovati nel refettorio, per consumare fraternamente quanto ciascuno aveva portato. E’ bello riunirsi fraternamente per dialogare, pregare, fare festa e animarci nel cammino di santità che ci siamo impegnati a percorrere insieme, seguendo la spiritualità di San Paolo della Croce: amare Gesù Crocifisso, farlo amare ed essere vicini ai crocifissi di oggi. Siamo certi che da questo incontro possa nascere in tutti noi un forte desiderio di continuare a impegnarci profondamente e partecipare numerosi ai nostri incontri mensili, per animarci insieme e approfondire la nostra spiritualità. Gli Amici della Fraternità “S.Vincenzo Maria Strambi” di Macerata
Ti amo
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E’ con vivo piacere che torno a scrivere ad un vero Amico di Gesù Crocifisso. In questi giorni, ho molto meditato il concetto di amicizia e le tante volte in cui io tradisco questo amico così esigente, ma anche così tremendamente sincero. Un amico cui quotidianamente ripeto, “voglio amare te solo e donare a te tutto l'amore del mio cuore”. A volte penso che le mie, siano solo vuote parole, altre volte quando mi rendo conto che l'amicizia non è solo dare, riprendo forza e mi lascio fare. E allora mi rendo conto che è proprio quando sono debole che sono più forte. E' quando non ho più nulla da perdere, perché più a fondo non si può andare, che la grazia sovrabbonda sul peccato, che la grazia colma la mia pochezza, le mie insicurezze. Il deserto quale condizione, quale terreno fertile per coltivare un'amicizia. Il silenzio, quale mezzo comunicativo più eloquente. Allora torno a ripetere: TI AMO mio caro e fedele Amico. Tl AMO, perché se Tu sei con me chi è contro di me? Tl AMO, perché la nostra amicizia dipende sempre dalla Tua sola ed eterna fedeltà. Caro Padre, le volte in cui mi sento impreparato a vivere questo rapporto d'amore sono tante, ma non demordo, perché nell'amore essa stessa è l'unica certezza. E' questo amore che mi fa palpitare per gli altri, che mi fa stare in pena quando il senso dei miei limiti annienta la Speranza, quando impotente non posso che donare il mio nulla, quel nulla che nelle mani del vasaio può assumere e può racchiudere la bellezza del creato. Sono fiero di questa amicizia, perché non è fine a se stessa, ma si apre, si dona, non si chiude, non è la famosa isola in mezzo all'Oceano, ma la strada sgarrupata che ogni giorno è pronta a ricevere il traffico, a volte caotico, di una città in movimento. Caro Padre, grazie perché hai fatto sì che questa amicizia continuasse, si espandesse, crescesse, e nel segreto del confessionale si rigenerasse, per portare di nuovo Vita. Ciao, prega per me. O.B.
Lo Spirito nel nostro sguardo Il foglietto degli Amici ci ha portato a riflettere sulle parole che Gesù ci ha dette dalla croce prima di morire; vorrei tanto che lei, in seguito, ci aiutasse a scoprire l’amore per il prossimo, che dobbiamo vivere a questa scuola, per essere più reali e concreti, perché Dio attende da noi la nostra espressione di amore per Lui nell’amore per i fratelli. Una frase molto bella l’ho ascoltata a Radio Maria: Lo Spirito Santo non ha un volto, ma lo dobbiamo vedere nel volto del fratello, che cammina con noi nella via della santità: un “Francesco”, una “Teresa”, un “Gabriele” ecc. Questi Santi danno il volto allo Spirito che vive in loro. Così dovrebbe essere di noi per il fratello che ci avvicina. Se gli occhi sono lo specchio dell’anima, il nostro sguardo deve essere il riflesso dello Spirito; dobbiamo sentirci responsabili nel guardare e nell’accogliere lo sguardo dei fratelli. P. R.
COMUNICAZIONI 1. 9 aprile, Giovedì Santo, alle ore 21,00: Messa solenne dell’ultima Cena e Ora Santa. 2. 10 aprile, Venerdì Santo, alle ore 16,00 Solenne Commemorazione della Passione di Gesù e rinnovo comunitario della Promessa di Amore a Gesù Crocifisso. 3. Per iniziativa di un gruppo di preghiera della zona di Milano, del quale fanno parte anche diversi Amici, dal 19 dicembre 1997 è iniziata l’adorazione del SS. Sacramento nella chiesa Manzoniana di San Vincenzo di Brusuglio\Cormano (MI), dal lunedì al sabato, dalle ore 09,00 alle 17,00. Invito caldamente gli Amici della zona a partecipare attivamente ai turni di adorazione, mettendosi in contatto con Lina Tomasso di Bresso (Tel. 02\66503645).
Ringrazio sinceramente tutti coloro che hanno dato o inviato la loro offerta per le spese di stampa.
Vivissimi Auguri di Buona Pasqua a tutti gli Amici P. Alberto Pierangioli