rivista marzo aprile 2012

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mici di Gesù Crocifisso A Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Cr ocifisso”

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Marzo - Aprile 2012 - Anno XIII n. 2

A 150 anni dalla morte vive ancora

SOMMARIO P. A. Pierangioli Spiritualità passionista: Contemplare il Crocifisso 3. P. A. Pierangioli Lectio divina passiologica 4. P. R. Cecconi II - Meditiamo con il vangelo di Marco 5. Coltorti M. Grazia XV – La santità è amore di M. Maddalena Marcucci 6. Manuele Peraio VII incontro mondiale delle Famiglie: Aquila e Priscilla: la famiglia che annuncia il vangelo 7. Manuele Peraio VII incontro mondiale delle Famiglie: Tema dell’incontro 8. P. Luciano Temperilli Educare alla vita 9-10 P. Pierluigi Di Eugenio A 150 anni dalla morte S. Gabriele vive ancora… 11 P. A. Pierangioli Amici Aggregati 12 Mazzoccante Passionisti Chiesa Società 13-15 Testimonianze 16. La Peregrinatio Crucis 2.


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3 – Spiritualità passionista: la spiritualità dell’amore di P. Alberto Pierangioli

Marzo 2012

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. Paolo della Croce incoraggiava tutti, religiosi, sacerdoti e laici, a meditare la passione di Gesù, per portare tutti ad una grande santità. L ’aspetto più originale e più forte dell’apostolato suo e dei suoi religiosi era quello di meditare la passione di Gesù insieme ai fedeli e insegnare a tutti a meditarla personalmente. Paolo infatti era convinto che se gli uomini avessero meditato assiduamente quanto aveva sof ferto per nostro amore il Figlio di Dio, avrebbero poi amato Dio e non lo avrebbero più of feso e quindi si sarebbero salvati. La meditazione è vista dal santo come il mezzo più ef ficace per comprendere il mistero della croce di Cristo e della propria croce. Nel primo capitolo della regola lo afferma con forza: bisogna guidare le persone alla conversione e all’unione intima con Dio, meditando ed insegnando a meditare i misteri della vita, passione e morte di Gesù, “perché è un mezzo efficacissimo per distruggere il vizio e condurr e in poco tempo le anime ad una grande perfezione” (Regola 1775, c. 1). Meditare e insegnare a meditare Questo principio fondamentale della spiritualità passionista viene sviluppato nella Regola del 1775, quando parla del modo di adempiere il voto di promuovere la grata memoria della passione di Gesù: “Nelle missioni ed altri esercizi, non solo diano le meditazioni della passione di Cristo, ma procurino anche d’insegnare con semplicità il modo di esercitarsi in essa, facendo vedere l’inganno di coloro che dicono che la meditazione è adatta solo ai r eligiosi e sacerdoti. Tutti possono fare la meditazione, mezzo tanto efficace per estirpare il peccato, ed avanzare le anime nella santità”. Non si deve escludere nessuno da questo beneficio: “Alla povera gente di campagna, che non può far e lunghe meditazioni, insegneranno a ripetere durante il giorno br evi giaculatorie verso Gesù appassionato, suggerendo un metodo facile, animando a far e e patir e tutto per

amore ed in memoria di quello che ha fatto e patito Gesù per nostr o amore, dando queste istruzioni con parole semplici, ma efficaci per tutti i giorni della Missione”. Questo fa comprendere l’impor tanza che Paolo dava alla meditazione per la conversione, la perseveranza nel bene e per imprimere nel cuore dei fedeli la vera devozione alla passione di Gesù. Egli dà questi avvertimenti anche ai confessori: “Dovranno promuovere questa santa devozione anche dai confessionali, istruendo i penitenti secondo la loro condizione con modi facili e

San Paolo della Croce, il più grande apostolo di Gesù Crocifisso

brevi, perché si diano con facilità a questo santo eser cizio, assicurando che se non lasceranno la meditazione della passione di Gesù Cristo, giungeranno in breve a grande perfezione secondo il loro stato”. La sua esperienza personale confermava la validità di questo servizio apostolico. Ricordava: “Ho toccato con mano che quelli che si davano veramente a questa meditazione,

In copertina: Immagine di San Gabriele

mutavano vita, anche se erano banditi, o persone di vita rilassata. Avendoli sentiti qualche tempo dopo in confessione, in alcuni non ho tr ovato neppure materia per dar e l’assoluzione”. Approfittava di ogni occasione per raccomandare a tutti la meditazione della passione di Cristo, come la via più breve per portare tutti alla santità. Cosi scrive a un laico: “Prego il dolce Gesù che imprima nel suo cuore la continua, tenera e devota memoria della sua passione, che è il mezzo più efficace per essere santo nel suo stato. Per questo supplico il Signor e che le conceda la grazia di non lasciar passare giorno senza meditare qualche mister o della santissima passione per mezz’ora o almeno un quarto, poiché l’assicuro che così conserverà l’anima sua monda da ogni peccato e ricca di virtù” (L. IV, 140). Così incoraggia una marchesa a non lasciare il “pio esercizio” dell’orazione: “Mi dice che non sa fare alcuna orazione che sopra la Santissima Vita, passione, e Morte del Salvatore. Seguiti pur e questa, con la benedizione del Signor e, che in questa santissima scuola s’impara la vera sapienza: qui è dove hanno imparato i Santi” (L. I, 43). Raccomandava di fare questo esercizio anche in famiglia: Scrive alla signora Frattini: “Bramo che in codesta piissima casa vi r esti ben radicata la devozione alla passione e che non passi giorno che non se ne mediti un mister o almeno per un quarto e tal mister o lo portino tutto il giorno nell’interno oratorio del cuore” (L. IV, 135). E’ un insegnamento forte per tutti e vale anche oggi. Tutti i grandi santi hanno praticato e inculcato l’esercizio della meditazione della Passione. Potranno cambiare i metodi per farla, come vedremo nella prossima riflessione, ma deve rimanere la sostanza. Tutti ne potremo vedere i frutti. albertopier@tiscali.it


4 – La Lectio divina Passiologica Aprile 2012

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di P. Alberto Pierangioli

te. Memorizzala e ripetiai nostri laici, come è stata riproposta ella spiritualità passionista, la più volte dentro di te, il rapporto con la passione di dal P. Gabriele Cingolani nella sua perché illumini la tua mente e splendida conferenza alla Famiglia Gesù si è basato soprattutto riscaldi il tuo cuore; confronta la Passionista del 2 giugno 201 1: sulla MEDITAZIONE, come ci ha tua vita attuale, i tuoi problemi con “LECTIO DIVINA PASSIOLOGIricordato con insistenza san Paolo quanto ti dice la parola di Dio. CA”, che invito tutti a rileggere e della Croce nella riflessione di marzo. Chiedi: che cosa vuole Dio da me? approfondire. La sua caratteristica è concentrarsi sui Che cosa debbo togliere, mettere o fatti della passione piuttosto che sulla cambiare nella mia vita? Non aver La Lectio Divina parola che li racconta. E’ stata una paura delle distrazioni, delle preocScegli un testo della Scrittura su spiritualità che ha dato tanti santi relicupazioni, ma of frile al Signore e cui vuoi pregare. Come Passionista, giosi e laici alla Chiesa di Dio. Oggi affidati a Lui. cerca un passo passiologico o che si questo metodo è in crisi e spesso non presti meglio a una riflessione passiosi sente adatto alla mentalità e agli 3. ORATIO: prega, parla con logica, tenendo presente quanto dice studi teologici ed esegetici del nostro Dio con fiducia : loda, tempo. ama, ringrazia, imploOggi si preferisce la ra, come ti suggerisce la LECTIO DIVINA, parola letta. Senti che riflessione sulla parola Dio ti sta ascoltando e di Dio e quindi anche ti parla con la parola sui testi biblici della che hai interiorizzato e passione di Gesù. E’ un ti ha toccato nell’intimetodo antico della spimo. Offri a Dio tutto ritualità cristiana, con quello che hai nella tracce nei padri della mente e nel tuo cuore. chiesa e sviluppo nella spiritualità monastica. 4. CONTEMPLATIO: Dopo il Vaticano II, è riposa in silenzio tra le inculcato anche da braccia di Dio, come il documenti ufficiali bimbo nelle braccia della chiesa e approfondella mamma. Quando dito dalla pratica cristiaEgli ti attira di nuovo a na, specialmente nei riflettere o a dialogare AGC di S. Nicolò a Tordino in meditazione davanti al movimenti ecclesiali, Crocifisso con lui, fai pure senza con uno schema semplifrenarti. Impara a usare ce e adattabile ad ogni le parole quando ti aiuambiente. Si tratta della tano e a lasciarle quando non sono la Imitazione di Cristo: “Tutta la vita lettura attenta di un testo biblico, che più necessarie. Rimani in questo di Cristo fu cr oce e martirio” . include l’essenza dei metodi tradiziosilenzio di amore tutto il tempo Mettiti in posizione tranquilla, raccolnali di preghiera. È quindi legittimo necessario e possibile. to e in silenzio interiore ed esteriore, che anche la Famiglia Passionista perché stai per ascoltare Dio e parlare sperimenti questo tipo di preghiera. 5. ACTIO: concludi la preghiera con Lui. Prega lo Spirito Santo con La riforma liturgica ha posto la parola con un impegno concreto suggerito brevi invocazioni, perché ti illumini e di Dio come nutrimento quotidiano dalla parola meditata.. ti riscaldi con la sua parola. Fai seredello spirito. Per conservare il nostro Lectio Divina comunamente questi passaggi. spirito passionista, è necessario non nitaria: oggi si diffonde sempre solo che la Lectio Divina abbia come più specialmente nei movimenti. 1. LECTIO: le ggi e rile ggi più testi privilegiati i racconti della pasBisogna allora aggiungere a quanto volte il testo , adagio e con calma, sione, ma che tutta Bibbia sia letta in detto, anche la “collatio”, cioè la facendo attenzione a ogni parola e un contesto passiologico. E’ necessacondivisione o messa in comune di frase. Nella Lectio Divina, Dio ci rio che la spiritualità passi da un coninvita ad ascoltarlo e cercarlo in silen- quanto suggerito a ciascuno dalla testo devozionale a un contesto più parola di Dio. I doni di Dio vanno zio, con pace, ci attira sempre più teologico, biblico e liturgico, mettencondivisi. E’ anche il mezzo miglioprofondamente a sé ma in modo do la parola di Dio al centro della prere per far crescere spiritualmente e soave e af fettuoso, come un amico, ghiera e della spiritualità. Il metodo comunitariamente i gruppi. Si può come un tenero padre. tradizionale della meditazione è semconcludere tutto con una preghiera pre valido per chi è preparato a comunitaria di intercessione e rin2. MEDITATIO: rifletti e por ta seguirlo, ma nel breve spazio di quegraziamento. nella mente e nel cuore la parola o sto articolo, proponiamo la Lectio albertopier@tiscali.it frase che ti ha colpito maggiormenDivina, come è stata sempre proposta


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II - MEDITIAMO CON IL VANGELO DI MARCO Gesù, in mano ai peccatori, compie le Scrittur e (14,43-52)

di P. Roberto CecconiCP

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arissimi Amici, continuando la nostra meditazione incentrata sulla Passione del Signore in Marco, ci sof fermiamo sul racconto che narra l’arresto di Gesù. Procediamo con la lettura-ascolto del passo evangelico. E subito, mentre ancora egli parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici, e con lui una folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacer doti, dagli scribi e dagli anziani. Il traditor e aveva dato lor o un segno convenuto, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo e conducetelo via sotto buona scorta». Appena giunto, gli si avvicinò e disse: «Rabbì» e lo baciò. Quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono. Uno dei presenti estrasse la spada, percosse il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’or ecchio. Allora Gesù disse loro: «Come se fossi un ladro siete venuti a pr endermi con spade e bastoni. Ogni giorno er o in mezzo a voi nel tempio a insegnar e, e non mi avete arr estato. Si compiano dunque le Scritture!». Allora tutti lo abbandonar ono e fuggirono. Lo seguiva però un ragazzo, che aveva addosso soltanto un lenzuolo, e lo afferrar ono. Ma egli, lasciato cadere il lenzuolo, fuggì via nudo. Giuda, uno dei Dodici, consegna Gesù Mentre Gesù sta ancora parlando, sopraggiunge Giuda il quale, benché completamente dissociato da nostro Signore, continua ad essere definito come uno dei Dodici. È accompagnato da una folla ben armata e mandata dal sinedrio, cioè dall’insieme delle guide religiose e, in una certa misura, politiche, del popolo. Più volte l’evangelista Marco, durante il racconto della Passione, sottolinea che Giuda fa parte della schiera degli intimi di Gesù (14,10.20). In questo modo vuol sottolineare che l’essere stato chiamato a far parte della cerchia di coloro che stanno costantemente con Cristo, predicano nel suo nome e cacciano demoni con il suo potere (cf. 3,14), non premunisce dal rischio di passare dalla parte dei suoi avversari (cf. 14,10). In questo racconto, ciò che colpisce di Giuda è il suo atteggiamento menzognero. Egli si serve di un segno, il bacio, che solitamente veniva utilizzato per salutare (cf. Es 4,27; 2Sam 20,9), per distruggere, piuttosto che per alimentare, la comunione. Tale segno, infatti, in questa occasione viene utilizzato per indicare alla folla chi è l’individuo che bisogna

Il Bacio di Giuda (Giotto) arrestare e portare via sotto buona scorta. Il verbo greco impiegato da Marco per indicare l’azione con la quale Giuda bacia Gesù lascia intendere che il traditore abbia compiuto tale atto con ogni manifestazione di affetto . In tal modo, l’Evangelista mette ulteriormente in rilievo l’ipocrisia che anima Giuda. Egli, infatti, si serve di un segno di comunione, per compiere con minuziosa metodicità un’azione il cui risultato sarà la morte del Pastore e lo scandalo (sbandamento) delle pecore (cf. 14,27). Appena Giuda bacia il Maestro, gettano le mani su di lui e lo af ferrano. L’Evangelista d’ora in poi non parlerà più di Giuda (a dif ferenza di Mt 27,310; At 1,15-20), focalizzando così la nostra attenzione sulla profonda comunione con Gesù ed i Dodici che egli, servendosi della menzogna, ha infranto. Il Maestro abbandonato da tutti In questo frangente, Gesù rivolge la parola a quelli che lo hanno appena arrestato. Sottolinea che sono venuti a prenderlo armati come se avessero dovuto affrontare un ladro, un bandito. Eppure ogni giorno è stato con loro nel tempio ad insegnare. Sanno bene, dunque, che non è un delinquente. Probabilmente è stata proprio la sua dottrina il motivo della cattura. La parabola dei vignaioli omicidi (12,112) ha suscitato la reazione avversa dei sommi sacerdoti, degli scribi e degli anziani (12,12), mentre in altre occasioni Gesù non ha avuto timore di mettere in evidenza l’errore dei sadducei (12,27), nonché la vanità e l’avari-

zia degli scribi (13,38-40). Nel tempio, tuttavia, Gesù non è stato arrestato. Probabilmente perché la moltitudine restava stupita del suo insegnamento (11,18) e lo ascoltava volentieri (12,37). Una cattura fatta alla luce del sole avrebbe potuto scatenare una sommossa da parte del popolo (cf. 12,12; 14,1-2). Dunque, con ogni probabilità, è l’insegnamento di Gesù il motivo per cui le guide religiose giudaiche si sono avventate contro di lui. Le parole che Gesù rivolge ai suoi avversari, oltre che evidenziare la sua innocenza, accendono una speranza nel buio di questa notte. In quanto sta accadendo, infatti, si compie la Scrittura, cioè il progetto che Dio ha sul Figlio dell’uomo; disegno d’amore che all’orizzonte lascia già intravedere la risurrezione (16,6) e l’ascensione al cielo di nostro Signore (16,19). A questo punto tutti, abbandonatolo, fuggono. Gesù va verso l’ora della Passione da solo. La Buona Notizia Anche il cristiano che segue con coerenza il Signore può sperimentare il tradimento, l’avversione e l’abbandono, anche da parte dei suoi familiari (cf. 13,12). In tale contesto, viene esortato a non ver gognarsi mai di Gesù e della sua parola (cf. 8,38), nella certezza che chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa sua e del vangelo la salverà (cf. 8,35). robi.cp@libero.it


XV - “LA SANTITÁ É AMORE” di Madre M. Maddalena Marcucci I CARATTERI DEL DIVINO AMORE: l’abbandono a Dio

di Maria Grazia Coltorti

Nemmeno un del capello capo vostro andrà perduto” (Lc 21, 18) Amare il Signore è come dire di amare la sua volontà su di noi, qualunque essa sia, certi che essa è sempre buona e giusta per la salvezza delle nostre anime. Non cercare, quindi, di vedere nella nostra persecuzioni, vita disgrazie, punizioni o favoritismi…prendere ogni cosa dalle mani del Signore, sicuri che comunque tutto produrrà il nostro bene. Sapere che ogni capello del nostro Amiche capo è seguito con dal attenzione Signore, che ci ha detto che non dobbiamo preoccuparci di cosa mangeremo e di cosa vestiremo, è quanto di più consolante ci potesse dire per la nostra vita. Queste parole di Gesù sono fonte di riposo e gaudio per chi veramente ama Dio. Ma anche senza di esse l’anima, presa dal divino amore, è in grado di percepire che è così perché sente su di sé la tenerezza delle braccia paterne di Dio che la portano per le vie della vita ogni giorno. La conseguenza di questa consapevolezza è l’affidamento totale di se stessi a chi ci ama e il riposo tranquillo come quello del bimbo nel seno materno. Quando tutti temono dolori e disgrazie colui che ama Dio nulla teme, allontana tutti i dubbi e i timori e si abbandona fra le braccia di Colui che ama, come lo stesso Apostolo dell’amore nell’ultima cena, mentre tutti si agitavano alla ricerca del traditore. L’abbandono è conseguenza dell’amore. L’abbandono cieco e totale a Dio è uno degli effetti principali che produce l’amore quando entra in un’anima. Ci assicura la nostra Madre Maria Maddalena che la fiducia cieca, con la conseguente consegna di se stessi e dei propri interessi temporali ed eterni nelle sue mani, obbli-

dell’Umbria consacrate a Gesù Crocifisso con l’assistente P. Adalberto

ga il Signore a favorire le anime e far loro gustare il suo amore. Quindi possiamo affermare che fiducia, abbandono e amore vanno così uniti da potersi dire che si fondono in una cosa sola. Il divino amore dà luce all’anima e le fa vedere la sua incapacità di fare qualcosa di buono e, anche, le fa sapere come e cosa deve fare per agire al meglio nella volontà del Signore. In questa situazione di abbandono fiducioso l’anima sa che qualunque cosa apparentemente buona, tale può non essere, se viene a contrastare con ciò che Dio le chiede per altre finalità che non si conoscono. Dio deve poter agire liberamente e, per ciò, è necessario che l’anima gli si consegni con un supremo atto di abbandono e lo lasci fare senza che altro si faccia se non accettare dalle sue mani quanto Egli dispone per mezzo delle creature e delle circostanze, anche delle più piccole ed ordinarie. Magari il Signore ci chiederà solo cose piccole, ma l’atto di abbandono sarà sempre grande per ché con esso si accetta tutto ciò che Egli dispone, senza eccezione o riserva. Solo l’amore di Dio a volte ci fa compiere atti che sorprendono coloro che ignorano la causa e l’origine di tanta fortezza! Non sanno, questi, che nel petto dei servi del Signore c’è un “motore divino” che li muove e li

fa perseverare, spesso per lunghi anni, sotto il peso di grandi sofferenze, fatiche, umiliazioni, nella pace più serena e perfino con gioia. Questi frutti, a volte veramente eroici, può darli solo l’albero dell’amore fortemente radicato nel cuore di coloro che, abbandonandosi incondizionatamente alla provvidenza del Signore, lasciano a Lui la cura di se stessi e di tutte le loro cose, senza chiedere né godimenti né dolori, né gloria né umiliazioni, né vita né morte, ma soltanto la gioia di amarlo ogni giorno di più, e che il fuoco divino, di cui ardono, divampi in

tutti cuori. “Ogni albero si riconosce dal suo frutto” (Lc 6, 44) ci dice Gesù, e questo perché è Lui stesso che, non incontrando ostacoli, vive ed opera in queste anime, divinizzando tutti i loro atti. Questa presenza si riconosce soprattutto nelle circostanze inattese, quando, sorpresi da qualche disgrazia, morale o fisica, invece di struggersi sotto croci che sembrano insopportabili, le abbracciano in pace e addirittura con gioia. Ciò che Dio fa per le anime che agiscono in questo modo non è facile descrivere. Sono tali e tante le cure e le delicatezze del suo amore paterno verso di loro, da sembrare che Egli non abbia altro da fare che ascoltare i loro desideri, perfino in cose insignificanti e materiali. I Santi dicono che l’atto di abbandono in Dio equivale a quello di amore perfetto. Dio difende in modo speciale queste anime e non permette che alcuno possa fare loro danno. Le protegge come le pupille dei suoi occhi, ed esse sempre più innamorate del suo delicato amore, non fanno altro che moltiplicare gli atti di abbandono fra le sue divine braccia, ripetendo: “Signore, sono tua; si faccia la tua volontà”. colt.mgrazia@libero.it

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VII INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE

Aquila e Priscilla: la famiglia che annuncia il Vangelo di Manuela Peraio

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quila e Priscilla, due coniugi giudeo-cristiani, erano molto cari all’apostolo Paolo per la loro fervente collaborazione nel far conoscere la buona notizia di Gesù.Aquila, giudeo originario del Ponto,trasferitosi in un tempo imprecisato a Roma, sposa Priscilla o Prisca. Troviamo i due, per la 1 volta,a Corinto, quando Paolo vi arriva, nel suo 2°viaggio apostolico, nell’a.51: essi erano venuti da poco nella capitale dell’Acaia, provenienti da Roma, loro abituale dimora, in seguito al Decreto dell’imperatore Claudio, che ordinava l’espulsione da Roma, di tutti i giudei, cristiani. Aquila e Priscilla erano probabilmente già cristiani, prima di incontrare Paolo a Corinto, come sembra suggerire la familiarità che, subito, nasce tra di loro, benché il Sinassario. Costantinopolitano li dica, battezzati da Paolo. L’apostolo intuisce le buone qualità dei due sposi e l’utilità che ne poteva trarre, per la sua difficile Missione a Corinto, chiede o accetta di essere loro ospite. Esercitando essi il medesimo mestiere di Paolo (tessitori di tende), danno all’Apostolo di poter lavorare e provvedersi del necessario, senza essere di peso a nessuno. Quando poco dopo,si dice che, Paolo, lasciata la sinagoga, “entrò nella casa di Tizio Giusto, proselita”, è impensabile che abbia lasciato la casa di Aquila e Priscilla. L’apostolo, abbandonata la Sinagoga, per il rifiuto dei giudei a convertirsi, sceglie, come luogo di predicazione e di culto, la casa più vicina alla sinagoga, del proselita Tizio Giusto, pur mantenendo come sua dimora abituale, durante l’anno e mezzo che rimane a Corinto, la casa di Aquila e Priscilla. Però questa casa non funge da “chiesa domestica” in Corinto, come erano invece quelle di Roma e di Efeso. Quando Paolo, terminata la sua missione,fa ritorno in Siria, ha compagni di viaggio Aquila e Priscilla fino ad Efeso, dove essi si fermano. L’oggetto della loro sosta

potrà essere stato commerciale, ma l’averla fatta coincidere con quella di Paolo, indica, oltre alla loro stima ed amore per lui, che essi non erano estranei alle sue preoccupazioni apostoliche. Infatti, li vediamo premurosi, dopo la partenza dell’Apostolo, nell’istruire “nella via del Signore”, cioè nella catechesi cristiana, nientemeno che, Apollo, l’eloquente giudeo-alessandrino,ver-

satilissimo nelle Scritture,ma ignaro di qualche verità essenziale della Nuova dottrina, come il Battesimo di Gesù. Aquila e Priscilla, mossi da apostolico zelo, si prendono cura di completare la sua istruzione e quasi certamente di battezzarlo. Ad Efeso offrono la loro casa al servizio della Comunità per le adunanze cultuali .Secondo alcuni codd. greci, seguiti dalla Volgata, latina, Paolo sarebbe stato loro ospite anche ad Efeso, come già lo era stato a Corinto. Scrivendo, infatti, da Efeso (verso l’a.55) la prima lettera ai Corinti, scrive: “Molti saluti nel Signore vi mandano Aquila e Priscilla, con

quelli che, nella loro casa, si adunano, dei quali sono ospite”.Ma l’elogio più caldo di Aquila e Priscilla,l’Apostolo lo fa,scrivendo da Corinto ai Romani nell’a.58,(i due sposi per ragione del loro commercio,intanto,si erano trasferiti a Roma).Delle 25 persone salutate nel c.16 della lettera ai Romani,Aquila e Priscilla sono i primi: “Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Cristo Gesù, per salvarmi la vita,essi hanno rischiato la testa; a loro non solo io rendo grazie, ma anche tutte le Chiese dei gentili. Salutate anche la Comunità che si aduna in casa loro”. In queste parole si sente l’animo grato dell’Apostolo per i suoi insigni benefattori, che,con loro grave pericolo gli hanno salvato la vita, in un’occasione non ben precisata; forse ad Efeso, durante il tumulto degli argentieri capeggiati da Demetrio. Grande lode è poi,per i Santi Sposi,ai quali,tutte le Chiese dei gentili, sono loro debitrici di gratitudine; tre le principali Corinto - Efeso - Roma citate nei testi sopradetti. L’ultimo ricordo di Aquila e Priscilla l’abbiamo nell’ultima lettera di Paolo che, prigioniero di Cristo per la 2 volta a Roma, scrive al suo discepolo Timoteo, vescovo di Efeso, incaricandolo di salutare Priscilla e Aquila, che di nuovo si erano recati ad Efeso. Niente si può asserire con certezza sul tempo, luogo e genere di morte di Aquila e Priscilla, dato che le uniche fonti su di essi sono le poche notizie bibliche citate. Alcuni, volendo identificare Priscilla, moglie di Aquila, con la vergine e martire romana Santa Prisca,venerata nella chiesa omonima sull’Aventino e,con Priscilla, la titolare delle Catacombe della Via Salaria e, credendo altresì ravvisare nel nome di Aquila, uno della gens Acilia,collegata con le dette Catacombe, li fanno martiri,prendendo occasione da Romani cap.16,4 dove Paolo scrive “per salvarmi la vita essi hanno rischiato le loro teste”...


VII INCONTRO MONDIALE DELLE FAMIGLIE

Tema dell’incontro

di Manuela Peraio

È

un tema che si potrebbe definire “laico”, ha detto il cardinale Tettamanzi. Infatti «esce dal perimetro di una considerazione solo intraecclesiale e religiosa della famiglia. Il nesso strettissimo tra lavoro e festa, correlando i due momenti qualificanti l’intero vissuto familiare, mostra la famiglia quale nucleo sor givo: è il fondamento dei legami primordiali della società; è il luogo dove nell’esperienza viva dell’essere sposi, genitori, figli, fratelli e sorelle si costruiscono le relazioni di domani; è il soggetto principale che ogni nazione è chiamata a salvaguardare ea promuovere».Il vescovo ausiliare di Milano, monsignor Franco Giulio Brambilla, che ha coordinato la stesura delle catechesi preparatorie, ha presentato i contenuti dell’incontro mondiale del 2012: “La celebrazione dell’incontro mondiale metterà a fuoco tre modi di rinnovare la vita quotidiana: vivere le relazioni (la famiglia), abitare il mondo (il lavoro), umanizzare il tempo (la festa)”. Le catechesi – ha detto – cercano di dipanare il filo rosso del tema nella tensione tra famiglia e società. Il prossimo Incontro sarà anche un’esperienza utile per un arricchimento reciproco, visto il carattere mondiale che lo caratterizza: l’occidente si incontrerà con le altre realtà culturali sul tema della famiglia. LA FAMIGLIA

La famiglia è uno “spazio di relazioni” che si muovono nel proprio interno e verso l’esterno. Purtroppo, come sottolinea il card. Tettamanzi, la famiglia in occidente “corre il rischio di privatizzarsi, e di percepire la società come altra, rispetto alle sue dinamiche interne... per vivere la famiglia come spazio di relazioni occorre aprire la casa” La vita civile fatica a tener conto dei legami sociali che la precedono e sospinge la famiglia nel suo regime di appartamento (nel senso di ‘appartarsi’, ha sottolineato il card. Tettamanzi), mentre l’esperienza familiare sperimenta la sua fragilità ed

è particolarmente vulnerabile di fronte ai processi sociali, in particolare quelli che incidono sulla sua vita quotidiana, come il lavoro e il tempo libero. Il card. pone la domanda :”Come si fa ad aprire la casa?”. “Venne nella sua casa ma i suoi non lo accolser o, però a quelli che lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio” (Gv 1, 11-12). La casa deve essere luogo fisico,

spirituale e umano accogliente e generante. “La casa diventa accogliente se sa preservare la propria intimità, la storia di ciascuno, le tradizioni familiari quale spazio di una vita che è grata del dono che ha ricevuto… , diventa generante quando i doni trasmessi sono fatti circolare, quando i beni ricevuti sono scambiati, valorizzati, donati… Custodire e trasmettere la vita.. questo è il dono della casa!.. generare figli è trasmettere e ricevere la vita, diventare figli di Dio comporta che la vita ricevuta e trasmessa sia il luogo della vocazione e della scelta di vita.”(Mons. Brambilla). La Familiaris consortio affida alla famiglia un compito grande, quello della costruzione della Chiesa: “ il matrimonio e la famiglia cristiani edificano la Chiesa… [che] tr ova così nella famiglia, nata dal sacramento, la sua culla e il luogo nel quale essa può attuare il pr oprio inserimento nelle generazioni umane, e queste, r eciprocamente, nella Chiesa”. In che modo si costruisce questo mandato alla famiglia? “nel matrimonio e nella famiglia si costituiscono un complesso di r elazioni interpersonali – nuzialità, paternità-maternità, filia-

zione, fraternità – mediante le quali ogni persona umana è introdotta nella ‘famiglia umana’ e nella ‘famiglia di Dio’, che è la Chiesa”. Il paragrafo 15 inizia riconoscendo quelle dimensioni irrinunciabili e universali dell’uomo, vale a dire l’essere generato, l’essere generante, l’essere padre–madre, che tutto il genere umano non può non riconoscere come patrimonio naturale, (e infatti l’uomo contemporaneo proprio questo dato tende a rifiutare, volendo mettere le mani sulla vita che nasce e su quella che si avvicina alla conclusione terrena, e addirittura sulla naturalità dell’identità maschile e femminile): Una vera sfida in quanto nel matrimonio e nella famiglia il delicato e complesso intreccio di “relazioni interpersonali” senza il dono di “una Forza dall’alto” è impresa umanamente impossibile. Nella prefazione che Don Sergio Nicolli fa al libro di Mons. R. Bonetti dal titolo “Famiglia, sorgente di comunione” scrive : “Quali sono le caratteristiche della comunione di cui la famiglia è la più esclusiva esportatrice uf ficiale? Sono la complementarità, e cioè la capacità di comporre le distinzioni in unità; la condivisione, e cioè l’indissolubilità e la fedeltà della donazione reciproca; la corresponsabilità, e cioè il lavorare per il bene comune della coppia, lavoro da cui nessuno dei due può sentirsi esonerato; la compresenza, e cioè l’esperienza interiore per cui «uno è nell’altro», oltre i limiti della presenza fisica, del tempo e dello spazio”. Ciò premesso Don Nicolli ricor da che per essere “sor gente di comunione “è necessaria l’azione dello Spirito nella relazione coniugale. Tutti i cristiani ricevono il dono della comunione in Cristo mediante il Battesimo, ma è nella relazione specifica del matrimonio che lo Spirito li consacra coppia e li rende partecipi dell’unione che fa di Cristo «una sola carne» con la Chiesa. La grazia è data agli sposi per attualizzare il rapporto d’amore Cristo-Chiesa in ogni momento della loro vita ordinaria, in tutte le forme di incontro familiare”

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EDUCARE ALLA VITA

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Luciano Temperilli

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li insegnanti lo stanno dicendo da anni che i ragazzi e i giovani d’oggi sono cambiati, che è dif ficile insegnare, che non c’è rispetto. I genitori anziani si rifanno allo loro storia per storcere il naso rispetto allo stile dei loro figli di cui non riescono a condividere certe scelte prive di valore. D’altra parte i giovani ed i meno giovani af fermano che il mondo è cambiato, che bisogna adattarsi, che bisogna essere moderni! Da tutti però si riconoscere che ci vorrebbe un po’ di educazione. Ci siamo accorti tutti che è difficile educare, che non sappiamo cosa educare, e non sappiamo chi deve educare chi. Il Papa Benedetto, da anni sottolinea che c’è una emergenza educativa. Lui si riferisce fondamentalmente non solo alla trasmissione della fede, ma anche a quella visone della vita cristiana che faceva accettare e trasmettere valori esistenziali comunemente accettati. Insomma certe cose erano ovvie. Ora non è più così per molti: vita, morte, matrimonio, fedeltà, figli, corpo, soldi … sono aspetti esplosi, senza remore e senza legge. Ognuno li vive come vuole in assoluto relativismo. Ecco perché la sfida educativa diventa fondamentale in questo periodo storico. Questa famiglia, questa generazione, questa società quali valori è capace di trasmettere? I vescovi hanno invitato, nel piano pastorale del decennio a trasmettere, educandosi ed educando, la vita “buona del vangelo”. Il Vangelo propone una vita buona perché guarda all’uomo tutto intero, alla sua vita ter rena e al suo destino eterno e offre una speranza affidabile nella resurrezione di Cristo. Allora Gesù diventa il maestro da cui tutti apprendiamo la scienza della vita e “vita buona” da trasmettere come tesoro per il futuro. Avendo questo retroterra culturale e pastorale la Chiesa, nel messaggio del papa per la pace del 1 gennaio 2012, si rivolge in modo accorato a tutte le componenti educative perché accompagnino i giovani nel creare un futuro“buono “ per l’umanità e non deludano le loro attese. Si tratta di trasmettere il valore positivo della vita ed il desiderio di spenderla per il bene. Perché, ci ricorda il papa nel messaggio della quaresima, la cultura contemporanea sembra aver smarrito il senso del bene e del male, mentre occorre ribadire con forza che il bene

esiste e vince, perché Dio è «buono e fa il bene» (Sal 1 19,68). Anche i giovani però, dice il papa, devono avere il coraggio di vivere anzitutto essi stessi ciò che chiedono a coloro che li circondano. E’ una grande responsabilità quella che li riguarda: abbiano la forza di fare un buon uso della libertà. E la libertà vera dell’uomo la si comprende solo nella relazione con Dio. Solo in questo confronto si è capaci di superare l’idolatria dell’io per aprirsi agli altri e scoprire così, nella relazione, il vero bene per sé, per gli altri e per la società intera. Solo in questa radicale accettazione della libertà si potrà servire la giustizia e la pace, al di là e al di sopra degli interessi privati cercando il vero bene comune. Anche i vescovi, nel messaggio per la vita del 5 febbraio 2012, si rivolgono agli educatori perché formino “giovani aperti alla vita” sottolineando che chi vuole farsi padrone della vita, invecchia il mondo. I fenomeni dell’aborto, dell’eutanasia, la scarsità demografica, le manifestazioni di suicidi giovanili possono sollecitare pensieri negativi sulla vita . Ecco che diventa importante of frire esempi, testimonianza e cultura che diano sostegno al desiderio di impegno. Ci vogliono adulti contenti del dono dell’esistenza. Molti giovani, ci ricor dano ancora i vescovi, non aspettano altro che un adulto carico di simpatia per la vita che proponga loro, senza facili moralismi e senza ipocrisie, una strada per sperimentare l’af fascinante

avventura della vita. Tutta la comunità cristiana dovrebbe sentirsi impegnata in questa processo educativo . Infatti la testimonianza più grande che possiamo dare è testimoniare che la vita, la nostra povera e fragile vita, pur messa alla prova da difficoltà, sofferenze e peccato, è una grande stupenda avventura aperta ad un futuro di vita eterna. Infatti la visione integrale dell’esistenza, che ci deriva da Gesù via, verità e vita, ci dice che siamo in cammino verso una vita nuova che già possiamo sperimentare un po’ nella vita di grazia. L’aspetto straordinario della speranza cristiana è proprio quella di affermare che la vita non delude, ma mantiene le sue promesse. Le speranze del giovane e di noi quando eravamo giovani, non sono illusioni distrutte dalla fatica del vivere ma sono solo sogni umani che trovano nella fede una loro consistenza e nella speranza cristiana una attesa affidabile di realizzazione in un modo sorprendentemente confacente al nostro desiderio ma straordinariamente al di là di ogni nostra attesa. Il nostro Dio è il Dio amante della vita e mantiene le sue promesse. Vivere questa dimensione e testimoniare questo radicale e fondamentale ottimismo nella vita ed in Dio, senza appiccicosi moralismi e pretesa di superiorità, diventa una grazia per noi ed un dono per gli altri. Il gesto di amore in Dio e nella vita da cui parte ogni progetto educativo.


A CENTOCINQUANTANNI DALLA MORTE SAN GABRIELE VIVE ANCORA

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entisette febbraio 1862, centocinquanta anni fa; prime luci dell’alba. La vita si spegneva dolcemente. Attorno al letto di Gabriele i confratelli emozionati e intensamente partecipi vivono un misto di dolore, meraviglia e invidia. Una morte così non l’avevano mai vista e non potevano che augurarla anche a se stessi. Gabriele se ne sta andando e per lui è una festa. Sorride a tutti. E’ attentissimo nel non recare fastidio. Evita perfino di tossire per non accrescere il dolore del suo padre spirituale padre Norberto Cassinelli che è lì al suo fianco distrutto dal dolore. Promette ad ognuno un particolare ricordo in paradiso. Tutti fanno a gara per stargli vicino ed assistono a scene da “far commuovere i sassi”. Gabriele non si smentisce neppure sul letto di morte. Sereno come al solito. Delicato più che mai. Addirittura faceto. Sembra avere fretta di morire. E supplica la Madonna: “Mamma mia, vieni presto”. Neppure due mesi fa ha scritto a Michele, il suo fratello più caro: “I veri devoti di Maria non temono la morte, con pace si separano dai congiunti e dal mondo pensando che vanno a possedere l’oggetto dei loro puri amori e che in eterno saranno felici insieme al Signore”. La Madonna risponde all’invocazione del figlio. Lo viene a prendere maternamente premurosa, mentre laggiù sull’Adriatico sta sorgendo il sole. Gabriele è vissuto di corsa fino alla fine. Il suo direttore dirà con una felicissima espressione: “Nel cammino verso la santità ci ha rubato il passo”. Vita breve ma piena, la sua. Non ci vuole molto a ripercor rerla.

L’invito della Madonna E’ nato ad Assisi il primo marzo 1838, undicesimo di tredici figli, da Sante Possenti assessore pontificio della città e da Agnese Frisciotti, donna dolce e santa. Lo battezzano con il nome di Francesco: in casa e gli amici però lo chiameranno sempre Checchino; tra i Passionisti sarà Gabriele dell’Addolorata. A Spoleto, dove vive dai tre ai diciotto anni, studia con esiti brillanti. Compone poesie anche in latino. Le premiazioni arrivano immancabili e gratificanti. E’ bello, spigliato, sensibilissimo, portato all’amicizia, allegro. Segue la moda, veste a puntino. Ma è anche buono e altruista; è generoso e sensibile alle

sofferenze dei poveri; ama la preghiera. Nella cameretta ha una immagine dell’Addolorata davanti alla quale prega ogni giorno nutrendo la sua devozione di bambino, di adolescente e di giovane esemplare. La caccia è il suo sport preferito, il teatro lo af fascina e vi reca spesso con il papà e la sorella. Molte volte però durante le rappresentazioni teatrali sguscia via di nascosto e corre al vicino duomo della città per raccontare alla Madonna i dubbi e le ansie del suo giovane cuore. Diventa punto di attrazione per la sua

porta anche il cilicio per amore della penitenza. A diciotto anni, quando ormai sembra avviato ad una brillante carriera e il cuore di qualche ragazza comincia a palpitare per lui, pianta tutto ed entra in convento tra i Passionisti. Un colpo di testa? Una delusione giovanile da dimenticare? Niente di tutto questo. Solo il desiderio di consacrare la vita a quel Dio che solo può saziare la grande sete che gli brucia dentro. Durante una processione per le vie di Spoleto, la Madonna gli ha parlato con materna

festosità a volte eccentrica. Protagonista indiscusso e applaudito nelle recite scolastiche. E “il centro e l’anima” della gioventù di Spoleto. Dire che spopola e chiamarlo rubacuori non è esagerato. Gli piace ridere e scherzare. Dovunque passa semina festa e regala gioia a profusione. Lo chiamano il “ballerino” per l’eleganza del vestire, la proprietà dei movimenti, l’uso allora molto raro dei profumi. E’ “di indole piacevole, di modi garbati, di sentimento delicato e squisito con il cuore nato per l’amicizia”. In famiglia “si è come morti senza di lui”; in convento lo chiameranno “l’anima e la delizia dei confratelli”. A guardarlo così nessuno può lontanamente sospettare che sotto le vesti eleganti

tenerezza: “Checchino, cosa stai a fare nel mondo? La vita religiosa ti aspetta”. Il giovane si ritrova a piangere con il volto tra le mani e con una decisione fermissima: sarà passionista e lavorerà per diventare santo. Un obiettivo centrato in pieno. Davanti all’invito della Madonna, sono caduti tutti i dubbi, è svanito ogni tentennamento.

I suoi giorni Dopo quindici giorni già parte da Spoleto. Destinazione Morrovalle (Macerata). Il 21 settembre 1856 veste l’abito passionista; l’anno successivo professa i voti religiosi. Dopo un anno trascorso a Pievetorina (Macerata), il 10 luglio 1859 arriva a Isola del Gran

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A CENTOCINQUANTANNI DALLA MORTE SAN GABRIELE VIVE ANCORA Sasso (Teramo) per proseguire gli studi in preparazione al sacerdozio e alla vita missionaria. Ma la morte arriva prima e lo strappa all’affetto dei confratelli alla vigilia del suo ventiquattresimo compleanno. Non sono passati neppure sei anni dall’ingresso tra i Passionisti. E questi anni sono volati via come un attimo. Per tutti Gabriele è stato un esempio di impegno nello studio, di totale accettazione della volontà di Dio, di gioiosa e inflessibile coerenza. La sua vita religiosa: una corsa velocissima e inarrestabile verso la santità, un cammino traboccante di ricchezza interiore nella eroica fedeltà al quotidiano senza smagliature o cedimenti. E poi quella gioia, quel sorriso che non si spengono neppure davanti alla morte. Anzi sulla morte ottengono la loro vittoria più bella. I confratelli che lo assistono quasi non si accor gono del suo passaggio alla vita eterna che è un placido addor mentarsi nel Signore. Restano a contemplarlo e contemplandolo si nutrono di dolcissimi ricordi. E ricordano… Ricordano i suoi anni intessuti di gioia. Una gioia che gli germogliava dentro e che gli profumava la vita. Una gioia che accompagnava ogni suo gesto, che sbalordiva e af fascinava. Gabriele ne era diventato anche cantore e poeta: “La contentezza e la gioia che io provo è quasi indicibile; la mia vita è una continua gioia… La mia vita è una vita dolce, una vita di pace. Sto contentissimo”. Un giorno lo chiameranno il “santo del sorriso”. Loro adesso non lo sanno. Ma non si meraviglierebbero se qualcuno lo sussurrasse Ricordano i suoi giorni. All’apparenza comuni. Mai però accartocciati nell’abitudine; vissuti invece sempre con spirito nuovo, con entusiasmo sempre crescente. Martire e poeta della ferialità. Il quotidiano è stato il suo pane, il semplice il suo eroismo, l’ordinario il suo canto. Le piccole e fragili cose di ogni giorno sono state nutrite di un amore straordinario e hanno costruito la sua santità. Il direttore dirà: “Gabriele ha lavorato con il cuore”. Ricordano la sua vita trascorsa all’ombra di Maria. Lei “cominciò a Spoleto con il chiamarlo alla vita religiosa, lo accompagnò e proseguì ad

aiutarlo nell’opera della sua santificazione; compì l’opera con venire a prendere l’anima sua e portarlo vicino a sé in paradiso. Pareva che egli non fosse che un impasto di Maria”. La Madonna, e la Madonna Addolorata in particolare, è stata la ragione della sua vita. E Gabriele si era impegnato a propagarne la devozione con un voto particolare.

Vive e sorride ancora Lo ricordano così come lo descriverà il direttore padre Norberto Cassinelli. “Il mio Gabriele aveva un carattere molto vivace, soave, insinuante e insieme risoluto e generoso. Aveva un cuore sensibilissimo, pieno di affetto, un modo di fare sommamente attraente, piacevole, naturalmente gentile. Era gioviale e festoso, di parola pronta, ar guta, facile, piena di grazia. Di forme avvenenti, era agile e composto in ogni movimento della persona. Aveva gli occhi tondi, neri, assai vivaci: sembravano due stelle ed erano bellissimi. La virtù e la santità poi a tutto metteva compimento. Riuniva tante doti che difficilmente si possono trovare in una sola persona. Nessuna meraviglia che si guadagnas-

se la benevolenza e l’affetto di tutti. Gabriele era veramente bello nell’anima e nel corpo”. Domani lo deporranno nel sepolcro ricavato nella cripta della chiesa. Ma tutti sono convinti di consegnare alla terra non un cadavere ma un germe di vita e di grazia destinato a fiorire. I tempi sono noti soltanto al Signore. Ma non saranno troppo lunghi. Il 31 maggio 1908 Gabriele è dichiarato beato e il 13 maggio 1920 viene proclamato santo. Nel 1926 è dichiarato compatrono della gioventù cattolica italiana; nel 1953 viene costituito patrono principale della diocesi di Atri e compatrono della diocesi e città di Teramo; nel 1959 è dichiarato patrono principale dell’Abruzzo. Il resto è storia di un fascino sempre crescente; storia di una santità che non conosce tramonto. Nel mondo oltre mille chiese sono dedicate a Gabriele. E ai piedi del Gran Sasso, dove un tempo sor geva una piccola solitaria chiesina c’è ora uno dei santuari più noti e più cari. Qui Gabriele chiama, attira e accoglie i devoti che lo visitano sempre più numerosi. Il 30 giugno 1985 vi si è recato anche il papa Giovanni Paolo II per incontrare i giovani raccolti vicino al giovane Gabriele. E Gabriele parla al cuore di tutti coloro che lo vanno a trovare; ricorda a ognuno di camminare gioiosamente verso la santità compiendo con cuore grande e pieno di amore ogni passo della propria vita nella certezza di essere sempre accompagnati dalla materna protezione di Maria. Sul sepolcro del santo germogliano grazie a non finire, sbocciano miracoli stupendi. Per molti malati Gabriele è l’ultima speranza; per altri è l’unica speranza. Per tanti coricarsi sulla sua tomba è il sogno più lungamente accarezzato. E spesso la speranza non è delusa: il miracolo bacia un cuore in pena, rimargina ferite sanguinanti o rinnova un organismo dato per finito. Ma i miracoli più grandi sono quelli che ognuno registra nella propria vita e che custodisce gelosamente e con gratitudine nel segreto del proprio cuore. Sono passati centocinquanta anni dalla sua morte. Ma Gabriele è vivo, sorride ancora. Ancora regala grazie e miracoli.


AMICI AGGREGATI

11 di P. Alberto Pierangioli

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ei due Consigli Nazionali del 2011 si è parlato anche della necessità di rior ganizzare meglio il servizio degli “Amici Aggregati”. Parliamo qui degli Aggregati lontani dalle Fraternità, che hanno bisogno di essere rior ganizzati e animati. Sono diverse centinaia. Mi ha richiamato ad af frettare questa iniziativa una bella testimonianza di un giovane Amico Aggregato di Copparo FE. “Caro padre, grazie della rivista “Amici di Gesù Crocifisso”, che ricevo con puntualità e che mi aiuta a rinsaldare la mia appartenenza alla famiglia passionista. Mi sento Passionista e tale voglio sempre rimanere. Come Aggregato, mi sento un po’ isolato, ma anche se lontano, sono vicino a voi nello spirito e nella pr eghiera. Desidererei tanto di far e la consacrazione a Gesù Cr ocifisso, ma essendo così lontano, posso sperarlo? Se il Signore vorrà, appianerà le difficoltà. Lasciamo fare a Lui. T i chiedo una preghiera e una benedizione per tutti gli Amici Aggregati, che vivono lontano dalle Fraternità. Quando si è isolati è facile smarrirsi! Un grande abbraccio a tutti i fratelli e sor elle della Fraternità di Morr ovalle, alla quale sono aggregato. Il nostro Santo Padre Fondatore ci benedica e ci guidi sulla strada che lui ci ha tracciato, per essere suoi degni figli”. Cristiano Capatti Le Fraternità di Civitanova Marche, per mezzo di Maria Letizia Garbuglia e quella di Giulianova TE, per mezzo di Olga Erasmi, si sono impegnate seriamente a seguire gli Amici Aggregati. Altre Fraternità sono chiamate a fare qualcosa di più.

Impegno degli Amici Aggregati Abbiamo diverse centinaia di aderenti agli AGC, che ricevono la nostra rivista, sparsi in quasi tutte le province d’Italia, dove non vi sono fraternità o gruppi di AGC. Alcuni sono Amici Ausiliari, che s’impegnano a vivere privatamente la spiritualità passionista. Altri vogliano partecipare più intensamente alla vita degli AGC e per questo vengono Aggregati a una Fraternità lontana. Di essi dice il nostro Statuto: “E’ “Amico Aggregato”: chi non ha la possibilità di partecipar e a una Fraternità o Gruppo degli Amici, per

Gruppo di AGC al termine della Via Crucis all’aperto a Morrovalle

gravi motivi di lontananza, ma si unisce spiritualmente a una Fraternità con cui vive un rapporto di comunione spirituale, impegnandosi a fare da lontano lo stesso cammino spiritua le, come un amico effettivo” (n.5/B) . Ad essi viene segnalata la Fraternità e la persona di riferimento, con la quale mantenere un contatto per avere materiale di informazione e formazione per vivere la spiritualità passionista. Il rapporto è facilitato per chi ha la posta elettronica, anche di un familiare, che accetta di fare da tramite. E’ più difficile fare tutto con telefono e posta ordinaria. Per quanto riguarda le Fraternità di riferimento, lo Statuto dice: “Ogni Fraternità abbia uno o più incaricati che mantengano i rapporti con gli Amici Aggregati che non possono frequentare la Fraternità per lontananza. Il CE designi un responsabile che tenga i contatti con gli incaricati delle Fraternità per Amici Aggregati” (n. 57).

Appello pressante Invio un appello pr essante a tutti i nostri iscritti che si tr ovano in province italiane dove non vi sono Fraternità di AGC e che desiderano vivere la spiritualità degli

AGC come effettivi, a manifestar e subito di nuovo al mio indirizzo di posta elettronica il desiderio di essere Amico Aggregato, per mezzo di Email o di posta ordinaria, indicando a quale Fraternità vuole essere aggregato o lasciando la scelta alla nostra direzione. In base alle risposte che avremo, designeremo le Fraternità alle quali assegnare gli Amici lontani. Ricordo agli Amici Aggregati che le Fraternità hanno due incontri mensili e un ritiro mensile, nazionale o locale. Nella rivista di gennaio 2012 abbiamo pubblicato il “Programma di Formazione” degli AGC per il 2012, nel quale trovate le date dei ritiri mensili a Morrovalle, con la catechesi che viene fatta; in quali giorni e ora s’incontra la fraternità che vi viene assegnata. Nel primo incontro c’è la lectio divina dal libro: “Voi siete miei amici” , nel secondo incontro c’è la catechesi del programma di formazione. Nel nostro sito www.amicidigesucrocifisso.org, trovate tutte le informazioni necessarie e tutto il materiale che vi può servire. Se ci sarà una risposta adeguata a questo nostro appello, potremo dedicare una pagina della rivista agli Amici Aggregati. albertopier@tiscali.it


PASSIONISTI-CHIESA-SOCIETÀ

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di P. Lorenzo Mazzoccante

PASSIONISTI

CHIESA

Convocato il Capitolo Generale La nostra congregazione si prepara a vivere il suo 46° capitolo generale previsto dal 9 settembre al 7 ottobre p.v . a Roma. Il capitolo generale è l’or gano supremo dell’Istituto e verrà chiamato, oltre che ad eleggere il nuovo generale e relativo consiglio anche a discernere i segni dei tempi per rendere il carisma di san Paolo della Croce sempre vivo ed attuale nella chiesa e nel mondo. Il capitolo quindi sarà chiamato a verificare il cammino fatto e progettare il nuovo. Il testo integrale della lettera di convocazione del capitolo generale è disponibile sul sito. P. Mario Bartolini è libero La provincia PIET è in festa per la definitiva assoluzione del nostro confratello p. Mario Bartolini, missionario in Perù. Dopo aver speso una vita in missione, p. Mario era stato accusato di ribellione allo Stato perché avrebbe sobillato il popolo e preso parte attiva nelle rivolte del giugno 2009. Il suo caso era stato seguito da tutte le principali organizzazioni missionarie del mondo ed aveva avuto l’attenzione anche della Radio Vaticana. Da varie parti erano poi giunte missive per chiedere l’assoluzione di un uomo che ha speso la vita a favore degli ultimi. Il p. Mario Bartolini, nel precedente grado di giudizio era stato reputato innocente, ma la sentenza era stata impugnata. In questi giorni, anche questo secondo processo si è concluso favorevolmente al missionario marchigiano che è quindi finalmente e definitivamente libero da ogni accusa.

Mattino”, trasmissione dell’emittente di confidustra “Radio 24 - Il Sole 24 Ore”, l’avvocato Patrizia Clementi della Diocesi di Milano ha fatto chiarezza sull’argomento intervenendo particolarmente sulla questione ICI. Per maggiori info ed il podcast della trasmissione si rimanda al sito http://www.radio24.ilsole24ore.com.

SOCIETÀ Il Messaggio per la 46° giornata per la comunicazione sociale Ricorrendo la festa di S. Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, in anticipo rispetto alla giornata mondiale della comunicazione prevista per il prossimo maggio, il santo padre Benedetto XVI ha inviato agli operatori della comunicazione un nuovo messaggio in cui li esorta a recuperare la dimensione del Silenzio quale elemento imprescindibile di ogni comunicazione. Pertanto, afferma il papa: «educarsi alla comunicazione vuol dir e imparare ad ascoltare, a contemplare, oltre che a parlare, e questo è particolarmente importante per gli agenti dell’evangelizzazione: silenzio e par ola sono entrambi elementi essenziali e integranti dell’agire comunicativo della Chiesa». Il testo completo del messaggio è disponibile sul sito. L’evasione è peccato Tra i motivi che più frequentemente procurano delatori ai danni della Chiesa c’è l’idea diffusa di trovarsi di fronte ad una istituzione con troppe agevolazioni. Le accuse che si muovono sono spesso le più diverse e, in tempo di crisi, non manca chi torna in groppa a vecchi cavalli di battaglia. Recentemente il Card. Bertone ha ricordato qualcosa già presente nel Catechismo della Chiesa Cattolica, ovvero che evadere le tasse è peccato. Solo qualche tempo fa a “24

Il valore del rating Sempre più spesso sentiamo parlare delle valutazioni di agenzie quali Fitch, Moody’s e Standard& Poors e di come i loro giudizi condizionino i mercati perché esprimono pareri, ritenuti autorevoli, sulla qualità ed affidabilità di aziende e Paesi. Vale quindi la pena ricordare che si tratta di società a capitale privato (da cui ci si aspetta quindi degli utili) nate per studiare e valutare le strategie e prospettive delle aziende quotate in borsa e non la solidità degli Stati. Il loro giudizio era autorevole perché avevano accesso ad informazioni non disponibili a tutti gli investitori. Ma quale informazione riservata potrebbero avere sull’ azienda-Paese, le cui strategie ed i cui operato e libri sono sotto gli occhi di tutti, tale da giustificare le loro (s)valutazioni? Praticamente nessuna. Da qualche parte quindi sorge il dubbio che a

monte ci siano interessi privati. La speranza è che il valore di queste agenzie sia presto ridimensionato. Un aiuto in tale senso potrebbe venire dalla Cina, da cui proviene l’agenzia Dagong, attualmente una tra le più significative alternative alle agenzie d’oltre oceano.


TESTIMONIANZE

Una cappella per l’adorazione e un parroco AGC Il 16 dicembre 201 1 le fraternità di Porto S. Elpidio, Castellano e S. Tommaso hanno organizzato, con un pullman, un pellegrinaggio alla par rocchia di Ponzano di Fermo, invitati dal parroco don Angelo De Carolis, per andare a pregare nella cappella dell’Adorazione, preparata dal parroco in modo particolare per gli Amici di Gesù Crocifisso. La cappella si è presentata molto bella e curata nei minimi particolari, con un solo difetto: troppo piccola per accogliere tutto il nostro numeroso gruppo. Ci si è raccolti allora nell’attigua chiesa parrocchiale, dove don Angelo ci ha illustrato le pitture e i molti segni di fede che adornano la cappella. Dopo una breve catechesi di don Angelo, c’è stata una intensa adorazione silenziosa, con un sottofondo di canti religiosi molto belli. Al termine dell’adorazione è stata letta la lettera del P . Alberto, con la quale accoglieva la domanda di don Angelo di far parte degli Amici di Gesù Crocifisso. E’ stato un momento molto commovente che ha suscitato un caloroso applauso nell’assemblea. Nel congedarci, si è notato molta gioia sul volto di tutti. Sulla via del ritorno, vi sono state molte belle testimonianze: tutti hanno sottolineato la gioia e la profonda comunione che ci ha riuniti in questa serata di preghiera. Un’esperienza sicuramente da ripetere. Fragola Nello

Perché avete scelto la spiritualità passionista? Ti scrivo per informarti che ieri sera abbiamo partecipato alla catechesi mensile diretta da don Magloire, vice-parroco della nostra parrocchia di Sulmona. Essendo un sacerdote che mira alla qualità e non alla quantità, ha voluto, prima di iniziare, verificare,

chiedendo ad ognuno dei presenti, quale fosse il motivo per cui avevamo scelto questa spiritualità. Abbiamo dato la nostra testimonianza e alla fine ha esclamato:”Ok, mi avete convinto!”. Ci ha spiegato che avrebbe potuto correre il rischio di parlarci dell’istituzione dei monasteri femminili solo da un punto di vista storico se i suoi interlocutori non avessero capito cosa

A Sulmona, un piccolo gruppo che vuole fare sul serio

Sono appena tornata dall’incontro di meditazione mensile, guidato da don Magloire. Torno a casa con tanta gioia e voglia di condividere con gli altri i propositi suscitati in me dal Signore e vorrei rendere partecipe il mondo intero di tutto quello che mi nasce dentro. E’ una benedizione che viene da Dio l’aiuto di questi sacerdoti! Abbiamo affrontato la meditazione “Lo sguardo fisso su Gesù Crocifisso”, arricchendolo di esperienze vissute, collegandolo al grande mistero appena celeMaria Olivieri di Roccaraso, crocifissa con brato del S. Natale. Il Gesù, bacia con amore Gesù Cr ocifisso: dal sacerdote ci ha spiega31 dicembre 2011 sta abbracciando Gesù to che cosa lega la Risorto! grotta di Betlemme alla croce del significasse realmente “essere passioCalvario. Abbiamo analizzato la grannista”. Invece, è andato molto in prodezza dell’Amore di Dio che si manifondità. Ci ha illustrato bene la figura festa sul Calvario. Poi ci ha fatto una di Maria Crocifissa Costantini, modeldomanda: “Ma se Adamo ed Eva non lo per la vita claustrale: una vita molto avessero peccato, Dio avr ebbe manimpegnativa. Abbiamo approfondito dato lo stesso il suo Figlio unigenito anche il perchè noi mamme di faminel mondo?”. Tutti noi, io, Silvana, glia dobbiamo essere crocifisse ma in Linda, Sonia, Maria Luisa ecc, abbiamodo diverso rispetto alle monache. mo espresso la nostra opinione, poi il E’ importante per noi capire “perché” sacerdote ci ha spiegato come sulla dobbiamo prendere ad esempio la loro Croce si manifesta ciò per cui Dio accettazione delle sof ferenze ma non avrebbe mandato ugualmente Gesù, e le loro eventuali penitenze corporali, cioè l’Amore infinito per l’uomo. In tipiche di molti santi. Questa precisazione è venuta fuori da un mio inter vento. Il sacerdote è di una bravura, sensibilità e preparazione eccezionale, spero che tu possa fare la sua conoscenza la prossima volta che verrai. Ogni volta torno a casa più entusiasta della precedente che già mi era sembrata insuperabile. Dopo questa catechesi mi sono data degli obiettivi per la mia santificazione e sono molto determinata a raggiungerli, come vittoria sulle mie debolezze, ottenuta per Nicola di Roccaraso, crocifisso con Gesù, lo abbraccia con amore da donare all’Amore. fede e amore. Cinzia

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TESTIMONIANZE

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particolare mi ha colpito ciò che ci ha detto don Magloire al termine della meditazione: “la virtù forte che il Passionista deve praticare di più è la compassione verso il prossimo, perchè Gesù dice: “A me la Giustizia, a voi la Pietà”. Questa frase mi è restata scolpita nella mente e nel cuore perchè troppe volte giudichiamo l’altro e poi magari aggiungiamo: “Non voglio giudicare....”, dopo averlo appena fatto! Allora ecco questa frase “A noi solo la pietà, la compassione verso il pr ossimo....... il giudizio lasciamolo a Dio” . Voglio esercitarmi nella virtù della “compassione”. Questo è il proposito non solo per questo mese ma per sempre. Cinzia

A quale Natale crediamo Carissimo padre, scusami se non mi sono fatto più sentire, ma abbiamo avuto un periodo intenso. La piccola Anna ha avuto dei miglioramenti. A settembre abbiamo provato a mandarla alla scuola materna e l’esito è stato positivo. Giovanni frequenta la prima elementare presso le suore francescane e sta andando bene. Come sai, mi occupo di formazione aziendale, settore come gli altri abbastanza in crisi. E’ un momento difficile per il lavoro e questo, a dire il vero, mi preoccupa. Rimetto sempre la mia famiglia, me stesso e il mio lavoro nelle mani di Dio e mi auguro che questo Natale possa essere davvero la nascita di Gesù Risorto per tutti. Sappiamo bene che il Natale non è “il compleanno di Gesù Bambino”, come invece molte persone credono e lo riducono al natale del panettone, del pandoro, del panforte, ma le persone dovrebbero pensare un po’ di più al Pane del Cielo - al Pane degli Angeli e meno al “pan degli angeli” (cioè il lievito per fare i dolci!). Nessuno è perfetto e neanche io lo sono; ho i miei momenti di sconforto, di notte oscura, di fragilità e di debolezza umana, ma in ogni momento mi rivolgo a Gesù Crocifisso e Risorto e alla Vergine Maria. Chiedo a Loro di pensare alla mia vita, perché io da solo non sono in grado di farlo. Posso - metaforicamente parlando impegnarmi a spingere una ruota pesan-

tissima di pietra, ma in realtà è Dio che compie il lavoro di muoverla. Forse a noi è chiesto solo l’impegno costante di fortificarci nella fede, nella speranza e nell’amore e questo non è certo poco. Fabrizio-Firenze

carità ed è grazia. Con un mercatino di beneficenza, una raccolta viveri per i poveri, i canti dei ragazzi del catechismo e con un momento conviviale si è conclusa la festa della Carità. A.G.C. di Giulianova

Festa della carità a Giulianova

Riflessione sulla catechesi di dicembre 2011

Rifletto sul “nudo patire senza conforto” di S. Paolo della Croce. Leggiamo che Gesù “nei giorni della sua vita terrena offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a Colui che poteva liberarlo da morte” (Eb. 5,7-9). Egli apprese mediante le sue sofferenze l’obbedienza. Questa educazione dolorosa l’ha reso perfetto e mediatore perfetto, causa di salvezza per i fratelli. L’educazione alla sofferenza è materia antica, che troviamo anche nella letteratura greca. La prova rappresenta un mezzo attraverso cui Dio si fa conoscere dall’uomo e lo impegna alla conoscenza profonda di se stesso. La prova, così, è da considerare come un mezzo sapiente che trasforma e avvicina l’uomo a Dio. Il P. Dario Di Giosia, passionista, parla di carità e ser vizio ai membri della “nudo patire senza conforto” Caritas e degli AGC di Giulianova. denota la liberazione dalla condizione della contingenza per far assumere l’intera dimensione non materiale della realtà 25,40). Il relatore, P. Dario Di Giosia, (Benedetto XVI). Ma quanto è arduo Assistente Provinciale del MLP , ha raggiungere quest’alta vetta di spirituatenuto gli incontri specialmente con i lità, cioè il “nudo patire senza confor volontari Caritas e il gruppo degli to”. La croce di Cristo, però, dà all’uoAmici di Gesù Crocifisso, ricordandomo che soffre l’opportunità e la capacici come dobbiamo aiutare i fratelli tà di unirsi definitivamente a Dio, come bisognosi, in dif ficoltà e con molte il più sublime rimedio ai mali del carenze materiali e spirituali, ascoltanmondo raziocinante. doli e condividendo la loro sofferenza. Antonio Ferraro Tendere la mano al fratello, non significa dare solo il cibo che è primario ma aiutarlo a ritrovare la dignità umana. Cristo ci ha svelato che noi siamo per Auguro adesione l’amore: è più importante amare che di anime innamorate essere amato. Siamo bombardati da di Gesù una società consumistica, ma molti sono infelici; con il volontariato, ci Grazie, per le bellissime catechesi apriamo all’amore per il fratello. che mi mandi di san Paolo della Croce Dobbiamo pensare alla carità con l’ote della bellissima lettera di Natale del tica della grazia, ricordando che Dio è Il 10-11 dicembre 2011 si è svolta presso la chiesa di San Gabriele di Giulianova, l’ottava Festa della Carità, organizzata dalla Caritas parrocchiale e dal parroco Don Ennio, sul tema “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt


TESTIMONIANZE

cardinal Angelo Comastri. Le catechesi su san Paolo e le sue opere sono sempre molto forti e molto ricche di amore del Signore nella sua passione e ci riempiono il cuore della sua grazia. Auguro un nuovo anno santo nel Signore ricco di nuove iscrizioni agli Amici di Gesù Crocifisso, con l’adesione di tante anime innamorate di Gesù, pronte a lasciare tutto e seguire solo lui, per testimoniare il suo infinito amore misericordioso in tutto il mondo. Dio ti benedica e benedica sempre la tua opera e tutti gli Amici di Gesù crocifisso. Bruna Principi

Vegliare, pregare, amare Carissimo padre, grazie, per la vicinanza, per le preghiere, per la consacrazione, per l’affetto che sempre mi porti. Grazie perché mi rammenti che devo “Vegliare, pregare, amare”. Troppo spesso mi lascio risucchiare dai vortici di questo mondo. Ma la tua preghiera mi sostiene. Ti sento sempre tanto vicino. Mi infondi nel cuore continuamente nuove speranze e auspico che un giorno anch’io possa dire con San Paolo : Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede (2 Tm,4,7). La Consacrazione Perpetua m’incoraggia, con più fervore, a correre verso l’eternità. Giulia

I frutti della consacrazione Grazie, caro padre, per avermi accettato nella Famiglia Passionista. Grande è stata la gioia nel giorno della mia prima consacrazione. Adesso guardo il mondo che mi circonda con occhi diversi, anzi con cuore diverso. Sento Gesù Crocifisso come un padre, buono e tollerante, che mi perdona e mi accompagna nello svolgere della mia vita. Meditando la passione di Gesù e gli insegnamenti di san Paolo della Croce, accetto di buon grado le mie croci. Tu sai che non posso frequentare con assiduità gli incontri del

iniziare una peregrinatio crucis presso le famiglie della fraternità che desideravano accogliere il Crocifisso per un incontro di preghiera durante la Quaresima. L ’iniziativa veniva raccomandata il 5 maggio 2000 dal Consiglio Esecutivo a tutte le Fraternità. Il 22 febbraio del 2001 fu celebrata la messa prefestiva AGC alla f esta della P assione nella della Passione nella chiesa di chiesa di S. Gabriele a Civitano va S. Gabriele a Civitanova Marche. Marche e fu benedetto un Crocifisso per iniziare la gruppo, ma questo non distoglie il mio peregrinatio anche a Civitanova, con pensiero dall’amore di Gesù. La conl’incoraggiamento commosso del par sapevolezza di questo amore domina roco don Lauro Chiaramoni. Il giorno ogni mia azione, e mi permette di condopo, alle ore 21,00, ci fu una solenne trollare la mia impulsività e di non concelebrazione di 1 1 sacerdoti nella offendere le persone che mi circondachiesa dei passionisti a Recanati e no. Grazie ancora per le tue preghiere. furono benedetti 5 crocifissi per la Olga Crucitti peregrinatio in varie zone delle Marche. Partecipò anche il padre provinciale, Fabiano Gior gini, di santa Ho scoperto Dio memoria, che incoraggiò gli Amici che gremivano la chiesa a portare come Amico avanti questa importante iniziativa missionaria. Caro padre, è bello sentirsi amico Dall’otto febbraio 2002 la festa di Gesù, vivere da laico la Spiritualità comunitaria della Passione per gli Passionista. La mia vita è cambiata, AGC delle Marche si celebra alle ore anzi ogni giorno è in continua evolu21,00 sempre nella Chiesa di s. zione. Per me appartenere al MLP Gabriele a Civitanova come un appunsignifica trasformare l’assurdo del tamento fisso annuale. quotidiano in straordinario cammino In questo anno 2012 l’abbiamo di salvezza. Grazie, padre, perchè per celebrata il 17 febbraio. Come nel mezzo tuo ho scoperto Dio come 2005, ha presieduto la concelebrazioamico. “Voi siete miei amici”. ne Don Luigino Marchionni, nuovo Luigi Bellomo parroco di Morrovalle e responsabile di tutti i gruppi laicali della diocesi di Fermo. I crocifissi da benedire superaFesta della Passione e vano la sessantina, portati dalle varie Peregrinatio Crucis Fraternità e Gruppi di preghiera AGC. Da alcuni anni è iniziata la peregrinatio Crucis anche in Abruzzo e in I passionisti celebrano ogni anno la altre regioni, fino a Bari. festa solenne della Passione il venerdì In un tempo in cui dei tribunali prima delle Ceneri, dal 1776, per conumani danno l’ostracismo al cessione speciale della Santa Sede, Crocifisso, gli AGC s’impegnano a come titolo speciale della Congregapiantare più profondamente il zione e Famiglia Passionista. Crocifisso nei nostri cuori e nel cuore Il 3 marzo 1999 gli AGC delle di tutti i veri cristiani. Alcuni parroci Marche la celebrarono per la prima delle Marche e d’Abruzzo hanno volta in modo unitario a Recanati. Il assunto la Peregrinatio Crucis come 19 marzo 1999, il coordinatore della impegno quaresimale per la Parrocchia. Fraternità di Porto S. Elpidio, Fragola P. Alberto Pierangioli Nello, acquistava un bel Crocifisso per

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SELVA DI CROCIFISSI PER LA PEREGRINATIO CRUCIS Il 17 febbraio la Solennità della Passione ci ha riuniti numerosi nella chiesa di San Gabriele a Civitanova M., provenienti da tutte le otto fraternità degli AGC delle Marche. La Messa è stata presieduta da Don Luigino Marchionni e concelebrata da P. Alberto, P. Bruno, Don Angelo de Carolis, il diacono Vito Serafino. L'omelia di Don Luigino é stata ricca di spunti, che ci hanno fatto pensare a Gesù, ma anche a noi e ai fratelli chiamati a partecipare alla Passione di Gesù. Ha ricordato che noi siamo riuniti nel nome del Vivente, ma davanti agli occhi abbiamo i segni dell’Uomo del dolore, per ricordarci quanto ci ha amato e fatto per noi, ma anche per imparare da lui a guardare con fede e amore le piaghe dei fratelli. Noi siamo il frutto della morte di Gesù e siamo come il chicco di grano che se non muore non porta frutto. Il dolore del Figlio di Dio, che ha of ferto la sua vita per amore e che che non ci toglie la nostra libertà, ci fa pensare che Gesù ci ha lasciato una "caparra" per la Risurrezione. Ha concluso parlando dell'amore adulto di chi paga di persona e per questo è credibile, vive tutto nel silenzio, ripetendo “sia fatta sempre la tua V olontà”. L termine della messa sono stati benedetti i Crocifissi per la peregrinatio Crucis. AGC

Calendario degli Amici 04 marzo: 01 aprile: 06 aprile: 22 aprile: 27-30 aprile: 06 maggio:

Ritiro Mensile a Morrovalle: 09,00 - 17,00 Ritiro Mensile a Morrovalle: 09,00 - 17.30 Venerdì Santo: il nostro giorno. Ritiro e consacrazioni a Fossacesia: 09,00 - 17,30 Convegno del 20° del MLP italiano a S. Gabriele Ritiro e consacrazioni a Morrovalle

Ricordiamo al Signore i nostri defunti

Olivieri Maria, Roccaraso, 31-12-11Consacrata Perpetua. Braconi Norina di Trodica: 11-01-2012. Rainaldi Maria di Pescocostanzo AQ: 22.01-12

Un grazie sincero a coloro che hanno inviato la loro offerta per le spese di stampa Marzo-Aprile 2012 – Anno XIII n. 2 Autor. Trib. di MC n. 438\99 del 17-12-1999 Sped. Ab. Post. D.353/2003 (L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, Comma 2, DCB Macerata. Editoriale ECO srl - C. c. p. 11558624 Dir. Tonino Taccone – Red. P. Luciano Temperilli Piazzale S. Gabriele 2 – 62010 Morr ovalle Mc T. 0733/221273 - C. 349.8057073 - Fax 0733/222394 E-mail albertopier@tiscali.it http://www.amicidigesucrocifisso.org


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