rivista marzo aprile 2013

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mici di Gesù Crocifisso A Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso”

In caso di mancato recapito inviare al CPO di Macerata per la restituzione al mittente previo pagamento resi

Marzo - Aprile 2013 - Anno XIV n. 2

JOACHIM REGO ELETTO SUPERIORE GENERALE DEI PASSIONISTI IL 27 SETTEMBRE 2012 IN UDIENZA DA PAPA BENEDETTO XVI IL 3 OTTOBRE 2012


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3 – Fede e ragione: grandi domande dell’uomo Marzo 2013

a fede e la ragione sono come le due ali con le quali l’uomo s’innalza verso la conoscenza della verità. È Dio che ha posto nel cuore dell’uomo il desiderio di conoscere la verità e quindi di conoscere Lui perché, conoscendolo e amandolo, l’uomo possa avere anche la piena conoscenza di se stesso (Fides et ratio, n.1). Ci chiediamo: ha ancora senso la fede in un mondo in cui scienza e tecnica hanno aperto orizzonti fino a poco tempo fa impensabili? Che cosa significa credere oggi? Per rispondere a queste domande occorre conoscere la cultura ambigua del nostro tempo. Il progresso scientifico mostra, accanto alle sue luci, anche tante «ombre»; l’uomo viene educato a muoversi solo nell’orizzonte delle cose concrete e a credere solo a ciò che vede e tocca. Questo produce un grande e pauroso «deserto spirituale». Ma nello stesso tempo cresce anche il numero di quanti si sentono disorientati e, nella ricerca di andare oltre una visione solo orizzontale e umana della realtà, sono disposti a credere a tutto e al contrario di tutto. La nostra epoca è caratterizzata da una parte dal trionfo della scienza e della tecnica, messe al posto di Dio, dall’altra parte da una “religione fai da te” in cui si crede a tutte le superstizioni e magie possibili. Nella mente dell’uomo riemergono sempre e sono insopprimibili le grandi domande sulla vita, sulla morte: da dove veniamo e verso dove andiamo? Che senso ha la vita? Che cosa c’è dopo la morte? L’uomo moderno si rende conto che la scienza, pur importante, da sola non può spiegare tutto. Abbiamo bisogno della certezza che dà la fede, certezza diversa, ma non meno solida di quella della scienza. Noi oggi non capiamo più esattamente che cos’è la fede. Da una parte siamo tentati di ridurla a una serie di “emozioni” «privi di contenuti»: proprio a questo rischio vuole ovviare l’Anno della fede, con il richiamo ai contenuti del Concilio V. II e del Catechismo della Chiesa Cattolica, ma dall’altra parte c’è il rischio di ridurre la fede a una semplice accettazione intellettuale di

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di P. Alberto Pierangioli

alcune verità su Dio. La fede è certamente anche questo, ma non è solo questo: è un atto con cui mi affido liberamente a un Dio che è Padre e mi ama; è adesione a un “Tu” che mi dona speranza e fiducia. La fede è credere, certo: ma è credere a un Dio che è Padre che ama sempre, anche di fronte all’uomo che si ribella, anche di fronte al male e alla morte ed è capace di trasformare il male in bene, donandoci la vera salvezza. Avere fede, allora, è incontrare questo “Tu” (Dio), che mi sostiene e mi accorda la promessa di un amore indistruttibile che non solo aspira alla vita eterna, ma la dona; è affidarmi a Dio come un bambino, che si sente

La fede è fiducia sicuro quando sta nelle braccia della madre. La fede è proprio questo: abbandonarci con fiducia nelle braccia di Dio, che ci dà la sicurezza che non possiamo darci, ma solo ricevere come dono da Lui (Cfr. Ben.XVI, Udienza Gen. 24-10-12).

La fede come atto divino e umano La fede è un dono che viene da Dio, ma è anche un atto pienamente umano, un atto dell’intelligenza e

della volontà dell’uomo che, mosso da Dio, accetta le verità divine rivelate. Non è contrario alla libertà e all’intelligenza dell’uomo credere a Dio e aderire alle verità da Lui rivelate. Non è contrario alla nostra dignità prestare con la fede la piena sottomissione della nostra intelligenza e della nostra volontà, a Dio. Con la fede, noi entriamo in intima comunione con Lui. Anche nelle relazioni umane, noi diamo fiducia a una persona con la quale vogliamo entrare in comunione, come avviene nel matrimonio, però con la differenza che l’uomo può sbagliare o può anche ingannarci, mentre Dio non può sbagliare e non può ingannare. Nella fede, l’intelligenza e la volontà umane cooperano con la grazia divina. Noi crediamo non perché le verità rivelate appaiano vere e comprensibili alla nostra intelligenza, ma perché ci fidiamo di Dio che le rivela e non può ingannarsi né ingannare. Noi possiamo credere a Dio perché Egli si avvicina a noi e ci tocca con il dono dello Spirito Santo, che ci rende capaci di accogliere il Dio vivente. La fede allora è anzitutto un dono di Dio. Il Concilio Vaticano II afferma: «Per avere questa fede, è necessaria la grazia di Dio che previene e soccorre e sono necessari gli aiuti interiori dello Spirito Santo, che muove il cuore e lo rivolge a Dio, apre gli occhi della mente e dà a tutti la grazia di accogliere e credere alle verità rivelate» ( Conf. Cost. dogm. Dei Verbum, 5). Nondimeno, perché l’ossequio della nostra fede sia “ragionevole”, cioè “conforme alla ragione”, Dio ha voluto che all’aiuto interiore dello Spirito Santo si accompagnassero anche prove esteriori della sua rivelazione. Sono la vita e i miracoli di Cristo e dei santi, le profezie, la diffusione, la santità, la stabilità della Chiesa, come segni certi della rivelazione, adatti ad ogni intelligenza, motivi di credibilità che mostrano che la fede non è affatto un consenso cieco (Confr CCC 156). albertopier@tiscali.it


4 – Alimentare la fede Aprile 2013

più testimoniata. Oggi, per essere veri cristiani, non basta la fede della prima comunione. Quando la fede non è profonda e si basa solo sulla tradizione, è sempre a rischio. Benedetto XVI suggerisce “un percorso che aiuti a comprendere in modo più profondo non solo i contenuti della fede, ma anche l’atto della fede”.(Cfr.P.F. n.10). Suggerisce l’ascolto assiduo della Parola di Dio e dei documenti della Chiesa, la preghiera fervente, la pratica dei sacramenti, in particolare dell’Eucaristia, che è proprio il sacramento della fede. Il Catechismo della Chiesa Cattolica Per arrivare a una conoscenza completa dei contenuti della fede, la Chiesa ci ha dato un sussidio prezioso nel Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC), che è uno dei frutti più importanti del Concilio Vaticano II. Il Benedetto XVI porge la Parola di Dio Beato Giovanni Paolo II scriveva: “ Q u e s t o Catechismo darà un contributo molto vivere comune. Purtroppo non è più importante al rinnovamento della vita così. Oggi la fede è spesso nascosta, cristiana; è uno strumento valido al negata, combattuta. È finito il tempo servizio della comunione ecclesiale e in cui la fede permeava larghi strati come una norma sicura per l’insegnadella società. Non possiamo accettare mento della fede”. Benedetto XVI che il sale diventi insipido e la luce sia afferma che ogni cristiano che vuole tenuta nascosta (cfr Mt 5,13-16). approfondire i contenuti fondamentali Anche l’uomo d’oggi può sentire di della propria fede, li può trovare nel nuovo il bisogno di recarsi, come la CCC, che è la sintesi organica degli samaritana, al pozzo per ascoltare insegnamenti che la Chiesa ha accolto, Gesù, che invita a credere in Lui e ad custodito ed offerto nei suoi duemila attingere alla sua sorgente, zampillananni di storia. te di acqua viva (cfr Gv 4,14). Il CCC presenta lo sviluppo della L’insegnamento di Gesù risuona fede che tocca i grandi temi e i numeancora ai nostri giorni con la stessa rosi “perché” della vita quotidiana. forza: “Datevi da fare non per il cibo Non vuole essere lo studio freddo di una che non dura, ma per il cibo che serie di insegnamenti, ma l’incontro rimane per la via eterna” (Gv 6,27). con una Persona viva, Gesù Cristo, L’interrogativo posto da quanti lo che anima e guida la Chiesa. Con la proascoltavano è lo stesso anche per noi fessione della fede troviamo nel oggi: “Che cosa dobbiamo compiere Catechismo la spiegazione della vita per fare le opere di Dio?” (Gv 6,28). sacramentale, nella quale Cristo è preConosciamo la risposta di Gesù: sente e opera per costruire la sua Chiesa. “Questa è l’opera di Dio: che crediaSenza la liturgia e i sacramenti, la prote in colui che egli ha mandato” (Gv fessione di fede non avrebbe efficacia, 6,29). Credere in Gesù Cristo è l’unica perché mancherebbe la grazia che via per giungere alla salvezza (Cfr. sostiene la vita cristiana. Anche gli insePorta Fidei 2-3). gnamenti morali del Catechismo Abbiamo bisogno di una fede più acquistano il loro valore se sono illumiapprofondita, più pregata, più vissuta,

di P. Alberto Pierangioli

a fede è come una lampada, ma per illuminare non basta che sia nuova e buona, è necessario che sia alimentata continuamente, altrimenti rimane al buio. Viviamo in un tempo in cui la lampada della fede accesa nel battesimo è spenta in molti battezzati. Per questo il Papa ha indetto l’Anno della Fede, per riaccendere molte lampade spente o per lo meno indebolite. Oggi molti cristiani sono impegnati nella vita sociale, nella politica, nel volontariato, pensando che la fede sia un come, un presupposto ovvio del

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Catechismo Chiesa Cattolica per alimentare la fede nati dalla fede e messi in relazione con i sacramenti e la preghiera. Questo libro, almeno nel suo compendio, deve essere presente in ogni famiglia insieme alla Bibbia. In questo anno, il CCC deve essere un vero strumento per sostenere e accrescere la fede nei nostri gruppi, per giovani e meno giovani, mentre tutta la mentalità moderna congiura contro di essa. La quasi totalità del programma di formazione degli AGC negli anni 2004-2010 si è basata sullo studio del CCC e lo sarà in modo particolare nel 2013-2014 per conoscere e approfondire la fede. Oggi chi è debole nella fede è soggetto a tanti interrogativi e dubbi che provengono da una mentalità basata solo su certezze umane, tecniche e scientifiche. La fede è un dono di Dio, che non può essere in contrasto con la vera scienza, perché tutte e due vengono da Dio. Purtroppo la fede può essere persa se non è curata e approfondita (CCC 162). Riflettiamo al tempo che dedichiamo per apprendere un mestiere, una lingua, una scienza umana e a quanto tempo dedichiamo per approfondire e rendere più sicura la nostra fede. S. Paolo avverte il suo discepolo Timoteo: “Combatti la buona battaglia con fede e buona coscienza, poiché alcuni che l’hanno ripudiata hanno fatto naufragio nella fede”(1 Tm 1,18). Per due anni, ogni mese, su questa rivista e nelle catechesi mensili, ci sarà proposto un aspetto della fede da approfondire, da vivere, da pregare e da testimoniare. È una grazia da non sciupare. albertopier@tiscali.it


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1 - MEDITIAMO CON IL VANGELO DI GIOVANNI Gesù, il Signore, il Maestro che dà la vita per il popolo (18,12-27) di P. Roberto CecconiCP

arissimi Amici, proseguendo il nostro percorso, siamo giunti all’episodio che narra di Gesù davanti al sommo sacerdote Anna. Procediamo con la lettura-ascolto del Vangelo. Allora i soldati, con il comandante e le guardie dei Giudei, catturarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli infatti era suocero di Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno. Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: «È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo». Intanto Simon Pietro seguiva Gesù insieme a un altro discepolo. Questo discepolo era conosciuto dal sommo sacerdote ed entrò con Gesù nel cortile del sommo sacerdote. Pietro invece si fermò fuori, vicino alla porta. Allora quell’altro discepolo, noto al sommo sacerdote, tornò fuori, parlò alla portinaia e fece entrare Pietro. E la giovane portinaia disse a Pietro: «Non sei anche tu uno dei discepoli di quest’uomo?». Egli rispose: «Non lo sono». Intanto i servi e le guardie avevano acceso un fuoco, perché faceva freddo, e si scaldavano; anche Pietro stava con loro e si scaldava. Il sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento. Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». Appena detto questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?». Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?». Allora Anna lo mandò, con le mani legate, a Caifa, il sommo sacerdote. Intanto Simon Pietro stava lì a scaldarsi. Gli dissero: «Non sei anche tu uno dei suoi discepoli?». Egli lo negò e disse: «Non lo sono». Ma uno dei servi del sommo sacerdote, parente di quello a cui Pietro aveva tagliato l’orecchio, disse: «Non ti ho forse visto con lui nel giardino?». Pietro negò di nuovo, e subito un gallo cantò.

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Gesù viene portato da Anna, sommo sacerdote in carica dal 6 al 15 d.C., personaggio ancora influente all’epoca dei fatti. I due processi giudaici che vengono fatti a Gesù sono tutti sommari; sia quello davanti ad Anna che l’altro di fronte a Caifa.

La giovane Fraternità di Bari sceglie di seguire Gesù Crocifisso L’azione giudiziaria contro Gesù, secondo l’evangelista Giovanni, si è già svolta durante la sua vita pubblica. Basta dare uno sguardo a Gv 10,22-39 dove i Giudei, dopo aver interrogato esplicitamente Gesù sulla sua messianicità (Gv 10,24), lo accusano di bestemmia (Gv 10,33) per aver detto di essere una cosa sola con il Padre (Gv 10,30). A questo proposito, è utile soffermarsi su quanto Giovanni dice riguardo a Caifa all’inizio di questo brano: «Caifa era quello che aveva consigliato ai Giudei: “È conveniente che un solo uomo muoia per il popolo”» (Gv 18,14). Questo inciso rimanda alla decisione presa dal sinedrio dopo la risurrezione di Lazzaro (Gv 11,1-44). Quell’evento straordinario, oltre a suscitare la fede di molti Giudei (Gv 11,45) mette in allarme il sinedrio. Quest’ultimo teme che i segni (cioè i prodigi) compiuti da Gesù possano portare la moltitudine ad aderire a lui, con la conseguenza di suscitare una reazione da parte dei Romani, i quali potrebbero distruggere il tempio e la nazione (Gv 11,48). È in questo contesto che il sommo sacerdote Caifa dichiara che è meglio che Gesù muoia piuttosto che perisca tutta la nazione (Gv 11,49-50). La preoccupazione del sommo sacerdote è sia politico-religiosa (il tempio è la casa di Dio; la nazione è il suo popolo), che egoistica (Caifa e quelli della sua cerchia non vogliono perdere il potere). Tuttavia l’Evangelista mette in rilievo che le parole di Caifa costituiscono una profezia, la quale afferma la portata salvifica della morte di Gesù. Egli dona la vita per Israele e per tutti i figli di Dio dispersi (Gv 11,52).

Tornando al sommo sacerdote Anna, notiamo che egli interroga Gesù riguardo ai suoi discepoli e al suo insegnamento (Gv 18,19). Gesù risponde in un primo momento dicendo di aver parlato apertamente al mondo e di non aver detto nulla di nascosto (Gv 18,20). Con queste parole egli allude ad un passo del profeta Isaia in cui il Signore dice: «Io non ho parlato in segreto, in un angolo tenebroso della terra» (Is 45,19). In questo modo Gesù lascia intendere la qualità divina del suo insegnamento. In un secondo tempo, Gesù invita il sommo sacerdote ad interrogare quelli che lo hanno ascoltato. Essi sanno le cose che ha detto (Gv 18,21). Le due risposte sono intese da una delle guardie presenti come un rifiuto di dare ragione al sommo sacerdote circa la propria attività. Di qui l’iniziativa di percuotere Gesù (Gv 18,22). Lo schiaffo, collocato al termine di un’indagine centrata sull’insegnamento di Gesù, in qualche modo simboleggia la reazione del mondo dinanzi al suo messaggio. Anche questo brano ha la sua Buona Notizia. Ci dice infatti che, mentre i capi del popolo conducono Gesù verso la morte, Dio attua il suo progetto di vita: radunare nell’unità della Chiesa tutti i credenti. Di fronte alle guide religiose giudaiche si staglia la figura del Buon Pastore, che dà la vita perché le sue pecore diventino un solo gregge e un solo pastore (Gv 10,16). I tentativi con cui il mondo cerca di soffocare la testimonianza di Gesù sono vani. Essa trova sempre persone disposte ad accoglierla e a trasmetterla (Gv,17,20). robi.cp@libero.it


XVIII - “LA SANTITÁ É AMORE” di Madre M. Maddalena Marcucci LA SOFFERENZA DELL’AMORE: il monte della mirra di Maria Grazia Coltorti

Sta scritto che il Messia dovrà patire” (cf. Le 24, 46)

Il Vangelo ci dice che era necessario che Gesù Cristo patisse (cf. Mt 26, 54; Gv 12, 33-34; 13, 18). I Santi Padri ci dicono, invece, che non era del tutto necessario che, per salvare l’uomo, Gesù affrontasse la passione e la morte. Una sola preghiera, il solo farsi uomo dell’Immortale, dell’Eterno, sarebbero stati più che sufficienti a salvare il mondo, avendo i suoi atti un valore infinito.

SOFFERENZA E AMORE Perché allora “era necessario” che Cristo soffrisse (cf. Lc 24, 26)? E’ questo un grande mistero di amore sul quale molto poco si riflette, e, per questo motivo, si ama così poco e così poco si apprezza la sofferenza. Ciò che bastava alla giustizia di Dio non bastava al suo amore: ecco perché Gesù scelse la sofferenza. Nella Passione il Signore Gesù ci parla con il suo Sangue, con le sue Piaghe, con la sua Morte, voci potenti che vogliono “obbligarci” ad amarlo. Così, ci dice la Madre Maddalena Marcucci, va intesa l’espressione: “era necessario”. Era necessario all’Amore per manifestarsi a noi in tutta la sua estensione. Essendosi Dio fatto capace di soffrire, era necessario che soffrisse, affinché potesse dire all’uomo: “ Ti ho amato quanto ho potuto fino alla consumazione dell’amore “. Ma se per Gesù era necessaria la sofferenza per poterci mostrare quanto ci amava, da parte dell’uomo invece è necessario non solo per questo, ma anche per purificare il nostro amore, perfezionarlo, consolidarlo, renderlo forte e battagliero. All’anima, tra le sofferenze, specialmente quelle dello spirito, succede come agli scogli in mezzo al mare: quanto più le onde, infuriandosi, si scagliano contro di essi, tanto più questi si levigano e si mostrano forti e immobili ai loro colpi.

meravigliose delle anime. Necessario, però, è che le anime lascino operare liberamente l’amore divino, senza alcuna resistenza da parte di chi lo riceve. L’amore non ammette violenza. La forza dell’amore, lasciata libera d’agire, fa rinascere a quella vita nuova, della quale Gesù parlò a Nicodemo: “In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio” (Gv 3, 5), e cioè nel regno dell’Amore, cielo dell’anima. Quando questa, già purificata dalle sofferenze causate dall’amore, si è resa degna di diventare dimora dell’Amato, allora potrà ripetere: “Cristo vive in me” (cf. Gal 2, 20), “per me il vivere è Cristo” (cf. Fil 1, 21).

SALENDO SULLA CROCE

VITTIME DI AMORE

Beata quell’anima che ha compreso questa verità. Beate quelle anime che sentono la necessità della sofferenza purificatrice. Ma ancor più beate quelle che già si trovano sulla cima del Calvario, in questo luogo divino dove soltanto si realizzano le trasformazioni

Nell’amore bisogna sempre salire fino all’ultimo istante della nostra vita. E’ certo che non c’è mezzo più adatto e più proprio per questa salita che questi intimi martiri che ella patisce, prodotti dall’Amore stesso. In tal modo il povero amore della creatura si rende

degno del Signore Gesù che ci amò all’eccesso, fino alla fine. Si può così dire dell’anima: è necessario che soffra; è necessario all’amore, come fu necessario per Gesù. Tali sofferenze non sono esteriori, oppure di quelle alle quali nessun mortale può sottrarsi. Sono sofferenze dello spirito, intime, segrete, inspiegabili. Tutte le anime amanti, più o meno, provano qualche cosa di queste sofferenze, che costituiscono, nello stesso tempo, i gradi dell’amore. La sofferenza, l’ora della sofferenza Gesù la chiama l’ora in cui Egli sarà glorificato e potrà glorificare il Padre. Dal torrente di umiliazioni e dolori che lo aspetta, proprio di là uscirà la gloria della quale parla Gesù. Lo stesso succede all’anima amante. La sua gloria personale e la gloria del suo Dio possono scaturire unicamente da quella sofferenza pura dello spirito, abbracciata con i sentimenti e con l’amore, con i quali l’accettò Gesù. Non ci sembri eccessivo il doverci assomigliare a Gesù. Egli è il nostro modello. Tutto ciò che Gesù ha fatto, lo ha fatto per darci l’esempio. E’ sceso sulla terra e si è fatto uomo per essere nostro Maestro, perché apprendiamo da Lui ad amare e a glorificare Dio. Egli sa quanto grande sia la debolezza umana, quanto sia debole il nostro spirito nell’ora del Getsemani e per questo pregò dicendo: “Consacrali nella verità... per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità” (cf. Gv 17, 17.19). Per essere santificati nella verità sono necessarie queste purificazioni che vengono compiute dall’Amore stesso nell’anima che si abbandona generosamente a lui, senz’altra guida che l’amore in pura fede. Colt.mgrazia@libero.it

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L’ANNO DELLA FEDE: I testimoni

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CARLO ACUTIS di Manuela Peraio arlo Acutis(1991-2006): un ragazzo dei nostri tempi devoto alla Madonna; morto, ad appena 15 anni di età a causa di una leucemia fulminante, in concetto di santità perché ha offerto la sua vita per il papa e per la Chiesa. Nato a Londra il 13 maggio 1991 da Andrea e Antonia Salzano, entrambi ricchissimi, che si trovavano nella capitale inglese perché lavoravano nel mondo dell’alta finanza; il 18 maggio riceve il battesimo in una chiesa intitolata alla Madonna di Fatima; dopo qualche mese rientra con la sua famiglia a Milano. Molto intelligente, era particolarmente portato per l’informatica, tanto che sia i suoi amici che gliadulti lo consideravano un genio in questo campo. .A soli sette anni riceve la prima comunione nel monastero delle Romite di S. Ambrogio ad Nemus, di Perego, e da allora sempre più alimenta un grande amore al Santissimo Sacramento dell’Altare. Frequenta le scuole della elite benestante di Milano, le elementari e le medie presso le suore Marcelline ed il liceo Classico Leone XIII gestito dallaCompagnia di Gesù. Carlo è affettuoso, vuole molto bene ai suoi nonni ed ai suoi genitori, pur essendo ricco non faassolutamente mai sentire sugli altri alcun complesso di superiorità dovuto alla sua estrazione sociale ma è estremamente alla mano ed affabile con tutti, iniziando dai domestici di casa fino ai mendicanti lungo la strada. Ha un temperamento di base socievole ed attira facilmente le simpatie altrui per la sua gentilezza e bontà.

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Viene educato in ambienti profondamente cristiani, ma è lui che sceglie liberamente di seguire Cristo e di vivere da ragazzo cattolico, andando controcorrente contro la mentalità di oggi. Fondamentale è per Carlo accostarsi quotidianamente all’Eucarestia, in particolare si comunica tutti i primi venerdì del mese. Ogni giorno recita il santo rosario in onore della Vergine. I suoi compagni sono concordi nell’affermare che Carlo è stato un vero annunciatore di Gesù e testimone del Vangelo. Spesso parla del rischio di potersi perdere con il peccato mortale nella dannazione eterna. Verso i cinque anni durante un pellegrinaggio a Pompei, si consacra alla Madonna del Rosario e da allora inizia con i suoi parenti a recitarlo regolarmente. Nel percorso spirituale

di Carlo la devozione mariana è stata fondamentale ed aveva accresciuto in lui il desiderio di recarsi a Fatima, luogo del Portogallo dove la Madonna era apparsa ai tre pastorelli. Nel 2006, pochi mesi prima della sua morte, i suoi genitori lo accontentano. Poco dopo aver compiuto questo pellegrinaggio, Carlo si ammala e dietro a quella che appariva in un primo momento come una banalissima influenza si nasconde una leucemia fulminante. Qualche giorno prima di essere ricoverato in ospedale afferma risoluto:”Offro tutte le sofferenze che dovrò patire al Signore per il Papa e per la Chiesa; e per andare diritto in cielo”;. Stroncato da un’emorragia cerebrale, muore il 12 ottobre 2006.

Queste sono alcune massime indicate da Carlo nel sito internet da lui ideato, cui aveva premesso queste parole: “Ho deciso di aiutarti confidandoti alcuni miei segreti specialissimi per raggiungere velocemente questo traguardo della santità: 1) Bisogna volerlo con tutto il cuore, e se non lo desideri ancora devi chiederlo con insistenza al Signore. 2) Cerca di andare tutti i giorni alla Santa Messa e di fare la Santa Comunione. 3) Ricordati di recitare ogni giorno il Santo Rosario. 4) Leggiti ogni giorno un brano della Sacra Scrittura. 5) Se riesci fai qualche momento di Adorazione Eucaristica davanti al Tabernacolo dove è presente realmente Gesù, così vedrai come aumenterà prodigiosamente il tuo livello di santità. 6) Se riesci confessati tutte le settimane anche i peccati veniali. 7) Fai spesso propositi e fioretti al Signore e alla Madonna per aiutare gli altri. 8) Chiedi continuamente aiuto al tuo Angelo Custode che deve diventare il tuo migliore amico”.


L’ANNO DELLA FEDE:

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La via della Fede di Manuela Peraio sservando il mondo dei ragazzi, pensavo, non senza preoccupazione, a quanto vivano lontani da Dio, e quanto la mentalità materialista dei nostri tempi, li porti per strade che non sono quelle che Dio ha pensato per ciascuno di loro. “Tuttavia ci sono delle vie che possono aprire il cuore dell’uomo alla conoscenza di Dio, ci sono dei segni che conducono verso Dio. Certo, spesso rischiamo di essere abbagliati dai luccichii della mondanità, che ci rendono meno capaci di percorrere tali vie o di leggere tali segni. Dio, però, non si stanca di cercarci, è fedele all’uomo che ha creato e redento, rimane vicino alla nostra vita, perché ci ama. E’ questa una certezza che ci deve accompagnare ogni giorno, anche se certe mentalità diffuse rendono più difficile alla Chiesa e al cristiano comunicare la gioia del Vangelo ad ogni creatura e condurre tutti all’incontro con Gesù, unico Salvatore del mondo.”(Benedetto XVI) Il Concilio Vaticano II afferma che:«La ragione più alta della dignità dell’uomo consiste nella sua vocazione alla comunione con Dio. Fin dal suo nascere l’uomo è invitato al dialogo con Dio: non esiste, infatti, se non perché, creato per amore da Dio, da Lui sempre per amore è conservato, né vive pienamente secondo verità se non lo riconosce liberamente e se non si affida al suo Creatore» (Cost. Gaudium et spes, 19). Il santo padre Benedetto XVI si chiede quali risposte la fede sia chiamata a dare all’ateismo, allo scetticismo affinché l’uomo di questo tempo continui a riscoprire in sé quell’anelito verso l’Infinito e a seguire le vie che portano a Cristo. Le riassume in tre parole: il mondo, l’uomo, la fede. Il Mondo attraverso la sua bellezza, che possiamo ammirare nel creato, pone alla nostra intelligenza la necessità che esista la fonte di

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tanta bellezza, Dio. “Il mondo non è un magma informe, ma più lo conosciamo e più ne scopriamo i meravigliosi meccanismi, più vediamo un disegno, vediamo che c’è un’intelligenza creatrice. Albert Einstein disse che nelle leggi della natura «si rivela una ragione così superiore che tutta la razionalità del pensiero e degli ordinamenti umani è al confronto un riflesso assolutamente insignificante» (Il Mondo come lo vedo io, Roma 2005). Una prima via, quindi, che conduce alla scoperta di Dio è il contemplare con occhi attenti la creazione.”

turisce la carità, cioè l’amore per i fratelli. L’uomo può vivere la dimensione della grazia, nella quale viene rinnovato modellato sempre più a immagine di Dio, e la sua vita diventa testimonianza di Cristo Vivo fra gli uomini. “Questo, però, chiede a ciascuno di rendere sempre più trasparente la propria testimonianza di fede, purificando la propria vita perché sia conforme a Cristo. Oggi molti hanno una concezione limitata della fede cristiana, perché la identificano con un mero sistema di credenze e di valori e non tanto con la verità

L’uomo. «Non andare fuori di te, rientra in te stesso: nell’uomo interiore abita la verità» (De vera religione, 39, 72).” Questo è un altro aspetto che noi rischiamo di smarrire nel mondo rumoroso e dispersivo in cui viviamo: la capacità di fermarci e di guardare in profondità in noi stessi e leggere quella sete di infinito che portiamo dentro, che ci spinge ad andare oltre e rinvia a Qualcuno che la possa colmare.” (BenedettoXVI) La fede. La via della fede ci apre all’incontro con quel Padre misericordioso, e da questa relazione sca-

di un Dio rivelatosi nella storia, desideroso di comunicare con l’uomo a tu per tu, in un rapporto d’amore con lui. In realtà, a fondamento di ogni dottrina o valore c’è l’evento dell’incontro tra l’uomo e Dio in Cristo Gesù. Il Cristianesimo, prima che una morale o un’etica, è avvenimento dell’amore, è l’accogliere la persona di Gesù. Per questo, il cristiano e le comunità cristiane devono anzitutto guardare e far guardare a Cristo, vera Via che conduce a Dio.”(Benedetto XVI)


Benedetto XVI rinuncia ad essere Papa

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’11 febbraio 2013 sarà una data che farà storia. Il Papa Benedetto, ai cardinali convocati in Concistoro dice, in latino: “Carissimi Fratelli, vi ho convocati a questo Concistoro …anche per comunicarvi una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa. Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino… Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e dovrà essere convocato, da coloro a cui compete, il Conclave per l’elezione del nuovo Sommo Pontefice.” Una giornalista dell’ANSA che ascolta e capisce il latino rilancia la notizia che in un attimo fa il giro del mondo, suscitando incredulità e meraviglia ma anche rispetto e ammirazione. Una scelta per amore della Chiesa. Joseph Ratzinger fu Eletto papa il 19 aprile del 2005: papa per 7 anni, 10 mesi 9 giorni. 265esimo pontefice di Roma, nono successore tedesco di Pietro.E’ nato a Marktlam Inn, il 16 aprile 1927. Prete dal 29 giugno 1951, addottorato in teologia con una tesi su Sant’Agostino e abilitato alla docenza con una su san Bonaventura, è stato docente a Frisinga, Bonn, Muenster, Tubinga e Ratisbona. È stato esperto al Concilio Vaticano II. Nel ‘77 Paolo VI lo ha nominato arcivescovo di Monaco e il 27 giugno lo ha creato cardinale. Il suo motto episcopale è stato «Cooperatore Veritatis», «Collaboratore della verità». Ha partecipato ai conclavi che nel ‘78 hanno eletto papa Luciani e papa Wojtyla. Nell’81 Giovanni Paolo II lo ha nominato prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. È stato presidente della commissione per la preparazione del Catechismo della Chiesa cattolica, vice decano e poi decano dei cardinali. È

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stato eletto papa il 19 aprile del 2005, dopo la morte di Giovanni Paolo II, al quarto scrutinio. Fine teologo, uomo timido dotato di grande capacità di ascolto, maestro nel predicare in modo accessibile anche sui temi più complessi, in quasi otto anni da papa ha incontrato milioni di persone, ha compiuto decine di viaggi internazionali e in Italia, ha scritto varie encicliche per dire che l’amore e la speranza non sono qualcosa ma qualcuno, cioè Cristo, e per rinnovare la dottrina sociale della Chiesa. Ha scritto il Gesù di Nazareth in più volumi, per mostrare che la fede non è un elenco di proibizioni ma un rapporto di amicizia con il Dio fatto uomo. Ha posto i temi della povertà e dell’Africa, dei giovani, dell’ecumenismo e dell’annuncio della fede al mondo secolarizzato al centro del proprio regno. Ha lottato energicamente contro la pedofilia del clero, imponendo una inversione di rotta nella coscienza, nelle norme e negli atteggiamenti della Chiesa nei confronti dei preti pedofili. Quando inizierà il periodo i «sede vacante», il papa si trasferirà prima a Castel Gandolfo e successivamente, quando sono finiti i lavori, dove c’era la sede del monastero delle suore di clausura sul colle Vaticano. Il suo è stato un gesto coraggioso e di verità di fronte alla sua coscienza e al servizio della Chiesa. Quel coraggio e

quella verità che l’ha accompagnato nel denunciare il nichilismo imperante, la crisi antropologica, lo scandalo della pedofilia e i mali della chiesa. Quel coraggio e quella verità che l’ha portato a difendere con forza “i principi non negoziabili” di fronte ai potenti del mondo. Quel coraggio e quella verità che ne hanno fatto un riferimento importante per la difesa della legge naturale e della capacità della ragione a dialogare con la fede. Quel coraggio e quella verità che l’hanno portato infine a guardare anche il suo ministero nella Chiesa di Dio con lucida concretezza. Lucidità che l’aveva portato ad affermare, nel 2010, “Il dovere di dimettersi”.Così disse nel passaggio del libro intervista “Luce del mondo” (2010) di Peter Seewald in cui si prefigura la scelta del Papa di ritirarsi. “Quando un Papa giunge alla chiara consapevolezza di non essere più in grado fisicamente, psicologicamente e mentalmente di svolgere l’incarico affidatogli, allora ha il diritto ed in alcune circostanze anche il dovere di dimettersi” Ci mancherà la sua chiarezza e al sua profondità di pensiero che ha guidato la nostra coscienza cristiana in questi anni. Ma siamo sicuri che lo Spirito Santo, che è lo Spirito della sorpresa di Dio nella storia dell’uomo, saprà indicarci il giusto pastore per il domani prossimo della Chiesa. ***


CONSIGLIO NAZIONALE DEL MLP: 18-20 GENNAIO 2013

Consiglio Nazionale del MLP, con la partecipazione del P: Generale, P. Joachim Rego

i è conclusa domenica scorsa 20 gennaio 2013 la riunione del Consiglio Nazionale del Movimento Laicale Passionista Italiano a Roma nella casa generalizia dei Santi Giovanni e Paolo. Rappresentavano la provincia della Pietà: P. Dario Di Giosia Assistente provinciale, Piera Iucci Coordinatore provinciale, P. Francesco Cordeschi Assistente della Tendopoli, Calvarese Pio rappresentante degli Amici di Gesù Crocifisso, Carmelino Marchegiani rappresentante del Gruppo Famiglia Passionista, alcuni giovani della Tendopoli e l’assistente P. Alessandro Ciciliani. E’ stato un incontro veramente ricco di Spirito, di partecipazione e di novità organizzative. Abbiamo avuto per tutto il tempo la presenza del Coordinatore CEB P. Leone Masnata che ci ha relazionati riguardo alla riunione CEB, appena conclusa a Roma, con tutte le novità che

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presto andranno in vigore. Sempre presente anche P. Giuseppe Adobati Consultore generale. Tutte e due da tempo seguono molto da vicino il MLPI. Graditissima è stata la presenza alla celebrazione eucaristica dell’apertura del consiglio nazionale, del P. Generale uscente P. Ottaviano d’Egidio e del nuovo P. Generale Joachim Rego. Questo dimostra l’interesse che la Congregazione ha nei riguardi del MLPI. Nel consiglio nazionale si è parlato molto di un percorso formativo per gli aderenti al MLPI, scandito in tappe, seguendo l’esempio di percorsi già comprovati in alcuni movimenti italiani (come gli Amici di Gesù Crocifisso, la Tendopoli ed altri). Nei tre giorni di consiglio, molto tempo è stato dedicato a modificare lo statuto del MLPI perché sia sempre più adeguato ai cambiamenti che si prospettano, quando le sei province passioniste italiane formeranno

una sola provincia insieme a Francia e Portogallo. Lo statuto è stato rinnovato con l’aggiunta di articoli riguardanti questioni pratiche e articoli riguardanti la formazione che avverrà in tre tappe per gli aderenti al MLPI. Lo statuto rinnovato sarà presto disponibile e diffuso. Di conseguenza si provvederà ad aggiornare anche lo statuto del MLP della Provincia della Pietà. La domenica mattina ci sono state le elezioni del nuovo Coordinamento Nazionale MLP. All’unanimità sono stati riconfermati per l’ottimo lavoro effettuato nel precedente quadriennio: M. Rosa Fraccaro coordinatrice nazionale, Dario Simonitto vice, Benaducci Paolo tesoriere. Assistente nazionale nominato dalla Congregazione: P. Pino Schinello. Paolo Benaducci è un Amico di Gesù Crocifisso nella fraternità di Civitanova e... ne siamo fieri! Piera Iucci Coordinatrice MLP Provincia Pietà

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PER UN VERO RINNOVAMENTO DEL NOSTRO MOVIMENTO

aro padre, dopo aver riflettuto e pregato sulla tua richiesta di suggerire qualcosa per migliorare il nostro movimento, vorrei comunicarti quello che credo importante e vitale: “Ricominciamo da capo”. Spiego.

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1. Facciamo che gli incontri di fraternità diventino momenti di accoglienza e di comunione fraterna, perché, quando si arriva, non è bello vedere tanti musi lunghi. 2. Fra i membri della fraternità ci deve essere più amore fraterno, che ci deve spingere a preoccuparci di coloro che non si vedono da tempo agli incontri. 3. La meditazione deve essere preparata da tutti a casa e nelle riflessioni, bisogna rimanere nel tema, sempre in un clima di presenza di Dio, senza fare vaghe riflessioni. 4. Gli alti ideali sono belli, ma se non si alimenta lo spirito con la meditazione quotidiana, come voleva il nostro Fondatore e un serio cammino di santità, tutto rimane a livello sentimentale e lascia il tempo che trova. 5. Ho notato che molti partecipanti non hanno una direzione spirituale e questo si capisce dal modo di parlare e per loro

ammissione. Questo fa capire che abbiamo bisogno di un cammino di conversione.

sione quotidiano, non andremo avanti nel cammino di santità.

6. Agli esercizi spirituali ho visto persone che non riescono a stare in silenzio, parlano in chiesa alla presenza di Dio, tengono i telefonini accesi, parlano di chi è lontano da Dio con disprezzo o con pietismo, parlano troppo di se stesse, dimenticando che se facciamo del bene e è sempre per grazia di Dio.

8. Nell’anno della fede riprendiamo in mano i punti fondamentali del nostro cammino secondo lo statuto e guardiamoci in faccia con serietà e desideriamo di fare la volontà di Dio, che scomoda sempre!

7. Forse sono severa, ma se non ci rendiamo conto che è necessario per ciascuno di noi la comunione intima con Dio, con un cammino di conver-

9. Liberiamoci dalle nostre convinzioni di essere bravi e santi, pregando ogni giorno così: “Signore, aiutami, perché la mia miseria è grande e converti il mio cuore a Te, che sei la Vita Vera!”. AGC


PEREGRINATIO CRUCIS 2013

a festa solenne della Passione, propria dei Passionisti, viene celebrata ogni anno nel venerdì che precede le Ceneri; quest’anno è caduta l’8 febbraio 2013 e, come da tanti anni, per le Fraternità delle Marche è stata celebrata nella chiesa di San Gabriele a Civitanova Marche; è stata presieduta da Don Pietro Orazi, Vicario generale dell’Arc. di Fermo. Questa festa fu concessa dal Papa ai Passionisti nel 1776. Il 19 marzo 1999, in piena Quaresima, il coordinatore della Fraternità di Porto S. Elpidio, Fragola Nello, acquistò un Crocifisso per iniziare una peregrinatio presso le famiglie del gruppo. Il Consiglio Esecutivo degli AGC del 5 maggio 2000 assumeva ufficialmente l’iniziativa da farsi durante la Quaresima. Il 22 febbraio del 2001 celebrai la messa della Passione nella chiesa di S. Gabriele a Civitanova M. e benedissi un Crocifisso per iniziare la peregrinatio anche a Civitanova, con profonda commozione del parroco don Lauro Chiaramoni. Dal 2001 la festa della Passione si celebra ogni anno per le Marche nella chiesa di San Gabriele dell’Addolorata a Civitanova: dall’unico Crocifisso degli inizi si è passato a 50-60. Attualmente la peregrinatio è praticata durante la Quaresima in tutte le Fraternità delle Marche e in Abruzzo, nelle Fraternità di Giulianova, Roccaraso, S. Nicolò a Tordino, Trasacco, Sulmona, Villa Lempa e nella città di Bari.

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Solo poche Fraternità non l’hanno ancora iniziata. Anche alcuni AGC che vivono in regioni dove non vi sono Fraternità di AGC hanno iniziato a fare tentativi con familiari e vicini di casa con ottimi risultati. Questa iniziativa è il principale impegno missionario degli AGC per riportare fede e preghiera nelle famiglie ed è stato fatto proprio da diversi parroci come impegno parrocchiale della Quaresima. Siamo al 15° anno di questa iniziativa, che vuole essere una piccola missione per le famiglie. Quando c’è non solo il permesso ma anche la piena collaborazione dei parroci, i frutti sono abbondanti. In un tempo in cui un cristiano che porta una piccola croce al collo è perseguitato, noi c’impegniamo a piantare il Crocifisso Risorto nel nostro cuore e nel cuore di tutti i cristiani. Ogni Crocifisso della peregrinatio è affidato a un Amico di Gesù Crocifisso, che è responsabile del suo cammino. Tutti i membri della Fraternità sono esortati a dare la propria collaborazione per

la buona riuscita, partecipando e animando gli incontri davanti al Crocifisso, invitando altre famiglie a ricevere il Crocifisso. È anche un mezzo per adempiere la promessa che facciamo ogni giorno a Gesù Crocifisso non solo di “amarlo ma anche di farlo amare. La peregrinatio è aperta a tutte le famiglie che la richiedono; esse s’impegnano a invitare familiari, amici, vicini di casa all’incontro di preghiera, per darle un carattere comunitario. I responsabili dei Crocifissi adattano gli incontri alla situazione della famiglia e dei partecipanti. Ogni incontro prevede preghiera e meditazione della Parola di Dio. In questo anno, nella scelta delle letture e preghiere per gli incontri, si tiene presente l’Anno della Fede, servendosi anche di catechesi sulla fede che si possono scaricare dal nostro sito. È anche una buona occasione per fare conoscere gli AGC ad altri fedeli. P. Alberto Pierangioli.

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La terza vocazione di un ex Alunno sempre passionista aro padre, toglimi questo “EX”, perché trasmette un senso di distacco ed io non lo sento appropriato con i miei sentimenti e la mia spiritualità: mi sento Passionista, nonostante tutto. Sono orgoglioso di averti avuto come direttore nel seminario passionista. Ogni volta che leggo un tuo scritto, riesco ad assimilare con facilità il tuo pensiero. Spesso mi confronto con le tue esortazioni ed è bello riconoscermi nei tuoi pensieri. Le tue parole mi hanno commosso ma, soprattutto, mi hanno confermato d’essere sulla strada giusta. Succede, a volte, che quello che fai per Lui non ti pare abbastanza, per ricambiare, in qualche modo, quello che Lui fa continuamente per me. Proprio allora scatta quella ricerca bramosa, per potermi migliorare e dare di più. Quando mi accorgo che un particolare bisogno si realizza e ne vedo l’opera Sua, resto

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na e si unisce tra il mio cuore e la mia mente. Tutto questo alimenta l’amore verso il mio Amico. Per vivere a pieno questi momenti, ho bisogno di concentrarmi sul Tabernacolo. Sulla parte sinistra della cattedrale di Teramo che frequento, c’è una cappella molto bella dove si celebra la S. Messa. Sulla parete dietro l’altare, in alto verso il soffitto, vi è un rosone dorato contornato di angioletti. Al centro, c’è un triangolo da cui partono dei raggi verso tutte le direzioni. Questa immagine rappresenta il Padre Celeste. Per qualche tempo ho guardato quella immagine, ma ho continuato a concentrare la mia preghiera verso Gesù nel Tabernacolo. Un mattino, il mio sguardo si è portato più volte verso quel “rosone”, riflettendo che quell’immagine portava dritto verso Dio. Io mi sento attratto dal mio amico Gesù; il mio rapporto con il

Festa con gli AGC nella Casa di Riposo di Montecosaro esterrefatto, perché non mi aspettavo quella grazia. Non vorrei dilungarmi, ma questa te la devo raccontare. Sin da chierichetto mi piaceva soffermarmi davanti al tabernacolo e finii con fare amicizia con Gesù. In seminario mi sono avvicinato a Lui, a Tu per Tu, davanti a quella porticina: volevo stargli vicino il più possibile. Tutto questo accadeva in segreto, anche di notte in cappella. Quanta grazia! Da allora, la mia devozione è rimasta sempre viva. Durante la S. Messa, ho la sensazione che si crei come un triangolo che parte da quella portici-

Padre non è stato mai così familiare come con suo Figlio. Un mattino quel “rosone” prese il posto del Tabernacolo, divenendo il filo conduttore verso Dio. Mentre pregavo, mi rendevo conto che la mia devozione si spostava da Gesù al suo Padre. Pian piano, il punto di riferimento è stato sempre più il Padre, ma la cosa più toccante, è stata costatare che la mia preghiera era diventata piena di fascino celestiale. Ho capito che il mio Amico Gesù ha voluto che io portassi il mio amore maggiormente verso il Padre, senza diminuire l’amore che ho per Lui.

Durante la S. Messa ora non ho più il rammarico di non essere un Sacerdote Passionista come te! Perché penso di vivere le tue stesse emozioni nel momento della consacrazione, ripetendo mentalmente anch’io le stesse parole. Questo era il ragazzo che fu affidato a te circa 60 anni fa, e questo è l’uomo che il Signore ha voluto che io fossi; dopo il seminario e la famiglia, vivo ora la mia terza vocazione, che è la carità verso il prossimo, in particolare gli anziani bisognosi. Peccato di non aver l’abito Passionista come te! Forse non ci crederai o ti sembrerà irrealizzabile, ma io ho chiesto al nostro Fondatore di aspettarmi fuori del paradiso per vestirmi dell’abito Passionista prima di entrare. Lo farà? Io ho preso questo impegno, e farò l’impossibile per esserci. Lo desidero tanto. Tempo fa, mentre assistevo i padri anziani e malati nell’infermeria di S. Gabriele. leggevo il giornalino della Provincia della Pietà. Il P. Provinciale parlava delle indecisioni di un Religioso Passionista, se restituire il suo abito Passionista per intraprendere una via diversa. Una mia reazione istintiva: “ Se proprio non sai cosa farne di quell’abito nero, ti prego, regalalo a me! Non apporterò nessuna modifica e lo vestirò con il massimo onore!”. Dimenticavo la “terza vocazione”; voglio parlarti della Carità Cristiana nella Casa di Riposo che ora frequento, come volontario Operatore Socio Assistenziale. Un’anziana in carrozzella, mentre le passavo davanti, mi chiese un bicchiere d’acqua. Tornai indietro, scesi le scale, mi procurai un bicchiere ed attinsi dell’acqua fresca ad un rubinetto. Tornai dall’anziana e le diedi il mio bicchiere d’acqua. Lo bevve con foga e poi esclamò: “avevo sete, era fresca al punto giusto: che tu possa avere un milione di benedizioni!”. Ho risposto: “Tornerò domani e tutti gli altri giorni, e... quando avrò raggiunto il miliardo di benedizioni mi presenterò in paradiso con i miei coupons! Non è uno scherzo! Caro padre, la tua scelta di pubblicare alcuni miei pensieri, mi onora e mi fa sentire indegno di così tanta grazia: sono sentimenti spirituali che vivo ogni giorno e non mi sento di doverli nascondere. Ma tu pensi che le mie parole possano aprire il cuore di qualche alunno Passionista di un tempo? Mamma mia, questa è veramente opera dello Spirito Santo! Vittorio Bellone


VOCE DEGLI AMICI AGGREGATI Una lettera che vorrei ricevere ogni giorno! Carissimo padre, sono Riccardo, l’amico di Gesù Crocifisso dalla Calabria. Sono sicuro che ciò che il tuo cuore desidera maggiormente è sapere (e “vedere”) che i nostri cuori sono infiammati d’amore per Gesù, come ha bruciato d’amore il cuore del nostro padre San Paolo della Croce. Ti ringrazio anche perché so che tutti noi, Amici di Gesù Crocifisso, siamo ogni giorno nelle tue preghiere. Una sera, nel silenzio della mia casa, ho avuto un fortissimo desiderio di “rinnovare la mia promessa d’amore”. L’ho fatto con grande slancio ed ho compreso, ancora una volta, che con il Signore “non si scherza”: Egli scrive sempre nel suo cuore il nome di ogni figlio che vuole donarsi a Lui e si compiace di alimentare, in modo misterioso ma reale, la fiammella che sembrava sopita. Anzi, fa in modo che, non solo il lucignolo fumigante non si spenga, ma che si accenda di nuovo amore. Questo è bellissimo. Tutto ciò mi ha indotto ad una riflessione seria sul mio impegno e sul modo in cui ho finora mantenuto fede alla mia «promessa» nella mia vita personale, familiare e comunitaria. Non c’è tempo da perdere! Non ci possiamo permettere di essere tiepidi, di vivere perennemente in una situazione di compromesso con la nostra coscienza oppure di assumere un atteggiamento rinunciatario o superficiale. Rischieremmo di fare tanto danno a noi stessi ed ai nostri fratelli. La tua ultima catechesi mi ha scosso e mi ha fatto riflettere sull’intensità con cui vivo la mia vita cristiana, a cominciare dall’ambito familiare. Ho trovato in me tanto disimpegno, tanto egoismo e molta superbia. Ho continuato a porre me stesso al centro di tutto. Ho capito che, in fondo al mio cuore, non ho amato come avrei dovuto e che spesso mi sono lasciato prendere dall’ira, senza pensare all’Amore che il Signore si aspetta da me. Mi ha impressionato la necessità di condurre una vita moriente a tutto ciò che non appartiene a Dio, per essere coerenti con la nascita alla vita nuova che abbiamo avuto in dono nel nostro battesimo. Ora, pieno di fiducia, voglio ricominciare sul

serio. Desidero riappropriarmi di tutta la ricchezza racchiusa nel mio battesimo e farlo esplodere. Desidero umilmente essere un vero passionista: un’anima che, infiammata dalla grazia di Dio, sappia fare dono, ogni giorno, di sé stessa. Aiutami con la tua preghiera. Un abbraccio. Riccardo dalla Calabria

Una giovane mamma di Bolzano vuole consacrarsi a Gesù Caro padre, sono Renata di Bolzano, una Amica aggregata alla comunità di Morrovalle da pochi mesi. Sto cercando di vivere il più seriamente possibile questo cammino spirituale con voi. Gesù, anche grazie alle vostre preghiere, mi sta aiutando molto con la Sua Grazia. So che la vita è una continua lotta spirituale, ma con voi non mi sento più sola e mi sento più saldamente unita al mio Gesù e alla Sua Santa Croce. Ora ho 34 anni, sono sposata ed ho due figlie, ma è dall’età di 19 anni che sogno di consacrare tutta me stessa al mio Signore. Volevo diventare suora, ma all’epoca, mia madre non ha voluto. Poi ho conosciuto mio marito ed ho preso un’altra strada, altrettanto

bella e faticosa! Ma nell’amore di Dio tutto diventa stupendo! Qualsiasi vocazione ha un valore infinito, se vissuta nella Sua luce! Io ho appena iniziato questo cammino con voi e già non vedo l’ora di poter pronunciare una Consacrazione solenne al mio Gesù! Ho letto che ci vogliono almeno due anni per prepararsi. È sufficiente il cammino che sto facendo o, in vista di questo traguardo, dovrò prepararmi in maniera diversa? Davvero io non vedo l’ora!!! Mi sembra di sposarmi nuovamente, e finalmente con il mio Gesù! Spero mi concederà questa grazia, sarebbe un grande onore per me. Padre Alberto, io personalmente non la conosco, ma le sue parole sono meravigliose e mi auguro, prima o poi, di poterla anche incontrare. Le faccio un grande augurio per un buon anno nuovo. Che il Signore guidi sempre le nostre strade. Grazie per tutto quello che fa! Renata

Morire per poi rinascere a vita nuova La catechesi di dicembre sulla “Morte Mistica e divina Natività” ha segnato fortemente la mia vita: morire per poi rinascere a vita nuova. L’anno 2012 è stato per me l’anno del grande cambiamento spirituale, ho compreso il significato vero dell’amore. Gesù mi ha fatto anche il dono di conoscere “Giovanni”, un sordomuto, per il quale io sono le sue orecchie e la sua voce; nel suo silenzio ha cercato Gesù per tanti anni ma nessuno lo ha mai ascoltato; lui è la croce che dovrò portare, ora soprattutto che anche lui è diventato passionista. Anche per lui questo è stato un anno di grande cambiamento, morire per poi rinascere a vita nuova. Padre, ti ringrazio per avermi accettata tra gli AGC. Grazie per avermi presa per mano e consigliata su tante cose. Grazie perché risponde sempre con amore ad ogni mio piccolo pensiero. Grazie di avermi incoraggiata a portare la mia croce. Grazie di avere benedetto l’incontro con Giovanni. Grazie per avermi insegnata a dialogare con Gesù. Elena

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TESTIMONIANZE

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Non mi sono mai sentita sola L’anno appena concluso è stato per me molto forte, con molte problematiche da affrontare, ma posso confessarti che non mi sono sentita mai sola. Gesù è meraviglioso, ha saputo colmare con la sua presenza tutti i miei momenti di scoraggiamento, che ora non sono più per me momenti di sconfitta ma di unione d’amore con Gesù, crocifisso e risorto per tutti, ma anche per me e questo mi riempie di dolore, di gioia, di riconoscenza e di grande responsabilità. Amare colui che è l’Amore ed aiutarlo nel mio piccolo a lavorare su questa terra per costruire il regno di Dio in questo mondo travagliato che ha perso di vista colui che l’Amore. Questo è il mio impegno per il 2013: “vorrei tanto migliorare per non offendere Gesù, per farlo felice e per imparare da Lui che è mite ed umile di cuore . Mitezza ed umiltà, difficili per Linda da conquistare ma non impossibile, perché nulla è impossibile a Dio! Scrivo queste poche righe molto frettolosamente, dal telefonino, ma ringrazio il Signore che ci ha fatto incontrare. Linda di Sulmona

Una Fraternità in formazione che vuole fare sul serio Carissimo padre, eccomi a darti notizia, con grande gioia, dell’entrata nella nostra Fraternità di Sulmona di

Francesca. È una dottoressa, madre di famiglia, molto sensibile ed anche catechista nella nostra parrocchia. Abbiamo svolto la catechesi di novembre, oltre ad essere sempre coinvolgente ed entusiasmante, mi appassiona anche perché poi il parroco e il vice parroco ci danno un impegno da mettere in atto dopo la catechesi mensile, letta e meditata. Qui si fa davvero sul serio! Scherzo, perché sono certa che si fa sul serio ovunque. Mi piace il coinvolgimento dei nostri Assistenti. Il più bel regalo di Natale sono le due nuove iscritte. Prego perché possano crescere ancora. Cinzia

I frutti della consacrazione Caro padre, con gioia invio da Fossacesia la mia domanda per la seconda Consacrazione a Gesù Crocifisso. Non riesco a credere che sia già passato un anno dalla mia prima consacrazione. Se mi chiedo in che modo la mia consacrazione abbia influito sulla mia vita credo di poterlo dire con una sola parola: tranquillità. Sento nel cuore la tranquillità che proviene dalla certezza di essere amata e pensata dal Signore in modo unico ed irrepetibile; la tranquillità frutto di una maggiore capacità di abbandonarmi alla volontà del Signore, la tranquillità di sentirmi come una bambina tra le braccia materne. Riflettendo su questi ultimi mesi, la seconda domanda che mi faccio è “in che modo mi sono fatta

Festa a Maria Morlacco per la sua fedeltà e i suoi 95 anni

strumento, con la mia vita, dell’amore di Gesù Crocifisso?” Qual’è il “frutto” di questo amore tra me e Gesù? E’ difficile rispondere perché viene da pensare che i doni ricevuti sono sempre maggiori di quelli che io, con tutti i miei difetti, possa trasmettere agli altri. Tuttavia, è importante fare memoria anche di questo, poiché credo che sia fondamentale essere concreti. Sono molto interessata al tema della Nuova Evangelizzazione. Viviamo in un tempo di grande incertezza e pessimismo ma credo che attraverso i nuovi strumenti di comunicazione abbiamo mille occasioni in più per comunicare la Buona Notizia. In altre parole, i Cristiani hanno la possibilità di toccare il cuore di molte persone attraverso la condivisione di contenuti positivi ed edificanti su internet, nelle posta elettronica e perfino con gli sms. I contenuti possono a volte avere un tema religioso, altre volte no, ma comunque dovrebbero essere sempre improntati a quanto di bello c’è nel dono della vita. A livello di impegno personale nella nostra Fraternità, sono stata incaricata di curare il nostro blog. Oltre a pubblicare i nostri calendari mensili e altre comunicazioni, sono in contatto con la rete globale passionista. In questo modo ho avuto accesso ‘virtuale’ e mi sono fatta veicolo delle notizie riguardanti il Capitolo Generale dei Passionisti. Sono in contatto con P. Arturo Carrillo, al quale ho offerto di prestare le mie capacità linguistiche per sottotitolare un documentario sulla vita di S. Paolo della Croce, il cui protagonista è l’attore americano Martin Sheen. In questo modo il documentario sarà accessibile ai Passionisti Italiani, e si potrà trasmettere questo filmato per l’edificazione dei fedeli. Per il mio cammino come Passionista, ho scaricato molti testi in inglese dei Passionisti Americani. Trovo i testi in inglese più accessibili rispetto all’italiano, e così mi hanno aiutato ad approfondire alcuni scritti di San Paolo della Croce. In una nota meno positiva, confesso che non sempre posso essere presente agli incontri di Fraternità, in particolare d’inverno, per via dei miei impegni in famiglia e la mia salute. D’inverno torno tardi dal lavoro e mi è molto difficile organizzarmi diversamente, per non parlare della grande stanchezza fisica che mi assilla. Cerco di tenermi al passo almeno leggendo e riflettendo su quanto programmato negli incontri e frequentando i ritiri mensili. Maria Pia De Simone


UN ADDIO AL SUD AFRICA

La notte del 2 gennaio 2013 il Signore ha chiamato a sé, dopo molte sofferenze, mia sorella, Pierangioli Antonietta, nel lontano Sud Africa, dove era emigrata con la famiglia da 40 anni. Il 2 ottobre 2000, nella sua visita in Italia per l’Anno Santo, aveva fatto la consacrazione solenne perpetua a Gesù Crocifisso, insieme al marito Salvatori Mario. Aveva molto sofferto per la morte improvvisa della figlia Anna, il l’11-7-2011. Nella sua casa di Pretoria si riuniva in preghiera ogni settimana un piccolo gruppo di AGC, che fecero la consacrazione a Gesù Crocifisso, il 22 gennaio 2008, nella mia ultima visita in Sud Africa. Per me Antonietta è stata non solo una buona sorella, ma quasi una seconda madre. La ricordiamo con alcuni pensieri inviati negli anni passati per la nostra rivista e il commovente ricordo del missionario italiano P. G. Delama, amico di famiglia. P. Alberto Pierangioli

Auguri agli AGC dal Sud Africa. "A tutti voi, Amici di Gesù Crocifisso, fratelli e sorelle in Cristo, che avete la fortuna e la grazia di avere vicino chi vi incita con la preghiera e con la parola ad amare sempre con più fervente amore il nostro Signore Gesù Crocifisso e a tutti voi che abbiamo avuto la fortuna di avervi avuto vicini in un momento di comune preghiera, nella nostra visita in Italia, vi diciamo che non potremo mai dimenticarvi e vi ringraziamo per averci fatto sentire, con le vostre calde preghiere, così vicini al nostro Dio, che quasi sembrava palpabile. Inviamo a tutti gli Auguri più cari di Buona Pasqua. Noi Amici di Gesù Crocifisso residenti in Sud Africa invitiamo tutti voi a pregare con noi e per noi. Con affetto e simpatia vi abbracciamo tutti nel Signore". Antonietta e Mario

Vorremmo fare qualcosa in Sud Africa ”Quando arriva il nostro giornalino, facciamo a gara a chi può leggerlo

ultime settimane era assente, mente e cuore erano altrove. Il pomeriggio di sabato, 2 febbraio, giorno della sua morte, era in continua preghiera e conversazione con Anna. Se n'è andata dolcemente, salutando Mario, suo marito. Era arrivata ed era contenta di avere Antonietta e Mario con P. Alberto: Sud Africa, gennaio 2008 raggiunto il congiungimento con Anna. Una partenza da santi, con una grande per primo: ci dà tanto conforto e ci fede che fa pensare a una visione di ricorda le tante cose dell’Italia. quello che attendiamo, l'incontro con Vorremmo avervi con noi, per farvi Gesù. Sabato 9 febbraio, alle 11, conoscere a tutti gli Amici di Gesù Crocifisso di qui, e fare in modo che la vostra parola possa dare conoscenza e fiducia, perché credo che la maggior parte degli iscritti di qui ancora non si rende conto del vero significato del nostro Movimento. Noi vorremmo fare qualche cosa per aiutarli, ma non sappiamo da dove cominciare. Abbiamo pensato di invitare tutti gli iscritti a una riunione nella nostra casa, per un incontro di preghiera, davanti a un Crocifisso. Per ora è solo una idea; speriamo che possa diventare realtà”. Antonietta e Mario Antonietta in clinica di lunga degenza: settembre 2012

Una partenza da santi con grande fede

Antonietta e Mario consacrati perpetui il 2-20.2000

Carissimo padre Alberto, Mamma Antonietta ha raggiunto la figlia Anna. Non poteva vivere senza di lei. Le

abbiamo celebrato il funerale. Mario e tutti sembrano rassegnati e pronti ad accettare la volontà di Dio. Antonietta è una dei Santi di Dio, una che prega per noi. Uniti nella preghiera, con un fraterno saluto e amicizia sincera. P. Giuseppe Delama missionario

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BUONA QUARESIMA E BUONA PASQUA Benedetto XVI, nella sua prima enciclica “Deus Caritas est”, afferma che per capire “Dio Amore”, si deve partire sempre dallo «sguardo rivolto al fianco squarciato di Cristo, che è il simbolo dell’amore «fino alla fine» e ci ricorda le basi della spiritualità passionista, che “è la spiritualità dell’amore verso Dio e verso i fratelli, appreso dal cuore aperto del Crocifisso”. S. Paolo della Croce definisce la passione di Gesù, con una frase diventata celebre, «la più grande e stupenda opera del divino amore» (L. II,499), e «il miracolo dei miracoli dell’amore di Dio» (L. II. 726). È importante vivere la Quaresima e il Tempo Pasquale con questo “miracolo” nella mente e nel cuore. Certo su questa terra non c’è vero amore senza sacrificio, perché l’amore vero è dono di sé e ogni dono è sacrificio. Noi AGC non siamo seguaci della croce, ma del Crocifisso. Veneriamo e amiamo la croce, perché su quel legno c’è una persona immolata per nostro amore. Vediamo la croce come frutto dell’amore. Accettiamo la nostra croce, perché ci fa partecipare alla croce di Gesù. Dall’alto della croce Gesù ci attira a sé e ci aiuta a trasformare il dolore in amore, il sacrificio in gioia. La spiritualità passionista è una spiritualità esigente, ma è la spiritualità dell’amore e quindi della gioia e della vita, da vivere con generosità. L’immagine sorridente di S. Gabriele è il simbolo di questa spiritualità; ma lo è anche la nostra Bruna Cervellini, che dopo quasi 40 anni passati sulla croce, poteva dire; “la mia vita è bellissima”. P. Alberto CP

CALENDARIO DEGLI AMICI 03 marzo: Ritiro mensile a Morrovalle, 9,30-17,00. 29 marzo: VENERDI’ SANTO 07 aprile: Ritiro di spiritualità: Santuario B. Pio Camp. Casale Rimini: guida P. F. Taccone 21 aprile: Ritiro e consacrazioni a Fossacesia CH O1 maggio: Festa della Famiglia Passionista: Santuario di S. Gabriele TE. 05 maggio: Ritiro e consacrazioni a Morrovalle MC

SOMMARIO 2. P. A. Pierangioli Fede e ragione: grandi domande dell’uomo 3. P. A. Pierangioli Alimentare la fede 4. P. R. Cecconi II - Meditiamo con il vangelo di Giovanni 5. Coltorti M. Grazia XIX – La santità è amore 6. Manuela Peraio L’anno della fede: i testimoni 7. Manuela Peraio L’anno della fede: la via della fede 8.*** Benedetto rinuncia ad essere Papa 9. Piera Iucci Consiglio N. del MLP 10. AGC. Per un vero rinnovamento del nostro Movimento 11. P. A. Pierangioli Peregrinatio Crucis 12 . V. Bellone Un Ex sempre passionista 13. Vari Voce degli amici aggregati 14. Vari Testimonianze 15. Antonietta e Mario Addio dal Sud Africa 16. P. A. Buona Quaresima e Buona Pasqua

Ricordiamo al Signore i nostri defunti: Di Battista Pasqualina di Roccaraso: 10-12-12- Ferretti Ramadori Ersilia di Morrovalle, consacrata perpetua: 24-01-13 - Principi Riccardo di Recanati, consacrato perpetuo: 11-2-2013. Marzo-Aprile 2013 – Anno XIV n. 2 Autor. Trib. di MC n. 438\99 del 17-12-1999 Sped. Ab. Post. D.353/2003 (L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, Comma 2, DCB Macerata. Editoriale ECO srl - C. c. p. 11558624 Dir. Tonino Taccone – Red. P. Luciano Temperilli Piazzale S. Gabriele 2 – 62010 Morrovalle Mc T. 0733/221273 - C. 349.8057073 - Fax 0733/222394 E-mail albertopier@tiscali.it http://www.amicidigesucrocifisso.org


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