mici di Gesù Crocifisso A Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso”
In caso di mancato recapito inviare al CPO di Macerata per la restituzione al mittente previo pagamento resi
Novembre - Dicembre 2012 - Anno XIII n. 6
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11 – Da Gesù Crocifisso al Crocifisso Risorto Novembre 2012
Perché la croce?
di P. Alberto Pierangioli
ghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!» (Fil 2 , 9-11). Passione, risurrezione e gloria sono inseparabili, per Gesù e per noi. Gesù ha detto: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua” (Lc 9,23). Il cristiano non è un condannato a portare una croce speciale: è la croce di ogni uomo, la croce quotidiana, la croce di ogni vocazione. L’essere cristiano non aumenta e non toglie la croce, aiuta a portarla, a renderla meno pesante, a santificarla. Gesù dice: “Venite dietro
La verità più difficile da accettare in Gesù Cristo è che il Figlio di Dio mina e comanda l’io, la famiglia muoia crocifisso. Se ci si pensa seriadiventa il cimitero dell’amore e delmente, c’è da perdersi. Com’è stato l’unione. Le conseguenze le abbiamo possibile? Il Padre non manda il Figlio continuamente sotto gli occhi. L’io sulla terra per morire in croce, ma per trionfa e fa intorno a sé un cimitero. riportare l’uomo sulla via della salvezQuesto vale per ogni vocazione, per za. Gesù si fa uomo per salvare l’uoogni situazione. mo, con un messaggio di amore; ma è rifiutato. Giovanni inizia il suo vangeConclusione lo affermando che, il Figlio di Dio “venne fra la sua gente, ma i suoi Nelle religioni non cristiane la non l’hanno accolto” (Gv 1,11). divinità chiede sacrifici agli uomini, “Tutta la vita di Cristo fu croce e marma essa non partecipa tirio”, dice l’Imitazione di alla loro sofferenza. Il Cristo. Sono state tante le nostro Dio è il Dio che sofferenze di Cristo. soffre con gli uomini e Appena nato in una per amore degli uomini: stalla, è ricercato a morte “Non abbiamo un da Erode. Quando inizia la sommo sacerdote che vita pubblica a Nazaret, i non sappia compatire le paesani cercano subito di nostre infermità, essenucciderlo. È criticato perdo stato lui stesso proché perdona i peccati e vato in ogni cosa, a compie i miracoli di sabasomiglianza di noi, to. Per questo i capi del escluso il peccato” (Eb suo popolo decidono pre4,15). Il nostro primo sto di eliminarlo. Il Padre impegno con Dio non è di vuole la salvezza dell’uoamare Dio, ma di credere mo, ma l’uomo la rifiuta e all’amore che Dio ha si accanisce contro Colui per noi. Il Crocifisso ne è che gliela dona. Il Figlio la prova più grande. Il Pasquale, Renata e M. Teresa di Roccaraso ama talmente il Padre e consacrati a Gesù Crocifisso con chiodi d’amore. Risorto è la meta luminol’uomo, da decidere di sa verso la quale cammidare la vita, perché sa che, niamo. Ci sono tante solo “quando sarà innalzato da a me”. Egli va avanti e aiuta ogni prove nella nostra vita e a volte non è terra attirerà tutti a sé” (Gv 12, 32), discepolo a portare e redimere la croce facile credere all’amore di Dio. che “il chicco di grano deve morire di ogni giorno, come “concrocifisso” Contemplando, amando e testimonianper portare molto frutto” (Gv 12,24) con Cristo. Contemplare la croce di do il Crocifisso Risorto comprendiae che “non c’è amore più grande di Cristo aiuta a ridimensionare le nostre mo che “Dio è amore” e che ci vuole dare la vita per gli amici” (Gv croci. Portare la propria croce con felici, ci ha creati per il Cielo. I nostri 15,13). Gesù accetta con amore e per Gesù la rende più leggera. La croce impegni di cristiani, di coniugi, geniamore la morte in croce. senza Cristo schiaccia, con Cristo tori, lavoratori, Amici di Gesù innalza e diventa trono. S. Paolo della Crocifisso sono chiodi di amore che Croce parla ai discepoli più generosi ci tengono legati a Lui. Dalla morte alla vita di “Morte mistica”, ma che porta alla Siamo chiamati ad essere portatori “Divina Rinascita”: morire per vivedi croci, ma non fabbrichiamoci Il messaggio d’amore di Gesù ragre, perdersi per ritrovarsi. S. Francesco croci da soli e non siamo mai fabbrigiunge il suo culmine sulla croce. Ma la diceva: “Tanto grande è il bene che mi catori di croci per gli altri. Il croce non è lo scopo e la meta della vita aspetto che ogni pena mi è diletto”. La Crocifisso Risorto è portatore di vita e né per Gesù, né per noi. La passione è sequela di Cristo è esigente. Essere di speranza, non solo per la vita eterna, un passaggio obbligato, non è la meta. cristiano significa fare proprio il modo ma anche per il pellegrinaggio su queGesù ha accettato di essere il Crocifisso di vivere e di sentire di Gesù. sta terra. La risurrezione di Gesù è la come tappa necessaria per essere il Pensiamo alla vita di famiglia: è certezza che anche noi risorgeremo e Risorto, il Vivente. Il Cristo crocifisso stato detto che la famiglia deve essere che la nostra vita continua oltre la “Dio lo esaltò e gli donò il nome che è il camposanto dell’io, per essere poi il morte nella gloria del cielo. al di sopra di ogni nome, perché nel campo dell’amore, della comunione albertopier@tiscali.it nome di Gesù ogni ginocchio si pieprofonda, della santità. Ma se predo-
12 – La “morte mistica” e la “divina natività” Dicembre 2012
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di P. Alberto Pierangioli
prove, le tentazioni, le l punto centrale della spiritualità di deserto; e questa sacra entrata si fa umiliazioni, le aridità san Paolo della Croce è stato indicon l’annichilamento, si fa con la fede sono gli strumenti di cui si viduato da molti studiosi nella dote il santo amore, con alto distacco da serve Dio per purificare l’anima trina della “morte mistica e divina ogni contento sensibile anche santo, e amante sono: “ricami del lavoro amorinascita”. È un tema che ricorre così l’anima rinasce a nuova vita di spesso nelle lettere del santo; tema roso di Dio”, che ama e vuole il vero carità nel Divin Verbo!» (LL I-I p. attualissimo, collegato alla spiritualità bene della sua creatura. La morte 301). (Cfr, Lippi: Introd. Lettere ai battesimale di cui parla san Paolo apomistica arriva quando uno muore Laici I-I. p. 105). stolo, che considera il battesimo come totalmente a se stesso, al proprio io e Per fare il volo nel “seno del inizio della salvezza. Il battesimo è al mondo. Allora può dire con Gesù: Padre”, occorre deporre tutta la una morte e una nascita. Il fonte batte“Padre, nelle tue mani consegno il zavorra che ci appesantisce; occorre simale è nello stesso tempo un sepolmio spirito” (Lc 23, 46). La morte un cammino di spogliamento e di cro e un grembo. Nasciamo vivi come dell’uomo vecchio porta alla nascita purificazione: è la morte “dell’uomo figli di Adamo, morti come figli di dell’”uomo nuovo”, per vivere la vita vecchio” (Col 3,9), la “morte mistiDio. deifica nel “seno di Dio”. L’anima ca” a tutto ciò che non è Dio. È parteScrive san Paolo ai Romani: “Per rinasce ogni momento a vita nuova di cipare alla morte di Cristo, per mezzo mezzo del battesimo siamo stati amore nel Divin Verbo. del Battesimo, è morire ed essere sepolti insieme a lui nella morte È un approfondimento originale sepolti con Lui, per risorgere con lui affinché, come Cristo del dualismo evangelifu risuscitato dai co: “morte e vita”, morti, così anche noi “morire per vivere”, “vita secondo la carne possiamo camminare e vita secondo lo in una vita nuova. Se Spirito”. Arrivati a infatti siamo stati questa altezza, s’incouniti a lui a somiglianza della sua morte, lo mincia a provare gli saremo anche a somieffetti della morte glianza della sua mistica, a vedere le risurrezione. Lo sapmeraviglie d’amore che piamo: l’uomo vecopera il Signore nelchio che è in noi è l’anima che si abbandostato crocifisso con na a Lui. “Oh che vita è lui, perché noi non questa! Oh che fossimo più schiavi morte!”, esclama san del peccato… Ma se Paolo della Croce. È un siamo morti con martirio d’amore. Cristo, crediamo che Concludiamo, chieanche vivremo con dendoci: “che cosa lui, sapendo che significa “morire a Cristo, risorto dai tutto ciò che non è Dio, morti, non muore più. anche a se stesso e Infatti egli morì per il distaccarsi da tutte le peccato una volta per creature”. Il cristiano tutte; ora invece vive non è un pessimista, un Morte mistica e divina natività sulla Croce per Dio. Così anche masochista, un misogidi Gesù Bambino, venerato da San Paolo della Croce. voi consideratevi no. Il cristiano è uno morti al peccato, ma che riconosce il creato viventi per Dio, in come opera di Dio e sa Cristo Gesù” (Rm 6, 4-11). che tutto ciò che Dio ha creato è “cosa (Rm 6,4). Continua san Paolo: “Voi L’immersione battesimale deve buona” (Gen 1, 10). Ma sa anche che siete morti e la vostra vita è ormai portarci a morire a tutto ciò che è menil peccato ha inquinato la natura e nascosta con Cristo in Dio. talità del mondo, autonomia da Dio e tende ad allontanare l’uomo da Dio. Mortificate dunque quella parte di autosalvezza. L’ emersione porta alla Per questo, il vero cristiano s’impegna voi che appartiene alla terra” (Col risurrezione e alla nuova nascita. È il a rimettere Dio al primo posto e ciò 3,3-5). È la “potatura” divina, di cui cammino battesimale del Cristiano: richiede lotta e sacrificio. Fa questo parla Gesù (Gv 15,2), necessaria per non dalla vita alla morte, ma dalla per rimanere fedele all’amore di Dio, portare più frutto. Per san Paolo della morte alla vita. per camminare verso la vita con Dio. Croce occorre una continua “vita San Paolo della Croce parte da altri Questo è il cammino della “morte moriente”: morire a tutto il creato, principi, ma guida allo stesso cammimistica” per arrivare alla “divina con distacco da ogni creatura, anche no e alla stessa meta. Così scrive a natività e alla santità, un passaggio dagli stessi doni di Dio, con la mortiLucia Burlini: «Morta misticamente a dalla passione alla risurrezione. Una ficazione interna ed esterna. È la contutto ciò che non è Dio, con altissima grande schiera di santi cammina con vinzione di “nulla avere, nulla potere, astrazione da ogni cosa creata, entrasan Paolo della Croce per indicarci nulla sapere”, per attaccarsi unicate sola, sola nel più profondo della questo cammino. mente a Dio e riposarsi in Lui, sacra solitudine interiore, nel sacro albertopier@tiscali.it “Sommo Bene” e il vero “Tutto”. Le
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V - MEDITIAMO CON IL VANGELO DI MARCO La morte di Gesù: evento che rivela la sua identità (15,33-41) di P. Roberto CecconiCP
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arissimi Amici, continuando il nostro percorso incentrato sui racconti della Passione in Marco, siamo arrivati alla morte di Gesù. Procediamo con la letturaascolto del passo biblico. Quando fu mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. Alle tre, Gesù gridò a gran voce: «Eloì, Eloì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Ecco, chiama Elia!». Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. Il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. Il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!». Vi erano anche alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, le quali, quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme.
Gesù muore solo e deriso Il racconto della morte di Gesù secondo Marco inizia con la menzione delle tenebre che avvolgono tutta la terra, da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio. Questa oscurità ci aiuta ad interpretare la crocifissione e la morte di Gesù come il momento del massimo nascondimento di Dio. Egli infatti non è sperimentato come presente nemmeno da Gesù il quale grida in aramaico: «Eloì, Eloì, lemà sabactani?»; che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». L’espressione «perché mi hai abbandonato», più che una domanda di senso, sembra essere il lamento di colui che, sempre fedele a Dio, si sente lasciato solo nelle mani dei suoi carnefici. L’invocazione di Gesù, citazione del Sal 22,2, è interpretata dai presenti come un appello rivolto ad Elia. Uno dei soldati, imbevuta una spugna di aceto la porta a Gesù per dissetarlo, dicendo in maniera ironica: «Aspettate, vediamo se viene Elia a farlo scendere». È chiaro che non si tratta di un gesto di pietà, ma di una beffa: si prolunga il suo martirio per
Michele Messi di Macerata, tra i genitori, si consacra a Gesù Crocifisso: Morrovalle, 15 settembre 2012. dare ad Elia il tempo di compiere un prodigio a favore di Gesù, miracolo che, ovviamente, si suppone non avverrà mai.
Nella morte di Gesù l’aurora della fede In questo contesto di solitudine e di scherno, Gesù spira dopo aver emesso un grande grido. Il velo del tempio si squarcia in due da cima a fondo, mentre il centurione riconosce la figliolanza divina di Gesù. Da segnalare che è la prima volta che, all’interno del racconto marciano, un uomo riconosce in Gesù il Figlio di Dio. Finora questa verità di fede è stata affermata soltanto dall’Evangelista, all’inizio della sua opera (1,1); dal Padre (1,11; 9,7); dai demoni (3,11; 5,7) e da Gesù stesso (14,62). Va messo in rilievo che per quanto concerne il motivo che ha spinto questo militare a riconoscere la divinità di Gesù, Marco si differenzia molto da Matteo. Secondo Mt 27,54, il centurione e quelli che stanno con lui riconoscono in Gesù il Figlio di Dio a motivo del terremoto e di quanto successo alla sua morte. Per Mc 15,39, ciò che colpisce il centurione è il modo in cui è spirato Gesù e di cui egli è stato testimone oculare. Ma che cosa ha visto di particolare questo pagano? Gli unici avvenimenti eccezionali che hanno accompagnato la morte di Gesù sono il suo grande grido e lo squarcio del velo del tempio. Più che lo strappo
del drappo posto all’ingresso del santuario è il grande urlo dato da Gesù immediatamente prima di morire a suscitare la solenne dichiarazione del centurione. Si è trattato di un grido così forte che un uomo, sfinito dalla flagellazione (15,15), dalla coronazione di spine (15,17) e dalle percosse (14,65; 15,19), non avrebbe mai potuto emettere. Non a caso i soldati romani hanno dovuto costringere Simone di Cirene a portare la croce di Gesù (15,21). Un uomo, specie in quelle condizioni, non avrebbe mai avuto la forza di lanciare un grido così forte, così intenso. L’evangelista Marco dunque mette in rilievo che, paradossalmente, l’identità di Gesù è colta in tutta la sua pienezza quando Egli muore in croce.
La Buona Notizia Il cristiano non dovrebbe mai vergognarsi della croce di Cristo. Piuttosto, è chiamato a fare proprie le parole di S. Paolo Apostolo: Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo (Gal 6,14a). Questo è il luogo in cui si conosce Gesù nella sua identità più profonda. È qui che il discepolo viene a contatto con la potenza e la sapienza di Dio (1Cor 1,24). Dall’albero della croce scaturisce la vita nuova segnata da una radicale presa di distanza da questo mondo (Gal 6,14b). Questa dunque la sintesi del suo apostolato: Noi annunciamo Cristo crocifisso (1Cor 1,23). robi.cp@libero.it
XVII - “LA SANTITÁ É AMORE” di Madre M. Maddalena Marcucci I CARATTERI DEL DIVINO AMORE: Il silenzio interiore di Maria Grazia Coltorti
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Sieda costui solitario e resti in silenzio” (Lam 3,28)
L’amore agisce in silenzio Quando un’anima si dona totalmente e il Signore comincia a farle gustare il suo amore, specialmente se in precedenza è stata fredda o del tutto lontana da Lui, si sente tanto felice e riconoscente alla Bontà divina che vorrebbe diventare tutta lingua per benedirlo e ringraziarlo come conviene. Non si contenta di mostrargli il suo amore con opere sante, dopo aver lasciato quelle cattive ed imperfette, sebbene sia questa la prova più sicura; ma sente anche la necessità di esprimergli la sua sincera gratitudine con gli affetti del cuore e con le parole. Sono sempre pronte a intonare inni di lode al Signore e a partecipare, con le loro opere buone, alle preghiere pubbliche e private, per poter avere, sole o in compagnia, il piacere di lodare il Signore. Tutto questo per l’ anima amante, che ha cominciato a sentire in sé il fuoco del divino amore, è come una necessità che sente quasi senza rendersene conto. Queste anime sentono il cuore così pieno di amore che hanno bisogno di sfogarsi e corrono in cerca di altre anime come loro o cercano un ministro del Signore che le ascolti e le comprenda, gli aprono gioiose il loro cuore e si sentono così più coraggiose ad andare avanti e unirsi sempre più strettamente a Dio. Tutto questo è buono e santo, ma è solo il principio della vita spirituale; sono i primi effetti dell’amore di Dio nell’anima. Ma se poi queste anime progrediscono nel cammino dell’amore subentra un gran silenzio interiore ed esteriore. Non sanno più che dire; ma nemmeno vogliono o hanno qualcosa da dire. Il loro spirito non desidera altro che tacere; e in questo silenzio dell’anima esse trovano tutto. Dio abita in quelle anime ed esse possono ascoltarlo e conoscerlo.
Vantaggi del silenzio interiore Che un’anima entri in questo silenzio interiore è un chiaro segno che essa progredisce e possiede già un grado piuttosto elevato di amore. La sua vita spirituale ha già un fondamento solido per continuare. Quasi senza che se ne renda conto, vanno operandosi in essa grandi cambiamenti: si sente più disposta all’esercizio di tutte le virtù, ad un maggiore distacco da persone e cose; vive in un sentimento di umiltà quasi continuo alla vista del suo nulla davanti a Dio, ma tutto nella pace e nel silenzio interiore. Anche esternamente regna il silenzio intorno a loro. Rare volte
Cinzia, Gianfranco, Sonia, Linda, Silvana di Sulmona scelgono l’amore per Gesù Crocifisso. si sentono parlare, ma al tempo stesso con il loro silenzio quante cose dicono alle persone che vivono con loro! Beate quelle anime che sanno apprezzare come si conviene questo silenzio interiore, e che quando questo entra in esse, sanno chiudere senza timore le porte dei sensi, per godere liberamente di questo tesoro e perché nessuno glielo rubi! Quando comincia veramente a sentire la sua divina grandezza e a gustare le sue ineffabili dolcezze, le mancano le parole, non ha più voglia di parlare; la parola non basta più; la vede così povera per esprimere ciò che sente, che preferisce tacere. La parola della creatura è parola vuota, se non l’accompagna la virtù interiore della grazia. Il silenzio dell’anima è la virtù segreta che opera prodigi; è il parlare divino, il modo come Dio, insegna grandi cose ai suoi, che lo Spirito Santo chiama beati e felici: felici quelli a cui Tu stesso, Signore, insegni le tue leggi di amore con questo prezioso silenzio che le imprime con tanta forza nell’anima! Questo silenzio interiore è anche, per l’anima che lo possiede, sorgente delle più pure e vere gioie. Col silenzio, l’anima ascolta Dio, lo sente ed è sentita da Lui. Che conforto è per un’anima amante sapere con certezza che, senza necessità di parole, Dio la capisce, conosce tutti i suoi desideri, pensieri e affetti! Ella non è angosciata per le cose materiali, né si preoccupa di ciò che deve chiedere nella preghiera. Ha trovato il regno di Dio e la sua giustizia; quel regno, del quale Nostro Signore Gesù Cristo ha promesso che, a chi lo possiede, tutto il resto sarà dato in aggiunta (cf. Mt 6, 33). Per questo, in quest’anima risiede la pace, e vi risuonano spesso le parole silenziose dell’amore. Le dice: “il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno...” (cf. Mt 6, 8.32).
Il silenzio, scuola di amore Beati quelli che sanno perseverare in questo silenzio d’amore, nel quale, con le orecchie sorde ai rumori della terra, l’anima comincia a gustare quanto è dolce il Signore, e ad ascoltare il suo divino linguaggio. Quando il cuore arde di amore, la bocca tace o preferisce tacere, e tacciono anche le potenze dell’anima, restando in una calma serena e tranquilla, e riconoscendo che la voce più eloquente dell’amore è il silenzio. Diceva san Paolo della Croce: “L’amante parla poco, una parola d’amore basta a tenere un’anima in gran raccoglimento per del tempo. La lingua dell’amore è il cuore che brucia e s’incenerisce in olocausto al Sommo Bene”. Dolce cosa è, per l’anima che si sente sotto il soave peso delle grazie di Dio, che conosce la sua grandezza, degna di essere esaltata, e che vede la sua impotenza di poterlo fare degnamente... dolce cosa è sapere che tutto questo può dire e fare con questo silenzio interiore, che esprime la lode più completa, il più sincero riconoscimento del proprio nulla. E’ l’autentica espressione del vero amore. O anima che ami Dio e ti senti portata a questo santo e prezioso silenzio esteriore ed interiore, abbandonati ad esso tranquilla. Non temere inganni ed illusioni; questo è uno dei sintomi preziosi del divino amore e un segno che non tarderai a salire a gradi superiori, se con umile gratitudine lo saprai apprezzare e capirne l’immenso valore. Se questo ti da riposo, pace, e desiderio non di abbreviare, ma di prolungare il tempo della tua preghiera, anche se non dirai nulla al tuo Dio, né con le labbra né con la mente, non temere, il tuo cuore ama e dice tutto, perché “il cuore è la lingua del santo amore”.
colt.mgrazia@libero.it
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L’ANNO DELLA FEDE: I testimoni
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di Manuela Peraio
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uesta è la storia di Giulia Gabrieli, 14 anni, malata di tumore. Sappiate fin da subito che Giulia ce l’ha fatta. È vero, non è guarita: è morta la sera del 19 agosto, a casa sua, nel quartiere di San Tomaso de’ Calvi, a Bergamo, proprio mentre alla Gmg di Madrid si concludeva la Via Crucis dei giovani. Eppure ce l’ha fatta. Ha trasformato i suoi due anni di malattia in un inno alla vita, in un crescendo spirituale che l’ha portata a dialogare con la sua morte: «Io ora so che la mia storia può finire solo in due modi: o, grazie a un miracolo, con la completa guarigione, che io chiedo al Signore perché ho tanti progetti da realizzare. E li vorrei realizzare proprio io. Oppure incontro al Signore, che è una bellissima cosa. Sono entrambi due bei finali. L’importante è che, come dice la beata Chiara Luce, sia fatta la volontà di Dio». Giulia era fatta così: diceva queste cose enormi, che a noi adulti tremolanti sembrano impronunciabili, con la lievità dei suoi 14 anni. Eppure era una ragazza normale. Anzi, rivendicava spesso la sua normalità: era bella, solare, genuinamente teatrale, amava viaggiare, vestirsi bene e adorava lo shopping. Un’esplosione di raffinata vitalità, che la malattia, misteriosamente, non ha stroncato, ma amplificato. Il talento della scrittura. Aveva il talento della scrittura (due volte premiata al concorso letterario «I racconti del parco»). Amava inventarsi storie fantastiche, avventurose. Per questo paragonava la sua malattia a un’avventura. E rifletteva: «Il fatto è che la gente ha paura della malattia, della sofferenza. Ci sono molti malati che restano soli, tutti i loro amici spariscono, spaventati. Non bisogna avere paura! Se gli altri ci stanno vicino, ci vengono accanto, ci mettono una mano sulla spalla e ci dicono “Dai che ce la fai!”,
è quello che ci dà la forza di andare avanti. Se questo non succede ti chiedi: perché vanno così lontano? Se hanno paura, allora devo temere anch’io… Perché dovrei lottare per la guarigione se nessuno mi sta accanto?». Non solo conosceva perfettamente la sua malattia, ma aveva imparato a distinguere ogni farmaco, ogni risvolto tecnico delle chemioterapie. Con la sua amabile ma dirompente personalità non lesinava consigli a medici e infermieri dell’oncologia pediatrica di Bergamo. In più ci
aggiungeva la sua decisiva flebo di allegria: «Se trovi la forza per pensare: eh va be’, vado in ospedale, faccio una chemio e poi torno a casa, è tutta un’altra cosa. Certo anch’io quando sto male mi chiedo: perché è successo proprio a me? Poi però quando sto meglio dico: “Massì, dai, è passato”. Ci rido anche sopra…». La malattia va sdrammatizzata. La malattia va sdrammatizzata, diceva sempre Giulia. E ci riusciva così bene che pochi giorni prima di morire ha costretto uno dei suoi medici, in visita a casa sua, a mimare «quella volta in cui sono svenuta e tu mi ha presa al volo».. Lui ha dovuto mimare e farsi pure fotografare. Quel drammatico pomeriggio è finito con una risata collettiva.
Purtroppo il tumore, un sarcoma tra i più aggressivi, combattuto per un anno e ridotto in un angolo, si era ripresentato. Più forte di prima. C’era da ricominciare tutto da capo. Nello studio, i medici schierati avevano le lacrime agli occhi. Non riuscivano a rompere il ghiaccio. Allora Giulia, che come al solito aveva già capito tutto, con uno di quei suoi gesti spontanei, si è alzata e li ha abbracciati uno per uno. Poi ha detto: «Ce l’ho fatta una volta ad affrontare le chemio, posso farcela anche la seconda. Forza, ripartiamo da capo». Insomma, li ha consolati.. Strada facendo Giulia si è imbattuta nella storia di Chiara Luce Badano, morta nel 1990, a diciotto anni, per un tumore osseo e proclamata beata il 25 settembre 2010. E Dio solo sa quanto è stato provvidenziale questo incontro: «Lei è morta, però ha saputo vivere questa esperienza in modo così luminoso e solare, abbandonandosi alla volontà del Signore. Voglio imparare a seguirla, a fare quello che lei è riuscita a fare nonostante la malattia. La malattia non è stata un modo per allontanarsi dal Signore, ma per avvicinarsi a Lui…». La mattina del 19 agosto, a Madrid, il suo vescovo Francesco, che con lei aveva intessuto un dialogo fitto e confidenziale, ha raccontato la storia di Giulia ai mille e più ragazzi bergamaschi della Gmg. Non sapeva che si fosse aggravata così tanto. Poi la sera la Via Crucis, nella notte la notizia che era «andata incontro al Signore». Il giorno dopo, sabato, ha celebrato per lei la Messa con i giovani. E la mattina del lunedì, di ritorno da Madrid, qualche ora prima dei funerali, raccolto in preghiera con la famiglia, ha invitato a «correggere» così l’eterno riposo: «L’eterna gioia donale Signore, splenda a lei la luce perpetua. Amen».
L’ANNO DELLA FEDE: la porta della fede di Manuela Peraio
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l 17 ottobre ha visto la luce la lettera apostolica di Papa Benedetto XVI «Porta fidei», datata 11 ottobre, con la quale s’indice l’Anno della fede come grande «anno di grazia». Questa lettera sottolinea che la fede è in crisi perfino all’interno della Chiesa Cattolica e ci dona un percorso per una nuova evangelizzazione che ha al suo centro nel Catechismo della Chiesa Cattolica di cui nel 2012 ricorre il ventennale. Dopo avere affermato che «la “porta della fede” che introduce alla vita di comunione con Dio e permette l’ingresso nella sua Chiesa è sempre aperta per noi», il Papa sottolinea che «fin dall’inizio del mio ministero … ho ricordato l’esigenza di riscoprire il cammino della fede. Infatti, «capita ormai non di rado che i cristiani si diano maggior preoccupazione per le conseguenze sociali, culturali e politiche del loro impegno, continuando a pensare alla fede come un presupposto ovvio del vivere comune. In effetti, questo presupposto non solo non è più tale, ma spesso viene perfino negato. Mentre nel passato era possibile riconoscere un tessuto culturale unitario, largamente accolto nel suo richiamo ai contenuti della fede e ai valori da essa ispirati, oggi non sembra più essere così in grandi settori della società, a motivo di una profonda crisi di fede che ha toccato molte persone» (Porta della fede, p.5).” E il risultato finale è una società atea. E di qui l’indizione di un secondo Anno della fede. Secondo, perché il servo di Dio Paolo VI (1897-1978) ne indisse un altro, il primo, nel 1967, per fare memoria del martirio degli Apostoli Pietro e Paolo. Paolo VI ricorda Benedetto XVI, lo pensò come un momento solenne perché in tutta la Chiesa vi fosse “un’autentica e sincera professione della medesima fede”.L’Anno della fede, del servo di Dio Paolo VI, si concluse nel 1968. «I grandi sconvolgimenti che si verificarono in quell’anno - scrive Benedetto XVI - resero ancora più evidente la necessità di una simile celebrazione. Essa si concluse con la Professione di fede del Popolo di Dio, per attestare quanto i contenuti essenziali hanno bisogno di essere confermati, compresi e approfonditi in maniera sempre nuova al fine di dare testimonianza coerente in condizioni storiche diverse dal passato». Ciò di cui ci si preoccupava ieri è preoccupazione anche del presente: interpretare e vivere in modo autentico il Concilio. Benedetto XVI sottolinea che Paolo VI vide l’anno della fede come una “conseguenza ed esigenza postconciliare”. Anche papa Benedetto ha ritenuto che l’Anno della fede, in occasione
del cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, possa essere un’occasione propizia per comprendere che i testi lasciati in eredità dai Padri conciliari. Papa Benedetto sente il dovere, in sintonia con Giovanni paolo II, di additare il Concilio come la grande grazia di cui la Chiesa ha beneficiato nel secolo XX. “Io pure, afferma il papa, intendo ribadire con forza quanto ebbi ad affermare a proposito del Concilio pochi mesi dopo la mia elezione a Successore di Pietro: se lo leggiamo e recepiamo guidati da una giusta erme-
1992. Il Papa ricorda che il Catechismo è un «testo promulgato dal mio Predecessore, il Beato Papa Giovanni Paolo II» - dunque si tratta di Magistero pontificio e che questo «autentico frutto del Concilio Vaticano II, fu auspicato dal Sinodo Straordinario dei Vescovi del 1985 come strumento al servizio della catechesi e venne realizzato mediante la collaborazione di tutto l’Episcopato della Chiesa cattolica». «Per accedere a una conoscenza sistematica dei contenuti della fede, tutti possono trovare nel Catechismo della
neutica, esso può essere e diventare sempre di più una grande forza per il sempre necessario rinnovamento della Chiesa”. «Il cristiano - aggiunge il Papa - non può mai pensare che credere sia un fatto privato». La professione della fede «è un atto personale ed insieme comunitario. È la Chiesa, infatti, il primo soggetto della fede. Nella fede della Comunità cristiana ognuno riceve il Battesimo, segno efficace dell’ingresso nel popolo dei credenti per ottenere la salvezza». A chi invece è tentato dal rifiuto dei documenti del Concilio Ecumenico Vaticano II, Benedetto XVI propone una guida sicura per la loro interpretazione che è il Catechismo della Chiesa Cattolica del
Chiesa Cattolica un sussidio prezioso ed indispensabile. Esso costituisce uno dei frutti più importanti del Concilio Vaticano II. …Io lo riconosco come uno strumento valido e legittimo al servizio della comunione ecclesiale e come una norma sicura per l’insegnamento della fede”». Pertanto «l’Anno della fede dovrà esprimere un corale impegno per la riscoperta e lo studio dei contenuti fondamentali della fede che trovano nel Catechismo della Chiesa Cattolica la loro sintesi sistematica e organica. Qui, infatti, emerge la ricchezza di insegnamento che la Chiesa ha accolto, custodito ed offerto nei suoi duemila anni di storia.
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CENTENARIO DEL BEATO BERNARDO MARIA SILVESTRELLI
GELOSO CUSTODE. ILLUMINATO PROFETA di Pierluigi di Eugenio
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l prossimo 11 dicembre si concludono le celebrazioni per il primo centenario della morte del beato Bernardo Maria Silvestrelli. I Passionisti hanno ricordato doverosamente e con affetto questo illustre confratello che spese la sua vita per il bene della congregazione. Si potrebbe definire il beato come un geloso custode del passato, un saggio interprete del presente, un illuminato profeta del futuro. I Passionisti hanno trovato in lui una guida sicura in tempi turbolenti e difficili e si nutriranno per sempre del suo esempio, della sua sapienza e della sua intercessione presso il Signore.
Un nobile sceglie il convento Bernardo nasce a Roma il 7 novembre 1831 da una nobile famiglia che possiede abitazioni in città, vasti possedimenti nell’agro romano e un allevamento di cavalli di razza. Due suoi fratelli prenderanno parte attiva alla storia d’Italia. Luigi sarà deputato al Parlamento; Augusto consigliere comunale di Roma. Il nipote Tommaso Tittoni sarà senatore, ministro degli Esteri nei governi Giolitti e Nitti, ambasciatore a Londra e presidente del Senato. La famiglia ha in casa una cuoca, due domestici, una governante per le ragazze, il precettore ecclesiastico per la formazione scolastica e cristiana. Bernardo cresce in una società segnata da turbolenze politiche e dal movimento risorgimentale. Ha una intelligenza non comune e fino ai sedici anni frequenta il collegio dei Gesuiti. Spesso lo si vede raccolto in meditazione nella cappella di casa. Il precettore don Francesco Paolini di Santarcangelo (Rimini), ne è entusiasta. Bernardo fa anche l’esperienza del dolore. Nel 1832 muore il fratello Giuseppe, nel 1845 la sorella Caterina, nel 1848 la mamma e nel 1853 il papà; educato però cristianamente, non subisce sbandamenti irreparabili. Interrogativi sul futuro non gli mancano. Una sosta imprevista nel convento passionista a Sant’Eutizio (Viterbo), gli mette dentro una sana inquietudine. La morte poi di una persona cara tormentata da gravi problemi di coscienza rende gli interrogativi ancora più acuti e pressanti. Nel 1854 trascorre un mese di preghiera tra i Passionisti ai Santi Giovanni e Paolo (Roma): vuole guar-
darsi dentro e decidere il futuro. Partendo regala un crocifisso a ognuno dei famigliari. Alla loro meraviglia, spiega: “Non si può mai sapere cosa succederà”. Forse lui già sa. A casa non tornerà più. Sarà passionista. Va al Monte Argentario (Grosseto) dove inizia il noviziato. Nell’attestato del cardinale vicario di Roma si legge che il giovane “splende per integrità di costumi, singolare pietà e impegno religioso”. Per malattia però è subito costretto a interrompere il cammino. Ottiene di restare ugualmente in convento. Studia teologia e il 22 dicembre 1855 è ordinato sacerdote da monsignor Giuseppe Molajoni, passionista, già vescovo in Bulgaria. Rimessosi in salute rinnova la domanda di entrare tra i Passionisti. Viene mandato a Morrovalle (Macerata) dove arriva il primo aprile 1856. Il successivo 10 settembre lo raggiunge un elegante diciot-
tenne proveniente da Spoleto (Perugia), il futuro san Gabriele dell’Addolorata. Bernardo lo guarda con occhio indagatore e si domanda perplesso: “Resisterà questo damerino?”. Resteranno insieme quasi un anno emulandosi nella santità. Il vicemaestro, il venerabile padre Norberto Cassinelli, scriverà che Bernardo “precedeva tutti nella virtù, non escluso Gabriele”. E il damerino viene affidato come compagno proprio a lui che lo guida nei primi passi della vita passionista. Bastano pochi giorni e Bernardo si accorge che Gabriele fa sul serio; corregge subito il tiro e profetizza: “Questo damerino passerà davanti a tutti”. Il 28 aprile 1857, il giovane emette la professione religiosa. Testimoni dell’atto sono Gabriele dell’Addolorata e Norberto Cassinelli. Bernardo inizia subito il lungo servizio a favore dei confratelli. Nel 1861 è professore e direttore degli studenti
CENTENARIO DEL BEATO BERNARDO MARIA SILVESTRELLI
teologi; dal 1865 al 1869 è maestro dei novizi; ricopre poi in rapida successione la carica di superiore, di consultore provinciale e di superiore provinciale. Nel 1878 è eletto superiore generale della congregazione. Il verbale del capitolo parla di “vero dolore e amaro cordoglio” di Bernardo che “con umilissimi sentimenti prega di essere esonerato”. Deve intervenire il delegato del papa, il cardinale Lorenzo Nina, per farlo accettare. Resterà alla guida della congregazione, sia pure con qualche breve intervallo, fino al 1907 e sarà rieletto sempre al primo scrutinio.
Passato, presente e futuro Ad ogni elezione Bernardo si protesta incapace di governare, ma gli elettori vedono in lui, e vedono bene, il superiore illuminato e lungimirante, vigile e deciso, saggio e perspicace, intuitivo e capace di sintesi; legato alle sane tradizioni e aperto al nuovo, largo di vedute e concreto nei progetti; dolce e paterno anche quando è costretto a spiacevoli provvedimenti. E poi, anzi prima di tutto, è pieno di quella sapienza che è frutto della preghiera e quindi dono di Dio. Chi lo ha conosciuto, afferma: “Aveva dalla natura e dalla grazia tutte le qualità per essere un eccellente superiore”. Costante in lui il richiamo al fondatore e l’esortazione a “tornare alle origini” con una fedeltà dinamica. Nel 1893 Bernardo, per evitare “guai”, rinunzia a partecipare al capitolo generale. Ma mentre si allontana da Roma, gli appare san Gabriele che lo invita a tornare sui suoi passi e ad accettare le decisioni dei capitolari che lo chiamano a guidare ancora la congregazione. Questa volta Bernardo, sorprendendo tutti, accetta senza fiatare. Lui solo sa il perché. Raccontando in seguito l’intervento di san Gabriele, commenterà: “Quel ragazzo me ne ha fatto una veramente grossa”. Se dipendesse dai confratelli resterebbe generale a vita. Due volte Bernardo prega il papa di sollevarlo dall’incarico. Nel 1907 Pio X a malincuore accoglie la rinunzia dovuta alle sue gravi condizioni di salute; vuole però che conservi il titolo di generale ad honorem. Il periodo del generalato di Bernardo resta tra i più difficili della congregazione sia per i problemi interni dovuti alla crescita numerica e alla presenza in nuove nazioni, sia alle ini-
que leggi del tempo che sopprimono gli ordini religiosi. I problemi non sono pochi: riaprire i conventi o aprirne di nuovi dopo la bufera della soppressione; promuovere l’espansione dell’Istituto; salvaguardarne lo spirito ereditato dal fondatore; incarnare il carisma della congregazione in nuove culture. Bernardo tutto risolve con rara competenza. Nell’esercizio del suo compito incontra grandi gioie ma anche inevitabili amarezze. Bernardo vive le gioie con animo grato; affronta i momenti burrascosi sereno anche se amareggiato, paziente ma deciso, umile ma fermo. Durante il suo servizio come generale, apre nuove case anche in Messico, Australia, Inghilterra, Francia, Olanda, Belgio, Irlanda, Usa, Cile, Spagna, Argentina. Alla sua morte è raddoppiato il numero dei religiosi, dei conventi, delle province. Davvero una straordinaria e promettente primavera. Bernardo istituisce i seminari dove vengono educati i futuri Passionisti; apre a Roma lo studentato internazionale; dà un deciso impulso alla formazione umana, culturale e religiosa dei giovani. Con Bernardo l’istituto acquista concretamente la dimensione di internazionalità. Nessuna fascia di età sfugge alle sue premure. E’ attento ai grandi problemi della congregazione, ma anche alle minuzie che riguardano i singoli religiosi. Non disdegna di mandare una lozione particolare ad uno studente teologo preoccupato per l’inarrestabile calvizie; non reputa perdita di tempo confezionare pacchetti e spedirli a chi gli chiede pinze, piccoli arnesi da lavoro, corone del rosario. Utilizza con i dovuti permessi il ricco patrimonio familiare per il bene della congregazione e per i poveri. Lui vive povero e muore povero. Serve la congregazione con la dedizione materna fino al completo dono di sé. Nei ritagli di tempo scrive piacevoli opuscoli riguardanti la teologia della vita religiosa e il carisma dell’istituto. In essi, deliziosi gioielli di ascetica e di storia dei primi Passionisti, traduce il desiderio di tramandare ai posteri il genuino spirito del fondatore e l’esempio di coloro che meglio lo hanno incarnato. Invia lettere pastorali, dialoga con tutti, visita le comunità sia in Italia che all’estero. Viene salutato come il “secondo fondatore”. Nella congregazione vive ancora oggi la spinta data da padre Bernardo.
Un chiodo per il cappello cardinalizio Bernardo è molto stimato dai papi. Leone XIII lo chiama “santissimo uomo”; Pio X dice ai Passionisti: “Voi avete un santo per generale”. Ripetuti, ma inutili i tentativi per crearlo cardinale. Lui rifiuta sempre e prega il papa di lasciarlo nella pace del convento. L’ultimo tentativo è del 1909. Bernardo accoglie l’inviato di Pio X con un sorriso e indicandogli un chiodo sulla parete, sospira: “Dica al santo Padre che se mi manda il cappello cardinalizio, lo attacco a quel chiodo”. Bernardo ormai è tutto proteso verso l’eternità. Altro che porpora cardinalizia! Gli ultimi anni li passa nella preghiera e nella solitudine anche se non sempre riesce a nascondersi. Ognuno vuole il conforto di una sua parola, la luce di un suo consiglio, un ricordo nella sua preghiera, la grazia di una sua benedizione, la gioia di un incontro con lui. Cambia spesso convento: per contentare i superiori e le comunità che lo richiedono, per sfuggire a continue visite che lo distolgono dal raccoglimento. Nel giugno del 1911 giunge a Moricone (Roma). Vive gioiosamente insieme ai confratelli dando l’esempio di umiltà, di preghiera, di amabile conversazione. L’antivigilia della morte confida all’infermiere di essere giunto ormai al traguardo e cita il versetto del salmo 21: “Quale gioia quando mi dissero: Andremo nella casa del Signore”. Muore, come da lui predetto, per una caduta mentre sale una breve ma ripida scala. E’ il 9 dicembre 1911. Giovanni Paolo II lo dichiara beato il 16 ottobre 1988. Il 31 maggio 1908 era avvenuta la beatificazione di Gabriele dell’Addolorata. Nella circostanza Bernardo si trovava a Roma per presiedere il capitolo generale. Tutti vanno in San Pietro per la solenne cerimonia. Agli studenti che stanno partendo chiede di raccomandarlo al nuovo beato. Lui preferisce restare in convento; si raccoglie nel silenzio sciogliendosi in dolcissimi e commoventi ricordi. Un giorno Bernardo pensando a Gabriele aveva detto: “Quel ragazzo si è fatto santo; mi è passato avanti, ma io lo raggiungerò”. La storia ci dice che c’è riuscito. Lo ha raggiunto in cielo e sugli altari. E dal cielo continua a proteggere la congregazione da lui saggiamente guidata, premurosamente servita, immensamente amata. p.dieugenio@virgilio.it
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VOCI DEGLI AMICI AGGREGATI
Mai sola in 25 operazioni dolorose Caro padre, ti ringrazio di avermi aggregata alla Fraternità di Macerata. Non puoi immaginare la gioia che ho provata solo nel leggere sulla rivista il mio nome tra gli Aggregati. Ho ricevuto da Mariannina le tue catechesi sulla fede. Con immensa gioia ho incominciato subito a leggere con calma le prime pagine sulla fede. La fede è un mistero, come dice il sacerdote sull’altare e come mi ripeteva mio marito che è in cielo. Dobbiamo credere in Gesù, donando a lui la nostra vita, anche quando non capiamo, quando siamo nel dolore. Lo provo su me stessa: quando sono nella prova, Gesù mi consola, mi dà forza, mi fa sentire più leggera. Caro padre, ti prometto che leggerò ogni giorno una pagina delle tue catechesi e farò tesoro di ogni parola. Tu mi conosci. Sono stata 25 volte sotto i ferri per operazioni molto dolorose. Ma non sono andata mai da sola. Con me sono stati sempre presenti Gesù e la mia Mamma celeste. Con loro accanto, non ho paura, sono serena. Soffro e offro. Ho sempre lottato e sofferto nella vita, ma ho sempre conservato la fede. Prego sempre per mio figlio che ha problemi con la fede. Prego S. Monica che pregò tanto per suo figlio Agostino e ottenne la sua conversione. Prego perché ottenga anche a me questa grazia. Maria Anna Ferretti Caro padre, ieri unita in preghiera con tutti voi, ho riletto una catechesi che ci hai donato durante la settimana di esercizi spirituali. Il testo riguardava “La Fede va alimentata come una lampada”. Nella situazione in cui oggi viviamo, siamo continuamente distratti e non riusciamo a trovare tempo per il silenzio, prezioso per la preghiera e il dialogo con Gesù. La cosa che mi è piaciuta molto è la descrizione della preghiera dei “poveri”. Le pitture sacre nelle chiese antiche facevano sì che guardando un semplice quadro, si riusciva a raccogliersi. Secondo me, era la prima e vera preghiera contemplativa. Oggi noi tutti crediamo di essere culturalmente più evoluti, quindi più vicini a Gesù, ma Gesù non ha bisogno della nostra cultura, ci ama così
Amiche di Gesù Crocifisso festeggiano i 90 anni di Enrica di Civitanova Marche.
come siamo, sempre, ma in particolare ama “il povero” l’umile, che non ha niente e si fonde nel tutto che è Gesù. Elena Pilloni Carissimo padre, nonostante la lontananza, perché vivo in Emilia, mi tieni aggiornato con le catechesi che puntuale mi fai avere; per questo ti ringrazio tanto perché mi fai sentire in comunione con voi, nello spirito, nella preghiera e nell’Amore di Gesù, che adoro con tanto amore tutte le notti. Prostrato ai piedi della croce, contemplo le sue piaghe e le sofferenze che ha sofferto per noi e prego per te e per tutti i fratelli Amici di Gesù Crocifisso. Paolino e Rosalia Carruba Sono stata impegnata per il Convegno Pastorale Diocesano. È la prima volta che partecipo ad un Convegno Diocesano ed e’ stata un’esperienza che mi ha arricchita molto. Spero un giorno di poter venire ad uno degli incontri a Civitanova, anche se vivo a Benevento. Il libro che mi avete inviato è bellissimo, mi sta illuminando su tantissime cose che non avevo mai preso in considerazione sulla vita e la Passione di Nostro Signore Gesù. .Sono sicura che Maria Letizia è una bravissima persona e che mi sarà di aiuto per mantenermi in contatto con la fraternità a cui sono aggregata. Laura Tirino
È bellissima la catechesi di settembre che ci invita alla immersione nel grande mare della passione di Gesù. Per S Paolo della Croce è la fiducia che dobbiamo avere in Gesù, è buttarci pienamente tra le sue braccia e fidarci totalmente di Lui. Con la meditazione assidua della sua passione, Egli c’insegnerà che cosa fare. Confesso sinceramente che giorno dopo giorno sto provando che Gesù ci vuole sempre più vicini a Lui. La meditazione sta diventando pane quotidiano e se non riesco a farla, sento che mi manca qualcosa di importante e non trovo pace, perché Gesù è preghiera e pace interiore e quando si ha questo si ha tutto, perché è la cosa più importante della vita, è puro ossigeno dell’anima. Patrizia Unita con voi nella preghiera, in questo mese di settembre, ho riflettuto molto sulla Pietà, Maria che tiene tra le sue braccia Gesù morto, lo guarda, soffre, piange, lo pulisce dalle ferite. Quale mamma soffre così tanto? È un dolore straziante; io sono mamma e lo capisco molto bene. A me sono venute in mente tutte le mamme che hanno perso i loro figli per incidenti o nelle guerre, sono proprio l’immagine di Maria. Prego anche per loro, perché capisco che questo profondo dolore è senza fine. Elena Pilloni
PASSIONISTI, CHIESA, SOCIETÀ di P. Lorenzo Mazzoccante
PASSIONISTI 46° Capitolo Generale dei Passionisti Il 10 settembre, con la solenne concelebrazione presieduta dal p. Generale Ottaviano D’Egidio, si è aperto il 46° Capitolo Generale della Congregazione Passionista. I capitoli generali, come ha ricordato il p. Ottaviano nella omelia della messa di apertura, «rivestono particolare importanza perché gli Istituti sono chiamati a discernere alla luce dello Spirito le modalità adeguate per custodire e rendere attuale nelle diverse situazioni storiche e culturali, il proprio carisma ed il proprio patrimonio spirituale» (VC 42). Nel Capitolo, ha ricordato lo stesso p. Ottaviano durante la sessione di apertura, si è chiamati ad «ascoltare il Signore che parla, come parlava al popolo di Israele fuori della tenda del Convegno». E questo capitolo, in particolare, è stato chiamato a concentrarsi particolarmente sui temi della solidarietà e della missione come frutti principali della Passione di Cristo. Il 46 capitolo ha riflettuto, tra l’altro, sul tema della ristrutturazione, il processo di riorganizzazione della Congregazione e che ha visto la formazioni di sei configurazioni, frutto della convergenza di varie province, al fine di favorire tra le stesse un senso di solidarietà nei grandi ambiti del personale, della formazione e dell’economia. Tra le principali novità e frutti del 46° Capitolo Generale c’è la formazione della Provincia CEB (che raccoglie le province italiane, quella francese e portoghese) che diventerà realtà a partire dal prossimo 2015, e l’inserimento del laicato passionista nei Regolamenti Generali. Al riguardo, però, avremo maggiori dettagli solo dopo la pubblicazione degli Atti.
PIET: la Famiglia cresce Il mese di settembre è stato pieno di vitalità per la nostra Provincia religiosa che ha visto l’ordinazione sacerdotale di p. Lorenzo Pantanetti (il 1 settembre) a Montecosaro (MC) e la prima professione di confr. Michele Messi a Morrovalle. Nello spirito della famiglia sosteniamo questi giovani con la nostra preghiera perché il Signore compia in loro i suoi progetti.
da-te»”. L’intento dichiarato è quello di aiutare la cristianità “a riscoprire il messaggio del Vangelo, farlo entrare in modo più profondo nelle nostre coscienze e nella nostra vita quotidiana”. Al riguardo segnaliamo anche l’apertura di un nuovo sito dedicato proprio a questa ricorrenza: http://www.annusfidei.va in cui si troveranno informazioni circa Nuova Curia Generale dei Passionisti, le iniziative promosse dalla Santa Sede in vista dell’Anno della fede con al centro e relativa documentazione, mateil nuovo superiore generale, riale di approfondimento e notiP. Joachim Rego. zie riguardanti le attività che si stanno preparando e svolgendo in tutto il mondo a proposito dell’Anno CHIESA della fede in base alle segnalazioni inviate dagli utenti.
SOCIETÀ
Anno della fede
Anonymous: i crociati della rete?
L’11 ottobre scorso il papa Benedetto XVI ha inaugurato l’anno della fede e della nuova evangelizzazione. Nell’omelia il papa ha ricordato che l’anno della fede “non è per onorare una ricorrenza, ma perché ce n’è bisogno, ancor più che 50 anni fa!”. Il pontefice ha poi descritto questo anno come un pellegrinaggio nei deserti del mondo contemporaneo, in cui bisogna portare con sé “solo ciò che è essenziale: non bastone, né sacca, né pane, né denaro, non due tuniche -come dice il Signore agli Apostoli inviandoli in missione (cfr Lc 9,3)- ma il Vangelo e la fede della Chiesa, di cui i documenti del Concilio Ecumenico Vaticano II sono luminosa espressione”. Nell’anno della fede il santo padre ha introdotto un nuovo ciclo di catechesi nelle udienze del mercoledì in cui approfondirà il “Credo” perché “il cristiano oggi spesso non conosce neppure il nucleo centrale della propria fede cattolica, del Credo, così da lasciare spazio ad un certo sincretismo e relativismo religioso. Non è così lontano oggi il rischio di costruirsi, per così dire, una religione del «fai-
La questione della pirateria informatica è sempre un tema sensibile in una società così digitalizzata quale è quella attuale. E benché esista un codice etico degli hackers che impone loro di lasciare indicazioni delle falle di sicurezza riscontrate nei server che visitano, può capitare che qualche cracker si mescoli a questi “missionari della rete” producendo qualche danno (materiale o immateriale che sia) al server attaccato. Di fatto il gruppo di hackers italiani raccolti sotto il nome collettivo di Anonymous, dopo aver fatto incursione prima nel server dei Carabinieri e poi del Ministero della Difesa ha dichiarato nel blog http://anon-news.blogspot.de/ che «il livello di sicurezza dei vostri sistemi, al contrario di quanto pensassimo, è davvero scadente». La contestuale apparizione in rete di alcuni documenti riservati suggeriscono però che anche dietro le migliori intenzioni si possono celare azioni di bassa levatura. Così come tra i crociati c’erano cercatori di ventura tra le file di Anonymous si sono celati nostrani Julian Assange a caccia di documenti riservati e di notizie (leaks).
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FOTOTECA
Il Capitolo Generale dei Passionisti in visita al santuario di San Gabriele
AGC al santuario di San Gabriele per pregare con il Capitolo Generale
AGC di Sulmona festeggiano la loro consacrazione a Ges첫 Crocifisso con il giovane parroco Don Carmine Caione e i padri Alberto e Bruno.
P. Lorenzo Pantanetti con i genitori nel giorno della sua Ordinazione sacerdotale a Montecosaro Stazione, MC, il 1-09-2012.
Ida Marinozzi di S. Elpidio a Mare FM festeggia e ringrazia il Signore per la ricuperata salute.
AGC di Villa Lempa TE con il parroco don Stefano Iacono e i padri Alberto e Bruno
TESTIMONIANZE
Riflessione sugli esercizi spirituali Il lavoro di gruppo durante gli esercizi spirituali sulla fede, ci ha aiutato a riflettere e scambiarci aspetti pratici della vita personale e della vita del gruppo, fortificandoci a vicenda nella fede. Il secolarismo porta l’uomo a sentirsi grande, forte e coraggioso ma le prove della vita lo costringono a rientrare nel proprio interno. Dio è un interlocutore potente che porta speranza, fiducia, forza e consiglio. Il nostro impegno è scoprire lo stupore nella propria vita e vivere la fede seriamente. Con Dio presente, tutto è diverso. Il vero cristiano non si accontenta di un rosario, di una Messa o di far parte di un gruppo ecclesiale per vivere la fede. Egli deve comunicare la fede con entusiasmo e delicatezza. Deve mettersi al fianco del sofferente, del dubbioso, dello sfiduciato, dell’ateo, comunicare con lui e fare breccia servendosi anche del dono di un libro o di un oggetto sacro. Accade che nella vita si debbano fare delle scelte. Chi è fedele a Dio, prega, ascolta la Parola di Dio, si rivolge per consiglio a una persona più esperta, cerca l’intimità con Dio e poi...il salto nel buio è con la fede. Per ravvivare la Fede, sono state fatte molte proposte: - Nei tempi forti dell’anno cristiano, portare nelle famiglie un’immagine sacra come luce della vita. - Arricchire le testimonianze della nostra rivista con episodi e riferimenti biblici. - In casa tenere una luce o lumino sempre acceso, che ci ricorda la presenza di Dio che è luce. Per approfondire la fede, nella catechesi ci è stato raccomandato di avere in casa il Catechismo della Chiesa Cattolica. Dal sondaggio nel nostro piccolo gruppo di riflessione di 13 persone, è risultato che 8 hanno il CCC. Nello e Marvì
Esercizi e consacrazione Carissimo padre, gli esercizi spirituali di questo anno a San Gabriele sono stati per me particolarmente importanti. Le catechesi sulla fede hanno aperto il mio cuore ad amare ancora di più Gesù. Ho capito che la fede è l’unica consolazione nel dolo-
Consacrazione amici a Sulmona, AQ
re; la vera fede porta la speranza e cancella la disperazione. Gesù è sempre pronto a consolarci, colmandoci di doni. Io personalmente ho avuto il dono preziosissimo di consacrarmi a Lui perpetuamente. Ti ringrazio infinitamente, di avermi permesso di far parte della Famiglia Passionista per sempre. La mia emozione è stata grande, ma la mia gioia ancora di più. L’unica tristezza era che il mio Franco non era vicino a me fisicamente, come alla mia prima consacrazione, ma so per certo, che da lassù mi ha guardata ed ha gioito anche lui. Il mio cammino continua ora con maggiore impegno, nel rispettare i miei doveri, come vera figlia Passionista, so che Gesù mi è vicino e sarà Lui a guidarmi e illuminarmi. Mi abbandono completamente a Lui e credo solo in Lui. Germana
Iniziative a Sant’Atto Desidero informarti del mio progetto “Evangelizzare e testimoniare la fede”. Sto diffondendo le mie richieste di incontro per la recita del Santo Rosario e lettura sacra nelle famiglie di Sant’Atto, ma non solo. Intendo coinvolgere altre frazioni, un po’ come la Peregrinatio Crucis. Molti hanno risposto positivamente e presto comincerò con tanta gioia nel cuore. Spero che Maria, mia ispiratrice e mio esempio, possa accompagnarmi in questo mio cammino per donarle con umiltà la mia testimonianza di fede. Il mio Parroco Don Gabriele Bufalari è
stato informato, mi ha anche proposto di accompagnarlo ogni primo venerdì del mese nel suo incontro per donare l’Eucaristia ai malati. Domenica 23 settembre è stata una giornata emozionante e dolcissima, per me è stata una esperienza profonda e coinvolgente partecipare alla celebrazione Eucaristica con tutti i Capitolari Passionisti rappresentanti di tutto il mondo. Ho chiesto a S. Gabriele di accompagnarmi nel mio “pellegrinaggio di preghiera” che comincerò il 5 di ottobre, primo venerdì del mese, inizierò a S. Atto e poi negli altri paesi. Olga Orlando
Ringrazio il Signore per la chiamata e la consacrazione tra gli AGC Ringrazio per l’invio della catechesi di settembre che ho accolto con tanta gioia, come sempre. Ringrazio il Signore per il dono della chiamata agli AGC che mi ha dato l’opportunità di comprendere l’immensità dell’amore di Dio, questo si apprende soprattutto meditando davanti a Gesù Crocifisso . Ho accolto con immensa gioia l’invito alla 3’ Consacrazione a Gesù Crocifisso che rinnovo con più consapevolezza, affidando e condividendo con LUI le prove della vita a volte molto amare ma certamente non eguagliabili a ciò che ha sofferto per me sulla croce il mio AMATO. Linda di Sulmona
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TESTIMONIANZE
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Consacrarmi, per rispondere con amore all’Amore Il 2 ottobre desidero ardentemente fare la consacrazione perpetua a Gesù Crocifisso per entrare per sempre nella Famiglia Passionista che amo profondamente. Questa spiritualità mi aiuta a vincere i miei limiti, per poter corrispondere all’Amore del mio Signore che è salito volontariamente sulla Croce per dare a noi la vita eterna. Non esiste amore più grande di questo. Cinzia di Sulmona
Prime consacrazioni a Sulmona Caro padre, desidero condividere con te la grande gioia che ho provato il 2 ottobre nel rinnovare la mia consacrazione a Gesù crocifisso. È stata una grande grazia e una grande gioia per noi quattro rinnovare per la prima volta la consacrazione nella nostra Parrocchia e per Cinzia fare la consacrazione perpetua, nella Messa presieduta dal nostro Parroco con Carmine. “Grazie, Signore, per il dono della fede in quel Cristo in croce, segno di Gloria e di Resurrezione, che ci dona la chiave del nostro vivere quotidiano”. Grazie per il bellissimo pensiero che hai avuto per noi nel ricordarci la festa del nostro fondatore del 19 Ottobre, la novena e le catechesi da rileggere. Noi di Sulmona il 19 ottobre ci riuniremo nella Parrocchia di Maria Santissima Ausiliatrice e parteciperemo INSIEME alla Santa Messa in onore di San Paolo della Croce, nostro fondatore. Linda Amandolini
Visita Pastorale e consacrazioni a Roccaraso Ringraziamo il Signore per i 4 giorni di permanenza tra noi dei padri Alberto e Bruno nei giorni 1-6 ottobre. Sono stati giorni molto proficui per le nostre Fraternità di Roccaraso, Rivisondoli, Pescocostanzo, Sulmona e Trasacco. Ci sono stati vari incontri con la Fraternità di Roccaraso e dintorni.
Consacrazione Amici a Roccaraso, AQ.
Le catechesi tenute dal P. Alberto sono state molto interessanti. Ricordo in modo particolare la catechesi “Pescare le perle nel mare di amore e dolore della Passione”, secondo l’insegnamento di San Paolo della Croce. Le perle da pescare sono le virtù praticate da Gesù nella sua passione. Alla base di tutto c’è l’amore che dà la forza per accettare tanto dolore ed esercitare le virtù. L’amore che Dio concede a colui che si tuffa nel mare della Passione di Gesù dà la forza di imitare le virtù di Gesù sofferente. Certamente noi AGC siamo chiamati a praticare le virtù con la forza della Fede, perché ci dice san Paolo della Croce che “il Giusto vive di fede”. Il nostro Fondatore ha basato tutta la sua vita sulla fede che lo ha sostenuto nelle innumerevoli difficoltà che ha dovuto superare. Egli raccomandava “di tenere sempre accese le lampade della fede della speranza e della carità”. Vivere di fede deve significare per noi accettare ogni cosa dalle mani di Dio, abbandonarci alle sue braccia e vivere continuamente alla sua presenza. Per evitare che la fede non si spenga mai, dobbiamo alimentarla con i Sacramenti, specialmente con l’Eucaristia che è il sacramento della fede, con la Parola di Dio e con atto di amore verso il prossimo. Questi insegnamenti hanno animato tutta la Fraternità, ma in
particolare Renata e Maria Teresa per preparasi al rinnovo della Consacrazione a Gesù Crocifisso e il fratello Pasquale per prepararsi alla consacrazione perpetua, come è avvenuto il 4 ottobre, con la messa presieduta dal P. Alberto, mentre il nostro parroco don Renato animava l’assemblea con il suono dell’organo. Ringraziamo i nostri due padri assistenti, per quanto hanno fatto e il nostro parroco don Renato per l’accoglienza che ci riserva e per l’organizzazione che mette a disposizione degli ACG di Roccaraso, Rivisondoli e Pescocostanzo. Rucci Riccardo
Consacrarmi per offrire tutto a Lui. Rinnovare la mia consacrazione a Gesù Crocifisso il prossimo 4 ottobre mi permette di proseguire più fedelmente nel cammino passionista, di immergermi nella spiritualità della Passione di Gesù e di offrire tutto Lui, le mie azioni, le mie sofferenze, i buoni propositi, le mie distrazioni, per poter vivere con Lui e per Lui. Spero tanto che Dio accetti queste mie miserie e, a Lui piacendo, mi dia la grazia di arrivare alla consacrazione perpetua. Mi affido con umiltà e fiducia a Maria Santissima. Renata Strizzi
PROGRAMMA DI FORMAZIONE 2013
MEDITAZIONI MENSILI 2013 Dal libro: “Voi siete miei Amici” Gennaio N. 8 Febbraio N. 11 Marzo Aprile Maggio
N. 13 N. 64 N. 74
Giugno N. 50 Luglio N. 28 Agosto N. 67 Settembre N. 71 Ottobre N. 72 Novembre N. 57 Dicembre N. 19
Gesù Predice la sua Passione Il Mistero della Croce e scandalo di Pietro Offro la vita liberamente La vostra afflizione si cambierà in gioia Maria nel cammino spirituale (II Ed. p.263) Padre, perdona loro L’Angelo dell’agonia e il sudore di sangue Attirerò tutti a me Amici di Gesù C.: Chi siamo? (II ed. 258) Amici: un nome-programma (II Ed.p.255) Emise lo Spirito Li amò sino alla fine: Lavanda dei piedi *************
FORMAZIONE 2013 Anno della Fede: “La Fede e la Parola” Nel prossimo numero della rivista il programma annuale.
16 maggio 12 01 06 09 23
giugno luglio luglio luglio luglio
26 agosto 14 settembre 15 settembre 24 settembre 06 ottobre 09 ottobre 19 ottobre 03 05 13 18 21 09
novembre novembre novembre novembre novembre dicembre
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S. Gemma Galgani (Monache Pass. di Loreto: Ore 21,00) B. Lorenzo Salvi Preziosissimo Sangue S. Maria Goretti B.V.M. Madre della S. Speranza B. Niceforo e compagni martiri della Spagna B. Domenico Barberi Esaltazione della S. Croce B.V. Maria Addolorata, patrona Famiglia Pass. S. Vincenzo Maria Strambi B. Isidoro de Loor S. Innocenzo Canoura Arnau martire Spagna S. Paolo d. Croce: Morrovalle: Messa solenne 21,15 B. Pio Campidelli Defunti della Famiglia Passionista B. Eugenio Bossilkov B. Grimoaldo Santamaria Presentazione di Maria SS. al Tempio B. Bernardo M. Silvestrelli *************
CONSACRAZIONI 2013
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CALENDARIO DI AGC 2013 06 gennaio 07 aprile 05 maggio 16 maggio 09 giugno 07 luglio 05-10 agosto 15-19 agosto 08 29 06 19 03 08 31
settembre settembre ottobre ottobre novembre dicembre dicembre
Messa Casa Riposo – Montecosaro, ore 15,00 Giornata di spiritualità a Casale con Pio Campitelli Ritiro m. e consacrazioni, Morrovalle: 09,00-17,30 S. Gemma, patrona del MLP – Loreto, ore 21,00 Ritiro Mensile a Morrovalle: 9,00-17,30 Ritiro Mensile a Morrovalle: 9,00-17,30 I corso Esercizi spirituali a S. Gabriele, per tutti II corso Ritiro spirituale a S. Gabriele, per famiglie Ritiro Mensile a Morrovalle: 9,00-17,30 Consiglio Nazionale - Morrovalle Ritiro Mensile a Morrovalle: 9,00-17.30 S. Paolo della Croce – Morrovalle, 21,15 Ritiro Mensile a Morrovalle: 9,00-17.00 Ritiro Mensile a Morrovalle: 9,00-17.00 Fine anno a Morrovalle, ore 22—24,00 *************
FESTE PASSIONISTE 2013 05 08 12 27 12
gennaio febbraio febbraio febbraio aprile
S. Carlo Houben Festa della Passione Gesù prega nel Getsemani S. Gabriele dell’Addolorata Piaghe gloriose di Gesù Cristo
Fossacesia Morrovalle Trasacco S. Gabriele, Es. Sp. S. Gabriele, Ritiro F. Castellano P. S. Elpidio Sulmona Roccaraso Madonna della Stella S. Nicolò a Tordino Giulianova Altre Fraternità
Aprile 5 maggio 16 giugno 10 agosto 19 agosto 14 settembre 2 ottobre 4 ottobre 20 Ottobre 9 novembre 17 novembre Date da stabilire
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INCONTRI FRATERNITA’ 2013 1. Recanati MC 2. Morrovalle MC 3. Civitanova M. MC 4. Macerata 5. P. S. Elpidio FM 6. Montecosaro MC 7. Castellano FM 8. Fossacesia CH 9. Roccaraso AQ 10. Trasacco AQ 11. Giulianova TE 12. S.Nicolò a T. TE 13. Villa Lempa TE 14. Madonna d. Stella PG 15. Moricone RM 16. Bari 17. Sulmona Fr. in form.
Convento Passionista Convento Passionista Parrocchia S. Gabriele Parrocch. s. Croce Parrocch. S. Pio X Parrocch. Annunziata Parrocch. Castellano Convento Passionista Parrocch. Assunta Suore Passioniste Parrocch. Annunziata Parroc. S. Francesco Parroc. d.Carmine LA STELLA Convento Passionista Carbonara: Suore P.M. Ausiliatrice
I- III venerdì III-ultimo mart. II-IV lunedì Ultimo ven. Varie II - IV mercoledì II - ultimo giov. I - III mercoledì I - III martedì II -IV mercoledì I - III mercoledì I - III venerdì I - III martedì I – III venerdì II - IV domenica I - III giovedì I ven. III domen. II- IV mercoledì
18,30 21,00 21,00 21,00 21,00 21,00 21,00 21,00 15,00 21,00 21,00 21,00 21,00 15,30 21,00 16,00 21,00
Buon Natale e Benedizioni per l ’Anno Nuovo Carissimi AGC, non posso chiudere quest’ultimo numero 2012 della nostra rivista, che compie il suo13° anno di vita e il 23° anno della nascita del movimento AGC, senza inviare gli auguri più cari e sentiti di BUON NATALE e SANTO ANNO NUOVO a tutti voi e in particolare ai nuovi Amici che hanno aderito in questo anno al nostro cammino passionista, raggiungendo così in questi giorni il numero di 3040 circa. Come sempre, seguendo l’esempio del nostro santo Fondatore S. Paolo della Croce, gli auguri più sentiti ve li darò la notte di Natale nella solenne celebrazione eucaristica, quando vi affiderò e vi offrirò a Gesù Bambino e alla Madre Immacolata, insieme alle vostre famiglie. Quando vi arriverà questa rivista, avremo già celebrato il XXIII Consiglio Nazionale, del quale vi daremo dettagliate notizie nel primo numero del 2013. Il compito principale di questo Consiglio Nazionale sarà quello di tastare il polso del nostro movimento dopo 23 anni di vita e tracciare un serio cammino per l’anno della Fede. Ringraziamo il Signore perché il nostro movimento continua a crescere, anche se a un ritmo più contenuto rispetto al passato e per le 87 consacrazioni avute in questo anno: 18 prime, 49 rinnovi e 20 perpetue. Cerchiamo di vivere l’Anno della Fede con quella intensità che il S. Padre, Benedetto XVI, ci ha chiesto. Il nostro Movimento vuole essere un vero “Gruppo Ecclesiale”, cioè un vero gruppo di santificazione e di apostolato. Pregate per me e per tutto il Movimento. Tanti auguri di benedizioni divine per i nostri vescovi, i nostri superiori, incominciando dal nuovo Superiore Generale, P. Joachim Rego e Consiglio Generale, parroci, assistenti e “Amici” tutti. Un abbraccio nel Signore e tante benedizioni. P. Alberto Pierangioli
Calendario degli Amici 04 novembre: 10 novembre: 18 novembre: 25 novembre: 09 dicembre: 31 dicembre: 06 gen. 2013: 13 gen. 2013:
Ritiro mensile a Morrovalle MC Ritiro e consacrazioni a San Nicolò a Tordino TE Consacrazioni a Bari Ritiro e consacrazioni a Giulianova Lido TE Ritiro mensile a Morrovalle MC Fine anno comunitario, Morrovalle: Adorazione, Messa, festa: 22-24,00. Messa e festa alla casa di riposto di Montecosaro. Primo Ritiro Mensile 2013 a Morrovalle MC
SOMMARIO 2. P. A. Pierangioli 3. P. A. Pierangioli 4. P. R. Cecconi 5. Coltorti M. Grazia 6. Manuela Peraio 7. Manuela Peraio 8-9. Pierluigi Di Eugenio 10. Pierluigi Di Eugenio 11. P. L. Mazzoccante 12. Varie 13-14. Varie 15. Direzione AGC 16. P. Alberto CP
Da Gesù Crocifisso al Crocifisso Risorto La “morte mistica” e la “divina natività” VI - Meditiamo con il vangelo di Marco XVII – La santità è amore di M. Maddalena Marcucci L’Anno della Fede: i testimoni L’Anno della Fede: la porta della fede Centenario B. Bernardo Silvestrelli Centenario B. Bernardo Silvestrelli Passionisti, Chiesa, Società Fototeca Testimonianze Programma 2013 Auguri di Buon Natale
Ricordiamo al Signore i nostri defunti: Fiorini Bruna di Loro Piceno MC. Soria Antonia di Sulmona, consacrata
Un grazie sincero a coloro che hanno inviato la loro offerta per le spese di stampa Novembre-Dicembre 2012 – Anno XIII n. 6 Autor. Trib. di MC n. 438\99 del 17-12-1999 Sped. Ab. Post. D.353/2003 (L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, Comma 2, DCB Macerata. Editoriale ECO srl - C. c. p. 11558624 Dir. Tonino Taccone – Red. P. Luciano Temperilli Piazzale S. Gabriele 2 – 62010 Morrovalle Mc T. 0733/221273 - C. 349.8057073 - Fax 0733/222394 E-mail albertopier@tiscali.it http://www.amicidigesucrocifisso.org