mici di Gesù Crocifisso A Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso”
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Marzo - Aprile 2011 - Anno XII n. 2
SOMMARIO 2. P.A.Pierangioli 3. P.A.Pierangioli 4. P.R.Cecconi 5. M.G. Coltorti 6. A.Caramico 7. *** 8. Manuela Peraio 9. Manuela Peraio 10. P. L. Temperilli 11. P. L. Mazzoccante 12. Testimonianze
S. Paolo d.C.: 3 - Santo laico e passionista S. Paolo d.C.: 4 - Dal lfallimento a Roma al Voto della Passione II – Meditiamo con il Vangelo di Matteo IX – La santità è amore Prendersi cura degli altri. Sempre! Assolto il Padre Paassionista Mario Bartolini Miracoli Eucaristici Il logo del Congresso Carismi in comunione Passionisti-Chiesa-Società
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3 – S. Paolo della Croce: santo laico e Passionista Marzo 2011
di P. Alberto Pierangioli
ei processi di canonizzazione, P. Giammaria Cioni, discepolo e poi confessore di S. Paolo della Croce, narra che il santo, in un giorno di grandi prove spirituali confidò: “Mi pare d'aver sbagliato strada! Se restavo secolare forse mi sarei salvato. E così non so"». Siamo abituati a pensare Paolo solo come sacerdote e proviamo difficoltà a pensarlo come un santo laico. Eppure per 33 anni, prima di essere sacerdote, da laico ebbe le più forti esperienze mistiche e le ispirazioni fondamentali riguardanti la fondazione della congregazione passionista, da laico ne scrisse la regola. Ancora laico, fu predicatore e direttore spirituale e più volte esercitò questo suo apostolato anche a favore di sacerdoti e suore, predicando per loro ritiri e corsi di esercizi spirituali. Abbiamo decine di lettere di direzione spirituale scritte da laico a varie persone. Ricordiamo questi elementi pensando al concilio che parla della chiamata universale alla santità e si cerca anche la vera identità della vita religiosa, indipendentemente dalla vocazione al sacerdozio. Le caratteristiche della spiritualità laicale di Paolo Come visse Paolo da laico il cammino di santità? Noto che fino alla ordinazione sacerdotale non troviamo negli scritti di Paolo accenni significativi sulla vocazione al sacerdozio. Certamente qualcuno suggerì a Paolo che senza il sacerdozio non era facile portare avanti la nuova fondazione. Poi fu il card. Corradini che lo aveva chiamato a dirigere l’ospedale di S. Gallicano a Roma, a fargli capire che da sacerdote avrebbe potuto fare maggior bene tra i malati e così, il 7 giugno 1727, Paolo e Giovanni Battista furono consacrati sacerdoti dal papa Benedetto XIII nella basilica di San Pietro. La lunga vita cristiana laicale era servita a Paolo come da noviziato alla vita sacerdotale, nella quale poi troviamo sviluppate tutte le caratteristiche vissute da laico. Riassumiamo le caratteristiche della vita laicale di Paolo. Dopo la sua così detta “conversione”, incominciò a divorare i libri spirituali che poté avere fra mano, incominciando dalle opere di san Francesco di Sales. Da lui Paolo apprese la chiamata alla santità per tutti, consacrati e laici, l’amore come unica via alla santità, la dottrina del “sacro silenzio d'amore nel rapporto
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con Dio” (Cnf L I, 462). La mitezza di Francesco di Sales aiutò Paolo a temperare la sua austerità. S. Teresa d’Avila è l’unica santa ricordata nel suo Diario di Castellazzo. Fu colpito profondamente dalle parole della santa: “O patire o morire”, che egli riprende spesso e modifica a modo suo. Apprese da lei e da S. Giovanni della Croce che egli chiama “il principe dei mistici”, l’amore grande per l’orazione e i criteri per discernere il suo cammino. Il laico Paolo aveva già imparato a volare verso le alte vette della mistica, come vediamo nel diario del Castellazzo. Ma da questi grandi mistici apprende soprattutto il significato profondo di vivere “nel seno del Padre” e altre finezze del cammino mistico. La preghiera era tutto per Paolo e non si trattava soltanto di preghiera vocale o liturgica, ma più ancora di quella che allora si chiamava “orazione”. Paolo stesso confidò al P. Cioni che fin dalla giovinezza il Signore gli concesse una grazia grandissima di orazione, e si sentiva talmente rapito in Dio che mai si sarebbe staccato da Lui”. Proprio nel cammino spirituale da laico, approfondisce il legame con il Crocifisso, che diventa per lui “L’Amore Crocifisso”. Abbiamo già visto nel Diario del Castellazzo a quali ascensioni mistiche era arrivato nell’amore al Crocifisso. Spesso si sentiva rapito in altissime estasi. Ma questi doni erano accompagnati da grandi prove spirituali che, diceva lui, “non augurava neppure ai cani”. Paolo non si fidava di sé, per questo cercò e trovò ottime guide spirituali, fino al suo vescovo, Mons. Gattinara. Si confessava dal suo parroco, anche se forse non era il confessore adatto per lui.
Vive un profondo distacco dai valori del mondo e conduce una vita di grandi penitenze. Uno zio sacerdote lo lascia erede di tutti i suoi beni. Egli prende per sé solo i libri della Liturgia delle ore. Soccorre i poveri, visita i malati, guida la confraternita di S. Antonio, fa il catechismo agli adulti. Intorno a lui si raccolgono presto una trentina di giovani, che guida nel cammino di santità, con l’aiuto di un Cappuccino. Una ventina di essi divennero poi sacerdoti o religiosi. Vive in profonda comunione con la sua famiglia e collabora con il padre nel commercio per aiutarlo a provvedere alle necessità della numerosa famiglia. I genitori non si oppongono al profondo cammino spirituale dei due figli maggiori e, quando arriverà, accettano il distacco totale, anche se con profonda sofferenza di tutti Proprio la vita laica di Paolo Danei prepara la vita e la missione di Paolo della Croce.
In Copertina: Composizione con il logo del 25° Congresso Eucaristico
4 – Dal fallimento a Roma al Voto della Passione di P. Alberto Pierangioli
Aprile 2011
opo il ritiro di 40 giorni nella chiesa di S. Carlo a Castellazzo (AL), Paolo si presenta al suo Vescovo, Mons. Gattinara, per informarlo di tutto; gli porta il diario scritto per suo ordine e la prima bozza della regola dei “Poveri di Gesù”, come vuole chiamare il nuovo istituto. Il vescovo si commuove fino alle lacrime mentre Paolo legge quanto ha scritto. In attesa di prendere decisioni, permette a Paolo di dedicarsi all’apostolato nel paese. Paolo però sogna di andare a Roma. L’11 marzo 1721 scrive al vescovo “di sentirsi sempre più ispirato di partire per Roma” (L. I, p. 22), per presentare al papa il suo progetto. Il vescovo stima Paolo, ammira il grande progetto che ha in mente, ma non ha il coraggio di dare una spinta forte. Dopo molte titubanze, concede a Paolo di partire con un attestato pieno di stima per il giovane, ma molto generico: “è un giovane che risplende di singolari virtù e degno di essere benignamente e caritatevolmente accolto ovunque abbia occasione di presentarsi”. L’attestato non dice nulla del motivo del viaggio, non è indirizzato a nessu-
Argentario, per mancanza di vento. Paolo per la prima volta può ammirare la bellezza di quel posto e sogna di farne la culla del nuovo istituto. Il 9 settembre sbarca a Civitavecchia, da dove scrive al fratello, assicurandolo di “aver fatto il viaggio con molto fervore di spirito, con tanto cuore che sarei andato per amore del nostro caro Gesù sino in capo al mondo” (L.I, 52). Verso il 20 settembre arriva a Roma stanco e in uno stato pietoso. Nelle soste, durante il viaggio, “ha messo in pulito le regole scritte a San Carlo”, per presentarle al Papa. Dopo aver molto pregato, tra il 23-25 settembre 1721 si presenta al palazzo del Quirinale, sede del nuovo papa Innocenzo XIII e chiede di poter parlare con lui. Scalzo, barba e capelli incolti, l’unico vestito che ha in uno stato pietoso: è una indecenza. Non ha uno straccio di presentazione e raccomandazione. I custodi del palazzo lo scrutano da capo a fondo e lo liquidano subito: “Con tutti i birbanti che capitano qui ogni giorno, ti ci metti anche tu? Via subito da qui!”. Paolo avrà provato una stretta al cuore, ma le sue certezze non vacilla-
no, molto meno al papa. Paolo, forse troppo ingenuo, ma pieno di fede in Dio, verso la fine di agosto 1721 parte per Roma da Genova. Convince il fratello Giovani Battista a rimanere a casa, in attesa di avere buone notizie da lui. L’8 settembre la nave su cui viaggia si ferma ai piedi del monte
no. Senza replicare, fa marcia indietro. Vicino a una fontana, tira fuori dal fagotto l’unico pane che ha, lo condivide con uno più povero di lui e lo mangia bagnandolo alla fontana. Va poi alla basilica di Santa Maria Maggiore e si inginocchia davanti all’immagine della Madonna “Salute
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del popolo romano”, per deporre ai suoi piedi il progetto che non aveva potuto presentare al papa. Mentre vive il maggiore fallimento umano, “fa voto di legare la sua vita alla passione di Gesù, di dedicarsi a promuovere nel cuore dei fedeli la devozione alla Passione di Gesù e di impegnarsi a radunare compagni per questo scopo”. Il voto della Passione Fino a quel momento Paolo aveva approfondito l’aspetto negativo della nuova spiritualità: la povertà, il distacco, la solitudine, i Poveri di Gesù. Nel momento di maggiore povertà, scopre il punto focale positivo: l’amore del Crocifisso e al Crocifisso, fino al dono totale della vita. La coscienza di centrare il suo spirito nella Passione di Gesù crebbe progressivamente in lui. La prima immagine è il nome di Gesù al centro del “segno” , un cuore sotto la croce bianca. Segue la veste nera di cui si doveva vestire, con la precisazione del suo significato di “perpetuo lutto” per la Passione e morte di Gesù. Non è solo un aspetto negativo della Passione, ma un segno come massima espressione dell’amore di Dio. Il voto della Passione, che Paolo emise nel 1721, costituirà la sua personale consacrazione alla Passione, che diventerà ben presto l'elemento distintivo della nuova congregazione, in sostituzione dell'ideale negativo della povertà. Alla scoperta di questa vocazione Paolo arrivò attraverso la personale esperienza del fallimento di progetti maturati sotto l'impulso delle ispirazioni di Dio. Paolo ebbe anche la chiara intuizione che il “radunare compagni” avrebbe avuto come scopo l'interiorizzazione e la diffusione della Passione. Il “segno” si arricchì poi del ricordo della Passione e del simbolo dei chiodi. Il voto della Passione entrò nelle Regole verso il 1730, nel testo che Paolo preparò per l'esame del suo vescovo, il cardinale Altieri. Da allora tutta la spiritualità del santo gravita intorno alla Passione. Per i laici passionisti il voto è sostituito dalla “Promessa di Amore”, che ha come centro l’espressione: “Gesù, Amore Crocifisso, fa che io ti ami e ti faccia amare”. albertopier@tiscali.it
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II - MEDITIAMO CON IL VANGELO DI MATTEO Nella preghiera, il sì definitivo di Gesù al Padre (26,36-46) di P. Roberto CecconiCP
arissimi Amici, in questa seconda tappa del nostro cammino nel vangelo di Matteo ci soffermiamo sul brano che narra di Gesù al Getsemani. Iniziamo con la lettura-ascolto del racconto biblico.
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Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: “Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare”. E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e angoscia. E disse loro: “La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me”. Andò un poco più avanti, cadde faccia a terra e pregava, dicendo: “Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!”. Poi venne dai discepoli e li trovò addormentati. E disse a Pietro: “Così, non siete stati capaci di vegliare con me una sola ora? Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole”. Si allontanò una seconda volta e pregò dicendo: “Padre mio, se questo calice non può passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà”. Poi venne e li trovò di nuovo addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti. Li lasciò, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: “Dormite pure e riposatevi! Ecco, l’ora è vicina e il Figlio dell’uomo viene consegnato in mano ai peccatori. Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino”.
La preghiera, terreno in cui la comunione con Dio diventa storia Nell’imminenza della sua sofferenza e morte, Gesù sente fino in fondo tutta la fatica che l’uomo sperimenta nell’accettare queste realtà. La sua anima è presa da fortissima angoscia e tristezza. In questo contesto, rivolge la sua supplica al Padre perché passi il calice che gli si prospetta: “Padre mio, se è possibile, passi via da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!”. Gesù si rivolge al Padre in maniera schietta, senza masche-
re, esprimendo chiaramente tutta la ripugnanza che prova dinanzi a ciò che lo attende. Manifesta tuttavia anche il suo forte desiderio di restare in comunione con lui, unito in un solo volere per la salvezza dell’uomo. Dopo essere andato dai discepoli ed averli trovati addormentati, prega una seconda volta: “Padre mio, se questo calice non può passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà”. In questo frangente la comunione di Gesù con il Padre si manifesta in modo più profondo rispetto a prima. Nella preghiera precedente, Gesù, pur essendo disposto a dar compimento alla volontà del Padre, aveva chiesto chiaramente che il calice della passione passasse via da lui. Ora si esprime in modo diverso: “Se questo calice non può passare… si compia la tua volontà”. Dopo aver trovato i suoi seguaci nuovamente addormentati, torna a pregare ripetendo le stesse parole,
cioè con l’atteggiamento di chi ormai si sta consegnando. Dopo questa preghiera, Gesù si rivolge ai discepoli dicendo: “Alzatevi, andiamo!”. Ormai è deciso a dare compimento a quanto aveva già annunciato durante l’ultima cena quando, dopo aver dato il calice del vino ai suoi intimi, disse: “Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti per il perdono dei peccati” (26,27-28). La preghiera accorata conduce dunque Gesù a far sì che quella
comunione che sempre lo lega al Padre si attui nella storia per la salvezza dell’uomo (cf. 1,21).
La pesantezza che allontana dalla via del Signore All’inizio della sua preghiera, Gesù aveva chiesto a Pietro, Giacomo e Giovanni (i due figli di Zebedeo) di vegliare con lui. Quando torna da loro, dopo aver pregato la prima volta, li trova addormentati. Visto ciò, si rivolge a Pietro esortando lui e gli altri a vegliare e a pregare. Il loro spirito è pronto, sono cioè disposti anche a morire con lui (cf. 26,35). Tuttavia la loro carne è debole, in altre parole sono uomini segnati dalla fragilità e bisognosi della forza che viene da Dio, per non cedere alla tentazione di abbandonare il Signore nei momenti più drammatici. La seconda volta che Gesù viene da loro li trova ancora una volta nel sonno, perché i loro occhi si sono fatti pesanti. I discepoli cioè non si mostrano capaci di vincere se stessi per restare in comunione con il Signore. La terza volta che Gesù torna dalla preghiera li trova ancora addormentati. Li invita ugualmente a mettersi in cammino con lui, ma lo lasceranno solo (cf. 26,56).
La Buona Notizia Per dare compimento al progetto di amore che Dio ha sull’uomo, spesso bisogna superare i limiti imposti dalla propria creaturalità. Chi non vive una vita di preghiera intensa non riesce in questo e prima o poi si separa dal Signore. Tuttavia, a chi vive in profondo dialogo con Dio è data la capacità di far calare il suo amore nella storia. robi.cp@libero.it
IX - “LA SANTITÁ É AMORE” di Madre M. Maddalena Marcucci L’AMORE NON HA BISOGNO DI NESSUNO: BASTA A SE STESSO di Maria Grazia Coltorti
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Chi ha sete venga a me e beva ” (Gv 7,37 .
Riprendiamo la nostra lettura degli articoli di Madre Maddalena Marcucci circa la Santità e l’Amore. Questa volta ci descrive la situazione di quelle anime che, una volta decise ad impegnarsi a farsi sante, cominciano a guardarsi attorno per cercare di scorgere i modelli migliori da imitare per raggiungere questo obiettivo. Si prendono ad esempio gli uomini ritenuti da tutti di grande spiritualità, o quelli occupati in opere di zelo e carità, quindi si passa all’imitazione di coloro che trascorrono ore in orazione, alla lettura di libri spirituali o, meglio, alla ricerca di direttori santi…eppure, dopo aver passato tanto tempo ad imitare gli altri, con fatiche e sforzi notevoli, ci si sente quelli di prima: deboli, miseri, con tutte le cattive inclinazioni che avevamo, scoraggiati e avviliti. Dov’è l’errore? - Anime assetate di santità, dobbiamo andare a cercarla dove solo essa risiede, andiamo a Gesù , lui solo la possiede tutta. Solo lui può e vuole darcela: QUANTO DESIDERA GESU’ DARCI IL SUO AMORE! Il Signore ci ha dato un unico modello, un unico Maestro che insegna e chiede alle anime, secondo le forze di ciascuna e la misura della grazia da lui stesso concessa, di farsi sante: Gesù! Tanto più ci avvicineremo a Gesù, tanto più le nostre anime arderanno del fuoco divino dell’Amore che ci farà felici. Dobbiamo accostarci alla sorgente della santità e da essa bere l’acqua che Gesù offre a tutti: “Chi ha sete venga a me e beva”, l’Amore è Spirito di verità che ci insegna ogni cosa. Quando si è scoperto questo dolce cammino dell’amore si lasciano volentieri tutti gli altri mezzi, creature e cose, e si va diritto a Dio. L’Amore stesso ci guiderà nei pericoli affinché non dobbiamo temere nella notte dello
spirito. Dipende però solo da noi, ci ricorda Madre Maddalena, amare o no Dio; amarlo molto o amarlo poco. Dobbiamo tenere bene in mente che ogni altro amore ci impedisce di volare alto con Dio e ci trattiene, trascinandoci a terra. Questa è l’unica cosa che ci deve interessare: amare e credere nell’amore di Dio. Non dobbiamo perdere tempo a pensare cosa fare , ma dobbiamo solo vivere nell’amore per essere sicuri di
non perdere il tempo nel cammino di santità. Nell’amore non c’è niente di violento; quindi ognuno vada dove si sente portato, e faccia quel che vuole, basta che ami, che faccia tutto per amore e non cerchi altra ricompensa che l’amore. Dove c’è l’amore niente è piccolo, anzi è tutto molto grande e così grande da meritare la stima di Dio. Il più piccolo atto d’amore attira su chi lo compie lo sguardo divino, pieno di compiacimento e fa esultare Dio. Nel servire il Signore, prescindiamo da ogni proprio interesse. Non chiediamogli altro che amore, amore per noi e per gli altri. Che Dio sia conosciuto e amato: questo sia il fine
di tutta la nostra vita, che il suo regno si estenda a tutti i cuori. Infine, Maddalena Marcucci, rivolge lo sguardo a coloro che sono incaricati di istruire i giovani esortandoli a fare qualunque sforzo per indirizzarli a Dio perché il loro primo amore sia per Dio; che capiscano che non c’è altro bene degno di essere amato e posseduto nel nostro cuore al di fuori di quello che è eterno. Ogni bellezza passa! Insegnate ai giovani, dice, ad amare Dio perché in questa scienza sono comprese tutte le altre. A coloro che sono già vicine a Dio, anime elette, la Madre Maria Maddalena ricorda tutti coloro che “muoiono di sete” e cercano nelle cisterne avvelenate del mondo corrotto il refrigerio che solo Dio può dar loro. “Amate Dio senza misura, stringetevi a Lui ogni giorno con la preghiera, col sacrificio, con l’immolazione, così quelle anime smarrite ritorneranno a Dio”. Chiediamo alla Madre dell’Amore che ci dia suo Figlio. Chiediamole che sia la nostra maestra nell’amore e che ci insegni a conoscere e ad amare Gesù. Fare tutto per amore: Il nostro amore non sia solo un’intenzione generale rinnovata di tanto in tanto, ma un amore attuale; dobbiamo respirare amore come respiriamo l’aria, vivere nell’amore senza interruzione, come i beati in cielo. Allora cominceremo a godere delizie divine che capisce solo chi si abbandona senza riserve all’amore. L’amore è un canto così soave che subito scopre egli stesso le note stonate e le va sopprimendo, allontanando da sé ogni imperfezione, fino a potersi unire in perfetto accordo al canto eterno dell’Amore in cielo! L’Amore stesso sarà il suo maestro. Mille volte felice l’anima istruita e guidata dall’Amore: “Beato l’uomo che tu istruisci, Signore” (Sal 94, 12). colt.mgrazia@libero.it
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PRENDERSI CURA DEGLI ALTRI. SEMPRE! di Adele Caramico arlare in famiglia dell’inizio della vita umana è già problematico, in quanto si è spesso disorientati da ciò che, soprattutto i più giovani, si recepisce attraverso una “certa informazione/disinformazione” che i media forniscono. Ma quando si affronta il problema del termine della vita dell’uomo, lo sguardo cambia completamente espressione. E’ ciò che accade quando si affronta questo argomento. Spontaneamente, infatti, come se fosse collegato, viene subito fuori anche quello dell’eutanasia. Un adolescente, per esempio, non si pone tanto il problema della sofferenza, in quanto lo vede lontano da se stesso, a meno che non lo abbia già dovuto sperimentare con qualche persona cara. Parlare del dolore, della morte, del termine della vita dell’uomo, nelle persone suscita sempre sentimenti contraddittori, di disorientamento di timore per qualcosa o Qualcuno che può esserci dietro a tutto questo. Se si parla del termine della vita di una persona che è vissuta un cospicuo numero di anni, non sorgono domande particolari da fare se non quella che riguarda il dopo la vita terrena. Lo sgomento e il disorientamento invadono i volti e le menti, invece, quando si parla di persone che soffrono per delle malattie, spesso incurabili, che portano precocemente alla morte. Quando si parla di pazienti che per sopravvivere devono dipendere dagli altri e soprattutto dai macchinari, come per il caso di Welby, di Nuvoli, di Eluana e di tanti altri come loro che ci restano “anonimi”. Le prime domande che si pongono sono sul senso e significato del vivere in determinate condizioni. Le risposte che vengono fuori sono le più diverse fra loro. C’è chi afferma che, se uno deve soffrire in un modo disumano, non ha senso continuare a vivere. Altri invece, affermano che noi non pos-
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siamo sapere come si sente realmente la persona che vive attaccata a delle macchine, e così via… Nel momento stesso in cui viene posta la domanda: “Se accadesse in questa famiglia cosa faremmo?”… … Allora tutto cambia! I volti diventano più seri. Gli sguardi sono molto più pensierosi. Un ragazzo, da poco maggiorenne, in una famiglia in cui si affrontavano questi discorsi, alla fine ha detto: “Se proprio dovesse accadermi qualcosa del genere, avrei paura di chi può prendere le decisioni per me”. Da questa affermazione si è può comprendere come il tema affrontato non sia di certo “leggero” o privo di spunti di riflessione e soprattutto non è da mettere in un angolo della nostra mente ed evitare di parlarne. Si ha paura? E per quale motivo? Forse per mancanza di fiducia in chi potrebbe decidere per noi quando noi non possiamo farlo per noi stessi? La “paura” delle decisioni prese dagli altri già da sola dice molte cose, ma affermare di aver più paura di vedere soffrire gli altri che di soffrire noi stessi rivela la fragilità, inevitabile, dalla nostra vita umana. Temere poi che, per non star male nel veder soffrire una persona cara, si possano staccare le macchine sot-
tolinea ancora di più il nocciolo della questione. La paura della morte è umana, pure Gesù ebbe paura. La paura che altri possano provocarcela o anticiparla è ancora più grande. In famiglia nessuno vorrebbe vedere soffrire un altro, ma dovremmo comunque farci carico gli uni degli altri non solo nella gioia (che è la cosa più semplice) ma anche e soprattutto quando c’è dolore e sofferenza, morale e fisica. L’eutanasia non ha alcun senso, non ha motivo di esistere. La vita dell’uomo, di ogni uomo, è affidata a ciascuno di noi e a ciò non possiamo sfuggire. Che senso avrebbe tutto ciò se, quando chi ci viene affidato mentre soffre, invece di assisterlo ed amarlo come Gesù sulla croce, con la “scusa” di alleviare le sue pene, preferiremmo per lui la “dolce morte”? Il centro della questione sta qui, nelle parole del Vangelo che ci invitano a fare agli altri ciò che vorremmo fosse fatto per noi stessi e ad amare il prossimo come noi stessi. Esiste un Amore più grande della sofferenza e del dolore, un Amore che si è fatto croce perché anche noi potessimo essere sollevati ed aiutati a portare la nostra croce! www.bioeticaefamiglia.it
ASSOLTO IL PADRE PASSIONISTA MARIO BARTOLINI DIFENSORE DEGLI INDIOS E DELL’AMAZZONIA **** adre Mario Bartolini, è stato assolto nel processo di primo grado che lo vedeva coinvolto. La sentenza è del 21 dicembre 2010. I cinque dirigenti Indios processati con loro, però, sono stati tutti condannati. In pratica a fare la differenza è stata la pressione mediatica. E la sentenza è stata comunque impugnata da tutti: sia dall’accusa che dalla difesa. Il Superiore generale dei Passionisti, appresa la notizia, ha dichiarato alla radio vaticana: “Questa assoluzione è liberatoria sia per la Congregazione passionista che per il popolo e per i vescovi della zona, che hanno molto collaborato e sono stati molto vicini a padre Mario e alla gente del posto. Il popolo dell’Amazzonia attendeva questa assoluzione perché la situazione è stata molto precaria e molto difficile, con alcune multinazionali che hanno invaso i territori. Ora finalmente, con la sentenza, c’è stata un’assoluzione importante, perché dà un indirizzo all’Amazzonia.” Lo stesso P. Mario, in una lettera inviata a Associazione Missionaria ALOE onlus scrive: “Ringrazio con cuore sincero tutte le persone e istituzioni di tutto il mondo che hanno solidarizzato, non solo con me, ma con tutti quelli che sono privati dei loro diritti. Come sacerdote e religioso passionista ho fatto quello che dovevo fare, in forza della mia fede in Cristo che soffre, non in una fredda croce, ma in tante persone offese nella loro dignità: essere “la voce di quelli che non hanno voce”, perché i così detti “potenti” hanno negato loro il diritto di avere diritti, per essere gli schiavi (schiavi rurali, senza pieni diritti di lavoro) di una minoranza e per imporre, con l’illegalità fatta legge e l’istituzionalizzazione di molte norme, la corruzione e la forza
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militare e della polizia, un modello di sviluppo inumano, esclusivo e insostenibile, che significa più ricchezza per pochi (per i ricchi epuloni dei tempi moderni), più povertà ed emarginazione per la maggioranza, e distruzione dell’ambiente amazzonico con tutta la ricchezza nella sua biodiversità…. Sembra che la convivenza mondiale abbia fatto sua la risposta di Caino a Dio: “Sono forse io il responsabile di mio fratello?”…. Non si riconoscono ai nostri popoli il diritto di vivere nel proprio territorio e di essere padroni del proprio futuro e del proprio sviluppo: per questo si mette in vendita l’Amazzonia e i popoli amazzonici…. Non so come finirà il processo in corso: si sta avviando un appello. Però capisco chiaramente qual è l’intenzione del governo e dei gruppi di potere economico. Il problema amazzonico continua ad esserci, indipendentemente dal risultato finale di questo processo. Abbiamo bisogno di stringere le nostre mani, unire i nostri gridi di protesta, fare pressione con i responsabili dei governi perché
rispettino il diritto di tutti a vivere con dignità e in un ambiente sano. Come conclusione, faccio mie le parole di Madre Teresa di Calcutta: “Dio si prende sempre cura delle sue creature, ma lo fa attraverso gli uomini. Se qualcuno muore di fame e di dolore, non è perché Dio non l’ha aiutato: è perché noi non abbiamo fatto niente per aiutarla, non siamo stati strumenti del Suo amore, non abbiamo saputo riconoscere Cristo sotto l’aspetto di questo uomo sfortunato, di questo bambino abbandonato.” … O di questo contadino privato della sua dignità e del suo futuro. Al lavoro: è possibile un mondo differente. E lo otterremo quando smetteremo di essere complici dell’ingiustizia dei potenti. Barranquita, Perù 21 gennaio 2011 Per firmare in favore del p. Mario Bartolini andare su: www.aloemission.org oppure su www.jpicpassionist.org
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VERSO IL CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE ANCONA 4-11 SETTEMBRE 2011
MIRACOLI EUCARISTICI Manuela Peraio
a presenza reale di Gesù nella SS. Eucarestia è un mistero che sfida la nostra intelligenza. Ma il Signore viene incontro alla nostra fragilità con segni e miracoli che dimostrano la verità della sua parola e della tradizione perenne della Chiesa. Uno è il famoso miracolo di Siena occorso nel 1730, quando il 14 agosto approfittando dell’assenza dei frati, alcuni ladri saccheggiarono la chiesa di San Francesco rubando anche la pisside. Le particole, ritrovate tre giorni dopo, il 17 agosto 1730, permangono ancora intatte ai giorni nostri. Giovanni Paolo II in occasione della sua visita al Santuario Eucaristico di Siena il 14 agosto 1980 esclamò: E’ la Presenza! L’altro miracolo si verificò nel quartiere di Napoli di San Pietro a Patierno, nella chiesa di San Pietro apostolo. Nella notte del 27 gennaio 1772 vennero trafugate dall’altare maggiore le ostie consacrate. Il ritrovamento avvenne in modo complesso e prodigioso: il 19 febbraio Giuseppe Orefice vide delle luci “simili a stelle splendenti“ in un terreno del duca di Grottolelle, fra Capodichino e Casoria. Il fenomeno, ripetutosi in presenza di familiari e di alcuni amici, portò al ritrovamento, a più riprese, delle ostie trafugate, rinvenute scavando nel terreno. Sull’episodio fece un resoconto particolareggiato Sant’Alfonso
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SantAlfonso Maria de’ Liguori
Miracolo eucaristico di Lanciano
Maria de’ Liguori. Dopo scrupolose ricerche il santo concluse, parlando del fatto narrato: “Lo ritengo più che sicuro ed è per questo che ho voluto renderlo pubblico attraverso la stampa...per far conoscere questi fatti a gloria del Santissimo Sacramento dell’altare“. Le particole furono però nuovamente rubate nella notte tra il 23 e il 24 ottobre 1978, e non sono state più ritrovate. La maggioranza, forse, dei miracoli eucaristici riguardano la trasformazione del pane in carne e del vino in sangue, come risposta a dubbi sulla presenza reale o a sacrilegi avvenuti. Tra i più antichi e famosi si ha quello di Lanciano (Chieti) che si verificò nell’anno 750 nella Chiesa di Legonziano. Il nome sembra derivare da san Longino, il centurione che dopo aver trafitto Gesù con la lancia si convertì. La famiglia di Longino, secondo un’antica leggenda, era originaria di Lanzanum (Lanciano appunto) e si trasferì in Palestina. Nella Chiesa di San Legonziano dunque, un monaco mentre celebrava l’Eucaristia fu assalito dai dubbi circa la Presenza reale del Signore nelle Sacre Specie e così si accorse, dopo la consacrazione, che l’ostia era divenuta carne e il vino sangue. La Sacra Ostia,
così trasformata e tuttora conservata in una teca, è parte del muscolo del cuore e il sangue appartiene al gruppo AB. Non occorrono laboriose spiegazioni per associare questo miracolo al Sacrificio di Gesù sulla croce e al continuo riattualizzarsi dello stesso sacrificio nelle celebrazioni eucaristiche. Arriviamo al miracolo del corporale di Orvieto. Siamo nell’anno 1263, un prete boemo, Pietro da Praga è tormentato dal dubbio ogni qualvolta celebra la Messa. Di ritorno da un pellegrinaggio a Roma sosta a Bolsena, da dove intendeva proseguire fino a Orvieto che, allora, ospitava il papa Urbano IV. Accadde che mentre celebrava nella Chiesa di Santa Cristina, a Bolsena, invocò lume dal Signore circa la verità del divino sacrificio. All’istante l’ostia si convertì in sangue vivissimo che macchiò il corporale posto sull’altare e il marmo del pavimento. I fedeli videro il fatto miracoloso e subito sparsero la voce che raggiunse il papa a Orvieto. Nella macchia di sangue sulla pietra, infatti, e in quelle del Corporale molti asserivano di vedere l’immagine del Redentore. Urbano IV mandò il vescovo di quella città a prelevare il sacro Corporale e dopo aver accertato l’evento miracoloso l’11 agosto 1264 promulgò (l’8 settembre 1264) la Bolla “Transiturus” che istituiva la festa del Corpus Domini. Si decise allora di edificare proprio a Orvieto (alla cui diocesi apparteneva Bolsena) un tempio a custodia della preziosa reliquia. E’ bello pensare come questi due miracoli ci riportano in modo straordinario sotto la croce. Il primo grazie alla memoria di Longino che compì quel gesto caro al Vangelo di Giovanni dal quale una innumerevole schiera di santi trasse ispirazione e forza per la propria fede: dal costato squarciato scaturì sangue ed acqua, simbolo dei sacramenti della Chiesa. Nel secondo il sangue sgorgò a fiotti nel corso dell’elevazione richiamando alla memoria quel passo citato dallo stesso Giovanni: volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto. Da questo sangue la Chiesa di ogni tempo rinasce a vita nuova, trae ispirazione e forza per il suo agire.
VERSO IL CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE ANCONA 4-11 SETTEMBRE 2011
IL LOGO DEL CONGRESSO Manuela Peraio ei giorni dal 4 all’11 settembre 2011, si celebrerà il XXV Congresso Eucaristico Nazionale:”L’Eucaristia per la vita quotidiana” La particolarità del Congresso è la pluralità di sedi o diocesi:l’arcidiocesi di Ancona-Osimo e le diocesi di Senigallia, Fabriano, Jesi, Loreto, nelle quali verranno affrontate le varie tematiche. È un evento che oltre a sottolineare la centralità dell’Eucarestia nella vita del fedele, evidenzia anche un suo significato culturale e sociale, in quanto questo Pane spirituale è donato all’umanità perché diventi strumento per rinnovare il tessuto sociale e culturale in chiave cristiana. Il servizio della carità verso il prossimo “consiste appunto nel fatto che io amo, in Dio e con Dio, anche la persona che non gradisco o neanche conosco. Questo può realizzarsi solo a partire dall’intimo incontro con Dio… Allora imparo a guardare quest’altra persona non più soltanto con i miei occhi e sentimenti, ma secon-
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do la prospettiva di Gesù Cristo”(Deus caritas est,18). Ogni persona è perciò un fratello ed ogni cristiano deve spezzarsi con il Pane Vero, Gesù, per la realizzazione di un mondo più fraterno e giusto, nel quale il Divino si fa mani, sorriso, ascolto accoglienza, attraverso l’umanità stessa rinnovata in Lui. Il pane spezzato da Gesù, prima della Passione e ad Emmaus, è segno di unità e fraternità, come suggerisce anche san Paolo:”Poiché c’è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell’unico pane.”(1 Cor 10,17).Vita spezzata per essere trasformata in dono per la gloria di Dio e per il bene degli uomini. Per questo gli ambiti di interesse del prossimo Congresso saranno quelli già al centro del Convegno ecclesiale di Verona nel 2006: la vita affettiva, il lavoro e la festa, la fragilità umana, la tradizione la cittadinanza. Miracolo eucaristico di Bolsena L’icona biblica
è il cap. 6 del vangelo di Giovanni e di qui il versetto: “Signore da chi andremo?”. Domanda che investe l’animo di ogni cristiano che vede in Cristo l’unica ancora di salvezza, la Verità che si fa Pane quotidiano e Parola di Vita, da donare ad un mondo affamato della Verità che non conosce, e abbagliato da mille idee vuote della Verità. Il logo o immagine simbolo del Congresso raccoglie in sé elementi della cultura cristianacattolica e sintetizza il messaggio:”Signore da chi andremo, tu solo hai parole di vita eterna”. Il Sole, simbolo di Giustizia divina, simboleggia il Giorno del Signore; la Patena rappresentata nell’iconografia del sole, contiene, secondo il Mistero, il Corpo di Cristo; l’Alba, la Luce del Messia che indica agli uomini il cammino verso la Salvezza; i Pesci, che rappresentano coloro che sono chiamati ad essere salvati nelle reti di Dio attraverso i suoi discepoli; il Mare, la cui vastità è al servizio del Creatore; il Popolo in Cammino raffigura la via rivelata dal Padre “Io sono la Via, la Verità e la Vita” (Gv 14, 6). “ Accorriamo tutti, dalle diverse Chiese e Comunità ecclesiali sparse per il mondo, verso la festa che si prepara; portiamo con noi ciò che già ci unisce e lo sguardo puntato solo su Cristo ci consenta di crescere nell´unità che è frutto dello Spirito” (IM, 4); il Cerchio, figura geometrica senza principio né fine, simbolo di Dio; la Terra, da cui fu plasmato l’uomo; la Chiesa, a simboleggiare la Rivelazione e l’Incarnazione. Ugualmente importanti e carichi di significato simbolico sono i colori del logo del Congresso: Giallo per richiamare alla mente la regalità e la luce divina. Blu colore del cielo per indicare le altezze dello spirito. Rosso è il colore del sacrificio di Cristo, dell’Amore,della vita. Verde evoca il mondo naturale, l’acqua, la primavera. Il bianco indica il Mistero divino .
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CARISMI IN COMUNIONE di P. Luciano Temperilli n evento nazionale ha animato la città del poverello nell’ottobre dello scorso anno. Si tratta di Carismi in comunione, un grande avvenimento ecclesiale che, come ha fatto notare il giornalista di Avvenire Mimmo Muolo, avrebbe meritato una più ampia copertura mediatica. Invece solo Sat 2000 lo ha trasmesso in diretta. Circa 2000 pellegrini, in maggioranza giovani, si sono ritrovati ad Assisi per ricordare e rinnovare i propositi dell’incontro di 10 anni fa quando il movimento dei focolari, con Chiara Lubich, e le famiglie francescane si sono trovati insieme per vivere una chiesa di comunione. Quest’anno, oltre al movimento dei focolari e le famiglie francescane erano presenti tutti gli istituti religiosi maschili e femminili rappresentati dai presidenti Cism (Conferenza italiana superiori maggiori) e Usmi (unione superiore maggiori d’Italia) oltre numerossissimi religiosi e religiose operanti nelle diocesi umbre e non solo. Momento clou è stato l’incontro nel pomeriggio nella basilica superiore di San Francesco, dove prima il vescovo di Assisi, monsignor Domenico Sorrentino, ha tenuto una dotta conferenza su Carismi in comunione per una chiesa comunione sottolineando come la comunione dei carismi sia necessaria perché “il mondo creda”. Maria Voce, detta Emmaus, presidente del movimento dei focolari, ha presentato la “spiritualità dell’unità”, caratteristica del movimento di Chiara Lubich: Gesù vuole che in terra si realizzi lo stesso amore che coinvolge la santissima Trinità. Una tavola rotonda, coordinata dal citato giornalista di Avvenire e a cui hanno partecipato rappresentanti di diversi carismi nella chiesa, religiosi, consacrati laici e rappresentanti di
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movimenti ecclesiali, ha fatto da premessa al messaggio conclusivo, Patto di comunione firmato da tutti i rappresentanti di istituti religiosi e movimenti presenti all’avvenimento, in cui ci si impegna a proseguire il cammino di comunione all’interno della chiesa. La serata si è conclusa con un incontro dei giovani, animato da monsignor Boccardo arcivescovo di SpoletoNorcia e con la testimonianza commovente su Chiara Luce Badano spentasi serenamente a 19 anni e dichiarata beata da papa Benedetto XVI il 25 settembre di quest’anno. Riporto qui di seguito il “Patto” perché lo spirito che lo anima interpella anche gli A.G.C.
PATTO di COMUNIONE Dopo aver sperimentato, oggi, una grande gioia nel vivere la comunione tra “carismi antichi e nuovi” che hanno dato origine, lungo secoli fino ai nostri giorni, a innumerevoli Ordini e Istituti religiosi, a Movimenti e Aggregazioni ecclesiali, a nuove Comunità, ad Associazioni e Gruppi cristiani, vogliamo concludere questa giornata assumendoci l’impegno a camminare nel solco postconciliare dell’ “ecclesiologia di comunione” e di vivere “la spiritualità di comunione”, fortemente voluta da Giovanni Paolo II. Nel corso di questi anni abbiamo condiviso in molte occasioni il cammino di comunione, a partire dalla giornata di Assisi del 26 ottobre 2000. Di quell’evento, fiorito nello Spirito della Pentecoste 98, celebriamo oggi il 10° anniversario. In quella giornata si è evidenziata la bellezza del “profilo carismatico” della Chiesa, “coessenziale” a quello “istituzionale”, come lo ha definito Giovanni Paolo II. Nelle varie esperienze di dialogo e di comunione vissute finora abbiamo imparato “ad amare la comunità e la famiglia religiosa dell’altro come la propria”.. Si sono stabiliti tra tutti noi legami nuovi e relazioni fraterne e feconde. Abbiamo ammirato la grande varietà dei carismi, la bellezza delle differenze, le caratteristiche proprie dei nostri cammini spirituali; ciò ci ha edificati ed arricchiti, oltre che confermati nella nostra identità. Abbiamo raccolto nuove sfide, progettando insieme risposte possibili. Ci impegniamo pertanto, uniti dall’amore reciproco richiesto da Gesù ai suoi discepoli, a promuovere una “cultura della comunione” a tutti i livelli, favorendo la fraternità in ogni ambito della società, a servizio della pace e dell’unità della famiglia umana. L’unità fra noi, radicata nell’amore evangelico, sia il segno tangibile dell’azione dello spirito che opera nella sua Chiesa perché si realizzi la preghiera di Gesù al Padre: “Perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17,21). Perciò, oggi, ci impegniamo, sottoscrivendo il presente Patto di Comunione, a continuare questo cammino per il bene della Chiesa e dell’umanità. La vergine Maria, Madre della Chiesa e di ogni carisma, e i fondatori e Fondatrici che già sono in Cielo ci accompagnino e ci sostengano in questo impegno di comunione e di unità. Assisi, 23 ottobre 2010 Basilica Papale di San Francesco
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p. Lorenzo Mazzoccante Chiesa
Società
SINODO GENERALE. Roma, 21-31 Ottobre 2010. La congregazione passionista, negli ultimi anni, sta vivendo un cammino noto come ristrutturazione che si propone di promuovere la collaborazione tra diverse province attorno alle solidarietà di formazione, personale e finanze. Nel Sinodo dello scorso ottobre, oltre a fare il punto della situazione, si è avanzata la proposta di inserire un riferimento ai laici nelle nostre Costituzioni. Personalmente
PRECAPITOLO PIET S. Gabriele, 18-20 gennaio 2011 Prima, il Capitolo era costituito col sistema dei delegati ed il Precapitolo, aperto a tutti i religiosi, aveva una funzione meramente informativa sulla vita della Provincia. Oggi, però, il Capitolo è aperto e tutti i religiosi della Provincia possono parteciparvi. Il Precapitolo stesso quindi ha assunto piuttosto la funzione di una estensione del Capitolo, nella quale già si avanzano progetti per il futuro. Questa premessa spero permetta di apprezzare meglio l’importanza della partecipazione, per la prima volta nei quasi 160 anni della nostra storia provinciale, dei responsabili dei movimenti laicali Tendopoli, Movimento Famiglia Passionista, e Amici di Gesù Crocifisso. La Sig.ra Piera Iucci, presidente AGC, nel suo intervento, ha fatto un accorato invito perché altri si affianchino a p. Alberto nella guida del movimento ed ha suscitato la generale commozione quando ha ricordato la malattia occorsa al p. Alberto nello scorso periodo natalizio. Il Signore ci conservi a lungo quest’uomo spirituale che ha dato alla Congregazione un gruppo di laici che arde d’amore alla Passione.
PERSECUZIONI DI CRISTIANI. Città del Vaticano, 6 gennaio 2011. L’inizio del nuovo anno è stato accompagnato da vari episodi di violenza contro i cristiani: una scia di sangue ha congiunto Nigeria, Filippine, Indonesia a seguito degli attentati nella Notte di Natale. Il card. Bagnasco, nell’omelia della Solennità di Epifania, interrogandosi sull’origine di tanta ferocia si è chiesto: «forse i cristiani sono discriminati e perseguitati proprio perché parlano di dignità e di uguaglianza di ogni persona, uomo o donna che sia? Di libertà di coscienza? Perché predicano l’amore anche verso coloro che si pongono come nemici? Perché parlano di perdono, rifiutano la violenza e operano come costruttori di pace?...». CHIESA E NEW MEDIA Città del Vaticano, 25 gennaio 2011. “Verità, annuncio e autenticità nell’era digitale”. È questo il tema della 45ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, in occasione della quale Benedetto XVI torna a parlare con gli operatori pastorali che lavorano sui new media. Il papa sa che la rete è ormai «parte integrante della vita umana» e riconosce che il boom dei social networks altro non è che un nuovo modo di esprimere il bisogno di incontro personale. Per annunciare il Vangelo nel mondo virtuale, non basta inserire materiale religioso, ma occorre «testimoniare con coerenza, nel proprio “profilo digitale” e nel modo di comunicare, scelte, preferenze, giudizi che siano profondamente coerenti con il Vangelo».
VINCERE SENZA LE ARMI È POSSIBILE. Roma, 21 gennaio 2011. È il caporalmaggiore degli alpini Luca Sanna l’ultima vittima della missione in Afghanistan. Nell’omelia Mons. Pelvi, ordinario militare, ha detto di lui che «aveva compreso che non si vince solo con le armi e non si vince importando determinati modelli culturali e politici» e per questo desiderava essere “presenza amica”. «Il suo desiderio di amicizia tra i popoli» si è sgretolato per il fuoco di un infiltrato nelle file dell’esercito Afgano.
LE DUE ANIME DEGLI EGIZIANI. El Cairo, 29 gennaio
2011.
Durante le rivolte contro Mubarak, si sono registrati tra l’altro assalti al museo egizio di El Cairo. Secondo i responsabili dell’impianto, intervistati da Radio 1 Rai, la motivazione va ricercata in una identità islamica tale da indurre a cancellare pezzi della propria storia (sono state distrutte due mummie), pur di tenere lontani turisti stranieri che, unica risorsa di una economia altrimenti povera.
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TESTIMONIANZE
Unita agli AGC da Vicenza, tramite Giulianova Ringrazio del bellissimo libro “Voi siete miei amici” e dello “Statuto” degli AGC. Ho letto entrambi: il primo è molto bello come libro di preghiera e meditazione, il secondo molto chiaro. Invio la scheda di adesione come “ausiliare” poiché per la mia età, non esco mai di sera. Farò conoscere il libro anche ai miei tre figli e a mio marito, perché possano conoscere ed amare di più Gesù Crocifisso. Anche il giornalino è molto chiaro e profondo; quando i miei figli torneranno dalle vacanze lo leggeranno volentieri. Sono molto devota di S. Gabriele dell’Addolorata. A Giulianova, dove vado in vacanza, ci sono due chiese; in tutte e due c’è una sua statua. Quando prego nella chiesa di S. Maria a Mare sento la presenza di uno spirito buono e santo e penso sia proprio quello di san Gabriele che consola chi va in quel luogo a pregare. Per questo ho voluto conoscere i Passionisti ai quali appartiene San Gabriele, perché leggendo la sua vita ne sono stata commossa. Le preghiere del libro “Voi siete miei amici” sono molto semplici ma suscitano sentimenti profondi che se coltivati avvicinano molto al cuore di Gesù. Mi sento trasformata nello spirito dopo solo una settimana che lo medito. Spero di continuare così. M. Luigia Malandrin . Nove VI
Ho un compito difficile: far conoscere e amare Gesù Crocifisso in una terra dove Dio è quasi scomparso! Eppure nel mio piccolo ci provo, portando lo stemma passionista, in modo che c’è sempre qualcuno che mi chiede: “Che cosa è?”. Ho trovato anche persone che nel dire loro che faccio parte di un gruppo laico passionista mi hanno chiesto se fosse una setta! Ma c’è Gesù Crocifisso al mio fianco che accoglie con infinito amore le nostre miserie. Anche se da lontano, partecipo spiritualmente a tutti i vostri incontri e con un po’ “di invidia” leggo le testimonianze degli AGC di fraternità seguite dai passionisti. Gesù ha voluto così, che vi amassi profondamente da lontano. La ringrazio per tutto quello che fa per noi. Un saluto a tutti gli Amici di Gesù crocifisso. Mariangela Cismondi – Udine
Preparazione alla terza consacrazione Quando si decide di seguire Gesù, qualcosa di radicale cambia dentro di noi. É ciò che sta accadendo a me: giorno dopo giorno sento che non devo e non posso essere più la stessa persona di prima. Ora, come dice S.
Teresina, “devo imparare a far abitare la mia anima in cielo, perché io possa guardare le cose della terra solo da lontano” e abbassare meno gli occhi sulle miserie umane. Ma senza la grazia di Dio non posso far nulla, senza la mano tesa di Maria non posso camminare; senza la spiritualità dell’Amore, io mi sento cieca. A volte, ondate di buio e di dubbi mi assalgono ed io sono quasi per soccombere. Ma la grazia di Dio non mi abbandona, tocca la mia mano, fa cadere le scaglie dai miei occhi, caccia i demoni, fascia le mie ferite: “Gesù, dì una parola ed io sarò salvata”. Ecco, carissimo padre, cosciente dei miei limiti, chiedo la grazia di fare il terzo rinnovo della consacrazione, per approfondire la mia fede, per seguire più da vicino la spiritualità passionista e fare della mia giornata una continua offerta di amore a Gesù Crocifisso. Di Pompeo Giulia – Giulianova TE
Da Trento: la prima Peregrinatio Crucis Carissimi Amici di Gesù Crocifisso, con gioia vi annuncio che il nostro piccolo gruppo di preghiera, durante la quaresima, è stato invitato da una
Gioia di far parte della Famiglia Passionista da Udine Desidero manifestare l’immensa gioia che provo sempre di più di far parte della famiglia passionista. Il 23 maggio 2010 con mio figlio Gabriele e mia mamma mi sono recata a Rustega PD, per incontrare il p. Max Anselmi per la consacrazione perpetua a Gesù Crocifisso, come lei mi aveva suggerito. Ringrazio la bontà di Dio che mi ha permesso questo. Il padre Max ci ha accolto con grande affetto. Appena potrò andrò a trovarlo nel convento di San Zenone. I passionisti! Ma che vie incredibili mi ha fatto seguire e scoprire Gesù! Io, unica in Friuli Venezia Giulia a far parte di questa famiglia.
25° di Matrimonio di Franco e Graziella di Fossacesia
TESTIMONIANZE
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famiglia a pregare insieme. Abbiamo portato e intronizzato il crocifisso e noi tutti intorno come un “cenacolo” abbiamo pregato, aiutandoci con il libro “Voi siete miei amici”. Tutto si è svolto con semplicità, con un susseguirsi di preghiere. Sembrava che ci fosse “Qualcuno” che ci dirigeva. Ci ha accolti la famiglia di Ivan che ha più di 30 anni; a 20 anni ha avuto un incidente ed è rimasto infermo. É stato lui a volere il nostro primo crocifisso per pregare insieme. Alla fine dell’incontro ci siamo impegnati a riunirci ogni 15 giorni a casa di Ivan per ascoltare e meditare la Parola. Non sappiamo a che cosa ci stia chiamando il Signore ma sulla sua Parola gettiamo le reti e ci lasciamo guidare da lui. Gesù porti a compimento la sua opera. Franca di Brentonico TN
Unita agli AGC da Vicenza, tramite Giulianova Ringrazio del bellissimo libro “Voi siete miei amici” e dello “Statuto” degli AGC. Ho letto entrambi: il primo è molto bello come libro di preghiera e meditazione, il secondo molto chiaro. Invio la scheda di adesione come “ausiliare” poiché per la mia età, non esco mai di sera. Farò conoscere il libro anche ai miei tre figli e a mio marito, perché possano conoscere ed amare di più Gesù Crocifisso. Anche il giornalino è molto chiaro e profondo; quando i miei figli torneranno dalle vacanze lo leggeranno volentieri. Sono molto devota di S. Gabriele dell’Addolorata. A Giulianova, dove vado in vacanza, ci sono due chiese; in tutte e due c’è una sua statua. Quando prego nella chiesa di S. Maria a Mare sento la presenza di uno spirito buono e santo e penso sia proprio quello di san Gabriele che consola chi va in quel luogo a pregare. Per questo ho voluto conoscere i Passionisti ai quali appartiene San Gabriele, perché leggendo la sua vita ne sono stata commossa. Le preghiere del libro “Voi siete miei amici” sono molto semplici ma suscitano sentimenti profondi che se coltivati avvicinano molto al cuore di Gesù. Mi sento trasformata nello spirito dopo solo una settimana che lo medito. Spero di continuare così. M. Luigia Malandrin . Nove VI
Davide, Isabella e figlie dalla Sardegna
Un saluto… Il padre Alberto mi ha chiesto di aiutarlo a fare uscire la rivista perché salute ed età non gli consentono di farlo con la stessa forza di prima. Lo ringrazio della fiducia e lo faccio veramente volentieri. Primo perché voglio bene al P. Alberto per ciò che è e rappresenta non solo per me ma per i passionisti, gli AGC e le tante persone che l’hanno incontrato e lo frequentano. Secondo perché il “carisma passionista” possa aiutare tutti a dare un senso alla propria vita scoprendo e magari riscoprendo l’amore di Dio che seguita a scommettere sull’uomo e su ciascuno di noi. Spero e mi auguro che ci sia tanta gente a darmi una mano perché possa essere sempre più una rivista di “Amici” . P. Luciano Temperilli
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TESTIMONIANZE
I - Passi veloci di un Nuovo Amico dalla Calabria Carissimo padre, sono il nuovo Amico della Calabria. Ho quasi finito di leggere un suo bellissimo insegnamento sulla “vocazione passionista”, che ho scaricato da Internet. Ne ho avuto grande edificazione spirituale, soprattutto per riflettere su alcuni aspetti che mi hanno colpito. Innanzitutto, la “casa sulla roccia”. Dobbiamo pensare a ciò che siamo realmente: terra… e, da lì, “ripartire” con pazienza e fiducia, curando di “eliminare” piano piano, con la grazia di Dio, tutto ciò che ci è di impedimento. Per far questo dobbiamo preparare il terreno e lavorare molto sui valori – base, che sono i pilastri della nostra umana esistenza: l’amicizia, l’onestà, la sincerità con noi stessi e con gli altri, l’amore alla nostra famiglia, l’umiltà, l’adempimento dei doveri del nostro stato, la comprensione, il perdono, ecc. Ciò è molto importante, perché anche a me è capitato di essere “ripreso” da mia moglie perché a volte, pensando di vivere in cielo, finisco col dimenticare un po’ che ci sono gli impegni e i pesi della quotidiana vita familiare che vanno portati. In secondo luogo, mi ha colpito la necessità di fare in modo che Dio possa compiere la sua opera in noi. Ho capito, cioè, che il nostro progresso nella vita dello Spirito non è tanto e non è solo il frutto della nostra “volontà”, quanto – e prima di tutto – opera dello Spirito Santo. Noi dobbiamo “lasciarlo fare”, dobbiamo permettergli di agire in noi, come Egli vuole, secondo il piano di Dio. Si tratta di assumere un atteggiamento spirituale di abbandono, che non deve portarci al disimpegno, ma che pretende di avere uno spazio ed un’importanza molto grandi. Sotto questo aspetto, è fondamentale “ritirarsi ogni tanto in disparte”, proprio come faceva Gesù, per recuperare la nostra interiorità. Nella nostra vita spirituale riveste importanza fondamentale una seria formazione, iniziale e permanente. È un cammino, che dobbiamo intraprendere partendo dalla riscoperta dell’immensa ricchezza che abbiamo ricevuto il giorno del nostro Battesimo. Di questa ricchezza dobbiamo veramente “riappropriarci”, per sperimentarne gli
effetti nella nostra vita di ogni giorno. Tuttavia, ho compreso che, in questo cammino, è facile, all’inizio, entusiasmarsi troppo e proiettarsi eccessivamente in avanti, con il rischio, poi, di abbandonare tutto…
II - La Promessa di Amore e la famiglia Ogni giorno “rinnovo” la mia PROMESSA DI AMORE a Gesù Crocifisso e posso attestare che ne ricevo sempre, in misura crescente, ardore, forza, coraggio ed entusiasmo. Le faccio un piccolo esempio: quando arrivo alle parole “O Gesù Crocifisso, voglio amare Te solo e donare a Te tutto l’amore del mio cuore”, subito sento la forza di incanalare l’ardore del mio cuore verso Gesù. L’amore per Gesù Crocifisso diventa, così, per me una scelta “libera”, cosciente, volontaria, che mi appaga nell’anima e mi spinge ad impegnarmi perché l’ardore che provo si faccia “carne” nella vita quotidiana. Questa grazia sto chiedendo alla Divina Misericordia. Inoltre, mi affascina tantissimo il punto della preghiera in cui si chiede il dono - e si assume l’impegno - di amare i fratelli “solo in Gesù, con Gesù, per Gesù”. É un’esperienza illuminante! Mi ha colpito molto la figura di Tommaso Fossi. Leggendo e meditando le pagine che lo riguardano, sono stato indotto a fare una profonda riflessione sull’importanza del matrimonio quale strada e quale chiamata alla santità. Io ho cercato molto Dio “fuori” e non mi sono accorto che devo amarlo, innanzitutto, “dentro” la mia famiglia. E se, a volte, la vita familiare è pesante, allora è proprio il momento di immolarsi e di amare con lo stesso cuore di Gesù Crocifisso. A questo proposito, desidero sottoporre alla tua attenzione una riflessione spontanea che mi è venuta qualche giorno fa. “Cristo Gesù spogliò sé stesso, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2,5-8). Mi devo spogliare di me stesso e donarmi alla mia famiglia “fino alla
morte” di tutto il mio “io”. Non solo fino alla morte, ma fino alla morte di croce: cioè fino al “martirio”, fino all’immolazione sull’altare del mio vivere quotidiano. Devo amare Dio vivendo in pienezza la vocazione che Egli mi ha dato, disposto al sacrificio di me stesso, da unire a quello di Gesù che cercò sempre la volontà del Padre suo, al punto di compierla come il suo “pane quotidiano”. Per questa volontà si fece obbediente fino alla morte in croce e, attraverso l’obbedienza, “annullò” sé stesso solo per amare. Sto utilizzando le meditazioni Del libro “Voi siete miei amici”. Sono meditazioni che scendono nel profondo dell’anima e la rinfrancano. Danno grande edificazione spirituale e mi stanno dischiudendo orizzonti nuovi. Grazie, padre. Nuovo Amico
ROMEO E LAURA: UNA COPPIA CHE LA MO RTE NON SEPARA Carissimo Padre, voglio parlarti dei doni che Dio mi ha fatto. Il primo e il più grande è la fede che mi ha sempre accompagnata, in particolare in questo periodo così doloroso della mia vita. Il secondo è stato mio marito, Romeo. Dio lo ha chiamato a sé il 9 dicembre del 2010, il giorno più triste della mia vita: umanamente parlando, è come se una parte di me sia morta con lui. Cristianamente so che lui mi guarda da lassù, mi protegge e prega per me. Abbiamo iniziato insieme questo cam-
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mino di fede e insieme ci siamo consacrati per sempre come laici passionisti il 21 maggio del 2000. Parlo di Romeo come al presente, perché io lo sento ancora vivo, come se tutto fosse come prima. Mi rifugio nella preghiera e questo mi dà forza e coraggio. Romeo era innamorato del Vangelo e non perdeva occasione per parlare di Gesù con tutti, in particolare con i giovani, nei bar e in qualsiasi luogo e momento. Era un apostolo dei giovani. Quanti ne ha riavvicinati a Cristo. Era molto devoto della Madonna e quando ne parlava trasmetteva tanto amore che era impossibile non restare affascinati. Ci siamo sposati il 22 dicembre 2001 ed è stato il giorno più bello della nostra vita. In questi anni ci sono stati momenti belli e momenti difficili, ma abbiamo messo sempre al primo posto il Signore, che ci ha guidato e aiutato ad essere uniti e con la preghiera insieme ci siamo trovati famiglia nel vero senso della parola. Non smetterò mai di ringraziare Dio per avermi dato la forza di assisterlo giorno e notte nella sua malattia e di passare accanto a lui ogni istante fino alla fine. Per me in quel letto di ospedale non vi era solo Romeo, uomo e marito, ma era come se ci fosse Gesù Crocifisso e tutte le sofferenze, la stanchezza, le notti in bianco e le lacrime le ho offerte a Lui con amore e umiltà. Grazie, Signore, per tutto quello che ci hai donato come famiglia e che vorrai donare ancora, ora che sono sola. Grazie per il tempo trascorso con un uomo pieno di amore per te e per i fra-
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telli, in particolare i malati, i sofferenti che erano i suoi amici più cari. Sono certa che Romeo è già nella pace e nelle braccia del Signore. Ora più che mai mi affido a Gesù Crocifisso, che solo può darmi la forza di andare avanti, con la speranza di una vita serena. Grazie a te, padre, per esserci stato sempre vicino nella consacrazione, nel matrimonio, nel momento della separazione. Laura Cipoletti in Di Giacomi
A - DIO ROMEO Carissimo Romeo, dopo una breve, ma intensa malattia presso l’Ospedale Civile di Macerata, sei mancato il 9 dicembre 2010, lasciandoci tutti sbigottiti, increduli, profondamente addolorati. All’improvviso è stato difficile credere di non rivederTi più col tuo simpatico cappello di traverso, con la Tua grande vitalità, con le Tue battute scherzose ed incoraggianti, specialmente nel Convento dei Padri Passionisti di Morrovalle, dove Tu eri veramente “ di casa”, amato da tutti i Confratelli e sempre pronto a tanti piccoli servizi. Abbiamo pianto, Ti abbiamo ricordato nelle Esequie, ma soltanto pochi giorni fa nella prima riunione di preghiera, l’11 gennaio 2011, nel gruppo degli Amici di Gesù Crocifisso di Morrovalle, quando abbiamo visto la cara Laura con la Sua inseparabile chitarra ed il posto accanto a Lei vuoto.....allora abbiamo avuto la profonda certezza, abbiamo toccato con mano l’ineluttabile verità e cioè che fisicamente Tu non eri più tra noi, ma rimanevi sempre nei nostri cuori, nelle nostre preghiere, nel nostro gruppo di Morrovalle, dove per tanti anni sei stato una presenza attiva e feconda. Caro Romeo, ci conoscemmo quando ancora frequentavamo il Gruppo del Rinnovamento dello Spirito e mi sembra adatta per Te l’affermazione di S. Agostino: “Tardi Ti amai, o meraviglia antica e sempre nuova....”, perchè ripetevi sempre: “Sono stato un gran peccatore...”, ma poi il Signore ha incrociato il Tuo cammino, Ti ha guardato negli occhi, Ti ha chiesto di seguirlo e Tu, da quel
momento, L’hai seguito con tutto il cuore e con tutta l’anima e non L’hai lasciato più. La Tua fede profonda e tenace Ti spingeva a fare domande, a ricercare la verità profonda delle cose, a cercare di capire, di penetrare, nei limiti della Tua umanità, il mistero insondabile dell’Amore di Dio: ora che sei nella Luce e nella Pace del Signore avrai certamente trovato quelle verità, che hai sempre cercato. Ricordo che iniziavi la Tua giornata di lavoro, salutando chi incontravi con l’augurio: “La pace sia con Te” e la terminavi dicendo: “Che Dio ti benedica”, testimoniando così con queste semplici, ma belle allocuzioni, che la presenza del Signore Ti aveva accompagnato in ogni azione quotidiana. Anche l’Amore devoto e sincero che nutrivi per Laura, l’hai testimoniato, ringraziando il Signore, proprio la sera del tuo compleanno, per tutti i piccoli gesti affettuosi, per la cenetta speciale che Laura Ti aveva preparato, perchè aveva reso speciale quella sera, con tante piccole attenzioni, piene di tenerezza. A-DIO ROMEO, non mi sento di salutarTi in altro modo, perchè sento che spiritualmente Tu sei vicino a tutti noi Amici di Gesù di Morrovalle, con i Tuoi ragazzi con cui riuscivi a parlare lungamente per far capire che la vita è degna di essere vissuta nell’ Amore di Dio, con la Tua cara Laura e con tutti coloro, che Ti hanno conosciuto e amato. Marika e gli AGC di Morrovalle
PEREGRINATIO CRUCIS Dal 4 marzo, festa della Passione, alla Pasqua, ogni Fraternità e Gruppo di Preghiera cercherà nel migliore dei modi di organizzare la PEREGRINATIO CRUCIS nelle famiglie. Chi inizia per la prima volta può chiedere consigli e materiale alla direzione centrale. Deve essere impegno e missione di tutta la Fraternità. P. A.
Romeo Di Giacomi con la moglie Laura animatore del gruppo del canto di Morrovalle
Calendario degli Amici 04-03-11: Festa Passione. Benedizione dei Crocifissi x la Peregrinatio Crucis: Civitanova 21,15 06-03-11: Ritiro Mensile a Morrovalle: ore 09,00 – 12,00: 14,30-17.00. 03-04-11: Ritiro Mensile a Morrovalle: ore 09,00 – 12,00: 14,30-17.00. 10-04-11: Giornata di spiritualità degli Amici a l Santuario di S. Gabriele TE 08-05-11: Ritiro mensile e consacrazioni a Morrovalle: ore 09,00 – 12,00: 14,30-17.00.
Ricordiamo al Signore i nostri defunti: Angela Gasparroni di Civitanova: 08-12-10. Di Giacomi Romeo di Montecosaro: 09-12-2010. Fonti R. Emma di Civitanova: 29-12-10. Ferrara Nicolina di Rivisondoli AQ: 30-12-2010. Tutti e 4 consacrati perpetui; Mereu Maria Elena di Ozieri SS: 22-01-11
Un grazie sincero a coloro che hanno inviato la loro offerta per le spese di stampa Marzo-Aprile 2011 – Anno XII n. 2 Autor. Trib. di MC n. 438\99 del 17-12-1999 Sped. Ab. Post. D.353/2003 (L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, Comma 2, DCB Macerata. Editoriale ECO srl - C. c. p. 11558624 Dir. Tonino Taccone – Red. P. Luciano Temperilli Piazzale S. Gabriele 2 – 62010 Morrovalle Mc T. 0733/221273 - C. 349.8057073 - Fax 0733/222394 E-mail albertopier@tiscali.it http://www.amicidigesucrocifisso.org