mici di Gesù Crocifisso A Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso”
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Settembre - Ottobre 2011 - Anno XII n. 5 SOMMARIO 2. P. A. Pierangioli 9 - S. Paolo della Croce: Direttore spirituale 3. P. A. Pierangioli 10 . S. Paolo della Croce: Fondatore 4. P. R. Cecconi V – Meditiamo con il vangelo di Matteo 5. Coltorti M. Grazia XII – La santità è amore di M. Maddalena Marcucci 6. P. L. Temperilli 150° Apparizioni Madonna della Stella 7. Manuela Peraio Miracoli Eucaristici 8. Meditazione di Benedetto XVI 9. P. L. Temperilli La lotta spirituale 10. Esercizi Spirituali, giorni di grazia 11 Fotocronaca primo corso di esercizi 12 Fotocronaca secondo corso di esercizi 13 P. L Mazzoccante Passionisti-Chiesa-Società 14-15. Testimonianze 16 Il testamento di Anna.
150° Apparizioni Madonna della Stella
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7 – S. Paolo della Croce: Direttore spirituale
di P. Alberto Pierangioli
Settembre 2011
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an Paolo della Croce, definito il più grande mistico del 1700, è stato un grande direttore spirituale sia per i religiosi passionisti che per sacerdoti diocesani, religiose e tanti laici. Lo ha fatto soprattutto per mezzo di lettere. Si calcola che abbia scritto più di 10.000 lettere di direzione spirituale; ne sono rimaste poco meno di 2500, molte delle quali sono indirizzate ai laici. Soprattutto nelle lettere ai laici scopriamo il carisma della vera paternità spirituale del nostro fondatore. Le missioni al popolo e gli esercizi spirituali a monasteri gli procuravano tanti legami. Dopo aver ascoltato le sue prediche ed averlo conosciuto in confessione, molti richiedevano la sua direzione spirituale. Sono centinaia di persone, specialmente donne, di tutti i ceti culturali e sociali, che si rivolgevano a lui. Paolo non accetta facilmente questo impegno. Si sente sempre incapace e non adeguato a un compito così grande. Accetta solo dopo aver chiesto tanta luce al Signore e aver constato che questa è la volontà di Dio, ma anche che nel richiedente c’era la volontà di fare un cammino serio di santità. Una volta conosciuto che Dio gli chiedeva questo impegno, non metteva limiti alla sua disponibilità. A Tommaso Fossi, padre di 8 figli e poi, da vedovo, sacerdote passionista, del quale conserviamo 179 lettere ricevute dal santo, scrive: “Io non ho mai pensato d’essere direttore né suo né di altri; e se credessi di saper dirigere, crederei d’essere un vero Lucifero in carne; Dio me ne liberi. Io ho intenzione di servir tutti, e dar qualche consiglio santo, fondato su ciò che insegnano i maestri, a chi me lo chiede; così fo con lei e con gli altri, e così proseguirò. Se lei mi scriverà, sempre le dirò ciò che il Signore m’ispirerà” (LL n,283). Agnese Grazi, nobile giovane di Orbetello, è guidata da Paolo alle vette della vita mistica per 15 anni fino alla morte, a 42 anni, assistita da Paolo, che la fa seppellire accanto ai religiosi sull’Argentario. Abbiamo 166 lettere scritte a lei dal santo: molte sono veri
capolavori di spiritualità mistica. A lei scrive: “Prego che il mio continuo cibo sia fare la Volontà di Dio, massime in cosa tanto delicata e gelosa, come è la direzione di spirito, in cui vi vuole santità, dottrina, esperienza, prudenza, e gran chiamata di Dio, per questo non solo a Lei, ma ad altre anime ho dato ripulse replicate, conoscendo la mia inabilità e somma imperfezione: ma non mi è riuscito, perché le anime alle quali ho date ripulse hanno avuto ispirazioni grandi che io le assista, ed io per obbedire alla Divina Volontà, le servo di continuo, e seguiterò finché Dio vorrà questo da me indegnissimo d’un esercizio sì nobile e divino. Bisogna pregare assai per me, perché Dio mi dia grande assistenza e lume” (LL n. 437). Le proposte del cammino di santità Il primo impegno che il santo propone a tutti i laici che si rivolgono a lui è il cammino verso la santità e alle persone più disponibili indica le vette più alte della mistica e della santità cristiana. Spiega a tutti in che cosa consiste il vero cammino di santità, dando questi e altri suggerimenti concreti: La meditazione giornaliera della Passione di Gesù, accompagnata dalla frequenza ai sacramenti. L’adesione alla volontà di Dio nelle prove della vita, che porta la pace del cuore e l’unione con Dio. La fedeltà ai doveri del proprio
stato. La solitudine, la povertà e l’orazione, essenziali per i religiosi, ma necessarie, con scelte analoghe, anche ai laici, che vogliono condividere la spiritualità dell’amore a Gesù Crocifisso. Senza pensare a una vera organizzazione, considera i laici membri della grande famiglia passionista, composta di religiosi, religiose e laici, perché tutti in cammino verso la stessa meta. Sulla base di questa scelta fondamentale, Paolo costruisce la sua pedagogia, con la quale indirizza i laici a una vita equilibrata e fruttuosa: niente scrupoli né timori, moderazione nelle penitenze; una serena vita matrimoniale, niente esaltazioni, esagerazioni, fuga dalla realtà, distacco cristiano verso tutto e tutti, per vivere solo di puro amore per Gesù Cristo. Non tutte le persone guidate da Paolo arrivano alle vette della vita mistica e santa, ma tante storie, documentate nelle lettere, sono storie radiose di santità. Molte meriterebbero di essere riconosciute anche dalla Chiesa, sia religiosi che laici, uomini e donne, celibi e nubili, come Agnese Grazi, o padri e madri di famiglia, come Tommaso Fossi, Ercolani Girolama, una vedova, della quale ci restano 51 bellissime lettere scritte da Paolo, Sancez Giovanni Francesco, un cittadino nobile di Orbetello, diretto per tutta la vita da Paolo: abbiamo 53 lettere scritte a lui da Paolo. Anche oggi i laici che vogliono vivere una vita veramente santa possono prendere come punto di riferimento questi autentici capolavori della grazia. Il santo non ci ha lasciato una riflessione metodica sulla direzione spirituale, né un trattato di teologia spirituale, ma l’impegno di un santo che ha impiegato tanta parte della sua vita a guidare molte anime alla santità, per mezzo dell’amore a Gesù Crocifisso. albertopier@tiscali.it
In copertina: Alessandro Ceccarini, 1881
8 – S. Paolo della Croce: Fondatore
di P. Alberto Pierangioli
Ottobre 2011
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ome nasce la vocazione di “fondatore”
San Paolo della Croce è stato definito il “gigante della Croce”, il più grande “mistico e apostolo del Crocifisso”, un grande “direttore di anime”, “l’apostolo dei banditi” ecc. Ma il titolo con il quale ci piace ricordarlo in questa riflessione è di “grande fondatore”: ispiratore del “carisma passionista”, fondatore della Congregazione passionista e delle monache passioniste, ispiratore di tanti altri istituti maschili e femminili che si rifanno in qualche modo alla sua vita e ai suoi insegnamenti. Educato cristianamente da pii genitori, primo sopravvissuto di 16 figli, passa la prima giovinezza aiutando il padre nel piccolo commercio, vivendo una vita cristiana, secondo gli insegnamenti della sua santa mamma, che gli parlava molto della passione di Gesù e degli esempi eroici dei primi anacoreti. Presto il Signore incomincia a parlare al suo cuore. Nei vari viaggi che intraprende per il commercio, gli capita di ammirare paesaggi incantevoli, chiesette solitarie immerse nei boschi e incomincia a pensare che sarebbe bello vivere in quei luoghi silenziosi e solitari per pensare solo a Dio, parlare con Lui e ascoltarlo. Frequenta la confraternita del paese, ne diventa animatore e pensa che tanti cristiani hanno bisogno di guide. Poi a 26 anni c’è un intervento diretto di Dio: tornando a casa dalla messa, tutto raccolto in Dio, lungo la strada si vede in visione vestito di nero, con sul petto una croce e un cuore bianco sul quale è inciso il nome di Gesù. Capisce che il Signore vuole da lui una vocazione e missione particolare. Si confida con il suo vescovo che il 23 novembre 1720 lo veste di un abito nero di eremita e gli chiede di ritirarsi nella chiesa di S. Carlo a Castellazzo Bormida AL, per chiarire la sua vocazione. Lì scrive un Diario e la regola di una nuova famiglia religiosa; passa 40 giorni di grandi prove e illuminazioni divine, con profonde intimità con Gesù Crocifisso. É stato scritto che Paolo entrò in San Carlo come novizio e ne uscì come fondatore. Si dedica subito all’apostolato, ma nel settembre
1721 parte per Roma, per presentare al papa la regola del nuovo istituto. Viene cacciato in malo modo dal palazzo pontificio. Come risposta, va a pregare nella Basilica di S. Maria Maggiore e davanti all’immagine della Madonna fa voto di dedicare la sua vita ad “amare e fare amare Gesù Crocifisso”. Oramai ha chiaro che Dio vuole da lui la fondazione di una nuova famiglia religiosa che abbia come scopo di fare e vivere il suo stesso voto. Un lungo e faticoso cammino verso la meta In compagnia del suo inseparabile fratello, Giovanbattista, inizia più di 10 anni di ricerche in varie regioni d’Italia per attuare il suo progetto. Nel 1727 è consacrato sacerdote
insieme al fratello. Con il titolo di “missionario apostolico”, nel 1728 si stabilisce sul Monte Argentario, nel poverissimo “Romitorio di S. Antonio”. Tenta di stabilirvi la prima comunità. Ma le difficoltà sono ancora tante. I candidati vengono e vanno. La Madonna gli indica dove costruire la prima casa. Con tante difficoltà nel 1737 viene aperto
il primo “ritiro” e consacrata la prima chiesa passionista dedicata alla Presentazione di Maria SS. Nasce sul Monte Argentario la casa madre passionista. Il 15-5-1741 il papa Benedetto XIV approva la Regola Passionista, con alcune mitigazioni. Sono trascorsi 20 anni di grandi prove dal primo fallito incontro di Paolo con un papa. L’11 giugno 1741 i primi 5 sacerdoti e un fratello laico professano i voti religiosi. Paolo lascia il cognome Danei e si chiama “Paolo della Croce”. I suoi religiosi vengono chiamati “passionisti” La fede e la pazienza del santo hanno vinto. Ci saranno ancora ostacoli e prove sulla strada di Paolo, ma oramai la meta è a portata di mano. Paolo, Giambattista e altri compagni incominciano a percorrere Toscana, Lazio, Umbria, Marche per portare a tante anime l’Amore Crocifisso. Arrivano nuovi candidati, veri “confondatori” della Congregazione con Paolo e Giambattista, querce del giardino della Passione: P. Fulgenzio Pastorelli, primo formatore dei giovani passionisti; P. Marcaurelio Pastorelli, anche lui grande formatore, che ha influito per secoli nella formazione; Fr. Giuseppino Petruzzelli, primo laico passionista, proverbiale per umiltà, lavoro e doni mistici; Tommaso Struzzieri grande missionario e primo vescovo passionista. Le vocazioni crescono; occorrono nuovi nidi. Nel 1744 vengono aperti i due ritiri di S. Angelo di Vetralla e di S. Eutizio, seguiti da una decina di altri ritiri. La Congregazione della Passione prende il suo posto nella Chiesa di Dio. Ha la grazia di avere per guida per tanti anni ancora il suo fondatore, rieletto per cinque volte superiore generale fino alla morte. Paolo si dedica con tutte le forze a dare a tutti la piena formazione passionista, con la collaborazione di ottimi formatori. P. Tommaso Struzzieri entrando nel noviziato scrive: “Questi non sono uomini ma santi. Mi trovo fuori dal mondo, mi pare di stare tra gli angeli per la loro carità, unione, mortificazione”. Tanti santi come Paolo della Croce stanno maturando sul Monte Santo. albertopier@tiscali.it
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V - MEDITIAMO CON IL VANGELO DI MATTEO La croce di Gesù che il discepolo è chiamato a condividere (27,32-44) di P. Roberto CecconiCP
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arissimi Amici, in questa quinta tappa del nostro itinerario nel vangelo di Matteo ci soffermiamo sul brano che narra la crocifissione di Gesù. Iniziamo con la lettura-ascolto del racconto biblico. Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a portare la sua croce. Giunti al luogo detto Gòlgota, che significa «Luogo del cranio», gli diedero da bere vino mescolato con fiele. Egli lo assaggiò, ma non ne volle bere. Dopo averlo crocifisso, si divisero le sue vesti, tirandole a sorte. Poi, seduti, gli facevano la guardia. Al di sopra del suo capo posero il motivo scritto della sua condanna: «Costui è Gesù, il re dei Giudei». Insieme a lui vennero crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra. Quelli che passavano di lì lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: «Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci, salva te stesso, se tu sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe di lui dicevano: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso! È il re d’Israele; scenda ora dalla croce e crederemo in lui. Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio”!». Anche i ladroni crocifissi con lui lo insultavano allo stesso modo.
Simone di Cirene, modello di vero discepolo Mentre Gesù viene condotto verso il Golgota, i soldati incontrano Simone di Cirene e lo costringono a prender su la croce del Signore. Dopo il primo annuncio della sua morte e risurrezione (Mt 16,21-23), così Gesù dice ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la propria croce e mi segua» (Mt 16,24). È interessante notare come, sia nell’episodio del Cireneo sia nelle parole che Gesù rivolge ai discepoli sulle condizioni di un vero discepolato, ricorra il verbo prender su. Simone di Cirene viene presentato come modello di vero discepolo. La croce che egli deve portare non è altro che un condividere quella di Gesù, l’unica che può salvare (cf. Mt 20,28; 26,28). Ma quali sono gli aspetti che contraddistinguono la croce del Signore?
I tratti unici della croce di Gesù Giunti sul Luogo del cranio offrono da bere a Gesù vino mescolato con fiele.
Quando un uomo doveva essere giustiziato, gli si concedeva la possibilità di prendere vino mescolato con incenso. In questo modo egli veniva stordito, perdeva coscienza e soffriva in misura minore. Di solito erano le nobildonne di Gerusalemme ad occuparsi di questo. Nel caso di Gesù però il vino è mescolato con fiele, richiamando in questo modo la versione greca del Sal 69,22: «Hanno posto fiele nel mio cibo e per bevanda mi hanno dato aceto». Cosa significa questo rimando al Sal 69? Questo salmo si presenta come una richiesta di aiuto che l’orante, perseguitato dai nemici, rivolge a Dio. In questa supplica, il salmista sottolinea la sua innocenza (Sal 69,5), il suo zelo per la casa di Dio (Sal 69,10) e il suo essere servo del Signore (Sal 69,18). Facendo un riferimento velato a questo salmo, l’Evangelista potrebbe aver voluto da una parte sottolineare ancora una volta l’innocenza di Gesù, dall’altra mettere in rilievo come la condanna a cui sta andando incontro sia dovuta al suo zelo per le cose di Dio (cf. Mt 16,23). Matteo continua il suo racconto menzionando la divisione delle vesti di Gesù, avvenuta, per mano dei soldati, dopo la sua crocifissione. Gesù viene spogliato della sua dignità, dal momento che l’abito esprime la personalità di chi lo indossa, lo spessore di chi lo porta, l’habitus di chi se ne riveste (cf. Mt 3,4; 9,20-22). Anche in questo caso abbiamo un riferimento ad un salmo, in modo particolare al Sal 22,19: «Si sono divise tra loro le mie vesti, sul mio vestito hanno gettato la sorte». In esso si sottolinea fortemente da un lato l’aggressività dei nemici dell’orante (Sal 22,13-22), dall’altro la salvezza operata da Dio (Sal 22,23-27). Il riferimento a questo salmo potrebbe essere un modo con cui l’Evangelista ricorda ai suoi lettori che Gesù, malgrado le apparenze, non è stato abbandonato dal Padre. Anzi, egli presto lo riabiliterà. Dopo aver diviso le vesti del Signore, i soldati pongono sopra il suo capo la motivazione della sua condanna a morte, a cui segue la crocifissione di due ladroni, uno alla sua destra ed uno alla sua sinistra. Quelli che passano bestemmiano Gesù scuotendo il capo e dicendo: «Tu, che distruggi il tempio e in tre giorni lo
riedifichi, salva te stesso, se sei Figlio di Dio, e scendi dalla croce!». Il richiamo alla ricostruzione del tempio in tre giorni, anche se fatta a modo di scherno, rimanda in prospettiva alla risurrezione di Gesù, quando nel terzo giorno il tempio del suo corpo risorge dai morti (cf. Gv 2,20-22). In maniera simile ai passanti, le autorità religiose scherniscono il Signore. Praticamente lo sfidano a salvare se stesso, a scendere dalla croce se vuol essere creduto. Gesù però non scenderà dal patibolo. Vive nella sua vita quanto ha comunicato ai suoi discepoli: «chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà» (Mt 16,25). Le parole dei capi spirituali del popolo terminano, citando questa volta il Sal 22,9, ricordando l’atteggiamento confidente di Gesù nei confronti di Dio ed osservando che, se il Crocifisso è realmente suo Figlio, il Padre ora dovrebbe intervenire in suo favore. Anche in questo caso le parole sarcastiche degli avversari di Gesù lasciano intravedere una verità: con la risurrezione, Dio interverrà realmente a liberare suo Figlio.
La Buona Notizia Il discepolo di Gesù è chiamato a condividere la sua croce. Essa può assumere i tratti di una condanna ingiusta, subita per aver servito il Signore e la sua causa con grande dedizione, può arrivare alla spogliazione della propria dignità e al dileggio. Il cristiano tuttavia è chiamato a rinnovare la propria fiducia nel Signore, il quale, anche se permette la prova, non abbandona mai i suoi figli che, animati dall’amore, fanno della propria vita un dono.
robi.cp@libero.it
XII - “LA SANTITÁ É AMORE” di Madre M. Maddalena Marcucci I CARATTERI DEL DIVINO AMORE: lo spirito di sacrificio di Maria Grazia Coltorti
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Il mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato” (Gv. 4,34.)
Un altro segno sicuro che l’amore divino regna in un’anima è quando la stessa resta completamente sottomessa al volere del Signore. Nella stessa misura in cui ci svuotiamo dentro e moriamo a noi stessi, ci riempiamo d’amore e viviamo una vita di amore.
Signore?”(At 22, 10). Ora non sa più cosa deve fare perché ha già consegnato la propria volontà a Dio e, come un bambino, si lascia condurre dove vogliono gli altri (At 22, 11) e così giungerà a dire: “Sono pieno di conso-
proprio volere, si vive la vera vita in piena libertà, poiché si fa propria la volontà di Dio nella quale si trova tutto. Queste persone sante non hanno preoccupazioni perché tutto è deposto nelle mani dell’Amore, il quale darà
lazione, pervaso di gioia in ogni nostra tribolazione” (2 Cor 7, 4). La stessa cosa avviene in tutti i santi e lo vediamo nell’operare della grazia quando cambia repentinamente caratteri ribelli e orgogliosi in caratteri miti e buoni. Ma tutto ciò non può avvenire senza calpestare il proprio volere. L’amore di Dio vuole essere l’unico a regnare nei cuori e quindi bisogna rinunciare al nostro volere. Per questo quelli che amano veramente Dio sono sempre in cerca di mezzi per morire a se stessi e dare spazio all’amore. E più entra Dio nei cuori, più l’amore chiede vuoto, spogliamento e morte a tutto.
loro tutto al momento del bisogno. In esse vive quel Gesù che disse: “Mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato” (Gv 4, 34) e questo è anche il loro cibo. La forza per procedere in ogni momento senza esitare viene loro dallo sguardo fisso su Gesù che, per compiere la volontà del padre fino in fondo, è trattato come un malfattore, reo di morte e costretto a portare la croce sulle spalle. Questa vista dilata il cuore e muove a generosità nella sofferenza, producendo la speranza che la croce, presagio della morte mistica, le unirà indissolubilmente con amore a Colui che amano. L’anima comunque, anche nella prova, non cessa di essere serena e contenta. Ha bisogno della prova perché glielo chiede l’amore. Non andrà sola per le strade del Calvario, s’incontrerà, come Gesù, con Maria Santissima e in essa troverà la forza per andare sempre avanti. “Non si faccia la mia volontà, ma la tua” (Lc 22, 42).
Il libero arbitrio Il libero arbitrio, o la propria volontà, è la cosa più grande e di valore che l’uomo possiede. Ma, per far sì che attraverso di esso giungiamo alla santità, bisogna saperlo usare nel modo giusto. Gesù ci ha detto come fare: “Chi avrà trovato la sua vita, la perderà; e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà” (Mt 10, 39). Come in senso fisico dare la vita è dare tutto, così in senso morale dare la propria volontà equivale a dare tutto. Prima del peccato originale, spiega Madre Maddalena, la nostra volontà si dirigeva naturalmente e senza difficoltà verso il bene, era tesa verso il suo Creatore. Dopo la disobbedienza dei progenitori, all’uomo è rimasto il bene del libero arbitrio ma in un modo così disordinato che, per poter attingere i tesori in esso contenuti, dobbiamo usarne faticando e lottando. Ma, come sempre, la compassione del Signore è venuta in nostro soccorso dandoci un mezzo, se vogliamo, molto semplice per poter essere padroni di questi tesori di felicità: dobbiamo cedere ad altri la nostra volontà, senz’altro volere che quello di non volere niente.
L’amore vince la propria volontà Sembrerebbe una cosa difficile da compiere, ma dove c’è amore questo lavoro di vincere la propria volontà risulta molto facile e naturale, anzi diviene una necessità dell’amore stesso. Per spiegare questa realtà, la Marcucci, ci porta ad esempio la vicenda di Saulo che cavalcava sulla via di Damasco alla caccia dei cristiani. Viene atterrato da una luce e da una voce che lo chiama: una scintilla del divino Amore lo aveva colpito e, in quel medesimo istante, la volontà del giovane cede e dice: “Che devo fare,
La felicità nel vincere se stessi Chi guarda queste persone da fuori non sa spiegarsi la ragione della loro perenne serenità e felicità. A volte vengono giudicate idiote o prive di giudizio e di buon senso. Non si riesce a comprendere che, rinunciando al
Coltorti Maria Grazia
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150 ANNI DALLE APPARIZIONI DELLA MADONNA DELLA STELLA di P. Luciano Temperilli
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’arcidiocesi di Spoleto-Norcia e la Comunità dei Passionisti vogliono ricordare e celebrare il 150 dalle apparizioni della Madonna della Stella “Auxilium Cristianorum” al fanciullo righetto Cionchi e prendere questa “memoria” come occasione per un rinnovato impegno personale ed ecclesiale. Erano anni straordinari e turbolenti quelli a metà del 1800. Nell’Umbria arriva nel 1860 l’esercito piemontese che unifica questa regione, insieme alle Marche, al nuovo regno d’Italia. Vengono promulgate le legge di soppressione degli ordini religiosi e la demaniazione dei beni ecclesiastici. Momenti difficili e ferite che solo il passar del tempo ed una lettura di fede della storia ha potuto pacificare fino a riconoscere, come disse Paolo VI, “provvidenziale” la fine del potere temporale della chiesa. Questo contesto, appena accennato, non turbavano i giochi di Federico Cionchi (detto popolarmente Righetto) che con i compagni si recava presso la deruta chiesetta di S. Bartolomeo attratto, nonostante i rimproveri della mamma per il pericolo di serpi per le sterpaglie che circondavano l’edificio sacro, dall’affresco della Madonna. Un giorno, non si sa precisamente quando, si parla del 1861, la Madonna gli appare viva. Il piccolo si ricorda solo: “Righetto, sii Buono” di tutte le cose che la Vergine gli disse. “Il paese e piccolo e la gente mormora”, dice il proverbio. Infatti i racconti del fanciullo si sparsero in un attimo attirando l’attenzione sospettosa delle autorità politiche, la prudenza della chiesa ufficiale e la devozione della gente. La guarigione miracolosa di un malato, nel marzo del 1862, incominciò a portare sempre più folla di fronte alla chiesetta. Venne anche il vescovo di Spoleto, Mons. Arnaldi, ed il 24 maggio 1862 vi celebra la messa di fronte ad una folla immensa e dà il titolo di “Auxilium Cristianorum” alla Madonna, detta popolarmente della Stella. Il vescovo si attiva anche per far conoscere al mondo i fatti di Spoleto. L’evento vede partecipe il Beato Pietro Bonilli e sarà accolto
come “segno” da S. Giovanni Bosco e per questo la Congregazione salesiana avrà poi come protettrice Maria Ausiliatrice. Sotto la spinta dei fatti e della devozione popolare viene portato a compimento il Santuario che sarà solennemente inaugurato nel 1881. Nel 1884 il vescovo di Spoleto ed il
generale dei passionisti firmano il compromesso per affidare il Santuario alla custodia dei religiosi. E da allora la Madonna della Stella è legata anche alla storia dei passionisti della provincia della Pietà in quanto il Santuario è stato offerto alla congregazione religiosa in un momento in cui, dopo le leggi di soppressione, si stava ricostruendo le comunità e la provincia religiosa. Infatti il convento costruito accanto al Santuario è stato la sede della Curia provinciale e soprattutto, dal 1885 in modo quasi ininterrotto fino al 1969, casa di formazione. Novizi e studenti si sono alternati sotto le protezione della Vergine, ad essa hanno affidato “la professione” dei consigli evangelici, e si sono prestati con devozione al servizio delle funzioni religiose e all’accoglienza dei pellegrini. Dopo la partenza degli studenti, inviati a studiare nelle Università Pontificie, i locali del vecchio studen-
tato erano diventati “Oasi” per gruppi desiderosi di ritiri spirituali ed incontri di preghiera fino a che il terremoto del 1997 ha interrotto ogni attività . Ora si sta restaurando e , si spera, possa ripartire quanto prima come e meglio di prima. Il servizio maggiore la comunità lo ha prestato e presta al santuario attraverso le celebrazioni eucaristiche e l’accoglienza di coloro che si accostano al sacramento della riconciliazione. Gli attuali collegamenti stradali e l’ampio piazzale favoriscono un notevole afflusso di pellegrini, specialmente nelle domeniche e nelle feste tradizionali della Vergine, da tutta l’Umbria. Ci sono anche pellegrinaggi dalle altre regioni soprattutto in collegamento con Cascia ed Assisi. E’ un Santuario ove si esprime “la pietà popolare” che, dicono i Vescovi, negli orientamenti pastorali per il decennio 2010-2020, “costituisce anche ai giorni nostri una dimensione rilevante della vita ecclesiale e può diventare veicolo educativo di valori della tradizione cristiana, riscoperti nel loro significato più autentico. ” Il citato documento invita ad “Educare alla vita buona del Vangelo”. In questo invito, che risponde ad una urgenza educativa, riecheggia il messaggio della Vergine a Righetto: “sii buono”. E’ quanto da 150 anni viene ricordato al pellegrino che viene al santuario: la bontà come senso della vita; la bontà come dono in cui traspare la tenerezza di Dio; la bontà come scelta esistenziale positiva. Tutto questo in un mondo ed in una cultura che sembra perdere il senso del bene per rincorrere egoismi privati e di gruppo e si confonde il bene con la debolezza del “buonismo”. L’invito di Maria a Righetto rimane allora come consiglio perenne a percorrere la vie del bene con la semplicità del fanciullo che si fida ed affida alle raccomandazioni della Madre. Perché lei, Addolorata ed Assunta, sa bene che alla fine il bene trionfa. temperlu@libero.it
VERSO IL CONGRESSO EUCARISTICO NAZIONALE ANCONA 4-11 SETTEMBRE 2011
MIRACOLI EUCARISTICI di Manuela Peraio
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l miracolo eucaristico di Bagno di Romagna avvenne nel 1412 nell’omonima cittadina: un monaco camaldolese, durante la messa, all’atto della consacrazione, vide il vino del calice andare in ebollizione e, fuoruscendo, macchiare il corporale. Nel 1412, a Bagno di Romagna, presso Forlì, un monaco camaldolese di nome Lazzaro, che dubitava della reale presenza di Cristo nell’eucaristia, vide durante la messa, al momento della consacrazione, il vino del calice andare in ebollizione, tanto da fuoruscire macchiando il corporale, che presenta attualmente otto macchie di natura ematica, come confermato dalle analisi chimiche eseguite nel 1958 presso l’Università di Firenze. Il corporale, conservato oggi nella cappella del Sacro Cuore della basilica di Santa Maria Assunta a Bagno di Romagna, viene esposto tutte le domeniche, nel periodo che va da marzo a novembre, mentre nel giorno del Corpus Domini si commemora l’evento con una festa ed una processione. Il miracolo eucaristico di San Mauro La Bruca avvenne nell’omonima cittadina in provincia di Salerno nell’anno 1969: 63 Ostie consacrate, rubate da ignoti ladri sacrileghi, furono successivamente ritrovate integre, e si conservano tuttora intatte dopo più di quarant’anni. A San Mauro La Bruca, piccolo comune del Cilento, nella notte del 25 luglio 1969 ignoti ladri, entrati nella chiesa parrocchiale di sant’Eufemia per impadronirsi degli oggetti sacri, rubarono dal tabernacolo la pisside con le Ostie consacrate. Durante la fuga gettarono le particole in un vicino viottolo, dove furono ritrovate da una bambina, Gerardina Amato, che provvide a restituirle al parroco, don Pasquale Allegro, che ricollocò nel tabernacolo le 63 Ostie recuperate. Il vescovo di Vallo della Lucania, monsignor Biagio D’Agostino, con decreto del 25 luglio 1970, stabilì che le particole profanate fossero conservate in perpetua adorazione, che inoltre il 25 luglio di ogni anno fosse celebrata nella parrocchia di San Mauro La Bruca una solenne Giornata Eucaristica di riparazione, e donò infine alla chiesa, elevata alla dignità di Santuario Eucaristico,
un ostensorio d’argento cesellato a mano, dove furono sigillate le Ostie ritrovate, che si conservano tuttora intatte: la vicenda presenta singolari analogie con il Miracolo eucaristico di Siena del 1730. A Vèroli, in provincia di Frosinone, il 26 marzo 1570, giorno di Pasqua, don Angelo de Angelis, parroco della basilica di Sant’Erasmo, aveva esposto il Santissimo Sacramento per l’adorazione eucaristica delle Quarantore, nella cappella dedicata a San Gregorio Magno. Allora la particola non veniva abitualmente esposta come oggi nell’ostensorio, ma in una teca d’argento chiusa da
Il miracolo eucaristico di Alatri un coperchio, posta a sua volta in un calice coperto dalla patena; il tutto era stato coperto con un drappo di seta. Verso le due di notte, durante il turno di adorazione della Confraternita della Misericordia, apparve sopra al calice una stella splendente, e sopra di essa l’ostia consacrata; a questa visione ne subentrarono altre, ripetutesi la sera seguente: Gesù Bambino, poi Gesù morente in croce, tre ostie simbolizzanti la Trinità, e bambini in adorazione. Tra i testimoni vennero citati anche don Angelo de Angelis e don Gierolamo Todino, canonico della chiesa; al diffondersi della notizia, accorsero fedeli, il vescovo e le autorità civili. Il SS.mo Sacramento rimase esposto fino al 6 aprile: durante tale periodo si verificarono numerose guarigioni miracolose. Il calice e la patena furono conservati nel reliquiario dei santi, mentre l’ostia consacrata venne successivamente consumata. L’avvenimento viene ricordato
ogni anno il martedì dopo Pasqua, inoltre ogni primo venerdì del mese, nella basilica di Sant’Anselmo, viene esposto il Santissimo Sacramento per ricordare il miracolo, mentre le altre chiese cittadine rimangono temporaneamente chiuse. Il beato Giovanni Paolo II, durante la sua visita a Frosinone del 16 settembre 2001, volle celebrare la messa con il calice e la patena dell’evento di Veroli, facendo inoltre dono del suo zucchetto alla basilica di Sant’Erasmo. Il miracolo eucaristico di Alatri, noto anche come miracolo dell’Ostia Incarnata, si verificò nell’omonima cittadina tra la fine del 1227 e i primi mesi del 1228: una donna aveva rubato un’ostia consacrata, su incarico di una fattucchiera che intendeva servirsene per compiere un maleficio, ma al momento di toglierla dal nascondiglio in cui l’aveva occultata, constatò che essa si era tramutata in carne e, pentitasi, la restituì. Il documento in cui è meglio descritto l’avvenimento è la bolla inviata da Gregorio IX al vescovo diocesano Giovanni V, datata 13 marzo 1228, nota come Fraternitatis Tuae. L’evento assunse un particolare valore simbolico, poiché avvenne pochi anni dopo il Concilio Lateranense IV (1215), che aveva definito la dottrina della Transustanziazione. La vicenda è raffigurata su una serie di affreschi presenti sulle pareti laterali della cattedrale di Alatri: una giovane donna, istigata da una vecchia malefica, al momento di ricevere l’Eucaristia, trattenne nella bocca l’ostia consacrata, nascondendola poi in un panno per portarla a casa e consegnarla alla vecchia in un secondo momento. Nascosta l’ostia in un’arca per il pane, la giovane si recò a prenderla dopo tre giorni rinvenendo tuttavia, invece del pane, un pezzo di carne umana. Pentita per il suo gesto sacrilego, confessò l’accaduto e consegnò al vescovo il frammento di carne ancora sanguinante. La reliquia, nota ai fedeli come porziuncola, è oggi conservata nella cappella ad essa dedicata nella navata destra della destra della Cattedrale di San Paolo ad Alatri.
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MEDITAZIONE DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI SULL’EUCARESTIA Lourdes, domenica 14 settembre 2008
Signore Gesù, Tu sei qui! E voi, miei fratelli, mie sorelle, miei amici, voi pure siete qui, con me, davanti a Lui! Signore, duemila anni or sono, Tu hai accettato di salire su di una croce d’infamia per poi risuscitare e restare sempre con noi, tuoi fratelli, tue sorelle. E voi, miei fratelli, mie sorelle, miei amici, voi accettate di lasciarvi afferrare da Lui. Noi Lo contempliamo. Noi L’adoriamo. Noi L’amiamo. E cerchiamo di amarLo di più. Noi contempliamo Colui che, nel corso della cena pasquale, ha donato il suo Corpo e il suo Sangue ai discepoli, per essere con loro “tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Noi adoriamo Colui che è all’inizio e alla fine della nostra fede. Colui senza il quale noi non ci saremmo per nulla. Colui senza il quale nulla vi sarebbe, nulla, assolutamente nulla! Lui, per mezzo del quale “tutto è stato fatto” (Gv 1,3), Lui nel quale noi siamo stati creati, per l’eternità, Lui che ci ha donato il suo Corpo e il suo Sangue, Lui è qui, questa sera, davanti a noi, offerto ai nostri sguardi. Noi amiamo – e cerchiamo di amare di più – Colui che è qui, davanti a noi, offerto ai nostri sguardi, alle nostre domande forse, al nostro amore. Sia che camminiamo o siamo inchiodati su di un letto di dolore - che camminiamo nella gioia o siamo nel deserto dell’anima (cfr Num 21,5), Signore, prendici tutti nel tuo Amore: nell’amore infinito, che è eternamente quello del Padre per il Figlio e del Figlio per il Padre, quello del Padre e del Figlio per lo Spirito e dello Spirito per il Padre e per il Figlio. L’Ostia Santa, esposta ai nostri occhi, dice questa potenza infinita dell’Amore manifestata sulla Croce gloriosa. L’Ostia Santa ci dice l’incredibile abbassamento di Colui che s’è fatto povero per farci ricchi di Sé, Colui che ha accettato di perdere tutto per guadagnarci al Padre suo. L’Ostia Santa è il Sacramento vivo ed efficace della presenza eterna del Salvatore degli uomini alla sua Chiesa. Fratelli miei, sorelle mie, amici miei, accettiamo, accettate di offrirvi a Colui che ci ha donato tutto, che è venuto non per giudicare il mondo, ma per salvarlo (cfr Gv 3,17), accettate di riconoscere nelle vostre vite la presenza attiva di Colui che è qui presente, esposto ai nostri sguardi. Accettate di offrirGli le vostre pro-
prie vite! Maria, la Vergine santa, Maria, l’Immacolata Concezione, ha accettato, duemila anni or sono, di donare tutto, di offrire il suo corpo per accogliere il Corpo del Creatore. Tutto è venuto da Cristo, anche Maria; tutto è venuto mediante Maria, lo stesso Cristo. Maria, la Vergine santa, è con noi questa sera, davanti al Corpo del Figlio suo, centocinquant’anni dopo essersi rivelata alla piccola Bernadette. Vergine santa, aiutaci a
contemplare, aiutaci ad adorare, aiutaci ad amare, ad amare di più Colui che ci ha tanto amato, per vivere eternamente con Lui. Gesù Cristo passato, nella verità storica della sera nel cenacolo, ove ci conduce ogni celebrazione della santa Messa. Gesù Cristo presente, perché Egli ci dice: “Prendete e mangiatene tutti, questo è il mio corpo, questo è il mio sangue”. “Questo è”, al presente, qui e ora, come in tutti i “qui e ora” della storia umana. Presenza reale, presenza che supera le nostre povere labbra, i nostri poveri cuori, i nostri poveri pensieri. Presenza offerta ai nostri sguardi come qui, stasera, presso questa grotta ove Maria s’è rivelata come Immacolata Concezione. L’Eucaristia è anche Gesù Cristo futuro, il Gesù Cristo che verrà. Quando contempliamo l’Ostia Santa, il suo Corpo di gloria trasfigurato e risorto, contempliamo ciò che contempleremo nell’eternità, scoprendovi il mondo intero sostenuto dal suo Creatore in ogni istante della sua storia. Ogni volta che ce ne cibiamo, ma anche ogni volta che lo contempliamo, noi l’annunciamo fino a che Egli ritorni: “donec veniat”. Proprio per questo noi lo riceviamo con infinito rispetto.
Giuseppe Giulino, un AGC ben noto, ha preparato un agile libretto sull’Eucaristica per l’adorazione comunitaria ma anche personale. E’ autore di altre pubblicazioni sull’Eucarestia che gli Amici conoscono bene. Ricordo: Gesù Ostia, “dottrina mistero santi e miracoli eucaristici” Via Crucis Eucaristica Richiedere a EDITRICE ANCILLA via F. Malvolti, 8 31015 Conegliano (TV) tel/fax 0438-35045 Mail: ancilla@ancilla.it – www.ancilla.it
LA LOTTA SPIRITUALE
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SINTESI DEGLI ESERCIZI PER FAMIGLIE A.G.C. p. Luciano Temperilli
Q
uando i responsabili degli Amici di G.C. mi dissero che avrebbero ascoltato volentieri qualcosa sul “combattimento spirituale” rimasi un po’ sorpreso perché, in un primo momento, mi è sembrato un po’ al di fuori delle problematiche della coppia o della famiglia. Ma la proposta è stata, anche per me, una occasione per avviare una riflessione su questo argomento un po’ “battagliero”. Così ho cercato di capire se oggi, nella nostra cultura, nel nostro modo di pensare, anche cristiano, c’è l’idea che si debba “guerreggiare” con qualcosa o qualcuno che sta dentro e/o fuori di noi. E non mi è parso. Anzi ho avuto l’impressione che per ciò che riguarda il mondo interiore ognuno creda che ciò che pensa e/o ciò che sente sia la sua propria verità su cui non vuole osservazioni da nessuno. Tipo : “io la penso così, punto e basta”. Ovviamente con grande tolleranza morale o addirittura con tipico atteggiamento amorale per cui “ognuno la pensa a modo suo, che ci vuoi fare?”. E poi “non siamo di carne?”, “siamo tutti peccatori?” ecc.. sono frasi che scusano atteggiamenti poco battaglieri con sé e con gli altri. Ecco allora che non si capisce più dove sono i vizi e dove la virtù. I primi vengono confusi con inclinazioni naturali, aspetti caratteriali o patologici. E spesso sono “occasioni” da sfruttare. Guardiamo ad esempio certe carriere politiche di belle signore o di audaci signori. Certe presenze ai talk show e certi spettacoli di intrattenimento televisivi dove comportamenti “allegri” vengono presentati con soave leggerezza e con pacate e ovvie giustificazioni. Mentre i comportamenti, che una volta sarebbero stati dichiarati “virtuosi”, oggi sono definiti “bigotti”, intendo spesso, con questo termine, che quasi certamente quel signore/a dice in un modo, ma, di nascosto, si comporta in un altro. Perché, insomma!, certe cose sono naturali!... Si è perso, in conclusione, la distinzione tra bene e male. Anzi ognuno la mette a modo suo. Con la conseguenza che non si trova un comportamento “morale” comunemente accettato. L’unica cosa che vale per tutti (e tutti sappiamo come!) è la legge: esiste oggi il reato, non il peccato! Per cui vediamo come alcuni vip si presentano come “cattivi”, intendendo in questo l’aggressività e la privazione di scrupoli nell’affrontare la vita. Però il tutto è finalizzato ad essere sotto i
riflettori e, conseguenza non da poco, a fare soldi. Questo mondo influisce anche nel pensiero e nell’esistenza dei credenti per cui può succedere che si vada in confusione di fronte a certi comportamenti, a certe scelte personali, relazionali o educative, per la pressione del mondo circostante e tutto venga giusti-
degli anni terreni ma si apre a quella eternità rivelata e sperata nella resurrezione del signore Gesù.Questo non ha significato né poteva significare non prendere in considerazione la fragilità ed il peccato. Ma, che pur in questa situazione, l’importante è non arrendersi. Insomma la vita è una battaglia e vale bene farla fino in fondo perché
Gruppo delle famiglie degli AGC al corso su La lotta spirituale, 20-8-11
ficato con un “buonismo” che sa tanto di resa. Ecco allora l’invito di Paolo, l’apostolo: “Prendete l’armatura di Dio, perché possiate resistere nel giorno cattivo” che è stato lo slogan di questi incontri. Come cristiani si tratta di resistere alle pressioni di un mondo pagano per andare alle origini del male che nasce dal nostro cuore o si propone dal di fuori come tentazione. Si tratta di chiamare le cose per nome, secondo la parola e l’esempio di Gesù, per non ingannarci nelle scelte della vita. Così abbiamo guardato in faccia, senza scuse sociologiche o psicologiche, i famosi sette vizi capitali per vedere, in fondo al percorso, il fallimento esistenziale, come abbiamo ripreso in considerazione che, nel battesimo, in noi c’è un “uomo nuovo” che deve crescere e svilupparsi non solo per resistere, ma per vincere la battaglia della vita. Quella vita che non si chiude nel piccolo orizzonte
“in queste cose noi siamo già vincitori” perché siamo aperti ad una speranza che non delude. S. Paolo della Croce, con i suoi consigli, ha sostenuto la riflessione e sorregge l’esperienza della “lotta spirituale” ribadendo “che tutto coopera in bene per coloro che Dio ama” e che quindi bisogna aver fiducia di Dio. Tutto è stato presentato ai circa 60 partecipanti degli Amici di Gesù Crocifisso nei 5 giorni di ritiro presso il Centro di Spiritualità di S. Gabriele dal 15 al 20 agosto attraverso pps ed elaborato in lavori di gruppo. Scoprendo, alla fine, che questo viaggio all’interno di se stessi è il fondamento anche per chiarire chi e che cosa abiti nel proprio cuore, la relazione di coppia, l’educazione dei figli, la presenza nel mondo e soprattutto “la verità” della propria relazione con Dio. Insomma una “bella lotta della fede” (1Tm 6,12). temperlu@libero.it
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ESERCIZI SPIRITUALI, GIORNI DI GRAZIA
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Ringrazio Gesù che anche quest’anno mi ha fatto il dono degli esercizi spirituali, nella preghiera, nel silenzio, nell’ascolto e meditazione su san Paolo della Croce e la Passione di Gesù. Mi sono sentita amata da Gesù; ho compreso che “l’amore di Dio santifica e trasforma ogni dolore della nostra vita”, e diventa “canale di grazia per i fratelli”. Dinanzi a Gesù Eucaristia ho ricevuto anche la luce di cui avevo bisogno per vivere il cammino di santità, che è un cammino di amore che trasforma la vita. Davanti a Gesù, lo Spirito Santo mi ha suscitato questa preghiera: “Gesù, qui comprendo che la santità a cui mi chiami deve “passare” nel mio quotidiano;fammi santa dove sono, con le realtà che vivo; sia la mia vita un raggio di questa divina Eucaristia, luce e fiamma d’amore come Tu vuoi. La fornace del tuo Cuore, aperto per noi sulla Croce, trasformi in amore ogni dolore. Grazie, Gesù. Ti amo, mio Signore”. Fiore Alessia
Nel deserto voglio ascoltare la tua voce
vare la mia vita interiore, per avere un impegno maggiore negli incontri degli A.G.C. e per interessarmi maggiormente di casi di sofferenze e di bisogni. Fabiola Bordoni
Frutti della meditazione quotidiana Gioia interiore, pace, sapere che qualcuno condivide i pesi della giornata, esame di coscienza frequente, pazienza e disponibilità con se stessi e con altri, aiuto e luce nelle prove, amare e offrire, vivere alla presenza di Dio e in grazia di Dio, sentirsi amato
Amici del primo corso, felici intorno a S. Paolo 13-8-11 da Dio, donarmi agli altri, capire la spiritualità del “dono” e la differenza tra le preghiere e la preghiera,, accettare le difficoltà della vita, perdono, diversa visione della vita, riconoscere, amare, servire Gesù Crocifisso nei crocifissi. (Dai lavori di gruppi)
Nel silenzio del deserto, Signore, non sarò io a parlarti. Di me sai tutto, mi conosci fin nelle profondità più profonde del mio cuore. In questo silenzio voglio ascoltare solo la tua voce. Tu dici parole di incoraggiamento, di fiducia, di speranza, di amore e P. Francesco io, un nulla, piango di gioia. presiede l’Eucaristia MF
I frutti degli esercizi
“Quanto è buono e soave che i fratelli vivano insieme” (Sal 133,1)
Una forte ripresa dello spirito passionista. L’importanza di meditare la Parola di Dio, mettendola al centro della mia giornata. A questo frutto essenziale si è aggiunta anche la recita del breviario, preghiera con la Parola di Dio, con le Lodi, il Vespro e la Compieta. Per questo ho acquistato un testo adeguato. Tutto questo per colti-
Ho vissuto gli esercizi spirituali a S. Gabriele dall’8 al 13 agosto, come un tempo di grazia, una sosta per una revisione di vita, per imparare a fare dell’amore crocifisso l’unico centro della mia vita. Sono state giornate d’intensa spiritualità, alimentate dagli scritti di s. Paolo della Croce, un mistico insuperabile della Passione di
Gesù. Ho ascoltato le chiare parole del P. Alberto sulla vita del santo e i consigli dati da lui ai laici per esortarli alla meditazione della Passione, “la porta che conduce le anime all’intima unione con Dio”. Ne sono scaturite tante riflessioni per guardarsi dentro e vivere l’amore e il dolore come dono di sé. Mi ha aiutato l’immagine del mare che Paolo della Croce riferisce alla Passione di Cristo, “un mare di amore e di dolore”, un mare dove si va a pescare le “perle” di Gesù e si diventa come Lui dono per l’umanità. Non è facile ricordare quanto ascoltato, integrato da momenti di preghiera, adorazione, silenzio e condivisione fraterna. Ricordo la messa dove P. Alberto ci donava come sintesi della giornata una esauriente omelia che si tramutava per noi in un impegno di offerta e di ringraziamento. Sono stati momenti importanti per approfondire la Parola e trasformarla in canto di lode. Mi sono resa conto che la vecchiaia è un fatto anagrafico, mentre l’anzianità è uno stile, cioè un programma di vita di chi ha imparato a conoscere se stesso e i propri limiti per poterli gestire nel quotidiano. della Croce “Fare perpetua memoria della Passione”,“Meditare e insegnare a meditare”: sono gli impegni lasciati a noi AGC. Per me, contemplazione di una Presenza che mi trasformi in gratuità d’amore. Margherita Padovani
Che cosa sono gli esercizi Gli esercizi sono giorni di benedizione, di pace del cuore, di confronto con dei fratelli, di preghiera e mi lasciano dentro una grande gioia che finisce nel rientro alla vita di tutti i giorni. Mi hanno colpito di più i momenti davanti all’ostia con brevi messaggi, ma molto toccanti da meditare a lungo. La vita del nostro fondatore che mi stupisce sempre più. Cosa traggo? Per me, tanta pace e forza per andare avanti. Per gli altri, spero di trasmettere la gioia e l’entusiasmo che io ho dentro. Tiziana
FOTOCRONACA PRIMO CORSO DI ESERCIZI San Gabriele, 8-14 agosto 2011
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FOTOCRONACA SECONDO CORSO DI ESERCIZI San Gabriele, 15-20 agosto 2011
PASSIONISTI-ChIESA-SOCIETà http://www.parolaeparole.it
Passionisti
p. Lorenzo Mazzoccante, cp
Chiesa
I Giovani PIET ed esperienze di missione all’estero. Anche quest’anno alcuni giovani che frequentano gli incontri della pastorale giovanile presso il santuario di San Gabriele, accompagnati dai nostri confratelli si sono recati in terre di missione. Un gruppo si è recato nella nostra missione di Bulgaria accompagnato da p. Francesco Di Feliciantonio, un altro si è recato in Tanzania con p. Daniele Pierangioli. Si tratta di un esperimento dell’ufficio di pastorale vocazionale, teso a far incontrare i giovani con i missionari e le realtà con cui essi si trovano quotidianamente a vivere. Realtà spesso segnata da povertà spirituale e miseria economica, nella quale i giovani sono chiamati ad offrire col loro impegno una testimonianza fattiva di carità. Il p. Daniele Pierangioli, in una testimonianza pubblicata sul sito della Provincia (http://www.passionistipiet.it/) ha raccontato l’esperienza fatta al Villaggio della Gioia (Tanzania) dove il p. Fulgenzio Cortesi cp (74 anni) ha raccolto oltre un centinaio di orfani cui offre vita dignitosa, familiarità ed istruzione. In questo luogo, dice p. Daniele, i ragazzi di questa piccola spedizione hanno compreso che «i confini del mondo non sono quelli della nostra quotidianità, che la miseria e la sofferenza non sono soltanto immagini o spot televisivi». Tendopoli 2011. Si è svolta presso il Santuario di San Gabriele la XXXI Tendopoli dal titolo Alzati e Risplendi. Con la tenda nella parrocchia. Hanno partecipato diverse centinaia di ragazzi, molti i giovanissimi e coloro che si accostano per la prima volta all’esperienza di questo incontro straordinario. Tra gli interventi più apprezzati certamente quello dell’attrice Claudia Koll che ha esordito dicendo: «Quando prego il rosario: ogni decina medito la Passione». Molto apprezzato anche l’intervento di Dag Tessore, marocchino di origine italiana, studioso delle religioni comparate che si è introdotto al tema citando un versetto del salmista “Mormorarono nelle loro tende, non ascoltarono la voce del Signore” (Sal 106,25).
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futuro della nostra società e della nostra Chiesa. E proprio a coloro che sono il futuro della Chiesa, seminaristi e giovani consacrati, il papa ha rivolto precise parole di incoraggiamento: li ha richiamati alla “fermezza, ciò che testimonia la consacrazione della vita religiosa come appartenenza al Dio, tanto amato ”. Il papa ha proseguito dicendo che quando si vede una eclisse di Dio ad opera di quanti lo rifiutano e vorrebbero oscurarne la presenza, a vita religiosa significa «entrare alle radici dell’amore per Gesù con il cuore indiviso, senza anteporre nulla a questo amore» ed ha una particolare rilevanza .
Formazione e spiritualità missionaria
Società Nell’ultima settimana di agosto, Montecassino è stata location della IX Settimana Nazionale di Formazione e Spiritualità Missionaria. Il tema di quest’anno è stato: “Testimoni di Dio, testimoni della misericordia”. All’incontro sono stati invitati a partecipare i responsabili degli uffici missionari diocesani, i responsabili dei missionari degli istituti religiosi, gli operatori delle ONG e ONLUS. Spiega infatti don gianni cesena, direttore dell’ufficio per la cooperazione missionaria della CEI che organizza l’evento: “la testimonianza è rimando a un Altro, non deve attirare l’attenzione sul testimone -e aggiunge:- solo chi ha fatto esperienza della misericordia, tuttavia, può annunciare l’incredibile misericordia del Signore”. Alla GMG di Madrid, il papa incontra seminaristi e religiosi Come non soffermarsi per un istante a riflettere sull’evento che, S. Santità ha detto “indimenticabile” come la GMG di Madrid? Si è trattato di un nuovo e straordinario evento di grazia cui i giovani sono intervenuti numerosissimi riempiendo la capitale spagnola di colore e calore. La GMG ha visto la partecipazione di tanti italiani. Al termine di una simile manifestazione si guarda il mondo con più speranza e si riaccende la fiducia per il
Meeting, eurobond e videogame... dove finisce l’italiano. Si è svolto a fine agosto il tradizionale meeting organizzato da Comunione e Liberazione (CL). La manifestazione prevedeva oltre ad eventi culturali, anche incontri con gli esponenti del mondo politico ed economico. Tra i più interessanti quello col l’On. Tremonti che ancora una volta promuove l’idea di sostenere la spesa pubblica dei Paesi membri con degli eurobond perché, dice, il periodo di crisi che stiamo vivendo assomiglia ad un videogame in cui battuto un mostro, quando si sarebbe portati a riprendere fiato, prontamente ne arriva un altro. Il ministro concludeva il suo intervento con parole di incoraggiamento rivolte ai cittadini. Sarà, ma intanto la situazione dell’italiano non è certo delle migliori, comunque lo vogliamo intendere: il cittadino soffre insidiato da mostri ad ogni level e cerca di non perdere la partita della vita quotidiana, la nostra lingua invece, è già game over.
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TESTIMONIANZE
Visita a Tiziana La Fraternità di Giulianova ha un’Amica aggregata di nome Tiziana. Abita in campagna a Villa Brozzi TE, un luogo di pace, circondata dall’amore dei suoi familiari, tra cui la sorella Sr. Pia Regina Passionista. Da alcuni anni con P. Alberto andiamo a farle visita durante l’estate. Il papà ha costruito vicino alla casa una piccola chiesetta, con al centro un bellissimo Crocifisso e la statua della Vergine Maria. Tiziana è una delle prime iscritte agli A.G.C. da quando era adole-
sempre partecipe anche se dichiarava di non avere niente da dire perchè gli altri erano più preparati nell’approfondire le catechesi del corso. Ersilia, con la sua innata modestia, era per me un buon appoggio per animare il gruppo. Ella che era schiva, parlava solo dietro mia sollecitazione con una o due frasi (non di più) significative ma erano proprio quelle giuste! Io le facevo i complimenti dicendole che mi aiutava e lei continuava a dichiararsi non all’altezza degli altri. Si era iscritta per partecipare agli esercizi anche quest’anno, ma sarà con noi solo con il suo spirito. Mi mancherà, ma spero che continui ad essermi di sostegno da lassù. Marvì
Carmine di Bernardo
scente; appena laureata in legge, venne colpita dal terribile male della sclerosi multipla. Dal sorriso che regala a tutti, si vede la fede e la pace con cui accetta la volontà di Dio di essere una crocifissa vivente. P. Alberto nella Messa ha ricordato anche mamma Rachele venuta a mancare l’anno scorso. Novizie Passioniste di Cologna Spiaggia hanno animato la Santa Messa con musica e canti. Non è mancato un momento di festa comunitaria, offerto dalla famiglia, Ripartendo, ci siamo resi conto che a Tiziana lasciavamo qualcosa di noi e lei la portavamo nel nostro cuore a casa nostra. Rita e Amiche di Giulianova
Ricordo di Ersilia una cara Amica che ci ha lasciato L’8 giugno il Signore ha chiamato a sé una cara amica di Gesù Crocifisso, Accattoli Balestra Ersilia di Macerata. Ho conosciuto Ersilia sempre con il sorriso, mai un lamento o critica! L’ho conosciuta più profondamente nei “lavori di gruppo” degli esercizi spirituali a S. Gabriele. Era
Carissimo padre, ho finito da poco a leggere tutto d’un fiato il libro da te scritto su Carmine di Bernardo. La lettura dei pensieri e della vita di questo giovane morto a soli quindici anni mi ha molto commosso. É vero che il Signore fà scaturire dai cuori più semplici i pensieri ed i sentimenti più belli. Non sono riuscito a lasciare il libro sino a quando non l’ho finito, con le lacrime agli occhi che mi impedivano di continuare la lettura e mia moglie che mi burlava perchè piangevo. Perchè non riesco ad essere neanche lontanamente simile a lui o a tanti santi di cui conosco la vita? Quanto ti ha voluto bene questo giovane che ora in paradiso prega per te. Ecco da dove viene la tua grande energia che ti permette di mandare avanti il nostro movimento, la forza che ti ha permesso di superare i tuoi problemi di salute! Hai tutti questi santi che ti vogliono bene e pregano per te! Gianni Gelao
Esempio del Fondatore Grazie, caro padre, delle belle catechesi su S. Paolo della Croce, nostro fondatore, che aveva un amore così grande per Gesù Crocifisso. Egli ci insegna a contemplare la sofferenze di Gesù per capire quanto ci ha amato e quanto ha sofferto per noi. Amo spesso pregare prostrato ai piedi della croce, contemplando le grandi sofferenze di cui si è caricato per i nostri peccati. Quante persone oggi si sono allontanate dalla Chiesa, vanificando
così il suo sacrificio! Paolino e Rosalia di Reggio Emilia
Richiesta di consacrazione Carissimo padre, ti chiedo di esaudire il mio desiderio di fare la prima consacrazione a Gesù Crocifisso. Sono consapevole di chiedere una cosa molto grande e di non meritare questo grande dono. Cerco di impegnarmi a seguire i consigli che le guide del cammino intrapreso mi danno costantemente, così mi aiutano a superare i momenti di paura che mi assalgono e mi fanno comprendere quanto è grande l’amore di Gesù per noi, anche se peccatori. Questo mio desiderio è nato in questi due anni che frequento gli AGC, ascoltando le varie catechesi, sentendo tutto il calore umano che il gruppo sa trasmettere anche a chi è appena entrato a far parte del cammino. Questo ha riacceso nel mio cuore un grande amore per Gesù. Accetterò qualsiasi sua decisione con tanta fede sapendo che sarà la decisione giusta per aiutarmi a crescere in questo cammino che ho intrapreso. Rosanna Cervelli
Ricordo del passaggio di San Gabriele a Giulianova La parrocchia SS. Annunziata di Giulianova, l’8 luglio, ha organizzato per l’ottavo anno una veglia notturna, presso il Santuario di S. Maria a Mare, per ricordare il passaggio e la sosta di San Gabriele nel 1859, in viaggio dalle Marche al Gran Sasso. Il Santo sostò per due giorni nell’attiguo convento passionista e pregò davanti alla Vergine Annunziata. Alle ore 21.00, il nostro parroco Don Ennio Di Bonaventura ha celebrato la Messa e poi è seguita l’adorazione Eucaristica animata ogni ora dai vari gruppi della parrocchia: Amici di Gesù Crocifisso, Spirito Santo, Neocatecumenì, Caritas, Focolarini ecc… Per ricordare questo importante passaggio del Santo dei giovani, la Fraternità degli AGC ha realizzato uno stendardo che è stato benedetto durante la S. Messa dal parroco e sabato 9 luglio è stato portato in processione alla Festa del Pellegrino a Isola del Gran Sasso.
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TESTIMONIANZE
che ti chiede solo di “amare e far amare Gesù Cristo”, con la parola e con la propria testimonianza di vita. Giulia
Rinnovo la consacrazione per essere più unita a Gesù
La sera del 22 luglio un piccolo gruppo di giovani pellegrini, guidati dal P. Aurelio e alcuni postulanti passionisti sono arrivati nella nostra chiesa di S. Maria a Mare per rivivere la tappa di san Gabriele da Giulianova a Isola del Gran Sasso. Dopo la festosa accoglienza e un’agape fraterna, alle 21 e 30 è iniziata una veglia di preghiera, con canti, salmi e riflessioni. Il 23 luglio, alle ore 8, i pellegrini hanno ripreso il cammino verso la meta. Pina e Rita
Rinnovo di consacrazione
che mi circonda, con i mie amici e colleghi di lavoro, mi accorgo di quanta sete c’è di Dio e allo stesso tempo, quanto rifiuto dello stesso Dio. Quanta illusione nei propri ideali e quanta presunzione ed esaltazione del proprio io. In mezzo a tanto inganno, io mi sento fortunata perché sono riuscita a sentire la voce del Pastore che chiamava le sue pecorelle. Ora una grande Famiglia mi accoglie ed un padre fascia e cura le mie ferite e mi guida in un cammino di santità. Approfitto di questa mail, per ringraziarti del dono di fare parte della grande Famiglia Passionista. Mi accorgo sempre più
Prima di incontrare gli AGC, la Passione e la Croce mi facevano paura e molte erano le perplessità. Ora al contrario il mio è un “sì” all’amore, l’espressione più alta e più intensa, la sorgente da cui sgorga la vita. Questo in sintesi è quello che sento di aver vissuto in questo mio primo anno di consacrazione. Ringrazio tutti quelli che mi hanno avvicinato al movimento, anche se per i miei impegni di lavoro e familiari la mia presenza non è sempre costante come vorrei. Domando di rinnovare la mia promessa, per un cammino fatto di condivisione e di preghiera insieme a tutti voi. Corsalini Nadia
30° di matrimonio a Fatima
Il dono di un cammino e una guida Sapere di avere un padre spirituale è per me come avere un tesoro in cielo. Spesso confrontandomi con il mondo
Invio la richiesta di rinnovare la consacrazione a Gesù Crocifisso. Gesù mi ha fatto conoscere la vostra meravigliosa famiglia passionista, anzi la nostra, ora che anch’io ne faccio parte. Non ti ringrazierò mai abbastanza, per avermi accolta così affettuosamente. Gesù sapeva cosa mi sarebbe successo, ma nel suo grande amore, non ha voluto che fossi sola nel momento della prova. Amo Gesù; le sue braccia allargate sulla croce sono un messaggio di amore e conforto nei dolori di questa vita, di speranza di godere nell’altra la luce radiosa del Suo Volto. Mi affido completamente a Lui nei momenti di maggiore tristezza, e ricevo coraggio e forza, per proseguire con serenità il cammino. Sono fermamente decisa a rinnovare la mia consacrazione; ho un fortissimo desiderio di essere più unita a Gesù, proseguendo questo cammino di fede, promettendo di mantenere tutte le promesse che feci fin dalla prima consacrazione. Germana
quanto sia importante vivere una vera “vita interiore”, fondata su una Famiglia che ti ama così come sei e
Con mio marito Luigi ho avuto la grande gioia di celebrare il 30° anniversario del nostro matrimonio a Fatima. Pregando nel grande santuario, ho capito che non c’era luogo migliore per ringraziare il Signore e la Madonna per quanto ci ha concesso in questi 30 anni e per affidare a loro la nostra unione e la nostra famiglia, per rinnovare le nostre promesse. É un luogo di fede che ti aiuta a capire chi sei e cosa vuoi realmente, lontano da tutto ciò che oggi la vita ti presenta in una falsa veste che ci allontana da Dio e dal vero amore, dalla pace e serenità, che solo Dio può dare. É stato tutto molto bello; auguro a tutte le coppie specialmente del nostro gruppo di AGC di poter fare questa esperienza. Pina e Luigi
Il testamento dI anna Anna Salvatori in Boschetti, figlia di Pierangioli Antonietta e Salvatori Mario, viveva a Pretoria Sud Africa da circa 40 anni. Madre di 3 figli, era iscritta agli AGC dal 5-1-1991 e consacrata perpetua il 22-1-2008. É stata chiamata improvvisamente al Signore il 31-7-2011. Ecco quanto mi scrisse dopo la sua consacrazione. É come un testamento, uno specchio della sua grande fede.
P. Alberto Pierangioli
“Pretoria Gennaio 2008 Carissimo zio, è molto difficile esprimere quello che sento in questi giorni. Senza meno qualcosa è cambiato dentro di me: è sempre più grande il desidero di pensare, pregare e parlare con Gesù Crocifisso. Il 22 gennaio è stato un giorno meraviglioso. Sono iscritta agli Amici di Gesù Crocifisso da molti anni, ma, vivendo così lontana, non avevo mai sperato di potermi consacrare solennemente a Gesù Crocifisso. Ora mi sento privilegiata, perché Gesù stesso mi ha chiamata ad essere sua Amica. Spero di esserne sempre degna. La cerimonia è stata molto intima a casa di mamma: Gesù era lì in mezzo a noi. Quando tu, zio, hai iniziato il rito della consacrazione, ho capito che d’ora in poi nulla sarebbe stato uguale a prima. Una intimità più profonda è nata tra me e il Crocifisso. Gesù mi diceva: “Vedi, da ora in poi saremo più legati”. Sono anni che dormo con il mio Crocifisso tra le braccia, ma ora è differente, ora ho qualcosa in più. Ora Gesù è mio vero Amico. Ci sono dei momenti in cui vorrei gridare a tutto il mondo “Gesù, ti amo”! E ci sono altri momenti in cui ho bisogno di rimanere sola con Lui, per sentirmi rassicurata da Lui. Vorrei che questo amore non avesse mai fine, per essere degna Amica di Gesù per tutta la vita. Sono stata sempre affascinata dal cuore dei Passionisti e portarne oggi uno al petto, come Amica di Gesù Crocifisso e facente parte della Famiglia Passionista, è per me come un sogno! Quante volte S. Paolo della Croce, S. Gabriele, S. Gemma hanno accarezzato questo segno, che è immagine del cuore dei Passionisti. Ho detto che qualcosa è cambiato dentro di me in questi pochi giorni in cui tu, o zio, sei rimasto tra noi. Ho capito molte cose: la preghiera deve essere gioia del cuore e dell’anima; non bisogna pregare per avere qualcosa di ritorno, ma deve essere un atto di amore, una gioia ed è quello che ora accade a me. La Promessa di Amore cerco di assaporarla ogni mattina frase per frase ed è per me sempre una gioia nuova. Cerco di pregare anche quando lavoro. Porto con me il libro “Voi siete miei Amici”; quando in negozio non c’è nessuno, faccio una breve lettura e vi medito sopra; questo mi dà una grande gioia. Sento che Gesù approva e mi fa sentire più serena. Questo è un sogno per me: spero di non svegliarmi mai. Il piccolo gruppo va avanti. Non sai con quanta ansia aspetto il martedì per l’incontro. La preghiera mi sta riempiendo la giornata e la vita. Come ho due minuti di tempo, sento come se Gesù mi chiamasse e mi ritrovo a pregare e il cuore mi si riempie di serenità e tanta gioia. Riesco sempre più a comunicare con Gesù. Mi sento finalmente completa. Salvatori Anna.
Calendario degli Amici 11 settembre 02 ottobre 05 ottobre 08 ottobre 19 ottobre 23 ottobre 29 ottobre
Ritiro mensile a Morrovalle Ritiro a Morrovalle Consacrazioni a Roccaraso Consacrazioni a Trasacco Festa di S. Paolo della Croce: ore 21,00 a Morrovalle Consacrazioni alla Madonna della Stella XXII Consiglio Nazionale AGC a Morrovalle Ricordiamo al Signore i nostri defunti: Accattoli Balestra Ersilia di MC: 08-06-11. Consacrata perpetua Salvatori Anna, Sud Africa: 31-07-2011. Consacrata perpetua.
Un grazie sincero a coloro che hanno inviato la loro offerta per le spese di stampa Settembre-Ottobre 2011 – Anno XII n. 5 Autor. Trib. di MC n. 438\99 del 17-12-1999 Sped. Ab. Post. D.353/2003 (L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, Comma 2, DCB Macerata. Editoriale ECO srl - C. c. p. 11558624 Dir. Tonino Taccone – Red. P. Luciano Temperilli Piazzale S. Gabriele 2 – 62010 Morrovalle Mc T. 0733/221273 - C. 349.8057073 - Fax 0733/222394 E-mail albertopier@tiscali.it http://www.amicidigesucrocifisso.org