settembre 1997

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"Voi siete miei amici” Gv 15,14

AMICI DI GESÙ’ CROCIFISSO N. 64: Settembre 1997 DAVANTI AL CROCIFISSO QUINTA PAROLA: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? “ “Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: «Elì, Elì, lemà sabactàni?», che significa: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: «Costui chiama Elia». E subito uno di loro corse a prendere una spugna e, imbevutala di aceto, la fissò su una canna e così gli dava da bere. Gli altri dicevano: «Lascia, vediamo se viene Elia a salvarlo!». (Mt 27,45-49) «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Tu sei lontano dalla mia salvezza»: sono le parole del mio lamento. Dio mio, invoco di giorno e non rispondi, grido di notte e non trovo riposo. In te hanno sperato i nostri padri, hanno sperato e tu li hai liberati; a te gridarono e furono salvati, sperando in te non rimasero delusi. Ma io sono verme, non uomo, infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo. Mi scherniscono quelli che mi vedono, storcono le labbra, scuotono il capo: «Si è affidato al Signore, lui lo scampi; lo liberi, se è suo amico. Da me non stare lontano, poiché l’angoscia è vicina e nessuno mi aiuta. Sono slogate tutte le mie ossa. Il mio cuore è come cera, si fonde in mezzo alle mie viscere. E’ arido come coccio il mio palato , la mia lingua si è incollata alla gola, su polvere di morte mi hai deposto. Hanno forato le mie mani e i miei piedi, posso contare tutte le mie ossa. Ma tu, Signore, non stare lontano, mia forza, accorri in mio aiuto” (Sal 22)

Per la comprensione - Si avvicina il momento del sacrificio supremo: Dio sta per morire. Mentre Gesù agonizza, avvengono fatti sconvolgenti: “si fece buio su tutta la terra”: una oscurità densa e misteriosa avvolge tutta la zona del dramma divino. Poi un moribondo che sta agonizzando e morendo asfissiato, “grida a gran voce”, perché arrivi a tutti il suo ultimo lamento. Il fatto sconvolge il centurione, che esclama: “Veramente quest’uomo era giusto”; anche la folla si allontana in fretta dal Calvario ”percuotendosi il petto”. - Nelle tre ore di agonia Gesù prega, si sfoga con il Padre. Il grido di Gesù non è un grido di disperazione, ma una preghiera accorata al Padre: à l’inizio del salmo 22, il grido straziante, ma fiducioso di un giusto condannato a morte. Probabilmente Gesù ha pregato tutto il salmo 22. - Come l’agonia del Getsemani, questo grido di Gesù morente ha scandalizzato molti, ha suscitato divisioni e imbarazzo, fino al punto che alcuni vi hanno trovato la prova per negare la divinità di Gesù. - Gesù non poteva essere abbandonato dal Padre come Figlio di Dio: ma vuole provare misteriosamente il dolore del peccatore ostinato abbandonato da Dio.

Rifletti - Dopo tre ore di dolori fisici strazianti, Gesù pendente dalla croce è ridotto alla fine. Crampi muscolari sempre più violenti e frequenti; bruciore crescente delle trafitture dei chiodi; e poi la sete, il fastidio degli insetti e gli sforzi sempre più faticosi per tirarsi e su e riprendere respiro: sono questi i principali tormenti fisici del crocifisso e che hanno forti riflessi anche nella sua psiche. (Alunno) - Un’angoscia sempre più profonda invade l’animo di Gesù, che alla fine emette un alto grido, che può sembrare disperazione. Mentre si fa buio di fuori, anche l’anima di Gesù è invasa da una fitta tenebra. Immerso nel dolore, Gesù grida: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?».


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- Nel cuore di Gesù si scatena un’ultima tempesta, fatta di asfissiante isolamento e di straziante abbandono. Gesù si sente abbandonato da tutti: il popolo che Egli ha amato e curato con tanto amore gli si è messo contro, ha preferito Barabba, ha chiesto la sua morte e lo insulta nella sua agonia; i discepoli e gli amici, fatte poche eccezioni, sono nascosti e lontani; anche il Padre sembra che non abbia pietà di Lui e lo lascia solo nel suo puro dolore. - Gesù era abituato a un continuo colloquio filiale con il Padre: lo cercava continuamente, anche nelle fatiche del giorno e nel silenzio della notte: Ora il Padre sembra lontano e ostile, insensibile ai suoi dolori, sordo ai suoi gemiti. Lo ha lasciato solo, in balia dei nemici, come un riprovato da Dio, come se avesse rifiutato Dio e fosse il più grande dei peccatori. - Gesù si è caricato dei peccati di tutti gli uomini; prova ora lo strazio della lontananza di Dio, per riconciliare gli uomini con Dio. Quel “perché”, che Gesù grida, non è una ribellione, un rimprovero al Padre, ma il grido straziante del Figlio, unito indissolubilmente al Padre, ma che ora prova il puro dolore dell’abbandono. - I Santi, i Mistici hanno meditato tanto su questo grido di Gesù, come sulla sua agonia del Getsemani e hanno potuto approfondire il grave male del peccato, l’immenso danno della perdita di Dio; ma hanno compreso anche il significato purificatorio dei misteriosi abbandoni di Dio, dei tempi di deserto, dell’apparente lontananza di Dio, che tutte le anime grandi provano nel loro cammino verso Dio: è come il fuoco che brucia, ma purifica l’oro nel crogiolo. E’ la notte dei sensi e dello spirito che prepara la vita nuova.

Confronta - Gesù sperimenta l’abbandono del Padre, per dare a me la speranza del perdono, per liberarmi dall’abbandono eterno di Dio che ho meritato tante volte con i miei peccati. - Nei momenti di tenebre e di deserto, nelle notti oscure dello spirito imparerò a ricorrere con maggiore fiducia alla bontà e alla misericordia del Signore, con la certezza che Egli non abbandona mai chi lo cerca con sincerità e si affida alla sua misericordia. - Imparerò ad essere vicino a chi è solo, a chi soffre per il dolore, per la disperazione, per la solitudine, per la miseria fisica e morale. In ciascuno vedrò il dramma di Gesù sulla croce.

IL CAMMINO DEGLI AMICI VIII - “Pregate incessantemente” (Ef 6, 18) Il nono corso di Esercizi Spirituali ha visto anche quest’anno gli Amici di Gesù Crocifisso riuniti dal 18 al 23 agosto presso il Santuario di S. Gabriele. Nonostante la presenza di oltre 80 persone, tutto si è svolto in un clima di serena e gioiosa partecipazione; per molti è stato un ritrovarsi, per altri una esperienza nuova da ripetere, visto il beneficio spirituale e, perché no, anche fisico, che se ne ricava in questo luogo santo. Desidero compendiarvi gli insegnamenti fondamentali ricevuti, perché anche coloro che non hanno avuto la gioia di partecipare al corso, possano ricevere quei benefici che noi abbiamo ricevuto. Il tema conduttore “Pregate incessantemente” è stato trattato con chiarezza e incisività dall’infaticabile P. Alberto, il quale dopo aver illustrato le disposizioni interne ed esterne per fare bene gli esercizi, ci ha riassunto in tre brevi, ma significative espressioni, l’atteggiamento personale più corretto per renderli proficui: INTRA TOTUS, MANE SOLUS, EXI ALIUS (entra totalmente, rimani solo, esci diverso). La giornata era intensa, ma non asfissiante; la liturgia delle ore, la catechesi, l’ora abbondante di adorazione, guidata magistralmente dal diacono Vito, il lavoro di gruppo, la S. Messa, il Rosario nella cripta, davanti all’urna di S. Gabriele, la revisione comunitaria: sono stati tanti i momenti di grazia e di forte presenza di Dio. Il Signore ha profuso su ognuno di noi luce, gioia e pace, ha riportato al suo ovile pecorelle smarrite da molto tempo e ci ha fatto ritornare nelle nostre case profondamente rinnovati.


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Per introdurre il primo argomento “La preghiera” sono stati letti e spiegati due brani: “La Tenda del Convegno” (Es.33,7-11) e “La battaglia di Amalek” (Es. 17,8-13): ci hanno subito fatto comprendere quanto sia importante pregare, per poi interrogarci che cosa significhi pregare, perché preghiamo, come preghiamo. Pregare è accendere “la lampada interiore” della fede (S. Paolo d. Croce), che permette di rivolgere a un Dio vicino profondi e ripetuti atti di fede; è comunione di amore con Lui, conversazione confidenziale; è dialogo, che sfocia in un duetto-monologo dello Spirito; è rivolgersi al Padre, per adorarlo, lodarlo, contemplarlo, ringraziarlo, implorarlo; è abbandonarsi fra le sue braccia e accettare la sua volontà. Pregare inoltre è fare deserto, cioè silenzio dentro e fuori di noi, è dare a Dio uno spazio di tempo che si misura solo con l’amore. Il cammino della preghiera è lungo e segnato da tappe: sono le tappe dell’amore che portano verso un traguardo infinito, come infinito è l’amore di Dio. Non possiamo mai dire di essere arrivati, perché raggiunta una tappa, sene presenta subito un’altra successiva. La preghiera è un dono e come tale dobbiamo chiederlo allo Spirito, ma è anche un’arte, che s’impara con l’impegno, seguendo un metodo, con una buona guida spirituale. Non mancano gli ostacoli: possono venire da noi stessi (crisi di fede, formalismo, peccato, chiasso interno…), oppure da cause esterne (malattie, impegni, problemi…); Dio stesso permette delle prove, come l’aridità, la notte dei sensi e dello spirito, per una maggiore crescita spirituale. La preghiera vocale, sia personale, che comunitaria e liturgica, è il modo più comune per pregare e il punto di partenza per ogni altra preghiera: può essere letta, imparata a memoria, o meglio ancora spontanea. Perché sia vera, occorrono delle condizioni: mettersi alla presenza di Dio; pronunciare con calma le parole; non essere prolissi, lasciare che le parole scaturiscano con semplicità dalla mente e dal cuore. E’ necessario che le parole esprimano ciò che sentiamo e pertanto sono fondamentali l’attenzione e il raccoglimento interiore; diversamente ci esponiamo al rischio di pregare in modo distratto e puramente meccanico. Il Rosario è la più diffusa delle preghiere vocali: è una preghiera completa, ma può diventare inutile e vuota di significato, se non coinvolge anche la mente e il cuore nella meditazione del mistero. La preghiera liturgica è la preghiera della Chiesa: è Gesù che prega in noi e con noi. Una fonte per la preghiera liturgica sono i Salmi, che sono una vera miniera, alla quale dobbiamo attingere per arricchire la nostra preghiera. Essi sono stati la preghiera del popolo ebraico, di Gesù, della Madonna, degli Apostoli, della Chiesa. L’orazione mentale è il gradino superiore della preghiera, indispensabile per la crescita spirituale. Ha vari nomi e sfumature: lectio divina, meditazione, orazione affettiva, contemplazione: sono gradini da scalare, con l’aiuto della grazia e con l’esercizio della memoria, dell’intelligenza, della volontà e del cuore: l’intelligenza aiuta a conoscere meglio Dio e noi stessi, a confrontare la nostra vita con la Parola di Dio, approfondisce l’amore di Dio che ama e vuole essere amato; la volontà e il cuore, amando, ci uniscono a Dio e c’impegnano a fare la volontà di Dio. La meditazione della Passione di Gesù è la preghiera propria del passionista e degli Amici di Gesù Crocifisso. S. Paolo della Croce, per guidarci alla santità, ci insegna che “bisogna passare sempre per la porta, che è la santissima vita, passione e morte di Gesù” e per questo invita a “non lasciare passare giorno senza meditare qualche mistero della passione almeno per mezz’ora”. Davanti al Crocifisso, invita a porci queste domande: Chi è che soffre? Che cosa soffre? Perché soffre? Come soffre? Per questo può essere molto utile un buon libro di meditazione, oltre alla Bibbia. Per penetrare più profondamente nel mistero di amore di Gesù Crocifisso, S. Paolo della Croce insegna i “colloqui” con Gesù sofferente, con i quali narriamo a Gesù le sue pene, suscitiamo affetti di compassione, amore, gratitudine, pentimento, imitazione e raccomandiamo a Lui coloro che soffrono. Le fedeltà alla meditazione della Passione di Gesù ci porterà a passare poi al raccoglimento interiore e alla vera contemplazione, dono che Dio concede alle anime fedeli e generose. Si vedranno allora gli effetti di questo cammino spirituale: l’impressione mistica nel cuore delle pene di Gesù; il “pescare le perle delle virtù nel grande mare della Passione”; l’impegno di promuovere la grata memoria della Passione di Gesù.


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La fedeltà alla preghiera porterà poi alla preghiera del cuore, alla preghiera continua, alla preghiera che dura 24 ore al giorno, fino a fare della propria vita un continuo atto di amore: pensare: volere, amare come Gesù Crocifisso, con Gesù Crocifisso, per Gesù Crocifisso, che oggi contempliamo come il Risorto, il Vivente per sempre. Amici di Gesù Crocifisso

Padre Pio

I GRANDI AMICI DEL CROCIFISSO Il crocifisso del Gargano (1887 - 1968)

Uno dei più grandi “amici” di Gesù Crocifisso del nostro tempo è certamente il P. Pio da Pietrelcina, definito il più grande mistico del nostro secolo. Non è un santo “normale”. E’ stato suscitato da Dio per essere “un altro Cristo”, un “corredentore”: per mezzo secolo ha portato nel suo corpo le stimmate di Cristo, per richiamare gli uomini a guardare il Crocifisso e per collaborare con Gesù, attraverso il mistero della sofferenza, alla redenzione del mondo. Il Padre Pio è stato l’uomo dei dolori, come Cristo, completando nella sua carne quello che manca alla Passione di Cristo. Il Padre Pio, Francesco Forgione, nasce a Pietrelcina (Bn) il 25 maggio 1987, da umili contadini. Predestinato da Dio con segni particolari fin da fanciullo, nel 1903, a 16 anni, diventa Cappuccino. Incomincia subito la sua ascesa mistica e il suo calvario. Malattie di ogni genere, febbri persistenti, reumatismi, disturbi intestinali, frequenti e inarrestabili vomiti, emicranie, nevralgie, coliche renali, tossi devastanti: la scienza non riesce a spiegare come un fisico possa resistere a questa devastazione, specialmente quando la febbre arriva a 48 gradi. Credendolo vicino alla morte, gli viene anticipata a 22 anni l’ordinazione sacerdotale, che riceve il 10 agosto 1909. Torna a vivere per diversi anni nella casa paterna, con la speranza che l’aria natia giovi alla sua salute. Ma questo è il tempo in cui il Signore lo prepara nel silenzio e nel segreto alla grande missione a cui lo ha chiamato. Il giovane cappuccino corrisponde pienamente alla grazia di Dio; alle prove delle continue malattie, aggiunge penitenze terribili, digiuni estenuanti e una vita di preghiera incessante. Il demonio, prevedendo il male che gli avrebbe arrecato, si scatena contro di lui, lo assale continuamente e lo tortura in modo indicibile. E’ questo il tempo della grande purificazione e della crescita spirituale, in cui il servo di Dio percorre tutte le tappe della vita ascetica e mistica, fino all’unione trasformante con Dio. Ora è preparato per essere un nuovo “crocifisso” sulla terra. Subito dopo l’ordinazione sacerdotale, si offre vittima a Dio per la conversione dei peccatori e per la liberazione della anime del purgatorio. A Pietrelcina, fin dal 1911, si manifestano i primi segni straordinari delle stimmate. Scrive al P. Spirituale: “Da giovedì sera fino a sabato si soffre e si soffre assai. Tutto lo spettacolo della Passione si offre a me. Il cuore, le mani e i piedi mi sembra che siano trapassati da una spada, tanto è il dolore che ne sento”. Era l’inizio della sua missione di “corredentore”. Dopo la parentesi del servizio militare, nel 1918 il P. Pio si stabilisce definitivamente a S. Giovanni Rotondo, da dove non si allontanerà mai più. Qui lo attendeva il compimento del disegno misterioso di Dio: fare del Padre Pio il crocifisso vivente del nostro tempo. Era il 20 settembre del 1918. Ecco come il 22 ottobre il Padre Pio stesso narra l’evento prodigioso al suo confessore: “Mi trovavo seduto in coro, dopo la celebrazione della santa Messa, quando fui sorpreso da un torpore simile a un dolce sonno. Tutti i miei sensi, interni ed esterni, come le stesse facoltà dell’anima si trovarono in una quiete indescrivibile. Mentre ero in quello stato, vidi dinanzi a me un personaggio misterioso, che aveva le mani, i piedi e il costato che grondavano sangue. Mi sentivo morire. Quando il misterioso personaggio se ne andò, mi trovai con le mani, i piedi e il costato traforati, che grondavano sangue. Immaginate lo strazio che provai allora e che provo continuamente tutti i giorni. La ferita del cuore getta assiduamente sangue, specie dal giovedì sera fino al sabato. Temo di morire dissanguato, se il Signore non ascolta i miei gemiti e non toglie da me queste ferite. Mi lasci pure il dolore e lo strazio, ma mi tolga questi segni esterni, che mi sono di confusione e umiliazione indescrivibili e insostenibili”.


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Inizia il grande martirio dello stimmatizzato del Gargano; un martirio di 50 anni: sofferenze atroci, umiliazioni continue, visite mediche, studi di teologi e di scienziati, persecuzioni, ripetute condanne da parte del S. Uffizio, accuse, calunnie. Le stimmate scompariranno misteriosamente solo al momento della morte del Padre Pio, il 23 settembre del 1968. Le stimmate hanno portato P. Pio all’unione perfetta con Gesù Crocifisso, una unione sancita con il sangue, attraverso il dolore più atroce, sopportato con l’amore più grande. Il cuore del Padre Pio era un fuoco di amore. Scriveva: “Cosa dirti, figlia mia, del mio stato? Sono sempre sospeso sul duro patibolo della croce, senza conforto e senza tregua“. E a un’altra: “Sono in croce, figlia mia, sono disteso sul letto dei miei dolori… Prega molto non perché il Signore mi faccia discendere dalla croce, ma perché discenda il fuoco dall’alto e consumi presto la vittima”. Inizia così la grande missione del Padre Pio: essere il “crocifisso” vivente, per riportare gli uomini ai piedi del Crocifisso: fiumane di gente che accorrono da tutto il mondo, per partecipare alla sua Messa, per confessarsi da lui, per impetrare una grazia; la Messa di 2-3 ore, vissuta con intensità e sofferenza indicibili; le confessioni come conversioni. con 10-15 ore di confessionale al giorno; miracoli con i quali il Signore autenticava l’apostolato del suo servo, i Gruppi di Preghiera; la Casa Sollievo della Sofferenza, il più grande ospedale del Sud Italia. Dal Padre Pio si va per convertirsi e per iniziare una vita nuova: la messa e il confessionale erano il centro di tutta la sua attività . Il Padre Pio fu una vittima d’amore. Il dolore e l’amore sono le due “coordinate” del suo itinerario spirituale, del suo insegnamento e della sua attività. Ecco alcune “perle “ dai suoi scritti: “L’amore si conosce nel dolore. Niente desidero fuorché amare e soffrire. L’anima mia si va stemperando di dolore e di amore, di amarezza e di dolcezza nello stesso tempo. Un misto di dolore e di dolcezza si contrastano contemporaneamente e riducono l’anima in dolce e amaro deliquio. L’unico pensiero della mia anima, che continuamente la martirizza, si è di amare questo Dio. Vuole amarlo a dispetto di tutto. Gesù si è talmente invaghito del mio cuore, che mi fa ardere del suo fuoco divino, del suo fuoco di amore” Sono echi che ci fanno pensare a San Paolo della Croce, alla sua esperienza e ai suoi insegnamenti: amore e dolore. Il dolore come prova dell’amore; l’amore che sa capire , accettare e trasfigurare il dolore. Milioni di figli spirituali di Padre Pio attendono ora fiduciosi il giorno in cui la Chiesa lo proclamerà santo.


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TESTIMONIANZE DEGLI ESERCIZI Finalmente! Dopo averlo tanto desiderato, finalmente quest’anno ho potuto partecipare agli esercizi spirituali. Sono ancora pervaso dall’emozione per le riflessioni fatte sulla preghiera nelle sue varie forme. E’ veramente bello, commovente e necessario che ogni creatura impari a colloquiare con il suo Creatore. Un grazie veramente sentito, caro P. Alberto, che hai saputo trasmetterci tutta la tua ricchezza interiore... Spero di poter ripetere questa bella esperienza il prossimo anno insieme ad Adriana. Roberto Magnarella Un deserto di pace Anche quest’anno ho potuto partecipare agli esercizi spirituali con gli Amici di G. C. dal 18 al 23 agosto. Il tema era “Pregate incessantemente”. E su di esso si è incentrato l’intero ciclo di catechesi, con particolare attenzione ai vari tipi e gradi di preghiera. Per me il momento più importante della partecipazione al corso è stato la giornata di deserto. In particolare mi ha folgorato il versetto di Osea: “La condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore”. In questo anno, per me tumultuoso, il Signore mi ha condotto in questo “deserto”, al riparo dagli ingranaggi e dal rumore della vita quotidiana. Mi ha commosso la tenerezza di Dio che in questa giornata di deserto, ha voluto manifestarmi il suo desiderio di parlare al mio cuore. Mi sono abbandonato alla contemplazione della natura e alla ricorrente invocazione litanica: “Vieni, Signore, a liberarmi”. E questo ha innalzato dolcemente e profondamente il mio spirito al Signore. Il tempo è trascorso in un baleno e mi sono ritrovato al termine con un grande pace nel cuore. Lorenzo L’Eucarestia dopo 20 anni! Sono approdata agli esercizi spirituali mossa da una curiosità quasi intellettuale per le catechesi del P. Alberto. Le parole ascoltate, toccanti e potenti, pur nella loro semplicità, hanno prodotto ben altro effetto: hanno coinvolto via via la mia mente e il mio cuore, hanno vinto le mie resistenze interiori e hanno fatto nascere in me non il desiderio, che, sia pure occasionale ed emotivamente, esisteva già in modo latente, il bisogno di avvicinarmi di nuovo al Signore, dopo quasi 20 anni, all’Eucarestia. Ricevendolo, sono stata sopraffatta da un tumulto di emozioni, che le parole sono inadeguate ad esprimere. Ora sento di avere ottenuto il suo perdono, la sua amicizia, il suo amore. Lo ringrazio dal profondo del cuore e penso che non sia il caso ad avermi fatto arrivare a S. Gabriele, ma un suo preciso progetto: il Signore ha voluto che tornassi a Lui con una spiritualità nuova e più consapevole, mi ha teso la mano e mi ha richiamato a Lui, accogliendo anche le preghiere di chi ha sofferto nel vedermi lontana da Lui. La ricerca del Signore è stata sofferta, ma l’incontro con Lui è stato vivificante; le parole del P. Alberto, tramite intelligente, discreto, sensibile e tenerissimo della volontà divina, sono stati illuminanti. Ora chiedo a Dio di non lasciarmi più sola e di guidarmi costantemente per poter essere a mia volta di guida anche ad altre persone care. Una nuova Amica di Gesù Crocifisso Il frutto della preghiera Caro P. Alberto, quest’anno desideravo proprio tanto di partecipare agli Esercizi, per approfondire il tema della preghiera, perché nonostante l’impegno per pregare bene, non mi sentivo pienamente appagata: mi mancava quel qualcosa che mi permettesse di essere serena con me stessa e in pace con il Signore. Nonostante ciò, non c’è stato giorno, da quando ho iniziato questo cammino, che insieme a mio marito trascurassi la preghiera. Abbiamo pregato nelle prove e nei momenti di tranquillità, senza un metodo preciso, sentendo Dio a volte distante e a volte vicino. Ripetevo spesso al Signore: “Non distogliere il tuo sguardo da me e aspetta che il mio cuore si riaccenda di fede”. Lo pregavo perché mi plasmasse secondo il suo volere. Al termine di questi giorni, posso dire che, se sono qui, è proprio frutto della preghiera incessante. Ringrazio anche te e tutti gli Amici che mi hanno sostenuto nella preghiera e ringrazio Dio che ha avuto più fiducia in me di quanto io ne abbia avuta in Lui. Cardoni Piera


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Dalle nozze agli esercizi Ci siamo sposati il 2 agosto. Al ritorno dal nostro viaggio di nozze, siamo venuti con gioia a questi esercizi spirituali. Ho trascorso questi giorni di ritiro pensando continuamente a come realizzare tutto ciò che di nuovo e di bello ho appreso da te. La paura di promettere e non mantenere a volte mi blocca e mi impedisce di concentrarmi quando parlo con il Signore. Siamo arrivati agli esercizi un po’ fragili. Nel viaggio di nozze ci era mancata la preghiera e la Comunione: in Grecia e sulla nave ci è stato possibile farla una volta sola. Abituata a prendere la Comunione quasi tutti i giorni e non potendola fare per diverso tempo, si sta proprio male! Ora ci sentiamo come rifocillati e dissetati, perché in questi giorni abbiamo pregato e abbiamo ricevuto il pane di vita. Antonella e Domenico Con voi ho incontrato il Signore Nonostante la mia timidezza e la difficoltà di esprimere quanto sento, ti manifesto di vero cuore la gioia, la felicità e la pace interiore che ho ricevuto in questi giorni. Prima di partire ero un po’ a terra spiritualmente; mi sentivo un terreno con sassi e spine. Venivo da una esperienza di vacanze in montagna con persone tutt’altro che spirituali. Qui con voi ho incontrato il Signore da vicino, proprio quando non me lo aspettavo. Ho capito che il Signore è come il sole sul lago: più il lago è calmo e più ci si può specchiare. Roberto

COMUNICAZIONE

1. Ricordo a coloro che desiderano fare la Consacrazione solenne a Gesù Crocifisso il 23 novembre, di farne domanda scritta al P. Alberto Pierangioli entro il 30 settembre. 2. Auguri vivissimi agli Amici di Gesù Crocifisso - Emili Domenico e Bigoni Antonella il 2 agosto si sono uniti in matrimonio a Civitanova. - Suor Loredana Michini e Suor Ersilia Montefalcone, passioniste, hanno emesso la professione perpetua nel Santuario di S. Gabriele l’otto settembre 1997. - Pomili Michele ha emesso i primi voti nel noviziato passionista di Moricone il 13 settembre 1997. P. Alberto Pierangioli


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