ARCO 2023 | Articles about exhibitions on national press/magazines

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paesaggio vuoto, che non è stato toccato dal terremoto «perché non vi era niente che potesse crollare, se non la terra. Sarebbe stato più facile montare i gonfiabili sulle macerie, che è quello che ho voluto evitare», continua Stefano Cerio. Fotografando il lento animarsi di questi oggetti fuori dai loro contesti abituali, l’autore gioca a produrre uno straniamento e induce a riflettere sul senso di abbandono e il forte desiderio di rinascita in

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Progetto dell’artistafotograficocherendeomaggioall’Abruzzoeallezonecolpitedalsismadel2009

k Il progetto La personale dal titolo “Aquila” di Stefano Cerio

o Trisorio

questi luoghi duramente provati dagli eventi sismici. «La casa di “aria” non è tangibile e impiega pochi secondi per essere costruita. Del resto nel capoluogo abruzzese vediamo quanto tempo si sta impiegando per rifarla in mattoni», aggiunge.Dasempre il lavoro di Stefano Cerio racconta l’ambiguità ma anche la meraviglia che l’illusione della realtà può creare davanti all’obiettivo fotografico per la gio-

ia dei nostri sensi, pronti a lasciarsi consapevolmente ingannare dalla fotografia. Ritrae l’assenza e il silenzio di spazi che, privati della presenza umana, rivelano la loro essenza surreale e a volte quasi perturbante. Come nel caso delle serie fotografiche dedicate a luna e acqua park, navi da crociera, che perdono il loro carattere giocoso e diventano luoghi fantasmatici e inquietanti. Una sorta di nature morte ancora in vita. In questo lavoro dell’Aquila, pur rimanendo l’aspetto ludico, l’artista ha agito diversamente, costruendo una realtà fittizia in un luogo altro quasi improbabile, evocando atmosfere metafisiche al di là del tempo e dello spazio. — ren.car e s.cer

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progetto dedicato alla città dell’Aquila.Così scivoli colorati, casette da fiaba, chiesette, campi da calcio, che pure esistono nella città reale, sono diventate sculture gommose e collocati a Piana di Campo Felice, Campo Imperatore e Pescasseroli. La nuova città di Cerio, come Perla di Alfred Kubin, prende corpo e forma realmente in “un’altra parte” (titolo del romanzo di Kubin dedicato all’immaginifico “Regno del sogno”), in diversi set en plein air, scelti dall’artista e fotografati in tempi diversi, seguendo il corso delle stagioni e si sposta magicamente in spazi deserti, nel bel mezzo di una pianura ghiacciata, ai piedi di una collina verdeggiante o sulla terra brulla, in un

L’installazione

DATA: 13-06-2022 PAG.: 9

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È una città costruita con l’”aria” e non con i mattoni quella proposta da Stefano Cerio nella personale dal titolo “Aquila” allestita nello spazio “vetrina” dello Studio Trisorio a via Carlo Poerio, 116 (orario: da lunedì a sabato 10-13.30 e 15.30-19). Il progetto fotografico dell’artista romano, classe 1962, rende omaggio all’Abruzzo e alle zone colpite dal terremoto del 2009, presentando una serie di scatti con case, chiese, tutti elementi giocattolo gonfiabili, nel poetico tentativo di dar vita a una città di fantasia. «È una forma di ricostruzione ludica di una terra colpita da un evento tragico in chiave non retorica» racconta Stefano Cerio nel video “Aquila” proiettato in mostra, che fa parte dell’intero

“In vetrina” Trisorio la città ricostruitaterremotataconl’aria

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ebecca Horn indaga Lo stato dell’anima e lo fa mettendo insieme, in maniera pro vocatoria, oggetti eterogenei presi dalla quotidianità e dal mondo naturale. Quello che ne viene fuori è un’analisi attenta che evidenzia un’a nima “sporca” e “appesantita” da un contesto so cio-culturale che non le permette di essere come dovrebbe: leggera.

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Attraverso la mostra, allestita presso lo studio Tri sorio di Napoli, l’artista offre al visitatore un quadro puntuale sullo “stato dell’anima” e possibili “solu zioni” per riportarla alla sua consistenza originaria, ovvero eterea, impalpabile.

Cinque le sculture esposte presso lo spa zio partenopeo tutte appartenenti alla serie dei meccaniche realizzate fra il 1988 e il 2022 e tre Bodylandscapes, grandi disegni caratteristici della Horn, le cui dimensioni corrispondono esat tamente alla massima estensione del suo stesso Cosìcorpo.come riporta la nota stampa: «In ogni opera della Horn traspare la sua poetica incentrata sul concetto di energia, e da ciascuna di esse sembra scaturire una forza misteriosa che evoca desideri intrisi di sensualità ed eros, una corrente emoti va che connette lo spettatore al mondo interiore dell’artista, alla sua stessa anima. Le sculture meccaniche della Horn hanno una vita propria, esprimono un universo denso di riferimenti e allu sioni. Così nell’opera Art Eaters (Mangiatori d’ar te) del 1998 alcuni grilli meccanici, simboli di vita, di rinascita e di trasformazione, si muovono sulla superficie di grandi tele bianche su cui l’artista ha dipinto macchie di colore blu». Gli oggetti che l’artista sceglie per i suoi lavori si

Rebecca HORN Lo stato dell’anima

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ARTISTI IN COPERTINA 19segno285MARZO/APRILE 2022

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Rebecca

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Rebecca

L’obiettivo dell’artista è alimentare un “dialogo da daista” tra pensiero filosofico (il peso dell’anima), gli oggetti decontestualizzati (desunti da una real tà quotidiana) e un allestimento minimale (attra verso ingranaggi essenziali) per evidenziare come lo spirito possa essere descritto attraverso un ele gante volo di piume di struzzo. E se l’anima, in un momento storico come questo, pare essersi solidificata, come vapore a tempera ture sottozero, la Horn ci ricorda, invece, quanto sia importante ricollocarla nel sua dimensione originaria e con un peso specifico corrispondente alla sua reale natura.

Le sculture dinamiche di Rebecca Horn racconta no di un desiderio di leggerezza anche lì in cui gli oggetti sono in condizione di staticità. Le conchi glie perlacee, così come i cerchi in metallo, sono collati nello spazio sospesi nell’aria e, grazie alla loro forma vorticosa trascinano, in una rincorsa visiva, l’osservatore che rimane totalmente ipno tizzato da questi “volteggi”.

1997), racconta lo stato dell’anima attraverso una lettura tutta al femminile evidenziando come tale “universo” sia più pronto a mettere in discussione le regole di un mondo maschiocentrico. I Bodylandscapes intitolati rispettivamente Schreib Winde (Argano da scrittura), Feder Flug (Volo di piume) e Schwebezustand der Seelenfrucht (Sta to fluttuante del frutto dell’anima), «sono realizzati come atti performativi capaci di mettere in relazio ne il mondo interiore dell’artista e quello esteriore, attraverso la forza impulsiva e immediata del se gno che evoca sulla superficie immagini di pae saggi cosmici. Questi lavori, intesi non solo come tracce del movimento fisico, ma anche come espressioni di spinta emotiva e passionale, carat terizzano il percorso della Horn e, seppur con un mezzo espressivo diverso, sono in continuità con le sue performance degli anni Settanta incentrate sul Centrale,corpo».infatti, nonostante il tema della mostra, resta il corpo: un involucro proiettato nello spazio custode di un’anima che oggi, più che in passato, cerca lievità. La Horn riesce a riportare il tutto a questa condizione mettendo in campo l’eros che libera l’essere umano dalle regole del vivere quoti diano per privilegiare i piaceri della vita.

L’artista tedesca, con mostre nei principali mu sei del mondo e partecipazioni alle più prestigio se esposizioni internazionali come Documenta a Kassel (1972, 1977, 1982 e 1992) e alla Biennale d’arte contemporanea a Venezia (1980, 1986 e

ARTISTI IN COPERTINA 21segno285MARZO/APRILE 2022

caricano di significati simbolici e allegorici, come i pennelli nell’opera Die zehnköpfige Schlange (Il serpente a dieci teste), le scarpe da sposa in Die Preussische Brautmaschine (La macchina nuziale prussiana), gli specchi in Die Brüste der Dreiei nigkeit (I seni della trinità) o la conchiglia in Die Dreifaltigkeit der Begierde (La trinità del deside rio), metafora dell’universo femminile.

Ivan D’Alberto

Rebecca Horn Lo stato dell’anima Studio Trisorio, Napoli dal 12 marzo al 14 maggio 2022

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DATA: 05-03-2022 PAG.: 32

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cali)dellascultricediMichelstadt,fortementelegate allasuasensibilitàfemminile insiemepotenteedelicata.

«Trestanze tremesi»

REBECCAHORN PERFORMANCEDELL’ASSENZA

NapolituttiricordanoRebeccaHornper lesue«capuzzelle», ovvero,perl’installazione«Spiritidimadreperla» coniteschi,ripresidalletradizionicultualinapoletane, impiantatisulselciatoalPlebiscitodurantelefestediNataledel2002.Unadelleopere piùrappresentativedell’era bassolinianadell’artecontemporaneanellepiazzenapoletane.Ma,precedentemente,nellapoeticadelle «estensionicorporali»cheda semprehannosegnatoillinguaggioespressivoeconcettualedell’artistatedesca,la suapresenzafisicaèstatala condizionenecessariaaffinchéladimensioneperformativaavesseluogo.«Unmodo –hapiùvolteripetuto-per “correggere”ilcorpo,darevitaaunonuovoeamplificarei sensiperdilatareleemozioni perundifferenteepiùintensoapproccioconilmondo».

Unasortadiperformance dell’assenza,chenonsmarrisceperòilsensopiùprofondodellescelteideali(eradi-

LaGalleria UmbertoDi Marino presentala seconda mostra personale dell’artista venezuelano Eugenio Espinoza,dal titolo«Tre stanze,tre mesi».Oggi dalle16alle21 ilvernissage nellasededella galleriainvia Alabardieria Chiaia.

Lamostrasaràvisitabilefinoal14maggio.

Oggi,a78anni,nellamostra«Lostatodell’anima», chesiinaugurasabatoalle11 nelloStudioTrisorio,ilrapportofrailgestoperformativoequellofisicosiribalta,lasciandoall’attoinpotenzala responsabilitàditestimoniarel’ideacontenutanell’opera.

DATA: 10-03-2022 PAG.: 12 Infostampa S.r.l.s. - Ritaglio stampa ad esclusivo uso privato Foglio: 1 Lamostra TornanoaNapoliilavoridell’artistatedescafamosaperle«capuzzelle»alPlebiscito «Lostatodell’anima»èiltitolodell’esposizionedasabatoalloStudioTrisoriodiChiaia

Ivisitatoridellagalleria dellaRivieradiChiaiasitroverannodifrontetraccedi percorso,che,senzacadere nellaretoricadelcicloantologico,sintetizzanoquellinguaggiogiuntoaimassimi verticidell’arteeuropea,comeconfermanolerecenti mostrealCentrePompidou Metz,alTinguelyMuseumdi Basilea,alBankAustriaKunstforumdiVienna,eprossimamenteallacinquantanovesimaBiennalediVenezia.

Pensiamoallecelebri «Einhorn»(Unicorno)del 1973conilgrandecopricapo appuntitoea«FingerGloves» del1974,incuil’artistatedescaindossavadellevereeproprieextensiondiunghie,lunghefinoatoccareentrambe leparetidellospazioespositivo.

A

StefanodeStefano ©RIPRODUZIONERISERVATA

«Lostatodell’anima»procedeinvecepercampionaturechevedonoin«Lamacchinanuzialeprussiana»ilfocus principale,altarelaicosul fondodellagalleria.Un’eleganzaformalemistaaicontenutipiùintensidelfemminismohorniano,conle12scarpebianchedasposagalleggiantieimbrattatedagli schizzidipitturabludeipennellimeccanicisistematiin alto.Unmovimento,tecnicoe nonpiùfisico,mapursempredettatodaunaspinta emotivaepassionale.Logica cheattraversaancheitre «Bodylandscapes»,riferimentiall’actionpainting americana,enellerestanti sculturemeccanichecome «Ilserpenteadieciteste»,un ventagliodigrandipennelli roteanti,«Latrinitàdeldesiderio»eilpiùsensuale«Isenidellatrinità»,entrambe conconchiglieeroticamente allusive.

Installazioni «Lamacchina nuziale prussiana», traleopere diRebecca Hornesposte dasabato alloStudio Trisorio

DATA: 00-12-2021 PAG.: 11

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NAPOLI. Studio Trisorio, riviera di Chiaia 215 (galleria), via Carlo Poerio 110 (showroom), lun-sab 10-13,30/15,30-19, tel. 081/414306, studiotrisorio. com, «Roselena Ramistella» dal 10 dicembre al 12 febbraio

èL’espressioneGalleriediRoselenapoeticaesiciliana

«I giochi di Sophia», 2016, di Roselena Ramistella

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VEDERE IN ABRUZZO | Argomento o sede evento????? |11A NAPOLI |

Ramistella fotografa volti, animali e paesaggi

Volti, paesaggi, animali, storie di vita sono alcune delle immagini che Roselena Ramistella (Gela, 1982) espone dal 10 dicembre al 12 febbraio allo Studio Trisorio per la sua prima personale a Napoli, dove lo scorso ottobre, in occasione di «Artecinema», rassegna internazionale curata da Laura Trisorio, era stato presentato il corto L’isola delle femmine, indagine sociale compiuta dall’artista sulle donne siciliane. Distante dalla fotografia di reportage, la ricerca della Ramistella è piuttosto un’indagine socio-antropologica condotta in prima persona, che, oltre ai temi sociali, investe l’interazione uomo/natura. Partecipate e sensibili, perché mosse in prima istanza da urgenze interiori, le sue indagini fanno emergere l’eroicità del quotidiano attraverso un corpus di ritratti in cui donne, uomini, animali e paesaggi costituiscono un’unica poetica espressione. «Anche i volti sono dei paesaggi, sono un paesaggio dell’esperienza umana, testimoniano quei luoghi. In alcuni casi sono volti segnati dalle rughe come una zolla di terra arida, in altri sono morbidi come la giovinezza che vive in simbiosi con la natura e con gli animali», dichiara la fotografa, che lavora dal 2016 al progetto «Deepland», viaggiando a dorso di un mulo lungo antichi sentieri montani. Ripercorrendo le antiche mulattiere siciliane, Ramistella ritrae la quotidianità delle comunità dedite all’agricoltura e il paesaggio rurale, di cui evidenzia i cambiamenti determinati dalle mutate condizioni socio economiche. In mostra anche scatti tratti da «The Warmth», progetto con cui l’artista, attraverso una macchina fotografica termica, cattura il colore delle emozioni prodotte dalle domande sul proprio vissuto rivolte ai richiedenti asilo nei centri di accoglienza siciliani. Se la Sicilia è terra di approdo per i migranti, il suo mare è, invece, il luogo in cui si consuma il tragico attraversamento e dove quotidianamente eroici uomini a bordo di pescherecci, «Men of Troubled Waters», intervengono per salvare vite, contravvenendo alla legge e incuranti dei propri profitti. Più introspettive, invece, le serie «Be Twins», che scaturisce dall’esigenza di raccontare il percorso di crescita fisico e personale di due gemelle (la stessa Ramistella è una gemella), e i «I giochi di Sophia» (nella foto), che la fotografa definisce «una conversazione intima attraverso il gioco che, sui bambini molto sensibili, diventa lo strumento per modificare la realtà e scappare dai momenti più difficili di un vissuto del divorzio».

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Olga Scotto di Vettimo

mendo di sfidare anche le leggi che glielo impedirebbero, come si vede nella serie di scatti “Men of troubled waters”. «Per me la fotografia deve lasciare una traccia e la Sicilia è un micromondo dove si trovano una miriade di storie», dice l’artista. Infatti dal 2016 sul dorso di un mulo viaggia lungo i sentieri di mulattiere per catturare lo sguardo delle comunità rurali, interrogandosi sul perché abbiano scelto di vivere così isolati investendo nell’agricoltura e nel bestiame. «In ”Deepland” c’è una Sicilia diversa da come finora è stata raccontata. Ho scelto questa cavalcatu-

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Ramistella documenta le storie di eroi del nostro tempo, come i pescatori di Mazara del Vallo che rinunciano a guadagnare per salvare i migranti, non te-

trisorio

Le foto Sopra, “Men of Troubled Waters” e, in alto, un’altra foto di Roselena Ramistella Napoli

È una Sicilia “segreta”, quella che racconta con il suo obiettivo fotografico Roselena Ramistella (sembra il nome del personaggio di una favola). E da una favola contemporanea è venuta fuori quest’artista siciliana di Gela, autodidatta, che ora vive e lavora a Palermo. Dall’isola, dopo un percorso di studi in scienze politiche, ha acquisito con un corso di fotografia a New York la consapevolezza che solo con la macchina fotografica poteva dare un volto e un’anima alle sue storie. L’artista arriva per la prima volta a Napoli, dove si terrà allo Studio Trisorio una personale che s’inaugura venerdì dalle 18 alle 21 (via Riviera di Chiaia, 215, fino al 12 febbraio, orari: lunedì-sabato 10-13.30 e 15.30-19).

riesce a catturare con i suoi scatti, rimandando a una sorta di Alice in bilico tra due universi paralleli. Nell’altra serie appaiono due gemelle che l’artista segue dal 2015, ritraendone ogni anno la crescita: ciò che le differenzia, essendo uguali come due gocce d’acqua, è la scelta di riprenderle con espressioni diverse, come accadde nella foto di Diane Arbus “Identical Twins”.

In ogni fotografia Ramistella si specchia nell’altro raffigurato, mettendo a fuoco anche una parte di se stessa.

Studio

foto, volti

pagina 8 Lunedì,6dicembre2021 trisori o

Roselena Ramistella e storie dalla Sicilia segreta eroi dei nostri tempi, come i pescatori di che aiutano i migranti

©RIPRODUZIONE RISERVATA Nei suoi scatti gli

ra perché ti consente di raggiungere anfratti vietati al passo umano». Dietro ogni scatto ci sono i volti di allevatori di cavalli, pastori o il ragazzo che prima di andare a scuola va a nutrire gli animali della sua fattoria, circondati da una natura che cambia a seconda delle stagioni. «Mi sono specchiata in loro, perché anch’io ho sempre vissuto soprattutto con i cavalli. Sul banco di scuola, invece del nome del fidanzatino, scrivevo quello della mia prima cavalla». Ramistella si è occupata anche di un tema scottante come la mafia dei pascoli in Sicilia, andando a trova-

re le sorelle Napoli, imprenditrici agricole di Mezzojuso che si sono opposte alla mafia che voleva estorcergli i terreni. Un’altra serie esposta da Trisorio è dedicata alle “Guaritrici”, donne in grado di togliere malefici e malattie alle persone. In passato spesso assimilate a streghe ed emarginate, si concedono difficilmente agli obiettivi fotografici, perché temono di perdere le facoltà terapeutiche che considerano un dono, secondo la vecchia credenza che lo scatto fotografico rubi l’anima. Ramistella racconta tutto questo con poesia ma anche con crudele bellezza, e mo-

Mazara

di Renata Caragliano Stella Cervasio

k Arte

Venerdì nella galleria della Riviera di Chiaia la prima volta dell’artistanapoletanasiciliana

DATA: 06-12-2021 PAG.: 8

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stra come prepara le persone protagoniste delle sue foto, mettendole in posa, accarezzandogli il mento, aggiustando o scompigliando i capelli e scegliendo sempre la luce più adatta per illuminarle, come si vede bene nel docufilm “Isola delle Femmine”, una produzione TerraTrema Film per Sky Arte, scritto e diretto da Francesco G. Raganato e presentato nella scorsa edizione di Artecinema. Tra le storie di cui parla l’artista, quella di un pescatore sequestrato in Libia il 15 settembre 2020 che viene rilasciato e accolto dalle figlie e dalla moglie insieme alla stessa artista che al porto si finge una parente. Ramistella ha la capacità rara di riuscire ad entrare ogni volta in empatia con le persone che ritrae. In mostra ci sono anche due serie fotografiche dedicate al mondo dell’infanzia: “I giochi di Sophia” e “Be Twins”. Nel primo caso l’artista ha fotografato una bambina figlia di genitori separati, che si divide tra due case e quindi due mondi differenti, una doppia anima specchiata, che Roselena Ramistella

DATA: 27-09-2021 PAG.: 9 Foglio: 1

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Inspira, espira, inghiotti

Bologna e Napoli. «Breathe in», fino al 30 novembre allo Studio Trisorio di Napoli, e «Breathe out», allo Studio G7 di Bologna fino al 13 novembre, sono i titoli delle due «complementari»mostrediGregorio Botta. «Espira» e «Inspira» costituiscono due distinti capitoli di un unico progetto volto a riflettere sul senso dell’esistenza umana, attraverso le implicazioni che ha il respiro nel determinarla durante un tempo vita che ha inizio con il respiro e termina con il suo arrestarsi. «Quando inspiriamo è come se inghiottissimo una parte del mondo», dichiara l’artista, che, nel solco della sua ricerca e affrontando le possibili implicazioni della materia e delle sue trasparenze (vetro e cera), riesce a stabilire relazioni evocative tra i materiali per restituire visibilità e corpo a ciò che è impercettibile e invisibile. Nella prima sala della galleria napoletana sono esposti «Angeli», quattro parallelepipedi di cera, illuminati all’interno, mentre altrettante quattro piccole lastre di alabastro racchiudono forme che sembrano galleggiare. Alle pareti della seconda sala fogli di carta di riso e cera accolgono resti di fiori, foglie e tracce di sangue («Noli me tangere»), riferimento al Beato Angelico del Convento di San Marco di Firenze, mentre al centro della stanza è posta una fontana infiorata (nella foto). Evocano il movimento ascensionale di una scala, infine, sette cerchi di vetro sospesi con fiori di terracotta: l’opera «Hölderlin Paradise» congiunge idealmente l’esposizione napoletana e quella bolognese, dove è esposto un lavoro tratto dallo stesso ciclo. Olga Scotto di Vettimo

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DATA: 06-05-2021 PAG.: 30

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di

Steve Trisorio Napoli Alessandra

Riedell “The Days” Studio

DATA: 30-06-2021 30https://flash---art.it/2021/06/steve-riedell-studio-trisorio/Giugno2021,9:00amCET

Californiano d’origine, Steve Riedell lascia trapelare nei suoi lavori tanto una familiarità biografica (e geografica) con un certo tipo di luce, tanto un’attitudine concettuale alla pittura che richiama predecessori illustri legati alla città di Los Angeles, da Ed Ruscha a John McCracken. La mostra personale allo Studio Trisorio, “The Days”, riunisce opere realizzate negli ultimi cinque anni che estendono la ricerca avviata con i “Folded-Over Paintings” (2010–2013), esposti sempre a Napoli nel 2013 e realizzati tramite una manipolazione della tela sul supporto che da vita a forme inusuali, per certi versi precarie. Alla base di questi lavori vi è l’idea di scansione che torna sia in termini formali, sia appunto concettuali; è il tempo il grande scultore – parafrasando Marguerite Yourcenar – che suggerisce la forma finale di queste opere, ottenuta grazie a un lungo processo di stratificazione, decostruzione e ricostruzione che va al di là della superficie pittorica per comprendere tutto il telaio. La pittura non fa altro che reinterpretare il supporto e integrarlo per dare vita a un oggetto unico, tridimensionale, le cui fasi sono “spiabili” dalla prospettiva laterale che ne rivela il gioco di sovrapposizioni. Solchi e rattoppi fanno parte del processo, così come l’utilizzo della cera d’api mista alla pittura a olio che rende le superfici compatte ma estremamente sensibili ai cambi di luce. La suggestione originaria di una staccionata domestica – immagine alla quale Riedell fa riferimento per raccontare la capacità della pittura di stratificarsi su un oggetto nel tempo, dandogli forma – ricorre nelle campiture di colore che, come listelli, si sfalsano con un proprio ritmo.

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Troncone

Ed è proprio il ritmo, del tempo e della musica, che diventa filo conduttore rendendo questi dipinti delle possibili partiture, ma anche trasformando in partitura lo stesso spazio della galleria che vede opere diverse per forma e dimensioni cadenzare le pareti. La musica è inoltre protagonista dei lavori su carta, dove la stratificazione dei dipinti si fa sovrascrittura e quindi occasione per tornare su uno strato precedente, in questo caso linguistico. In Layered Phrase Drawings (1993-1995) le parole che compongono titoli di canzoni si ricombinano tra loro per suonare come aforismi (“There’s no Place Like Home”, “Who Knows Where the Time Goes”) e riecheggiano una sopra l’altra, sbiadendosi come in un’eco che lascia indietro, sullo sfondo, il primo enunciato; si tratta di superfici-palinsesto la cui pelle è stata grattata via per scoprire un messaggio sottostante. Appartengono invece al ciclo “Song Lyric” i lavori su carta – Astral Weeks(2006), Song Lyric Drawing (Blood on the Tracks, Bob Dylan) (2010), Song Lyric Drawing (Viva Hate, Steven Patrick Morrissey) (2017) – in cui testi di canzoni di Bob Dylan, Steven Patrick Morrissey, Van Morrison sono prima battuti a macchina, poi ritagliati e meticolosamente ricostruiti a partire dalle singole lettere, disposte in spirali che suggeriscono un disco in movimento. La pratica meticolosa, quasi ossessiva, con cui l’artista scompone e poi ricompone questi brani non è altro che un ulteriore espediente per chiamare in causa il tempo e rivela una continuità con la produzione pittorica, anch’essa fondata sul fare e disfare, alla ricerca di una validazione finale che è anche la chiusura del cerchio.

Seconda “Questapugliesevenerdì)napoletanamostra(dadell’artistadopoquelladiquattroannifaèpermecomeunritrattoespanso...”

La mostra si conclude con “Trittico del sapere”: su 3 lastre di alluminio lucidate a specchio sono incise tre frasi tratte del romanzo di Peter Handke “I calabroni”.

di Renata Caragliano Stella Cervasio

Lunedì,15febbraio2021 pagina 9

Nella prima sala, quattro opere:

«Questa mostra è un autoritratto espanso – spiega l’artista pugliese, nato nel 1978 – che mette insieme otto lavori come otto sono gli angoli dello spazio da essi occupato in galleria. L’angolo è la base dell’architettura, l’incrocio di tre assi, tre superfici. Un muro è più simile a una scultura, mentre l’angolo è già architettura. Le sculture di solito vengono collocate al centro, io invece ho scelto di differenziare il punto di visione. L’angolo è basilare e marginale, si definisce “essere messi all’angolo” quando si viene messi in castigo da bambini». Sono opere che “accadono”, quelle di Arena, dove si parte da una regola, ma è la casualità che chiude il cerchio.

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Napoli Arte

k L’artista Francesco Arena

DATA: 15-02-2021 PAG.: 9

indica il titolo». Appoggiata a parete abbiamo poi una L rovesciata in rame alta 3 metri (2020), su cui è incisa una frase dello scrittore francese Villiers de l’Isle-Adam che fu scelta da Sciascia come epitaffio per la sua tomba: “Ce ne ricorderemo, di questo pianeta”. “Monolite liquido nero” (2019) è invece una vasca di metallo triangolare che contiene 100 litri di olio per motori esausto: «Ma potrebbe essere anche inchiostro –sottolinea l’artista – La struttura è il liquido, il contenitore lo delimita soltanto. Il liquido deve essere lucido e specchiante, apparendo solido, e contenitore serve per farlo percepire come tale. E’ un po’ come le idee che hanno bisogno di una struttura per potersi concretizzare, come l’alfabeto con le parole». Nella seconda sala “Fiore curva” (2020): «È un piccolo blocco di bronzo lucido, però pesa 30 chili – spiega Arena –posto contro l’angolo serve a tenere il fiore facendogli disegnare una curva che in realtà è la scultura stessa. In questo caso ho usato una rosa, ma va bene un qualsiasi fiore a gambo lungo flessibile che si possa piegare senza spezzarlo». Nel penultimo angolo è installato “Cubo”, un nuovo lavoro composto da una catasta di 18 lastre di pietre e marmi, nuovi e avanzati da altre opere, a cui è stato tagliato un angolo in modo da formare un cubo di vuoto nell’angolo reale della stanza».

to. Nel 2013 c’è stata la personale al Frac Champagne-Ardennes di Reims, dove è stato esposto per la prima volta. Mi interessava l’idea di un Occidente estremo dal punto di vista politico e geografico. Quindi, cercandone altre copie, per caso mi imbattei nel “gemello diverso” di quel volume, dello stesso autore. Stavolta il titolo era “Extrême Orient”. Ne feci un nuovo lavoro che

A sinistra una delle installazioni “8 angoli”

La mostra si inaugura venerdì 19 febbraio allo Studio Trisorio o

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Arena allo Studio Trisorio enigma visivo in otto angoli

Infostampa

Le sculture sono messe all’angolo. Così descrive la sua nuova personale (dopo quella del 2017) l’artista Francesco Arena che inaugura venerdì dalle 16 alle 21 allo Studio Trisorio con il titolo “8 angoli” (via Riviera di Chiaia, 215, fino al 10 aprile).

“Extrême Occident” (2013) è un libro esposto in alto a parete, flesso per potersi incastrare nell’angolo più a occidente dello spazio. «Non l’ho letto ma l’ho acquistato in Francia su una bancarella perché mi intrigava il titolo. Era il 2012. Andai in residenza d’artista a New York per 4 mesi e lo portai con me, collocandolo nello spazio più a ovest nello studio che la Columbia University mi aveva offer-

è in mostra qui nella seconda sala». Il percorso espositivo continua con “Endless, Nameless” (2020), titolo di una canzone dei Nirvana: una scultura composta da un tubo innocenti di 6 metri piegato ad angolo al cui interno passa un nastro magnetico di 40 metri, su cui è inciso il brano, che però non si sente: «Il rimanente nastro che fuoriesce disegna una serie di “infiniti Infiniti”, secondo quanto

N

za titolo (Un metro di libri letti), del 2018-2019 (marmo nero, libri e nylon, cm 100), se ne spendono 30mila . Per Fiore curva , del 2020 (bronzo e fiore dallo stelo lungo, misure variabili), sono invece sufficienti 8mila euro, e con lo stesso importo si compra anche un lavoro come

INVESTIMENTI

zando sculture in cui gli intervalli temporali che intercorrono tra gli eventi della storia collettiva e le vicende della vita dell’artista sono tradotti in unità di misura che determinano le dimensioni e il significato dell’opera.

142 op

1

La scultura concettuale e autobiografica, secondo Francesco Arena

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el 2013 è stato uno dei protagonisti del Padiglione Italia, alla Biennale di Venezia , e sei anni dopo, nel 2019, Skira ha pubblicato una monografia su Francesco Arena (Torre Santa Susanna, Brindisi, 1978), 5468 giorni, che raccoglie una selezione di 60 opere realizzate dal 2004. Dopo il successo della personale da Raffaella Cortese, a Milano (tel. 02-2043555), nella primavera 2019, fino al 10 aprile l’artista è di scena allo Studio Trisorio di Napoli (tel. 081-414306) con una mostra nella quale sono esposte otto opere, diverse per materiali, tematiche e datazione. Arena ha reso tangibile il concetto di durata realiz-

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Una scultura come Blow stone , del 2018 (marmo fior di pesco, cm 152) costa 35mila euro, e per Sen-

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2 CorteseRaffaellaGalleriaeArenaFrancescoCourtesyMorittu.NicolaFotoFotoFrancescoSqueglia.CourtesyFrancescoArenaeStudioTrisorio

QUANTO COSTA? Per un lavoro di grande formato è necessario prevedere un investimento di 30/35mila euro, anche se qualche installazione monumentale richiede un impegno economico più significativo, mentre per opere di piccole dimensioni si spendono 6/12mila euro

Trittico del sapere, del 2021 (acciaio lucidato a specchio, cm 50), ma per La storia, un lavoro del 2021 (pietra naturale e libro, cm 35), servono 12mila euro Arena lavora anche con Sprovieri , a Londra (sprovieri.com). I prezzi non comprendono l’Iva.

1 Francesco Arena, Blow stone, 2018, marmo fior di pesco, cm 152x70x30. 2 Fiore curva, 2020, bronzo, fiore, misure variabili.

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Napoli. Christiane Löhr (Wiesbaden, 1965) espone a Napoli con due personali che introducono con efficacia all’interno della sua poetica. Fino al 4 dicembre allo Studio Trisorio e fino al 10 gennaio al Museo e Real Bosco di Capodimonte l’artista tedesca presenta strutture immaginarie, leggere e solide al tempo stesso, architetture organiche, sculture botaniche, installazioni raffinate, nate dal contatto intimo e diretto con la natura. Steli e semi di piante di cardo, edera, bardane e crini di cavallo creano nuove forme che tendono a occupare lo spazio, a creare e a sperimentare nuovi ambienti in cui il mondo naturale si mostra sotto altre sembianze. La Löhr procede a una delicata astrazione, facendo emergere e disvelando l’essenza e la struttura della natura: «Ho costruito una teoria molto personale. Si tratta dell’osservazione sulle forze che si esprimono nella natura, così come nell’architettura», dichiara. Al Museo di Capodimonte il suo lavoro si confronta significativamente con «Ipomee e “boules de neige”», la natura morta di Andrea

Architetture organiche e sculture botaniche di Christiane Löhr

uso privato Foglio: 1

demie di Düsseldorf con Jannis Kounellis, insignita nel 2016 del Premio Pino Pascali e protagonista di un'importante personale alla Kynsthaus di Basile, la berlinese Hatje Cantz ha di recente pubblicato un volume monografico (2020). Olga Scotto di Vettimo

Napoli naturaliAstrazioni

«Kleiner Quader» (2016) di Christiane Löhr

Belvedere (Napoli ca 1652 - 1732), nella sala 82 del museo. La mostra rientra nel progetto «Incontri sensibili» curato da Sylvain Bellenger e Laura Trisorio, in collaborazione con la galleria Tucci Dell’artista,Russo.formatasi alla Kunstaka-

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L’artista sarà inoltre protagonista di una nuova tappa del ciclo Incontri sensibili – curato da Sylvain Bellenger e Laura Trisorio, in collaborazione con Tucci Russo Studio per l’Arte Contemporanea – che vedrà i suoi lavori in dialogo con il dipinto di Andrea Belvedere dal titolo Ipomee e boules de neige (1680-1690 ca.) della collezione del Museo e Real Bosco di Capodimonte.

Christiane Löhr Studio Trisorio / Napoli

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DATA: 24-11-2020 24https://flash---art.it/2020/11/christiane-lohr-studio-trisorio-napoli/#Novembre2020,9:00amCET

Il lavoro di Christiane Löhr nasce dal contatto diretto con la natura nella quale trova gli elementi e i segni del suo linguaggio espressivo: i semi di diverse piante, come cardi, edera, bardane, diventano i materiali per sculture di piccole dimensioni, oppure i crini di cavallo che utilizza per realizzare la trama dei suoi “disegni” tridimensionali, esili tessiture a tutto tondo, installazioni impalpabili che possono stare nel palmo di una mano o anche occupare grandi ambienti. L’artista è guidata dalla stessa geometria interna dei suoi materiali, così da realizzare architetture fluttuanti, sorprendentemente leggere e fragili, ma al tempo stesso forti e solide, che rivelano il suo interesse sperimentale per lo spazio e insieme un’attenzione costante al mondo intimo e segreto delle cose. Superficie e spazio sono i temi principali dei suoi disegni. Le sue strutture lineari “crescono” da un punto della parte inferiore della pagina al bordo superiore, e sviluppano quello che lei definisce un “flusso in uscita, dall’interno verso l’esterno”. Otticamente sembra che possano crescere all’infinito e conquistare la stanza.

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