SUBBART #8

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SUBBART#8 FAMILY ISSUE


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Indice mp

SUBBART#8 The FAMILY ISSUE OTTOBRE 2009,NAPOLI

SUBBPOSTA ELAIROTIDE FAMIGLIA SANTA ISTITUZIONE FAMIGLIA&DISAGIO OMOGENITORI SONO STATO AL SONAR CON LA MIA FAMIGLIA FAVOURITE TUNES FROM D TUBE LES MOTS EROTIQUES XXX MUZAK MASSIMO VOLUME

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SUBBPOSTA QUEI CAZZONI DELLO SPOT TIM Caro SUBBART, ti scrivo per confidarti questo: la miniserie della TIM mi dà il voltastomaco. Hai capito quale? La miniserie che ha come protagonista quella band di cazzoni che cantano quella merdosa cover di Bocelli. Ah, come sono carini e ribelli con il loro furgoncino hippie...sembrano usciti direttamente dal programma di Maria De Filippi, bravi ma soprattutto belli e così carichi di energia positiva e buoni valori! Non riesco a capire come faccia la gente ad accettare una cosa simile. Voglio sperare che tutti si voltino o magari si mettono a fare altro durante il passaggio degli spot in questione ma in un modo o nell’altro queste cose ci entrano per forza in testa, o perlomeno ci transitano lasciando la loro scia di inquinamento mentale. Quello che più mi fa incazzare è quell’ipocrita buonismo imperante che traspare dalla loro sceneggiatura. Allora per non farmi sopraffare dalla rabbia e far crescere un tumore dentro SUBBART#8 FAMILY ISSUE

me, decido di invertire questa energia in modo creativo: immagino una sceneggiatura diversa! Allora la scena si svolge tutta all’interno di un locale. Ci sono i 3 soggetti che sono seduti al tavolo insieme a Fiammetta. Diciamo immediatamente che tutti e tre mettono gli occhi sul culo di fiammetta. Il negro è tagliato subito fuori, perchè anche se Fiammetta è troia, nutre ancora dei dubbi sul profumo della pelle del nero...Ma non escludiamo nulla, lasciamo aperte altre possibilità. Non diamo la possibilità a quella merda passiva del telespettatore di dire “ah, ma io già lo sapevo che sarebbe andata fa inire cosi...” Fiammetta è già su di giri. Le ordinazioni cominciano a volare. Uno dei due (il non cantante) vuole azzardare e chiede se è vero che si chiama Fiammetta perché ha il fuoco in mezzo alle gambe. Fiammetta lo guarda negli occhi, primissimo piano sul volto e lei dice: perché non vedi di persona e PAAAM! si porta la mano del non-cantante sotto la gonna. Mentre cominciano a limonare la telecamera comincia lentamente a sfocare su questo menage a trois (ma si deve capire che uno dei due l’ha tirato fuori e fiammetta ci sta dando dentro) portan-


dosi sul primo piano del telefonino appoggiato al tavolo che sta inutilmente squillando...e sul display appare la scritta AMORE.

La conversione rabbia - energia creativa è una trovata geniale. Dovremmo parlarne con un oncologo. Questa è la mia proposta per la sceneggiatura del gran finale: L’autista del gruppo dice al co-pilota “Tirami il dito”. Lui lo guarda con aria perplessa, tira il dito e l’autista fa partire una mega scoreggia. I due scoppiano a ridere e non si accorgono che tra una risata e l’altra stanno invadendo la corsia opposta dove c’è un enorme camion della TIM che li prenderà in pieno. L’autista della TIM non ha potuto evitarli perché mentre guidava parlava con il telefonino in mano.

CHI SCRIVE NON VA DALLO PSICANALISTA. INVIA LE TUE LETTERE A: SUBBPOSTA@SUBBART.TK O CONTATTACI SU FESBUK

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A questo punto, schermata nera di sfondo, logo in primo piano al centro e parte lo slogan: CON TIM SEI VERAMENTE LIBERA DI FARE QUEL CHE TI PARE. (Anti-TV ‘85)

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famiglia

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ELAIRòTIDE La famiglia è un'insieme di persone tenute insieme...dall'amore? Dal patrimonio genetico?da cosa? L'amore sta finendo sempre più presto. L'amore ed il tempo, il tempo e l'amore. Ho visto troppe persone che null'altro fanno che sopportarsi a vicenda. L'amore in divenire...non è più lo stesso. La perfezione dovrebbe essere quando amore modifica la percezione del tempo rendendo ogni istante uno spazio infinito; la realtà è che è il tempo a modificare l'amore. Ma cosa ci tiene ancora insieme? La parte migliore è quando sono piccoli. La famiglia è una gabbia, col tempo capisci che non può più esserci la stessa comunicazione. Quand'eri piccolo, tuo padre era un eroe. Adesso? Compiere sacrifici (in nome dell'amore?), ricevere delusioni. Svegliarsi all'alba, trasferire le proprie ambizioni. Portare le tensioni accumulate in strada e servirle all'ora di cena. Urlare per farsi comprendere, noia, insofferenza. Questa è l'epoca di un televisore in ogni stanza. Poi tutto d'un tratto si decide di avere un figlio. Per dare nuovi stimoli alla coppia (?). Ho sentito troppe persone che dicevano la sua nascita ha rappresentato la lapide della nostra unione. Partire tutti insieme in macchina. Chiedersi perché sono qui. E' questo che volevo? Confronti odiosi con gli altri gruppi di persone tenuti insieme da...cosa? Guardare le vecchie foto dell'album di famiglia, osservare quei momenti del passato il suo primo compleanno la nostra settimana bianca il natale l'albero i doni e scoppiare in lacrime. Cosa ci teneva insieme?


La famiglia!Magnifica istituzione morale,santa famiglia,inviolabile creazione divina chiamata ad educare i selvaggi alla virtù!Ripeti con me…santa famiglia,sacrario di tutti i valori…dove bambini innocenti sono torturati fino a che non hanno detto la prima bugia,dove la volontà è’infrancata dall’autoritarismo e dalla repressione,dove la coscienza è uccisa da ciechi egoismi e la libertà è’assassinata dall’egoismo... www.subbart.tk Adam! dice: (19:17:21) bello.è roba tua o una citazione? [c=67][b]- dIEKE17 - INSTANT STREET [/b][/c] dice: (19:17:35) citazione, da ultimo tango a parigi www.subbart.tk Adam! dice: (19:17:48) che figata di citazione. [c=67][b]- dIEKE17 - INSTANT STREET [/b][/c] dice: (19:18:23) è bellissima [c=67][b]- dIEKE17 - INSTANT STREET [/b][/c] dice: (19:18:26) se vedi la scena [c=67][b]- dIEKE17 - INSTANT STREET [/b][/c] dice: (19:18:35) c’è brando che si inchiappetta l’attrice www.subbart.tk Adam! dice: (19:18:40) quella con il burro? [c=67][b]- dIEKE17 - INSTANT STREET [/b][/c] dice: (19:18:42) la scena del burro esatto www.subbart.tk Adam! dice: (19:18:48) cazz’...ma lo dice proprio mentre lo fa? [c=67][b]- dIEKE17 - INSTANT STREET [/b][/c] dice: (19:19:04) sì.aspè che trovo la scena [c=67][b]- dIEKE17 - INSTANT STREET [/b][/c] dice: (19:20:09) http://www.youtube.com/watch?v=m3EnUVQUpHs [c=67][b]- dIEKE17 - INSTANT STREET [/b][/c] dice: (19:20:13) vai a 2.30 piu o meno. www.subbart.tk Adam! dice: (19:21:44) cazzo che genialata. [c=67][b]- dIEKE17 - INSTANT STREET [/b][/c] dice: (19:22:05) SUBBART#8 FAMILY ISSUE


bertolucci è stato un grande. www.subbart.tk Adam! dice: (19:22:37) a me come idea filmica di Famiglia...direi “American Beauty”.C’è tutto. [c=67][b]- dIEKE17 - INSTANT STREET [/b][/c] dice: (19:24:53) c’è anche uno con sordi e monica vitti si chiama tipo io so che tu sai che io so www.subbart.tk Adam! dice: (19:25:10) mmm...sta su tube? [c=67][b]- dIEKE17 - INSTANT STREET [/b][/c] dice: (19:25:27) non lo so [c=67][b]- dIEKE17 - INSTANT STREET [/b][/c] dice: (19:25:45) sì, ci sta www.subbart.tk Adam! dice: (19:26:09) embe e secondo te... www.subbart.tk Adam! dice: (19:26:26) perché erika ha devastato di coltellate la mamma ed il fratello? [c=67][b]- dIEKE17 - INSTANT STREET [/b][/c] dice: (19:27:31) mhh...forse il fratello aveva sgamato la sorella di qualcosa www.subbart.tk Adam! dice: (19:28:20) e la mamma che c’entrava? [c=67][b]- dIEKE17 - INSTANT STREET [/b][/c] dice: (19:28:22) e a sua volta la madre aveva sgamato il fratello che aveva sgamato la sorella www.subbart.tk Adam! dice: (19:28:33) ahahaha [c=67][b]- dIEKE17 - INSTANT STREET [/b][/c] dice: (19:28:37) e allora li ha eliminati entrambi www.subbart.tk Adam! dice: (19:28:49) Lo sai che tutto questo verrà pubblicato?


[c=67][b]- dIEKE17 - INSTANT STREET [/b][/c] dice: (19:29:23) finalmente un giornale che dice le cose come stanno. www.subbart.tk Adam! dice: (19:29:51) però io la vedo troppo semplicistica la questione di erika.Io credo che erika vivesse la famiglia per quella che in realtà è:una gabbia. [c=67][b]- dIEKE17 - INSTANT STREET [/b][/c] dice: (19:30:18) quindi lei si è ribellata www.subbart.tk Adam! dice: (19:30:19) se ci pensi nasciamo in catene;la famiglia si ci protegge, si prende cura di noi... www.subbart.tk Adam! dice: (19:30:34) però quante cose perdiamo per via di questa “santa istituzione”? [c=67][b]- dIEKE17 - INSTANT STREET [/b][/c] dice: (19:30:53) sì, in effetti sì. [c=67][b]- dIEKE17 - INSTANT STREET [/b][/c] dice: (19:31:17) il problema è che poi i media hanno montato la questione a modo loro. [c=67][b]- dIEKE17 - INSTANT STREET [/b][/c] dice: (19:31:43) se fosse accaduto l’inverso ora erika sarebbe su tutte le maglie di tutta una generazione. www.subbart.tk Adam! dice: (19:32:11) I media sono “useless”.Ogni persona quando apre la bocca modifica parte della storia. I giornali sono fatti per essere venduti. La verità sto solo nella sua testa. www.subbart.tk Adam! dice: (19:32:37) Ti dirò di più:a me piacerebbe conoscerla. [c=67][b]- dIEKE17 - INSTANT STREET [/b][/c] dice: (19:32:53) chiediamo un incontro SUBBART#8 FAMILY ISSUE


[c=67][b]- dIEKE17 - INSTANT STREET [/b][/c] dice: (19:32:59) la intervistiamo. www.subbart.tk Adam! dice: (19:33:34) ahahah è impossibile...non ci provano nemmeno.So soltanto che -se non errosi è diplomata, ha lasciato l’ex fidanzato e sta in una comunità www.subbart.tk Adam! dice: (19:34:02) In ogni caso non dimentichiamo una cosa fondamentale:erika è un’assassina. [c=67][b]- dIEKE17 - INSTANT STREET [/b][/c] dice: (19:34:09) vabbè, l’ex ragazzo è un adepto dei servi della gleba www.subbart.tk Adam! dice: (19:34:16) ahahah in che senso? [c=67][b]- dIEKE17 - INSTANT STREET [/b][/c] dice: (19:34:25) schiavo della ghiandola mammaria [c=67][b]- dIEKE17 - INSTANT STREET [/b][/c] dice: (19:35:02) “schiacci il tasto ed esce lo spaccimme.” www.subbart.tk Adam! dice: (19:35:20) ah ok. Ecco forse la famiglia si potrebbe riassumente in una sola immagine:quella di una ghiandola mammaria.C’è tutto lì dentro:piacere,calore,energia...dipendenza e schiavitù www.subbart.tk Adam! dice: (19:35:38) We io stacco ci sentiamo presto... [c=67][b]- dIEKE17 - INSTANT STREET [/b][/c] dice: (19:35:42) okok [c=67][b]- dIEKE17 - INSTANT STREET [/b][/c] dice: (19:35:49) ciao Fabrì


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disagio & famiglia Le famiglie, le inquietudini, le violenze, le diversitĂ , il dolore, la precarietĂ . Javier Felices, Yi Wu, Maurizio Gjivovich, Alessandro Marchi, Andrea Ruggeri, Andrea Borgarello, Nicolae Chiris illustrano della famiglia alcuni aspetti nascosti.


courtesy of Nicolae Chiris (c)

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bucharest,romania manifestazione anti violenza Manifestanti che indossano l’abito nuziale durante una marcia di protesta tenutasi nella capitale rumena nella primavera dello scorso anno. La manifestazione, organizzata dalla rivista Marie Claire ed altre associazioni non governative rumene, ha avuto come scopo quello di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sulle drammatiche cifre relative alla violenza domestica subita dalle donne. I casi registrati negli ultimi 4 anni sono stati 33.730, ed il numero di donne decedute ha raggiunto la notevole cifra di 224 persone.


courtesy of Yi Wu (c)

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REPUBBLICA POPOLARE CINESE CONTROLLO DELLE NASCITE La “Legge eugenetica e protezione della salute” è stata emanata per impedire un’ eccessiva crescita demografica e preservare le risorse della Repubblica Popolare Cinese. I punti chiave della legge sono: L’imposizione alle famiglie di un solo figlio e maschio; due per le famiglie rurali se si ha avuto un primogenito femmina. Molti cinesi tentano comunque di sottrarsi alla legge (ed è per questo che il numero reale delle persone in Cina potrebbe essere ben superiore al miliardo e 300 milioni di individui) poiché avere più figli è una sorta di assicurazione per la vecchiaia (saranno i figli a prendersi cura di loro e provvedere al loro sostentamento). I funzionari che girano per il paese alla ricerca di donne gravide senza permesso dello stato sono oltre mezzo milione. Le famiglie che possono permetterselo tentano di corrompere le autorità deputate al controllo; in ogni caso i dipendenti di questa commissione non hanno particolari riguardi per chi trasgredisce: Se individuata prima del parto, la madre disobbediente è costretta ad abortire, anche al nono mese, e poi viene sterilizzata a forza. Se fugge, i suoi parenti vengono arrestati e tenuti in carcere finché lei non si “costituisce”. Se riesce a dare alla luce il figlio, l’attende la sterilizzazione e di solito il bambino le viene sottratto ed è lasciato morire. I dipendenti della Commissione inoltre hanno facoltà, e lo fanno di continuo, di radere al suolo l’abitazione della famiglia colpevole e di confiscarne i

beni, lasciandola in miseria. Molte madri pur di non vedere morire le loro bambine preferiscono mantenere il segreto non registrando la figlia all’anagrafe; queste piccole, da future donne verranno sempre respinte negli ospedali, non potranno mai sottoporsi a terapia medica, nè mai essere operate; sono del tutto “invisibili” allo stato non avendo esistenza legale. Il risultato di questa politica di controllo è l’aumento del numero degli aborti spontanei che raggiunge cifre (e modalità) spaventose: il 97% degli aborti è rappresentato dai feti femminili; oltre due milioni di bambine vengono uccise appena nascono. I medici professionali sono autorizzati dal governo a sopprimere le neonate con una iniezione letale e a far passare il loro infanticidio come un decesso naturale, dovuto a polmoniti o a una crisi respiratoria. Da non dimenticare poi la crescente difficoltà dei maschi cinesi a trovare moglie ed altre conseguenze negative: il rapporto maschi-femmine è in netta diseguaglianza, è in aumento il numero delle donne rapite o vendute in Vietnam, molti casi di suicidi di giovani donne cinesi sono legate all’esperienza traumatica dell’aborto imposto, vige un clima di forte sospetto tra gli stessi abitanti (le denunce anonime di gravidanze illegali hanno la stessa capacità lesiva di un’arma da fuoco), senza dimenticare la repressione contro chi denuncia queste violenze o difende le vittime: arresti e torture sono ancora oggi, in Cina, all’ordine del giorno.


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roma ex-ospedale reginaelena “l’ospedale di babele” L’ex istituto per la cura dei tumori “Regina Elena” di Roma è stato abbandonato nel 2000. Abbandonati anche macchinari costosissimi, prodotti medici e cartelle cliniche. A giugno 2007 è stato occupato da circa 500 famiglie, in maggioranza extracomunitarie, provenienti da Africa, Sud America, Romania. Molti di loro hanno un lavoro regolare ma non possono permettersi un affitto. L’occupazione multi-etnica dell’ospedale ha funzionato: persone di nazionalità diverse si sono conosciute, hanno condivisto lo stesso letto e riadattato un ex ospedale ormai in rovina. Nel settembre 2009 l’ospedale è stato sgomberato, come promesso dal sindaco Alemanno in campagna elettorale.

courtesy of Andrea Ruggeri (c)


courtesy of Andrea Ruggeri (c)

roma ex-ospedale regina elena famiglia italo-romena Tratto dalla cronaca locale di Roma, settembre 2009. “Centinaia di agenti e carabinieri schierati con la divisa antisommossa in viale Regina Elena e in via Castro Laurenziano, chiusi al traffico. Alle prime ore del giorno è iniziato lo sgombero dell’ex ospedale regina Elena e l’operazione è finita nel primo pomeriggio, senza incidenti. I circa 500 occupanti, hanno dato vita a un corteo spontaneo che dall’ex ospedale ha raggiunto piazzale Labicano. Dopo aver bloccato per circa 40 minuti il traffico dello snodo, i manifestanti hanno tolto il blocco, lasciando passare auto e mezzi su rotaia. Il corteo si è sciolto ma alcune decine di manifestanti sono ancora assembrati in via dello Scalo di San Lorenzo, all’incrocio con via di Porta Labicana e si stanno avviando a gruppetti verso il quartiere San Lorenzo. «Il Comune di Roma - ha spiegato Ciardi - si è attivato per garantire, attraverso gli uffici dei Servizi sociali, delle Politiche abitative e della protezione civile, l’assistenza alle persone e ai nuclei familiari che verranno alloggiati in alcune strutture del Vicariato»”.

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courtesy of Andrea Ruggeri (c)

roma ex-ospedale regina elena Scene di vita quotidiana di una famiglia colombiana ritratta nell’ex-ospedale Regina Elena di Roma.


courtesy of Gjivovich Maurizio (c)

mitrovicà,kossovo profughi di guerra di etnia serba. Due anziani ritratti nella loro cucina. Sono entrambi profughi dallo scoppio dei primi disodini in Bosnia-Herzegovina nel 1995. Dal 2003 vivono nella parte alta della città di Mitrovicà nelle costruzioni realizzate da alcune ong francesi

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courtesy of Gjivovich Maurizio (c)


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mitrovicà,kossovo musa haliti,5 anni,ritratta nel cortile della sua casa situata nella zona sud della citta’ Una città dove un ponte è metafora di divisione. E’ Mitrovica, città del Kosovo, tra i luoghi più segnati dalla guerra che nel 1999 riportò la violenza nei Balcani. Se prima era multietnica ora la comunità serba vive nella parte nord della città e gli albanesi a sud, con migliaia di persone costrette a lasciare le proprie case. Dopo dieci anni di amministrazione delle Nazioni Unite e in un Kosovo ormai indipendente dalla Serbia la situazione rimane drammatica e la frustrazione della gente esplode costantemente in scontri nei pressi del ponte sul fiume Ibar, che collega le due parti della città. Gravi incidenti hanno portato a morti nel 2004 e a feriti nel 2008. Una città dal destino incerto dove le parole dialogo e integrazione sono ancora troppo difficili da pronunciare. Davide Sighele, giornalista di www.osservatoriobalcani.org

courtesy of Gjivovich Maurizio (c)


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courtesy of Andrea Borgarello (c)


TIRO,LIBANO RIFUGIATI PALESTINESI Foto vincitrice del premio IPA 2009. Madre e figlio ritratti nel campo di Al Bas a Tiro, nel sud del Libano. Lei è nata in Palestina, lui in Libano. Dopo l’occupazione israeliana del 1948 quasi mezzo milione di palestinesi hanno trovato rifugio in Libano. Nel 2008 hanno festeggiato il 60° anniversario della loro residenza nei 12 campi delle nazioni unite sparsi in territorio libanese. Le condizioni dei campi sono ovviamente precarie, il sovrappopolamento è uno dei maggiori disagi e l’accesso è consentito solo su permesso rilasciato dalle autorità libanesi. I palestinesi rifugiati vivono in una sorta di limbo dell’esistenza: possono frequentare le università libanesi ma non possono svolgere determinate professioni (sono circa 72 le professioni proibite), né lavorare per il governo, né disporre di proprietà private. Le possibilità di crescita e cambiamento per i giovani rifugiati sono minime e l’unica fiamma che tiene vivi gli animi è la speranza di poter rientrare un giorno in Palestina, cosa che realisticamente è alquanto improbabile, quanto meno per la loro generazione.


courtesy of Alessandro Marchi (c)

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BENEFICIO,SPAGNA LA FAMIGLIA DI ULISSE

luoghi con il criterio di trovare terre fertili e acqua. Alla fine sono approdati a Beneficio e quando sono stato lì erano stanziali da circa 3 anni. La famiglia nella foto è composta da Sole, Giulio, Joyanne e Lucille. Joyanne è l’ultima nata, il parto è avvenuto in una tenda tipo iurta con l’aiuto di una donna con esperienza e di una valigia che contiene le erbe che pos-

Beneficio è un luogo situato a sud di Granada in mezzo alle montagne dell’Alpucarras. Si trova in una vallata rivolta a sud, protetta a est e a ovest da colline ricche di olivi e querce. Al centro della vallata scorre un ruscello. Dal basso verso l’alto è abitata da persone che provengono da tutto il mondo, viaggiatori, ravers, rainbow people, freakettoni vecchia scuola, erranti vari. La comunità è autosufficiente, c’è chi fa il pane, chi fa gli orti, chi fa la musica. Al giovedì buona parte degli abitanti si reca al villaggio più vicino per vendere prodotti al mercato o ricevere frutta e verdura in cambio di manovalanza. E’ lì che ho incontrato Ulisse, mitico personaggio romagnolo che da una trentina di anni è in giro per le strade del mondo. Le persone ritratte in questa foto fanno parte della famiglia di Ulisse a Beneficio. Si sono incontrati ad un rainbow nel sud della Francia e da lì hanno deciso di trovare un luogo dove vivere una vita indipendente a contatto con la natura. Si sono mossi a piedi aiutati da un asino lungo tutta la Spagna da nord a sud fermandosi in vari sono essere utili durante il parto. Questa famiglia vive nella parte alta di Beneficio, sono chiamati “Los Italianos”. Coltivano 5 orti con prodotti differenti per riuscire ad avere frutta e verdura per più tempo possibile durante l’anno. Ogni mattina accendono il fuoco con la legna per scaldare l’acqua.


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courtesy of Javier Felices (c) courtesy of Javier Felices (c)


OMOGENITORi Anche se lo stereotipo degli spot tel-

evisivi ci inducono a credere che al termine famiglia corrisponde la figura di un padre, una madre e due bambini di sesso diverso, nella realtà dei fatti le cose cominciano ad essere leggermente diverse. Unioni civili, famiglie monoparentali, famiglie allargate, fratelli e/o sorelle acquisite (avete presente “I Cesaroni”?), famiglie omogenitoriali, sono il nuovo scenario domestico che lentamente ma inesorabimente conquista sempre più spazio. Ci si sposa sempre di meno, si preferisce convivere, il modello patriarcale lascerà presto il suo posto a nuove espressioni. E tra queste, le famiglie omogenitoriali. Il significato di questa parola è insito nella parola stessa: si tratta infatti di genitori dello stesso sesso che convivono insieme, presumibilmente si amano, ed hanno un figlio. Si tratta proprio dell’anatema lanciato dalla chiesa e promulgato da politici che si sono assunti a guardia della nostra integrità morale: coppie gay con un bambino. Dei mostri insomma. Qualcosa da cui difenderci, che potrebbe turbarci, rovinare per sempre le menti dei nostri bambini. E come comportarsi se uno di questi bambini di coppie gay dovesse frequentare la stessa classe del nostro figlio, figlio doc, verace, proveniente da una classica sana

famiglia italiana? Son questi i veri dilemmi perbacco! “…il desiderio di maternità e di paternità un omosessuale se lo deve scordare. […] il legislatore deve tutelare il bambino, compreso quello che vive solo, dalle suore, o in un istituto trattato male, o in Africa. Paradossalmente è meglio che stia in Africa nella tribù, piuttosto che cresca con due donne o con due uomini. Non ho dubbi da questo punto di vista”. Potreste pensare che questo sia il pensiero dominante tra la popolazione italica sul tema adozione nelle coppie gay. Avete visto giusto, infatti se a pronunciare questa frase è stata Rosi Bindi - un tempo ministro - figurarsi quali torbide parole uscirebbero dalla bocca di un italiano medio. Comunque, sia l’ex-ministro, sia l’italiota medio farebbero bene a preoccuparsi perché i pochi dati a disposizione e provenienti dall’Istituto Superiore di Sanità, descrivono circa centomila bambini e ragazzi cresciuti da genitori dello stesso sesso. In Francia sono il doppio, negli Usa circa 14 milioni, tra figli biologici e adottivi. L’invasione è cominciata. Eppure è importante ricordare che negli ultimi anni sono state presentate numerose ricerche scientifiche che


courtesy of Javier Felices (c)

MADRID,SPAGNA SAM,XAVI ED IL PICCOLO ROGER AL “PARCO DE ATTRACIONES DE MADRID” “La base su cui devono reggersi tutte le decisioni in tema di custodia dei figli e diritti dei genitori è il migliore interesse del bambino […] Non ci sono prove a sostegno della tesi per cui genitori con orientamento omo o bisessuale siano di per sé diversi o carenti nella capacità di essere genitori, di saper cogliere i problemi dell’infanzia e di sviluppare attaccamenti genitore-figlio, a confronto con orientamento eterosessuale. Da tempo è stato stabilito che l’orientamento omosessuale non è in alcun modo correlato a una patologia, e non ci sono basi su cui presumere che l’orientamento omosessuale di un genitore possa aumentare le probabilità o indurre un orientamento omosessuale nel figlio. Studi sugli esiti educativi di figli cresciuti da genitori omo o bisessuali, messi a confronto con genitori eterosessuali, non depongono per un maggior grado di instabilità nella relazione genitori-figli o disturbi evolutivi nei figli. L’American Academy of Child and Adolescent Psychiatry si oppone a ogni tipo di discriminazione basata sull’orientamento sessuale per quanto concerne i diritti degli individui come genitori adottivi o affidatari.” Tratto da “Citizen Gay. Famiglie, diritti negati e salute mentale” di Vittorio Lingiardi, psichiatra e psicoanalista.


evidenziano quanto l’orientamento sessuale dei genitori non incide necessariamente sullo sviluppo “sano” ed equilibrato dei loro figli. Se ragioniamo un attimo ci renderemo conto che in fondo una persona omosessuale, ancora oggi, nasce cresce e si sviluppa seguendo il proprio “naturale” orientamento gay e lesbico in una classica famiglia eterosessuale. Sono anche state condotte ricerche per stabilire se un figlio con genitori gay abbia maggiori problemi di apprendimento o altre carenze da un punto di vista psicologico causate dalla mancanza di una delle due figure matriarcali o patriarcali rispetto al modello classico di famiglia. Sono stati attribuiti dei punteggi ai bambini coinvolti nella ricerca per poter valutare analiticamente lo studio, ed anche in questo caso non sono state registrate differenze rilevanti. Se dobbiamo affidarci alla scienza per stabilire ciò che è giusto e ciò che non lo è, allora la scienza ci dice che le coppie gay possono adottare bambini perché è dimostrata l’assenza di particolari devianze nella crescita psicofisica del bambino rispetto ai figli che crescono nelle famiglie etero. Purtroppo però il peso della comunità scientifica nelle decisioni finali vale ben poco. Contano altri fattori in Italia, soprattutto quelli legati ai poteri religiosi. Il vero problema che si cela dietro l’adozione di un figlio in una coppia gay, e che potrebbe creare problemi nel bambino adottato, proveniene non tanto dalla coppia gay in sè, ma dall’ambiente esterno. E’ il pensiero

dominante il problema. A sostegno di questo dato altre ricerche evidenziano che anche per i bambini intervistati il disagio non è la preferenza sessuale dei genitori, bensì gli atteggiamenti che il contesto socio-culturale può avere nei confronti di tale preferenza. Pensate soltanto a quanto potrebbe accadere in una classe dove uno degli alunni ha due papà. Oppure, immaginate le reazioni dei vostri condomini all’insediamento di una famiglia omogenitoriale nel palazzo. Eppure resta la convinzione secondo la quale una società che tolleri apertamente bambini cresciuti in famiglie omogenitoriali altro non può essere che una società evoluta, solidale, libera da pregiudizi morali che altro non sono che inutili fardelli. Una società migliore di questa insomma. E non dimentichiamoci che su questi pregiudizi ci campano le classi dirigenti, trasformandoli in fumo negli occhi da utilizzare per distrarre il cittadino. L’evoluzione, quella non la si può fermare; e la storia ci dice che ogni medioevo è destinato a terminare. Il quesito è: quanto durerà ancora?


SONO STATO AL SONAR CON.LA MIa FAMIGLIA Anche quest’anno Totally Lost People è stato al precedentemente definito rito pagano che prende il nome di Sonar e questo è il suo resoconto GIORNO 1: L’ARRIVO Siamo arrivati a Barceloneta ed abbiamo preso possesso degli appartamenti. Il nostro è al 3° piano, quello di carrer salamanca è al 5°. Le scale dell’appartamento Salamanca fanno paura. Verso sera andiamo a mangiare in un ristorante molto turistico. Il mangiare fa schifo ma il vino blanco è buonissimo. Alle 23 circa siamo già ubriachi e la gente ci invidia. Il programma prevede il “Kana Beach Club”. Al “Kana” suonano Adam Beyer e Chris Liebing. Prima di andare al K.B.C. PdM tartassa le palle ad uno di Napoli che si è trasferito a Barcelona. Manco a dirlo il tizio di Napoli è lì per fare business. PdM conduce una estenuante trattativa sul prezzo. Dopo 90 minuti di contrattazioni vengono acquistati 2gr di Mdma e 1gr di coca. La coca è mediocre. Dice PdM che se il servizio1 fa schifo la mattina dopo sarebbe andato a farsi rimborsare. Arriviamo al primo party della nostra lunga settimana di casino. Riferisce O’M che la musica della serata non

gli ispira granché. Tutti gli altri sono entusiasti della musica. PdM arriva al party con l’Md già in circolo. L’Md è buona. Arf vuole la sua parte di servizio ma i suoi movimenti con un ormai fatto PdM sono goffi e ridicoli; tutto questo viene notato da un uomo della security che si avvicina minaccioso e Arf diventa così il primo uomo ad essere cacciato via da un party in Spagna per uso e possesso di Mdma. Per evitare spiacevoli situazioni il resto del gruppo ha assistito a debita distanza di sicurezza alla trattativa di Arf & consorte con il gruppo della security per poter rientrare2. Non vi è dubbio che questa verrà ricordata come la serata delle lunghe trattative. PdM non riesce a farsi una ragione di quanto accaduto anche e soprattutto perché la security non ha allontanato solo Arf ma pure l’Md che Arf possedeva; e quell’Md era anche di Pdm. Nel party vengono ritrovate diverse vecchie conoscenze. Alle ore 4.30 viene concesso ad Arf il permesso di rientrare. Il party volge verso la chiusura, PdM vorrebbe conoscere una ragazza che abbiamo


visto essere stata scopata da più elementi durante tutto il corso del party. All’ora della chiusura la ragazza ha un pessimo aspetto e PdM non riuscirà a scoparsela. Ci avviamo verso la fermata del tram che ci riporterà a casa. Prima di prendere il tram PdM fa esplodere una minerva sotto la panchina della fermata creando un generale scompiglio e stupore tra i clubbers in fase down da Mdma e schifezze varie. GIORNO 2: GLI UBRIACHI Abbiamo recuperato dell’ottimo Hashish grazie alle vecchie conoscenze ritrovate al KBC. La sera ci siamo ubriacati tantissimo insieme ai nuovi arrivati da Londra ed una nostra amica temporaneamente residente in Lisbona. PdM è rimasto a casa a fare i cruciverba3. Riferiscono gli abitanti

dell’appartamento Salamanca di aver fatto esplodere al loro rientro una minerva sotto il letto di PdM. GIORNO 3: VIP, SCREZI E CEFFONI C’è gran fermento nell’aria catalana perché oggi comincia il Sonar! Abbiamo passato tutta la mattina sulla spiaggia a fumare cannoni potenti e bere lattine di Estrella Damm. Il sapore dell’Estrella viene unanimemente riconosciuto come “gran bel sapore”. Nella mattinata c’è stato un piccolo screzio tra Arf e O’M. O’M si rivolge ad Arf con il termine “Animale” dopo aver scoperto cosa era rimasto dell’ovulo di Hashish (ogni appartamento era dotato di due qualità di Hash, e una di queste - la migliore in assoluto - si presentava sotto forma di ovulo). Arf si avviava verso la spiaggia minacciando O’M di violenze fisiche. Riferisce Arf


di aver sfogato tutta la sua rabbia su Donatello4. Dopo una lunga-calda giornata di sole verso le ore 18:00 il gruppo dell’appartamento Atlantida si muove in direzione dell’Hotel Me dove erano in lista per un party esclusivo sul terrazzo dell’albergo. La location è strepitosa, l’hotel Me è uno di quei design hotel moderni e sul roof lounge c’è anche la piscina. Si sono sentiti dei veri VIP nel momento in cui venivano accompagnati dallo staff dell’albergo verso il party, tuttavia il loro sentirsi VIP non gli impedì di fumarsi un mega cannone all’insaputa della security5 su un comodo divano. Ci siamo fatti un bel paio di potenti vodka-lemon e nell’ascensore O’M si prodigò in un bellissimo ceffone sulla nuca di Arf. L’addetto dell’albergo a pigiare i tasti e ad accompagnare gli invitati durante il tragitto in elevator, verosimilmente un cingalese, fece un “puuuuum” con la bocca accompagnandolo allo schiocco delle dita della mano destra. Anche Arf dovette riconoscere l’ottima qualità del suono del ceffone. GIORNO 4: EMOZIONI SUGLI AUTOSCONTRI Siamo arrivati sulla spiaggia un po’ più tardi del solito perché abbiamo dovuto smaltire la lunghissima traversata di ieri sera6. Dopo la sessione abbronzatura e relax ci prepariamo per l’appuntamento in Fira gran via. Al momento non ci sono state grosse emozioni musicali, di comune accordo si decide che prima o poi si dovrà cominciare a vagliare anche l’ipotesi del sonar by day. Tuttavia l’Hash ci culla e tutto è sempre molto ovattato. Fuori al Sonar prendiamo dei pezzi SUBBART#8 FAMILY ISSUE

di base e un poco d’oppio. Ci sono dei problemi tecnici sulla consolle di Crystal Castles (e gli stessi problemi si presenteranno anche durante il set di J.Mills). Questa volta non siamo del tutto fottuti e quindi ci buttiamo di gusto e con tutto il furore alcolico sulle macchine degli autoscontri. Secondo O’M gli autoscontri sono stati più emozionanti di tutta la musica della serata. Paragoniamo il rientro verso casa di quest’anno rispetto a quello di due anni addietro. Non è possibile nessun tipo di paragone, due anni addietro sembravamo tanti pazienti psichiatrici in gita col pulmino al luna park; quest’anno sembriamo i ragazzi della Compagnia delle Indie dal tanto che siamo puliti, sani ed abbronzati. Saliamo le scale dell’apppartamento Salamanca. Nessuno parla per 5 minuti perché queste scale ti tolgono l’anima. PdM si sveglia e O’M prepara l’oppio. Riferisce O’M di aver fatto strani sogni circa la spiaggia. Riferisce PdM di aver avuto un’unica grande botta in spiaggia dalle ore 11:00 alle ore 14:00 GIORNO 5: L’AUTISTA PIU’ FORTE DI PDM Siamo giunti a Domenica. Questa sera dovremmo andare all’after della M-nus che si tiene al Prat de Llobregat. Ho come la sensazione che quest’anno le autorità catalane abbiano voluto tenere il più lontano possibile la massa di scoppiati ballerini dal centro città. Anche l’antiSonar che di solito veniva celebrato a pochi passi dal Sonar, quest’anno - secondo quanto riferito da alcuni punkabbestia - si sarebbe svolto dalle


parti di Girona. Andiamo a prendere il bus turistico che ci avrebbe portato in zona after. Non siamo nemmeno entrati sul bus che PdM comincia ad avere rapporti burrascosi con l’autista. L’autista si rifiuta di farlo entrare con la bottiglia di vino dentro al bus. Il bus non parte finché Pdm non abbandona la bottiglia. Tutto il bus da 72 posti aspetta PdM. Alla fine l’autista ha la meglio su Pdm. In ogni caso Pdm è già sbronzo, e anche da seduto continua a minacciare l’autista. Secondo O’M, PdM diventa insostenibile quando è troppo sbronzo. Arf invece se la vuole godere ancora un pochino stuzzicando PdM con frasi tipo “Oh, alla fine l’autista te l’ha fatta posare la bottiglia...eh? Pensavo eri uno buono, sai...invece...cioè uno buono mica si sarebbe fatto mettere le palle in testa da un autista...dico un’autista, mica un violento criminale...o no? Voi che

dite? Eh? Neh? ”. L’after della M-nus è cominciato alle 16:00 circa, noi siamo arrivati che sono quasi le 02:00. La musica è una minimale per nulla mentale, poco funk, poco soul. Un cazzo di niente se non scorreggie digitali. C’è una forte voglia di alterarsi comunque. E’ una cosa non detta, ma l’intenzione è quella. Tutta la truppa comincia a farsi intensamente di solfato di anfetamina. PdM viene smarrito verso le ore 03:00. Ci viene in seguito riferito che PdM ha litigato con Marco Carola. Il Carola voleva cacciare PdM perché PdM stesso aveva lanciato una minerva sulla consolle. O’M trovò in questo gesto tutta la genialità di PdM7. Il party è terminato alle ore 05:30 circa. PdM viene ritrovato in zona autobus-peril-rientro-in-città. Chiamiamo un radio taxi. E’ stato difficile come effettuare un’operazione a cuore aperto. Il gruppo


(tranne PdM) torna a casa e si dirige sulla spiaggia deserta. Continuiamo a mangiare solfato, sono le 08:00 del mattino di lunedì. Il sole comincia lentamente a farsi sentire. Il primo ad abbandonare è KKB. Riferirà in seguito KKB di aver avuto problemi gastrici ed aver vomitato sostanze giallognole. Il secondo a lasciare il campo è O’M8. Il terzo è Mr. Squagliarella. Dopo 11 ore di sole no-stop anche Arf & consorte abbandonano la spiaggia. GIORNO (NOTTE?) 6: I BOTTI DI SAN JUAN Quest’anno c’è una gradevole sorpresa:siamo in tempo per la festa di San Juan, e a quanto pare San Juan è molto sentito dalle parti di Barceloneta. Ci sono migliaia di persone in giro e tantissime braciate sulla spiaggia. Vengono sparati botti in continuazione, quasi come se la città volesse vendicarsi delle molestie piriche di PdM dei giorni scorsi. La cosa curiosa è che gli abitanti di Barceloneta sparano questi petardi in mezzo alla gente. Abbiamo deciso di andare a giocare al casinò. Non tutti riescono ad entrare al casinò a causa dell’abbigliamento. Quelli che entrano comunque perdono anche i soldi di chi non è entrato. Ci ubriachiamo ancora una volta ma non siamo del tutto convinti come gli autoctoni perché il giorno dopo un cazzo di aereo ci riporterà a Napoli. PdM resta a Barcelona, alla data di stesura di questo pezzo (26 luglio 2009) non è ancora rientrato. 1: Uno dei tanti modi per indicare la Metilendeossimetanfetamina, sostanza molto in voga tra i ballerini di musica elettronica minimale, che ha lentamente spazzato via la vecchia usanza del calarsi

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pasticche e del lessico ad esse collegate (terzini, quartini, spaccare, calare). 2: Riferirà in seguito Arf di essersi divertito non poco con le molecole di cristalli che il buttafuori gli ha gentilmente restituito. Infatti oltre ai cristalli, Arf si è anche potuto avvalere della musica agli stessi livelli di decibel della gente che ballava all’interno del cortile, di una spiaggia deserta con il quale si è isolato con la propria consorte, e soprattutto di un parco giochi per bambini con altalene e scivoli. 3: E’ oramai appurato che Pdm necessita di 48 ore di riposo assoluto per ogni 24 ore passate a ballare, esplodere petardi ed alterarsi con la chimica. 4: Ecco la fedele trasposizione del dialogo avvenuto in tarda mattinata tra Arf e O’M sulla spiaggia di Barceloneta dopo lo spiacevole episodio (traduzione Napoletano/Italiano compresa) O’M: Ciao stronzone... Arf: Mezza latrina c’è mancato poco ‘chè stamattina ti riempissi di botte... O’M: Ah, ma non ci rompere il cazzo. Sei tu il bastardo che si è fumato tutto il cazzo di ovulo. Che ti dovevo dire, “bravo hai fatto bene a lasciarmi le briciole di questo fumo plutonio?” Arf: Non me ne frega, c’era e l’ho fumato. Sono cazzi tuoi se te ne sei andato a dormire. O’M: Appunto, non hai avuto rispetto per me e ti sei fumato tutto. Arf: Non dire stronzate perchè un pò te l’ho lasciato. Ma poi la cosa più grave che mi fatto davvero incazzare è che stamattina ti sei alzato dal letto, e non mi hai detto nemmeno “Buongiorno Arf”, anzi le tue prime parole sono state “Sei un animale”. Dovevi prima salutare e dirmi buongiorno, e poi dopo facevi tutte le tue osservazioni. La prima cosa è il “buongiorno”, ok? O’M: Bah...Va beh non me ne frega un cazzo comunque. Passami una lattina vah. Arf: Ho dovuto sfogare tutta la mia rabbia su Donatello. O’M: Santi numi e chi diavolo era? Arf: Piadina rucola, funghi e prosciutto. E’ proprio buona sai? 5: La stessa security che pochi minuti prima aveva espulso un giovane clubber che si era lanciato in piscina con tutti i vestiti. La folla accompagnò i movimenti della security tra sonori fischi e potenti Buuuh. 6: Il rientro dopo il party Bpitch Control on the Beach. Un solo autobus. Centinaia, dico centinaia di persone. Un sole che picchia. Un’esperienza di lotta per la sopravvivenza. Un gioco crudele. Una incredibile avventura che si può riassumere nella frase sospirata da MrkFr appena varcata la soglia di ingresso dell’appartamento, pallido, sudato e visibilmente sconvolto: Woooa...sembravamo i deportati...un pullman di deportati...ho dovuto afferrare PdM per un braccio e tirarmelo dentro...non ho idea di come


avrebbe fatto quella gente che non è riuscita ad entrare nel bus per tornare in città... 7: Da una confidenza di O’M: Si ho trovato il gesto di PdM strabiliante. Mi è piaciuto da morire. Diciamoci la verità...queste feste, questi posti, questa gente...nient’altro che stupidi, vuoti, ridicoli esemplari del peggio della razza umana. Non riconoscono la bellezza. Non hanno ideali. Non sanno nulla. Sono vuoti e ballano una musica che in realtà è una negazione dell’esaltazione musicale. Provano così poco che sono costretti ad ingerire sostanze che dovrebbero renderli più sensibili. Ma il peggio è la musica...così noiosa e sterile. E la musica si riflette nei comportamenti della gente. Musica noiosa = gente noiosa. E lui che fa? Booom, un petardo sulla consolle! Finalmente un’emozione, uno shock in questa stasi di umani indegni...è stato bello,cazzo. 8: O’M se la squagliò perché aveva un appuntamento galante ma molto poco romantico con una giovane ragazza argentina. O’M sintetizzò questo rapporto con l’espressione: “E’ stato delizioso come far l’amore con un raggio di sole”.

In queste foto e quelle precedenti i protagonisti si autoscattano con il cellulare i ritratti del prima e dopo (una trentina di ore dopo) il Sonar 2009.


favourite tunes from d’tube

Alessandro Panzeri, membro degli Abulico nonché stretto collaboratore di questa rivista, ha scritto la sua personalissima classifica del juje box del terzo millennio. E per juke box del terzo millennio intendiamo youtube “telediffondi te stesso”. Telediffondetevi e fate passare questi pezzi.


6.

5.

The Beatles – I’am the warlus

Architecture in Helsinki – Do the Whirlwind

Non-sense, Natura, Pazzia, Genio, modernità, stile, intelligenza…prendi tutte queste cose e mischiale con un finto bassista morto e rimpiazzato da un sosia, un chitarrista impazzito dietro l’ India e più probabilmente verso i “sapori” della natura orientale, un batterista buffo che suona in una maniera apparentemente ridicola e uno che prima dice di essere più famoso di Gesù e poi cerca di sostituirlo per portare la pace nel mondo finendo morto ammazzato. Otterrai i Beatles: probabilmente la band più grande mai esistita sulla faccia di questa terra. Qui nella loro versione più ironica, al top della loro carriera, per un pezzo coverizzato da chiunque...assurdo guardare questo video e pensare che abbia 40 anni.

Sintetizzatori analogici, campionatori, glockenspiel, tromba, tuba, trombone, clarinetto e flauto dolce, chitarra, basso e batteria. Una vera e propria banda direttamente dall’ Austrialia. Punto su di loro quando ho ospiti in macchina e non voglio far sembrare la mia musica da auto troppo “tristona”. Questo pezzo riesce ancora a farti credere che ci sia la possibilità di fare qualcosa di innovativo nella musica.


4. Ok Go – Here it goes again Questa scelta è motivata principalmente dal video, più che dal pezzo.. non si puo far a meno di guardarlo per 5 6 volte di seguito. Gli Ok Go han creato uno stile per i video, tutti rigorosamente low budget. Su youtube si trovano migliaia di video ispirati alle loro coreografie. Una band che ha contribuito in maniera massiccia alla definizione di quella che attualmente viene definita immagine “indie”.

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3. The Foals – Cassius E’ stata messa in giro sulla rete una versione tutta in loop del disco dei Foals, ed io, da ignorante e scaricatore quale talvolta sono, l’ho ascoltato per mesi, convinto che fosse il vero disco ed ignaro del fatto che ascoltavo il 2 percento dei pezzi passati di continuo in loop. Mi dicevo “sti pezzi so sempre uguali, però incapano così” e mi piaceva, anche tanto!...un bel giorno poi mi entra in macchina una tipa che ha sconvolto un paio di mesi della mia recente vita con conseguenze ancora da stabilire e mi dice “ma che cazzo ti senti, Cassius in versione Loop?” E allora ho scoperto che in realtà io ascoltavo in loop solo i primi 30 secondi del pezzo...che figura di merda...e un grazie alla tipa in questione che mi ha prestato il vero disco!


2. Nick Drake- Pink Moon Era doveroso un momento nostalgia in questa classifica. Chi conosce il mio approccio alla musica sa che mi sarei potuto tranquillamente trascinare nel vortice dell’acustico/folk/intimista/intellettuale/ hai rotto un po i maroni. Pero’ quando ci vuole ci vuole. Un artista che ha completamente sconvolto e rivoluzionato il mio approccio alla musica sia ascoltata che suonata; con orgoglio posso dire di essere uno dei milioni di fan di questo ragazzo triste, morto troppo in fretta, che in soli tre album, ha saputo creare una scuola ed un esercito di seguaci. Pink Moon è anche il titolo di questo ultimo album, il testamento dell’artista, registrato in una notte qualunque del 1971, interamente in presa diretta.. che dire.. lo ascolti e ancora di più ti accorgi della tua piccolezza di fronte a chi riesce con poche note a svelarti la sua anima...

1. Gala – Free From Desire Avrei potuto piazzarci un qualunque pezzo dei Radiohead o di Buckley, avrei potuto votare Oasis, in onore del loro recente scioglimento, avrei potuto optare per Micheal Jackson che chissà perché all’improvviso si porta un sacco. Ma poi ho riflettuto...una canzone che non dimenticherò mai...che resterà legata indissolubilmente ad un momento, una scena...e beh, estate 1996, la mia prima posteggia, in mezzo alla pista del villaggio Torre Pozzelle di Ostuni, mi sentivo il re! Evviva la dance anni 90, regina delle prime esperienze con l’altro sesso per noi nati negli ‘80...


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Dalle calde terre salentine, il racconto di Roxyb, astro nascente della letteratura erotica

A

more. Quante volte ho creduto a questa parola. Quante volte l’ho pronunciata. Sentirla uscire col sorriso. Dirla con la consapevolezza, con il peso specifico del suo significato. Dirla a te, perché sei tu che io amo. Sms. “Ti va di diventare Alice stasera?”. Mi va. Sono puttana dentro, per reazione. Perché giocare con il corpo non fa male. Perché Alice desidera e si sente desiderata. Non ha paura Alice, ma solo una gran fame. I capelli raccolti e sandali incrociati color oro. Scollatura profonda e spacco che corre lungo tutta la gamba nuda. Il mio profumo e il collarino stretto al collo. Null’altro. Questa volta l’angelo nero lo porto tatuato sulla pelle. Tra le gambe... dove so che impazziresti a guardarlo e leccarlo. Piccolo tatuaggio, immagine certa di cosa sono. In macchina inizia il mio gioco. Con lui che mi guarda. Che leggero scivola con le mani; fruga, cerca una biancheria che non esiste. Sento le dita scivolare. Non hanno difficoltà. Sono bagnata come se fossero anni che non vedo un uomo. Eppure non è molto che io e te... Cazzo, esci dai miei pensieri. Vattene. Fammi essere ciò che non sono. Ma poi cosa ne sai... cosa o chi sono. Tu che sei lì nel tuo mondo.

Che mi proponi terze vie per vivere il nostro amore. Come se il tormento dell’anima fosse un percorso, con bivi e biforcazioni. Tu che non hai il coraggio di tenermi con te ma che non vuoi perdermi di vista. Vattene. Lascia che sia io a non amarmi. Lascia che il cuore si frantumi per poterlo poi ricostruire... Inizio quasi ad annoiarmi al luna park. Forse la prossima volta dovremmo cambiare locale. Sono capricciosa. Voglio scenari nuovi, nuovi corridoi bui da esplorare. Giocattoli diversi. Lui lo sa... mi conosce. Sorride e mi versa una vodka. Una coppia che conosciamo si avvicina. Mi piacciono. Lei poi mi fa impazzire. Aver fatto l’amore con lei è l’unica cosa che vorrei rifare stanotte. Profuma di dolce, di sapone, di buono. Appoggiata al bancone del bar il suo uomo mi sorride. Mi accarezza la nuca. Fisicamente mi piace. Di classe e ben dotato. E non è un particolare da poco, qui. Voglio scoparmelo. Voglio urlare, essere sbattuta. Voglio essere un corpo che prova piacere. E così è... per un’ora lunga, interminabile... Di sesso. Puro sesso. Dopo un’ora siamo di nuovo in pista. Ho fame. Fame d’uomini. Fame di mani che mi tocchino. Ecco cosa vorrei... essere legata lì alle catene e avere cinque o sei uomini che mi leccano e che con le dita mi aprono. Null’altro. Sentire le loro lingue, le loro dita dentro di me. Padrona io.


Godere. Mi lega. Catene scenografiche certo, ma sono io che voglio stare ferma... Ferma a farmi guardare. Le gambe aperte e uomini curiosi che si avvicinano. Chiudo gli occhi. Non voglio sapere come sono o cosa mi faranno. Sono un giocattolo. Sono una scatola vuota da riempire, stanotte. Con dita, lingue... qualunque cosa che, riempiendomi, riesca a cacciarti. Cacciare il tuo modo di leccarmi, lento. Gioioso. Più simile al fare l’amore che a qualunque altra cosa. Cacciare il tuo viso tranquillo, le tue parole. Allontanare il tuo mondo e i tuoi dubbi. Vattene. Non sono più io. Non mi riconosceresti. Vorrei che mi odiassi, così odiandoti ti dimenticherei. Grido, ansimo... Sto sudando... Le catene fanno male, i polsi battono. Un ragazzo continua a spingere le sue dita dentro di me... Sento la sua mano spingersi fra il dolore e la mia fica che si allarga sempre di più. Vedo colarmi tra le gambe i miei stessi umori. Sento il corpo fremere... sento l’orgasmo arrivarmi nel cervello e scendere. “Ti piace puttanella? Dimmi che lo vuoi più forte...”. Continua a premere. Il piacere è dolore ora, ma lui non si ferma. Inizio a sanguinare. E lui dov’è? Me lo chiedo e poi lo vedo lì. Seduto in una poltroncina SUBBART#8 FAMILY ISSUE

a farselo succhiare da una cinquantenne bionda tinta. I nostri sguardi s’incrociano solo per un attimo. Vedo che il mio accompagnatore si avvicina... mi slega e dolcemente mi porta fuori da quella stanza. “Vuoi uscire per un po’? Dovresti prendere aria. Forse abbiamo esagerato un po’ stasera”. Entro un secondo in macchina. Vedo il display del telefonino illuminato. Cinque sms non letti. Li apro. In ognuno il tuo numero, la tua disperazione. Mi urli con le tue parole il dolore estremo che senti. Deglutisco a fatica, mentre li leggo. Mi si stringe il cuore, vorrei morire, lavarmi la pelle e la carne dal profumo d’altri uomini. Vorrei aprirmi le vene e far scorrere via il mio essere puttana per tornare da te, purificata. Ma ripenso... A quanto ti ho dimostrato, a quanto ti ho dato in pochi mesi e con quanti dubbi e titubanze tu mi abbia ricompensato. Con quanta cattiveria mi hai detto d’essere paraculo, di non poter decidere perché non saresti mai completamente sereno. E io qui ad amarti. Disperatamente. Ancora. Rientriamo. Porto con me il telefonino, mentre in bagno cerco di rifarmi un trucco appena appena presentabile. La porta si apre alle mie spalle. E’ un ragazzo giovane, carino. Il mio tipo. “Che cosa hai fatto stasera, piccola?”, mi chiede sorridendo sornione. “Io ho scopato, tanto, ma volevo scoparmi te. Mi hai fatto impazzire alle catene”.


Mi solleva la gonna lentamente, baciandomi un seno. Lo sento indurirsi nei jeans, sempre più tesi. Lo guardo. Il cellulare è ancora aperto sui messaggi. Cancellare gli ultimi sms ricevuti? Cancellazione avvenuta. Volevi una figlia con me. Una creatura solo tua, frutto di una tua libera scelta. Eccomi, ci sono. Sono io. Alice.


Zen Circus “ANDATE TUTTI A FANCULO” UnhipRecords/Infecta/Tempesta Ecco la band piu folle e punk del momento con il loro disco “andate tutti a fanculo” in uscita l’11 settembre. Il primo disco completamente in italiano, pubblicato da tre etichette Infecta, Unhip e La Tempesta Dischi. Possono piacere oppure no, fatto sta che gli Zen Circus non sono un gruppo che la manda a dire. Il disco, tosto e molto fluido, segue coerentemente il lavoro fatto nel precedente “Villa inferno”. Ritroviamo la stessa semplicità in un tessuto compositivo decisamente avvolgente. Anche chi non ascolta gli Zen Circus sa chi sono e come affrontano la musica. In molti sono rimasti perplessi dalla scelta “scontata” del titolo del disco con parolaccia, ci frega? non è di quello che bisognerebbe discutere o approfondire. Anche perchè escludo che se un gruppo post hardcore semisconosciuto avesse intitolato un album “fuck you” gli avremmo mosso qualche particolare critica. Non piaceranno a tutti, fatto sta che gli Zen Circus sono fighi perchè criticano pubblicamente la lega nord, bestemmiano, dicono quello che si deve dire mentre tutti SUBBART#8 FAMILY ISSUE


si nascondono dietro una frase poetica o una batteria elettronica. Un album ironico ma al tempo stesso serio che mostra ancora una volta che gli Zen Circus si divertono a suonare, lo fanno con leggerezza, ed è questo che più ci piace del loro modo di fare!

alle loro caratteristiche distintive, di poter lasciare un segno negli anni a cui appartiene conferendo identità alla propria musica. Di quante band indie-rock possiamo dire lo stesso?? Federica Sadurny

Federica Sadurny

Artic Monkeys “HUMBUG” Domino Records Gli ex ragazzini di Sheffield, che hanno dimostrato, più di qualsiasi altra band che è possibile diventare famosi grazie ad internet ed al viral marketing, sono tornati. Humbug è il titolo del loro terzo disco uscito ad Agosto. L’album è per certi versi affascinante, il cui effetto atmosferico spirituale incontra componenti onirici. “Cornerstone”, “The Jeweller’s Hands” e “Crying lightning”(quest’ultimo primo singolo dell’album) sono probabilmente i pezzi più convincenti. L’impressione è quella di essere un disco di passaggio, una sorta di mutazione da un sound prettamente “british” ad un suono piu indie rock made in USA. Gli Artic Monkeys dimostrano comunque di essere un gruppo del proprio tempo e non è cosa da poco. Una band in grado, grazie

Viti di Titanio “GIRO DI VITE” Autoproduzione Unire la tradizione melodica e poetica italiana con le sonorità sperimentali di respiro più internazionale. A detta delle stesse Viti è questo l’obiettivo de “Il giro di Vite”, secondo lavoro autoprodotto dopo l ‘esordio datato 2007 di “storie di amanti e di demoni”. Un nuovo lavoro, questo, che si avvale della collaborazione di più musicisti e dell’ impegno a 360 gradi degli stessi fratelli Vitale (Maurizio e Marcello), unici componenti della band a prendere parte alle sessioni di registrazione di tutti i brani e a incidere sia tecnicamente che artisticamente alla produzione, con la supervisione di Giovanni Imparato. Il disco, registrato e mixato in studi diversi a seconda dei brani, ne subisce la conseguente mancanza di


coerenza sonora tra un pezzo e l’altro, apparendo più come una necessità di trasportare su supporto fisico due anni intensi pieni di concerti ed esperienze on stage che come un Ep costruito per far parte di un unico concept ideologico e sonoro. E’ evidente la scelta delle Viti di inserirsi in una scia anticonformista che percorre strade ben lontane dall’ universo indie in voga oggi; reminescenze di indie alla Marlene Kuntz incontrano atteggiamenti alla Nick Cave e atmosfere berlinesi . Alcune scelte appaiono, seppur discutibili, sicuramente coraggiose ed originali, i testi risultano essere di certo uno dei punti di forza della band. La voce stessa di Marcello, non sempre intonatissima, colpisce per la sua spavalderia e la cadenza delle sue parole, quasi sentenziosa, ne è una dimostrazione. Non giovano le doppie voci, non sempre ben sistemate tecnicamente e in alcuni casi superflue. Questo disco delle Viti non è certamente un disco facile, e siamo sicuri che le Viti apprezzeranno questa affermazione. Possiamo dire con franchezza che Il giro di vite puo’ tanto folgorarti, se ti ci ritrovi nei testi e se riesci a capirli, quanto lasciarti del tutto indifferente. Sicuramente è necessario ascoltarlo un pò di volte, cercare di entrare nelle sue dinamiche, un ascolto frettoloso indurrebbe ad una ingrata bocciatura. Nell’analisi delle tracce poi Naguine va a distiguersi. Ottimo il crescendo, ottimo il testo, ottimo il suono, indicando la strada da percorrere per le Viti; peccato invece per Calce Spenta, forse troppo lenta, ma chi potrà vedere le Viti dal vivo ne apprezzerà la versione live, sicuramente più convincente. Infine promossa la cover

di Amara terra mia, di Modugno, in perfetto stile Viti Di Titanio. Alessandro Panzeri

The Airborne Toxic Event “THE AIRBORNE TOXIC EVENT” Island Recordings Compaiono violentemente sulla scena Indie-Rock internazionale con un disco edito dalla Island, major con sede a New York, dopo aver fatto uscire lo stesso lavoro con una label indipendente: la Majordomo. Ospiti al David Letterman show, partecipano a vari festival europei, riempiono i loro calendari di date in America, Canada e quant’altro. Il fenomeno rock che sta prendendo forma oltre oceano ha un nome intrigante: The Airborne Toxic Event, ed il loro è un disco che fa la differenza. Dieci tracce caratterizzate da un’attitudine profondamente indie; sonorità moderne, ma volutamente retrò; voce profonda, timbrica sicura e linee vocali molto melodiche, tanto da risultare, in alcuni momenti, al limite del pop – come nel caso del singolo “Happiness is Overrated”. Il loro comporre è evidentemente influenzato da varie correnti musicali, tra le quali possiamo sicuramente individuare la new wave, l’indie degli attuali Franz


Ferdinand, la lezione di stile dei The National e degli Editors; ciò che rende gli Airborne degni di nota positiva, però, è il loro personalissimo modo di miscelare differenti elementi, rendendo il prodotto finale omogeneo e godibile dall’inizio alla fine. La band è composta da cinque elementi: batteria, basso, chitarra/tastiere, chitarra e voce, violino/tastiere, per una formazione quasi tutta al maschile, se non per la violinista che rende gli arrangiamenti meno monotoni e maggiormente armonici. Le ritmiche sono incisive, e la forza della batteria sta in suonati quasi sempre semplici, ma musicali e complementari; giri di basso altrettanto semplici e musicali portano la struttura del pezzo, con chitarre acide e riverberate che suonano sincopate riff a piene corde. Quando, verso la fine del disco, crediamo di aver ascoltato tutto ciò che un gruppo del genere potesse offrire, ci troviamo di fronte ad un pezzo come “Somethimes Around Midnight”, dove le atmosfere sono decisamente diverse. Archi orchestrali introducono una melodia vocale che, come il girare delle lancette d’un orologio, è destinata a tornare sempre su sé stessa, a segnare i momenti e le battute del suonato che, intanto, non può far altro che crescere d’intensità. Il risultato è un sorprendente esercizio di stile. Stessa cosa vada dicendosi per un pezzo come “Innocence”, che chiude l’album: sembra frutto di tutt’altra maturità artistica, rispetto alle prime tracce del disco. In definitiva, un gruppo che in 35 minuti – e forse è proprio questo della durata, il problema maggiore del disco – riesce ad innamorare ed ad affascinare.

RTF “LA COGNIZIONE DEL DOLORE” DIY Conspiracy Mi capita in mano quasi per caso questo digipack dei milanesi RFT. 10 sfuriate di hardcore urlato in italiano, con chitarroni pesantissimi e cori da cantare a squarciagola “Il peso delle parole assume nel tempo un nuovo senso, ed oggi, che il silenzio diventa più assordante come infrangersi di onde che spezzano, cancellano, erodono, col tempo, quel poco che è rimasto”. Attivi da 10 hanni, portano avanti un discorso che gruppi come Negazione, Indigesti e Kina hanno iniziato negli anni 80 in Italia attraverso l’autoproduzione e la nascita di amicizie basate sulla musica e sul rispetto; sull’organizzazione di eventi e il confrontarsi direttamente con la società attuale che ancora oggi continua a soffocare i nostri stili di vita per ‘abitudinarci a consumatori’; Una valanga di concerti e persone incontrate sulla strada hanno fatto si che questo cd si trovi distribuito in 24 posti d’Italia, con il minimo sforzo richiesto: l’amicizia! Consigliato se ultimamente il vostro Stato (d’animo) è in crisi e in televisione trasmettono solo ‘falsality’. Antonio De Vito


massimo volume “E’ il tempo che scorre lungo i bordi. Ascolta, ogni cosa qui dentro aspetta un segnale. Puoi leggerlo nelle linee della mano o nei tuoi volti passati appesi intorno. Sono gli adesivi sulle pareti. E’ il tempo che scorre lungo i bordi. Siamo io e te appoggiati su queste sedie, io e te su queste sedie, ad aspettare. Poi comincia la polvere”.

Bologna,

inizio anni ‘90. Città in fermento, gioventù in rivolta come non si vedeva dagli anni di Piombo. SUBBART#8 FAMILY ISSUE

A Via del Pratello accade qualcosa. Nel 1991 i palazzi al numero 76 e 78 sono dichiarati inagibili dalla giunta del sindaco Imbeni, comunista della


prima ora, alle prese con la svolta della Bolognina e il crollo del Muro. Quei due stabili diventano, in poco tempo, il centro culturale, artistico e politico della Bologna dei movimenti sociali. Punkettoni, militanti comunisti, artisti di strada, musicisti, tutti riuniti lì, in quegli edifici abbandonati e presto tornati alla vita. Un fermento incredibile, che non poteva non interessare ad una personalità come quella di Emidio Clementi, Mimì per gli amici, nato negli anni fricchettoni per eccellenza (è del 1967) in quel di San Benedetto del Tronto, e ritrovatosi in una Bologna in subbuglio per sua, e nostra, fortuna. Qui incontra la batterista Vittoria Burattini, il chitarrista Gabriele Ceci e il cantante Umberto Palazzo, e con loro fonda i Massimo Volume. Clementi, bassista e autore dei testi, decide di recitare i proprio lavori, creando un nuovo modo di sentire ed intendere la voce in un gruppo rock. Ben presto Palazzo abbandona, e i Massimo Volume decidono di continuare col solo Mimì alla voce, un cantare cupo, intenso, che vive appieno i propri testi e le proprie sensazioni. Scrittore più che bassista, Emidio Clementi riesce a ricreare sul palco quella tensione narrativa che si ritrova chiaramente nelle sue opere, testi che potrebbero tranquillamente essere raccolti in libri di pensieri, cosa che poi accadrà col passare del tempo. Per ora i Massimo Volume sono uno dei tanti gruppi alternativi, che si riuniscono nelle cantine per suonare e sognare. Nel 1992 esce il primo demotape, Demo Nero, oramai introvabile, ed arriva alla chitarra Egle Sommacal, figura fondamentale per il sound dei Massimo Volume. Nel 1993 firmano per la Underground Records, ed esce il loro primo, grande, lavoro: Stanze. Una totale novità per il mondo musicale

italiano, un colpo per la tradizione del “belcanto”peninsulare. Nel ’95 esce, su etichetta Mescal, “Lungo i bordi”, l’album della consacrazione, con “Il primo Dio”, “Il tempo scorre lungo i bordi”, “Fuoco Fatuo”, “Inverno ‘85”. Nel 1997 avremo “Da Qui”, e nel ‘99 “Club Privè”. Dopo aver musicato “Almost Blue”, il film di Alex Infascelli, il gruppo si scioglie nel gennaio del 2002. Ci vorrà il Traffic Free Festival di Torino del 2008 per convincere Emidio, Vittoria ed Egle a tornare a calcare i palchi italiani. Il grande successo di pubblico, che altro non aspettava che rivedere un gruppo storico live, li ha convinti a riprendere la vita on the road. E li ha portati al FarciSentire di Scisciano la notte del 18 luglio. Ed è qui che incontriamo Emidio Clementi, disponibilissimo a passare un pò di tempo con noi nel post-concerto. I Massimo Volume tornano sulle scene, un evento atteso da tempo e da tanti. Quando ti è giunta la proposta di riunirvi in occasione del Traffic, come hai reagito? Eri pronto a riprendere la vita del gruppo, o pensavi ad un evento estemporaneo, un’occasione per suonare di nuovo insieme, ma senza alcun impegno per il futuro? E’ stato tutto un susseguirsi di coincidenze, un caso. Nessuno di noi ci pensava, avevamo anche avuto in precedenza una proposta dal Torino Film Festival, ma non eravamo convinti e pronti. Quando ci ha contattato il Traffic invece, non potevamo dire di no. Era la grande occasione, era giunto il momento per tornare. Ma non pensavamo ad un seguito, a noi bastava l’emozione di quella sera, poteva restare un evento unico. Invece abbiamo deciso di andare avanti, di proseguire. Anche perché avevamo ritrovato il nostro sound.


Il sound dei Massimo Volume, un’eccezione nel panorama italiano, ha creato proseliti come gli Offlaga Disco Pax. Da gruppo storicamente al di fuori del mainstream, come giudichi lo stato della musica indipendente in Italia? Il circuito indipendente è morto. Resistono alcune etichette che lavorano bene, come La Tempesta, ma è la concezione che è diversa, non è la stessa di quando nacquero i Massimo Volume. Oramai che anche le major sono in crisi, non si vendono più dischi, si scarica senza freno su internet, solo la dimensione live è rimasta. I live servono molto di più, vi è un bel movimento di locali indipendenti, centri sociali, che però non sono quelli di una volta, del resto le ideologie sono sparite, probabilmente è giusto cosi. I Massimo Volume nacquero anche grazie ai movimenti che sconvolsero la Bologna dei primi anni ‘90. Quello passato è stato un autunno caldo, con il movimento dell’Onda che ha rinfocolato i sentimenti oramai sopiti dei giovani italiani. Tu hai partecipato alle occupazioni del Pratello: hai visto somiglianze con le proteste attuali? Ti è sembrata una cosa utile? Qui a Napoli indubbiamente l’Onda ha avuto una calda accoglienza A Bologna i movimenti sono sempre molto attivi, è una città che ha sempre avuto un grande fermento. Ho seguito gli eventi dell’Onda, e posso dire che sicuramente ha un atteggiamento più smaliziato, nuovo, che cerca un dialogo con le istituzioni. Noi eravamo molto più ortodossi, si cercava lo scontro sempre e comunque. E questo non sempre era un bene. Mi SUBBART#8 FAMILY ISSUE

fa piacere questa rinnovata voglia di protesta, specie qui al sud. Napoli è sempre stata centro dei movimenti,con le occupazioni degli anni passati, gruppi con interessi politici come i 99 Posse, e la volontà per i centri sociali di avere una voce importante nell’attivismo di questa città a volte troppo addormentata su se stessa e sulla sua storia. E’ stato difficile riadattarsi alla vita da tour? La vita da tour è sempre coinvolgente, c’era voglia di ritornare ad avere le belle soddisfazioni che ti dona il suonare in pubblico. Ci stiamo godendo tutto, in maniera anche più forte rispetto al passato. Siamo tornati per il pubblico giovane, per la nuova leva, che conosceva i Massimo Volume e aveva desiderio di vederci su un palco. Sei uno scrittore prima che un musicista, nelle tue liriche troviamo spesso riferimenti allo scorrere del tempo, alla sua pesantezza, ed una particolare attenzione verso gli eventi accaduti nel passato. Giunto ai 40 anni, come è il tuo rapporto con il tempo? Il tempo mi terrorizza, anche più di prima. E ciò perché ne manca di meno, le prospettive ora sono diverse. In gioventù avevo molte più incertezze, ora invece le cose che sai fare son quelle, ne prendi coscienza e le porti avanti. Sono sicuramente più rilassato verso la vita rispetto a prima, più maturo. Ma il tempo resta sempre affascinante e terrorizzante. Come è nato lo stile dei Massimo Volume? E il tuo particolare modo di cantare, anzi vivere, i tuoi testi.


Dalle nostre debolezze abbiamo creato uno stile riconoscibile. Per quel che riguarda la scrittura, io ho sempre avuto la passione per la raccolta dei pensieri. Avevo la casa ricoperta da fogliettini, post-it, sul quale segnavo frammenti di parole e frasi che mi venivano in mente, considerazioni verso eventi che mi accadevano. In principio scrivevo cose brevi, poi mi sono adattato alla forma- testo per canzoni. E per quel che riguarda il mestiere del cantante, io all’inizio non volevo saperne. Poi mi sono convinto che fosse più giusto cantare le cose che sentivo mie, con quello stile reso necessario dal fatto che, in fondo, non mi sento un cantante, e probabilmente non ne sarei nemmeno capace . Recitandole mi sentivo molto più a mio agio. Nel sound dei Massimo Volume la musica è al servizio, e si adatta, al testo e ai suoi significati. Come giudichi la tendenza al cantato in inglese? Tendenza che oramai molti gruppi attuali hanno fatto propria. L’inglese è utile, ma in Italia il pubblico non è pronto. Capisco la volontà di internazionalizzarsi, ma in Italia serve il testo più della musica stessa. Abbiamo una immensa scuola, e storia, di cantautorato, e non sto qui ad elencare i De Andrè, i Battisti, i Battiato. Indubbiamente il cantato in inglese è maggiormente musicale, ha parole che si adattano meglio ad essere troncate, ma si perde ancora troppo dal punto di vista della comprensione. Quali progetti futuri per i Massimo Volume? Si continua col tour, avremo date in tutta Italia. E poi un disco, in primavera.

Stiamo lavorando per quello, per dare un nuovo seguito alla storia dei Massimo Volume. Andrea Saladino


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fabrizio marreno

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