Magazine per il Destination Marketing in Alto Adige
In caso di mancato recapito restituire al CPO di Bolzano - Spedizione in A.B. – 70% NE/BZ, Tassa Pagata/Taxe Perçue
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TUTTI IN RETE APPASSIONATAMENTE L’economia punta sempre più su scambio e collaborazione
42.095 volontari facenti capo a 1.954 organizzazioni altoatesine
 Le top 3: 12.900 pompieri in 306 corpi di vigili del fuoco volontari 10.700 coristi in 423 cori 9.500 musicisti in 211 bande musicali Le attività a titolo onorifico sono tuttavia in calo costante: dal 1999 a oggi il numero delle organizzazioni e dei volontari si è praticamente dimezzato. (Fonte: Numero di volontari calcolato in base ai dati riportati dalla pubblicazione "Rapporto sul volontariato in Alto Adige", Provincia autonoma di Bolzano 2011)
Network: Comunicazione 2012 La dichiarazione fatta tempo fa da Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, potrebbe essere letta come un fosco presagio: “Una volta si viveva in campagna, poi nelle città e da oggi in rete!” Ciò non toglie che questa frase illustri alla perfezione l’epocale mutamento in atto nelle nostre abitudini di vita e di comunicazione. Possiamo prendercela con l’appiattimento, la diminuzione e l’abbrutimento della comunicazione. Ma osservando con attenzione, in tutto questo possiamo notare un denominatore comune: la voglia di interazione. Il web ha regalato al soggetto sociale “uomo” solo un nuovo strumento, ancorché rivoluzionario. L’uomo sta imparando a usarlo, barcamenandosi tra progresso forzato, mancanza di tempo e difesa della libertà personale. Alla fine imparerà a usarlo in maniera proficua, con o senza Facebook. La “Rete”, sia che nasca nelle piazze di paese o sui social network, procura la struttura necessaria a soddisfare la voglia di interazione. Nella sfera privata questo hardware è impreziosito da valori certificati come l’amore o l’amicizia; nella vita lavorativa invece è talvolta sospettato dell’intento recondito di trarre profitto grazie a conoscenze e combriccole. Ma non è di questo sistema che vogliamo parlare, bensì di quell’irrinunciabile meccanismo che è insito nel positivo sviluppo della società: l’interazione tra le parti in causa, che si basa su comunicazione, scambio e consenso passando sopra le nostre differenze. I network sono solo una piattaforma: alla comunicazione dobbiamo pensarci noi. Ulrich Stofner, direttore BLS
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20twenty | Via G.-Galilei 20, 39100 Bolzano | info@twenty-bz.it | www.twenty-bz.it GRATIS | LUN - GIO 08.00 - 22.00 | VEN - SAB 08.00 - 23.00 | Seguici su Facebook
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Sommario COPERTINA: Network 8 Tutti in rete appassionatamente L'Alto Adige non ha mai avuto così tante reti "trasversali" come oggi. Facciamo il punto della situazione. 15
Cooperativa è bello Mentre la crisi finanziaria attanaglia aziende grandi e piccole, questa forma societaria gode di ottima salute.
16 Il potere del passaparola L'esperto di e-commerce Björn Schäfers spiega perché chi vuole vendere deve cercare di fare rete con i clienti.
MARKETING 26 Pronti per un mondo digitale La strategia sul web di SMG e la necessità di mettere a disposizione dei turisti connessioni veloci e gratuite. 29 Avanti STEP by STEP Il management condiviso del territorio da parte dei comuni altoatesini diventerà presto realtà. 34 Clima speciale, qualità speciale In Val Martello ben quattro tipi di confetture si possono fregiare del marchio di qualità Alto Adige.
18 La forza della rete Panoramica sui network e sulle cooperazioni economiche che hanno avuto successo in Alto Adige. 20 Quattro aziende, una soluzione Ecco come 4 ditte concorrenti sono riuscite a creare uno standard che semplifica la vita agli albergatori. 24 Nel 2013 fibra ottica in 116 comuni A breve tutto il territorio altoatesino potrà disporre di una connessione veloce. Ecco progetto e costi.
Rubriche 6 7 22 25 32 36 38
mailbox made in alto adige uno sguardo oltre i confini l'opinione menti nell'occhio dei media mercato
BLS – Business Location Alto Adige Spa, Passaggio Duomo 15, 39100 Bolzano EOS – Organizzazione Export Alto Adige, via Alto Adige 60, 39100 Bolzano SMG – Alto Adige Marketing Scpa, piazza della Parrocchia 11, 39100 Bolzano TIS – innovation park, via Siemens 19, 39100 Bolzano Direttore responsabile: Reinhold Marsoner | Caporedattrice: Barbara Prugger | Redazione: Antonia Contato, Maria C. De Paoli, Bettina König, Hartwig Mumelter, Eva Pichler, Gabriela Zeitler Plattner | Coordinamento: Ruth Torggler | Traduzioni: Paolo Florio | Layout: succus. Comunicazione Srl | Design Consult: Arne Kluge | Fotografie: Frieder Blickle, Alex Filz, Andreas Grieger, Lukas Nagler, Othmar Seehauser/Ca'de Bezzi, Shutterstock | Illustrazioni: Anna Godeassi | Infografiche: Philipp Aukenthaler | Prestampa: typoplus Srl, via Bolzano 57, 39057 Frangarto | Stampa: Karo Druck, Pillhof 25, 39057 Frangarto | Per non ricevere più questa rivista è sufficiente inviare una mail specificando il proprio indirizzo a m@suedtirol.info | Registrazione presso il Tribunale di Bolzano n. 7/2005 del 9 maggio 2005
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MA ILBOX
sulenti del lavoro e società di selezione del personale. Sono altresì benvenute tutte quelle figure in grado di fornire assistenza alle imprese. Questa rete è uno strumento prezioso per le aziende ma anche per gli stessi specialisti, che hanno l’opportunità di acquisire nuovi clienti. I fornitori di servizi possono iscriversi on line nel database della BLS senza alcun costo. www.bls.info/rete-specialisti
EXPORT A PORTATA DI MOUSE
Un clic, un contatto Dal 2016 tutti i prodotti alimentari dovranno avere l'etichetta con i valori nutrizionali
ETICHETTE SINCERE
Un’applicazione calcola le calorie INNOVAZIONE. Quanti grassi, proteine e carboidrati sono contenuti in un alimento? E qual è la tolleranza dei suoi ingredienti? Tutte queste informazioni sono contenute nelle tabelle dei valori nutrizionali che andranno applicate sulle nuove etichette dei prodotti alimentari. Se oggi sono le aziende produttrici a decidere se mettere le tabelle o meno, dal 2016 questo sarà obbligatorio. Nell’intento di evitare, soprattutto alle piccole aziende, costose analisi di laboratorio o complicati calcoli dei valori nutrizionali, l’Unione commercio e servizi (hds), il TIS e la Camera di Commercio di Bolzano hanno sviluppato un’apposita applicazione web che funziona così: panifici, macellerie & co. inseriscono i dati relativi agli ingredienti ed al processo di produzione dei loro alimenti, dopodiché il programma calcola i valori nutrizionali e fornisce tutte le informazioni necessarie per un’etichettatura a norma di legge e soprattutto veritiera. www.tis.bz.it/alimentari/projekte
WORKSHOP ALTO ADIGE 2012 La cornice ideale per fare rete
MARKETING. Per la prima volta nella sua storia il Workshop Alto Adige, la borsa per operatori turistici e strutture 6
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alberghiere, si svolgerà – il 23 ottobre – nell’ambito di Fiera Hotel 2012. Il workshop è un’occasione di contatto con i tour operator ai fini di una possibile collaborazione, ed ecco che Fiera Hotel si propone come cornice ideale, in quanto parallelamente al work-shop gli albergatori potranno informarsi sulle ultime novità nel settore alberghiero. Novità di quest’anno: oltre a 30 tour operator provenienti dai mercati di riferimento di Alto Adige Marketing, per la prima volta saranno presenti alcuni player turistici russi. Quest’anno le iscrizioni al workshop si accettano solo on line, tramite il link sottostante e fino al 5 ottobre. www.smg.bz.it/it/workshop2012
EXPORT. È stato da poco messo on line, a disposizione di tutti gli interessati, il portale degli esportatori altoatesini, una banca dati che permette di cercare aziende e persone specifiche ma anche categorie di prodotti e mercati in cui si intende esportare. Il portale consente alle aziende registrate di ottenere visibilità presso potenziali clienti di tutto il mondo, allacciare contatti e creare sinergie. La banca dati è una piattaforma per l’esterno, ma funge anche da importante canale di comunicazione per le aziende registrate. Ad oggi risultano iscritte al portale 120 ditte altoatesine; la registrazione è gratuita e richiede appena qualche minuto. (gzp) www.export.bz.it
LA RETE DEGLI SPECIALISTI Esperti a portata di clic
LOCATION. Consulenti aziendali, società di selezione del personale, notai e quant’altro: un’azienda che sia attiva in Alto Adige, o lo voglia essere, ha bisogno di partner competenti e affidabili nei settori più svariati. Per rispondere a questa esigenza BLS sta allestendo una banca dati dei fornitori di servizi altoatesini, una rete di specialisti in quegli ambiti professionali che vengono consultati più spesso: notai, avvocati, architetti, ingegneri, agenti immobiliari, commercialisti e revisori contabili, con-
Una banca dati per chi è già esportatore e per chi vuole diventarlo
MADE IN ALTO AD IGE
L A S C H E DA
Progetto: Regiograno
Partner ............................................................. agricoltori, mugnai e panificatori con TIS, EOS, SBB e Laimburg Particolarità ........................................... innovazione & tradizione Mission ............rilanciare la coltivazione di cereali in Alto Adige
“Grano locale per un pane locale”: ecco il motto del progetto pilota varato da TIS, Bauernbund (Unione Agricoltori) e Centro di sperimentazione Laimburg. Il progetto Regiograno vuole ridare nuovo slancio alla coltivazione cerealicola in Alto Adige, mettendo in rete agricoltori, mugnai e panettieri. La segale ed il farro coltivati diventano pane, che viene poi immesso sul mercato. La catena del valore aggiunto prevede che ognuno abbia il suo tornaconto: i contadini inviano il raccolto in un mulino altoatesino, che esamina la qualità dei cereali, li pulisce, li macina e infine li smista a 34 panificatori. Questi garantiscono che applicheranno da subito dei prezzi equi, cosicché già da questo autunno la segale ed il farro nostrani diventeranno autentico pane locale. www.tis.bz.it/regiograno
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TUTTI IN RETE Il mondo non è mai stato così connesso come oggi. Tra San Francisco e Vladivostok, tra Capo Nord e Città del Capo ci sono più di 2 miliardi di persone on line, e una su tre ha un account su Facebook. Il networking però non è un’esclusiva della Rete delle reti, ma è un fenomeno che si sta sempre più diffondendo tra le aziende. Testo: Maria Cristina DePaoli Illustrazioni: Anna Godeassi
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ella primavera del 2011, quando centinaia di migliaia di arabi scesero in strada per dimostrare, già allora si parlò della “rivoluzione di Facebook”. Malgrado la censura e la repressione le masse riuscirono infatti a tenersi in contatto tramite i social media, tanto che il ruolo determinante giocato dal web nella “primavera araba” è stato persino oggetto di studi. Ma grazie a Facebook, Youtube e Twitter non solo è possibile far cadere le dittature, ma si possono anche vincere elezioni democratiche. Basti pensare al 2008, quando Barack Obama utilizzò in maniera vincente i nuovi mezzi di comunicazione inaugurando di fatto la “politica 2.0”. In quell’occasione Facebook & Co. non servirono solo a reclutare fans e volontari, ma permisero a Obama di raccogliere la maggior parte delle offerte. Quattro anni dopo il presidente americano ha puntato nuovamente su una campagna web in maniera ancora più
massiccia e convinta, tanto che la notizia della sua ricandidatura alla Casa Bianca è stata data un anno e mezzo fa con un video diffuso in rete: un tributo al popolo di Internet molto apprezzato dai suoi “amici” del web. Che non sono pochi: in un periodo relativamente breve Obama ha infatti collezionato la bellezza di 28 milioni di “mi piace” sulla sua pagina Facebook.
Uno sviluppo fulmineo Dal Cairo a Washington, da Pechino – dove nella primavera scorsa sono stati arrestati 1.065 dissidenti del web – a Parigi, dove la Prèmiere Dame Valérie Trierweiler si è affidata a Twitter per umiliare pubblicamente Ségolène Royal, l’ex compagna del primo ministro francese François Hollande: oggi la Rete delle reti è molto di più che un semplice salotto dove si scambiano quattro chiacchiere tra amici. Il rapporto degli utenti con il web è cambiato radicalmente. An-
cora 10 anni fa navigare in Internet significava soprattutto accedere ad una massa illimitata di informazioni, “poi la gente ha capito che poteva dare sfogo alla propria creatività e lasciare tracce sul web”, afferma lo psicologo e consulente aziendale tedesco Peter Kruse. E adesso la Rete offre loro l’opportunità di unirsi dando vita a grandi movimenti, come insegna la “primavera araba”. Ma il trend attuale non si limita certo alla politica, bensì abbraccia tutti i settori della vita sociale, dai consumi quotidiani alla salute, dal tempo libero all’istruzione personale. E se gli analisti già parlano di una fase di “Sturm und Drang” degli utenti del web, Peter Kruse si spinge oltre: a suo parere i social network sono un attacco alle regole stabilite del potere, in grado di provocare un radicale mutamento della società. E sembra proprio che Peter Kruse abbia ragione. Mai come oggi in effetti lo scambio di prodotti e servizi ed il movimento di idee e informazioni sono stati così grandi. Mai come oggi sul web si cerca, si consiglia, si testa, si valuta, si critica e si dibatte. Tenendo anche presente che i player tradizionali sono sempre più messi da parte, giacché una parte delle transazioni e delle comunicazioni avviene in modalità “Peer-to-Peer”, ovvero senza intermediari. Persino gli avvocati devono confrontarsi con la concorrenza on line di “Check my case”, una piattaforma di consulenza legale in lingua tedesca che si basa sulle conoscenze della » OTTOBRE, NOVEMBRE, DICEMBRE 2012 | M
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I TAV O L I C H E FUNZIONANO La museumobil Card, che permette l’ingresso in 80 strutture museali altoatesine e l’utilizzo dei mezzi di trasporto pubblico, è il più significativo risultato di un’iniziativa tramite la quale Alto Adige Marketing intende mettere in rete i player più importanti della provincia e fare un salto di qualità nello sviluppo di prodotto.. L’idea di partenza è quella dei tavoli strategici, ai quali siedono regolarmente soggetti affini. Ai tavoli tematici organizzati da Alto Adige Marketing (SMG), al momento dedicati a cultura, architettura e sostenibilità, siedono operatori del turismo ed esponenti dei rispettivi settori. Giusto per citare alcuni dei 28 esperti: ai tavoli di cultura e architettura siede il direttore della Ripartizione provinciale Beni culturali Leo Andergassen, al tavolo della cultura partecipa Carlo Azzolini, presidente della Fondazione degli architetti dell’Alto Adige, ed al tavolo della sostenibilità siede Harald Reiterer, direttore dell’Ökoinstitut.
Community. E alla fine sono proprio gli utenti a decidere se un determinato caso ha delle chances di successo davanti al giudice. I giuristi germanici non sono stati a guardare e, tramite portali come www.frag-einen-anwalt.de, cercano di reperire clienti utilizzando lo stesso mezzo che gliene sta portando via parecchi.
Nuove situazioni I gruppi peraltro sono sempre esistiti. Basti pensare a corporazioni e leghe, confraternite e club, associazioni e confederazioni ma anche logge massoniche e semplici gruppi di amici al bar, che di
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Gli incontri si tengono con cadenza regolare e fungono da piattaforma per scambiare idee e informazioni, creare sinergie e – nel migliore dei casi – sviluppare progetti concreti. “Per la museumobil Card è andata proprio così”, informa Gabriele Crepaz (sviluppo di prodotto SMG), curatrice del tavolo culturale. “Tanti musei si sono rivolti a noi pregandoci di elaborare nuove strategie di marketing per l’offerta museale. Noi abbiamo girato la richiesta agli esperti del tavolo culturale e assieme a loro abbiamo sviluppato l’idea di una card unica per musei e trasporti pubblici”. Nel progetto è stata infine coinvolta la ripartizione Mobilità della Provincia. “La Card esiste da 3 anni; dal 2010 è stata integrata alle carte per ospiti già esistenti e i risultati sono decisamente buoni: nel 2011 sono state vendute quasi 12.000 Card e sono state attivate 150.000 carte integrate per ospiti”, informa Crepaz, che conclude riportando i risultati emersi da un workshop concepito durante un tavolo culturale e dedicato al rapporto tra cultura e turismo: “È apparso chiaro a tutti che in Alto Adige turismo e cultura vogliono collaborare in maniera ancora più intensa”.
fatto erano – e lo sono ancora – delle comunità i cui membri sono legati uno all’altro. È altresì innegabile che non c’è mai stata una rete così vasta come oggi, anche perché Internet ha reso tutto più semplice e più veloce permettendo ai diversi livelli di entrare in contatto. “In passato ci si limitava a cooperare all’interno di un unico livello o settore, che era sempre lo stesso”, afferma Hannes Pardeller dell’azienda bolzanina Frinzer (vedere articolo a pagina 19). Gli artigiani comunicavano con gli artigiani, gli studenti con altri studenti, i notabili del posto con i loro pari e così via. Certo questo capita ancora oggi, però con l’ag-
giunta che i consumatori comunicano tra di loro e le aziende parlano con i loro clienti. Con il risultato, secondo Pardeller, che si sono create situazioni assolutamente nuove e interessanti. “L’azienda ormai non si chiede più se usare i social media, ma come usarli”, spiega il consulente aziendale tedesco Raimund Mollenhauer. Ogni settore e ogni azienda hanno un proprio target, e non è semplice individuare il canale di comunicazione più giusto. Tant’è che in alcuni casi il consulente consiglia persino di rinunciare a Facebook e di collegarsi alla Community creando un blog o un forum. Mollenhauer paragona il proces-
so di comunicazione ad una ricetta culinaria: per prima cosa bisogna trovare gli ingredienti giusti, e solo dopo si può passare alla preparazione vera e propria della pietanza. Il processo di apprendimento è lungo: ci sono tante grandi aziende che lavorano da oltre 10 anni con i social media ma solo ora stanno raccogliendo i frutti. Attualmente Raimund Mollenhauer fornisce consulenza a 16 imprese del Tirolo e dell’Alto Adige che hanno partecipato ad un concorso di idee sull’impiego dei social media. “In questa occasione abbiamo potuto constatare che molte aziende hanno paura di sbagliare”, afferma Michaela Kozanovic, responsabile di progetto presso il TIS innovation park. Molte imprese peraltro non hanno ancora capito quanto tempo debbano investire nella comunicazione con i propri amici e clienti. “In passato si metteva un articolo o un annuncio sul giornale, ma non rispondeva quasi nessuno. Oggi, appena si posta
qualcosa su Internet arrivano subito reazioni a raffica. E tutti si aspettano una risposta altrettanto immediata”.
Aziende in rete Per un’azienda oggi è praticamente impossibile fare a meno del bottone “mi piace” sul proprio sito (vedere al proposito l’intervista a Björn Schäfers a pagina 17). Il contatto continuo con i clienti è diventato un obbligo, al pari dei business network che vengono ritenuti elementi fondamentali per il successo. “Un buon lavoro di rete permette di aumentare il fatturato, generare utili e migliorare l’immagine”, sostiene il consulente d’impresa germanico Hermann Scherer. E Theresia Theurl, docente di Economia all’Università Guglielmina di Münster dove è anche direttrice dell’Istituto per la cooperazione, conferma: “Il contesto sta cambiando, e le imprese collaborano sempre più tra di loro per ovviare ai loro limiti aziendali”.
C’è comunque da dire che molte collaborazioni si esauriscono o non producono gli effetti sperati. I motivi principali dei fallimenti sono da ricercare, secondo Theurl, in un management non all’altezza e nelle eccessive aspettative di successo. “Molte aziende vanno in cerca di cooperazioni solo quando le cose vanno male. Ma le collaborazioni non possono fare miracoli, e inoltre devono essere preparate con estrema cura”. Secondo Theurl ogni azienda dovrebbe innanzitutto chiedersi se vuole veramente collaborare, e poi conoscere alla perfezione i propri punti di forza e di debolezza. Ma non basta, deve esserci il giusto feeling: “Per un’impresa trovare il partner ideale è difficile quasi come trovare la persona giusta da sposare”.
Il buon management Il concetto è condiviso dal docente universitario bolzanino Dominik Matt, direttore del Fraunhofer Innovation Engi-
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neering Center (IEC): “Oggigiorno pro- dell’Alto Adige. La cooperazione, nata sono in diretta concorrenza. Spesso per prio le piccole-medie imprese non loro è difficile persino parlare a terzi delnel 2010 grazie al supporto del cluster possono fare a meno delle cooperazioni, Alpine Wellbeing del TIS innovation le loro idee, figuriamoci tentare di coine di fatto questo avviene spesso nella ge- park, ha consentito finora di creare un volgere qualcuno in un progetto”. Il timore più diffuso è quello di perdestione operativa corrente”. sito comune, discutere degli standard di re know how e ci si preoccupa per la poNessun’azienda insomma nasce sola: qualità, progettare un logo e realizzare “Basti pensare alla produzione, dove si è tabelle esplicative, scambiarsi esperien- tenziale conflittualità che sta dietro ad sempre legati a determinate partner- ze e fare comunicazione congiunta. “An- ogni cooperazione. “Per di più gli altoatesini fanno molta fatica a dare fiducia a ship”. Ma i contatti sono importanti so- che se – commenta la responsabile del qualcuno”, sostiene Irmgard Lantschner, prattutto quando un’azienda si espone a TIS, Bettina Schmid – non è sempre stato grandi rischi, “come nei settori ricerca e facile, proprio a causa delle forti diffe- direttrice dell’Ufficio innovazione, tutela della proprietà industriale e sviluppo sviluppo. Anche se proprio qui sono in renze tra le strutture aderenti”. d’impresa della Camera di Commercio di tanti ad andare per la propria strada”. Bolzano. E questo rappresenta un probleMatt però sa anche che le reti funzio- La paura della concorrenza ma, in quanto alla base di ogni collaboranano bene solo quando sono state fissazione ci deve essere la fiducia reciproca. Theresia Theurl opera una distinzione te delle regole chiare ed è stato stabilito tra cooperazioni all’interno dello stesso un obiettivo comune, “fermo restando ambito e tra aziende di settori diversi. Le reti trasversali che all’interno di una collaborazione ogni partner dovrebbe individuare un “Quando la collaborazione avviene tra vantaggio personale, che non deve ne- aziende concorrenti, i timori sono molto “In Alto Adige nell'ambito privato le reti cessariamente coincidere esclusiva- più elevati e i soggetti sono più diffidenti. funzionano alla grande, in questo siamente con un immediato utile azienda- Per far sì che la cosa funzioni è allora in- mo campioni del mondo”, dice Chridispensabile un management eccellen- stian Höller del TIS innovation park. le”. E proprio nell’ottica di una visione “Basti solo pensare alle tante società e te e delle regole ancora più severe”. nel lungo periodo, le reti hanno bisogno associazioni diffuse in maniera capillaL'affermazione di Theresia Theurl di una guida forte, affidata se possibile re sul territorio”. ad un’autorità neutrale. Qualcuno do- porta ad affrontare uno degli aspetti In campo economico invece questa vrebbe fungere da moderatore e richie- cruciali della discussione. Questo perdere le prestazioni pattuite nel momen- ché, quando si parla dell’economia alto- mentalità non è ancora riuscita a farsi to in cui le imprese operano a pieno regi- atesina e della sua capacità di fare net- strada. Anche per questo motivo Höller spezza una lancia per le cosiddette reti work, inevitabilmente entra in gioco me. “Attualmente il Fraunhofer Institut trasversali, che mettono assieme aziensta curando con successo una coopera- una certa paura del nuovo. Le aziende de provenienti da settori diversi: “Si fornostrane, soprattutto quelle meno zione tra 12 imprese locali, di differenti strutturate, continuano ad essere al- ma un gruppo di lavoro che provvede ad settori e dimensioni”. elaborare un tema, definire una catena quanto refrattarie alla cooperazione. “E E dimensioni diverse hanno anche le di valore aggiunto, assegnare i compiti e 12 strutture ricettive – la loro offerta spa- questo si può anche capire – afferma zia dall’hotel a 4 stelle all’agriturismo – Bettina Schmidt – poiché proprio le pic- stabilire le misure da prendere”. In Alto cole imprese operano quasi esclusiva- Adige ad esempio, presso il TIS innovache si sono consorziate per far rinascere tion park, è nato il “Gruppo di lavoro facmente sul mercato locale e pertanto la “Badlkultur” (cultura termo-balneare) 12
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C O N T R AT T I D I R E T E : L A C O O P E R A Z I O N E FA C I L I TATA La collaborazione aumenta la competitività e la capacità di innovazione di un’impresa. Ne è convinto anche il legislatore italiano che nel 2009 ha introdotto i cosiddetti contratti di rete, un nuovo strumento che si differenzia alquanto dalle tradizionali forme di collaborazione. “Esistono varie possibilità di cooperazione tra imprese”, spiega Irmgard Lantschner, direttrice dell’Ufficio innovazione, tutela della proprietà industriale e sviluppo d’impresa della Camera di Commercio di Bolzano. “Spesso però le modalità di collaborazione sono troppo vaghe e pertanto poco efficaci. Oppure si sceglie di fondare subito una nuova azienda, cosa che però comporta nuove incombenze che scoraggiano gli imprenditori”. Lantschner si riferisce nello specifico al surplus di burocrazia ed ai relativi costi, ma anche al non facile approccio ai vari sistemi di finanziamento: “Questo avviene soprattutto quando la cooperazione riguarda aziende che operano in regioni diverse”. I contratti di rete rappresentano quindi una buona alternativa. “Si tratta di un consorzio regolato da contratto che prevede, tra le altre cose, la possibilità di accantonare gli utili portati a nuovo di tutti i partecipanti in un fondo destinato alla copertura delle spese comuni”, spiega Irmgard Lantschner.
I contratti di rete sono anche vantaggiosi dal punto di vista fiscale, e la normativa del 2009 lascia inoltre molta libertà nella scale stesura del contratto. Gli unici vincoli da rispettare sono la chiara definizione degli obiettivi che gli aderenti intendono perseguire e le modalità di valutazione dei risultati, nonché i programmi e gli obblighi concordati tra i membri. Il documento deve altresì indicare come si può essere ammessi alla rete e come vengono prese le decisioni all’interno della cooperazione. I contratti devono altresì essere pubblicati nel registro delle imprese della Camera di Commercio presso cui è iscritta ciascuna impresa partecipante. A tutt’oggi questo nuovo strumento è stato pressoché ignorato dalle imprese locali, “in quanto gli altoatesini fanno generalmente fatica a collaborare”, suppone Lantschner, che aggiunge: “Ma anche perché, come sempre, mancano le necessarie informazioni e conoscenze”. Ecco allora che si è dovuto attendere fino allo scorso giugno per vedere nascere, grazie al supporto di Assoimprenditori Alto Adige e del cluster “Legno & Tecnica” del Tis Innovation Park, il primo e finora unico contratto di rete. A siglarlo sono state dieci aziende del settore del legno con sede in Alto Adige e Trentino, alle quali si è aggiunta un’impresa di Piacenza. Tutte le ditte sono specializzate nella produzione di travi in massello, la cui qualità tecnica può essere migliorata solo attraverso una comune attività di ricerca.
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ciate di edifici”, che vede operare sinergicamente costruttori, installatori, progettisti, committenti e centri di ricerca. Sempre nella nostra provincia nel 2008 è stato fondato il network “Leaders”, con 22 imprese locali attive in vari settori. In totale hanno 4.500 collaboratori ed un giro d’affari annuo che si aggira sul miliardo e mezzo di euro. Per essere ammessi in questa rete d’impresa bisogna sottostare a criteri molto severi e versare una quota annuale. La particolarità di “Leaders” è che sono gli imprenditori stessi a mettersi in rete, mentre il TIS innovation park ha il compito di organizzare e moderare. “Una volta all’anno è prevista una riunione plenaria a porte chiuse, mentre tutti gli altri contatti vengono effettuati a quattr’occhi, ovvero tra i vari imprenditori”. Tutto questo ha prodotto fino ad oggi 26 cooperazioni estremamente interessanti, “e anche la politica sta seguendo con attenzione questo network”, informa Christian Höller: nello scorso luglio infatti c’è stato un primo incontro con il presidente della Giunta provinciale Luis Durnwalder.
Fare rete con convinzione Enrico Steger, imprenditore di Gais, è uno dei leader di “Leaders”. E il patron della Zirkonzahn è anche un convinto sostenitore delle rete, “in quanto – sostiene – se io non conosco nessuno, e nessuno mi conosce, non si va da nessuna parte”. Una filosofia che viene applicata alla lettera in azienda. “Noi esportiamo molto negli States, anche perché laggiù sono riuscito a creare un solido network che raggruppa le università più importanti del paese”, racconta Steger, che comunque anche in patria ha una rete di ottimi rapporti, in particolare con i fornitori. “Proprio grazie alla cooperazione siamo riusciti a risolvere alcune situazioni 14
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che prima ci sembravano senza uscita”. Per Steger è di vitale importanza che nelle collaborazioni ci sia un continuo trasferimento di conoscenze e di informazioni “di ogni genere. Questo perché anche un semplice scambio di vedute o l'ascolto di altri imprenditori per me può essere un arricchimento”. Qualche difficoltà in più Steger la vede nella collaborazione con i diretti concorrenti: “Ci sono risultati solo quanto il partner scelto è di pari peso e i possibili vantaggi sono altrettanto consistenti. Perché la lealtà bisogna anche potersela permettere”.
Quelli che ce l'hanno fatta L’adesione a “Leaders” ha fatto fare conoscenza, tra gli altri, anche a Christine Müller, amministratore delegato della ditta bolzanina Glas Müller, e Winfried Felderer, ad dell’azienda Ecorecycling di Marlengo. Müller cercava un impianto di depurazione delle acque, Felderer aveva la giusta soluzione tecnologica. Ora, grazie al nuovo impianto, Müller non solo risparmia acqua in fase di produzione, ma può persino riutilizzare l’acqua reflua depurata. Una storia a lieto fine che anche Giuliano Poletti, presidente di Legacoop, ama raccontare. Là dove aziende e persone si incontrano, dove tutti lavorano ad un obiettivo comune, non possono che nascere cose buone. “Come dimostra quella cooperativa piemontese che con 20 collaboratori – per la maggior parte casi sociali – produce pannelli isolanti con sughero riciclato. O ancora come gli abitanti di quel paesino in provincia di Reggio Emilia che, dopo una frana disastrosa, non sono scappati ma hanno deciso di prendere il destino nelle proprie mani. E oggi là c’è una cooperativa con 5 dipendenti che gestisce un negozietto, un bar e un ristorante”. Anche questo è networking.
COPE RT IN A: NE T WO RK | Cooperazione
Cooperativa è bello. In presenza di grandi cambiamenti sociali, le cooperative
hanno storicamente sempre conosciuto un periodo di prosperità. E se oggi sono nuovamente in auge, lo devono ai valori che riescono a trasmettere alla gente.
NEL SOLO ALTO ADIGE si contano 900 cooperative con oltre centomila soci. In Europa le cifre parlano di 300.000 organismi con quasi 140 milioni di soci. E il trend è positivo, dice con convinzione Theresa Theurl, direttrice dell’ufficio per la cooperazione dell’Università di Münster. Questo perché, storicamente, la cooperazione è sempre stata particolarmente forte nei periodi di grandi cambiamenti economici e sociali. “Quando lo Stato non riesce più ad aiutare i suoi abitanti e questi non ce la fanno ad andare avanti da soli, allora nascono le alleanze”, spiega Theurl. E in tempi di crisi torna ad assumere grande importanza anche uno dei principi basilari del mondo cooperativo: “una testa, un voto”. “Chi si sente insicuro ed ha paura del futuro non è molto contento che qualcuno decida al posto suo, e preferisce prendere in mano il proprio futuro”. Anche per questo motivo negli ultimi due anni il numero delle cooperative è aumentato non solo in Germania, ma anche in altri Paesi. “Tra l’altro – informa Theurl – la crescita non ha riguardato i settori tradizionali come agricoltura, credito ed edilizia, bensì il comparto sanitario, quello energetico, l’assistenza e la cura nonché le infrastrutture, ovvero tutti settori attualmente in forte mutamento”.
le ritrovare la qualità di vita che era andata persa, creare nuovi posti di lavoro e soddisfare i reali bisogni della società. Per Giuliano Poletti i motivi del costante successo delle cooperative sono da ricercare in quei valori sempre più apprezzati dalla gente come la sostenibilità, la longevità e la regionalità. Aggiunge Theresa Theurl: “Le cooperative non possono accedere ai mercati della finanza e questo significa giocoforza che esse devono crescere con le proprie forze, ovvero operando bene sul territorio o apportando nuovo capitale societario. Ed è proprio questo che rende le cooperative forti e indipendenti”. La docente universitaria e ricercatrice di Münster definisce le cooperative “il capitalismo buono” o addirittura le “colonne dell’economia di mercato”. Nelle cooperative non comandano anonimi investitori ma soci con nome e cognome; esse devono operare per il bene degli aderenti e sono strutturate
in maniera tale che non devono immediatamente ricorrere ad un sostegno esterno. “Ci si aiuta da soli o si collabora con altri, prendendosi quindi delle responsabilità. E oggigiorno questo è molto importante”. Theresa Theurl è sicura che negli anni a venire le cooperative acquisiranno ulteriori quote di mercato. E Giuliano Poletti assicura: “Laddove hanno fallito Stato e mercato, ce la possono fare le cooperative”. Il presidente nazionale di Legacoop però lancia anche un appello al suo settore: “Potremmo tranquillamente continuare ad accontentarci di posizioni di nicchia. Invece, se lo vogliamo, possiamo anche affrontare le grandi tematiche e modificare radicalmente lo stato delle cose”. Insomma a 150 anni di distanza dalla sua nascita, attribuibile a Friedrich Wilhelm Raiffeisen ed Hermann SchulzeDelitzsch, il pensiero cooperativo appare (mdp) più attuale che mai.
Cooperazione a prova di crisi Non è quindi un caso che il 2012 sia stato dichiarato dall’Onu anno internazionale della cooperazione, “che proprio nei periodi di crisi rappresenta la forma societaria più sicura”, spiega Giuliano Poletti, presidente nazionale di Legacoop. “Mentre negli ultimi anni la crisi finanziaria ha messo in ginocchio imprese grandi e piccole, su tutto il territorio italiano non abbiamo registrato né chiusure di cooperative né tagli di personale”. Al contrario: in parecchi casi proprio grazie alla cooperazione è stato possibi-
Alto Adige: piccola provincia, tante cooperative OTTOBRE, NOVEMBRE, DICEMBRE 2012 | M
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COPERTI N A : NET WO R K | L'intervista
Il potere del passaparola. Con 5 milioni di prodotti e 10.000 marche,
smatch.com è la più grande piattaforma mondiale nel segmento moda, casa e lifestyle. L’ad Björn Schäfers spiega come le imprese possono guadagnarci mettendo in rete i clienti.
Chi è Björn Schäfers ha iniziato a mettere a frutto il suo talento per l’e-commerce presso ricardo.de, dove già nel 1998 si è confrontato con lo shopping on line. Dopo un periodo alla facoltà di scienze dell’Università di Kiel, nel 2004 è passato al gruppo tedesco Otto, dove ha fatto velocemente carriera fino a diventare amministratore del gruppo shopping24, al quale appartiene anche smatch.com. Schäfers è autore di libri sull’e-commerce ed ha ottenuto svariati riconoscimenti con i suoi progetti.
Stiamo vivendo in un periodo di connessione totale. Ma le reti ed il pensare in rete sono sempre esistiti: cos’è cambiato quindi rispetto al passato? Grazie a Internet il networking è molto più facile e veloce. E i nostri network personali sono di conseguenza diventati parecchio più grandi. Ciò ha comportato in concreto che gli strati sociali si mescolano sempre di più mentre i confini nazionali diventano ogni giorno più labili. E se osserviamo i siti aziendali, possiamo notare come le imprese siano da una parte in rete con altre imprese ma dall'altra lo siano soprattutto con i clienti, per avere il massimo feedback possibile e far sì che il loro processo di sviluppo sia da subito orientato alla soddisfazione della clientela. Il consulente d’impresa tedesco Peter Kruse parla di un inesorabile spostamento di forza dall’offerta alla domanda. Lei condivide questa analisi? Certamente. E i primi sintomi li stiamo già vedendo. Basti pensare ai tanti clienti che spesso ne sanno più dei negozianti, perché prima si sono informati per bene su Internet. Nel web tra l’altro le esperienze e le valutazioni degli altri consumatori vengono ritenute più attendibili di quelle dei produttori 16
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o dei venditori. Questo processo non si può fermare ed anzi per me rappresenta una chance per le aziende: se si dà ascolto ai clienti e li si coinvolge, si possono imparare tante cose da loro. Nel migliore dei casi sono gli stessi clienti a premiare l’azienda, nel momento in cui raccontano ad altri le proprie esperienze positive facendo così pubblicità gratuita. Con www.smatch.com state dimostrando che con una diversa mentalità imprenditoriale è possibile utilizzare al meglio la rete dei clienti e fare un bel po’ di quattrini. C’è però anche da dire che la sua azienda fa parte del gruppo Otto: ecco, che possibilità ha una PMI di reggere il mercato? Anche shopping24 internet group, al quale fa capo la piattaforma smatch. com, è di fatto una piccola-media impresa. Noi abbiamo solo 30 collaboratori e operiamo in maniera indipendente all’interno del gruppo Otto. Anche noi eravamo coscienti di essere di fronte ad un nuovo concetto imprenditoriale. Peraltro altri casi hanno dimostrato che per avere successo nel web non è necessario essere grandi aziende. L’elevata trasparenza di Internet, combinata alle potenzialità dei network, fa sì che alla fine siano i prodotti di qualità ad emergere, non foss’altro perché sono i clienti stessi a consigliarli tramite il passaparola. I prodotti ed i servizi scadenti invece sono destinati ad essere ben presto penalizzati, perché le notizie viaggiano in fretta e rimangono per sempre nel web. Internet premia insomma quelle realtà che possiedono la flessibilità sufficiente per reagire e adattarsi, in maniera rapida, ai continui cambiamenti che avvengono nei comportamenti di comunicazione e di acquisto. Diversa a mio avviso è la situazione del commercio fisso. La gente compra sempre più sui siti di shopping on line, ma c'è anche da dire che una forte presenza su Internet serve anche a portare nuova clientela in negozio.
Ormai Internet non è solo uno strumento di ricerca, ma sempre più una fonte di ispirazione. Come e in che misura i social media possono mutare le abitudini di acquisto? Oltre all’influenza dei social network sulle nostre decisioni d’acquisto, vedo ancora enormi potenzialità in fatto di ispirazione. Questo vale soprattutto per quei prodotti strettamente legati al gusto personale come la moda, la casa o il lifestyle. Negli ultimi 15 anni il commercio on line ha puntato più che altro a soddisfare i bisogni. Poco o nulla si è fatto invece per risvegliare i bisogni o generare acquisti d’impulso, e questo per vari motivi tra cui l’assenza fino a poco tempo fa dei social network. Oggi invece le cose stanno cambiando. Ma le aziende devono ancora imparare tanto in fatto di ispirazione sul web. Ma come può un’azienda orientarsi in questa giungla di continui cambiamenti?
Innanzitutto concentrandosi in misura maggiore sull’essenza del prodotto o del servizio. La qualità, quando è buona, parla da sola. Se poi diamo al consumatore la possibilità di condividere questa esperienza positiva con gli amici, ecco che abbiamo già gettato le basi. Capita spesso che Internet modifichi la tradizionale catena del valore aggiunto di un settore, per cui bisogna confrontarsi seriamente con questo fenomeno e adeguare le proprie strategie. È così peraltro che nascono in continuazione nuove possibilità di business che senza Internet non potrebbero mai esistere, in quanto ad esempio risulterebbero troppo dispendiose. Lei una volta ha detto: la qualità diventerà sempre più importante, il prezzo di meno. Questa teoria è ancora attuale in un periodo di crisi? In linea generale sì, perché ritengo che la qualità sia comunque vincente grazie alla sua trasparenza. Ciò non toglie che tutti noi, prima di acquistare
“Se è un amico a consigliarci, siamo disposti a spendere di più.” Björn Schäfers, esperto di e-commerce
qualcosa, mettiamo sulla bilancia il prodotto e il prezzo. Talvolta senza neanche accorgercene, e nei periodi di ristagno economico forse diamo un peso maggiore al prezzo. Ma cosa mi ha spinto a fare quella dichiarazione? Il fatto che quando ci fidiamo dei consigli di altri utenti, siamo disposti a pagare un prezzo più alto. Questo è dimostrato da vari studi ma anche dalle analisi condotte da www.smatch.com, tramite le quali abbiamo constatato che le probabilità di acquisto aumentano se il consiglio arriva da un social network. Nello stesso tempo cala il numero dei resi, ovvero il consumatore si tiene comunque un prodotto se questo gli è stato consigliato da un conoscente. Anche per
questi motivi ritengo che le aziende dovrebbe aprirsi ai social network, a patto però che dispongano di prodotti o servizi di qualità. Questi nuovi sviluppi riguardano tutti i settori? O ci sono particolari fasce o ambiti che ne risentono maggiormente l'influsso? Tutto ciò di cui abbiamo discusso finora è indipendente dal campo di attività. Va da sé che il tempo di affermazione delle tendenze varia a seconda del settore. Se pensiamo ad esempio al commercio, dipende da quanto tempo le aziende di una determinata categoria merceologica vendono on line e da come sono state accolte dalla clientela. Alla fine degli anni Novanta il consu-
matore acquistava su Internet principalmente libri, musica e – qualche tempo dopo – i viaggi. Questa situazione ha generato grandi pressioni sulle librerie e sulle agenzie turistiche tradizionali, tant’è che le attività di commercio fisso sono man mano diminuite. Poi è arrivata l’elettronica, e non parlo solo di MediaMarkt & Saturn, mentre oggi sono i negozi di calzature a subire la concorrenza di grandi player come Zalando, mirapodo & Co. Nei prossimi anni toccherà al segmento dei mobili, per il quale già oggi esistono piattaforme trasversali d’acquisto e motori di ricerca che consentono al cliente di guardarsi attorno rapidamente. Nessun settore insomma potrà sfuggire a questa tendenza. OTTOBRE, NOVEMBRE, DICEMBRE 2012 | M
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TITEL COPERTI N A : NET WO R K | Le aziende
La Batzenbräu di Bolzano fa parte del consorzio che riunisce otto birrifici artigianali dell'Alto Adige
La forza della rete. Gli uni sono alleati nella cooperazione, gli altri offrono soluzioni per mettersi in rete: in Alto Adige sono sempre più gli esempi di aziende che approfittano del networking.
IL NUMERO DI IDEE E INIZIATIVE è ampio
e articolato, come dimostrano gli esempi che vi proponiamo in queste pagine.
Gli otto birrifici artigianali L'allenza dei birrifici artigianali. “Ci incontriamo una volta ogni due mesi e discutiamo praticamente di tutto: dalle esperienze agli acquisti, dalle tendenze alle iniziative pubblicitarie”. Dall’estate del 2010 Hubert Schifferegger fa parte, con la sua Birreria Rienzbräu, dell’associazione dei birrifici sudtirolesi. E il suo giudizio è oltremodo positivo. 18
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“Non ho dubbi: l’unione fa la forza. Abbiamo addirittura accarezzato l’ipotesi di una coltivazione comune del luppolo con l’aiuto del Centro provinciale Laimburg”, svela Schifferegger. Tutto nasce due anni fa, quando 8 birrifici artigianali decidono di mettersi in rete con l’assistenza del Cluster Alimentaris del Tis innovation park. Gli otto produttori hanno realizzato un sito web comune, “un flyer e – informa Hubert Schifferegger – entro quest’anno contiamo di pubblicare un libro che parla della cultura della birra in Alto Adige e di noi”.
Il fatto che queste piccole aziende (la produzione di ogni birrificio va dai 600 ai 700 ettolitri l’anno) siano di fatto potenziali concorrenti sul mercato locale, non sembra disturbare i membri. “Anche perché – spiega Bettina Schmid del Cluster Alimentaris – i birrifici artigianali hanno solitamente una sola licenza per la vendita all’interno della propria birreria e oltretutto le loro birre non sono pastorizzate, per cui non c’è il rischio che finiscano una accanto all’altra nei supermercati”. Bisogna poi dire che le otto birrerie sono disseminate su tutto il territorio provinciale, tanto che si potrebbe persino parlare di una piccola “Strada della Birra”. I problemi invece sono rappresentati dalle grandi marche e dal fatto che “per i produttori di birra non è facile farsi notare in una terra a vocazione vinicola come l’Alto Adige, c’è bisogno di una determinata forza di penetrazione. E questo rende il gruppo unito”, conclude Schmid.
Consorzio Vini Alto Adige Il Consorzio Vini Alto Adige è il classico esempio di cooperazione. Di particolare c’è che, tra alti e bassi, periodi di stasi e ripartenze, esiste da oltre 30 anni. “E questo con un prodotto come il vino, per il quale l’identificazione con il produttore è notoriamente forte”, afferma Helmuth Zanotti, responsabile del settore “Vino” all’interno di EOS (Organizzazione Export Alto Adige). Prendiamo le mele: nel migliore dei casi il consumatore acquista a seconda della zona di coltivazione, altrimenti è solo una questione di varietà del frutto. “Chi si intende di vino invece, sceglie sempre anche in base alla cantina che lo produce. Fare pubblicità al vino altoatesino significa quindi trovare il giusto equilibrio tra le esigenze dell’intero settore e i legittimi interessi dei singoli produttori”. Anche per questo una collaborazione così lunga è degna di apprezzamento. Zanotti è altresì convinto che “da soli i vignaioli altoatesini non sarebbero mai arrivati così lontano”, e pertanto in questo successo c’è lo zampino di
Vini Alto Adige. A questo proposito Zanotti sottolinea l’importanza di un organo centrale e indipendente che coordina tutte le iniziative e amministra il budget. “Questo organo è garante nei confronti dei produttori ma anche verso la mano pubblica, che mette a disposizione la metà dei fondi”. Vini Alto Adige amministra ogni anno 2,2 milioni di euro: “1,1 milioni - conclude Zanotti - li mettono le cantine, 800.000 euro arrivano dalla Provincia e i rimanenti 300.000 dalla UE”.
Edifici a basso consumo Da una parte cinquanta aziende artigiane altoatesine, dall’altra tredici uffici di progettazione di altre regioni italiane e della Svizzera. “E in mezzo ci siamo noi a coordinare il tutto”, spiega Gottlieb Meraner del consorzio Costruttori Casaclima Südtirol (CCS). Secondo Meraner il successo di questo giovane network, nato tre anni fa, è dovuto principalmente proprio a questo doppio binario. “Molte cooperazioni commettono l’errore di concentrarsi esclusivamente sulla produzione. Invece in un momento di crisi come quello attuale sono proprio i nostri partner esterni a farci andare avanti. Sono infatti loro a procurarsi gli incarichi ed a curare i contatti con i clienti, cosicché gli artigiani locali possono concentrarsi sul prodotto”. Il consorzio si è specializzato in edifici a basso consumo energetico di ogni tipo, dalla singola abitazione al condominio, dalla struttura alberghiera al capannone industriale, ma sempre chiavi in mano. Il management del consorzio fa capo a Meraner ed altri due collaboratori: “Senza una gestione rigorosa, un network di questo genere sarebbe solo un salto nel buio”.
Gli scienziati del web In realtà non fanno parte di nessuna rete d’impresa, in compenso aiutano le altre aziende a vederci chiaro nel mondo dei social network: stiamo parlando dei 4 scienziati del web (come loro stessi amano definirsi) bolzanini Hannes Pardeller, Alex Platter, Christoph Rabensteiner e Patrick Frendo. Nel 2011 Pardeller ha fondato la società Frinzer, il primo progetto è stato un’applicazione per iPhone ed è stato subito un successo: “Con quella app – racconta Hannes Pardeller – abbiamo partecipato ad un concorso di Telecom Italia e l’abbiamo vinto. L’applicazione è un aggregatore di social media: basta un clic e con il proprio account si accede a Facebook, LinkedIn e Twitter”. Nel frattempo “Stroodle” (questo il nome scelto per la fortunata applicazione) è stata adattata anche per il web, e
Frinzer sta già pensando alla prossima creatura. “Il nostro nuovo prodotto si chiama “Smeedia” ed è una piattaforma che riporta direttamente sul proprio sito i contenuti di vari social network”. Con questa app sarà però possibile anche il contrario: Smeedia infatti sarà in grado di inoltrare news e offerte dal sito web ai fans. E c’è un ulteriore vantaggio: “I social media sono uno strumento altamente democratico, perché l’ultima notizia va sempre al primo posto e si piazza davanti alle altre. Proprio questo fattore però può essere problematico per ditte o alberghi grandi che hanno varie pagine di fans, in quanto diventa difficile catturare l’attenzione”, spiega Pardeller, che dopo la laurea in Economia ha frequentato un Master in Net-Economy. L’applicazione “Smeedia” permetterà di sbrogliare la grande matassa di informazioni e di organizzarle: “Le critiche andranno direttamente nella cartella delle critiche, le domande nelle domande, le risposte nelle risposte e le news nelle news. In questo modo il rischio di farsi sfuggire una comunicazio(mdp) ne viene fortemente ridotto ”.
L'applicazione Stroodle tiene aggiornato l'utente sui contenuti dei social media OTTOBRE, NOVEMBRE, DICEMBRE 2012 | M
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COPERTI N A : NET WO R K | AlpineBits
4 aziende, 1 soluzione C’era una volta la concorrenza: oggi alcune aziende altoatesine di IT, con un po’ di coraggio, tanta pazienza e una grande dose di fiducia, hanno sviluppato lo standard AlpineBits. Per gli alberghi questo significa immettere i dati una sola volta e apparire su più portali.
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ià dal 2005 abbiamo avviato gli incontri con aziende che operano nello stesso nostro settore”, racconta Christian Peer, fondatore di Peer internet solutions, azienda di Appiano che da sola gestisce 11 portali turistici. “I primi incontri – ammette Peer – non furono molto fruttuosi, anche se questo non significa assolutamente che siano stati inutili”. Al contrario: in tutti questi anni le aziende hanno avuto modo di conoscersi e, cosa ancora più importante, si è creato un rapporto di fiducia. “Se non c’è la fiducia il networking non serve a nulla”, sottolinea Peer. Per fare qualcosa di buono insomma ci vuole tempo… e fiducia. Questo qualcosa di buono si chiama AlpineBits ed è nato dalla collaborazione tra le aziende di IT. I primi ad aderire a questa rete sono stati Stefano Tosolini di Altea Software, Christian Peer di Peer internet solutions e Reinhold Sieder di SiMedia, poi si sono aggiunte Seekda, Internet Consulting, Brandnamic, Marke20
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ting Factory e altre aziende. Tutte sono quando dico che da tempo stavamo cerattive nel settore dei portali turistici e cando una soluzione semplice che ci nell’e-Tourism, e sono pertanto concor- consentisse di unificare in un unico renti tra di loro. standard la grande quantità di siti turi“Alcuni nostri clienti albergatori ci stici. Aggiornare ogni portale con offerhanno chiesto di trovare la soluzione ad te, last minute, pacchetti e prezzi riuno specifico problema”, racconta Peer. chiede moltissimo tempo e l’errore è Ed eccola qui la soluzione partorita dal sempre in agguato”. gruppo di lavoro: AlpineBits è uno stanGrazie ad AlpineBits, adesso questi dard aperto per la trasmissione dei dati, dati possono essere gestiti in maniera che consente agli alberghi di gestire in centralizzata ed inseriti una sola volta: maniera centralizzata le prenotazioni e poi sarà il sistema stesso, tramite l’interle offerte sui portali turistici. faccia AlpineBits, a riversarli su tutti i siti In Alto Adige esistono numerosi por- in cui è presente l’albergo. tali turistici utilizzati dalle strutture ricettive locali. “La scelta è molto ampia, L'unione fa la forza e di solito un albergo è presente contemporaneamente su più siti per assicu- “Ad ogni modo non abbiamo inventato nulla”, chiarisce Peer. In buona sostanrarsi maggiore visibilità”, dice Peer. C’è però un problema: la manutenzione, za si è trattato di prendere le tecnologie esistenti, semplificarle ed integrarle e l’assistenza e l’aggiornamento dei dati su tutti i portali è quanto mai impegna- quindi mettere a disposizione il prodotto finale. La difficoltà quindi non è tivo per gli albergatori. stata tanto di natura tecnica, quanto “Penso di interpretare il pensiero di tanti colleghi albergatori – afferma Pa- nel mettere d’accordo tante teste e intetrick Nestl dell’Hotel Erika di Tirolo – ressi diversi.
Aziende diverse, un obiettivo comune: da sinistra Stefano Tosolini/Altea Software, Christian Peer/Peer internet solutions e Reinhold Sieder/SiMedia
le realtà è di unirsi per sviluppare assieme nuove soluzioni”. Il concetto è ribadito da Christian Peer: “Nel lungo periodo sopravvivranno quelle aziende che sapranno aprirsi anche ad aziende concorrenti. Chi si chiude non fa che costruire barriere”. Lo standard AlpineBits è al momento sostenuto dai più importanti gestori di
“AlpineBits è uno standard aperto e implementabile”, afferma Patrick Ohnewein, responsabile del Free Software Center del TIS, che aggiunge: “Nel lungo periodo gli standard aperti rappresentano la soluzione migliore, se non si vuole soccombere davanti ai global player”. Qui entra in gioco la teoria “Long Tail” (coda lunga), la quale sostiene che nell’era di Internet l’attenzione è quanto mai frammentata: immaginiamo che un prodotto di grande successo sia come un enorme animale al quale cresce una coda lunghissima fatta di prodotti di nicchia, la cui somma però può anche battere il grande prodotto. Nel caso specifico l’animale grande è l’oligopolio globale che regna sul mercato turistico on line, mentre le nicchie sono i piccoli portali delle aziende altoatesine, che crescono assieme tramite AlpineBits. “Oligopoli come Google o booking. com sono concorrenti pericolosi per aziende piccole come quelle altoatesine”, dice Ohnewein, che aggiunge: “L’unica possibilità che hanno le picco-
portali dell’Alto Adige, i quali per il futuro si augurano di realizzare lo standard ufficiale dell’Alto Adige per le prenotazioni on line. Al momento il gruppo sta lavorando a nuovi prodotti partendo dallo standard attuale, il quale è a sua volta soggetto ad estensioni. “Aspettate ancora un po’ e poi arriveranno altre news dal turismo alpino on line”, sorride Peer. (ep)
Lo standard AlpineBits consente agli albergatori altoatesini di gestire in maniera semplice e centralizzata la loro presenza sui vari portali OTTOBRE, NOVEMBRE, DICEMBRE 2012 | M
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COPERTI N A : N ET WO R K Uno sguardo oltre i confini
Le reti che funzionano
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IL SALOTTO URBANO Tutto sotto un unico tetto
Nel cuore del centro storico di Vienna si trova una delle più grandi aree al mondo dedicate all’arte e alla cultura: il MuseumsQuartier (MQ, Quartiere dei Musei). Qui arti figurative, architettura, musica, moda, danza e cultura infantile convivono con le terrazze dei bistrot, negozi e manifestazioni di ogni genere. Le zone pedonali sono un invito a trascorrerci qualche ora del proprio tempo libero, magari in compagnia di amici. MQ è praticamente diventato il “salotto urbano” di Vienna, tanto da essere spesso definito il “terzo luogo” secondo la definizione coniata dal sociologo americano Ray Oldenburg. L’espressione indica quegli spazi sociali e pubblici dedicati soprattutto alla comunicazione e all’interazione, in contrapposizione al primo luogo che è l’ambiente domestico ed al secondo luogo che è il posto di lavoro. Morale: Il Quartiere dei Musei è un accogliente spazio urbano per viennesi e turisti.
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UFFICI A ORE Nuova città, nuovo ufficio
L’idea è tanto semplice quanto geniale: chi ha una postazione lavorativa libera in un ufficio, lo fa sapere tramite Loosecubes.com. Gli interessati possono affittarla anche per qualche ora e pagare il dovuto direttamente tramite Loosecubes. L’accesso flessibile ad una postazione di lavoro professionale consente inoltre di conoscere gente, collaborare e creare reti con altre persone creative. Si crea ricchezza in termini di know-how e competenze, aumenta il tasso di produttività e di innovazione. Il concetto di business di Loosecubes, che si autodefinisce “Community Marketplace for Workspace”, si basa interamente sulla mediazione di posti di lavoro condivisi. Attualmente propone oltre 2.000 workspace in 410 città di 55 nazioni, a costi che spesso – per i soci della Community – sono pari a zero. Morale: Come dimezzare i costi e raddoppiare le prestazioni.
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IL POTERE DEL PASSAPAROLA Tupperware, successo intramontabile
Avere successo con gli amici degli amici: uno degli esempi più celebri di network applicato è la Tupperware, fabbrica di accessori per la casa e il tempo libero. Il leggendario marchio a stelle e strisce, pioniere negli anni ’50 della vendita tramite party, vanta solo in Italia ben 26.000 presentatrici, che l’anno scorso hanno organizzato qualcosa come 400.000 parties. Insomma, se il commercio tradizionale deve fare i conti con cali di fatturato a causa del ristagno dei consumi, la vendita in casa di amici gode sempre di ottima forma. Nell’ultimo decennio, per dire, in Europa le attività di vendita diretta sono raddoppiate. Questo sistema vincente trasforma i clienti soddisfatti in venditori. Morale: I migliori clienti sono gli amici.
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MUSICA È SOCIALE Ascoltare senza possedere
Ricordate Napster? Alla fine degli anni ’90 anticipò il modo di ascoltare musica che avrebbe caratterizzato il 21° secolo: tramite files audio compressi da riprodurre (allora illegalmente) milioni di volte in modalità peer to peer. Oggi la cosa è diventata lecita: un servizio di streaming on demand che riscuote grande successo è Spotify, che dietro il pagamento di un importo mensile forfettario permette di scaricare un numero illimitato di brani. Spotify ha un assortimento di 16 milioni di canzoni, che gli utenti possono ascoltare in maniera del tutto legale. Il catalogo comprende tutti i generi musicali e artisti di ogni tipo, da Lady Gaga ai Depeche Mode passando dai Radiohead fino ai musicisti indipendenti. Bisogna precisare che i brani non si possiedono, ma si possono solo ascoltare in streaming quante volte si vuole, con la possibilità di creare playlist e condividerle. Morale: Ascoltare senza possedere, ecco il nuovo mantra. (GZP)
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COPERTI N A : NET WO R K | Infografica
Un progetto ambizioso: coprire tutta la provincia Non importa se vivete in un centro urbano o in un maso sperduto: l'obiettivo dichiarato dell'amministrazione provinciale è far sì che il numero più alto possibile di altoatesini usufruisca di connessioni veloci al web. L'assessore provinciale Florian Mussner prevede entro il 2013 di allacciare alla rete in fibra ottica tutti i comuni dell'Alto Adige, con una spesa complessiva di 15 milioni di euro. 24
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La Giunta altoatesina ha preferito la fibra ottica in quanto agile, flessibile e resistente, ma soprattutto perché le sue potenzialità sono ancora tutte da sfruttare. I cavi in fibra ottica – sostengono all'ufficio Infrastrutture e opere ambientali della Provincia – garantiscono elevata velocità di trasmissione anche nel lungo periodo, sicurezza e qualità. E poiché la posa delle fibre ottiche in un territorio montuoso come quello altoatesino è opera lunga e complicata, nel frattempo si ricorre a soluzioni radio e tecnologie satellitari.
Fonte: opuscolo "La banda larga in Alto Adige", Dipartimento ai lavori pubblici, 2009 / Infografica: Philipp Aukenthaler – hypemylimbus.com
La rete telematica provinciale
COPE RT IN A: NE T WO RK | L'opinione
Rete, la; forma volontaria e mirata di partecipazione che si concretizza in organizzazioni di scopo, aggregazioni e associazioni informali o ancora singole persone che tramite la rete ricevono, o si auspicano di ricevere, dei vantaggi. Per rete si intende anche l'accumulo di contatti sociali tesi all'ottenimento di vantaggi personali.
La lavanderia delle parole Per Florian Kronbichler la parola Network rappresenta solo il tentativo di cancellare la pessima reputazione che da sempre caratterizza i termini Legame e Collaborazione. Certo, l'utilizzo di una parola inglese sarà pure sexy, ma non è garanzia di lunga durata.
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gni volta volta che sento parlare di Rete e Network, dico a me stesso: stai in guardia! Le parole sono come i bluejeans: li puoi maltrattare come e quanto vuoi, resistono a ogni lavaggio, stanno sempre bene addosso. Le parole sono anche adattabili a volontà. Cambiano significato a seconda di chi se le mette in bocca. Insomma sono come camaleonti, per non dire puttane. Di fronte a parole come queste, la prima cosa che ci si domanda non è cosa vogliono dire, ma cosa vogliono nascondere. Sono parole fuorvianti, ecco cosa sono. E solo a questo scopo sono state messe in circolazione. Oggi chi dice Rete o addirittura Network sottintende quell’unico significato che la parola ha assunto nei tempi più recenti, ovvero quello di interazione tra tutto ciò che in qualche maniera è positivo. Ecco: positivo è ciò che conta. Perché rete non è parola che possa vantare grandi natali. E non è neanche piovuta dal cielo per virtù dello spirito santo. Anzi: rete ha degli antenati alquanto malfamati. Con questa parola è successa la stessa cosa che capita alle aziende quando hanno un problema di immagine con un prodotto: gli cambiano il nome. E per capirlo non è necessario scalare l’intero albero genealogico di questa parolina, che oggi appare così graziosa e positiva: basta osservare le sue piccole radici. Da che mondo è mondo infatti si collabora, si creano legami, si allacciano e si curano relazioni, si formano e si intrecciano gruppi, avvengono fusioni, nascono gruppi di lavoro. Oggi però queste parole non si usano più. Una perché suona troppo antiquata (collaborazione? Perché usare un termine così borghesuccio quando esistono parole molto più fighe come fare rete o addirittura network?), un’altra perché nel frattempo è diventata sospetta.
Legame? Non dà anche a voi un senso di goliardia stantia, a base di birra e rutti? Per non parlare di “relazione”: additata come “vitamina B”, questa parola trasmette l’idea di qualcosa di sospetto se non addirittura illegale. A parte questo, la parola si abbina male con quell’altro valore che oggi è in grande spolvero e risponde al nome di “trasparenza”. E non è finita: da quando sposarsi è praticamente passato di moda, il termine “relazione” è diventato appannaggio esclusivo dei rapporti personali privati. Rimarrebbe la parola "banda", un'espressione antesignana molto forte di rete per indicare, ad esempio, un gruppo di amici. Ma anche qui gli equivoci sono all'ordine del giorno. Insomma, non abbiamo scampo. E allora dobbiamo solo essere contenti che qualcuno abbia trovato la soluzione con Rete: una parola poco impegnativa, per giunta innocua (o c’è qualcuno che la associa alla ragnatela?), facile da pronunciare e sexy quanto basta nella sua versione inglese di Network. Attenzione però: sia rete che network, benché siano parole relativamente giovani, non avranno vita lunga. La comunità di Internet, che nel frattempo è diventata determinante nel decidere le sorti di un vocabolo, usa già adesso il termine “nuvola” riferendosi alla rete. Eh sì, adesso i dati digitali sul web si salvano “nella nuvola” e non più “in rete”. E una volta che questa parola si sarà estinta, non facciamoci illusioni: anche le nostre tanto amate reti analogiche scompariranno. E allora avanti con la prossima vittima della lavanderia delle parole! Florian Kronbichler, 61 anni, è giornalista freelance a Bolzano. I suoi editoriali e commenti vengono pubblicati da giornali in lingua tedesca e italiana. OTTOBRE, NOVEMBRE, DICEMBRE 2012 | M
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MA RKE TI N G
Pronti per un mondo digitale Alto Adige Marketing (SMG) ha creato negli ultimi anni un vero e proprio mondo on line. Ma non basta: ora tocca ad alberghi, bar e luoghi pubblici dotarsi di accessi alla rete WLAN.
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l mondo è on line. Questo è un fatto sione deve essere supportata da alcuni incontestabile. Solo in Europa 500 requisiti tecnici essenziali, perché una milioni di persone navigano con tariffa roaming troppo elevata o una conuna certa regolarità, le piattaforme nessione troppo lenta rappresentano un Google, Facebook e YouTube ormai le ostacolo alla circolazione on line delle conoscono anche i bambini, anche per- informazioni. “Ormai tutti si aspettano ché sono le pagine Internet più cliccate delle connessioni Internet veloci e gratudel pianeta. ite. Chi non riesce a garantirle, presto Una crescita fenomenale ha riguar- sarà fuori dal mercato”, profetizza Engl. dato l'accesso mobile al web. Basti pensare che 21 milioni di tedeschi e 20 mi- Alto Adige, un mondo on line lioni di italiani possiedono uno smartphone e lo usano per un'infinità di “Oggi un buon sito web – ha detto Engl – cose, compresa la ricerca di prodotti tu- rappresenta quello che 10 anni fa era ristici. Non solo: una volta a destinazio- l'insegna aziendale sulla strada. E non è ne, il turista usa le apps per cercare risto- neanche più sufficiente: oltre ad una home page ben fatta, infatti, contano ranti, indirizzi o manifestazioni. E visto una buona presenza sui portali visitati che c'è, condivide le proprie esperienze da milioni di persone, il coinvolgimento con gli amici. “Il turista contento, che posta le sue foto su Facebook, è un testi- nei social network e applicazioni per smartphone che siano utili e accattivanmonial straordinario per una località ti”. Solo così è possibile accumulare un turistica”, afferma il direttore di SMG Christoph Engl. Va da sé che questa vi- numero di contatti sufficiente a posizio-
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narsi ai primi posti dei motori di ricerca, riuscendo a “catturare” il turista non solo prima della partenza ma anche durante la sua vacanza. Tant’è che “se una volta c’erano il diario delle vacanze o l’album fotografico, oggi le foto-cartoline delle vacanze si scattano e si spediscono in tempo reale grazie agli smartphone”, prosegue Engl. Lo stesso discorso vale per le esperienze, che vengono subito condivise in rete al pari dei giudizi su alberghi e ristoranti. Questa situazione ha spinto il marchio Alto Adige a puntare in maniera globale sulla rete: “Web tv e banner, approfondimenti sui nuovi media e giochi on line contribuiscono fortemente a rendere attraente il marchio Alto Adige”, aggiunge Engl. E i primi risultati non si sono fatti attendere: la pagina Facebook dell’Alto Adige ha superato in agosto la soglia dei 50.000 “mi piace”, mentre sono già più
Lo smartphone o il tablet sono ormai diventati un compagno fedele non solo per un numero sempre maggiore di altoatesini, ma anche per chi si trova in vacanza nella nostra provincia
Infografica: Philipp Aukenthaler – hypemylimbus.com
di 50.000 i donwload totalizzati da applicazioni come Alto Adige Mobile Guide e l’app per i mercatini natalizi. Anche l’Alto Adige Trekking App, lanciata da poco in rete, sembra destinata a ripetere il successo delle precedenti. “Buona parte del marketing si è spostato su Internet e noi ci siamo subito adattati realizzando nuovi prodotti. Basti pensare al magazine digitale “daVivere” oppure ai giochi on line come il ben congegnato “Quiz delle Dolomiti”, che
sta per uscire in Italia e nella versione tedesca ha registrato oltre 4.000 partecipanti”, informa il direttore di SMG. La rivoluzione digitale non finisce certo qui, e il marketing ha il suo bel da fare per rimanere al passo coi tempi, sperimentare novità ma allo stesso tempo cercare di non perdersi in cose inutili. Per Martin Bertagnolli, responsabile marketing di SMG, la futura comunicazione dell'Alto Adige dovrà essere percepita non come una fastidiosa interruzio-
ne pubblicitaria, ma come un qualcosa che arricchisce la vita quotidiana. Le esigenze crescono in continuazione e l'informazione in rete deve essere vera e credibile, trasparente ed emozionale. Il cliente si aspetta soluzioni semplici a problemi complessi. "Anche nello sviluppo di prodotto facciamo il possibile affinché si punti sulla semplicità, perché è la cosa che ci riesce meglio e su questa dobbiamo concentrarci in tutti gli aspetti", conclude Engl.
Tanti canali e strumenti, milioni di contatti, un unico messaggio: venite a visitare l'Alto Adige OTTOBRE, NOVEMBRE, DICEMBRE 2012 | M
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App Family Alto Adige. La prima guida mobile con il Marchio Ombrello è
uscita nel 2009, mentre l'ultima attualizzazione di questa app gratuita è del marzo 2012. Da quella prima guida la App Family Alto Adige è cresciuta, e c'è la tendenza a realizzare app specifiche per esigenze specifiche. Le applicazioni attualmente disponibili negli stores on line di Apple e Android sono quattro.
A P P M E R C AT I N I ORIGINALI D I N ATA L E D E L L ' A LT O A D I G E 3a edizione
Informazioni sui Mercatini Originali di Natale di Bolzano, Bressanone, Merano, Brunico e Vipiteno Segnalazione di ristoranti e alloggi Segnalazione di parcheggi Manifestazioni ed eventi principali Ricette natalizie tratte dal libro “Cucinare nelle Dolomiti” Previsioni meteo Info su come arrivare e sulle condizioni del traffico Galleria di foto e video Gioco fotografico a premi su Facebook Cartina panoramica e piante cittadine
SÜDTIROL MOBILE GUIDE online dal 2009
C U LT U R O N D A ® SÜDTIROL APP uscita a settembre 2012
12 aspetti della cultura quotidiana altoatesina, illustrati con 3 punti d'interesse ciascuno Orari di apertura, come arrivare con i mezzi pubblici, possibilità di parcheggio in tutti i punti d'interesse Posizione tramite google maps Consigli sulle cose da vedere in base al tempo a disposizione ed alla località di vacanza Selezione delle manifestazioni più significative Video sulla cultura quotidiana altoatesina 100 brevi Podcast sui temi trattati da Culturonda Gioco Culturonda Memo
A LT O A D I G E SÜDTIROL TREKKING GUIDE uscita a luglio 2012
Elenco completo degli alloggi in Alto Adige Panoramica dei ristoranti altoatesini Le manifestazioni più importanti Monumenti, camminate, punti panoramici Elenco dei risultati in base alla propria posizione Indicazione automatica delle distanze Meteo Galleria fotografica
Posizione ed escursioni consigliate nei dintorni Cartine e mappe dettagliate Tempi di percorrenza e profilo altimetrico interattivo Indicazioni su come arrivare Info sui parcheggi nei punti di partenza Consigli sull'equipaggiamento e meteo dettagliato Consigli sui periodi più adatti alle escursioni Giudizio della redazione
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Avanti STEP by STEP L'unione fa la forza: ecco il motto della politica provinciale in fatto di zone produttive. E i comuni altoatesini cercano di capire, con il progetto STEP, come gestire al meglio le aree intercomunali.
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e i business social network come Xing e LinkedIn hanno tracciato la via per mettere in rete le persone e sostenerle in maniera efficace nella pianificazione della loro carriera lavorativa, adesso tocca ai Comuni dell'Alto Adige seguire il solco. Nell'ambito del progetto di sviluppo della localizzazione chiamato STEP, le amministrazioni locali creano reti e comunità con lo scopo di realizzare zone produttive e commercializzarle. Nella fase iniziale del progetto tutti i 116 comuni altoatesini sono stati raggruppati in 20 cosiddetti spazi funzionali, con l'obbligo di porsi due domande fondamentali: cosa dobbiamo fare per posizionarci al meglio come location economi-
ca, e dove e come possiamo creare e gestire nuove aree produttive comuni? “Per tenere testa ad una concorrenza sempre più agguerrita in fatto di business location, è fondamentale puntare su collaborazione e fusioni”, afferma deciso l'assessore provinciale all'economia Thomas Widmann. Ed è stata proprio la sua Ripartizione a dare vita - assieme al Consorzio dei Comuni dell'Alto Adige - al progetto STEP, che viene curato operativamente dalla Business Location Alto Adige (BLS). “In tema di zone produttive è necessario che i comuni guardino oltre i propri confini e pensino a spazi più grandi. Laddove lo si ritenga opportuno e fattibile, in futuro le aree commerciali dovranno essere intercomunali e sorgere OTTOBRE, NOVEMBRE, DICEMBRE 2012 | M
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in zone congeniali dal punto di vista logistico, urbanistico e paesaggistico”, aggiunge Widmann. La BLS è certa che uno scenario di questo genere non potrà che portare vantaggi alle imprese: “Per un'azienda ciò che conta è trovare il posto ideale per insediarsi e crescere, anche fuori dei confini comunali. In tal senso STEP è una garanzia, in quanto i comuni sceglieranno in maniera congiunta solo quelle aree che possiedono i migliori requisiti per un insediamento”, sostiene il direttore di BLS Ulrich Stofner.
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L'unione fa la forza Al momento il progetto STEP prevede che gli spazi funzionali, tramiti appositi workshop, riflettano se e dove creare una zona produttiva sovracomunale. Il riscontro degli incontri finora tenuti è quanto mai incoraggiante, ed anche le reazioni dei partecipanti sono improntate all'ottimismo, avendo intravisto ottime potenzialità nel progetto. “È inutile che ogni paese curi il proprio orticello, perché il raccolto che ne verrà fuori non potrà mai essere come quello ottenibile solo con l'unione delle forze. Se invece si ragiona in maniera collettiva, come prevede STEP, ecco che il futuro si presenta più roseo”, afferma Johann Tschurtschenthaler, referente comunale di Andriano, spiegando le opportunità che offre il progetto. Già oggi gli spazi funzionali che stanno cercando di individuare “un orto comune” sono parecchi, ed altri se ne aggiungeranno a breve. Una volta che saranno stati svolti tutti i workshop sul territorio provinciale, STEP entrerà nell'ultima fase: la messa in atto delle misure decise congiuntamente dai comuni nel corso degli incontri. 30
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Monika Hofer Larcher
vicesindaca di Appiano (spazio funzionale Val d'Adige Sud) Inizialmente non sono riuscita a capire esattamente cosa fosse il progetto STEP. Il comune di Appiano ha partecipato comunque con interesse fin dal primo work-shop, mentre io personalmente sono subentrata più tardi. Ma già il primo incontro è stato molto concreto, in quanto si è parlato di possibili location per una zona produttiva sovracomunale in Val d'Adige che sono state attentamente esaminate. Si è anche discusso di quali dovessero essere i criteri per l'amministrazione di queste aree. In STEP trovo molto positivo il fatto che comuni vicini si siedano attorno ad un tavolo per valutare assieme le possibilità di nuovi insediamenti produttivi, e trovare un compromesso accettabile per tutte le parti in causa. Va da sé che una location non potrà mai essere adatta ad ogni tipologia di azienda. Nel nostro caso, ad esempio, ritengo che la Val d'Adige pos-
sa essere appetibile solo per poche aziende di Appiano, perché da noi la richiesta più forte riguarda i terreni dell'Oltradige. Tuttavia sono convinta che anche Appiano possa trarre vantaggi da STEP, perché il fatto di riflettere assieme permette una valutazione più oggettiva delle location. 2
Werner Tschurtschenthaler
imprenditore, sindaco e responsabile STEP di San Candido (spazio funzionale Alta Val Pusteria) Essendo io stesso imprenditore conosco esattamente le esigenze delle aziende, ed è anche per questo che fin dall'inizio ho accolto positivamente il progetto. Da sindaco e da responsabile STEP per San Candido ho potuto apportare al progetto non solo le mie idee ed esperienze personali, ma anche la mia rete di rapporti aziendali alla quale posso sempre fare riferimento. E per progetti di questo tipo avere una buona rete rappresenta un elemento essenzia-
le. In occasione degli incontri del nostro spazio funzionale sono state già individuate due possibili aree per zone produttive sovracomunali, ed attualmente stiamo valutando la presenza dei requisiti necessari. In questo contesto sarebbe però anche importante non trascurare l'edilizia esidenziale: quando si parla di nuovi insediamenti, non si dovrebbe mai dimenticare la risorsa umana. Un personale nuovo e qualificato ha bisogno di alloggi adeguati. Ciò significa che bisogna mettere a disposizione case moderne, ad esempio utilizzando le vecchie caserme dismesse. Io mi auguro vivamente che STEP porti dei frutti concreti, perché è proprio nei momenti di crisi che ci si deve concentrare su progetti che puntano a promuovere la crescita economica. E STEP è uno di questi. 3
Patrick Delueg
vicesindaco e responsabile STEP di Velturno (spazio funzionale Bassa Val d'Isarco) Da noi in Comune STEP è stato subito accolto bene, tant'è che non è stato difficile convincere gli imprenditori a partecipare al primo workshop. Dopo tre incontri però abbiamo dovuto prendere atto che la conformazione del nostro territorio non consente la creazione di una zona produttiva intercomunale, e pertanto dobbiamo guardare verso nord. Ad ogni modo Velturno trarrà comunque dei vantaggi dal progetto STEP. È vero infatti che ci troviamo nella fortunata condizione di avere nel fondovalle una nuova zona produttiva con potenzialità di sviluppo, è altrettanto vero però che per rimanere competitivi dobbiamo cercare la collaborazione con altri comuni.
STEP ha permesso di confrontarci e di capire che, quando si pensa a nuove aree produttive, bisogna guardare oltre i confini del proprio comune, e questo lo trovo molto positivo. Gli insediamenti aziendali rappresentano inoltre per un'amministrazione locale una importante fonte di entrate, ed è pertanto necessario trovare una compensazione con gli altri comuni. La collaborazione intercomunale permette di creare sinergie che, in fin dei conti, portano vantaggi alle aziende, agli enti locali e, di conseguenza, all'intera collettività. 4
Kurt Leggeri
assessore comunale e responsabile STEP di Silandro (spazio funzionale Bassa Val Venosta) A Silandro ormai non c'è più posto per nuove aree produttive, e per questo motivo il nostro comune fin da subito si è aperto in maniera compatta a STEP. Abbiamo infatti intuito immediatamente che questo progetto avrebbe potuto ri-
solvere alcuni nostri problemi di location economica, anche se non tutti ovviamente. In occasione del primo workshop tutti i comuni presenti hanno capito che una cooperazione intercomunale porta con sé enormi vantaggi, pur se resta ancora da capire come tramutarli in realtà. È importante poter dare all'economia locale delle opportunità di crescita, ma dobbiamo farlo in maniera previdente, per poter rispondere rapidamente alle sue esigenze. Quando un comune non è in grado di offrire queste opportunità, allora deve uscire dalla logica del proprio orticello e cercare soluzioni sovracomunali. A Silandro stiamo ovviamente seguendo il progetto STEP, anche se ci teniamo aperta la possibilità di una soluzione interna al comune. Una piccola-media impresa, legata al territorio, ha esigenze molto diverse rispetto ad un'azienda attiva in campo interregionale o addirittura nazionale. Noi dobbiamo essere in grado di trovare soluzioni anche per quei piccoli artigiani che non vogliono andare via dal posto dove vivono. (BK)
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Il tessitore di reti. Alexander von Egen è l’uomo-network per antonomasia.
Da oltre 40 anni intreccia rapporti per l’Alto Adige muovendosi tra Pechino e il Vaticano. Anche se il suo posto preferito rimane il lago di Caldaro. Testo: Hartwig Mumelter Foto: Alex Filz
SE VI DOVESSE CAPITARE di andare a cena con Alexander von Egen, lasciate in macchina l’i-Phone e l’agenda degli appuntamenti. Perché se per caso doveste interrompere il fiume di parole dell’aristocratico giurista, potrebbero sfuggirvi alcuni concetti importanti. Questo caldarese decisamente singolare, grande affabulatore, da noi è stato e viene ancora sottovalutato, se non addirittura deriso dai soliti invidiosi. In effetti quest’uo-
quell’epoca la nascita del ruolo di “net- “L’Alto Adige sta tra le gondole e l’Oktoworker”; tramite Thurnstein le relazioni berfest! Là c’è l’Iceman e là mi sento a si allargano alla famiglia Fuchs, proprie- casa mia!”: nessuno come von Egen taria della più grande birreria italiana avrebbe potuto creare per il ministro al privata – la Forst - nel cui cda oggi siede commercio estero di Pechino un’indicaanche von Egen. zione geografica più pittoresca. ConvinL’agile mediatore economico non ha to e fiero portatore di pantirolesità (la comunque problemi a barcamenarsi tra sua seconda residenza è Innsbruck), fin vino e birra, proprio come quella volta dagli inizi ha condiviso lo spirito euroche andò a trovare in visita privata il pre- peo osservando con diffidenza la scarsisidente ceco Vaclav Klaus a bordo di una tà di vedute di alcuni suoi corregionali. “Chi vuole creare reti deve rimboccarsi le maniche e sgobbare!”, ama dire, intendendo con questo scrivere lettere (vietate le e-mail) e fare telefonate (banditi gli sms), anche quando le cose non vanno bene. Il suo codice d’onore suona così: cultura – impegno – sincerità, un mantra Skoda Limousine nera, appena qualche che accompagna von Egen da un appunora dopo aver lasciato – praticamente da ultimo – il Ballo dell’Opera di Vienna. tamento all’altro. Uno dei contatti di cui L’evento mondano ospitato dalla Wie- va più fiero è quello con il clero. E ne ha ben donde: alla prima messa dell’attuale ner Staatsoper è quanto di meglio possa Papa, lui era tra gli ospiti d’onore sopra i desiderare un “tessitore di reti” come colonnati, dove vanno solo le personalità von Egen: “Là anche dopo mezzanotte più illustri. E non solo: quando era cardidevi essere pronto a dire cosa ha fatto Caterina di Russia oppure perché Fede- nale, Josef Ratzinger fu ospite di von Egen nella sua villa di Caldaro. La rete di rico il Grande era un liberale!” D’altronde una buona cultura genera- amicizie insomma non arrugginisce, se le è requisito essenziale per fare nuove viene regolarmente oliata… conoscenze. Una virtù che spesso fa difetto alla ricca nobiltà. Von Egen parla del suo passato politico con qualche riluttanALEXANDER za. Per due legislature è stato in Consiglio VON EGEN provinciale, anche come vicepresidente della Regione, finché non venne fatto fuoRampollo di un’antica famiglia nobiliare ri da alcuni politici di secondo piano. Ma tirolese, laureato in giurisprudenza, vive a differenza di tanti altri, von Egen non è tra Caldaro e Innsbruck. Al momento è malato di politica. Nei 14 anni di attività mediatore economico, membro del cda nel Wirtschaftsring (l’associazione degli della Birreria Forst e presidente della feimprenditori di lingua tedesca) è stato tra derazione mondiale soft dart. Von Egen i primi a riconoscere l’apertura della Cina, ha inoltre ricevuto la cittadinanza onoraspianando la strada all’esportazione altoria di Caldaro e la Grande medaglia d’oro atesina: recandosi complessivamente 12 al merito della Repubblica Austriaca. volte in Cina, ha creato ottime relazioni con i ministri e funzionari cinesi.
"Chi vuole creare reti deve rimboccarsi le maniche e sgobbare!" mo dal sangue blu, ricco di humour, ama condire le sue storie di politica e costume con una mimica alquanto clownesca. E quando prende sottilmente in giro qualche sciocco, non dimentica di sottolineare i propri natali mettendo elegantemente in ombra gli altri. Alexander von Egen è il classico esempio di uomo che vive di rendita. Gessato e Jaguar d’ordinanza, il fresco 60enne si muove tra i Salzburger Festspielen e Bad Ischl, sbeffeggia gli Schnürlregen (fantomatici acquazzoni estivi) e smette di lamentarsi solo quando in tavola gli arrivano le coquilles Saint-Jacques: “Arrivano dal lago di Caldaro”, dice sogghignando il cavaliere dell’Ordine di Malta. Certo, le tenere capesante dell’Atlantico sono ottime, ma il personaggio non rinnega le sue radici. “Pasta, canederli e polenta: ecco le tre colonne tirolesi! Io so qual è casa mia”. A Caldaro von Egen possiede la tenuta vinicola Mezzanhof e gli piace spesso citare l’omonimo antenato che già nel XVI secolo risiedeva a Castel Thurnstein, a due passi da Castel Tirolo, ed era Schlosshauptmann (capitano del castello) dei Principi del Tirolo. Risale forse a 32
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Due liberali nello stesso salotto: Alexander von Egen e Federico il Grande
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Clima speciale, qualità speciale Chi pensa che in Val Martello crescano solo ottime fragole, si sbaglia. Qui da anni ormai si coltivano tanti piccoli frutti di grande qualità. E da giugno le confetture si fregiano anche del marchio Alto Adige.
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a generazioni in Val Martello, nel cuore del Parco Nazionale dello Stelvio, sono le contadine a produrre la confettura secondo una ricetta antica e ben custodita: qui i piccoli frutti crescono ad alture che toccano i 1.800 metri, maturando lentamente a basse temperature e sviluppando un aroma particolarmente intenso. La coltivazione dei piccoli frutti e delle ciliegie in Val Martello ha avuto inizio negli anni Sessanta: grazie alle altitudini, al clima mite e secco e all’elevata escursione termica tra il giorno e la notte, la qualità dei frutti raggiunge qui il suo massimo livello. Oggi queste coltivazioni figurano tra le più importanti a livello europeo. Dal giugno di quest’anno la MEG, cooperativa di produttori associata alla VI.P, commercializza la confettura con il marchio di qualità Südtirol/Alto Adige. Le contadine locali sono comunque ancora coinvolte nel processo di produzio-
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ne: “A seguito soprattutto delle moltepli- “Anche se i nostri prodotti costano circa un 40% in più di quelli provenienti dal ci richieste da parte dei nostri clienti resto d’Italia, vediamo che il consumatoabbiamo deciso di creare una struttura re odierno punta molto sulla qualità e più professionale, per offrire quantità maggiori sia ai consumatori che alla ga- sulla sicurezza. I nostri frutti – continua Gamper – arrivano freschi sul mercato e stronomia locale”, afferma il direttore Peter Gamper. Le confetture attualmen- hanno un gusto unico. Sono inoltre dite in commercio sono quelle di fragola, sponibili per un periodo più lungo rispetto alla produzione nel resto d’Italia lamponi, frutti di bosco e albicocca. In Alto Adige, nei negozi di specialità regio- e questo grazie al nostro clima e alle altinali come Seibstock, si possono compra- tudini alle quali coltiviamo”. Per gli hotel e la gastronomia la MEG re anche le composte di frutta e le gelatine con il marchio di indicazione geogra- si appoggia a partner locali come Gastrofresh e Viropa. “La risposta da parte fica. Da non dimenticare poi gli sciroppi dei nostri partner e clienti – aggiunge alla fragola, i succhi freschi ai gusti di Gamper – per ora è molto positiva. L’ofragola/albicocca e fragola/mela nonché biettivo principale per i prossimi anni il brulé di fragola. sarà quello di produrre ancora più tipi di confetture, come per esempio quella di Vendita affidata alla MEG ribes, e di vendere anche al di fuori La MEG, fondata nel 1989, ha iniziato a dell’Alto Adige, per cominciare in Venecommercializzare i suoi prodotti nel to e Lombardia”. Il marchio di qualità con indicazione 1992. Dagli iniziali 9 soci è passata a 65 e la superficie coltivabile è ora di 80 ettari. di origine garantisce che i frutti proven-
gano solo dall’Alto Adige e che non vengano coltivati ad altezze inferiori ai 600 metri. La raccolta deve essere fatta a mano, i frutti devono presentare un grado di maturazione adeguato, un colore tipico e un livello minimo di zucchero. è vietato usare conservanti, coloranti e aromatizzanti e per la dolcificazione è ammesso solo l’uso di zucchero, succo di frutta concentrato o miele altoatesino. La conservazione dei frutti destinati alla produzione di confettura non deve superare un determinato periodo e il prodotto finale può essere venduto solo in vasetti di vetro o porcellana. “Il consumatore di oggi è stanco delle truffe e molto attento a quello che acquista. I trend odierni puntano sui prodotti tipici e di stagione e su di una produzione rispettosa della natura. I controlli sull’origine e sulla qualità sono quindi molto importanti e non devono essere sottovalutati”, sottolinea l’assessore provinciale Thomas Widmann. La storia della confettura dell’Alto Adige è una storia di qualità autentica, passata dal mercato contadino agli hotel e ai negozi di specialità.
200 ettari di piccoli frutti Dal 1990 anche i piccoli frutti si fregiano del marchio di qualità Alto Adige, che garantisce qualità controllata e provenienza regionale; le ciliegie dell’Alto Adige si sono aggiunte nel 2010. La zona di produzione dei piccoli frutti e delle ciliegie si estende su una superficie complessiva di circa 200 ettari, ad altitudini comprese tra 600 e 1800 metri. Le quote maggiori si raggiungono proprio in Val Martello. I piccoli frutti e le ciliegie dell’Alto Adige vengono coltivati anche in Val d’Ultimo, Val d'Isarco, Val Pusteria, Val Venosta, a San Genesio e sull’altopiano del Renon. (AC)
L'imbarazzo della scelta: le confetture con gli eccellenti piccoli frutti dell'Alto Adige
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NELL'O CC H I O DE I M ED I A
Dicono di noi. L'aperitivo Hugo, il formaggio fresco, l'idillio delle Alpi tra misticismo
e radicamento: la stampa estera parla di questo e anche di più. Per esempio, di due grandi personaggi come Alois Lageder e Reinhold Messner, emblemi della cultura e della poliedricità dell'Alto Adige. Italia: Bell’Italia Rivista di viaggi – La nota rivista di viaggi Bell’Italia dedica ben nove pagine alla località di pellegrinaggio più famosa dell'Alto Adige, il santuario di Pietralba. Le foto di grande formato, con lo spettacolare sfondo di Sciliar, Catinaccio, Latemar e Gruppo dell'Ortles, faranno la gioia di pellegrini e amanti della natura. Edizione aprile 2012
Germania: LandGenuss Rivista di cucina – Negli ultimi anni la cucina altoatesina originale, tradizionale e casalinga è tornata in auge, diventando quasi una moda: alcuni volti noti dell'Alto Adige parlano di questo nuovo mondo del gusto svelando le loro preferenze segrete. Edizione maggio/giugno 2012 Svizzera: persönlich Rivista di economia – Il periodico svizzero di economia dedica 6 pagine intere al 68enne Reinhold Messner, che traccia il bilancio della propria esistenza. Confessioni di un alpinista, verrebbe da dire, che poi dire alpinista è riduttivo perché Messner è anche creatore di musei, scrittore, filmmaker e genio del marketing. Edizione luglio 2012
Repubblica Ceca: TV "Kluci v akci" Programma tv di cucina – A fine giugno scorso il canale tv pubblico CT1 ha trasmesso il programma di cucina “Kluci v akci”, girato in una Merano in versione mediterranea e nei Giardini di Castel Trautmannsdorff, tanto amati dalla principessa Sissi. Con l'ausilio di pietanze raffinate, il programma culinario trasmette un'immagine positiva del territorio e dei suoi abitanti. Andato in onda il 23 e 30 giugno 2012.
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Polonia: Traveler Rivista di viaggi – Un altoatesino che ha scalato per primo tutti gli Ottomila del mondo, ha visto lo Yeti, si è dato alla politica e nella sua terra natia ha creato 5 musei della montagna: Reinhold Messner è molto più che un semplice alpinista. La più nota rivista di viaggi polacca racconta questo e altro, dedicando a Messner cinque pagine della sua edizione estiva. Edizione luglio 2012
Germania: GeoSaison Rivista di viaggi – La copertina del numero di giugno 2012 di Geo Saison è intitolata “Alto Adige, idillio delle Alpi”. Ben 31 pagine rendono omaggio alle Dolomiti, all'universo delle malghe tra la Val Venosta e la Val Pusteria ed ai loro gestori, che rispolverano il loro amore per la patria ma non disdegnano la modernità. Musica folk, formaggio di malga e consigli per le camminate compresi. Edizione giugno 2012
Austria: Die Presse.com e Die Presse Sito di informazione on line e quotidiano –“Hugo, la bevanda cult made in Alto Adige, in estate ha sfondato anche in Austria”, scrive l'edizione on line di Die Presse. Per il giornale austriaco Hugo ha un alone di innocenza, possiede effetti benefici grazie a menta, sciroppo di sambuco e limone, e ricorda un po' le gazzose degli anni Sessanta. On line il 23 giugno, in edicola il 24 giugno 2012.
Svizzera: via bewegt dich Rivista di bordo delle Ferrovie Svizzere – La giornalista Claudia Meyr ha attraversato in treno un pezzo di Alto Adige, per la precisione dalla Val Venosta fino a Merano, scrivendo un reportage sugli sconosciuti compagni di viaggio. Risultato? Amabile e aspro, legato alla tradizione e moderno, l'ovest dell'Alto Adige è una terra ricca di meravigliosi contrasti. Edizione: giugno 2012
Gran Bretagna: Independent traveller Supplemento settimanale del quotidiano inglese – “Il parco avventura d'Italia” è il titolo del reportage di tre pagine dedicato all'Alto Adige, paradiso per famiglie. E il titolo mantiene le promesse: paesaggio, sport, gastronomia, alloggi di charme e un vasto patrimonio culturale garantiscono un'estate quanto mai varia e affascinante. Edizione aprile 2012
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MERC ATO
Il produttore tedesco Florian Reimann di FR Entertainment in occasione dell'evento organizzato dalla BLS a Monaco di Baviera
MONACO, GERMANIA L’ALTO ADIGE AL FILM FESTIVAL BAVARESE. All’insegna del motto “Segnatevi questo nome”, Business Location Alto Adige (BLS) ha organizzato un get-together a Monaco di Baviera, in occasione della XXX edizione del festival cinematografico “Münchner Filmfest”. L’evento ha inteso favorire la conoscenza e lo scambio tra i produttori presenti alla rassegna ed i cineasti altoatesini. L’incontro bavarese ha permesso non solo di fare rete ma si è anche rivelato una piattaforma ideale per dare visibilità ai servizi che la BLS offre ai produttori e per presentare loro i professionisti altoatesini del settore cinematografico. Tra i presenti anche l’attore brissinese Martin Thaler ed il giovane produttore Philipp Moravetz di Echo Film. 38
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“Ciò che è impossibile per il singolo, può riuscire al gruppo”. Friedrich Wilhelm Raiffeisen 1818 – 1888
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