COR - The Local Magazine #3 (IT)

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M A G A Z I N E

GUARDARE

ASCOLTARE

SCOPRIRE

Tesori architettonici

Tra musica classica e cornamusa

I mille volti dell’inverno

Wo es schmeckt!

Fermati un po’!

Ein Heft über den Genuss und die Berge

Escursioni tra cultura e natura: la montagna è felicità

B R E S S A N O N E

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C H I U S A

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R I O

P U S T E R I A

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N A Z - S C I A V E S

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L’Alto Adige cerca

talenti naturali. L’Alto Adige cerca te.

suedtirol.info/storiedavivere


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Hanno collaborato a questa edizione: 1 A pochi giorni dalla chiusura di redazione, la nostra collaboratrice Debora Nischler era distratta da fastidiosi dolori muscolari dopo una lunga escursione in montagna. Poi si è ricordata dei consigli di Christine Lageder, esperta e coltivatrice di erbe officinali (p. 14). Un bagno rilassante alle erbe… e il giorno dopo era di nuovo in gran forma! 2 Per il suo articolo, Lenz Koppelstätter ha intrapreso un’escursione del tutto solitaria... fino a quando non ha incontrato una mandria di mucche. Una di loro ha preso a galoppare nella sua direzione: memore dei consigli su come comportarsi con gli animali al pascolo (p. 15), il nostro impavido caporedattore ha dapprima agitato le braccia, per poi rimanere immobile. E la mucca? Si è fermata con un’inchiodata a pochi passi da lui e, con un muggito assordante, ha fatto dietrofront.

3 Patrick Schwienbacher è fotografo di professione, snowboarder per passione e a volte tutte e due le cose contemporaneamente. Come per questo numero di COR, per il quale ha seguito con la macchina fotografica Tiziano Stimpfl, che frequenta le piste ogni giorno per lavoro. “Tra di noi c’è stato subito un ottimo feeling”, dice Schwienbacher. C’è da credergli!

Cor. Il cuore. Das Herz. Che si emoziona tra le montagne e batte più forte di fronte alle opere d’arte. E fa capriole se arte e montagne si incontrano: la loro intesa è felicità allo stato puro! Questo magazine vi condurrà sulle piste da sci, lungo sentieri escursionistici e alla scoperta di tesori architettonici. Nelle vallate e sui ripidi pendii. Per rivelarvi il segreto di Bressanone, Rio Pusteria, Chiusa, Naz-Sciaves e Luson: un mix spettacolare e travolgente di natura e cultura. Buona lettura! Cordialmente, la redazione

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Una meraviglia di colori! Impressioni in blu, verde e bianco

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Buone nuove Notizie dal territorio

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Tre domande a… Harald Gasser, che coltiva 800 varietà di ortaggi

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Bellezza sconfinata Escursioni in solitaria: che cosa suscitano in noi?

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Per tutti i gusti Cinque tour per escursionisti di tutti i tipi

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I mille volti dell’inverno Dieci suggerimenti per i mesi freddi

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Il magico 7 Capolavori in dettaglio

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Solo il meglio I prodotti del territorio

Il musicista e la compositrice Intervista al polistrumentista Hans Jocher e alla sperimentatrice Manuela Kerer

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Che lavoro fa questo gentiluomo? Una giornata con Tiziano Stimpfl, cavaliere delle piste

Architettura! Un piccolo viaggio tra tradizione e modernità

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L’Alto Adige per principianti 3a puntata: Il cibo prima di tutto

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Piccolo dizionario sudtirolese Il nostro dialetto, spiegato bene

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Scorci di una valle Impressioni di una terra di transito

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Il mio posto preferito… tra laghetti alpini I consigli degli altoatesini

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Lo scatto perfetto Tre consigli per foto a effetto

Colophon EDITORI Bressanone Turismo Soc. Coop. Associazione turistica Gitschberg Jochtal Società Cooperativa Turistica Chiusa, Barbiano, Velturno e Villandro Società Cooperativa Turistica Naz-Sciaves Associazione turistica Luson IDM Südtirol – Alto Adige CONTATTI info@cormagazine.com REDAZIONE Exlibris www.exlibris.bz.it

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PUBLISHING MANAGEMENT Valeria Dejaco (Exlibris), Karin Niederfriniger (IDM) CAPOREDATTORE Lenz Koppelstätter ART DIRECTION Philipp Putzer www.farbfabrik.it AUTORI Valeria Dejaco, Kristina Erhard, Cassandra Han, Lenz Koppelstätter, Ariane Löbert, Debora Nischler, Silvia Oberrauch

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V come varietà I consigli della sommelière Alexandra Erlacher

FOTOGRAFIE Acquarena, AH Bräu, Alamy, Ass. tur. Rio Pusteria, Ass. tur. Chiusa, Ass. tur. Renon/Sophie Pichler, Ass. tur. Terento, Autostrada del Brennero SpA, Damiano Benedetto, Alessandra Chemollo, Valeria Dejaco, Alex Dvihally, Edition Raetia, Eisacktal Wein/Hannes Niederkofler, Alex Filz, Galerie 90, Stefan Gamper, Matthias Gasser, archivio Erika Groth-Schmachtenberger, IDM Alto Adige, IDM/ Florian Andergassen, IDM/Frieder Blickle, IDM/Dietmar Denger, IDM/Alex Filz, IDM/Alexandra Korey, IDM/Manuel Kottersteger, IDM/Laurin Moser, IDM/Benjamin Pfitscher, IDM/Helmuth Rier, IDM/Harald Wisthaler, IDM/Clemens Zahn, Oliver Jaist, Manuel Kottersteger, Klaus Kranebitter, Christine Lageder, Konrad Lamprecht, Annelies Leitner, Matthias Michl, Hannes Niederkofler, Michael Pezzei, Günther Pichler, Paolo Riolzi, private, Pur Südtirol/ Marion Lafogler, Rene Riller, Arnold Ritter, roterrucksack.com, Castel Velturno, Patrick Schwienbacher, Shutterstock, Anita Stizzoli, Andreas Tauber, Torggler/Domenikus Gruber, Touriseum, unsplash/Brooke Lark, Waldharthof/Ingrid Heiss, Gustav Willeit ILLUSTRAZIONI Elke Ehninger (4, 64), Evi Gasser (12) TRADUZIONI E REVISIONE Exlibris (Valeria Dejaco, Milena Macaluso, Federica Romanini)

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STAMPA Tezzele by Esperia, Lavis

Con il generoso supporto di

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Una meraviglia di colori! Una città avvolta nel blu, un mare di viti verdi e un incantevole paesaggio imbiancato: le impressioni cromatiche esaltano la bellezza e ne rivelano la magia

Una volta all’anno, a maggio, Bressanone, Chiusa, Novacella e Fortezza si illuminano in occasione del “Water Light Festival”. I riflettori sono puntati sull’acqua e le sue mille sfaccettature, tra installazioni di luce ed esclusive proposte culturali.

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Il verde è simbolo di aria, vita e natura. Sui ripidi pendii della Valle Isarco, tra i 400 e gli 850 metri sul livello del mare, le viti affondano le radici nel terreno per trarne il nutrimento prezioso per i loro grappoli. La mineralità del terreno e le giornate miti e soleggiate, che si alternano a notti fresche, favoriscono la crescita delle uve.

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In inverno la frutticoltura e la viticoltura riposano, ma continuano a incantare gli escursionisti. Dal punto panoramico Ölberg presso Naz-Sciaves lo sguardo spazia dai meleti dell’altopiano alla conca di Bressanone.

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BUONE NUOVE Notizie e curiosità dal territorio

P come… pur 2200 PRODOTTI DI QUALITÀ provenienti da 240 tra aziende agricole e manifatture locali. È questa, in cifre, l’offerta del mercato dei sapori “Pur Südtirol” di Bressanone, la quinta filiale del marchio. Tra le novità, il reparto dei prodotti sfusi con cereali dei mulini altoatesini, noci e caffè in grani, per una spesa “zero waste” con involucri sostenibili. Sulla terrazza assolata e nel bistrò dal design accattivante potrete gustare i vini dell’eccellente selezione del mercato, snack e insalate preparati con ingredienti biologici e stagionali, oltre a piatti del giorno come fusilli di farro e gustose costine di maiale. I prodotti di Pur Südtirol sono disponibili anche online su: www.pursuedtirol.com

Misteriose creature magiche La leggenda narra che sull’alpe di Prato Croce (Kreuzwiese), vicino a Luson, si aggirasse un tempo una sorta di stregone detto “Hottile”. Di sera fischiava, gorgheg-

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giava, produceva strani rumori e metteva una gran paura ai malgari. In paese si diceva che lo spirito si sarebbe placato solo vedendo qualcosa che non aveva mai visto prima. Così, gli abitanti di Luson architettarono un piano… L’Alpe di Luson è un luogo avvolto nella leggenda. Oggi, i miti dell’alpe si possono scoprire durante un’escursione a tema attraverso l’altopiano. I pannelli illustrati lungo l’itinerario panoramico, con partenza presso il parcheggio Herol, narrano le antiche saghe e forniscono an-

che informazioni sulla vita nelle malghe e la produzione casearia. L’agevole percorso tra prati e boschi, in leggero saliscendi, è adatto a tutta la famiglia. E la storia di Hottile come andò a finire? Gli abitanti di Luson raccolsero un gran numero di forconi, ciocchi, cucchiai e scarpe e li disposero sull’erba formando delle croci. Lo stregone comparve verso mezzanotte e, alla vista delle croci, si portò le mani alla testa e scomparve per sempre. Da quel giorno l’alpe prese il nome di Prato Croce.


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? I LAMA possono sputare fino a cinque metri di distanza. Ma niente paura: lo fanno soltanto in caso di conflitti all’interno del branco. Proprio come i loro cugini più piccoli, gli alpaca, i lama sono infatti animali docili, ideali per i percorsi di trekking. Lo sa bene la famiglia Tauber del maso Waldharthof di Rasa, che ogni giovedì organizza un’escursione della durata di un’ora attraverso boschi, torbiere e biotopi, guidata dal figlio Andreas. Scoprire la natura con gli alpaca, utilizzati spesso anche a fini terapeutici, è un’esperienza indimenticabile soprattutto per i bambini. Il trekking del Waldharthof si conclude con una merenda a base di marmellate, speck e sciroppo di fiori selvatici di produzione propria. L’escursione è gratuita per chi possiede la Almencard. Per maggiori informazioni: www.waldharthof.it

Nel nido dell’aquila LA FIGURA di un’aquila con un cappello rosso di foggia medievale vi dà il benvenuto al nuovo family park del Corno del Renon. Il parco è accessibile direttamente dalla stazione a monte della cabinovia Corno del Renon. Lungo le undici stazioni del percorso circolare potrete perdervi in un labirinto di pini nani, abbattere i birilli, saltare sui tronchi, fare un giro sulla giostra delle streghe dello Sciliar e lanciarvi lungo lo scivolo a tubo. A ogni stazione incontrerete la mascotte del parco, l’aquila Toni. Il suo curioso copricapo ha naturalmente una storia: si narra infatti che uno degli avi di Toni abbia salvato la vita a

Walther von der Vogelweide, che si era rotto una gamba cadendo in un dirupo. Per ringraziarlo, il celebre cantastorie gli donò proprio questo cappello, che la famiglia tramandò di generazione in generazione, fino a Toni. Sui pannelli lungo il circuito potrete scoprire questa e molte altre storie e saghe locali. Per una pausa rifocillante, vi consigliamo le baite Corno di Sotto, Feltuner Hütte e il rifugio Corno del Renon.

Lo sapevate che… l’Alto Adige offre itinerari escursionistici senza barriere? l portale “Alto Adige per tutti” offre informazioni sull’accessibilità a persone disabili, famiglie con bambini piccoli e anziani. Il livello di difficoltà di ogni escursione è contrassegnato da un punteggio da 1 a 5. L’itinerario dal parcheggio Zumis all’alpe di Rodengo, ad esempio, ha 2 punti ed è percorribile da escursionisti in sedia a rotelle elettrica. Sul portale si trovano informazioni dettagliate su possibili ostacoli come sbarramenti forestali, irregolarità del terreno e salite. Il progetto, sostenuto dall’UE, rappresenta inoltre uno strumento utile per la ricerca di alloggi, locali e attività per il tempo libero adatte a persone in sedia a rotelle. Una sezione è dedicata all’utilizzo dei mezzi pubblici. Per maggiori informazioni:

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www.altoadigepertutti.it

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Il signore degli slittini

Peter Torggler di Chiusa costruisce slittini da 35 anni, rifornendo anche gli atleti altoatesini di punta, come Evelin Lanthaler, tre volte campionessa del mondo di specialità.

“DA GIOVANE ero un grande appassionato di slittino e lo praticavo anche a livello agonistico. Fino alla metà degli anni ottanta importavamo le slitte dall’Austria, ma già allora apportavo modifiche e migliorie ai diversi modelli. Infine, nel 1986, ho fatto della mia passione una professione, fondando la mia ditta. Oggi produciamo circa 2000 slittini all’anno. Uno slittino di qualità nasce da materie prime eccellenti, come le parti in frassino per pattini e stanghe. Importanti sono anche la lavorazione e la precisione nella messa a punto, fondamentale per la tenuta della traiettoria. E bisogna sapere come rendere lo slittino davvero veloce: un segreto assoluto del mio mestiere, che naturalmente non svelerò… Ancora oggi amo stare sulla slitta nel tempo libero, possiedo tre slittini e partecipo al collaudo di slittini sportivi e su rotaia. Mi riempie d’orgoglio sapere che un atleta ha vinto una gara di Coppa del mondo o addirittura per un’intera stagione con uno dei miei slittini.” www.torggler-rodelbau.com

Curarsi con la natura Quattro consigli dell’esperta di erbe officinali Christine Lageder di Barbiano LA TISANA AI FIORI DI TIGLIO CONTRO LE INFIAMMAZIONI Ricetta: mescolare 20 g ciascuno di fiori di tiglio, melissa vera e finocchio dolce, 15 g di fiori di sambuco, 10 g ciascuno di timo limone e frutto della rosa canina, 5 g di verbasco barbarastio. Preparare una tisana con acqua bollente.

Con il timo, Christine Lageder prepara un olio utile contro i sintomi della tosse.

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IL SALE ALLE ERBE RAFFORZA IL SISTEMA IMMUNITARIO Ricetta: mescolare 1 kg di sale con 20 g di pimpinella, 15 g ciascuno di santoreggia montana e salvia, 10 g ciascuno di timo, piantaggine lanciuola, achillea, buccia di rosa canina e fiori di malva. Utilizzare come il sale da tavola.

UN BAGNO RILASSANTE Ricetta: mescolare e quindi versare nell’acqua del bagno 100 g di sale con 15 g ciascuno di timo e salvia e 10 g di maggiorana. L’OLIO DI TIMO CALMA LA TOSSE Ricetta: riempire una bottiglia fino a un terzo del volume con del timo essiccato, quindi versare sopra olio di oliva o di semi di girasole. Lasciare riposare per tre settimane in un luogo caldo e non esposto al sole, agitando giornalmente, infine filtrare. Frizionare l’olio sul petto per alleviare i sintomi della tosse. ww.oberpalwitterhof.com


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Il galateo di montagna Cinque consigli su come comportarsi con gli animali al pascolo

Rimanete sul sentiero: non abbandonate i sentieri escursionistici. Se un animale blocca la strada, aggiratelo.

Mantenete le distanze: lasciate agli animali il loro spazio, evitate il contatto, non accarezzateli e non date loro da mangiare.

Mantenete la calma: le mucche hanno una visuale ristretta e si impauriscono facilmente. Segnalate tempestivamente la vostra presenza e comportatevi in modo tranquillo.

Non intromettetevi: le madri proteggono i piccoli. Evitate di avvicinarvi ai vitelli o di frapporvi tra la mucca e il vitello.

L’Alto Adige, paradiso degli alpeggi I pascoli occupano circa il 34% del territorio altoatesino, per un totale di 1739 alpi. La maggior parte di esse sono pascoli d’alta quota, ovvero si trovano oltre il limitare del bosco. In tutto l’Alto Adige, circa 73700 capi di bestiame trascorrono l’estate al pascolo. La monticazione contribuisce a preservare il paesaggio contrastando l’avanzamento del bosco e liberando gli alpeggi dalle sterpaglie.

Tenete i cani al guinzaglio: spesso gli animali al pascolo si sentono minacciati dai cani. Tenete al guinzaglio il vostro amico a quattro zampe.

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Tre domande a… Harald Gasser, che al maso Aspingerhof a Barbiano coltiva 800 varietà di ortaggi

Come ha scoperto il mondo degli ortaggi? Ero un assistente sociale a un passo dall’esaurimento nervoso. Per compensare lo stress, sperimentavo nell’orto del maso di famiglia. A un certo punto, il passatempo è diventato una professione. Ho iniziato con 200 varietà. Alcune le sceglievo semplicemente perché mi affascinava il nome, come la rapetta acetosa della fortuna. L’inesperienza mi ha portato a fare degli errori, ma ben presto ho capito che la monocoltura non faceva per me e sono passato alla cultura mista, avvicinandomi ai principi della permacultura. Amo la varietà che non lascia spazio alla noia. Pensate che la nostra alimentazione consiste in media di appena 30 tipi di ortaggi…

Gli ortaggi di qualità costano naturalmente un po’ di più, ma è una questione di priorità: a che cosa attribuisco più valore, all’ultimo iPhone o a una deliziosa carota Kintoki? Lei coltiva molte varietà esotiche o pressoché dimenticate, come la sedanina, che in Valle Isarco era diffusa già nel XV secolo. Qual è il suo ortaggio preferito? La mia varietà preferita è sempre l’ultima arrivata. I nuovi ortaggi richiedono tempo e pazienza. Al momento sono la canna d’India, che è un tipo di bambù, e il taro, un tubero simile alla patata. E quest’anno sono finalmente riuscito a coltivare i bulbi del giglio della prateria. Un grande successo! www.aspinger.com

Chi sono i suoi clienti? Rifornisco soprattutto il settore della gastronomia, ma chiunque può farci visita.

Cos’è... la permacultura?

Tra gli ortaggi di Harald Gasser c’è anche il taro, un tubero tropicale simile alla patata.

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La permacultura si basa su pochi principi fondamentali: prenditi cura della terra! Prenditi cura delle persone! Limita consumo e crescita, e ridistribuisci il surplus! Questi principi possono essere applicati a qualsiasi attività umana. In ambito agricolo, la permacultura punta alla sostenibilità e alla creazione di un ecosistema stabile e vitale, rispettoso delle esigenze di tutti gli esseri viventi.



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Bellezza sconfinata Il sentiero a tappe Dolorama conduce dall’Alpe di Rodengo e Luson al paesino di Laion, costeggiando le cime più spettacolari delle Dolomiti. Quattro giorni lontano dalla civiltà che lasciano il segno

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“Vi è un pensiero per gli spazi aperti e un altro per la casa. Vorrei che i miei pensieri, come le mele selvatiche, fossero cibo per i viandanti.”

ueste parole di Henry David Thoreau, fabbricante di matite e in seguito scrittore e filosofo della natura, vissuto nel XIX secolo, accompagnano i miei passi durante l’ascesa. È ancora presto, ma il cielo è già azzurro e sulla linea lattiginosa dell’orizzonte appaiono i primi timidi raggi di sole, forti abbastanza per illuminare le cime dolomitiche in lontananza, ma ancora troppo deboli per asciugare la rugiada sui soffici prati. Le mucche ruminano placidamente in piccoli gruppi, i loro sguardi non tradiscono emozione per la bellezza che le circonda. Al suono dei campanacci risponde il verso stridulo dei gracchi alpini. Un idillio perfetto.

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Sto percorrendo il sentiero a tappe “Dolorama”, nel cuore dell’Alto Adige. L’itinerario conduce dall’Alpe di Rodengo e Luson fino a Laion, costeggiando le cime più spettacolari delle Dolomiti. Quattro tappe giornaliere per 61 chilometri complessivi. In quota, lontano dalla frenesia urbana. Cosa suscita in noi, e in me, un’esperienza di questo tipo? Perché ricerchiamo questi luoghi? Che cosa ci faccio qui? Silenzio. I rumori della civiltà hanno ceduto il passo ai suoni della natura. Ascolto me stesso e percepisco il mio corpo, il ritmo del mio respiro, il sudore e lo scricchiolio dei sassi sotto le suole degli scarponi. Al momento della partenza ero ancora prigioniero della follia quotidiana, con la mente affollata di pensieri: gli appuntamenti del giorno prima e quelli della settimana successiva, l’ultima esasperante discussione al lavoro, la bolletta salata da pagare, gli inquietanti titoli dei giornali… Passo dopo passo, la fatica della salita scaccia le preoccupazioni. Dopo due, tre ore di cammino immerso nella bellezza della natura la vita di tutti i giorni è solo un pallido ricordo. Poi d’un tratto si dissolve, e io vengo sopraffatto all’improvviso da un inaspettato senso di felicità. Le gambe, fino a un istante prima così pesanti, e i polpacci dolenti sono ora leggerissimi, mi sembra di volare sul sentiero e attraverso il bosco. Tutti i sensi si sono destati. I pascoli, le rocce impolverate sono ora parte di me. Li percepisco intensamente con il gusto, l’olfatto e l’udito.

Lo sguardo spazia di valle in valle fino alle Dolomiti.

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Quattro giorni. 61 chilometri. Perché lo facciamo? Perché l’esperienza lascia il segno.


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Il sentiero è ben segnalato. Panchine e rifugi invitano a sostare lungo il cammino.

Dopo la salita procedo lungo il crinale, quasi in trance. Adesso intuisco cosa intendano gli escursionisti quando raccontano il fascino profondo degli itinerari in quota, quelli lunghi, che richiedono diversi giorni di cammino. I miei pensieri sono rivolti completamente al grande, alla totalità. E al bello. Tutto mi appare chiaro e ho fiducia nel futuro. E nel presente. Nel verde intenso dei prati alpini spuntano qua e là le baite, piccole chiazze scure nella tavolozza della natura. Ogni tanto mi concedo una pausa e due chiacchiere con la padrona di casa. Poche frasi, di più non serve in mezzo a tanta bellezza. Basta uno sguardo, un cenno, un mormorio. Un sorriso. E già riprendo il cammino. Mi lascio alle spalle i pascoli in fiore; di fronte a me si ergono ora le frastagliate pareti dolomitiche. Mi sembra di toccarli, i “monti pallidi”, come da sempre vengono chiamati, e le loro imponenti e bizzarre formazioni rocciose. Le Dolomiti patrimonio mondiale UNESCO. Distogliere lo sguardo è quasi impossibile. Una vista così tocca dentro. Qui, nel cuore delle montagne, ci si sente all’improvviso molto piccoli, e al tempo stesso incredibilmente forti. Vitali. È questa la vita, l’essenza dell’essere vivi. Ci si sente quasi superflui, ed è una sensazione meravigliosa. Ogni tanto fanno capolino le preoccupazioni quotidiane. Come quando, durante una sosta, il telefonino sguscia fuori dallo zaino. Tre telefonate perse, due messaggi su WhatsApp. Lo spengo e lo infilo di nuovo nello zaino, in fondo, sotto la giacca a vento. Mi rimetto in cammino. Quelli che ancora ieri, fino a poche ore

Patrimonio mondiale La denominazione Patrimonio mondiale UNESCO è considerata il “premio Nobel” dei beni naturali. Unicità ed eccezionale importanza a livello mondiale ne sono i presupposti.

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fa, sembravano problemi seri, ora non contano nulla. La vita si dispiega con chiarezza nella mia mente. Mi rallegro delle cose più immediate: il prossimo passo, la serata, i canederli al rifugio, il letto, i brividi sotto la coperta calda, la stanchezza e il sonno ristoratore, l’aria limpida e frizzante il mattino successivo, i primi passi, il sorgere del sole. Mi rallegro addirittura all’idea della discesa, del rientro – non immediato, ma prossimo – nella civiltà. Nella quotidianità che, dopo un’esperienza così, almeno per alcuni giorni riuscirò ad affrontare con un sorriso. Gli appuntamenti, le discussioni sul lavoro, la bolletta, i titoli dei giornali non sono poi così terribili finché rimangono vivi i ricordi delle montagne e della felicità provata. Perché con la mente sarò ancora quassù, lontano da tutto e vicino soltanto alla natura. Perché la montagna regala forza, energia e voglia di vivere. Perché abbiamo bisogno della natura, di essere nella natura. È un bisogno profondo. Del quale spesso non siamo consapevoli. Mi fermo, con lo sguardo rivolto all’imponente Sass de Putia e alle cime delle Odle. Mi tolgo lo zaino e ne estraggo una mela. Non amo particolarmente le mele, a valle ne mangio pochissime. Ma, così vicino alla fine del percorso, non ho più altro nello zaino. Sfinito ma soddisfatto, affondo i denti nel frutto succoso e mi sembra di mangiare la mela più buona della mia vita. Ripenso a un’altra frase di Henry David Thoreau, l’acuto filosofo (e camminatore) americano: “Vorrei spendere una parola in favore della natura, della assoluta libertà e della selvatichezza che vengono opposte a una libertà e a una cultura meramente civili. Considero infatti l’uomo come un abitante, come parte integrante della natura”. Aveva proprio ragione.

Per maggiori informazioni sul sentiero Dolorama e le possibilità di pernottamento: www.suedtirol.info/ dolorama

Il sospirato traguardo di tappa: il Rifugio Genova sotto il Sass de Putia, con vista sul gruppo delle Odle.

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La vita si dispiega con chiarezza nella mente. Il prossimo passo, la serata in rifugio: la gioia delle piccole cose.


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L’app Outdooractive è la migliore compagna per escursioni a piedi, in bicicletta e altre attività in montagna.

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Il sentiero Dolorama a portata di mano Il sentiero Dolorama si articola in quattro tappe giornaliere. L’itinerario si snoda lungo agevoli sentieri e strade forestali, partendo dall’Alpe di Rodengo e Luson e arrivando al paesino di Laion sopra Chiusa, passando per Monte Muro e passo delle Erbe e costeggiando il Sass de Putia e le Odle di Eores e di Funes. Le singole tappe possono essere percorse anche come escursioni giornaliere. I punti di partenza e arrivo finali, e quelli delle tappe intermedie, sono raggiungibili anche con i mezzi pubblici. Lungo il percorso numerose baite offrono sosta e ristoro. Per i pernottamenti è consigliabile prenotare in anticipo.

Percorso: 61 km Durata complessiva: circa 20 ore Partenza: parcheggio Zumis, Rodengo Arrivo: paese di Laion Dislivello in salita: 2356 m Dislivello in discesa: 3004 m Difficoltà:

www.suedtirol.info/dolorama

Dal rifugio Genova al rifugio Rasciesa (circa 5 ore)

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Le tappe 1a tappa: Dal parcheggio Zumis sull’Alpe di Rodengo e Luson al rifugio Monte Muro (6-7 ore di cammino) 2a tappa: Dal rifugio Monte Muro al rifugio Genova (circa 5 ore) 3a tappa:

4a tappa: Dal rifugio Rasciesa a Laion (circa 3 ore)

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Per tutti i gusti Cinque tour per escursionisti di tutti i tipi

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Per gli alpinisti esperti Alta Via di Fundres Un itinerario tra prati verdissimi e rocce scoscese, sullo sfondo di una natura aspra, incontaminata e ancora poco frequentata dagli escursionisti.

Lunghezza: 72,5 km Durata complessiva: circa 30 ore Partenza: Vipiteno Arrivo: S. Giorgio, frazione di Brunico Dislivello in salita: 4710 m Dislivello in discesa: 4830 m Tappe: 6 Difficoltà:

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Da non perdere: il rifugio Passo Ponte di Ghiaccio, gioiello architettonico a 2545 m

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Da non perdere: il monastero di Sabiona presso Chiusa (foto), Castel Velturno (vedi p. 54)

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Per gli amanti dell’autunno Sentiero del castagno L’agevole itinerario è particolarmente affascinante nel periodo del Törggelen, quando i castagneti si tingono dei colori dell’autunno, ma l’altitudine moderata ne fa una meta ideale anche in primavera. Le numerose locande contadine lungo il percorso invitano a sostare e degustare le specialità locali.

Lunghezza: 62 km Durata complessiva: circa 20 ore Partenza: Abbazia di Novacella presso Bressanone Arrivo: Castel Roncolo presso Bolzano Dislivello in salita: 2070 m Dislivello in discesa: 2330 m Tappe: 4 Difficoltà:

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Da non perdere: il rifugio Santa Croce di Lazfons con il santuario più alto d’Europa, a 2296 m

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Per i più versatili Alta Via Hufeisentour in Val Sarentino Un itinerario classico sullo sfondo di paesaggi alpini originari e incontaminati. Tre delle tappe, ricche di scorci panoramici, conducono attraverso la Valle Isarco. Chi completa tutte e sette le tappe riceve un distintivo commemorativo.

Lunghezza: 81,5 km Durata complessiva: 35-40 ore Partenza: Corno del Renon, salite alternative anche da Barbiano, Villandro, Chiusa e altre località Arrivo: Sarentino in Val Sarentino Dislivello in salita: 4060 m Dislivello in discesa: 4000 m Tappe: 7 Difficoltà:

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Per gli amanti della primavera Sentiero della mela Naz-Sciaves Tra una scarpinata e l’altra, un piacevole itinerario breve tra i meleti dell’altopiano, che in primavera si trasformano in un mare di fiori. Lungo il percorso si trovano i biotopi Sommersürs e Palù Raier con una grande varietà vegetale.

Lunghezza: 8 km Durata complessiva: 2,5 ore Partenza: Naz Arrivo: Naz Dislivello in salita: 130 m Dislivello in discesa: 130 m Tappe: 1 Difficoltà:

Da non perdere: il punto panoramico Ölberg con i comodi lettini per rilassarsi e godersi il paesaggio

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Per gli sportivi estremi Dolomites Ultra Trail Gara annuale di corsa in montagna tra le cime spettacolari delle Dolomiti, da affrontare a coppie. Solo per i più allenati e tenaci.

Lunghezza: 84 km Durata complessiva: massimo 20 ore di corsa Partenza: piazza Duomo a Bressanone Arrivo: piazza Duomo a Bressanone Dislivello in salita: 4728 m Dislivello in discesa: 4728 m Difficoltà:

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Il prossimo Dolomites Ultra Trail si svolgerà il 3 luglio 2021. Per maggiori informazioni: www.brixenmarathon.com

Da non perdere: il tratto nel Parco naturale Puez-Odle

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INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

Alla scoperta della cittadina degli artisti Shopping, cultura e buona tavola a Chiusa

Orari dei negozi +   Dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 19 Sabato dalle 9 alle 12 www.klausen.it/shopping

Museo Civico di Chiusa +   Il museo è aperto da fine marzo ai primi di novembre, dal martedì al sabato dalle 9.30 alle 12 e dalle 15.30 alle 18. Chiuso domenica, lunedì e giorni festivi. www.museumklausenchiusa.it

La magia del Natale + Durante il periodo dell’Avvento, la cittadina medievale si trasforma in un posto tranquillo e suggestivo: niente folla, tante candele e decorazioni naturali.

Chiusa, la piccola città della bassa Valle Isarco, fa parte del circuito dei “Borghi più belli d’Italia”, che comprende i più affascinanti piccoli centri storici della penisola. Con la sua atmosfera medievale, le vie strette e le case dalle facciate variopinte questa cittadina ha ammaliato artisti e poeti di ogni epoca. La valle è dominata dal Monte Sabiona, sulla cui cima svetta l’antichissima residenza dei vescovi che da qui in tempi antichi amministravano tutto il Tirolo. Oggi è un convento di monache Benedettine e con le chiese gotiche della città, il Convento dei Cappuccini e l’imponente Castel Branzoll costituisce una testimonianza di quella che nel Medioevo era un’importante città doganale. La cittadina di circa 2500 abitanti è immersa in un pittoresco scenario di vigneti e boschi di castagni, che raccontano di una tradizione agricola secolare. Ispirò inoltre la celebre incisione su rame “La Grande Fortuna” di Albrecht Dürer, in cui la dea greca Nemesi si libra in aria su una sfera proprio sopra la città di Chiusa. Oggi le numerose piccole botteghe a conduzione familiare e le boutique allineate lungo la storica via principale invitano a piacevoli passeggiate all’insegna dello shopping. L’offerta di prodotti locali, regionali e del commercio equo e solidale è ampia e spazia dai colorati negozi di fiori

alle botteghe di artigianato tradizionale e moderno, fino alle boutique per i modaioli. Nell’intricata rete di vicoli del centro ci si imbatte in locande tradizionali che offrono ospitalità da molti secoli, da quando cioè la strada che collegava il Brennero e il Sud passava ancora per il centro di Chiusa. Oggi vi si possono gustare i piatti tipici altoatesini, rigorosamente fatti in casa, ma anche specialità della cucina italiana.

www.natale-medievale.it

Potrete scoprire tutte le curiosità sulla città di Chiusa durante le visite guidate gratuite di luglio e agosto. Informazioni al numero +39 0472 847 424 e su www.klausen.it

Nel periodo natalizio i guardiani notturni di Chiusa accendono centinaia di luci nei vicoli della cittadina.

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La magia del Natale Curiosando tra le bancarelle

I mille volti dell’inverno Tra Bressanone e Chiusa, i mesi freddi non sono solo sinonimo di piste innevate. Dieci suggerimenti, dallo sci notturno alle scoperte culturali

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Dalle bancarelle di legno si diffonde il profumo di cannella e chiodi di garofano, mentre le ghirlande di luci illuminano la fredda serata. Il mercatino di Natale di Bressanone è un appuntamento classico, reso speciale dalla sua ambientazione ai piedi dell’imponente Duomo, ma anche dallo spettacolo di luci e musica allestito dai maestri di Spectaculaires nel cortile del Palazzo vescovile. Chiusa durante il periodo dell’Avvento si trasforma in un luogo tranquillo e pieno di atmosfera, tra lumi di candela nei vicoli medievali e decorazioni natalizie realizzate con materiali naturali. Da alcuni anni anche Rodengo ha il suo mercatino: la Festa d’Avvento in piazza si svolge nella frazione di Villa, in un’atmosfera raccolta e tranquilla, tra vin brûlé, tè, biscotti e regali fatti in casa. Una parte del ricavato viene devoluta in beneficienza. Gli altoatesini e le famiglie apprezzano particolarmente l’Avvento di Terento, che accoglie i più piccoli con un minizoo, un laboratorio dove preparare i biscotti e una serata dedicata alle fiabe. Nelle bancarelle presso il parco giochi e nelle tradizionali baite del boschetto “Stockner Waldile” si acquistano prodotti artigianali e specialità contadine.


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In notturna Scialpinismo sotto le stelle La sera c’è chi si siede a tavola… e chi si allaccia gli sci da alpinismo per incamminarsi in salita sulle piste innevate. Nella maggior parte dei comprensori sciistici nei pressi di Bressanone e Chiusa una volta alla settimana i gatti delle nevi si fermano e le piste vuote, di notte, sono riservate agli appassionati di scialpinismo in tutta sicurezza. Sulla Plose, ogni venerdì dalle 18 alle 23 è possibile risalire da S. Andrea a Valcroce lungo la pista Trametsch. Il mercoledì e nelle notti di luna piena, sempre dalle 18 alle 23, anche le piste sul Corno del Renon appartengono agli amanti dello scialpinismo. In queste serate rimangono aperti anche la baita Feltunerhütte, il ristorante Unterhorn e la baita Schafstall sotto al Rifugio Corno del Renon. Nel comprensorio Jochtal, ogni martedì la discesa a valle è aperta dalle 18 alle 22, con funivia in funzione dalle 20 alle 23 e possibilità di sosta al ristorante Jochtal. Attenzione: durante i tour notturni indossate sempre una torcia frontale e abbigliamento con elementi riflettenti. E se non siete scialpinisti ma le giornate in pista finiscono sempre troppo presto? Lo skilift di Terento rimane in funzione ogni venerdì anche dalle 19 alle 21.30, con la pista illuminata. E, dopo l’ultima discesa, non c’è nulla di meglio di un vin brûlé o di una tazza di tè allo Skibar.

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In visita ai birrifici La nuova passione per la birra Se è vero che l’Alto Adige è noto soprattutto per i suoi vini, da qualche anno si sta facendo strada anche una vivace cultura della birra. A Chiusa, quasi vent’anni fa, Norbert Andergassen è stato tra i pionieri del settore. La sua Gassl Bräu sorprende gli intenditori con aromi particolari – dal basilico in estate alla castagna nel periodo del Törggelen – e accompagna al meglio i piatti tipici dell’omonimo ristorante di famiglia. Nei pressi di Fortezza, alla storica locanda Sachsenklemme, il birrificio AH Bräu produce birra esclusivamente con ingredienti biologici e offre visite guidate. Nello shop si possono acquistare le classiche bionde o bianche ma anche la birra allo zenzero, la birra nera di lupino oppure liquore di birra. Anche la famiglia Harpf, che gestisce l’omonima pizzeria a sud di Bressanone, ha scelto di ampliare l’attività producendo la birra in proprio. La figlia Bettina, completata la formazione da sommelière della birra, ha creato insieme al mastro birraio Fabrizio Leo e al padre Peter Harpf la birra Dahoam, disponibile nelle versioni bionda e dorata. www.gassl-braeu.it www.sachsenklemme.it www.harpf.net

Nella natura Gli itinerari più rilassanti Lo scricchiolio della neve sotto i propri passi è uno dei suoni più belli dell’inverno. Un piacevole itinerario circolare conduce da Naz a Rasa, passando per il biotopo Sommersürs e costeggiando il laghetto Flötscher prima di tornare a Naz. A chi ama salire in quota consigliamo invece di allacciarsi le ciaspole e di partire all’avventura. Il tour che conduce al Giogo sopra Terento, a 2400 m, è molto apprezzato per la meravigliosa vista che offre, dalle Tre Cime di Lavaredo allo Sciliar. A dispetto dell’altitudine e della lunghezza del percorso, di complessivamente 10 km, si tratta di un’escursione relativamente agevole. E la fotogenica croce di ghisa in vetta emana il fascino dell’alta montagna! Anche l’Alpe di Rodengo e Luson offre suggestivi itinerari per escursioni nella neve, con o senza ciaspole. A chi infine piace l’idea di sostare davanti a una cappella anziché su un tronco d’albero, consigliamo il tour con le ciaspole alla chiesetta del Morto sull’Alpe di Villandro. Attenzione: informatevi per tempo sulle condizioni della neve e sul bollettino valanghe; ove possibile, rimanete sui sentieri battuti.

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Sempre più in alto Arrampicata, che divertimento L’inconfondibile torre argentea dalla superficie ondulata si riconosce già da lontano. A chi si avvicina, anche la fascia bianca ricoperta di punti colorati rivela la sua funzione: è la parete esterna del centro di arrampicata Vertikale di Bressanone. Le superfici esterne e interne sono attraversate da quasi 200 linee e vie di arrampicata. Il centro offre inoltre un’area boulder di 700 m2 e diversi extra come tre impianti di autosicura. La struttura è adatta a principianti ed esperti, con gradi di difficoltà compresi tra 3a e 8c. E dopo la parete, si ritorna in… Horizontale. È questo il nome del bar all’ingresso del centro, che offre una vista doppiamente affascinante: sul centro storico di Bressanone e sugli arrampicatori in azione. www.vertikale.it

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In acqua! Nuoto e sauna in tutto relax Dopo una giornata sugli sci, l’acqua è ideale per distendere la muscolatura, ad esempio all’Acquarena di Bressanone e all’Alpinpool di Maranza, tra una tonificante sessione di idromassaggio e una delicata bio-sauna. L’Acquarena offre un’ampia area di piscine coperte con vasche sportive e di acqua salata, ma anche un’area sauna con terrazza panoramica, vasca Kneipp e una sala Greenbox dedicata al relax. Gli sportivi possono visitare l’area fitness, mentre i professionisti del centro di fisioterapia si prendono cura dei più affaticati. Il centro acquatico di Maranza, con acqua particolarmente calda e vasche con tre profondità (da “baby” a “ragazzi”), è su misura per le famiglie. La posizione defilata rispetto alle aree più frequentate ne fa una vera e propria oasi di tranquillità. Il complesso dispone anche di una sauna finlandese a 90° all’aperto con area relax per il raffreddamento. In inverno, dopo la sauna potrete addirittura gettarvi nella neve fresca. www.acquarena.com www.alpinpool.it

Alla scoperta dell’arte Ispirazioni culturali Il Südtiroler Künstlerbund è un’importante associazione di rappresentanza degli artisti altoatesini. Arte e spazi espositivi rappresentano un binomio inscindibile, ed è per questo che nel 2019 il Künstlerbund ha acquisito la direzione della Galleria civica di Bressanone, rinnovandone i locali. Oggi la galleria ospita ogni anno da quattro a cinque mostre di arte contemporanea. Imperdibile per gli amanti dell’arte sacra è invece Chiusa, la “città degli artisti”, con le chiese di Sant’Andrea e degli Apostoli, entrambe in stile gotico, e la cappella della Madonna di Loreto, ricostruzione della Santa Casa di Nazareth di Loreto (Ancona). Inconfondibile è anche il monastero di Sabiona che sovrasta la città. Pochi lo sanno, ma anche il paesino di Rio di Pusteria offre interessanti spunti artistici. Qui, nei locali della Casa Wolkenstein, è attiva dal 2006 la Galerie 90. Lo spazio, diretto da Alex Pergher, ospita ogni anno da cinque a sei mostre di arte contemporanea di artisti locali ed esteri (visite su appuntamento). www.kuenstlerbund.org www.klausen.it info@alexpergher.com

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Sugli sci da fondo Sport salutare tra panorami da sogno Trovare il proprio ritmo e scivolare lungo la pista, sul magnifico sfondo delle Dolomiti: in Alto Adige anche lo sci di fondo si pratica nel cuore delle montagne. Terento offre ad esempio due piste relativamente brevi e facili da raggiungere, che partono direttamente dall’abitato e si snodano sull’altopiano. La pista di 17 km che sale a passo Erbe presso Funes è invece pensata per i più sportivi. La pista dell’Alpe di Rodengo e Luson, di lunghezza analoga, presenta un tracciato ideale sia per lo skating che per la tecnica classica. Per una pausa lungo il percorso sono aperti anche in inverno i rifugi Oberhauserhütte, Ronerhütte, Rastnerhütte e Starkenfeldhütte/ Campoforte, oltre alla malga Kreuzwiesenalm. Da non perdere, infine, è la pista Schönalm sul Corno del Renon, un percorso facile e piacevole dal panorama ineguagliabile, con partenza direttamente alla stazione intermedia della cabinovia. Chi preferisce allenarsi nella natura incontaminata, lontano dal trambusto, si troverà nel suo elemento sulla tranquilla pista di fondo dell’Alpe di Villandro lunga 13 km.

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Sullo slittino Emozioni adrenaliniche Tra curve e rettilinei, reclinati all’indietro per acquistare velocità: guidare lo slittino è divertentissimo, e non ci si fermerebbe mai! Imperdibili per gli appassionati sono la RudiRun sulla Plose, che con i suoi 9 km è una delle piste più lunghe dell’area alpina, e la Brimi Winter Run di Rio Pusteria, di poco più breve, divisa in due parti e quindi ideale per una sosta rifocillante a metà percorso. Se ci sono bimbi più piccoli a bordo è ideale invece la nuova pista da slittino di Valles, lunga 1 km, con partenza direttamente alla stazione intermedia della cabinovia Schillingbahn. Attenzione: per i bambini fino ai 14 anni il casco è obbligatorio, per i ragazzi oltre i 14 anni e per gli adulti è comunque consigliato.

Tra i piaceri del palato Gusto stellato Panche semicircolari rosso corallo, statue di santi dall’aria assorta alle pareti: si presenta così la Apostelstube dell’hotel Elephant, il primo ristorante stellato di Bressanone. Nell’elegante sala storica arredata in stile Art déco, lo chef Mathias Bachmann serve menù degustazione da cinque, sei o sette portate. Prima ancora, l’aperitivo si trasforma in un viaggio culinario sulle tracce dell’elefante Solimano, al quale lo storico albergo deve il suo nome. Tra un boccone e l’altro, si ripercorrono le tappe della sua lunga marcia, che inizia a Lisbona con un macaron di lime con gambero rosso e prosegue a Barcellona, dove ci attende una pralina di patata fritta con pata negra. A Bressanone, Solimano fa tappa alla Haus zum hohen Felde (così si chiamava allora l’albergo), e gli ospiti gustano una tartelette di grano saraceno con caviale di coregone. Infine l’arrivo a Vienna, omaggiata naturalmente con un bocconcino di Wiener Schnitzel. I giorni di chiusura sono mercoledì e giovedì. È consigliata la prenotazione. www.hotelelephant.com

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MOUNTAIN DAYS SÜDTIROL BRESSANONE · RIO PUSTERIA C H I U S A E D I N T O R N I · N A Z-S C I AV E S

ne o i z a s n Se na montag

21.05. – 1 3.0 6 . 2 02 1 W W W. M O U N TA I N D AY S . I T


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Lui: “La musica mi accompagna da sempre”

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Lei: “Amo mostrare le mie radici” T H E L O C A L M AG A Z I N E


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Il musicista folk Hans Jocher suona 23 strumenti. Mentre nei brani della compositrice Manuela Kerer possono far capolino anche degli spazzolini elettrici. Abbiamo incontrato i due artisti per parlare della loro infanzia, della musica folk autentica… e di come mettere in musica una città

I n t e r v i s t a — A R I A N E L Ö B E R T F o t o — M I C H A E L P E Z Z E I

Manuela Kerer e Hans Jocher davanti alla casa del musicista a S. Andrea vicino a Bressanone. Fra di loro, 47 anni di differenza e una grande passione in comune: la musica.

Intervista

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sopra Meluno. Un’ala finì in un bosco non lontano da qui, l’altra più in alto, subito sotto Valcroce, mentre la carcassa della fusoliera atterrò nel giardino di un maso. C’erano frammenti sparsi ovunque. Raccolsi dei pezzi di metallo per fabbricare gli anelli e la chiave, e utilizzai dei fili trovati qua e là per le corde. Ancor prima, il padre della mia futura moglie era riuscito a recuperare il pilota, salvandolo da un sicuro assideramento. Era andato nel bosco con cane e fucile da caccia e lo aveva trovato dopo mezza giornata di ricerche. Era disarmato e senza dubbio più impaurito del mio futuro suocero. Ormai il pilota è deceduto da tempo, ma siamo ancora in contatto con la sua famiglia, che viene a farci visita regolarmente.

Hans Jocher Musicista e polistrumentista, nasce nel 1933 al maso Frötscherhof di Meluno di Sopra. A 11 anni impara a suonare la cetra, seguita poco dopo da flauto traverso, chitarra e numerosi altri strumenti. Ne suona oggi più di 23. Molto giovane entra a far parte del coro e della banda della chiesa, frequentando anche un corso per capobanda. Diplomatosi all’Istituto magistrale di Merano, lavora come maestro elementare a S. Andrea fino al pensionamento. Hans Jocher ha diretto numerosi cori e orchestre, tra cui il coro misto dell’Istituto magistrale e un coro femminile di studentesse del Collegio arcivescovile delle Dame Inglesi. Da musicista si è esibito in diversi film e pièce teatrali e ama ancora oggi suonare e cantare brani tradizionali per altoatesini e ospiti.

Hans, quanti strumenti suona? Hans Jocher: Per un bel po’ non lo sapevo neanch’io! Poi un giorno mi sono messo a contarli e mi sono fermato a 23, ma probabilmente sono di più: violino, arpa, salterio, cetra, cornamusa, scacciapensieri, “raffele” (una cetra arcaica, ndr), ghironda, tromba… Manuela Kerer: 23 è un numero davvero impressionante! Con quale strumento ha iniziato? 
 Hans Jocher: Con una cetra da tavolo regalatami da uno zio nel 1944. Oggi ha circa 160 anni e continuo a suonarla. Un antenato della cetra è il “raffele”, che mi si vede suonare anche in diversi film degli anni settanta ambientati in Alto Adige. Manuela Kerer: Il raffele si sente anche nella mia opera “TOTEIS”. Della sua prima cetra si narra una bellissima storia che inizia con l’abbattimento di un bombardiere americano… ce la racconta? Hans Jocher: Alla mia cetra mancavano la chiave per accordare e gli anelli per pizzicare le corde, che allora erano pressoché irreperibili. Il 29 dicembre 1944 venne abbattuto un bombardiere americano

Come siete diventati musicisti? Hans Jocher: La musica mi accompagna fin dalla prima infanzia. Nella stube della nostra casa c’era un grammofono, un vero e proprio armadio. Mi mettevo in piedi di fronte al mobile e facevo finta di dirigere. Manuela Kerer: Il mio primo strumento è stato il salterio. Avevo quattro anni: mia sorella prendeva già lezioni di cetra e anch’io volevo imparare a suonare uno strumento. Naturalmente non sapevo ancora leggere le note. Per aiutarmi, l’insegnante dipingeva di vari colori le corde e le note sugli spartiti. Più tardi sono passata al violino, mentre i miei fratelli hanno scelto gli strumenti a fiato, come si usava allora in Alto Adige. Hans Jocher: Anch’io sono passato dai primi strumenti alla musica bandistica. Mio fratello stava imparando a suonare il clarinetto. La sera non voleva attraversare il bosco da solo per andare a lezione, così mi offrii di accompagnarlo. Il capobanda si accorse del mio entusiasmo e mi mise in mano un flauto traverso. Da allora mi fu permesso di partecipare alla lezione. Era il 1945. Appena un anno dopo entrai a far parte della banda. All’epoca si suonava un po’ ovunque, addirittura nei campi. Durante l’aratura, i cavalli andavano da soli lungo il solco, mentre io camminavo al loro fianco suonando il flauto dolce. Quando portavo al pascolo le pecore avevo sempre con me il clarinetto, il flicorno o una piccola cetra che mi ero costruito da solo. In seguito, intorno ai 13 o 14 anni, il direttore della banda mi fece entrare nel coro della chiesa, mi diede lezioni di violino e mi iscrisse a un corso per capobanda. Eppure, non è mai diventato un musicista professionista…
 Hans Jocher: No, ho sempre voluto fare l’insegnante, una passione che devo in gran parte alla mia maestra delle elementari, che ammiravo molto. All’istituto magistrale di Merano ho imparato a suonare

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Ricordo il silenzio a casa mia. Nelle case dei miei amici, in sottofondo ronzava sempre il televisore. Da noi no. Manuela Kerer

Nella raccolta di strumenti di Hans Jocher si trovano anche il corno alpino, la ghironda e la cetra.

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Quanto è importante, a livello di composizione e nel rapporto con i musicisti, suonare più strumenti e conoscerne le possibilità? Manuela Kerer: È senza dubbio molto utile. Le mie conoscenze di violino, ad esempio, mi aiutano nei passaggi particolarmente difficili. Se i musicisti pensano di non riuscire a eseguire un determinato passaggio con il loro strumento, posso convincerli del contrario eseguendolo sul mio. Questo non crea solo sorpresa, ma rafforza anche la fiducia reciproca. Quali sono le sue radici musicali? Manuela Kerer: Il silenzio che, ogni tanto, regnava in casa nostra e la rendeva diversa dalle altre. Ricordo che, nelle case dei miei amici, in sottofondo ronzavano sempre radio e televisori. Da noi non era così. Il silenzio mi ha plasmato almeno quanto il negozio di casalinghi dei miei genitori nel quale sono di fatto cresciuta. Lì c’erano ad esempio i tagliauova di cui parlavo prima. Ma ricordo soprattutto le enormi pile di carta di giornale che utilizzavamo per avvolgere la porcellana, e poi i rumori e il suono del vetro e della porcellana quando li si fa risuonare per controllarne l’integrità.

l’organo e il pianoforte e ho preso lezioni di armonia. La musica ha sempre fatto parte della mia vita e mi è stata d’aiuto anche durante il servizio militare… Ci racconti! Hans Jocher: Non avevo ancora concluso la formazione magistrale quando arrivò la chiamata. Durante il servizio di leva, in realtà, non avrei potuto rimanere a Merano. Per fortuna, il direttore della banda stava cercando un trombettista per la banda militare. Un collega fece il mio nome, mi presero e mi fu permesso di rimanere a Merano. Manuela, anche nelle sue composizioni spiccano alcuni strumenti inusuali… Manuela Kerer: Nel mio caso è il soggetto a determinare gli strumenti e, anche se mi occupo di musica contemporanea, amo mostrare le mie radici. Accade così che in un brano faccia capolino il raffele, cogliendo tutti di sorpresa! Ma suono da sempre anche il pianoforte e, dagli anni del conservatorio, il contrabbasso. Comunque sì, è vero: talvolta utilizzo degli strumenti inusuali, dal tagliauova allo spazzolino elettrico.

Nei suoi brani non soltanto utilizza strumenti inconsueti, ma mette anche in musica soggetti molto originali, come alcuni articoli del Codice Penale italiano o la sua città, Bressanone. Ma che suono ha Bressanone? Manuela Kerer: È molto sfaccettato. È forte e al tempo stesso lieve, racchiude le voci di numerose persone e, naturalmente, il suono delle campane del Duomo, che non può mancare in una città vescovile. La musica contemporanea è riservata a un pubblico molto ristretto, ed è un peccato. Capita spesso che ci siano più persone sul palco che in sala. Proprio per questo volevo che il pezzo venisse eseguito in un luogo affollato e così ho scelto l’inaugurazione della biennale Festa del centro storico di Bressanone. Penso che molte persone non sappiano che cosa si perdono. La musica è anche questione di abitudine: chi la conosce da sempre ascolta in modo com-

La musica mi ha regalato molti momenti speciali. Hans Jocher

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pletamente diverso da chi la scopre più tardi. La radio ha purtroppo contribuito ad appiattire la nostra capacità di ascolto.

Manuela Kerer La compositrice nasce nel 1980 a Bressanone. Studia violino e composizione al Conservatorio di Innsbruck e, contemporaneamente, giurisprudenza e psicologia all’Università di Innsbruck, conseguendo un dottorato in entrambe le facoltà. Nelle sue composizioni di musica contemporanea, l’artista ama esplorare e ampliare i confini dell’espressione musicale, utilizzando in parte strumenti inusuali. Manuela Kerer è anche autrice di brani per opera e teatro musicale. La prima dell’opera “TOTEIS”, il suo ultimo progetto, si è tenuta a settembre 2020 a Vienna in una versione per orchestra da camera, mentre a marzo 2021 a Bolzano si terrà la versione per orchestra. L’artista compone per diverse orchestre come Kaleidoskop di Berlino e Klangforum di Vienna, e ha ottenuto numerosi riconoscimenti, tra i quali la Borsa di studio statale austriaca di composizione e il Premio Walther von der Vogelweide. www.manuela-kerer.bz

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Adesso vorremmo sapere qual è il suono del Codice Penale… Manuela Kerer: Nel Codice Penale ci sono anche leggi piuttosto curiose, come quelle che sanzionano gli atti osceni in luogo pubblico o la bigamia. Per esprimere la bigamia ho scelto una soluzione piuttosto immediata: l’incipit è dato da due voci, alle quali se ne aggiungono sempre di nuove. E nel brano sugli atti osceni in luogo pubblico, in un passaggio i musicisti devono inserire degli stoppini per le orecchie tra le corde... Nella musica contemporanea anche la preparazione e l’estensione dello strumento hanno un ruolo centrale, come punto di avvio per esplorare territori sempre nuovi. Quanto Alto Adige c’è nella sua musica? E quanto c’è di Londra o New York, due città nelle quali ha soggiornato? Manuela Kerer: L’Alto Adige rappresenta le mie radici, che come per Hans affondano nella musica folk, da non confondersi, come spesso si fa, con la musica popolare. Poi, al più tardi negli anni della scuola, mi sono avvicinata alla musica d’arte, da Bach a Beethoven ad Alban Berg, per citare anche un compositore moderno. Anche nelle opere di questi artisti si trovano riferimenti alla musica tradizionale, che era parte delle loro radici. Dall’altro lato, veniamo naturalmente influenzati dai viaggi, dalle tradizioni musicali e dagli strumenti delle diverse culture con le quali entriamo in contatto. Anche gli ideali contano: la musica è uno specchio della società e in quanto tale è, e deve essere, “politica”. Lei non ha studiato soltanto violino e composizione, ma anche psicologia e giurisprudenza, conseguendo persino un dottorato in entrambe le facoltà. Come ha sviluppato interessi così vari? Manuela Kerer: Credo che ogni persona abbia interessi molto vari. All’inizio pensavo che mi sarei fermata alla semplice laurea, che le mie tante attività non mi avreb-

bero comunque permesso di proseguire oltre. Questa leggerezza mi ha aiutato, soprattutto durante l’impegnativo studio del diritto. Trovo poi molto interessante l’interazione della psicologia e della giurisprudenza con la composizione. Entrambe rappresentano un grande arricchimento per la mia musica. Manuela e Hans, potete raccontarci un momento particolare della vostra carriera musicale? Manuela Kerer: È, anche in questo caso, un momento legato a Bressanone. Durante la prima edizione del Water Light Festival, nel 2017, posizionai cinque pianoforti a coda nella penisola alla confluenza della Rienza e dell’Isarco. Erano in programma diversi concerti, tutti con inizio all’alba, alle cinque del mattino. Ci avevano avvertiti che non sarebbe venuto quasi nessuno, invece già al primo appuntamento si presentarono in 800. È stata un’esperienza molto speciale, anche grazie alla bellezza del luogo e all’atmosfera mattutina nella natura. Hans Jocher: La musica mi accompagna da sempre, ci sono stati tanti momenti speciali. Ho visitato molti Paesi e ho conosciuto musicisti di tutto il mondo oppure li ho accolti qui in Alto Adige. Mi sono rimasti particolarmente impressi gli incontri con i musicisti giapponesi e il modo in cui suonano la cetra. Quali sono i vostri progetti attuali? Manuela Kerer: Innanzitutto l’opera “TOTEIS”, incentrata sulle vicende di Viktoria Savs, che durante la prima guerra mondiale si arruolò travestendosi da uomo. Esaltata in seguito dai nazisti con il titolo di “eroina delle Tre Cime”, morì, dimenticata da tutti, a Salisburgo nel 1979. Da giovane, Savs fu vicina alle figure di spicco del nazismo, un passato che non rinnegò mai. Hans Jocher: Musicalmente parlando, anch’io sono ancora ben lontano dalla pensione! Continuo a suonare in diversi alberghi della zona. Molti ospiti abituali chiedono già al loro arrivo se il caro Hans si esibirà.


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07.– 30.05. 2021 Brixen Bressanone Klausen Chiusa Neustift Novacella Franzensfeste Fortezza T H E L O C A L M AG A Z I N E

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Architettura!

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Un piccolo viaggio alla scoperta di ristrutturazioni e nuovi edifici nel segno dello stile e della personalità. Tra Bauhaus e romanticismo, tradizione e modernità: la nostra selezione

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Gioiellino… senza internet La pensione Briol, presso Barbiano, venne eretta nel 1928 in stile Bauhaus su progetto di Hubert Lanzinger. All’artista tirolese non si deve soltanto il sobrio edificio cubico con tetto piatto, ma anche gli interni, dalle sedie alle stoviglie e alle scelte cromatiche. Questa sua opera d’arte si è mantenuta pressoché intatta nel corso degli anni… accesso compreso: oggi come allora, la pensione è raggiungibile infatti soltanto a piedi o con il taxi-fuoristrada – e non ha il wifi. www.briol.it

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• Fortezza • Rodengo

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• Naz

• Varna

• Bressanone

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• Barbiano

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• Luson


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Una baita fatta di contrasti

Ricostruito nel 2019 su progetto a firma dello studio raum3 di Bressanone, il rifugio Oberhauser non è proprio una tipica baita tirolese. Cosa la rende speciale? La sua posizione, immersa nella tranquillità dell’altopiano dell’alpe di Rodengo e Luson. E, soprattutto, il linguaggio formale dell’edificio, fatto di linee chiare e decise, che crea un interessante contrasto con l’idilliaco paesaggio circostante. www.oberhauserhuette.com

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Carattere iconico e linee sinuose

Un’ala piatta che si innalza a formare una torre di 35 metri: l’inconfondibile edificio a sud della città, visibile già da lontano, è il quartier generale della Durst di Bressanone, realizzato nel 2019 su progetto dello studio bolzanino monovolume architecture + design. La facciata metallica traforata con finestre illuminate in colori diversi richiama il motivo del pixel e della stampa, settore nel quale opera la storica azienda. La sede ospita un customer center, uffici per circa 150 collaboratori e spazi per formazione e conferenze. www.durst-group.com

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Birra e gelato

Birreria, gelateria e Buschenschank, cioè locanda contadina: il maso Hubenbauer di Varna è un locale a dir poco poliedrico. E dal 2020 si è dotato di un birrificio modernissimo, integrato nel fienile preesistente, con un soppalco riservato alle degustazioni. L’architetto Lukas Mayr ha utilizzato materiali semplici come il cemento, il vetro e il legno del vecchio tetto a doppia falda, riuscendo nell’intento di conservare l’atmosfera accogliente del fienile. www.hubenbauer.com

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Un restauro in punta di piedi

Il maso Huberhof è un antico edificio tutelato nel centro di Naz. Un documento ne attesta l’esistenza già nel lontanissimo 1182. Dopo anni di abbandono, nel 2011 ne è stato avviato il recupero, con un intervento profondo e al tempo stesso rispettoso della struttura originaria. Il progetto, firmato dall’architetto Stefan Gamper di Chiusa, fonde in modo brillante carattere storico e funzionalità moderna. www.huberhof-natz.com

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Il risveglio da un sonno secolare

Questo capolavoro dell’architettura militare asburgica venne inaugurato nel 1838. Concepita originariamente come baluardo difensivo e diga di sbarramento, la Fortezza non fu in realtà mai coinvolta in operazioni belliche. Dopo un sonno durato più di un secolo e mezzo e al termine un’ampia opera di risanamento, il complesso venne riaperto al pubblico in occasione della mostra d’arte internazionale “Manifesta 7” e della Mostra interregionale del 2009. Il progetto è stato guidato dagli architetti Markus Scherer, Karl Walter Dietl e Klaus Plattner. Da allora, la Fortezza ospita regolarmente mostre e manifestazioni, dando spazio tra le sue possenti mura in particolare ai giovani artisti contemporanei. www.franzensfeste.info

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I Tre Bicchieri della Valle Isarco Nell’edizione 2021, la rinomata guida Vini d’Italia di Gambero Rosso ha premiato ben tre vini della Valle Isarco con i “Tre Bicchieri”: il riconoscimento più alto della “bibbia” dei vini italiani, riservato alle etichette veramente straordinarie.

1 CANTINA DELL’ABBAZIA DI NOVACELLA Grüner Veltliner Praepositus 2019 2 TENUTA STRASSERHOF Sylvaner 2019 3 TENUTA KÖFERERHOF Sylvaner R 2018

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V come varietà Degustare il vino, apprezzarlo, parlarne da intenditori: come cavarsela in ogni situazione? I consigli di Alexandra Erlacher, sommelière della Cantina Valle Isarco

Alexandra Erlacher Nata nel 1978, è cresciuta a Bressanone. Si è diplomata sommelière nel 2014, dopo aver frequentato un corso di formazione presso l’Associazione Sommeliers dell’Alto Adige. È brand ambassador della Cantina Valle Isarco.

Quali varietà crescono meglio in Valle Isarco e perché? Nei vigneti della Valle Isarco, adagiati tra le rocce primitive delle Alpi e le cime dolomitiche, prosperano i vitigni bianchi come il Kerner, il Sylvaner, il Müller Thurgau, il Grüner Veltliner e il Riesling. I terreni alti e ripidi, tra i 350 e i quasi 1000 m s.l.m., la grande varietà di suoli, posizioni ed esposizioni, l’illuminazione individuale dei grappoli e il particolare microclima offrono condizioni ideali per la coltivazione dei vini bianchi. Quali fattori favoriscono la grande varietà di vitigni in Valle Isarco e in tutto l’Alto Adige? L’Alto Adige si trova al punto di incontro tra la zona con vegetazione alpina e quella temperata, quasi mediterranea. Ne deriva una notevole varietà nella composizione dei terreni. Il microclima cambia più volte nel giro di pochi chilometri. I diversi influssi climatici, geografici e geologici offrono condizioni ottimali per numerosi vitigni bianchi e rossi. Chiuda gli occhi. Se diciamo “vino” e “Valle Isarco” che cosa le viene in mente? Vigneti leggermente ondulati e inondati dal sole, ripidi pendii attraversati da una rete ordinata di muretti a secco, fiori di mille colori tre le viti, il cinguettio degli uccelli e i viticoltori con le loro famiglie durante la vendemmia.

Un ospite vorrebbe conoscere meglio i vini locali, ma ha un solo giorno di tempo. Dove lo porterebbe? Gli proporrei una visita al vigneto più alto della Cantina Valle Isarco, a ben 950 m di altitudine. Sullo sfondo ineguagliabile delle cime delle Odle e dei vigneti del versante opposto della vallata, potremmo degustare gli ottimi Müller Thurgau e Kerner che crescono su questi pendii. L’innalzamento delle temperature sta spostando verso l’alto la coltivazione della vite. Che impatto sta subendo la viticoltura in Alto Adige? Gli evidenti cambiamenti climatici riguardano anche l’Alto Adige. Da questo punto di vista la Valle Isarco è lievemente avvantaggiata poiché qui i vigneti si trovano a un’altezza media compresa tra i 600 e gli 800 m, in alcuni casi anche tra i 900 e i quasi 1000 m. Lo spostamento a quote più alte, qualora associato alla scelta dei vitigni giusti, presenta anche alcuni benefici: le temperature sono inferiori, l’escursione termica è maggiore e l’irradiamento più intenso. Ne derivano effetti positivi sulla composizione del grappolo e vini dal carattere più deciso. Per ulteriori informazioni: www.eisacktalwein.com www.eisacktalerkellerei.it

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A piedi Direttamente accanto a Castel Velturno passa il Sentiero del castagno: un’escursione suggestiva soprattutto in autunno (vedi p. 25)

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Il magico 7 ette anni, sette mesi e sette giorni: tanto sarebbe durata la lavorazione dei sette tipi di legno impiegati nella sfarzosa Stanza del principe a Castel Velturno. O così perlomeno vuole una tradizione secolare, influenzata senza dubbio dal fascino magico del numero sette. Le cose andarono davvero così? Sappiamo di certo che la Stanza del principe fu abitata per la prima volta, nell’autunno del 1584, dal principe vescovo Thomas von Spaur. Questi aveva commissionato dei preziosi intarsi al falegname meranese Hans Spineider, formatosi nella complicata tecnica con ogni probabilità durante gli anni di apprendistato ad Augusta, allora uno dei centri principali dell’arte lignea. Qui, negli anni trenta del XVI secolo, venne addirittura ideata una macchina per il taglio di essenze nobili da utilizzare per la produzione di impiallacciati. L’inventore non ne svelò mai il meccanismo, che rimane ancora oggi un segreto.

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Meno misteriosa, ma non meno sorprendente è la tonalità, tra il blu e il verde, di alcuni legni. L’effetto non è dovuto ad alcuna verniciatura, ma a un particolare fungo. L’immagine delle rovine archeologiche, nella pagina accanto, è un soggetto molto comune dell’intarsio augustano; piuttosto enigmatica risulta invece a un primo sguardo, in uno dei pannelli, la gru che emerge sullo sfondo, la cui pinza prensile trasporta una grande pietra da costruzione. Le rovine vengono sottoposte a restauro? O costruite ex novo? Nulla di tutto ciò: la gru simboleggia infatti la rinascita dell’antichità. Almeno in un caso, la tradizione del “sette” magico è incorsa in un piccolo errore. I tipi di legno impiegati nella stanza non sono infatti sette, ma otto: pero, frassino, abete rosso, ciliegio, tiglio, noce, ulivo e cirmolo.

Castel Velturno + Castel Velturno, l’antica residenza estiva dei principi vescovi, è uno dei palazzi rinascimentali meglio conservati dell’area alpina. Oltre alle pitture parietali e lignee (boiseries) originali, il complesso ospita anche un museo archeologico con reperti provenienti da Velturno e dalla Valle Isarco. Il castello è aperto al pubblico da marzo a novembre. + Paese 1, 39040 Velturno, +39 0472 855 525 www.schlossvelthurns.it

Gli intarsi della Stanza del principe Epoca: circa 1580 Materiale: diversi tipi di legno Mastro: Hans Spineider

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Solo il meglio

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Rassegna di prodotti del territorio

1   Fatti a mano

La famiglia Oehler conosce bene il suo mestiere: ancora oggi, nella “Fashion Factory”, tutti gli accessori in pelle vengono prodotti artigianalmente. Le borse, i braccialetti, le raffinate custodie per smartphone e le originali cinture sono disponibili nelle boutique Oehler di Bressanone e nello shop online. Cinture a partire da 125 euro, borse da 189 euro. www.oehler-fashion.it

2   Addio plastica!

Nei supermercati biologici di Maria Lobis e Stefan Zanotti troverete tutto per una spesa ecologica, biologica e quasi senza imballaggi. Gli ideatori dei negozi “Novo” hanno dato vita anche al marchio “be aware”, con prodotti sostenibili come questo rasoio per barba dal corpo in acciaio con manico di bambù, disponibile a 27,90 euro nella filiale di Bressanone e nello shop online. www.novo.bz

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3   Direttamente dal bunker

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Il cuoco stellato Hansi Baumgartner e la moglie Edith si dedicano con passione all’affinamento del formaggio, che amano combinare con ingredienti di ogni tipo, dalle noci all’arancia. Le specialità, o meglio i tesori del marchio Degust si conservano in un bunker: l’ambiente ideale per la stagionatura. Qui maturano, tra gli altri, il Chocobert (45,60 euro/ kg), un camembert con cioccolato fondente, e il Golden Gel (31,14 euro/kg), al quale l’affinamento con vinacce d’uva passa conferisce un profumo fruttato e una consistenza burrosa. I prodotti sono disponibili nello shop di Varna e online.

La ceramica è la grande passione di Angelika Priller. L’artista di Cleran, vicino a Bressanone, è esperta di raku, una tecnica di cottura giapponese nella quale il fuoco viene spento grazie all’aggiunta di segatura, creando la tipica screpolatura in superficie. Nel suo shop online si trovano oggetti utili e decorativi, come stoviglie, lampade e vasi per piante. Ogni prodotto è un pezzo unico, i piatti sono disponibili a partire da 35 euro. www.keramik-angelika.com

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www.degust.com

7 5   Uno snack leggero

Sopra il monastero di Sabiona, nel maso Obergostnerhof della famiglia Gasser, le mele maturano su pendii particolarmente soleggiati. Dopo la raccolta, i frutti vengono tagliati a dischi ed essiccati senza aggiunta di additivi quali zucchero o zolfo. Nascono così le croccanti chips di mela, disponibili nel negozio del maso (90g a 3,50 euro). Qui troverete anche altre specialità della famiglia Gasser, come pere, fragole e prugne essiccate. 5

6   L’arte del dolce naturale

Materie prime naturali e quasi esclusivamente a chilometro zero, frutta fresca e coppette compostabili: Feli & Fuchs, gelateria brissinese cult, punta su sapori genuini e sostenibilità. In estate, il gelato si acquista anche dal “carrettino” mobile, mentre in negozio vi attendono raffinati prodotti di pasticceria. La selezione di gelati comprende creazioni originali come il “Mascaber” (mascarpone, cioccolato e lamponi) o il gusto “Noce di Velturno” con noci verdi candite. Un gusto 1,40 euro.

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www.gasser.bz.it

7   Miele, bontà e benessere

Erich Larcher è apicoltore dal 1988. Tra i suoi prodotti, oltre al miele, profumati cosmetici e articoli per la cura del corpo a base del pregiato nettare, come sapone, crema idratante e balsamo per capelli. Larcher propone anche una linea di prodotti salutari al propoli; una boccetta da 20 ml di gocce di propoli costa ad esempio 12,50 euro. I prodotti sono disponibili online o direttamente da ERLA, l’azienda dell’apicoltore a Varna. www.larcher-honigprodukte.it

www.feliefuchs.shop

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T e s t o — K R I S T I N A E R H A R D F o t o — P A T R I C K S C H W I E N B A C H E R

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Tiziano Stimpfl fa il lavoro più bello del mondo: viene pagato per sciare ogni giorno e portare il buonumore sulle piste. Sembra facile. Ma non sempre lo è

iziano Stimpfl, 34 anni, fa “il lavoro più bello del mondo”. Così recitava l’annuncio che alcuni amici gli avevano inoltrato su WhatsApp, nell’estate di due anni fa. Tiziano legge e pensa: “È proprio quello che fa per me”. E, detto fatto, si candida a “Cavaliere delle piste” per la stagione invernale nel comprensorio sciistico di Rio Pusteria. È un’estate torrida, con temperature record oltre i 37 gradi anche ad Arco, sul lago di Garda, dove Tiziano fa la guida di mountain bike: “La mountain bike è la mia grande passione, ma subito dopo viene lo snowboard”, racconta. L’idea di guadagnarsi da vivere passando intere giornate sulla neve nei panni del Cavaliere gli è sembrata da subito molto allettante, un’occasione imperdibile. Insomma, “una figata”! Tiziano sbaraglia più di 40 concorrenti. Grazie al suo carattere solare, gli dicono, e alla sua grande esperienza come guida di MTB. Il Cavaliere si abbottona il frac nero di lana grossa. Si appoggia al termosifone accanto al letto e guarda fuori dalla finestra, dove il pallido sole invernale tenta di farsi strada tra le cime delle Dolomiti. Sta per iniziare una nuova, bellissima giornata di lavoro.

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Tiziano Stimpfl ha sbaragliato più di 40 candidati e trascorre oggi l’intera stagione invernale sulle piste.

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ore 7.20 A Maranza, a 1400 metri s.l.m., il silenzio del mattino invernale è rotto soltanto dal rumore dei gatti delle nevi che, dopo avere preparato le piste, stanno facendo ritorno alle rimesse presso la stazione a valle della cabinovia. Tiziano ama da sempre la montagna. “Negli inverni scorsi lavoravo come cameriere in un ristorante italiano di Sydney, ma qui mi trovo meglio”, dice sorseggiando il primo caffè della giornata nella sala comune della residenza in cui vive. Durante l’intera stagione invernale, Tiziano occupa una stanza direttamente sopra la stazione a valle della cabinovia. È nato e cresciuto a Cadine, un paesino di 1400 anime ai piedi del Monte Bondone. È sui suoi pendii che ha imparato a sciare e a fare snowboard. Oggi che cosa lo attende? Andrà al lavoro a piedi, trascorrerà tutta la giornata sugli sci… e verrà pagato per farlo. Un’occupazione da sogno? Tiziano annuisce: “Io ho sempre bisogno di stare in movimento. Non potrei mai stare seduto in un ufficio con lo sguardo incollato al computer”, dice gettando un’occhiata all’orologio. È ora di andare.

ore 10.00 Tiziano è un ragazzo d’oro. Lo dice anche la nonna, che va a trovare appena può quando scende ad Arco nei giorni liberi, di solito la domenica e il lunedì. Tiziano sa come far ridere le persone senza sembrare un pagliaccio, un’arte che non tutti possiedono. È proprio il suo carattere aperto ad attirare tanti sciatori all’aperitivo settimanale con il Cavaliere alla stazione a monte della cabinovia Nesselbahn, per due chiacchiere tra un bicchiere di prosecco e un succo di mela. Uno dei compiti del Cavaliere di Rio Pusteria è intrattenere bambini e famiglie: servire bibite, fornire informazioni di ogni tipo

Cavaliere, s. m. dal franc. chevalier, ted. Kavalier, il termine designava in origine chi andava a cavallo, in seguito i guerrieri a cavallo. Oggi è sinonimo di gentiluomo.

sul comprensorio, porgere un fazzoletto quando serve e consegnare una medaglia ai bimbi che completano il corso di sci. E magari aprire una bottiglia di spumante con la lamina dello sci a mo’ di sciabola. Fingendo, talvolta, di non riuscirci: un divertimento in più per i presenti. Tiziano, lo si sarà capito, è un tuttofare che con la sua giovialità rende ancora più gradevole il soggiorno nel comprensorio sciistico. Il suo è un lavoro a tempo pieno: il Cavaliere non dismette i suoi panni neanche durante la pausa pranzo. Alla baita Nesselhütte, i bambini sgranano gli occhi quando fa la sua comparsa con il grande cilindro nero fissato al casco. Non è sempre facile essere spontanei o sorridere a comando: “L’allegria dei bambini è contagiosa, con gli adulti, invece, è importante cogliere il momento giusto. Le donne ridono più degli uomini, gli austriaci più degli italiani, mentre alcuni tedeschi hanno bisogno di una piccola spinta”, spiega con una strizzatina d’occhio.

Tiziano deve solleticare l’umorismo degli ospiti di tutto il mondo e sa che per farlo ci vuole una buona combinazione di spirito e sensibilità. Il Cavaliere si toglie il cilindro, apre un comparto segreto nel cappello e vi infila la mano per estrarre delle piccole confezioni di orsetti gommosi che distribuisce ai bambini del corso di sci. Quindi prende posto a un tavolo libero. “I bambini credono che sia un mago e, da un certo punto di vista, hanno ragione: con me le sorprese non mancano mai, e mi diverto moltissimo”, dice. Eppure, anche il divertimento può essere faticoso. A mezzogiorno Tiziano si unisce generalmente

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alle tavolate degli sciatori. Fa parte del suo lavoro. Il suo pranzo lo fa più tardi, quando gli ospiti hanno già fatto ritorno sulle piste. Il suo piatto preferito? Le patate arrosto, che adesso ordina insieme a Giacomo. Giacomo, anche lui trentino, è uno dei carabinieri del comprensorio. “Per alcuni ospiti siamo senza dubbio una coppia un po’ buffa, io con l’enorme cilindro e Giacomo con l’uniforme da sci blu scuro dei carabinieri”, dice Tiziano. Anche Giacomo trascorre l’intera stagione invernale sulle piste. Nessuno meglio di un rappresentante delle forze dell’ordine sa quanto faticoso possa essere questo lavoro: “I nostri compiti non sono poi così diversi. Sulle piste anche i carabinieri forniscono informazioni, danno indicazioni e contribuiscono a rendere piacevole il soggiorno degli ospiti. Ovviamente senza scherzi e orsetti gommosi”, continua Tiziano. Il Cavaliere si rialza e si rassetta il frac. Lo attende già il prossimo appuntamento, una presentazione del gatto delle nevi alla stazione a monte Jochtal.

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Tiziano Stimpfl presenta agli ospiti il gatto delle nevi, un gigante di 14 tonnellate che affascina sempre.

ore 14.00

“I bambini credono che sia un mago. Da un certo punto di vista, hanno ragione.”

Il gatto delle nevi, un gigante di 14 tonnellate, affascina grandi e piccini. I bambini si avvicinano esitanti, ma la loro timida curiosità si trasforma ben presto in baldanza. Il Cavaliere spiega come funziona il macchinario in italiano, tedesco e inglese, poi issa i piccoli nella cabina di guida. “Un tempo il sogno di molti bambini era pilotare una ruspa o diventare capitani di una nave. Oggi sognano di guidare un gatto delle nevi, almeno qui in Alto Adige”, dice. Intanto le nubi si addensano sul passo di


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Valles e sulla vicina pista Hinterberg. Tra poco inizierà a nevicare. Le piste si svuotano, gli ospiti ritornano ai loro alloggi, e anche per il Cavaliere delle piste è ora di rientrare a Maranza.

ore 16.00 Tiziano appoggia la testa al finestrino della cabinovia Gaisjoch, che collega i comprensori Jochtal e Gitschberg. Sotto di lui, nel tracciato forestale, si scorgono ancora i resti dei pini e degli abeti rossi sradicati dalle tempeste autunnali che due anni fa si sono abbattute tra Bressanone e la Val Pusteria. Tiziano è esausto. Intrattenere tutto il giorno è un lavoro pesante. “In questi momenti capisco di non essere Superman”, dice mentre scende e si allaccia lo snowboard. Eppure, ogni giorno si cala

nuovamente nel ruolo di supereroe, un supereroe del buonumore. Per Tiziano è finita una lunga giornata di lavoro, del lavoro più bello del mondo. Sulla tavola da snowboard saltella fino al bordo del pendio, si gira un’ultima volta, sorride e saluta un gruppetto di bambini. Poi il Cavaliere scompare alla vista. Per lanciarsi in una sinuosa discesa verso Maranza.

Alle 16, per Tiziano Stimpfl è ora di staccare… dal lavoro più bello del mondo.

Intrattenere tutto il giorno è un lavoro pesante. La sera Tiziano Stimpfl è stanco e cerca la solitudine.

55 chilometri Il comprensorio di Rio Pusteria offre lunghi chilometri di piste innevate e sempre varie per lunghe giornate sugli sci con tutta la famiglia. Il parco per bambini è garanzia di avventure e divertimento per i più piccoli. E non c’è niente di meglio che gustare le specialità locali e scaldarsi con una bevanda calda sulle terrazze assolate degli accoglienti rifugi. www.gitschberg-jochtal.com

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L’Alto Adige per principianti 3 a PUNTATA:

Il cibo prima di tutto

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a cultura enogastronomica Appena messo piede in Alto Adige, i nostri ospiti vogliodell’Alto Adige è davvero no un’unica cosa: immergersi nella “dolce vita”! E ci unica. Me ne sono resa conchiedono dove siano le trattorie tipiche italiane, quelle to soltanto qualche anno fa, con la nonna ai fornelli, per intenderci. Vogliono polenquando ci vivevo già da temta, pizza, pasta e risotto, e si stupiscono se gli ospiti al po. Ma per accorgermene ho tavolo accanto ordinano un bel gulasch di manzo e un dovuto andare… a New York. piatto di crauti. Vi racconto come è anUn altro amico americano, invece, era più preparato: data. Siamo seduti sulla sapeva benissimo che l’Alto Adige non è Positano. Infatterrazza di un bel ristorante ti, non vedeva l’ora che lo portassimo in un “tipico Gadell’Upper East Side e fa piutsthaus tirolese, quelli con i trofei di caccia alle pareti”. E tosto fresco. Nostra figlia Vasi era attrezzato a dovere, con zaino e scarponi da monlentina chiede al cameriere tagna. Mio marito era riuscito a convincerlo a lasciare a se può portarle una coperta di lana. Il malcapitato, avcasa almeno la corda da arrampicata con tanto di carabivezzo a leggere nel pensiero dell’esigente clientela per ne… Siamo andati in un Gasthaus a due passi da casa. Il anticiparne i desideri, questa volta è completamente menù proponeva effettivamente un’invitante bistecca di spiazzato. Mi inserisco nella conversazione e gli spiego cervo. Il proprietario, del resto, è anche cacciatore. Ma che i miei figli sono cresciuti nelle Alpi. Il chiarimento il nostro amico non riusciva a nascondere la sua deluperò non sortisce l’effetto sperato. sione, convinto com’era che le preliNel frattempo, nostro figlio Luca batezze della cucina alpina si gustasè intento a leggere il menù. Lo mette sero solo al termine di un’avventurosa “Non tagliare mai da parte e dice con tono sicuro: “Per escursione di rifugio in rifugio, e non e poi mai i canederli favore, mi porti semplicemente dei in centro città. con il coltello!” canederli allo speck”. Ma già che siamo in tema, parliaOrdinare dei canederli nelmo della cultura degli alpeggi! la convinzione che siano comunAnche in questo caso ci ho messo que presenti nel menù. Mangiare anni a realizzare che, lassù, si osserall’aperto sicuri che, ai primi brividi, vano regole speciali. La più importanbasterà chiedere una soffice coperta con cui scaldarsi. te è al tempo stesso un avvertimento a chi tiene partiSono solo due esempi di abitudini tipicamente altoatecolarmente alla linea: scordatevi la dieta! Le baite non sine di cui sentiamo la mancanza quando siamo lontani sono posti in cui cercare germogli di soia o bistecchine da casa. di tofu. La cucina degli alpeggi è nata per nutrire monGli amici che ci fanno visita da oltreoceano, a loro tanari e contadine, abituati a coltivare i terreni più ripidi volta, sono colti alla sprovvista dalla grande varietà di in condizioni proibitive. Un lavoro che consuma calorie pietanze (alpine e mediterranee!) e dalle mille regole e fa venire fame, quella vera. Insomma, la cucina delle che gli altoatesini osservano scrupolosamente a tavomalghe, qui, è un unico inno a speck, formaggio e carla. La più importante è senz’altro: Non tagliare mai e boidrati! poi mai i canederli con il coltello! La forchetta è più che E poiché culturalmente l’Alto Adige alla fin fine, sufficiente. in qualche modo, almeno un po’ (e in cucina un po’ di

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Piccolo dizionario sudtirolese Il nostro dialetto, spiegato bene

più) è anche italiano, gli altoatesini – dalle vallate ai monti – non si accontentano della regola “non tagliare mai i canederli con il coltello”, ma in più hanno fatto proprie alcune buone maniere tipicamente italiane. Alcuni esempi? Non bevete mai il cappuccino dopo le 11 del mattino! Non chiedete mai il parmigiano per gli spaghetti ai frutti di mare! Discutete animatamente del prossimo pasto prima ancora di concludere quello che state consumando! Siete sazi solo quando la cuoca decide che lo siete! Insomma, a un certo punto, gli altoatesini di lingua tedesca hanno capito che i ravioli non si comprano al supermercato, ma si fanno in casa. E gli altoatesini di lingua italiana hanno imparato a tagliare lo speck a fette piccole e sottilissime. È così che, in questa provincia adagiata tra le montagne, si è sviluppata una cultura enogastronomica unica, con una fusion di sapori e usanze difficile da trovare addirittura a New York. E se all’altro capo del tavolo o nell’angolo opposto del locale si accende una discussione, in dialetto sudtirolese o in italiano, non crediate che si stia parlando di politica. Prestate orecchio: gli infervorati commensali sono semplicemente impegnati in una diatriba sul cibo!

Notscherle [ˈnɑt͡ ʃʁlə] È così che gli altoatesini chiamano con affetto i piccoli del maiale. Interessante è l’assonanza con l’italiano “norcino”, termine che designa l’appartenenza a Norcia, la città umbra celebre per gli insaccati di suino, e per antonomasia il mestiere di chi macella i maiali.

Fare un “purzigagele” [pʊʁt͡ sɪˈgaːgɛlə] I bambini le fanno spesso e ovunque, gli adulti meno spesso, meno volentieri e in modo decisamente meno elegante. Parliamo naturalmente delle capriole!

Pims

Cassandra Han

[ˈpɪms]

Nata e cresciuta negli Stati Uniti, nel 2008 si è trasferita in Alto Adige, terra d’origine della famiglia materna del marito Lorenzo. In questa rubrica, ci racconta di come abbia imparato a conoscere e amare le stranezze della regione e di come lei stessa, a poco a poco, sia diventata una vera altoatesina.

In Alto Adige, non c’è escursione senza “pims”, perché quando la fame ci assale a metà percorso non c’è niente di meglio di un buon panino imbottito, meglio se con speck e cetriolini!

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Scorci di una valle

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Le rive dell’Isarco sono da sempre terra di transito. Prima arrivò Albrecht Dürer, poi un elefante, quindi Goethe e infine il boom turistico. Sguardi su una vallata che non si ferma mai


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Una deliziosa cittadina Bressanone vista da Millan, intorno al 1835. Questa xilografia, una delle più rare e affascinanti dell’intero Tirolo, venne realizzata da Friedrich Salathé su disegno di Frédéric Martens. La Bressanone rappresentata nell’immagine non dev’essere stata molto diversa dalla cittadina che Johann Wolfgang von Goethe aveva visitato quasi cinquant’anni prima, nel 1786, attraversando la Valle Isarco all’inizio del suo leggendario viaggio in Italia. Una curiosità: nei suoi appunti, Goethe confuse il fiume Isarco con l’Adige.

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Il gigante grigio

La Grande Fortuna

Poco prima del Natale 1551, un elefante attraversò per la prima volta Bressanone. Il pachiderma, che si chiamava Solimano ed era diretto a Vienna, era un omaggio di Giovanni III, re del Portogallo, al nipote, l’arciduca Massimiliano d’Austria. Questo affresco, che si trova nel chiostro del Duomo di Bressanone, risale tuttavia al 1470 e ritrae un elefante da battaglia. O meglio l’idea che se ne era fatto l’artista, Leonardo da Bressanone, che dipinse il gigante grigio basandosi su semplici racconti…

In questa incisione su rame di Albrecht Dürer, realizzata nel 1502, Nemesi, dea greca della vendetta, aleggia su Chiusa. L’opera è intitolata “Nemesi, la Grande Fortuna” e ritrae la cittadina vista dall’antica strada Kuntersweg. Dürer era passato per Chiusa nel 1494, nel corso del suo lungo viaggio in Italia. Alcuni secoli dopo, la cittadina farà innamorare molti altri artisti, come Franz von Defregger, Albin Egger-Lienz e Carl Spitzweg.

La locomotiva nera 1867: con l’inaugurazione del tratto del Brennero tra Innsbruck e Bolzano venne finalmente completata la linea ferroviaria Monaco-Venezia, un vero capolavoro di ingegneria. La locomotiva a vapore qui ritratta attraversa una profonda gola della Valle Isarco, nel punto più stretto tra Bressanone e Bolzano, dove si era reso necessario perforare la montagna. Il terrapieno della ferrovia era spesso colpito da inondazioni; nel 1882 il fiume ne spazzò via intere parti. Ben presto le località lungo la tratta, tra cui Bressanone, divennero stazioni climatiche: i primi, timidi esordi del turismo moderno.

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Un’immagine rara La suggestiva strada statale con vista sul monastero di Sabiona presso Chiusa, in una fotografia del 1951. La “Montagna sacra”, sulla quale il monastero troneggia dalla fine del XVII secolo, era abitata già nel Neolitico. Con il boom economico degli anni cinquanta e la rapida ascesa del turismo, Sabiona divenne un’importante attrazione. E l’automobile, il nuovo status symbol di quegli anni, non poteva mancare nelle foto ricordo dei viaggiatori.

Un progetto controverso I lavori di costruzione dell’autostrada A22 del Brennero iniziarono nel 1963, dopo lunghi e accesi scontri sulla pianificazione del percorso. Operatori turistici e commercianti di Merano si erano battuti con veemenza per un passaggio attraverso la val Passiria, a ovest della città, temendo di restare tagliati fuori dalla modernità. La scelta cadde infine sulla Valle Isarco: nell’immagine, la futura uscita di Chiusa, inaugurata nel 1974.

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Un panorama spettacolare Vista della Valle Isarco, oggi. In basso l’autostrada attraversa la stretta vallata, sulla sua collina troneggia come sempre il monastero di Sabiona. Il convento benedettino è abitato ancora oggi da monache di clausura che hanno fatto il voto del silenzio. E lo spettacolare panorama della valle e delle cime circostanti a volte toglie la parola anche a chi lo ammira.

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Il mio posto preferito … tra i laghetti alpini

I consigli di chi vive qui

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1: Laghi Gelati

2: Lago dei Morti

Dove fioriscono i rododendri

Dove regna la pace

“Quando organizziamo un’escursione con tutta la famiglia, nipoti compresi, andiamo sempre ai laghi Gelati, altrimenti i bimbi protestano! Non c’è posto migliore per lanciare sassolini e immergere i piedi nell’acqua fresca. Due diversi itinerari conducono ai laghi. Noi scegliamo sempre il più agevole perché più adatto ai bambini. Il punto di partenza è il parcheggio Steinwend a Scaleres, nei pressi di Bressanone. Di qui si procede attraverso il bosco lungo un sentiero ombreggiato, particolarmente piacevole nelle giornate calde. All’inizio dell’estate, durante la fioritura dei rododendri, il lago è più suggestivo che mai, incorniciato dal verde intenso del bosco e dal tappeto rosa dei rododendri: un sogno!”

“Mi affascinano i luoghi avvolti nella leggenda. Proprio per questo amo l’itinerario che dal rifugio Gasserhütte conduce al lago dei Morti attraversando l’Alpe di Villandro. Lungo il percorso si trova la chiesetta dei Morti. Si narra che, nel Medioevo, in questo luogo venne trovato il corpo dell’ultimo morto di peste. Sarà vero? In realtà, il laghetto e la cappella devono il loro nome alla vegetazione circostante, molto brulla. Ma non per questo meno suggestiva. Anche i miei figli sono affascinati dalle vicende misteriose di questi luoghi. A volte, quando voglio mettere ordine tra i miei pensieri, vado al laghetto da sola, anche perché l’escursione è piuttosto facile. Giunta in cima, mi distendo su una delle sdraio in riva al lago e dimentico per un istante tutte le mie preoccupazioni.”

Claudia Oberhofer, 31 anni, addetta marketing

Sabine Prast, 48 anni, impiegata Altitudine: 1957 m Itinerario escursione: 12 km Balneazione: consentita

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Altitudine: 2208 m Itinerario escursione: 11 km Balneazione: consentita

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? Un bel tuffo? Consigliamo di verificare prima dell’escursione se la balneazione nel laghetto di montagna sia consentita.


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3: Lago Rodella Dove i canederli sono deliziosi “Da velturnese doc, ogni estate salgo più volte al lago Rodella. Il piccolo specchio d’acqua con il rifugio Lago Rodella è semplicemente leggendario. Quale altra baita offre un panorama simile su un lago alpino? Consiglio di partire dal parcheggio del maso Kühhof, da dove inizia la salita tra incantevoli prati fioriti. Il giovedì, al rifugio, è la ‘giornata dei canederli’: se ne possono gustare più di dieci tipi diversi!” Marianna Messner, 63 anni, pensionata

Altitudine: 2250 m Itinerario escursione: 10,2 km Balneazione: consentita

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5: Lago di Monte Largo 4: Lago Grande di Campolago Dove risuonano i campanacci “Quando ho bisogno di pace e tranquillità, vado al lago Grande. La prima parte dell’itinerario, che da Maranza si snoda attraverso la valle d’Altafossa, è un percorso escursionistico molto frequentato. Ma, una volta giunti alla fine della vallata, continuando a salire ci si lascia tutto (e tutti!) alle spalle per concentrarsi soltanto sui propri passi. Il sentiero, piuttosto ripido, conduce direttamente al lago Grande. Amo sedermi sulle rocce scoscese in riva al laghetto e ascoltare il suono cadenzato dei campanacci. Sulla via del ritorno mi concedo una birra fresca alla malga Pranterstadelhütte. Da non perdere l’impianto Kneipp del rio di Monte Grande: un vero sollievo per i piedi affaticati…” Judith Piazza, 31 anni, istruttrice di snowboard

Dove la natura è intatta “Un laghetto meraviglioso ma sconosciuto ai più è il Weitenbergersee, o lago di Monte Largo. Della val di Fundres amo il carattere aspro e originario, soprattutto di primo mattino, quando in giro non c’è quasi nessuno. Consiglio di parcheggiare a Dun, l’ultimo abitato della vallata. Di qui si sale al Grindlbergsee, o lago Silvella, e quindi al lago di Monte Largo. Giunti in cima, si è davvero soli, circondati da un silenzio che altrove è quasi introvabile. L’escursione è impegnativa, ma ripaga di tutte le fatiche. Soprattutto se al ritorno si fa sosta alla Weitenbergeralm: una minuscola malga che produce in proprio formaggi, yogurt e burro.” Anna Volgger, 64 anni, guida alpina ed esperta di forest therapy

Altitudine: 2479 m Itinerario escursione: 17 km Balneazione: sconsigliata

Altitudine: 2271 m Itinerario escursione: 15 km Balneazione: sconsigliata T H E L O C A L M AG A Z I N E

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Lo scatto perfetto I foto blogger altoatesini Judith Niederwanger e Alexander Pichler ci svelano i loro segreti per catturare luci e atmosfere delle Dolomiti

Una discesa nella neve profonda sulla pista Hinterberg del comprensorio Jochtal, scatto Instagram di Michael Grossrubatscher (@michael_n_granruaz)

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La foto più bella dei nostri lettori Il forte contrasto tra bianco e blu esprime al meglio l’atmosfera di una giornata perfetta sulle piste. Sembra quasi di sentire il fruscio della neve sotto gli sci!

CONSIGLIO #1 Cogliete l’attimo… di spalle In questa composizione insolita lo spettatore ha la sensazione di “entrare” nel paesaggio. La posizione e la direzione dello sguardo dell’escursionista conferiscono alla foto automaticamente più spazio e profondità. E chi è rimasto a casa avrà l’impressione di muoversi all’interno dell’immagine!

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CONSIGLIO #2 Aprite bene gli occhi L’Alto Adige è celebre per i suoi motivi da cartolina, dall’Alpe di Siusi al lago di Braies. Ma ci sono anche molti angoli meno noti e altrettanto fotogenici. Uno di essi è Castel Tina (Schloss Gernstein in tedesco), che si trova in una piccola valle laterale non lontano da Chiusa. Alla prossima escursione tenete gli occhi ben aperti e scoprirete sicuramente qualcosa di nuovo!

www.roterrucksack.com

Inviateci i vostri scatti più belli!

CONSIGLIO #3 Catturate l’atmosfera È affascinante osservare come, all’alba e al tramonto, la luce cambi nel giro di pochi secondi. Il nostro consiglio: controllate su una app quando e dove il sole sorge e tramonta. Per evitare di scattare foto mosse o sfocate, utilizzate un cavalletto. E non dimenticate di guardare ogni tanto anche alle vostre spalle, dove la luce

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Judith Niederwanger e Alexander Pichler gestiscono insieme il blog di successo in lingua tedesca “Roter Rucksack”, lo zaino rosso. Nell’omonima pagina Facebook hanno quasi 16000 fan, su Instagram oltre 11000 follower. Nel 2019 hanno pubblicato un libro con una selezione delle più belle escursioni e location fotografiche dell’Alto Adige. Inoltre, con i loro scatti migliori realizzano ogni anno splendidi calendari.

3 avvolge il paesaggio creando interessanti effetti cromatici. Le Dolomiti hanno una luminosità speciale soprattutto al tramonto.

Postate le vostre foto di Bressanone, Rio Pusteria, Chiusa, Luson o Naz-Sciaves su Instagram con l’hashtag #cormagazine oppure inviatele a info@cormagazine.com! Anche nel prossimo numero pubblicheremo uno scatto, selezionato tra le più belle immagini inivateci dai nostri lettori.


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e presso la scuola di sci. Servizi inclusi: - 7 notti in hotel al prezzo di 6 - Skipass di 6 giorni al prezzo di 5 (primo giorno skipass: 09.01.2022) - Noleggio sci e corsi di sci per gruppi con formula 6=5

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Foto: J. Eheim / Oehler

mybrixen.com


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