5 FUNDAZIUN
CHASTÈ DA TARASP
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August 5 – September 18 2022
all images PINTAPIUMA, Pianto un albero ogni giorno, ink and water on paper, 33 x 24 cm Courtesy the Artist publisher Fundaziun Not Vital, Chastè da Tarasp, Switzerland curator Not Vital artist PINTAPIUMA editor Daniele Agostini graphic design Süsskind SGD edition 400 -
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PINTAPIUMA Pianto un albero ogni giorno
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ESTRATTI DAL DIALOGO FRA NOT VITAL (NV) E PINTAPIUMA (P) GENOVA, SETTEMBRE 2021 NV Ci siamo incontrati la prima volta nel 1986 e rivisti a Venezia dopo tanti anni. Qui a Genova, dove vivi ormai da diverso tempo, osservo la serie dei tuoi disegni “Pianto un albero ogni giorno”. Raccontami della particolare tecnica che hai usato per realizzarli. P Il lavoro consiste nel disegnare un albero con l’inchiostro nero o colorato su carta in modo molto accademico, per poi farlo “esplodere” spruzzandolo con dell’acqua e togliendo qualsiasi tratto di “accademicità”. NV Ma non distruggi, anzi, forse è proprio il contrario, lo fai rivivere. Lo spruzzi con l’acqua, come se volessi lavarlo o cancellarlo, ed è qui che prende vita, attraverso questa trasformazione in cui ciascun albero, apparentemente uguale, è in realtà diverso l’un dall’altro, come in natura. P Ho iniziato a praticare questo lavoro nel 2009, ma in realtà è frutto di una stagionatura di quasi mezzo secolo, iniziata nel momento in cui da bambino disegnai un albero dal vero. Esso appare come una forma che contiene la sua sedimentazione, contenitore di substrato visionario, posizionato in un contenitore “altro”, standardizzato, a disposizione di tutti. Successivamente, in un altro momento della vita, all’interno di una serra, la natura in forma vegetale mi regalava l’incontro con una pianta epifita non classificata, un’orchidea ultracentenaria. Ecco che nel mio lavoro vi sono storie di parallelismo che si incrociano, è quello il momento dove la mia arte si fa viva. In questo caso gli alberi vivono di un rituale giornaliero, direi che sono il FERTILIZZANTE del mio pensiero.
NV Guardando i numerosi disegni, sembra che tutto debba avere una forma, un’unica cornice, come fosse un’installazione (1 disegno al giorno per 13 anni di attività), in sé un approccio molto concettuale. P Giornalmente penso che sia arrivato il mio giorno e ogni giorno devo disegnare un albero, è come recitare: vi è questo aspetto meditativo e catartico. 57 anni fa, quando all’asilo la maestra ci chiese di disegnare un albero, realizzavo il mio primo disegno dal vero. Averlo lasciato sedimentare per tanto tempo e avergli conferito una nuova forma è l’unico aspetto concettuale che vedo in questo lavoro, aspetto molto importante per me come fosse un’invenzione. Il resto è puro Zen, energia che si autoalimenta, come la mia stessa vita. NV Nella tua ricerca e pratica artistica hai identificato e teorizzato nel 1984 le “Cinque Fasi”, che sono precedute da una pre-fase che definisci Quadro Sporco, e che riprendi, in parte, anche in questo ciclo “sporcando” l’inchiostro. P Nel 1983, quando abitavo a Torino, ho realizzato il primo Quadro Sporco – termine con il quale chiamo tutti i miei dipinti a olio su tela –, un mix di colori primari su una tela 50 x 60 cm. Il rimescolamento l’aveva reso quasi monocromo, simile alla pelle di un rinoceronte. Il lavoro delle Cinque Fasi (1984) è immediatamente successivo e i disegni degli alberi fanno parte dell’ultima fase, la Quinta Fase, dove ritualismo e ciclicità sono delle costanti.
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-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Claudio Ruggieri, nome d’arte PINTAPIUMA, nasce a Genova nel 1961. Pittore, pensatore, ricercatore e poeta, è un artista “divinamente autodidatta”: dalla morte di Picasso 1973, pensando che l’arte contemporanea fosse morta, inizia la propria ricerca artistica; qualche mese dopo, traccia una linea diritta di un metro realizzata a mano libera mentre frequenta il liceo artistico: quando il professore di ornato disegnato intima di cancellarla perché fatta con la riga, abbandona gli studi artistici. Nel 1980 si trasferisce a Torino e nel 1984 conosce il critico d’arte Angelo Mistrangelo, che lavora per La Stampa di Torino. Nel medesimo anno teorizza le Cinque Fasi e nel 1986, rientrato a Genova, apre la galleria Pinta dopo aver conosciuto Not Vital in una fonderia a Pietrasanta, al quale gli dedica la prima mostra della galleria. Il suo linguaggio spazia dalla pittura al disegno, dalla fotografia alla scultura.
NV Molto dell’arte italiana è legato al concetto del bello, l’opposto di sporco, tendenza che troviamo piuttosto in ambito tedesco, dove non è importante il bello in sé, penso per esempio al lavoro di Anselm Kiefer. Lo sporco quindi è il contrario del bello? P A differenza dell’atteggiamento tedesco, io ricerco la bellezza proprio nel Quadro Sporco! Il bello per me è compreso di tanti elementi, è l’aspirazione di migliorarsi sempre, avendo delle proprie teorie, è portare con sé un’energia nascosta più forte di quella manifestata. NV Raccontami di quel giorno in cui hai mangiato la pittura … P Dopo dieci anni di ricerca intorno alla pittura e i suoi strumenti tradizionali (1973 – 1983), decisi di abbandonare la tavolozza mettendo l’olio direttamente sulla tela. Inebriato da questa libertà raggiunta, come ulteriore passo decisi di ingerire il colore, per parlargli e sentirlo in una sorta di comunicazione diretta: a partire da quell’episodio e per i successivi quindici anni ho dipinto solo in bianco e nero usando l’acrilico su carta. NV Quale artista ti ha ispirato maggiormente nella tua vita? P Quando nell’aprile del 1973, all’età di 12 anni, appresi dal telegiornale che Picasso era morto, ingenuamente pensai di essere l’unico artista vivente, così presi la decisione di afferrare il testimone. Tutta l’arte che si studiava sui libri allora a scuola era fatta di artisti morti da tempo. Picasso, invece, era uno dei pochi citati ancora vivo: credevo che se non avessi preso la decisione di fare l’artista, l’arte contemporanea sarebbe morta.
NV Che cosa desideri la gente pensi del tuo lavoro? P Mi piacerebbe che il pubblico che vedesse il mio lavoro fosse composto per intero da bambini, sarei molto interessato a questo tipo di fruizione e confrontarmi con il loro candido giudizio. Quando disegno, faccio uscire la parte più libera di me stesso: il mio bisogno di libertà si soddisfa nell’atto di disegnare o pitturare. Nell’atto creativo è come se vivessi in un’isola felice che esiste probabilmente solo per me, visione molto simile a quella di un bambino. Si dice che facendo un quadro si arrivi ad avere una sensazione di godimento, e così è per me. Quando è concluso, è terminato un viaggio che mi ha portato ad attraversare l’universo senza mezzi. NV Io mi riconosco molto nella canzone di Celentano Un po’ artista un po’ no (1980). La prima volta che in televisione vidi “Not Vital artista” non ci credevo: avrebbero potuto mettere qualsiasi altra cosa, come “Not Vital calzolaio”. Tu hai sempre pensato di essere un artista? P È una bella domanda, dal 1973 al 1983 ho fatto molta ricerca, era più un fare e distruggere come pittore, poi dalla realizzazione del primo Quadro Sporco (1983) c’è stata una vera e propria chiamata artistica. In quel momento abitavo a Torino, alla fine del 1984 decisi di contattare il mio primo critico d’arte, Angelo Mistrangelo, quell’incontro fu la chiave di tutto ciò che seguì.
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PINTAPIUMA Quadro Sporco, io sono il Deserto, io il Viaggiatore, e io il Cammello, 2011 Oil on canvas 50 x 60 cm Courtesy fundaziun Not Vital -
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EXCERPTS FROM A CONVERSATION BETWEEN NOT VITAL (NV) AND PINTAPIUMA (P) GENOA, SEPTEMBER 2021 NV We first met in 1986 and met again in Venice after many years. Here in Genoa, where you have lived for several years now, I observe your series of drawings “Pianto un albero ogni giorno” (I plant a tree every day). Tell me more about the unique method you employed to make them. P The work consists in drawing a tree in a very academic way using black or coloured ink on paper and then stripping off all academic standards, making it “explode” by spraying it with water. NV But you don’t destroy it, perhaps just the opposite, you bring it back to life. You spray it with water as if you wanted to wash it or erase it and that’s the exact moment it comes to life, through this transformation in which each tree, at a first glance alike all others, is actually different as in nature. P I started carrying out this work in 2009 but in fact it is the result of a maturation that spans almost half a century, which began when as a child I first drew a tree from nature. It appears as a shape containing its own sedimentation, a vessel containing a visionary substrate, placed in an ‘other’ standardised container, one available to all. Later on, inside a greenhouse and in a different circumstance of my life, nature in plant form presented me with a gift: the encounter with an unclassified epiphytic plant, an orchid over 100 years old. In my work parallel stories intersect and there, in that moment, my art comes alive. In this case the trees live by a daily ritual, I would say they act as the FERTILISER to my thinking.
NV Looking at the copious amount of drawings, it seems that everything has to have a shape, a single frame, like an installation (1 drawing a day for 13 years of work), a highly conceptual approach. P Every day I think my day has come and every day I have to draw a tree, like in acting there is a meditative and cathartic aspect. 57 years ago, when the kindergarten teacher asked us to draw a tree I made my first drawing from life. Having let it settle for so long and given it a new style is the only conceptual aspect I see in this work. The rest is pure Zen, an energy self-nourishing itself, as my own life. NV In 1984, throughout your research and artistic practice, you identified and theorised the “Cinque Fasi” (Five Phases) which are preceded by a pre-phase that you call Quadro Sporco (Dirty Painting), a phase to which you partially go back to in this cycle by ‘dirtying’ the ink. P In 1983, when I lived in Turin, I made the first Quadro Sporco – a term I use to call all my oil-oncanvas paintings – a mix of primary colours on a 50 x 60 cm canvas. Mixing the oil paint made it almost monochrome, similar to the skin of a rhinoceros. The work Cinque Fasi (1984) immediately followed and the tree drawings are part of the last phase, the Fifth Phase, where ritualism and cyclicity are constants of the artwork.
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-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Claudio Ruggieri, alias PINTAPIUMA, was born in Genoa in 1961. A painter, thinker, researcher and poet, he defines himself as a ‘divinely self-taught’ artist. After Picasso’s death in 1973, thinking that contemporary art was dead, he began his own artistic research; a few months later, while attending art school, he drew a one-metre straight line made without using a ruler. He left art school when his professor in ornamental design ordered him to erase it, falsely accusing him of having traced it with a ruler. In 1980 he moved to Turin and in 1984 he met the art critic Angelo Mistrangelo who worked for the newspaper La Stampa in Turin and in the same year he theorised the “Five Phases”. Back to Genoa in 1986 he started Galleria Pinta after meeting Not Vital – to whom the gallery’s first exhibition was consecrated – in a foundry in Pietrasanta. His language ranges from painting to drawing, from photography to sculpture.
NV Much of Italian art is linked to the concept of beauty, one opposite to dirt which is a tendency rather to be found in Germany where beauty in itself is not important: as a case I am thinking of Anselm Kiefer’s work. Is dirt, as a result, opposite to beautiful? P Unlike the German attitude, it’s indeed in the soiled picture that I look for beauty! To me beauty is comprised of many elements, it is the mission of always improving oneself, having one’s own beliefs, it is carrying within oneself a hidden energy stronger than the manifested one. NV Tell me about the day you ate paint … P After ten years of research into painting and its traditional tools (1973 – 1983) I chose to abandon the palette by putting the oil paint directly on the canvas. As a further step, intoxicated by this achieved freedom, I decided to ingest colour in order to speak to it and feel it in a kind of direct communication: from that moment on and for the next fifteen years I only painted in black and white using acrylic paint on paper. NV In your life which artist inspired you the most? P When in April 1973, aged 12, I heard on the news of Picasso’s death and naively thought I was the only living artist, so I determined myself to grab the baton. Back then the art we studied in books at school was made up by dead artists. Picasso, on the other hand, was one of the few living artists mentioned: I believed that if I did not take the decision of being an artist contemporary art would die.
NV What do you wish people would think of your work? P I wish for the audience that sees my work to be made up entirely of children, I would be very interested in that kind of fruition and to be confronted with their candid judgement. When drawing I bring out the most unrestrained part of myself: my need for freedom is satisfied in the act of drawing or painting. During the creative act I feel like living on a happy island, one that very likely exists only for me, a perception very similar to that of a child. Word is that making a painting leads to a feeling of enjoyment, and so it is for me. When it’s over, it is the end of a journey that has taken me through the universe without mediums. NV I identify a lot with Celentano’s song Un po’ artista un po’ no (1980). The first time I saw “Not Vital artista” on television I couldn’t believe it: they could have put anything else, like “Not Vital shoemaker”. Have you always thought you were an artist? P That’s a good question. From 1973 to 1983 I did a lot of research as a painter and it was more of a do and destroy, then after making the first Quadro Sporco (1983) I had a true artistic calling. I was living in Turin at the time and at the end of 1984 I determined myself to contact my first art critic, Angelo Mistrangelo. That meeting was key to everything that followed.
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