L’intervento di IIDAC Europa nella Provincia di Trento PROYOUTH CITIZENSHIP: UN PROGETTO DI PROTAGONISMO GIOVANILE E UN’OPPORTUNITÀ DI TRASFORMAZIONE SOCIALE. di Elisa Calpona, Secretariat, Child Protection and Global Advocacy Division of Policy and Practice UNICEF New York L’Adolescenza è un periodo di transizione psicologico e mentale dello sviluppo umano che intercorre nel passaggio dall’infanzia all’età adulta. Si tratta di una delle fasi più complesse della vita, in cui un individuo assume nuove e crescenti responsabilità, stabilisce la propria indipendenza psicologica ed emotiva, inizia la ricerca della propria identità, impara ad applicare i valori acquisiti durante l’infanzia e di conseguenza, sviluppa qualità che lo aiuteranno a crescere e ad integrarsi nel sociale. IIDAC, l’Istituto Internazionale per lo Sviluppo della Cittadinanza, riconosce l’adolescenza come una tappa cruciale nella formazione dell’individuo e da più di dieci anni lavora con e per i giovani e gli adolescenti con progetti di sviluppo umano sostenibile. IIDAC Europa nasce il 24 febbraio 2009 con sede legale a Trento, come diramazione di IIDAC BRASILE – www.iidac.org – operativa già dal 1998. Questa ONG, che da maggio ufficialmente è rappresentata in seno al Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC), attua nel territorio brasiliano ed internazionale con progetti basati sulle linee guide delle Conferenze delle Nazioni Unite, collaborando con diverse agenzie ONU, tra le quali UNDP - UNV, UNICEF e UNESCO. Obiettivi principali del lavoro di IIDAC EU come di IIDAC BZ sono la promozione dello sviluppo umano sostenibile e della cittadinanza attiva; IIDAC implementa i propri progetti utilizzando differenti metodologie, tra cui la creazione di competenze sociali, di scambio di esperienze con governi locali e nazionali, con imprese profit e non, con università e con divisioni strategiche di network locali ed internazionali che lavorano sullo sviluppo della democrazia. A livello metodologico IIDAC investe anche nella formazione professionale dei soci fondatori e dei volontari, prevalentemente dislocati in Italia e in Portogallo. I pilastri portanti su cui si impernia il lavoro di IIDAC sono: -Presa di coscienza dell’identità personale e collettiva -Volontariato -Protagonismo Sociale -Imprenditoria Giovanile -Partecipazione Pubblica
Elisa Calpona: ecalpona@unicef.org
Le direttive delle Nazioni Unite in relazione ai Diritti degli Adolescenti Secondo lo Stato della Popolazione Mondiale del 2003 (UNFPA), oggigiorno il mondo annovera la più grande generazione di adolescenti della storia, che ammonta a 1,2 miliardi di giovani individui dai 10 ai 19 anni, secondo la definizione del WHO. Queste statistiche indicano chiaramente che investire in questo bacino dal potenziale inestimabile, è una chiave di successo per il cambiamento sociale. Le Nazione Unite, ed in particolare l’UNICEF, riconoscono la necessità di promuovere un Approccio Positivo allo Sviluppo dell’adolescente. Questo significa che l’adolescente non viene più identificato come fonte di problemi, data la fase complessa che si trova ad attraversare, bensì viene visto come detentore di risorse, soggetto del diritto, agente di cambiamento, parte attiva dello sviluppo nazionale. L’approccio positivo è integrato dall’Approccio dello Sviluppo Olistico, che mira a garantire all’adolescente un processo continuo in cui si possano sviluppare qualità tali da vivere una graduale crescita ed integrazione nella società. Le Nazioni Unite sostengono la priorità del coinvolgimento degli adolescenti nel decision making. La partecipazione di giovani ragazzi e ragazze è pertanto vista come fondamentale nei processi decisionali che riguardano le loro vite e le vite delle loro famiglie e comunità. La partecipazione degli Adolescenti è un diritto riconosciuto dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani delle Nazioni Unite art.I, come il diritto imprescindibile di contribuire allo sviluppo politico, culturale, economico e sociale del contesto in cui si vive. Questo concetto è corroborato anche dalla Convenzione sui Diritti del Fanciullo, che nell’art.12 sottolinea l’importanza della partecipazione autentica del bambino e del giovane ad esprimere liberamente il proprio punto di vista, che deve essere tenuto in considerazione conformemente all’età e alla maturità dell’adolescente in questione. A questa icona del diritto alla partecipazione degli adolescenti si aggiungono numerosi articoli della suddetta Convenzione, che ne rinforzano il concetto. Secondo l’art.9, infatti, l’Adolescente ha il diritto di esprimersi in caso di separazione dei genitori, dall’art.13 è previsto che il giovane gode della libertà d’espressione, informazione e ricerca e dall’art.14, la libertà di pensiero, coscienza e religione.
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Il PROGETTO PRO-YOUTH L’IIDAC porta avanti il suo progetto pilota “Protagonist Youth Citizenship” (Pro-Youth), che focalizza la propria attenzione sul protagonismo giovanile e l'educazione tra pari (peer education) con adolescenti e giovani di età compresa tra i 12 e i 19 anni, per la propria crescita personale e per l’esercizio dei propri diritti e responsabilità fondamentali. Il suo obiettivo è promuovere lo sviluppo personale, sia a livello individuale sia relazionale, di gruppo, stimolando la partecipazione attraverso la consolidazione dell'identità dei giovani come persone e come cittadini attivi nella società. Riconoscendo gli adolescenti e i giovani come autori e attori dello sviluppo umano nel presente, il progetto riunisce anche la consolidazione delle capacità d’integrazione di gruppo, di relazione tra le persone, libertà individuale, presa di decisione, impegno sociale e responsabilità. Il progetto “Pro-Youth” vuole realizzare un percorso formativo seguito da una successiva fase di attivazione, con un gruppo di 20-30 adolescenti selezionati in base alla motivazione, attraverso la rete dei Piani Giovani di zona della Provincia di Trento. Al fine di realizzare il percorso formativo, con l’obiettivo dell’attivazione dei giovani, IIDAC si propone di utilizzare i seguenti strumenti metodologici: Biopsicologia: è una nuova disciplina che, pur conservando il metodo d'indagine della medicina, tenta di identificare e quantificare l'influsso della mente sulle funzioni organiche (e viceversa). Assertività neoumanista: è la capacità di un individuo di riconoscere le proprie esigenze, di affermarle all’interno del proprio ambiente, con una buona probabilità di raggiungere i propri obiettivi, mantenendo positiva la relazione con gli altri; è quello stile relazionale che dà la giusta importanza all'espressione delle emozioni e al rispetto reciproco all'interno della comunicazione interpersonale. PNL: un modello applicativo capace di facilitare il cambiamento, tramite un insieme di tecniche e strumenti. L’idea centrale della PNL è che i pensieri, i gesti e le parole dell’individuo interagiscono tra loro nel creare la percezione del mondo; modificando la propria visione (detta mappa del mondo, ovvero il sistema di credenze relativo a ciò che è la realtà esterna e a ciò che è la realtà interna), la persona può potenziare le proprie percezioni e migliorare le proprie azioni. Ristrutturazione cognitiva e ABC: consiste nel comprendere la stretta relazione fra eventi -pensieri -emozioni -comportamenti, e di conseguenza riuscire a "rielaborare" sequenze più funzionali all'individuo. Questo metodo presenta diversi vantaggi: 1) la consapevolezza che noi possiamo "scegliere" il modo di vivere gli eventi e quindi non subire la vita, ma esserne attori protagonisti. 2) Noi non vediamo le cose così come sono, ma le vediamo così come siamo. 3) Porta a una visione di sé e degli altri che conduce ad assumersi la responsabilità del proprio benessere o malessere evitando di attribuirne ad altri la causa (es. da: -tu mi hai
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fatto arrabbiare-a -hai agito in un certo modo e io mi sono arrabbiato-). Da questo al protagonismo il passo è breve. Teatro dell’Oppresso: il Teatro dell’Oppresso è un metodo teatrale elaborato da Augusto Boal a partire dagli anni ’60, prima in Brasile e poi in Europa, che usa il teatro come mezzo di conoscenza e come linguaggio, per la trasformazione della realtà personale, relazionale e sociale. La Formazione si divide in tre momenti principali: FORMAZIONE INDIVIDUALE IN GRUPPO (Io sono) Obiettivi: crescita personale, consapevolezza ed espressione corporea, equilibrio psicoemotivo, pensiero positivo, rottura dei condizionamenti sociali. FORMAZIONE DEL GRUPPO (Noi siamo) Obiettivi: imparare a vivere e convivere in gruppo in maniera proattiva, nonviolenta e assertiva. PARTECIPAZIONE CITTADINA (Noi agiamo) Obiettivi: presa di coscienza sui propri diritti e doveri come cittadino membro di una comunità; preparazione di un progetto di volontariato da realizzare in gruppo. L’EDUCAZIONE viene quindi identificata come chiave della formazione. Essa prevede quattro Pilastri: • Imparare a conoscere • Imparare a fare • Imparare a vivere assieme, a vivere con gli altri • Imparare a essere Per lavorare su questi aspetti dell’educazione il progetto “Pro-Youth” utilizza il metodo del “Protagonismo Giovanile”, che significa considerare il giovane come individuo dotato d’iniziativa propria (capacità di agire), di libertà (possibilità di scegliere), e di capacità di impegnarsi (responsabilità). Protagonismo giovanile significa la partecipazione del giovane o dell’adolescente ad azioni riguardanti il benessere comune, a scuola, nella comunità o nella società in cui vive; l’attivismo inteso come azioni a favore della trasformazione sociale, comprendendo anche gli sforzi diretti alle trasformazioni sociali. Come attivisti e protagonisti, i giovani e gli adolescenti sono invitati a pensare azioni e strategie in un ambiente simmetrico e creativo, con linguaggi originali, identità propria e impegno sociale, invitando volontari per partecipare al progetto.
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RISORSE NECESSARIE Le risorse che IIDAC mette a disposizione per la realizzazione del progetto “ProYouth” riguardano principalmente: o la progettazione e la gestione; o la formazione; il monitoraggio e la valutazione (assieme ai tutors); o la partecipazione nello sviluppo e nella gestione del sito e nella realizzazione dell’evento finale. o L’ideazione e la realizzazione del training per formatori sarà discusso assieme alla Provincia di Trento e ai Piani Giovani di zona, al termine dell’esperienza di formazione e la seguente valutazione. A dei costi fissi, all’interno del progetto, si accompagnano dei costi variabili che dipendono dal numero di Piani Giovani coinvolti nell’iniziativa (in particolare per quel che riguarda le ore di formazione, il tutoring e la valutazione, la pubblicità e la diffusione e la realizzazione. Poiché uno degli obiettivi strategici di “Pro-Youth” è la realizzazione di una rete locale di protagonismo giovanile, è di particolare importanza che participi al progetto un significativo numero di Piani Giovani e di ragazzi, in modo da poter avere una “massa critica” tale da poter creare un punto di riferimento sul territorio, anche a livello sovraprovinciale, che possa essere riconosciuto come attore chiave da prendere in considerazione per quel che riguarda le tematiche della gioventù e dell’adolescenza. Perciò l’obiettivo che IIDAC si pone, è quello di ottenere la disponibilità a partecipare al progetto da parte di circa la metà dei 29 Piani Giovani della Provincia, con un target ottimale di 15 percorsi di formazione-attivazione: ciò permetterebbe di avere un considerevole impatto sul territorio. Analisi sociologica della Provincia di Trento1 La Provincia di Trento, in base ai dati Istat al 31 dicembre 2005 conta circa 34 mila giovani fra i 15 e i 30 anni su una popolazione complessiva di circa 212 mila abitanti. Un'ampia porzione di adolescenti (una percentuale 39,3%) comprende una popolazione di giovani stranieri (immigranti). Per quanto concerne il sistema di istruzione e formazione, la recente legge provinciale n. 5 del 7 agosto 2006, ha portato a termine un articolato processo di riprogettazione che può portare a nuove opportunità e nuovi strumenti normativi. Si tratta di cambiamenti importanti e ancora oggi oggetto di dibattito e discussione che testimoniano un’attenzione nuova rispetto al tema educativo. A livello istituzionale, il tentativo è quello di garantire a ciascun giovane trentino chances di istruzione sempre più elevate e di qualità. Vi è implicito un impegno ad affrontare le nuove esigenze formative che appaiono connotare la popolazione giovanile. È evidente, ad esempio, nella riqualificazione della formazione professionale, il tentativo di rafforzare un canale che 1
Dati tratti da Giovani in Trentino 2007 – Analisi e letture della condizione giovanile. Secondo rapporto biennale
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nell’offerta territoriale affianchi i percorsi scolastici tradizionali per completarli e arricchirli. Un'approfondita analisi del contesto provinciale sottolinea il bisogno di aggregazione e di iniziative che vedano i giovani protagonisti e coinvolti in modo partecipato nei progetti. Infatti, la situazione dei giovani è fortemente condizionata dalle caratteristiche geografiche, nonché dal progressivo divario venutosi a creare tra le risorse e le occasioni che il territorio offre e le esigenze e i modelli culturali attuali. A questo bisogna unire la difficoltà reale ad incontrarsi al di fuori dell’ambito scolastico legata alla conformazione e localizzazione degli insediamenti abitativi in piccoli comuni e case sparse: ciò crea problemi per gli spostamenti ma anche un forte desiderio di “uscire” dalla propria vallata per incontrare gente nuova. L’importanza di intervenire sull’intero territorio provinciale con progettualità a tutto campo volto a valorizzare la creatività dei giovani, la loro aggregazione e partecipazione nelle attività di gestione del proprio tempo libero trova conferma in diverse ricerche e studi condotte a livello locale e regionale. La popolazione giovanile della provincia di Trento manifesta delle problematiche che possono essere così sintetizzate: • • • • • • • •
marcata difficoltà di aggregazione; significativa percezione di mancanza di luoghi, spazi e tempi di aggregazione; difficoltà di accesso alle informazioni e ai servizi; significativa percezione di solitudine e disadattamento per una fascia rilevante della popolazione giovanile; diffuso uso ed abuso di sostanze alcoliche; significativa mortalità giovanile derivante da incidenti stradali; elevato tasso di abbandono scolastico; elevato tasso di suicidio.
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L’EDUCAZIONE e la PARTECIPAZIONE, come Soluzioni e proposte da IIDAC in linea con la filosofia d’Intervento dell’ONU. A - I sette sapere necessari all’educazione del futuro (UNESCO 1999) di Edgar Morin o Capitolo 1. Le cecità della conoscenza: l’errore e l’illusione -
È sorprendente che l’educazione, che mira a comunicare conoscenze, sia cieca su ciò che è la conoscenza umana, su ciò che sono i suoi dispositivi, le sue menomazioni, le sue difficoltà, le sue propensioni all’errore e all’illusione, e che non si preoccupi affatto di far conoscere che cosa è conoscere.
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In effetti la conoscenza non può essere considerata come un attrezzo ready made, che si può utilizzare senza esaminarne la natura. Così, la conoscenza della conoscenza deve apparire come una necessità primaria, volta a preparare e ad affrontare i rischi permanenti d’errore e di illusione, che non cessano di parassitare la mente umana. Si tratta di armare ogni mente nel combattimento vitale per la lucidità.
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È necessario introdurre e potenziare nell’insegnamento lo studio de caratteri cerebrali, mentali, culturali della conoscenza umana, dei suoi processi e delle sue modalità, delle disposizioni psichiche e culturali che la inducono a rischiare l’errore o l’illusione.
o Capitolo 2. I principi di una conoscenza pertinente -
È necessario promuovere una conoscenza capace di cogliere i problemi globali e fondamentali per riscrivere in essi le conoscenze parziali e locali. Questo è un problema capitale e sempre misconosciuto.
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La supremazia di una conoscenza frammentata nelle diverse discipline rende spesso incapaci di effettuare il legame tra le parti e la totalità, e deve far posto ad un modo di conoscere capace di cogliere gli oggetti nei loro contesti, nei loro complessi, nei loro insiemi.
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È necessario sviluppare l’attitudine naturale della mente umana a situare tutte le informazioni in un contesto e in un insieme. È necessario insegnare i metodi che permettano di cogliere le mutue relazioni e le influenze reciproche tra le parti e il tutto in un mondo complesso.
o Capitolo 3. Insegnare la condizione umana -
L’essere umano é nel contempo fisico, biologico, psichico, culturale, sociale, storico. Questa unità complessa della natura umana è completamente disintegrata nell’insegnamento, attraverso le discipline. Oggi è impossibile apprendere ciò che significa essere umano, mentre ciascuno, ovunque sia, dovrebbe prendere conoscenza e coscienza sia del carattere complesso della propria identità sia dell’identità che ha in comune con tutti gli altri umani.
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La condizione umana dovrebbe, così, essere oggetto essenziale di ogni insegnamento.
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Questo capitolo indica come sia possibile, a partire dalle discipline attuali, riconoscere l’unità e la complessità dell’essere umano riunendo e organizzando le conoscenze disperse nelle scienze della natura, nelle scienze umane, nella letteratura e nella filosofia, e come sia possibile mostrare il legame indissolubile tra l’unità e la diversità di tutto ciò che è umano.
o Capitolo 4. Insegnare l’identità terrestre -
Il destino ormai planetario del genere umano è un’altra realtà fondamentale ignorata dall’insegnamento. La conoscenza degli sviluppi dell’era planetaria e il riconoscimento dell’identità terrestre devono divenire uno dei principali oggetti dell’insegnamento.
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È opportuno insegnare la storia dell’era planetaria, che inizia nel XVI secolo con la comunicazione tra i continenti, e mostrare come tutte le parti del mondo siano divenute inter-solidali, senza tuttavia occultare le oppressioni e le dominazioni che hanno devastato e ancora devastano l’umanità.
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Si dovrà indicare il complesso di crisi planetaria che segna il XX secolo, mostrando come tutti gli esseri umani, ormai messi a confronto con gli stessi problemi di vita e di morte, vivano una stessa comunità di destino.
o Capitolo 5. Affrontare le incertezze -
Le scienze ci hanno fatto acquisire molte certezze, ma nel corso del XX secolo ci hanno anche rivelato innumerevoli campi di incertezza. L’insegnamento dovrebbe comprendere un insegnamento delle incertezze che sono apparse nella scienza (microfisica, termodinamica, cosmologia), nelle scienze dell’evoluzione biologica e nelle scienze storiche.
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Si dovrebbero insegnare i principi di strategia che permettano di affrontare i rischi, l’inatteso e l’incerto, e di modificarne l’evoluzione grazie alle informazioni acquisite nel corso dell’azione. Bisogna apprendere a navigare in un oceano d’incertezze attraverso arcipelaghi di certezza.
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La formula del poeta greco Euripide, antica di venticinque secoli, è più attuale che mai: “L’atteso non si compie, all’inatteso un dio apre la via”. L’abbandono delle concezioni deterministe della storia umana, che credevano di poter predire il nostro futuro, l’esame dei grandi eventi del nostro secolo che furono tutti inattesi, il carattere ormai ignoto dell’avventura umana devono incitarci a predisporre la mente ad aspettarsi l’inatteso per affrontarlo. È necessario che tutti coloro che hanno il compito di insegnare si portino negli avamposti del nostro tempo.
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o Capitolo 6. Insegnare la comprensione -
La comprensione è nel contempo il mezzo e il fine della comunicazione umana. Ora, l’educazione alla comprensione è assente dai nostri insegnamenti. Il pianeta ha bisogno in tutti i sensi di reciproche comprensioni. Data l’importanza dell’educazione alla comprensione, a tutti i livelli educativi e a tutte le età, lo sviluppo della comprensione richiede una riforma della mentalità. Questo deve essere il compito per l’educazione del futuro.
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La reciproca comprensione fra umani, sia prossimi che lontani, è ormai vitale affinché le relazioni umane escano dal loro stato barbaro di incomprensione.
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Di qui la necessità di studiare l’incomprensione, nelle sue radici, nelle sue modalità e nei suoi effetti. Tale studio sarebbe tanto più importante in quanto verterebbe non sui sintomi, ma sulle radici di razzismi, delle xenofobie, delle forme di disprezzo. Costituirebbe nello stesso tempo una delle basi più sicure dell’educazione alla pace.
o Capitolo 7. L’etica del genere umano -
L’insegnamento deve produrre una “antropo-etica” capace di riconoscere il carattere ternario della condizione umana, che consiste nell’essere contemporaneamente:
individuo
specie
società
In questo senso, l’etica individuo – specie richiede un reciproco controllo della società da parte dell’individuo e dell’individuo da parte della società, ossia la democrazia; l’etica individuo-specie nel XXI secolo richiede la solidarietà terrestre. -
L’etica deve formarsi nelle menti a partire dalla coscienza che l’umano è allo stesso tempo individuo, parte di una società, parte di una specie. Portiamo in ciascuno di noi questa triplice realtà. Così, ogni sviluppo veramente umano deve
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comportare il potenziamento congiunto delle autonomie individuali, delle partecipazioni comunitarie e della coscienza di appartenere alla specie umana. -
A partire da ciò si profilano le due grandi finalità etico-politiche del nuovo millennio: stabilire una relazione di reciproco controllo fra le società e gli individui attraverso la democrazia; portare a compimento l’Umanitá come comunità planetaria. L’insegnamento deve non solo contribuire a una presa di coscienza della nostra Terra-Patria, ma anche permettere che questa coscienza si traduca in volontà di realizzare la cittadinanza terrestre.
B - IL DIRITTO ALLA PARTECIPAZIONE, secondo la Global Strategy on Adolescent Participation and development dell’UNICEF, agenzia leader per lo sviluppo degli adolescenti. Cosi come l’UNESCO vede nell’educazione lo strumento più idoneo per aiutare i giovani di oggi a crescere e ad apportare un contributo per se stessi e per le nuove generazioni, l’UNICEF promuove nella Strategia Globale per la Partecipazione e lo Sviluppo dell’adolescente, il diritto alla partecipazione sociale e politica. La partecipazione è dunque vista come uno strumento indispensabile nel raggiungimento degli Obiettivi del Millennio. La partecipazione, come diritto fondamentale e mezzo attraverso quale perseguire i diritti umani, si esplica in molteplici comportamenti: • • • • • •
Consultare gli adolescenti Dare loro informazioni Incoraggiarli a riflettere ed analizzare le proprie realtà circostanti Ripartire le responsabilità tra adulti ed adolescenti Garantire un prosieguo ed una risposta alle richieste degli adolescenti Offrirgli l’opportunità di esprimersi in pubblico, in caso loro fossero pronti a farlo
Perché si superino le tradizionali barriere che si oppongono al diritto alla partecipazione, quali la mancanza di chiarezza su come questa possa esplicarsi, la carente legislazione che la supporta e le stesse barriere culturali, IIDAC si prefigge di incoraggiare gli adolescenti ad esprimersi nell’ambito del nucleo familiare, nelle scuole e nella comunità. Perché la partecipazione sia meaningful ed efficiente l'équipe di IIDAC garantisce un monitoraggio costante dei processi attraverso i quali la partecipazione stessa si esplica, così da impedire che se ne possano inficiare i meccanismi. Classificazione dei modelli di Partecipazione: Partecipazione manipolata - Gli adulti determinano e controllano quello che i giovani dovranno fare in una determinata situazione. Partecipazione decorativa - I giovani segnano appena la propria presenza in un’azione, senza influire nel proprio corso senza trasmettere messaggi speciali agli adulti.
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Partecipazione simbolica - La presenza dei giovani in un’attività o evento serve appena a mostrare e ricordare agli adulti che esistono e che sono considerati importanti. La partecipazione è, essa stessa, un messaggio. Partecipazione operazionale - I giovani partecipano appena all’esecuzione di un’azione. Partecipazione pianificatrice e operazionale - I giovani partecipano alla pianificazione all’esecuzione di un’azione. Partecipazione decisoria, pianificatrice e operazionale - I giovani partecipano alla decisione di fare qualcosa o no, di pianificazione, di esecuzione e di valutazione di un’azione. Partecipazione decisoria, pianificatrice, operazionale e valutativa - I giovani partecipano della decisione, della pianificazione, dell’esecuzione e della valutazione di un’azione. Partecipazione collaborativa piena - I giovani partecipano alla decisione, alla pianificazione, all’esecuzione, alla valutazione e all’appropriazione dei risultati. Partecipazione piena e autonoma - I giovani realizzano tutte le tappe. Partecipazione conduttrice - I giovani, oltre a realizzare tutte le tappe, orientano la partecipazione degli adulti.
Elisa Calpona: ecalpona@unicef.org
CONCLUSIONI: L’ADOLESCENTE COME ATTORE PROTAGONISTA: DA PROBLEMA A SOLUZIONE IIDAC crede dunque nell’adolescente visto non come una minaccia all’autorità degli adulti o all’ordine imperante nell’istituzione scolastica, ma come parte reale della soluzione delle proprie difficoltà. Affinché ciò accada, é necessario che l’educatore cambi la sua maniera di vedere, di intendere e di agire in relazione ai giovani. Il Protagonismo deve essere vissuto come partecipazione dell’adolescente all’atto creativo dell’azione educativa, in tutte le tappe della sua evoluzione. La partecipazione come fattore di cambiamento sociale potrà prendere piede solo attraverso un prezioso sforzo bilaterale. Il Protagonismo giovanile esige, infatti, una grande presa di coscienza da parte dell’adolescente delle problematiche che affliggono la sua realtà e delle sue responsabilità in relazione a questo e da parte dell’educatore una chiara volontà politica nel senso di contribuire, attraverso il proprio lavoro, alla costruzione di una società che rispetti i diritti di cittadinanza e aumenti progressivamente i livelli di partecipazione democratica della popolazione.
Elisa Calpona: ecalpona@unicef.org