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ESTATE 2012

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Port-Vendres, l’altro gioiello della Costa Vermiglia

Port-Ve ndres, l’altro Petite gioiello Camargu della Co e, un ter sta Verm Montp ritorio ellier, sem iglia fuori da pre più Castelli l tempo vicina del Paese ouvert al mare Cataro, Uzès, l’a all'assal rte del to viv de ere Etang lle cittad mediterr de Thau elle aneo , la passi one de lle ostri che

Castelli del Paese Cataro, all'assalto delle cittadelle SUD DE FRANCE - LINGUADOCA-ROSSIGLIONE, IL VERO SUD

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Idee per soggiorni fuori dal comune Causses e Cévennes: sesto sito dichiarato patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO


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EDITORIALE

Foto di prima pagina: Paul Palau Design: Studio IDM, Saint-Jean-de-Védas (Francia). Stampato in Europa. Deposito legale: alla pubblicazione Numero ISSN: 2112-7468 Commissione paritaria: 0413K 90782 Midi Libre - giugno 2012 ©

Una terraacinquestelle La Linguadoca-Rossiglione è una delle regioni più apprezzate in ambito turistico, e a giusta ragione: essa possiede, infatti, un gran numero di ricchezze! Dai Pirenei Orientali alla Lozère, dall’Aude al Gard, passando per Hérault, gli intimi legami che uniscono paesaggio e architettura, paesini e uomini, sono evidenti. La natura, protetta e accessibile a tutti, è il denominatore comune tra piacere e riposo. Perché la Linguadoca-Rossiglione è una vasta terra di contrasti: dal Mediterraneo ai Pirenei, dalle Cévennes alle Corbières, la bellezza selvaggia di questi siti non ha pari, se non nel fascino pacifico dei 220 chilometri di spiaggia del litorale mediterraneo, senza contare i chilometri dedicati al turismo fluviale, sul Canale del Rodano, a Sète, o lungo il Canal du Midi. Con sei siti iscritti all’Unesco (i Causses e le Cévennes hanno raggiunto da qualche mese la cittadella di Carcassonne, il Canal du Midi, il Pont du Gard, i cammini di Santiago di Compostela e le fortezze di Vauban), la regione Linguadoca-Rossiglione è quella meglio rappresentata per numero di monumenti e luoghi entrati a far parte del patrimonio mondiale dell’umanità. Ma la ricchezza di questa regione, così diversa, va ben oltre: tra città in movimento e paesini che hanno saputo conservare la loro anima, tra locande fiere di far scoprire la gastronomia locale e poderi vinicoli che si volgono all’enoturismo, è un vero caleidoscopio di colori, profumi e sapori. Quanto basta per affermare incontestabilmente che il vero lusso è essere qui! Christian Bourquin Presidente della Regione Linguadoca-Rossiglione Senatore

Il consumo eccessivo di alcol è pericoloso per la salute. Va degustato con moderazione. Languedoc Roussillon

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editoriale

Numero speciale pubblicato dalla società del giornale Midi Libre SA, con capitale sociale di Euro 6.350.350 Azionisti principali: GSO-SA - FCPE GMLA Sede sociale: rue du Mas-de-Grille 34430 Saint-Jean-de-Védas cedex – Francia Indirizzo postale: 34438 Saint-Jean-de-Védas cedex – Francia Tel.: +33 (0)4 67 07 67 07 Direttore della pubblicazione: Alain Plombat Progettazione, coordinamento editoriale: Didier Thomas-Radux (Pôle Editions) E-mail: dtradux@midilibre.com Testi: Anne Schoendoerffer, Didier Thomas-Radux, Marie Vanhamme, Anne-Pauline Principaud. E inoltre: Christelle Zamora, Prisca Borrel, Géraldine Pigault, Claire Mondrian. Crediti fotografici: William Truffy, Paul Palau, Jean-François Salles, Serge Privat, Anne Schoendoerffer, Dominique Quet, Alexis Béthune, Julien Fitte, Nathalie Amen-Vals, David Crespin, Vincent Andorra, Franck Valentin, Christine Palasz, Olivier Got, BIM, Richard Hullessen, Alain Pernia, Harry Jordan, Marc Dantan, Bernard Liégeois, Christophe Fortin, Olivier Demols, Philippe Rouah, Chartreuse de Villeneuve-les-Avignon, Ufficio per il Turismo di Port-Vendres, Marie Vanhamme, Nicolas Guyonnet, Sensotek, Montozarbres, Cévennes Evasion, Bolquère 2000, Françoise Lacoste, Michel Pieyre, Garrigae, Mairie de Gruissan, Serge Privat, François Privat, P. Eoche, Christophe Grilhe, Aline Périer Ufficio per il Turismo d'Uzès e dell'Uzège, Y. Monahan, S. Breithaup.


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SOMMARIO SUD DE FRANCE Légende Patrimonio

4-5 - INFORMAZIONI PRATICHE

SUD DE FRANCE, I SAPORI DI QUI (4-5) PER PREPARARE IL VOSTRO VIAGGIO (5)

Testimonianza antica

7-19 - SPLENDORI

I SEI SITI DELLA REGIONE LINGUADOCA-ROSSIGLIONE ISCRITTI DALL’UNESCO NELLA LISTA DEL PATRIMONIO MONDIALE DELL’UMANITÀ: CAUSSES E CÉVENNES (8-9), CANAL DU MIDI (10-11), PONT DU GARD (14-15), CAMMINI DI SANTIAGO DI COMPOSTELA (16), FORTEZZE DI VAUBAN (17), CITTADELLA DI CARCASSONNE (18-19). • DA UN CANALE ALL'ALTRO: TURISMO FLUVIALE SUL CANAL DU MIDI E SUL CANALE DEL RODANO A SÈTE (12) • 24 ORE IN UN CIRCUITO ROMANO (13)

sommario

Città d’arte

21-59 - PROFUMI

MEDITERRANEO DA AIGUES-MORTES A PORT-VENDRES, LA MAGIA DEL GOLFO DEL LEONE (22-33) • IN BICICLETTA TRA LA TERRA E L'ACQUA IN PETITE CAMARGUE - ENO-CIRCUITO (25) • ATTRAVERSO I PORTI DEL LITORALE (28) • 24 ORE SULLA COSTA VERMIGLIA (33) TERRA DALL’AUBRAC E DALLA MARGERIDE AL PAESE CATARO, UN PATRIMONIO A CUORE APERTO (34-45) • 48 ORE NELLE CÉVENNES (36) • LA DOLCEZZA DEL DUCATO D’UZÈS - ENO-CIRCUITO (38) • NELLE CORBIÈRES TRA PRESTIGIO E MODERNITÀ - ENO-CIRCUITO (44) CITTÀ DA CARCASSONNE A MONTPELLIER, IN CAMMINO ATTRAVERSO LA STORIA (46-59) • PASSEGGIATA NEL CUORE DELLE TERRE DI SCISTO DELLE FAUGÈRES - ENO-CIRCUITO (49) • TRA VIGNA MILLENARIA E PREISTORIA NEL ROSSIGLIONE - ENO-CIRCUITO (59)

61-71 - SAPORI

DALLA CIPOLLA DOLCE DELLE CÉVENNES ALLE ACCIUGHE DI COLLIOURE, UN CALEIDOSCOPIO DI SAPORI

• IL PIÙ GRANDE SPAZIO VINICOLO AL MONDO (62-63) • PRODOTTI E RICETTE (64-71)

73-96 - COLORI

CULTURA MUSEI DALLE RICCHE COLLEZIONI E FESTIVAL DA NON PERDERE (74-77) TRADIZIONI DALLA SARDANA NEL PAESE CATALANO AL CULTO DEL TORO IN CAMARGUE (78-81) ARTIGIANATO DALLE TELE RADIOSE DEL PAESE CATALANO AL CONSERVATORIO PER LA FORCA NEL GARD (82-85) ATTIVITÀ ESCURSIONI PER TUTTI I GUSTI E NAVIGAZIONE DA DIPORTO NEL GOLFO (86-92) STRUTTURE ALBERGHIERE IN PROGRAMMA: BENESSERE E UN SOGGIORNO SU MISURA (93-96)

Per maggiori informazioni

Stazione termale Specchio d’acqua Golf Parco faunistico Acquario Stazione di montagna Porto turistico Tappa fluviale Aeroporto Stazione TGV Giardino degno di nota Parco naturale regionale Visita aziendale Stazione verde per le vacanze Più bel paesino di Francia Unesco

Per permetterti di completare la lettura e la scoperta della regione LinguadocaRossiglione, “Sud de France Développement – Tourisme en Languedoc-Roussillon” mette a tua disposizione diversi strumenti complementari: Un'applicazione Iphone per il Cercle Prestige (“Sud Prestige”, da scaricare su Itunes). Un'applicazione Ipad per scaricare gli opuscoli (“Sud LR”, da scaricare su Itunes). Una versione adattata del sito sunfrance.com per i terminali mobili (sunfrance.mobi). Infine, il quadratino nero accluso e un codice QR per collegarsi direttamente al sito www.sunfrance.com. Scannerizzando questo codice con il tuo smartphone, arriverai direttamente sulla home page del sito “Sud de France Développement – Tourisme en Languedoc-Roussillon”. SUDDEFRANCE - 2 -

Bandiera blu Cammini di Santiago di Compostela Fiumi e canali del Midi Via Domitia


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Causses e Cévennes Patrimonio dell’Unesco

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INFORMAZIONI PRATICHE SUD DE FRANCE

SuddeFrance, isaporidiqui

N

el 2006 la regione Linguadoca-Rossiglione ha immaginato la creazione di un marchio ombrello che permettesse di identificare i prodotti della regione. Alleando i prodotti vinicoli – per superficie, la Linguadoca-Rossiglione è il primo vigneto al mondo – a quelli agroalimentari, l'iniziativa Sud de France identifica e indica dei prodotti dagli accenti differenti e ricchi di sapore. Famosa per la diversità dei prodotti locali, la regione Linguadoca-Rossiglione distingue così una vera e propria art de vivre, che raggruppa albicocche, olive, fragole, asparagi cipolle, melanzane, tori, vitelli, formaggi di capra (il famoso pélardon), torroni, marmellata di castagne, miele, acciughe e altro ancora. Fino a oggi, circa 2.000 aziende hanno aderito all'iniziativa e i loro 8.000 prodotti esprimono un impegno legato alla provenienza della merce e lo spirito che contrad-

distingue una certa produzione, oltre a dei savoir-faire regionali riconosciuti. Sud de France rappresenta un approccio mediterraneo del consumo. Esprime l'intenzione regionale di fare esistere la Linguadoca-Rossiglione attraverso l'eccellenza dei propri prodotti, la ricchezza della sua storia,

la forza della sua natura e la convivialità degli uomini che ne hanno fatto la loro attività. Tutti questi prodotti sono distribuiti da insegne nazionali e approfittano regolarmente di campagne promozionali in Francia e all'estero. www.sud-de-france.com

“Il potenziale delle marche regionali non è ancora sfruttato pienamente” Sei anni dopo, a che punto si trova il marchio Sud de France, lanciato dal Consiglio regionale? La risposta di un esperto in materia: Philippe Aurier, professore all'Istituto di amministrazione aziendale di Montpellier 2, direttore del laboratorio di ricerca Montpellier Recherche en Management (Montpellier Ricerca in Gestione aziendale) e co-autore de "Le marketing des produits agroalimentaires" (Il marketing dei prodotti agroalimentari).

La creazione di Sud de France, Le sembra una buona idea? A più riprese e fin dalla metà degli anni Novanta, avevo preconizzato, sotto forma di progetti di ricerca, la creazione di un marchio “collettivo regionale” che permettesse di capitalizzare gli sforzi dei numerosi produttori locali sotto un'unica bandiera. In particolare, in ambito agroalimentare, dove le aziende regionali sono di piccole dimensioni, e lo sviluppo di marchi propri è più difficile. Essendo i prodotti di queste

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aziende strettamente collegati alla loro origine (il territorio), l'interesse di una marca collettiva regionale è immediatamente chiaro. Posso comunque testimoniare personalmente rispetto alla visibilità del marchio Sud de France per un gran numero di categorie di prodotti e punti vendita. Effettivamente, possiamo affermare che una marca esiste quando è conosciuta dai consumatori e i distributori la espongono in negozio. Oggi, tutto ci porta a credere che queste condizioni siano soddisfatte per Sud de France.


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Quali sono i criteri fondamentali affinché un marchio di questo genere possa vivere? Il marchio deve completare varie missioni economiche fondamentali. Innanzitutto, una missione di memorizzazione: tanto i consumatori quanto i distributori devono conoscere il marchio e pensarci quando si trovano a dover fare una scelta. Gli specialisti parlano di “appartenenza all'insieme di considerazione” dell'acquirente. Un marchio più noto facilita l'ingresso dei prodotti nei punti vendita. I consumatori hanno allora la possibilità d'incontrarlo, (ri)conoscerlo e quindi acquistarlo. D'altra parte, oltre a procurare della notorietà, un marchio deve conferire al prodotto un'immagine e del senso. Deve associarlo a credenze forti, positive e messe in valore dal mercato, come la qualità, la praticità, l'affidabilità, il gusto, il piacere, il sogno, la convivialità... In quest’ambito, la forza di un marchio collettivo regionale è di associare il prodotto a una zona geografica, portatrice di valori, come ad esempio l'autenticità in Linguadoca-Rossiglione. Questi valori sono allora associati al prodotto portatore del marchio e vengono ad aumentarne a sua volta il valore sul mercato. Infine, un marchio deve essere un invito alla fedeltà e a riacquistare il prodotto. E come facciamo a sapere che si tratta di una buona marca? In fin dei conti, una marca è "buona" se permette al produttore di vendere a un prezzo più elevato, rispetto allo stesso prodotto privo dimarchio. Questa è la ricompensa dello sforzo del produttore e del rischio che ha corso per sviluppare il suo marchio. Il surplus chiamato “prezzo premium” permette in seguito al marchio d'investire per sviluppare la propria notorietà, la propria immagine... ed entrare nel

Questa è una vera questione strategica.

circolo virtuoso del successo. Affinché questo funzioni, il prezzo premium deve quindi essere superiore alla quota delle somme investite sul marchio per ogni prodotto venduto. Da cui l'interesse di un marchio collettivo regionale che, suddiviso su un gran numero di prodotti, riporta questa quota a un valore più basso. Contrariamente a quanto si creda, il mercato (consumatori e distributori) accetta volentieri di pagare quel surplus, dal momento in cui, in controparte, il marchio offre un valore reale. Vi è un limite ai campi che il marchio può coprire? È quella che gli specialisti chiamano la capacità di estensione di un marchio e il suo rischio di diluizione, se è esteso oltre il suo territorio di competenza. Da un lato, ai marchi conviene coprire un insieme abbastanza vasto di prodotti, in maniera da far entrare in gioco un effetto leva: lo sforzo effettuato per sviluppare il marchio si suddivide su un fatturato più alto e non grava sulla redditività. Da un altro lato, le marche non devono differenziarsi troppo per non correre il rischio di banalizzarsi, perdere la propria legittimità e non apportare più senso. Insomma, bisogna che l'insieme dei prodotti associati alla marca costituisca un complesso coerente e compatibile con i valori rappresentati dalla marca stessa. Ad esempio, per il marchio Sud de France si è presentata la questione di decidere se lo si sarebbe limitato ai soli prodotti agroalimentari o piuttosto esteso a un ambito più vasto.

Sempre più regioni creano il proprio marchio. È un movimento di fondo? A quanto pare non si tratta di un effetto di moda, ma piuttosto di uno strumento gestionale collettivo, proprio come il marchio commerciale all'interno delle aziende. Inoltre, un enorme vantaggio del marchio collettivo, al di là di quanto è appena stato detto, è che funziona a doppio senso. Cioè, se a breve termine apporta del valore ai prodotti in questione, a medio termine approfitta a sua volta dell'esperienza del mercato insieme ai prodotti che portano il marchio stesso. Questi ultimi nutrono il mercato regionale, quindi... la loro regione, sviluppandone noto-

rietà e immagine. È un circolo che può essere molto virtuoso se il complesso marca - prodotti è gestito in maniera coerente. In questo modo, sono i prodotti a promuovere la regione d'origine. Molti esempi lo dimostrano, in particolare nel settore del vino, molto avanzato in questo senso. Infatti, il potenziale dei marchi collettivi regionali non è ancora sfruttato pienamente.

Per preparare il vostro viaggio Sud de France Développement Tourisme en Languedoc-Roussillon 34000 Montpellier - Francia Tel.+33 (0)4 67.200.220 contact.tourisme@suddefrance-dvpt.com www.sunfrance.com Comité départemental du tourisme de l’Aude Tel.+ 33 (0)4 68 11 66 00 www.audetourisme.com Comité départemental du tourisme du Gard Tel.+ 33 (0)4 66 36 96 30 www.tourismegard.com Comité départemental du tourisme de l’Hérault Tel.+ 33 (0)4 67 67 71 71 www.herault-tourisme.com Comité départemental du tourisme de la Lozère Tel.+ 33 (0)4 66 65 60 00 www.lozere-tourisme.com Comité départemental du tourisme des Pyrénées-Orientales Tel.+ 33 (0)4 68 51 52 53 www.tourisme-pyreneesorientales.com Maisons du Languedoc-Roussillon à l’étranger www.suddefrance-developpement.com

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SPLENDORI

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Sei siti della regione Linguadoca-Rossiglione sono oramai impressi per sempre nella memoria collettiva. Oltre al Pont du Gard, da più di trent'anni, il Canal du Midi, i cammini di Santiago di Compostela, la cittadella di Carcassonne, le fortezze Vauban di Villefranche-de-Conflent e Montlouis, nei pressi della frontiera spagnola, anche i paesaggi dei Causses e delle Cévennes hanno raggiunto nel 2011 la lista di questi siti fuori dal comune. Un'eredità architettonica unica, in condizioni di conservazione alquanto rare nonostante le turpitudini della storia. Dalla Roma antica al Medioevo, passando per le guerre di religione, la Linguadoca e il Rossiglione conservano tracce profonde di quei tempi antichi che hanno forgiato il mondo. Reami di pietra, che fanno parte del patrimonio mondiale dell’Unesco, iscritti nell'eternità.

Per saperne di più, scannerizza questo codice QR con il tuo smartphone o connettiti direttamente su: www.sunfrance.com/unesco

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SPLENDORI CAUSSES E CÉVENNES

ICausseseleCévennes, unvaloreuniversale eccezionale

Risultato di una stretta relazione tra l'uomo e la natura, Causses e Cévennes associano paesaggi grandiosi e tradizione culturale, e sono stati riconosciuti dall’Unesco.

I

l vasto territorio ricopre 3.000 km2 suddivisi su quattro dipartimenti di cui tre nella regione Linguadoca-Rossiglione: Lozère, Hérault e Gard, delimitati dalle città di Alès, Ganges, Lodève e Mende, poste alla loro soglia. Gli svariati paesaggi sono di pari bellezza. Le terrazze coltivate a castagni, vigne e gelsi si allineano lungo le valli delle Cévennes. Il monte Aigoual e il Lozère innalzano le loro creste frastagliate di granito, dove dominano foreste, praterie e mandrie transumanti. I Causses, immensi altipiani calcarei ricoperti di mari di sassi e tappeti erbosi, e incisi da gole dai percorsi tumultuosi… Nati da un'alleanza tra l'uomo e la natura, Causses e Cévennes trasmettono la conti-

nuità di un paesaggio protetto, rappresentativo della montagna mediterranea e in via d'estinzione in Europa, e della tradizione agro-pastorale, espressione di un'agricoltura non meccanizzata e dell'allevamento al pascolo. Proprio in quanto paesaggi culturali forgiati da generazioni passate e presenti, che vi hanno sviluppato un'attività di agro-pastorizia, sono stati nominati patrimonio mondiale dell'umanità nel mese di giugno 2011. In tutto, 231 comuni sono interessati dalla classificazione, tra i quali 86 si trovano nel Gard, 82 in Lozère e 28 nell’Hérault. Gli altipiani dei Causses, grandi spazi di tappeti erbosi secchi, dai rilievi tondeggianti, sono il frutto di un'attività ancestrale e sempre viSUDDEFRANCE - 8 -

vace dove la pecora occupa una posizione centrale. Anche se l'evoluzione delle aziende, la loro diminuzione (in questo momento, meno di cento agricoltori) e l'aumento delle loro dimensioni influisce sulla pratica della transumanza, l'agro-pastorizia di oggi rimane vicina ai sistemi tradizionali.

Un patrimonio paesaggistico, naturale e culturale allo stesso tempo Altrove, sulle alte terre granitiche, viene ad aggiungersi l'allevamento bovino, quando le capre occupano le vallate di scisto delle Cévennes. Il valore universale di questo territorio


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La mappa di un vasto territorio risulta dalla presenza di diversi tipi di organizzazione pastorizia, presenti sull'arco mediterraneo: agro-pastorizia, silvo-pastorizia, transumanza e pastorizia sedentaria. Il territorio riconosciuto dall’Unesco include il Parco Nazionale delle Cévennes, il Parco naturale regionale dei Grands Causses, siti naturali d'eccezione, dalla magia incantatrice: le gole del Tarn, successione vertiginosa di circonvoluzioni rocciose, il Circo di Navacelles (foto), immenso meandro scavato come un canyon che il fiume Vis ha abbandonato… Questo riconoscimento internazionale è un invito a esplorare, oltre ai luoghi ampiamente frequentati, altri sentieri da scoprire, incontro al patrimonio naturale e architettonico, trasmesso e salvaguardato di generazione in generazione… Fattorie isolate, case raggruppate in piccole borgate, ovili dal soffitto a volta, cantine, jasses (ovili estivi),

tratturi o sentieri della transumanza, o ancora lavognes (punti d'acqua naturali per abbeverare le greggi), ponti per attraversare i corsi d'acqua… Tutti elementi rivelatori di un sistema agropastorizio sempre vivo. Sui versanti delle valli, nelle Cévennes, la costruzione di terrazze rinforzate da muretti di pietra sta a testimoniare la necessità di guadagnare terreno per le attività agricole. Sul Mont Lozère, le pietre miliari di granito che portano incisa una croce di Malta ricordano la presenza dell'ordine militare degli Ospedalieri e delle grandi aree che esso possedeva, dedicate all'allevamento. Brebis dei Causse, razza bovina d'Aubrac, capra di razza alpina che si scorge nelle valli delle Cévennes, sugli altipiani dei Causses o sugli zoccoli dell’Aigoual, parlano anche del perdurare di un'attività che modella i paesaggi da tre millenni.

A cavallo su quattro dipartimenti, l'area dei Causses e delle Cévennes individuata dall’Unesco racchiude un patrimonio ricco e diversificato e una diversità di paesaggi sorprendente. Si passa così dagli altipiani calcarei dei Causses, scissi da gole e vallate dalle creste taglienti, alle valli profonde delle Cévennes di scisto, senza dimenticare le cime di granito del monte Lozère e del monte Aigoual. Una mappa “Causses e Cévennes” di recente pubblicazione, comprendente la localizzazione di 332 siti, presenta il perimetro classificato dall'Unesco. È disponibile gratuitamente negli uffici del turismo e sui siti turistici del territorio. www.caussesetcevennes.com

Sulle piste della transumanza Il Mont Lozère e il Mont Aigoual figurano tra gli ultimi luoghi in cui si pratica la transumanza estiva in maniera tradizionale, attraversando i tratturi (in francese, drailles). Contraddistinti da muretti di pietra, alcuni seguono le antiche vie romane (sul Mont Lozère, ad esempio), altri sono stati trasformati in sentieri escursionistici (il GR 60 sulla Grande Draille dalla Linguadoca al Mont Lozère, o il GR 6 su un tratturo che va dal Pont-d'Hérault verso l'Espérou e Meyrueis): i tratturi sono i sentieri che utilizzano i pastori quando si recano con le loro greggi sugli alpeggi. Le drailles rappresentano quindi il collegamento tra le valli e le pianure da cui le greggi di ovini e le mandrie di bovini partivano in primavera (di solito, a fine maggio), e gli altipiani verso cui erano diretti, per rimanervi a pascolare fino a metà ottobre. Anche se ai nostri giorni l'evoluzione dei metodi di allevamento ha abbandonato la transumanza e alcuni allevatori perferiscono trasferire il bestiame con l'ausilio dei camion, la tradizione perdura. Sono rare le greggi che effettuano ancora, ogni anno, quel lungo viaggio (talvolta più di una settimana), ma le giornate di transumanza rimangono, come un tempo, l'occasione di celebrare le feste dell'alpeggio con sfilate di greggi “agghindate” per l’occasione, dimostrazione di un certo savoir-faire, e tosate, senza dimenticare i cani da pastore… La transumanza ha un ruolo importante per la conservazione dei paesaggi e del patrimonio architettonico, che comprende rifugi per ripararsi dal freddo, lavognes (abbeveratoi naturali), ponti… Grazie alla classificazione dell'Unesco, viene dedicata un'attenzione sempre crescente al sostegno e alla perpetrazione di queste attività tradizionali. Festa della transumanza all’Espérou (Gard) dal 18 al 21 giugno. Per informazioni. Tel. +33 (0)4.66.54.29.65 SUDDEFRANCE - 9 -


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SPLENDORI CANAL DU MIDI

CanalduMidi: ilparadisodella navigazione dadiporto D'estate, il capolavoro di Pierre-Paul Riquet, nominato patrimonio mondiale dell'umanità, attrae le folle.

Nuovi platani per i secoli a venire È giunto con il legno di platano delle casse di munizioni dei GI, sbarcati nel 1944 in Provenza. Il Ceratocystis Platani è un fungo che minaccia i platani del Canal du Midi, provocando il "cancro colorato", una malattia che costringe a recidere gli alberi infetti. Quanto basta a creare inquietudine sul destino dei 42.000 platani che costeggiano il canale. Sono state costatate delle contaminazioni dal 2006. Alla fine del 2011, a Trèbes, nel dipartimento dell’Aude, è stata realizzata una piantagione di 160 platani resistenti al parassita. Per finanziare questo programma, stimato a 200 milioni di euro, lo Stato e le collettività locali dovranno versare ciascuno un terzo della somma. Il terzo restante sarà fornito da un'associazione di mecenati appositamente creata.

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isogna essere certi di non soffrire il mal di mare prima di tentare l'avventura del Canal du Midi? Lo specchio d'acqua che scorre per 241 chilometri in curve sinuose, all'ombra dei platani, tra il Mediterraneo (Sète) e l'Atlantico, è un paradiso… per tutti. Conduttori di chiatte che abitano sull'acqua tutto l'anno, turisti, navigatori con i piedi all'asciutto: tutti aspirano a ottenere un posto sul canale iscritto nel patrimonio mondiale dell'umanità dall'Unesco nel 1996. Questa strada delle vacanze, pacifica e silenziosa, si rimette in servizio da aprile a ottobre. D'estate, turisti inglesi, olandesi e russi vengono a cercare la loro felicità e assistere a un corso di storia... magistrale! « Carcassonne e Montpellier, tutti quanti le conoscono. Semplicemente perché in mezzo c'è il canale », dice scherzando Françoise Bousquet, viticoltrice a Capestang, nel Minervois. Dalla riva, questa abitante della campagna, osserva lo sfilare incessante delle chiatte: « Fino a una ogni tre minuti, nel pieno della stagione estiva ». SUDDEFRANCE - 10 -

328 opere d’arte lungo 241 chilometri Il capolavoro di Pierre-Paul Riquet, costruito tra il 1666 e il 1681 per congiungere la Garonna e il Mar Mediterraneo (donde la sua prima denominazione di “Canale dei due mari”), cela nei suoi meandri 328 opere d'arte: tunnel, chiuse, scaricatori*, ponti, ecc. All'epoca, la sfida consisteva nel convogliare l'acqua dalla Montagne Noire (la “montagna nera”) fino alle soglie di Nauouze, il punto più elevato del percorso. Il genio civile di PierrePaul Riquet, dopo quattordici anni di accanito lavoro (una vera missione per il costruttore, che vi dedicò tutta la vita, dilapidando la propria fortuna), ha prodotto questa strada costellata di opere d’alta ingegneria, che rappresentano al tempo stesso una sfida alle leggi della fisica e un'ode alla bellezza. I capolavori sfilano sull'acqua un po' ovunque, e persino qualche “stranezza architettonica” come la chiusa tonda di Agde, lo scaricatore di piena di Gailhousty, sul canale della Robine, o il tunnel del Malpas, punto di confluenza con Béziers.


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Il tronco della regione Linguadoca ha inizio a Castelnaudary e raggiunge lo stagno di Thau attraverso Marseillette, Homps, il piccolo porto di Colombiers e Portiragnes. Dopo Somail, si può anche seguire la confluenza di Narbonne attraverso il canal de la Robine, in una cornice ancora più selvaggia, costeggiando dei pini domestici (Pinus pinea). Mentre il canale scorre lento, grave e maestoso, le strade d'alaggio offrono un'alternativa pittoresca: un tempo percorse dai cavalli, costringono ora ad attraversare la riva destra, ora a raggiungere la riva sinistra. È una maniera diversa di vivere il canale, sempre molto animato nonostante la calma apparente. In ogni dove, paesini, cantine aperte alla degustazione, piccole trattorie sull'acqua, dove godersi le serate estive prima di andare a letto.

Una scala d'acqua a Béziers Le chiuse di Fonsérannes sono dei magnifici ascensori che danno l'impressione di scendere verso Béziers (Hérault)… mentre si sale! Dalla collina, fino al fiume Orb, si misura un dislivello di 25 metri. Una montagna d’acqua sulla quale l'ingegneria civile del secolo XVII ha trionfato: le chiuse sono composte da nove paratoie che si aprono successivamente, otto vasche (bacini ovoidali), su una lunghezza di circa 315 metri, fiancheggiate all'esterno da quattordici rampe di scale. È l'entrata trionfale offerta da Pierre-Paul Riquet alla sua città natale: Béziers. Ogni anno, le chiuse di Fonsérannes attirano sulla scalinata d'acqua circa 320.000 visitatori. Lo spettacolo del passaggio, che alterna lo svuotamento e il riempimento delle vasche, è sempre molto impressionante. D'altra parte, è il terzo sito più visitato della regione Linguadoca-Rossiglione, dopo il ponte del Gard e la cittadella di Carcassonne. Parcheggio, punto informativo turistico e buvette sul posto.

www.sunfrance.com/canaldumidi * Scaricatore di piena: manufatto attraverso il quale scorre l'acqua in eccesso di un canale.

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SPLENDORI CANAL DU MIDI

Dauncanale all’altro

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tempo, sospendi il tuo volo", scriveva il poeta Lamartine. È proprio questo sogno che realizza la navigazione fluviale. A una velocità che non supera gli otto chilometri orari, si vede la vita diversamente. Navigare sul Canal du Midi è una rara avventura sensoriale. Lungo il tratto che scorre in Linguadoca, da Castelnaudary in poi, ci si meraviglia di fronte al grande bacino di sette ettari che rappresenta l'opera più importante di Pierre-Paul Riquet. Il percorso culla i navigatori e in particolare sul tratto senza chiuse tra Argens e Béziers. Ad Agde, il Canal du Midi raggiunge Sète tramite lo stagno di Thau, piccolo mare interno di 7.500 ettari, in cui operano ostricoltori e mitilicoltori. Dopo Sète, ci si lascia alle spalle il canale classificato dall’Unesco. L’avventura però non è ancora finita, grazie al canale del Rodano a Sète, un prolungamento logico dell'opera di Riquet. L'opera fu iniziata alla fine del Seicento, a partire dall'allora recentissimo porto in acque profonde di Sète. La via, denominata "canale degli stagni", s’interruppe inizialmente nei pressi di Montpellier, a Mauguio. Si dovette aspettare fino al 1789 per poter raggiungere il porto di Saint-Gilles. E soltanto nel 1811 fu effettuato il collegamento con il Rodano, a Beaucaire. Ribattezzato “canale del Rodano a Sète”, esso attraversa diversi stagni, passa vicino alle vestigia della chiesa di Villeneuve-lès-

Maguelone per poi raggiungere Le Grau-du-Roi Port-Camargue e costeggiare in seguito le mura della cittadella di Aigues-Mortes. Da lì, prosegue tranquillamente fino a SaintGilles (vi è una sola chiusa) tra una fauna e una flora composta di canneti, risaie, fenicotteri rosa e tori. A seguire, si trova la ramificazione che conduce al Rodano, ventinove chilometri dopo, per giungere poi al porto di Beaucaire (foto) e allo sbocco sul fiume, che apre la via alla rete dei canali europei e permette di risalire verso l'Europa del Nord. Da Sète, si saranno percorsi 101 chilometri.

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SPLENDORI 24 ORE IN UN CIRCUITO ROMANO

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Imparare a fare le anfore

Riscoprire il porto di Montpellier

Il Museo Amphoralis è stato creato nel 1992, esattamente sul sito di un laboratorio di vasai gallo-romani. Il sito, che moltiplica le animazioni estive, rievoca la fabbricazione, la cottura e la commercializzazione della terracotta, come avveniva circa 2.000 anni fa. A Sallèles-d’Aude, erano in funzione quattordici forni per produrre tegole, mattoni, e soprattutto anfore. In particolare, per trasportare il vino gallico. Amphoralis, Sallèles-d’Aude: +33 (0)4 68 46 89 48. www.sallelesdaude.fr

Da una quarantina d'anni, a Lattes, in periferia del capoluogo della Linguadoca, si riesumano pazientemente le vestigia di un'antica città lagunare. Alla fine del VI secolo a.C., degli uomini s’insediarono tra le lagune e le valli del Lez per creare una città portuale, Lattara, che sarà abitata fino all'epoca romana. Un museo archeologico completa il sito e invita a scoprire il porto antico e le varie civiltà che l'hanno occupato. Lattara-Museo Henri Prades, 390, avenue de Pérols a Lattes : +33 (0)4 67 99 77 20. www.museearcheo.montpellier-agglo.com

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Attraversare il Vidourle e camminare lungo la Via Domitia

L’anima di Roma a Narbona Fondata nel 118 a.C., “Narbo Martius” è la prima colonia creata dai romani fuori dall'Italia. Grazie a una posizione formidabile di crocevia, la città conosce uno sviluppo folgorante e diventerà alla fine dell'Antichità la capitale della Settimania dei Visigoti. Di quel ricco passato non restano che alcune vestigia, tra le quali una splendida porzione lastricata della via Domitia, uno degli assi principali della rete stradale creata dai romani che attraversa tutta la regione Linguadoca-Rossiglione. Il Museo archeologico presenta, in particolare, un'importante collezione di affreschi murali. Da vedere, in attesa dell'apertura nel 2016 del futuro Museo della romanità. Museo archeologico di Narbona, place de l’Hôtel-de-Ville: Tel. +33 (0)4 68 90 30 54 www.mairie-narbonne.fr

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Nei panni di un patrizio a Loupian

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Dopo una sosta a Nissan-lez-Ensérune, l’oppidum dove sono state ritrovate le vestigia di un sito preromano, si riparte in direzione di Loupian per una visita della villa-museo. Nei pressi della via Domitia, una modesta fattoria, costruita sulle pendici di una valle aperta sullo stagno di Thau, inizia a prosperare rapidamente. Durante l'Alto Impero, il sito accoglierà persino una residenza patrizia con tanto di terme, mentre la viticoltura è una delle occupazioni principali della villa. È possibile visitare l'azienda agricola e i tredici mosaici policromi, conservati al museo del sito. Oppidum d’Ensérune: +33 (0)4 67 37 01 23. www.oppidumdenserune.com Villa gallo-romana di Loupian: Tel. +33 (0)4 67 18 68 18 www.ccnbt.fr SUDDEFRANCE - 13 -

Ai tempi aurei dell'Impero Romano, Ambrussum era una stazione di sosta lungo la Via Domitia. Anche se è stato occupato fin dal Neolitico, è in epoca gallo-romana che il sito diventerà una città fortificata, circondata da mura e torri. Dei dodici archi del pont Ambroix ne rimane uno solo, seppur maestoso; ma l'emozione resta intatta quando si cammina sul lastricato plurimillenario della Via Domitia, solcata un tempo da mercanti e legioni romane. Il sito propone una piacevole "passeggiata romana" di un'ora e mezza su un percorso delimitato e la visita di un museo. Sito archeologico e Museo d’Ambrussum a Villetelle: +33 (0)4 67 02 22 33. www.ambrussum.fr

Perdersi in una Roma in miniatura Capoluogo di civitas, grande colonia di diritto latino, Nîmes è un gioiello della civiltà galloromana. La Torre Magna, la Porta d’Augusto, il Tempio di Diana sono magnifiche vestigia; ma la Maison Carrée e l'arena, tra i meglio conservati al mondo, sono di una bellezza strabiliante e proiettano gli spettatori al tempo dei gladiatori. Il museo archeologico pullula di oggetti della vita quotidiana e d'iscrizioni latine. Museo archeologico di Nîmes: Tel. +33 (0)4 66 76 74 80 www.nimes.fr


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SPLENDORI PONT DU GARD

IlpontedelGard, unvascellodipietranellagarriga Costruito all'incirca nel 50 dopo Cristo, il ponte del Gard è il pezzo forte di un acquedotto lungo 50 chilometri che alimentava Nîmes. E il simbolo maestoso del genio umano.

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a duemila anni, questa sentinella di pietra si staglia al di sopra del fiume Gardon, quasi ai limiti del dipartimento del Gard, poco lontano da Nîmes e da Avignone. Simbolo del genio architettonico romano, il Pont du Gard non è altro che la piccola parte di un'opera lunga 50 chilometri, che collegava le sorgenti d’Eure, nei pressi di Uzès, a Nîmes; nel primo secolo dopo Cristo, quest'ultima era una delle più importanti città gallo-romane. La realizzazione dell'acquedotto mirava a offrire alla città nuove possibilità per creare fontane e terme, e accrescere così il suo prestigio in seno all'impero romano. Il gioiello di tale complesso rimane questo ponte, composto da 64 archi suddivisi su tre piani, che raggiungono un'altezza di 48,77 metri al di sopra del fiume e una lunghezza di 490. Per questo, il ponte del Gard è il ponte acquedotto più alto del mondo romano: un'altezza imposta dal rispetto della pendenza, per poter mettere l'acqua sotto pressione all'interno della struttura, anche se la pendenza stessa non è ovunque regolare. Alla fine dei conti, i Romani hanno compiuto la prodezza di costruire un'opera di diversi milioni di tonnellate (si stima che il solo ponte pesi 50.000 tonnellate) con una pendenza inferiore a 25 centimetri al chilometro… Ma, in

realtà, questa costruzione sublime fu pienamente in funzione soltanto per 140 anni. Il degrado dell'acquedotto iniziò nel III secolo; due secoli dopo venne definitivamente abbandonato e le sue pietre parzialmente rimosse. Contrariamente a quanto accadde al resto dell'opera, il ponte non fu demolito perché, da viadotto per il trasporto dell'acqua, fu presto trasformato in ponte di passaggio, anche se le offese del tempo e degli uomini lo misero più volte in pericolo. La prima riparazione risale al Settecento, per evitarne “l’imminente rovina”. I primi restauri iniziano nel 1745 e dal 1840 il ponte figura sulla lista dei principali monumenti francesi. Il ponte del Gard, iscritto nel 1985 nel patrimonio mondiale dell'Umanità dall'Unesco, una decina d'anni fa è stato completamente ristrutturato, per diventare la perla di uno scrigno di 165 ettari con spazi attrezzati, museo del ponte e dell'acquedotto, ludoteca e arboreto nella garriga, mentre le manifestazioni (concerti, fuochi d'artificio...) si moltiplicano. Oltre un milione di persone percorrono ogni anno il ponte: il monumento antico più visitato di Francia. Sito del ponte del Gard, a Vers-Pont-du-Gard. Tel. 0 820 903 330. www.pontdugard.fr

E la luce fu Nell'ambito dell'enorme cantiere di pianificazione del viadotto, alla fine degli anni Novanta, era stata realizzata l'illuminazione dell'acquedotto. Purtroppo le inondazioni del 2002 hanno danneggiato le installazioni di James Turrell. Dal 2009, però, il Pont du Gard ha ridato vita a questi incanti di luce, grazie all'installazione di 211 proiettori LED sui tre piani dell'opera. Una magia da scoprire tutte le sere d'estate. Per uno splendore ancora più intenso, durante il mese di giugno i celebri artificieri del Groupe F (gli stessi che hanno illuminato la torre Eiffel per il Capodanno del 2000) mettono a punto uno spettacolo di suoni, luce e pirotecnia da mozzare il fiato. SUDDEFRANCE - 15 -

Un'opera chesi muove In venti secoli, al Pont du Gard non sono state risparmiate offese, da parte degli elementi e degli uomini. Mentre l'acquedotto è stato smantellato all'inizio del VI secolo, il Pont du Gard deve la sua salvezza unicamente al fatto di essere stato trasformato in... ponte. Infatti, per facilitare l'attraversamento del Gardon tra Uzès e Beaucaire, dove si svolgeva una celebre fiera, si costruirono delle rampe di accesso all'acquedotto e sulla sua struttura venne creato un cammino largo circa 180 centimetri, intagliando semplicemente i piloni del secondo piano, per far passare i carretti! Queste incavature saranno richiuse soltanto nel 1698. Eppure, se il genio romano ha permesso all'acquedotto di resistere alle piene più violente, un altro pericolo continua a minacciare il ponte: il calore. Infatti, sotto l'effetto del sole, l’opera di pietra, del peso di 50.000 tonnellate, subisce regolarmente delle dilatazioni sulla facciata Sud-Ovest. L’altra facciata, che si trova all'ombra, non è soggetta a questo fenomeno e ciò provoca una dilatazione differenziale tra i due fianchi di cinque millimetri al giorno. Risultato: il ponte è leggermente velato e si è mosso di oltre ottanta centimetri in 2.000 anni.


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SPLENDORI CAMMINI DI SANTIAGO DI COMPOSTELA

Lungoicammini delladevozione Sono oramai più di mille anni che il pellegrinaggio a Santiago di Compostela attira i pellegrini. Per convinzione spirituale, ma anche per via della bellezza dei tracciati. Delle quattro vie storiche che conducono alle reliquie di San Giacomo, in Spagna, due passano per la regione Linguadoca-Rossiglione: il cammino di Arles e il cammino del Puy-en-Velay.

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i fronte alla forza e alla bellezza che sprigionano da queste vie, costellate di monumenti e siti unici, nel 1998 l’Unesco ha deciso di iscrivere i cammini di Santiago di Compostela sulla lista del patrimonio mondiale dell'umanità. Da quando, nell'anno 813, a Santiago di Compostela fu ritrovata la presunta tomba di San Giacomo il Maggiore, i cammini che conducono a Santiago sono percorsi da un gran numero di pellegrini. Nel XII secolo, il “Codex Calixtinus” d’Aimery Picaud ha gerarchizzato le vie spirituali che da tutta l'Europa conducono alle

reliquie. La Via Podiensis, che porta dal Puy-en-Velay a Roncisvalle, e la Via Tolosana traversano così la regione Linguadoca-Rossiglione da Oriente a Occidente e fanno parte delle quattro grandi strade. Tra le strade che portano a Compostela, la Via Podiensis è la più antica. Inaugurata nel 951 dal vescovo Godescalc e lunga 1.530 chilometri, parte dal Puy-en-Velay per attraversare l'alto Gévaudan in Lozère sotto il nome di GR 65. Si entra in Lozère da Aumont-Aubrac. Ed è probabilmente su questo tratto, in cui l’immensità del paesaggio distoglie da un sentimento di solitudine, che la via attinge SUDDEFRANCE - 16 -

La ViaTolosana, perla romanica La Via Tolosana, o via di Arles, era utilizzata dai pellegrini in provenienza dall'Europa Centrale, dalla Provenza e dalla penisola italiana. Su un tracciato in parte condiviso con l'antica Via Domitia romana, questo itinerario meridionale attraversa il Gard e gli alti cantoni dell’Hérault, per raggiungere Tolosa. In Linguadoca-Rossiglione, la prima tappa del sentiero denominato GR 653 è la chiesa abbaziale di Saint-Gilles: gioiello di arte romanica e famosa per il portale del XII secolo, scolpito con scene che rappresentano l'Antico e il Nuovo Testamento. Il cammino di Santiago attraversa poi i paesaggi agricoli della Petite Camargue (Piccola Camargue) e la regione di Montpellier. All'interno della città di Montpellier, un circuito pedonale delimitato al suolo da chiodi di bronzo segue una parte dell'antico itinerario dei pellegrini. In seguito, la via imbocca il celebre Pont du Diable (foto), il più antico ponte romanico in Francia, costruito dai monaci delle comunità religiose vicine, tra cui l'abbazia di Saint-Guilhemle-Désert, un'altra tappa importante. Il tracciato risale quindi verso Lodève e poi Arboras, sui primi contrafforti del Larzac, per finire al priorato di Saint-Michel de Grandmont. Al di là di questo sito, il cammino lascia la regione Linguadoca-Rossiglione per dirigersi verso il Lauragais e la pianura tolosana.

la sua immagine e il suo senso profondo. Le vaste distese di prati in cui durante la bella stagione pascolano le mucche Aubrac non lasciano presagire nulla della spaventosa bellezza che acquista questo paesaggio durante l'inverno, quando la natura è in lutto. Tra Nasbinals e Saint-Chély-d’Aubrac, il cammino raggiunge i 1.368 metri, in uno dei punti più alti di tutto il percorso. E tra i più belli. D'altra parte, questa tappa è considerata come la base storica e simbolica del patrimonio mondiale, rappresentato dai cammini di Santiago di Compostela.


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SPLENDORI LE FORTEZZE DI VAUBAN

La“cinturadiferro” deiPirenei Villefranche-de-Conflent, iscritta dall'Unesco al patrimonio mondiale dell'umanità, fa anche parte dei quattordici siti classificati “Forti Vauban”.

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i riconosce Villefranche (PireneiOrientali) dal marmo rosa che la riveste. Ma anche e soprattutto dalle fortificazioni che la circondano e che le hanno valso il soprannome di Villefranche “la bien gardée”, “la ben custodita”. Questa cittadella medievale fu fondata nel 1092 dal conte di Cerdagna, per proteggere le valli circostanti dalle invasioni. Nel 1654 la conquistarono i Francesi e il potere spagnolo dovette battere in ritirata. Le sue fortificazioni vennero smantellate dai sudditi del re di Francia e successivamente, nel 1669, vennero erette altre cinte murarie secondo i piani di un certo marchese di Vauban. Quest'ultimo fu nominato da Luigi XIV maresciallo di Francia per aver munito la Francia d'una “Cintura di ferro”: una parafrasi colorita per una tra le molteplici fortificazioni di cui l'architetto militare è l'autore, compresa Villefranche. Gironzolando lungo le strade lastricate, il visitatore può ancora scorgere alcune vestigia della cittadina così com'era durante il

Medioevo. La torre del Diavolo (Tour du Diable), nei pressi della chiesa, affonda le sue origini in epoca medievale. Esattamente come la porta del Rossiglione o la porta di Francia. Del periodo di Vauban restano le fortificazioni, ma anche il celebre Forte Libéria: creato dall'architetto nel 1681, questo forte è situato all'esterno della città, sul fianco della montagna, da dove domina il centro abitato, al quale è collegato da un passaggio sotterraneo, comunemente denominato la “scala dai mille gradini”. In realtà se ne contano soltanto 734... ma il fascino delle leggende è più forte. www.villefranchedeconflent.com www.mont-louis.net

La vicenda delle avvelenatrici Se Forte Libéria ha segnato la storia di Francia, è anche perché nelle sue segrete sono stati rinchiusi celebri prigionieri. A metà del Seicento, la corte di Luigi XIV fu scossa da una serie di crimini, con dei casi di avvelenamento. Nella vicenda si trovò implicata una certa Marie-Madeleine Dreux d'Aubray, moglie, all'epoca, di Antoine Gobelin, marchese di Brinvilliers. La donna cedette al fascino di un ufficiale di cavalleria e il padre, indignato, si servì di alcune conoscenze altolocate per fare imprigionare l'amante e mettere lo scandalo a tacere... ma senza fare i conti con la determinazione della marchesa. Dopo aver imparato l'arte dell'avvelenamento da un vicino di cella del suo amante, la marchesa di Brinvilliers uccise il padre e due fratelli, a bicchierate di arsenico... Le furono attribuiti anche altri omicidi e fu giustiziata nel 1676. Dopo il suo arresto, diverse donne furono accusate di complicità. Tra le presunte criminali vi è Anne Guesdon, la prima cameriera della marchesa di Brinvilliers, che muore nel 1717 dopo trentasei anni di prigionia. Ma anche La Chapelain, donna tuttofare e mezzana che passerà quarantatré anni chiusa tra questi muri. SUDDEFRANCE - 17 -

Mont-Louis, la piazzaforte del Rossiglione Quando, nel 1659, la Francia riprende il Rossiglione dalle mani del potere spagnolo e firma il trattato dei Pirenei mettendo un termine alla guerra, l'architetto militare Vauban è incaricato di trovare la nuova piazzaforte del Conflent. Dopo molte ricerche, sceglierà proprio questo luogo, a Mont-Louis (Pirenei Orientali), al crocevia del Conflent, del Capcir e della Cerdagna. I lavori iniziano nel 1679. Dalla cittadella, i militari possono tenere d'occhio la piazzaforte rivale, Puigcerdá, in terra spagnola. Sotto la cittadella, la parte civile dovrà aspettare qualche decina d'anni prima di essere abitata. Mont-Louis conta oggi circa 300 abitanti. Arroccata a 1600 metri di altitudine, è considerata la città fortificata più alta di Francia. Anche le sue fortificazioni sono state iscritte nel patrimonio mondiale dell'Unesco. Esse ospitano, ancora oggi, una delle ultime formazioni militari a occupare un sito progettato da Vauban: il C.N.E.C. (Centro Nazionale francese di esercitazione per reparti d'assalto), dove circa 4.000 stagisti si agguerriscono ogni anno.


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SPLENDORI CARCASSONNE

LaCittadelladi Carcassonne,ungioiello medievaleaipiedidella MontagneNoire Carcassonne, da oppidum durante l’antichità è diventata una fortezza nel secolo XI.

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ntrando dalla porta principale, i visitatori sono letteralmente catturati dal dedalo delle stradine lastricate. La Cittadella è nota per la sua celebre e impressionante illuminazione la sera del 14 luglio; è famosa anche per il festival di musica, ma talvolta si dimentica la storia di questo monumento, iscritto dall’Unesco nel patrimonio mondiale dell'umanità nel 1997. Eppure sono più di tre milioni i visitatori che vi mettono piede ogni anno. I bambini, impugnando spade inoffensive e scudi dagli incerti blasoni, provano che lo spirito del luogo ha ancora il suo fascino. A ogni angolo di strada, se si osservano con attenzione alcuni edifici, si possono scorgere tracce di celle, trabocchetti e feritoie, alla memoria del suo passato guerriero. Tuttavia, la Cittadella di Carcassonne non è soltanto un museo a cielo aperto. Un centinaio di persone risiede tuttora nelle case, protette contro qualsiasi assalto da tre chilometri di muraglie e cinquantadue torri.

Una basilica benedetta e un castello comitale

La visita della Cittadella di Carcassonne è libera e gratuita tutto l'anno.

È fuori discussione di recarvisi esclusivamente per gironzolare lungo le stradine e degustare il famoso cassoulet della casa, che ha contribuito alla fama della città... perché la basilica di Saint-Nazaire, le cui pietre furono benedette da Papa Urbano II nel 1096, ha tutto quello che ci vuole per suscitare la meraviglia dei curiosi. A cominciare dalle sue vetrate. Il magnifico "Albero di Jesse", che orna la cappella della Vergine, nel braccio nord della basilica, pare risalga alla fine del Duecento: raffigura un'allegoria del popolo cristiano attraverso la genealogia di Gesù Cristo. Vi si può anche ammirare un organo del XVII secolo, delle volte romaniche sopra la navata, e la tomba di Simone di Montfort, figura centrale della crociata contro gli Albigesi. Un altro passaggio obbligato: il Castello comitale, fondato dalla dinastia dei Trencavel nel 1150. L'edificio era adibito a dimora feudale, poi, durante la

Il Castello comitale è aperto tutti i giorni dalle 10:00 alle 18:30.Tariffa: 8,50 € per gli adulti, gratuito fino a 26 anni. Tel. +33 (0)4 68 11 70 70 www.carcassonne.culture.fr La basilica di Saint-Nazaire anch'essa aperta tutto l'anno. S trova sulla place de l'Église, all'interno della Cittadella. Dalle 9:00 alle 11:45 e dalle 13:45 alle 18:00, nei giorni feriali. La domenica, dalle 9:00 alle 10:45 e dalle 14:00 alle 17:00. Ingresso libero Il Museo della scuola è aperto al pubblico dalle 10:00 alle 19:00 al numero 3, in rue du Plô. 3,50 €. Gratuito fino a 12 anni. Lo stesso vale per il Museo Memorie del medioevo, nei pressi della porta Narbonnaise, all'esterno della Cittadella. Aperto tutti i giorni dalle 10:00 alle 19:00. Tariffe : adulti 5 €, bambini 3 €. E il Centro culturale della memoria del combattente, situato al 102 di rue Trivalle.Aperto dal lunedì al venerdì, dalle 9:00 alle 12:00 e dalle 14:00 alle 18:00. Ingresso libero.

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Restauro otradimento?

conquista della città da parte dei crociati, i siniscalchi del re di Francia ne fecero una vera e propria fortezza nella fortezza. Oggi, il castello comitale funge da museo lapidario e ospita una vasta collezione di statue, sarcofagi e oggetti tipici del periodo gallo-romano e medievale.

1000 anni di storia e conquiste Questo alto luogo turistico che domina la valle dell'Aude, affonda le sue origini nell'epoca gallo-romana. Fu alla fine del I secolo avanti Cristo che Carcassonne prese finalmente le graziose sembianze di una cittadina. A quel tempo, si trattava di un oppidum, una sorta di rifugio, arroccato in un luogo sicuro, sulle alture di una collina. Se era destinata a svilupparsi, lo deve alla sua posizione ideale. Carcassonne è posta effettivamente nel bel mezzo di un asse strategico che collega il Lauragais, le Corbières e l'Atlantico alle coste del mar Mediterraneo. Per via delle sue numerose

attrattive, con il passare dei secoli, la Cittadella risvegliò l'interesse di invasori provenienti da orizzonti diversi. A cominciare dai Visigoti che s’impossessarono delle sue mura nel Quattrocento. Poi, fu il turno dei Saraceni. Nel 1082 Carcassonne divenne proprietà della famiglia dei Trencavel, ma neanche questa dinastia durerà a lungo. Due secoli più tardi, i famosi crociati se ne impadroniscono e costruiscono la seconda cinta muraria che darà alla Cittadella il suo odierno aspetto esterno. Nel Settecento è abbandonata, come un gran numero di altri monumenti medievali. Le sue case e le mura cadono in rovina. Bisognerà aspettare la metà del secolo XIX perché i lavori di restauro condotti da un certo Eugène Violletle- Duc salvino quelle vecchie pietre da una morte sicura.Oggi, la Cittadella di Carcassonne attira delle folle... molto meglio intenzionate. Nessun invasore all'orizzonte. Soltanto dei visitatori alla ricerca di pavimenti lastricati, torri e vestigia, disseminati nel corso dei mille anni di storia che hanno fatto della Cittadella quello che è oggi.

Uno scenario cinematografico a grandezza naturale Le mura della Cittadella rappresentano, fin dagli albori della settima arte, un luogo di riprese privilegiato per i cineasti. Ne sono una prova il numero di manifesti cinematografici che conta al suo attivo. Nel 1928, Jean Renoir scelse questo sfondo per una parte del film Il Torneo.Anche La merveilleuse vie de Jeanne d'Arc contiene alcune scene di combattimento girate a Carcassonne da Marco de Gastyne, nel 1929. In quest'ultimo caso, la città è utilizzata per ricreare l'assedio di Orléans... La si ritrova anche ne La congiura dei potenti (titolo originale: Le Miracle des Loups), uscito in sala nel 1961, con Jean-Louis Barrault, Jean Marais e Roger Hanin. O ancora ne Colpo grosso, ma non troppo (titolo originale: Le corniaud) con Bourvil e Louis de Funès. Più di recente, nel 1991, vi sono state girate alcune scene di Robin Hood: principe dei ladri, con Kevin Costner. Jean Reno, Christian Clavier e Valérie Lemercier si sono ritrovati qui per recitare ne I visitatori, un film di successo di JeanMarie Poiré. Come capita spesso, i cineasti non la sollecitano per quello che rappresenta, ma questa attrice inveterata si presta al gioco delle telecamere con grande piacere, quando non si ritrova direttamente nel cuore dell'intrigo e dell'opera , come per il thriller medievale Labyrinth, di Kate Mosse. SUDDEFRANCE - 19 -

«Considero colpevoli di abuso di fiducia gli uomini che con il pretesto di restaurare la Cittadella, l'hanno completamente sfigurata e denaturata». Queste parole senza mezzi termini sono state pronunciate dal barone François de Guilhermy, che nel 1912 fustiga, in un'opera dedicata a Carcassonne, il restauro della cittadella in rovine, intrapreso nel 1857 e durato oltre mezzo secolo.All'epoca, i lavori condotti dall’architetto si ritrovano al centro una polemica. Oltre ad aver infranto il romanticismo delle rovine, lo si rimprovera di aver abusato della zigrinatura su tutte le mura e soprattutto di aver rivestito sistematicamente le torri di ardesia, in una regione in cui domina la tegola. Restauri più recenti hanno reintrodotto un po' di varietà. Bisogna ammettere comunque che Violletle-Duc ha salvato la cittadella, anche se ha un po' idealizzato la sua visione della fortezza. D’altronde Walt Disney se ne ispirò per “la Bella addormentata nel bosco”.

Quando la cittadella s'infiamma Da oltre cent'anni (il primo fuoco ha avuto luogo nel 1898 in occasione delle feste di Guascogna e della Linguadoca) ogni anno si accendono tutti i fuochi della terra per esaltare la cittadella medievale di Carcassonne. Ogni anno, il 14 luglio, in occasione della festa nazionale francese, dalle 22:30 in poi, più di 400.000 persone restano a bocca aperta davanti allo sprigionare di bouquet verdi, gialli o rossi delle circa 20.000 batterie di fuochi d'artificio che illuminano la cittadella per una ventina di minuti. Uno spettacolo di cui certo non ci si stancherà, in una cornice sicuramente unica!


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PROFUMI

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Dalle Cévennes alle Corbières, dall’Aubrac alla Montagne Noire, dalla Camargue alla Costa Vermiglia, la Linguadoca e il Rossiglione esprimono l'unione tra cielo e terra, tra mare e montagna. Ovunque si cela l'inatteso, anche in quelle aree che sembravano tra loro più simili: che differenza tra Collioure, terra dei "fauves", e Aigues-Mortes, terra di Camargue, intorno allo stesso arco mediterraneo. Che contrasto tra Uzès, la fiera e l'elegante, e Minerve, la catara! Da Montpellier, l’impetuosa, a Narbona, la romana, da Perpignano, la catalana, a Béziers, l'indomita, da Nîmes, la ribelle, a Mende, la discreta. La parola d'ordine? Diversità. Tante città e altrettanti paesaggi, ambienti, profumi, dalle mille finezze.

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PROFUMI MEDITERRANEO

PROFUMI MEDITERRANEO

Il regno della sabbia

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e la facciata marittima del dipartimento del Gard è ridotta a soli 17 km rispetto a quella dell’Hérault o dei Pirenei Orientali, è comunque maestosa, grazie ad una lunga spiaggia selvaggia, fiancheggiata da dune che condividono questo spazio con i pini a ombrello : l’Espiguette. Per circa undici chilometri si dispiega uno dei più begli spazi naturali della regione, dove regna sovrana la natura incontaminata. Un luogo apprezzato in estate, ma la cui immensità fa sì che qui ci si possa facilmente ritrovare pressoché soli al mondo. Da Le Grau du Roi alla sponda occidentale del Piccolo Rodano, è tutto l’universo della Piccola Camargue, zona paludosa disseminata di stagni. Dal carattere austero, questa regione preservata deve essere meritata e rimane ancor oggi di difficile accesso. Da millenni, l’uomo si batte per canalizzare le acque talvolta tempestose del Rodano e il vento incessante che divora il paesaggio. Su questi 20.000 ettari, si distendono canneti e risaie a perdita d’occhio, canali che si snodano nel mezzo delle pianure dove pascolano i cavalli ed i tori della Camargue. Regno dei fenicotteri, delle anatre e degli aironi cenerini, la Piccola Camargue vanta un ecosistema straordinario e di rara bellezza, gelosamente preservato dai suoi abitanti, allevatori di tori, raccoglitori di canne, pescatori o risicoltori. Qui il tempo sembra aver sospeso il suo corso e l’uomo continua a lasciare la sua impronta praticando attività ancestrali. Questo piccolo angolo di paradiso continua a mantenersi con orgoglio e passione lontano dalla modernità. * I “sagneurs” tagliano e raccolgono le canne di Camargue (sagne) utilizzate in particolare per la copertura dei tetti.

Per saperne di più, scannerizza questo codice QR con il tuo smartphone o connettiti su: www.sunfrance.com/mediterranee

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PROFUMI AIGUES-MORTES - LE GRAU-DU-ROI

Aigues-Mortes (Gard), città fortezza, ha conservato un fascino incredibile. Costruita da San Luigi, la città medievale delle acque "morte" è tuttora in primo piano.

Aigues-Mortes, la fortezza reale

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ui come in nessun altro luogo, l'uomo ha dovuto domare i capricci della natura. Pescatori e salinai hanno costruito la storia della città. Resistente, lo resta ancora, con le sue torri e le sue mura, eletta come un mistero, un capriccio d'altri tempi che si erge nell'indomabile Camargue. Tempi di scambi, guerre e crociate. Tempi di storia. Alle origini, nel Duecento, fu scelta da Luigi IX, (che divenne poi San Luigi) come porto d'imbarco nel Mediterraneo. All'epoca

La più antica salina del Mediterraneo La più antica salina del Mediterraneo si estende, tra sale e mare, ai piedi di Aigues-Mortes, delineando di fatto una parte del paesaggio economico della città. La vocazione alla produzione di sale di Aigues-Mortes risale all'Antichità. Quattrocento anni fa, vi erano una quindicina di piccole saline che si associarono sotto l'egida di un negoziante di Montpellier, per fondare nel 1856 la compagnia delle saline del Mezzogiorno francese : le Salins du Midi. L’insediamento stesso delle saline ricorda che la Camargue è il più importante centro di produzione di sale francese. Ecologica ante litteram, l'attività delle “Salins du Midi” si svolge in un ambiente naturale protetto, nel cuore della parte di Camargue che fa capo al dipartimento del Gard, e attinge la sua energia dagli elementi che la circondano. D'estate, “la fleur de sel” (o fiore di sale) conferisce alle saline un caratteristico colore rosato. La sua coltura partecipa alla tutela delle zone umide e alla biodiversità. La visita del sito può essere effettuata su un trenino o su una 4x4. Salins du Midi, Aigues-Mortes. Tel. +33 (0)4 66 73 40 24 SUDDEFRANCE - 23 -

in cui la Provenza appartiene all'impero germanico e il Rossiglione ai re d’Aragona, è scambiata contro alcune terre di Sommières. La città delle “acque morte” situata, all'epoca, sulle sponde di un'immensa laguna, comunica con il mare attraverso alcuni canali e con il braccio più occidentale del Rodano attraverso le sue immense paludi. Luigi IX fece costruire una carreggiata protetta da argini, la quale rappresentava l'unica via d'accesso terrestre tra AiguesMortes e la terra ferma, difesa inoltre dalla Tour Carbonnière. Il re si imbarca per la settima crociata nel 1248, poi un'ultima volta, ad Aigues-Mortes, nel 1270, in occasione dell'ottava crociata, poco prima della sua morte. Aigues-Mortes diventerà un centro di scambi di primissimo piano con i paesi del Levante. Il re santo vi fece erigere la Tour de Constance, che fu a lungo la sola difesa della città, per proteggere il porto e la città. Nella torre, durante le guerre di religione, furono rinchiusi dei protestanti di Nîmes, tra i quali il capo dei Camisardi Abraham Mazel, che riuscì a evadere nel 1705, e un gran numero di donne, tra cui Marie Durand che, rifiutando di abiurare la propria fede, vi rimase imprigionata per 38 anni. Un altro monumento antico della città è la chiesa di Notre-Dame-des-Sablons, così chiamata per via delle paludi sabbiose che circondavano SEGUE la città.


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PROFUMI AIGUES-MORTES - LE GRAU-DU-ROI

Al centrodella PiccolaCamargue

Un occhio esperto potrà riconoscere, sul suo stile gotico, il lavoro effettuato sul vetro antico da artisti contemporanei quali Claude Viallat e Bernard Dhonneur: vetro soffiato a bocca, completato da un approccio plastico che si realizza in vetrate senza piombo. Da visitare, inoltre : la cappella dei penitenti bianchi e quella dei penitenti grigi ; quest'ultima racchiude degli affreschi (sotto la tutela della Sovrintendenza) di Xavier Sigalon e delle opere di Auguste Glaize, che ritracciano la vita della Vergine. Per quanto

riguarda le mura che circondano la città, esse si estendono lungo 1634 metri. Ma non dimentichiamo il porto di AiguesMortes, che ha anch'esso la sua aureola storica. Comunque sia, andare a zonzo in città, da una galleria d'arte all'altra, è un piacere per gli occhi e per il palato, giacché Aigues-Mortes pullula di creatori e di buoni cuochi. www.sunfrance.com/aiguesmortes www.ot-aiguesmortes.fr

Camargue e Petite Camargue, aree palustri, formano uno spazio fuori dal tempo in cui la natura afferma i propri diritti e dove le tradizioni sono eccezioni culturali. La Piccola Camargue, situata tra il Petit Rhône (Piccolo Rodano) e lo stagno di Mauguio, copre essenzialmente il dipartimento del Gard, con Saint-Gilles e Aigues-Mortes come punti d'orizzonte. Qui domina il toro di Camargue, munito di corna e rustico, di un peso di circa 400 chili, sempre ed esclusivamente all'aria aperta. Il toro è allevato nelle manades, proprietà agricole molto numerose in quest'area; molte di esse organizzano delle ferrades, riti festivi in cui vengono selezionati gli animali e che servono da pretesto per mangiare la gardianne (stufato) di toro, piatto tipico. In questo perimetro, tutti i villaggi degni di questo nome hanno il dovere di organizzare una "corsa camarghese", la cui stagione dura da marzo a novembre, ed è accompagnata da feste folcloristiche.

Al Grau-du-Roi,il mare è ovunque Circondato dall'acqua, Le Grau-du-Roi (Gard) è immerso in un'atmosfera popolare. Gli abitanti di questo porto regio, fondato da San Luigi, hanno in francese un nome strano (“Graulens e Graulennes”), e un accento melodioso. Intorno all'antico canale che apre un passaggio (un grau) dal mare verso il porto a secco di Aigues-Mortes, la città si è forgiata una doppia identità: balneare (è il più grande porto turistico d’Europa, avviato nel 1968 nell'ambito del “Plan Racine”) e popolare. Questa località, fondata da emigranti italiani nel corso del XIX secolo, si è arricchita col passare del tempo grazie all'arrivo di una comunità di pescatori e di agricoltori, in provenienza da tutta la regione. Poi, il destino della cittadina subisce una nuova svolta con lo sviluppo, nell'Ottocento, della balneoterapia: i medici vantano i benefici dell'aria marina e dei bagni di acqua salata, e con l'affluire dei convalescenti la città cambia volto. Al Grau-du-Roi, tutto l'anno, ci si nutre dell'amalgama culturale dovuto al porto. L’ambiente è animato, al ritorno dalla pesca: la vita si organizza lungo il canale, al ritmo del balletto incessante dei pescherecci da traino. Le tradizioni marine sono anche l'occasione di feste colorate, che scandiscono il calendario degli abitanti del luogo: festa degli sport nautici a maggio, Vogua mostra (festa del remo e delle culture mediterranee) e festa di San Pietro a giugno. Ogni anno, queste giornate religiose e popolari radunano i pescatori intorno al loro santo patrono e onorano la memoria dei marinai scomparsi in mare. Più verso l'interno della città, le case padronali ricordano gli albori della villeggiatura balneare: la casa detta "del delfino", di fronte alla chiesa, di un'architettura tipica del Novecento, o la villa Parry sulla riva destra, attirano i curiosi. Ma la vita, al Grau, si estende sulla riva sinistra oltre il centro città, in direzione del quartiere del Palais de la Mer, e quindi di Port-Camargue. La stazione balneare rappresenta una meta di predilezione per i bagnanti provenienti da Nîmes, dalle Cévennes e dal vicino Vaucluse, e un luogo di piaceri infiniti, sotto il sole, tra negozi e ristoranti, o sulla sabbia fine delle spiagge vicine. Al Grau-du-Roi, il paradiso è ovunque, a portata di mano. www.sunfrance.com/legrauduroi - www.vacances-en-camargue.com

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ENO-CIRCUITO

IN BICICLETTA TRA LA TERRA E L'ACQUA IN PETITE CAMARGUE La "Piccola Camargue", 40.000 ettari di terra e d'acqua, dalla fauna e dalla flora sorprendenti. E un vigneto, le Costières de Nîmes, che si estende in leggera pendenza a sud-est di Nîmes, fino al Rodano. Il modo migliore di percorrere le vigne, tra stagni e cascinali, è di montare in sella a una bicicletta. Che bell'idea!

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gli stagni della "Piccola Camargue". Nelle cantine potrete degustare i loro vini (spesso vincitori di medaglie) tra i quali il rosato “Expression 2011”. E sono aperti sette giorni su sette!

Château Beaubois, route de Franquevaux a Franquevaux. Tel. +33 (0)4 66 73 30 59. www.chateau-beaubois.com

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libero; libretti di accompagnamento alle visite (da 1,50 € a 3,50 €). Centro dello Scamandre, route des Iscles a Gallician. Tel. +33 (0)4 66 73 52 05. www.camarguegardoise.com

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Raccoglimento gustativo" all'Antico Monastero Nel villaggio ben conservato di Franquevaux si trovano le vestigia di una delle prime "abbazie medievali del sale” di Camargue e il ristorante l'Ancien Monastère, all'interno della costruzione che ospitava un tempo il caffè - drogheria. Il locale all'interno è caloroso, la terrazza ombreggiata, senza dimenticare i grilli. Il giovane chef vi propone un'ottima cucina tradizionale. L'Ancien Monastère, place du Monastère a Franquevaux. Tel. +33 (0)4 66 80 95 58

Degustazione nei Mas (cascinali) a Gallician 1

Aperitivo a Franquevaux È l'ora dell'aperitivo, da degustare al Château Beaubois. Questa proprietà, gestita da due giovani professionisti, Fanny e suo fratello François Boyer, conferisce un tocco di modernità alla denominazione. Le vigne, al terzo anno di conversione all'agricoltura biologica, sovrastano

Per gli amanti della natura

A Gallician, dirigetevi verso la magnifica D 779 che fila dritta attraverso i canneti, dallo stagno del Charnier fino alla riserva naturale regionale dello Scamandre, situata intorno all'omonimo stagno. Qui nessun negozio sgargiante, ma un'unica volontà: proteggere questa fauna e questa flora eccezionali e comunicarlo attraverso vari incontri. Vi sono proposti tre sentieri tematici. Aperto dal martedì al sabato, dalle 9:00 alle 18:00. Ingresso

Il circuito in bicicletta Ecco il percorso ideale per scoprire la vera Petite Camargue (che vi consigliamo di effettuare in questo senso, per approfittare del paesaggio e della discesa). Facile da trovare perché la strada è indicata dal sindacato delle Costières per mezzo di pietre miliari millenarie. Partite dal paesino di Beauvoisin in direzione di Générac. Immediatamente prima di entrare nel centro del paese, prendete a destra route de Franquevaux. V’incamminerete quindi nel vigneto delle Costières de Nîmes, coperto da boschi e boschetti mediterranei, con vista sugli stagni. Sulla strada, fermatevi al Domaine du Mas de Calet (sulla vostra destra) e subito dopo al Domaine de Bel Air La Cote (agricoltura biologica). Riprendete la strada fino a Franquevaux (vicinissimo).

Mas du Notaire a Gallician. Tel. +33 (0)4 66 35 03 00. www.masdunotaire.com Château Mas Neuf, Mas Neuf a Gallician. Tel. +33 (0)4 66 73 33 23 www.chateau-mas-neuf.com

A Gallician, antico paesino di pescatori riconvertitosi alla viticoltura, fate una tappa al bellissimo Mas du Notaire e degustate i loro vini, prodotti con la più grande cura. Potrete anche ritornare per riposarvi in uno dei cinque magnifici appartamenti. Fascino e buon gusto. Di fronte, al Domaine Château Mas Neuf, il viticoltore Luc Baudet è un appassionato di gastronomia e di vino. Jérôme Nutile (due stelle al Castellas) ha appena creato in Tailandia, all'inizio dell'anno, un magnifico pranzo gastronomico accompagnato da vini del Mas Neuf. Venite a scoprirli in questa cantina in piena Camargue. Aperto tutti i giorni, il week-end dietro prenotazione. SUDDEFRANCE - 25 -

Ristorarsi e riposarsi tra vigne e stagni Per rimettervi dalla vostra passeggiata, potrete pranzare o cenare, e dormire ai Couleurs de Camargue, 19, rue Saint-Marc a Beauvoisin - Tel. +33 (0)4 66 01 97 33. www.couleurs-camargue.fr - oppure ritornare all’Ancien Monastère (vedi sopra). Bed & breakfast disponibili anche presso il viticoltore al Mas neuf (vedi sopra) e al Château Haute Cassagne a Saint Gilles. Tel. +33 (0)4 66 87 10 87.

www.chateaudelahautecassagne.fr

Se avete in programma un soggiorno più lungo, approfittate dei bellissimi appartamenti del Mas du Notaire (vedi sopra) o dell'Antica Abbazia di Franquevaux, place du Monastère a Franquevaux. Tel. +33 (0)4 66 51 05 75 www.ancienne-abbaye.com

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PROFUMI LA GRANDE-MOTTE - PALAVAS-LES-FLOTS

LaGrande-Motte, unsognoarchitettonico

È

difficile immaginare che soltanto quarantacinque anni fa, il territorio de La Grande-Motte fosse semplicemente una vasta palude infestata di zanzare e abbandonata all'unico piacere di fenicotteri rosa, cavalli e aironi. Fu per interrompere la lunga "transumanza" dei Francesi verso le coste spagnole che lo Stato decise, alla fine degli anni Cinquanta, la pianificazione dei 200 chilometri di litorale della regione Linguadoca-Rossiglione. Questo vasto progetto si è tradotto con la costruzione di cinque stazioni balneari, tra le quali La Grande-Motte, ideata per essere una “città di vacanza”. All'inizio degli anni Sessanta, il progetto fu affidato all'architetto Jean Balladur, che decise di distinguersi completamente dall'estetica funzionalista allora in

auge. Associando volumi insoliti, come delle piramidi, a una logica di curve, ha conferito un'identità plastica a questa nuova città, che ha saputo conservare una cornice verdeggiante, giacché gli spazi verdi occupano un terzo dello spazio pubblico. Il comune dispone di un gran numero di strutture d'alta gamma, di tipo alberghiero e per il tempo libero, come un porto, un terreno da golf, un centro di talassoterapia, dei ristoranti gastronomici; inoltre sette chilometri di spiagge costeggiano la città, tutte dotate di numerose paillotes (bar ristoranti). Grazie alla vicinanza con Montpellier e ai suoi abitanti residenti tutto l'anno, La Grande-Motte è sempre in attività. www.sunfrance.com/lagrandemotte www.lagrandemotte-tourisme.com

Palavas,il fascino del mare per tutti Resa celebre dal disegnatore Dubout, la cittadina di Palavas-les-Flots ha un fascino inimitabile. Situata appena dieci chilometri a Sud del capoluogo, Palavas (Hérault) è da sempre il quartiere estivo di Montpellier. Circondata dal mare e dallo stagno, avvolta da una natura ricca e da una flora eccezionale, questa città balneare sulle coste del golfo del Leone è, per alcuni, il simbolo poco invidiabile delle vacanze popolari, per altri l'emblema della disinvoltura. Fu il disegnatore Albert Dubout a rendere popolare, quando furono create le ferie, l'immagine di questo comune balneare, da lui rappresentato con una spiaggia affollata e mattacchiona, e con una predilezione per il trenino che funzionò fino al 1968, facendo la spola tra Palavas e Montpellier e drenando ondate di cittadini che

Città patrimonio Quarantadue anni dopo l'arrivo dei primi turisti, La Grande-Motte ha ricevuto nel 2010 il marchio “Patrimoine du XX siècle” (patrimonio del XX secolo), diventando così la prima città balneare a ottenere questo riconoscimento, creato dal ministero della Cultura per segnalare i complessi urbani degni di nota dal punto di vista architettonico.

venivano a fare il bagno o a distendersi al casinò, per un pomeriggio o un week-end. Il campeggio a Palavas, simbolo di vacanze a buon mercato, fu a lungo l'altro simbolo del posto. Negli anni '70, il cantante Marc Charlan decantò persino con derisione il fascino del luogo ne “Je me casse à Palavas” (me la "svigno" a Palavas). Ma quello che un tempo fu un villaggio di pescatori vanta ben altre grazie. A cominciare dai sette chilometri di spiaggia in leggera pendenza, ideale quando si hanno dei bambini. Il comune è dotato di un numero discreto di ristoranti, concentrati intorno al canale dove passeggiano i villeggianti, e di paillotes (bar-ristoranti sulla spiaggia), dove si mangiano volentieri frutti di mare, con i piedi a mollo. L'antico serbatoio, o "castello d'acqua", simbolo visivo della città, costruito negli anni '40, è stato ristrutturato e sulla sua cima si trova un ristorante girevole che offre una vista panoramica eccezionale sul litorale. Infine, Palavas, che è possibile raggiungere da Montpellier lungo una pista ciclabile, dispone dell'unico porto turistico in acque profonde di tutto il Mediterraneo e accoglie più di un migliaio di barche. www.sunfrance.com/palavas www.palavaslesflots.com

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PROFUMI SÈTE

Sète, unacittà-

portocosìsingolare Posta tra lo stagno di Thau e il mare, Sète (Hérault) possiede un'identità culturale tanto forte quanto colorita.

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alletti di pescherecci, mercati all'asta, mercati coperti zeppi di pescivendoli: Sète approfitta dell'attrazione di un porto nel pieno della città. All'origine del suo nome, che per lungo tempo fu Cette, vi è forse la forma del mont Saint-Clair che domina la città, “una balena” agli occhi dei marinai: “ceta” deriva dal latino “cetus”. Questi ultimi abitano alla Pointe-Courte, il pittoresco quartiere dei pescatori dello stagno, uno dei "piccoli mestieri", come si dice da queste parti. Nel gergo di Sète, sono chiamati pointus, ("appuntiti", dal nome dato alle loro piccole imbarcazioni). Lungo i moli, dove si disputano le giostre, le piccole imbarcazioni affiancano i pescherecci. Quando arrivano in massa i marinai, vi è un grande vociare e nell'aria il profumo di iodio. E poi ci sono i collinari, quelli che abitano nei quartieri residenziali. Da sempre, la collina ha rappresentato un punto di riferimento per i navigatori. Ma fu Paul Valéry il primo a definirla l’île singulière (l'isola singolare). Sète deve il suo atto di nascita, del 1666, a tre uomini illustri: Paul Riquet, Luigi XIV e il cavaliere di Clerville. Il primo cercava un'aper-

tura sul Mediterraneo per il Canal du Midi, il secondo un porto di esportazione per i prodotti della Linguadoca e il terzo identificò il capo di Sète come il più adatto. E così fu creato il porto. L’edificazione del molo di Saint Louis, che proteggerà l'ingresso del vecchio porto, permetterà, a partire da quella data, di accogliere le barche. Nel 1666, il giorno di San Luigi, nascono i primi tornei, le giostre: una tradizione ben radicata nella cultura locale. Alla grande epoca del commercio del vino, Sète era il primo porto al mondo per il mercato delle botti e una città fiorente. L’odierno Théâtre de la Mer, un teatro dall'acustica notevole, è stato costruito in seguito a un attacco della flotta inglese, che ha rischiato di prendere possesso della città nel 1710. Quarant'anni più tardi, la fame spinse i pescatori italiani del porto di Gaeta a lasciare l'Italia e molti si stabilirono a Sète. Furono loro a conferire a questo porto i suoi colori, e ne fecero il loro quartiere. Questa stessa popolazione di origine italiana diede un tocco alla cucina locale. Tra le specialità culinarie: zuppe di pesce come la bourride di coda di rospo e la bouillabaisse, e piatti come la macaronade (maccheroni e salsa al ragù) e la rouille di seppia (seppie in umido) di cui vi è una ricetta per famiglia! La ricchezza di Sète è nelle sue radici. www.sunfrance.com/sete www.tourisme-sete.fr SUDDEFRANCE - 27 -

Un lido proprio bello! Cinque anni dopo l'inizio dei lavori l'aspetto del Lido, una lingua di sabbia a guisa di merletto tra lo stagno di Thau e il Mediterraneo, è cambiato molto. Di fronte all'erosione del litorale, i poteri pubblici hanno utilizzato tutti i mezzi possibili per agire su quei dodici chilometri di spiaggia a rischio. La strada litoranea, che sovrastava i luoghi, è stata spostata contro la ferrovia. Dal lato del mare, il cordone di dune è stato ricostituito e la spiaggia ampliata, a tratti, di settanta metri. Sono stati creati quattro parcheggi gratuiti e punti d'ingresso alla spiaggia. 35 accessi al mare con passerella (accessibili per persone con mobilità ridotta) sono ora disponibili al pubblico, e una passeggiata recentemente attrezzata all'uscita di Sète. Certo, tutto ciò non ha più il fascino selvaggio di un tempo e le attrezzature rendono di facile accesso un Lido che prima era il meritato corollario di notevoli sforzi. Ma si è trattato innanzi tutto di rendere perenne questo spazio unico e favorire una pianificazione sostenibile.


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CIRCUITO ATTRAVERSO I PORTI DEL LITORALE •6 4 •

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1• Per gli appassionati di dolce far niente, "Linguadoca-Rossiglione" significa 220 chilometri di spiaggia di sabbia, dalla frontiera spagnola fino alle porte della Provenza. La Bandiera blu sventola sulla maggior parte delle spiagge, e si registrano dodici siti protetti. Bisogna riconoscere che il 60% delle coste mediterranee è rimasto allo stato naturale. E per fare amicizia con la grande distesa marina, ventisette porti cadenzano il litorale, da Collioure al Grau-du-Roi. Con attrezzature di questo tipo (tra cui otto stazioni fondate negli anni Sessanta), la regione LinguadocaRossiglione si afferma come una regione leader nella navigazione da diporto, poiché conta attualmente più di 30.000 anelli di ormeggio, e un gran numero di estensioni del porto sono in corso.

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Ai piedi degli Albères ad Argelès-sur-Mer Questo porto, munito di 790 anelli da ormeggio e provvisto di tutti i servizi (rifornimento, manutenzione, accessori nautici, ecc.) è uno scalo pacifico in un luogo incantevole. Situato ad alcune miglia marine da Cap Béar, con una vista unica sugli Albères, questo porto catalano è tra i più accoglienti. Accanto al porto, sette chilometri di spiaggia che si prolungano in un bosco di pini di dodici ettari. A Sud, chi ama i paesaggi troverà nel “Racou” un piccolo angolo di paradiso, molto apprezzato dai Catalani. Capitaneria: Tel. +33 (0)4 68 81 63 27

Nei pressi del transatlantico insabbiato a Barcarès

2 Su una stretta striscia di terra situata tra lo stagno e il mare, nel Seicento, si è sviluppato un porto di pesca in cui un tempo si costruivano le famose barche catalane. Con la pianificazione del litorale, Port-Barcarès, porto marittimo della Catalogna, è rinato a nuova vita. Negli anni Sessanta, a qualche chilometro da lì è stata creata una nuova stazione che ha come figura di prua un sorprendente transatlantico degli anni Trenta, unica nave insabbiata in questo modo al mondo. Trasformato in discoteca, è stato per lungo tempo sede di un ristorante e un casinò. Rappresenta attualmente il polo turistico della stazione: è gestito dal comune che vi propone delle visite guidate. Capitaneria: Tel. +33 (0)4 68 86 07 35

Spiagge sublimi e ristorante panoramico a Leucate Dominata dal suo castello, Leucate è una borgata incantevole tra mare e stagno, con belle spiagge e una stupefacente falesia bianca sulla quale svetta un punto di segnalazione. Con i suoi 1.500 anelli da ormeggio, è per superficie uno dei più grandi porti turistici d'Europa. Al largo domina la tramontana che fa di questo sito un luogo privilegiato per la vela e gli sport nautici di scivolamento. Infatti, ogni anno, a fine aprile, si svolge poco lontano, a La Franqui, il Mondiale del Vento. Leucate è una stazione tranquilla, con strutture alberghiere semplici ma accoglienti. Attenzione: lo chef Alexandre Klimenko ha aperto da poco un nuovissimo ristorante panoramico, il “Klim & Co”, in cima alla falesia. In programma, cucina marittima e vista panoramica mozzafiato! Capitaneria: Tel. +33 (0)4 68 40 91 24

La luce acquietante del canale di Marseillan

Sète, la città della pesca Soprannominata la “Venezia della Linguadoca” per via della sua luce e dei suoi colori, Sète è costruita sui fianchi del Mont Saint Clair, in posizione di vedetta sullo stagno di Thau di fronte al mare. La città con il più grande porto di pesca del Mediterraneo ha conservato tutta la sua autenticità. Il porto, la cui costruzione fu decisa da Luigi XIV, è stato creato insieme al Canal du Midi. Sète non manca certo di attività: la visita del mercato all'asta e dei mercati coperti, così pieni di vita, la passeggiata al Mont Saint-Clair con una tappa al cimitero marino per un attimo di raccoglimento sulla tomba del grande artista teatrale Jean-Vilar, di cui si festeggia il centenario della nascita, una passeggiata sul lido o sui moli, e poi naturalmente, d'estate, lo spettacolo delle giostre nautiche organizzate lungo il Canal Royal! Attenzione, il porto ha una capacità ridotta. Capitaneria: Tel. +33 (0)4 67 74 98 97

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Port Camargue, il“porto giardino” Adiacente all'antico villaggio di pescatori del Grau-du-Roi, Port-Camargue è stato costruito alla fine degli anni Sessanta dall'architetto Jean Balladur, già responsabile delle linee futuriste degli immobili de La Grande-Motte. Punto marittimo di convergenza tra il Nord e il Sud dell'Europa, il porto dispone di 4.800 posti, è ben riparato dal vento e ha trovato un bell'equilibrio tra specchi d'acqua e spazi verdi, grazie al quale ha meritato il nome di “porto giardino”. Port-Camargue si distingue anche per i suoi porticcioli turistici, che dispongono tutti di un molo di ormeggio privato. Il paradiso dei marinai, alle porte della Petite Camargue e nei pressi della spiaggia di L’Espiguette. Qualche ottimo ristorante, come il famoso “Le Spinaker” di Jean-Pierre Cazals. Capitaneria: Tel. +33 (0)4 66 51 10 45

Marseillan, cittadina pacifica sulle rive dello stagno di Thau, ha conservato il fascino di un piccolo paradiso discreto. Le antiche stradine di questa piccola città mediterranea hanno un fascino incredibile. La pace ci pervade, mentre stiamo ad ascoltare il dolce sciabordio dell'acqua lungo il canale, poco lontano dalle cantine dove si fabbricava un tempo l'aperitivo Noilly-Prat (è possibile visitare gli impianti). Il porto si trova a Marseillan plage. Porticciolo a carattere familiare, situato alla foce del canale di Pisse-Saumes, che collega il mare allo stagno di Thau. Capitaneria: Tel. +33 (0)4 67 77 34 93 SUDDEFRANCE - 28 -

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PROFUMI AGDE

Agde,inrotta versoipiaceribalneari

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d immagine della sua città, è in tenuta adamitica dal IV secolo a.C.! L’Efebo di Agde (Hérault), antica statua di bronzo trovata nel 1964 nel Grau d’Agde, esibisce il suo “principesco posteriore” dal suo ritorno alla fonte, nel 1986 (fu esposto al museo del Louvre per più di vent'anni). Se l'originale è conservato al museo dell'Efebo, costruito appositamente, la copia fa girare la testa degli automobilisti che percorrono, ogni giorno, la rotonda stradale nei pressi della tangenziale Sud. È il paradosso di Agde. Un tempo chiamata “la perla nera del Mediterraneo” a causa dei suoi monumenti in pietra basaltica, questa città, costruita sulle vestigia di un antico vulcano ai piedi del mont SaintLoup, ha effettivamente un temperamento vulcanico! Città portuale fin dall'antichità (è stata fondata nel VI secolo a.C.), a partire dagli anni '70-'80 Agde si è messa in rotta verso i piaceri balneari, con la costruzione della stazione del Cap-d’Agde. Oggi, il centro di "elio-turismo", un quartiere interamente naturista, fa di questa città il più importante sito naturista al mondo per capacità di accoglienza. Qui, nel villaggio naturista e sulle spiagge "riservate", viene praticato il nudismo. Ma questo non è l'unico viso di Agde, che ha un ricco patrimonio: la cittadella e le sue mura, tra le più antiche di Francia, la cattedrale di Saint Étienne, il

museo dell'Efebo (Musée de l’Éphèbe) e la chiusa rotonda di Agde, sul Canal du Midi, sono tutte mete molto apprezzate. E poi ci sono le spiagge di sabbia fine, paradiso di tutti coloro che preferiscono il costume da bagno (insomma, i non adepti al naturismo), nel pieno dell'estate. In leggera pendenza, favorevoli alle attività balneari, si estendono da Est a Ovest lungo quattordici chilometri: spiaggia Richelieu, du Môle, di Rochelongue, spiaggia de la Coquille,

coperta di conchiglie, spiaggia de la Conque, dalla sabbia nera… Alla punta del capo, l'isolotto del Brescou, una roccia basaltica che sorregge l'omonimo forte, è un luogo apprezzato per la pratica delle immersioni subacquee, mentre sui flutti, gli amanti di sport acquatici compiono un percorso a slalom tra tavole, kitesurf e vele. www.sunfrance.com/capdagde www.capdagde.com

Dei fondali marini unici Cap d’Agde è molto nota tra gli appassionati d’immersioni subacquee. Il sito, ultimo anello della catena dei vulcani di Alvernia, ha conosciuto un'eruzione vulcanica 750.000 anni or sono, grazie alla quale si formò il Mont Saint-Loup, ma anche i fondali marini. Trecento metri al largo, a Sud della Grande Conque, si trova il punto di immersione delle Tables, formato da antichissime colate vulcaniche. Tra le falesie sottomarine, le più importanti della regione Linguadoca-Rossiglione, ha trovato rifugio un gran numero di specie di pesci e di invertebrati, e il sito è ricco di gorgonie bianche, anemoni di mare e spugne. Per i meno temerari, delle barche da passeggio con il fondo trasparente permettono di contemplare (all'asciutto) questi fondali marini e anche di recarsi al Fort de Brescou (foto), un’ex prigione di Stato, al largo del porto di Agde.

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PROFUMI LA CLAPE

LaClape,travigneti egarriga Il massiccio della Clape tra Narbona (Aude) e il mare, attira gli appassionati di natura selvaggia… E di vini, perché le vigne sono ovunque.

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uesto piccolo massiccio (17 chilometri di lunghezza per 7 di larghezza), prolungamento della catena delle Corbières che affonda le sue bianche falesie nel mare e negli stagni (Pisse-Vache, l’Ayrolle, Bages-Sigean), un tempo era un'isola. Nel Trecento, una piena dell’Aude ha cambiato il corso delle cose: l’Insula Laci romana è diventata La Clape, clapas in occitano : un “ammasso di sassi”, caro come un diamante ai Narbonesi, agli abitanti di Gruissan e agli altri. E soprattutto ai viticoltori, che hanno colonizzato da molto tempo una parte dei 13.500 ettari calcarei del sito, poiché la vigna vi è presente da più di duemila anni. D’altronde, già ai tempi dell’Impero Romano, il vino de La Clape godeva di un'ampia notorietà, a tal punto che i viticoltori locali erano stati i primi a usufruire del privilegio di piantagione che il Senato di Roma riservava ai cittadini romani di Narbona. Una terra eccezionale, che fa l'oggetto di tutte le attenzioni dei viticoltori i quali vi producono dei vini costantemente apprezzati. L’Istituto francese per la ricerca agronomica, l’Inra, ha persino installato qui una stazione vinicola sperimentale. Con la sua garriga costeggiata da una pineta di pini d'Aleppo, il sito, sotto la tutela del patrimonio ambientale dal 1973 e successivamente integrato al Parco Naturale Regionale della Narbonese, è un paradiso per il pic-nic, la mountain bike e l'arrampicata; dei ruscelli sotterranei percorrono il massiccio, nelle cui profondità si dirama una rete di grotte e orridi. La passeggiata sul massiccio, nel bel mezzo dei profumi di timo, finocchio selvatico e ginestra, è sontuosa! Dal Pech-Redon, che culmina a 214 metri, lo sguardo spazia fino a Gruissan e gli stagni, e abbraccia il blu del Mediterraneo. Tra le curiosità locali, bisogna visitare il cimitero marino di NotreDame-des- Auzils, dove si svolge una

70.000 ettari di natura protetta

processione il lunedì della Pentecoste. Quel giorno, i pescatori di Gruissan (il paese costruito a cerchi concentrici che troneggia, a valle, nel mezzo delle distese lagunari) scalano il masso. La processione imbocca l’allée des Naufragés, un viale sul quale sono infisse le steli alla memoria dei marinai morti in mare, e va a pregare lassù in cima, nella cappella edificata nel 1634. SUDDEFRANCE - 30 -

Il territorio del Parco naturale della Narbonese (70.000 ettari) si estende sulle Corbières e su un vasto complesso lagunare sulle rive del Mediterraneo, e costituisce uno degli ultimi siti naturali protetti di una tale dimensione e diversità. Qui, ci si prende cura delle cavallette giganti "stregona dentellata" (Saga pedo), delle libellule “Cordulia dal corpo sottile” (Oxygastra curtisii), delle farfalle “Diane” (Zerynthia polyxena), ma anche di volpi, lepri, tassi e cinghiali, che percorrono la garriga tra i ciuffi di “Centaurea corymbosa”, una specie endemica del massiccio de La Clape, che fiorisce tra metà maggio e luglio. Si ha un occhio di riguardo anche per i paesaggi di vigne, città e paesini, e per le pratiche locali intorno agli stagni (pesca all'anguilla, ecc.). L'ambiente, a cavallo tra zone umide e garriga arida, nel complesso è fragile, e ha richiesto protezione e tutela dal 2003, per una durata di dodici anni. www.parc-naturel-narbonnaise.fr


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PROFUMI LA CLAPE

Argelès,dal blu al verde

Gruissan,un paesino tondeggiante Tra gli stagni e il mare, Gruissan (Aude) è un paesino costruito intorno a una piccola collina sormontata da un castello fortificato, 35 metri al di sopra del livello del mare. Dell'antica costruzione resta unicamente la Tour Barberousse, costruita nel Duecento per sorvegliare i dintorni di Narbona. Perché questo nome? È un mistero. A poco a poco, ai piedi dell'edificio, è stato costruito un paese. Questo fenomeno urbanistico non ancora ben delucidato è alquanto diffuso nell’Aude e nell'Hérault, poiché una decina di paesini di origine medievale sono costruiti in questo modo. Ma l'altra particolarità di Gruissan sono i suoi chalet su palafitte, sulla grande spiaggia. Queste costruzioni (se ne contano oggi 1300) risalgono a una pratica di molti secoli or sono, e si sono diffuse nel XIX secolo come rifugio per i pescatori prima e, in seguito, come residenza temporanea degli abitanti di Carcassonne e di Narbona, per le loro attività balneari. È qui che nel 1986 JeanJacques Beinex ha girato Betty Blue con Béatrice Dalle e Jean-Hugues Anglade.

Posta ai piedi del massiccio degli Albères, là dove i Pirenei si tuffano nel Mediterraneo, la cittadina di Argelès-sur-Mer (Pirenei Orientali) è una celebre stazione balneare, tra le più importanti della Linguadoca-Rossiglione. Bisogna dire che il sito ha dei punti fort i: sette chilometri di costa sabbiosa, dalla riserva naturale del mas Larrieu fino a Racou e due chilometri di costa rocciosa, oltre a una pineta di dodici ettari. Di che soddisfare i desideri di relax e di sport acquatici. Tra il blu del cielo e il verde del mare, il paese, con le sue stradine ombreggiate, ha saputo conservare la sua autenticità, e resta un luogo di vita colorato, dall'accento catalano, e visibile da Collioure. www.sunfrance.com/argeles www.argeles-sur-mer.com

www.sunfrance.com/gruissan - www.gruissan-mediterranee.com

Leucate,una stazione cardine Punta orientale delle Corbières marittime, Leucate (Aude) prende il nome dal greco leukos che significa "bianco", ovvero Laucata in Linguadoca. Qui, il vento del Nord libera l'orizzonte. Piazzaforte strategica, per cinque secoli Leucate servirà come punto di osservazione privilegiata dei Francesi, allo scopo di contenere il regno d’Aragona. E due volte nella storia, nel Cinquecento e nel Seicento, la città resistette vittoriosamente agli assalti iberici. Ciò che fa il fascino di Leucate è la sua pluralità (Leucate, infatti, è Leucate-Plage, La Franqui e Port-Leucate) e la sua contiguità con lo stagno e il mare. Un tempo isola, Leucate è rimasta nel mezzo di un ambiente marino che costituisce la sua terra nutrice. Grazie innanzi tutto all'allevamento di ostriche (lo stagno è ricco di ostriche e altri molluschi) e alla tramontana, che attira a La Franqui migliaia di "figli del vento" venuti a misurarsi con gli elementi in carro a vela, windsurf, kitesurf e altro ancora… Ogni anno, da quindici anni, centinaia di appassionatissimi sportivi vengono a sfidarsi alla fine della primavera, di fronte a più di 100.000 spettatori, al “Mondiale del Vento” per un impressionante danza di vele, sulla superficie dello stagno. E il fascino e il paradosso di questo luogo stanno nella convivenza tra, a sud, una stazione balneare anni '60 e, a nord, la spiaggia delle Coussoules, senza la minima traccia di cemento. www.sunfrance.com/leucate www.leucate.fr. SUDDEFRANCE - 31 -

Peyriacde-Mer, laprotetta Peyriac, acciambellata sul fondo dello stagno di Bages e di Sigean, e stretta tra le antiche saline e gli stagni, ha saputo farsi discreta per conservare il suo fascino unico. Un piccolo porto tra i più belli della regione, dove i diportisti si ritrovano a fianco degli ultimi pescatori di anguille, una piazzetta tipica con una graziosa fontana, una chiesa fortificata del Trecento e delle belle case lungo le saline: questo paesino è veramente un luogo fuori dal tempo, nel mezzo del Parco Naturale Regionale del Narbonese. Una passeggiata di circa due chilometri permette di scoprire l'antica salina dove hanno trovato rifugio numerose specie di uccelli. www.peyriacdemer.org


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PROFUMI COLLIOURE

PYRÉ

Lapoesiadelporticciolo catalano Collioure, perla del Rossiglione, sembra riposare in uno scrigno blu

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ul lato “mare”, è scolpita da baie che le danno un'aria principesca. Tutto intorno, sul lato “terra”, sono i vigneti a ritmare e colorare il paesaggio con le loro terrazze. Spesso citata come un paesino tipico, da cartolina, Collioure (Pirenei Orientali) ha l'aspetto di un paese cretese, ricorda l'Italia e prende al tempo stesso un'aria da catalana. Ma rimane incomparabilmente poetica. Innanzitutto per via della sua storia, perché la città portuale racconta lungo le stradine che ha un certo legame con l'arte. Case intrise di colore invitano alla passeggiata e alla fantasticheria. Collioure è la città che con la sua luce inspirò i pittori e il fauvisme. La sua gamma e i suoi profili sono molteplici. Collioure è luminosa, felice, canta con le cicale ed è immersa in un paradiso. Gli ocra, gli arancio e i rosa ricoprono le case di questo antico porto commerciale del Mediterraneo. Per la sua bellezza è stata

contesa. Nel secolo XII, è stata residenza estiva dei re di Maiorca, prima di passare nelle mani dei re di Francia: Luigi XI, Carlo VIII. Sarà successivamente sotto la corona dei regni d’Aragona, di Maiorca e poi di Francia. Vauban le diede l'aspetto odierno poco prima che il trattato dei Pirenei del 1659 non riunisse definitivamente il Rossiglione alla Francia. Anche se, nel corso delle sue conquiste, il castello è stato ampliato e la città trasformata, Collioure conserva ancora le tracce del suo passato medievale. Pezzo forte del dispositivo difensivo, il castello reale, dichiarato monumento storico nel 1922, è stato ristrutturato nel XIII e nel XVIII secolo. Il forte di Saint-Elme, la chiesa di Notre-Dame-desAnges le cui fondamenta sono immerse nel Mediterraneo e la torre di Madeloc contribuiscono alla fama di Collioure. La città conserva un fascino incredibile, attorniata dai calanchi, da una spiaggia di ciottoli, da un piccolo porto, da barche catalane e da stradine fiorite. Ma non confondetevi ! A Collioure si parla catalano, si pescano le sardine, si mettono le acciughe sotto sale e si fa persino la siesta. Ovunque, in città, piccoli ristoSUDDEFRANCE - 32 -

ranti festivi e gallerie aspettano i curiosi. Un tesoro della costa vermiglia (côte Vermeille), il posto ideale per trovare una pensioncina e dormire. www.sunfrance.com/collioure www.collioure.com


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CIRCUITO 24 ORE SULLA COSTA VERMIGLIA

LES IENTA R O S ÉE PYRÉN

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il movimento del “fauvisme” dove regna il colore. Un percorso permette di svelare venti riproduzioni, installate là dove gli artisti hanno dipinto alcune delle loro più belle tele. D'estate, visita guidata. Espace fauve, avenue Camille Pelletan a Collioure. Tel. +33 (0)4 68 98 07 16

Port-Vendres, tipicamente mediterraneo Primo porto di pesca del Rossiglione, ma anche porto di commercio, in particolare per i frutti venuti dalla Spagna e dal Maghreb, Port-Vendres è a qualche chilometro da Collioure e si rivendica più tranquilla della sua vicina, al contrario molto turistica. La città, rimodellata nel Seicento, ha conservato numerose testimonianze del passato. I monumenti progettati da Vauban stanno a testimoniare questo splendore. L’Obelisco di marmo rosa del Rossiglione, eretto alla gloria di Luigi XIV, troneggia nei pressi del porto. Qui, tutti i giorni, tra le 8 e le 10 del mattino, i pescatori vendono sardine freschissime, all'angolo del quai Pierre-Forgas. Durante il pomeriggio, al molo giungono i motopescherecci e ogni settimana si osserva la processione delle navi frigorifere che vengono a sbarcare frutta e verdura proveniente dal Marocco o dall'Africa Occidentale. Di fronte al vecchio porto, si può ammirare il monumento ai caduti realizzato nel 1922 dallo scultore Aristide Maillol, raffigurante Venere che offre un ramo di palma ai morti per la patria.

1 Ufficio del Turismo di Port-Vendres. Tel. +33 (0)4 68 82 07 54

Sul cammino del litorale a Port-Vendres Impossibile venire su questa costa senza fare una passeggiata da queste parti. L’ufficio del Turismo dispone di diverse targhette che propongono vari circuiti (cfr. in basso). La più bella: “tra mare e

2 montagna” che vi fa salire verso il faro del Cap Béar (durata quattro ore). A strapiombo, l’intrigante Fort Béar: un edificio militare dell’epoca di Vauban, tuttora utilizzato dall'esercito. Da lì, il sentiero costeggia il mare e scende verso la spiaggia Bernardi nella baia di Paulilles. Nell’ansa si celano tre spiagge. Su quella centrale, si ergeva una fabbrica di… dinamite! È un sito protetto, totalmente ristrutturato dal Consiglio generale, e lo si può visitare liberamente. Il ritorno si effettua attraverso Cosprons, tra le vigne e il col del Mig. Maison du site (Casa del sito) di Paulilles: Tel. +33 (0)4 68 95 23 40 Mappa itinerario per escursioni intorno a Port-Vendres, in vendita all'Ufficio del Turismo.

Tappa gastronomica alla Costa Vermiglia Il ristorante “La Côte Vermeille”, situato sul sito dove anticamente si trovava il mercato all'asta, è un'istituzione conosciuta in tutta la costa. Al menù molto pesce, naturalmente, con filetti di triglia, coda di rospo, pesce lupo, elaborati con talento e cotti essenzialmente alla griglia. Una vista unica sul porto dalla terrazza panoramica. La Côte Vermeille, quai du Fanal a Port-Vendres. Tel. +33 (0)4 68 82 05 71

Ammirare la tecnica dei maestri vetrai A 15 chilometri da Collioure, nella pianura del Rossiglione, si trova il paesino di Palau del Vidre. Da circa vent'anni vi prosperano artigiani vetrai che hanno stabilito i loro laboratori al Palais du verre (palazzo del vetro). Con le creazioni di oggetti artistici per la tavola, il restauro di vetrate o la termoformatura, i soffiatori di vetro partecipano alla conservazione di un grande savoir-faire. Ogni anno, ad agosto, un festival delle arti del vetro trasforma la città nella più grande galleria dedicata a queste arti in Europa.

Dormire sotto una yurta a Sorède Sono già tre ani che Joëlle Lacoste ha installato tre yurte accanto al suo alloggio rurale. Tra le querce da sughero, ai piedi degli Albères con vista sul Canigou, queste tende, venute dalla Mongolia (così come gli arredi), creano un cambiamento di registro sorprendente ed esaltante. Vi si propongono un gran numero di attività, tra le quali il tiro all'arco, massaggi di benessere, ecc. Au soleil mongol, route d’Argelès-sur-Mer a Sorède. Tel. +33 (0)4 26 25 03 91

Sulle tracce dei pittori a Collioure Con la sua spiaggia di sassolini e la chiesa che tocca il mare, il vecchio porto ha un fascino incredibile. In questi luoghi si può rivivere il colpo di fulmine degli artisti che un secolo fa scoprirono la città e crearono, a fianco di Matisse e Derain, SUDDEFRANCE - 33 -

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PROFUMI TERRA

PROFUMI TERRA

L’Aubrac e la Margeride tra terra e tradizione Con le sue zone dall'aria desertica che evocano le steppe mongoliche, con il suo clima e i suoi temperamenti vulcanici, l’Aubrac (Lozère) vi stupirà! Questa terra basaltica, modellata alla fine dell'era terziaria dalle eruzioni vulcaniche, è il luogo per eccellenza di chi ama le camminate, lo sci e la pesca. Qui, in capo al mondo, la magia sta tutta nella bellezza di paesaggi “senza frontiere”. Lungo le stradine che attraversano lande dalle mille sfumature di verde, solo i tratturi delimitano il paesaggio. Di tanto in tanto, lo sguardo incontra, oltre alle mucche, strani blocchi rocciosi erosi dal tempo, che sembrano da lontano dei menhir o dei dolmen. Più in là, il paesaggio è disseminato di paesini dalle case massicce, da Nasbinals a Saint-Germain-du-Teil. Ovunque, l'accoglienza è ideale, l'alloggio confortevole e il vitto... delizioso! L’Aubrac, famoso per la sua gastronomia, è anche una terra di tradizioni, con la transumanza di maggio, che è sempre l'occasione di feste coloratissime. In questa occasione, i pastori accompagnano le greggi all'alpeggio, nelle malghe dove passeranno l'estate: è lassù che un tempo si fabbricava e si conservava la toma, un ingrediente della specialità locale : l’aligot. La Margeride, limitrofa, presenta una natura cesellata i cui rilievi sono stati scolpiti nel corso dell'era primaria. L’antica contea del Gévaudan, teatro alla fine del Settecento dei misfatti dell’omonima “Bestia”, è al contrario il regno della foresta (pini silvestri, faggi e una copertura forestale artificiale di abete rosso), densa e misteriosa. Il pianoro ospita dei parchi faunistici (il parco dei lupi di Sainte-Lucie, la riserva di bisonti a Sainte-Eulalie, il belvedere degli avvoltoi nelle gole della Jonte), in una natura solcata da torrenti e fiumi. Da queste parti, la popolazione più rappresentata oltre a quella dei pescatori, è quella… degli escursionisti ! Effettivamente, la regione è attraversata da parte a parte dall'antico cammino di Santiago de Compostela, diventato un sentiero per lunghe escursioni (“sentier de Grande Randonnée”); i luoghi immancabili del “Camino frances” e della “via” Podiensis delimitano le terre alte: Aumont-Aubrac, Malbouzon, Rieutort-d’Aubrac, Marchastel, Nasbinals, prima di raggiungere l'Aubrac nell'Aveyron… Un'altra terra di miracoli.

Per saperne di più, scannerizza questo codice QR con il tuo smartphone o connettiti su: www.sunfrance.com/grands_espaces

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PROFUMI GORGES DU TARN - CAUSSE MÉJEAN

Lamaestosità dellegoledelTarn Nel Sud-Ovest della Lozère, tra gli altipiani del Méjean e del Sauveterre, il Tarn ha scavato un solco in meandri di rara bellezza. Un percorso splendido, classificato "Grand site naturel" (Grande sito naturale francese).

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a faglia è gigantesca. Nel corso dei millenni, il fiume che nasce più a Oriente, nel Mont Lozère, ha scavato un'incisione profonda, scolpendo un vero e proprio canyon nella tenera roccia calcarea del massiccio dei Grands Causses. Le ripide pareti della falesia possono raggiungere 500 metri di altezza! D’Ispagnac al Rozier, le gole del Tarn alternano acque limpide e calme a rapide tumultuose che sono la gioia degli appassionati di rafting. A partire da Sainte-Enimie, classificato tra i più bei paesini francesi, è anche possibile scendere le gole in canoa o in kayak, senza essere grandi sportivi. Un paesaggio grandioso: i cinquantatré chilometri di meandri lungo le gole sono un paradiso per la fauna e la flora, di una grande ricchezza. Gli escursionisti s'imbatteranno forse in una scarpetta di Venere, la più grande orchidea selvaggia che sia possibile trovare in Francia, o avranno la fortuna di scorgere un grifone in volo, riconoscibile dalle piume bianche sul capo, o un avvoltoio monaco, più scuro. Degli uccelli impressionanti,con un'apertura alare che può raggiungere i tre metri! Nei pressi di Rozier, nelle gole della Jonte, il “belvedere degli avvoltoi” permette l'osservazione attenta di questi rapaci. Per ammirare lo scenario incredibile di queste gole, lungo le quali svettano anche numerosi castelli, si può percorrere in automobile, la "route des gorges", la strada delle gole (D 907 bis) che costeggia la riva destra del fiume; altrimenti, con la giusta attrezzatura, è possibile imboccare lo stretto sentiero da

Il regno lunare del Causse Méjean In una cornice di splendida solitudine, il Causse Méjean si apre su 33.000 ettari di natura indocile. A oltre mille metri di altitudine, ecco una steppa di prati aridi, disseminati di borgate dai tetti di "losa" e di cazelles, piccoli rifugi per i pastori. Il sottosuolo di questo paesaggio arido è ricco di grotte e di doline. Alcune particolarità geologiche di questo suolo sono sorprendenti. Come il "campo di pietre" (block stream) di Nîmes-le-Vieux, tra Florac e Meyrueis. Uno strano ammasso di pietre calcaree, che potrebbe far pensare alle rovine di una città. Un paesaggio scolpito dall'erosione, dove l'azione dell'acqua, del gelo, del sole e del vento ha creato forme strane e fantastiche nel calcare dolomitico. Un sentiero pedagogico attraversa la pietraia, tra le borgate di Hom e Gally, partendo da Veygalier.

trekking che segue i meandri ai piedi della valle, oppure approfittare di una piccola discesa in barca. La parte tra La Malène e le vigne, più stretta, è famosa per essere la più bella. Si propongono numerosi circuiti pedestri, per tutti i tipi di pubblico. Chi avesse in programma soltanto un breve passaggio in questi luoghi fuori dal tempo, dovrà almeno recarsi al sublime punto panoramico dei Baumes, sulla riva destra. Situato 400 metri al di sopra del fiume, sul Causse de Sauveterre, questo belvedere offre lo spettacolo delle falesie ocra che si tuffano nelle acque smeraldine del Tarn, nel punto in cui il fiume si incurva ad angolo retto, permettendo così di dominare le gole su entrambi i lati. www.gorgesdutarn.net SUDDEFRANCE - 35 -

Le stalagmiti ad Aven Armand Dopo aver passato il paesino di Meyrueis, lasciate sulla vostra sinistra la strada delle gole della Jonte (Gorges de la Jonte) per prendere la D 986. Eccovi rapidamente giunti nei pressi di Aven Armand, che dall'alto appare come un imbuto di circa 10 o 15 metri di diametro.All’antro sotterraneo, si accede attraverso una funicolare che scende nella roccia fino a un pozzo di forma ovale. In questa immensa sala sotterranea, dove potrebbe stare senza problemi la cattedrale di Notre-Dame di Parigi, si possono ammirare 400 stalagmiti, modellate nel corso di milioni di anni. Aven Armand a Meyrueis. Tel. +33 (0)4 66 45 61 31 www.aven-armand.com


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CIRCUITO 48 ORE NELLE CÉVENNES Su un treno a vapore verso Saint-Jean-du-Gard 5

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Questo autentico treno a vapore, sollevando bruscoli e nuvole odorose, utilizza l'antica ferrovia che collegava Alès ad Anduze e che fu chiusa nel 1971. Il treno percorre tredici chilometri e attraversa numerose opere di alta ingegneria, tra le quali un ponte metallico di 104 metri che valica il Gardon. È possibile fare una tappa alla Bambouseraie di Prafrance, dove crescono, nel bel mezzo delle Cévennes, 200 varietà di bambù! Poco lontano, a Mialet, la casa natale del capo dei camisardi accoglie il “Musée du désert” (Museo del deserto), dedicato alla storia del protestantesimo.

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GARD

Bambouseraie Prafrance: Tel. +33 (0)4 66 61 70 47 Musée du Désert (Museo del Deserto): Tel. +33 (0)4 66 85 02 73 Petit train des Cévennes (trenino delle Cévennes), da aprile a ottobre: Tel. +33 (0)4 66 60 59 00. www.trainavapeur.com

Toccare con mano lo spirito di libertà ad Anduze

Sulla strada panoramica delle Cévennes

1 Partenza da Alès in direzione di Anduze, una decina di chilometri più in là. Questo paesino medievale, costruito intorno al Gardon, è la porta d'ingresso alle Cévennes e fu uno dei poli più importanti dell'epopea protestante nel Cinquecento. Il tempio di Anduze ha una facciata austera ed è uno dei più grandi di Francia. Anduze sprigiona un fascino e una dolcezza che la rendono accogliente d'estate. Un luogo dove andare a zonzo e dove è impossibile resistere alle famose terrecotte, o magari dove imbattersi per caso nell'ultimo vincitore di premi Oscar e César, l’attore Jean Dujardin in compagnia di sua moglie, Alexandra Lamy: si sono sposati in questo comune e vi possiedono una casa.

Imboccando la D 260 in direzione del Pompidou, si entra nel paese della Haute Gardonnenque. Eccoci sulla strada panoramica delle Cévennes, la via strategica costruita nel Settecento per fare passare i dragoni di Luigi XIV, a caccia di camisardi. Un paesaggio sontuoso. Una bella vista panoramica al Col de l’Exil, prima di biforcare a sinistra sulla piccola D 39 per raggiungere la valle Borgne, in direzione del paesino dei Plantiers, nelle Cévennes di creste e acque vive, dove un tempo si allevava il baco da seta. Una Maison de l'eau (la casa dell'acqua) piena di charme nell'antico mulino. A partire da quel punto, sono possibili numerose escursioni. Ufficio del turismo della valle Borgne, Saint-André-de-Valborgne. Tel. +33 (0)4 66 60 32 11 www.vallee-borgne.org/fr

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Dormire accanto al fiume Molti bed & breakfast sono disponibili ai Plantiers e nei paesi vicini, ma sarà impossibile resistere al fascino della locanda del Valgrand, una solida costruzione di tre piani che dispone di cinque camere. D'estate, la locanda offre un servizio ristorante ed è un piacere cenare o fare colazione SUDDEFRANCE - 36 -

sulla terrazza, a strapiombo sul fiume.

Auberge du Valgrand, Les Plantiers. Tel. +33 (0)4 66 83 90 11 www.auberge-valgrand.com

Alla conquista del Mont-Aigoual Dopo una buona prima colazione, si parte in direzione del Mont Aigoual attraverso le ripide strade della D 193 e della D 10, prima di raggiungere la D 986, in direzione dell’Espérou (da dove partono le greggi, a giugno, per la transumanza) e poi della cima dell’Aigoual, a 1.565 metri. Panorama sublime. Il “circuito dei botanici”, munito di segnaletica, propone di scoprire in un'ora la maggior parte dei versanti del monte. Da non perdere, la visita dell’osservatorio meteorologico, l'ultima stazione meteorologica di montagna ancora in attività, in Francia. Osservatorio meteorologico del monte Aigoual. Tel. +33 (0)4 67 82 60 01 (numero gratuito)

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Un passato di seta a Saint-Hippolyte-du-Fort

Ufficio del turismo di Anduze: Tel. +33 (0)4 66 61 98 17

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Si ridiscende dal Mont Aigoual per Valleraugue. Nella borgata del Villaret, Les Jardins des Sambucs (i giardini dei sambuchi) propongono un'isola di pace, con un giardino pieno di vita in cui le piante rare si mescolano a fiori di campo colorati. Si può anche fare una pausa pranzo con degli spuntini da antologia. Per i "grandi appetiti", a qualche chilometro si trova L'Abeuradou, un ristorante atipico sullo fondo storico del castello del Rey, a Pont d’Hérault. Vi è anche la possibilità di fare una scappata a Le Vigan, una cittadina tra le Cévennes e il Mediterraneo. Ritorno ad Alès passando da Saint-Hippolyte-du-Fort, dove ci si può rituffare nel ricco passato della regione in un'antica bigattiera (dove si allevavano i bachi da seta) trasformata in Museo della seta. Jardins des Sambucs (i giardini dei sambuchi) a Villaret. Tel. +33 (0)4 82 49 59 19 L’Abeuradou a Pont-d’Hérault. Tel. +33 (0)4 67 82 49 32 Museo della seta a St-Hippolyte-du-Fort. Tel. +33 (0)4 66 77 66 47


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PROFUMI UZÈS

Uzès,labelladipietra

Gioiello emergente in un paesaggio di vigne e di olivi, la città ducale troneggia nell'entroterra del Gard. E nel cuore dei turisti.

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la Saint-Tropez della Linguadoca. Mentre i campanili suonano le ore nella campagna intorno a SaintTropez, Uzès (Gard) ha la Tour Fenestrelle, il campanile e la cattedrale di Saint-Théodorit che si staglia nel paesaggio con il suo tetto in tegole verniciate di giallo e di verde. Tutto un simbolo per la cittadina della Linguadoca che con soli 8.000 abitanti è the city of Languedoc che bisogna assolutamente vedere. Assolutamente! Uzès, inclusa dal 1965 in un’area protetta, ha piazze con portici e fontane, bar e ristoranti, stradine medievaleggianti, strette e pittoresche, una dolce vita, le sue star (l’attore Samuel Benchetrit, Guy Lagache presentatore di Capital su M6, Jean-Louis Trintignant, ecc.) e merita pienamente quanto disse Jean Racine a un interlocutore parigino, dopo un soggiorno a Uzès: « E noi abbiamo delle notti più belle dei vostri giorni… » (“Lettere da

Uzès”). Uzès, il primo ducato di Francia, ha anche qualche cosa in più: una vera Duchessa e un vero Duca, Jacques de Crussol d'Uzès, diciassettesimo Duca d'Uzès. Uomo d'affari internazionale, titolare di un MBA all'università americana di Columbia, questo notabile si dedica da più di vent'anni al restauro del castello ducale per la più grande gioia dei turisti. Questi ultimi accorrono al mercato, d'estate, tutti i sabato mattina, incontro ai produttori che vengono a vendere i prodotti locali. L’artigianato, molto antico nella regione, conosce un rinnovamento con l'attività dei vasai e dei ceramisti di Saint-Quentin-la-Poterie. Ma è al ponte del Gard che si viene a cercare la frescura e appagare la propria anima in questa regione che ricorda un poco, per via dei cipressi e del suo rilievo ondulato, la Toscana. www.sunfrance.com/uzes www.uzes-tourisme.com

Una torre stranamente tonda La cattedrale di Saint-Théodorit, situata presso il palazzo de Castille, ha proporzioni sorprendenti. Costruita alla fine del secolo XI sul sito di un tempio romano, la chiesa è stata distrutta diverse volte e la torre odierna risale alla metà del Seicento. Sulla destra della cattedrale troneggia la Tour Fenestrelle, stupefacente per l'altezza e la pianta circolare, estremamente rara in Francia e forse ispirata ai campanili italiani. Vestigio dell'antica cattedrale, pare che la sua costruzione risalga al XII secolo, in ogni caso per quanto riguarda la sua parte inferiore e la “vite di saint-Gilles”, una scalinata i cui gradini sono sorretti da una volta a botte elicoidale. SUDDEFRANCE - 37 -

La Chartreuse, scrigno di spiritualità Villeneuve-lèsAvignon, con il suo fort SaintAndré che segnava il confine del regno di Francia, a strapiombo sul Rodano, si erge come un riflesso di Avignone, sull'altra riva del fiume. Ma al di là dell'architettura militare, Villeneuve racchiude un altro gioiello più pacifico: la certosa Notre-Dame-du-Val-de-Bénédiction, eretta sulle terre di Etienne Aubert che diventò papa ad Avignone nel 1352, con il nome di Innocenzo VI. Tra il Trecento e il Seicento, l'edificio religioso sarà continuamente ingrandito fino a diventare una delle certose più ricche di Francia, che accoglieva un centinaio di persone. Fu venduta come bene nazionale durante la Rivoluzione e poi riscoperta all'inizio del Novecento. La sua pianta è complessa e racchiude alcuni tesori architettonici tra i quali il grande chiostro e la tomba di Innocenzo VI. Negli anni Settanta, la certosa (che è possibile visitare) è diventata un centro culturale ed è sede, dal 1991, del Centro Nazionale delle Scritture dello Spettacolo (Centre National des Ecritures du Spectacle). www.chartreuse.org


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ENO-CIRCUITO LA DOLCEZZA DEL DUCATO DI UZÈS

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Uzès, il suo ducato e... i suoi viticoltori che mettono tutto in opera per ottenere la Denominazione di Origine Protetta (DOP; in francese, AOP) “Duché d’Uzès”. La decisione dovrebbe essere presa entro l'anno. Nel frattempo, si può passeggiare nell’Uzège, dove i vigneti si mescolano agli olivi, alle querce da tartufo e ai frutteti per il più gran piacere degli occhi e del palato.

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Passeggiata e degustazione in città Iniziate la vostra giornata al mercato (il mercoledì con i produttori locali, e il sabato con il meglio del mercato) o alla scoperta di Uzès, o entrambi: è una cittadina magnifica, con le sue piazze ad arcate, le stradine, i palazzi signorili, il ducato, la cattedrale... e la sua storia così ricca. Dirigetevi poi verso il Domaine Saint-Firmin, situato nel centro della città. Un vigneto di due ettari cresce proprio nel centro urbano! La cantina è aperta tutti i giorni (tranne la domenica) dalle 9:00 alle 19:00. Domaine Saint-Firmin, rue Saint-Firmin a Uzès. Tel. +33 (0)4 66 22 11 43 www.saint-firmin.com

Picnic in carrozza ad Airpaillargues Emmanuel Pédeneau vi porta nei vigneti a bordo delle sue carrozze dopo avervi mostrato come bardare i cavalli e v’invita a un picnic in piena garriga (passeggiata di due ore circa - 250 € per una carrozza da 6 a 10 persone). Sul posto, un viticoltore vi parlerà di questa terra e del vino. A scelta: panini o piatti biologici buoni e sani di Laurent Maire (17 a 45 € a persona). Molte altre formule sono disponibili. Écurie Font Clarette (accanto a Deleuze-Rochetin) Emmanuel Pédeneau, ad Arpaillargues. Tel. +33 (0)6 24 07 42 62. www.ecuriefontclarette.com

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Una cantina atipica a Blauzac

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Arte in cantina Jean-Michel e Catherine Cathonnet o Bertrand Salzes vi accolgono nella loro bella cantina moderna (con uno spazio per i bambini) dove potrete degustare i loro ottimi vini, tra i quali “La Sarrazine”, Medaglia d’argento "Syrah du Monde". Al primo piano, una galleria d'arte con una programmazione originale e una bella terrazza. Potrete anche visitare la loro cantina e passeggiare lungo il percorso di scoperta della fauna e della flora, dei mazets e capitelles (piccole costruzioni tipiche) della proprietà. Domaine Deleuze-Rochetin, route d'Uzès ad Arpaillargues. Tel. +33 (0)4 66 59 65 27. www.deleuzerochetin.com

Sole, terrazza, ampia vista panoramica sulle vigne e le Cévennes... eccovi al Domaine du Lys, dove tutto è stato concepito con uno spirito risolutamente moderno. In questa cantina atipica degusterete i loro vini dinamici, nervosi e fruttati dagli aromi delicati. Vi si organizzano regolarmente eventi con altri produttori. Da seguire su Facebook. Domaine Les Vignes du Lys, route d’Uzès a Blauzac. Tel. +33 (0)4 66 03 16 37. www.les-lys.fr

Alla scoperta delletartufaie Michel Tournayre ha recentemente creato dei percorsi pedagogici appassionanti per comprendere il tartufo: come scoprire il suolo e le radici grazie a un sentiero sotterraneo. Stupefacente! Vi si trova anche un arboreto con undici diversi alberi da tartufo: tigli, carpini, noccioli, pini d'Aleppo, bonsai... E per finire, Michel vi darà il benvenuto nel suo bel “negozio, museo, degustazione” con tartufi, libri, prodotti locali, vini, senza dimenticare la foto del nonno. Les Truffières d’Uzès, 830, route d'Alès a Uzès. Tel. +33 (0)4 66 22 08 41. www.lestruffieresduzes.fr

Camere chic e ristoranti shock Ecco una selezione di luoghi dove regnano benessere, design, comforte voluttà! Approfittatene per degustare altri vini come quelli del Domaine Chabrier. • Bed & breakfast e ristorante gastronomico - L'Artémise a Uzès. Tel. +33(0)4 66 63 94 14. www.lartemise.com • Bed & breakfast e corsi di cucina - Le clos du Léthé a Saint-Médiers. Tel. +33 (0)4 66 74 58 37. www.closdulethe.com • Bed & breakfast e trattoria - La Maison d'Ulysse a Baron Tel. +33 (0)4 66 81 38 41 www.lamaisondulysse.com

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PROFUMI ALÈS

Alès, capoluogo di dipartimento del Gard, nelle Cévennes, posta sulle rive del capriccioso Gardon, è in pieno rifiorire.

Alès,la“nera”, passaalverde!

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iamo nel paese dei “Musi neri”, delle “camicie bianche” (i Parpaillots*) e dei verdi boschi. Le basse Cévennes, luogo di villeggiatura per celebrità stanche della folla (Ysabelle Lacamp, Patrick Timsit, Charlie Watts il batterista dei Rolling Stones, l’attrice Bernadette Laffont, e altri), terra d’accoglienza per sessantottini avventurosi, terra di miracoli in generale. Dopo la fine dell'epopea mineraria, è qui che negli anni '60 l'ondata neo-rurale è venuta a “darsi al verde”, conferendo un nuovo dinamismo a una regione indebolita dall'esodo rurale. Alès, il capoluogo delle Cévennes, era al tempo una città ferita. Aveva perso la sua piazza porticata e la locanda del Coq Hardi, che secondo la leggenda fu la sede nel 1629 della firma della “Pace di Alais” (per la libertà di culto) da parte di Richelieu. Un episodio decisivo per la città protestante. La città operaia, al suo apogeo (1947), impiegava 24.000 minatori e sfruttava 21 pozzi raggruppati sotto il nome di Houillères du Bassin des Cévennes (nel 1950, furono estratti tre milioni di tonnellate di carbon fossile). Con la chiusura delle ultime miniere tradizionali nel 1982 e nel 1986 (quelle a cielo aperto

seguiranno, all'inizio degli anni 2000) Alès ha a poco a poco chiuso il sipario sul suo passato carbonifero. La ex “città dormitorio”, posta sulle rive del capriccioso Gardon, si risveglia. Alès oggi è una città culturalmente vivace. Il pubblico accorre dai centri urbani vicini (Nîmes, Montpellier, Arles) per seguire la programmazione del suo teatro, Le Cratère, palcoscenico nazionale; i cinefili provengono da ancora più lontano per l'imperdibile festival cinematografico Itinérances (ogni anno, a marzo). Ma soprattutto, la città si dà al verde. Dal 2007, Alès accumula i riconoscimenti ecologici : onorificenze nazionali per lo sviluppo sostenibile, nomina a capitale francese della biodiversità, Marianne d’oro, ecc. A giugno, ogni anno, Alès è anche il luogo della feria dell’Ascensione e vi si perpetua la tradizione taurina con corride e spettacoli taurini, mentre la cittadina si anima al ritmo delle bodegas. * “Farfalla” in occitano. Termine peggiorativo, designa i Camisardi, contadini in camice bianco che vivevano la notte, come le farfalle notturne.

www.sunfrance.com/ales www.villes-ales.fr

Nel pieno delle Cévennes, ad Anduze (Gard), in un paradiso vegetale di viali di bambù e fragranza di sequoia, l’esotismo è ovunque, nella corteccia e tra le foglie della foresta di bambù. La cornice paesaggistica del sito, di una bellezza impressionante, è dichiarata monumento storico regionale. Uno splendido Ginkgo biloba sovrasta la valle del drago e un labirinto vegetale attende il viandante.

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Il museo del deserto:un culto, al mas Soubeyran Nella cucina del mas Soubeyran (un tempo, dimora di Rolland, capo dei camisardi), a Mialet (Gard), il clou della visita è… un nascondiglio segreto! Esso esprime lo stato di clandestinità permanente che ha accompagnato il periodo detto “del Deserto” nelle Cévennes. Nel corso di un secolo, dalla revoca dell'Editto di Nantes (1685) all'Editto di Tolleranza (1787), è così che si è forgiato il protestantesimo francese: nella lotta e nella privazione della libertà (di culto, di libero arbitrio, di movimento per i prigionieri o coloro che furono mandati nelle galere). Nelle Cévennes, paese di montagna e di rifugi, si è potuta organizzare una resistenza, sotto la guida dei Camisardi (gli insorti). Per commemorare questo periodo, ogni anno dal 1911, la prima domenica di settembre, l’assemblea del Deserto celebra culti, matrimoni e battesimi all'ombra delle querce del mas Soubeyran. È possibile visitare il museo contiguo, dedicato alla storia del protestantesimo francese. Le mas Soubeyran à Mialet Tél. 04 66 85 02 72 www.museedudesert.com

Un negozietto e un garden-center completano le installazioni paesaggistiche. La visita del parco, di una trentina di ettari, permette di farsi un'idea del progetto di Eugène Mazel, commerciante di spezie, che acquisto la tenuta di Prafrance nel 1855. Vi sono esposte mostre temporanee e permanenti, tutto l'anno. www.sunfrance.com/parcs_jardins


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PROFUMI SAINT-GUILHEM - MINERVE

Saint-Guilhem-le-Désert (Hérault) accoglie ogni anno 700.000 visitatori, che restano in beatitudine di fronte all'eredità della sua abbazia di stile romanico.

Saint-Guilhem-le-Désert, lagraziaelabellezza

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all'autostrada A75, nei dintorni di Gignac, il paese rivela immediatamente il suo stile, con un incredibile Via Crucis all'aperto e la chiesa di NotreDame-de-Grâce, del XVII secolo. Secondo la leggenda, è qui che la Santa Vergine ha restituito i sensi a un cieco, sordo e muto! Ed è un po' l'effetto che coglie il turista, all'ingresso di questa valle delle meraviglie, toccata dalla grazia e dalla bellezza. Bisogna tenere costantemente gli occhi al cielo: ovunque, i paesi sfiorano le nuvole, erti sul loro mammellone (poggio isolato e tondeggiante) nel bel mezzo di una vegetazione lussureggiante, avvolti intorno a una chiesa o a un castello. Mistico più di ogni altro, il paesino di Saint-Guilhem-le-Désert brilla attraverso le epoche, dai tempi dei grandi pellegrinaggi medievali verso Santiago de Compostela. Qui, nell'anno Mille, i pellegrini che convergevano dall'Oriente e dall'Italia verso la Spagna, facevano tappa all'abbazia di Gellone (804), dopo la tappa di Saint-Gilles e di Montpellier Questo gioiello dell'arte romanica, di cui una parte del chiostro è in questo momento esposta al museo dei chiostri di New York (USA), accoglie le reliquie di San Guglielmo e alcuni frammenti della vera croce di Cristo (dono di Carlomagno)! Oggi, i devoti hanno scambiato i bastoni da pellegrini con robuste calzature da trekking. Il sentiero GR 653 attira i turisti a migliaia, lungo la Via Tolosana (itinerario di Arles), tra garriga e olivi. Dal 1999, Saint-Guilhem-leDésert è iscritto nella lista del patrimonio mondiale dell'Unesco, come cammino di Santiago de Compostela. E da giugno 2010, il paese figura tra i Grands Sites de France

(grandi siti di Francia) con il circo dell'Infernet, le gole dell’Hérault e la grotta di Clamouse. Con la sua incredibile varietà di cristalli di calcite e d’aragonite, e considerata una delle più belle di Francia, questa cavità pietrifica i turisti che percorrono i suoi 900 metri di gallerie attrezzate. Mentre lo spirito di San Guglielmo, prode cavaliere e fondatore dell'abbazia, morto nell'anno 812, plana su questa valle popolata da leggende, tutto intorno, gli

immediati dintorni di Saint-Guilhem sono un paradiso per gli amanti della natura. Vi è soltanto l'imbarazzo della scelta, tra escursioni a piedi o in Mountain Bike, ma anche nuoto, canoa-kayak e pesca in acqua viva, nelle gole dell’Hérault che serpeggiano al di sotto del paesino. www.sunfrance.com/stguilhem www.saintguilhem-valleeherault.fr

Minerve,una bellezza fatale dal destino funesto

Città martire e antico rifugio di eretici catari distrutto da Simone di Montfort, Minerve (Hérault) sembra volere raggiungere il cielo, per sempre. Alcuni lo vedono rintanato nel cuore degli altipiani dei causse, altri circondato da gole, vinte dalla confluenza del Brian e della Cesse. Questo sito medievale senza pari si erge a due passi dalle Corbières e dal Parco Regionale dell'Alta Linguadoca. Aggrappata ai contrafforti della Montagne Noire, nelle Cévennes, la cittadina si credeva inespugnabile. « Nessun castello, a parte Termes e Cabaret, era più forte di Minerve », aveva scritto un cronista al momento del dramma. “Perfetti” era il nome dato ai Catari, i quali si imposero delle regole fondate sulla nozione del Bene e del Male più rigide rispetto a quelle della Chiesa; quest'ultima dichiarò eretico il movimento e ne decretò l'eliminazione, e fu a Minerve che furono presi in trappola da Simone di Montfort nel 1210. Dopo sette settimane di assedio e di fronte alla sete e alla malattia, Guillaume, signore di Minerve, capitolò. Su questo sfondo selvaggio, i Perfetti rifiutarono di abiurare la loro fede, attirandosi così il supplizio del rogo : il primo rogo collettivo della battaglia contro gli Albigesi. Gli eventi storici e la sua posizione geografica rendono questa città, tanto bella quanto fatale, uno dei tempi forti della crociata. Il paese esibisce ancora arcate disinvolte e ponti naturali scolpiti nella roccia calcarea: uno sfondo tanto grandioso quanto il suo funesto passato.La generosa cittadina ha dato il suo nome al Minervois, terra di viticoltori. D'altra parte, è proprio a una coppia di viticoltori che dobbiamo l'esistenza a Minerve del museo Hurepel, che propone il racconto della tragica epopea dei catari occitani sotto forma di figurine d'argilla. Percorrendo le stradine del paese, il viandante va incontro a questo luogo di memoria, dove sussistono ancora recinzioni, porte fortificate, posterle, stradine lastricate di ciottoli di fiume, torri e vestigia del castello. SUDDEFRANCE - 40 -


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PROFUMI SALAGOU - HAUT LANGUEDOC

Salagou,profondorosso Creato nel 1969 nel letto di un antico fiume, il Salagou regna su questo paese color ocra. Le ruffes sono le rocce che circondano l'acqua, tingendola di rosso, e l'acqua è ovunque.

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alagou, il suo lago artificiale e la sua valle eponima. La diga fatta di scogliere artificiali di basalto, costruita sul piccolo fiume Salagou, ha inghiottito alcune borgate. In paese, si racconta persino che nei giorni di forte vento, si senta suonare la campana della chiesa sommersa… Ma quarant'anni dopo la sommersione del sito, vi regna un'aria di paradiso. Creato dalle autorità pubbliche nel 1969 per irrigare la valle e permettere la riconversione delle vigne in frutteti, il “Grand Rouge”, come viene chiamato, ha trovato il suo pubblico! Questa valle dai toni ocra (per via delle ruffes, rocce argillose rosse, ricche in ossido di ferro), che ricordano le distese desertiche dell'Arizona o dell'Africa, attira un numero sempre più alto di persone desiderose di godersi questa splendido specchio d'acqua. Il Salagou è un vero e proprio mare dell'entroterra, con i suoi 125 milioni di metri cubi d'acqua e si estende su 7,5 chilometri di lunghezza in un paesaggio circondato da strane colline che furono un tempo vulcani. Pioppi, frassini e salici sovrastano indolenti i canneti, sotto gli occhi incuriositi dello svasso maggiore (Podiceps cristatus). In quarant'anni, questo sito dal paesaggio lunare e arido è diventato la destinazione privilegiata degli amanti della natura e della balneazione. Vengono qui, nelle ore più calde, a cercare refrigerio (d'estate, la temperatura dell'acqua raggiunge i 28°). Sulla superficie dell'acqua, quotidianamente spazzata dai due venti dominanti, la Tramontana

e il vento marino, si praticano assiduamente la vela e tutti gli sport di scivolamento (i motori sono proibiti). Questo luogo, apprezzato dagli appassionati di funboard, è anche il regno di catamarano, optimist, pedalò e canoa-kayak! La fauna di velisti affacendati sullo specchio d'acqua incrocia la comunità di pescatori... venuti da tutta l’Europa! Il Salagou, infatti è un grande centro di pesca, e le specie introdotte dall'uomo al momento della sommersione del sito si sono adattatee in maniera formidabile: in queste acqua, oggi, nuotano pesci carnivori, carpe, sandre, lucci, persici e una grande quantità di altri begli esemplari.. Nelle immediate vicinanze, si passeggia... a piedi o in Mountain

Bike, siccome le particolarità geologiche della valle fanno di questo sport l'attività terrestre di predilezione: otto circuiti delimitati, a quattro livelli di difficoltà, permettono di scoprire i dintorni del lago. Le escursioni a cavallo o a piedi sono un altro modo di esplorare queste terre rosse popolate da una fauna e da una flora molto particolari. Più in là, borgate, cappelle, capanne di pietra a secco (capitelles) e, ovunque, splendidi paesaggi. Mentre si stagliano in lontananza i grigi picchi calcarei del circo di Mourèze, tutto intorno, paesini autentici come Clermont l’Hérault, Liausson, Octon, Salasc, Celles e Le Puech invitano alla scoperta dell'Haut Pays d’Oc.

Un paesaggio unico e vario Qual è la caratteristica comune tra il massiccio del Caroux, la Montagne Noire (foto), i monti di Lacaune e d’Orb, il Plateau des Lacs, il Sidobre e la garriga mediterranea? Fanno tutti parte integrante del Parco Naturale Regionale dell'Alta Linguadoca, creato nel 1973 in zona di media montagna. In questo complesso paesaggistico sorprendente, a cavallo tra Midi-Pyrénées e Linguadoca-Rossiglione, e soggetto a una doppia influenza climatica, mediterranea e atlantica, regna una grande diversità paesistica: castagneti, torbiere, lande, gole (in particolare, quella dell’Héric), laghi e fiumi, sono un invito costante alla scoperta. La montagna dell'Alta Linguadoca, elemento eccezionale nel panorama del turismo francese, è un paradiso per il turismo verde, per l'escursione e il turismo gastronomico (cibi insaccati e salumi in genere, apicoltura, viticoltura). www.parc-haut-languedoc.fr SUDDEFRANCE - 41 -


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PROFUMI PÉZENAS - LODÈVE

I tappeti della Repubblica

Pézenas, ladolcezzadella Linguadoca Pézenas è il teatro di ricchi palazzi signorili e di strade lastricate di storia.

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arte e i mestieri hanno un posto d'onore nella città, a suo tempo nominata capitale dai Montmorency e dal Principe Conti, governatori della Linguadoca. Pézenas (Hérault) coniuga le arti: dalla danza, al teatro, alla musica. Una trentina di artisti creatori, costumisti, marionettisti, mosaicisti, fabbricanti di ferro battuto, tagliatori di pietra ed ebanisti, contribuiscono alla fama della città. Oltre ad essere celebre per i suoi palazzi signorili, come l’Hôtel de Peyrat, la città accoglie infatti i mestieri artistici e, in particolare, quelli teatrali e del patrimonio; ma Pézenas sa ancora associare il ricordo di Molière e Boby Lapointe. La città attira i mercanti di anticaglie e ne conta un numero elevato. Su

questo tema, dal mese di maggio fino a ottobre, si svolgono fiere annuali. La sua storia è stata marcata da personaggi illustri. JeanBaptiste Poquelin, alias Molière, giunse a Pézenas nel 1650. Vi rimase tre mesi, per divertire gli Stati Generali della Linguadoca. Tornerà a soggiornarvi due volte, successivamente nel 1653 e nel 1656. Questa città è stata una tappa importante per l'uomo di teatro. Il “Don Giovanni” riflette in realtà il ritratto del Principe de Conti, mecenate di Molière a Pézenas. Altri personaggi locali ispireranno alcune figure delle pièce di Molière, come l’abate Rouquette, confessore del Prince, che ispirerà Il Tartufo. Nel corso dei secoli successivi, videro la luce dei veri e propri movimenti e monumenti intorno a Molière, a tal punto che la città sviluppò tutta una politica culturale incentrata tanto sull'uomo quanto sulle sue opere. www.sunfrance.com/pezenas www.pezenas-tourisme.fr SUDDEFRANCE - 42 -

Ornano i parquet dei ministeri, delle ambasciate all'estero e del palazzo dell'Eliseo... ma è a Lodève, nell'Hérault, che sono fabbricati! Ogni anno, dal 1966, la data del loro ricongiungimento allo Stato, i laboratori del saponificio di Lodève (“la Savonnerie de Lodève”) producono tappeti d'eccezione che in seguito vanno a far parte delle collezioni del Mobilier National. A Lodève, una trentina di licciai fabbrica tappeti con la tecnica del punto annodato, in base a disegni di artisti contemporanei (Paulin, Hajdu, Lalane, Morellet, ecc.) o reedizioni dei secoli XVII, XVIII e XIX. Questa tradizione dei mestieri di alto liccio ha potuto venire rilanciata nel 1962 con l'arrivo delle mogli degli harki (soldati algerini che difesero la causa francese durante la guerra d'Algeria), famose tessitrici. Nel 1964, il Ministero dell'Interno creò un laboratorio di tessitura dove trovarono impiego una trentina di queste donne; la tecnica algerina tradizionale fu a poco a poco sostituita dalla tradizione dei mestieri di alto liccio. Il laboratorio di Lodève è aperto ai visitatori. Manufacture Nationale de la Savonnerie (Manifattura Nazionale del Saponificio) Impasse des Liciers - 34700 Lodève. Tel. +33 (0)4 67 96 41 34

Scénovision: Molière in 3D Con l'ausilio della più recente tecnologia a 3D, la città di Pézenas ha realizzato all'interno della magnifica cornice dell’Hôtel de Peyrat, un percorso ludico e pedagogico su Molière. Vi si tratta, in cinque atti, della vita trepidante dell'uomo di teatro. Lo scenario di ogni sala rappresenta uno squarcio della vita di Molière, della sua troupe e del suo secolo. È un po' come se il cinema raccontasse il teatro, in tre dimensioni e per cinquantacinque minuti. Questo spettacolo sensoriale si percorre in famiglia. Aperto tutti i giorni dell'anno, il luogo è accessibile su prenotazione alle persone a mobilità ridotta. Un inizio ogni quarto d'ora. Tel. +33 (0)4 67 98 35 39 www.scenovisionmoliere.com


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PROFUMI PAESE CATARO

I castelli del Minervois e delle Corbières sembrano ancora proteggere i Catari che marcarono la storia e i paesaggi dell'Aude.

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l catarismo, religione cristiana dissidente, diffusa dai suoi predicatori, riunisce rapidamente numerosi adepti in Linguadoca, attira l'interesse dei signori e crea delle diocesi a Tolosa, Carcassonne, Albi e Agen. Per contrastare lo sviluppo di questa religione che confuta i dogmi e l'autorità della chiesa cattolica, nel 1208 il papa Innocenzo III intraprende la “crociata contro gli Albigesi”. Comandati da Simone di Montfort, i Crociati massacrano la popolazione di Béziers. Carcassonne, Minerve, Lastours cadono, una dopo l'altra, e la contea di Tolosa è sconfitta. Il trattato di Meaux (1229) mette termine alla guerra santa, mentre l'inquisizione continua a cacciare gli eretici, che si rifugiano nei paesini fortificati del Minervois e delle Corbières. L'avventura catara, diventata un conflitto d'indipendenza del Sud contro il regno, si concluderà con la caduta di queste piazzeforti e l'annessione della Linguadoca alla corona di Francia. I castelli catari narrano questa epopea. Peyrepertuse, Puivert, Aguilar, Termes, Puilaurens e Quéribus, figurano tra i più imponenti. Le vestigia di queste fortezze, che svettano possenti, sembrano sospese in

Unpatrimonio acuoreaperto equilibrio sui picchi rocciosi o spuntate dalla roccia sulla quale sono abbarbicate, mentre le loro mura merlate trasmettono un senso di potenza. Oggi, da Durban a Lagrasse, la strada dei castelli del Paese Cataro propone una visita nel cuore della storia dei bons

hommes (così erano chiamati gli adepti di questo movimento) e dei monumenti della regione. Ufficio intercomunale del turismo delle Corbières Sauvages. Tel. + 33 (0)4 68 45 69 40

PechdeBugarach, losperoneditutteleleggende… Per molto tempo, Le Pech de Bugarach fu conosciuto soltanto dagli appassionati di trekking. Con i suoi 1.230 metri, questo sperone roccioso è il punto culminante delle Corbières, e offre una splendida vista panoramica sui Pirenei, l'Alta Valle e la pianura dell'Aude. Il picco, un tempo denominato “Pech de Tauzé”, sorge dalle profondità della terra ed è separato dagli altri massicci; la sua maestosità rocciosa è accentuata dalle foreste e la garriga circostanti. È situato nei pressi di Rennes-le-Château, e sul conto della sua cima di roccia calcarea circolano le storie più incredibili: c'è chi giura di aver visto degli UFO decollare o penetrare nella montagna! Il Bugarach è da molto tempo una terra di leggende; ma da due anni a questa parte, alcune persone sono convinte che è da qui che si contemplerà la fine del mondo. Infatti, secondo una folle diceria lanciata su Internet e, a quanto pare, fondata sul calendario Maya, l’apocalisse è prevista per il 21/12/12, e quindi per il prossimo 21 dicembre; pare che soltanto un luogo si salverà: Le Pech de Bugarach... Da allora, questo paesino di duecento abitanti ai piedi della roccia è alquanto movimentato dagli appassionati di esoterismo e altri personaggi eccentrici, in attesa del giorno finale, con gran disperazione del sindaco. Una ragione in più "per guardare le cose dall'alto"… SUDDEFRANCE - 43 -


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ENO-CIRCUITO NELLE CORBIÈRES, TRA PRESTIGIO E MODERNITÀ

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Il Paese Cataro incanta per la bellezza e la severità dei suoi paesaggi, la sua storia e i vigneti millenari. La denominazione di origine Corbières è un immenso puzzle geologico. Vi nascono dei vini di carattere, proprio come i viticoltori che la coltivano. È possibile scoprirvi dei luoghi di prestigio o altri intrisi di modernità sui quali aleggia un'aria di rinnovamento dello spirito "Corbières".

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"non è il caso di pavoneggiarsi"). Visita e degustazione alla cantina: tutti i giorni dalle 10:00 alle 12:00 e dalle 15:00 alle 18:00. Cave de Castelmaure, route des Canelles a Embres-et-Castelmaure. Tel. +33 (0)4 68 45 91 83. www.castelmaure.com

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ÉES- S PYRÉN TALE ORIEN 2

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Degustazione e sport meccanici al castello Venite a visitare questa sorprendente cantina futurista: un parallelepipedo seminterrato di calcestruzzo grezzo color terra con un'immensa facciata vetrata che offre una magnifica vista sulle Corbières. Chi ama le sensazioni forti, potrà passeggiare nel cuore della garriga a bordo di una 4x4, di un quad o di un buggy. E approfittare di un ristorante (due forchette) con bed & breakfast. Château de Lastours a Portel-des-Corbières. Tel. +33 (0)4 68 48 64 74. www.chateaudelastours.com

Da Goujon, il top della cucina del Sud Benvenuti alla locanda di Gilles Goujon, famoso tre stelle della regione, nel bel mezzo delle Corbières, dove si può gustare tra l'altro il famoso «uovo di gallina Carrus pourri con tartufi melanosporum su un purea di funghi e tartufi estivi, servito con una piccola brioche tiepida e un cappuccino». Sbalorditivo! Un'ottima carta dei vini della regione e un'accoglienza senza pedanteria. Partirete soddisfatti e felici.

3 L’Auberge du Vieux Puits, 5, avenue Saint-Victor a Fontjoncouse. Tel. +33 (0)4 68 44 07 37 www. aubergeduvieuxpuits.fr

Relax ai Jardins Saint-Benoît 1

Rilassatevi sotto il soffitto a volte in pietra dello Spa Garrigae. Piscina interna riscaldata, sauna, hammam, vasca idromassaggio, tisaneria…

Simpatia e degustazione alla cooperativa «Le nostre vigne sono abbarbicate in capo al mondo»... certo. Ma nel centro del paesino, la cantina (moderna e sobria) di questa cooperativa è diventata un “must”. In questa valle paradisiaca, il vino non è triste. Le bottiglie variopinte ne sono la prova. Vi si può degustare la famosa cuvée “3” o le due più recenti dai nomi fantasiosi e diretti “Vavavoum!” e “Faut pas rouler les mécaniques” (letteralmente,

E per distendervi, concedetevi un massaggio a base di prodotti regionali e biologici. Mmmmh! Les jardins Saint-Benoît, route de Talairan a Saint-Laurent-de-la-Cabrerisse. Tel. +33 (0)4 68 44 18 70. www.garrigaeresorts.com

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Degustazione biologica alcastello Questo vigneto di 135 ettari tutto d'un pezzo è circondato e protetto da 500 ettari di garriga, formando così un ricco ecosistema in un ambiente unico. È il più importante produttore biologico delle Corbières. I suoi vini sono eleganti, vellutati, ghiotti, come il “Solus 2010”. Da degustare nel castello (antica dépendance dell'Abbazia di Fontfroide) tutti i giorni della settimana e il week end su appuntamento. Château de Caraguilhes a Saint-Laurentde-la-Cabrerisse. Tel. +33 (0)4 68 27 88 99 www. caraguilhes.fr

Attraverso l'anima delle Corbières

Approfittatene per ammirare i magnifici paesaggi delle Corbières. A Villerouge-Termenes, paesino medievale con un'imponente fortezza in una cornice selvaggia di colline rosseggianti e vigneti. Lagrasse (anticamente, capoluogo delle Corbières) e l'abbazia Sainte-Marie. Un poco più in là, a Mayronnes, un sentiero scultoreoper un trekking artistico in piena natura.

Ristorarsi e dormire

Luoghi di classe per serate rilassanti e notti riposanti. • Bed & breakfast e ristorante: Château de Lastours a Portel-des-Corbières. • Bed & breakfast: La demeure de Roquelongue a Saint-André de Roquelongue. www. demeure-de-roquelongue.com • Bed & breakfast e ristorante gastronomico: L’Auberge du Vieux Puits a Fontjoncouse • Bed & breakfast o alloggi e ristorante: Les jardins Saint-Benoît a Saint-Laurent-de-la-Cabrerisse.

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PROFUMI CANIGOU - TRENO GIALLO

IlCanigou, ilgrandesitodeiCatalani

Il Pic du Canigou è il gioiello della regione catalana. Culmina a 2.784 metri di altitudine e riunisce molte curiosità locali.

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l Canigou (Pirenei Orientali) è un pozzo di leggende e attira ogni anno un gran numero di visitatori. Effettivamente, i suoi sentieri sinuosi offrono un'ampia scelta di passeggiate, accessibili tanto per gli sportivi della domenica che per gli escursionisti provetti. Qui, a soli cinque chilometri dal mare, sono state costruite moltissime curiosità del patrimonio del Rossiglione. Tra queste, l'abbazia di Saint-Martin- du-Canigou, fondata nel X secolo da un conte di Cerdagna e “appollaiata” a 1.096 metri di altitudine. O ancora, il priorato di Serrabone, composto da una tribuna le cui sculture e dettagli di marmo rosa rappresentano un vero e proprio capolavoro dell'arte romanica

del Rossiglione. Ma, innanzi tutto, offre un affascinante belvedere. Si dice che sia possibile vedere la sua cima da Barcellona, e persino da Marsiglia quando il cielo è sereno. Una delle più belle tradizioni che l'animano si svolge il week-end precedente la festa di San Giovanni, cioé qualche giorno prima del 24 giugno. Si tratta della Trobade, che raduna tutti gli appassionati del Canigou. Questi ultimi si arrampicano sino in cima, carichi di fascine di legno legate con dello spago e pieni di messaggi di speranza e di pace. Il 23 giugno, la vigilia della festa di San Giovanni, uno di loro porta la fiamma originaria, conservata secondo la tradizione al Castillet, a Perpignano. La sera, a mezzanotte,

Il“canarino”diCerdagna Il Treno Giallo è un'altra istituzione della regione catalana Viaggia sulla ferrovia più alta di Francia, senza cremagliera. È stato creato nel 1910 per rompere l'isolamento delle zone montagnose dei Pirenei Orientali, raggruppate sugli alti pianori di Cerdagna e del Capcir. Ferma anche a Bolquère, la stazione ferroviaria più alta della rete francese (SNCF), situata a 1.592 metri di altitudine. Questo percorso pittoresco ha come punto di partenza Villefranche-de-Conflent, dove raggiunge la rete SNCF classica, poi collega molti altri paesini catalani lungo un tragitto di 62 chilometri, tra i quali Mont-Louis, Odeillo-Via-Font-Romeu, Saillagouse o Osseja, per concludere la sua corsa a Latour-de-Carol. D'estate, molti visitatori affluiscono per prendere questo treno tipico e vedere scorrere davanti agli occhi i maestosi paesaggi che lo circondano, alla velocità media di 30 chilometri orari... www.ter-sncf.com SUDDEFRANCE - 45 -

la famosa Fiamma del Canigou è finalmente riaccesa. I pellegrini passano quindi una notte sotto le stelle, in un'atmosfera calorosa. Il fuoco che arde in cima al picco è visibile da diversi paesi del Conflent. Il giorno stabilito, gli escursionisti recuperano la fiamma e scendono lungo i sentieri del Pic in una sorprendente e luminosa processione. Quindi, la portano ad ogni paesino per alimentare i fuochi di San Giovanni. www.sunfrance.com/canigou

Dopo il trenino giallo,ecco il trenino rosso! LAnche l'antica linea Axat-Rivesaltes, che attraversava una parte del Paese Cataro e tutto il Fenouillèdes, è stata rimessa in funzione. Lungo 60 chilometri, tra vigneti, montagne e foreste, questa linea attraversa, d'un passo lento e solenne (in circa tre ore) gli incantevoli paesini di Lapradelle, Caudiès-de-Fenouillèdes, Maury, Estagel, Espira-de-l’Agly prima di giungere a Rivesaltes, nei pressi di Perpignano. Si organizzano anche dei percorsi tematici. Treno del Paese Cataro e del Fenouillèdes. Tel. +33 (0)4 68 20 04 00 - www.tpcf.fr


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PROFUMI MENDE

PROFUMI CITTÀ

Mende, epicentro della Lozère

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ell'alta valle del Lot, nella regione dei Grands Causses, Mende (Lozère) è marchiata dal sigillo della storia. L’arrivo ai piedi della basilica-cattedrale di Notre-Dameet-Saint-Privat (che fu edificata nel Trecento per volontà di Guillaume de Grimoard, divenuto nel 1362 il sesto papa di Avignone sotto il nome di Urbano V) è sempre affascinante, per il contrasto creato dall'imponenza dell'edificio che troneggia nel cuore del centro storico, e l'aspetto stringato dell'habitat locale, coperto da tetti di lastre di scisto. Dismisura e “grandeur” del passato di una città che fu sede episcopale, fino alla Rivoluzione. Nel XVI secolo, Mende era considerata una delle diocesi più ricche della Linguadoca. Ma il principato cattolico conobbe tempi bui: nonostante la riforma protestante che portò alla conversione di una parte del Gévaudan, Mende rimase fedele alla fedele cattolica. Il suo motto ebbe origine proprio allora: “le tenebre non mi hanno invaso”. La città, assediata e conquistata nel 1579 dalle truppe del capitano ugonotto Merle, fu bruciata e in gran parte rasa al suolo. Oggi, questa cittadina sorprende chi la voglia scoprire. La popolazione è in aumento e sono stati aperti centri di formazione, università e anche industrie non inquinanti. Forte di questo slancio, Mende cura i suoi viali, le stradine costeggiate da edifici antichi e la sua immagine di “città campagnola”. Si approfitta del centro storico, ai piedi delle montagne da cui sgorgano un gran numero di sorgenti, che serpeggiano attraverso i giardini e le praterie, tra le cascine sparse qui e là. Queste sorgenti vengono canalizzate e alimentano la rete idrica sotterranea di Mende; le si ritrova in superficie intorno all'antico lavatoio e nelle numerose fontane di cui sono disseminate le strade. Mende è un ottimo punto di partenza per visitare la regione dei Grands Causses, o il mont Mimat che la domina, imponente, con il suo fitto bosco di pini neri. Questa città, profondamente sportiva, accoglie molte manifestazioni : Trèfle lozérien (rally internazionale di moto fuoristrada), rally automobilistici, Grande Fête du Sport ("grande festa dello sport", alla fine di giugno, ogni due anni), mezza maratona del Marvejols- Mende... www.sunfrance.com/mende - www.ot-mende.fr

Per saperne di più, scannerizza questo codice QR con il tuo smartphone o connettiti su: www.sunfrance.com/villes

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PROFUMI NÎMES

Nîmes, cittàmeridionale

checoltivalesuedifferenze Città dal glorioso passato antico, luogo importante nella storia del protestantesimo, Nîmes è fiera del suo patrimonio e coltiva le sue diversità, sullo sfondo di un art de vivre così particolare.

T

ra il rigore del protestantesimo e l'esuberanza della Camargue, Nîmes (Gard) ha deciso di non scegliere. Estroversa e segreta allo stesso tempo, Nîmes è una città policroma. Ricca di una storia di oltre 2500 anni, fu una colonia dell'impero romano ed è addobbata da sontuosi monumenti che testimoniano dell'importanza della città. La Tour Magne, che fa parte della cinta muraria romana, la Maison Carrée, tempio che dominava il foro della città antica, il tempio di Diana e le antiche terme romane, la porta d'Augusto e l'arena, naturalmente, sono gli immobili testimoni di un'età aurea. Senza dimenticare il Castellum, punto d'arrivo dell'acquedotto, costruito per affermare la munificenza della

città di cui oggi rimane un monumento senza pari: il Ponte del Gard. Nessun'altra città francese dispone di un tale patrimonio. Grandiose vestigia, queste eleganti costruzioni sono la fierezza di una città che ha saputo continuare a vivere con la propria storia. È esattamente il caso dell'arena, costruita intorno al I secolo dopo Cristo, lunga 133 metri e alta 21, che ospitava i giochi antichi e che 2.000 anni dopo continua a essere il cuore pulsante della città, quando vi si svolgono concerti e opere liriche, ma anche durante le famose feria di Pentecoste e a settembre. Mentre oltre 10.000 appassionati si accalcano sulle gradinate di pietra per assistere alle corride, nelle strade della città sono decine di migliaia le persone che vengono a vivere l'evento, in un'atmosfera SUDDEFRANCE - 47 -

SEGUE

Coccodrilli nella regione di Nîmes Come ha fatto questo Sauro ha ritrovarsi sul blasone cittadino? A causa di una moneta, coniata a Nîmes in epoca gallo-romana: per celebrare la sua vittoria contro Antonio e Cleopatra, l'imperatore Augusto fece realizzare nella sua provincia una moneta raffigurante su un lato il suo profilo e quello del genero Agrippa, e sull'altro un coccodrillo attaccato a un ramo di palma, per simboleggiare la sottomissione dell'Egitto. Nel 1536, il coccodrillo è diventato il simbolo della città e la mascotte di Nîmes. D’altra parte, sulla scalinata d'onore del municipio si possono scorgere da molto tempo quattro coccodrilli impagliati, appesi al soffitto. Persino i calciatori della squadra locale sono soprannominati "i coccodrilli”.


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PROFUMI NÎMES

tra lo “spagnoleggiante” e il “camarghese”, totalmente atipica. Faceta, Nîmes la romana sa anche essere Nîmes la meridionale, con i suoi bar dove ci si parla da una terrazza all'altra, i suoi famosi mercati coperti, dove si affacendano più di un centinaio di commercianti e artigiani di talento, i suoi viali costeggiati da bagolari e platani, dove è piacevole passeggiare, e le sue piazze nascoste, come l’Ilôt Littré. La città sa anche essere Nîmes la discreta, con i suoi eleganti palazzi del Settecento, dove risiede la HSP (Alta Società Protestante) nel quartiere de La Fontaine, in cui si immagina appena l'eleganza dei cortili

interni, nei pressi degli omonimi giardini. Gelosa del suo passato, Nîmes sa anche vivere il presente e, nonostante il suo ricco patrimonio, la città è un terreno fertile per grandi nomi dell'architettura i quali hanno dato vita ad alcuni degli edifici che hanno marcato l'epoca, come Nemausus de Jean Nouvel e soprattutto il Carré d’Art, l'audace edificio di Norman Foster, un'eco all'antica Maison carrée. Una simbiosi tra la città e il dialogo perpetuo tra passato e presente. www.sunfrance.com/nimes www.ot-nimes.fr

I jeans,originari di Nîmes? Alla fine del Rinascimento, a Nîmes e in tutta la sua regione, l'industria è molto attiva: vi si lavora la lana prodotta nell'entroterra per fabbricare tessuti molto apprezzati. Alla fine del Seicento, questi artigiani cominciano a importare cotone egiziano per fabbricare una sargia rustica, tinta di blu. La “tela di Nîmes” aveva fama di essere molto resistente; almeno quanto la tela fabbricata a Genova fin dal Cinquecento, utilizzata all'epoca per fabbricare vele e teloni. Nel 1853, mentre nel West americano si assiste alla corsa all'oro, un giovane immigrato tedesco che risponde al nome di Lévi Strauss, vende ai cercatori d'oro tende e teloni fatti della tela italiana, fino al giorno in cui ha l'idea di utilizzarla per fabbricare salopette e pantaloni da lavoro. Rapidamente, i pantaloni prendono il nome del tessuto con il quale sono confezionati: è nato il jean, deformazione del nome di Genova. Nel 1860, però, Levi Strauss decide di sostituire questo tessuto pesante con una tela più morbida provvista di un'armatura di sargia in cotone: la famosa tela di Nîmes. Con l'aiuto della differenza di pronuncia, la tela di Nîmes è diventata rapidamente il denim, come è tuttora chiamato il tessuto utilizzato per fabbricare i blue jeans.

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Un “carré”al centro della città Eh sì, ha un bel da chiamarsi “Maison Carrée”, "casa quadrata", ma quadrata non lo è affatto! D’altra parte, misura 26 metri di lunghezza e soltanto 15 di larghezza. Perché questo nome, allora? Perché in latino il termine designava inizialmente una forma ad angolo retto… Il monumento, edificato nei primi anni dell'era cristiana, era dedicato ai “prìncipi della gioventù” e particolarmente ai figli adottivi dell'imperatore Augusto, primo imperatore romano che fece di Nîmes una sorta di vetrina delle colonie romane, facendovi costruire dei sontuosi edifici pubblici tra i quali questo sorprendente santuario. La Maison Carrée, ispirata al tempio di Apollo a Roma, fa parte dei templi d'epoca romana meglio conservati. E sono gli usi a cui è stata adibita dai suoi proprietari a garantirne la sopravvivenza nel corso dei secoli. Senza interruzione dal secolo XI, la Maison Carrée è servita da casa consolare, scuderia, appartamento, chiesa e magazzino degli archivi dipartimentali. Pare persino che nel Cinquecento la duchessa di Uzès abbia voluto farne un mausoleo per sè e per suo marito! Adibito a museo nel 1823, il tempio, che si dice abbia ispirato gli ideatori de La Madeleine, a Parigi, ha recentemente ricevuto una paziente ripulitura, completata nel 2011: nello stupore che provoca la ritrovata purezza dell'edificio, essa ne permette una nuova lettura. Oggi, la “Maison Carrée” ospita un film in 3D, “Les princes de la jeunesse” ("I principi della gioventù"), che dal gladiatore al torero, immergono lo spettatore in duemila anni di ricco passato storico.


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ENO-CIRCUITO PASSEGGIATA NEL CUORE DELLE TERRE DI SCISTO DELLE FAUGÈRES Nel 2012, la denominazione d'origine Faugères festeggia i suoi trent'anni. È l’occasione per scoprire i sette paesini di questo territorio omogeneo, di un scisto unico. Oggi, il 30% delle proprietà coltiva secondo i canoni biologici, biodinamici e del vino naturale, e sono gestite da una generazione in ascesa di "giovani" viticoltori. 5

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ULT HÉRA

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Ad Autignac a casa della Presidentessa È il primo paesino vinicolo della denominazione d'origine controllata che s’incontra, arrivando da Béziers. Da vedere: le vestigia dell'antico castello (bastìa), il percorso della ronda e la chiesa SaintMartin. Appuntamento da François e Nathalie Caumette, la presidentessa della denominazione di origine che vi parlerà appassionatamente dei vini di Faugères, della conservazione dei paesaggi, di coltura "ragionata" e biologica (su appuntamento). Domaine l’Ancienne Mercerie, 6, rue de l'Egalité a Autignac. Tel. +33 (0)4 67 90 27 02. www.anciennemercerie.fr

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Torchio di legno a Caussiniojouls Bel paesino con stradine e giardini fioriti che vi accompagnano al castello medievale. All'entrata del paese, potete visitare la chiesa di Saint-Etienne, costruita nel Cinquecento. Al Domaine de Cébène, nel cuore del paesino, Brigitte Chevalier vi darà il benvenuto nella sua piccola cantina d'invecchiamento del secolo XIX. Su appuntamento, vi dedicherà del tempo per parlarvi degli appezzamenti atipici a 300 metri di altezza, orientati verso nord, del lavoro svolto sfruttando la forza di gravità, e del suo torchio in legno... Domaine de Cébène, a Caussiniojouls. Tel. +33 (0)6 74 96 42 67. www.cebene.fr

Escursione e degustazione a Faugères Paese del Parco Naturale Regionale dell'Alta Linguadoca con un dedalo di stradine ad arco saraceno, mulini del XVI secolo e capitelles (rifugi per pastori), che a Faugères sono chiamate carabelles. Panorama magnifico, tavola di orientamento e area picnic. Un’idea per una passeggiata facile di un'ora e mezza intorno ai mulini (Moulins de Faugères): “Le petit chemin des Carabelles”. Poi, in una dimora dell'Ottocento, scoprirete quaranta viticoltori appartenenti a questa denominazione d'origine! Un'ottima cantina gestita da Régine e Christian Gaudefroid, viticoltori a Faugères (Domaine Les amants de la vigneronne). Prenotate in anticipo, per ordinare piatti di salumi e formaggi (12 €). A vostra disposizione, anche bed & breakfast con piscina privata (79 € colazione compresa). Informazioni sulla passeggiata alla pro loco della zona di produzione del Faugères. Tel. +33 (0)4 67 98 54 73 Celliers de la vigneronne, 18, route de Pézenas a Faugères. Tel. +33 (0)4 67 95 78 49. www.lecellierdelavigneronne.com

Panorama a Cabrerolles Un grazioso paesino tra pianura e montagna. Da vedere: il complesso feudale di Cabrerolles e la chiesa parrocchiale di Saint-Amand. Vi è inoltre un percorso attrezzato che attraversa il paese e si arrampica fino alle mura fortificate e alla cappella di Notre-Dame-de-la-Roque (vista panoramica). In seguito, destinazione La Liquière, per ricevere un'accoglienza calorosa da parte della famiglia Vidal nella loro cantina. Domaine Château la Liquière, a La Liquière. Tel. +33 (0)4 67 76 90 66. www.chateaulaliquiere.com

Panorama e degustazione a Roquessels Villaggio costruito ad anfiteatro, ai piedi di una rocca scoscesa sulla quale si erge un castello feudale in rovina del secolo X. Sentiero escursionistico verso la cappella di Notre-Dame (panoramica eccezionale). Château des Peyregrandes, Chemin de L'Aire a Roquessels. Tel. +33 (0)4 67 90 15 00. www.chateaudespeyregrandes.com

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Fos “la fiorita” Passeggiata tra le stradine fiorite del vecchio borgo. Visita libera della ricostruzione di una carbonaia, a testimonianza dell'attività preindustriale, e del “Clos de l’Aire”, conservatorio di vitigni che permette di entrare nell'universo della vigna in maniera ludica. Immaginato e creato da Luc e Françoise del Domaine Ollier Taillefert, appartenenti alla quinta generazione di viticoltori nativi di questo vigneto. Simpaticissima! Domaine Ollier Taillefert, route de Gabian a Fos. Tel. +33 (0)4 67 90 24 59. www.olliertaillefer.com

Tapas e camere in affitto a Laurens Venite a ristorarvi e a riposarvi nella “città del lauro”. L’abbaye Sylva Plana. Degustazioni di vini nella cantina. Ristorante con piatti di tapas a 15 € o formule da 20 € in su (a pranzo in settimana fuori stagione, e i giovedì, venerdì e sabato sera d'estate). Bed & breakfast (80 €). L’abbaye Sylva Plana, 13, ancienne route de Bédarieux a Laurens. Tel. +33 (0)4 67 93 43 55. www. vignoblesbouchard.com Château de Grézan, neogotico soprannominato “la petite Carcassonne” (la piccola Carcassonne). . Per degustazioni: Tel. +33 (0)4 67 90 27 46. www.chateau-grezan.fr Potrete anche dormire al castello (98 € colazione inclusa). Tel. +33 (0)4 67 90 28 03. www.grezan.com

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Con la sua storia recente che la differenzia dalle vicine città plurimillenarie, Montpellier (Hérault) ha conosciuto e conosce tuttora una crescita e un dinamismo atipici.

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a città di Montpellier, nata nel 985 dopo Cristo, inizialmente era un piccolo complesso di borgate rurali a qualche decina di chilometri dalle città gallo-romane di Nîmes e Narbona. Situata nei pressi della Via Domitia e del cammino di Santiago de Compostela, e dotata di un porto, a Lattes, la città si sviluppa intorno al commercio, attirando pellegrini e viaggiatori che le conferiranno una tradizione cosmopolita. Questa attività permette lo sviluppo di un centro intellettuale e vi si crea la prima celebre facoltà di medicina del regno, dove studiarono Nostradamus e Rabelais. Il Giardino delle Piante (Le Jardin des Plantes) adiacente all'università, creato nel 1593 da Enrico IV per poter disporre di piante officinali, è anch'esso il più antico di Francia. La prosperità di Montpellier va crescendo per oltre due secoli, prima con la famiglia dei Guilhem, fondatori della città, poi in quanto possesso del regno di Aragona, grazie al matrimonio tra Marie de Montpellier e Pietro II d’Aragona, che redigeranno la carta del 1204 nella quale il governo della città è affidato a dodici borghesi eletti. Poi, durante la guerra dei Cento Anni, la città sarà vittima di gravi

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PROFUMI MONTPELLIER

Montpellier, laraggianteLinguadoca

crisi e cadrà in decadenza. Acquisterà in seguito una nuova dimensione sotto l'impulso di Jacques Coeur, nominato nel 1441 commissario del re presso gli Stati della Linguadoca, per risollevare l'economia regionale. Le guerre di religione rappresenteranno un'altra epoca dolorosa, in cui la maggior parte delle chiese e dei templi verranno incendiati, uno dopo l'altro. Il secolo dei Lumi fu un periodo

più favorevole per Montpellier, in particolare grazie a Jean-Jacques-Régis de Cambacérès, nativo della città, che dopo alcuni studi di diritto divenne membro della Convenzione durante la Rivoluzione e sarà il personaggio cardine del Codice Civile voluto da Napoleone. La città rimane un po' alla periferia durante la rivoluzione industriale e la regione resta sostanzialmente agricola, anche se la

La capitale dello sport francese BMX, rollerblading, MBK slopestyle… ogni anno le discipline sembrano moltiplicarsi. Sono sedici anni, ormai, che Montpellier accoglie il Festival Internazionale degli sport estremi, più comunemente detto FISE. Per quattro giorni, sulle rive del Lez, i migliori campioni si confrontano tra loro e fanno da padrini alle iniziazioni. Effettivamente, Montpellier e lo sport funzionano bene insieme. La città si è vista assegnare il titolo di "Città più sportiva" per l'anno 2011.Tanto nel rugby che nella pallamano, le squadre che portano i colori di Montpellier hanno i primi posti garantiti. Anche nel basket femminile e nella pallanuoto, Montpellier fa parte dell'élite. Raro per una città che, però, con l’Arena e lo stadio Yves-du-Manoir, ha investito in attrezzature sportive ultramoderne. Infine, nel calcio, i colori "Sud de France" della squadra del Montpellier hanno brillato lo scorso maggio davanti a milioni di telespettatori quando l'MHSC si è aggiudicato il campionato di Francia di serie A (la Ligue 1), al termine di una stagione eccezionale!

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vigna sarà la sua fortuna nel XIX secolo. Da piccola città di provincia, dopo la seconda guerra mondiale, Montpellier ha conosciuto uno sviluppo straordinario grazie principalmente a due elementi: prima di tutto, il rimpatrio dei pieds-noirs (francesi d'Algeria) poiché il comune ha saputo costruirsi intorno a questo apporto demografico, al punto che la popolazione è raddoppiata in quarant'anni. In seguito, con l'installazione della sede europea del gigante dell'informatica IBM, che è stato un acceleratore economico. Montpellier, città universitaria che gode di un clima soleggiato e della vicinanza con il mare, capitalizza sul suo potere di attrazione, pur conservando al tempo stesso una dimensione umana che le permette di essere regolarmente in testa alle classifiche rispetto alla qualità della vita. L’Ecusson, quartiere storico, rimane il polmone della città, grazie a una vasta zona pedonale che invita ad andare a zonzo. Il Musée Fabre, uno dei più bei musei di belle arti di Francia, è un sontuoso scrigno per opere di primo piano come quelle di Courbet o di Delacroix, senza dimenticare la splendida sala dedicata a Soulages, e attira dalla sua riapertura migliaia di visitatori. SEGUE


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PROFUMI MONTPELLIER

Un alto luogo dell’architettura moderna Ricardo Boffil, Paul Chemetov, Christian de Portzamparc, Zaha Hadid, Jean Nouvel… non si contano più i grandi nomi dell'architettura che sono venuti a porre la loro firma su realizzazioni architettoniche di grande levatura a Montpellier. L’iniziatore fu naturalmente il catalano Ricardo Bofill, che all'alba degli anni Ottanta costruì Antigone, un quartiere che gioca su assi e simmetria, con un omaggio esplicito all’Antichità. La dimensione delle piazze è stata definita dall'architetto in base alle leggi geometriche di proporzione e di armonia, il famoso "numero d'oro", e in base al numero di alloggi previsti. Il progetto, costruito su un asse pedonale lungo un chilometro, ha permesso alla città di volgersi nuovamente verso il Lez, il fiume che sfocia in mare a Palavas. Così, numerosi architetti già ricompensati da un premio Pritzker – l’equivalente del premio Nobel in architettura – hanno lavorato a Montpellier in questi ultimi trent'anni, rimodellando completamente la città. Tra gli ultimi grandi progetti, vi è il famoso Odysseum: l'unico complesso sull'arco mediterraneo a proporre una simbiosi tra zona commerciale a cielo aperto e attività ludiche, come una pista di pattinaggio su ghiaccio, un celebre acquario, un multiplex, ecc. Dopo anni di controversie, il sito è diventato un simbolo delle nuove sfide dell'urbanistica commerciale e attira oltre un milione di visitatori l'anno. Oggi, lo sviluppo della città avviene lungo il Lez, in direzione del mare. Il simbolo forte è il nuovo, imponente, municipio, ideato da Jean Nouvel e François Fontès (foto). Ecologico e tecnologico, l'edificio è di un blu profondo (come uno dei colori della città) che cambia secondo il sole. Di fronte a questa costruzione, simbolo di una città in espansione, si estende tutto un nuovo quartiere, battezzato Port-Marianne, intorno al Bassin Jacques-Cœur e alle nuove linee del tram che giungono ormai fino alle porte del Mediterraneo!

Le strette stradine, lungo discreti palazzi signorili del Seicento e del Settecento, irrigano il centro e confluiscono verso sontuosi edifici come la cattedrale di Saint-Pierre, il giardino del Peyrou, da cui si gode di una panoramica sull'entroterra, la graziosa place Saint-Anne o la chiassosa place de la Comédie e i suoi palazzi “pasticcieri” del prosperoso Ottocento. Poco più in là, Les Arceaux è il luogo di espressione preferito dei giocatori di bocce, all'ombra dell'acquedotto, mentre i quartieri di Boutonnet e di Beaux Arts coltivano il loro lato "paesino alla moda". Da lì, si può intraprendere una passeggiata rilassante verso il cimitero di Saint-Lazare, dove riposa tra l'altro la Regina d'Italia, venuta in esilio nel 1946 dopo la proclamazione della Repubblica e che scelse di trascorrere i suoi ultimi giorni proprio a Montpellier. È il fascino indolente di questa città, moderna ma sempre un po' legata alla terra. D’altra parte, il comune comprende qualche azienda vinicola rinomata di vini DOC Grès de Montpellier ! Ma, a Montpellier, il classicismo si accostaall'urbanismo moderno, con il famoso quartiere di Antigone, realizzato da Ricardo Boffil all'inizio degli anni '80, che ha ideato il suo progetto come un omaggio all'Antichità, utilizzando il cemento compatto per delle forme classiche, messe in prospettiva. Da allora, la città è diventata uno spazio unico per architetti prestigiosi: SUDDEFRANCE - 52 -

Christian de Portzamparc, Claude Vasconi hanno lavorato a Montpellier, così come Jean Nouvel che sta terminando il nuovo municipio nel quartiere di Port Marianne. In vent'anni sono nati numerosi quartieri, attirando la città verso il mare, mentre dei tram dai colori sgargianti, concepiti dai più grandi designer (Garouste e Bonetti, Christian Lacroix), accompagnano questa espansione territoriale. Montpellier è una città che si muove, anche fisicamente! www.sunfrance.com/montpellier www.ot-montpellier.fr

Unacittà aportatadimare Fino alla fine degli anni Sessanta, gli abitanti di Montpellier avevano l'abitudine di recarsi sulla costa, a una decina di chilometri dalla città, per mezzo del trenino a vapore di Palavas, immortalato dal disegnatore Dubout. Ma in seguito, Montpellier aveva perso questa apertura naturale verso il mare. Ebbene, da qualche tempo, i trasporti pubblici permettono di nuovo di avvicinarsi alla spiaggia. La nuova linea del tram 3 raggiunge l’Etang de l’Or a Pérols, situato a soli 2,5 chilometri da Carnon e Palavas. D'estate, un servizio di autobus permette di completare il tragitto. Ancora più esteso, il servizio self-service di noleggio con le nuove biciclette della rete urbana Tam permette, partendo da Montpellier, di raggiungere il mare in meno di un'ora, seguendo le rive del Lez. Ideale per andare a fare un tuffo, o cena, o festa in una delle tante spiagge private che si trovano al Petit e al Grand Travers.


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PROFUMI BÉZIERS

Béziers,l’indomita La cittadina, che sovrasta l’Orb e il Canal du Midi, e prosperava nell'Ottocento grazie allo sviluppo della vigna, cela dei tesori nascosti.

Delle “Folies” nelle vigne Sono le testimoni dello sviluppo economico che ha conosciuto Béziers grazie alla cultura del vino: stiamo parlando delle “folies biterroises”. Mentre il vitigno del “Saint Aramon” spegneva la sete degli operai nelle industrie minerarie e siderurgiche alla fine del XIX secolo, all'esterno della città, in un oceano di vigne, fiorivano i “Palais de l’Aramonie”. La campagna intorno a Béziers si copre allora di “châteaux pinardiers” (castelli costruiti dai ricchi proprietari viticoltori) che fanno a gara in audacia architettonica (sfiorando talvolta il cattivo gusto). Si racconta che all'epoca il guadagno di una sola raccolta fosse sufficiente per pagare la costruzione di uno di questi castelli, facendo appello ai più grandi architetti del tempo, come Garros, di Bordeaux. Baïssan, La Gayonne (foto), La Devèze, Lirou fanno parte di queste folies. Tra di esse, il Château de Raissac è l'unico dell'agglomerazione urbana a commercializzare i propri vini. La struttura, restaurata da una ventina d'anni nello stile anticonformista dei suoi proprietari, Christine e Jean Viennet, Raissac ospita un museo della maiolica. www.sunfrance.com/raissac

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naccessibile quando la si raggiunge dal ponte-canale che attraversa l’Orb, Béziers (Hérault) troneggia dall'alto della sua maestosa cattedrale (Saint-Nazaire) su un passato che vanta ventisette secoli di storia. Per raggiungerla, la città offre al visitatore un groviglio di rampe e di scale che lo costringono ad arrampicarsi lungo i settanta metri che separano il fiume dalle due colline, i quartieri di Saint-Jacques e SaintNazaire, dove si è stabilita. La cittadina, arricchitasi nella seconda metà dell'Ottocento grazie allo sviluppo della viticoltura, custodisce gelosamente i suoi tesori architettonici : qui un pinnacolo gotico, laggiù una finestra rinascimentale, e un po' ovunque pesanti portoni che nascondono sontuosi palazzi signorili, segno della trascorsa folie, la follia che accese gli animi degli abitanti di Béziers nel secolo XIX. A quei tempi, la crema SEGUE

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PROFUMI BÉZIERS

Tracce di UFO? No, uno stagno prosciugato!

della società parigina scendeva giù, in questa provincia. Risparmiata in parte dell'oidio, dalla peronospora e soprattutto dalla fillossera, con l'ausilio del Canal du Midi e l'arrivo della ferrovia, Béziers divenne la città più ricca della Linguadoca. Autoproclamatasi “capitale mondiale del vino”, si forgia un destino alla sua dismisura. Testimoni di questo passato, i viali edificati secondo la grande tradizione haussmaniana. Le Allées Paul-Riquet, colonna vertebrale della città, viali adornati nel 1838 dalla statua di Paul Riquet (opera di David d’Angers) e di platani nel 1848, ne sono un esempio. In ogni angolo, un simbolo di successo: a nord lo splendido teatro Bonbonnière costruito nel 1844, una sala all'italiana. A sud, il Plateau des Poètes, un piacevole giardino all'inglese, disegnato da Bühler. Viali ombreggiati, vasche e fontane gorgoglianti celebrano uno dei più celebri figli di questa terra: lo scultore Injalbert che vi ha lasciato una colonia di tritoni e di naiadi, a fianco del suo monumentale Titano. Ogni anno 700.000 visitatori scendono lungo questi viali in direzione dell'arena gallo-romana, incastonata tra i palazzi del quartiere Saint-Jacques. O di quella più moderna, costruita nel 1905 sul modello

delle arene spagnole da Fernand Castelbon de Beauxhostes, mecenate appassionato di teatro e di arte lirica. La più grande arena di Francia (13.100 posti) accoglie le corride durante la famosa feria di Ferragosto. Città d'arte, di teatro e di cultura, l'antica cittadina del vino si presta meravigliosamente bene alla messa in scena del suo patrimonio. Vicina al mare e situata su un asse di comunicazione strategico, al congiungimento tra l’A9 e l'A75 (che facilita l'accesso verso le alte terre) e con collegamento TGV, Béziers desidera sviluppare il suo tessuto economico e universitario. Oltre al costruttore Pierre-Paul Riquet, al resistente Jean-Moulin o al pittore Gustave Fayet, altri grandi uomini hanno spinto la città a costruirsi. Ma è la storia che ha conferito a Béziers l'epiteto di "indomita" quando, durante la prima crociata contro gli Albigesi (1209), Arnaud Amaury dichiarò « Massacrateli, e il Signore riconoscerà i suoi », citazione leggermente trasformata, in seguito, ma da allora diventata famosa: « Uccideteli, Dio riconoscerà i suoi ». www.sunfrance.com/beziers www.beziers-tourisme.fr

È uno dei paesaggi più sorprendenti della Linguadoca, quello che si può ammirare dal sito archeologico di Ensérune, nei pressi di Nissan. Da lassù si domina con lo sguardo quella strana circonferenza disegnata al suolo che, su oltre 400 ettari differenzia immensi appezzamenti triangolari e di forma regolare che sono le vigne e i campi, come i raggi della ruota di una bicicletta. L’effetto visivo è dovuto ai fossati di raccolta delle acque, diretti al punto centrale di questo serbatoio naturale, evacuate successivamente da un acquedotto sotterraneo di 1.364 metri e poi a cielo aperto, fino agli antichi stagni di Poilhes e di Capestang e nell’Aude. Si tratta, infatti, del luogo in cui si trovava lo stagno di Montady, prosciugato nel secolo XII per via dell'insalubrità provocata dalle sue acque stagnanti e salmastre. Questo sito, simbolo del genio idraulico del Medioevo, è ricco di poesia grazie ai colori cangianti delle colture.

E nel bel mezzo scorre… l’Orb Il piccolo fiume che ha la sua sorgente nel Parco Naturale dell'Alta Linguadoca, tra i monti del Carroux e dell’Espinouse, per poi tuffarsi nel mare a Valras, ha dato il suo nome a una valle miracolosa. L’Orb solca l'entroterra di Béziers lungo 135 chilometri, tra paesaggi magnifici. Una corona di paesini punteggia il percorso, prima di raggiungere le gole: Lamalou- les-Bains, Hérépian, Bédarieux, Poujol-sur- Orb, Puisserguier… Tutti meritano una visita. Da Vieussan a Roquebrun inizia la parte più incassata del fiume, le acque verdi e rinfrescanti delle gole accolgono in estate kayakisti e bagnanti. Più a valle Roquebrun, detta la “piccola Nizza” dei cantoni alti, per via delle caratteristiche eccezionali del suo clima : nel paesino crescono in abbondanza mimose e aranci. La vegetazione tipicamente mediterranea si può scoprire al “Jardin méditerranéen”, il "giardino mediterraneo", un vero e proprio conservatorio per piante officinali e aromatiche: tra le tante, un'impressionante collezione di piante grasse, cactus e piante esotiche (4.000 piante per un totale di 400 specie) che crescono grazie alla passione di alcuni giardinieri.

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PROFUMI NARBONNE

Narbona, trala terraeilmare

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e Narbona (Aude) ha ottenuto il marchio Ville d'art et d'histoire (città artistica e storica), lo deve in gran parte alla forte identità romana che la caratterizza. Effettivamente, fu la prima città romana della Gallia, ancora prima della conquista da parte di Giulio Cesare. Narbona, fondata nel 118 avanti Cristo, è un vero e proprio crocevia grazie alla sua posizione geografica in riva al Mediterraneo e al confluire delle vie di circolazione. Narbo Martius approfittava pienamente del porto, costruito dai Romani, e della Via Domitia (in francese, “Voie Domitienne”) creata nel corso della sua fondazione per collegare l'Italia alla Spagna. Questa strada fu progettata innanzi tutto per facilitare la circolazione delle guarnigioni romane, ma i commercianti cominciarono ad utilizzarla molto presto. Narbona, all'epoca, rappresentava un passaggio obbligato. Fin dalla conquista della

Gallia, la città conosce un vasto sviluppo economico. Vi si sviluppa il commercio del vino, del grano, della ceramica... Davanti al municipio si può ammirare un tratto lastricato della Via Domitia, così come si presentava 100 anni avanti Cristo. Questa strada giungeva nel cuore della città attraverso l'odierna rue de Lattre; attraversava place Bistan, antico Foro romano, per poi sfociare sull'odierno Pont des Marchands, che attraversa il canal de la Robine. A Narbona, si dice che il sottosuolo pulluli ancora di molti tesori antichi. Anche se la maggior parte dei monumenti romani è stata distrutta, alcuni musei e centri di scavi archeologici perpetuano il ricordo di Narbo Martius. Al Clos de la Lombarde, si conducono degli scavi dal 1974 : gli archeologi hanno scoperto la presenza di un intero quartiere romano, composto da terme, strade e case. Un po' più in là, sulla piazza del municipio, l'antico Palazzo degli Arcivescovi (Palais des ArchevêSUDDEFRANCE - 55 -

ques) ospita oggi un museo archeologico. Vi sono esposti diversi oggetti ereditati dalla storia romana: affreschi, mosaici, piccoli mobili, sarcofagi... Il frutto di un lungo lavoro di ricerca e di scavi. Un altro luogo imperdibile: il museo lapidario, situato nella chiesa sconsacrata di Notre-Dame-de-Lamourguier. Vi sono esposti circa 1300 pezzi di epoca gallo-romana, provenienti da monumenti antichi della città. Infine, penetrando nelle profondità del museo de l'Horreum, il visitatore potrà vedere l'unico esempio francese di un magazzino sotterraneo gallo-romano per il deposito delle merci. Lo stato di conservazione del sito è sorprendente. Un vero e proprio viaggio nel tempo! Musée archéologique 04 68 90 30 65. www.sunfrance.com/narbonne www.mairie-narbonne.fr


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PROFUMI NARBONNE

L’anima delle Halles Più che un semplice mercato, le “Halles” di Narbona rappresentano uno dei centri nevralgici della città. Creato appena 110 anni fa, quando i centri commerciali non esistevano ancora, questo mercato coperto oggi è più vivo che mai. La sua immensa struttura metallica ospita una settantina di servizi commerciali alimentari: salumerie, macellerie, pasticcerie, bar, ortofrutta, ristoranti... Unico nel suo genere, questo luogo di incontro fa totalmente parte del patrimonio locale. Nel corso degli anni, è diventato una vera e propria istituzione. Nei viali, tra i numerosi banchi, si dice che le “halles” abbiano un'anima. Uno spirito caloroso. E 2800 m2 di profumi allettanti di spezie, olive, ortaggi freschi, salame e anche, all'ora giusta... di pastis. Perché i narbonesi si recano al mercato per fare la spesa, certo, ma anche per gironzolare un po' e ritrovare gli amici. Un luogo pieno di charme, aperto 365 giorni l'anno e nel quale piace prendersela comoda...

L'abbazia di Fontfroide, dalla vita monacale a una vita artistica Annidata nel bel mezzo delle Corbières, l'abbazia di Fontfroide fa parte dei grandi monumenti del patrimonio narbonese. Fondata alla fine del secolo XI dai monaci benedettini, l'abbazia diventa cistercense nel 1145. La sua aura valica rapidamente le frontiere dell'Aude, ed è allora considerata come una delle più importanti abbazie cistercensi della cristianità. Ha un ruolo di bastione dell'ortodossia cattolica di fronte a un paese sensibile alle idee del catarismo. I monaci sorvegliano il grano; vi si fabbrica del vino e vi si allevano delle greggi. Alla metà del Trecento, in pieno sviluppo, l'abbazia raggruppa 20.000 capi di bestiame. Poi, in seguito alla Rivoluzione Francese, perde a poco a poco il suo splendore. I monaci sono sempre meno numerosi. Abbandonata una prima volta nel 1791, è successivamente teatro di una piccola ripresa della vita monastica alla fine dell'Ottocento. Ma non durerà. Nel 1901, gli ultimi monaci la abbandonano definitivamente. Il buon stato di conservazione si deve alla famiglia Fayet, che l'acquista nel 1908, quando è lasciata in abbandono. Madeleine Fayet è conquistata dal fascino della costruzione e delle sue pietre antiche, ma i muri sono in rovina. Gustave Fayet e sua moglie danno allora inizio a dei lavori che dureranno circa dieci anni. Al contrario della vita monastica che vi regnava qualche anno prima, i Fayet fanno dell'abbazia un alto luogo di cultura, dove si succedono numerosi artisti come il pittore Odilon Redon, lo scultore Aristide Maillol o ancora il compositore Maurice Ravel... Tutti amici di Gustave Fayet. Infatti, lui stesso è pittore e gran mecenate. La famiglia Fayet e quella di Odilon Redon sono unite da uno stretto vincolo di amicizia. Nel 1910, Gustave Fayet chiede all'amico di decorare la biblioteca dell'abbazia. Essa ospita da allora i due più grandi quadri del celebre pittore: “Le jour” (“il giorno”) e “La nuit” (“la notte”). Attualmente è Nicolas d'Andoque, nipote di Gustave Fayet, a gestire l'abbazia. Abbaye de Fontfroide (abbazia di Fontfroide), tutti i giorni dalle 10:00 alle 12:15 e dalle 13:45 alle 16:45. Tariffa: da 3,50 € a 9,50 €. Tel. +33 (0)4 68 45 50 71 www.sunfrance.com/fontfroide

Olivia Ruiz,dolce come il cioccolato La "femme chocolat" (donna cioccolato) che ha conquistato un vasto pubblico con un rock ondeggiante, dei testi canzonatori e ricchi d’immagini, e una voce calda dall'accento del Sud-Ovest, è nata a Marseillette, nei pressi di Carcassonne; ma è a Narbona che si dedica, dall'età di 15 anni, al teatro e alla musica e crea il suo primo gruppo rock: i Five. Giunta semi-finalista alla star Academy, si allontana rapidamente da quest'universo edulcorato per affermare una vera personalità dal carattere ben temprato, con il cuore a fior di pelle e un'energia e una gioia di vivere costanti. Dopo il primo album, “J’aime pas l’amour”, che le è valso una nomination nella categoria “rivelazione palcoscenico” alla manifestazione musicale francese Victoire de la Musique, nel 2005 (e alla quale ha vinto due premi nel 2007 e uno nel 2010), decolla letteralmente con“La femme chocolat”, disco di diamante (un milione di copie vendute). La bella Audoise che moltiplica i successi, rivendica il suo attaccamento alle origini spagnole e a Narbona, la città in cui ama tornare a rigenerarsi e alla quale rende omaggio in una canzone: “La Petite Valse de Narbonne Plage”. Dopo “Miss Météores”, il suo terzo album in studio, una prima esperienza cinematografica ne “Un jour mon père viendra” di Martin Valente (2011), ci rallegrerà con un nuovo album quest'anno. SUDDEFRANCE - 56 -


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PROFUMI PERPIGNAN

Perpignano,capitale dellaCatalognafrancese

L'essenza stessa di Perpignano (Pirenei Orientali), è la sua identità catalana. Rappresenta oggi un punto di congiunzione privilegiato tra Barcellona e la Francia.

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suoi punti di forza: un amalgama di culture e di popolazioni che han fatto la sua ricchezza, il suo lato affacciato sul Mediterraneo e la bellezza dei monti Pirenei che la circondano. A lungo sotto l'influenza spagnola, la città vive la sua epoca aurea sotto il regno di Maiorca. A quei tempi, è la capitale continentale del regno. I suoi principali monumenti lo testimoniano. L'epoca dei re di Maiorca, che durò dal 1276 al 1344, lascia dietro di sè un'architettura di stile gotico, un palazzo, una cattedrale... Il Palazzo dei Re di Maiorca (Palais des Rois de Majorque) è uno dei simboli della città. La costruzione fu ordinata da re Giacomo II di Maiorca e completata nel 1309, dopo la sua morte. Palazzo e fortezza al tempo stesso, la costruzione serve tantoda sede del potere politico quanto da residenza reale e da cappella. Il Palazzo, di stile gotico, dispone anche nel suo interno di un giardino lussureggiante. Da qui, il visitatore domina tutta la pianura del Rossiglione. Il regno di Maiorca segna anche la nascita di un altro monumento importante per il patrimonio locale: la cattedrale di Saint Jean-Baptiste, sita in rue de l'Horloge. I lavori cominciano sotto il regno dei suoi re, nel 1324. La base è di tipo gotico e i primi progetti prevedevano la costruzione di tre navate. Nel 1344, la guerra fratricida di fronte ai re d'Aragona e l'epidemia di peste che devasta il paese frenano considerevolmente l'avanzamento dei

Salses-le-Château, confine settentrionale della regione catalana Situato una quindicina di chilometri a nord di Perpignano, il paese di Salses-le-Château attira per la bellezza pittoresca dei suoi stagni e le famose capanne di pescatori, ma anche per la grandiosità della sua fortezza, che risale al XV secolo ; fu costruita dietro l'impulso del re Ferdinando II d'Aragona e di sua moglie, Isabella di Castiglia, per far fronte agli assalti dei Francesi, che tentavano di riprendere il Rossiglione. I lavori furono realizzati tra il 1497 e il 1502. E l'affidabilità della costruzione è stata provata... Effettivamente, la sua architettura è rivoluzionaria per l'epoca. È progettata sulla base dei castelli fortificati medievali, ma presenta tutti i pregi tecnici dei bastioni moderni, resistenti alle palle di cannone metalliche e alle altre invenzioni della nascente artiglieria. Un bell'esempio di architettura militare detta di “transizione”. Il forte, che può contenere 2000 uomini, si estende su 115 metri di lunghezza e 90 di larghezza. Nel 1886 è stato dichiarato monumento storico. Oggi vede sfilare ogni anno circa 100.000 visitatori. www.sunfrance.com/salses

lavori. Col passare degli anni, i piani vengono modificati. Alla fine, presenterà un'unica e grande navata, fiancheggiata da cappelle e da un chiostro funerario, il Campo Santo. La prima messa fu celebrata nel 1509. L'altro

emblema della città è il Castillet, progettato nel 1368, sotto l'autorità dei re di Aragona. L'idea? Dotare Perpignano di un castello fortificato per difendere la città contro qualsiasi invasione che potesse provenire dal Nord. SEGUE

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PROFUMI PERPIGNAN

Dopo la firma del Trattato dei Pirenei, nel 1659, Perpignano passa nelle mani dei Francesi. Questo celebre forte di mattoni rossi è utilizzato allora come prigione, nella quale vengono rinchiusi gli oppositori al regime. Nel 1697, il Castillet è dichiarato ufficialmente prigione di Stato. All'inizio del XX secolo, le fortificazioni che circonda-

vano la città sono demolite per rompere l'isolamento del centro cittadino, ma il Castillet viene risparmiato in extremis. Oggi ospita il Museo catalano delle arti e delle tradizioni popolari (Musée Catalan des Arts et Traditions Populaires). www.sunfrance.com/perpignan www.perpignantourisme.com

La stazione ferroviaria di Perpignano : il centro del mondo? Il pittore surrealista Salvador Dalì, originario di Figueras, esclamò un giorno che la stazione di Perpignano era “il centro del mondo”. Era il 1965. Pare che due anni prima avesse vissuto un'esperienza cosmica eccezionale, che gli avrebbe improvvisamente suggerito l'idea di realizzare le sue tele in terza dimensione stereoscopica. Per l'artista, era nata una nuova tecnica di pittura. A partire da quel momento, Dalì attribuirà alla stazione l'ispirazione delle sue più grandi idee artistiche. « È ancora alla stazione di Perpignano, nel momento in cui Gala sta facendo registrare i quadri che ci seguivano in treno, che mi vengono le idee più geniali della mia vita. Già qualche chilometro prima, al Boulou, il cervello comincia ad andare in effervescenza, ma l'arrivo alla stazione di Perpignano è l’occasione di una vera e propria eiaculazione mentale che raggiunge la sua più grande e sublime altezza speculativa », affermava. Ne deriverà il quadro di Salvador Dallì intitolato La stazione di Perpignano (1965). E questo sarà uno dei temi ricorrenti dell'artista. Anche se queste affermazioni fanno sorridere, hanno da allora continuato a ispirare i perpignanesi. Dalì decorerà, tra l'altro, il soffitto della stazione e sui muri si legge un'iscrizione in lettere bianche che comunica ai viaggiatori in attesa che si trovano, qui, al “Centro del Mondo”!

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L’USAP,la fierezza di una città L’antenata de l’Union sportive arlequins Perpignanais (Unione sportiva arlecchini di Perpignano) ha 110 anni. È uno tra i più importanti club di rugby al mondo e, da un secolo, non ha mai lasciato l'élite del campionato francese. Dopo un periodo senza grande rilievo, negli anni Settanta e Ottanta, la squadra ritorna in cima alla classifica in seguito al passaggio alla professionalizzazione negli anni Novanta. Da allora, l’USAP è stata quattro volte finalista del campionato di Francia e ha conosciuto una vittoria storica contro il Clermont-Ferrand nel 2009 (22 a 13). L'USAP, i cui giocatori sono regolarmente selezionati per la nazionale di Francia, ha ripreso dal 1997 i colori della bandiera catalana e fa battere il cuore dei suoi tifosi: nel centro di Perpignano, vi è persino una birreria dedicata al club. Il termine “arlequin” (arlecchino), deriva dal fatto che i primi giocatori del club, molto poveri, non avevano la possibilità di sostituire le maglie strappate e le facevano rattoppare, talvolta con pezzi di tessuto di colore diverso. Da qui, la somiglianza con il costume di Arlecchino!


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ENO-CIRCUITO TRA VIGNA MILLENARIA E PREISTORIA NEL ROSSIGLIONE Il Rossiglione è un piccolo territorio dal rilievo molto vario e dai terreni diversi. Qui, ci si diletta a dire che le vigne sono millenarie e che la terra è benedetta dagli dei. Paesaggio selvaggio, falesie calcaree, patchwork di terreni da scoprire nella valle dei primi abitanti d'Europa.

ÉES- S PYRÉN TALE N ORIE

Homo erectus, vitis vinifera e galoppo

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Prima colazione nelle vigne a Baixas Da tre anni, la cantina Dom Brial mette tutto in opera per accogliere grandi e piccini nel suo vigneto. Cominciate la giornata con una colazione vinicola in cui osserverete il “Crest Petit”, mosaico vinicolo tipico dell'entroterra mediterraneo, con le sue vigne le cui piante sono assicurate ai tutori. E davanti a una capanna di pietra a secco potrete condividere l'Esmorza, "colazione" in catalano, con un viticoltore che vi farà degustare i suoi vini. I venerdì di luglio e agosto alle 9:00. Prezzo: 15 €, gratuito per i bambini di meno di 12anni, su prenotazione. Durata: due ore. Ma potete anche partire da soli alla scoperta della tenuta, sul sentiero munito di segnaletica. Dei cartelli e un'audioguida (disponibile su Internet o alla cantina) vi spiegano i segreti della vigna e del lavoro del viticoltore. Al punto culminante, una vista panoramica sulla pianura del Rossiglione, sul mare, sul Mont Canigou e i Pirenei. Gratis! Inoltre, scappata vinicola e degustazione.

Ricordatevi che "appena" 450.000 anni fa, gli uomini vivevano nelle grotte e il vino non esisteva ancora! Ma oggi, se «la vigna dovesse crescere in un posto solo, questo luogo sarebbe certamente la valle di Tautavel». Anche le analisi dei pollini fossili mostrano che la vigna faceva già parte del paesaggio naturale della valle. Per sapere tutto sulle nostre origini, visitate il museo e i suoi 2.000 m2 di gallerie espositive dalla scenografia moderna. L’uomo di Tautavel non avrà più misteri per voi. Seguite poi la segnaletica originale fatta di affreschi a mosaico, per un percorso “preistoria e viticoltura”. Appuntamento alla cantina “Les Maîtres Vignerons”, ai piedi del museo (degustazione e proposte per passeggiate in famiglia nelle vigne). E se avete voglia di galoppare, dirigetevi al Ranch de Las Caneilles per delle passeggiate a cavallo nel vigneto e intorno ai castelli catari.

Museo della preistoria, avenue Léon-JeanGrégory a Tautavel. Tel. +33 (0)4 68 29 07 76. www.450000ans.com Caveau les Maîtres Vignerons de Tautavel, 24, avenue Jean-Badia a Tautavel. Tel. +33 (0)4 68 29 12 03. www.vignerons-tautavel.fr Ranch de Las Caneilles a Tautavel. Tel. +33 (0)4 68 29 03 41. www.ranchdelascaneilles.com.

Château de Jau a Cases-de-Pène. Tel. +33 (0)4 68 38 91 38. www.chateau-de-jau.com

Una vista magnifica al circo di Vingrau Per approfittare di questo panorama meraviglioso, dirigetevi in direzione di Espira-del’Agly (splendida chiesa del secolo XII) e ammirate il circo di Vingrau: un circo di roccia calcarea unico al mondo, e un patchwork eccezionale di terre. Se avete la fortuna di capitare qui il giorno "giusto" dirigetevi verso il “trenino delle vigne” (tragitto andata e ritorno di due ore e mezzo con degustazione e vendita di vini). Per saperne di più: www.tpcf.fr

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Ristorarsi e dormire a Rivesalteso in riva al mare

Pranzare al canto delle cicale

Vignoble Dom Brial, 14, avenue Joffre a Baixas. Tel. +33 (0)4.68.64.22.37. www.dom-brial.com

5 Auberge du Domaine de Rombeau,

2, avenue de la Salanque a Rivesaltes. Tel. +33 (0)4 68 64 35 35 www.domaine-de-rombeau.com.

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Ristorante La table d’Aimé (Maison Cazes),

Si giunge a Jau attraversando un lungo viale di platani circondati da vigne, cipressi e olivi... sentite il suono delle cicale? Da trentacinque anni, in questa cornice idilliaca che ricorda i colori della Toscana, si consuma lo stesso e unico pasto, semplice e buono, tipico del Rossiglione. Ogni piatto è generosamente accompagnato dai vini della proprietà. Il tutto per 31 €, caffè compreso. La sera (a luglio e agosto): 39 €. Vi è inoltre un centro d'arte contemporanea che quest'anno presenta Olivier Masmonteil. SUDDEFRANCE - 59 -

4, rue Francisco-Ferrer a Rivesaltes. Tel. +33 (0)4 68 34 35 77. www.cazes-rivesaltes.com

Bed & breakfast L’orangerie, 3T rue Ludovic-Ville à Rivesaltes.

Tél. 04 68 73 74 41. www.maison-hotes-lorangerie.com E se restate diverse notti, perché non andate in riva al mare? Al Château de Rey, route de Saint-Nazaire a Canet-en-Roussillon. Tel. +33 (0)4 68 73 86 27. www.chateauderey.com SUDdeFrance - 59 -


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Terra di contrasti, la regione LinguadocaRossiglione è costituita da un mosaico di territori. Dalla montagna al mare, dalle regioni poste in altitudine al Mediterraneo, dalla Petite Camargue (piccola Camargue) alla Costa Vermiglia, vi propone una moltitudine di specialità, per una cucina soleggiata e raffinata. Anche se conoscete già l'oliva picholine, il cassoulet di Castelnaudary e

SAPORI

Carcassonne, le acciughe di Collioure, le ostriche dello stagno di Leucate e di Thau, la brandade di Nîmes, la seppia, la cipolla dolce delle Cévennes o i petit pâté di Pézenas, il ventaglio di sapori è ben lungi dal finire qui. Tanti sono i prodotti che portano alti i colori di una regione golosa, mentre la tradizione vinicola fa della LinguadocaRossiglione (il più vasto territorio vinicolo del pianeta, dove si producono alcuni tra i vini migliori al mondo), la regione dell’allegria! Per saperne di più, scannerizza questo codice QR con il tuo smartphone o connettiti su: www.sunfrance.com/saveurs

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27 secoli di storia per il più grande vigneto del mondo L’enoturismo, una nuova forma di convivialità

La Linguadoca-Rossiglione è il più grande vigneto del mondo; il clima generoso, la ricchezza e l’abbondanza di terre fanno di questa regione un territorio vinicolo fecondo e creativo. E messo costantemente in valore da un savoirfaire regionale antico, congiunto alle tecniche di produzione più avanzate. Il marchio Sud de France ne è la firma: un’espressione semplificata per il consumatore. Un vero e proprio “marchio ombrello” che, raggruppando l’insieme dei vini della Linguadoca-Rossiglione, valorizza un’origine, un savoir-faire e una terra mediterranea eccezionali.

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isognava osare per esplorare queste due strade parallele e ora così complementari, e lo si fa ormai da trent'anni. Qualsiasi viticoltore può adesso pretendere al marchio Sud de France e la regione ha visto nascere la denominazione generica Languedoc, prodotta nel complesso delle vigne della Linguadoca-Rossiglione, che va da Nîmes

alla frontiera spagnola.Una vigna di massa, composta da terreni a forte rendimento, in cui si sono dovute cambiare le abitudini (smettere di fare della sovrapproduzione, abbassando la quantità di vino prodotto per ettaro) per giungere al livello di qualità odierno. Una qualità ricca di diversità, su una terra che coltiva vini dolci naturali (vins doux naturels: muscats de Frontignan, SUDDEFRANCE - 62 -

Fin dai tempi più antichi, il vino ha acquisito una dimensione unica, carica di significati. «I popoli del Mediterraneo iniziarono a uscire dalla barbarie quando appresero a coltivare l'olivo e la vigna», constatava 2500 anni fa lo storico Tucidide. Eredi di una terra fuori dal comune, i viticoltori della Linguadoca-Rossiglione hanno capito l'interesse che hanno a fare scoprire i loro mestieri e i loro prodotti. Da aprile in poi, la regione diventa l’Eden degli appassionati di enoturismo, con una moltitudine di manifestazioni che prendono la forma di una degustazione in un luogo unico, o di una passeggiata vinicola e ghiotta a tappe, suddivise su un circuito predefinito. Ad aprile, Montpeyroux organizza “Toutes caves ouvertes” (tutte le cantine aperte), mentre Peyriac-de-Mer et Bages propone la sua passeggiata dei cinque sensi, “La Balade des Cinq Sens”.A maggio, l’AOC Lirac propone la sua tradizionale passeggiata ghiotta dei Jaugeurs, mentre l’AOC Costières de Nîmes organizza le “Vignes Toquées” (vigne "suonate") e i vini de La Clape nei pressi di Narbona i loro sentieri ghiotti: “Sentiers Gourmands”. Nei Pirenei Orientali, è grazie a un'iniziativa dei viticoltori del paese che a Calce, le Cantine "si rimpinzano" ("Les Caves se rebiffent") a metà mese. Le manifestazioni si susseguono tutta l'estate, con un gran numero di "Circulades Vigneronnes" sulle terrazze del Larzac, le "Vignes Buissonnières" sul Pic Saint-Loup, una grande fiera dei vini a Uzès e altro ancora. La ciliegina sulla torta: quest'anno, la denominazione d'origine controllata Faugères festeggia, per tutta l'estate, i suoi trent'anni, ma il picco dei festeggiamenti sarà raggiunto l'8 luglio con la festa del Grand Saint-Jean, nel paesino di Faugères. Momenti di una convivialità unica.


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SAPORI VINI SUD DE FRANCE

Lunel, Mireval, Saint-Jean-de- Minervois, Rivesaltes, Banyuls e Maury), frizzanti (tra i quali la Blanquette e il Crémant de Limoux) e una vasta scelta di rossi, bianchi e rosati. La sua fama attuale, questa terra di vigneti la deve agli uomini che l'hanno creata con il loro spirito innovatore. È qui che i vini di massa si sono lanciati verso la qualità, e che sono nati dei concetti. Vinificare l'uva, vitigno per vitigno e invitare il consumatore alla semplice scoperta di una syrah, di un cabernet o di un sauvignon: questa è stata l'iniziativa della casa Skalli di Sète. La regione, promessa a dei mutamenti, rimane comunque la prima regione vinicola del mondo, con un vigneto di circa 240.000 ettari, 25.000 viticoltori e 2.500 cantine private.Da cinque anni, il marchio Sud de France riunisce sotto la sua egida l'insieme dell'offerta regionale allo scopo di valorizzare i colori dei vini della regione, in Francia e oltre le frontiere. Delle tinte diverse quanto le sue terre di scisto, che rinforzano i vini di Saint-Chinian, delle Côtes du Roussillon e dei Coteaux du Languedoc. Tanto ricche quanto i terreni di ciottoli (chiamati grès in occitano) che rendono i vini della tenuta del Puech Haut indimenticabili, all'origine della denominazione grès de Montpellier, illustrata con brio dalla tenuta Clavel. Quei grès caratteristici delle Corbières, vini rossi al profumo di spezie, che vantano una

denominazione tra le più grandi di Francia, le cui terre di Lézignan, Boutenac o Lagrasse fanno vibrare i sensi. Eppure, dopo aver subito le politiche di estirpazione dei vigneti, la concentrazione del suo tessuto economico cooperativo, dopo aver servito le ambizioni di un commercio in crescita, la regione si è impegnata nella riconversione delle sue vigne. Lo scalino qualitativo della Linguadoca-Rossiglione è accompagnata così da una conversione dei viticoltori all'agricoltura biologica, che supera il 30% della superficie totale. Una regione esemplare sotto questo aspetto, che concentra oltre 12.000 ettari di tenute già riconvertite e quasi 8.000 in via di riconversione. Il successo del domaine d’Aupilhac a Montpeyroux rappresenta l'esempio migliore, con i produttori di vini biologici in fermento, come château l’Hospitalet, château de Cazeneuve e Villa Tempora.

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Dei vini rinomati La denominazione regionale DOP (AOP, in francese) della Linguadoca è la base di referenza delle denominazioni d'origine, di cui i principali vitigni per i rossi e i rosati sono il grenache, la syrah, il cinsault e il carignan. Per i bianchi: grenache blanc, bourboulenc, viognier, picpoul, marsanne, roussanne, vermentino e ugni. Nella dinamica “Sud de France”, questa denominazione è un ponte tra la nozione di vitigno difesa dai vini Pays d’Oc (IGP) e la tipicità dei territori.Nei dipartimenti di Aude, Gard, Hérault e Pirenei Orientali, il vigneto della Linguadoca è composto da diciotto denominazioni d'origine protetta (DOP): Cabardès, Clairette du Languedoc, Cornières, Corbières-Boutenac, Faugères, Languedoc, Limoux, Malepère, Minervois, Minervois la Lavinière, Muscats, Saint- Chinian, Muscat de Rivesaltes, Rivesaltes, Banuyls e Banyuls grand cru, Maury, Côtes du Roussillon.


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SAPORI VINS DOUX

Dellemarche diaperitiviconosciute in tuttoilmondo Hanno segnato la storia della regione e anche più in là. Molto famosi durante il secolo scorso, gli aperitivi Byrrh o Noilly Prat continuano a essere dei prodotti molto apprezzati, così come alcuni vini dolci naturali (vins doux naturels).

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uscats de Mireval, de Frontignan, de Lunel, de Saint-Jean-de-Minervois per la Linguadoca, Banyuls, Maury, Rivesaltes nel Rossiglione… Il Mediterraneo è il territorio privilegiato di una produzione diversificata di vins doux naturels. D'altra parte, proprio nella regione del Rossiglione, Arnaud de Villeneuve, medico e amministratore dell'università di Montpellier, ne scoprì nel 1285 il procedimento di vinificazione: la mutizzazione, realizzata aggiungendo acqua vite al succo d'uva che ha subito un inizio di fermentazione alcolica. Ciò permette di aumentarne il grado alcolico, conservando allo stesso tempo gli zuccheri naturali dell'uva. Questi vini dolci, oggetto di

un vero e proprio entusiasmo dopo la seconda guerra mondiale, avevano grande successo all'ora dell'aperitivo e in particolare i Banyuls, tuttora prodotti a qualche chilometro dalla frontiera franco-spagnola. Al loro fianco, eredi dei vini profumati romani, gli aperitivi a base di vino sono anch'essi l'appannaggio della regione. Ottenuti da una mescolanza di vino, zucchero, alcool di barbabietole e aromi, furono la prerogativa del porto di Sète dove si concentravano le più grandi case. L'erborista ed enologo Joseph Noilly scopre che le botti esposte al calore e agli spruzzi d'acqua di mare danno un vino bianco potente. Nel 1813, decide di riprodurre questo tipo d'invecchiamento e crea a Marseillan il Noilly Prat: un vermut che conoscerà un successo mondiale grazie ad appas-

E acque famose! Nei Pirenei Orientali, troviamo la Sémillante, un'acqua sorgiva di origine sotterranea, microbiologicamente pura, che sgorga da sorgenti naturali nel cuore del Paese Catalano; da qualche anno, è captata e imbottigliata a Toulouges. Quest'acqua è la base per le bevande frizzanti servite alla brasserie Milles, tra cui la famosa Limonette. Nell’Hérault troviamo la Salvetat, acqua minerale riconosciuta ufficialmente nel 1868, che sgorga nel cuore del Parco naturale dell'Alta Linguadoca. Poco salata e ricca di calcio, appartiene al gruppo Danone.Viene imbottigliata a La Salvetat-sur-Agoût. Poco lontano da Lamalou-les-Bains, la fonte Vernière sgorga, naturalmente effervescente, dopo un lungo percorso attraverso le rocce primarie. Dichiarata “d'interesse pubblico”, l’acqua minerale Vernière è particolarmente ricca di bicarbonato, calcio e magnesio. In Lozère, là dove le Cévennes incontrano i Grands Causses, l’acqua minerale naturalmente effervescente Quézac è ricca di bicarbonato, sodio, calcio e magnesio. Dopo un lungo e profondo percorso sotterraneo, quest'acqua sgorga da una valle ai piedi del paesino medievale di Quézac. Infine, l'acqua di Perrier, conosciuta in tutto il mondo, proviene dal cuore della garriga, nei pressi di Nîmes. La fonte fu utilizzata per la prima volta nel 1863, e il sito diventa uno stabilimento termale. Nel 1894, il Dottor Perrier ne acquisisce la proprietà e le attribuisce il suo nome. Si organizzano visite per sapere tutto sulla bottiglietta verde e sulle sue bollicine. La Salvetat: Ufficio del turismo di La Salvetat-sur-Agoût (Hérault) Tel. +33 (0)4 67 97 64 44 Vernière: Les Aires (Hérault). Tel. +33 (0)4.67.95.28.15 Sémillante: Brasserie Milles, Toulouges (Pirenei Orientali). Tel. +33 (0)4 68 54 44 66 Quézac: Syndicat de l’eau de Quézac (Lozère). Tel. +33 (0)4 66 45 47 15 Perrier: Source Perrier Lieu-dit “Les Bouillens”, Vergèze (Gard). Tel. +33 (0)4 66 87 61 01 SUDDEFRANCE - 64 -

I Vins Doux naturels (vini dolci naturali): un tesoro!

Considerati come una specialità meridionale, i “Vins Doux Naturels” (VDN) (Muscat de Frontignan, Muscat de Lunel...) sono elaborati in Linguadoca-Rossiglione e in particolar modo nei Pirenei Orientali per quanto riguarda i Muscat de Rivesaltes, Maury, Banyuls e Rivesaltes (ambrato, “tuilé”…). I vini dolci naturali sono vini mutizzati la cui fermentazione è interrotta tramite aggiunta di alcool: ciò permette di aumentarne la gradazione alcolica, conservando al tempo stesso gli zuccheri naturali dell'uva. I più curiosi potranno visitare tutta la regione, seguendo il tracciato dei luoghi di produzione: Lunel, Mireval, Frontignan, Saint-Jean-deMinervois, Rivesaltes, Maury e Banyuls. Di recente, i “vins doux naturels” del Rossiglione hanno reintrodotto il vino rosato nella denominazione Rivesaltes; tre cantine sono state ufficialmente autorizzate a produrre del Rivesaltes Rosé durante la vendemmia 2010, tra cui Les Vignerons Catalans, un grande operatore del settore basato nei Pirenei Orientali. sionati come Ernest Hemingway o Humphrey Bogart. La Maison Noilly è tuttora installata sulle rive dello stagno di Thau ed è aperta al pubblico. L’altra grande marca, il Byrrh, ha sede un poco più a Sud, nella regione del Rossiglione. Anche questa bevanda fu inventata nell'Ottocento, da due fratelli che aggiunsero della china al vino di Malaga: un vino forte, prodotto in Spagna:. A Thuir, si può ancora visitare l'immensa cantina, d'una capacità di 420.000 litri (un record!) e le baie di carico, costruite dagli atelier Eiffel. Noilly Prat, 1, rue Noilly, à Marseillan (Hérault). Tél. 04 67 77 75 19. www.noillyprat.fr Caves Byrrh, 6, boulevard Violet, à Thuir (Pyrénées-Orientales). Tél. 04 68 53 05 42. www.byrrh.com www.sunfrance.com/vins


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SAPORI OSTRICHE - FRUTTI DI MARE

AMarseillan,l'uomo cheharicreatolamarea!

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rutto della tecnologia e della natura, la “Seven” è la beniamina delle ostriche allevate dalla famiglia Tarbouriech, ostricoltori da padre in figlio dal 1963, sui bordi della laguna di Thau, nei pressi di Marseillan. “Seven”, l'ultima nata delle ostriche Tarbouriech, ha sette buone ragioni per meritare la nostra attenzione: “Sea” per il mare, “Sexy” per le sue curve, “Sun” per i suoi colori caldi, “Small” per via del suo piccolo calibro, “Savoureuse” per le sue qualità gustative, “Sète” per fare riferimento al bacino di allevamento e, per finire, “Spéciale”, perché effettivamente non somiglia a nessun'altra qualità. Florent Tarbouriech, alla testa di Médithau Marée, va assai fiero della sua ultima creazione. «Il suo gusto e il suo aspetto sono capaci di convincere anche chi fa ancora le smorfie di fronte a un'ostrica, spiega, perché si esce dall'ambito dell'ostrica classica. La “Seven” sorprende il palato grazie alla sua soavità, alla sua dolcezza e alla consistenza croccante». Un ciclo di produzione breve, di due anni, permette di abbassare i costi al produttore. Raccolta dal 2012, la “Seven” rappresenta già il 50 % della produzione ostricola di Médithau Marée. Le altre due qualità di ostriche trascorrono più tempo nell'acqua. La famosa “Tarbouriech” che giunge a maturità dopo tre anni, e che rappresenta il 35 % dell'allevamento o ancora l'enorme “Premium”, che occorre vezzeggiare per quattro anni. Tutte quante provengono dalla specie delle “ostriche concave di Bouzigues”. Ma come si fa a conferir loro una tale specifi-

cità? «La differenza sta nella durata dei cicli in cui l'ostrica è esposta al sole! Un tempo, gli allevatori effettuavano quest'operazione due o tre volte l'anno. È un lavoro fastidioso, spiega ancora Florent Tarbouriech, la nostra tecnica brevettata ricrea il ciclo della marea, a volontà e a distanza. Dei pannelli fotovoltaici installati sopra le tavole producono l'energia e un motore aziona le pertiche per estrarre le ostriche dall'acqua. Le nostre ostriche mediterranee vivono la marea, ma nel migliore dei modi perché noi ci adattiamo alla loro crescita». Florent Tarbouriech sarà forse l'"Archimede Pitagorico" ostricoltore della laguna di Thau? Può darsi. La "petite Bouzigues" è diventata una gran dama della tecnologia firmata Tarbouriech, per il nostro più grande piacere. La si può degustare presso gli ostricai o sul posto: i figli di Florent infatti gestiscono, da maggio a settembre, il “Saint Barth”, un ristorante di fronte allo stagno Médithau Marée a Marseillan. www.medithau.com.Visita guidata dei parchi seguita da degustazione al “Saint Barth” da maggio a settembre. Tel. +33 (0)6 10 79 49 85

Frutti di mare:da Bouzigues a Leucate Il grazioso porto di Bouzigues nell'Hérault è un ghiotto tesoro che ha sullo sfondo lo stagno di Thau. Il paese, interamente dedicato alla mitilicoltura, pullula di produttori che propongono degustazioni, con i piedi “a mollo”. Una buona idea per uscire dai sentieri battuti e degustare piatti di frutti di mare, “brasucades” (cozze alla griglia) e altre specialità, con lo sguardo fisso sul Mont Saint-Clair. Le Récantou, La Tchèpe, Demoiselles Dupuy, La Côte Bleue, Les Rives de Thau e un'altra quindicina di aziende propongono la degustazione di crostacei e frutti di mare. Al visitatore si offrono ancora un grazioso porto, un piccolo museo e un campanile per vedere lontano e raccontare le storie delle conchiglie del bacino. Una strada dell'ostrica permette la scoperta delle “fattorie marine”. L’ostrica si festeggia ogni anno, a Ferragosto. Nell’Aude, tra Port-Leucate e Leucate, la cornice è leggermente diversa ma l'accoglienza altrettanto calorosa. Una moltitudine di piccole capanne sono poste lungo lo stagno, dove i produttori servono costantemente ostriche e altri frutti di mare. Un'idea piena di freschezza: sedersi a questa tavola con semplicità. Le ostriche di Bouzigues, Leucate e Gruissan appartengono alla stessa specie, ma qualitativamente sono un po' differenti. È aperto tutto l'anno ed è veramente originale. SUDDEFRANCE - 65 -


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SAPORI SEPPIA

OlivierAzaïs, pescatore diseppie aFrontignan A Frontignan, un pugno di piccoli pescatori si occupano durante una parte dell'anno della pesca del polpo, del riccio o dello scorfano. Olivier e Patricia Azaïs hanno fatto della pesca alla seppia la loro specialità.

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a seppia, strano animale a dieci tentacoli, sta a indicare, di fatto, un gran numero di molluschi. Più piccole dei calamari, le seppie hanno la caratteristica di potere espellere inchiostro. A Sète, rappresentano una specialità locale e in questa parte del Mediterraneo, vengono pescate da moltissimo tempo, ispirando un gran numero di ricette tra le quali anche la famosa rouille de seiche (seppie in umido) (cfr. qui accanto). Olivier Azaïs pesca la seppia da oltre vent'anni. Con sua moglie Patricia, tutti gli inverni (la seppia si pesca tra gennaio e febbraio) partono a bordo della loro barca "Patolisa A Pas Peur", per una mezza giornata che richiede molta pazienza. Con lo sguardo fisso in lontananza, la coppia cerca i segnali (i galleggianti di riferimento) delle reti gettate due o tre giorni prima. «A seconda del tempo, caliamo o spostiamo le

reti, al ritmo del mare. Per la seppia, le condizioni meteorologiche devono essere favorevoli», spiega Patricia. In un'area di tre miglia marine riservate ai piccoli pescatori, le seppie nuotano in mare a qualche metro di profondità. «Quando si cattura una seppia, bisogna fare attenzione, perché sputa inchiostro e con il suo becco può mordere», spiega Olivier, con indosso una giacca impermea-

bile gialla, costellata di macchie d'inchiostro. «La pesca dei crostacei si pratica sempre durante la luna nera (quando la luna non è piena). Quando il mare si calma, dopo un colpo di vento da est; il pesce è in movimento e la pesca è piuttosto buona». Una buona pesca corrisponde a circa trenta chili al giorno. Abbastanza per preparare qualche bella grigliata o gustose rouilles!

La rouille de seiche (seppie in umido) 1 kg di seppie intere (con la testa, ma prive di becco e occhi) 2 cipolle- 2 spicchi d'aglio 2 - 3 barattoli (250 g) di passata di pomodoro 2 tuorli d'uovo Timo, sale, pepe Pulite le seppie e tagliatele a lamelle. Fatele rosolare con l'aglio e la cipolla, aggiungete la passata di pomodoro e, a fine cottura, diluite due tuorli d'uovo in una scodella di passata di pomodoro. Mescolate e lasciate cuocere a fuoco lento per una decina di minuti. Se amate le salse piccanti, potete aggiungere del peperoncino di Cayenna. Preparate il riso. Portate a ebollizione dell'acqua salata (il doppio del volume di riso) e aggiungetevi il riso. Sgocciolate il riso e servite ben caldo. SUDDEFRANCE - 66 -


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SAPORI PICHOLINE - AGNELLO

LaPicholine,l’altrapassione diNîmes Nîmes, la romana, è anche la culla della picholine, una varietà di olive coltivate da secoli nel Gard.

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on oltre 4.000 ettari piantati a olivi, il dipartimento del Gard è il primo dipartimento produttore di olive della regione LinguadocaRossiglione. È il frutto di una lunga storia, perché gli olivi erano presenti nel bacino mediterraneo già 60.000 anni fa. Ed è grazie alla colonizzazione romana che la coltura dell'olivo fu estesa a tutto il Sud della Gallia. Già nel Cinquecento, gli oliveti disseminati nel dipartimento e intorno al Golfo del Leone erano celebri. Nel corso del secolo successivo, due fratelli di origine italiana, i Picholini, si trasferirono a Saint-Chamas en Provence dove resero popolare una ricetta per rendere le olive commestibili, conservando il loro colore verde. Il segreto consiste nel mescolare le olive a della cenere, ricoprirle di acqua e quindi collocarle in una salamoia aromatizzata. Inizialmente praticata su varietà provenzali, la tecnica fu successivamente estesa all'oliva del Gard, che prese il nome dai suoi inventori e diventò la picholine. Molto fruttata e verde, croccante e fibrosa,

Oli dagli svariati aromi leggermente amara e piccante, la picholine che si trova tra Garons, Sommières, Uzès e Beaucaire, è caratterizzata da aromi che le conferiscono un caratteristico gusto di burro noisette. Da sempre, la coltivazione delle olive ha avuto una doppia finalità: si inizia la raccolta alla fine del mese di settembre per le olive da conservare, scegliendo i frutti più grossi, e poi si ripassa nei frutteti a fine anno per raccogliere tutte quelle che restano e che serviranno alla produzione dell'olio. La produzione di picholine rappresenta due terzi della produzione olivicola del Gard. All'interno di quest'ultima, una decina di tonnellate sono prodotte sotto la denominazione di origine protetta “Olive de Nîmes” e si possono trovare al mercato delle halles di Nîmes o di Avignone oppure al mercato di Anduze. www.sunfrance.com/saveurs

L’olio d'oliva è un prodotto naturale e sano, utilizzato fin dalla notte dei tempi per guarire un gran numero di mali e conservare una buona salute. Molti oliveti della regione scomparvero con il grande gelo del febbraio 1956. Ma dagli anni Ottanta in poi, la coltivazione dell'olivo e la fabbricazione dell'olio d'oliva hanno conosciuto una netta rinascita grazie alle scoperte dei vantaggi offerti dalla dieta mediterranea. Potrete scoprire un gran numero di produttori, in tutta la regione Linguadoca-Rossiglione, tra i quali: - Domaine de l’Oulivie a Combaillaux. Tel. +33 (0)4 67 67 07 80 - Olidoc a Clermont-l’Hérault. Tel. +33 (0)4 67 96 10 36 - L’oulibo a Bize-Minervois. Tel. +33 (0)4 68 41 88 88 - Moulin de Villevieille. Tel. +33 (0)4 66 80 03 69 - Moulin de Corconne. Tel. +33 (0)4 66 77 32 75 - Coopérative Oléicole La Catalane. Tel. +33 (0)4 68 57 28 67

La tenerezza degli agnelli di Lozère e del Paese Cataro Frutto di metodi di allevamento "ragionati" e controllati, l'agnello di Lozère è allevato al ritmo delle stagioni da pastori appassionati e rispettosi dei metodi tradizionali delle aree montane. L'Agnello di Lozère è giovane, di razza pura, proveniente esclusivamente da pecore e montoni di razza rustica “Bianca del Massiccio Centrale”. Non viene svezzato, ed è allevato accanto alla madre per un massimo di 130 giorni, durante i quali rimane costantemente al suo fianco. Gli agnelli ricevono, oltre al latte materno, del foraggio cresciuto nella zona e, alla fine del periodo d'ingrasso, un complemento a base di cereali. L’agnello di Lozère (Agneau de Lozère) vanta la certificazione di Identificazione Geografica Protetta (IGP) dal 2007. Nell'Aude, gli agnelli (foto) sono allevati accanto alla madre per 70 giorni, per poi terminare la crescita a foraggio fino a 109 - 120 giorni al massimo. Il dipartimento ha creato il marchio collettivo "Pays Cathare" (Paese Cataro): lo possono rivendicare soltanto gli agnelli che soddisfano un capitolato molto rigido. SUDDEFRANCE - 67 -


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SAPORI BRANDADE DI NÎMES

LabrandadediNîmes, lastoriadiunoscambio

mente la brandade di Nîmes si prepara senza aglio e senza patate, fredda o calda e persino con del tartufo, come da Michel Kayser, lo chef “a due stelle” del ristorante Alexandre di Nîmes-Garons!

Dove trovarla?

Un piatto che è l'emblema di Nîmes, la brandade di baccalà, alle origini non ha granché a che vedere con il Gard.

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ur entrando ampiamente nei menu della Quaresima, il merluzzo non ha nulla di penitenziale. Quella di Nîmes (Gard) ha la fama di essere senza aglio, ma un gran numero di cuochi e di cuoche la preparano con le acciughe, le patate o “a sfoglia”. Nel Sud, la si ama cruda, semplicemente tostata. Per quanto riguarda la storia della brandade di Nîmes, bisogna tornare indietro fino alla famosa strada del sale. All'epoca, le terre-neuvas dell'Ovest venivano ad approvvigionarsi ad Aigues-Mortes, porto del sale, per preparare e conservare meglio il baccalà. Per pagare i commercianti, barattavano una parte delle loro riserve di merluzzo contro dei sacchi di sale. Intorno al 1830, nacque la brandade di Nîmes, dalla fantasia di una donna che ebbe l'idea di tritare il pesce in un mortaio e stemperarlo nel latte con olio ed erbe aromatiche della garriga circostante. Nacque così la brandade, o brandado. Fu un certo Durand, originario di Alès e cuoco del vescovo, a renderla popolare. Era nato un mestiere e con esso delle case di fabbricazione tra le quali la Raymond, fondata nel 1879, più che centenaria, che diventerà nel 1950 Raymond-Geoffroy. La brandade è diventata una

vera specialità di Nîmes. Alphonse Daudet, originario di questa città, ne fu l'ambasciatore a Parigi. Anche se successivamente le si attribuirono numerosi condimenti, tradizional-

La si acquista già pronta da Raymond Geoffroy, il re della brandade! La sua casa, fondata nel 1879, è sempre stata specializzata nella brandade di baccalà, un prodotto di spicco e storico nel suo genere. Produce l'autentica brandade di Nîmes. Il prodotto si può acquistare direttamente presso la Maison des producteurs (tel. +33 (0)4 66 27 11 98). Un altro grande produttore è la società Coudène, creata nel 1936 e con sede a SaintChristol-lez-Alès (tel. +33 (0)4 66 60 77 50).

L’acciuga:simbolo di Collioure Collioure è famosa per il porto, il campanile e le acciughe. Il pesce azzurro lungo una decina di centimetri rimane un simbolo per Collioure, diventata “sito del gusto degno di nota” (site remarquable du goût) nel 1994. Dieci anni dopo, l'acciuga di Collioure otteneva il marchio europeo e diventava a Indicazione Geografica Protetta. Bisogna dire che nel piccolo porto della côte Vermeille, sono state trovate tracce di preparazioni alle acciughe sin dal Medioevo. Una specialità alla quale Luigi XIV darà il debito riconoscimento; proprio lui che aveva esonerato i salatori di Colliuore dal pagamento della “gabella”, la tassa sul sale. Oggi, le norme europee hanno regolamentato e modificato l'universo dei laboratori di salagione.Da una decina che erano, ne rimangono due: quelli delle famiglie Desclaux e Roque che producono in tutto circa trecento tonnellate di acciughe pronte al consumo ogni anno. Entrambe le famiglie dispongono di due piccoli laboratori dimostrativi in città e la casa Desclaux propone inoltre uno spazio espositivo da scoprire in famiglia sulla storia di questi mestieri. Entrambi i laboratori di produzione, invece, sono decentrati. La stagione delle acciughe dura da maggio a ottobre, periodo durante il quale sono pescate con le reti. Per meritare l’Indicazione Geografica Protetta (IGP) “Acciuga di Collioure” (“Anchois de Collioure”), bisogna rispettare un certo numero di obblighi, come quello di salare le acciughe la prima volta entro le dodici ore che seguono la cattura. I pesci, portati freschi in laboratorio, sono successivamente trattati con ghiaccio e sale, privati della testa ed eviscerati a mano, prima di essere posti in fase di maturazione dentro dei fusti, in strati inframezzati da sale, per un periodo che va da tre mesi a un anno. È nel sale che l'acciuga prenderà il suo colore, il suo gusto e il suo profumo. Gli amanti dell'acciuga preferiscono quella pescata nel Mediterraneo, vicino alle coste a quella pescata al largo, per ragioni organolettiche.

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SAPORI PICCOLI PATÉ

L'impareggiabile petit pâté di Pézenas Inventato nel Settecento da un Lord inglese, il petit pâté è una delle più antiche tradizioni culinarie della Linguadoca. Ghiottoneria originale, se ne vendono sempre di più. Ma un solo pasticcere continua a prepararli nel rispetto delle tradizioni…

«L

a ricetta, è nella testa di mio marito! ». Dietro al bancone, Cathy Quatrefages è fiera di ricordare che la ricetta della fabbricazione dei petits pâtés è un segreto che si trasmette oralmente di padre in figlio, nella loro famiglia. All'inizio della rue Conti, nel centro di Pézenas, sono ormai più di cinquant'anni che la botteguccia battezzata “Au palais des délices” è gestita dai Quatrefages. Inizialmente da Suzette e Maurice. Poi, da un po' più di venti anni, da Cathy e Bernard. La casa propone da sempre questa specialità, ereditata dalla famiglia Gravier che ne deteneva già il segreto. Il petit pâté è un prodotto puramente locale, che un tempo si consu-

mava in un'area molto circoscritta, anche se a Béziers alcune preparazioni simili hanno coesistito per un certo periodo. A Pézenas, in passato, alcuni pasticcieri ne proponevano, fino al momento in cui non restarono più che i Quatrefages e Achille. Quest'ultimo è scomparso senza trasmettere la ricetta e oggi il pasticcere della rue Conti è rimasto l'ultimo a fabbricare i pâté come un tempo. «Prima di tutto, la farina è mescolata con acqua bollente per formare una pasta particolare. Poi la si taglia a strisce e con una formina si ritagliano i "cappelli". Quindi, si arrotola la pasta intorno a un pezzetto di legno, il bistourtier; la si imbottisce con carne di montone mescolata a zucchero di canna e limone, si lascia riposare qualche ora e poi si cuoce in un forno

I piccoli paté di Nîmes Tra le specialità di Nîmes, il piccolo paté (“petit pâté”) ha ispirato degli emuli. Si gusta anche come stuzzichino. La ricetta, inventata nell'Ottocento da un panettiere della città, era stata dimenticata prima di essere rimessa in auge al mercato coperto di Nîmes (Gard) una cinquantina di anni fa. Il paté farcito di vitello e di maiale è avvolto nella pasta frolla che forma una crosta dorata. Si consuma unicamente caldo. Per ritrovare questa ricetta, andate al mercato coperto di Nîmes oppure da Christophe Brunetti, il re dei piccoli paté. Il giovane cuoco ha inventato qualche variante, tra cui uno alla “brandade” di Nîmes e un altro al “foie gras” di anatra e ai tartufi di Uzès, che fanno scalpore fino da Fauchon a Parigi.

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molto caldo, lentamente», spiega. Per quanto riguarda le proporzioni, sono top secret! E sono loro a dare ai pâté una consistenza fondente, quasi come della marmellata. Niente a che vedere con i prodotti semi-industriali proposti da alcune marche che hanno individuato in questa ricetta un buon filone da sfruttare. Cathy Quatrefages vende all'incirca duecento pâtés, tutti i giorni, a 1 € ciascuno. «Alcuni clienti ci dicono "siamo usciti dall'autostrada apposta per venirli a comprare qui"», ci confida. * Per apprezzare al meglio il petit pâté, Cathy raccomanda di consumarli caldi, preriscaldando il forno a 180-200° e infornandoli per due minuti a forno spento.


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SAPORI CASSOULET - ALIGOT

Ildolceprofumodelcassoulet È il simbolo della cucina occitana e la sua invenzione è rivendicata da diverse località. Il vantaggio è che ciò permette di riscoprire un piatto più delicato di quanto non si pensi.

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he si tratti di una specialità regionale della Linguadoca a base di fagioli secchi, tutti ne possono convenire. Ma è subito dopo che la situazione si complica: il vero cassoulet è quello della vicina Tolosa, quello di Castelnaudary o quello di Carcassonne? Perché in terra catara, la polemica su chi sia il depositario della ricetta sacra, si trasformerebbe quasi in guerra di religione… La disputa verte sulla sua origine, ma anche sulla sua composizione e sulle qualità gustative dei cassoulets preparati in ciascuna delle città che rivendicano la paternità di questo piatto ancestrale. A Tolosa, ci mettono del confit di anatra. Il cassoulet di Castelnaudary, invece, è a base di fagioli bianchi del Lauragais (fagioni cannellini) e contiene confit d'oca, stinco o spalla di maiale, salsiccia e cotenna, il tutto aromatizzato da una carota, una cipolla nella quale saranno conficcati due chiodi di garofano e un bouquet di piante aromatiche (timo, alloro, salvia, rosmarino, origano, coriandolo, prezzemolo, santoreggia, ecc.). Per quanto riguarda il cassoulet di Carcassonne, può contenere della pernice rossa e un pezzo di montone.La leggenda fa risalire l’origine di questo piatto all'assedio di Castelnaudary, durante la guerra dei Cent'anni; in quell'occasione, pare che i paesani affamati abbiano riunito tutti i viveri disponibili in un gigantesco spezzatino di carne, servito agli assediati. Rinvigoriti, poterono allora dare una bella lezione agli Inglesi. Ma questa immagine di Epinal, molto patriottarda e tramandata dal cuoco Prosper Montagné, non resiste a lungo ad un'analisi più approfondita, non fosse altro che per i fagioli, originari dell'America latina e apparsi in Europa soltanto nel Cinquecento! Detto ciò, è certo che questo saporito spezzatino, cotto in un tegamino (cassole) di terracotta (da cui il suo nome) è un piatto occitano « inventato per necessità dai contadini e riunendo gli avanzi, fatti cuocere a lungo per farne un piatto corroborante »,

spiega Jean-Claude Rodriguez, cuoco a Carcassonne e creatore dell'accademia universale del cassoulet (l’Académie universelle du cassoulet). Da qualche anno, si assiste a un ritorno in auge di questo piatto, cucinato con maggiore attenzione e più delicato di quanto non sembri. Se a Carcassonne si creano degli emuli con l'Académie, a Castelnaudary è stata definita una “via del cassoulet” che raggruppa produttori di fagioli,

ristoratori, viticoltori e industriali conservieri. Allora... viva i fagioli! Académie universelle du cassoulet (Accademia universale del cassoulet). Tel. +33 (0)4 68 71 09 53 www.academie-du-cassoulet.com Route du cassoulet de Castelnaudary (la via del cassoulet di Castelnaudary). Tel. +33 (0)4 68 23 05 73 www.castelnaudary-tourisme.com

L’aligot,il piatto simbolo dell’Aubrac È in questo paese di pascoli cinto da muretti di pietra che è nato il piatto rustico a base di patate e toma fresca. Non bisogna fidarsi del paesaggio bucolico di questa parte della Lozère, perché qui la bellezza va di pari passo con il rigore. L'Aubrac, pianoro a 1.000 metri di altitudine, è una terra esigente che richiede della forza. E l’“aligot” possiede le virtù necessarie per ritemprare lo spirito, in questa terra. Preparato inizialmente con pezzi di pane e toma fresca, questo piatto, le cui origini risalgono al XII secolo, era servito dai monaci dell’Aubrac ai pellegrini che attraversavano le montagne per recarsi a Santiago de Compostela attraverso la via Podiensis. Cibo di sussistenza per l'intera famiglia, l’“aligot” oggi è preparato con patate trasformate in purea, nella quale si mescolano panna, burro e toma fresca, con un po' d'aglio. Tutta la difficoltà sta nell'avere la buona mano (e la pazienza) per mescolare e tirare l’“aligot”, fino a renderlo sottile come un velo. Un'operazione spettacolare che gli specialisti realizzano dentro calderoni contenenti trenta chilogrammi di patate, in una volta sola! La parola aligot deriva dal latino aliquod, che significa “qualche cosa”. E dopo un buon “aligot”, è sicuro che si ha qualcosa di... abbondante nello stomaco! SUDDEFRANCE - 70 -


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SAPORI CIPOLLA DOLCE DELLE CEVENNES

La cipolla dolce delle Cévennes, premiata con il marchio “remarquable” Da qualche mese, la cipolla dolce delle Cévennes porta ufficialmente il marchio di “site remarquable du goût” (sito del gusto degno di nota), che riconosce il savoir-faire di donne e uomini, la qualità di un prodotto e la ricchezza di un patrimonio culturale e naturale.

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a un aspetto madreperlaceo, vellutato, che la differenzia dalla cipolla comune. Se la si cuoce, è dolce e succosa, e si fonde con gli aromi di castagna che si incontrano nella regione. La cipolla dolce delle Cévennes, prodotta sul versante meridionale delle omonime montagne, tra il Mont Aigoual e la garriga della Linguadoca, oggi è una star. Salvata dall'oblio negli anni Settanta da

un'unione di produttori, allo scopo di consolidare una produzione di qualità, la cipolla dolce ha inizialmente ottenuto il marchio di denominazione d'origine controllata (DOC; in Francia, AOC) nel 2003, e poi la certificazione di denominazione d'origine protetta (DOP; in Francia, AOP) nel 2008. Una distinzione che sta a testimoniare la volontà degli uomini di mantenere la qualità di questa produzione tradizionale, nel rispetto dei territori e dell'armonia del paesaggio,

Frittelle di cipolla dolce delle Cévennes 500 g di cipolle dolci delle Cévennes DOP 125 g di farina di ceci 1 cucchiaio di semi di sesamo ½ cucchiaino di spezie a piacere 1 pizzico di sale - 1 cucchiaio di coriandolo tritato finemente - 100 ml d’acqua Tagliate le cipolle in due e poi in lamelle. Mescolatele con il sale e lasciatele riposare per 5 minuti. Aggiungete la farina, i semi di sesamo, le spezie e il coriandolo e mescolate. Aggiungete l'acqua, continuando a mescolare fino a ottenere una pasta spessa. Fate scaldare l'olio per friggere e adagiatevi due cucchiai d’impasto per frittella, rigirandole ogni tanto per 5 - 6 minuti. Quando le frittelle sono dorate, poggiatele su un foglio di carta assorbente e servitele ben calde.

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intorno al paesino di Saint-André-deMajencoules, feudo della cipolla dolce da oltre un secolo. Il conferimento a questo prodotto, così rappresentativo delle Cévennes, del marchio “Les terrasses de l’Aigoual, oignon doux des Cévennes AOP” (Le terrazze del Monte Aigoual, cipolla dolce delle Cévennes DOP) significa anche riconoscere l'importanza della sua coltivazione, inserita nel complesso del paesaggio. Infatti, le cipolle vengono coltivate su terrazze a dislivello, costruite nel Medioevo dai monaci, e volte pieno Sud per garantire un'esposizione ottimale al sole e al vento. Queste terrazze di un centinaio di metri, rinforzate da pietra a secco, hanno modellato il paesaggio e sono le garanti del sapore del famoso bulbo. «Per conservare il suo sapore e la denominazione che la caratterizza, deve essere coltivata in terre di granito e scisto. In un suolo calcareo, la stessa cipolla perderebbe una parte delle sue qualità», spiega un produttore. Tenera e delicata, ma anche resistente e ambiziosa, proprio come gli abitanti delle Cévennes, la cipolla si raccoglie da luglio a settembre e si degusta sott'olio o sott'aceto, in pissaladière (focaccia con olive nere e acciughe), torta salata o come base per altre ricette. È deliziosa anche nelle frittelle!


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La regione Linguadoca-Rossiglione, ancora cinquant'anni fa un’area poco conosciuta e semi-selvaggia, fatta di Causses e dune, ha saputo conservare il suo carattere che le permette oggi di essere una destinazione unica. Oltre a un'offerta alberghiera classica con numerosi hotel e bed & breakfast, la regione vanta delle strutture d'alta

COLORI

gamma riunite all'interno del “Cercle Prestige”, dove la qualità del servizio va di pari con la bellezza dell'ambiente. Per quanto riguarda il benessere, Sud significa anche luoghi fuori norma, che si tratti di talassoterapia o di cure del corpo in spa da sogno. Qui, l'autenticità si traduce inoltre con un'identità culturale vivace, attraverso tradizioni affermate. Tanto per quanto riguarda l'artigianato artistico che per le festività, e in particolare in luoghi unici quali la Cittadella di Carcassonne o l'Arena di Nîmes, la regione LinguadocaRossiglione è sinonimo di creazione e allegria. Infine, per i più attivi, un'ampia scelta di attività da svolgere all'aperto, dal kite-surf al golf, passando per la canoa e la vela!

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COLORI ARTE CONTEMPORANEA

COLORI CULTURA

Dall'astrazione all'arte modesta

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anno contrassegnato gli anni ’60. I Viallat, Dezeuze, Devade, Dolla, Bioulès e tanti altri, tutti hanno voluto senza alcuna eccezione demistificare l’oggetto artistico giocando con le diverse tecniche che contribuiscono alla sua elaborazione. Vent’anni dopo, i Di Rosa, Combas, Blanchard, Boisrond creano La Figuration Libre, a Nizza, da Ben. Lungi dalla pittura concettuale degli altri artisti del sud degli anni ’60, la famosa mostra Finir en Beauté, presentata in un loft parigino nel 1981, sigla la storia di questo movimento in cui Robert Combas e Hervé Di Rosa – tra gli altri – espongono insieme. Tele rock e arabizzanti, découpage africani alla Matisse, fumetti, graffiti, pittura volontariamente “grossolana” o “bad painting” faranno furore. Così, dopo Dubuffet, cancellano le frontiere dell’arte grezza e, sulla stessa scia, Hervé Di Rosa inventa l’arte modesta fondando il Miam – Museo Internazionale delle Arti Modeste – a Sète.Nel 2002, le diciassette vetrate artistiche della cattedrale di Villeneuve-lès-Maguelone, firmate dall’americano Robert Morris, ricordano l’invenzione del concetto di Antiforma degli anni ‘60/’70. Un lavoro che si avvicina a quello di Pierre Soulages quando realizza, tra il 1987 e il 1994, centoquattro vetrate per la chiesa abbaziale di Conques. Ispirerà anche Claude Villat che si dedica a sua volta al restauro delle vetrate della chiesa di Notre-Dame-des-Sablons a Aigues-Mortes, tra il 1990 e il 1996. A Sérignan, negli anni 2000, l’artista internazionale Daniel Buren proporrà la sua visione personale del perimetro del palcoscenico della Cigalière. E questa scelta d’arte vivente ricorda anche l’epoca del movimento d’avant-garde BMPT, quando il nome dell’artista era associato a quello di Olivier Mosset, Michel Parmentier, Niele Toroni, negli anni ‘60. Le tele monopigmentarie di Pierre Soulages, tutte fondate sulla riflessione della luce e gli stati della superficie del nero, condurranno questo artista originario di Sète a esporre al Centro Georges-Pompidou a Parigi, presso il Museo dell’Hermitage di San Pietroburgo, prima che, nel 2007, il museo Fabredi Montpellier gli dedicasse una sala in seguito a una donazione di venti opere dell’artista alla città. Anche i musei subiscono continue evoluzioni.Da quando è diventato Museo Regionale d’Arte Contemporanea, il museo di Sérignan (MRAC) fa parte della rete dei grandi esercizi strutturanti della regione, accanto al museo di Céret, al Centro Regionale d’Arte Contemporanea di Sète (CRAC), al Carré d’Art di Nîmes, al Fondo Regionale d’Arte Contemporanea del museo Fabre di Montpellier. Luoghi e uomini che fanno del Languedoc-Roussillon un territorio attrattivo in fatto d’arte contemporanea. Per saperne di più, scannerizza questo codice QR con il tuo smartphone o connettiti su: www.sunfrance.com/musees

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COLORI MUSEI

Da Courbet a Soulages, a Montpellier L’architettura del museo Fabre unisce – dal suo restauro, nel 2007 – architettura antica e contemporanea, come le sue scelte espositive. Il museo Fabre racconta l’arte dal Rinascimento ai giorni nostri, attraverso ottocento opere, novecento incisioni ed oltre tremila disegni, su oltre novemila metri quadri di superficie museale. Queste cimase accolgono i grandi maestri della pittura europea, tra cui Allori, Veronese o Ribera, opere di François-Xavier Fabre, Ingres, David e collezioni moderne, contemporanee, da Delacroix a Courbet. Sono anche esposti impressionisti come Bazille, Staël, Van Dongen. Arricchito con un nuovo fabbricato dotato di una facciata a vetri che s’illumina la notte, un’ala è riservata alle opere del XX secolo, tra le quali spiccano artisti del gruppo Supports/Surfaces ed in particolare Pierre Soulages (foto) che ha personalmente curato la progettazione del luogo e Simon Hantaï.

Museo Fabre, 13, rue Montpelliéret, a Montpellier. Tel. 04 67 14 83 00

Dal CRAC al MIAM a Sète

La giovane creazione al FRAC

Ideato come un luogo di ricerca e di creazione, il CRAC intende produrre e diffondere l’arte contemporanea. La sua attività si dispiega attraverso una programmazione annuale di mostre, di edizioni e di un lavoro di mediazione presso il più vasto pubblico.Vi sono sostenute le prime mostre di numerosi artisti, maglia essenziale nel paesaggio locale dell’arte contemporanea. Conferenze, mostre, incontri completano il dispositivo. La città di Sète accoglie anche il Museo Internazionale delle Arti Modeste, il Miam, lettura incongrua e innovativa dell’arte marginale e popolare, immaginato da Bernard Belluc e il pittore originario della città Hervé Di Rosa.

Dopo “Chauffe Marcel!”, nel 2006 ; “La dégelée Rabelais”, nel 2008 e “Casanova forever” nel 2010, il FRAC programma la sua prossima grande mostra itinerante regionale nel 2012. Ogni due anni, il FRAC lancia una mostra estiva, regionale e tematica al tempo stesso. Al di là dell’evento sostenuto da luoghi espositivi diffusi su tutto il territorio regionale, il FRAC possiede una collezione pubblica d’arte contemporanea, la cui ambizione è sostenere e diffondere la creazione. Inoltre, sviluppa anche una programmazione di mostre annuali extra e intra-muros sull’arte odierna e la giovane creazione. Sono riunite un migliaio di opere rappresentative dell’attualità del mondo dell’arte odierna e di tutte le nazionalità.

CRAC-LR, Centro Regionale d’Arte Contemporanea Languedoc-Roussillon, 26, quai Aspirant-Herber, a Sète. Tel. 04 67 74 59 57 MIAM, Museo Internazionale delle Arti Modeste, 23 quai Maréchal-de-Lattre-de-Tassigny, a Sète. Tel. 04 99 04 76 44 www.crac.lr.free.fr - Tel. 04 67 74 94 37 www.miam.org. Tel. 04 99 04 76 44

FRAC-LR, 4-6, rue Rambaud e FRAC-LR, 12, rue Castillon a Montpellier. www.fraclr.org

Da Picasso a Tapiès, a Céret Allestito su iniziativa dei due pittori Franck Burty e Pierre Brune nel 1948, il museo di Céret è nato dall’Arte Moderna. Vi saranno essenzialmente esposte le opere di Picasso e Matisse, ma la vera svolta verso l’arte contemporanea avverrà nel 1966, all’arrivo di Claude Massé – conservatore per tre anni – che organizzerà una mostra per valorizzare giovanissimi artisti. Quando il museo viene rinnovato nel 1987, si delineano due vie nelle scelte artistiche della nuova struttura. Attualizzato, sarà coinvolto in una riflessione scientifica e culturale sul passaggio degli artisti a Céret e il loro interesse nella scrittura delle pagine “pittoriche” della città. Restaurata, la collezione storica si estende per il periodo dal 1910 al 1950, con opere compiute a Céret. I movimenti pittorici del sud della Francia oggi sono ben rappresentati: Vincent Bioulès, Daniel Dezeuze o Claude Viallat. Vi sono anche esposti grandi nomi della pittura catalana, come Tapiès, Brossa, Perejaumees.

Museo d’Arte Moderna di Céret, 8, bd Maréchal-Joffre, a Céret. Tel. 04 68 87 27 76. www.musee-ceret.com SUDDEFRANCE - 75 -

Arte contemporanea a Nîmes Allestita all’ultimo piano dell’elegantissimo edificio progettato da Lord Norman Foster, di fronte alla Maison Carrée, la collezione del museo d’arte contemporanea è articolata attorno a uno spazio espositivo che va dal 1960 ai giorni nostri. I tre principali temi affrontati – panoramica sull’arte francese ed i suoi movimenti, identità mediterranea ed infine le tendenze anglosassoni e germaniche – riuniscono quattrocento opere. Tutto l’anno si susseguono mostre temporanee. Carré d’Art, Museo d’Arte Contemporanea, 16, place de la Maison-Carrée, a Nîmes. Tel. 04 66 76 35 70

Arte moderna a Sérignan A Sérignan, l’arte contemporanea è onnipresente. Ad iniziare dal palcoscenico della Cigalière, di cui l’artista contemporaneo Daniel Buren ha allestito il perimetro, in collaborazione con l’architetto Nicolas Guillot. Quanto al Museo d’Arte Contemporanea di Sérignan, è diventato regionale nel 2010. Propone al pubblico uno sguardo sulla creazione degli anni ’60, ma anche sul periodo contemporaneo, ponendo l’accento su periodi come il paesaggismo astratto, la figurazione libera, il movimento Supports/Surfaces, l’arte concettuale, la scena artistica odierna. Collezioni permanenti e temporanee sono presentate su 2.500 m2 di superficie espositiva. Quest’ultima si articola anche attorno ad uno studio di arti grafiche, una sala video, vetrine sperimentali, una sala biblioteca, una libreria-boutique. MRAC, Museo Regionale d’Arte Contemporanea Languedoc-Roussillon, 146, avenue de la Plage, a Sérignan. Tel. 04 67 32 33 05


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COLORI MUSEI

Museo delle Belle Arti a Nîmes Nei pressi dell’arena, questo luogo rievoca l’arte italiana dal XIV al XVIII secolo, con opere di Bassano e Lelio Orsi. Accoglie tele fiamminghe ed olandesi del XVI e XVII secolo di Rubens, Fabritius, Coeke e dipinti francesi dal XVII al XIX secolo di Subleyras, Sigalonet o Delaroche. L'Atrio comprende tele del ciclo della storia di Marcantonio e Cleopatra, dipinte da Charles Natoire (XVIII). Il museo conserva il bel mosaico romano scoperto a Nîmes nel 1883, che rappresenta le “Nozze di Admeto”. Da non perdere, il tondo Foulc del XV secolo – Madonna in ceramica di Andrea della Robbia.

Museo delle Belle Arti Rue de la Cité-Foulc a Nîmes. Tel. 04 66 67 38 21Gard). Tél. 04 66 67 38 21.

Museo Fleury a Lodève Lodève, antica città di commercianti di tessuti, accoglie il suo museo in un’antica dimora privata, quella del Cardinal Fleury, precettore di Luigi XV. In questi ultimi anni, le mostre estive hanno costruito la notorietà del luogo che ha prestato le sue cimase a numerose mostre temporanee, tra cui quelle di Sonia Delaunay, Kees Van Dongen hanno creato l’evento. In modo permanente, il museo svela una mostra in due tempi, con da un lato le collezioni che presentano Lodève da 540 milioni di anni al periodo galloromano e, dall’altro, opere di artisti contemporanei.

Museo Fleury Square Georges-Auric a Lodève Tel. 04 67 88 86 10

Museo Fayet e Museo del Biterrois a Béziers Il Museo del Biterrois allestito nella vecchia caserma Saint-Jacques, risalente al XVIII secolo, racconta tutta la storia di Béziers, dall’antichità ai giorni nostri. Gli altri musei, allestiti in dimore private, Fayet e Fabrégat, presentano dipinti antichi, con rispettivamente una collezione d’arte moderna appartenuta a Jean Moulin, composta anche da De Chirico, Soutine e Dufy, e sculture di Jean Antoine Injalbert (1845-1933), originario di Béziers.

Museo del Biterrois, Caserma Saint-Jacques rampe du 96e, a Béziers - Tel. 04 67 38 81 61 Hôtel Fabrégat, Place de la Révolution, a Béziers - Tel. 04 67 28 38 78 Hôtel Fayet, Rue du Capus, a Béziers Tel. 04 67 49 04 66

Museo Aristide-Maillol a Banyuls Aristide Maillol – nato a Banyuls nel 1861 – è noto per le sue sculture di donne dalle forme accorte e generose. Tra le sue opere, la statua La Méditerranée (foto a lato), ma anche ceramiche, bronzi e numerose tele. La visita della cascina dell’artista, situata in una fattoria isolata della valle di Rourne a Banyuls-sur-Mer, conduce dal suo atelier alla sua vita quotidiana.Vi è presentata una quarantina di statue di bronzo e in terracotta, insieme a disegni e pitture dell’artista. A Banyuls, si può ammirare La jeune fille allongée, lungo l’omonimo viale, e il Monumento ai caduti pacifista, dietro al Municipio.

Museo Maillol - Vallée Roume a Banyulssur-Mer - Tel. 04 68 88 57 11 SUDDEFRANCE - 76 -

E inoltre… Un gran numero di musei sono dedicati alla storia della regione. A Mialet, nelle Cévennes, il Musée du Désert (Museo del deserto) fa rivivere, nella casa natale di un capo dei camisardi, la guerra che oppose ugonotti e forze realiste. Trenta chilometri più in là, a Saint Jean de Valériscle, il Musée des Blasons (Museo dei blasoni) riunisce centinaia di blasoni storici, armi, armature, e armeristi. Il Musée du Quercorb, nei Pirenei dell'Aude, è incentrato sulla storia e sull'economia di questa terra; narra di trovatori e di musica medievale profana, ed espone i modelli del celebre castello cataro di Puivert. Il Musée de la Préhistoire (Museo della Preistoria) a La Cauna de Belvis espone le vestigia dell'epoca paleolitica trovate nelle grotte di Sault. Il Musée de la Cerdagne (Museo della Cerdagna), attraverso mostre temporanee, tratta delle molteplici sfaccettature della storia e dell'identità di questo territorio. A Dorres, il Musée du granit (museo del granito) mostra la vita dei tagliatori di pietre. E la lista non finisce qui!

• Musée du Désert (Museo del Deserto). Le Mas Soubeyran a Mialet (Gard). Tel. +33 (0)4 66 85 02 72 • Musée du Blason (Museo del blasone). Rue de la Tournelle a Saint-Jean-deValériscle (Gard). Tel. +33 (0)4 66 25 65 42 • Musée du Quercorb. a Puivert (Aude). Tel. +33 (0)4 68 20 80 98 • Musée de la Préhistoire (Museo della preistoria) a La Cauna Belvis (Aude). Tel. +33 (0)4 68 20 37 62 • Musée Cerdagne (Museo della Cerdagna). Cal Mateu a SainteLéocadie (Pirenei Orientali). Tel. +33 (0)4 66 04 08 05 • Musée du Granit (Museo del granito) a Dorres (Pirenei Orientali). Tel. +33 (0)4 68 04 60 69 • Le Musée des Beaux-Arts (Museo delle Belle Arti) di Perpignano. Tel. +33 (0)4 68 35 43 40 • Le Musée d’art Moderne (Museo d'arte moderna) di Collioure,Villa Pams (Pirenei Orientali). Tel. +33 (0)4 68 82 10 19 • Le Musée Pierre-André-Benoit ad Alès (Gard). Tel. +33 (0)4 66 86 98 68


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COLORI FESTIVAL

Nel Sud, si fa danzare la vita! Terra solare e crogiolo di culture, la regione Linguadoca-Rossiglione propone un gran numero di appuntamenti culturali, tutto l'anno. Tuttavia, è d'estate che diventa la sede di molti festival, approfittando di questi ambienti unici per fare brillare la cultura. La maestosità dell'arena di Nîmes, la solennità della Cittadella di Carcassonne, la magia del Théâtre de la Mer a Sète, l’eleganza della corte del Ducato d’Uzès... Una molteplicità di luoghi unici, per dei momenti unici. Durante questa stagione, i dintorni del Golfo del Leone diventano la più grande sala spettacoli di Francia! E ce n'è per tutti i generi: canzone francese, lirica, danza, elettronica, teatro, operetta, jazz, rock, spettacoli comici e reggae. Un buon centinaio di festival che scandiscono il ritmo dell'estate e confermano che il Sud sa essere una vera terra di accoglienza.

Radio France Montpellier, l’immancabile Questo grande festival di musica classica è diventato imprescindibile per tutti i melomani: dal jazz alla musica classica, dall’elettronica alle musiche di tutto il mondo. Per tutto il mese di luglio, issa la città su un immenso palcoscenico musicale, spesso inedito. Sono organizzati numerosi eventi per un mese nell’agglomerato di Montpellier, nell’eponima città e al Domaine d’O. Una programmazione molto densa, con incontri, conferenze e la proiezione di film musicali in tutta la città di Montpellier e anche oltre i suoi confini.

www.radiofrancemontpellier.com

Montpellier Danse, il tempo

Nîmes: musiche attuali

Dall’alto dei suoi trent’anni suonati, questo festival si è fatto largo nella storia della danza, perché ha saputo associarsi a coreografi di spicco. Per essere uno dei più antichi festival della città, brilla per la sua programmazione selettiva ed eclettica. Periodo in cui Montpellier crea il primo Centro Coreografico Nazionale Francese, diretto ancor oggi da Mathilde Monnier. Montpellier Danse ha parlato molto dell’aids, gli anni ’80, la gestualità di Merce Cunningham o di Pina Bausch, la danza concettuale, il non balletto e gli anni Bagouet. Questo festival trentenne dialoga quest’anno con il circo.

Da quattordici anni, il festival di Nîmes si è forgiato una certa reputazione nel mondo dei grandi eventi. Innanzitutto, perché si svolge in una cornice d’eccezione, l’arena della città. In secondo luogo, perché si tratta dell’appuntamento delle musiche attuali e non esclude alcuno stile. Così si è potuto vedere Bjork, Placebo, David Bowie,The cosicché l’evento oggi rientra tra gli appuntamenti imperdibili sotto il cielo stellato di una grande estate nella regione del Gard.

www.montpellierdanse.com

www.festivaldenimes.com

Il viso del mondo a Perpignano Nel giro di un ventennio, Visa pour l'Image a Perpignan è diventato il tempio del fotogiornalismo. Mostre fotografiche, proiezioni presso il famoso chiostro del Campo Santo si affiancano agli incontri ed alle premiazioni dei migliori cliché dell’anno. In tutta la città, le cimase invitano a scoprire l’attualità – talvolta terrificante – del mondo odierno. Il Convento dei Minimi accoglie gran parte del festival, poi il Palais des Corts, il Castillet o ancora la chiesa dei Dominicani. Viene data così l’occasione di scoprire i più grandi fotoreporter contemporanei. La visione dei cliché talvolta così gravi di Santley Greene, specializzato nelle zone di conflitto, di Alexandra Boulat e i suoi frammenti di guerra, o delle poetiche immagini di Willy Ronis invita alla riflessione sulla storia del nostro secolo.

www.visapourlimage.com

Carcassonne, sbalorditiva

Musiche dal mondo a Sète Vento di freschezza garantito al Théâtre de la Mer: un antico forte militare trasformato in anfiteatro, di fronte al mare e ai piedi del Mont Saint-Clair! Da giugno ad agosto i festival si susseguono con gioia e fervore immutati. In una cornice decisamente unica e un ambiente disinvolto, gli artisti dell’Inventif festival «Quand je pense à Fernande» (Quando penso a Fernanda) inaugurano tradizionalmente la stagione a giugno con il loro festival della canzone francese contemporanea, seguiti da "Jazz à Sète", durante il mese di luglio, con una programmazione sempre ineccepibile. Fiest’A Sète chiude le danze, con musiche dal mondo, coinvolgenti e giubilatorie (foto).

Il festival di Carcassonne, uno degli eventi principali della regione Linguadoca-Rossiglione, si svolge ogni anno da giugno ad agosto. È indubbiamente il più lungo della regione. La sua programmazione riunisce sempre delle tematiche eclettiche che vanno dall'opera classica alla danza contemporanea, dal teatro al circo. Questo momento forte riunisce ogni sera grandi artisti e varietà di tutte le nazionalità.

www.quandjepenseafernande.fr - www.fiestasete.com - jazzasete.com SUDDEFRANCE - 77 -

www.festivaldecarcassonne.fr


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COLORI TRADIZIONI

COLORI SARDANE

La sardana, regina dei balli

S

imbolo di unità e di coesione dei Catalani, questa danza tradizionale ha attraversato i secoli. Tutti i balli della regione degni di questo nome offrono al pubblico una sardane eseguita a regola d’arte. Chi non ha mai incontrato, nel tardo pomeriggio, durante una festa locale, un cerchio di ballerini, mano nella mano, con le braccia sollevate, che ruotano lentamente, con piccoli passi, sulla piazza del paese? Tradizionalmente i ballerini sono accompagnati da un gruppo musicale denominato “la cobla” composto da un flaviol (sorta di flauto), un tamburello e diversi strumenti d’ottone. La famosa sardane è la danza dei catalani. Alcuni pretendono che tragga le sue origini dall’Antichità greca. Alcuni esperti tuttavia hanno raccolto testimonianze risalenti al XIV secolo, che descrivono questo famoso girotondo, oggi tipico della cultura del Roussillon. Durante il XVII e XVIII secolo, questa danza era molto apprezzata dall’aristocrazia locale e da quella del nord della Spagna. Durante la prima metà del XX secolo, in Francia, cade un po’ nell’oblio ed è paradossalmente la dittatura di Franco, dal 1940 al 1975, che le darà una seconda vita… vietandola. Questo potente simbolo della cultura catalana era infatti considerato un affronto all’identità nazionale spagnola. È quindi nel corso di questo stesso periodo, in seguito alla Retirada, che viene riportata in auge nella Catalogna francese. Il suo simbolo di coesione e di unione si rafforza. Oggi, anche se rientra nel registro delle danze folkloriche, la sardane è più vivace che mai.

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COLORI GIOSTRE - TAMBOURIN - DRAC

Giostre nautiche, battaglie titaniche

Immancabilmente, dall’inaugurazione del suo porto antico, a luglio 1666, Sète (nell’Hérault) si trasforma ogni estate nel grande palcoscenico delle giostre nautiche.Attorno al Cadre Royal (il principale canale della città), i tornei riuniscono ancor oggi abitanti incondizionati e novizi, tutti soggiogati dallo spettacolo delle due barche avversarie, spinte l’una verso l’altra, al suono degli oboi e dei tamburi, issati sulla prua di ciascuna di esse.Tutti vestiti di bianco, lance affilate alla mano e pavesi saldamente fissati, i due giostratori si affrontano, appollaiati dall’alto della teinteine, sotto le grida della folla, finché uno dei due cade in acqua. Il vincitore è naturalmente colui che rimane in piedi dopo la passe. Il costume vuole anche che sia organizzata una sfilata dei giostratori prima di ogni torneo. Le strade di Sète sono invase da un profumo antico quando si snoda il corteo dei partecipanti, che indossano il canotier, con la lancia in mano. Ma questo folklore puramente meridionale raggiunge il suo apogeo durante il gran premio di San Luigi: instaurato nel 1743, si svolge a fine agosto e si conclude con il grande torneo dei « pesi massimi », il cui vincitore vede il suo nome inciso su un pavese nella sala delle giostre del Museo Paul Valéry. Quel giorno, festivo nella città della laguna, si possono contare oltre 10.000 spettatori, venuti a far festa lungo il canale e ad assistere a questo spettacolare combattimento titanico. Sulla scia di Mèze o Marseillan, Le Grau-du-Roi possiede la sua scuola di giostre, per bambini. Tra l’azzurro del mare e il verde degli stagni, la terra della Camargue celebra anche questa tradizione locale, in particolare durante la Festa del Mare che si svolge a giugno. Più che uno sport, le giostre riflettono quindi un’identità regionale profondamente ancorata nel Mediterraneo e nella storia della Linguadoca.

Un drago nelle strade di Beaucaire Nel mese di giugno, risuonano a Beaucaire (Gard) le grida di bambini spaventati e affascinati dal mostro. Perché dobbiamo ricordare che il Drac, questo è il suo nome, è una bestia impressionante! La leggenda, che risale al XII secolo, racconta che un drago si rendeva invisibile agli uomini e si nutriva dei bambini che avevano la sfortuna di avvicinarsi troppo al fiume, maledicendo le sponde del vicino Rodano. Ma un giorno, si avvicinò a una ragazza madre che lavava la biancheria. La catturò per farne la nutrice della sua femmina che aveva appena partorito un piccolo drago. Per sette anni, la giovane donna si occupò del drago, ma un giorno dopo aver accidentalmente strofinato gli occhi con l’unguento che doveva cospargere sull’animale, ebbe il potere di vedere il mostro. Liberata, tornò a Beaucaire.

Il tambourin, tra tennis e jeu de paume Particolarmente apprezzato nell’Hérault dalla metà del XIX secolo, il tambourin è una disciplina sportiva le cui origini risalgono al XII secolo. Discendente dal jeu de paume, il tambourin è uno sport di palla simile al tennis, ma che al contempo è molto più complesso. Le squadre sono composte da cinque giocatori e si affrontano su un terreno senza rete, dove lo scopo del gioco è fare in modo che l’avversario non sia in grado di rilanciare la palla. Quest’ultima è di gomma, di colore bianco o rosso e pesa 78 grammi, perché possa raggiungere la velocità di 250 km/h. I giocatori sono dotati di un tamburello, il cui cerchio, un tempo di legno, era realizzato dai maestri bottai di Mèze. Di un diametro di 28 cm, dotato di un’impugnatura in cuoio, l’oggetto viene utilizzato come una racchetta. Il gioco richiede quindi abilità e rapidità. Autentico sport, molto praticato a Pignan, Pézenas o ancora Gignac, dispone di una federazione e di un campionato, in cui dominano gli abitanti dell’Hérault, poiché il dipartimento rappresenta l’85% dei 5.000 tesserati recensiti in Francia. Da poco esiste anche una Tambouriteca che spiega le regole e la storia di questa disciplina.

Tambouriteca di Gignac, 100, chemin Galtier. Tel. 04.67.42.50.09 SUDDEFRANCE - 79 -

Un giorno avvertì la presenza del drago sulla piazza del paese, e andò a salutarlo. Quest’ultimo, irritato di non essere più invisibile ai suoi occhi, la colpì con una zampata e se ne ritornò nel fiume. Non si vide più la bestia che non divorò più nessuno. Ogni anno, i bambini, armati di lampioni, accompagnano le peregrinazioni del mostro di cartapesta nelle strade della città storica, che con la fiera della Maddalena del XVII secolo conobbe una fama internazionale.


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COLORI SANCH – GEVAUDAN – GARGANTUA

Quando Langogne unisce all’infinito finzione e tradizione

La Sanch, un omaggio alla Passione Spettacolo impressionante quello della processione di La Sanch, che si svolge ogni anno il Venerdì Santo, in terra catalana. La si ritrova anche a Perpignan, Collioure e Arlessur-Tech. Questa tradizione si tramanda dal 1416 con lo stesso fervore e rende omaggio alla Passione di Cristo. Deve le sue origini al dominicano spagnolo San Vincenzo Ferrier. Quell’anno, viene creata la confraternita del “Sangue Preziosissimo di Nostro Signore Gesù Cristo” detta della Sanch nella chiesa di San Giacomo a Perpignan. È fondata su tre obiettivi: il perfezionamento delle pratiche pie dei suoi membri, la commemorazione della Passione di Cristo e l’aiuto ai condannati a morte. Storicamente, i membri della confraternita avevano la vocazione di sostenere il condannato, in preda alla solitudine, prima dell’esecuzione. Lo conducevano quindi al patibolo, vestiti con il suo stesso abito, la “Caperutxa”, lunga veste nera con un cappuccio a punta, con lo scopo di evitare il linciaggio del pubblico. Oggi, durante la processione, i membri della confraternita portano sempre queste cappe nere e rosse che rappresentano i penitenti ed i condannati. Lungo tutto il percorso, portano sulle spalle i Misteri che rappresentano le diverse scene della Passione.Avanzano al suono dei goigs, canti dedicati alla sofferenza della Vergine Maria e di Cristo. Una tradizione veramente sorprendente!

La bestia di Gévaudan, racconto di una ferocità leggendaria Nel 1764, una giovinetta di quattordici anni viene uccisa da una bestia feroce a Hubacs, nei pressi di Langogne (Lozère). Seguono decine di morti sospette nell’est di Gévaudan, che agitano e terrorizzano tutto il territorio. Mentre l’ispezione dei corpi decapitati e sanguinolenti lascia apparire le ferite inflitte da un carnivoro poco comune, le autorità reali disegnano il ritratto di un animale delle dimensioni di un giovane toro “che desola il Gévaudan” attaccandosi principalmente alle donne e ai bambini. Circolano le voci più incredibili quanto alla natura di questa creatura: dalle sevizie di un lupo mannaro, all’ipotesi del complotto, con una iena ammaestrata dai ricchi abitanti del paese, nulla sembra impossibile. Per oltre tre anni, nonostante le battute di caccia condotte dai dragoni, non cessano i massacri, che vengono apparentati a un flagello dal corpo ecclesiastico. La bestia fu ufficialmente uccisa da un cacciatore, Jean Chastel, il 20 giugno 1767. Al di là delle numerose incisioni dell’epoca, la forza di questo fatto di cronaca risiede nella sua leggenda (a tal punto che appaiono due lupi sullo stemma di Paulhac en Margeride). La storia della bestia di Gévaudan, ai limiti del fantastico, ha attraversato i secoli grazie alla tradizione orale e ispirato numerose rappresentazioni significative, in tutta la Lozère. Oltre alla stele elevata alla gloria di Jean Chastel, nel suo paese natale della Besseyre-Saint-Mary, un museo della bestia del Gévaudan ritraccia la terribile epopea a Saugues e numerose statue all’effigie dell’animale troneggiano nelle città del dipartimento, come a Marvejols, dove tuttavia non è mai penetrato. Terribilmente affascinante, la bestia è oggetto di numerose creazioni letterarie e audiovisive. A luglio, è anche il tema di escursioni teatralizzate, nel comune di Langogne. SUDDEFRANCE - 80 -

Dal 1884, durante tutti i fine settimana del mese di giugno, il comune di Langogne (Lozère) celebra Gargantua, l’insaziabile gigante dell’omonimo romanzo di Rabelais. Dobbiamo dire che questo maldestro demiurgo avrebbe sconvolto le terre che ha calcato a tal punto che oggi rimangono ancora numerosi toponimi indelebili in tutta la Francia. Ma nella Lozère, particolarmente attorno a Langogne (nord-est del dipartimento), le orme del suo fantastico peregrinare sono davvero numerose: a Grizac, avrebbero formato isole con il fango calcareo di cui si erano caricati i suoi zoccoli sui Causses; a Villeneuve, le pietre del gigante non sarebbero altro che quelle che portava sotto il braccio e nelle gole del Tarn, la grotta di Rocheblave si sarebbe formata dopo che ebbe sondato il terreno con una colonnetta staccata dalla roccia. Era dunque naturale che gli abitanti del luogo rendessero omaggio a questo gigante maldestro e fantastico, un po’ topografo suo malgrado. Con il mercato medievale a luglio, i canti folklorici, le sfilate in costume d’epoca e le dimostrazioni delle arti d’un tempo, Langogne riaccende allegramente l’immaginario gargantuesco. Finzione e realtà si danno la mano durante le festività, in particolare attraverso agapi notturne, autentico ammicco a questo eroe singolare che venne al mondo dall’orecchio di sua madre… durante un banchetto!

Ente del Turismo di Langogne. Tel. 04 66 69 01 38


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COLORI CORRIDA-BOUVINE

Un rito minuzioso e feste scintillanti SSe si deve risalire all’ IX secolo per trovare le prime testimonianze sulla corrida, apparsa durante le feste date dai re della penisola iberica, è perché si tratta di uno sport che non ha cessato di evolvere nel corso delle varie epoche. Nella Linguadoca, la corrida è apparsa nel XIX secolo e da allora ha continuato a suscitare l’entusiasmo di un pubblico divenuto sempre più accorto, tanto più che la feria è innanzitutto una festa che si svolge nelle strade della città. Parte integrante del patrimonio culturale della Linguadoca da aprile 2011, le “ferias” si svolgono generalmente in primavera ed in estate, nel Gard e l’Hérault, ma anche nei Pirenei Orientali. Tempo forte della vita locale, le ferias riservano un posto d’onore a tori e cavalli, per una settimana di festività: a Nîmes, quelle di Pentecoste e della Vendemmia riuniscono la folla all’aria aperta, come a Béziers, Céret, Palavas o ancora Alès.Così, queste giornate, sinonimo di festa sfavillante, sono minuziosamente ritualizzate: la corrida al pomeriggio per gli appassionati nell’arena che,

Il toro al centro delle tradizioni Tra tradizione taurina e cavallina, “la bouvine”, non è altro che il termine generico che riunisce tutto ciò che tocca la civiltà della Camargue ed i

come a Nîmes, è un luogo carico di storia. All’ora dell’aperitivo, momento sacro in cui fraternizzano “aficionados” e visitatori, da un punto all’altro della città, secondo i desideri.

Per l’occasione, i bar mettono i banconi all’esterno e si moltiplicano le “bodegas”, mentre concerti e spettacoli nelle strade attirano migliaia di spettatori.

suoi giochi.In queste terre paludose, il cavallo ha spesso trovato il proprio posto nella scorta e le feste locali del Gard e dell’Hérault. Così, “abrivados” e corse camarghesi fanno parte integrante di una forte identità locale ed animano il territorio della Linguadoca sin dalla primavera. Se un tempo le abrivados indicavano

semplicemente il trasferimento dei tori dai pascoli verso le arene della città, oggi si tratta di una simulazione puramente festiva, in cui il cavallo e il toro conducono le danze. Inquadrato da una decina di cavalieri (“i gardian”), il bestiame viene condotto al passo di corsa tra le strade della città in festa. Spettacolo e atmosfera garantiti! Oggigiorno, le corse di abrivados sono persino organizzate affinché gli “attrapeurs” riconducano il maggior numero di tori con loro. Dopo l’ingresso dei tori nell’arena, annunciato dal “l’èr di biou”, inizia la corsa camarghese. Gioco di destrezza, che non comporta la messa a morte e senza cavalli, non manca di sapore poiché il suo principio vuole che un toro camarghese, piccolo e vivace, decorato con una coccarda, un pompon di lana bianca e una cordicella, sia inseguito da un “raseteur”, che deve sottrarglieli abilmente. Durante il “raset”, i partecipanti vestiti di bianco devono essere ancora più agili per impadronirsi dei preziosi attributi. E nell’arena regna la confusione, l’uno insegue l’altro, poiché i tori più feroci spingono il raseteur a colpi di corna fino alla barriera degli spettatori! A Nîmes, gli afeciounas (gli appassionati) attendono ogni anno il Biou d’or, incoraggiando i loro futuri vincitori con fervore. Peraltro, esiste una federazione francese della corsa camarghese, la cui sede si trova nel Gard, incaricata di dettare le regole di questo sport a sé stante.

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COLORI ARTIGIANATO

COLORI ARTIGIANATO

Terracotta e ceramica, tra modernità e tradizione

G

ià nel Medioevo, Saint-Quentin-la-Poterie era un centro di fabbricazione di una ceramica particolare, grigia, leggera e sonora. Nel Settecento, la cittadina, sita a qualche chilometro dal ducato d’Uzès, contava tra la sua popolazione quarantadue vasai o pipai e fabbricò, nel corso del secolo successivo, delle mattonelle per il Palazzo dei Papi di Avignone. Se la terracotta proveniente da Saint-Quentin era concepita, all'epoca, per un uso prettamente domestico, i vasai che vi operano oggi fanno prova di una creatività decisamente contemporanea. Ai venticinque atelier di ceramisti, si aggiunge la galleria Terra Viva che dedica il suo spazio all'arte della ceramica attuale. Il festival annuale della ceramica "Terralha" (dal 19 al 22 luglio 2012) invita a un percorso nel cuore del paesino, in luoghi trasformati per l'occasione in spazi espositivi effimeri, per scoprire le opere di ceramisti contemporanei europei, comprese quelle degli artisti in residenza. Un museo della terracotta mediterranea (Muséé de la Poterie Méditerranéenne) che ripercorre il passato della ceramica di Saint-Quentin-la-Poterie e una libreria specializzata finiscono di modellare il paesino per quanto riguarda la sua attività artigianale! Riconoscibile tra tutti, quel vaso robusto, circolare, dai bordi spessi, e decorato sui fianchi da una ghirlanda, ha reso celebre Anduze. Destinato a ricevere degli alberi da frutta come l'arancio o il limone, fu l'ornamento preferito di parchi e giardini europei, e delle ricche dimore del Mediterraneo. Ha attraversato i secoli e molti atelier lo fabbricano ancora ai nostri giorni. I tradizionali colori fiammeggianti, un'associazione di tonalità gialle, verdi, marroni, e color miele e oliva, sono stati arricchiti da una nuova gamma: sbiancati, invecchiati, patinati, verniciati a tinta unita, blu, verde, bordeaux… Ma attenzione, la decorazione laterale composta da una ghirlanda con tre festoni e i medaglioni che portano la firma del vasaio è la garanzia della loro autenticità. I vasi di Anduze. Ufficio del turismo. Tel. +33 (0)4 66 61 98 17. www.vases-anduze.com Saint-Quentin-la-Poterie. Ufficio del turismo. Tel. +33 (0)4 66 22 74 38. www.officeculturel.com Per saperne di più, scannerizza questo codice QR con il tuo smartphone o connettiti su: www.sunfrance.com/artisanat

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COLORI TESSUTI - GIOIELLI

Tele radiose A un’ora da Perpignan, lungo un itinerario pittoresco, la manifattura del paese di frontiera di Saint-Laurent-de-Cerdans (Pirenei Orientali) tesse dal 1873. E per tessere, occorre arte e mestiere. Da diciotto anni, Françoise e Henri Quinta hanno ripreso “Les Toiles du Soleil”, ultima manifattura tessile del Roussillon. Creano tele dalle righe sorprendenti per biancheria da tavola, sdraio e tessuti d’arredamento. La manifattura tramanda una tradizione più volte centenaria, poiché la tessitura artigianale catalana si è sviluppata alla fine del XIX secolo, quando Saint-Laurent-de-Cerdans è diventato la patria dell’espadrillas. Lo stabilimento di tessuti era stato creato dalle famiglie Sans & Garcerie, all’epoca associate. La tessitura di piccole altezze di stoffa era sufficiente per fornire alle botteghe vicine il tessuto e le suole delle espadrillas. Negli anni ’40, la casa si lancerà nella biancheria da tavola, ma cinquant’anni dopo, la manifattura è all’agonia. Minacciato di chiusura, lo stabilimento viene riacquistato con nove dipendenti da Françoise e Henri Quinta. Una transazione salutare per la vita del paese e che ha salvato la manifattura tessile dalla minaccia d’estinzione che l’attendeva. Oggi, “Les Toiles du Soleil” conta duecento articoli. I suoi tessuti portano i colori catalani in tutto il mondo. Nessuna tela, nemmeno quelle a tinta unita, è immersa in un bagno: sono tinti solo i fili e ce ne vogliono più di un migliaio per alcune altezze. Il marchio ha cinque negozi esclusivi in Giappone e recentemente ha aperto un punto vendita a New York. Oltre alla boutique parigina della rue du Bac, nell’ultra chic 7e arrondissement, è presente in numerosi hotel-ristoranti della regione, alla Maison Quinta a Perpignan, e in una certa Maison Pic a Valence, tre stelle Michelin.

Les Toiles du Soleil, avenue Jean-Jaurès, a Saint-Laurent-de-Cerdans. Tel. 04 68 39 50 02

Le vigatanes, patrimonio catalano Saint-Laurent-de-Cerdans (Pirenei Orientali) è stato la capitale delle espadrillas catalane denominate “vigatane”. Queste calzature morbide, talvolta annodate, sono indossate per ballare la sardane e sono state il fiore all’occhiello dell’industria del dipartimento per oltre un secolo. Originarie della catalogna del sud, vicino a Barcellona, le calzature sono arrivate sin qui con il contrabbando a metà del XIX secolo. Anche se la produzione di espadrillas non è più quella di un tempo, fa parte integrante del patrimonio locale. Dal 2008, la fabbrica artigianale è aperta al pubblico. In corda, filo di lino e tela di cotone, la vigatane è imprescindibile nella tradizione catalana. Da visitare anche la Casa del patrimonio e della memoria di André Abet a SaintLaurent-de-Cerdans, situata negli antichi locali dello stabilimento di espadrillas dell’Union Sandalière, che ritraccia la storia di questo patrimonio.

Création Catalane Chemin du Baynat d'en-Pouly a Saint-Laurentde-Cerdans. Tel. 04 68 54 08 68 www.espadrille-catalane.com

Il granato, specialità diPerpignano

Da oltre due secoli, la pietra granata è un gioiello dell’oreficeria catalana e rappresenta una produzione prestigiosa dell’artigianato d’arte per il Roussillon. A Perpignan – unico luogo in Francia che conserva un metodo di stampaggio e di incastonatura chiuso – la confraternita del granato riunisce alcuni artigiani che tramandano questa tradizione. Ereditata dalle tecniche del XVII e XVIII secolo, conferisce al gioiello un adattamento ottimale tra la pietra e l’oro, garanzia di qualità. Questo processo è scomparso altrove a favore di processi di fusione. Tra i gioielli della città catalana, la croce badine, l’anello marquise, spesso realizzato in taglio “perpignan” ovvero piatto sotto e sfaccettato sopra. Il granato di Perpignan è anche proposto in bracciali, collane, orecchini, pendenti o spille. Oggi, esiste una festa del granato catalano, che si svolge nel mese di dicembre, in omaggio a Saint Eloi. Esiste anche una nuova applicazione per Smartphone sul tema del gioiello, recentemente sviluppata dall’Ente del Turismo di Perpignan e la società Furet Company. Il granato… cose da pazzi!

Istituto del granato e della gioielleria tradizionale 22, boulevard Wilson a Perpignan www.institutdugrenat.com

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COLORI VASI - FORCHE

Un conservatorio per la forca a Sauve L’affascinante centro abitato di Sauve (Gard) ha gelosamente custodito un segreto per dieci secoli, quello della fabbricazione della forca a tre rebbi in legno di bagolaro. Da otto anni a questa parte, il conservatorio del paese rivela questa tradizione ancestrale. Il visitatore può passeggiare attraverso le sale e le gallerie, informandosi su questo argomento presso terminali e muri d’immagine. Ritrova i segreti della coltura del bagolaro e della fabbricazione delle forche. Questo conservatorio tramanda la tradizione anche grazie ad una bottega di fabbricazione di forche in legno di bagolaro, ancor oggi vendute ai professionisti che le utilizzano per l’allevamento o l’agricoltura. I privati le utilizzano piuttosto come elemento decorativo, per arredamenti rustici, alcuni professionisti per le ricostruzioni d’epoca. Sappiate che queste forche sono cotte. Una festa della ciliegia e della forca è organizzata ogni anno, a fine maggio, nel paese.

Vallabrègues all’ora del vimini Il nome di questo paese, che sorge lungo le sponde del Rodano, significa “Valle dei Briganti”. È il centro emblematico del vimini del Gard, dove un solo maestro cestaio sui quattrocento di un tempo tramanda ancor oggi la tradizione. Un isolamento che dà a Daniel Benibghi un’aria di sopravvissuto, un po’ hippy chic, in questo paese a ridosso della Provenza, ma la cui storia rimane ancorata nella Camargue.

Conservatorio della forca, rue des Boisseliers, a Sauve. Tel. 04 66 80 54 46. www.lafourchesauve.com

Le Faraone di Lussan La faraona di Lussan, diffusa nel mondo intero, bella e muta, resta una star incontestata… È la regina dell’atelier! La faraona… La sua testa sottile gioca con improbabili proporzioni, su un corpo generoso dalle forme stilizzate, decorato a mano con motivi grafici ispirati dalle piume del volatile. Heidi Caillard ne è la creatrice. Formatasi come grafica e laureata in una prestigiosa scuola di ceramica in Svizzera, ha avuto l'idea di creare questo modello osservando le faraone correre nel suo giardino. Ancora oggi evoca il fascino che le ispira la loro forma e il motivo astratto delle piume. Il bell'animale non riscosse un immediato successo, ma una quindicina di anni dopo, in seguito a diversi articoli pubblicati su riviste nazionali, «fu una valanga», ricorda Heidi Caillard. L'artista spiega che il trionfo del suo volatile in ceramica è dovuto «alla sua eleganza; si adatta a ogni ambiente: in una cucina rustica come nel più stilizzato dei loft. La sua aria gentile e il dorso tondeggiante attirano le carezze». Per poter rispondere all'aumento esponenziale della domanda, nel 1994 suo figlio Adrien ha ripreso e ampliato l'atelier da lei creato a Lussan vent'anni prima. Les Céramiques de Lussan (Le ceramiche di Lussan) continuano a fabbricare, con metodi artigianali, delle ceramiche di argilla rossa, con decorazioni dipinte a mano. Sono impiegate diverse tecniche, e in particolare, per gli animali, quella della colata. Galline, quaglie e gallinelle sono venute a tenere compagnia alla famosa faraona. Tutti i modelli sono disegnati da Heidi Caillard, che a ottant'anni non abbassa la guardia e continua a insegnare alle decoratrici come dare un'espressione simpatica alle sue care pennute; «perché la cosa più complicata è proprio realizzarle», precisa.

Les Céramiques de Lussan - Mas de Fan a Lussan Tel. +33 (0)4 66 72 90 92 - www.ceramique-de-lussan.com SUDDEFRANCE - 84 -

Perché i maestri cestai partivano da qui regolarmente per la raccolta del vinco. Questi giunchi, i germogli dell’anno, servivano per fabbricare i cesti destinati al trasporto delle derrate alimentari e soprattutto della frutta prodotta localmente. L’arte del vimini ha nutrito il paese e la sua storia per secoli. Per scoprire alcuni di questi artigiani, Vallabrègues ha allestito un museo in un antico caffè, dove si trova una sorprendente collezione di attrezzi antichi utilizzati sia per la raccolta che per la lavorazione del vinco. Un percorso didattico illustra come confezionare oggetti in vinco, in giunco o in materiale vegetale.

Museo del Vimini, Grand Café du XIXe siècle a Vallabrègues. Tel. 04 66 59 48 14


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COLORI LIUTERIA - VETRERIA - FALEGNAMERIA

Montpellier, capitale della liuteria Lo Stradivari è la “Gioconda dei violini”. Lontano da Cremona (Italia) tuttavia, gli strumentisti hanno trovato la loro roccaforte di liuteria anche in Francia : Montpellier è considerata prima città francese per la fabbricazione dei violini. Con una decina di botteghe di liuteria e archetteria nel centro della città, Montpellier si denota per la concentrazione dei suoi maestri liutai e archettai. In soli trent’anni, sotto l’impulso di alcuni di essi, è stato rilanciato un artigianato d’eccezione che tramanda gesti vecchi di 400 anni! Tra gli odori di colla e vernice, delle essenze di legno rare (l’acero duro, utilizzato per il fondo degli strumenti, il legno dei Balcani, per le stecche e il manico, l’abete rosso delle Alpi, per la tavola di armonie) si fabbrica continuamente nelle botteghe. Violini, ma anche viole e violoncelli. Questa concentrazione professionale rara che risplende all’estero va all’incontro del pubblico. Quest’anno, i maestri liutai del quartiere di Sant’Anna, nell’Écusson, tra cui Frédéric Chaudière, hanno lanciato la prima festa dei liutai per far conoscere la fattura strumentale, durante la quale l’associazione di liuteria e archetteria per lo sviluppo della fattura strumentale (ALADFI) organizza una mostra di liuteria contemporanea. Regolarmente, l’Ente del Turismo di Montpellier propone visite guidate delle botteghe.

www.ot-montpellier.fr

Serge Ivorra, falegname ebanista che dialoga con il legno Questo falegname ebanista nato ad Adissan, la culla della Clairette (un vino frizzante), ha lasciato Pézenas a diciassette anni per realizzare il giro di Francia con i Compagnons, ma soltanto per tornarvi in bellezza sette anni dopo. Da trentacinque anni ormai vive e lavora a Pézenas, e interviene alla Scuola di Architettura di Montpellier. Da una ventina d'anni Serge Ivorra è l'unico falegname specializzato nella ristrutturazione del patrimonio. Spetta a lui il delicato compito di intervenire sui monumenti storici. Non è un caso che la sua piccola azienda porti ancora il marchio "Entreprise du patrimoine vivant" (azienda del patrimonio vivente): «Ciò significa che lavoriamo a regola d'arte, come un secolo e mezzo fa ». Nella regione, soltanto un piccolo gruppo di aziende vanta questo marchio: tutte hanno in comune il fatto di possedere un savoir-faire specifico ed eccezionale; talvolta, una storia secolare. Porta una salopette e ha i capelli irsuti; ispeziona con una naturalezza spiazzante l'età e la fattura di ogni pezzo, ne ricerca le origini, s'interroga sul percorso di alcuni di essi e ne rivela la storia. Preferisce lavorare con legni locali piuttosto che esotici (è un difensore del platano), ma la sua curiosità sembra sempre insoddisfatta; per lui, la storia dell'arte, il disegno e la musica hanno un'importanza particolare. Infine, Serge si stupisce che queste materie non siano insegnate agli apprendisti falegnami: secondo lui, questa conoscenza è una sintesi del mestiere. E "apprendere", il nostro falegname ebanista sa che cosa significhi! Lui che ha costantemente quattro apprendisti con sé, nel suo atelier, compagnons itineranti e tirocinanti. Gli capita persino di condurre progetti di creazione nelle scuole elementari (con la Sema, la "società per l'incoraggiamento dei mestieri artistici") e di stupirsi ancora di fronte all'immensa creatività dei bambini. SUDDEFRANCE - 85 -

Bolle di vetro a Claret

Soffiare la materia incandescente, quando è ancora informe per creare un oggetto sottile ed elegante. Questa è la magia del soffiatore di vetro, un mestiere che ha più di 3.000 anni. A Claret, poco lontano da Montpellier, un gruppo di artigiani ha deciso di continuare a dare vita a quest'arte, intorno alla "Halle du verre" del comune: un luogo unico in Francia, a metà strada tra un museo, una galleria e un atelier, completamente dedicato al vetro, alle sue tecniche e alla sua storia. Una storia ricca e in costante evoluzione, perché il lavoro del vetro ha subito un'evoluzione. Gérard Attard soffia il vetro con il cannello. Un'arte che richiede una destrezza e una delicatezza rare. Inoltre, da diversi anni, è appassionato dalle perle di vetro, che un tempo erano fabbricate per produrre, in particolare, false perle di coltura. Ha ritrovato i tavoli da lavoro speciali, utilizzati un tempo dalle mogli dei contadini per fabbricare quelle fini paccottiglie e ricavare così un guadagno complementare; e con il suo vetro opale o "girasole" che permette di soffiare la materia, si cimenta con la fabbricazione di queste perle, immerse successivamente in un miscuglio di polvere di mica, titanio e resina affinché acquistino l'aspetto di perle naturali.

Verrerie d’art de Claret 37, avenue du Nouveau-Monde a Claret - verrerie.art.free.fr Halle du verre 50, avenue du Nouveau-Monde a Claret www.cc-grandpicsaintloup.fr


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COLORI ATTIVITÀ

COLORI RANDO

Grotte e passeggiate di tutti i tipi e per tutti i gusti

A

sei piedi sotto terra, la regione - percorsa da grotte e doline - racchiude la rete sotterranea più importante a livello nazionale. Una quindicina di questi siti dalle forme curiose, dalle strette gallerie o dalle vaste sale sotterranee, è accessibile al pubblico. Queste grotte sorprendono, offrono quadri stupendi, come i centomila soldati della grotta di Trabuc o la Vergine con il bambino della grotta delle Demoiselles. Nella caverna di Labeil sorge un corso d’acqua, mentre il sito di Armand e quello di Dargilan, nel cuore della Lozère, nascondono tesori secolari. Nei pressi, la grotta di Trabuc - alle porte di Anduze è imperdibile, mentre la Cocalière - ai confini del Gard - è una delle tre più belle grotte oltralpe. A Saint-Guilhem-le-Désert, Clamouse - la grotta classificata “sito scientifico pittoresco” è lo scrigno di uno spettacolo suoni e luci per una stagione, mentre Les Canalettes e Fontrabiouse offrono gallerie atemporali. All’aria aperta, le passeggiate nella regione percorrono sentieri mitici – da San Giacomo di Compostela alla strada dello scrittore Robert Louis Stevenson - dall’Aubrac, dalle Cévennes al Canigou al Mediterraneo. Nei pressi di Montpellier, i dolmen ed i menhir dell’Hortus sono imprescindibili. Centri e fattorie equestri scandiscono il tempo nella regione, tra cui La Goutarende, villaggio del cavallo, a due passi da Carcassonne. Comitato Regionale dell’Escursione pedestre L.R., Parc Club du Millénaire - Bât. 31, 1025, avenue Henri-Becquerel, Montpellier. Tel. 09 72 19 52 86

Per saperne di più, scannerizza questo codice QR con il tuo smartphone o connettiti su: www.sunfrance.com/activites

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Golf per tutti i gusti Con una ventina di campi da golf sotto l'egida della lega regionale, la regione LinguadocaRossiglioneha tutti gli atout necessari per conquistare amatori e professionisti. Questo sport di origine scozzese, che farà parte del programma olimpico a Rio, nel 2016, si pratica in mezzo alla natura e associa concentrazione e relax, a regole e tecniche che richiedono una grande disciplina. Certo, il gioco del golf si svolge comunque su un terreno ben delimitato, e l'ambiente ha la sua importanza. Praticare dai sei agli otto chilometri di marcia, su e giù lungo i fairways, in una cornice d'incanto e sotto un cielo azzurro, fa una certa differenza. Se a questo denominatore comune e favorevole aggiungiamo il fatto che nessun campo da golf somiglia a un altro… Quello di Carcassonne, per esempio, situato ai piedi della cittadella medievale, offre una splendida vista panoramica sui Pirenei e la Montagne Noire e ha una buca (la n. 9) considerata come una delle più originali d'Europa. Il percorso del Golf Nîmes Campagne, disegnato dagli architetti Morandi & Harradine, è famoso per la difficoltà dei suoi green e per i fairways stretti, delimitati da varietà diverse di alberi. Il campo da golf del Cap d’Agde sviluppa un percorso esigente in riva al mare, tra olivi, palme e pini domestici. Nel lato delle Cévennes che si trova nel dipartimento della Lozère, nei pressi delle gole del Tarn e dell’Aubrac, il golf della Canourgue, garantisce, su un terreno ondulato e boscoso, il piacere di un percorso tecnico, grazie ai fairways stretti e alle molteplici inclinazioni. È impossibile fare un solo swing con i piedi in piano sul percorso da golf di Font-Romeu, che offre delle situazioni di gioco inedite, su uno sfondo da cartolina postale, in cui le cime dei Pirenei si stagliano contro un cielo blu Mediterraneo! Quello del Domaine de Falgos, anch'esso situato nei Pirenei Orientali, è tra i più belli: un paesaggio sbalorditivo e un percorso complesso ma piacevole. La diversità dei percorsi, accanto al mare o tra i paesaggi della Lozère, o ancora in altitudine, sui Pirenei, attira ogni anno un numero sempre crescente di appassionati da tutte le regioni francesi e dall'estero.

Mas d'Huston, sotto il segno del golf Alcuni golf club uniscono alle prestazioni sportive l'accoglienza, per dei soggiorni all'insegna del comfort e della raffinatezza. È il caso del Domaine du golf Saint Cyprien che si estende su 200 ettari, nel cuore di una riserva ornitologica, nella stazione balneare di Saint-Cyprien, sulla Costa Catalana del Rossiglione. Disegnato degli architetti scozzesi Tomlinson & Wright, il campo da golf comprende un percorso di qualificazione per il grande circuito europeo, di tipo links (due volte nove buche per 6.475 metri). In un ambiente d'incanto, nel mezzo di pini, eucalipti e olivi di Boemia, dove caracollano gli scoiattoli e cantano una moltitudine di uccelli, si propongono stage di scoperta, perfezionamento o competizione, impartiti da professionisti. Dopo la fatica, la piscina con vista panoramica sul campo da golf e lo spa invitano al relax prima di ristorarsi al ristorante Le Mas, dove opera lo chef Julien Boy con una cucina dai sapori mediterranei. I patiti della pallina bianca non potranno manca re alla Settimana del Golf che si svolge proprio qui, dal 16 al 20 luglio, per il ventiduesimo anno consecutivo.

Hôtel Mas D'Huston Golf & Spa. 66750 St-Cyprien - Tel. +33 (0)4 68 37 63 63. www.hotel-mas-huston.com SUDDEFRANCE - 87 -

20 GOLF CLUB IN LINGUADOCA-ROSSIGLIONE

COLORI GOLF • Carcassonne. 18 buche - par 71 5.758 m.Tel. +33 (0)6.13.20.85.43 www.golf-de-carcassonne.com • Narbonne Sainte Rse. Centro di formazione e Golf “Pitch & Putt” 18 buche - 1.200 m. Tel. +33 (0)4.68.27.37.99 www.golfsterosenarbonne.com • Alès Ribaute. 6 buche - par 19 1.000 m.Tel. +33 (0)6.08.24.24.10 www.golg-ales-ribaute.fr • Nîmes Campagne. 6.135 m 18 buche - par 72.Tel. +33 (0)4.66.70.17.37 www.golfnimescampagne.com • Golf de Nîmes Vacquerolle 18 buche- par 72 - 6.185 m Tel. +33 (0)4 66 23 33 33 www.golf-nimes.com/ • Uzès. 9 buche - par 36, 2.955 m. Tel. +33 (0)4.66.22.40.03 www.golfuzes.fr • Cap d'Agde. 18 buche - par 72 6.279 m.Tel. +33 (0)4.67.26.54.40 www.golf.ville-agde.fr/ • Coulondres (Saint-Gély-du-Fesc). 18 buche- par 73 - 6.149 m Tel. +33 (0)4.67.84.13.75 www.coulondres.com • Fontcaude. 18 buche - par 6.250 m. Tel. +33 (0)4 67 45 90 10 www.golfhotelmontpellier.com • La Grande-Motte. 18 buche - par 72 6.200 m e 18 buche par 58 - 3.200 m. Tel. +33 (0)4 67 56 05 00 www.lagrandemotte.fr/ • Lamalou-les-Bains. Golf di 9 buche par 35 - 2.600 m.Tel. +33 (0)4.67.95.08.47 www.golf-lamalou-les-bains.com • Montpellier – 18 buche par 72 - 6.081 m.Tel. +33 (0)4 67 87 87 87 www.massane.com • Saint-Thomas (Béziers). 18 buche par 72 - 6.131 m.Tel. +33 (0)4 67 39 03 09 www.golfsaintthomas.com • Domaine de Barres (Langogne). Golf 9 buche- par 36 - 2.700 m. Tel. +33 (0)4 66 46 08 37 www.domainedebarres.com/ • La Garde-Guérin (Villefort) 9 buche- par 32 - 1.864 m Tel. +33 (0)4 66 46 91 90 • Le Sabot-La Canourgue. 18 buche par 71 - 5.452 m.Tel. +33 (0)4 66 32 84 17 www.golf-desgorgesdutarn.com/ • Falgos Golf Resort (St-Laurentde-Cerdans) 18 buche par 70 -5.177 m Tel. +33 (0)4.68.39.51.42. www.falgos.fr • Font-Romeu. 9 buche- par 36 2.517 m.Tel. +33 (0)4 68 30 10 78. www.golf-font-romeu.fr • Saint-Cyprien. 18 buche - par 73 6.475 m.Tel. +33 (0)4 68 37 63 63. www.saintcyprien-golfresort.com • Montescot (Perpignan) 9 buche par36 - 3.027 m.Tel. +33 (0)4.68.82.79.29 www.golfclubdemontescot.com/ Ligue de Golf du LanguedocRoussillon. Tel.: +33 (0)4.66.68.22.62 www.liguegolflanguedocroussillon.org


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COLORI PARCHI DI DIVERTIMENTO

Un labirinto a Villeneuve

Una tirolese sull'acqua a Saint-Jean Immaginate una tirolese di 170 metri che attraversa uno specchio d'acqua sfiorandolo. È proprio così quella che è stata installata agli Aventuriers de Saint-Jean: un parco divertimenti per tutta la famiglia, a SaintJean-Pla-de-Corts, a venti minuti da Perpignano. Sono proposti diversi percorsi tra gli alberi, da tre metri di altezza fino a venti! A chi preferisce rimanere con i piedi per terra si propongono sessioni di tiro all'arco, in un ambiente ideale d'estate.

Aperto tre anni fa, di fronte al parco avventura “Les Rochers de Maguelonne”, Labyrinthe propone una cinquantina di giochi da fare in famiglia. Vaste radure dedicate alla scoperta del mondo dei cavalieri e dei castelli fortificati. Dei cartelli spiegano la vita di un signore nel Medioevo, i codici dell'amore cortese e i riti cavallereschi. Sulle varie zone del percorso, i cavalieri in erba potranno cimentarsi nella ricerca del Graal e vincere un trofeo rispondendo esattamente a tutte le domande!

Les Aventuriers de Saint-Jean a Saint-Jean-Pla-de-Corts. Tel. +33 (0)6 71 60 37 44

Come un Asso del Bolide

Abracadabranche In un piccolo casolare, nel cuore delle Cévennes, battezzato Le Moina, vi attendono giochi aerei a Abracadabranche, un percorso tra gli alberi in una cornice piantata al centro di una fattoria. Una giornata degna di un film alla Emir Kusturica, con vasche da bagno tra i rami, bidoni di latte musicali e altre stranezze. Da sei stagioni a questa parte, tra Anduze e Lasalle, sono a disposizione diversi percorsi evolutivi. Un percorso per bambini è accessibile a partire da due anni, con almeno trenta workshop. Tirolesi, reti per camminare, reti per arrampicarsi, passerella di tronchi saranno l’universo dei bambini. La fattoria si trova lungo un fiume. Gli adulti possono invece cimentarsi in un percorso di settanta workshop. È anche possibile trascorrere la giornata sul posto e fare il picnic in riva al fiume della Salendrinque.

Parco Abracadabranche - Le Moina, Thoiras Anduze. Tel. 04 66 85 04 71

Aperto da due anni, il “Pays des Carrioles” è unico in Francia. E a giusto motivo, poiché il suo creatore è professore di meccanica automobilistica, di quelli che si chiamano “Assi del Bolide”. Si può noleggiare una scocca, un gioco ecologico che sviluppa l’apprendimento della velocità e della traiettoria. Per evitare di diventare un “pirata della strada” più tardi, è un buon inizio. Qui sono in vigore diversi mezzi di trasporto, adatti alle età dei nostri futuri piloti. I bambini possono salire sulle scocche solo dopo i 5 anni. Prima, si accontentano del “pouss Autos”, una carriola rumorosa, tirata da capre. Sarebbe troppo stupido privarsene!

Au Pays des Carrioles, Mas Amadou a La Boissière. Tel. 04 67 59 64 14

Aux Petits Sabots, una scampagnata in famiglia L’asineria e produzione lattiera “Aux Petits Sabots”, situata a Berlou, paesino vinicolo sui contrafforti delle Cévennes, si occupa dell' allevamento di asini provenzali. Vi si possono svolgere in famiglia molteplici attività, come le escursioni, ma vi si può scoprire anche un allevamento di asini e la produzione di cosmetici al latte d'asina. Dal sito di produzione, partono dei circuiti escursionistici tematici di una durata di 2 6 giorni. Gli asini si faranno carico dei bimbi più piccoli e dei vostri bagagli. I giovani ospiti potranno pernottare sul posto e accedere alle attrezzature: la fattoria propone di ricevere classi scolastiche, e organizzare compleanni e stage incentrati sugli asini. Una fattoria dalle molteplici sfaccettature, un esempio pedagogico e ludico allo stesso tempo.

Aperto tutto l'anno, previa prenotazione. Aux Petits Sabots - 34360 Berlou - Tel. +33 (0)6 32 41 80 50 SUDDEFRANCE - 88 -

Le Labyrinthe, Mas d’Andos a Villeneuve-lès-Maguelone. Tel. +33 (0)4 27 04 44 44

I canguri creano l'atmosfera a Carcassonne

Aperto da una decina d'anni, il parco australiano è un parco faunistico e di divertimenti dedicato... all'Australia! Il risultato della passione dei suoi ideatori, che propongono di scoprire l'Oceania con i suoi animali, canguri e wallaby, e le tradizioni degli Aborigeni, i primi abitanti australiani. Inoltre, una zona è dedicata agli apprendisti cercatori d'oro! Un parco sorprendente e bonario.

Le Parc australien, chemin des Bartavelles a Carcassonne Tel. +33 (0)4 68 25 86 83

L’avventura dei Maya a Roquemaure Fiumi con coccodrilli, labirinti, safari e una traversata della giungla alla ricerca del tesoro perduto: il parco di attrazione Amazonia vi invita a vivere un'avventura tra i Maya, con una lunga serie di attrazioni acquatiche. Ideale per bambini da 3 a 12 anni.

Parc Amazonia a Roquemaure Tel. +33 (0)4 66 82 53 92


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COLORI PARCHI ZOOLOGICI

La riserva africana di Sigean Tra Narbonne e Perpignan, la Riserva africana di Sigean accoglie circa quattromila specie su trecento ettari di terra. I legami di questo parco zoologico con il mondo della ricerca e la protezione delle specie durano da circa vent’anni. Il mondo selvaggio è così ben ricostituito che le specie conoscono un’evoluzione analoga a quella del loro ambiente originale. Numerosi ricercatori effettuano qui i loro primi lavori di osservazione sui grandi primati. Ci sono due modi per organizzare la visita: seguire un circuito in fuoristrada o farne la scoperta a piedi! Quiete e rispetto delle istruzioni di sicurezza sono di rigore. Possibilità di effettuare visite guidate su richiesta.

Riserva di Sigean - RD 6009, a Sigean. Tel. 04 68 48 20 20 - www.reserveafricainesigean.fr

La città marina degli squali

Gévaudan: sulla pista dei lupi Questo Parco dei Lupi della Lozère – il dipartimento più “naturale” della Francia – ha appena festeggiato 25 anni! La presenza del lupo su questo territorio, leggendario e selvaggio al tempo stesso, permette ai ricercatori di osservare i predatori in un ambiente naturale e al pubblico di prendere familiarità con il grande lupo cattivo. È Gérard Ménatory, giornalista a Midi Libre, che recupera i primi due lupi del parco in Polonia. Il Parco dei Lupi di Gévaudan oggi conta un centinaio di ospiti, programma mostre e sviluppa tematiche destinate a qualsiasi fascia di pubblico. Per i bambini, sono organizzati tutto l’anno giornate didattiche, workshop sulle smorfie, sculture, racconti.

Parco dei Lupi di Gévaudan Sainte-Lucie, Saint-Léger-de-Peyre. Tel. 04 66 32 09 22 www.loupsdugevaudan.com

Il Seaquarium del Grau-du-Roi, al Palais de la Mer, accende i riflettori sulle specie minacciate, le tartarughe di mare o gli ippocampi. E da sempre, questo acquario possiede il primo tunnel degli squali europeo. Ormai è dotato di un percorso per bambini e recentemente ha aggiunto uno spazio tematico, il Museo Tortues, e un sorprendente Requinarium. È anche possibile ammirare una replica di un grande squalo bianco! Vi si incontrano lo squalo dormiente, foche e otarie che giocano dietro le vetrate dell’osservatorio. Grazie a terminali interattivi e giochi l’argomento assume un aspetto ludico.

Seaquarium - Port-Camargue au Grau-du-Roi. Tél. 04 66 51 57 57

Il parco faunistico di Casteil Situato nel Parco naturale regionale dei Pirenei Catalani, ecco un parco sorprendente, immerso nella natura al 100%, creato più di vent'anni or sono, un po' per caso, da Dominique Cases e famiglia. Su una ventina di ettari e lungo un percorso di 3,5 chilometri, potrete osservare leoni, daini, lama, cani lupo di Saarloos, yack, scimmie e persino un cammello!

Parco faunistico, a Casteil. Tel. +33 (0)4 68 05 67 54

La valle delle tartarughe di Sorède

Lo sapevate che, insieme al Massiccio dei Maures, il Massiccio degli Albères è uno degli ultimi rifugi in Europa della tartaruga d’Hermann? E che la regione di Banuyls è l'ultima area in Francia dove vive la Mauremys leprosa? Non potrete più dimenticarlo, dopo aver visitato la valle delle tartarughe (Vallée des tortues), nel cuore di un parco arboreo in cui, tra querce da sughero e cicale, "scorrazzano" una trentina di specie di tartarughe dal mondo intero.

La Vallée des tortues a Sorède Tel. +33 (0)4 68 95 50 50

Lo zoo e la serra di Montpellier

Allo zoo, si incontrano degli orsi, una coppia di tapiri, delle otarie, delle scimmie urlatrici, dei cervi, delle zebre e una fossa dei leoni. Nel parco sono installati cartelloni didattici e alcuni calchi che mostrano le impronte degli animali. L'ingresso allo zoo è gratuito. A fianco, la serra amazzonica: un'opera unica in Francia, che riproduce le caratteristiche della foresta amazzonica e accoglie più di 500 animali e 3.500 piante tropicali.

Parco zoologico e serra 50, avenue Agropolis a Montpellier. Tel. +33 (0)4 67 54 45 23

Il ranch Randals Bison

Mare Nostrum

Agli inizi degli anni Novanta la fattoria dei Randals ha importato dall'America i primi bisonti, per allevarli nelle Cévennes, e precisamente nel Gard. La fattoria si è rapidamente aperta ad attività turistiche, organizzando dei week-end "western" e visite guidate dell'allevamento. Ma attenzione: il ranch è aperto soltanto il week-end.

Aperto da cinque anni a Odysseum (nuovo quartiere di Montpellier) e recentemente ampliato, l'acquario Mare Nostrum conduce inizialmente il visitatore in un ambiente di grotte sottomarine nel Mediterraneo.Trecento specie e trentamila animali marini vivono insieme in queste acque. Di creazione recente, questa visione dà un'immagine intelligente e rinnovata della vita acquatica. Delle aree sono riservate ai bambini lungo tutto il percorso. La scenografia ricorda “Ventimila leghe sotto i mari”.

Randals Bison a Lanuéjols. Tel. +33 (0)4 67 82 73 74

Mare Nostrum - Odysseum a Montpellier. Tel. +33 (0)4 67 13 05 50 SUDDEFRANCE - 89 -


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COLORI CANOA – RAFTING

Rafting, canyoning o canoa: tuffiamoci in acqua!

Gli appassionati di sport acquatici non hanno che l’imbarazzo della scelta tra laghi, fiumi, torrenti della regione: canoa, kayak, rafting o canyoning… A ciascuno il suo remo! L’immagine di Épinal del Languedoc-Roussillon sono le gole del Tarn! Il lungo nastro turchese scavato nel calcare che talvolta appare come un vero canyon è la meta fresca dell’estate per eccellenza. L’escursionismo in canoa è da tempo l’attività che vi viene maggiormente praticata. Ma esistono altri siti per la pratica degli sport d’acqua viva: l’entroterra trabocca di fiumi e torrenti, l’acqua è onnipresente, e continua a scavare il suo letto nel calcare dei Causses o in pianura. In famiglia, si cerca la tranquillità rinfrescante dei laghi d’alta montagna: quelli di Villeneuve-de-la-Raho o di Bouillouses nei Pirenei Orientali, di Naussac nella Lozère o il lago artificiale di Salagou nell’Hérault, sono particolarmente rinomati. C’è chi preferisce la freschezza dei fiumi: il Gardon vicino a Uzès, che svolge il suo nastro cheto sotto le arcate del Ponte del Gard. O le gole dell’Hérault, in partenza da Ganges (Gard) fino a Saint-Guilhemle-Désert (Hérault): il fiume è il paradiso delle canoe che ondeggiano nell’acqua verde lungo le rocce – banchi di calcare giurassico molto compatto, dove i bagnanti amano attardarsi. Ma gli amanti di sensazioni più sportive preferiranno, al viaggio tranquillo, la discesa in acque tumultuose : attenzione, alcuni fiumi sono soggetti ad un regime torrentizio, e sono accessibili solo ai rematori esperti o inquadrati da guide! La tecnica mista del canyoning, che associa speleologia, immersioni e arrampicata, per scendere il letto dei torrenti figura tra le nuove

discipline in voga tra gli sportivi. Ma si può anche praticare il rafting, l’hydrospeed o il nuoto in acqua viva in questi torrenti. Se la Lozère, spesso chiamata “acquedotto” della Francia, offre diversi fiumi rinomati (il Tarn, il Lot, l’Allier), ogni dipartimento è una meta in sé. Nel Gard, i percorsi navigabili si concentrano sulla Cèze, il Vidourle e il Gardon. Nell’Hérault, i fiumi Hérault e Orb sono mete molto apprezzate. Il fiume Aude, con la sua diversità, offre agli sportivi diversi tratti in funzione della portata d’acqua e del livello di difficoltà ricercato, mentre nei Pirenei Orientali, i rematori si concentrano su due fiumi costieri: il Tech e la Tet. Inoltre, le gole del Llech in questo dipartimento sono ideali per la pratica

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del rafting. Presso la maggior parte di questi corsi d’acqua è possibile noleggiare un’imbarcazione e partire da soli, essendo il canyoning e il rafting discipline che si esercitano sempre in gruppo o accompagnati da una guida omologata d’alto fiume. Diverse guide sono pubblicate dai comitati dipartimentali di canoa-kayak: ogni volta, è indicato il grado globale di difficoltà dei fiumi e i livelli dei passaggi più difficoltosi.

Informazioni presso il Comitato Regionale di Canoa-Kayak del Languedoc-Roussillon Tel. 04 67 82 16 63 www.sunfrance.com/eauxvives


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COLORI KITE - VELA - VTT

Le "vie verdi", natura al 100% Solcano la regione e non finiscono più di allungarsi, per il grande piacere di chi pratica la mountain bike, i pattini a rotelle e per altri "passeggiatori" non motorizzati. Permettono di raggiungere le spiagge in totale sicurezza, girando intorno allo stagno (Via Verde del Lez, Montpellierla mer, 6 km), e seguendo un canale all'ombra dei platani (da Béziers a Portiragnes, 15 km). Altre sono costiere, come quella da Narbona a Saint-Pierre-la-Mer (29 km) che costeggia i canali (e in particolare la strada di alaggio del Canal du Midi) e lo stagno di Gruissan; quella da Carnon a La Grande-Motte (6 km) conduce alle spiagge. All'interno delle terre, attraversa frutteti e vigneti e abbozza la scoperta della Petite Camargue (da Vauvert a Gallician, 7 km) o invita a incontrare paesini pieni di charme (la Via Verde dell’Agly, 14 km) senza perdere di vista il Canigou. La più estesa, la Via Verde dell'Alta Linguadoca, “Passa Païs”, lungo i suoi 59 chilometri sfrutta il percorso di un'antica ferrovia. Nell’Hérault, penetra nella valle del Jaur, che si allunga ai piedi dei monti del Somail e dell’Espinouse. Nel cuore della garriga, tra boschi di leccio, cespugli di cisto ed erica arborea, o nel cuore delle foreste umide, tra i castagni e i vigneti, volteggia fino a Mons-la-Trivalle, attraversando il Pont Eiffel, dopo una tappa obbligata a Olargues, "la medievale", iscritta all'albo dei “più bei paesini di Francia”. Il suo percorso, che attraversa il Parco naturale regionale dell'Alta Linguadoca, permette l'accesso a numerosi siti: la grotta della Devèze, il museo regionale della preistoria a Saint-Pons-de-Thomières, la casa e la chiesa degli Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme a SaintVincent d’Olargues…

Appena soffia il vento… Sono diventate la firma delle nostre spiagge queste ali multicolori dei kitesurfisti che popolano l’azzurro locale. Se è difficile stabilire l’origine del kite-surf, è qui che nel 1996 emergono dalle acque i primi prototipi più o meno stabili. Il concetto di navigazione trainata da un aquilone, immaginato negli anni ‘80 dai fratelli Legaignoux, prende altitudine: nella regione, i primi “ piloti di prova” della disciplina, non contenti di scivolare sull’acqua, si mettono a volare nell’aria! Oggi sono 50.000 in Francia, adepti al kite-surf, e forse 5.000 a praticare questo sport sulle nostre spiagge.

Navigare sul “Mare Nostrum” Tanto temuto quanto venerato dai marinai, il Mediterraneo, e particolarmente il Golfo del Leone che bagna il LanguedocRoussillon, offre un vasto "campo da gioco" per tutti gli appassionati di vela. Venti mutevoli, sole tutto l’anno, acque calde in estate, il Languedoc-Roussillon è davvero il regno della vela, con i suoi 21 porti turistici, di cui Port Camargue, il più grande d’Europa. Dalle barche a noleggio, a vela o a motore, con o senza skipper, agli impianti portuali adatti ai diportisti, dalle attività turistiche a portata di tutti coloro che fanno scalo qui alle regate organizzate in estate e in inverno, dai saloni nautici alle manifestazioni sportive di portata nazionale ed internazionale, la presenza di grandi navigatori… sono solo alcuni dei punti forti per considerare definitivamente il Languedoc-Roussillon come una "terra" di mare!

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Questi nuovi figli di Eolo si accalcano dalla punta dell’Espiguette, in Camargue, fino a Saint-Cyprien, nei Pirenei Orientali. Nell’Hérault, gli spot più frequentati corrono tra la magnifica spiaggia dell’Espiguette, Port-Camargue, Carnon, Palavas, les Aresquiers, le Cap d’Agde e Sète. Unica restrizione per la pratica di questa disciplina, l’arrivo dei bagnanti l’estate. Ma i kitesurfisti da qualche tempo dispongono di aree riservate: Villeneuve-lès-Maguelone, l’Espiguette e, da quest’estate, qualche metro quadro delle spiagge al Petit Travers (Carnon) e al Grand Travers (La Grande-Motte).


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COLORI STAZIONI VERDI

Le stazioni Pirenei

La montagna d’estate, un vero privilegio Le stazioni di sport invernali non chiudono in primavera. Cambiano il bianco con il verde, gli sci o le racchette con scarpe da trekking, MTB o asinelli… Le stazioni di montagna propongono una moltitudine di attività all'aria aperta, in un ambiente al quale la vegetazione florida conferisce una bellezza sfrenata e rivitalizzante! Nella stazione Bolquère-Pyrénées 2000, nel cuore del Parco naturale regionale dei Pirenei Catalani, le escursioni lungo i laghi, come i Bouillouses (foto in alto a destra), il lago di Matemale, dall'alto delle cime, offrono oltre a un panorama unico l’occasione d'incontrare la fauna montana (camoscio dei Pirenei, gallo cedrone, muflone, marmotta, gipeto), e l’opportunità di praticare parapendio, canyoning o rafting nelle acque limpide del massiccio del Canigou, alla scoperta dei più bei canyon catalani. A due passi dalle spiagge mediterranee, l’Espace Cambre d’Aze invita anche a sport più tranquilli, pesca, speleologia, senza dimenticare i bagni d'acqua calda di Llo o di Saint Thomas. Il lago di Belcaire, presso la stazione di Camurac, nell'Aude, è ideale per i bagni e il Paese di Sault è traversato da numerosi sentieri da percorrere a piedi o in MTB, per partire alla scoperta di rigogliose foreste e delle gole selvagge e spettacolari del Rébenty. A meno che non preferiate esplorare i numerosi castelli di origine visigota prima di imboccare il sentiero cataro che attraversa il Paese di Sault, da Belvis a Comus, passando per la foresta di Picaussel. Nelle Cévennes,

la stazione di Bleymard - Mont-Lozère è un sito ideale per rivivere il viaggio intrapreso da Robert Louis Stevenson che percorse, nel 1878, 252 chilometri con la sua asina Modestine. In programma, noleggio di asini ed escursioni guidate; il sentiero di grande randonnée (GR70) che passa sulle cime del Mont Lozère, nel Paese del Gévaudan e nelle valli delle Cévennes, si può anche percorrere con un pony o a piedi, suddiviso in più tratti. Le stazioni termali per rilassarsi, i benefici delle acque di montagna e una gastronomia che pullula di specialità, garantiscono quei piaceri che contraddistinguono un soggiorno ben riuscito.

www.sunfrance.com/montagnes

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• Les Angles. 1.600-2.000 m. Tel. +33 (0)4 68 04 32 76 • Bolquère –Pyrénées 2000. 1.800-2.250 m. Tel. +33 (0)4 68 30 12 42 • Camurac. 1.400-1.800 m. Tel. +33 (0)4 68 20 31 77 • Cerdagne Puigmal. 1.800-2.700 m. Tel. +33 (0)4 68 04 72 94 • Espace Cambre-d’Aze (Eyne - Saint-Pierre-delsForcats). 1.600-2.400 m. Tel. +33 (0)4 68 04 08 01 • Espace Nordique du Capcir. 1.500-2.400 m. Tel. +33 (0)4 68 04 49 86 • Font-Romeu. 1.600-2.250 m. Tel. +33 (0)4 68 30 68 30 • Formiguères. 1.500-2.400 m. Tel. +33 (0)4 68 04 47 35 • Porté-Puymorens. 1.600-2.500 m. Tel. +33 (0)4 68 04 82 41 • Puyvalador. 1.700-2.400 m. Tel. +33 (0)4 68 04 44 83 • La Quillane. 1.600 m. Tel. +33 (0)4 68 04 22 25

Cévennes • Aubrac Sud - Bonnecombe 1.350-1.470 m. Tel. +33 (0)4 66 32 39 53 • Le Bleymard-Mont-Lozère. 1.400-1.700 m. Tel. +33 (0)4 66 48 66 48 • Les Bouviers - Grandrieu. 1.400-1.500 m. Tel. +33 (0)4 66 47 41 54 • Laubert-Plateau du Roy. 1.200-1.450 m. Tel. +33 (0)4 66 47 71 37 • Mas de la Barque. 1.340-1.680 m. Tel. +33 (0)4 66 46 92 72 • Mont Aigoual, Prat-Peyrot. 1.200-1.500 m. Tel. +33 (0)4 67 73 19 80 • Nasbinals. 1.400-1.500 m. Tel. +33 (0)4 66 32 55 73


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COLORI PRESTIGE

COLORI ALLOGGI

Un soggiorno su misura

C

lassiche o d'alta gamma, le strutture alberghiere in Linguadoca-Rossiglione giocano la carta della raffinatezza estrema. Territorio vasto e plurimo, che comprende una costa litoranea affacciata sul Golfo del Leone e un entroterra verde e sinuoso, la regione pullula di luoghi magnifici, rappresentativi dell’art de vivre locale. Qui non si desidera più di essere altrove. Inoltre, le possibilità di sistemazioni turistiche sono estremamente varie. Così, il soggiorno in un alloggio rurale saprà incantare i visitatori desiderosi di ritrovare un'atmosfera familiare in un'antica costruzione tradizionale, decorata con cura dai proprietari, ambasciatori privilegiati di questa terra. In riva al mare, i villaggi per le vacanze o gli hotel con tutti i comfort si presentano come la soluzione ideale per approfittare tanto della spiaggia quanto di servizi moderni, come piscina, palestra e spa. Queste aziende, garantite dal marchio “Qualité Sud de France”, permettono di posare le valigie nella regione, in tutta serenità. D’altra parte, più di una cinquantina di strutture, scelte sulla base di criteri eccezionali, formano il Cercle Prestige, promosso da Sud de France Développement per un turismo d’eccezione. Le destinazioni sono molte: una scappata in mezzo al verde, in un'autentica cascina, una notte mistica tra le mura di un monastero benedettino, una serata sotto le stelle in un ristorante su un golfo catalano, una degustazione epicurea in una proprietà vinicola, e altro ancora. La quintessenza della raffinatezza capace di soddisfare tutti i desideri di novità, per emozioni infinite.

Per saperne di più, scannerizza questo codice QR con il tuo smartphone o connettiti su: www.sunfrance.com/prestige

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COLORI CHAMBRE D’HÔTES

Momenti d'incanto «Ho smesso di desiderarmi altrove», ha detto un giorno André Breton, trovando finalmente il luogo dei suoi sogni. Tra i numerosi bed & breakfast della regione, i visitatori hanno di che trovare il luogo di tutte le emozioni. In cinquant'anni, il concetto francese di chambre d’hôtes (paragonabile al bed & breakfast, e inventato negli anni Cinquanta da Emile Aubert per permettere ai meno abbienti di partire in vacanza presso degli agricoltori, essi stessi abbastanza bisognosi) si è trasformato molto, anche se tra i valori di base restano sempre la nozione di riposo, aria buona, tranquillità e cibo sano e abbondante. Oggi, tra i bed & breakfast contraddistinti dal marchio “Gîtes de France”, “Clévacances” o quelli dipendenti da reti più specializzate, si contano circa 3.000 indirizzi nei cinque dipartimenti della regione Linguadoca-Rossiglione, dalla camera sana e piacevole senza fioriture estreme al luogo più sublime, vero e proprio paradiso terrestre. Dei luoghi magici, per una serata unica o una settimana indimenticabile, spesso tanto discreti quanto sublimi, che si lasciano scoprire nei posti più inattesi. A Carcassonne, nell’Aude, una coppia di decoratori ha aperto “La Maison Coste”, splendida maison d’hôtes (pensioncina familiare) nella città bassa, con cinque camere di cui due suite.Ad Anduze, nel Gard, “Le ferme de Cornadel” propone delle camere dall'atmosfera naturale e cosy che portano il nome di diversi vitigni, in un antico granaio restaurato con raffinatezza. A Fontans, tra Aubrac e Margeride, in Lozère, una coppia ha creato due anni fa “La Grange d’Emilie”, oasi di pace: una sistemazione di qualità e delle camere dal fascino contemporaneo che hanno saputo

Un cambiamento di scenario garantito!

però conservare la traccia del passato. A Montpellier, l’eleganza e la raffinatezza sono di casa all’hotel Baudon de Mauny, in un antico palazzo signorile del centro, trasformato quattro anni fa in un bed & breakfast di gran lusso dalla famiglia De Bordas (foto). Qui, i soffitti di un'altezza insolita, la sobrietà di un fascino naturale e l'armonia delle tinte, si fondono in uno spazio prestigioso che profuma di pietra.

Yurta, capanna tra gli alberi o meta eco biologica? Da qualche anno, i bed & breakfast (chambres d’hôtes) e gli alloggi rurali (gîtes) diventano concettuali. A Planès, in un paesino dei Pirenei Orientali, situato a 1.550 metri, “l’Orri de Planès” è una locanda e alloggio rurale unico, che accoppia comfort ed esigenze ecologiche. Nella valle dell’Orb, nell’Hérault, “la Ferme d’Art” è una fattoria piena di vita, di 3,5 ettari, che funziona con energie rinnovabili. Oggi, per cambiare aria, basta sceglierlo. A Creissan, nell’Hérault, “La Combe Mouis” propone di dormire dentro delle roulotte, con vista sui vigneti di SaintChinian. A Sorède, nei Pirenei Orientali, “Au soleil Mongol” vi offre l’occasione di dormire in una vera e propria yurta mongola, nel bel mezzo di una foresta di querce da sughero con vista sui Pirenei. Ancora più insolite, le capanne sugli alberi sono all'ultima moda. In Lozère, “L’Oustaou de Joséphine” propone una capanna annidata tra i rami di un castagno, con una vista unica sulle Cévennes. A Castries, nei pressi di Montpellier, il Domaine Saint-Jean de l’Arbousier dispone di due capanne dalle quali si scorge il mare e anche le punte avanzate delle Cévennes. A Prats-de-Mollo, nei Pirenei Orientali, nel parco di MontOZ’Arbres ci si può lanciare con la tirolese di giorno e di notte dormire vicino alle stelle, in una capanna tra i pini (foto). Indimenticabile.

Qualité Sud de France Questo marchio garantisce un'accoglienza calorosa e professionale, qualità e comfort, in più di 700 strutture e siti turistici della regione. Che si tratti di strutture ricettive, ristoranti, cantine di degustazione, punti vendita di prodotti genuini, siti turistici e culturali, tutti sono impegnati in

un’iniziativa rigorosa. Tutti gli esercizi rispondono ai criteri di base per accogliere la clientela in lingua inglese e favorire l’accoglienza delle persone a mobilità ridotta, senza contare un impegno indiscutibile ad informare chiaramente ed efficacemente il visitatore su tutte le attività SUDDEFRANCE - 94 -

culturali e ricreative che si possono praticare nel Languedoc-Roussillon.

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LE TREDICI STAZIONI TERMALI

COLORI TERMALISMO - BALNÉOTERAPIA

Un termalismo al plurale La Linguadoca-Rossiglione conta almeno dodici stazioni termali: un'ampia scelta della quale conviene approfittare per il massimo benessere. Da una decina d'anni, ai trattamenti classici del termalismo è venuta ad aggiungersi una vocazione al benessere e al rilassamento. Sale per massaggi, cure cosmetiche, bagni d'argilla, idromassaggio, sauna: tutto ciò per soddisfare le attese di una nuova clientela che ricerca conforto e sensazioni piacevoli, tra paesaggi d'incanto! È per questo che, ogni anno, circa 90.000 curisti frequentano le stazioni termali della regione. Nei Pirenei Orientali, tra Céret e Arles-sur-Tech, a trenta chilometri dalle coste mediterranee, si trovano sorgenti d'acqua calda famose per la loro ricchezza di zolfo. I Romani vi crearono le prime terme, e le terme odierne, costruite sugli antichi bagni, aprono le porte a un universo di relax assoluto, prima di partire alla conquista delle cime nel massiccio degli Albères o del Canigou… Vicinissima alla Spagna, Le Boulou associa termalismo e turismo. La stazione s'inserisce all'interno di un vasto spazio in cui domina la vegetazione odorosa della garriga, ideale per lunghe passeggiate tonificanti che seguono il rilassamento. A Molitg-les-Bains, vicino a Prades, le terme sono annidate negli incavi delle gole (Gorges de la Castellane), ai piedi della fortezza medievale di Paracolls, nei pressi della città vecchia. A galla nei bagni di fango o sotto una doccia massaggiante… lo spa termale promette terribili delizie! La stazione Prats-de-Mollo-la-Preste permette invece di coniugare termalismo, piena natura e la scoperta dell'arte del Paese Catalano. Nell'antico paesino dai muri carichi di storia, potersi godere i benefici delle acque calde (44°C) e sulfuree fa dimenticare fatica e dolori ribelli: risultato garantito. Nell'Alta valle dell’Aude, a 310 metri di altitudine, la stazione di Rennes-les-Bains è consacrata al termalismo fin dall'Antichità. La sua tradizione si è arricchita di uno spazio "fitness" e di uno spazio "bellezza": un'esperienza che si combina piacevolmente con la scoperta dell'entroterra dell'Aude. Nell’Hérault, è a Balaruc, Lamalou-les-Bains o Avène-les-Bains che si può sperimentare questo nuovo termalismo, come ad Allègre-les-Fumades nelle Cévennes o a La Chaldette en Lozère. Inoltre, a queste stazioni termali si associano numerosi centri di talassoterapia a La Grande-Motte, Banyuls, Port-Barcarès, Canet-en-Roussillon…

www.thalasso-thermale.com

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• Alet-les-Bains Questa piccola stazione dell’Aude gode di un piacevole microclima. Sorgenti d'acqua calda alimentano il centro in cui sono trattate affezioni digestive e metaboliche. • Amélie-les-Bains Una delle prime stazioni termali di Francia, situata nel dipartimento dei Pirenei Orientali. Vi si curano affezioni reumatiche e respiratorie. • Avène-les-Bains La sorgente di Sainte-Odile d’Avène, nell’Hérault, è all'avanguardia nella ricerca e nella cura delle patologie cutanee, e in particolare per i grandi ustionati. • Bagnols-les-Bains In questa stazione, a ventuno chilometri da Mende, in Lozère, e a 900 metri di altitudine, l'acqua sgorga a 41,5°C. Ricca di fluoro, sali minerali e gas rari, è indicata per la cura di patologie ORL e in reumatologia. • Allègre Les Fumades-les-Bains Le acque fredde e sulfuree, ricche di bicarbonato e calcio, fanno di questa stazione del Gard un luogo specializzato nella cura delle malattie della pelle e del sistema respiratorio. • La Chaldette L’acqua a 35,6°C di questa stazione della Lozère è ricca di bicarbonato e sodio, ha un'azione sedativa e decongestionante, ideale per disturbi ORL e intestinali. • Lamalou-les-Bains Le acque oligometalliche e ferruginose di questa stazione dell'Hérault sono famose per il trattamento dei dolori e delle malattie nervose. • Molitg-les-Bains Nei Pirenei Orientali, Molitg è un luogo dedicato alla cura delle affezioni dermatologiche, respiratorie e reumatiche. • La Preste Alle porte della Spagna, nei Pirenei Orientali, la presenza di sorgenti d'acqua sulfurea e radioattiva ha permesso lo sviluppo di una stazione importante, sin dal secolo XIX. • Rennes-les-Bains L'acqua calda e solfatata di questa stazione dell’Aude è utilizzata per trattare i reumatismi. • Vernet-les-Bains In questa cittadina dei Pirenei Orientali si curano affezioni ORL e reumatismi. • Balaruc Balaruc è situata sul litorale, nell’Hérault, ed è la seconda stazione termale di Francia. La sua acqua calda contiene degli oligoelementi e ha virtù curative sulle articolazioni e sulla pesantezza agli arti inferiori. • Le Boulou A Sud di Perpignano, nei Pirenei Orientali, Le Boulou è un incantevole paesino in cui si trattano le patologie cardiovascolari e digestive.


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COLORI BELLEZZA – SPA

In Lozère, tra terapia e benessere Lo stabilimento termale La Chaldette è l'esempio ben riuscito d'integrazione tra termalismo e turismo verde e dell'alchimia tra terapia e benessere, sullo sfondo di un'architettura audace, firmata Jean-Michel Wilmotte, architetto, urbanista e designer di fama mondiale al quale dobbiamo, in Linguadoca-Rossiglione, la mediateca André-Malraux a Béziers, la pianificazione e il rinnovamento dell'aeroporto, del municipio e del teatro di Nîmes.

Spa e massaggi per un soggiorno rilassante In un mondo complesso, prendersi cura di se stessi è diventato una necessità.Tra Perpignano e Nîmes, un gran numero di strutture di qualità invitano a viaggiare e a concedersi una pausa all'insegna della bellezza. «La nostra filosofia consiste nel proporre un diario di viaggio per la pelle e il corpo, utilizzando i riti di bellezza ancestrali e un'arte del vivere ereditata dalle dinastie asiatiche», spiega Anna Koleva, la creatrice dell'elegantissimo spa Sensotek a Montpellier (foto). Nel suo istituto, si effettuano soprattutto cure a base di piante e radici asiatiche energizzanti, piante amazzoniche dinamizzanti e il Kombucha, utilizzato per far fermentare il tè e dotato di un forte potere ossidante. I prodotti utilizzati, tutti naturali, hanno anche dato origine alla creazione di una gamma di prodotti cosmetici. Un luogo di riposo assoluto. Altri spa propongono dei riti a base di argilla, alghe, fanghi,

burro di karité, miele, olio d’Argan e polvere di piante. La gamma delle cure è vastissima. Le proprietà terapeutiche di questi prodotti e oli essenziali, coniugati a un vero e proprio savoir-faire, offrono ai visitatori una nuova dimensione di benessere. Che siano attrezzati con vasche idromassaggio da nuoto, Jacuzzi o sauna, questi centri sono al servizio del benessere e utilizzano tanto le tecniche del massaggio classico, quanto lo shiatsu, la riflessologia plantare o il massaggio ayurvedico, basato sui principi della filosofia tradizionale indiana. Altrettanto esotici, gli hammam, come il celebre Bain d’épices a Montpellier, propongono alle donne di sperimentare un rito ancestrale di bellezza e rilassamento, in un ambiente chic e insolito, sorseggiando tè alla menta o alle spezie. Che si cerchi la tranquillità o più dinamismo, che ci si voglia rilassare, snellire, o semplicemente rimettere in forma, sperimentare il benessere è possibile e semplice!

La bellezza: un prodotto del Sud! Da lungo tempo, la Linguadoca-Rossiglione è una regione di punta per la creazione e la produzione di prodotti di bellezza e di benessere. Con le terme, utilizzate dal tempo dei Romani, e la presenza a Montpellier della più antica università di medicina francese, bisogna dire che qui vige una vera e propria tradizione intorno alla cura del corpo. Oggi, decine di laboratori innovano e creano prodotti di bellezza utilizzando le ricchezze naturali della regione. In cima a questi prodotti, la marca Eau thermale Avène, dal nome della stazione termale dell’Hérault, gestita dai laboratori Fabre e creatrice di una gamma di creme idratanti e di cura del corpo la cui notorietà è in continua crescita.

Altri laboratori, come Delrieu o Vivaligne sviluppano prodotti di qualità. E da qualche anno, la cosmetologia a base di prodotti biologici e naturali è in pieno sviluppo. Bioreline, nel Gard, sviluppa la végébiotique che si concentra sui benefici delle piante e i cui prodotti sono a base di vegetali provenienti da agricoltura biologica. Il giovane laboratorio Little Big bio, creato nel 2008 nell'Hérault, lavora invece allo sviluppo di una gamma di prodotti naturali ed etici venuti dall'Africa, con un approccio di commercio equo, rispettoso dell'uomo e dell'ambiente. SUDDEFRANCE - 96 -

Situata sugli altipiani dell'Aubrac, a 1.000 metri di altitudine, la stazione è ideale per le escursioni sulle praterie e sulle lande, le foreste e i laghi, a due passi dalle stazioni sciistiche. Alla Chaldette, l'acqua sgorga naturalmente a 35°C e resta al servizio dei curisti, ma i suoi benefici, attraverso le moderne tecniche d'idroterapia, profittano anche alle cure dedicate al benessere e al ritrovamento di una forma perfetta. Le acque della Chaldette sono salate, mentre quelle di Bagnols-les-Bains sono sulfuree. Erano già catalogate dai Romani che le annoveravano tra le più celebri “aquae calidae”. Ai piedi del Mont-Lozère, in prossimità di Mende, la stazione profitta di una sorgente d'acqua calda che sgorga dalla montagna a una temperatura costante di 41°C e di una d'acqua fredda. Aperta agli inizi dell'Ottocento e più volte rinnovata e ampliata, la struttura si è dotata, nel 1998 di uno spazio fitness interamente separato dal settore delle cure termali.


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