Super-magazine | anno1 #2 | aprile 2012

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Super F R E E

M A G A Z I N E

ANNO 1 / N.2 / APRILE 2012



please visit super-magazine.com


Indice

Jouissance -10

Sguardo spregiudicato -16

Diego Mancino anima di ragazzo - 26

La nuova promessa dell’electro europea - 34

5 Intro 6 Weblife 8 Fashionable news 38 Soul Power

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Suoni Creatività Mostre Notte

Super - magazine // announo - numerodue Copyright © 2012 Owner Mattia Marzo

Casa: www.super-magazine.com

Grafica Ferdinando Acciola

Facebook: Supermagazine

Redattori: Federica Ciuci Priori, Marco De Crescenzio, Edo, Silvia Dida Gramegna, Anna Rizzica, Claudio Ponticelli, Franceco Tavella, Tommy.

Twitter @Super_magazine

Collaboratori: Andrea Baietti, Federica Caglioti, Rebecca Duke, Silvia Corrales Espinoza, Paolo Tocci. 4

Per informazioni su spazi pubblicitari, collaborazioni e informazioni scrivi a: redazione.super@gmail.com

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INTRO Eccoci di nuovo fuori con il terzo numero di Super, questo mese ricco di novità e nuove collaborazioni. Il servizio di copertina è dedicato al cantautore milanese, Diego Mancino, che ha collaborato con nuemrosi artisti del calibro di Francesco Renga, Daniele Silvestri, Fabri Fibra, Noemi e Nina Zilli. E’ stata una lunga e piacevole chiaccherata in amicizia dove ci ha raccontato la sua musica e il modo tutto personale di vedere il mondo. Per i curiosi il 5 aprile ci sarà la presentazione ufficiale del disco “E’ necessario” alla Fnac di Milano. Una lunga intervista è venuta fuori anche con Ghostpoet, musicista inglese rivelazione di un nuovo genere di elettronica che fonde hip hop con suoni sintetici e sperimentali e che potremo ascoltare dal vivo il 18 aprile al Teatro Parenti di Milano in occasione dell’Elita festival. In questo numero troverete anche le foto di Diego Fontana, vecchio amico di Super, di cui riproponiamo i suoi lavori più estroversi che tanto fanno discutere sul suo modo di fare arte. Ancora, Juissance, shooting esclusivo che racconta di contrasti appannati, legami soffusi, l’eclettismo tenero dei risvegli primaverili in qualche scatto d’autore. Nelle nostre pagine troverete anche qualche notizia di curiosità sul mondo di internet (weblife), sulle vecchie (soul power) e nuove (suoni) uscite discografiche e su un artista molto particolare con cui abbiamo fatto un interessante botta e risposta, Stefano Cummia.


weblife news - di Claudio Ponticelli

Red Bull Formula Face: il video game che controlli con la faccia! Red Bull Formula Face è il primo videogame online che si gioca letteralmente con la faccia! Il sistema infatti identifica i movimenti e le espressioni tramite la webcam del pc, consentendoci di guidare l’auto o sbloccare bonus senza usare il mouse o la tastiera! Il gioco è chiaramente collegato con Facebook dove è possibile condividere i record raggiunti e le foto delle nostre smorfie! E’ inoltre possibile scaricare il proprio avatar e l’auto in formato pdf, ritagliarli e creare il proprio personaggio alla guida della macchina con la carta! Per giocare basta andare sul sito www.redbullformulaface.com.

Handpresso: per fare il caffè in auto! Handpresso è un brand francese che offre soluzioni per gustare un caffè caldo ovunque ci si trovi!Come dice stesso il nome, i prodotti sono sorte di caffettiere portatili, da usare in viaggio e durante le nostre gite fuori porta. Tra i vari modelli quello da auto merita particolare attenzione! La Handpresso Auto E.S.E. è facilissima da usare: basta solo un po’ di acqua e una cialda e collegandola alla presa accendisigari ci preparerà un caffè in movimento! Il prezzo si aggira intorno ai 150 euro. Info: www.handpresso.com.

Accordo tra Instagram e Hipstamatic

Instagram ha una formula semplice quanto vincente: si scattano foto direttamente dall’app, si applica uno dei filtri disponibili e si condivide sul proprio profilo. Per abbattere i limiti del mezzo ecco la partnership con Hipstamatic, app entrata di diritto tra le top per la fotografia su smartphone! Il fine è poter modificare le foto con diverse pellicole e flash colorati che offre Hipstamatic dando un tocco retrò ai nostri scatti.

Instagram per Android: iscrizioni aperte! Dopo voci di corridoio e relative smentite, qualche giorno fa è arrivato un annuncio a sorpresa! 6

Si tratterebbe del lancio (finalmente) della versione beta di Instagram per dispositivi Android.

L’app di social mobile photo sharing è stata lanciata nell’Appstore il 6 ottobre 2010 e ora


Uncharted: diventa un game player!

La nuova lampada di MarioBros! Mario Bros è fra i videogiochi più famosi in assoluto da generazioni! E’ da poco uscita la lampada che riproduce il mattone da dove escono i gettoni o i funghi che Mario deve guadagnare nelle sue missioni!

Pioneer N-50 Sony ha lanciato un concorso per scegliere una persona da far diventare uno degli attori del nuovo videogame Uncharted 3: Drake’s Deception. I videogiochi stanno raggiungendo un livello di realtà grafica sempre maggiore, e infatti ultimamente il trend è quello di filmare

attori in carne ed ossa, registrare i loro movimenti ed espressioni così da rendere il gioco quasi un film. Per partecipare al concorso basta girare un video con i movimenti tipici del video game, si doppia un personaggio di un film muto e si cerca di impressionare i giudici Sony!

conta oltre 27milioni di utilizzatori ed è stata eletta app dell’anno. Per tutti coloro che sono interessati sul sito di Instagram è

Ormai è raro ascoltare musica da supporti fisici. Il Pioneer N-50 è un impianto stereo in formato rack che riproduce tutti i file, supporta AirPlay e Dlna, ha un ingresso usb e si collega via bluetooth e wi-fi. Inoltre con AppControl si può controllare in remoto da altri device mobili.

iRig Mix

L’iRig è il primo mobile mixer per iPod, iPhone e iPad! Può essere usato per mixare da mp3, lettori CD, ecc. È un mixer a due canali, con tagli di frequenze su bassi, medi ed alti e può essere usato con una grande varietà di App sull’AppStore.

Nac Sound Geminos

Idea tutta italiana, le casse Geminos sono progettate da Francesco Pellisari, un rinomato acoustic designer e fondatore di Nac Sound. Queste casse dal look anni ‘70 si controllano sfiorandole. Sono studiate per valorizzare il suono dei più svariati sistemi audio: computer, TV, smartphones e lettori MP3. Sono in vendita nell’AppStore, nei punti vendita Apple e presso rivenditori autorizzati.

stata aperta una pagina per prenotarsi ad essere tra i primi utilizzatori dell’app su Android, prima ancora che venga reso

disponibile su Google Play. Basta inserire la mail per ricevere gli aggiornamenti sul lancio definitivo. http:// instagr.am/android/ 7


fashionable news

Le it-bag per la prossima estate Le it-bag sono per definizione quelle studiate dalle case di moda per diventare l’oggetto del desiderio delle appassionate di accessori. Se la moda offre costantemente un intero guardaroba di sogni, fatto di tutto ciò che sembra indispensabile, la borsa

dei desideri di stagione è la scommessa principale di tutte le maison, ciò su cui si punta per rendere perenne il culto di un brand, di un oggetto, di un modo di essere. Nei negozi d’abbigliamento e sui principali siti internet potete divertirvi a scegliere la vostra borsa per la prossima stagione.

Tracey Cox racconta il body language Il dubbio che più ci attanaglia quando ci imbattiamo in un uomo o una donna che ci piace. Non importa se lo/a abbiamo conosciuto a un party, in un discoclub o al lavoro. E non importa se abbiamo sfoderato le migliori armi di seduzione. La domanda che ci frulla in testa è una: ma io gli piaccio?

Gli occhiali di Mykita e Herchcovitch Per i nuovi occhiali da sole, il brand Mykita e lo stilista brasiliano Alexandre Herchcovitch hanno collaborato seguendo l’ispirazione comune degli occhiali preferiti da Le Corbusier: quelli dalla forma tonda. Mykita ed Herchcovitch hanno creato Regina e Golda, new entry della collezione. Design circolare, colori pastello, acciaio inox leggerissimo e uno sguardo al passato sono i tratti distintivi di tutta la nuova collezione!

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Secondo Tracey Cox, esperta di coppia e specialista in body language, un modo per capirlo subito c’è: quando sono attratti, uomini e donne sono portati a trasmettere l’interesse attraverso gesti fisici ben precisi. Nel suo libro “Superflirt”, la Cox ha individuato i più importanti e ne racconta i risvolti!



fashionable shoot - di Federica Ciuci Priori

Jouissance

Silenzio, candore, sorpresa, godimento. Il virtuosismo del sospiro al risveglio, la luce orgasmica del primo pomeriggio, la meraviglia sussurrata da uno sguardo innocente. Il piacere. Il piacersi. Piacevole come fermarsi, ascoltare l’assenza di rumore, il gioire per un profumo malinconico tra emozioni geometriche di spazi vuoti. La leggerezza opaca e scorrevole di tessuti lievi, le rimanenze degli ultimi calori sotto il primo sole tra pellicce di ricordi e turbamenti. Talismani floreali e gradazioni allogene tra capelli e ornamenti, tra la purezza e l’erotismo della prima passeggiata del giorno. foto: Loris Messina Styling: Federica Ciuci Priori Model: Angela 10







fotografia di Francesco Tavella

Sguardo spregiudicato Words: Rebecca Duke Photo: Dido Fontana

Uno sguardo spregiudicato, quello di Dido Fontana, che impone ad ogni immagine anche il suo negativo, come se si avesse costantemente la possibilità di vedere il bello e il marcio di ogni cosa, la natura e l’artificio. Scatti che sembrano sempre casuali ma che raccolgono all’interno dettagli di nature morte e composizioni niente affatto occasionali in cui la figura umana prende spesso il sopravvento attirando l’attenzione con movimenti colti in una distrazione barocca, un momento prima o dopo la posa. E’ lì che ti mette Dido, ti ci accompagna davanti alla sua immagine, ti dice di guardare, di spiare la naturalezza di quelle non-pose. Decide lui dove devi stare e quanto puoi e non puoi vedere. A volte riesce a decidere pure il tempo in cui tu te ne starai a guardare quell’immagine, prevedendo dove cadrà il tuo occhio e da cosa invece fuggirà. Una (s)grammatica precisa, la sua, capace di ridare vita, senso e bellezza ad ogni cosa. Ma nonostante ci sia una fisicità potente nei suoi scatti è quasi da subito chiaro che non sono foto di sesso, ma di vita. E della vita c’è tutto. Quella che cresce, quella che sarà e a volte, in certe immagini, quella che è stata.

www.didofontana.com

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musicisti

Diego Mancino anima di ragazzo Words: Silvia Dida Gramegna Photo: Nicola Favaron

www.diegomancino.com

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Diego Mancino, artista autentico e rarefatto, ritorna con “È necessario”, il suo terzo album prodotto da Dj Mike e Marco Zangirolami, in uscita il 3 aprile. Manifesto poetico spedito dal futuro per insegnarci il presente, è un disco per chi non vuole abituarsi alla fine. Lo abbiamo incontrato nel suo regno incantato, dove realtà, poesia, gioia e libertà si intrecciano in un vortice di bellezza. Per chi avesse voglia di farsi avvolgere dalla morbidezza del velluto, presentazione il 5 aprile alla Fnac di Milano. Registrare nella tua corte, nel tuo nido. Quanto c’è di tutto ciò in questo disco? «Bèh, direi quasi tutto. Anzi tutto. Abbiamo scritto il disco quì, in Cascina Maggiore, dove in un mese abbiamo cucito l’ossatura delle canzoni. Indubbiamente il lavoro è anche il frutto della quiete e della calma del luogo. Aver lavorato in un ambiente non usuale ci ha sicuramente aiutato. Naturalmente poi si è passati allo studio di registrazione, dove con Marco Zangirolami abbiamo perfezionato le tracce dandogli un arrangiamento e un contesto di scaletta, come poi si sentirà nel disco». Visto che l’hai nominato, com’è stato collaborare con artisti come Marco Zangirolami e Dj Mike? «Molto bello. Ma la cosa più bella è stata quella di imparare un nuovo modo di scrivere e di fare dischi. Marco e Mike, lavorando basicamente nell’Hip Hop, hanno un metodo di costruire le canzoni diverso dal mio, che se vogliamo è più tradizionale. Mi hanno messo nella condizione di elaborare una nuova linea vocale, nuova rispetto al mio modo di scrivere così

anche come nei testi: sono più sintetici rispetto agli altri album, molto più simili a slogan e questo è anche frutto dell’ascolto di musica Hip Hop fatto con DjMike. Non faccio Hip Hop, ma credo fermamente che sia il punk del 2000, la nuova musica libera, selvatica, priva di schemi. Da quello ho imparato molto e ha fatto di questo disco, a mio avviso, forse il più importante nella mia crescita come musicista». Nel tuo nuovo lavoro, “il tempo” sembra esserne il filo conduttore. È così? «Sì, assolutamente. “È necessario” significa provare a raccontare quali sono le nostre necessità, e soprattutto quelle delle persone intorno a me, “ciò che è necessario per chi mi sta intorno”. Il concetto di Tempo, in tutto questo, è il fulcro del racconto. Una delle cose più evidenti è che il tempo, la velocità del suo scorrere, quello che ci rimane o quello che perdiamo, è poi la struttura portante di ciò che siamo nella vita. A volte ci caratterizza più il tempo che abbiamo perso, che quello che abbiamo impiegato per costruire qualcosa. Questo disco prova a raccontare

il tempo moderno, dal punto di vista di un quarantenne, vissuto però attraverso gli occhi di chi ha vent’anni. Gli occhi di nuove generazioni, più fresche, che se ne fregano di certi costrutti politici e sociali perché non ne hanno più bisogno. Questo mi ha dato la possibilità di raccontare alcune necessità: come la casa, il lavoro, o altri aspetti reali e concreti, smettendola con i fantasmi». Per te, quindi, al di là della musica, cosa “è necessario”? «Nella mia vita, ora, è necessario avere un lavoro. Il lavoro e la casa sono necessità mie e di tutti, credo siano ancora le più importati nella vita di chiunque. Circondarsi di persone costruttive è anche questo indispensabile. Guardando fuori dalla mia finestra, quello che provo è la necessità di un obiettivo, uno scopo, una visione del futuro ma il lavoro e la casa sono il fulcro da cui partire. È inutile che parliamo di poesia: nonostante sia la cosa più importante nella mia vita, mi rendo conto che quello di cui ho bisogno è una visione del futuro». La tua voce come un pun-



to di arrivo. Tu come pensi di arrivare alle persone che ti ascoltano? «Innanzitutto non considero la mia voce come un punto di arrivo. Mi piace cantare, mi libera; io la valuto molto meno di quanto si pensi. Mi piace più dire “qualcosa” e questo non so come possa arrivare. Nei miei precedenti dischi probabilmente traspare più la mia anima, il Diego, di chi racconta le proprie vicissitudini, quindi probabilmente una poetica un po’ costruita ma per me indispensabile. Quello che vorrei venisse percepito ora è diverso: mi piacerebbe che non arrivasse il cantante, preferirei quasi che nemmeno si sapesse che canto io, vorrei che colpisse altro, come il suono. Di questo disco mi piace molto il ritmo, il tempo che ha. Vorrei arrivasse questo, perché è attraverso il suono che è più potente il messaggio. Ho fatto due passi indietro,

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non sono quasi mai “io che parlo di me” (poi magari non è vero, ride). Vorrei che risaltasse meno il “bravo cantante”. So che la mia voce può aiutare la comprensione delle parole, quindi è ovvio che la uso con coscienza, come strumento; però preferirei veramente che di questo disco non si parlasse tanto di come sia cantato bene o male ma piuttosto di quanto dentro ci sia di reale». Nel tuo lavoro, il testo può essere apprezzato anche da solo o ha sempre bisogno della musica? «Vorrei che i testi si potessero scrivere sui muri, sui diari. Questi testi sono tutti fatti per essere smembrati e utilizzati frase per frase. Il tentativo è anche quello di comporre dei testi, che semplicemente leggendoli, avessero già dentro un loro suono, un ritmo. In quest’album l’intenzione è stata quella, più che far suonare le

parole, dargli un senso ritmico, che è un po’ quello che si fa nell’Hip Hop, dare quindi un’evoluzione ritmica più che sonora». Qual’è il tuo punto di partenza, lo spunto, l’intuizione, che da il via al tuo lavoro di composizione? «Come scrittore, in realtà, non c’è un momento. Io vivo costantemente con un moleskine e una penna, mi ritrovo sempre nella “melassa” dello scrivere, sia su un tram che guardando la tv. Le canzoni, in realtà, non so spiegare da dove arrivino. Sono vent’anni che faccio questo lavoro e non so dirti da dove provengono. Sono arrivato a pensare che abbiano (le canzoni) una vita propria, che decidano loro quando venire, quando andarsene e soprattutto dove andare. Più che un compositore, mi considero “un’antenna”, uno strumento di cattura ed espansione di un segnale. Anche se, per


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esempio, nel lavoro con Dj Mike, le canzoni uscivano in maniera opposta. A volte stavamo un pomeriggio intero a sentire dei gruppi, a giocare con dei groove: lui ai piatti creava contesti sonori, io al pianoforte intervenivo con due o tre accordi che mi davano una piattaforma armonica sulla quale cantare, ma avveniva un pò improvvisando, jammando, leggendo appunti. Sembrava un gioco». Cosa ti ha portato a spostarti verso questi orizzonti elettronici, pop, sperimentali? Solo la voglia di ri-evoluzione? «Se mi guardo indietro, ho iniziato a fare punk, poi ho fatto la new wawe, prog, poi il rock da centro sociale, un pò di grunge psicotico; ho sempre cambiato territorio. Il suono e la musica mi hanno sempre incuriosito, mi piace soprattutto provarmi 32

in tutto quello che è il suo mondo. L’incontro con Dj Mike è avvenuto tempo fa, già nell’album l’”Evidenza” avevo collaborato con lui. Era naturale spostarsi su questo tipo di mood. La scintilla è nata da interventi esterni, da discografici “illuminati” che mi hanno proposto di fare un disco “diverso” da quello che avevo in mente. Mi proposero di fare un album con lui. L’idea, l’azzardo è stato colto e quindi mi sono messo alla prova. L’operazione è nata come un “gruppo segreto massonico”, che si riuniva e immaginava come poteva essere fare un disco di questo tipo, quindi provare a fare un tentativo di “ringiovanimento”. In effetti ha funzionato. Mi ha anche dato la possibilità di riapprezzare la musica che avevo ascoltato ma che non osavo fare, quella dei Dj, dell’elettronica, ma fino

ad un certo punto. Le batterie sono vere, poi risuonate attraverso dei dischi, ma abbiamo suonato: ci sono bassi, chitarre, ukulele, tutta roba vera. La totalità dell’ossatura ritmica è confezionata con dei giradischi (che suona Mike), batterie elettroniche, agendo quindi su una strumentazione che è diversa nella forma ma produce ritmo e suono». Credi che la “nostalgia” sia deleteria per il progresso musicale? «Totalmente. Io sono un nostalgico e frequento Mike perché mi fa da medicina. I miei più cari amici, che professionalmente e umanamente stimo, spesso sono incastrati in dischi che io amo, ma sono dei loro padri, per intenderci. E’ un male perché noi abbiamo il dovere di dimostrare e di dichiarare quale sarà il suono del futuro».



musicisti

La nuova promessa dell’electro europea Words: Mattia Marzo e Andra Baietti www.ghostpoet.co.uk Ghostpoet, al secolo Obaro Ejimiwe, è nato nel 1983 a Londra dove tutt’oggi vive e lavora. In molti lo definiscono la promessa della nuova musica hiphop/ elettronica europea anche se lui non ama le categorizzaizoni perchè si sente come “qualcosa di diverso”. L’abbiamo sentito in occasione di alcune sue date italiane dove ha suonato per la prima volta e dove tornerà il 18 Aprile in occasione di una data all’Elita festival di Milano. Tra musica, vita, corsa e libri si racconta in questa lunga e interessante intervista.

Evitiamo inutili categorizzazioni. Come definisci il tuo stile e la tua musica? «Non vorrei definire uno stile in particolare, penso che sia un insieme di cose con la musica che mi piace, di base quasi tutta. Non mi piace categorizzare ciò che faccio, voglio solo fare musica». In molti ti definiscono un artista hip hop. Quanto ti senti stretto in questa definizione? «Si è vero, ma non è proprio così. L’hip hop è più morbido mentre io faccio quello che voglio fare veramente che è qualcosa di diverso. Non mi interessano le defi-


nizioni, davvero!». I tuoi dischi sanno molto di funk ma anche di musica elettronica. Cosa ti ispira di più tra questi sound? «Tutto, non c’è un genere in particolare. Quando mi sveglio mi capita di ascoltare musica diversa, dalla jungle ad un certo tipo di hip hop, funk… E’ difficile rispondere perché passo da generi diversi. La miscela è una combinazione di stili e suoni». Parliamo del tuo album “Peanut Butter Blues & Melancholy”. Cosa ti ha spinto a sviluppare questo lavoro? «Stavo in collegio in quegli anni, era una tappa obligatoria della mia vita per diventare adulto e sentivo la necessità di creare un modo di lavorare per fare musica. Ho voluto che fosse il più fedele possibile al mio stile di vita da un lato creativo in modo che mi rappresentasse in quel periodo e credo di esserci riuscito». Era come se fossi ispirato dalla vita stessa? «Sicuramente la mia musica è vita! E’ la prima ispirazione. Volevo fare musica

che avrebbe potuto riguardare chiunque, a prescindere dal modo di vivere, dal colore della pelle o dal sesso. Volevo parlare delle lotte della vita di tutti i giorni, degli alti e bassi che tutti noi viviamo a prescindere da stati sociali o economici». Dopo aver presentato l’album in mezzo mondo, dopo aver fatto i tour di promozione c’è qualche elemento che avresti voluto cambiare di quest’album? «L’unica cosa che vorrei cambiare è il modo di sviluppare la mia musica. Ho voluto evolvere ad un livello musicalmente più alto e non voglio cambiare ciò che scrivo per diventare un artista più commerciale. L’unica cosa che voglio veramente fare è evolvere e svilupparmi come un artista e ho avuto la fortuna di viaggiare molto e suonare la mia musica in giro per questo voglio essere in grado di farlo per lungo tempo, per quanto più posso!». Sappiamo che il libro “In Praise Of Slow” (Carl Honore) è uno dei tuoi preferiti ma


quali sono gli elementi di musica, libri o film che ti ispirano di più nella vita di tutti i giorni? «Al momento sto leggendo un libro intitolato “What I Talk About When I Talk About Running” di Haruki Murukami, che parla di corsa. E’ un romanzo e racconta la sua lunga carriera come fosse un corridore e questo è molto interessante». Quindi corri anche tu? «Si, certo. Ho iniziato a correre più o meno due mesi fa. Mi piacerebbe correre di più, giusto per trovare un po di motivazione per me stesso. Ora sto correndo in un gruppo, chiamato “Run Dem Crew”. È un gruppo in cui ci sono artisti e persone normali a cui piace fare esercizi correndo per Londra». Fai questo esercizio sia per il corpo che per la mente? «Si. Secondo me è la raggione per il tipo di lavoro che faccio. Penso che il mio è un lavoro fuorviante, nel senso che è facile entrare in un stato d’animo in cui ti svegli tardi, vai a dormire tardi, lavori in uno studio e si deve fare attenzione! Per questo, è importante rimanere nella realtà e provare a mantenere il cervello attivo. Come ho detto prima, la mia passione è creare musica, e secondo me è abbastanza semplice bloccarsi, se si fa la stessa

cosa tutto il tempo. Quindi, bisogna cercare e trovare il massimo d’ispirazione ovunque, ogni tanto lontanao dalla musica, per mantenere il cervello attivo. E correre è una di queste cose». Se guardiamo al futuro c’è la musica elettronica che si sta sviluppando in modo preponderante. Come la percepisci? Influenza anche la tua musica? «Ascolto musica elettronica perché è il genere che mi interessa di più. Ho cominciato come artista elettronico e faccio musica al computer quindi non mi definisco un musicista con gli strumenti. La tecnologia ci ha aiutato a sviluppare nuove culture e ci permette di creare suoni. E’ un modo davvero interessante per me anche per capire di più la musica che faccio». Ci racconti la tua giornata tipo? Come si sviluppa? Quali sono gli elementi ricorrenti che non possono mai mancare? «Questo momento della mia vita è diverso dall’anno scorso, ho pensato molto nel frattempo. Mi piace incontrare persone e trarre ispirazione in mondo che quando torno in studio sviluppo la mia musica in base a quello che ho vissuto. Si deve essere creativi e non stare in studio 24 ore al giorno per diventare un recluso».

Oggi chiunque ha un computer può fare musica. Come vedi la tecnologia a portata di tutti? E’ un bene o è un male? «Penso che sia molto, molto buono. Per lungo tempo la produzione musicale è stata qualcosa che solo uno o due potevano fare. Si doveva essere ad un certo livello musicale per essere in grado di farlo. Ora le persone possono fare musica con un computer portatile, come qualcosa di veramente facile. Credo che questa sia una cosa molto buona». Ad Aprile verrai a suonare all’Elita a Milano cosa ti aspetti di trovare? «Non mi aspetto niente. Spero solo che la gente si goda il live. Ho avuto la fortuna di essere stato li qualche settimana fa suonando per la prima volta in Italia, e l’accoglienza è stata davvero buona. Spero solo che la gente si diverta il più possibile. Se non è così, questa è la vita, alle persone non deve piacere tutto». A cosa stai lavorando in questo periodo? «Al momento, sono in fase di sviluppo del disco. Sto mettendo insieme tutte le idee e sto spesso in studio per il nuovo album. Ora ho solo bisogno di sviluppare il progetto e lo faccio senza pressione».



soul power - di Edo e Tommy

4 Dischi che non sapevate di dover comprare

Siamo tornati, belli come il soul! Anche questo mese siamo qui per cercare di farvi innamorare della musica black americana (e non solo) così come è successo a noi anni addietro e, vi assicuro, non è quel tipo d’amore di cui sproloquiate con i vostri partner. E’ una fede indissolubile, ai limiti del misticismo. Più della vostra squadra del cuore dite? Può darsi. La formula è sempre la stessa, quattro dischi che hanno segnato la storia e l’evoluzione della musica soul ma, sopratutto, hanno insidiato la nostra debole materia grigia, due 38

raccontati da Edo e due da Tommy. Il nostro obbiettivo è essere convincenti, il più possibile, e incontrarvi in un negozio di dischi appena finito di leggere l’articolo; questo è importante, buttate gli mp3! Comprate i dischi! Non credete alle balle che vi raccontano, la differenza c’è e anche l’orecchio più inesperto lo sente. Noi crediamo nel nostro messaggio perchè crediamo ciecamente in quello di cui vi parliamo ma si potrebbe riassumere il tutto in: sappiamo quel che diciamo ma non siamo sicuri di saperlo dire come si deve. Questo

è il motivo per cui preferiamo che siano i dischi a parlare al posto nostro. Troviamo che buona parte dei critici musicali siano dei pretenziosi onanisti che difficilmente riescono a spiegare ad una persona perchè un disco “spacca il culo” uscendo dalla dinamica della descrizione della tracklist o finendo a parlare di “ti senti rapito in un campo di suoni molecolari che invadono il tuo universo parasensoriale bla bla bla”. Sti cazzi! Questa è soul music! Qui si parla di sudore, di sesso, di ballare, di rivoluzione, di orgoglio e di amore.


Volt - 1962

Booker T. & The M.G.’s - Green Onions

Avete mai sentito usare la parola “cool”? Ultimamente gli americani ne abusano e così hanno finito per annacquarne il significato, per lo meno in ambito musicale. A noi piace rifarci allo slang usato dai musicisti jazz e così scopriamo che un “cool cat” è un personaggio disinvolto, calmo, sempre a suo agio, noi lo tradurremmo con un volgare “figo”. Bene, questa canzone è l’epitome della coolness, orecchiabile e affascinante, elegante ma anche impertinente. Sembrano aggettivi strani per descrivere un brano musicale? Provate ad ascoltarla ad occhi chiusi e vedrete dove correrà la vostra immaginazione.

Gordy - 1964

Matha and the Vandellas - Dancing in the streets

Questo mese ho scelto di parlarvi di due singoli, nessun lp, perchè, almeno fino alla fine degli anni 60, è stato questo il formato a farla da padrone nella musica black, e non solo. “Dancing in the streets” è una “party song”, o almeno così viene concepita, ma come tutte le cose grandi trascende le intenzioni di chi le crea (in questo caso un certo Marvin Gaye, ricordate lo scorso numero?) e questo dischetto finisce per diventare la colonna sonora delle lotte per i diritti civili degli afroamericani erano infatti questi gli anni di Martin Luther King e Malcom X. Questa è una delle più belle canzoni soul mai incise e non esiste parola che possa descrivere l’emozione che si prova quando la si ascolta.

Enterprise - 1969

Isaac Hayes - Hot Buttered Soul L’altra volta vi ho parlato di un mostro sacro come Marvin Gaye, oggi invece tocca a Isaac Hayes. Cantante, produttore, musicista, composito, attore, un simbolo della Stax Records ma soprattutto un uomo che ha trasformato le catene da simbolo di prigionia per il popolo afroamericano in vero e proprio ornamento. Andate a guardarvi qualche foto o video dei suoi live. Un vero e proprio eroe che nel ‘69 ha creato questa pietra miliare del soul. Un disco ricco di tensione sessuale, psichedelia e southern soul miscelato dalla voce calda e profonda di Hayes e dal suo organo (con rispetto parlando) e dai Bar-Kays come sezione ritmica. Non vi dirò altro. Correte nel vostro negozio di dischi preferiti.

Phil L.A.of Soul - 1968

Cliff Nobles & Co - Love Is Alright/The Horse Questo è un singolo portentoso ed ha una storia estremamente carina. Vedrò di esser breve: il produttore Jesse James e l’arrangiatore Bobby Martin invitarono in studio il cantante Cliff Nobles che portò con sé solo il testo della canzone lasciando la parte musicale nella mani della “house band”. James era così sicuro del successo della canzone che a proposito della b-side disse: “me ne sbatto, mettiamoci la versione strumentale”. Il risultato? La B-Side “The Horse” divenne un classico con 2 milioni di copie vendute e divenne il Lato A del disco. Brutto?

Soul Power è soprattutto un programma radiofonico che va in onda ogni gio-

vedì sera dalle 21:00 alle 23:00 in diretta su Radio Bologna Uno. Due ore di black music a 360° arricchite

da notizie, aneddoti e una bella dose di ignoranza condotte dalle vive voci di Edo e Tommy. E’ possibile

seguire il programma radio via streaming, basta collegarsi al sito : www. radiobolognauno.it 39


suoni

Mattew Dear

Principles of Geometry

Headcage Ghostly International

Diego Mancino È necessario Yuma/Universal

Finalmente la primavera è arrivata, e con lei, anche il terzo lavoro del milanese Diego Mancino. Prodotto e mixato da Dj Mike e Marco Zangirolami, “È necessario”, è un disco che pensa al futuro guardando in faccia a tutti. Sonorità decise e carica emotiva i fili conduttori di un lavoro che va oltre la natura delle cose. Non rimane che farsi travolgere.

Nuova attesissima uscita per Mattew Dear. Handcage è il succo di tutta la sua produzione musicale e infatti uno dei dischi più belli di sempre per musicalità, ritmo e colore. Uscirà il 21 aprile e racchiude aspetti romantici quanto sognanti. Registrato nello studio Rare Book Room di New York si può definire l’apice della produzione musicale dell’eccentrico Dear.

Burn the land Tigersushi Records

Dave Aju

Herlooms Circus Company Dopo una serie di successi tra dischi, collaborazioni e remix, compreso “Space is only noise” con Nicolas Jaar, Dave Aju esce con “Herlooms” suo secondo album. 10 tracce di elettronica visionaria che richiamano il mood di Jaar in versione personale e sperimentale di questo producer europeo.Uscirà il 30 aprile per la Circus Company, un marchio di garanzia.

Bass Clef

Alex Under La maquina de Bolas Soma Records

Andre Lodemann Fragments Best Works Records il tedesco Andre Lodemann è un dj di 20 anni ed esce con questo suo primo lavoro in doppio cd. Il primo con 10 tracce inedite del giovane produttore e il secondo è un mix-cd di altre 11 tracce. Un lavoro interessante e innovativo che forse darà un buono slancio ad Andre. Uscirà il 21 maggio. 40

Il produttore spagnolo non smette mai di stupirci. Eccolo di nuovo fuori con un album fatto solo di atmosfere e ritagli di groove. Tutte le tracce si chiamano Bolas con il numero crescente per identificarle, segno che l’artista ci fa e ci è! Uscirà il 3 aprile e vale la pena di essere acoltato con attenzione.

Il suono è gustosamente anni ‘80. Alla Come Truise per intenderci. Synth e atmosfere che fan viaggiare su tracce lente e cantate. Guillaume Grosso e Jeremy Duval hanno scelto questo nome “Principles of Geometry” per questo nuovo progetto “Burn the land and boil the ocean”. 12 tracce uniche e da sentire, in uscita il 30 aprile

Reeling Skullways Punch Drunk

Tolga Fidan Rogue

Vakant

Il ritorno della superstar Tolga Fidan si chiama “Rogue” ed è il suo ultimo lavoro. Un bel disco danzereccio e con tracce cantate e spinte da potenti synth. Uscirà il 21 maggio e si preannuncia un successo. Nove tracce inedite che raccontano le ultime evoluzioni del producer tedesco.

Un disco sperimentale che convince ma non al primo ascolto. Brass e synth ben amalgamanti ma forse una ritmica troppo scontata non da il giusto lancio al disco. Uscirà il 30 aprime e per le 9 tracce che contiene val la pena di essere ascoltato. Si muove tra dance ed esperimenti di vario genere.



creatività - di Francesco Tavella

Il colore pop racconta il quotidiano

Stefano Cumia è un pittore siciliano. Lo intervistiamo perchè a Milano alla galleria Cannaviello è in corso la sua personale “29 Febbraio” visitabile fino al 14 aprile.

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Quando ti hanno proposto questa personale cosa si è scatenato nel lavoratore che si trova dentro ongni pittore? «In genere non è che abbia molto tempo libero, la mia natura ossessiva non mi permette di riposare, anche quando cerco di rilassarmi la pittura resta nei miei pensieri per quasi tutto il tempo. Fin dall’inizio della lavorazione mi sono prefisso questi obbiettivi: approfondire le ricerche, rivedere vecchi punti di vista, suscitare nuovi interrogativi. Quando mi sono messo a lavorare alla mostra avevo delle idee che volevo mettere a punto, forgiare il risultato di tali meditazioni». Definisci la tua pittura rattoppata, ma il rattoppo è un arte. Un pò come Mr. Wolf in Pulp Fiction. È quindi la tua un’esigenza dettata dagli sbagli o ti piace l’idea che la tela dia l’illusione di una terza dimensione? «Non so... Ognuno di noi cerca di fare il meglio che può. Giocare con le carte che abbiamo in mano. Che altro possiamo fare?». Hai questa caratteristica: spesso lasci in giacenza le tue tele per diversi mesi in

attesa di terminarle, quindi un periodo di gestazione lungo tramuta le intenzioni nel corso del tempo. Quando capisci di dover smettere? «Quando dipingi le cose possono andare in mille direzioni diverse. Le cose cambiano in continuazione: le cose che vanno bene sono suscettibili di cambiamento, le cose che vanno male possono cambiare. L’unica cosa certa è il cambiamento. Per me le cose a volte cambiano di minuto in minuto, di ora in ora. In un quadro cerco di includere tutto ciò che voglio». “29 Febbraio” è il nome della tua personale, ha a che fare con lo scarto che permette al sistema di funzionare. Spiegaci il percorso che hai fatto per arrivare a questa idea. «“29 febbraio” è il nome del pezzo che da il titolo all’omonima mostra inaugurata in tale data, una sorta di title track». Ascolti musica mentre dipingi? «Free jazz, rock psichedelico e il giornale radio al mattino». Quali sono i tuoi prossimi progetti? «Nell’immediato? Smettere di fumare».

In poche parole Stefano Cummia è nato a Palermo nel 1980. Da sempre appassionato di pittura ha conseguito il diplo-

ma all’Accademia di belle arti della sua città. Successivamente, affacciatosi al mondo dell’arte, ha iniziato

ad esporre in diverse gallerie a livello nazionale dal 2004 fino ad approdare a Milano dove vive e lavora.

Ad oggi incentra il suo lavoro su un arte pop ricca di colori e suggestioni. 43




mostre - di Anna Rizzica

L’arte interpreta la violenza Senza limitazioni di genere o identità esperienze estremamente diverse tra loro si confrontano, urlano, si sovrappongono o vengono soffocate ricalcando una realtà cruda e dilagante. La collettiva tutta al femminile dal titolo “Violence. L’arte interpreta la violenza”, indaga questo tema. Ospitata dal Padiglione d’arte contemporanea dal 21 aprile al 10 giugno 2012 e organizzata dall’UDI (Unione Donne in Italia) di Ferrara, la rassegna è stata scelta per la XV edizione della Biennale Donna che, continuando il percorso iniziato nelle precedenti tre edizioni, si prefigge il compito di esplorare tematiche legate a problemi socioculturali, comportamentali e geopolitici, affidandosi alla molteplicità di linguaggi artistici. Sculture, fotografie, disegni, videoarte e installazioni site specific sono assolute protagoniste. Dalle insolite armature della pakistana Naiza H. Khan, al video di Yoko Ono che riprende una performance dell’artista nipponica in cui, immobile e inginocchiata sul palcoscenico, invita gli spettatori a tagliare a pezzetti il suo vestito, fino a lasciarla nuda. Di grande effetto anche l’installazione di Valie Export: una torre costruita con 105 fucili da caccia che, riflettendosi nell’olio esausto alla base della scultura, evocano le guerre sanguinose. Pac, Padiglione arte contemporanea, Corso Porta Mare 5, Ferrara. Info: 0532 244949; www.artemoderna.comune.fe.it. 46


MiArt alla Fiera di Milano MiArt giunge alla 17ª edizione. Dal 13 al 15 aprile la capitale italiana del mercato dell’arte diventa crocevia di scambio culturale per un appuntamento che rappresenta un vero e proprio evento imperdibile. Anche quest’anno la Fiera di Milano propone una selezione di opere di artisti di ogni parte del mondo promossi e sostenuti dall’attività delle gallerie che puntano sull’eccellenza. Il direttore artistico, Frank Boehm, sottolinea la continuità dei due mondi, contemporaneo e moderno, riuniti in un’unica area

espositiva. Una scelta che evidenzia le reciproche contaminazioni per presentare l’intero periodo dai primi del ‘900 fino ai nostri giorni. Il risultato dei progetti espositivi presentati direttamente dai galleristi sarà ancor più valorizzato dalle nuove sezioni quali: Established, Emergent e Special Project. MiArt abbraccia anche moda, design, architettura, eccellenze della città di Milano. Fiera Milano City, padiglione 3, strada statale del Sempione 28 Rho, Milano. Info: 0249971; www.miart.it.

Concepita con Caroline Bourgeois, la personale di Urs Fischer è la più importante sinora realizzata in Europa e la prima in assoluto a presentare l’intero percorso dell’artista svizzero, reduce dalla Biennale di Venezia. Palazzo Grassi, allestito per l’occasione, dal 15 aprile sarà teatro dell’esposizione “Madame Fisscher”, che trae il titolo dal nome della prima installazione che il visitatore incontra. L’opera rappresenta la cifra stilistica di tutta

la mostra. Apre le porte sullo studio londinese dell’artista, i cui muri e arredi diventano sculture. All’interno si segue il processo creativo di Fischer che riproduce

Il mondo di Madame Fisscher

un equilibrio instabile il cui significato non è mai completamente definito. Palazzo Grassi, Campo San Samuele, Venezia. Info: 199 139 139; www.palazzograssi.it

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notte - di Marco De Crescenzio

Urban club Perugia

Tenax Firenze

Line-up ad alti livelli per il Club numero uno di Firenze. Nella line up segnaliamo l’8 aprile con il consueto appuntamento targato Nobody’s Perfect: Marcel Dettmann, Ben Klock, e Philipp&Cole. Si

prosegue con Seth Troxler e Philipp il 14 aprile, per poi concludere col botto il 21 con il re della musica elettronica Richie Hawtin, seguito da Matador e Cole. StayTuned. www.tenax.org

Questo mese l’Urban Club di Perugia è più ricco che mai nel suo calendario d’appuntamenti. Restano i consueti appuntamenti di tutte le domeniche con Ralf e il suo BellaCiao!, a quello del venerdì con Friday I’m In Rock. Grandi nomi per i Live dell’Urban: Clairvoyants il 5 aprile, i Meganoidi il 7. I 99 Posse il 14, Nidi D’Arac il 21 aprile, i Marlene Kuntz il 24 per terminare con Il Pan del Diavolo il 28 dello stesso mese. www.urbanclub.it

Demodè Bari

Elita festival Milano

Durante il Fuori Salone Milano si anima di eventi ad alto tasso creativo. Tra questi, imperdibile l’Elita Festival. Dal 18 al 22 aprile, il Teatro Franco Parenti diventa la principale cornice di concerti live, conferenze, installazioni. Numerosi gli ap48

puntamenti sparsi per la città, tra Nike Stadium e Ostello Bello. Partecipa alla manifestazione anche l’americano Skrillex (21 aprile, Live Club di Trezzo). Il weekend si conclude con una versione di Elita Sunday Park. www.elitamilano.org

Un mese all’insegna del rock e dell’elettronica per il capoluogo della musica made in Puglia. Si parte il 24 con Junior Boys djset, il duo canadese alla conquista del mondo con la loro elettronica. Il 27 ritorna la poesia malinconica e romantica

dei Marlene Kuntz. E a chiudere il 30 un grande evento: il Puglia Rocks, incontro a cui parteciperanno nomi del calibro dei Serpenti, e The People Speak, questi ultimi con uno show case d’eccezione con ospite a sorpresa. www.demodedisco.it



notte

Brancaleone Roma

Magnolia Milano

Tunnel Club Milano

Anche per questa primavera uno dei club più underground di Milano presenta un calendario ricco di spunti e serate da non perdere. Si parte il 6 Aprile con la per-

formance dal vivo di Tying Tiffany, il 7 Benoit e Sergio live e il 24 sarà la volta della tappa italiana degli Om live, nel loro tour europeo. www.tunnel-milano.it

Magazzini generali

Micca Club Roma

Tra swing, rockabilly e intrattenimento di vario genere ecco una parte della programmazione del Micca club. Si parte dal 2 aprile per una serata in tema swing e anni ‘40, il 5 ci sarà la Maratona di Ballo con dj set a cura di Silver Boy & Viktor Uolf. Ancora Burlesque 50

Aprile dolce dormire? Non al Magnolia! Il 4 partiamo con MXPX All Stars. Il 5 troviamo Red Fang + Black Tusk + Goran D.Sanchez. Il 7 è la volta di Spazio Petardo e l’11 i Perturbazione. Il 16 gli Strange Boys e il 28 i Mojomatics, per poi chiudere il 30 con La Festa delle Medie. www.circolomagnolia.it

Lo storico club romano apre le porte a grandi nomi della musica internazionale. Il 3 aprile ci saranno gli Olafur Arnalds e il 5 sarà la volta dei Martyn. Il 7 i Cyberpunkers con il nuovo tour, mentre il 14 sarà la volta di Ellen Allien. Il 21 live di dj Hype & Mc Daddy Earl, per poi chiudere il 28 con Skism. www.brancaleone.it

Show con “Friday I’m in Love” in compagnia dei resident Luzy L & Corry X mentre il 7 e l’8 aprile si svolegà il “2nd Rome Rockabilly Festival” con la selezione musicale (rigorosamente rockabilly) affidata a Lalla-Hop. Per conoscere il calendario completo visita il sito: www.miccaclub.com.

Milano

Imperdibili gli appuntamenti dei Magazzini generali ad Aprile, con una lineup da brividi. Si parte a bomba con Sven Vath il 6, seguito dal re della techno Carl Cox il 13. Un altro grande ritorno con Richie Hawtin che salirà sul palco il 20 aprile. Il 24 è la volta di Nicky Romero

con Electro Chic, e il 27 aprile ci sarà il Robotour con grandi nomi del calibro di Mario Più, Ricky Le Roy e Joy Kitikonti. In fine il 28 ci sarà il concerto fuori dalle righe di Dolcenera. Un mese davvero da non perdere! www.magazzinigenerali.it


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