IL VOLONTARIO anno 2008

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Periodico della Società Volontaria di Soccorso Pubblica Assistenza Livorno - Aut. Tribunale n°15449 del 23/10/1984 - COPIA OMAGGIO

”Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in A.P. - L. n.46/2004 - Art.1 comma 2 (Tab Onlus) - Numero 3 Anno 2008 - Aut. DIR/CBPA/CENTRO1 valida dal 11.05.2006”

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Questa volta il regalo te lo facciamo noi... ... la prima carta solidale della città

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2008

GRAZIE AL TUO


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Facciamo il punto

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Le scelte che guardano al futuro

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ttraverso questo spazio tento, ad ogni uscita del “VOLONTARIO”, di far presente ai soci della Svs le questioni più importanti che riguardano la vita dell’Associazione, ai soci che sono una parte importante e vitale, non solo per il contributo in denaro che offrono, ma anche per la partecipazione sincera alle nostre iniziative. Ancora una volta il nostro scopo è quello di rendere conto dell’attività che svolgiamo, dei servizi che si attivano, ma anche delle difficoltà che quotidianamente si incontrano nel nostro faticoso cammino, che non perde comunque mai di vista la risposta al bisogno espresso dalla cittadinanza tutta. Informare non solo i soci, ma anche le Istituzioni, la società civile nelle sue più svariate articolazioni di quanto accade alla Svs. È doveroso perché siamo consapevoli di trovarci al centro di una attenzione e forse anche di una preoccupazione, giustificata dal fatto che vi è nella cittadinanza (meno male!), piena consapevolezza del ruolo che svolge in questa nostra città una Associazione delle dimensioni della Svs. Iniziamo con una bella notizia che attendevamo da tanto tempo: siamo certi che la nostra associazione finalmente potrà avere una nuova sede. Si tratta di una bella notizia in quanto si riferisce al fatto che la vetustà del palazzo e la crescita della organizzazione, da tempo rendevano difficile l’accoglienza dei volontari e l’espansione di altre attività e quindi la cosa è stata accolta da volontari, dipendenti, soci e consiglieri assai benevolmente, ma nello stesso tempo si deve osservare che l’attaccamento di tutti, compresi i cittadini, al palazzo di Via S. Giovanni è molto radicato, per cui ci lasceremo un po’ del nostro cuore. Il trasferimento è ancora lontano, si dovrà procedere alla vendita dell’immobile e contemporaneamente alla edificazione della nuova struttura che sarà innalzata sul Viale Boccaccio tra la caserma dei vigili del fuoco e la residenza protetta. Fin da ora possiamo affermare che la costruzione di questo edificio, la cui natura è sempre stata quella della pubblica utilità, dovrà coinvolgere non solo i soci, ma anche le Istituzioni e tutta la cittadinanza. Cerchiamo ora di affrontare due situazioni strettamente interconnesse tra loro: l’uscita della Svs dal Movimento Amp.as. e il futuro del soccorso sanitario. Iniziamo dal primo punto. La decisione di uscire dalla ASSOCIAZIONE NAZIONALE delle pubbliche assistenze, che la Svs aveva contribuito a far nascere oltre un secolo fa (1905), è maturata nel tempo a causa di continui riscontri negativi alle nostre rivendicazione di una rappresentatività necessaria per esprimere opinioni e idee nei momenti più importanti, quando vanno fatte le scelte di fondo, ad esempio: la firma di convenzioni, l’installazione di centrali operative di secondo livello, la stipula dei contratti nazionali di lavoro, le valutazioni strutturali sul VOLONTARIATO, sulla PROTEZIONE CIVILE, SULL’ANTINCENDIO BOSCHIVO, scelte attraverso le quali si è sempre determinato il funzionamento o meno della vita delle varie associazioni . A questo modo verticistico di gestire il potere è andata ad aggiungersi l’appropriazione di un ruolo di gestione diretta delle attività, che era sempre stata prerogativa delle associate, limitandone iniziative e attività. Un esempio tipico lo abbiamo riscontrato proprio nella protezione civile e nell’antincendio boschivo, materie nelle quali il movimento a livello regionale non si è limitato a trasmettere progettazione e programmazione individuate d’intesa con la Regione Toscana, ma è subentrato nella gestione contribuendo ad alimentare una continua insofferenza nei volontari, con conseguente disaffezione verso il servizio. A niente sono valse le nostre richieste di aprire una discussione generale con tutte le associate regionali, a niente è valsa la richiesta di rivedere la composizione del consiglio regionale, la revisione delle forme di finanziamento della struttura regionale, di dare nuove forme di organizzazione alle zone, di dare avvio a una revisione dell’Accordo Quadro sui trasporti e di fare campagne massicce sulla lotta al lavoro nero e sui rimborsi ai volontari. L’uscita è stata lungamente riflettuta, perché vi è stata sempre piena consapevolezza delle difficoltà a cui saremmo andati incontro, ma rimaneva altrettanto minaccioso continuare ad appartenere ad un movimento regionale nel quale non si ritrovavano più quei valori fondanti che avevano indotto le associazioni a costituire la Federazione . Purtroppo non riscontravamo, almeno nella nostra Associazione, interesse verso le associazioni territoriali, da parte del movimento regionale, da qui la scelta tutt’altro che indolore ma inderogabile, anche per il momento difficile che il trasporto sanitario si è trovato a fronteggiare, con un sempre crescente numero di servizi da svolgere e con spese sempre maggiori. La quota del 6% del fatturato da versare per far parte dell’Ampas, non era più accettabile sia per l’entità, sia per l’assoluto silenzio sugli indirizzi e sugli orientamenti, ormai indispensabili per organizzare più funzionalmente i servizi e quindi il futuro della Associazione. Per noi riorganizzazione significava: riappropriarsi del rapporto con il territorio, precluso con l’appartenenza al Movimento in quanto privati di una autonomia gestionale necessaria per un dialogo franco e aperto con le istituzioni locali; essere punto di riferimento per l’offerta di servizi necessari al bisogno; un dialogo più diretto con le istituzioni chiamate anch’esse a dare risposte; creare una nuova rete di comunicazione con altre strutture che intendano l’organizzazione di una struttura di Volontariato secondo i principi elencati nelle nostre ripetute richieste fatte all’organismo regionale sulle quali abbiamo riferito. Venendo al punto relativo al soccorso sanitario vorremmo precisare che l’uscita dal Movimento Ampas non ha comportato, per quanto riguarda la nostra città, problemi circa i servizi di urgenza e emergenza. Questi sono continuati e continueranno in seguito, se la Regione Toscana riuscirà a sciogliere il contenzioso aperto sulla assegnazione dei servizi sanitari che la Comunità Europea non vorrebbe vedere assegnati al Volontariato. Quindi vorremmo fosse chiaro che non è l’uscita della Svs dal movimento dell’Ampas che metterebbe eventualmente in difficoltà il servizio di trasporto sanitario, come qualcuno erroneamente può pensare. Questo, purtroppo, è a rischio per tutta la popolazione della Toscana e per tutte le Associazioni che finora hanno operato nel settore, perché il vero problema è la normativa europea, la quale sancisce che i servizi devono essere assegnati attraverso gare europee con esclusione dalla partecipazione alle gare del mondo del Volontariato. Aggiungo che la Regione Toscana da tempo lavora su questa materia con l’Ue, con lo scopo di far riconoscere il valore della presenza in questi servizi del Volontariato, non solo per l’abbattimento dei costi, ma anche per l’alta professionalità espressa, senza contare l’altro valore aggiunto rappresentato dalla funzione del Volontariato come moltiplicatore sociale di sensibilità e di aggregazione di larghe fasce di cittadinanza più giovane e meno giovane, sottratta alla solitudine o alla facile preda di un mondo che riesce a catturare con messaggi falsi. Per far fronte al rinnovo del contratto 2009 la Regione ha chiesto alla Comunità Europea una proroga delle convenzioni stipulate nel passato, impegnandosi nel frattempo a predisporre una legge attraverso la quale dare al Volontariato una qualifica di tipo sanitario, affinché possa essere giustificata una corsia preferenziale nella assegnazione di questi servizi alle associazioni di Volontariato. Quanto riferito era importante perché quotidianamente c’è sempre qualcuno che gioca con le informazioni, che vengono riportate non sempre in modo corretto, al contrario qualche volta sono strumentalmente artefatte e creano sconcerto e sgomento fra la popolazione che consapevolmente sa cosa vorrebbe dire non poter contare sulla disponibilità degli aiuti, i più svariati, che sono sempre venuti dalla Svs. Rassicuriamo i cittadini che la Svs vigilerà, insieme alle Istituzioni, che in questo momento ci sono vicine, ai Volontari e ai collaboratori, affinché alla popolazione non venga a mancare l’aiuto del quale ha sempre potuto beneficiare, chiedendo nello stesso tempo la loro solidarietà e la loro comprensione. Odette Volpi Presidente Svs

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La solidarietà diventa marchio

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ata come idea nel 2004 la carta di credito pre-pagata solidale della SVS, ha stentato non poco a trovare chi, una banca, credesse ad un progetto che non era solo la banale e solita richiesta di fondi. Molti sono stati gli istituti di credito italiani contattati, dai più piccoli ai più grandi: poche righe d’apprezzamento dell’idea, le solite prestampate ed impersonali scuse sull’indisponibilità momentanea, per poi rimandare agli anni futuri. Nessuno ha creduto in un qualcosa di nuovo. Nuovo sì, perché l’idea si basava non sulla classica carta pre-pagata il cui ricavato, relativo all’emissione, è devoluto a questa fondazione o a quell’associazione, ma è un qualcosa di più. Il ruolo dell’associazione attraverso il suo logo, il brand, termine anglosassone per definire il marchio che identifica al meglio un prodotto, diventa parte attiva e centrale su cui puntare. Il tutto pensato non solo per un’azione di spot limitata nel tempo, ma addirittura per un rapporto continuo e duraturo, non solo un progetto per finanziare SVS ma è un qualcosa che da vita ad un processo ancor più importante quello di cambiare le abitudini delle persone con delle scelte di consapevolezza e di cittadinanza con il grande risultato di cambiare nella profondità la nostra comunità. Dopo anni di porte sbattute in faccia finalmente una banca, sarebbe più giusto dire ‘alcuni uomini di questa banca’, s’interessa e il progetto prende vita. Una banca del territorio, radicata nella nostra comunità e già sensibile alla solidarietà: la Banca Toscana. Parlo degli uomini e delle donne perché sono loro che fanno la differenza, anche in quelle istituzioni che all’apparenza sembrano tra le più insensibili ai problemi dell’individuo, come le banche. Ed invece scopri che Giacomo, il direttore della sede centrale, è un volontario di una Misericordia, che Valter, dirigente d’area, è un impegnato nel sociale, nella politica e tutti i giorni si trovano a gestire problemi d’individui e famiglie, sempre più in difficoltà. L’idea piace, il progetto è accolto ed elaborato da Firenze dove Lorenzo ed il suo staff, che hanno già avuto contatti e conoscono bene l’associazionismo toscano, anche loro fatti della stessa pasta di Giacomo e Valter, danno l’OK. È fatta! La carta prende forma, ci sono un sacco di problemi tecnici per realizzarla, occorrono i permessi all’estero, le autorizzazioni dei circuiti internazionali, la parte grafica, ma alla fine ci siamo. In fondo è una cosa semplice diranno in molti, ed in effetti il concetto è semplicissimo: ti diamo la carta gratis, tu la ricarichi con quanto denaro ti serve, ed una parte della ricarica, che è la commissione che normalmente va alla banca, viene donata alla Svs per sostenere il servizio d’ambulanza. Dunque nessuno svantaggio per il cittadino che usa la carta, anzi i costi delle ricariche e dei servizi sono mediamente inferiori alle altre carte, e per questo alla fine usarla sarà anche conveniente. Banca ed Associazione: un matrimonio d’interesse direte. Perché no! Legate da un marchio che diventa garanzia. Garanzia per la banca che dimostra effettivamente il suo legame con il territorio e il suo radicamento nella comunità accollandosi anche oneri e responsabilità, garanzia per l’associazione per il prestigioso partner acquisito, garanzia per il cittadino che finalmente sa che attraverso le semplici azioni quotidiane, come un pagamento con carta di credito, si possa aiutare un’associazione che svolge un servizio importantissimo per la sua comunità. Così semplice, così importante, così difficile da realizzare. Finalmente una carta etica della città. Un grazie alla Banca Toscana, ma soprattutto un grazie ai suoi uomini e alle sue donne. Piero Tomei Responsabile Fund Raising SVS Livorno

Una carta nata dalla sensibilità degli uomini

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gni lavoro può avere un lato che possiamo definire “umano”, quando usa degli strumenti e delle competenze per aiutare chi ha bisogno. Tutto dipende dalla persona che svolge il lavoro e dalla sua sensibilità personale, in questo modo anche professioni che a prima vista sembrano fredde e distaccate, possono assumere un ruolo sociale. Non sorprendetevi quindi se entriamo nel mondo bancario per incontrare questa umanità, ed infatti, è proprio qui che l’abbiamo trovata, e vogliamo presentarvela perché ha un volto, un nome ed una storia di volontariato che merita di essere raccontata. Dietro quel pezzo di plastica che forma la tessera prepagata che permetterà a tutti i possessori di aiutare la Svs senza alcuna spesa c’è la firma e la sensibilità di Giacomo Lupetti, direttore della sede di Livorno della Banca Toscana, che ci spiega come è nata e si è sviluppata questa idea. “Nel 2006, quando sono venuto a Livorno, ho avuto modo di conoscere la Svs ed abbiamo instaurato subito un buon rapporto. Facendo parte della Misericordia di Calci da oltre 20 anni, ho potuto capire i problemi che una grande associazione di volontariato può avere, così quando mi è stata proposta la realizzazione di questa carta non ho avuto esitazioni, abbiamo studiato con attenzione un progetto, ed oggi siamo arrivati alla sua realizzazione”. Ci racconti la sua attività di volontariato. “Sono tesoriere della Misericordia da molti anni. La filosofia che accompagna la nostra attività è quella per cui nessuno paga e nessuno viene pagato. I nostri operatori sono tutti volontari e chi usufruisce dei servizi lo fa gratuitamente. Oltre alle emergenze, gestiamo tutto il settore sociale di Calci, con oltre 3.000 trasporti all’anno. Generalmente gli anziani gestiscono il sociale, mentre i giovani si impegnano più volentieri nel 118. L’Italia si basa molto sul volontariato, ma purtroppo oggi le istituzioni locali e centrali non ne riconoscono i meriti e l’importanza come dovrebbero”. Come può rientrare la carta prepagata nel mondo del volontariato? “Dietro questo pezzetto di plastica c’è una banca ed un’associazione, che insieme fanno una richiesta di aiuto al cittadino che non dovrà spendere niente in più, ma avere solo la consapevolezza e la sensibilità di comprendere che usando questo servizio aiuterà gli altri, senza alcuno sforzo. Un aiuto alla collettività, nella quale siamo tutti compresi, infatti, ognuno di noi può aver bisogno di un’autoambulanza per un’emergenza o anche per un trasporto sociale. Come Banca non è il primo impegno sociale che mettiamo in atto, ma per Livorno può diventare veramente la prima carta etica della città”. Sì può parlare di un aspetto sociale delle banche? “Certo. Si tratta di un aspetto molto importante che ogni banca deve curare e che comincia con il fare una consulenza giusta, che prenda in considerazione i problemi dei clienti, soprattutto quando sono pensionati. Mi batto ogni giorno per realizzare questo, sapendo che non svolgo un lavoro semplice, dietro un conto corrente ci può essere un’azienda e dietro questa ci sono molte famiglie che contano su uno stipendio; alcune scelte possono voler dire gettare nella disperazione molte persone. Non è semplice prendere delle decisioni che possono andare ad incidere sulla vita delle persone così pesantemente, c’è un aspetto sociale nel nostro lavoro che non va mai dimenticato, si cerca di salvare ed aiutare il più possibile, mantenendo un giusto equilibrio. La crisi economica in questo periodo si fa sentire, sono molte le famiglie che non arrivano al 15 del mese, molti sono pensionati che ci vengono a chiedere anche 50 euro per fare la spesa o per le medicine”.

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ETICA

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Il valore della carta prepagata in tempi di crisi economica

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a disastrosa situazione in cui versa il sistema economica mondiale determina, in maniera inequivocabile, il fallimento di questo modello di capitalismo. Questo capitalismo che ha perso per strada ogni riferimento al modello fordista e post-fordista, modello dei grandi boom economici, in cui l’equa distribuzione dei salari ai lavoratori rappresentava il motore dello sviluppo economico produttivo, basato sui consumi delle masse popolari. Questo capitalismo che ha ridotto a residuale, l’apparato industriale-produtivo, in gran parte delocalizzandolo in aree e paesi dove lo sviluppo economico è basato sullo sfruttamento delle masse lavoratrici e sull’inquinamento senza controllo, che ha portato, come conseguenza lo smantellamento della fabbrica, la disoccupazione e, come unica alternativa a questa, il lavoro precario e sottopagato. Il sistema capitalistico attuale pone le sue basi su un sistema finanziario senza regole, basato sull’accrescimento della ricchezza attraverso speculazioni ed intrecci finanziari a discapito dell’economia reale, basata sul sistema produttivo, sull’uso della ricerca e sullo sfruttamento delle intelligenze. Gli accadimenti di questo periodo dimostrano che questo modello di capitalismo, non solo arricchisce i pochi, non solo non garantisce la collettività, ma chiede la chiamata in causa della medesima solo al momento della crisi, attraverso interventi statali tesi a ripianare perdite o ad immettere liquidità nel sistema finanziario. Detti interventi statali, in nome del mito del libero mercato, non possono essere considerati tali e gli stati che immettono quantità enormi di capitale, non possono neanche sedersi al tavolo buono dei consigli di amministrazione. Esiste una corrente di pensiero che afferma il ricrearsi delle condizioni scatenanti la crisi del 1929, ma crediamo, in sintonia con il giornalista de “Il Sole 24 ore“, Mario Margiocco, che le diverse condizioni storiche dei due periodi, possano portare effetti differenti e meno catastrofici.

In questo sistema, esistono delle vere e proprie reti di prodotti finanziari che si intersecano e si legano tra di loro, nel quale, per esemplificare con la crisi dei mutui negli Stati Uniti, ven vengono concessi mutui senza garanzie, il cui credito viene successivamente ceduto a terzi, ed al momento in cui il beneficiario non è più in grado di far fronte al debito, chi possiede il credito rischia il fallimento ed è allora, che per salvare quest’ultimo, interviene lo Stato. Il caso Alitalia credo sia un esem esempio di come la collettività paghi gli errori di altri, dove una cordata di imprenditori acquisisce la compo componente attiva del patrimonio, accompa accompagnandola con un feroce taglio sia di personale che di retribuzioni, mentre i debiti passano totalmente a carico dello stato, che peraltro non acquisisce alcun alcunché della parte buona di Alitalia. L’accollo di questo debito, fermerà tutti gli al altri interventi nel campo trasporti, che in parte interessano anche il territorio livornese. Lo Stato interviene al momento del bisogno e immediatamente sparisce, in nome del libero mercato. Dalla crisi del ‘29 uscì un sistema diverso da quello precedente. Divisione tra mondo dell’impresa e quello delle banche. Divisione all’interno del sistema bancario stesso, ad esempio, banca commerciale diversa da quella industriale. Adesso devono essere introdotte nuove regole per il mercato, serve un nuovo rapporto tra mercato e Stato, tenendo conto delle interdipendenze tra le varie economie, sopratutto tra quelle europee, nell’età della globalizzazione, occorre una autorità che sia forte, indipendente ed in grado di escludere i prodotti finanziari spazzatura. Nel futuro non basterà immettere denaro fresco, a carico della collettività, là dove oggi manca. Il denaro dovrebbe essere utilizzato per tutelare la collettività stessa e non per sostenere gli speculatori. Sono necessari interventi diretti ad impedire che in futuro ci si trovi nella medesima situazione. Una situazione che, inevitabilmente, produce conseguenze negative su tutto il sistema economico. Al riguardo molto dipenderà dalla capacità di rimborso da parte delle famiglie e delle imprese, entrambe indebitate, in un ciclo di recessione fortissima, recessione severa e lunga. Questo sistema capitalistico, porta con sé una struttura sociale dove regna la cultura dell’individualismo esasperato, del mors tua vita mea, dove il senso della collettività, del bene comune è quasi completamente scomparso. Inevitabilmente questa situazione ha provocato e provoca “paura”. Tale paura si fonda sulla cultura della discriminazione, dell’odio razziale, della caccia al diverso, della guerra tra poveri, dell’ingiustizia e della prepotenza. Inoltre, ci sono le difficoltà che ogni individuo vive nella sua intimità, dovute alla perdita di importanti valori di riferimento a cui si aggiunge la pesante crisi dello stato sociale. Il Governo sta procedendo nella direzione opposta a ciò di cui abbiamo bisogno e sta, passo dopo passo, distruggendo il nostro stato sociale. Invece, c’è la necessità che lo Stato torni ad occuparsi delle

persone e per questo occorre che la classe politica faccia una scelta decisa rispetto al terzo settore. Di fronte ad uno soggetto pubblico che indietreggia perché non sa, e in certi casi non vuole, sostenere il peso delle fondamenta dell’individuo e della società, occorre una riforma dello stato sociale che abbia al centro il non profit, che può rappresentare una risposta a chi, non potendo contare su un Welfare che dia garanzie, cerca certezze. Ma è necessario tenere presente due grossi problemi: il forte calo, si può parlare di crisi del volontariato ed il grande, enorme peso del costo che grava sul sistema dell’assistenza. Pur potendo contare sul dono di tanti volontari è innegabile che la nostra società è molto, troppo attenta al proprio interesse al proprio guadagno. Forse non è azzardato parlare di volontariato precario. Proprio il volontario che rappresenta un enorme regalo per chi ha bisogno, deve fare i conti con una società in cui sono sempre meno le occasioni di generosità, mentre i bisogni e la richiesta di servizi, quelli sociali, aumentano. L’evidente crisi di valori a cui stiamo assistendo ha diminuito la motivazione delle persone. È necessaria una riforma con al centro il terzo settore che possa, se vengono create le condizioni, intervenire e gestire alcuni servizi del Welfare, come dimostra la carta pre-pagata della SVS e che dia nuova linfa al volontariato. Viviamo in una società sempre più ripiegata su se stessa che, nonostante la precarietà quotidiana manifesta segnali di volontà di rendersi utile, di aiutare, in qualche modo, chi ha bisogno. Purtroppo la precarietà, soprattutto del lavoro che dovrebbe essere un diritto garantito a tutti, ed invece, è ormai diventato un’ossessione, ci strangola e di conseguenza, fa si che le esigenze del quotidiano prendono il sopravvento e svuotino l’obiettivo della militanza sociale. Di fronte a questa situazione, in cui la competizione selvaggia, fa la parte del leone, in cui gli interessi individuali, purtroppo sembrano prendere il sopravvento su quelli collettivi, la carta pre-pagata, che sta lanciando la SVS, rappresenta una importante risposta. Proprio per questo non può essere lasciata sola. Una carta i cui costi di ricarica vengono parzialmente donati, al sostegno delle attività dell’associazione ed alla copertura dei costi sempre più grandi, rappresenta un’opportunità. Rappresenta un’opportunità per chi, facendo la propria vita, senza cambiare abitudini, solo utilizzando una carta (come fa oggi per i propri acquisti) intende con il minimo sforzo essere solidale con chi ha bisogno dei servizi assistenziali e sanitari, che il nostro sistema scarica sul terzo settore, cioè anche sulla SVS. Con un semplice gesto si può dare un contributo ad un settore che avrebbe bisogno di ben altro. Una carta che per di più non ha costi di emissione. Ma il profilo economico della carta è residuale rispetto alla considerazione che l’utilizzo della stessa, che di per sé non rappresenta la panacea di tutti i mali, vuole essere un modo concreto, un piccolo gesto per rispondere, almeno in parte, alla crisi dei valori della solidarietà, della sensibilità, della generosità. Valori che hanno da sempre caratterizzato Livorno ed i livornesi. Forse non è azzardato sostenere che questa carta rappresenta la carta etica della città.

Una carta che aiuta chi ha bisogno

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a Banca Toscana, da sempre impegnata concretamente nelle iniziative culturali, etiche e sociali della nostra regione, promuove un’attività diretta al sostegno economico della Svs di Livorno. La collaborazione è nata con una carta prepagata ricaricabile (Carta Svs), semplice, chiara e facile da utilizzare, senza alcun obbligo di apertura di conto corrente. Con la carta i cittadini hanno un utile strumento per fare i propri acquisti, prelevare contanti ed effettuare pagamenti su Internet, in maniera facile e sicura e contemporaneamente contibuire a sostenere concretamente la Svs di Livorno. Infatti, la Banca Toscana, verserà 1 euro per ogni ricarica effettuata. Con la carta si può: Aiutare la Svs. Per ogni ricarica effettuata si contribuirà a sostenere i progetti e le iniziative che aiutano a far star meglio. Fare acquisti presso tutti i negozi convenzionati Visa Electron in Italia e all’estero. Prelevare contanti presso gli sportelli automatici abilitati al circuito Visa Electron nel mondo. Ricaricare le carte presso tutti gli sportelli Bancomat e tramite le filiali della Banca Toscana. Richiedere il saldo tramite SMS (servizio gratuito), Internet Banking, e presso tutte le filiali della Banca Toscana. Effettuare pagamenti su internet in maniera facile e sicura. Le principali condizioni economiche: emissione carta ZERO, ricarica in filiale 2 euro, ricarica sportello Bancomat 1,50 prelievo in Italia e nell’Unione europea 2 euro, richiesta saldo SMS gratuito Lorenzo Conti Quadro direttivo della banca Addetto servizio monetica

Periodico della S.V.S. P.A. Livorno Presidente Odette Volpi Direttore Responsabile: Antonella De Vito Responsabile Editoriale Piero Tomei Redazione: Fulvio Amedei, Fabio Cecconi, Aldo Fossetti, Alessandra Mini, Paolo Pacini Foto: Fabio Allegri, Fulvio Amedei Sergio Recchia Grafica e Stampa: Tipografia Debatte O. S.r.l. Livorno

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Nel mondo del volontariato Giorgio Kutufà esprime solidarietà al volontariato e ne sottolinea il grande valore che rappresenta per il territorio

Secondo lei qual è oggi il rischio maggiore per queste associazioni? “Il rischio maggiore è che il servizio pubblico non colga l’indispensabilità del contributo del volontariato e quindi non operi per rafforzare dei proficui rapporti”.

li appelli giunti dal mondo del volontariato non hanno lasciato indifferenti le istituzioni, ed infatti, alcuni fra i più alti rappresentati degli Enti locali livornesi come Giorgio Kutufà, presidente della Provincia, hanno preso posizione. “Il volontariato è una grande risorsa del nostro territorio, sicuramente uno degli aspetti più qualificanti. Nelle statistiche ufficiali la provincia di Livorno risulta ai primi posti nella qualità della vita, anche rispetto alla coesione sociale, e di questo il maggior merito va sicuramente al volontariato”.

Da cosa sarebbe importante partire oggi per cominciare a risolvere queste problematiche? “Dalla revisione della convenzione in atto e l’affermazione, anche sulla base della normativa comunitaria, della specificità toscana, in modo da far continuare, ed anzi, rafforzare l’attuale collaborazione. Non si può diGiorgio Kutufà sperdere il grande patrimonio di impegno e dedizione Presidente della Provincia agli altri che le associazioni quotidianamente offrono, come dimostrano l’affetto e la gratitudine che la gente mostra verso queste associazioni”.

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Speranze per il futuro? “Mi auguro che anche in futuro il volontariato possa continuare a mantenere il suo ruolo e ad espandersi sempre più, nonostante il modello ‘egoistico’ e sempre più incentrato sul ‘se stessi’ stia avanzando anche nel nostro territorio, dove il volontariato ha radici molto importanti e profonde”. Qual è la sua esperienza personale con il volontariato? “Nella mia vita ho fatto parte di varie associazioni e sono stato anche presidente dei revisori dei conti della Misericordia, incarico che ho dovuto lasciare una volta eletto alla presidenza della Provincia. Quindi conosce bene la realtà del volontariato locale. Proprio per aver ricoperto questo ruolo conosco bene le problematiche che Misericordia e Svs hanno espresso ultimamente, ed ho sollecitato i due assessori regionali, Rossi e Salvadori, perché si arrivi ad una nuova intesa che aiuti queste due associazioni. Sono convinto dell’opportunità di fare un’integrazione, in una logica di sussidiarietà, fra servizio pubblico e volontariato, quest’ultimo va difeso e rafforzato”.

E le associazioni di volontariato, cosa potrebbero fare da parte loro per superare queste difficoltà? “Il movimento delle assistenze e delle misericordie, che ha scala regionale, contiene al proprio interno delle associazioni che hanno problematiche particolari. Probabilmente quelle delle associazioni più grandi, come quelle livornesi, non sono conosciute adeguatamente dagli stessi movimenti regionali del volontariato e dalle autorità pubbliche. E’ necessario quindi divulgare meglio le problematiche specifiche che fanno riferimento alla presenza, necessaria per il servizio e per la sua continuità, di personale stipendiato accanto alla figura dei volontari”. Cosa si potrebbe fare per avvicinare più giovani? “Rafforzare una campagna di sollecitazione ai giovani, soprattutto nelle scuole, proponendo di fare una esperienza, magari di una settimana, accanto ai volontari, in modo che i ragazzi possano toccare con mano la gratificazione e l’arricchimento che derivano nell’aiutare il prossimo in difficoltà”.

Laura Bandini racconta la sua esperienza

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aura Bandini vice presidente della Provincia di Livorno ha molte cose da raccontare sul mondo del volontariato. Socia della Svs “da sempre”, come lei stessa afferma, ha partecipato al consiglio della società durante la presidenza Oscar Cafferata fra il ‘99 e il 2000. “Durante questa esperienza -sottolinea- ho avuto modo di verificare in prima persona l’attività della Svs. Ricordo quanto entusiasmo trasmettevano i giovani per il servizio in ambulanza, ma anche quanto siano importanti, e sentite dai volontari, tutte le altre attività di assistenza agli anziani e nel campo sociale. Servizi che purtroppo non sempre sono conosciuti da tutti i cittadini”. Prima di essere vice presidente della Provincia è stata assessora alla qualità sociale e ha potuto analizzare da vicino il mondo del volontariato. Può darci un quadro generale? “Ho potuto verificare che si sta facendo un lavoro molto importante grazie alla Consulta del volontariato, che rappresenta un momento in cui ci si può ritrovare per confrontarsi e discutere. Questo ha dato coraggio anche alle associazioni più piccole, quelle che operano ai confini della provincia che normalmente sono più deboli e meno visibili. Inoltre, la Consulta ha avuto il merito di presentare il mondo del volontariato alle istituzioni con un’unica voce. Altro importante aspetto della Consulta è costituito dal fatto che grazie a questo nuovo strumento i giovani possono avere un’idea chiara del volontariato, infatti, la Consulta si è presentata nelle scuole per far conoscere tutti i settori in cui si può svolgere volontariato. Ed ancora, vengono organizzate delle giornate tutte dedicata al tema, che sono state chiamate “Volontariando” e che hanno proprio il merito di far conoscere le attività che si svolgono in questo vasto settore.

Su cosa si sta lavorando in questo periodo? “I fronti aperti sono diversi, intanto c’è l’handicap dove il governo ha operato un drastico taglio agli insegnanti di sostegno e le risorse degli Enti locali sono sempre meno. Così ci siamo messi intorno ad un tavolo per capire quanta disponibilità c’è nel volontariato e per cercare di arginare le difficoltà che si stanno avendo. Con non poca fatica abbiamo elaborato un protocollo d’intesa fra Comuni, associazioni impegnate nel settore handicap e Provincia, per mettere insieme risorse specializzate, strumentazione adeguata e ottimizzare al meglio le risorse”. Altri campi di intervento? “Certo, abbiamo aderito al progetto regionale per l’insegnamento dell’italiano ai migranti, che avranno un riconoscimento europeo, un attestato che sarà valido come un titolo di studio utilizzabile nel mondo del lavoro. Impiegheremo la formazione frontale, ma anche quella a distanza, con punti internet che dovranno essere messi a disposizione dai Comuni e da altri centri di formazione della Provincia. Sul tema dei migranti operiamo da molto tempo, cercando di produrre confronto, conoscenza e il meeting antirazzista di Cecina e ormai diventato un punto di riferimento”. E per i giovani? “Grazie ad un finanziamento dello Stato, confermato anche da questo governo, lavoriamo ad un progetto che ponga i giovani al centro, vogliamo cioè che siano loro stessi a dare voce ai loro malesseri. Il paternalismo è uno dei mali che rischiano di ricadere sui ragazzi, ed è da evitare in ogni modo. Così, su segnalazione delle associazioni che hanno al loro interno dei giovani, abbiamo creato un gruppo paritario per genere

e nazionalità sul quale lavorare”. Cosa ne pensa delle difficoltà che la Svs ha espresso negli ultimi mesi? “La Svs ha una buona parte di ragione. Gli enti locali spesso danno per sconLaura Bandini tato questa presenza del Vice Presidente della Provincia volontariato sul territorio e finiscono per non occuparsene in modo adeguato. Come Provincia non abbiamo un potere di intervento diretto, però effettivamente anche politicamente dobbiamo appoggiarli di più. C’è poi il problema di trovare nuovi volontari che non è cosa di facile soluzione, è necessario organizzare iniziative interessanti e stimolanti al punto da superare l’egoismo che oggi sta dilagando sempre più”. Qual è l’esperienza più bella che ha fatto nella Svs? “La partecipazione alla commissione d’esame per i nuovi volontari. E’ stato bello confrontarsi con questi ragazzi, con il loro entusiasmo e con la loro serietà”. Perché non è più attiva all’interno della Svs? “Ho dovuto interrompere perché l’impegno richiesto era molto e non potevo più conciliarlo con le altre mie attività. Ho così cercato un ambito meno impegnativo, ma ugualmente molto interessante come quello che ho all’interno della So.Crem, con il compito di diffondere l’ideale della cremazione. Naturalmente resta il fatto

Mele per aiutare i progetti africani del gruppo Shalom

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ell’ottica di un miglioramento e di una più efficace partecipazione ai vari settori in cui la Pubblica Assistenza è impegnata, è stato deciso alcuni mesi fa di assegnare ad ogni Capo Squadra la gestione di un ambito definito. Sociale, donatori sangue, rapporti internazionali sono solo alcuni dei fronti su cui si muove la Svs, al di fuori del conosciuto primo intervento d’emergenza; purtroppo il periodo di crisi che attanaglia il settore del volontariato non ha permesso in alcuni casi di effettuare una programmazione adeguata alle esigenze, mi riferisco in particolar modo al settore che mi vede direttamente impegnato, quello relativo ai rapporti internazionali. Le disponibilità economiche spesso si sono scontrate con i dati oggettivi e proprio per questo coloro che curano tale settore hanno pensato di ottimizzare gli sforzi e di utilizzare la nostra più grande risorsa, il volontario, con il fine di incrementare le risorse disponibili. A questo proposito nasce la collaborazione tra la Pubblica Assistenza di Livorno ed il Movimento Shalom di San Miniato, una Ong che da trent’anni realizza progetti in Africa. La Pubblica Assistenza aveva già avuto a che fare con questa associazione in quanto era stata donata due anni fa una quota per la costruzione di un centro studi, dormitorio e refettorio a Lafi Roogo (Burkina Faso), che il gruppo di San Miniato sta portando avanti con dedizione. In questa occasione, invece, le due entità si sono ritrovate per una più completa collaborazione in cui si prevede un ruolo attivo del volontario, ed infatti, i nostri volontari hanno affiancato i ragazzi del Movimento nella distribuzione delle mele nel mese di marzo, in alcuni centri commerciali del nostro territorio. Il ricavato è stato destinato alla ristrutturazione di una scuola primaria nella foresta del Congo, realizzata direttamente dai volontari del movimento Shalom, ed in parte da un fondo che la Pubblica Assistenza vuole avere per gestire eventuali emergenze del settore internazionale (vedi il terremoto in Perù l’anno scorso o lo Tsunami nel Dicembre del 2004). Francesco Raffaele

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Le nostre attività Ballo sotto le Stelle 2008

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opo un anno di stop alla Rotonda di Ardenza si è ricominciato a ballare sotto le stelle. Un agosto abbastanza capriccioso con pioggia e vento ha disturbato non poco lo svolgimento della festa, nonostante tutto però, il successo di pubblico e l’aria che si è respirata tra i volontari, che hanno sacrificato una delle più importanti settimane di ferie dell’anno, ci rendono soddisfatti di una manifestazione che sembrava destinata ai ricordi. Non volendosi soffermare troppo sulle cause dell’impraticabilità di questo bellissimo tratto di lungomare livornese che ha fatto saltare l’edizione 2007, andiamo ad analizzare il successo di questo Ballo sotto le Stelle 2009. Grazie alla collaborazione del Partito Democratico livornese, al quale vanno tutti i nostri ringraziamenti per la disponibilità dimostrata, a fine luglio in tempi brevissimi si è messa in moto la nostra collaudata macchina organizzativa e fra scaramucce, piccoli ritardi e complicazioni dell’ultima ora si è riusciti a far decollare la tanto desiderata edizione 2009. Un edizione ridotta: due giorni di ritardo, un giorno di stop per la ricorrenza della tragedia dei bambini Rom uccisi dal fuoco lo corso anno e il maltempo che ha condizionato non poco lo svolgimento regolare dell’evento, ma tutto sommato in sede di consuntivo è emersa una bella edizione che ha fatto entrare nelle casse della SVS un’insperata donazione complessiva. Come sempre i livornesi non hanno fatto mancare il loro abbraccio e ci hanno dimostrato quest’anno, ancor più delle volte scorse, la loro vicinanza e il loro affetto. Siamo più felici di questo che del denaro raccolto, che comunque ci permette di continuare al meglio la nostra missione. Pertanto un grazie alla città, ai livornesi e ai tanti turisti che in massa, quest’anno più degli altri, hanno fatto capolino su questo tratto di mare così caratteristico e finalmente di nuovo accessibile. Un grazie grande ai nostri volontari: uomini, donne, giovani e meno giovani, come sempre è solo ed esclusivamente attraverso il loro impegno e la loro fatica che la SVS riesce a portare avanti manifestazioni di festa come questa, senza far mancare l’incessante impegno quotidiano sul fronte del soccorso e dell’assistenza. Piero Tomei Responsabile Ballo Sotto le Stelle 20008

Riportiamo il Bilancio Consuntivo dell’edizione 2008

USCITE FORNIT. ALIMENTARE ALIMENTI VARI VARIE ALIM. FORN.RA PANE CIBO PRONTO PASTICCERIA PESCE CONG. ORGAN.NE E STRUTTURE

ENTRATE E 11.894,75

INCASSI

E 32.868,20

E 6.730,64 E 74,16 E 312,00 E 2.718,60 E 269,94 E 1.789,41

INCASSI RISTORANTE INCASSI BAR INCASSI PIANTE INCASSI OBLAZIONI INCASSI LOTTERIA

E 25.121,36 E 3.718,40 E 772,50 E 2.045,84 E 1.210,10

E 360,00

CONTRIBUTI

E 360,00

E 360,00

CONTRIBUTO PER STAMPA MANIF. DA CIRCOSCRIZIONE 5

E 360,00

E 9.596,45

PART.DEM. STAND /ATTR. FORNITURA GAS ENEL PULIZIE FERRAMENTA ACQ. STAND SIAE

E 5.800,00 E 359,85 E 389,82 E 720,00 E 146,24 E 94,80 E 1.162,99

SPESE ORG.NE FESTA

E 818,04

A.S.L. PARERE RUMORE SPESE PROMOZIONALI MANIFESTI

E 04,71

TOTALE USCITE

E 21.851,20

TOTALE ENTRATE

E 33.248,00

AVANZO FESTA 2008

E 11.396,80

RICAVO PERCENTUALE

E 33,50%

Nasce alla S.V.S. il centro per la mediazione dei conflitti LE DIFFERENZE TRA MEDIAZIONE E PROCEDIMENTO GIUDIZIARIO

La mediazione è un percorso diverso dal procedimento giudiziario; la scelta di rivolgersi al Centro di Mediazione dei conflitti non preclude, in ogni caso, di ricorrere in seguito alle vie giudiziali.

È iniziata l’attività con l’organizzazione di un seminario di studio “MEDIARE I CONFLITTI: esperienze, strumenti e prospettive” che si è svolto il 24 novembre nella nostra sala conferenze “Le Corallaie” presso la nostra agenzia formativa FORMAVOL

Queste le differenze:

CHI SIAMO

Il Centro per la Mediazione dei conflitti è un’opportunità per coloro che, vivendo un’esperienza conflittuale, cercano uno spazio neutrale in cui trovare ascolto e un aiuto nella ricerca di una soluzione. Il progetto, avviato dalla SVS di Livorno, vede il coinvolgimento dello Studio Mediazioni, centro di esperti nella gestione dei conflitti.

COS’È LA MEDIAZIONE

La mediazione è uno strumento per la risoluzione delle controversie. In sostanza, si tratta dell’intervento di un terzo professionista imparziale, esterno al conflitto, che ha il compito di facilitare la comunicazione e la ricerca di una soluzione soddisfacente per entrambe le parti.

A CHI CI RIVOLGIAMO

A questo servizio possono accedere tutte le persone fisiche e/o giuridiche residenti nella provincia di Livorno o comunque che svolgono la propria attività sullo stesso territorio.

I CONFLITTI CHE VENGONO TRATTATI

Lo sportello offre servizi di Mediazione e consulenza per ogni tipo di controversia di ordine sociale, quali ad esempio: liti condominiali; contrasti con i vicini; controversie di lavoro; conflitti familiari; conflitti interculturali; altre controversie…

CHE VANTAGGI OFFRE

È una via rapida, efficace e non stressante per trovare un accordo. A differenza di un ordinario giudizio civile, si conclude generalmente in pochi incontri. È caratterizzata dalla massima riservatezza, e le parti raggiungono un accordo solo se lo vogliono, nel rispetto della loro autonomia. Permette di salvaguardare le relazioni future, perché la soluzione del conflitto prevede la “vittoria” di entrambe le parti (esito “vinci-vinci”). Infine, aspetto non trascurabile, se paragonata alle spese medie di un’ordinaria causa civile, e agli interessi soddisfatti, la mediazione ha costi notevolmente inferiori. La mediazione è quindi estremamente conveniente anche dal punto di vista economico.

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COME FUNZIONA

Il primo contatto con il Centro può essere effettuato da entrambe le parti in conflitto oppure solo da una di esse; in questo secondo caso il Mediatore cercherà di coinvolgere l’altra parte. Il compito del Mediatore è quello di facilitare la comunicazione tra le parti verso la trasformazione positiva del conflitto e/o verso l’adozione di strategie efficaci e cooperative per la trattativa. Spetta poi ai protagonisti del conflitto decidere di portare a buon fine la procedura, se la ritengono conveniente e adeguata ai propri interessi. Infatti, lo scopo finale è quello di giungere ad un accordo reciprocamente soddisfacente.

SERVIZIO DI CONSULENZA

Oltre al percorso di Mediazione, il Centro offre anche un servizio di consulenza a chi, trovandosi in una situazione conflittuale, necessita di strategie efficaci per affrontare individualmente e trasformare costruttivamente il conflitto che lo riguarda. Questo servizio può inoltre essere utile a chi deve affrontare negoziazioni e/o trattative. Infine la consulenza può essere scelta da una sola delle parti in conflitto, nel caso in cui l’altra non sia disponibile a partecipare alla mediazione.

Sei italiani su cento sono in causa col vicino. Due milioni di processi, la metà esatta di tutto il contenzioso che invade le affollate aule dei giudici di pace. Tre miliardi di euro spesi ogni anno per le liti condominiali. Questo è solo uno dei “campi di battaglia” dove si consumano i conflitti oggi; aggiungiamo poi le controversie sul lavoro, i litigi familiari, i problemi nel quartiere… Se va bene, occupiamo molte energie per ottenere piccoli compromessi, se va male rischiamo di finire dentro escalation di violenza che poi finiscono nei fatti di cronaca, a volte quella nera. Il conflitto è spesso un’esperienza difficile. Spesso non riusciamo a gestirli in maniera costruttiva, sia perché troppo coinvolti emotivamente, sia perché manca la conoscenza di strumenti e strategie. La mediazione si presenta quindi come una via rapida ed efficace per trasformare positivamente i conflitti riattivando i canali comunicativi e sostenendo le parti in difficoltà. Questi i temi affrontati al seminario di studio MEDIARE I CONFLITTI: esperienze, strumenti e prospettive, che si è tenuto al Centro congressi ”Le Corallaie” presso la sede della SVS. “Il seminario” ha dichiarato il direttore dell’SVS Fabio Cecconi costituisce la prima tappa di un percorso sulla Mediazione avviato a Livorno dalla Società Volontaria di Soccorso e dallo Studio Mediazioni, dalla cui collaborazione è nato il Centro per la Mediazione dei Conflitti, che aprirà ufficialmente al pubblico all’inizio del 2009. Al seminario di studio hanno partecipato esperti di mediazione sociale, sia a livello accademico che operatori negli sportelli di gestione dei conflitti. Pasquale Dioguardi, Vice-presidente dello Studio Mediazioni e coordinatore dell’incontro di oggi, ha ricordato come il seminario rappresenti una buona occasione per diffondere la cultura della mediazione anche a Livorno: “un aggiornamento tanto sugli ultimi sviluppi teorici sul tema, quanto sulle buone prassi delle più significative esperienze a livello nazionale”. Il Seminario era aperto a tutti i cittadini e ha visto la partecipazione di soggetti privati e pubblici che a titolo e in contesti diversi sono professionalmente interessati alla mediazione come strumento di gestione e trasformazione costruttiva dei conflitti. I Relatori: Giovanni COSI Professore ordinario di Sociologia del Diritto nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Siena, Sandro Mazzi si occupa di comunicazione e di gestione dei conflitti interpersonali e interculturali a livello di ricerca e formazione, consulenza e mediazione, Duccio Scatolero Professore di criminologia Università di Torino

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Con la carta puoi: Aiutare SVS: per ogni ricarica effettuata contribuirai, grazie a Banca Toscana, a sostenere i progetti e le iniziative che aiutano a far star meglio.

Come averla: Richiedendola semplicemente presso ogni sportello della Banca Toscana della città. Oppure direttamente alla S.V.S. di Livorno

La Società Volontaria di Soccorso. SVS è un’Associazione di Volontariato fondata a Livorno nel 1890. Numerose sono le attività rivolte all’intera collettività: a) organizzazione del soccorso mediante autoambulanza; b) organizzazione dei servizi di guardia medica, paramedica e ambulatoriale in collaborazione con le strutture pubbliche; c) promozione ed organizzazione della raccolta del sangue; d) promozione di iniziative di formazione ed informazione sanitaria e di prevenzione della salute nei suoi vari aspetti sanitari e sociali; e) organizzazione di iniziative di protezione civile e di tutela dell’ambiente.

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Società di Mutuo Soccorso l’Assistenza Aderisci alla SMS “L’Assistenza” Parte nel 2009 l’attività della SMS “L’Assistenza” con una offerta che vi andremo ad illustrare. ADERISCI ALLA SMS “ L’ASSISTENZA” Molte le categorie, ampie le possibilità di offerta. TIPOLOGIA DI ADESIONE

Grazie alla collaborazione con “Insieme Salute Toscana”, una grande mutua sanitaria integrativa regionale, riusciremo a fornirvi dei servizi di eccellenza e allo stesso tempo potrete usufruire dei favorevoli benefici fiscali previsti dalla normativa vigente

SEZIONE COMUNITÀ SMA BASE, SMA BASE ARGENTO, SMA SINGLE SEZIONE SOCI COMUNITÀ SMA LAVORATORI ATIPICI, SEZIONE SOCI MIGRANTI SMA MIGRANTI SMA CRUISE SEZIONE PUBBLICO E in collaborazione a Insieme Salute Toscana Tre tipi di prestazioni: “Silver”, “Silver plus”, “Gold”, Gold Plus” Siamo ad indicare un esempio di prestazioni mutualistiche previste per una categoria, in questo caso la SMA Base. Le prestazioni mutualistiche di base sono rivolte ai Soci della Sezione Comunità ed al proprio nucleo familiare.

L’SMS “L’ASSISTENZA” con “INSIEME SALUTE TOSCANA” Società di Mutuo Soccorso L.15-04-1886 n° 3818

Cosa sono? Sono mutue sanitarie integrative al Servizio Sanitario Nazionale. Non si pongono fini di lucro, ma si basano sui principi della solidarietà, della partecipazione, della mutualità volontaria ed all’equa ridistribuzione dei servizi in base ai fondi finanziati con il contributo dei Soci. Essere Soci delle Mutue significa: • Essere previdenti: senza affrontare grossi esborsi annui, si può usufruire di un fondo che provvede a tutte le necessità di prevenzione diagnostica e di cure sanitarie. • Avere i rimborsi delle spese sanitarie sostenute: sia in caso di ricovero, sia per prestazioni specialistiche ambulatoriali. • Usufruire di una rete di centri sanitari convenzionati tra i più qualificati in Toscana per ottenere prestazioni in forma diretta in tempi brevi. • Risparmiare: non avendo la Mutua scopo di lucro, opera ai sensi della legge 3818 del 1886, in base alla normativa vigente, i contributi associativi versati dai Soci sono fiscalmente detraibili dalle imposte nella misura del 19%, con un massimale di 1291,14 Euro (ai sensi dell’art. 15, com. 1, lett. i bis del TUIR DPR 917/86 che ha recepito l’art. 13 D.Lgs. 460/97). • Essere assistiti per tutta la vita: non ci sono limiti di età per rimanere iscritti alla Mutua; i limiti di età sono solo al momento dell’iscrizione, 71 anni non compiuti. Insieme Salute non esercita mai diritti di recesso legati all’età o particolari patologie. • Essere garantiti da un’assistenza sanitaria integrativa con il miglior rapporto qualità/prezzo.

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FORMAVOL Agenzia Formativa SVS I CORSI IN PROGRAMMA AREA SANITARIA Soccorritori livello di base ed avanzato Rianimazione Cardio-Polmonare - BLS Defibrillazione precoce Incaricato Primo Soccorso Aziendale legge 626/94 Primo soccorso per cittadini Autista Mezzi di Soccorso CORSI ECM

AREA PREVENZIONE E PROTEZIONE Addetti al Pronto Soccorso in Aziende di tipo A Addetti al Pronto Soccorso in Aziende di Tipo B e C Formazione per Responsabile Sicurezza (RLS) SicurezzaLavoratori Lavoratori RLS Formazione per Addetti Antincendio in Aziende a basso, medio o alto rischio Haccp AREA MANAGEMENT Gestione fiscale Organizzazioni No-profit Gestione risorse umane organizzazioni No-Profit Comunicazione Tecnica di apprendimento veloce Pubblic speaking Time management Tecniche di vendita e telemarketing Approccio alla leadership Fund Rasing

AREA SOCIO ASSISTENZIALE Addetto all’assistenza di base Assistenza al malato di Alzheimer Prevenzione al Mobbing ed ai comportamenti negativi negli ambienti di lavoro

AREA INFORMATICA TEST CENTER accreditato AICA per il rilascio della Patente Europea del Computer ECDL Corsi di preparazione all’ECDL Corsi di AUTOCAD Corsi di grafica bidimensionale e tridimensionale ENSILI SIONI M S E S L Corsi di fotoritocco AMI ECD ES

Per ricevere informazioni sull’utilizzo della sala contattare Agenzia formativa Formavol Tel. 0586 428001 e-mail: formavol@pubblicaassistenza.it S.V.S Pubblica Assistenza - Ufficio progettazione tel 0586 896040 - fax 0586 838.807 e-mail: progettazione@pubblicaassistenza.it

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L’APPRENDISTATO professionalizzante consente il conseguimento di una qualificazione attraverso una formazione sul lavoro e un apprendimento tecnico professionale. È disciplinato dal Decreto Legislativo n. 276 del 10 settembre 2003 “Attuazione delle deleghe in materia di occupazione e mercato del lavoro, di cui alla legge 14 febbraio 2003, n. 30 (artt. 47-53), che ne rinvia la definizione di specifici aspetti ai contratti collettivi di lavoro”. Gli aspetti relativi ai percorsi normativi del contratto di apprendistato vengono invece dettati dalle Leggi regionali: in Toscana dalla L.R. n. 18 del 09/08/2005 e relativo regolamento regionale.

Per informazioni sui corsi e sulle modalità di accesso, rivolgersi alla segreteria Formavol S.V.S. Pubblica Assistenza orario 9-12 tel 0586 888.888, fax 0586 838.807 Visitate il sito internet dell’agenzia www.formavol.it per contatti info@formavol.itì

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RICORDIAMO AI NOSTRI SOCI CHE PER OGNI TIPO DI TERAPIA È NECESSARIA LA PRESCRIZIONE DEL MEDICO DI BASE O DELLO SPECIALISTA. QUESTO ANCHE PER LE NUOVE APPARECCHIATURE CHE DOVRANNO ESSERE INDICATE CORRETTAMENTE:

ENDO THERAPY, HORIZONTAL THERAPY, WIN LASER THERAPY. PER INFORMAZIONI E/O PRENOTAZIONI Rivolgersi alla segreteria del Polo della Salute SVS dal Lunedì al venerdì dalle 9,00 alle 12,00 in via San Giovanni, 30 a Livorno. Chiamare il numero

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SVS oltre le frontiere Oltre le frontiere discriminazioni contro le donne O Tutto il mondo è paese

La disuguaglianza tra uomini e donne è stata misurata attraverso un sistema di indicatori in 4 aree: accesso all’istruzione, livelli di scolarità; accesso al lavoro, livelli economici; salute e longevità; accesso alla rappresentanza e al potere in politica. Le rilevazioni mettono in evidenza, al di là delle nostre convinzioni, come le diversità di trattamento esistono in tutti i paesi (dal nord al sud) e in tutte le categorie sociali, ovviamente con gradi diversi di gravità, per cui nei paesi in via di sviluppo è messa in dubbio la sopravvivenza delle donne: non è riconosciuto il carattere di persona, esistono solo in quanto dipendenti da un uomo, padre, marito, fratello, non hanno diritti patrimoniali, non vengono loro riconosciuti diritti verso i figli etc… Nei paesi sviluppati teoricamente i diritti sono paritari, ma di fatto le donne devono sempre impegnarsi per farseli riconoscere. Tutto si rivela ancor più sconvolgente quando si mettono a fuoco i caratteri violenti talvolta mortali che tale discriminazione molto spesso assume: maltrattamenti, percosse, violenze sessuali e molestie sono comuni, ben oltre la percezione corrente, a milioni e milioni di donne nel mondo in tutti i paesi e in tutte le categorie sociali, in tutti i livelli di cultura e istruzione. Nei paesi in via di sviluppo la violenza ha carattere sociale, culturale ed è riconosciuta come pratica della comunità; nel mondo sviluppato è nascosta spesso all’interno della famiglia. La negazione della donna e il suo sfruttamento sono esasperate nella prostituzione e nella tratta delle donne, qui sottosviluppo e sviluppo si connettono in un inestricabile intrico di violenza e crimine e se consideriamo che rappresenta una grande fonte di profitto ci rendiamo conto come è difficile rimuovere queste ingiustizie. In questo contesto la Regione Toscana ha varato il 16 novembre 2007 la legge 59 “Contro la violenza verso le donne” con cui istituisce servizi di prevenzione, di protezione e accoglienza per coloro che siano vittime di maltrattamenti di tutti i tipi. Un contributo alla luce di studi di economia, sociologia e della conoscenza della realtà dei paesi dove le donne vivono una condizione più paritaria (Svezia, Danimarca, Norvegia, Finlandia), che dimostrano quanto accrescere le opportunità delle donne non significa soltanto aumentare la loro libertà e il loro benessere, ma ha effetti positivi sulla vita di tutti. Lo scopo di chi ha contribuito a comporre questa pagina è che sia stimolo per una riflessione personale anche rispetto a come si vive la diversità di genere all’interno della Svs nei rapporti tra volontarie e volontari. Serenella Frangilli

Donne tanzaniane in festa

Il Centro Donna del Comune di Livorno e l’Associazione Ippogrifo nell’ impegno contro la violenza sulle donne

Una mamma tanzaniana con il suo bambino

Il

Consiglio d’Europa informa che per le donne tra i 16 e i 50 anni la violenza rappresenta la principale causa di morte e di invalidità. Si è tenuto in Canada – fra l’8 e il 13 settembre di questo anno - il Summit Mondiale dei Centri Antiviolenza con la partecipazione di ottocento operatrici provenienti da 51 Paesi, per “reclamare con un’unica voce, forte e chiara, una dura azione di contrasto che metta fine alla violenza domestica e all’abuso nella vita delle donne”, mentre continua la campagna mondiale di Amnesty International “Mai più violenza sulle donne”. Per quanto riguarda le donne, la loro risposta alla violenza è spesso il silenzio, come si trattasse di una fatalità, di una questione privata da nascondere. Sulla base di queste considerazioni, occorre sottolineare la difficoltà che si incontra per far emergere questa realtà tenuta chiusa all’interno delle mura domestiche. Nel Rapporto del 2007 l’Istat presenta una indagine per la prima volta dedicata, per intero, alla violenza fisica e sessuale contro le donne in Italia. Questi sono i risultati: 6 milioni e 743 mila le donne, da 16 a 70 anni, vittime di violenza fisica o sessuale, 5 milioni di loro hanno subito violenze sessuali (23,7%), 3 milioni e 961 mila violenze fisiche (18,8%), circa 1 milione di donne ha subito stupri o tentati stupri(4,8%). La media italiana é del 31,9%. Il rischio di subire uno stupro è tanto più elevato quanto più è stretta la relazione tra autore e vittima, i partner, attuali ed ex, sono responsabili della quota più elevata di tutte le forme di violenza fisica e di stupro, nonché i rapporti sessuali non desiderati, ma subiti per paura delle conseguenze. Al primo posto gli ex mariti/ ex conviventi (22,4%), seguiti dagli ex fidanzati (13,7%), dai mariti o conviventi attuali (7,5%) e infine dai fidanzati attuali (5,9%). Il 3,5% delle donne ha subito violenza sessuale, il 2,7% fisica. Nella quasi totalità dei casi le violenze non sono denunciate. Tra le violenze fisiche è più frequente l’essere spinta, strattonata, afferrata, avere avuto storto un braccio o i capelli tirati (56,7%), essere minacciata di essere colpita (52,0%), schiaffeggiata, presa a calci, pugni o morsi (36,1%). Segue l’uso o la minaccia di usare pistola o coltelli (8,1%) o il tentativo di strangolamento o soffoca-

“Le donne sono un solo popolo disseminato ovunque nel mondo. Hanno problemi eguali che attraversano e travalicano religioni, costumi, culture. La violenza è il problema.” Shirin Ebadi avvocata iraniana, premio Nobel 2004 mento e ustione (5,3%). Per la metodologia di indagine, la strategia di campionamento e il livello di precisione delle stime, si può consultare la pagina web Istat all’indirizzo http://www.istat.it/giustizia /sicurezza. Tra le violenze sessuali, più diffuse le molestie fisiche, ovvero l’essere stata toccata sessualmente contro la propria volontà (79,5%), l’aver avuto rapporti sessuali non desiderati vissuti come violenza (19,0%), il tentato stupro (14,0%), lo stupro (9,6%) e i rapporti sessuali degradanti ed umilianti (6,1%). Il 69,7% degli stupri è opera del PARTNER, il 17,4% di un CONOSCENTE, solo il 6,2% è opera di ESTRANEI. Un milione 400 mila donne hanno subito violenza sessuale prima dei 16 anni, il 6,6% del totale. Quante le donne violentate in Italia? Nel Rapporto sulla criminalità 2007 (del Ministero dell’Interno) si sostiene che sono 13 al giorno, ma questo è un dato che si basa sulle denunce. Le donne che denunciano la violenza sessuale sono il 4% quando il violentatore è il partner, sono il 6% quando il violentatore è qualcun altro. Quasi sette volte su 10 il violentatore è proprio il marito o il fidanzato. Dunque, se apriamo la finestra sulla città, ci rendiamo conto che questa, nel suo essere palcoscenico dell’azione etica e politica, luogo di relazioni e di scambi, corpo sociale capace di accoglienza e ospitalità, è anche territorio di tragiche ingiustizie, sopraffazioni, negazioni della libertà individuale. Su questa e altre contraddizioni rivolge lo sguardo il Centro Donna del Comune di Livorno attraverso i propri servizi di orientamento psicologico e legale e attraverso il dialogo continuo che produce iniziative che siano stimolo di cambiamento culturale. Al Centro Donna, con una crescita esponenziale negli anni assai significativa, si calcola che per un buon 10% degli incontri, l’argomento centrale riguarda fatti ed episodi di maltrattamenti. Nel 2007 le donne che si sono rivolte al Centro per colloqui di orientamento legale e psicologico sono state 264, alla fine del 2008 saranno oltre 300, visto che a fine ottobre ci si attesta su 280 presenze. Il ruolo svolto dal Centro non è soltanto quello di accogliere il sentimento, l’emotività, la sofferenza, ma sempre più quello di porre le condizioni per aiutare le donne a uscire da questa condizione, progettando strumenti perché le donne si rendano conto di quando la situazione effettivamente arriva a un momento di “rischio”. Sono numerose le donne, ricche e povere, colte e meno colte, giovani e vecchie, che tacendo si espongono persistentemente al rischio di essere continuamente maltrattate pur di non rompere un legame, per la fedeltà al

compagno/marito o magari perché in presenza di una denuncia, come ha detto una donna durante un colloquio “lui avrebbe perso il lavoro e non avrebbe più potuto pagare il mutuo della casa e quindi lei e i suoi figli avrebbero perso la casa!”… Sradicare la cultura della sopraffazione è un processo difficile che esige un’educazione quotidiana, l’intervento della famiglia, degli organismi scolastici e delle Istituzioni. Al Centro Donna funziona un servizio di informazione, sensibilizzazione e colloqui di orientamento psicologico e legale, come supporto e protezione verso le donne. Nei lavori del tavolo sulla violenza, è oggetto di studio e di analisi il monitoraggio sull’andamento del fenomeno a livello locale; abbiamo cercato di ragionare sui dati a disposizione aprendo un confronto a tutto campo che rappresenta la base da cui prende spunto l’iniziativa “Quando l’orrore abita la casa” svoltasi il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Molto importante l’appello diffuso nel 2006 da alcuni uomini “La violenza contro le donne ci riguarda”, che nasceva da una esigenza sentita da uomini italiani che da tempo si interrogavano su di sé e che hanno deciso di prendere posizione pubblicamente. È a partire da quella data che collaboriamo con il “Fiocco Bianco” sempre presente ai nostri incontri della giornata internazionale del 25 novembre. Il Centro partecipa a livello nazionale e internazionale a progetti che hanno come oggetto il contrasto alla violenza contro le donne, alla prostituzione, alle mutilazioni genitali femminili: il progetto “GEMMA” in partenariato con NOSOTRAS, il progetto ADA, per la rete antiviolenza, con la Regione Toscana, il progetto EMMAS [Empowerment e Mainstreaming Azioni di Sistema] finanziamento Fondo Sociale Europeo. Come precedentemente ricordato, nel 2008 al Centro Donna si sono tenuti ogni mese incontri sul tema della violenza; il gruppo di lavoro è formato da donne che da tempo praticano il Centro e da donne che al Centro si sono rivolte per gli incontri di orientamento psicologico e legale, e che, sono state disponibili a presentare propria testimonianza durante l’incontro del 25 novembre. Sul fronte della sensibilizzazione molto importanti si rivelano i piani di intervento culturale al femminile che nelle scuole coinvolgono ragazzi- ragazze, docenti e genitori. Un sogno da realizzare: promuovere una campagna di sottoscrizione per poter disporre di un luogo di accoglienza temporanea, una casa rifugio protetta dall’anonimato e dal segreto dedicata a donne maltrattate che hanno necessità, insieme con i loro figli e figlie, di allontanarsi dalle mura domestiche rivelatesi a rischio. Quali strade possiamo percorrere, su quali sostegni potremo contare? Scriveteci al Centro Donna Comune di Livorno Largo Strozzi n.3 e/o alla e-mail: centrodonnalivorno@yahoo.it ippogrifo@alicia.it La volontà è quella di sostenere politicamente e giuridicamente le donne che hanno subito violenza. L’intento è quello di ascoltare, aiutare, sostenere le donne nella ricerca di scelte di vita migliori, ma anche quello di denunciare, scoprire, rendere visibile il problema della violenza alle donne. Maria Giovanna Papucci Presidente Ippogrifo Responsabile Centro Donna per il Comune di Livorno

Una mappa di enti e associazioni che combattono la violenza contro le donne L’impegno dell’Ufficio Qualità Sociale della Provincia

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pesso le iniziative contro la violenza sulle donne che vengono attuate sul territorio rischiano di disperdersi, perché non vi è un coordinamento e una comunicazione fra i vari enti e le associazioni che si occupano del problema. Ecco perché la Regione Toscana ha delegato le Province affinché creino una rete sul territorio fra Comuni, Prefettura, Questura, Asl, Ufficio Scolastico Provinciale, Comando dei Carabinieri e tutte le associazioni di volontariato che operano in questo settore. A Livorno tale compito è svolto dall’Ufficio Qualità Sociale della Provincia con la sua responsabile Caterina Tocchini e con la sua funzionaria Daniela Bartalucci, che ci hanno spiegato l’attuale impegno. “Siamo partite con una mappatura per fare un quadro preciso della situazione territoriale e poter così mettere in relazione tutte le varie realtà e dare una strutturazione organica agli aiuti che una donna può ricevere. Questo è un compito prioritario dell’Osservatorio Sociale, ed infatti, proprio in questi giorni sta nascendo questo ramo specifico che si occupa della violenza di genere. La Regione ha chiesto agli Osservatori di considerare questo tema primario”. Un lavoro che deve avere anche un immediato risvolto pratico? “Questo studio ci serve per poter passare in modo coordinato, e quindi migliore, all’azione pratica. Ad esempio, le associazioni ci hanno chiesto un intervento sulla formazione degli operatori che si occupano del settore, in modo da avere una preparazione comune ed uniforme, così che le donne non siano disorientate nel loro percorso. Questo naturalmente si riferisce un po’ a tutti, da chi svolge il primo intervento come questura, a chi opera al pronto soccorso fino a coloro che seguono la donna nei centri di accoglienza. Queste strutture, che già esistono a Livorno, ma andrebbero potenziate, servono per accompagnare chi ha subito violenza durante un percorso di autonomia. Lo scopo, infatti, non è quello di ospitare delle donne per sempre, ma di formarle professionalmente, aiutarle con i figlie e con la situazione familiare dalla quale vogliono uscire, perché nel tempo si rendano autonome”. Vi occupate solo di donne che subiscono violenza in famiglia? “No, certo ci sono anche le violenze subite per strada da sconosciuti, ma qui occorre tutto un altro tipo di approccio, in questi casi sono fondamentali gli psicologici, gli avvocati, oltre, naturalmente, all’apporto sanitario quando richiesto. Le violenze subite in famiglia attualmente sono le più diffuse, purtroppo sono in continuo aumento e colpiscono trasversalmente ogni ceto sociale. L’aiuto da fornire in questo caso è molto più complesso, la donna

deve essere ospitata e protetta, deve avere un supporto economico, un appoggio con i figli e deve essere aiutata ad affrontare un percorso di preparazione che la renderà finalmente autonoma. Non dimentichiamo che molte donne rimangono in casa a subire maltrattamenti perché non sanno dove andare, non hanno possibilità economiche, temono di danneggiare i figli. Sono problematiche molto complesse, alle quali è necessario avvicinarsi con organizzazione e molta attenzione, ecco perché diventa importante avere una conoscenza precisa di quello che può offrire il territorio e come può farlo. In questi casi un coordinamento è fondamentale”. La Provincia ha già una struttura riservata alle accoglienze di questo tipo? “Sì, vi è una casa di prima accoglienza per le donne vittime della tratta, ai sensi dell’art. 18 del testo unico sull’immigrazione gestita dalla Provincia con la Commissione Pari Opportunità e con l’aiuto del territorio (Comune di Collesalvetti, Diocesi di Livorno, Associazione Randi). Quali sono, nella nostra provincia, le associazioni che si occupano della violenza subita dalle donne? “Ce ne sono diverse tra cui per citare le più attive il Centro Donna di Livorno, l’Associazione Rete Legale, l’Associazione Idea-li, il Cesdi (Centro Servizi Donne Immigrate), l’Associazione Randi, l’Associzione Azzurrorosa a Castagneto, la cooperativa Arcobaleno a Piombino e lo Sportello Donna a Rosignano”. Qual è il vostro giudizio su questo progetto messo in campo dalla Regione? “Molto positivo. Noi abbiamo recepito subito le indicazioni date dalla Regione perché c’è sempre stata molta attenzione su questo tema. Certo, adesso è necessario che dalla Regione arrivino anche delle risorse economiche per portare avanti questi progetti, altrimenti diventa difficile operare”. Da poco si è svolta la giornata internazionale contro la violenza alle donne. Quali iniziative ha organizzato la provincia? “Abbiamo dedicato la giornata antiviolenza alle mutilazioni genitali, un problema che ormai ci riguarda da vicino, la nostra società è sempre più multietnica e si trova frequentemente ad affrontare questo aspetto della violenza alle donne, forse uno dei più terribili. Oltre alla mostra di artiste nigeriane, abbiamo organizzato un convengo con il Cesvot, il Cesdi e l’associazione Nosotros al quale hanno partecipato donne di molti paesi dove le mutilazioni genitali sono ancora una realtà diffusa”.

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Le nostre attività ogni giorno

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olontari sì, ma non per caso! Più conosciamo i volontari della Svs e più ci accorgiamo che sono mossi da una grande passione e da una altrettanto grande motivazione. Inoltre, la loro preparazione, che comprende corsi e tirocini è molto approfondita. Così approfondita che vi sono delle specializzazioni alle quali i volontari possono dedicarsi, naturalmente sempre con il supporto di corsi e tirocini. Il settore delle maxi emergenze sanitarie è una di queste specializzazioni, che ha trovato sviluppo negli ultimi anni, da quando la paura degli attentati terroristi ha indotto a pensare con maggiore attenzione alle possibili grandi ed improvvise emergenze. Per capire di cosa si occupano questi volontari abbiamo parlato con il loro responsabile Simone Scateni. Spiegaci che cos’è una maxi emergenza sanitaria. “Con questo termine si intende una situazione critica che insorge bruscamente, ed è caratterizzata da una grande quantità di feriti che necessitano di cure urgenti ed immediate. Un evento improvviso crea una inadeguatezza tra i bisogni delle persone e i mezzi di soccorso immediatamente disponibili, ecco perché vi sono squadre sempre pronte ad intervenire per portare le loro forze di uomini, mezzi e organizzazione” Facci qualche esempio di maxi emergenza sanitaria. “Vi sono le emergenze causate da terremoti, inondazione, trombe d’arie, insomma emergenze causate da tutti quei fenomeni naturali inattesi, ma si possono verificare anche emergenze dettate da una serie di cofattori molto più comuni di quello che crediamo, quali: maxi tamponamento, fughe di gas, incidente ferroviario, incidente in galleria dove in pochi minuti si possono avere un gran numero di feriti da soccorrere. Infine, dobbiamo tenere presente che sul nostro territorio vi è una significativa presenza di stabilimenti industriali a rischio, ed un costante incremento di transito delle navi da crociera all’interno dell’area portuale per l’attività turistiche. Pertanto è fondamentale avere una struttura organizzativa e debitamente formata, sempre pronta ad intervenire nel più breve tempo possibile”. Cosa intendi quando dici controllare la situazione? “I compiti delle squadre sono molti: innanzitutto dare una valutazione immediata dell’evento per poter organizzare al meglio gli aiuti fornendo una corretta informazione alla centrale operativa della situazione verificatasi, successivamente, dichiarata l’area in sicurezza dagli organi competenti, due o più squadre sanitarie effettuano un triage avanzato (valutazione dei feriti), secondo dei precisi protocolli, mentre in contemporanea un’altra squadra provvede a posizionare un PMA (Punto Medico Avanzato) in prossimità dell’area colpita ma in un regime assoluto di sicurezza rispetto all’evento, dove verranno trasportati tutte i feriti coinvolti”. PMA…? Quelle enormi tende gonfiabili? “Sì, sono strutture che possiamo mettere in funzione nel giro di pochi minuti e servono ad ospitare il medico ed i soccorritori che prestano i primi ed immediati soccorsi, inoltre, vengono smistati i feriti più gravi che hanno bisogno di una ospedalizzazione e sono indirizzati anche su ospedali diversi. Il PMA è molto importante perché permette di dare un’assistenza immediata con un minimo impiego di uomini e mezzi ed evita di far confluire al pronto soccorso troppe persone, che intaserebbero la struttura rallentandone il funzionamento. Bisogna pensare anche che quando i feriti sono tanti, anche le autoambulanze non riescono a dare una riesposta adeguata (un’ambulanza per ogni ferito), almeno non in prima battuta, ecco perché si attiva il settore maxi-emeregenze e viene allestito un PMA”. Siete però utilizzati anche quando non ci sono eventi improvvisi, come ad esempio, i funerali del Papa. “Quando si verificano circostanze che lasciano prevedere un grande afflusso di persone siamo allertati, così da poter mettere a disposizioni i nostri volontari e i mezzi. Durante i funerali del Papa allestimmo il nostro PMA, che ci ha permesso di soccorrere persone con malori, svenimenti. Fortunatamente è andato tutto bene e non ci sono stati grossi problemi. Erano stati allestiti più PMA, in diversi luoghi di Roma,

Ilario Bocchi e la passione per il volontariato

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Fare il volontario è una passione che non ti lascia mai. Questo è ciò che ogni volontario ti dice e sempre aggiunge: ‘per capirlo veramente bisogna solo provare’. Ilario Bocchi ha 22 anni ed è in Svs da quando ne aveva 16. “Fin da piccolo sentivo dentro di me una molla particolare che mi spingeva verso questo settore. Non c’è stato un episodio particolare che mi ha spinto ad iniziare, ho sempre sentito questo desideri come una cosa innata”. Ilario ha iniziato con il settore sociale per passare al sanitario una volta diventato maggiorenne: “Ho trovato inoltre -spiega- un bell’ambiente. Si diventa veramente amici con i compagni che svolgono con te il servizio, perché ti capita di vivere insieme esperienze forti, che ti uniscono, che ti fanno condividere certi valori che coloro che stanno al di fuori difficilmente riescono a comprendere”. Da circa un anno Ilario è anche capo squadra e naturalmente, come tutti gli altri, svolge il suo servizio sulle ambulanze, nel servizio di emergenza, ma a questo ha voluto affiancare anche il settore delle maxi emergenze: “È un campo che mi ha sempre affascinato - continua - perché in evoluzione, con tecnologie sempre più avanzate che necessitano di un costante aggiornamento”. Per svolgere questo ruolo ci vuole molta serietà, perché bisogna controllare che il materiale in dotazione sia efficiente e pronto all’uso, e poi c’è da occuparsi dei volontari e fare corsi di formazione a quelli nuovi: “L’impegno psicologico ed emotivo è notevole per un caposquadra, perché deve essere capace di creare quella armonia necessaria a lavorare insieme, anche nelle situazioni più difficili. C’è poi la responsabilità, ognuno di noi deve garantire la reperibilità una settimana ogni mese e mezzo, e questo vuol dire che deve essere sempre pronto a cambiarsi e raggiungere la sede nel giro di trenta minuti”. All’interno della squadra si deve creare un rapporto di collaborazione e stima reciproca. Quando, in caso di emergenza, un capo squadra affida i compiti deve essere sicuro che quelle persone sono in grado di affrontarli. “Personalmente non ho mai avuto problemi -spiega Ilario- a portare avanti il gruppo, fra noi c’è un buon legame”. Conciliare le varie attività che svolge nella sua vita non rappresenta un problema: “Vivo con i miei genitori e studio scienze infermieristiche, e ad aprile dovrei laurearmi. Frequentare la Svs mi ha indirizzato anche nella scelta della scuola. Mi piacerebbe rimanere in ambiente ospedaliero e nel settore delle emergenze. Comunque riesco a conciliare tutto molto bene”. Fra le esperienze che hanno segnato la sua storia di volontario c’è l’esplosione della gasiera Cape Horn a largo del porto di Livorno. “E’ stata la prima volta che mi sono trovato di fronte a tanta gente che aveva bisogno di soccorso, infatti, c’era tutto l’equipaggio della nave che stava male e ci veniva incontro”. Ilario conclude la nostra conversazione facendo un appello a tutti i cittadini: “Venite a fare i volontari, ne abbiamo molto bisogno, e la cosa vi entusiasmerà molto”.

Cosa sono le maxi emergenze sanitarie Lo spiega Simone Scateni, responsabile del settore

Il alto Francesca Menicucci, sotto a sinistra Simone Scateni e Paolo Catarsi, in basso Ilario Bocchi

in modo da rendere i soccorsi più efficienti e rapidi, senza il rischio di intasare gli ospedali”. Possiamo definire il PMA come un ospedale da campo? “Assolutamente no, sono due cose completamente diverse. Il PMA è un anello della catena dei soccorsi ove sono eseguiti gesti di soccorso e stabilizzazione in vista di un’evacuazione, l’ospedale da campo invece è una struttura di cura e degenza che può essere più o meno lunga”. Raccontaci la tua storia con la Svs. Quando hai cominciato a fare il volontario? “Oggi ho 31 anni ed ho cominciato quando ne avevo 15. Sono sempre stato affascinato da questo mondo di volontari, alcuni dei quali erano miei amici, che stimavo tanto perché davano il loro tempo libero per aiutare gli altri. Un giorno per caso mi trovai su un incidente e potei vedere come operavano, dopodiché decisi che sarei diventato anch’io un volontario. Mi sono subito sentito molto utile e gratificato per quello che facevo. Inoltre ho trovato una seconda famiglia composta da persone che, in modo lento ma costante, mi hanno trasmesso dei valori che mi hanno aiutato nei momenti difficili e confusi della vita e che ancora oggi mi sono di aiuto”. Hai poi fatto la scelta di diventare un dipendente della Svs? “Ad un certo punto mi sono trovato a studiare e a lavorare contemporaneamente e il tempo che dedicavo al volontariato non era quello che avrei voluto impegnare in questi servizi, perché diminuiva sempre più. Nel ’99 ho potuto realizzare il mio sogno, lavorare per la Svs. Mi

Paolo Catarsi un volontario che riesce a conciliare i molti impegni della sua vita professionale e privata con i servizi di emergenza Non usa tante parole con chi gli chiede cosa vuol dire fare il volontario. L’ultima che lo ha fatto è la sua fidanzata e così lui, senza dirle niente, l’ha iscritta al corso base. Lei si è incuriosita, ha frequentato le lezioni ed oggi è una volontaria soddisfatta. Ma torniamo a Paolo Catarsi, 37 anni, entrato nella Svs a 16: “Sono stati i miei amici a portarmi alla Svs: una volta provato a fare il volontario non si può più smettere. Ho iniziato dal basso, con i servizi più semplici, poi sono passato al sanitario, sono diventato autista, caposquadra, formatore, sono stato nel gruppo della Protezione Civile e adesso oltre al servizio in ambulanza faccio parte del gruppo maxi emergenze sanitarie”. Dopo tanti anni come volontario Paolo ha coscienza delle sue capacità e ha deciso di metterle a disposizione in caso di necessità: “Nei momenti di emergenza c’è bisogno di fermezza e lucidità, per questo mi sono interessato a questo settore, perché so di poter essere utile. Siamo in un campo piuttosto faticoso per il tipo di mezzi che usiamo, come la tenda gonfiabile del Pma, ecc”. L’essere capo squadra non lo pone su un altro livello, con la sua esperienza ha capito che: “Il rapporto all’interno della squadra deve essere soprattutto di amicizia –sottolinea- il nostro è un ruolo che non va fatto pesare, ma espresso nei momenti di emergenze con le decisioni da prendere e i compiti da affidare per gestire al meglio l’intervento”. Fra i soccorsi effettuati, quello che ricorda come incisivo è il crollo in via Giordano Bruno: “Mi ha colpito molto il caos della popolazione, la fatica durata ad allontanare la gente che si voleva avvicinare per curiosità, ma si metteva in pericolo per eventuali altri crolli e rendeva più difficili i soccorsi”. Paolo è super impegnato, lavora come impiegato, per hobby fa l’insegnante di ballo, e nella vita privata ha una fidanzata, ma anche due figlie avute da un precedente matrimonio: “Infatti, mi chiamano l’uomo della notte, perché i miei servizi come volontario li svolgo prevalentemente di notte e in qualche fine settimana. Ma è possibile conciliare tutto, basta sapersi organizzare e quello che il volontariato sa dare in cambio non ha valore, non c’è denaro che potrebbe ripagare questo servizio, ma come sapete già non si possono dare tante spiegazioni teoriche...vi consiglio di venire e provare! Abbiamo bisogno di tanti volontari, non vi vergognate a presentarvi in sede e dire voglio provare anch’io a fare il volontario”.

ritengo molto fortunato, perché sono uno dei pochi che oggi può dire di avere un’occupazione che ama profondamente”. Sei anche volontario? “Certo, siamo pochi ad essere dipendenti, ma ognuno di noi continua a svolgere il servizio di volontario, compresi i turni di notte ed i servizi a bordo delle ambulanze, come se svolgessimo attività lavorativa fuori dalla Svs”. Perché ti sei indirizzato al settore delle maxi emergenze sanitarie? “Essendo anche un formatore, mi sono incuriosito all’aspetto della medicina delle catastrofi, che all’epoca non era molto divulgata. Ha cominciato a diffondersi dopo l’attacco alle Torri Gemelli di New York e ai vari attentati terroristici”. Qual è secondo te il ruolo più importante di un capo squadra? “Riuscire ad diventare un punto di riferimento per la squadra, al quale rivolgersi perché ha delle competenze specifiche, ma nello stesso tempo ha anche la capacità di trasmettere i valori della Svs. Mentre dal punto di vista operativo ha un ruolo di coordinamento”. Fate corsi specifici per diventare capo squadra? “Sì, dopo tre anni di anzianità come volontario, si può partecipare ad un corso per capo squadra, basato principalmente sull’aspetto relazionale. Infatti, i volontari hanno già le conoscenze sanitarie, perché hanno seguito a loro tempo il corso, ma adesso, se vogliono assumere questo ruolo devono anche capire come entrare in relazione con gli altri membri del gruppo e saper mantenere una situazione serena, di fiducia e collaborazione, diventando un punto di riferimento non solo nelle fasi operative, ma anche nelle fasi di programmazione e organizzazione”. Quali sono state le emergenze che ti hanno colpito maggiormente? “Il crollo dello stabile in via Giordano Bruno nel 2003. È stato un grosso impatto emotivo, si creò una grande confusione, con le persone dei quartieri vicini che spaventate si riversavano in strada scappando in preda al panico, perché temevano un attacco terroristico. E poi durante le fasi di ricerca,che nella prima parte, per un lungo periodo di tempo, sono state svolte a mano per la ricerca dei dispersi, senza nessun tipo di ausilio meccanico, ho notato che tutte le persone presenti, accorse in gran numero, osservavano le procedure creando una situazione surreale di silenzio e compattezza, che mi ha colpito molto. L’altra esperienza che mi ha segnato è stata sicuramente il funerale del Papa. In questa occasione, che ci ha visti impegnati per sette - otto giorni, non c’era lo stress dell’emergenza, avevamo potuto organizzarci per tempo e così è stato possibile dedicarsi molto di più, di quanto solitamente avviene, ‘al rapporto umano’.” Qual è l’aspetto più bello del mondo del volontariato? “Far parte di una grande famiglia, aiutare con semplici, ma importanti gesta chi in quel momento ha bisogno di aiuto o di una semplice parola di conforto, il loro ringraziamento anche fatto tramite un semplice sguardo, vale più di mille parole o di qualsiasi stipendio. Ed inoltre gli stessi volontari: tutte persone che danno molto del loro tempo per gli altri e lo fanno in modo completamente gratuito, dimostrando una grande sensibilità. Senza di loro non potremo fare niente”. Anche nel settore delle maxi emergenze avete collaborazioni con altri enti e istituzioni? “Sì, abbiamo una convenzione con il 118, che prevede la gestione del PMA assegnatoli dalla Regione, garantendo una risposta operativa H24, 365 giorni l’anno. Un’altra convenzione l’abbiamo con l’Autorità Portuale, che ci vede inseriti nei piani di attivazione delle emergenze portuali. Ci tengo a ricordare che l’Autorità Portuale è un’istituzione che ha sempre aiutato molto la SVS, un esempio che potrebbe allargarsi anche ad altre realtà cittadine”. Antonella De Vito

Francesca Menicucci una giovane donna capo squadra Essere giovani, carine, brave, intelligenti e simpatiche non è cosa facile, eppure Francesca Menicucci 23 anni, può vantare tutte queste qualità, anche se non se ne fa vanto e con semplicità ci racconta la sua esperienza di volontaria e capo squadra. “Sono entrata alla Svs quando avevo 17 anni. E’ stato un episodio piuttosto brutto che mi ha spinto a questa scelta. In classe, durante la lezione, la mia migliore amica si sentii molto male, perse i sensi e rimase in coma per due giorni. Fortunatamente poi superò tutto e oggi sta bene, ma in quel momento io mi sentii terribilmente in colpa, perché non seppi come soccorrerla, era la mia migliore amica e mi sentivo in dovere di aiutarla, ma non lo seppi fare. Ciò mi dette un terribile senso di impotenza. Decisi così di fare il corso e mi sono trovata subito benissimo, perché mi sono sentita parte di un gruppo, ho acquisito subito il senso dell’appartenenza, dell’aggregazione. Inoltre, ho imparato delle tecniche che oggi mi fanno sentire meno impotente”. Dopo i tre anni di esperienza, Francesco ha fatto il corso per caposquadra e si è avvicinata al settore delle maxi emergenze: “Mi interessava imparare a gestire il rapporto uno a tanti. Quando si fa servizio sulle autoambulanze il rapporto e sempre uno a uno, chi ha bisogno di soccorso solitamente è una persona sola o poco più. Nelle maxi emergenze invece ti trovi a dover gestire molte persone e se non lo fai bene rischi il caos”. E’ un settore che può sembrare statico, perché fortunatamente viene allertato raramente, ma in realtà i volontari sono molto dinamici: “Siamo sempre in movimento -spiega Francesca- perché continuiamo ad organizzarci e a tenerci pronti in caso di necessità. E poi ci sono le esercitazioni che sono bellissime, mi piacciono veramente tanto. Sono utili perché ci insegnano molte cose e poi è un simpatico momento di aggregazione, è bello stare tutti insieme ed abituarsi anche alle condizioni sfavorevoli, come può essere il freddo o la pioggia”. Francesca studia Chimica Farmaceutica con ottimi risultati e concilia tutto o quasi: “Riesco a gestire bene sia l’università che il volontariato, ovviamente è un po’ più faticoso quando sono sotto esame, ma questo non mi impedisce di portare avanti gli impegni che ho preso. La cosa che invece riesco a conciliare meno è la vita privata. Già con i miei genitori faccio fatica a spiegare perché il volontariato mi occupa così tanto, ma ancora di più lo è con il mio ragazzo. Chi è fuori da un ambiente come questo non riesce a capire l’attaccamento e l’impegno che il volontariato richiede”. L’essere una ragazza non le ha mai causato problemi, nonostante la posizione di responsabilità del capo squadra: “Cerco di essere autorevole, ma non autoritaria, quando devo affermare le cose lo faccio in modo del tutto tranquillo, tendo a mediare. Il mio essere donna non mi ha mai creato difficoltà, conosco le persone con le quali faccio servizio e so come prendere loro e le situazioni che si presentano”. Anche per lei l’incidente della nave Cape Horn è stata l’esperienza che più l’ha colpita e, proprio come Ilario, con il quale era di servizio quel giorno, l’ha incoraggiata ad avvicinarsi al settore delle maxi emergenze.


SVS PAAS Punti per l’Accesso Assistito ai Servizi e a internet La SVS ha partecipato al Bando Regionale d’accreditamento Per l’istituzione di 2 postazioni PAAS con due progetti distinti per la sede centrale di Via San Giovanni e per la Sede Sud di Via Ricci ad Ardenza . I progetti sono risultati innovativi garantendo così l’accreditamento come PUNTI PAAS della Regione Toscana alla nostra Associazione pertanto presso le due sedi saranno realizzate a brevissimo tempo due postazioni composte di due PC e Stampanti ciascuna ad uso dei volontari e dei cittadini che necessitano di accedere ala rete ed ai servizi. I PAAS devono essere presidiati da volontari che accuratamente formati attraverso un breve percorso formativo ne garantiscono il funzionamento e l’assistenza agli utenti meno esperti. PAAS: una rete territoriale di Punti per l’Accesso Assistito ai Servizi online. Un servizio gratuito in un luogo aperto ai cittadini secondo un orario settimanale, dotato di strumentazione e risorse tecnologiche e telematiche. Un luogo presidiato dalle associazioni. Un luogo dove i cittadini possono trovare attività di animazione e formazione di base. I PAAS vogliono favorire lo sviluppo della società dell’informazione in Toscana. Nascono per volontà di Regione Toscana, nell’ambito della linea di intervento(e. Toscana- Linea 3 , e.Toscana per le famiglie e i cittadini) rivolta alla rimozione dei digital divide e al sostegno e diffusione delle opportunità di partecipazione e di accesso per tutti nella società regionale dell’informazione e della conoscenza.

PARTE L’ATTIVITÀ SVS PAAS CON TOWN MEETING

Town Meeting della Regione Toscana

Un’esperienza di democrazia diretta grazie alle nuove tecnologie Come nel 2002 quattromila newyorchesi si sono espressi sul progetto di ricostruzione dell’area delle Twin Towers con il televoto, il primo electronic Town Meeting italiano è stato quello di Torino nel 2005 con la partecipazione di duemila giovani italiani e stranieri che si sono con confrontati sui maggiori temi di attualità, dalla lotta alla fame, al fenomeno della globalizzazione, la promozione del dialogo tra culture, etc. Risa Risale invece al 2006 il primo Town Meeting toscano tenutosi all’interno di Dire&Fare a Marina di Carrara. Cosa è il Town Meeting? Un esempio di democrazia deliberativa, ossia di partecipazione attiva e diretta dei cittadini al processo di discussione dei temi di interesse pubblico e al processo legislativo senza delega ai rappresentanti politici Come funziona? È semplice, cittadini comuni provenienti da varie regioni, giovani, anziani, volontari di associazioni, membri di comitati e amministratori siedono attorno a tavole rotonde divisi in gruppi di una decina di persone, altri sono collegati in videoconferenza o attraverso i Pass (Punti di accesso assistito e gratuito a internet messi a disposizione della Regione Toscana). Tutte queste persone, compresenti fisicamente o virtualmente, parlano, si confrontano e discutono su temi specifici di interesse generale moderati da una guida. I risultati del loro scambio vengono poi immessi su un computer che invia i dati ad un server centrale. L’elaborazione e la sintesi dei risultati viene proiettata su un grande schermo dove appaiono i temi di dibattito e i termini del confronto. Con un semplice clic, ossia un televoto anonimo, i cittadini votano.

Partecipazione e innovazioni tecnologiche alle Corallaie

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Spagna, Francia ed Italia in video conferenza per discutere della salvaguardia ambientale

a grande sala delle Corallaie, sede nord della Svs, è diventata per un giorno un centro di video conferenza altamente tecnologico, capace di ospitare un gruppo di studenti che in forma virtuale hanno potuto partecipare attivamente, esprimendo la propria opinione e votando, ad un dibattito sull’ambiente in contemporanea con la Toscana, la Catalogna e la regione di Poitou-Charentes in Francia. Sul grande schermo in collegamento diretto si è potuto ascoltare e vedere quello che succedeva nelle altre sedi, mentre ai quattro tavoli, composti da 11 studenti ciascuno, sì è sviluppato il dibattito stimolato da un facilitatore che naturalmente ha seguito le indicazioni date dal grande schermo. Ogni studente, dopo aver discusso, ha potuto votare ed esprimere così la propria opinione, attraverso un telecomando posizionato ad ogni postazione. Inoltre, ogni tavolo è stato dotato di un computer perché i ragazzi potessero trasmettere in tempo reale i loro commenti. Pochi minuti e sul grande schermo sono stati riportati i dati delle votazioni e dei commenti elaborati dai ragazzi di tutte e tre le nazioni, che hanno partecipato al progetto.

I commenti dei ragazzi Tutti volontari e quindi motivati i 44 studenti delle scuole superiori che dalla sala delle Corallaie hanno aderito all’iniziativa chiamata Town Meeting. I loro insegnanti hanno proposto il progetto e loro hanno accettato perché interessati all’argomento ambientale, perché curiosi di vedere all’opera le nuove tecnologie, perché convinti dell’importanza del confronto con altri ragazzi europei, perché speranzosi di poter incidere sulle scelte del futuro e rendere migliore quello che sarà il loro mondo di domani. Nella provincia di Livorno sono tre le scuole che hanno aderito: il liceo Scientifico Cecioni di Livorno, il liceo Scientifico Fermi di Cecina e l’istituto Tecnico Itis Marco Polo di Cecina. Ad accoglierli uno staff tecnico pronto a risolvere qualsiasi tipo di eventuale problema legato all’uso dei computer, del video e del dispositivo per votare. Durante le brevi pause della lunga giornata che gli ha visti protagonisti, abbiamo chiesto un commento ad alcuni di loro. Alessandra Persiani viene dal liceo Fermi, frequenta la 5^ ed è stata sorteggiata per andare a Strasburgo al Parlamento Europeo, per riferire quello che è emerso dall’incontro: “Fra due giorni parto per Strasburgo e sono molto emozionata, anche perché dovrò fare un discorso in inglese. L’iniziativa è molto interessante perché mi permette di conoscere nuove persone e scambiare idee con loro. Interessante anche l’aspetto tecnologico grazie al quale posso collegarmi con altri ragazzi europei senza problemi, un’opportunità veramente notevole”. Anche Martina Milone viene dal liceo Fermi e spiega: “Sono stata spinta a partecipare dalla curiosità e dall’interesse che ho per le problematiche ambientali. La giornata è organizzata molto bene e la cosa più bella è essere in contatto con altri stati europei. Mi piace molto l’idea di poter partecipare e incidere sulle scelte politiche, ma resto comunque un po’ scettica sull’effettivo risultato, credo infatti, che alla fine quando vengono prese le decisioni si guardi solo all’aspetto economico”. Tommaso Grossi frequenta il Cecioni, l’indirizzo Brocca ed è in terza: “La proposta ci è stata fatta dall’insegnante di scienze e mi è sembrata molto valida. È importante creare occasioni di discussioni, possiamo influire sui risultasti di questo meeting, non ci sentiamo solo spettatori, ma protagonisti. Mi piacerebbe poter continuare l’esperienza e poi mettere insieme tutti i risultati ottenuti dalla giornata di oggi e magari discuterne in videoconferenza con i politici, perché poi alla fine sono loro che decidono, ma la nostra partecipazione deve essere indirizzata ad influire sul loro pensiero”. Sarah Curci frequenta la 5ª classe dell’istituto Marco Polo e ci racconta: “Ho voluto partecipare a questa giornata perché ero curiosa di scoprire come funziona la videoconferenza. È un’esperienza molto coinvolgente, che permette uno scambio di idee e contemporaneamente ti mostra a che livello di formazione sei e se devi documentarti di più. L’aspetto tecnologico è impressionante, potersi vedere e comunicare con altri paesi europei è molto interessante”. Ed infine, abbiamo chiesto un commento a Jonny Di Marco, della quinta classe dell’Istituto Marco Polo: “Ho deciso di partecipare perché mi è sembrata una buona occasione per parlare di cose che ci coinvolgono tutti e che a scuola trascuriamo un po’. E’ importante capire a cosa andiamo incontro nel futuro, se non ci preoccupiamo della salvaguardia ambientale”.

I commenti degli insegnanti Se i ragazzi sono stati entusiasti dell’iniziativa, non sono state da meno le tre insegnanti che hanno accompagnato i loro studenti. Annalisa Caudullo insegna biologia al liceo Fermi di Cecina e afferma: “Sono soddisfatta perché mi accorgo che i ragazzi stanno vivendo bene questa giornata, con entusiasmo e anche con divertimento. Dal dibattito nei gruppi stanno venendo fuori anche idee originali. Mi piacerebbe sapere come verrà accolta la nostra esperienza e le nostre indicazioni a Strasburgo, se la Commissione preposta recepirà le opinioni e i consigli dei ragazzi, insomma, sarebbe bello se tutto non finisse qui, ma si potesse riscontrare anche un seguito”. Gloria Marchetti insegnante di Biologia del liceo Scientifico Cecioni di Livorno si associa a quanto detto dalla collega ed aggiunge: “Quando ho saputo di questa iniziativa sono stata subito entusiasta sia per la tecnologia espressa che può mettere in rete ragazzi di diversi paesi, sia per il dibattito che si sviluppa intorno ai tavoli. È molto importante creare il senso di appartenenza all’Europa, e questa iniziativa lo stimola notevolmente”. Patrizia Pellegrini è un’insegnante di sostegno dell’istituto Marco Polo di Cecina e racconta: “Ho partecipato al Town Meeting di tre anni fa a Massa, così ho deciso di sostenerlo anche quest’anno perché si tratta di una bella iniziativa. Ho coinvolto 37 alunni, alcuni sono a Livorno, altri sono andati a Firenze. Gli istituti professionali generalmente sono penalizzati rispetto a queste opportunità che offre il territorio, infatti, si tende sempre a inserire i nostri studenti in progetti che abbiano un risvolto professionale, un inserimento lavorativo, ed invece, credo che anche loro debbano avere le stesse opportunità di creare il loro senso di responsabilità civica. La giornata è stata organizzata molto bene e la discussione è animata. Ho portato quasi tutti ragazzi che frequentano la quinta, con la speranza che possano ritrovare questo tema all’esame o comunque utilizzare le cose che hanno imparato nelle loro tesine”.

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