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DOMENICA 4 NOVEMBRE 2012 A N N O I X N . 40

SETTIMANALE DIOCESANO

DI

€ 1.00

CAGLIARI

In difesa della vita MAURO BARBERIO

er chi non se ne fosse, ancora, accorto – presumo parecchi – è bene far rilevare che sulla legge 40/2004 suonano le campane a morto. La predetta legge, nata per consentire un’applicazione umana (prima che cristiana) della procreazione medicalmente assistita, nella sostanza, non esiste più. Alla faccia della volontà popolare espressa, dapprima, con un ordinario quanto complesso iter parlamentare, quindi ribadita con il noto risultato negativo del referendum abrogativo del 12 e 13 giugno 2005, promosso dal partito radicale e contrastato efficacemente dalla Conferenza Episcopale Italiana. La legge 40 – nel suo complesso, tecnicamente, “non cattolica” contrariamente a quanto ritenuto dalla vulgata – rappresentò, però, un soddisfacente punto di equilibrio tra chi avrebbe voluto un’estensione indiscriminata delle tecniche procreative, lesive della salute e della dignità dell’embrione (che sino a quel momento avevano determinato l’eliminazione e il congelamento di centinaia di migliaia di embrioni, ergo di vite umane) e chi vedeva nella fecondazione assistita uno strumento moralmente non accettabile in quanto riduceva l’uomo-embrione a prodotto di laboratorio. La Chiesa Cattolica, attraverso la dichiarazione Donum Vitae della Congregazione per la Dottrina della Fede, aveva fatto chiaramente intendere e insegnato che, anche la fecondazione in vitro omologa, la meno irrispettosa dei “beni” insisti nel matrimonio sacramentale, rappresentava, comunque, una moda-

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lità moralmente illecita. Pur non essendo una legge confessionale (e nemmeno moralmente lecita secondo il Magistero), la legge 40/2004 ha rappresentato, probabilmente, in quel frangente storico politico, quanto di meglio ottenibile. Si trova in questo la ragione della sua difesa da parte della CEI. La legge 40 avrebbe, infatti, rappresentato – qualora applicata nella sua integralità un argine alla produzione (quindi all’eliminazione e al congelamento) degli embrioni soprannumerari avendo stabilito, nel numero di tre, il limite non superabile di embrioni “producibili”. Avrebbe, altresì, evitato che l’embrione, nel contempo, divenisse oggetto sacrificabile in laboratorio, attraverso l’imposizione del divieto della diagnosi pre impianto e di ogni tecnica che potesse, anche potenzialmente, mutilarne il patrimonio genetico e, quindi, ucciderlo. Ulteriore sostanziale divieto veniva posto avverso la fecondazione eterologa. Nonostante, lo si ribadisce, la svolta referendaria, alcuni tribunali e, infine, anche la Corte Costituzionale con la sentenza 151/2009 - attraverso un percorso non esente da fermenti ideologici - hanno, letteralmente, smontato quanto di buono aveva rappresentato, sino a quel momento, la legge 40/2004. Legge che aveva contribuito a salvare centinaia di migliaia di vite umane. Il nostro, evidentemente, non è un paese né per feti né per embrioni. Non lo sarà, in un futuro del quale si scorgono le prime avvisaglie, nemmeno, per bambini e per vecchi. E’ inevitabile che questo accada quando si incide e non si rispetta più la vita umana e quando si instaura il dominio del più forte.

L’ultimo colpo alla legge 40 è stato inferto dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (a volte il rapporto tra nomi e fatti disvela una singolare tragica ironia) che ha ritenuto che il divieto della diagnosi pre impianto fosse incoerente alla luce della vigenza, nel sistema normativo nazionale, della legge 194/1978 (legge sull’aborto). Si appalesa manifesta l’erroneità di un tale percorso argomentativo (“La Corte non vede come la tutela degli interessi menzionati dal Governo si concili con la possibilità offerta ai ricorrenti di procedere ad un aborto terapeutico qualora il feto risulti malato”), tenuto conto che l’aborto può intervenire solo per evitare la lesione della salute della donna, mentre la diagnosi pre impianto opera nei riguardi di un embrione senza che si possa sapere, “in partenza”, se il suo impianto produrrà, o meno, sulla donna tale effetto. Inoltre tanto la legge 194/1978 quanto la legge 40/2004 hanno, espressamente, vietato l’aborto o la soppressione dell’embrione per ragioni eugenetiche. Fatto salvo il ricorso che il Governo, con ogni probabilità vorrà proporre contro tale decisione e l’esito che il giudizio avrà davanti alla Grand Chambre della Corte, questa decisione lancerà la volata a sentenze interpretative ed evolutive che daranno l’ulteriore colpo di grazia alla legge 40. In sostanza, pertanto, la legge, così come nata e pensata da una maggioranza parlamentare trasversale, non esiste più. Cercansi, fin d’ora, parlamentari e politici, presenti e futuri, oltre che cattolici, rispettosi della vita umana e della verità insita nell’uomo, che sappiano proporsi per sostenere politiche normative a favore di un’integrale difesa della vita.

SOMMARIO CHIESA

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Benedetto XVI: “C’è bisogno di cristiani afferrati da Cristo” SOCIETÀ

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A Bari un seminario verso la 47ma Settimana Sociale dei Cattolici CAGLIARI

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La vera posta in gioco dietro la bagarre del Teatro Lirico FAMIGLIE

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Don Oreste Benzi beato: lo chiede la Comunità Papa Giovanni XXIII SOLIDARIETÀ

Presentato a Cagliari il dossier Caritas sull’immigrazione

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IL PORTICO DEL TEMPO

Il PortIco

DomeNIca 4 Novembre 2012

Paradossi culturali. Nel North Devon (Inghilterra) c’è chi vorrebbe rimuovere un’opera che mostra una donna incinta.

La gravidanza è rapporto tra mamma e figlio, ma la censura postmoderna vorrebbe negarlo I teorici del relativismo vorrebbero che i ragazzi sapessero tutto su come evitare una maternità, ma nulla sulla bellezza, sulla vita, sulla difesa della dignità della donna CARLO BELLIENI* ON SARÀ CHE CI SI ribella a quello che si vede e che non si dovrebbe vedere? In Inghilterra, a Ilfracombe Pier nel North Devon, si staglia alta contro il cielo - spesso nuvoloso - una statua di 23 metri. Cosa ha di tanto osceno da portare i benpensanti cittadini a chiederne la rimozione? E’ forse una statua ad un dittatore spietato? E’ un monumento pornografico? E’ allora certamente un insulto a qualche minoranza linguistica o culturale? No, niente di tutto questo: è solo la statua di una donna incinta. Certo, è una statua sui generis, perché in metà mostra lo spaccato anatomico della donna, cioè quello che si vedrebbe se si rimuove

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La statua Verity, nella foto piccola Carlo Bellieni.

cute e strati superficiali: l’interno della mammella, i visceri… scandalo? Basta girare il mondo per vedere cose ancora più anatomicamente approfondite senza che nessuno si stracci le vesti.

Cosa allora c’è di “orrendo”? La verità: dentro la donna c’è un bambino! Tutto qui? Già. Ma se ci pensate bene è proprio questo il centro della gravidanza di cui però nes-

suno si azzarda a parlare: c’è un bambino in ogni gravidanza. Un bambino. Non sarà che lo scandalo è proprio qui? Dall’aver voluto mostrare, forse senza nemmeno farlo apposta, quello che non si può dire: la vita c’è prima di nascere. E la donna che viene raffigurata con tutta la licenza artistica di uno scultore bravo (e l’opera è fatta stilisticamente bene), appare orgogliosamente in atto di ostentare questo segreto, con un braccio rivolto in alto. Orrore? Ma l’avete mai visto “Due-Facce”, il nemico giurato di Batman, sì quello che tutti i bambini hanno visto e rivisto su fumetti, cinema ecc? Ha mezza faccia sfigurata col bulbo oculare fuori dell’orbita e i muscoli all’aria aperta. E perché un feto e i muscoli di una donna fanno orrore e “Due Facce” (che ci sta anche simpatico) no? E’ la maledizione del postmodernismo: della gravidanza i ragazzi devono sapere tutto ma proprio tutto su come evitarla, ma niente ma proprio niente su quello che ne è al centro, sulla bellezza, sulla

vita, sulla difesa della dignità della donna difendendo la vita della donna e del bambino. E’ la censura postmoderna che è entrata nel cuore della gente: niente più figli (il crollo demografico è impressionante) e al loro posto tanti cagnolini e gattini, tanto che pare che i supermarket hanno reparti ben più grandi per cibo per animali che per neonati. E niente più bambole (Cicciobello addio…), sostituite da cagnolini, orsetti, gattini di peluche, tanto da invogliare involontariamente il bambino a chiedere alla mamma non un fratellino, ma il criceto. Mostrare quello che realmente è una gravidanza è orrore? Oltretutto in un’opera tecnicamente ben fatta (guardate in giro tanta arte moderna e fate anche confronti tecnici). Forse è questo che si teme: che qualcuno dica che il “re è nudo”, che la gravidanza è un rapporto tra una mamma e un bambino (non con una patata o un “progetto di vita”): non a caso la statua si intitola “Verity”. *membro della Pontificia Accademia per la Vita

sione a un «Tu» che mi dona speranza e fiducia. Certo questa adesione a Dio non è priva di contenuti: con essa siamo consapevoli che Dio stesso si è mostrato a noi in Cristo, ha fatto vedere il suo volto e si è fatto realmente vicino a ciascuno di noi”. (...)Avere fede, allora, è incontrare questo «Tu», Dio, che mi sostiene e mi accorda la promessa di un amore indistruttibile che non solo aspira all’eternità, ma la dona; è affidarmi a Dio con l’atteggiamento del bambino, il quale sa bene che tutte le sue difficoltà, tutti i suoi problemi sono al sicuro nel «tu» della madre. E questa possibilità di salvezza attraverso la fede è un dono che Dio offre a tutti gli uomini. (...) Come cristiani siamo testimonianza di questo terreno fertile: la nostra fede, pur nei nostri limiti, mostra

che esiste la terra buona, dove il seme della Parola di Dio produce frutti abbondanti di giustizia, di pace e di amore, di nuova umanità, di salvezza. E tutta la storia della Chiesa, con tutti i problemi, dimostra anche che esiste la terra buona, esiste il seme buono, e porta frutto. Ma chiediamoci: da dove attinge l’uomo quell’apertura del cuore e della mente per credere nel Dio che si è reso visibile in Gesù Cristo morto e risorto, per accogliere la sua salvezza, così che Lui e il suo Vangelo siano la guida e la luce dell’esistenza? Risposta: noi possiamo credere in Dio perché Egli si avvicina a noi e ci tocca, perché lo Spirito Santo, dono del Risorto, ci rende capaci di accogliere il Dio vivente. La fede allora è anzitutto un dono soprannaturale, un dono di Dio. Il Concilio Vaticano II afferma: «Perché si possa prestare questa fede, è necessaria la grazia di Dio che previene e soccorre, e sono necessari gli aiuti interiori dello Spirito Santo, il quale muova il cuore e lo rivolga a Dio, apra gli occhi della mente, e dia “a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità”» (Cost. dogm. Dei Verbum, 5). (...) Cari amici, il nostro tempo richiede cristiani che siano stati afferrati da Cristo, che crescano nella fede grazie alla familiarità con la Sacra Scrittura e i Sacramenti. Persone che siano quasi un libro aperto che narra l’esperienza della vita nuova nello Spirito, la presenza di quel Dio che ci sorregge nel cammino e ci apre alla vita che non avrà mai fine.

“C’è bisogno di cristiani afferrati da Gesù Cristo” L’Udienza generale del Papa su “Cosa è la fede?” I. P. A ANCORA SENSO LA FEDE in un mondo in cui scienza e tecnica hanno aperto orizzonti fino a poco tempo fa impensabili? Che cosa significa credere oggi?”. Lo ha chiesto il Papa durante la catechesi svolta all’Udienza generale di mercoledì scorso. Il suo è un discorso, quasi un manifesto, che andrebbe letto e riletto per essere compreso e meditato. “In effetti - ha proseguito - nel nostro tempo è necessaria una rinnovata educazione alla fede, che comprenda certo una conoscenza delle sue verità e degli eventi della salvezza, ma che soprattutto nasca da un vero incontro con Dio in Gesù Cristo, dall’amarlo, dal dare fiducia a Lui, così che tutta la vita ne sia coinvolta.(...) Oggi, insieme a tanti segni di bene, cresce intorno a noi anche un certo deserto spirituale. A volte, si ha come la sensazione, da certi avvenimenti di cui abbiamo notizia tutti i giorni, che il mondo non vada verso la costruzione di una comunità più fraterna e più pacifica; le stesse idee di progresso e di

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benessere mostrano anche le loro ombre. Nonostante la grandezza delle scoperte della scienza e dei successi della tecnica, oggi l’uomo non sembra diventato veramente più libero, più umano; permangono tante forme di sfruttamento, di manipolazione, di violenza, di sopraffazione, di ingiustizia… Un certo tipo di cultura, poi, ha educato a muoversi solo nell’orizzonte delle cose, del fattibile, a credere solo in ciò che si vede e si tocca con le proprie mani. D’altra parte, però, cresce anche il numero di quanti si sentono disorientati e, nella ricerca di andare oltre una visione solo orizzontale della realtà, sono disponibili a credere a tutto e al suo contrario. In questo contesto riemergono alcune domande fondamentali, che sono molto più concrete di quanto appaiano a prima vista: che senso ha vivere? C’è un futuro per l’uomo, per noi e per le nuove generazioni? In che direzione orientare le scelte della nostra libertà per un esito buono e felice della vita? Che cosa ci aspetta oltre la soglia della morte? Da queste insopprimibili domande emerge come il mondo della pia-

nificazione, del calcolo esatto e della sperimentazione, in una parola il sapere della scienza, pur importante per la vita dell’uomo, da solo non basta. Noi abbiamo bisogno non solo del pane materiale, abbiamo bisogno di amore, di significato e di speranza, di un fondamento sicuro, di un terreno solido che ci aiuti a vivere con un senso autentico anche nella crisi, nelle oscurità, nelle difficoltà e nei problemi quotidiani. La fede ci dona proprio questo: è un fiducioso affidarsi a un «Tu», che è Dio, il quale mi dà una certezza diversa, ma non meno solida di quella che mi viene dal calcolo esatto o dalla scienza”. “La fede non è un semplice assenso intellettuale dell’uomo a delle verità particolari su Dio; è un atto con cui mi affido liberamente a un Dio che è Padre e mi ama; è ade-


DomeNIca 4 Novembre 2012

IL PORTICO DEL TEMPO

Beni comuni. Con la partecipazione c’è un salutare contagio dai singoli alle istituzioni.

La sfida è far sì che l’etica individuale si trasformi in pubblica consapevolezza VITTORIO PELLIGRA*

BENI COMUNI (Commons), l’abbiamo ripetuto varie volte negli articoli che Il Portico ha voluto dedicare a questo tema, sono quei beni, materiali e immateriali, di cui tutti abbiamo bisogno, come i boschi, gli oceani, la fiducia generalizzata, il senso civico, etc., che proprio perché “comuni”, hanno la tendenza ad essere sfruttati in eccesso, erosi e consumati fino alla distruzione. Abbiamo visto come sia possibile contrastare questa tendenza, che gli studiosi definiscono la “tragedia dei beni comuni”, in vari modi: attraverso la responsabilizzazione di una comunità coesa e stabile, attraverso l’esercizio della punizione altruistica e ancora favorendo una maturazione dei valori morali individuali. Per comprendere meglio come tali “soluzioni” possano funzionare e se ancora qualcosa manchi nella composizione di un quadro completo, può essere interessante considerare un caso concreto nel quale il probabile esito “tragico” nella gestione del bene comune è stato riconosciuto e sventato. Non più di qualche giorno fa la NASA ha reso noti i dati che mostrano come il fenomeno del cosiddetto “buco dell’ozono” non solo non stia aumentando ma, anzi, le sue dimensioni non siano mai state così ridotte negli ultimi dodici anni. Anche la fascia di ozono che protegge

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la nostra terra, lo si sarà a questo punto già intuito, è un bene comune globale. Tutti ne abbiamo bisogno (senza di esso i raggi ultravioletti provenienti dal sole bloccherebbero la fotosintesi mandando in crisi gran parte della catena alimentare sulla terra, con conseguenze disastrose per la vita), ma tutti tendiamo a consumarne troppo. Se ne accorse per primo un chimico americano, Sherwood Rowland, che già negli anni ’70 studiando la fascia di ozono presente nella stratosfera, ne misurò il suo assottigliamento. Negli anni successivi si compresero le cause di tale assottigliamento: l’inquinamento da corofluorocarburi (CFC), quei gas comunemente presenti nelle bombolette spray, nei frigoriferi e nei condizionatori. Ci si rese conto che il bene comune veniva consumato troppo velocemente a causa dell’inquinamento e

che se non si fosse fatto qualcosa, insieme e velocemente, la fascia sarebbe presto scomparsa con conseguenze tragiche per tutti. In un processo che fu lungo e dall’esito per niente scontato possiamo vedere all’opera tutti quei meccanismi di cui abbiamo parlato nelle settimane scorse. Un piccolo gruppo di persone iniziarono a sviluppare una forte consapevolezza del problema e conseguentemente una precisa sensibilità ambientale. Lo stesso Rowland, che in seguito vinse il premio Nobel per la chimica, dovette faticare per decenni per far accettare i risultati delle sue ricerche. Ma questa “minoranza profetica” che nel frattempo passò all’azione attraverso la scelta di comportamenti e modelli di consumo più rispettosi per l’ambiente, fu contagiosa, crebbe di numero e diffuse l’idea della necessità di un’azione coordinata tra stati. Un “bene comune globale”, infatti,

o si gestisce tutti insieme, o si perde per sempre. Si dovettero superare le fortissime resistenze, dell’allora Unione Sovietica, della Cina, senza contare poi l’ostilità delle grandi multinazionali occidentali che con la produzione dei gas CFC, ottenevano ingenti profitti. Ma alla fine Stati Uniti e Europa si impegnarono unilateralmente a cessare entro il 2000 la produzione dei più diffusi CFC. Altri novanta paesi si unirono nel 1990. Ormai si era superata quella massa critica che infine portò ad una serie di trattati internazionali per la protezione della fascia di ozono. I dati di qualche giorno fa sembrano confermare che dopo decenni la tendenza all’assottigliamento della fascia si sia finalmente invertita. Quali allora gli ingredienti di questo successo? Questo sarà il tema del prossimo, ultimo articolo della serie. * ricercatore di Economia politica Università di Cagliari

Cresce la richiesta di proposte credibili Se Renzi vincesse, centrosinistra in panne nell’Isola SERGIO NUVOLI

l rischio, manco a dirlo,è che sullo scenario nazionale si verifichi una situazione molto simile a quella verificatasi, pochi mesi fa, per il Comune di Cagliari. Riassumiamo, per chi si fosse distratto (o avesse rimosso): dopo anni trascorsi dal centrodestra a trasmettere - nel capoluogo - la sensazione di un gruppo di potere intento al saccheggio, alla sinistra è bastata - si fa per dire, non senza travagli interni e mugugni non ancora completamente sopiti - la faccia pulita di Massimo Zedda, per vincere le elezioni e piazzare il primo sindaco comunista a Palazzo Baccaredda. A livello nazionale - ma in Regione fa poca differenza, potete applicare lo stesso schema (ma su via Roma torneremo) - potrebbe verificarsi la stessa dinamica: dopo gli ultimi anni di centrodestra, con la parentesi tecni-

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ca a ballare sulle macerie del Paese e del suo ceto medio, il centrosinistra sa di avere davanti una chance storica: quella di poter guidare il Governo per i prossimi cinque anni. Potrebbe riuscire a farlo, ad una condizione: all’offerta politica di un centrodestra in pezzi e per di più alle prese con i dilemmi del suo leader (si ritira, non si ritira? si candida, non si candida?), opporre un’alternativa credibile e seria, in grado di reggere l’urto del malcontento popolare che inevitabilmente - in assenza di proposte presentabili - si scaricherebbe sul non voto, o sui grillini, ancora a digiuno di esperienze governative serie. Certo, paradossalmente la magistratura potrebbe dare una grossa mano a scegliere, e uscire dall’impaccio. Con Bersani e Vendola a rischio azzoppamento giudiziario (la segretaria indagata per il primo, l’accusa di concorso in abuso di ufficio per il secondo), alla fine potrebbe

Il sindaco Massimo Zedda con Matteo Renzi.

spuntarla Matteo Renzi, che anche senza l’aiuto dei giudici continua comunque a macinare terreno e consensi. Ha comunque il merito indiscusso di voler provare a cambiare le cose. Lo scenario descritto avrebbe esiti paradossali anche per la Sardegna, dove tutto l’establishment democratico - escluso Chicco Porcu, e un pezzo previdente del gruppo di Paolo Fadda - si è mostrato choosy(schizzinoso, usa dir così) nei confronti del giovane sindaco di Firenze. Nel caso in cui vincesse quest’ultimo, nell’Isola dovremmo prepararci ad assistere alle giravolte spaziali di imbarazzati dirigenti. La Nuova Sardegna faceva giustamente notare che, nei giorni scorsi, la riunione nuorese

del gruppo pro-Bersani sfoggiava solo teste sale e pepe, o capelli tinti. Questo, qualcosa vorrà pur dire. Una volta archiviate le primarie del centrosinistra - dall’esito al momento tutt’altro che scontato, almeno a livello nazionale - resta da comprendere cosa farà il centrodestra. L’ideale sarebbe che - da una parte e dall’altra - venissero proposte facce nuove: una lezione che qualcuno mostra già di aver compreso. L’operazione avrebbe anche un risvolto mica da ridere: offrire un’area di rappresentanza ad una fascia molto vasta della popolazione che, con lo spappolamento del centrodestra e la confusione generale, ne è attualmente priva e rischia di preferire non recarsi alle urne.

Il PortIco

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blocnotes IL RICORSO DI MATTEO RENZI

I giorni difficili di Antonello Soro Questi non devono essere giorni facili, per Antonello Soro. A lui, che da qualche mese presiede l'Autorità garante per la protezione dei dati personali, è indirizzato il ricorso del Comitato per la candidatura di Matteo Renzi contro alcune norme per il voto alle primarie del Pd. Nell'esposto si sottolinea, tra l'altro, che il regolamento adottato il 19 ottobre scorso "rischia di determinare alcune violazioni" alla legge sulla privacy "in relazione alle quali si chiede l'intervento" dell'Autorità. L'obiettivo, si legge, "è che anche nell'interesse stesso dei partiti" che fanno parte della coalizione di centrosinistra "le primarie si svolgano nel pieno rispetto della legge, senza violazione della legge sulla Privacy". In particolare, nel ricorso si pone l'accento sul fatto che il regolamento "si presta ad essere interpretato ed applicato" nel senso di "imporre a chi desidera partecipare alle primarie il rilascio di un consenso alla diffusione o pubblicazione dei nomi dei sottoscrittori del pubblico appello e degli iscritti nell'albo degli elettori". Significherebbe “chiedere come condizione vincolante per la partecipazione il consenso alla diffusione o pubblicazione di un dato personale certamente sensibile, perché legato alla messa in atto di comportamenti che implicano la manifestazione di opinioni politiche o consistono essi stessi in manifestazione di opinioni politiche”. Ovviamente, l’altra parte del Partito democratico la pensa diversamente, e spiega che non di albo si tratterebbe, ma di “appello pubblico”, e che quindi già in partenza chi aderisce sa che fine faranno i suoi dati. La questione non è per nulla secondaria: è il sistema architettato per provare ad arginare possibili infiltrazioni sul voto. Per Antonello Soro e per l’Autorità da lui guidata si tratta di una sorta di prova di maturità e di indipendenza, non facile da superare. Il pediatra nuorese, infatti, fino al giorno prima della nomina è stato parlamentare del Partito democratico, e ne ha ricoperto anche il ruolo di capogruppo alla Camera dei deputati. Come per lui, anche degli altri attuali componenti dell’Autorità sono note le simpatie politiche, ma per lui i più cattivi potrebbero sollevare un potenziale conflitto di interessi, anche se da giugno ad oggi l’organo da lui presieduto ha brillato per competenza e imparzialità. Non sembri una soluzione di poco conto: se Soro si schierasse a favore del Pd “ufficiale”, potrebbe essere accusato di dipendenza dal segretario che lo ha nominato a giugno (sostituendolo come capogruppo con Dario Franceschini). Se, al contrario, la decisione fosse a favore di Renzi, certamente qualcuno ipotizzerebbe chissà quali complotti a danno del segretario del partito. Se, infine, dovesse “decidere di non decidere” (non partecipando alla votazione), qualcuno lo paragonerebbe a Ponzio Pilato. Ai tempi della nomina, Romano Prodi disse che non era la designazione più opportuna. Dargli retta, almeno una volta?


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IL PORTICO DEL TEMPIO

Il PortIco

Il Papa. La pastorale ordinaria deve essere più animata dal fuoco dello Spirito Santo.

“Con il Sinodo abbiamo sperimentato la bellezza del nostro essere Chiesa”

ce della fede si è affievolita, e si sono allontanati da Dio, non lo ritengono più rilevante per la vita: persone che perciò hanno perso una grande ricchezza, hanno perso l'orientamento sicuro e solido della vita e sono diventati, spesso inconsciamente, mendicanti del senso dell'esistenza». La nuova evangelizzazione si rivolge proprio a queste persone che hanno smarrito la presenza di Dio nella loro vita: «essa si riferisce, in primo luogo, alla pastorale ordinaria che deve essere maggiormente animata dal fuoco dello Spirito, per incendiare i cuori dei fedeli che regolarmente frequentano la

Comunità e che si radunano nel giorno del Signore per nutrirsi della sua Parola e del Pane di vita eterna. Vorrei qui sottolineare tre linee pastorali emerse dal Sinodo. La prima riguarda i Sacramenti dell'iniziazione cristiana. È stata riaffermata l'esigenza di accompagnare con un'appropriata catechesi la preparazione al Battesimo, alla Cresima e all'Eucaristia. È stata pure ribadita l'importanza della Penitenza, sacramento della misericordia di Dio. Attraverso questo itinerario sacramentale passa la chiamata del Signore alla santità, rivolta a tutti i cristiani. Infatti è stato più volte ripetuto che i veri protagonisti della nuova evangelizzazione sono i santi: essi parlano un linguaggio a tutti comprensibile con l'esempio della vita e con le opere della carità». In settimana all'Udienza Generale Benedetto XVI si è soffermato sulla natura della fede: «la fede non è un semplice assenso intellettuale dell'uomo a delle verità particolari su Dio; è un atto con cui mi affido liberamente a un Dio che è Padre e mi ama; è adesione a un “Tu” che mi dona speranza e fiducia. Certo questa adesione a Dio non è priva di contenuti: con essa siamo consapevoli che Dio stesso si è mostrato a noi in Cristo, ha fatto vedere il suo volto e si è fatto realmente vicino a ciascuno di noi».

inutile, di un percorso di vita individualmente perseguito - ha detto la docente - ma lo strumento per costruirne uno più solido in quanto condiviso. “Non è bene che l’uomo sia solo”, perché la vita è nella sua essenza condivisione, è Trinità. Il matrimonio ha il compito di impiantare la vita adulta nell’humus della condivisione e dunque è la premessa per una vera fioritura della persona”. Il testo scritto dai coniugi Zamagni propone un’alleanza tra famiglia e lavoro per vincere le sfide poste dalla rapidità dei cambiamenti tecnologici ed economici e quelle derivanti dai persistenti vizi del genere umano, che generano conflitti e recessioni di cui tutti subiamo le devastanti conseguenze. “Se i tempi sono cattivi - ha concluso la docente - , ci si adoperi per renderli meno cattivi, come diceva Sant’Agostino, e si vivrà tutti meglio”.

“La famiglia tradizionale non è più il modello prevalente, nemmeno nel Mezzogiorno - ha detto Enrico Giovannini, presidente Istat - le libere unioni sono quadruplicate e la quota di nati da genitori non coniugati (pari al 20%) è più che raddoppiata”. Preoccupanti anche gli altri dati forniti: il reddito disponibile delle famiglie in termini reali è caduto dall’inizio della crisi del 6,3% e non ha goduto della stessa, seppur modesta, ripresa del Pil. “La crisi del 200809 - ha continuato Giovannini - ha determinato un aumento dell'incidenza della povertà assoluta dello 0,5%. L'aumento è stato inizialmente nelle regioni del Mezzogiorno, dove tra il 2007 e il 2008 l'incidenza è salita dal 5,8 al 7,9%”. Per i giovani “le opportunità di migliorare la propria condizione sociale rispetto ai padri sono cresciute fino alle generazioni degli anni ‘50, per poi ridursi con un aumento dei rischi di peggioramento”. Il presidente dell’Istat ha dunque evidenziato il ruolo delle reti sociali. Dal seminario arriva anche la richiesta di “un sistema fiscale basato non solo sull’equità verticale (progressività dell’imposizione), ma anche sull’equità orizzontale, che a parità di reddito percepito renda conto del numero dei componenti del nucleo familiare per determinare il reddito imponibile, ad esempio adottando il meccanismo del ‘Fattore famiglia’ proposto dal Forum delle associazioni familiari”.

ROBERTO PIREDDA LL'ANGELUS IL Santo Padre ha sottolineato l'importanza del Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione che si è appena concluso dopo tre settimane di lavori: «il Sinodo è sempre un momento di forte comunione ecclesiale, e per questo desidero insieme con tutti voi ringraziare Dio, che ancora una volta ci ha fatto sperimentare la bellezza di essere Chiesa». Dai lavori del Sinodo, afferma Benedetto XVI, «esce rafforzato l'impegno per il rinnovamento spirituale della Chiesa stessa, per poter rinnovare spiritualmente il mondo secolarizzato; e questo rinnovamento verrà dalla riscoperta di Gesù Cristo, della sua verità e della sua grazia, del suo “volto”, così umano e insieme così divino, sul quale risplende il mistero trascendente di Dio». Al termine dell'Angelus il Papa ha invitato alla preghiera e alla solidarietà per le popolazioni di Cuba, Haiti e Giamaica, colpite da un devastante uragano. Nell'omelia della Celebrazione Eucaristica che ha concluso i lavori del Sinodo sulla nuova evangelizzazione il Santo Padre ha prima di tutto messo in evidenza la figura chiave del vangelo domenicale, il cieco Bartimeo: «rappresenta l'uomo che ha bisogno della luce di Dio, la luce

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Benedetto XVI durante la messa conclusiva del Sinodo dei Vescovi.

della fede, per conoscere veramente la realtà e camminare nella via della vita. Essenziale è riconoscersi ciechi, bisognosi di questa luce, altrimenti si rimane ciechi per sempre. Bartimeo rappresenta l'uomo che riconosce il proprio male e grida al Signore, fiducioso di essere sanato». L'incontro con Cristo cambia radicalmente la vita di Bartimeo che non solo riacquista la vista ma riceve in dono una nuova luce per la sua vita che lo spinge a seguire Gesù come suo discepolo. Bartimeo, spiega il Papa, «potrebbe rappresentare quanti vivono in regioni di antica evangelizzazione, dove la lu-

Verso la prossima Settimana sociale Bari, mons. Miglio: “Coinvolgere tutta la società civile” S. N. LTRA TAPPA nei giorni scorsi nel cammino verso la prossima Settimana sociale dei cattolici italiani, la 47ma, in programma a Torino dal 12 al 15 settembre. E’ necessario coinvolgere “tutta la società civile, andando oltre i pregiudizi, le ideologie, i luoghi comuni - ha detto a Bari mons. Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari e presidente del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali - nella ricerca del vero bene comune per l’uomo e per la società, che ha come fondamento necessario il bene della famiglia fondata sul matrimonio”. Nella cittadina pugliese, si è svolto un seminario - organizzato dal Comitato - dedicato alla famiglia, all’interno del convegno Cei dei direttori degli uffici diocesani di pastorale sociale. L’arcivescovo ha definito “riduttivo definire la famiglia il più grande ammortizzatore sociale”, poiché “rappresenta il pilastro che tiene in piedi le nostre società no-

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nostante i ritardi cronici a livello politico, economico, fiscale e legislativo”. “La libertà educativa – si legge nelle sintesi dei lavori – è un bene comune da promuovere e tutelare, valore irrinunciabile per una società democratica e pluralista. Alla scuola paritaria va riconosciuto il carattere di servizio pubblico”. Al convegno è intervenuta, tra gli altri, Vera Negri Zamagni, docente di storia economica a Bologna, autrice di un libro - con il marito - dal significativo titolo “Famiglia e lavoro. Opposizione o armonia?”. “Si può dire che la famiglia è oggi attanagliata da una duplice crisi - ha detto - da un lato il passaggio da una configurazione specializzata ad una multitasking; dall’altro la perdita del significato univoco della sua natura. Sono troppi i segni drammatici di questa crisi: denatalità, solitudine, calo a picco della felicità”. Il libro apre squarci sul ruolo fondamentale di matrimonio e indissolubilità nel creare famiglie forti e motivate a costruire insieme il futuro. “Il matrimonio non è il coronamento, ormai

DomeNIca 4 Novembre 2012

pietre 16-17 NOVEMBRE

A Roma XIII Colloquio di Teologia Morale Sarà incentrato su “Persona e natura nell’agire morale” il XIII Colloquio di Teologia Morale organizzato dall’Area Internazionale di Ricerca di Teologia Morale, del Pontificio Istituto “Giovanni Paolo II” per studi su matrimonio è famiglia. L’appuntamento è per il 16 e 17 novembre prossimi con una sessione di lavori la mattina e la sera del 16 ed una la mattina di sabato 17 . informazioni su www.istituogp2.it.

SIRIA

Ancora violenze sui cristiani Due fedeli cristiani sono stati rapiti e uccisi a Damasco, mentre un'autobomba è esplosa nei pressi della chiesa di Sant'Abramo, nel quartiere di Jaramana, nel Nord di Damasco. I due fedeli uccisi sono il fratello e il cugino del giovane sacerdote p. Salami, parroco grecocattolico di Damasco. I due stavano viaggiando da Qusair a Damasco quando un gruppo armato li ha fermati e sequestrati, poi ha chiesto un riscatto di circa 30mila dollari alla loro famiglia. Dopo due ore, i sequestratori hanno comunicato di averli uccisi. Il terrore ha poi sconvolto i cristiani e i drusi residenti nel quartiere di Jaramana, già noto per aver subito circa un mese fa altri attentati dinamitardi. Una violenta esplosione è avvenuta nei pressi della chiesa greco-cattolica di Sant'Abramo, danneggiando gli edifici circostanti con alcuni feriti.

MADAGASCAR

Un dispensario e un centro per disabili Due opere al servizio dei più deboli che rappresentano una speranza per un futuro migliore per il popolo malgascio. Si tratta del dispensario San Luigi Orione a Miandrarivo e della Casa di carità per disabili a Antsofinondry, appena inaugurati in Madagascar dal Superiore generale della Piccola Opera della Divina Provvidenza (Don Orione), Don Flavio Peloso. Il dispensario è a disposizione degli abitanti con alcuni servizi essenziali di medicina. In particolare sono attivi il reparto maternità e di odontoiatria, oltre al laboratorio per le analisi cliniche e quello ecografico, una farmacia e 10 posti letto per i casi più gravi. La Casa di Carità per disabili, dedicata a San Pio da Pietrelcina, è una struttura moderna che ospiterà in regime stabile di accoglienza e riabilitazione i disabili della regione con varie patologie e un dispensario aperto alla cittadinanza, con medico e farmacia.


IL PORTICO DEI GIOVANI

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Il PortIco

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Storia e università. Nel 1808 il Re di Sardegna si impegnava a concedere facilitazioni agli studenti meritevoli.

Così Vittorio Emanuele I inventò il diritto allo studio per i majolus, gli antichi fuorisede I documenti raccontano l’esistenza di una sorta di Ersu ante litteram per i ragazzi che dai villaggi si recavano in città per studiare e vivere una nuova esperienza ILARIA MUGGIANU SCANO L 23 AGOSTO 1808 VITTORIO Emanuele I emanò un pregone in cui dichiarava la propria volontà di sostenere “gli ingegni che, anche dai villaggi, potevano nascere eletti e sublimi”. Il Re di Sardegna si impegnava a concedere tutte le facilitazioni agli studenti meritevoli, tutti coloro che avessero mostrato “disposizioni necessarie a ben riuscire nelle lettere, e nel buon costume”, mentre doveva restare escluso da ogni beneficio chi “per difetto di cristiana educazione” o per penuria di esami di profitto apparisse non abbastanza motivato negli studi. Al di là dell’evidente analogia con le scadenze delle pratiche agostane è curioso osservare l’esistenza di un Ersu (Ente per il diritto allo studio) ante litteram. Le similitudini tra universitari odierni e studenti cagliaritani di memoria storica non finiscono qui. Certo la sceneggiatura

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Vittorio Emanuele I.

degli city users di oggi è del tutto ridimensionata rispetto alla picaresca esperienza universitaria del majolu, lo studente servetto che animava la movida cagliaritana già a partire dal periodo della dominazione spagnola. Questi fanciulli, paragonabili con buona approssimazione ad una figura di studenti fuori sede privi di ogni strumento economico, rap-

presentavano una componente sociale caratteristica del capoluogo e delle altre città universitarie dell’Isola. I majolus, agli antipodi dei noiosissimi nerds dello studio pedissequo, vedevano nello studio un’esperienza di vita e di promozione umana oltre che sociale. Pesante gabella, che dava tutta la misura delle motivazioni dei majolus, era la grande abnegazione nello

svolgere umili servizi al seguito dell’aristocrazia locale. I servetti non percepivano alcun compenso in denaro ma avevano la garanzia di vitto e alloggio presso la famiglia di residenza. La figura del giovinetto subiva nel tempo un’evoluzione sociale. L’escalation è osservata, non senza la curiosità del forestiero, da tanti autori che descrissero la singolare immagine del contadinello sceso in città: Auguste Boullier nel volume “L’ȋle de Sardaigne” descrive il sacrificio del servetto come commovente, altresì Valery proverà tenerezza per quegli intellettuali in erba. John Warre Tyndale in “The island of Sardinia” (1849) registra che il majoluaspetta pazientemente il suo padrone di casa sulla soglia della porta durante le sue lunghe visite e nel mentre si diverte a dilettare i passanti con le proprie letture. Ancora più umile il compito di accompagnare i signori quando uscivano per la toilette notturna. Tyndale però osserva che lo studente-servetto non è considerato precisamente alla stregua della normale servitù; al furto compiuto dal majoluveniva comminata una pena meno dura. E ancora i majolus godevano del privilegio di impartire lezioni private ai giovani rampolli cittadini per ricavarne guadagno,

non prima però di esser arrivati all’Università. La curiosa forma di inurbato sarà mal vista dal viceré Gabriele De Launay che nel pregone del 20 maggio 1845 chiede l’allontanamento di questi giovani, i quali specie durante gli anni universitari, lontani a lungo da affetti e punti di riferimento, cadevano facili prede di furbi e abbienti bontemponi. Ancora oggi è difficile risalire all’etimologia del sardismo “Majolu”, diversi autori sono giunti a differenti ipotesi: la più accreditata parrebbe quella di G. B. Zanda che nel 1899 ravvisava la derivazione del termine in “maju” (maggio), mese in cui gli studenti servetti facevano ritorno ai propri paesi dove sciorinavano trionfalmente i successi scolastici conseguiti. Oggi l’epiteto abbraccia una sfera semantica negativa, indica orientativamente il parvenu che veste senza alcun gusto ed esibisce le proprie sostanze. La presenza dei majolus a Cagliari - più avventurosi ma meno disillusi nei confronti del mondo del lavoro rispetto ai nostri studenti - sparì gradualmente quando venne meno la necessità dei loro servizi, in coincidenza di un progressivo benessere, come pure scompariranno “is piccioccus de crobi”, is bastaxius”, “is feminas de cumandu”.

Metti insieme una sera cultura e solidarietà Serata di beneficenza dell’associazione “Musae” I. P. POSSIBILE mettere insieme giovani, cultura e solidarietà in un modo spontaneo e coinvolgente? L'esperienza della serata “Un ponte tra due isole” dimostra che tutto questo è davvero realizzabile. Giovedì scorso nell'Aula magna del Seminario Arcivescovile di Cagliari si è tenuto un concerto di beneficenza a favore della missione iniziata dal gesuita Padre Vittorio Papoff, morto nel 2008, in Madagascar, in particolare per la ristrutturazione di un presidio sanitario. I protagonisti di questa iniziativa sono tutti degli studenti delle scuole superiori e dell'università uniti dalla passione per la musica e dalla sensibilità per il sociale. Durante la serata si sono alternati sul palco diversi giovani artisti che hanno proposto brani per flauto e pianoforte (Vincenzo De Martino, Elisa Ceravola, Silvia Spiga), oppure si sono esibiti nel canto, sempre

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accompagnato dal pianoforte (Federica Baire, Francesco Leone, Marco Schirru). La serata ha poi visto anche la partecipazione di due cori, il Chorus Fabbrica diretto da Stefania Pineider, e il Coro Pacinotti, diretto da Franca Devinu. Dietro questo evento c'è l'impegno di un gruppo di ragazzi, ex-studenti del Liceo Classico Dettori di Cagliari, che hanno dato vita nel Settembre di quest'anno all'Associazione culturale “Musae”. Maurizio Fuccaro, studente universitario di giurisprudenza, presidente della neonata associazione, spiega così il senso dell'iniziativa: «l'associazione “Musae” è nata dall'idea di un gruppo di amici, tutti studenti universitari, con lo scopo di creare nuovi e maggiori spazi per i giovani, all'interno dei quali possano esprimere le loro idee e mettere al servizio della società le loro abilità. Si tratta di un'associazione aperta a tutti, dove chi lo desidera può associarsi e partecipare alle attività

La serata di beneficenza organizzata in Seminario, “Un ponte tra due isole”.

sociali che vengono proposte». Una delle protagoniste della serata, Federica Baire, studentessa del Liceo Dettori, racconta la sua esperienza: «non è la prima volta che l'arte si adopera per promuovere eventi di beneficenza nella nostra città e io stessa ho abbracciato questa iniziativa con grande gioia dall'inizio, ma in realtà, l'emozione più grande non è stata l'esibizione per una buona causa in se, ma vedere la partecipazione di molti giovani.

Non parlo solo dei numerosi ragazzi presenti tra il pubblico, ma in particolare di quei ragazzi che hanno passato quest'ultimo periodo a preparare questo concerto al meglio, in modo da dare il massimo per questa buonissima causa, in modo da portare più persone possibili a conoscere questi due grandi mondi per molti ancora ignorati: la musica e la solidarietà». La serata “Un ponte tra due isole” mostra come dei giovani motivati

possono realizzare delle iniziative preziose e capaci di coinvolgere tanti loro coetanei, si tratta di realtà spesso poco considerate a livello mediatico, ma che sono come dei “semi” di impegno sociale e culturale, di educazione all'arte e al “bello”, che possono dare un contributo importante alla nostra società, in modo particolare per la formazione delle nuove generazioni che è la vera sfida decisiva del nostro tempo.


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IL PORTICO DEI GIOVANI

Il PortIco

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Parrocchie. Per la speciale ricorrenza concessa anche la possibilità di lucrare l’indulgenza in due distinte giornate.

San Carlo Borromeo, 50 anni di fondazione: una processione nelle strade del quartiere La comunità fondata da don Gavino Pala è in festa. Il neoparroco don Luca Venturelli: “A me spetta il compito di far crescere ciò che ho trovato”. Tutti gli appuntamenti I. P. ER LA PRIMA volta dalla fondazione la parrocchia di San Carlo Borromeo celebra sabato il patrono con una processione per le vie del quartiere. Alle 18 i fedeli accompagneranno il simulacro per le vie San Carlo, Capula, Giudice Chiano, Giudice Mariano, dei Visconti, dei Donoratico, Capula e nuovamente San Carlo. “Una novità che di certo piacerà alla gente - sostiene il neo parroco don Luca Venturelli, alla guida della comunità dallo scorso 16 aprile. Abbiamo sperimentato in altre occasioni ed abbiamo visto come le persone partecipano”. Ma non è l'unica novità. “Abbiamo chiesto alla Penitenzieria Apostolica la possibilità di lucrare l'indulgenza per il 50° dalla fondazione della parrocchia nata nel 1962 - spiega don Luca - e ci è stata accordata sia per il 3 e 4 no-

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Foto di gruppo per i bambini delle prime comunioni di quest’anno a San Carlo Borromeo.

vembre ma anche per l'8 dicembre, solennità dell'Immacolata, compatrona della parrocchia e per il mese di maggio, periodo del quale si svolgerà la Peregrinatio Mariae nelle famiglie della parrocchia ed il 1 luglio, ricorrenza della consacrazione della chiesa parrocchiale”. Una comunità quella di San Carlo ricca di esperienze le più diverse, che per mezzo secolo ha avuto un'unica guida, mons. Gavino Pala. “Devo ringraziare il mio prede-

cessore per tutto ciò che ho trovato nella parrocchia, perché è grazie a lui se tutto questo è nato ed è cresciuto. Ora a me spetta il compito di farlo crescere. La maggior parte dei residenti nel quartiere è anziana, anche se la presenza di molti universitari così come l'arrivo di giovani famiglie sta dando un nuovo impulso e di certo crescerà con possibili nuovi insediamenti residenziali dato la presenza di zone edificabili. De-

vo dire che in questi primi sei mesi ci sono state delle belle novità come l’aumento dei bambini che frequentano il catechismo e la messa a loro dedicata. Mi sembra che una specifica celebrazione per i più piccoli sia il modo per aiutarli nella loro formazione alla vita di fede”. Il triduo di preparazione è stato affidato ai Gesuiti di San Michele che nella messa vespertina hanno evidenziato i temi legati alla parrocchia

e alla vita di una comunità. Ogni giorno alle 16.30 l'esposizione del Santissimo sacramento, alle 16.45 il Rosario meditato e alle 17.30 la celebrazione Eucaristica con la predica tenuta dai padre Gesuiti. La vigilia della memoria liturgica di San Carlo alle 18 la processione al termine la messa solenne presieduta dall'Arcivescovo, mons. Miglio. La chiusura dei festeggiamenti è prevista per domenica alle 10 con la messa solenne presieduta dal parroco. “Ai festeggiamenti - conclude don Luca - sono stati invitati anche tutti i vice parroci che nel corso di questi 50 anni si sono succeduti. Per me è una nuova esperienza quella della parrocchia, dopo gli anni come segretario dell'Arcivescovo Mani. Sono stati anni di prezioso insegnamento con continuo contatto con diverse realtà, dalle comunità parrocchiali alle altre che ho visitato. Ora sto vivendo una realtà diversa, senza passare molto più tempo in auto per girare da una parte all'altra della Diocesi: mi ritrovo in parrocchia per otto ore, dalla mattina all'ora di pranzo e il pomeriggio fino a sera tardi, con tanta gente che se trova la chiesa aperta entra per la visita così come per le confessioni. Una vita diversa ma ugualmente ricca e preziosa come quella portata avanti negli anni precedenti”.

Chiara Luce Badano, la santità è possibile Serata artistica nella parrocchia Madonna della Strada ROBERTO COMPARETTI ONO TRASCORSI due anni dalla beatificazione di Chiara Luce Badano, la giovane del Movimento dei Focolari, morta a soli 19 anni, che ha testimoniato l'amore anche durante la malattia. Per festeggiare il suo compleanno (il 29 ottobre) i Giovani per un Mondo Unito di Cagliari hanno organizzato una serata artistica nella parrocchia della Madonna della Strada. Tra canti, versi recitati, video e testimonianze è stata evidenziata la figura di una giovane che anche il Papa, Benedetto XVI, aveva additato ad esempio per i giovani, il giorno successivo alla proclamazione. “Solo l'Amore, quello con la A maiuscola, dà la felicità. Lo dimostra una giovane, Chiara Luce Badano, che una malattia ha condotto alla morte a po-

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co meno di 19 anni, ma che è stata un raggio di luce per tutti”. Un esempio, un modello per tanti giovani, anche in Sardegna. “Chiara Luce è la conferma che la santità “collettiva” è possibile hanno detto alcuni dei presenti. “Crediamo che davvero l'esempio di Chiara Luce sia la conferma che santi si può diventare, vivendo in maniera autentica la nostra fede”. E ancora “ricordiamo ancora la celebrazione di beatificazione: un momento di paradiso. La serata si è snodata in un alternarsi di stralci della vita della beata e pause musicali, proposte dai giovani, davanti ad un pubblico attento e partecipe. Tante le persone presenti, nonostante fosse una domenica sera ed il tempo tutt'altro che favorevole. Dai testi traspariva la totale donazione a Dio di questa ragazza ligu-

Un momento della serata dedicata a Chiara Luce Badano nella parrocchia Madonna della Strada.

re anche nelle cose più piccole. “Una ragazza - aveva detto il Cardinal Tarcisio Bertone, Segretario di Stato Vaticano - nella quale i giovani possono trovare un esempio di coerenza cristiana”. E in tanti, non solo in Sardegna, la stanno seguendo. La tomba nel cimitero di Sassello, nel savonese, è meta continua di visite da parte di giovani ed adulti ed in questi giorni, in festa, per quello che sarebbe stato il suo quarantunesimo com-

pleanno. Tra le tante citazioni tratte dai testi di Chiara Luce Badano due sono particolarmente significative. Nella prima scrive “Mamma - scriveva negli ultimi tempi - prendimi la busta dei soldi del compleanno. Li voglio dare a Gian che va in Africa ... perché io ho tutto e dove andrò non avrò bisogno di nulla”. Nell'altra si legge “I giovani, mamma, i giovani sono il futuro! Vedi, io non posso più correre e vorrei conse-

gnare a loro la fiaccola. Sai, mamma, come fanno alle Olimpiadi che uno corre e poi si ferma ad un certo momento e consegna la fiaccola all'altro? Perché hanno una vita sola e vale la pena di spenderla bene”. Due passi che trasmettono il senso di una scelta totalitaria, fatta da una giovane adolescente, che ha dimostrato al mondo come la via della santità collettiva sia una realtà.


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IL PORTICO DI CAGLIARI

Comune. L’intervento del sindaco consente di comprendere alcuni importanti aspetti.

Teatro lirico, la posta in gioco è il futuro: in città si configurano strane alleanze L’istituzione musicale ha un’esposizione debitoria di 7 milioni verso i fornitori. Ma i 22 ottenuti dalla Regione rischiano di bastare solo per le spese di corrente e acqua SERGIO NUVOLI ME STA A CUORE il Teatro, altri si sono fatti prendere la mano. Rischiamo di essere travolti tutti”. Così Massimo Zedda in consiglio comunale. La soluzione del giallo è in un video di 18 minuti, disponibile sul web: si tratta dell’intervento del sindaco durante la seduta di qualche settimana fa. Ascoltarlo aiuta a capire qual è la vera posta in gioco dietro la bagarre del Teatro Lirico di Cagliari. Lo scenario è il solito, l’aspetto meno frequente è il silenzio tombale in cui il primo cittadino tiene - lo legge, a tratti - il suo discorso. A sentirlo, le polemiche intorno alla contestata nomina della sovrintendente Marcella Crivellenti cadono a pezzi in più punti. “Se l’esperienza chiesta per ricoprire l’incarico fosse quella maturata in altre Fondazioni - scandisce Zedda - rischieremmo una curiosa ‘estinzione della specie’: potrebbe essere nominato sovrin-

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Marcella Crivellenti, la nuova sovrintendente del Teatro lirico.

tendente soltanto chi già lo è stato. E nessun altro”. In effetti, sarebbe un po’ strano, ma c’è di più: “Nessuno dei consiglieri di amministrazione ha proposto altre candidature - ha proseguito il sindaco - La mia scelta è caduta su una persona che ha la mia piena fiducia e mostra piena affidabilità in coerenza con gli indirizzi programmatici e gestionali che il consiglio di amministrazione ha dato per migliorare e sviluppare l’attività del Teatro. Sul suo profilo si è già espresso anche il ministero”. A insospettirci, e a farci apparire simpatico il sindaco, che - a leggere i comunicati di chi contesta la nomina - sembra impegnato in una assurda battaglia controven-

to, è l’inedita alleanza Cgil-Confindustria, che a colpi di note stampa hanno invitato Zedda a cambiare registro. Lui, in Consiglio, è andato oltre. Di queste righe, pronunciate davanti all’aseemblea comunale, non c’è traccia nei resoconti, più o meno interessati, di quotidiani e blog locali: “A Cagliari è stato creato un sistema integrato - ha chiarito Zedda, riferendosi alle opere fatte progettare dalle giunte precedenti - un insieme di strutture per cui occorre mettere a correre progetti nuovi per attrarre risorse, un po’ come accade al Piccolo Auditorium di Roma, che coinvolgano anche i privati”. Del sistema fanno parte il Teatro, l’auditorium, il parco della Musi-

E la giunta abbassa l’Imu per la prima casa Manca ancora la ricognizione delle abitazioni in affitto I. P. A GIUNTA HA APPROVATO nei giorni scorsi, su proposta dell'assessore al Bilancio Gabor Pinna, la riduzione delle aliquote Imu per le abitazioni principali e per le seconde abitazioni date in comodato gratuito a parenti sino al primo grado. Per la prima casa e le relative pertinenze l'aliquota passa dallo 0,5 previsto allo 0,45 per cento. Mezzo punto percentuale che permetterà ai cittadini cagliaritani di risparmiare 2 milioni 300mila euro. La riduzione potrebbe continuare in una seconda fase, e arrivare allo 0,4 per cento: “ma - dicono ambienti vicini alla giunta sarà necessario compiere ulteriori verifiche alla fine dell'anno, in occasione del bilancio di previsione”. Passa dallo 0,86 allo 0,76 per cento l'aliquota per le seconde abitazioni date in comodato d'uso gra-

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tuito ai parenti entro il primo grado in linea retta. Un ulteriore sgravio rispetto a quello per i titolari di comodato d'uso gratuito già previste nel regolamento IMU votato a maggio: era lo 0,86 rispetto all'aliquota ordinaria fissata allo 0,96 per cento. Le condizioni sono che il contratto sia regolarmente registrato e che il beneficiario vi dimori abitualmente e vi abbia la propria residenza anagrafica. Un ulteriore ragionamento è invece necessario per gli sgravi sulle abitazioni in locazione con affitti a canone concordato: “Serve ha spiegato l'assessore Pinna - una ricognizione più precisa sull'effettivo numero delle abitazioni che potrebbero essere coinvolte”. “Gli sgravi sulle aliquote Imu sono possibili grazie alla concatenazione di tre fattori - è il ragionamento dell’assessore - in primo luogo la pulizia del bilancio che l'amministrazione sta portando avanti giorno dopo giorno e la

L’assessore Gabor Pinna.

conseguente eliminazione di tutte le spese considerate superflue; poi il fatto che la Regione non ha intaccato il Fondo Unico per gli enti locali; terzo, ma non ultimo, l'effettivo riconoscimento delle previsioni del Comune sul gettito effettuato nei mesi scorsi, a fronte di previsioni del Governo nazionale che il sindaco e l'assessore al Bilancio avevano da subito definito fuori misura al rialzo”. Quest'ultimo punto in particolare ha grande valenza nella seconda delibera approvata, sempre su proposta dell'assessore Pinna, che prevede la seconda variazione al bilancio di previsione 2012 ap-

ca, gli spazi ancora da attrezzare con finanziamenti regionali già ottenuti dalla giunta Zedda. L’ impianto complessivo della zona è pensato dalla giunta precedente. Il Teatro - secondo i conti del sindaco - soffre di un’esposizione debitoria di 7 milioni verso i fornitori: “Servono risorse nuove - ha dettagliato - altrimenti i 22 milioni ottenuti dalla Regione serviranno soltanto a reggere i costi della corrente elettrica e dell’acqua che tutto il sistema comporta. Serve una visione diversa, che non mortifichi la mission del teatro, ma che valorizzi tutto quello che gli è stato costruito intorno”. “La nomina è perfetta, la delibera è efficace”, ha ripetuto più volte. Allora cos’è successo di tanto grave? “Ci sono state due dinamiche - ha spiegato il sindaco - la prima è che qualcuno non ha saputo leggere lo statuto, e la seconda di carattere politico: ad abbandonare la seduta successiva alla nomina, e a contestarla, sono stati consiglieri nominati dal centrodestra. Eppure la nomina è stata votata all’unanimità”. “O si va avanti con la sovrintendente nominata - ha concluso oppure l’orizzonte è il commissariamento, che ho cercato di evitare anche con l’intervento del Consiglio regionale che ha approvato l’anticipazione del finanziamento. Ma se si torna indietro, la sovrintendente può fare ricorso e vincere in modo molto semplice”.

provato nel maggio scorso. E' prevista una maggiore entrata derivata da trasferimenti erariali per 6 milioni di euro. “L'incremento - spiega la delibera - arriva in gran parte dall'aggiornamento dei dati sul taglio compensativo derivante dal maggiore gettito Imu: di fatto il Ministero ha provveduto ad aggiornare il dato, ma solo in parte visto che rimane ancora un divario di oltre due milioni di euro per la sovrastima governativa”. Dalla modifica delle aliquote Imu per il 2012 è prevista un riduzione nelle entrate correnti di 2,3 milioni di euro, mentre 500mila euro in meno sono previsti per l'imposta comunale sulla pubblicità (con una parziale copertura di 250mila euro della previsione del gettito degli anni passati”. E' prevista, inoltre, una maggiore entrata di oltre 1,8 milioni di euro per la Tarsu: 344mila euro relativi al gettito corrente, quasi 1,5 milioni dagli anni pregressi. La Giunta ha inoltre deliberato di estinguere anticipatamente alcuni mutui attivi con la Cassa Depositi e Prestiti per un importo totale di quasi due milioni e 350mila euro, in applicazione delle recenti disposizioni introdotte dal Governo all'inizio di ottobre.

IL PORTICO

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scheda TEATRO LIRICO

Tra cadute di stile e curiose camarille “Ma che musica se l’Ente lirico ha fin troppo stonato?”: titolava così un mio articolo pubblicato su “Il cagliaritano” di Giorgio Ariu, nel dicembre del 1989. Pochi mesi prima era stato nominato presidente dell’Ente lirico Ninni Giua, un vero signore della politica (ce ne fossero ancora, come lui), all’epoca quarantottenne, a cui vennero affidate le sorti della musica cagliaritana. Anche allora - 23 anni fa, calendario alla mano - infuriarono le polemiche, seguite a gestioni contestate da più parti e sotto diversi aspetti. Non la sua. Il Teatro lirico non ha mai avuto pace, almeno negli ultimi trent’anni. Certo, in questa vicenda colpiscono molte coincidenze, e alcune terrificanti - cadute di stile. Come quella di chi ha tirato in ballo anche lo stato interessante della neosovrintendente pur di darle addosso, e contestare la nomina. Roba, davvero, d’altri tempi. E colpisce anche il fatto che i dipendenti della Fondazione si pronuncino sulla nomina: è a dir poco

paradossale che possa pretendere di avere diritto di veto chi - materialmente - dipenderà dal nominato. Non se ne uscirebbe mai: in Italia, si sa, c’è chi la vuole cotta, e chi la vuole cruda. C’è un fatto, indubitabile: nei mesi prima della nomina, i partiti non hanno brillato per proposte, nè di possibili candidati (come ha sottolineato il sindaco), nè tantomeno di prospettive, di idee, di proposte. Come non può tacersi il groviglio di debiti, gossip e camarille che da sempre circonda lo stabile di via Sant’Alenixedda. Serviva una sterzata, e la sterzata è arrivata. Piuttosto che nominare qualche assessore - che farebbe bene a giustificare la propria esistenza bene ha fatto Massimo Zedda a rovesciare il tavolo. Esattamente come quando, poco più di 16 mesi fa, ha composto la squadra di governo della città. Ricordate? Anzichè attendere la fine dei giochini all’interno dei partiti, ha fatto l’unica cosa logica: ha scelto lui, assumendosi oneri ed onori dell’operato della giunta. Oggi i risultati sono sotto gli occhi di tutti: alcuni settori macinano, altri stentano, ma difficilmente si può sostenere che la città non abbia un governo. Certo, le transenne al Bastione da mesi non piacciono nemmeno a noi. E neppure il fatto che alcuni quartieri, in alcune ore del giorno, siano letteralmente sequestrati dai mezzi della nettezza urbana. Ma non si può nemmeno pretendere che un sindaco - dopo aver vinto le elezioni facendo il “botto” governi seguendo le tristi liturgie dei partiti: all’insegna del “un pezzo a te, un pezzo a me”. Al Teatro la cosa da fare è solo una: lavorare (sn).


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IL PORTICO DE

Il PortIco

XXXI DOMENICA DEL T. O. (ANNO B)

dal Vangelo secondo Marco

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Amerai il prossimo t

n quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: "Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza". Il secondo è questo: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Non c'è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l'intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo. Mc 12, 28-34 DON ANDREA BUSIA

il portico della fede

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entre Gesù si trova nel tempio di Gerusalemme si avvicinano a lui i rappresentanti di tutte le più alte autorità ebraiche: i sommi sacerdoti, gli scribi e gli anziani (11,27-12,12); i farisei e gli erodiani (12,1317); i sadducei (12,18-27); lo scriba del nostro brano. Tutti questi interlocutori hanno lo scopo di cogliere in fallo Gesù: tutti tranne l'ultimo che si differenzia per aver apprezzato, ascoltando i precedenti discorsi, il fatto che Gesù avesse risposto sempre saggiamente (12,28). Mentre la tradizione ebraica aveva ormai formalizzato un numero enorme di pratiche/divieti cultuali e sociali non pochi sentivano l'esigenza di capire quale, tra tutti questi precetti, fosse il principale, quello da cui discendevano tutti gli altri. Gesù risponde citando non uno, ma due comandamenti, ad indicare come non sia possibile viverne uno senza vivere l'altro. Il primo viene dal libro del Deuteronomio (Dt 6,4-5): un comando di amore, quindi interiore, ma anche esteriore in quanto,

riguardando tutta la persona, non può che esprimersi attraverso gesti esterni. Anche il testo del deuteronomio, infatti, continua ponendo l'attenzione sui precetti che devono essere ben presenti nel cuore e devono essere oggetto di insegnamento ai figli. Il secondo comandamento invece viene dal libro del Levitico (19,18b): un comando che lì indica prima di tutto il perdono verso una persona che ci ha offeso e verso la quale non dobbiamo portare rancore, ma che qui, affiancato al comando dell'amore per Dio, assume un valore ancora maggiore. Ora lo scriba passa da un apprezzamento interiore a un riconoscimento esteriore, chiamando Gesù “maestro” e riconoscendo la verità delle sue parole. Aggiunge anche, alla risposta di Gesù, che questo “vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici”: si pone così sulla linea dei profeti dell'antico Testamento, ma anche in quella di Gesù, che già tante volte, criticando l'ipocrisia di alcuni scribi e farisei, aveva invitato a ritornare all'essenziale della fede e del cul-

to al Signore. Il brano, letto nel contesto dei primi destinatari del Vangelo, quando tra i primi cristiani e gli ebrei la situazione era tutt'altro che idilliaca, ha la funzione di mostrare, da un lato, come sia possibile, per uno scriba sincero, riconoscere la verità nelle parole di Gesù; dall'altro, mostrare come l'insegnamento di Gesù si possa esprimere con i termini dell'Antico Testamento. Gesù ha qui, in un certo senso stemperato la sua posizione, perché sia il suo interlocutore che gli apostoli non sarebbero stati in grado di capire le sue parole. In realtà la sua idea, riguardo il secondo comandamento, quello dell'amore reciproco, è ancora più radicale. Dovrà aspettare l'ultima cena, dopo la lavanda dei piedi e nell'immediata prossimità della passione, per dare loro un nuovo comandamento: “che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34). Questo comandamento nuovo si fonderà su quello che abbiamo appena letto, ma lo perfezionerà, lo porterà a compimento come Gesù stesso

aveva preannunciato: “Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma a dare pieno compimento” (Mt 5,17) È fondamentale capire che l'amore per Dio, che deve essere assoluto e privo di riserve, e l'amore del prossimo sono elementi che non possono essere vissuti separatamente. L'amore per Dio è l'unica risposta possibile ai doni di Dio, ma non ci si può fermare a questo livello perché è solo verificando la relazione con chi mi sta attorno che è possibile verificare il mio rapporto con il Signore. E questo è talmente importante che Giovanni non ha potuto evitare di sottolinearlo, in maniera anche dura, in quella che è, probabilmente, la migliore sintesi dell'insegnamento odierno di Gesù: “Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo. Se uno dice: «Io amo Dio» e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. E questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello” (1Gv 4,19-21).

UN FIDUCIOSO AFFIDARSI A UN TU Nell'ultima Udienza Generale Benedetto XVI ha incentrato la sua catechesi sul tema della natura della fede, in altre parole su una questione fondamentale: che cosa è la fede? Nel mondo odierno, fa notare il Santo Padre, si assiste ad una sorta di deserto spirituale: «un certo tipo di cultura, ha educato a muoversi solo nell'orizzonte delle cose, del fattibile, a credere solo in ciò che si vede e si tocca con le proprie mani. D'altra parte, però, cresce anche il numero di quanti si sentono disorientati e, nella ricerca di andare oltre una visione solo orizzontale della realtà, sono disponibili a credere a tutto e al suo contrario». Possiamo dire che il progresso tecnico-scientifico non spegne nell'uomo la domanda insopprimibile sul senso dell'esistenza, sul significato e la direzione che è chiamato a dare alla sua vita: «la fede è un fiducioso affidarsi a un “Tu”, che è Dio, il quale mi dà una certezza diversa, ma

non meno solida di quella che mi viene dal calcolo esatto o dalla scienza». La fede, mostra ancora il Papa, «non è un semplice assenso intellettuale dell'uomo a delle verità particolari su Dio; è un atto con cui mi affido liberamente a un Dio che è Padre e mi ama. Questa adesione a Dio non è priva di contenuti: con essa siamo consapevoli che Dio stesso si è mostrato a noi in Cristo». La logica dell'incarnazione svela poi all'uomo una prospettiva sorprendente: «Dio ha rivelato che il suo amore verso l'uomo, verso ciascuno di noi, è senza misura: sulla Croce, Gesù di Nazaret, il Figlio di Dio fatto uomo, ci mostra nel modo più luminoso a che punto arriva questo amore, fino al dono di se stesso, fino al sacrificio totale». La possibilità di avere la «salvezza attraverso la fede è un dono che Dio offre a tutti gli uomini», ed è una realtà solida che dà vera speranza per la vita dell'uomo: «penso

che dovremmo meditare più spesso - nella nostra vita quotidiana, caratterizzata da problemi e situazioni a volte drammatiche -sul fatto che credere cristianamente significa questo abbandonarmi con fiducia al senso profondo che sostiene me e il mondo, quel senso che noi non siamo in grado di darci, ma solo di ricevere come dono, e che è il fondamento su cui possiamo vivere senza paura». Questa fede che «è dono di Dio ma anche atto profondamente libero e umano», perché implica per ciascuno uscire da se stessi, dalle proprie sicurezze, per aprirsi a Dio, ogni cristiano è chiamato poi a condividerla con tutti gli uomini, senza scoraggiarsi se incontra opposizione e rifiuto ma sempre fiducioso nell'azione della grazia. di don Roberto Piredda


ELLA FAMIGLIA

DomeNIca 4 Novembre 2012

tuo come te stesso...

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Avanzata dalla Comunità Papa Giovanni XXIII.

Don Oreste Benzi: chiesta l’apertura della causa di beatificazione.

Don Benzi beato: ora c’è la richiesta Testimone e profeta per le sfide del nostro tempo ALDO PUDDU

opo la richiesta avanzata dalla Fraternità di Comunione Liberazione per il suo fondatore don Luigi Giussani, nei giorni scorsi anche l’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII - riunita in un grande convegno nazionale proprio sulla figura di don Oreste Benzi - ha chiesto l’inizio della causa di beatificazione per il suo fondatore. La richiesta formale è stata fatta da Giovanni Paolo Ramonda, responsabile generale della Comunità Giovanni XXIII e successore dello stesso don Benzi, che la fondò, al vescovo mons. Francesco Lambiasi, durante il convegno internazionale “Don Oreste Benzi, testimone e profeta per le sfide del nostro tempo”. Più nel dettaglio, Ramonda ha letto un messaggio al termine della messa che ha concluso l’incontro. “Don Benzi aveva messo al centro la famiglia - spiega il presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, Ramonda - La richiesta di beatificazione si può iniziare solo a 5 anni dalla morte, don Oreste morì nella notte del primo novembre 2007, sennò l’avremmo fatto prima. Il nostro è un invito a tutta la società civile, vogliamo partire dalla storia di don Oreste che sognava questa grande comunità che oggi conta più di 500 case famiglia sparse in tutto il mondo per stare accanto ai più poveri, nel crinale della storia dove si decide il futuro dell’umanità. La Comunità lavora attraverso le Case famiglia per dare figure significative ai bambini e alle ragazze di strada, sono più di 9 mila quelle liberate, più di 2.500 persone in carcere sono uscite per andare in comunità educative”. "Ora toccherà alla Chiesa decidere se intraprendere l'iter del processo di beatificazione o meno". E proprio pensando al risvolto profetico della vita di Don Benzi gli organizzatori del convegno han-

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RISCRITTURE

LA VERA BEATITUDINE “Nel regno dell'uomo si dice beato colui che è arrivato nella carriera sociale, beato colui che ha quella casa, beato quello che ha soldi, beato quello che ha quella moglie, beato chi ha quelle donne, beata chi ha quegli uomini, beato chi è arrivato a punti elevati di potenza e via via. A volte esprimiamo questo sentimento infantile, a volte lo tratteniamo dentro di noi: beato lui che ha una vita sicura, che poggia sulle cose! Credo che noi tutti qui presenti abbiamo superato questo tipo di beatitudine, ma ce n'è un'altra più fine che è sempre della medesima razza e che non appartiene a Dio. Questa volta diciamo: “Beato me, perché gli altri mi considerano bravo, mi vedono così, beato me che ho avuto questo modo di comportarmi esaltato dagli altri”. Oppure: “Ecco, vado lì così posso emergere, non vado là perché faccio brutta figura”. E' ancora il terribile mondo dell'umano, del peccato! Ma viene il giorno in cui il Signore ci fa vedere con una luce precisa, nitida, dove sta la vera beatitudine, che è un

salto nell'infinito totalmente diverso, e tutto ad un tratto rimani colpito dalla realtà del Regno di Dio. Allora comprendi questo: “Beati voi poveri”. Ma che cosa tremenda dice il Signore! E in Luca parlava di quei poveri che erano gli infimi della scala sociale, calpestati, sfruttati, e in Matteo ci si riferisce a quei poveri che avevano capito che non c'era più da sperare in nessuno, neanche nel re, ma solo Dio poteva salvarli, talmente era decaduto ed era diventato decrepito il sistema umano. Beati quelli che sono considerati poveri dinanzi a Dio perché ad essi Egli si è compiaciuto di dare il Suo Regno. Capisci allora che c'è uno spazio nuovo, senti che quelle cose in cui tu riponevi la beatitudine non ti stanno più bene, ti pesano enormemente, perché? Perché si è aperto uno spiraglio con un'intuizione grandiosa del mondo di Dio in mezzo al mondo degli uomini: è il bisogno di convertirsi”. Don Oreste Benzi, omelia 11 dicembre 1982

no voluto sintetizzare 7 temi, diventati 7 appelli della Comunità alle istituzioni, alla società civile e politica: "ripristino dei fondi per la famiglia e l'autosufficienza dopo i tagli subiti negli ultimi anni, promulgazione di una legge tutta a favore della maternità, l'importanza degli organismi internazionali come le Nazioni Unite, dove la Comunità siede dal 2006, richiesta di pene alternative al carcere per mamme con figli minori, cittadinanza ai minori di origine straniera nati in Italia, una legge che proibisca la prostituzione, richiesta di moratoria di 10 anni per le missioni militari dell'Italia all'estero e opzione per i poveri e la nonviolenza". Don Benzi è stato un grande dei nostri tempi, un gigante della carità, uno di quei protagonisti di quella che Giovanni Paolo II aveva ribattezzato “primavera dello Spirito”: i fondatori dei movimenti ecclesiali, quella messe imponente - in gran parte laicale, ma in cui continuano a fiorire vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata - di persone con una precisa identità cristiana. Don Oreste venne a Cagliari pochi anni prima di morire: fu indimenticabile l’incontro nell’auditorium del Seminario arcivescovile. Ma davvero indimenticabili erano i suoi occhi, il suo modo di fare, il suo abbraccio di padre, le parole che pronunciava, ora con una dolcezza impressionante specie se rivolte a mamme o bambini - ora di una rudezza irriducibile, come quando chiedeva - e sapeva chiedere, con la giusta severità - che la politica aiutasse gli ultimi, la parte più povera della nostra società malata. Dal suo carisma sono nate tantissime opere, e in tanti hanno ritrovato la fede per il bene che ha fatto, per quel riconoscimento grato e appassionato, instancabile e indomito - della Persona di Cristo davvero operante nella realtà di tutti i giorni.


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IL PORTICO DEI LETTORI

Il PortIco

DomeNIca 4 Novembre 2012

LETTERE A IL PORTICO Gentile Direttore, la crisi economica si fa ogni dì più pesante. È palese che diminuendo il potere di acquisto degli italiani, causa la tassazione diretta e indiretta che tocca percentuali impensabili (65% del reddito), i consumi si riducono nella stessa (o quasi?) proporzione. Quello che ci rimane incomprensibile è perché il Governo continua nella sua opera di restrizioni e riduzioni di spese, apparentemente senza verificarne le conseguenze? Presto detto; a breve nelle ore notturne sarà ridotta l'illuminazione nelle strade (pensiamo all'inverno e alle nottate piuttosto scure per la presenza di nubistrati, pioggia e via discorrendo). Ma il governo non pensa che la crisi ha generato e va generando un esercito di mal pensanti che per sbarcare il lunario si cimentano in atti illegittimi, che va dalla violenza alle cose

(incendi d'auto, imbrattamento di chiese e immobili storici, fino a raggiungere il furto) alla violenza alle persone? (vedi Milano ove giorni or sono un gruppo di sbandati drogati ha cercato di entrare nelle case di un palazzo del centro, abitato per lo più da persone anziane, accoltellando una signora che si è affacciata sul pianerottolo per verificare cosa stava succedendo?). Ha un senso questo tagliare in continuazione? Ci vuole il primo ministro spiegare la logica del Governo? Nelle scuole pubbliche, stante i ridotti finanziamenti le persone con handicap non avranno un maestro o professore di sostegno; vengono ridotti i posti di cattedra, etc. Non sarebbe meglio e forse più proficuo tagliare le spese alle regioni, giusto l'importo che le regioni hanno dilapidato (per via degli esborsi riconosciuti - illegittimamente - ai gruppi consigliari e partiti politici? per via

Il messaggio ceI per la Giornata della vita

Generare la vita vince la crisi

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l sopravvenire dell’attuale gravissima crisi economica, i clienti della nostra piccola azienda sono drasticamente diminuiti e quelli rimasti dilazionano sempre più i pagamenti. Ci sono giorni e notti nei quali viene da chiedersi come fare a non perdere la speranza». Comincia così il Messaggio del Consiglio Episcopale Permanente della CEI per la 35a Giornata Nazionale per la vita, in programma il prossimo 3 febbraio. “In molti, nell’ascoltare la drammatica testimonianza presentata da due coniugi al Papa in occasione del VII Incontro Mondiale delle famiglie (Milano, 1-3 giugno 2012), non abbiamo faticato a riconoscervi la situazione di tante persone co-

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ilioni di persone sono “denudate”dalle dinamiche del web come un raggio di sole che attraversa una stanza buia e smaschera il pulviscolo dell’aria. È infatti con il concetto di “Estimità”, termine stridentemente antitetico rispetto all’idea comune di intimità, che Mons. Ignazio Sanna principia la sua disamina su “L’Etica della Comunicazione nell’era digitale” in ordine al tema del volume (Studium Ed., 2012) curato dallo stesso vescovo metropolita di Oristano. Sanna non lesina alcune riflessioni sugli stilemi comunicativi della Chiesa che dovrebbe “comunicare senza scomunicare”, nella dichiarata consapevolezza del bisogno di una Parola che salvi, esigito dall’uomo moderno. Sanna, Ordinario di Antropologia Teologica presso la Pontificia Università Lateranense, coglie implicazioni e portata della rivoluzione copernicana nell’evangelizzazione, senza mai issarsi a giudice ma dimostrandosi, al contempo, moderatamente allarmato dal rischio di una progressiva disumanizzazione della comunicazione ai tempi della Teologia 2.0,

dei buchi insensati dei loro bilanci stante viaggi istituzionali, auto blu usate per fini personali, etc.?) Se andiamo a sommare tali voci otterremo certamente importi molto al di sopra del risparmio energetico; e poi perché alla regione Sardegna si tagliano 300 miliardi di euro mentre alla Sicilia si versano prima 400 milioni e poi altri 500 per coprire il loro buco di bilancio? E poi perché al no profit religioso, disposto a pagare l'IMU, viene rinviato il prelievo della tassa di un anno? Ma il Governo trova l'asso nella manica e incrementa l'IVAal 11% e 22%! Ciò implicherà per le famiglie un aumento considerevole per le spese generali da sostenere nel corso dell'anno (maggior costo dei carburanti, telefoni, elettrodomestici, abbigliamento, energia elettrica, prodotti alimentari, trasporti, ristrutturazione edilizia); e di concerto diminuisce di 4 punti la tas-

sazione dei redditi, ma guarda caso tale agevolazione viene compensata in gran parte dal tetto imposto per le detrazioni e la incrementata franchigia per le deduzioni; di fatto tale manovra non darà benefici tangibili in specie a coloro che vivono con una pensione ridotta, con unico reddito con carico di più familiari. Anche le imprese non staranno meglio; infatti si vedono ridurre “deduzioni” in modo considerevole che non trova paragone in altri paesi europei (automezzi, etc.), non potendo accedere peraltro - cosa grave - ad aperture di credito bancario stante che gli interessi portati a livelli del tasso soglia (che nessuno controlla?). A questo punto una domanda: perché non formalizzare una pena veramente pesante a chi ruba e si appropria di soldi pubblici direttamente o indirettamente? Forse il Gover-

nosciute e a noi care, provate dall’assenza di prospettive sicure di lavoro e dal persistere di un forte senso di incertezza. «In città la gente gira a testa bassa – confidavano ancora i due –; nessuno ha più fiducia di nessuno, manca la speranza». “Non ne è forse segno la grave difficoltà nel “fare famiglia”, a causa di condizioni di precarietà che influenzano la visione della vita e i rapporti interpersonali, suscitano inquietudine e portano a rimandare le scelte definitive e, quindi, la trasmissione della vita all’interno della coppia coniugale e della famiglia?”, si chiedono i Vescovi. “A fronte di questa difficile situazione, avvertiamo che non è né giusto né sufficiente richiedere ulteriori sacrifici alle famiglie che, al contrario, necessitano di politiche di sostegno, anche nella direzione di un deciso alleggerimento fiscale. Il momento che stiamo vivendo pone domande serie sullo stile di vita e sulla gerarchia di valori che emerge nella cultura diffusa. Abbiamo bisogno di riconfermare il valore fondamentale della vita, di riscoprire e tutelare le primarie relazioni tra le persone, in particolare quelle familiari, che hanno nella dinamica del dono il loro carattere peculiare e insostituibile per la crescita della persona e lo sviluppo della società: «Solo l’incontro con il “tu” e con il “noi” apre l’“io” a se stesso» (Benedetto XVI, Discorso

no Italiano si è dimenticato della pena inflitta - nel breve periodo - al creatore del buco ricondotto alla Banca Lehmans? Diconsi 150 anni di carcere non ritrattabili o riducibili? Peraltro lo stesso Governo si è cimentato con una sanzione per l'omissione del quadro RW che prevede la confisca dei beni!! In Italia il carcere per i “ladri di regime” al massimo raggiunge i sei mesi; seguito però da incuria e silenzio dopo “la caccia alle streghe”; addirittura tali personaggi vengono chiamati ad apparire in TV, come se fossero tipi da “copiare”; è mai possibile che si permetta ciò? Vero è che forse in Itali non si vuole fare una vera legge di riforma dello Stato, ecco perché la legge anticorruzione non trova sbocco dopo mesi e mesi (o anni) di trattazione. Grato dell'attenzione Carlo Ponticelli

alla 61a Assemblea Generale della CEI, 27 maggio 2010). “Tutto questo - continua il messaggio - ci sprona a promuovere una cultura della vita accogliente e solidale. Al riguardo, ci sono rimaste nel cuore le puntuali indicazioni con cui Benedetto XVI rispondeva alla coppia provata dalla crisi economica: «Le parole sono insufficienti… Che cosa possiamo fare noi? Io penso che forse gemellaggi tra città, tra famiglie, tra parrocchie potrebbero aiutare. Che realmente una famiglia assuma la responsabilità di aiutare un’altra famiglia» (Intervento alla Festa delle testimonianze al Parco di Bresso, 2 giugno 2012). “La logica del dono è la strada sulla quale si innesta il desiderio di generare la vita, l’anelito a fare famiglia in una prospettiva feconda, capace di andare all’origine – in contrasto con tendenze fuorvianti e demagogiche – della verità dell’esistere, dell’amare e del generare”. “Donare e generare la vita - conclude il messaggio - significa scegliere la via di un futuro sostenibile per un’Italia che si rinnova: è questa una scelta impegnativa ma possibile, che richiede alla politica una gerarchia di interventi e la decisione chiara di investire risorse sulla persona e sulla famiglia, credendo ancora che la vita vince, anche la crisi”.

“l’etica della comunicazione nell’era digitale”, di mons. Ignazio Sanna

Comunicare senza scomunicare di ILARIA MUGGIANU SCANO

che induce lo studioso, mai parco di aned- tecnologici ma rischia di venir meno l’udoti esplicativi, a raccontare: manità”. «Un medico riscontrò una L’opera offre una lettura interbroncopolmonite ad un padisciplinare della complessa teziente. La pronta diagnosi gamatica dell’ “Info Etica”, essa rantì all’ammalato una tempevuole essere una proiezione ristiva terapia e una rapida guaspetto a quello che sarà lo scerigione. L’equipe di specialisti nario comunicativo futuro sechiese al medico come avesse condo l’arcivescovo di Oristapotuto riscontrare la patologia no, il quale ribadisce con veesenza l’ausilio della radiogramenza crescente: “Occorre il fia. Il medico, tra lo stupore gerapporto umano e l’utilizzo nerale, rispose: “L’ho sempliceumano dei propri mezzi comumente visitato!”». “Questo per nicativi. Abbiamo abbondanza far capire - continua Sanna di mezzi ma povertà di significhe oggi disponiamo di sofisticati metodi cati, c’è bisogno di un supplemento di ani-

ma. Oggi l’uomo, e il comunicatore in specie, è visto esclusivamente come portatore di questa o quella ideologia”. Come districarsi dunque tra selva della comunicazione digitale, un universo surreale dove anche le scripta volant? Il volume corale offre, in spirito sussidiario, preziosi punti fermi per mezzo dei quali orientarsi nel dedalo dei nuovi media, raccogliendo il contributo di alcuni tra i maggiori esperti in materia. Se per Sanna l’idea di Informazione implica la Comunicazione attraverso la partecipazione e la comunità, Luca Bressan è concentrato sui risvolti antropologici e sociologici dell’evoluzione dei mezzi di comunicazione, mentre Giuseppe O. Longo riflette sull’effetto dei new media sulla strutturazione dell’identità dell’individuo e Antonio Spadaro S. J. sembra non sottovalutare le opportunità pastorali che gli strumenti del web possono offrire. Mons. Ignazio Sanna, in conclusione, sottolinea con decisione le feconde analogie tra la dimensione esistenziale di ricerca propria del cristiano e la tensione alla verità indice della Comunicazione autentica.


DomeNIca 4 Novembre 2012

IL PORTICO DI CAGLIARI

Università. La fondazione Anna Ruggiu ha proposto un convegno di grande attualità.

“Donne e rom, quando la società attua la più odiosa discriminazione” Nel 1995 la Conferenza di Pechino ha introdotto la nozione, ma la strada da fare resta molto lunga. Sono numerosi i Paesi europei totalmente privi di nomative al riguardo

Diritti dell’Uomo come discriminazione, anche se la legge di quei paesi li consentiva; perché spesso chi discrimina non se ne rende conto. “La stessa condizione di Rom è stata riconosciuta dalla Corte come qualcosa di soggettivo – ha sintetizzata Barbera - che si danno gli stessi appartenenti a un’etnia, e non risponde ad alcuno stereotipo”. “Noi abbiamo fatto una scelta di inclusione, in base alle normative europee – ha dichiarato Susanna Orrù, assessore comunale alle politiche sociali – il vecchio campo Rom non poteva rimanere in quelle condizioni, così ci siamo consultati con chi lo abitava e abbiamo trovato una soluzione, offrendo loro delle case e l’opportunità di vi-

vere in autonomia: sono tutti entusiasti e la frequenza scolastica dei bambini è migliorata tantissimo” . Ma c’è anche qualcosa che non va: “non è giusto che a volte delle donne rom siano costrette a sposarsi: il rispetto per la persona va oltre la cultura”. Si trovano casi di razzismo anche sui giornali, come spiega Eva Rizzin, ricercatrice e membro dell’associazione Articolo 3: “Noi monitoriamo i quotidiani, e quando troviamo frasi razziste, cerchiamo di chiedere una rettifica al giornale, ma se non la otteniamo valutiamo se fare un esposto all’Ordine dei Giornalisti”. I casi sono moltissimi: se l’autore di un crimine è Rom spesso il giornale non manca mai di farlo notare fin dal titolo, e alcune testate come Libero o Il Giornale hanno fatto di più, pubblicando articoli contro le etnie, con dei contenuti che riportano ai tempi del nazismo. “Se al posto dei rom i bersagli fossero gli ebrei come reagirebbero i lettori? – ha attaccato Rizzin - Per fortuna l’Ordine ha sempre sanzionato i casi di discriminazione più gravi e qualche volta la stessa stampa ha fatto un passo indietro, chiedendo scusa”. Il convegno è stato seguito da un pubblico molto attivo, e durante il dibattito è emersa soprattutto la necessità che tutti siano informati sulle leggi e i diritti fondamentali di ogni persona.

A volte non sono neanche casi reali: persone che non vogliono avere i Rom come vicini di casa si inventano queste cose. Però lo stereotipo ha una storia lunga e un immaginario anche letterario; pensi alla zingara di Victor Hugo e a Mangiafuoco del film di Pinocchio della Disney. L’elemento dell’attacco all’infanzia è fondamentale: quando si vuole colpire un popolo, una comunità, si dice che tratta male i bambini, seppure in modi diversi. Pensiamo, per esempio, a quello che si diceva in proposito degli ebrei o dei comunisti. Può spiegare ai nostri lettori cos’è uno stereotipo? Si tratta di una scorciatoia mentale che usiamo per riconoscere le situazioni. Se uno fosse entrato prima in quest’aula avrebbe capi-

to immediatamente di essere a un convegno, in base all’idea di convegno che aveva in testa. Lo stereotipo quindi ci serve per compiere un risparmio cognitivo: il guaio nasce quando si applicano gli stereotipi alle persone. Per esempio noi abbiamo bisogno di definire i Rom in negativo rispetto a noi: noi sempre civili e stanziali, loro sempre incivili e nomadi; consideriamo l’Europa la culla della civiltà, e tutto quello che è diverso non può essere civile. Non c’è solo la paura del diverso però, ma anche l’attrazione inconfessata verso un popolo che ha un valore di libertà e soprattutto una dimensione comunitaria che noi “civilizzati” abbiamo perso. Quindi cosa si può fare per sconfiggere il pregiudizio? I media ci bombardano di immagini negative dei Rom, si deve fare una campagna di informazione corretta, per conoscere davvero chi è diverso. Molte persone hanno degli stereotipi su qualcuno che in realtà non conoscono. Qualcuno potrebbe dire che lei difende i Rom perché è una di loro. In parte può essere anche vero perché come Rom uno si sente accusato in prima persona, ma si sente in dovere, come un non Rom, di portare avanti un discorso più ampio contro la discriminazione.

GIOVANNI LORENZO PORRÀ ISCRIMINATE DUE volte, perché donne e perché rom: è questa la discriminazione multipla, un problema a volte sottovalutato; è stato l’argomento del convegno “Donne Rom: discriminazioni multiple, azioni positive e politiche in Europa” a Cagliari alla facoltà di Scienze Politiche la scorsa settimana. Realizzato dalla fondazione Anna Ruggiu onlus, dall’associazione Opera Nomadi Sardegna e dal Centro studi di relazioni industriali dell’Università di Cagliari, ha soprattutto trattato la discriminazione dei Rom e Sinti in generale. “Non siamo facendo un convegno a favore dai Rom – ha chiarito Gianni Loy, docente di Diritto del lavoro e membro della Fondazione Anna Ruggiu – ma contro tutte le discriminazioni”; “La nozione di discriminazione multipla nasce ufficialmente nella Conferen-

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L’intervento dell’assessore Orrù al convegno.

za di Pechino del 1995 – ha spiegato Marzia Barbera, docente di Scienze Giuridiche all’Università di Brescia - in cui si esortò a combattere di più per i diritti delle donne; da allora molte cose sono cambiate, ma la situazione resta complessa e spesso i tribunali hanno difficoltà a definire i casi di discriminazione”. I Rom sono discriminati in molti modi: nella Repubblica Ceca vengono messi quasi tutti in scuole speciali perché in quelle normali sarebbero in difficoltà, in Slovenia in un quartiere abitato a maggioranza Rom i contatori dell’elettricità sono piazzati a sei metri di altezza, perché in quella zona ci sono stati molti furti: casi condannati dalla Corte Europea dei

“La paura del diverso porta a discriminare” Sabrina Tosi Cambini e il mito della “zingara rapitrice” G. L. P. AI DA BRAVO, SENNÒ le zingare ti portano via”: forse i più grandi ricordano che a volte le mamme usavano queste frase per far stare buoni i bambini; ma cosa c’è di vero? Sabrina Tosi Cambini, intervenuta durante il convegno “Donne e Rom” e docente di antropologia culturale a Verona, ha deciso di scriverci un libro: “La Zingara rapitrice: racconti, denunce, sentenze”. Lei ama definirsi una “rom invisibile”, perché appartiene a quell’etnia, ma non corrisponde al tipico stereotipo. Perché questo libro? L’idea viene prima di tutto dagli operatori sociali che lavorano nei campi Rom e Sinti da moltissimi anni: ci si chiedeva come mai le voci sui rapimenti fossero così diffuse, e quindi ho deciso di fare una ricerca. Che cosa ha scoperto? Ho analizzato una serie di casi dal 1985 al 2007 che rispondevano a

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questo stereotipo più tipico della zingara ladra di bambini; solo in sei casi su ventinove analizzati è stata aperta la procedura penale, nessuno è arrivato alla condanna per il fatto compiuto. Ci sono state delle condanne solo per tentato rapimento o sottrazione di minore, che è tutta un’altra cosa. In che senso? Se l’azione si è fermata prima, non si può essere sicuri che il rapimento sarebbe effettivamente avvenuto. Dove c’è stata un’analisi accurata dei fatti è arrivata l’assoluzione totale, dove non c’è stata si è arrivati alla condanna: la verità è che spesso gli strumenti di giustizia sono stati abusati. Per esempio nessuno va a vedere la motivazione, perché i Rom dovrebbero rapire i bambini; si dà per scontato che facciano queste cose. Ventinove casi in ventidue anni sono pochissimi: allora perché tanta gente crede ancora che i Rom rubino i bambini?

Il PortIco

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brevi NEL FINE SETTIMANA

Convegno responsabili ed educatori ACR Si svolge nel fine settimana a Donigala Fenugheddu, in provincia di Oristano, il convegno regionale responsabili ed educatori ACR sul tema “Da cinquant'anni ci mettiamo la faccia! Chiesa AC e Concilio”. I lavori prendono il via sabato alle 10.30 e si snodano tra celebrazione iniziale, saluti, introduzione e, dopo il pranzo, la relazione di mons. Arrigo Miglio, Arcivescovo di Cagliari, il successivo dibattito e le attività specifiche per settore Giovani e ACR fino all'ora di cena. Domenica 4 dopo le lodi, previste le attività con Paolo Reineri, Consigliere nazionale ACR e alle 12 la Messa presieduta dall'Arcivescovo di Oristano mons. Ignazio Sanna. Nel pomeriggio la ripresa dei lavori, e alle 16.30 i saluti e le partenze. INCONTRO IL 9 NOVEMBRE

Il dialogo possibile tra scienza e fede Il Comitato studentesco Young People Party, costituito per l’anno accademico 2011–2012, ha iniziato a promuovere, dalla scorsa primavera, dei seminari di approfondimento su temi di carattere umano e sociale, rivolti agli studenti universitari dell’Ateneo e ai giovani della Diocesi, con il patrocinio della Comunità Magnificat Dominum. Gli argomenti trattati hanno spaziato dalla conoscenza di sè e degli altri, all’importanza di riconoscersi in valori positivi, alla materia dei bisogni comuni ad ogni persona, suscitando molto interesse nei giovani che hanno partecipato e la curiosità di trattare altri temi nell’immediato presente. Consapevole dell’importanza del servizio prestato e incoraggiato dai riscontri positivi dell’iniziativa, il Comitato rinnova l’appuntamento il prossimo venerdì 9 novembre alle 17, presso la sala Maria Carta della Casa dello Studente di via Trentino. Il tema della serata sarà il possibile dialogo tra scienza e fede. L’approfondimento sarà guidato dall’ing. Gianluigi Diana, e da un’equipe della Comunità. Il seminario sarà intervallato da un momento di festa e dall’accompagnamento di un gruppo di giovani musicisti. La Comunità Magnificat Dominum, nata nel Rinnovamento nello Spirito, è un’associazione privata di fedeli laici di diritto diocesano, avente per scopo, tra gli altri, la promozione dello sviluppo umano integrale, soprattutto dei giovani, come recita lo Statuto costitutivo. Essa ha scelto di sostenere questa iniziativa per comunicare con i giovani, universitari e non, prestando un servizio vicino ai loro bisogni. Per informazioni mandare una mail a deboraasoni@yahoo.it.


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IL PORTICO DELLA DIOCESI

Il PortIco

brevi DAL 12 AL 16 NOVEMBRE

Esercizi spirituali per sacerdoti e diaconi Dal 12 al 16 Novembre il Vescovo della Diocesi di Alghero - Bosa, mons. Mauro Maria Morfino, ha organizzato gli Esercizi Spirituali per i sacerdoti ed i diaconi della Sardegna. La sede degli Esercizi è il Centro Pastorale di Montagnese ad Alghero e il costo giornaliero (pensione completa) è di € 50,00. Le adesioni dovranno essere comunicate alla Segreteria di Curia al numero 079.975209 dal lunedì al venerdì dalle ore 9.30 alle ore 12.30 (escluso il giovedì). Per informazioni tel. 334.1438822

Società. Il curatore del Dossier statistico immigrazione per la Sardegna commenta gli ultimi dati.

Migranti con un progetto preciso e buone capacità imprenditoriali

Sono aperte le iscrizioni ai corsi di arabo per adulti e per bambini, organizzati dal Centro Servizi Interculturali "Fairuz" in collaborazione con la MEM Mediateca del Mediterraneo. I corsi previsti per il 15 novembre, avranno la durata di 40 ore, strutturate in incontri settimanali di due ore ciascuno che si svolgeranno nei locali della MEM, Mediateca del Mediterraneo, in via Mameli a Cagliari.

N’IMMIGRAZIONE sempre più stabile, con un progetto di vita ben definito. E il ruolo dell’Isola nell’accoglienza, come laboratorio di dialogo e reciprocità. Raffaele Callia, curatore del Dossier Statistico Immigrazione per la Sardegna, commenta lo scenario descritto dal XXII rapporto realizzato dalla Caritas Italiana e dalla Fondazione Migrantes, presentato a Cagliari, in collaborazione con la Delegazione regionale Caritas e con la Caritas diocesana Partiamo dal titolo scelto per quest’ultimo rapporto: ‘Non sono numeri’ . Sembra quasi un paradosso per un dossier statistico, in realtà il titolo richiama il messaggio dello scorso gennaio di Papa Benedetto XVI, in occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato: i migranti non sono problemi da risolvere, ma persone. I numeri aiutano

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a capire più a fondo i fenomeni, e, talvolta, permettono alla politica di intraprendere iniziative mirate, che tengano conto della realtà, al di là di pregiudizi. Quali sono le tendenze più significative a livello nazionale? L’immigrazione nel nostro paese sta diventando sempre più stanziale: si arriva soprattutto per motivi di lavoro, a cui segue la richiesta di ricongiungimento. Si tratta di migranti con un progetto di vita ben preciso, radicato. Colpisce poi l’andamento del settore imprenditoriale straniero, in controtendenza rispetto a quello autoctono: molte imprese riescono non solo a restare a galla, ma anche ad andare avanti. Come si colloca la Sardegna nel

DAL 6 NOVEMBRE

La Caritas e Migrantes certificano i flussi migratori

magnino che si svolgerà nel Centro comunale Exmà con una sezione nel Liceo Dettori. Conferenze, incontri, laboratori interattivi e mostre per sei giorni di appuntamenti con la fisica, la chimica, le scienze naturali, la matematica, e varie attività per coinvolgere grandi e piccini, scuole e famiglie, ricercatori e semplici cittadini.

anche in professioni più qualificate, soprattutto operatori sanitari e infermieri, o in settori tradizionali, come quello agricolo (soprattutto lavoratori stagionali), dell’edilizia, dei trasporti. Per quanto riguarda la Sardegna, i dati provvisori dell’Istat (aggiornati al 26 luglio 2012) rilevano che la popolazione totale residente nell’Isola alla fine del 2011 era di 1.674.927 persone: in un anno si è registrata, nonostante l’afflusso degli immigrati, una diminuzione di 484 unità, un dato in netta controtendenza rispetto allo scenario degli ultimi anni. Gli immigrati si concentrano nelle province di Cagliari e Olbia, che coprono

La copertina del Dossier Immigrazione. Nella foto piccola, Raffaele Callia.

“Non sono numeri”, il dossier Immigrazione

Dal 6 all'11 novembre sono oltre ottanta gli appuntamenti in programma per la quinta edizione del Cagliari FestivalScienza, organizzato dal comitato Scienza Società Scienza presieduto da Carla Ro-

circa i 2/3 di tutta la presenza straniera nell’Isola. I più numerosi sono i romeni (circa un quarto di tutta la popolazione immigrata), per oltre la metà donne. Insieme alle altre collettività provenienti dal continente europeo (ucraina, tedesca, polacca), essi costituiscono più della metà dei cittadini stranieri presenti in Sardegna. In particolare, la componente romena, insieme a quella ucraina, si caratterizza per l’impiego nelle collaborazioni domestiche, rispondendo a una richiesta che non viene soddisfatta dalle risorse locali. Seguono le collettività africane (soprattutto Marocco e Senegal), e quelle asiatiche (soprattutto cinese e filippina). Nonostante le difficoltà che affliggono soprattutto il comparto industriale, l’iscrizione degli assicurati nati all’estero all’Inail è cresciuto: 26.691 (il 5,6% di tutti i lavoratori assicurati dall’Inail in Sardegna nel corso del 2011), per lo più lavoratori di origine romena, impegnati nel settore edilizio, nella provincia di Sassari. Inoltre, il capoluogo è il territorio da cui parte la maggior parte di rimesse per l’estero: circa 29milioni di euro inviati dal cagliaritano, poco meno della metà dei 64.800.000 milioni di rimesse complessive mandate dall’Isola nel 2011.

MARIA CHIARA CUGUSI

Il progetto prevede l´organizzazione di corsi di lingua araba a diversi livelli, per adulti, per appassionati e per operatori culturali; corsi di alfabetizzazione e di valorizzazione della lingua e della cultura araba per bambini, figli di immigrati di provenienza araba o figli di coppie miste.

“Cagliari FestivalScienza”

nuovo scenario? Per la prima volta da diversi anni il nostro bilancio demografico è in stallo: il saldo migratorio non è riuscito a compensare quello naturale, negativo di circa duemila unità. Ciò nonostante, l’apporto degli immigrati garantisce risorse giovani, adatte a certi tipi di lavori e disposte a una flessibilità contrattuale. Inoltre, il numero dei nati all’estero assicurati presso l’Inail è cresciuto: continua ad esserci una richiesta di lavoro che viene soddisfatta dalla presenza straniera. Va sottolineato anche che le piccolemedie imprese artigiane con titolare o soci stranieri non fanno registrare nessuna flessione: immigrati che già nel loro paese di origine eser-

citavano una professione autonoma e che, con il loro bagaglio di conoscenze e la loro capacità gestionale, offrono un buon esempio anche a noi sardi. Quale sarà il futuro dell’accoglienza? Il destino dei profughi è incerto, legato alla capacità delle politiche governative di tracciare un percorso ‘cuscinetto’, che eviti di cadere nell’irregolarità. Qui, si inserisce l’impegno della Chiesa, con un compito di denuncia là dove c’è un’incapacità delle istituzioni a dare risposte. Il futuro è legato alle tendenze geopolitiche, in particolare del Nord Africa, dove il clima è tutt’altro che sereno. La Sardegna ha dato prove positive di accoglienza e proprio i numeri contenuti (quart’ultimo posto delle regioni italiane per presenza straniera) possono consentire la costruzione di condivisione e dialogo su basi più solide. A che punto siamo in tema di diritti? Il primo passo indispensabile è la cittadinanza; tuttavia, le attenzioni della politica si sono spostate su altri fronti, rispetto alla proposta di legge portata avanti dalla campagna ‘l’Italia sono anch’io’. Di fronte ai ritardi legislativi, è cresciuta una certa sensibilità tra l’opinione pubblica: alcune indagini recenti dell’Istat lo dimostrano, e questo ci fa capire come gli italiani siano disposti ad accettare questi compagni di viaggio come fratelli.

Raffaele Callia commenta numeri e profilo dei nuovi immigrati in Sardegna: “Futuro legato a tendenze geopolitiche, in particolare del Nord Africa: la nostra Isola ha dato buone prove”

MEDIATECA DEL MEDITERRANEO

Corsi di arabo per adulti e bambini

DOMENICA 4 Novembre 2012

M. C. C. A CRISI ECONOMICA non colpisce gli immigrati, che continuano ad arrivare in Italia soprattutto per motivi di lavoro. Inoltre, per la prima volta, la popolazione dell’Isola non è cresciuta, nonostante l’apporto della componente straniera. Sono alcuni dei dati del Dossier Statistico Immigrazione 2012, ‘Non sono numeri’, realizzato dalla Caritas Italiana e dalla Fondazione Migrantes. Sono circa 215 milioni le persone che vivono e lavorano in un paese diverso da quello di origine. Di questi, più di 42miloni di migranti sono stati costretti a fuggire dalla loro terra, tra cui 15 milioni di rifugiati, con 876mila richiedenti asilo. In Italia, nel 2011 sono state oltre 37mila le domande d’asilo (il 4,3% del totale). Gli immigrati presenti regolarmente nel nostro paese sono 5.011.000 (appena

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43mila in più rispetto alla presenza complessiva stimata un anno prima), circa 39mila in Sardegna. Cifre che superano quelle ufficiali dell’Istat, secondo cui si contano 3.769.518 immigrati in Italia, 22.276 nell’Isola. “Una discrepanza che colpisce - sottolinea Don Marco Lai, direttore della Caritas di Cagliari -, perché nasce dal ‘sommerso’ di presenza irregolare, di chi non si iscrive all’anagrafe, dei minori che stanno a carico dei genitori o dei migranti che attendono il rinnovo del permesso di soggiorno”. Nel corso del 2011, mentre gli occupati nati in Italia sono diminuiti di 75mila unità, quelli nati all’estero sono aumentati di 170mila. Attualmente, sono circa 2,5 milioni i lavoratori stranieri (un decimo dell’occupazione totale): trovano impiego in settori per lo più trascurati dagli italiani, come quello delle collaborazioni domestiche, l’industriale e l’operaio, ma


DomeNIca 4 Novembre 2012

IL PORTICO DELLA DIOCESI

Lutto nel clero. E’ scomparso padre Natalino Spaccapelo, guidò la Teologica fino al 2000.

Scrittore e promotore vocazionale, uomo di cultura e di fede sincera Proseguì sulla linea di sviluppo tracciata dai padri Burroni e Mosso. I gesuiti lo ricordano come un sacerdote buono e appassionato I. P. ER SEI ANNI ha guidato la Facoltà Teologica della Sardegna. Padre Natalino Spaccapelo è scomparso lo scorso 22 ottobre. Nato a Roma nel Natale del 1939 era entrato novizio tra i Gesuiti nel dicembre del 1961, con studi in filosofia a Gallarate e in teologia alla Gregoriana. Il 31 maggio del 1969 era stato ordinato presbitero e destinato all'insegnamento di epistemologia a Gallarate, dove ha svolto anche il ruolo di padre spirituale dei filosofi. In Sardegna arriva nel 1977 dove resterà fino al 2000. “Padre Spaccapelo - dice l'attuale preside della facoltà Teologica, padre Maurizio Teani - ha proseguito la linea di sviluppo avviata dai padri Burroni e Mosso. Merita innanzitutto ricordare il suo impegno per la promozione di iniziative culturali di alto valore scientifico, anche in collaborazione con altre istituzioni accademiche. Non si deve poi

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L’esterno della facoltà Teologica; sotto padre Natalino Spaccapelo.

dimenticare come sia stato lui a condurre a buon fine l'iter, lungo e laborioso, per il riconoscimento della personalità giuridica della Facoltà Teologica. In seguito al raggiungimento di questo obiettivo, ha proceduto alla riorganizzazione amministrativa della Facoltà stessa”. Negli anni di permanenza a Cagliari, oltre all'impegno in Facoltà, padre Spaccapelo ha portato avanti il suo servizio anche alla residenza di San Michele, dove ha fatto da assistente alle Comunità CVX, gui-

dando anche i corsi di Esercizi spirituali. Dal 1979 al 1984 ha diretto il Centro di Orientamento Vocazionale a Flumini di Quartu. Dal 1984 al 1992 ha insegnato filosofia e teologia in Facoltà, diventando anche padre spirituale degli alunni dal 1982. Di lui si ricorda l'attività di scrittore e promotore vocazionale. Ma il suo impegno in Facoltà diventa sempre più importante con la vice presidenza dal 1992 al 1994 e da quell'anno fino al 2000 la presidenza, pur mantenendo gli insegnamenti di

filosofia e teologia. Nel 2001, dopo un anno sabbatico, viene inviato al Pontificio Istituto Orientale di Roma, dove insegnerà teologia dogmatica e patrologia, assumendo la direzione della collana opere di B. Lonergan. Dal 2002 al 2009 insegna ancora Dogmatica alla Gregoriana (ma anche Filosofia dal 2006) conservando però l'insegnamento al Pontificio Istituto Orientale di Roma. Nel 2009 si trasferisce alla Residenza del Gesù di Roma dove continua le pubblicazioni dell'opera di Lonergan insegnando patristica all'Augustinianum. Le condizioni di salute a fine estate lo costringono ad un ricovero ma gli è fatale un infarto lo scorso 22 ottobre. Di lui i gesuiti parlano di un uomo generoso e appassionato nell'insegnamento che da sempre ha contraddistinto tutta la sua vita. La filosofia e la teologia, insieme allo studio dei Padri della Chiesa, sono sempre stati fonte di ricerche e di pubblicazioni. Il 22 novembre prossimo nella Chiesa di Cristo Re alle 18 la comunità dei Padri Gesuiti e le persone che l'hanno conosciuto in Sardegna si ritroveranno per una celebrazione Eucaristica, nel trigesimo dalla scomparsa. Sarà un'ulteriore occasione per ringraziare Dio Padre per il dono di un uomo come padre Natalino Spaccapelo.

Il PortIco

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brevi GIOVANI

“Io sono leggenda. Crea il tuo eroe” È partito il progetto “Io sono leggenda. Crea il tuo eroe tra libri, fumetti e role-playing”, percorso di promozione della lettura e del fumetto che coinvolgerà cinquecento adolescenti, dai 14 ai 17 anni,

attraverso storie, immagini, musiche e role-playing sulla figura dell'eroe. Partecipano quarantuno classi di sedici scuole superiori delle otto province dell'isola. Per informazioni e chiarimenti sul progetto rivolgersi a Cooperativa e Libreria per Ragazzi Tuttestorie tel. 070/659290.

PINACOTECA NAZIONALE

I punti di vista e le vedute di città Nei locali della Pinacoteca Nazionale, in piazza Arsenale, a Cagliari, è visitabile la mostra: “I punti di vista e le vedute di città dal XIII al XX secolo”. L'esposizione itinerante raccoglie in un unico progetto grafico una sintesi delle ricerche e le riproduzioni delle vedute di città italiane ed

Rio di San Girolamo, un triste anniversario La messa in suffragio ha richiamato tutti alla responsabilità FRANCESCO FURCAS OPO UN’ESTATE particolarmente calda e avara di pioggia, le prime precipitazioni autunnali generalmente concedono sollievo tanto alla terra quanto alle persone. Per gli abitanti della fascia costiera di Capoterra, invece, le nuvole grigie costituiscono pericolo e portano immediatamente le menti all’ottobre di 4 anni fa, quando una spropositata quantità d’acqua si riversò sulle loro abitazioni lasciando devastazione e sgomento e strappando alla vita 4 persone. In concomitanza con l’anniversario di quella tragedia è giunta la notizia che il Tribunale di Cagliari ha

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rinviato a giudizio a vario titolo tutti gli 8 indagati, tra amministratori, funzionari e tecnici, per le vittime e i danni provocati dall’alluvione. Tra qualche mese – ma i tempi della giustizia, si sa, sono più incerti del clima – forse saranno attribuite colpe e responsabilità e decretate condanne, si sprecheranno parole e riflessioni sul come e perché questo sia potuto accadere, si cercherà di spiegare che fenomeni di questa portata sono imprevedibili e che, quindi, poco o niente si può fare per evitare un nuovo disastro. E, infatti, poco o niente è stato fatto in questi anni, se non sopralluoghi e riunioni, perizie e assemblee per capire come intervenire in caso di nuove alluvioni. Poco si sa delle opere di messa in sicurezza del rio San Girolamo, causa principale dell’inondazione, della manutenzione di scarichi e canali di deflusso delle acque, del totale ripristino dei ponti che collegano Poggio dei Pini, lottizzazione duramente colpita dalla violenza delle piogge. Lo dicono gli abitanti delle frazioni, impotenti di fronte alla natura, ma

Don Battista davanti alla lapide che ricorda i morti nell’alluvione.

determinati a chiedere conto a chi, con imperizia e disinteresse, 4 anni fa è stato artefice di quella sciagura e oggi non si cura di fare in modo che l’emergenza non si rinnovi. Lo dicono le precipitazioni dei giorni scorsi che, sebbene non abbondanti, hanno provocato allagamenti e disagi. Questo conferma, allora, come all’origine di tutto ci siano scelte umane, sbagliate prima e non fatte dopo.

Contro queste mancanze ha puntato il dito nei giorni scorsi anche il parroco di Frutti d’Oro, don Battista Melis, durante la messa in suffragio delle vittime dell’alluvione del 2008 celebrata a Su Loi, richiamando tutti a una maggiore attenzione verso una comunità che si sente trascurata e vive con apprensione anche i fenomeni meteorologici di lieve entità. Un momento di preghiera culminato con l’omaggio floreale alla lapide posta a memoria dei morti di quel triste 22 ottobre da parte dei bambini della parrocchia, volutamente coinvolti affinché resti vivo anche in loro il ricordo e comprendano come comportamenti irresponsabili e irrispettosi tanto delle persone quanto dell’ambiente che ci circonda possano generare danni e perdite di tale portata.

europee che l'Associazione Storia della Città (Centro internazionale di studi per la storia della città. Fonti d'archivio e patrimonio storico ambientale) intende diffondere presso gli studiosi e gli studenti delle sedi universitarie delle città ospitanti. Tra le tante vedute di città in mostra vi è quella di Cagliari, collocata tra le rappresentazioni del XVI secolo

IN QUATTRO PAESI

Nuovi parroci nominati in Diocesi Domenica scorsa don Mario Montis ha iniziato il suo ministero come parroco di San Sperate. Mercoledì scorso, don Gianfranco Zuncheddu ha iniziato il suo ministero come parroco di Guamaggiore, e don Nicola Ruggeri ha cominciato il suo ministero come parroco di Senorbì. Domenica alle 10 don Angelo Cardia inizierà il suo ministero come parroco di Villanovatulo.


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IL PORTICO DEI PAESI TUOI

Il PortIco

brevi

DomeNIca 4 Novembre 2012

San Pietro di Sorres. la proposta di quattro momenti per studiare musica e spiritualità.

SERRAMANNA

In festa per San Leonardo Inizieranno il 5 novembre 2012 i festeggiamenti del patrono di Serramanna, San Leonardo, protettore dei prigionieri e delle donne incinta. Un programma ricco e fitto d'appuntamenti che dureranno ben sette giorni, sino all'11 novembre. Scenario di tutta la kermesse sarà la piazza del Popolo, centrale nel paese, e adiacente alla chiesa di San Leonardo. Il programma prevede lunedì 5 novembre alle18 l'inaugurazione della mostra di pittura e scultura al Monte Granatico. Martedì 6 alle 17 la Santa messa. A seguire processione e, al rientro, "Su cumbidu" nel salone parrocchiale. Si esibiranno nel sagrato della Chiesa i gruppi folk, accompagnati da launeddas e organetto. Mercoledì 7 nel pomeriggio i giochi per i bambini, gli artisti di strada, il torneo di calcio balilla e tennis da tavolo mentre alle 17.30 la Santa Messa, alle 21 Islasound, con alcuni dj set. Giovedì 8 alle 17.30 la Santa Messa mentre alle 20.30 Fabio Canu in concerto. Aprono i gruppi gli Hospice e David Bulls. Venerdì 9 alle 17,30 la Santa Messa e alle 20.30 è in programma la Corrida "Dilettanti allo sbaraglio" presentata da Isidoro, Carlo & Lillo. Verranno accompagnati dalla banda musicale G. Verdi di Serramanna. Al termine ricchi premi per tutti i partecipanti. Sabato 10 alle 15 “Giogusu antigusu” con la collaborazione del gruppo “Frades” alle 17.30 la Santa Messa mentre domenica 11 alle 08 - 09,30 e 11.15 Santa Messa, alle 15.30 lo spettacolo artisti di strada, e infine alle 20,30 esibizione di alcuni gruppi musicali. I festeggiamenti saranno preceduti sabato da un concerto nella parrocchiale di San Leonardo “Requiem” di Frigyes Hidas per Soli, Coromisto e Banda Musicale in memoria dei caduti in guerra a cura dell’associazione “Stanislao Silesu “ di Samassi.

Il fascino antico e sempre nuovo dell’autentico Canto Gregoriano Il Concilio Vaticano II lo definì “il canto proprio della liturgia romana”. Una ricchezza spirituale a cui si può attingere continuamente, anche dopo tantissimi secoli ANGELO ROSSO

a ricorrenza del 50° anniversario dell’inaugurazione del Concilio Vaticano II costituisce, per tutte le comunità ecclesiali, una preziosa occasione per verificare e riflettere meglio su quanto affermava papa Paolo VI, a proposito del Concilio: momento per la Chiesa per prendere coscienza della propria vocazione-missione e per rinnovare la sua proposta pedagogica, una vera partecipazione alla grande scuola alla quale Giovanni XXIII non aveva chiamato solo i suoi vescovi, ma tutti i suoi membri. Dopo 50 anni ci si interroga se questa scuola abbia formato i suoi discepoli, abbia insegnato un nuovo metodo pedagogico. Ma è opportuno ricordare, in primis, che il Concilio Vaticano II costituisce tuttora una grande, straordinaria grazia concessa da Dio alla sua Chiesa, e per mezzo di essa dell’intera umanità. Nella memoria corale di questo evento, è bene che riflettano quanti avvertono il senso profondo della ministerialità del canto e della musica liturgica. Riprendano in mano il primo documento conciliare Sacrosanctum concilium, dedicato alla sacra liturgia, al fine di poter interpretare sempre meglio i veri intendimenti della Chiesa verso la musica liturgica. Non sarà difficile constatare che

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l’itinerario liturgico musicale che promana dalla prima costituzione conciliare segue una nuova pedagogia ecclesiale con delle finalità piuttosto evidenti: incrementare la vita cristiana di tutti i fedeli con la partecipazione attiva soprattutto alla Messa; favorire la formazione liturgica dei singoli credenti; rinnovare ciò che deve essere rinnovato ma senza intaccare ciò che è perenne e permanente nel culto cristiano, come il canto; adattare ciò che è possibile adattare alle mutate esigenza rituali della liturgia . Il canto gregoriano viene riconfermato dal Concilio Vaticano II come “il canto proprio della liturgia romana”, considerandolo la più alta espressione di preghiera cultuale. Per questo motivo, pur essendo un canto antico, la pedagogia conciliare ci dice che è opportuno adeguarlo alle mutate esigenze della liturgia rinnovata. E

AIUTIAMO LA CARITAS La Caritas ha attivi due conti correnti per raccogliere fondi a favore dei numerosi servizi che porta avanti. Per partecipare alla sottoscrizione: Banca Prossima: c.c.b. 1000/00001263 intestato Caritas Diocesana Cagliari via mons. Cogoni, 9 09121 Cagliari. IBAN - IT26 P033 5901 6001 0000 0001 263 Bancoposta: Conto n. 000016211096 Intestato Caritas Diocesana Cagliari Via mons. Cogoni 9 09121 Cagliari. IBAN - IT 74 E 07601 04800 000016211096 Indicando come causale: Sostegno alla Caritas.

ciò a causa del profondo nesso inestricabile che esiste in questo repertorio millenario tra la Parola divina e la musica. Perciò debbono esserci nelle assemblee liturgiche gruppi di cantori preparati che mettono la loro dote vocale e il loro talento musicale al servizio della celebrazione sacra compiendo un vero ministero liturgico. La pedagogia conciliare esige da questi gruppi di cantori, o Scholae cantorum, una buona conoscenza della liturgia. e della musica poiché debbono essere capaci di esprimere una musicalità elaborata che è propria, nel repertorio gregoriano, dei canti semplici e processionali (antifona, inno, introito e comunione) e di altri, ancora più difficili e più ornati (responsorio, graduale, alleluia, offertorio). Ci sono poi i Salmi che apparentemente sembrerebbero i più facili. In verità essi sono dei recitativi con piccole inflessioni di voce, una

forma di cantillazione (cantillatio), ove la parola ha una preponderanza sulla musica, quest’ultima, secondo sant’Agostino, dovendo svolgere un ruolo regolatore e di rivestimento solenne. Una specie di declamazione a mezza strada tra il dire e il cantare, il cui scopo non è quello di ornare il testo, ma di amplificare la Parola. Il materiale musicale è piuttosto esiguo, ma costituisce una raffinata stilizzazione del flusso parlato che possiamo assimilare all’insegnamento orale di un’assemblea nella quale, un tempo, i fedeli non avevano la capacità di leggere. Questa cantillatio conferisce luminosità alle parole. Il suo risuonare in uno spazio evoca un altro mondo generando quella ieraticità propria degli atti liturgici. Anche per i cantori più preparati, cantare i salmi quasi recitati è il banco di prova più arduo. Dunque studio dei canti semplici e processionali (antifona, inno, introito e comunione), dei canti complessi, in modo particolare quelli interlezionali (graduale, tratto e alleluia), della salmodia secondo la dinamica della cantillatio. Questo repertorio costituisce l’unità di base del canto liturgico proprio della Chiesa romana. L’assemblea risponde agli interventi del celebrante; poco a poco elabora un proprio repertorio popolare composto dai canti dell’Ordinario della messa (Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus/Benedictus, Agnus Dei), dagli inni e da alcuni canti processionali poco ornati. Negli incontri “gregoriani” di San Pietro di Sorres (quattro all’anno), quanti intendono partecipare, troveranno modo di assimilare tutta la ricchezza spirituale che è contenuta nel canto gregoriano. Repertorio che il Concilio Vaticano II, con la sua alta pedagogia, ritiene canto liturgico per eccellenza.


IL PORTICO DELL’ANIMA

DomeNIca 4 Novembre 2012

Chiesa. Una sintesi del Messaggio finale del Sinodo sulla nuova evangelizzazione.

“La Chiesa è casa accogliente per tutti, da essa parte il dialogo con la società”

comportano, devono essere opportunità di evangelizzazione: perché non si tratta di trovare nuove strategie come se il Vangelo fosse da diffondere come un prodotto di mercato, ma di riscoprire i modi con cui le persone si accostano a Gesù". "Il messaggio guarda alla famiglia come luogo naturale dell'evangelizzazione e ribadisce che essa va sostenuta dalla Chiesa, dalla politica e dalla società. All'interno della famiglia, si sottolinea il ruolo speciale delle donne e si ricorda la situazione dolorosa dei divorziati e risposati: pur nella riconfermata disciplina circa l'accesso ai sacramenti, si ribadisce che essi non sono abbandonati dal Signore e che la Chiesa è casa accogliente per tutti. Il messaggio cita anche la vita consacrata, testimone del senso ultraterreno dell'esistenza umana, e le parrocchie come centri di evangelizzazione; ricorda l'importanza della formazione permanente per i sacer-

doti e i religiosi ed invita i laici (movimenti e nuove realtà ecclesiali) ad evangelizzare restando in comunione con la Chiesa. La nuova evangelizzazione trova un'auspicabile cooperazione con le altre Chiese e comunità ecclesiali, anch'esse mosse dallo stesso spirito di annuncio del Vangelo. Particolare attenzione viene rivolta ai giovani in una prospettiva di ascolto e dialogo per riscattare, e non mortificare, il loro entusiasmo. "Poi, il messaggio guarda al dialogo declinato in vari modi: con la cultura, che ha bisogno di una nuova alleanza tra fede e ragione; con l'educazione; con la scienza che, quando non chiude l'uomo nel materialismo diventa un'alleata nell'umanizzazione della vita; con l'arte, con il mondo dell'economia e del lavoro; con i malati e i sofferenti, con la politica, alla quale si chiede un impegno disinteressato e trasparente del bene comune, con le altre religioni. In particolare, il Sinodo ribadisce che il dialogo interreligioso contribuisce alla pace, rifiuta il fondamentalismo e denuncia la violenza contro i credenti. Il messaggio ricorda le possibilità offerte dall'Anno della Fede, dalla memoria del Concilio Vaticano II e dal Catechismo della Chiesa cattolica. Infine indica due espressioni della vita di fede, particolarmente significative per la nuova evangelizzazione: la contemplazione, dove il silenzio permette di accogliere al meglio la Parola di Dio, e il servizio ai poveri, nell'ottica di riconoscere Cristo nei loro volti".

soprattutto dal fatto che la sua origine non è certo israelitica, ma è uno straniero, un hittita. Uno straniero che si comporta in modo irreprensibile e che rifiuta di 'rilassarsi' con la propria moglie per rispetto dei commilitoni schierati sul fronte di guerra. Un altro intoppo non preso in considerazione dal re! L'onestà di Uria lo mette in imbarazzo. L'ennesima astuzia regale per indurre il soldato al rapporto sessuale con Betsabea è ubriacarlo e farlo condurre nel letto coniugale. L'ironia del racconto oppone le trame del re alla rettitudine del soldato, la volontà di coprire un misfatto al desiderio di essere conforme agli altri commilitoni. La soluzione scelta da Davide è quella

estrema: far morire il soldato in battaglia durante una mischia per legittimare la conduzione della moglie presso la corte, rendendosi falsamente paladino della giustizia. Il re non sembra percepire la malvagità del proprio piano, evidenziando lo straripante accentramento del potere su se stesso a scapito di qualsiasi valore etico e sociale. La figura e la vicenda di Uria sono elementi emblematici per la verifica del potere a servizio della comunità e non come paravento per piani personali. La parabola della pecorella rubata dal ricco al povero (12,1ss.) suggerisce il giudizio inappellabile sui due protagonisti.

I Vescovi guardano alla famiglia come luogo dell’evangelizzazione e ribadiscono che essa deve essere sostenuta dalla Chiesa, dalla politica e da tutta la società I. P.

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I SEGUITO RIPORTIAMO una

sintesi del messaggio conclusivo della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (7-28 ottobre 2012) sul tema: "La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana". "In apertura del documento, i vescovi richiamano il passo evangelico di Giovanni che narra l'incontro di Gesù con la samaritana al pozzo: è immagine dell'uomo contemporaneo con un'anfora vuota, che ha sete e nostalgia di Dio, e al quale la Chiesa deve andare incontro per rendergli presente il Signore. E come la samaritana, che incontra Gesù non può fare a meno di diventare testimone dell'annuncio di salvezza e speranza del Vangelo". "Guardando nello specifico al contesto della nuova evangelizzazione, il Sinodo richiama quindi la necessità di ravvivare una fede che rischia di oscurarsi nei contesti culturali attuali, anche di fronte all'indebolimento della fede in molti battezza-

La presentazione del messaggio del Sinodo sulla nuova evangelizzazione.

ti. L'incontro con il Signore, che rivela Dio come amore, può avvenire solo nella Chiesa, come forma di comunità accogliente ed esperienza di comunione; da qui, poi, i cristiani ne diventano testimoni anche in altri luoghi. Tuttavia, la Chiesa ribadisce che per evangelizzare bisogna essere innanzitutto evangelizzati e lancia un appello - a cominciare da se stessa - alla conversione perché le debolezze dei discepoli di Gesù pesano sulla credibilità della missione. Consapevoli del fatto che il Signore è la guida della storia e quindi che il male non avrà l'ultima parola, i vescovi invitano poi i cristiani a vincere la paura con la fede ed a guardare al mondo con sereno coraggio perché, sebbene pieno di contraddizioni e di sfide, esso resta pur sempre il mondo che Dio ama. Niente pessimismo, dunque: globalizzazione, secolarizzazione e nuovi scenari della società, migrazioni, pur con la difficoltà e le sofferenze che

PERSONAGGI DELLA BIBBIA

Uria, l’ittita di MICHELE ANTONIO CORONA

opo l'acclamazione di Davide a re di Israele e Giuda (2Sam 5,1ss.), dopo l'introduzione solenne dell'arca a Gerusalemme (6,1ss.), dopo la profezia di Natan (7,1ss.) e la descrizione della florida politica estera del regno (8,1ss), la figura sublime del re Davide incappa in un grosso scivolone. 2Sam 11 inizia in modo molto ironico nei confronti del re: 'Al cominciar dell'anno, nel tempo in cui i re sono soliti fare le spedizioni militari, Davide mandò Yoab… Intanto, Davide passeggiava sulla terrazza della reggia, quando vide dall'alto una donna che si lavava' (11,1-2). Mentre il generale e l'esercito sono in guerra per rafforzare i confini del regno, Davide non fa altro che passeggiare nella propria terrazza. Un abisso di comportamento tra il giovane fromboliere di 1Sam 17 e il re: dal coraggio all'ozio, dalla fiducia in

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Dio alla bramosia adulterina. Il racconto è talmente veloce da lasciare senza fiato. A Davide piace quella donna intenta nella sua purificazione rituale, al punto che, pur sapendo del suo stato di moglie di un soldato, la manda a prendere e giace con lei. Sicuramente Davide non si aspettava che quella 'scappatella' producesse l'imprevisto di una gravidanza, prontamente rivelatagli dalla donna. Il re teme che la propria figura mitica possa essere intaccata dalla tresca sessuale e decide di richiamare a Gerusalemme l'ignaro marito. Il progetto è quello di indurre Uria a stare con Betsabea, in modo da attribuire ad esso la nascita del bambino. 'Scendi a casa tua e purificati per stare con tua moglie', dice Davide al giovane soldato. Uria è mostrato come un uomo integerrimo e molto sensibile alla causa dei propri compagni. Il paradosso è rappresentato

Il PortIco

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detto tra noi Amore con la data di scadenza: dura tre anni di D. TORE RUGGIU

Il primo anno si acquistano i mobili, il secondo anno si cambia la loro disposizione, il terzo anno ci si lancia i mobili addosso. È il contenuto di un recente sceneggiato. Simpatico se non fosse drammaticamente vero. Gli esperti concordano che , la crisi delle coppie, esplode intorno al 15° anno insieme. Comunque litigare, anche tra coniugi, costa parecchio. Il costo minimo, tra separazione e divorzio, si aggira intorno ai 5/6 mila euro. Alla base, c'è una incapacità di vedere l'altro e accettarlo con pregi e difetti, a parte i casi estremi. Il dato gravissimo: non c'è mai rispetto per i bambini che sono le vere vittime. E questo è il vero dramma. Siamo, purtroppo, diventati una società dell'usa e getta anche in quelli che dovrebbero essere i suoi comparti più “sacri”, come la famiglia. Una maniera di concepire la vita solo nella sua dimensione goliardica e godereccia, la pretesa di una libertà sfrenata che non ammette di dover soffrire, lottare e conquistare insieme, il relativismo etico che caratterizza i comportamenti, bombardano la famiglia così come Dio l'ha ideata. Con la conseguenza che la famiglia, facilmente crolla. C'è, in fondo, una miseria culturale: manca la capacità di amarsi che significa dimenticare se stessi per l'altro/l'altra. Amare, cioè, è donarsi e, per dirla evangelicamente, è amarsi senza misura e senza condizioni. Questo è poesia o illusione? No, è la strada per la felicità! Riuscire a donarsi e amarsi senza misura e condizioni è il modello di perfezione ideale al quale si ha il dovere di tendere, senza mai stancarsi e senza scoraggiarsi per gli insuccessi e le fragilità. Siamo ben lontani da questo e, di conseguenza, il numero delle persone stressate e infelici è in aumento. Se tanto mi dà tanto, non sarà il caso di tornare sulla vecchia strada? Ma perché abbiamo abbandonato la strada sicura per incrociare sentieri pericolosi? Le conseguenze sono tante: alcuni ricorrono a gesti di disperazione estrema (suicidio o uccisione del partner che lascia e tradisce). La maggior parte arriva a condizioni di difficoltà economiche, talvolta di vera e propria povertà (assegni di mantenimento, affitti, spese di avvocati etc.), mentre, prima della rottura del vincolo coniugale, vivevano decentemente. Ma, soprattutto, ci sono i figli, vere vittime della distruzione della famiglia, spesso trattati come pacchi postali (un girono con la mamma, l'altro col papà, l'altro ancora con i nonni….per non parlare dei nuovi “compagni/compagne” di mamma e papà, dei figli dei compagni…..). E le reazioni psicologiche dei bambini e ragazzi, chi le può quantificare e codificare esattamente? Quali saranno le conseguenze nel corso della loro vita? La questione delle separazioni e divorzi è veramente una cosa seria! Non si possono far passare questi istituti come “conquiste sociali” o segni di modernità. Diciamo, senza peli sulla lingua che si tratta di veri e propri fallimenti, di drammi personali e sociali. E bisogna correre ai ripari prima che sia troppo tardi.


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IL PORTICO DELLA DIOCESI

Il PortIco

Personaggi. A Monserrato nei giorni scorsi mons. Ntamwama, vescovo di Gitega.

“La porpora ad un vescovo africano è un regalo per tutto il Continente” R. C. GRAZIE AD UNA giovane addetta all'assistenza domiciliare del Burundi che è nato uno straordinario rapporto tra Monserrato e la diocesi di Gitega. Bernardette, questo il nome della giovane, vive e lavora a Monserrato da quattro anni e oramai è conosciuta da molti, anche dal sindaco Gianni Argiolas che, nei giorni scorsi, ha formalmente invitato il vescovo monsignor Simone Ntamwama, presente in Italia per il Sinodo dei Vescovi. “Il rapporto è nato grazie alla giovane cristiana che è qui - ha detto mons. Ntamwana - e credo di aver trovato una comunità quella di Monserrato, in particolare con quella di San Giovanni Battista de La Salle, tanta gente attenta alle esigenze del nostra realtà”. Il Burundi vive un periodo di relativa tranquillità, dopo gli scontri etnici che hanno insanguinato il Paese, provocando migliaia di vittime. In quest'opera di rappacificazione un ruolo importante l'ha avuto la Chiesa. “In effetti il 90% della popolazione è cristiana di diverse confessioni, ma la prevalente è quella cattolica - afferma mons. Ntamwama - e la Chiesa si è impegnata con i suoi pastori e i consacrati a dare speranza di pace. Nella mia Diocesi è sorto un centro che si chiama “Vita nuova per la riconciliazione” e che da assistenza alle persone in gravi difficoltà, specie minori orfani”. A guidare il centro è una religiosa sorella di Bernardette. Per questo il

DomeNIca 4 Novembre 2012

curiosità SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004

Direttore responsabile Sergio Nuvoli Editore Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Segreteria e Ufficio abbonamenti Natalina Abis- Tel. 070/5511462 Segreteria telefonica attiva 24h- su 24h e-mail: segreteriailportico@libero.it

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legame che si è instaurato è destinato a crescere con ulteriori passi, magari con borse di studio per studenti del Burundi che potrebbero venire in Sardegna a specializzarsi in Medicina, come suggerito dal sindaco di Monserrato, Gianni Argiolas. “Sono grato al sindaco e a questa comunità per l'accoglienza e per le opere che ho visto- ha detto il presule. Vorrei ritornare qui per ringraziare anche l'Arcivescovo, mons. Miglio: a lui vorrei dire il grazie più sincero per l'accoglienza che mi ha riservato al sua famiglia, la Chiesa di Cagliari”. Quanto poi ai problemi che alcuni Paesi africani stanno vivendo relativamente all'estremismo islamico il Burundi sembra non sof-

frine. “La percentuale dei musulmani presenti nel nostro Paese è molto bassa, non supera il 4%, per cui non ci sono problemi a differenza di altre realtà come Nigeria e Kenya dove invece la presenza di persone di religione islamica è più forte si avvertono fenomeni estremisti. Noi grazie a Dio stiamo recuperando una certa serenità e nonostante le comprensibili difficoltà cerchiamo di seminare pace e concordia tra la gente”. Mons. Ntamwana è stato ordinato un anno dopo mons. John Olorunfermi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, in Nigeria, nuova porpora donata dal Papa all'Africa ma anche a una Chiesa martire che vive sotto la minaccia degli attacchi

terroristici. “Mi sembra uno straordinario dono per la nostra terra - ha affermato mons. Ntamwama - un uomo che da sempre ha parlato con coraggio e con fermezza, ma che ha sempre percorso le strade del dialogo, nonostante le continue minacce di morte degli estremisti. Un nuovo cardinale africano è una straordinaria possibilità per il Continente di avere un consigliere del Papa. Sono certo che il mio confratello, ora cardinale, porrà all'attenzione del Santo Padre le realtà di una Chiesa, quella dell'Africa, che da decenni ha visto crescere continuamente il numero dei fedeli, mentre in altre zone del mondo, Europa compresa, c'è stata una contrazione. Per cui credo che la nomina di mons. Olorunfermi Onaiyekan a cardinale sia una grazia per tutta l'Africa”.

Stampa Grafiche Ghiani - Monastir (CA) Hanno collaborato a questo numero: Roberto Piredda, Tore Ruggiu, Andrea Busia, Mauro Barberio, Carlo Bellieni, Vittorio Pelligra, Ilaria Muggianu Scano, Francesco Furcas, Aldo Puddu, Giovanni Lorenzo Porrà, Maria Chiara Cugusi, Angelo Rosso, Michele Antonio Corona, Roberto Comparetti. L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a Associazione culturale Il Portico, via mons. Cogoni, 9 09121 Cagliari. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata (L. 193/03).

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QUESTO SETTIMANALE È ISCRITTO ALLA FISC FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI


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