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DOMENICA 7 OTTOBRE 2012 A N N O I X N . 36

SETTIMANALE DIOCESANO

DI

€ 1.00

CAGLIARI

Beato Angelico, Annunciazione, 1450 ca, Firenze, Museo di S. Marco.

Per ricominciare + ARRIGO MIGLIO

lcune riflessioni sull’Anno della Fede e sul cammino pastorale della nostra diocesi per l’inizio di questo Anno della Fede. Vorrei iniziare con tre figure bibliche. La prima figura biblica è quella di Abramo, che è il padre della nostra fede. Abramo richiama l’attesa, richiama la strada, il cammino, la capacità di guardare la futuro e non è secondaria neanche l’età in cui Abramo è stato chiamato. Dunque supera un po’ i nostri schemi, giovani, vecchi ecc.. Abramo è diventato padre della Fede così. Mi pare importare che iniziamo l’anno della Fede sui passi di Abramo. La seconda figura è Maria, colei che ha creduto “Beata colei che ha creduto” dice Elisabetta a Maria. “Beati coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica” dice Gesù alla donna della folla che fa l’elogio della madre. Sui passi di Abramo, con la fede di Maria. La terza figura mi pare debba essere quella di Pietro. “Allontanati da me che sono un peccatore” dice Pietro nel racconto di Luca al momento della chiamata. Pietro viene definito beato da Gesù ma due righe dopo viene definito “Satana”, colui che intralcia il piano di Dio. Pietro che dice a Gesù “Da chi andremo” alla fine del discorso sul pane di vita e che alla fine del Vangelo di Giovanni, al capitolo 21, dice a Gesù “Tu sai tutto. Tu sai che ti amo”. Credo che sarebbe bello camminare in quest’anno della Fede sui passi di Abramo, con la fede di Maria e con l’umiltà di Pietro.

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Papa Benedetto XVI ci ha dato un testo “Porta fidei”, la “Porta della Fede”, che è una porta sempre aperta: l’invito a entrare è per tutti e da questa porta veniamo introdotti nella via della fede. Per vivere il nostro Anno delle Fede dobbiamo guardare a questa via della Fede. È una via che viene da lontano, viene da Abramo, e su questa via abbiamo una moltitudine di testimoni della Fede. Penso a quanto ci dice la lettera gli Ebrei, al capitolo 11, che elenca i testimoni più importanti ma poi ci parla di una moltitudine immensa di testimoni. Questo vale anche per noi, vale per questa nostra Diocesi, vale per questa nostra terra, per la fede di coloro che ci hanno preceduti, la fede dei Martiri. Sono colpito dal numero rilevante di martiri antichi che segnano la vita della Diocesi e delle varie parrocchie, a cominciare da Cagliari, dalla Cattedrale. Nell’Anno della Fede questi nostri martiri dobbiamo rimetterli in vista, all’attenzione di tutti. Mi pare sarebbe bello avere in Cattedrale, nel corso dell’anno, una memoria dei Martiri di questa terra. Alcuni per me erano sconosciuti, ma forse anche per molti dei nostri fedeli non tutti sono così conosciuti. Un terzo punto importante per inoltrarci nell’Anno della Fede è quanto ci dice il Papa nel Porta Fidei: l’Anno della Fede come occasione per ricominciare. È un’esperienza che io vivo e che mi porto dentro: ogni mattina devo ricominciare il mio cammino di fede. Prima di pensare a cosa devo fare come vescovo, come sacerdote, riscopro di dover rinnovare la mia fede come credente. Nell’Anno delle Fede è importante che noi viviamo questa sfida ma anche gioia, freschezza del

ricominciare ogni mattina. Riscoprirci credenti! Prima di tutto siamo dei credenti, tutti quanti, siamo chiamati a credere, poi viene tutto il resto. Quanta gente dà per scontati i discorsi di fede, crede di sapere e di conoscere: occorre ricominciare, riscoprire e riprendere slancio, riprendere entusiasmo. Ridiventare un po’ neofiti. Qualche volta ridiamo dell’entusiasmo dei neofiti, in tutti i campi. Quando uno è neofita è un po’ ingenuo, poi dopo diventa navigato, scafato e dunque sa già tutto. A volte è meglio essere neofiti, con il rischio magari di qualche ingenuità. Da questo punto di vista abbiamo un bel testo, il Prologo della Prima Lettera di Giovanni: “Ciò che abbiamo veduto, ciò che abbiamo contemplato, ciò che le nostre mani hanno toccato, questo lo annunciamo a voi perché anche voi siate in comunione con noi e la nostra comunione col Padre è col Figlio suo Gesù Cristo. Questo vi scriviamo perché la vostra gioia sia completa”. Mi pare davvero la pagina che ci può aiutare ricominciare, a riscoprire, a ripartire. Ma in questo anno della Fede bisogna guardare al Concilio. L’Anno della Fede è stato indetto nel 50° dell’inizio del Concilio Vaticano II. Il Concilio è un segno di contraddizione, fonte di discussione, qualche volta di tensione e qualche volta di incomprensioni. Parlare di Concilio non è mai scontato, è un tema che ci anima. E allora come fare? A cosa guardare in questo 50° anno del Concilio? Dire di tornare a quelli che erano e sono gli obiettivi del Concilio. Abbiamo due testi che formano come un inclusione di questi 50 anni. Segue a pagina 16

SOMMARIO LAVORO

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L’Ilva gioca a poker, ma i lavoratori non ci stanno SCUOLA

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Il sostegno negato: stavolta parlano avvocati, sindacalisti e genitori CHIESA

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Nuovo anno accademico per la Facoltà teologica della Sardegna INIZIATIVE

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Gli esercizi spirituali della vita ordinaria, una proposta che chiama PAESI TUOI

A Serrenti fin dall’alba una folla di fedeli festeggia santa Vitalia

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IL PORTICO

IL PORTICO DEL TEMPO

DOMENICA 7 OTTOBRE 2012

Società. A proposito dei recenti tragici episodi accaduti nel giro di poche settimane nelle zone interne della nostra Isola.

Il rischio di ripiombare nelle ardite teorie del razzismo sociale di scuola lombrosiana

provincia del Nuorese, dell’alta Ogliastra e dell’area Villacidrese in cui secondo lo studioso il temperamento etnico del pastore sardo coincide con la propensione alla vendetta e al crimine sociale. «La varietà celtica ha un temperamento etnico formato da un insieme di caratteri psicologici mitigato-

ri dei reati di sangue mentre la varietà mediterranea ha un temperamento etnico formato da una serie di caratteri psicologici tendenti ai reati di sangue» scrive Alfredo Niceforo, discepolo di Lombroso; una frase con cui molti studiosi dell’epoca radiografano uno degli aspetti più spinosi della “questione sarda” e che porterà Nino Tola ad affermare: «Nel preteso riscontro nei delinquenti sardi delle arcate sopraciliari e dei semifrontali esagerati, Niceforo non badò che Agrigento, sua città Natale, deteneva il primato di omicidi». I barbaricini naturalmente non subirono in silenzio e non mancarono episodi di sapore guareschiano, come l’aneddoto dell’impavido studente sardo che durante una lezione universitaria a Torino mostrò a Lombroso la fotografia del patriarcale sindaco di Desulo, di comprovata probità, spacciandolo per omicida contumace delle campagne sarde. Mentre il professore scalpitava nella ricerca delle strutture somatiche del pacifico soggetto i pretesi segni del delinquente recidivo, l’allievo faceva i più ameni commenti con i colleghi. Di tutt’altro avviso la figlia dello studioso, Paola, antropologa di vivissima intelligenza che scelse di vivere e condurre le sue ricerche a Cagliari individuando campi d’indagine non

influenzate dalla fortissima personalità paterna. Affascinata dal pensiero socialista e teorica dell’emancipazione femminile indagò la condizione proletaria in Sardegna e tenne conferenze agli operai del capoluogo. Di particolare interesse le sue ricerche su un gruppo di cagliaritane appartenenti alle classi più disagiate, che entreranno a far parte di un’inchiesta nazionale avente per oggetto il pensiero popolare. Curioso osservare che per le cagliaritane intervistate Giacobbe, Abramo, Cristoforo Colombo, Mazzini sono figure vagamente storiche non univocamente messe a fuoco ma per tutte la definizione di “politica” è sinonimo di furto legittimato: “Pappadorias, al municipio si pagano i denari che vanno al governo” asserisce Rita, lavandaia d’albergo. Paola Lombroso elabora un taglio originale delle tematiche positiviste. L’attenzione dell’autrice si ferma sulle caratteristiche socio-ambientali dell’isola e sulla problematiche più spinose. Paola Lombroso, a differenza del padre, ravvisa indistintamente una sostanziale omogeneità di atteggiamento mentale tra Nord e Meridione d’Italia ed è lontana dal tentativo di dare un fondamento teorico su base antropologica al razzismo sociale.

ziarsi con le tasse, perchè spendendo per primo, creando moneta dal nulla. Gli Stati che hanno rinunciato a questa prerogativa ed hanno aderito all’euro, da Stati emittitori sono diventati Stati utilizzatori della valuta. I Paesi dell’area Euro non hanno la possibilità di creare la propria moneta, non creano la ricchezza finanziaria al netto, perché se spendono cento verso il settore privato debbono tassare cento perché quei soldi li hanno avuti da altri soggetti come i mercati privati di capitale in prestito. Da dove nascono le critiche dello MMT? Oggi in Italia il 36% dei giovani tra i 15 e i 24 anni è disoccupato, o ha

contratti di lavoro precari e all’età pensionabile saranno dei poveri, perché non avranno una pensione. Nell’Unione Europea ci sono circa 18 milioni di disoccupati, il sistema economico europeo combatte l’inflazione e non per creare la piena occupazione. In termini di diritti dei singoli, la nostra Costituzione definisce l’Italia una Repubblica fondata sul lavoro: nel trattato di Lisbona la parola lavoro praticamente non compare, la centralità è posta sulla finanza. Il concetto su cui si sono formati gli Stati moderni è stato cancellato, è stato creato un sistema che tutela la finanza. Non si guarda il tasso di disoccupazione reale, nei calcoli delle statistiche ufficiali un

lavoratore precario sottopagato a 300 euro al mese è considerato occupato, mentre è indigente, non ha i soldi per pagarsi un affitto. In Francia il tasso di disoccupazione reale è al 60%. In Italia una persona su 3 vive ancora coi genitori. Questa è la società nata dall’Unione Europea, in Sardegna settecentomila persone sono al di sotto della soglia di povertà: nel frattempo si difendono e garantiscono i detentori delle rendite finanziarie, dei titoli di Stato dei Paesi che utilizzano l’Euro che sono costretti ad indebitarsi sui mercati privati e che poi debbono svendere le ricchezze pubbliche, come anche l’Italia è condannata a fare.

Il positivismo antropologico trovò in Sardegna terreno fertile per le sue deduzioni. Ma bastarono i discepoli e la figlia del celebre teorico a smontarne le tesi, come mostrano alcuni studi ILARIA MUGGIANU SCANO N SARDEGNA NON C’È SETTORE risparmiato dalla crisi. La condizione allarmante di una falange di 100 mila cassintegrati, acuita dal disagio connesso alla disoccupazione, non è sufficiente a diluire i sospetti della presenza nell’isola di una latente forma di criminalità organizzata. Tanti rotocalchi, numerosi talk show televisivi e carta stampata in eccesso concentrano le proprie personalissime disamine sociologiche in area barbaricina, ad onta del fatto che gli abitanti della provincia riconoscano preoccupazione e amarezza per i ripetuti episodi di delinquenza di significativa portata - basti ricordare il recente furto in gioielleria a Nuoro costato la vita al giovane rapinatore - ma sottolineano, appunto, il carattere episodico dei reati.

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Un ritratto di Cesare Lombroso.

Non può non tornare alla mente una pagina di recente storia patria e il tentativo degli studi antropometrici dell’ebreo Cesare Lombroso di circoscrivere in un’area del Mediterraneo la “zona delinquente”. È in Sardegna che il positivismo antropologico individua il “delinquente nato”, precisamente nella

Rendite finanziarie, cosa non si fa per loro Le critiche dei sostenitori della Modern Money Theory MASSIMO LAVENA UALI PROSPETTIVE sono ancora vitali per l’Unione Europea, quali dubbi nascono dall’unificazione monetaria? Una risposta qualcuno pensa di trovarla nella Modern Money Theory (MMT), che si basa su un concetto economico studiato da oltre trent’anni. Anche in Italia la discussione è attiva. Una serie di incontri divulgativi si è svolta in Sardegna nei mesi scorsi, ed il 27 e 28 ottobre prossimo si terrà un convegno internazionale per parlare della MMT e del suo possibile utilizzo per la soluzione della crisi attuale. Ne abbiamo discusso con Daniele Basciu, esperto di economia e relazioni industriali, membro del coordinamento nazionale del Movimento per lo MMT. Qual è la base di riflessione dello MMT? Oltre venti anni fa è nata come scuola che ha sviluppato concetti classici dell’economia in riferi-

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mento ai sistemi monetari a moneta fiat, non convertibile come è dal 1971 quando venne abbandonata la conversione con l’oro. Il risultato è che la moneta è una creatura dello Stato. Non esiste una moneta che non abbia alle spalle uno Stato, e dia allo Stato una capacità finanziaria priva di limiti. Come si riassume questo sistema? Lo Stato ha una sovranità fiscale conferitagli dalla collettività: per operare ha la necessità di spendere, quindi impone le tasse, con le quali impone l’uso di quella moneta che lo Stato stesso emette, e spendendo quella moneta realizza le proprie attività: i cittadini sono obbligati a procurarsi la moneta - perché poi dovranno pagare le tasse - e accettano questa moneta creata dal nulla dallo Stato in cambio dell’erogazione di beni e servizi per poi usarla per gli scambi tra di loro. Lo strumento moneta per gli Stati emettitori (tra i quali Gran Bretagna, Giappone, Stati Uniti, Norvegia, Australia, Brasile) non ha necessità di finan-


DOMENICA 7 OTTOBRE 2012

IL PORTICO DEL TEMPO

Lavoro. Ad essere messo in crisi è anche un modello di rappresentanza sindacale.

Taranto, l’Ilva sta giocando a poker Ma il comitato Apecar non vede Non si ottiene giustizia paralizzando una città, non ci si schiera contro la magistratura per far sì che l’azienda si assuma le proprie responsabilità. Una nuova prospettiva

capire, confrontarsi e soprattutto non farsi strumentalizzare. Sono quelli dell’apecar che il 2 agosto, durante la manifestazione dei sindacati in piazza a Taranto cercarono di attirare l’attenzione impedendo ai leader di parlare. “Avevamo chiesto una settimana prima ai sindacalisti di poter salire sul palco e dire la nostra, ma ce l’hanno impedito”. Da allora non si sono dati per vinti e si sono organizzati. “Ci usano come burattini, ma in questi giorni a parlare dell’Ilva in televisione ci sono solo i caschi bianchi”, mi dicono al telefono alcuni esponenti del movimento che lavorano nell’acciaieria, “a parlare con i giornalisti sono quasi tutti delegati Uilm e Fim o dirigenti, gli operai sono pochissimi, compresi quelli saliti sulla torre”. Per evitare di essere ancora una volta strumentalizzati non parteciperanno allo sciopero indetto dai sindacati, ma il 27 settembre si sono ugualmente dati appuntamento al parcheggio davanti alla portineria A dello stabilimento dove si sono riuniti gli operai guidati da Fim e Uilm. Obiettivo è coinvolgere i lavoratori in un progetto, “studiare una strategia, fare una assemblea tra la-

voratori e cittadini, senza andare dietro alle logiche dei sindacati che agiscono solo per dare voce all’azienda e non ai problemi dei lavoratori”, spiega Fabrizio, operaio Ilva e portavoce del comitato. “I sindacati e l’azienda invitano gli operai a uscire e bloccare le strade, noi invece vogliamo che Ilva dia i soldi che servono per salvare l’impianto e nostra la salute senza mettere in ginocchio Taranto”. Bloccare ponti, strade e piazze sarebbe infatti l’ennesimo ricatto per una città già divisa a metà. Invece il comitato Liberi e pensanti quella città la vorrebbe unita, consapevole e attiva: “Vogliamo partire dal basso, coinvolgere i cittadini, le cose si cambiano solo se siamo tutti coinvolti, se la smettiamo di delegare ad altri responsabilità e scelte che sono nostre”, dice Fabrizio. Tutti sanno che a lottare da soli contro il dragone alla fine ci si brucia: “Purtroppo qualcuno di noi pagherà”, dicono. Ma non si arrendono, “I soldi per salvare Alitalia Riva li ha messi”, raccontano, “può farlo anche per l’Ilva, certo ci vuole tempo, ma la volontà ci deve essere, ci sono le soluzioni”. Invece Riva gioca al ribasso, “non vuole spendere soldi, tanto sa che tra un po’ chiuderà comunque l’acciaieria perché è uno stabilimento obsoleto, quindi non vuole investire quello che serve”. E così a ricordare ancora una volta che “la salute è il primo dovere della vita”, come scriveva Oscar Wilde, e che “la vita non è vivere, ma vivere in buona salute”, come scriveva Marziale, non sono oggi i politici, gli intellettuali o gli industriali illuminati, ma gli operai, i cittadini. I tarantini, che in fondo nonostante la loro rassegnazione e il loro pessimismo schopenhaueriano, sanno benissimo che “la salute non è tutto, ma senza salute tutto è niente”.

russi della Rusal (che, chiusa Eurallumina, pensano a scenari mondiali) e gli americani dell’Alcoa, Glencore fosse ben disponibile a prendersi cura dell’avviamento alla pensione (perchè molto altro, dal loro punto di vista, non c’è da fare) dei lavoratori della fabbrica accanto. Alle sue condizioni: ottenendo cioè quello sconto sul prezzo dell’energia che

chiede da sempre per le sue produzioni. Sia ben chiaro: il costo dell’energia è il fattore che - nel giro di poco tempo - costringerà a chiudere anche quest’ultimo colosso dell’industria pesante sarda. In questi anni, Glencore le ha tentate tutte, chiedendo anche di poter costruire una centrale per l’autoproduzione di energia elettrica (scontrandosi con le logiche di potere dell’Enel, che si è naturalmente opposta). Restiamo della modestissima opinione che rimanere a guardare - come fanno Governo e Regione in queste ore - sia una tattica suicida: occorre pensare e progettare, in fretta, un’alternativa valida ad un modello di sviluppo economico alle corde, non cercare altri clienti improbabili per aziende che oggi non comprerebbe nessuno. E’ necessario farlo con la giusta gradualità, ed il giusto impegno da parte di tutti i soggetti coinvolti. C’è tanto da ricostruire.

ANTONIETTA DEMURTAS LVA E FABBRICA ITALIA, in atto o in potenza non fa differenza, sono i modelli industriali di questo Paese. Il primo sta per implodere su se stesso, l’altro non nascerà mai. E a pagarne le conseguenze, come sempre, i lavoratori. A Taranto gli operai dell’acciaieria di Emilio Riva assistono impotenti a una partita a poker dove sul piatto c’è lavoro e salute. Ma nessuno ha finore chiesto loro di partecipare al gioco. Un gioco al ribasso in cui l’azienda, colta in fallo dalla Procura, sta cercando di contrattare un piano di interventi per il risanamento degli impianti inquinanti senza rinunciare alla produzione e al massimo dei profitti. Ma il gip di Taranto, Patrizia Todisco, ha detto no. Come aveva già detto no alle misure da 400 milioni di euro proposte dal presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante. “Non c’è spazio per proposte al ribasso da parte dell’Ilva circa gli interventi da svolgere e le somme” da stanziare, c’è scritto nel provvedimento del gip. Perché oggi se 400 milioni possono bastare per organizzare qualche cena stile Antico Romano Impero, comprare il silenzio di politici, giornalisti e tecnici, non possono certo servire per risanare un impianto che, come ha scritto il gip di Taranto, “causa malattia e morte”. Con la salute non si mercanteggia.

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L’arcivescovo di Taranto, mons. Filippo Santoro, con gli operai dell’Ilva.

E allora che fare? Portare ancora una volta gli operai in piazza? Strumentalizzare la loro paura? Sbattere la loro disperazione in tv? Usare la loro rabbia per bloccare un’intera città? È quello che sta succedendo dal 26 luglio, da quando il gip ha disposto il sequestro senza facoltà d’uso di tutta l’area a caldo dello stabilimento siderurgico. Ed è quello a cui assisteremo nei prossimi giorni. Fim e Uilm hanno già dichiarato due giorni di sciopero, alcuni operai sono saliti sulla passerella in cima al camino E312, si sono incatenati sulla torre dell’altiforno 5. La Fiom per ora tentenna, forse consapevole del fatto che non è paralizzando una città che si ottiene giustizia. Non è schierandosi contro la magistratura che si mette l’azienda davanti alle proprie responsabilità. A rendersene conto prima ancora dei sindacati sono stati un gruppo di operai dell’Ilva e di tarantini che si sono organizzati in un comitato. Si chiamano Lavoratori e cittadini Liberi e pensanti e hanno come simbole l’apecar. Non stanno nè con i sindacati nè con l’azienda. Non hanno una soluzione ai problemi. Ma vogliono

Polo di Portovesme, ora è necessario agire Ovvia mossa della Glencore, serve sviluppo diverso SERGIO NUVOLI HE A PORTOVESME sarebbe finita così si sapeva da anni, come abbiamo scritto su queste colonne. Ma tutto era già scritto anche per quanto riguarda la manifestazione di interesse all’acquisto della fabbrica dell’Alcoa da parte della multinazionale Glencore, proprietaria a sua volta di quella Portovesme srl che - spiace dirlo sarà la prossima della lista. Bene, Glencore ha declinato l’invito a manifestare le sue intenzioni sullo stabilimento abbandonato dagli

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americani alla sua triste sorte. Non avremmo scommesso un euro su una conclusione diversa. Da anni Portovesme srl è l’unica realtà che, nel Sulcis, resiste, continuando ad assumere, sia pure attraverso contratti a tempo o interinali. E’ il colosso dello zinco e del piombo, ed è l’ultima realtà italiana a produrre anche argento. Lo fa in mezzo a difficoltà inaudite, richiamando periodicamente tutti gli attori del territorio. Non ci stancheremo di dirlo: lo fa perchè, non da ieri, ha un management sardo. Logico dunque che, andati via i

IL PORTICO

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blocnotes POLITICA E ALCHIMIE

Il rischio più serio del governo Monti-bis In queste settimane il tentativo più organizzato è quello di Matteo Renzi, il sindaco di Firenze che cerca di schierarsi contro il vecchio establishment del Partito democratico. Intorno a lui è una continua guerra di riposizionamenti: i maggiorenti del Pd non sanno bene se convenga o meno dargli addosso, e dopo alcune settimane di fuoco amico (ma nemmeno tanto), ora tacciono, aspettando la prossima mossa. Il Pdl, intanto, sta a guardare, consapevole del fatto che un’alternativa interna a Berlusconi non esiste, e - con ogni probabilità - non esisterà mai. La scomparsa politica del patròn di Mediaset sembra oggi essere in grado di determinare un’implosione del partito, e la sua decomposizione in tanti piccoli pezzi che già si intravvedono. Mentre il movimento fondato da Beppe Grillo deve fare i conti con la rissosità interna, non sembra star molto meglio nemmeno il partito di Di Pietro. In sostanza, i mesi di digiuno cui il governo Monti ha costretto i partiti a livello nazionale iniziano a farsi sentire tutti, anche se le vicende del Lazio mostrano che gli spazi per la politica vera - quella fatta con passione e verità - sono sempre più ristretti. In altre parole, privati del potere reale, i segretari dei più grossi schieramenti appaiono incapaci di occuparsi di quelle riforme che periodicamente vengono pure autorevolmente richiamate come vitali per il futuro del nostro sistema. Anche le vicende legate allo spread non sono in grado di appassionare nessuno, ma la distanza tra la politica e quello che un tempo si chiamava “paese reale” appare sempre più profonda ed incolmabile. Ecco perchè, almeno, il tentativo di Renzi va guardato con curiosità, se non con simpatia: rappresenta un modo - criticabile quanto si vuole, e anzi molto di più - per avvicinare gli elettori. Ed è per questo che dà terribilmente fastidio, a destra come a sinistra. La strategia, neppure troppo nascosta, è lasciarlo cuocere a fuoco lento: spostare in avanti le primarie per costringerlo a girare sempre di più l’Italia, in attesa dell’appuntamento ancora incerto. Nel frattempo, il colpo di teatro: dopo mesi di rifiuti sempre più stizziti, Mario Monti si è detto non contrario ad una prosecuzione del mandato a Palazzo Chigi, anche dopo le elezioni. Siamo certi che questa considerazione non sfugga al presidente del Consiglio: sarebbe un colpo mortale per la democrazia che, ancora prima della chiamata alle urne, si sapesse che - comunque andasse a finire - non cambierebbe nulla rispetto all’attuale assetto, con i partiti confinati a dire sì nelle aule parlamentari, e altri gruppi a gestire il potere reale ed economico della nazione. Una sospensione della democrazia troppo lunga: chi vince governa, chi perde sta all’opposizione. Formule tecniche sono accettabili, ma per una durata limitata nel tempo e con obiettivi ben precisi.


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IL PORTICO

IL PORTICO DEL TEMPIO

Il Papa. Richiamo a valorizzare le cose buone compiute dalle varie realtà ecclesiali.

“Dobbiamo essere tutti e sempre capaci di apprezzarci a vicenda” ROBERTO PIREDDA LL’ANGELUS IL SANTO Padre ha proposto una riflessione sulla liturgia della parola della Domenica. Riferendosi alla pagina evangelica che presentava il dialogo di Gesù con Giovanni che voleva impedire ad un uomo di scacciare demoni in suo nome perché non faceva parte del gruppo dei discepoli (cfr. Mc 9,38-41), Benedetto XVI ha ricordato l’importanza dell’apertura verso ogni uomo che desidera seguire Cristo: «i membri della Chiesa non devono provare gelosia, ma rallegrarsi se qualcuno esterno alla comunità opera il bene nel nome di Cristo, purché lo faccia con intenzione retta e con rispetto. Anche all’interno della Chiesa stessa, può capitare, a volte, che si faccia fatica a valorizzare e ad apprezzare, in uno spirito di profonda comunione, le cose buone compiute dalle varie realtà ecclesiali. Invece dobbiamo essere tutti e sempre capaci di apprezzarci e stimarci a vicenda, lodando il Signore per l’infinita ‘fantasia’ con cui opera nella Chiesa e nel mondo». Commentando la seconda lettura, tratta dalla Lettera di Giacomo (5,16), il Papa ha richiamato il valore dell’uso corretto dei beni: «le parole dell’apostolo Giacomo, mentre mettono in guardia dalla vana bramosia dei beni materiali, costituiscono un forte richiamo ad usar-

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li nella prospettiva della solidarietà e del bene comune, operando sempre con equità e moralità, a tutti i livelli». All’Udienza generale Benedetto XVI ha approfondito il tema della preghiera liturgica, vista come “spazio” e “fonte” per rendere viva la relazione con Dio. Il Papa ha ricordato come il primo documento approvato nel Concilio Vaticano II fu proprio quello sulla liturgia, la Sacrosanctum Concilium: «iniziando, infatti, con il tema

della “liturgia” il Concilio mise in luce in modo molto chiaro il primato di Dio, la sua priorità assoluta. Prima di tutto Dio: proprio questo ci dice la scelta conciliare di partire dalla liturgia. Dove lo sguardo su Dio non è determinante, ogni altra cosa perde il suo orientamento. Il criterio fondamentale per la liturgia è il suo orientamento a Dio, per poter così partecipare alla sua stessa opera». Benedetto XVI si è poi chiesto quale sia la natura di quest’opera di

Dio alla quale i cristiani sono chiamati a partecipare nell’azione liturgica: «la risposta che ci offre la Costituzione conciliare sulla sacra liturgia è apparentemente doppia. Al numero 5 ci indica, infatti, che l’opera di Dio sono le sue azioni storiche che ci portano la salvezza, culminate nella Morte e Risurrezione di Gesù Cristo; ma al numero 7 la stessa Costituzione definisce proprio la celebrazione della liturgia come “opera di Cristo”. In realtà questi due significati sono inseparabilmente legati. Se ci chiediamo chi salva il mondo e l’uomo, l’unica risposta è: Gesù di Nazaret, Signore e Cristo, crocifisso e risorto. E dove si rende attuale per noi, per me oggi il Mistero della Morte e Risurrezione di Cristo, che porta la salvezza? La risposta è: nell’azione di Cristo attraverso la Chiesa, nella liturgia, in particolare nel Sacramento dell’Eucaristia». La prima esigenza della celebrazione liturgica è data dal fatto che sia un reale momento di preghiera: «San Benedetto, nella sua “Regola”, parlando della preghiera dei Salmi, indica ai monaci: mens concordet voci, “che la mente concordi con la voce”. Il Santo insegna che nella preghiera dei Salmi le parole devono precedere la nostra mente. Dobbiamo entrare all'interno delle parole, nel loro significato, accoglierle in noi, metterci noi in sintonia con queste parole; così diventiamo figli di Dio, simili a Dio».

Gli appuntamenti per l’Anno della Fede Lettera dell’arcivescovo a sacerdoti, laici e religiosi ROBERTO COMPARETTI

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RENDE ILVIA IN DIOCESI giovedì

11 ottobre la serie di appuntamenti che caratterizzeranno l’Anno della Fede. L’Arcivescovo, monsignor Arrigo Miglio, ha indirizzato una lettera a sacerdoti, religiosi, religiose e laici nel quale rivolge un invito specifico. “In occasione dell’inizio del particolare “Anno della Fede” – scrive monsignor Miglio - promulgato da Papa Benedetto XVI in occasione del 50° anniversario dell’inizio del Concilio Vaticano II, rivolgo l’invito ai fedeli della diocesi, sacerdoti, religiosi e laici, a partecipare ad alcuni momenti che sono in programma”. Il primo di questi sarà il ritiro del clero di giovedì 11, che darà la linea a tutti i ritiri dei presbiteri nel corso dell’Anno. “Sarà caratterizzato da due momenti distinti - scrive anco-

ra l’Arcivescovo. Una prima riflessione che rivolgerò di persona e una relazione di studio sul tema “La fede nella Bibbia”, che sarà presentata dal Prof. Padre Maurizio Teani SJ, Preside della Pontificia Facoltà teologica della Sardegna”. Durante la mattinata verranno effettuate le votazioni per il Consiglio Presbiterale. Il Ritiro del Clero per tutto l’anno pastorale, ogni secondo giovedì del mese nel Seminario Arcivescovile di Cagliari, seguirà sempre lo stesso orario. Alle 9 l’Esposizione Eucaristica nella cappella, che prosegue per tutta la mattinata, saranno presenti alcuni sacerdoti per la celebrazione individuale del Sacramento del Perdono. Alle 9.30 la Preghiera dell’Ora media, alle 9.45 il primo intervento nell’Aula Magna a seguire l’intervallo. Alle 11 è previsto il secondo intervento e alle 12.15 la Benedizione Eucaristica in cappella.

DOMENICA 7 OTTOBRE 2012

pietre INDIA

Ultranazionalisti indù attaccano i cristiani Nuovi incidenti anticristiani, a un giorno di distanza l'uno dall'altro, hanno sconvolto il Karnataka. In entrambi i casi, le vittime sono di comunità cristiane, aggrediti nell'intimità delle loro case e minacciati da ultranazionalisti indù, nel tentativo di costringerli ad abiurare al cristianesimo. Secondo fonti locali è ormai evidente che simili incidenti "sono orchestrati", perché in Karnataka come in altri Stati la guida è del partito ultranazionalista indù, religione e politica vanno a braccetto, e sono usate per racimolare più voti possibili. PAKISTAN

Ancora violenza su una giovane cristiana Un nuovo caso di violenza sessuale di gruppo ai danni di una minorenne cristiana in Pakistan. Uno stupro avvenuto in pieno giorno, per ore, in un'abitazione privata dove tre giovani musulmani - tutti sotto i 30 anni - hanno abusato di una ragazzina indifesa. Una vicendache testimonia l'impotenza dei poveri in Pakistan, che traspare in tutta la sua evidenza in vicende come quella della violenza sessuale ai danni una giovane, consumato il 20 settembre scorso, ma emerso solo ora dalle cronache. Una vicenda analoga a quella occorsa il 4 settembre - sempre a Faisalabad - quando un 60enne mercante musulmano ha stuprato una ragazzina cristiana di 10 anni. Episodi che confermano l'aumento di attacchi contro i minori nel Punjab, come testimonia una ricerca relativa ai primi cinque mesi del 2012; nella provincia si sono registrati 122 casi di violazioni: fra questi, almeno 40 a sfondo sessuale, 14 omicidi, 22 rapimenti, 14 pene corporali, 6 matrimoni forzati e 13 morti per mancanza di cure mediche di base.

TAIWAN

Premio del governo al lavoro dei cattolici Al termine ogni volta sarà disponibile un buffet nella sala pranzo del Seminario. Sempre giovedì 11 ma nel pomeriggio alle 17 nell’Aula magna del Seminario è previsto un incontro di studio per tutti i fedeli della Diocesi. “Ancora in occasione dell’inizio dell’Anno della Fede – afferma monsignor Miglio - gli interventi del mattino saranno proposti anche nel pomeriggio per le religiose e per i laici, collaboratori a vario titolo e volontari, sia delle parrocchie nella Diocesi sia appartenenti alle Associazioni e Movimenti, alle diverse aggregazioni laicali”. Il giorno dopo, venerdì 12 ottobre, al-

le ore 19,30 nella Basilica di N. S. di Bonaria è prevista la Grande Veglia Diocesana in occasione dell’inizio dell’Anno della Fede. “In corrispondenza dell’annuale Veglia Missionaria – conclude l’Arcivescovo - abbiamo ritenuto opportuno ricondurre l’Annuale Veglia Missionaria Diocesana al tema dell’Inizio dell’«Anno della Fede»; nella preghiera saranno messi a tema i contenuti della Lettera apostolica in forma di motu proprio “Porta fidei” del Sommo Pontefice Benedetto XVI. Rivolgo un caloroso invito a tutti Voi, affinché le diverse iniziative siano fatte conoscere ai fedeli per una numerosa e fruttuosa partecipazione”.

Il governo di Taipei premia il lavoro dei cattolici - sacerdoti, religiosi, suore e laici - per il loro servizio alla società civile taiwanese. La testimonianza cristiana, infatti, diventa esempio di integrazione fra culture e fedi religiose diverse e migliora al contempo il livello di vita generale del Paese. Quest'anno in particolare, il governo ha voluto valorizzare le attività e le iniziative promosse dall'arcidiocesi di Taipei, con un premio consegnato dallo stesso Primo Ministro Cheng Zhong. L'esecutivo taiwanese valorizza la collaborazione con organizzazioni laiche o religiose che offrono servizi alla società


IL PORTICO DEI GIOVANI

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IL PORTICO

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Il sostegno negato. A tu per tu con Giuseppe Andreozzi, un avvocato che vanta numerose cause vinte al Tar.

“Le assegnazioni fatte su criteri astratti ledono il diritto all’istruzione e alla salute” Tutto quello che bisogna sapere per presentare ricorso al Tribunale amministrativo regionale nel caso in cui sia negato il sostegno nel rapporto indicato dal medico SERGIO NUVOLI IUSEPPE ANDREOZZI è una sorta di “bestia nera” del Ministero dell’Istruzione: solo con riferimento ai numeri dell’anno scorso, su un centinaio di ricorsi presentati da vari avvocati per il sostegno negato, lui ne ha vinto una cinquantina. E c’è da scommettere che, dato il tono umile della conversazione, pecchi per difetto. Suo il primo caso di ricorso presentato, tanti anni fa, al giudice civile (quando ancora non se ne occupava il Tar). Non alza il tono della voce, ma fissa i paletti di una battaglia che – secondo le associazioni di genitori – dovrebbe combattere chiunque si veda negata la possibilità di una reale integrazione per il proprio figlio. Perché una pubblica amministrazione non risponde sempre nello stesso modo a situazioni identiche? E’ una bella domanda. Il meccanismo perfetto prevede un insegnante per ogni bambino con disabilità: alle scuole medie il carico dovrebbe essere dunque di 18 ore, alle elementari di 24. Non stiamo dunque parlando dell’intero orario scolastico. A livello ministeriale,

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Una manifestazione di protesta. Nella foto piccola, Giuseppe Andreozzi.

però, si considera il rapporto medio di un insegnante ogni due ragazzi: non necessariamente in tutti i casi viene prescritto il rapporto completo, pensi a bambini che necessitano di supporto solo su alcune materie. E’ una valutazione caso per caso: il ministero distribuisce gli insegnanti sulla base di un rapporto astratto. Di che tipo? Se in provincia di Cagliari ci sono 100 bambini con disabilità, prevedono 50 insegnanti. Partono già al ribasso. Il problema è che, negli altri casi, si fanno assunzioni in deroga, previste dalla legge per i casi gravi. Il ministero non tiene subito conto delle prescrizioni fatte dai cosiddetti Piani educativi individualizzati (Pei). Il difetto è un’assegnazione astratta, contro le previ-

sioni dei Pei, e alla scuola viene detto di arrangiarsi. Nasce qui l’esigenza del ricorso al Tar. E il Tar cosa dice? Sostiene che le limitazioni di risorse non possono costituire motivo di limitazione del diritto all’istruzione: si fa riferimento a principi di natura costituzionale, ripetuti anche a livello internazionale da varie Carte. Il nostro ordinamento riconosce quello all’insegnante di sostegno come un diritto collegato all’istruzione, ma anche collegato alla salute. Ci segnalano situazioni di sostegno tagliato a bambini con disabilità gravi per privilegiare coloro che hanno vinto il ricorso lo scorso anno. Le risulta?

Le sentenze dovrebbero riferirsi all’anno in corso. Chi ha vinto il ricorso ha dato prova di combattività. Ma non penso si tratti di una prassi che possa essere codificata. Qualcuno dice che, su tre che ne hanno diritto, uno solo fa ricorso. Può essere un’idea, anche perché non tutti quelli che possono si rivolgono al Tar. C’è una duplice lesione: alla salute e all’istruzione. Nel momento in cui si dice che la Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto all’istruzione, bisogna anche essere consapevoli che il bambino disabile lo può esercitare solo attraverso il sostegno. Se questo viene negato, non si dà la possibilità di accedere all’istruzione nella condizione di parità prevista dal secondo comma dell’art. 3 della Costituzione: “La Repubblica rimuove gli ostacoli che impediscono l’effettiva uguaglianza dei cittadini”. E’ una di quelle norme volte a incidere sulla disparità di trattamento. Qualche associazione lamenta il fatto che il ricorso costa molto sia dal punto di vista psicologico sia da quello economico. In parte è vero: tenga conto che solo considerando le tasse la spesa si aggira intorno ai 600 euro. I costi veri e le spese generali non sono indifferenti, però bisogna tenere presente che – qualora la famiglia abbia ragione – viene riconosciuto il rimborso anche alle spese legali. E l’anno scorso il Tar ha stabilito in poco tempo anche il risarcimento dei danni: mille euro per ogni mese di ritardo trascorso senza sostegno dal bambino. Tra l’altro, le prime sentenze sono arrivate dopo pochi mesi: il Tar concede spesso la sospen-

siva. Se si fa ricorso a ottobre – se si vince – l’insegnante può arrivare a dicembre. E per chi ha un reddito basso esiste l’istituto del gratuito patrocinio a spese dello Stato. Se i comportamenti sanzionati dal Tar sono sempre gli stessi, si arriverà mai alla richiesta di un risarcimento al funzionario, o al dirigente, che continua a commetterli? Teoricamente sì: è riconosciuto come danno esistenziale. Ma probabilmente lo Stato considera il costo di un insegnante di sostegno, ben più alto di mille euro al mese riconosciuti come danni lo scorso anno. In questo caso la Corte dei conti potrebbe intervenire a sostenere che le spese devono essere addebitate al funzionario, o al dirigente, responsabile. Ma il fatto che, in quei mesi, l’alunno non abbia avuto un insegnante, ha comportato un risparmio per le casse dello Stato. E’ molto triste dirlo, ma probabilmente la Corte dei conti sarebbe in difficoltà. Si metta nei panni di una famiglia con un bambino a cui – nonostante le certificazioni – non è stato assegnato il sostegno. Che fare? Un ruolo importante ce l’hanno le associazioni che si occupano di tutela dell’handicap: possono spiegare e raccontare esperienze condivise. Certamente in questo modo si affronta meglio un’esperienza mai piacevole. In ogni caso, il ricorso deve essere presentato entro 60 giorni dal momento in cui la famiglia viene a conoscenza della decisione della scuola: consiglierei come data ultima il 17 novembre, due mesi dall’inizio dell’anno scolastico.

ti gli alunni che ne hanno necessità. Fanno i ragionieri? Con la scuola è sempre stato così: fa inorridire che questo ragionamento venga fatto sulla pelle di ragazzi che sono più sfortunati degli altri. Il numero dichiarato degli alunni diversamente abili è poi sempre inferiore a quello di coloro che ne avrebbero davvero bisogno: spesso, sempre di più, le famiglie

non chiedono il riconoscimento immediato della situazione. Però si acquisisce sempre maggiore consapevolezza del diritto allo studio: e tutti i ricorsi vengono vinti. La Direzione scolastica regionale non dovrebbe protestare per l’assegnazione di numeri troppo bassi? Non possono protestare, perché lo farebbero con il loro datore di lavoro che al contrario dice loro di arrangiarsi. Certo: loro sono più realisti del re, ma di fatto la scuola da cinque anni è il comparto statale che subisce più tagli. Chi ne paga le conseguenze sono gli alunni: è chiarissimo come, in silenzio, siano stati fatti i tagli. Cioè? E’ stato usato un meccanismo banalissimo: aumentando il numero di alunni per classe, e diminuendo pian piano il numero dei docenti che servono. Se l’anno scorso avevo due prime da 18 alunni, quest’anno basta fare una prima da 31: serviranno meno insegnanti. Ma la qualità della didattica ne risente: provi a pensare a far lezione in una classe così numerosa.

“La scuola sarda in mano ai ragionieri” Parla Andrea Dettori, consigliere provinciale di Cagliari I. P. NDREA DETTORI HA 36 anni ed è insegnante di sostegno al Martini. Consigliere provinciale alla prima consiliatura, ha già presentato numerose interrogazioni sulla situazione della scuola, con riferimento alla sicurezza degli edifici, ma è stato l’autore nelle scorse settimane – con il collega Sandro Serreli – di un’interrogazione sul diritto allo studio degli alunni disabili, in cui parla del ritardo nelle nomine, e denuncia che circa il 30% dei docenti di sostegno è precario “per cui ogni anno occorre assumere numerosi insegnanti con incarico annuale per sopperire ai vuoti nelle classi”. Richiamando i dati diffusi recentemen-

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te dalla Cgil, Dettori e Serreli sostengono che l’organico di sostegno di diritto è pari a 63348 insegnanti, mentre quello di fatto, che comprende tutti i docenti, in ruolo e a tempo indeterminato è di 90469 insegnanti. L’interrogazione – rivolta all’assessore alla Pubblica istruzione della Giunta presieduta da Angela Quaquero, Franco Mele – si conclude con la denuncia che “non vengono prese in considerazione le esigenze reali e il numero dei docenti non è calibrato sul numero delle ore necessarie”: “Il Pei di ogni ragazzo e la diagnosi funzionale indicano le ore necessarie per superare la situazione dell’alunno – spiega – se somma le ore richieste e verifica i docenti assegnati a ciascun istituto, vedrà che il numero

Il consigliere provinciale Andrea Dettori.

di questi ultimi è insufficiente”. Perché, secondo lei? L’organico degli insegnanti di sostegno non è individuato sulla base delle reali esigenze, ma stabilito a monte e solo successivamente diviso in base al numero degli alunni. Per motivi economici è già deciso il numero degli insegnanti assegnati alla Sardegna: dopo l’avvio dell’anno scolastico, quei docenti dovranno essere divisi tra tut-


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Il sostegno negato. Nella polemica sui tagli interviene Enrico Frau, segretario regionale della Cisl per la scuola.

“È necessaria una mobilitazione generale per ottenere il rispetto dei diritti calpestati” “La Direzione scolastica regionale deve chiedere un organico di diritto più soddisfacente”. Ma per ottenere risultati “occorre che gli enti locali facciano la loro parte” S. N. NRICO FRAU È il responsabile regionale Scuola della Cisl. Interviene volentieri in mezzo alle proteste delle famiglie contro i tagli al sostegno. “Questi casi si ripetono annualmente – attacca Frau - i posti per il sostegno sono ogni volta insufficienti rispetto alla forte richiesta. Gli organici ministeriali, a livello regionale, non permettono di dare risposte soddisfacenti”. Di chi è la responsabilità? Essenzialmente del ministero della Pubblica istruzione: con i tagli feroci che sta facendo da anni, non soltanto sui posti di sostegno ma anche sui posti comuni, limita il diritto alla formazione e all’istruzione degli alunni disabili. Come sindacato, ogni anno chiediamo alla Direzione generale di farsi parte attiva per richiedere un maggior numero di posti in organico. Ma la risposta, che

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annualmente ci viene data, è che il Ministero non concede più di quanto assegnato in prima battuta. E allora? Si attiva la possibilità di deroghe, cioè posti solo sull’organico di fatto, ma non su quello di diritto. Il problema è che, ogni anno, queste deroghe non riescono a coprire le richieste avanzate dalle famiglie, tanto da costringerle a ricorrere per via giudiziaria. Quanto è corretto che ogni anno una famiglia debba presentare ricorso, dal momento in cui si sa già che il Tar le darà ragione? Non è ammissibile che una famiglia debba ricorrere ogni anno al giudice con spese spesso insopportabili. La situazione è talmente drammatica

che abbiamo notizie di famiglie che, per via dell’eccessivo costo, rinunciano a chiedere il sostegno. Cosa significa per lei? E’ una cosa terribile, dal punto di vista educativo e sociale: solo chi può permettersi un ricorso può avere diritto all’educazione. Le famiglie meno abbienti, che non possono permettersi la possibilità di ricorrere al Tar, restano senza l’opportunità di vedere rispettato un diritto dei propri figli. Socialmente è inammissibile. La Direzione scolastica regionale risponde allo stesso modo,dice lei.E’ un problema di debolezza strutturale o ci sono altre ragioni? Il direttore generale, Enrico Tocco, è un funzionario di Stato, e risponde

dunque delle impostazioni generali dello Stato. Vedo la debolezza da parte di altri. Cioè? Nei nostri enti e nei governi regionali: la Regione, la Provincia non riescono a costituire una forza reale per imporsi uniti nei confronti dei ministeri centrali per dire che questa esigenza della Sardegna deve essere soddisfatta. Perché parla di ministeri? Quello alla Pubblica istruzione, a cui imputiamo il danno e la responsabilità, e quello alle Finanze che, limitando le risorse, costringe a ridurre gli organici. E chi ci perde sono i più deboli, i bambini che perdono il sostegno. La debolezza non è solo della Direzione generale – che risponde ad un’impostazione ministeriale – ma anche nella Regione e nelle province e nei comuni, che non fanno forti pressioni politiche per risolvere il problema. E’ un richiamo alla mobilitazione? Sì, continueremo a farlo. Ma c’è un’altra considerazione: abbiamo una via d’uscita con i nostri enti locali. Possono e devono mettere in campo le risorse per stipulare convenzioni con le scuole per attivare per questi bambini degli educatori preparati. Diversi enti già lo fanno. Come vivono gli insegnanti di sostegno questo periodo dell’anno? Con grande disagio, prima di tutto professionale. Quasi sempre i nostri

colleghi si devono suddividere su più bambini, che avrebbero diritto a rapporti più mirati ma che non possono avere: solo la loro generosità permette di sopportare le difficoltà. Ma anche dal punto di vista umano è una sofferenza: lavorano con bambini che mostrano grandi richieste di aiuto, che loro non riescono a supportare per via dei tagli imposti. Con quali conseguenze? Il rapporto umano va a farsi benedire perché le risorse messe in campo non sono quelle necessarie. Faccia un appello alla Direzione scolastica regionale. Agisca dal punto di vista amministrativo per avere un organico di diritto più corposo e soddisfacente. E metta in campo il più alto numero possibile di deroghe sull’organico di fatto. La sensazione spiacevole è quella di una contrattazione fatta sulla pelle dei bambini. Dipende dagli organici costruiti su tabelle, e non su dati di realtà. Il ministero stabilisce una tabella per ogni regione, e su quello si lavora in percentuale, senza esaminare la richiesta della persona. Per noi, di estrazione cattolica, il rispetto della persona – e di quella svantaggiata in particolare – è un valore che non può essere calpestato in nome del più classico ragionamento burocratico, percentualistico e ragionieristico, come in questo caso.

l'assessore alla Pubblica Istruzione della Provincia di Nuoro e diffuso una lettera di protesta. Nel giro di qualche giorno la Provincia ci ha comunicato di aver reperito i fondi per le assistenti e che comunque i nostri figli non avrebbero potuto iniziare a frequentare dal primo giorno come i compagni. Ore oltre tutto insufficienti a coprire le necessità. Abbiamo così organizzato un'azione di protesta il primo giorno di scuola collocando uno striscione all'ingresso con la scritta “La scuola è un diritto... per tutti!!!” e distribuendo un volantino. Com’è cambiata la situazione rispetto all’anno scorso? E’ peggiorata: si tende sempre più a risparmiare sulle ore sia di sostegno sia di assistenza e i nostri ragazzi devono stare a casa (Gabriele sta attualmente a casa il martedì e il gio-

vedì per mancanza di assistenza) e frequenta solo per 12 ore settimanali (3 ore per 4 giorni la settimana). A molti alunni delle elementari e delle medie con disabilità moderata hanno tolto l'assistenza pur avendo bisogno di un aiuto in più. Rivolgersi al Tar è quasi garanzia di successo. Pensa che la Direzione Scolastica tenga conto anche di questo dato nella sua puntuale iniziativa di taglio delle ore di sostegno? Credo che la Direzione Scolastica Regionale (e chi ci governa in generale) conti sulla passività e sulla rassegnazione dei genitori, purtroppo abbastanza diffusa, e magari anche sul fatto che il ricorso richiede spese e impegno. Ma è un preciso dovere dei genitori nonché un'importantissima battaglia di civiltà far rispettare i diritti previsti dalla legge per i nostri figli. Che azioni porterete avanti? Presenteremo ricorso al Tar affinché vengano assegnate ai nostri ragazzi le ore di sostegno richieste dagli specialisti nel Piano Educativo Individualizzato (PEI) e nella Diagnosi Funzionale. Intendiamo lottare con tutte le nostre forze contro la discriminazione che colpisce i nostri figli affinché possano frequentare la scuola per l'intero orario scolastico come i loro compagni, avendo a disposizione i mezzi necessari, così come prevede la Costituzione e le leggi a tutela della disabilità.

E anche nel nuorese cresce la protesta Parla Giovanna Peddio, portavoce del Comitato genitori I. M. S. A SCUOLA ITALIANA È una strada in continuo rifacimento. Deve permettere il transito confortevole dall’istruzione alla vita vera. Spesso chi la percorre risponde ad un automatismo psicologico e apprezza poco il servizio a disposizione. Chi lo fa da automobilista sa che è sufficiente avere un’auto modesta e la scuola farà tutto da sè, ti condurrà alla meta. C’è chi però la deve compiere da pedone, con il sostegno di una guida che lo sorregga, e le cose diventano meno scontate. A volte accade che i lavori stradali però restringano le strade e cancellino i marciapiedi e avviene che una mamma si senta dire : «Mamma quand’è che torno a scuola?». La mamma è Giovanna Peddio, oggi portavoce “Comitato Genitori per l'Integrazione Scolastica degli studenti diversamente abili”. Come lei, la scorsa settimana, altre 500 mamme del nuorese hanno dovuto rinunciare a condurre a scuola altret-

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tanti bambini affetti da autismo, come Gabriele, figlio della Peddio, e da altre forme di disabilità. Abbiamo scelto di dar voce all’impotenza dei genitori di bambini e ragazzi che si sono visti negare il loro diritto allo studio. Lo facciamo con l’aiuto di Giovanna Peddio. Come nasce il “Comitato Genitori per l'Integrazione Scolastica degli studenti diversamente abili”? Il Comitato è sorto spontaneamente all'inizio dello scorso anno scolastico dall'incontro di tre famiglie, ai cui figli era stata rifiutata l'iscrizione alla scuola superiore sulla base di una circolare della Gelmini che stabiliva che non potessero iscriversi gli alunni che compivano i 18 anni nell'anno scolastico 2011/2012. Il fatto che i tre ragazzi si fossero iscritti in ritardo rispetto ai compagni era una conseguenza del loro handicap e delle difficoltà collegate: abbiamo condotto una battaglia contro le istituzioni accusandole di discriminare i nostri ragazzi. La battaglia è stata vinta: siamo stati supportati dalle

altre famiglie con ragazzi disabili e dagli insegnanti. Il mio Gabriele ed i suoi compagni Michele e Grazia hanno potuto frequentare la scuola, purtroppo con ore di sostegno e di assistenza all'autonomia assai limitate, a causa dei tagli. Quest'anno avete registrato atteggiamenti più rigidi della Direzione scolastica regionale? A fine agosto ci è stato comunicato in forma ufficiosa che le ore di sostegno per i ragazzi diversamente abili frequentanti le superiori sarebbero state 9 settimanali (meno di due ore al giorno) indipendentemente dalla gravità della patologia e che per l'assistente all'autonomia (figura indispensabile che fa da tramite tra i nostri figli ed i compagni e i professori) la Regione non aveva finanziato neppure un centesimo. Abbiamo chiesto un incontro con


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IL PORTICO DI CAGLIARI

Dibattito. Il responsabile dell’Ufficio diocesano prende posizione sulla nuova polemica.

“L’ora di religione è un’occasione vera di laicità aperta e positiva”

alla formazione globale della persona e al patrimonio storico, culturale e civile del popolo italiano. Nel rispetto della legislazione concordataria, l'Irc si colloca nel quadro delle finalità della scuola con una proposta formativa specifica, offerta a tutti coloro che intendano avvalersene. Contribuisce alla formazione con particolare riferimento agli aspetti spirituali ed etici dell'esistenza». Alcuni obiettano: ma non è superata una materia che fa riferimento alla religione cattolica vista la presenza sempre più numerosa degli stranieri? Possiamo dire senza dubbio di no, per lo stesso motivo per il quale non si pensa di sostituire allo studio della letteratura italiana quello della letteratura mondiale, o alla storia del nostro paese la

storia universale e via di questo passo. Non potremmo comprendere la letteratura, l’arte, la storia, la filosofia, dell’Italia e dell’Europa senza fare riferimento al patrimonio che proviene dalla tradizione cristiana, si tratta di un dato culturale irrinunciabile. In questo quadro culturale trova certamente spazio anche l’approfondimento dei contenuti delle altre tradizioni religiose, come risulta chiaro nei contenuti disciplinari dell’IRC. L’IRC è poi un’occasione di “laicità aperta e positiva” perché permette agli studenti di approfondire la loro domanda di senso aprendosi anche alla proposta cristiana posta a confronto con le altre tradizioni religiose. Non deve sfuggire il fatto che l’IRC è una materia opzionale che prevede la possibilità di avvalersi o meno di essa all’atto dell’iscrizione, questo salvaguarda la libertà di coscienza di ciascuno che può scegliere quindi di svolgere un’attività alternativa oppure di rimanere completamente libero in quell’ora. I dati ufficiali sugli avvalentesi confermano che si tratta di una disciplina scelta dall’89,8 % degli studenti (praticamente 9 alunni su 10). Questo dato mostra che l’IRC non è certamente una materia imposta ma che al contrario si tratta di una disciplina che va incontro alla domanda formativa della maggioranza assoluta delle famiglie e degli studenti in Italia. * responsabile Ufficio diocesano IRC

skate vengono coinvolti attraverso sondaggi su internet e in assemblee dal vivo in cui sono gli stessi futuri utenti a indicare come dovrà essere il loro spazio. “Trovo che questo progetto sia un'ottima soluzione al problema di immagine riguardante noi skaters dice Andrea Tamponi, anche lui organizzatore - ci considerano delinquenti perché pratichiamo lo skateboarding nelle strade, ma non avendo strutture a disposizione, siamo costretti a praticarlo così”. Per adesso il sogno è lo skatepark di Barcellona: una struttura all'aperto con una semicopertura a mo' di tri-

buna da stadio con dei posti a sedere e una zona concerti. Ovviamente sarà garantito il rispetto di tutte le norme di sicurezza, mentre l'area in cui la nuova struttura troverà posto sarà probabilmente vicino al parco di Monteclaro. I costi non sono ancora stati definiti, ma ci sono cinquemila euro messi a disposizione dal Comune e il resto sarà garantito da altri 200mila, offerti dal Cagliari Calcio al Comune per varie iniziative. Ha fatto discutere qualcuno la proposta di creare un tesseramento per gli skaters, e far pagare anche un canone di pochi euro: “Non si vuole schedare nessuno - rassicura Andrea - serve per garantire la sicurezza e anche per avvisare gli sportivi di eventi o gare”. Perché il progetto riesca è fondamentale una grande partecipazione degli skaters: “Vogliamo dimostrare a tutti che facciamo sul serio - dice Sara- questo progetto può essere importante per tutta la città: non riguarderebbe solo lo skateboard , ma anche tantissimi altri tipi di sports e sarebbe tappa di gare importanti a livello nazionale. Cagliari diventerebbe un nuovo punto di riferimento per gli appassionati, incrementando anche il turismo e creando occasioni di lavoro. Invito tutti a passare sulla nostra pagina Facebook “Broken Bones Skatepark project - Cagliari”.

Non materia imposta, ma disciplina che va incontro alla domanda formativa della maggior parte delle famiglie degli studenti italiani ROBERTO PIREDDA* L DIBATTITO DELL’ULTIMO periodo sull’Insegnamento della Religione Cattolica (IRC) a seguito delle dichiarazioni del Ministro dell’Istruzione Profumo sulla possibilità di modificarlo per tener conto del maggior numero di stranieri tra gli studenti, offre l’occasione di chiarire alcuni aspetti essenziali di questa disciplina. Nell’Accordo di revisione del Concordato del 1984 leggiamo che «la Repubblica italiana, riconoscendo il valore della cultura religiosa e tenendo conto che i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano, continuerà ad assicurare, nel quadro delle finalità della scuola, l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche non universitarie di ogni ordine e grado» (Art. 9. 2). Comprendiamo quindi che l’IRC non è una forma di “catechesi dentro la scuola”, ma una materia scolastica curricolare che viene impartita nel «quadro delle finalità della

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Il Ministro Profumo e il Cardinal Bagnasco siglano l’accordo sui programmi.

scuola». È utile ricordare che i programmi di IRC, frutto di un’intesa tra il Ministero dell’Istruzione e la CEI, seguono fedelmente lo sviluppo della scuola italiana. Ultimamente, a seguito del processo di riforma dei cicli scolastici, sono usciti prima i Traguardi per lo sviluppo delle competenze e gli obiettivi di apprendimento per la scuola dell’infanzia e del primo ciclo (DPR 1102-2010) e in seguito le Indicazioni nazionali per l’IRC nel secondo ciclo (Intesa del 28-06-2012). Nelle ultime Indicazioni nazionali per l’IRC possiamo cogliere la specificità di tale disciplina: «l'IRC risponde all'esigenza di riconoscere nei percorsi scolastici il valore della cultura religiosa e il contributo che i principi del cattolicesimo offrono

Tutti pazzi per lo skate, ma mancano le piste Un gruppo di ragazzi cagliaritani lancia una petizione GIOVANNI LORENZO PORRÀ ON HANNO SPAZI dove praticare il loro sport preferito, si sfogano nelle piazze e nelle strade e spesso corrono rischi per seguire la loro passione: ma la dura vita degli skaters sardi sta per cambiare, perché presto i ragazzi sulle loro tavole con le ruote, gli skateboard appunto, avranno uno spazio tutto loro per praticare lo sport preferito; finirà così anche la paura per anziani e frequentatori di piazze o strade cagliaritane che spesso temono di venire investiti, tanto che la scorsa estate era stata addirittura promossa una petizione per vietare lo skate nelle strade di Cagliari. Il progetto di un nuovo skatepark parte proprio dai giovani cagliaritani: tutt'altro che emuli di Bart Simpson, sono desiderosi di confrontarsi con le istituzioni: “Tutto è partito da una visita al vecchio skatepark di via Rockfeller - racconta Sara Venerdiano (nella foto), organiz-

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zatrice del progetto - col tempo quella struttura, già fuori norma dal principio, è divenuta vecchia e cadente; così dal 2008 abbiamo iniziato a farci sentire, ma solo con il cambio dell'amministrazione comunale ci hanno dato ascolto”. È nato così il progetto Broken Bones Skatepark, con l'obiettivo di coinvolgere tutti gli appassionati cagliaritani di skateboard, pattini, bici o altri sport simili per decidere insieme al Comune come e dove costruire uno spazio adatto a loro: “Ho scritto un'email all'assessore alla viabilità Luisa Anna Marras e all'assessore alla cultura Enrica Puggioni - continua Sara - e si sono subito mostrate disponibilissime. Il progetto è stato affidato all'ingegner Mario Mossa, una colonna portante dell'ingegneria e della cantieristica a Cagliari”. Gli amanti dello

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brevi IL 13 OTTOBRE ALLE 18.30

Serata missionaria con don Franco Crabu Cambia l’orario di inizio della serata missionaria-musicale prevista per il 13 ottobre. L’incontro - cui parteciperà don Franco Crabu, missionario in Kenya - comincerà alle 18.30 nell’Aula magna del Seminario arcivescovile, ed è inserito nell'ambito delle iniziative organizzate dal Centro Diocesano Missionario per l'Ottobre missionario. Un’ottima occasione per conoscere da vicino un tema molto importante.

DOMENICA 7 OTTOBRE

Al Lirico ultima replica del “Nabucco” Ultima replica domenica alle 17 del “Nabucco” di Giuseppe Verdi, al Teatro Lirico di Cagliari per la stagione lirica e di balletto 2012/13. L'opera viene presentata, al pubblico cagliaritano, in un nuovo allestimento del Teatro Lirico di Cagliari, in coproduzione con l'Ente

Concerti “Marialisa de Carolis” di Sassari, che si avvale della regia di Leo Muscato, giovane artista e drammaturgo capace di soluzioni registiche di grande inventiva, delle scene di Tiziano Santi, dei costumi di Silvia Aymonino e delle luci di Alessandro Verazzi. La direzione musicale è affidata a Donato Renzetti, direttore abruzzese ed apprezzato interprete della tradizione musicale italiana, in particolare verdiana, che ritorna a Cagliari, alla guida di Orchestra e Coro del Teatro Lirico, dopo aver diretto due concerti nelle ultime stagioni. Il maestro del coro è Marco Faelli. CURIA

Indirizzario degli Istituti secolari Il Vicario episcopale per la vita consacrata comunica agli istituti secolari la necessità di far pervenire i propri indirizzi.

È necessario inviare intestazioni degli istituti, nominativi dei responsabili e relativi recapiti al Vicario, mons. Tore Ruggiu, c/o la Parrocchia N. S. Delle Grazie, 09025 - Sanluri, oppure alla mail toreruggiu@gmail.com.


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IL PORTICO DE

IL PORTICO

XXVII DOMENICA DEL T. O. (ANNO B)

dal Vangelo secondo Marco

DON ANDREA BUSIA

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il portico dell’Eucaristia

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n quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall'inizio della creazione (Dio) li fece maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto». A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio». Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro. Mc 10, 2-16

l brano del vangelo odierno ci presenta due episodi: uno relativo alla disputa con i farisei riguardo il matrimonio l'altro, sull'esempio che i bambini ci offrono. Sono due temi apparentemente molto distanti, ma, il semplice fatto che Marco (e anche la liturgia) li proponga uniti, ci spinge a cercare la ragione di tale accostamento. Prima di fare questo, dobbiamo, però, analizzarli separatamente. I farisei, rifacendosi implicitamente a un passo del Deuteronomio (Dt 24,1-4), richiamano a Gesù l'esistenza della libertà di ripudio. Il problema del brano del Deuteronomio è l'ambiguità insita nell'affermare che l'uomo ha diritto di ripudiare la propria moglie “perché ha trovato in lei qualche cosa di vergognoso”. Per stabilire i limiti di questo, non meglio precisato, “qualcosa di vergognoso”, ai tempi di Gesù dibattevano due diverse

Diventeranno una cos

scuole di pensiero. Per alcuni questa frase andava intesa in maniera estremamente restrittiva, limitandone la sfera di applicazione a casi gravissimi come l'adulterio; per altri, invece, l'interpretazione era molto ampia, in quanto consideravano valida qualsiasi motivazione, compreso il non cucinare bene e cose simili. La domanda dei farisei ha la funzione di obbligare Gesù a scegliere tra queste due opposte posizioni, ma Gesù, ancora una volta, non cade nella trappola elevando, invece, il discorso. La risposta di Gesù è finalizzata ad invitare a volgere lo sguardo dalla terra al cielo, dalla semplice norma legale al disegno di Dio. L'uomo deve tendere alla realizzazione del disegno di Dio (cioè al regno di Dio), non a trovare compromessi tra questo disegno di gloria e la debolezza umana. Gesù eleva il discorso in due modi: invitando a guardare a Dio e non ai desideri degli uomini (come abbiamo già det-

to), ma anche dando piena dignità al matrimonio, come unione indissolubile e paritaria. Dobbiamo prestate attenzione al grosso cambiamento di mentalità operato da Gesù, considerando che la legge di Mosè dava libertà all'uomo ma non alla donna, l'insegnamento di Gesù mette i due sposi sullo stesso identico piano come risulta evidente nella risposta di Gesù ai discepoli. Nel secondo episodio la situazione è diversa: la discussione non verte sul matrimonio, ma sull'accoglienza del regno. I discepoli si preoccupano di salvaguardare la “tranquillità” del maestro, ma non si rendono conto che non è il chiasso, non è la confusione a creargli problemi, ma l'incapacità dell'uomo ad accogliere il regno. L'insegnamento che riceviamo dai bambini è che il regno si accoglie come un dono, con la gioia e la semplicità del cuore. Siamo noi adulti che, talvolta, riu-

sciamo a rendere grigia anche la cosa più bella e splendente con i nostri ragionamenti, con le nostre preoccupazioni, con i nostri dubbi su tutto e tutti. Ecco il legame tra i due brani: il regno di Dio, ciò che Dio ha preparato per la nostra felicità senza fine, è lì che aspetta, come un regalo pronto per essere scartato: è un dono, è una grazia che rischiamo di non potere apprezzare appieno, perché, diventati adulti, rischiamo di non essere più capaci a credere come i bambini - ai doni gratuiti. Siamo tentati continuamente a cercare vie di fuga dalle prove e dalle difficoltà (come nel caso del ripudio, seguito da un nuovo matrimonio, di cui si parlava prima). Gesù ci invita ancora una volta alla pura e semplice fiducia in Dio, esattamente come nel caso dei bambini che, istintivamente, si fidano del papà e della mamma, senza chiedersi il perché di ogni gesto di affetto e di ogni dono ricevuto.

EUCARISTIA E SACERDOZIO Per riflettere sul rapporto tra Eucaristia e Sacerdozio è utile riprendere il testo dell’omelia di Benedetto per le Ordinazioni Sacerdotali della Diocesi di Roma di quest’anno. A partire dall’affermazione evangelica che indica come “il buon pastore dà la propria vita per le pecore” (Gv 10,10) il Santo Padre mostra come Cristo abbia vissuto per primo e in modo esemplare questo atteggiamento di sacrificio: «qui noi siamo immediatamente condotti al centro, al culmine della rivelazione di Dio come pastore del suo popolo; questo centro e culmine è Gesù, precisamente Gesù che muore sulla croce e risorge dal sepolcro il terzo giorno, risorge con tutta la sua umanità, e in questo modo coinvolge noi, ogni uomo, nel suo passaggio dalla morte alla vita. Questo avvenimento – la Pasqua di Cristo – in cui si realizza pienamente e definitivamente l’opera pastorale di Dio, è un avvenimento sacrificale: perciò il Buon

Pastore e il Sommo Sacerdote coincidono nella persona di Gesù che ha dato la vita per noi». Allo stesso modo ogni sacerdote è chiamato a vivere questa donazione: «è là che il sacerdote è chiamato a condurre i fedeli a lui affidati: alla vita vera, la vita “in abbondanza” (Gv 10,10). “Il buon pastore dà la propria vita per le pecore” (Gv 10,11). Gesù insiste su questa caratteristica essenziale del vero pastore che è Lui stesso: quella del dare la propria vita». Per il sacerdote allora la celebrazione dell’Eucaristia «non significa svolgere una funzione rituale, ma compiere una missione che coinvolge interamente e profondamente l’esistenza, in comunione con Cristo risorto che, nella sua Chiesa, continua ad attuare il Sacrificio redentore». Nella vita del sacerdote la dimensione eucaristico-sacrificale non può essere separata da quella pastorale perché

è dalla prima che scaturisce la forza per vivere il servizio ai fratelli: «la stessa predicazione, le opere, i gesti di vario genere che la Chiesa compie con le sue molteplici iniziative, perderebbero la loro fecondità salvifica se venisse meno la celebrazione del Sacrificio di Cristo. Il presbitero è chiamato a vivere in se stesso ciò che ha sperimentato Gesù in prima persona, cioè a darsi pienamente alla predicazione e alla guarigione dell’uomo da ogni male del corpo e dello spirito, e poi, alla fine, riassumere tutto nel gesto supremo del “dare la vita” per gli uomini, gesto che trova la sua espressione sacramentale nell’Eucaristia, memoriale perpetuo della Pasqua di Gesù». di don Roberto Piredda


ELLA FAMIGLIA

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Richiamo del presidente del Forum Famiglie.

sa sola...

Il presidente del Forum delle associazioni familiari, Francesco Belletti.

Il Governo non parla del Fattore Famiglia I. P.

econdo il Forum delle Associazioni Familiari i Vescovi italiani, in questi giorni, hanno insistito sulla difficile situazione della famiglia che “porta il peso maggiore della crisi” nonostante sia il “principale ammortizzatore sociale” e la “condizione del possibile rilancio del Paese”. Per questo il Consiglio permanente della Conferenza Episcopale Italiana che si è concluso giovedì “rimarca l’urgenza di politiche fiscali che la tutelino”. Riportiamo parte del comunicato finale nella pagina successiva, convinti che su molti spunti offerti si discuterà parecchio nei prosimi mesi. “Sono considerazioni di buon senso alle quali ci associamo e di cui ringraziamo i vescovi”: è stato questo il commento di Francesco Belletti, presidente del Forum. “Eppure il buon senso, evidentemente non basta: sui due strumenti più immediatamente disponibili per rendere l’intervento pubblico più equo con le famiglie, il governo sembra non voler sentire ragioni”. Il Presidente del Forum sostiene che “la riforma fiscale con l’introduzione del Fattore Famiglia è stata depennata dal Piano nazionale della famiglia nonostante l’approvazione della Conferenza di Milano ed i pareri favorevoli di tecnici e parti sociali. E perfino su un adeguamento minimale delle detrazioni si assiste ad una doccia scozzese fatta di facili promesse e di immediati ripensamenti”. Anche sulle misure tecniche adottate da alcuni enti locali pare essere scesa da tempo una cortina di silenzio, quasi a voler sconsigliare l’estensione in altri

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RISCRITTURE

I COMPITI A CASA Lo sanno tutti, eppure tutti, prima o poi, cadono nella tentazione di pretendere lo studio o un buon risultato a scuola come segno di riconoscenza o prova d'amore, preparando così lo scatenarsi del dramma. Quando “non capire”, “non sapere”, “non aver voglia di studiare” diventano una colpa, o peggio, un tradimento dell'amore dei genitori, allora l'insuccesso scolastico si trasforma in sofferenza. Molto spesso la resistenza allo studio da parte di un bambino o di un adolescente va ricercata nell'incapacità di riconoscerne il senso. Il bambino, che non nutre interesse per lo studio, vede confermata la propria opinione secondo la quale studiare non può avere alcun senso nel presente, nè

può procurargli soddisfazione qui ed ora. Si tratta di un “amaro calice” da vuotare per poter accedere, in seguito, molto più tardi, a soddisfazioni superiori. Bisogna riconoscere che, per lo più, a scuola il senso è ampiamente assente: quasi sempre, vi si imparano le “istruzioni per l'uso” (regole, formule, teorie), ma senza poter usare la “macchina”, senza neppure intuirla o poterla immaginare: perchè aver elaborato quella formula in quel momento e in quel contesto? “Da quando vado a scuola”, mi confessava qualche tempo fa uno studente di terza, “ho scritto migliaia di pagine. Mi hanno sempre corretto, ma non mi hanno mai risposto”. Philippe Meirieu, I compiti a casa, Feltrinelli

comuni del Paese. “L’altro strumento di equità familiare – ha proseguito Belletti - potrebbe essere la riforma dell’Isee (indicatore della situazione economica equivalente, che tiene conto del reddito, patrimonio mobiliare e immobiliare e delle caratteristiche di un nucleo familiare) fondamentale per la parametrazione del regime tariffario dei servizi a livello nazionale, regionale e locale. Molte città, a cominciare da Parma e finire a Roma e Brescia, hanno già modificato il sistema di tariffazione senza aspettare l’iniziativa nazionale. Forte dell’esperienza maturata nel lavoro fatto con queste città, il Forum ha avviato un lungo confronto con il sottosegretario Maria Cecilia Guerra incaricata di elaborare il nuovo Isee”. «Ma questo confronto, costruttivo su alcuni punti, - ha voluto specificare il Presidente del Forum, con una considerazione molto precisa - si è rivelato sterile su altri. Non a caso critiche sono piovute anche da sindacati e parti sociali su misure che rischiano di trasformarsi in un ulteriore peso per le famiglie”. «In particolare – ha aggiunto- non condividiamo della proposta del governo la scala di equivalenza che pesa i carichi familiari in modo particolarmente restrittivo e penalizza quindi le famiglie con più figli. Eppure nel decreto delega che affidava al governo la riforma dell’Isee era esplicitamente chiesto di favorire le famiglie con quattro o più figli o con figli disabili”. Si tratta di posizioni ben note, assunte da tempo del Forum che da sempre chiede politiche più a misura di famiglia. Belletti ha concluso affermando che “Questa scelta del governo rende il nuovo Isee assolutamente insufficiente”.


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IL PORTICO DEI LETTORI

IL PORTICO

Gli spazi delle reti sociali Verso la Giornata delle comunicazioni sociali Una tra le sfide più significative dell'evangelizzazione oggi è quella che emerge dall'ambiente digitale. Al fine di richiamare l'attenzione su tale sfida, il Papa Benedetto XVI, nel contesto dell'Anno della Fede, ha scelto quale tema della XLVII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2013: "Reti Sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione", come annuncia un Comunicato delle Comunicazioni Sociali. "Gli elementi di riflessione - si legge nel Comunicato - sono numerosi e importanti: in un tempo in cui la tecnologia tende a diventare il tessuto connettivo di molte esperienze umane quali le relazioni e la conoscen-

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za, è necessario chiedersi: può essa aiutare gli uomini a incontrare Cristo nella fede? Non basta più il superficiale adeguamento di un linguaggio, ma è necessario poter presentare il Vangelo come risposta a una perenne domanda umana di senso e di fede, che anche dalla rete emerge e nella rete si fa strada". "Sarà anche questo il modo per umanizzare e rendere vivo e vitale un mondo digitale che impone oggi un atteggiamento più definito: non si tratta più di utilizzare internet come un "mezzo" di evangelizzazione ma di evangelizzare considerando che la vita dell’uomo di oggi si esprime anche nell’ambiente digitale".

ome cristiani, l’origine della nostra fede è nell’esistenza di Dio. La Bibbia ci ha insegnato tante cose e ci ha parlato molto della fede; Dio ci chiede di esercitare la nostra fede secondo le sue promesse. Gesù è il nostro grande esempio nella fede ed Egli chiama sempre i suoi discepoli a seguire il Suo esempio, Egli chiedeva a ogni discepolo di essere un modello nella fede in Dio davanti gli altri; Egli ha esortato i suoi seguaci a praticare la loro fede secondo le promesse di Dio. Senza la fede non si può piacere a Dio, e senza la fede è impossibile di ricevere delle risposte alle nostre preghiere (Mt 21:22 e Giac 1:5-8). La Bibbia insegna chiaramente che coloro che esitano nel loro cuore, non riceveranno nessuna di quelle benedizioni che sono riservate per loro, come dice Gesù: "Tutto è possibile per chi crede" (Mc 9, 23). La definizione della fede La definizione biblica della parola fede si trova nella lettera agli Ebrei: "la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono" (11 :1). Questa definizione ci insegna le diverse caratteristiche della fede. Prima di tutto, una persona che ha la fede possiede una assicurazione o fiducia. Questo è diverso dall’avere speranza, perché la fede è certezza delle cose che si sperano. La speranza è sempre associata con il dubbio ed è il sinonimo di forse. Posso dire per esempio: "spero che oggi piova in modo che il mio giardino sia irrigato". Spero che piova, ma non sono sicuro che pioverà. Per contro, la fede è sempre certa, si tratta di una assicurazione delle cose che speriamo. La fede biblica non contiene nessun dubbio nelle cose. Come riceviamo la fede La nostra fede è sempre basata sulle promesse di Dio, la fede biblica ha una sola ed unica fonte è la Parola di Dio. Nella lettera di

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“Pensare secondo Cristo e pensare Cristo attraverso tutte le cose” Sintesi del comunicato finale del Consiglio permanente della CEI «Pensare secondo Cristo e pensare Cristo attraverso tutte le cose»: è la citazione di San Massimo il confessore tratta dal comunicato finale del Consiglio Episcopale Permanente, a Roma nei giorni scorsi. Si tratta di un testo molto denso, diviso in paragrafi. Il primo dedicato a Famiglia e vita, definiti dalla Cei “impegni profetici”: “Il «reticolo di corruttele e di scandali», che attraversa la classe politica e motiva indignazione e ostilità nella cittadinanza - scrivono i Vescovi italiani ha portato i membri del Consiglio Permanente a lamentare la distanza tra l’Italia dei “furbi” e quella degli onesti”. “Si avverte la necessità di un nuovo patto sociale, a partire dalla riscoperta di ragioni vere e condivise che possano far vivere insieme una vita buona e virtuosa”. “La Chiesa rimane sconcertata continua il comunicato - a fronte di forze politiche e culturali preoccu-

pate, paradossalmente, di indebolire ulteriormente la famiglia: il riferimento è al tentativo di regolamentazione giuridica delle cosiddette unioni di fatto, per le quali anche in Italia alcuni gruppi avanzano pressanti richieste di riconoscimento, in termini che si vorrebbero analoghi – se non identici – a quelli previsti per la famiglia fondata sul matrimonio; una tutela che, nelle intenzioni, verrebbe estesa anche alle unioni omosessuali”. Catechesi. “La responsabilità di comunicare e testimoniare la fede alle nuove generazioni ha il suo soggetto nell’intera comunità cristiana: questa consapevolezza richiede un forte investimento sulla formazione e l’accompagnamento degli adulti, a partire da quanti già partecipano alla vita ecclesiale. Compito prioritario della Chiesa, del resto, rimane la riscrittura della proposta cristiana nelle coscienze

Come sostituire i nostri dubbi con le promesse di Dio

La fede di P. FADI RAHI, C.SS.R.

San Paolo ai Romani leggiamo: "la fede vien dall’udire e l’udire si ha per mezzo della parola di Cristo "(10:17). Soltanto la Parola di Dio può rivelarci la Sua volontà. Allora se vogliamo ottenere la fede, dobbiamo leggere, ascoltare e conoscere le promesse di Dio. La Bibbia ci parla di diversi livelli di fede, partendo dalla piccola fino a quella che può spostare le montagne. La fede cresce gradualmente e si nutre ed esercita come i muscoli umani. Possiamo nutrire la nostra fede continua-

mente con la meditazione della Parola di Dio, con la preghiera personale e comunitaria, ed esercitando i santi sacramenti. Dobbiamo ugualmente esercitare la nostra fede facendo certi atti, in modo particolare di carità, e dobbiamo reagire in modo degno con la nostra fede, mettendo sempre la parola di Dio come base della nostra vita. Questo include anche i momenti difficili nella nostra vita, in cui viviamo delle difficoltà e in cui ruotano intorno a noi problemi e inquietudini varie.

delle persone e nel loro vissuto”. I vescovi hanno dialogato anche sulla comunicazione: “Avvenire e TV2000, il SIR nonché i settimanali e le emittenti diocesane, sono colti nel loro decisivo valore in merito alla formazione dell’opinione pubblica. Nel rilanciare l’impegno a sostenerli e a promuoverne la diffusione, i Vescovi domandano che si individuino strategie anche per valorizzare la rete di internet”. Il Consiglio Permanente ha preso in esame tema, programma e itinerario di preparazione alla 47ª Settimana Sociale dei Cattolici Italiani (Torino, 12-15 settembre 2013). Sarà imperniata sulla famiglia, con l’intento di presentarla come cellula primaria e fondamentale della vita sociale, portatrice di diritti – a partire dalla libertà educativa –, risorsa da sostenere e da cui ripartire per dare speranza anzitutto ai giovani.

Dio dice ai suoi figli di non preoccuparsi di nulla. Altrimenti, Vuole che noi non ci fidiamo di lui in tutte le cose (Mt 6, :25-34; Phil 4 :6-8; 1Pi 5: 7). Se noi crediamo veramente nella Parola di Dio, possiamo professare la nostra fede e possiamo metterla in pratica quotidianamente. Se crediamo che Gesù è il Figlio di Dio, dobbiamo reagire come delle persone che credono realmente in Lui, Redentore del mondo. Perciò, se crediamo che Dio soddisferà tutte le cose e tutte le esigenze nostre, agiamo e crediamo veramente in Lui; Se crediamo che Dio ci ha dato una buona salute, agiamo e muoviamoci credendo veramente in Lui. La Bibbia è piena di esempi delle persone che in mezzo alle circostanze terribili, professano la loro fede e ricevono dopo i Suoi miracoli come risultato di fede. (2 Re 4 :1-7 ; Marc 5 :23-34 ; Luc 19 :1-10 ; Att.14 :7-10). La fede risiede nel cuore La fede vera non risiede nei nostri pensieri ma nel nostro cuore. Gesù conferma questa cosa con le sue parole secondo l’evangelista Marco dicendo: “In verità io vi dico che chi dirà a questo monte: Togliti di là e gettati nel mare, se non dubita in cuor suo, ma crede che quel che dice avverrà, gli sarà fatto” (Mar 11:23). Anche San Paolo parla dello stesso argomento dicendo: “Infatti col cuore si crede per ottener la giustizia” (Rom 10:10a). Probabilmente è possibile dubitare nella nostra testa, di avere nello stesso tempo la fede nel cuore e ricevere quello che Dio ci ha promesso. Nella maggioranza dei momenti, quando proviamo a credere in Dio, i dubbi invadono i nostri pensieri e li influenzano attraverso i nostri sensi fisici e le menzogne. E a questo punto, bisogna sostituire i nostri pensieri di dubbio con le promesse di Dio e liberare la nostra fede senza vacillare.


IL PORTICO DI CAGLIARI

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Iniziative. Successo per la recente festa di fine estate organizzata a san Carlo Borromeo.

Genitori e figli giocano insieme, ritorna l’antico stile parrocchiale Scommessa vinta per le attività proposte a fine settembre. Il parroco don Venturelli: “Occasione di incontro tra generazioni diverse” R. T. NIZIATIVA ORIGINALE nella parrocchia di San Carlo. Per chiudere il periodo estivo ed entrare nelle attività pastorali del nuovo anno è stata organizzata una serie di appuntamenti che coniugano tradizione e novità. Di sicuro non capita spesso di trovarsi in un salone parrocchiale a festeggiare in stile “Oktoberfest” con degustazione di piatti tipici bavaresi accompagnati da birra di qualità a cura del celebre Mastro Birraio Enrico Berlucchi e staff, senza rinunciare ad una band che suona musica dal vivo. È stata una maniera originale per ritrovarsi tra parrocchiani, amici della parrocchia e prossimi parrocchiani. Il Parroco don Luca Venturelli: “ Forse non si è più abituati a pensare alla parrocchia anche come luogo dove ci si incontra oltre che per pregare anche per socializzare. Sicuramente la forma scelta non è delle più comuni ed è legata a climi più freddi nordeuropei, ma è stato un ottimo momento per conoscersi meglio e

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far incontrare generazioni ed esperienze differenti”. Il giovane Michele Testa commenta: “È stata un’ottima iniziativa innovativa che ha unito giovani e meno giovani senza alcun eccesso di norma. Oltre all’incontrarsi si è anche contribuito al progetto di risistemazione del campetto parrocchiale”. La settimana è continuata con altre iniziative originali come l’esibizione scacchistica da parte dell’A.S.D. Scacchi Cagliari che ha presentato la bellezza di un gioco antico ma sempre attuale e affascinante; una “Pillow fight” (battaglia di cuscini) originale, con il parroco bersaglio prediletto dei più piccoli. Il giovedì sono proseguiti i festeggiamenti con

una agguerrita gara tra signore. L’oggetto del contendere è stata la realizzazione della torta più bella e buona. La giuria composta dai bambini della parrocchia ha saputo divertire gli spettatori. L’esibizione la stessa sera del gruppo “non solo piccole pesti” (gruppo della parrocchia del Carmine di Assemini) è stato un bell’esempio e uno sprone per la parrocchia di San Carlo di un oratorio funzionale dove i più piccoli e i genitori lavorano insieme per un progetto educativo di crescita. Pio: “Mi è piaciuta l’interazione dei figli con genitori nell’organizzazione dello spettacolo. Sono rimasto colpito dalla testimonianza di una mamma che ha detto

che per lei e gli altri genitori l’organizzazione è stato oltre che momento di svago anche occasione per pregare insieme”. Pio ha apprezzato la contagiosa gioia dei giovani ballerini, al punto che alcuni ragazzi del Cammino neocatecumenale si sono messi a ballare in fondo alla sala. Venerdì grande successo con la proiezione del film “Billy Elliot”. La pellicola è piacevole, divertente, coinvolgente ed è stata introdotta da una presentazione dettagliata a cura di Elisabetta Randaccio, critico cinematografico, vicepresidente di IFFS (International Federation of Film Societies) che, reduce dalla Mostra del Cinema di Venezia, ha accolto con entusiasmo l’invito del parroco a trattenersi per discutere col pubblico nel “dopofilm” impressioni e riflessioni. Data la disponibilità dell’esperta e il successo, a grande richiesta e con molta probabilità a San Carlo le occasioni per approfondire la cultura cinematografica non mancheranno. L’entusiasmo, la voglia di fare, l’ apertura a iniziative originali e anche a collaborazioni per certi versi “trasversali” non possono che essere le basi di nuovi ponti che hanno il solo scopo di unire, far conoscere le persone, trafficare le proprie esperienze e arricchirsi tutti quanti di nuove conoscenze; il tutto in un clima gioioso e nel perfetto rispetto dell’ identità della parrocchia, luogo che per vocazione propria è chiamato all’ accoglienza.

La reliquia di San Pio nella Parrocchia Spirito Santo di Su Planu

IL PORTICO

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brevi ANTICO PALAZZO DI CITTÀ

In mostra “I territori dell’arte” È visitabile sino al 28 febbraio 2013 la mostra “I territori dell'arte”. Dipinti, sculture, gioielli e tessuti delle collezioni civiche, allestita al Palazzo di Città in piazza Palazzo. La mostra ha richiamato sino ad oggi più di 15.000 visitatori, affascinati dagli ambienti dell'antica sede del Municipio cagliaritano. Turisti da ogni parte d'Europa e d'Italia, cittadini cagliaritani e provenienti dagli altri centri dell'isola hanno potuto ammirare questa selezione di opere dei più importanti artisti sardi del Novecento che dialogano con le collezioni etnografiche già esposte nel Palazzo.

TEATRO LIRICO

Al via la stagione concertistica Parte ufficialmente il 19 ottobre, con l'Orchestra e il Coro del Teatro Lirico di Cagliari e il mezzosoprano Anastasia Boldyreva, la Stagione concertistica 20122013 del Teatro Lirico di via Sant'Alenixedda. Con la direzione di Aldo Ceccato e del maestro del coro Marco Faelli, verranno eseguite la Sinfonia n. 6 in

Re maggiore, op. 60 di Antonin Dvorak, e Aleksandr Nevskij, per mezzosoprano, coro e orchestra op. 78, di Sergei Prokofev. Il cartellone, tra i 17 appuntamenti, celebra il 18 e 19 gennaio il bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi, con la Messa da Requiem, e l'8 e 9 marzo quello di Richard Wagner, con l'Orchestra del Teatro lirico, diretta da Alessio Allegrini, che eseguirà il Siegfried-Idyll, I maestri cantori di Norimberga: Ouverture, Tannhauser: Ouverture.

CAGLIARI

In dieci anni ha perso 13mila abitanti

Le foto sono di Gabriella Carta

A Cagliari risiedono 150.891 persone, delle quali oltre 81 mila sono donne, 69.459 uomini. Il calo negli ultimi dieci anni è di circa 13mila residenti. Secondo i dati del Censimento 2011 (considerati provvisori fino alla verifica dell'Istat), la prevalenza femminile è maggiore in quasi tutti i 31 quartieri in cui è stata suddivisa la città. L'ultima rilevazione, nel 2001, aveva registrato una popolazione residente di 164.249 unità, 76.766 uomini e 87.483 donne.


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IL PORTICO DEI PAESI TUOI

IL PORTICO

brevi

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Siliqua. Il bilancio delle celebrazioni in paese per Santa Margherita nelle parole del parroco.

IN PIAZZA GIOVANNI XXIII

Stand per sostenere la ricerca di Aisla Il 7 ottobre si celebra anche in sette piazze della Sardegna la Giornata Nazionale dedicata alla Sla. L'iniziativa è promossa dalla Aisla Onlus in ricordo del primo sit-in dei malati a Roma nel 2006 in cui vennero avanzate al Ministero della salute precise richieste per la difesa della cura e dell'assistenza ai malati di sclerosi laterale amiotrofica. AISLA Onlus sars presente grazie a centinaia di volontari per promuovere la campagna di sensibilizzazione e di raccolta fondi "Quello buono" che sostiene la ricerca per un progetto di counselling rivolto alle famiglie di pazienti SLA.

Fino al 14 ottobre, inoltre, con un SMS solidale con una chiamata del valore di 2 o 5 euro al 45505 sarà possibile dare un ulteriore contributo. Nell'isola la l'Aisla Onlus a Baunei, Piazza Indipendenza; Cagliari, Piazza Giovanni XXIII fronte Chiesa San Paolo; Lanusei, lungo il Corso principale; Nuoro, Centro Commerciale "Prato Sardo" zona industriale Prato Sardo; San Giovanni Suergiu, Piazza IV Novembre; Sorradile, Piazza Umberto I; Tortolì, lungo Corso Umberto. In ognuna di queste piazze volontari distribuiranno una bottiglia di vino Barbera d'Asti DOCG, creata per l'occasione in edizione limitata a fronte di un contributo di 10 euro e saranno a disposizione per fornire informazioni sull'attività dell'Associazione.

“Questa gente ha solide radici nella fede tramandata dai martiri” Don Giuseppe Orrù: “Siamo andati pellegrini a Montefiascone, quindi ad Assisi e a Norcia, dove abbiamo visto l’amore della gente per l’amato monsignor Alberti” R. C. NA FESTA che ha testimoniato la grande fede di Siliqua. “Le celebrazioni per Santa Margherita quest'anno sono state particolarmente sentite e vissute con particolare devozione dalla gente - dice il parroco don Giuseppe Orrù - ed hanno avuto un prologo già nello scorso mese di luglio quando in pellegrinaggio siamo stati a Montefiascone, la città di Santa Margherita. Con una trentina di persone abbiamo partecipato ai festeggiamenti che vedono il reliquiario della Santa portato in processione con tantissimi fedeli al seguito. Da lì poi abbiamo fatto tappa ad Assisi e Norcia. Qui abbiamo visto l'amore che la gente aveva per monsignor Ottorino Pietro Alberti. Erano i giorni della scomparsa dell'Arcivescovo emerito di Cagliari, che per 14 anni aveva guidato la diocesi umbra. Tanta gente ci ha voluto salutare e per le strade abbiamo visto molti manifesti che ricordavano la scomparsa di monsignor Alberti”. La festa di settembre per Santa Margherita è di certo quella che coinvolge di più il paese. Un centro, Siliqua, che ha nelle numerose chiese sparse nel perimetro urbano e nelle campagne, una conferma di quanto la fede sia patrimonio. Negli ultimi anni diverse di queste piccole chiese sono ritornate agli antichi splendori. È il caso di quella di

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Due momenti della processione per Santa Margherita di Antiochia.

Sant'Anna che, nonostante qualche lungaggine burocratica ed il ritrovamento di antiche vestigia sotto il pavimento, sta pian piano ritrovando il suo aspetto originale e molto probabilmente entro la fine dell'anno i lavori saranno terminati. “La grande partecipazione di fedeli alla festa di Santa Margherita - riprende il parroco - è testimoniata dalla processione di rientro il lunedì che partita alle 18 è terminata intorno alla 22, dopo aver fatto il giro dell'intero centro abitato. Il simulacro della Santa era sistemato su un cocchio trainato da un gioco di buoi, accompagnato da una quarantina di cavalieri che forma il gruppo di Siliqua”. I riti si svolgono nell'arco di tre giorni dal sabato a lunedì, preceduti da un triduo predicato in parrocchia, mentre dal sabato le celebrazioni si svolgono nella chiesa di Santa Margherita. La domenica oltre alle messe è prevista anche una processione

AIUTIAMO LA CARITAS La Caritas ha attivi due conti correnti per raccogliere fondi a favore dei numerosi servizi che porta avanti. Per partecipare alla sottoscrizione: Banca Prossima: c.c.b. 1000/00001263 intestato Caritas Diocesana Cagliari via mons. Cogoni, 9 09121 Cagliari. IBAN - IT26 P033 5901 6001 0000 0001 263 Bancoposta: Conto n. 000016211096 Intestato Caritas Diocesana Cagliari Via mons. Cogoni 9 09121 Cagliari. IBAN - IT 74 E 07601 04800 000016211096 Indicando come causale: Sostegno alla Caritas.

intorno alla chiesetta, mentre il lunedì pomeriggio il simulacro fa rientro in parrocchia, accompagnato dalla folla di fedeli, dalla banda musicale, le celebrazioni sono invece animate dal coro parrocchiale. “Quest'anno poi - conclude don Giuseppe - accanto ai riti religiosi l'Amministrazione comunale per

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la prima volta si è impegnata nel realizzare alcuni appuntamenti di intrattenimento. Una scelta gradita alla gente, anche se l'aspetto religioso resta quello maggiormente sentito dalla popolazione. Questa è una comunità che ha solide radici nella fede e la festa di santa Margherita, così come altri appuntamenti, lo testimonia”.

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IL PORTICO DELLA DIOCESI

DOMENICA 7 OTTOBRE 2012

Università. Il preside della Pontifica Facoltà Teologica della Sardegna presenta l’anno.

Strumento di dialogo e confronto, luogo di vera formazione cristiana Padre Maurizio Teani anticipa i primissimi appuntamenti organizzati per l’Anno della Fede e per il 50mo del Concilio Vaticano II MARIA LUISA SECCHI TUTTO PRONTO ALLA Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna per l'inizio di un nuovo Anno Accademico. La Facoltà è stata eretta a Cuglieri dal papa Pio XI con la Costituzione Apostolica Nostrarum partem del 5 agosto 1927. Cronologicamente è la prima Facoltà Teologica italiana extra urbem. L'inaugurazione è fissata per venerdì 5 ottobre nella chiesa cittadina di Cristo Re, dove sarà monsignor Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari e Gran Cancelliere dell'ateneo, a presiedere la celebrazione eucaristica.“L’organizzazione predisposta per l’anno accademico 2012-2013 rimane invariata rispetto agli altri anni” - spiega padre Maurizio Teani, gesuita e preside della Pontificia Facoltà dal 2000. Ci parli dell'ordinamento. Secondo la Costituzione Apostolica Sapientia christiana, promulgata da Giovanni Paolo II il 15 aprile 1979 il piano degli studi della Facoltà di Teologia è articolato in tre cicli, corrispondenti a tre livelli progressivi della formazione accademica. Ricordiamo quali sono.

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Padre Maurizio Teani, preside della Facoltà Teologica della Sardegna.

Il primo, della durata di cinque anni, tende alla formazione di base e termina con il Baccellierato in Sacra Teologia. Il secondo, o Corso di specializzazione, della durata di due anni, conduce all’approfondimento di un settore particolare della Teologia e si conclude con la Licenza in Sacra Teologia. Il terzo infine, normalmente di almeno due anni, continua la specializzazione del candidato e culmina nel Dottorato in Sacra Teologia. Quanti sono stati gli iscritti negli ultimi anni? Fino a tre anni fa il numero è andato progressivamente crescendo, attestandosi sui 240 iscritti, mentre negli ultimi due anni si è registrato un leggero calo, circa 20 unità in meno. Per quanto riguarda il nuovo anno non abbiamo ancora dei dati precisi, ma suppongo

il numero sia in aumento. La presenza dei laici si mantiene costante e costituisce circa un terzo del totale. Il nuovo anno accademico sarà il primo ad essere inaugurato da monsignor Miglio. L'arcivescovo è stato eletto da poco Presidente della Conferenza Episcopale Sarda e automaticamente è diventato Gran cancelliere della Facoltà. Tutti i Vescovi della Sardegna condividono la responsabilità e l’alta direzione della Facoltà, ma il Presidente è colui che svolge un ruolo di attenzione e collegamento più diretto e assume quindi il titolo di Gran Cancelliere. Cosa rappresenta la Pontificia Facoltà Teologica per la nostra Isola? Stando alle disposizioni maturate dopo il Concilio Vaticano II, poi ri-

prese e confermate nel Concilio Plenario Sardo, la Facoltà si occupa certamente in primis della formazione del clero, dei seminaristi e dei futuri diaconi permanenti ma contemporaneamente osserva il compito di formare teologicamente anche i laici. Inoltre la Facoltà Teologica si propone come valido strumento di dialogo e confronto con la cultura laica. In questo senso esiste un accordo di cooperazione tra la stessa Facoltà e l’Università degli Studi di Cagliari. Cosa avete organizzato per l’Anno della Fede? E' ancora un cantiere aperto. Sono in corso degli incontri tra una Commissione delegata dalla Facoltà e monsignor Miglio, che ha voluto ci fosse una collaborazione diretta tra la diocesi e la facoltà. Sono diverse le iniziative proposte in occasione del cinquantesimo anniversario dall'inizio del Concilio Vaticano II e per l’Anno della Fede. Al momento quali sono gli appuntamenti stabiliti? Il 16 e il 23 novembre nell’aula magna della facoltà il vescovo emerito di Ivrea monsignor Luigi Bettazzi e il professor Maurilio Guasco offriranno la loro testimonianza in merito al Concilio Vaticano II, in quanto entrambi parteciparono ai lavori. Il 25 gennaio poi, a conclusione della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani è previsto un incontro relativo all’ecumenismo. Ma ci saranno anche altre iniziative ancora in fase di allestimento che presto sarà possibile comunicare alla diocesi.

“Ecco un percorso per ritrovare se stessi” NA PREZIOSA esperienza che si rifà agli esercizi spirituali di sant'Ignazio da Loyola. Così padre Enrico Deidda del convento dei Gesuiti di via Ospedale parla degli “Esercizi spirituali della vita ordinaria”, una delle attività che contraddistinguono la vita della famiglia gesuita di Cagliari. “Nello spazio di due anni l'iniziativa ripercorre, continuando a vivere la vita quotidiana, tutto il percorso che sant'Ignazio fa fare in un mese di ritiro, in una casa che permetta 30 giorni di preghiera. Qui a Cagliari gli Esercizio Spirituali nella Vita Ordinaria (EVO) vanno

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avanti da una quindicina d'anni con diversi gruppi e cercando di venire incontro alle diverse esigenze delle persone. Gli incontri sono quindicinali con una prerogativa che viene richiesta ai partecipanti ovvero quello di trovare un momento importante della giornata per la preghiera, attraverso anche delle tracce precise e articolate che consentano di affrontare bene i testi della Scrittura, che danno indicazioni sul metodo della preghiera, così come il discernimento tra ciò che sono gli impulsi che sono di Dio e quelli che non lo sono”. A detta dello stesso padre Deidda gli Esercizi Spirituali nella Vita Ordinaria riescono a in-

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brevi VIABILITÀ

Nuove disposizioni a Is Mirrionis A Cagliari in via del Seminario, nel tratto compreso tra la via Cadello e la via Mons. Parraguez, sono in vigore nuove prescrizioni per gli automobilisti. In particolare: è istituito il divieto di fermata con rimozione forzata, su ambo i lati, nel tratto compreso tra l'angolo del civico 1 e la via Cadello; la della divisione della carreggiata nel tratto interessato con due corsie in uscita su via Cadello e una in entrata; il divieto di sosta con rimozione forzata su ambo i lati nel tratto della via Cardinale Pippia compreso tra la via Cadello e lo slargo fino alla traversa di via Mons. Parraguez. CENTRO MISSIONARIO

Al via il mese dedicato alle missioni Con la Veglia missionaria delle religiose nel monastero delle Carmelitane Scalze a Terramala ha preso il via in Diocesi l'Ottobre Missionario. Quest'anno la Veglia missionaria dicoesana è in programma il 12 ottobre alle 19.30 nella Basilica Nostra Signora di Bonaria, e sarà presieduta da mons. Arrigo Miglio. Sabato 13 alle 18.30, don Franco Crabu, da 24 anni missionario fidei donum in Kenya, proporrà una serata musicale, nell'Aula Magna del Seminario. Il 17 ottobre invece il tema dell'Ottobre Missionario “Ho creduto, perché ho parlato” sarà presentato nell'Aula Magna del Seminario da don Alberto Brignoli, vice direttore dell'Ufficio Nazionale di cooperazione tra le Chiese, con la partecipazione dell'Arcivescovo mons. Miglio. Il 21 ottobre invece verrà celebrata la Giornata Missionaria Mondiale

LAZZARETTO

“Laboratorio 2012” XVIII edizione

Padre Deidda e gli Esercizi spirituali della vita ordinaria I. P.

IL PORTICO

cidere sulla vita di chi li pratica. “In effetti è così - afferma il religioso Cambia lo sguardo sulla vita chi ogni due settimane viene qui a San Michele per l'incontro, ed anche la vita delle persone che partecipano. C'è una maggiore percezione della vicinanza di Dio nella propria vita, aiuta a guardare con maggiore serenità nelle situazioni. Ciò è possibile perché si fa un percorso per ritrovare se stessi davanti a Dio, del quale si ritrova un'immagine di come Gesù ci ha insegnato a vedere Dio, ma soprattutto gli esercizi aiutano a sentirne vicino la Sua

presenza. Si arriva così a pregare con maggiore autenticità e semplicità”. Oltre agli incontri quindicinali gli Esercizi prevedono una domenica di vita comunitaria al Pozzo di Sichar. “È un modo per fare una verifica del percorso -conclude padre Deidda - Quest'ultimo può essere anche personalizzato in modo che attraverso colloqui e dialoghi si possa cogliere il modo originale con cui Dio parla ad una persona, adattandosi alla sensibilità, al temperamento e alle situazioni di ognuno”.

Venerdì al Centro Comunale d'Arte e Cultura Lazzaretto di Cagliari, il Centro Culturale Man Ray inaugurazione del “Laboratorio 2012” XVIII edizione, mostra didattica della Man Ray Photo School, a cura di Stefano Grassi e Efisio Carbone. La scuola di fotografia Man Ray Photo School, al suo diciottesimo anno di attività, presenta una serie di immagini prodotte da alcuni allievi selezionati. I temi sviluppati quest'anno sono il ritratto sociale e il paesaggio. La mostra presenta, inoltre, le fotografie del lavoro di gruppo, realizzato sotto la direzione artistica e tecnica di Stefano Grassi, dedicato quest'anno a sei personaggimetafora che rappresentano altrettanti fatti socialmente rilevanti. La mostra è completata da un'esposizione di macchine fotografiche d'epoca della collezione di Francesco Pusceddu.


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IL PORTICO DEI PAESI TUOI

IL PORTICO

brevi GIARDINI PUBBLICI

Festa per “Riclica in Arte” Sabato e domenica dalle 9 alle 21 Giardini Pubblici di Cagliari, spazio all'arte e alla creatività espresse con materiali naturali non inquinanti o di riciclo. L'Associazione di Promozione Sociale “Qedora” ha organizzato "Ricicla in Arte". La manifestazione - all'insegna dell'arte del riciclo e del riutilizzo dei materiali - offrirà la possibilità di dare sfogo alla propria creatività attraverso un'opera scritta (fumetto, breve racconto ecc), un dipinto, una scultura, un'installazione o qualsiasi altra forma di espressione artistica. La scelta dei materiali con i quali realizzare l' opera è completamente libera, fermo restando l'utilizzo di materiali naturali non inquinanti oppure il riciclo di vecchi materiali di ogni sorta. L'opera viene esposta sabato e domenica ai Giardini Pubblici della Galleria Comunale d'Arte di Cagliari. L'evento fa parte del circuito promosso dall'Associazione A.M.A.C.I. in occasione dell'ottava Giornata del Contemporaneo (tutte le info su http://www.amaci.it).

CULTURA

Percorsi del Novecento in Sardegna È visitabile alla Galleria Capitol di Cagliari l'esposizione, dal titolo “Generazioni. Percorsi del Novecento in Sardegna”. Quasi un secolo di pittura rappresentato in mostra da una selezione di dipinti di Giuseppe Biasi, Bernardino Palazzi, Carmelo Floris, Ausonio Tanda e Foiso Fois, in un itinerario che evoca lo scorrere del tempo e il cambiamento dei mezzi espressivi e dei linguaggi artistici attraverso ritratti e autoritratti, paesaggi, scene corali e composizioni fantastiche.

DOMENICA 7 OTTOBRE 2012

Serrenti. Terminati i festeggiamenti per Santa Vitalia: anche quest’anno ricco calendario di eventi.

Una folla di fedeli fin dall’alba per ricevere la Riconciliazione Il parroco del paese, don Antonio Pilloni: “Pur non essendo patrona Santa Vitalia è la festa più sentita e partecipata: viviamo un momento di grande comunione” MARIANO MURRU A SANTA MESSA nel Santuario, a cui seguirà il rientro del Simulacro della Santa in Parrocchia, chiude domenica i festeggiamenti in onore di Santa Vitalia di Serrenti, tradizionale appuntamento di fede religiosa e, in misura minore, di folklore, che anche quest'anno ha richiamato nella prima settimana di Ottobre, tantissimi visitatori e pellegrini da tutto il circondario. “Il giorno della festa per Santa Vitalia qui a Serrenti cade il primo lunedì di Ottobre. Come vuole la tradizione abbiamo però cominciato le celebrazioni religiose già a partire da venerdì sera, con l'accompagnamento della Santa al Santuario, alla sua chiesetta, dove alle 20 si è celebrata la Santa Messa in suo onore - ci spiega don Antonio Pilloni, parroco di Serrenti. Il fine settimana, invece, l'abbiamo dedicato alle confessioni dei fedeli, che anche quest'anno, soprattutto domenica, si sono presentati numerosi in chiesa. Grazie a Dio abbiamo diversi sacerdoti a disposizione che hanno cominciato a ricevere i fedeli già dalle cinque e un quarto del mattino. Non è esagerato dire che per i serrentesi il Precetto Pasquale coincide con Santa Vitalia per la puntualità con la quale adempiono ai sacramenti”.

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I festeggiamenti in onore di Santa Vitalia a Serrenti.

Il lunedì è il giorno più atteso dai serrentesi, con la cosiddetta Messa dell'Aurora, quella delle sei del mattino per la quale trovare un posticino in chiesa è quasi un'impresa: “Già dall'alba si forma una lunga fila di fedeli fuori dalla chiesetta, che aspettano di essere confessati prima dell'inizio della Messa. La mattinata continua con diverse messe fino alle 10, ora della grande processione alla quale, anche questo lunedì non è mancata la partecipazione della gente. Mons. Efisio Spettu ha presieduto la Messa all'aperto, concelebrata da più sacerdoti nel piazzale del Santuario”. A dimostrazione del forte spirito religioso che da sempre permea la ricorrenza, i momenti dedicati alle confessioni dei fedeli e le Messe in onore della Santa si susseguono per tutta la durata dei festeggiamenti. “Pur non essendo la patrona del paese, è innegabile

che Santa Vitalia sia nell'immaginario dei serrentesi la festa più importante, di gran lunga la più sentita e partecipata. Serrenti si identifica con Santa Vitalia, senza dubbio”, prosegue don Antonio, le cui parole svelano l'affetto nei confronti della Santa, martirizzata all'Anfiteatro di Cagliari nel 120 d.C., viene tra l'altro ricordato il 18 Novembre con una festa minore di carattere strettamente paesano, Santa Videdda. Come avviene per altre feste, anche Santa Vitalia rappresenta un momento di riunione comunitaria e familiare. Molti emigrati, sia dall'Italia che dall'estero, approfittano di questa ricorrenza per tornare qualche giorno a casa, dandole un valore ancora più grande. Don Antonio non dimentica di ringraziare il Comitato di Santa Vitalia, “si tratta di un comitato permanente composto da membri

della Pro loco di Serrenti: sono loro che ogni anno si occupano di organizzare la festa e gestiscono un po' tutto, soprattutto per quanto riguarda l'aspetto civile, ma anche quello religioso, per il quale collaborano in grande armonia con noi della parrocchia”.


IL PORTICO DELL’ANIMA

DOMENICA 7 OTTOBRE 2012

Il Portico del Cuore. La rubrica curata dalle Adoratrici perpetue del Santissimo Sacramento.

Nuova alba di luce per il fratello, sepolcro che annuncia la nuova Vita

dobbiamo dimenticare, ci insegna la Beata M. Maddalena che la “Messa è una rinnovazione del sacrificio fatto da Gesù. In quello si sacrificò senza di noi a nostra redenzione, ma in quello sull’altare vuole che anche noi ci offriamo in sacrificio per Lui e con Lui”, lo vuole per coloro che più strettamente lo seguono, ma lo vuole per ogni cristiano, per rispondere con amore all’Amore che egli quella notte ha offerto a noi attraverso il Suo Corpo e il Suo Sangue. Può comprendere la ragione una tale follia d’amore che solo Dio poteva operare? E ogni giorno l’abbiamo sotto gli occhi, ogni giorno spunta nella notte del mondo, per chi è capace di vedere e anche per chi non ne è ca-

pace, la Stella del mattino. E per chi ancora non vede, per chi ancora è accecato dal peccato, l’Adoratrice e ogni anima religiosa deve avere il coraggio, proprio dei santi, di mettere la propria vita sull’altare, con Gesù, per diventare, con Gesù, nuova alba di luce per il fratello, sepolcro scoperchiato e abitato ormai dagli angeli che annunciano una nuova vita. “La tua Sposa, o Gesù, t’invoca e grida: placati, o mio amato bene, da tanta ira. Il mondo ingrato ti va offendendo. Ascolta mio Sommo Bene questa anima che per te muore languendo”, è il grido dell’anima innamorata ed è il primo grido di Gesù, che l’amore per il Padre fa scendere dal cielo per placare su se stesso l’ira di Dio verso il peccato dell’uomo. L’ira di Dio si ferma su quel corpo assunto dal Verbo e ancora si ferma sulla vita donata di tante anime che sono lo stesso Corpo di Gesù, che lo seguono rivivendo in se stesse il sacrificio della Croce per il mondo ingrato e cieco che continuamente lo va offendendo. Il peccato è quella notte in cui fu tradito, a cui le Adoratrici oppongono quell’adorazione perpetua davanti al Sacrificio di Gesù presente nell’Eucaristia, adorazione che prolunga il Santo Sacrificio e i cui meriti continuano a spargersi nel mondo. Le Adoratrici vivono la loro missione con una “viva brama di veder presenti uniti in uno stesso spirito di fede e accesi di santo amore tutti gli infedeli che vivono immersi nella cecità” e che sono già presenti nel cuore dell’Adoratrice e quindi nel Cuore di Dio.

collaborazione di due generali nello stesso esercito, soprattutto quando uno dei due è di fatto il capo della fazione che è stata sconfitta. 2Sam si apre appunto con la richiesta di intesa da parte di Abner nei confronti del re Davide. Il generale cerca di evitare qualsiasi tipo di vendetta e prova a sostenere il nuovo re nel suo consolidamento di potere. A Davide piace l'idea e conclude un'alleanza con lui concedendogli vita, sostegno e protezione. Non fu dello stesso parere Yoab, il nuovo capo dell'esercito, il quale rivestirà

un ruolo fondamentale nella vicenda regale di Davide e del suo regno. Oltretutto, Yoab aveva un conto in sospeso nei confronti del suo predecessore, dal momento che questi aveva ucciso il suo fratello minore. In verità il testo biblico fa chiaramente presupporre che si sia trattato di un omicidio colposo, causato dalla tenacia della vittima (2Sam 2,22-23) più che dalla ferocia dell'omicida. Yoab sente il dovere di uccidere Abner per vendicare ufficialmente il sangue di suo fratello, ma l'intera narrazione sottolinea l'importanza politico-strategica di tale epurazione. La vicenda si concluderà con un solenne funerale di Abner e con il canto di Davide che pubblicamente svela la propria estraneità all'omicidio. Il nuovo regno si apre con un'uccisione esemplare e con la dichiarazione di innocenza da parte del re: il generale compie delitti eccellenti senza essere sottomesso al legittimo superiore. Un aspetto che si rivelerà fondamentale per tutta la parabola regale del figlio di Yesse.

Nella notte in cui fu tradito Gesù ha offerto la sua vita per noi che tante volte l’avremo tradito con il nostro peccato. Lo ha preso su di sè e lo ha trasformato in Amore ADORATRICI PERPETUE ELLA NOTTE IN cui fu tradito”. Si ripete ancora il tradimento di Giuda nei nostri peccati, nella nostra indifferenza, nella nostra ingratitudine ed è notteper l’anima. Per questo Gesù entra nella nostra notte e si offre in sacrificio per noi. Egli stesso diventa la nostra notte per distruggerla e far spuntare la stella del mattino. “Io sono la stella del mattino”, dice Gesù all’anima Sposa perché ha trasformato questa notte in un alba di luce nuova. Questa è la notte di Gesù, questa è la nostra notte, il dono della vita, il dono di se stessi, del proprio corpo, del proprio sangue perché la notte non sia più notte, ma giorno nuovo, il primo giorno della settimana in cui iniziamo il nostro esistere nel segno dell’amore. Nella notte in cui fu tradito, Gesù offrì la sua vita per noi che tante volte, con il nostro peccato, l’avremo tradito, e Lui quella notte aveva davanti all’anima il nostro tradimento nel tradimento di Giuda, aveva davanti agli occhi del cuore il nostro non-

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Dal film “The Passion” di Mel Gibson, sul Monte degli Ulivi.

amore …. l’ha guardato, l’ha preso tra le mani prendendo il “pane”, prendendo il “vino”, l’ha preso nel Suo Corpo, l’ha preso nel Suo Sangue e l’ha trasformato in amore, l’ha trasformato in dono totale per il Padre. Il Santo Sacrificio che riviviamo tutti i giorni sull’Altare è quella notte trasformata in giorno per noi e a noi non è dato solo di guardare, la Sua Infinita Misericordia ci dà la possibilità ogni giorno di rimediare al male commesso trasformando il nostro peccato in offerta a Dio: “Un cuore affranto tu non disprezzi, uno spirito contrito è sacrificio a Dio”. Lo spirito contrito è gradito a Dio perché egli vede in esso un atto di amore a Lui, che cancella il peccato. Non

PERSONAGGI DELLA BIBBIA

Abner di MICHELE ANTONIO CORONA

uando Davide tornò all'accampamento israelita dopo l'uccisione del gigante Golia, né il re Saul né il suo fedele generale, Abner, mostrano di conoscere il giovane fromboliere (1Sam 17,55-58). Un fatto strano e inaspettato, visto il dialogo precedente avuto tra Saul e Davide. Tuttavia, il narratore tratteggia un quadro del modo in cui il regno di Saul sta perdendo consenso divino e popolare. La nostra attenzione si focalizza sul capo dell'esercito di Saul. La sua vicenda si dipana dalla prima menzione in 1Sam 14,50 fino alla sua uccisione e seppellimento in 2Sam 3,39. Le brevi citazioni di 1Re e 1Cr sono solamente di rimando. In ogni regno, anche antico, il capo delle milizie è un personaggio notevolmente importante, poiché detiene il controllo dell'esercito e la capacità di orga-

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nizzare la forza militare. Abner nell'episodio citato è presentato come un capo che non conosce neppure l'identità del soldato che ha sbaragliato Golia e incitato gli israeliti alla insperata vittoria. Potremmo dire: 'Come inizio…non c'è male! Anche il capitolo 26 non è un'elegia in onore del generale, in quanto è fotografato come una guardia del corpo disattenta, assonnata e debole di fronte all'astuzia leale di Davide. Abner appare come un capo pallido, debole e vulnerabile. Il baratro della sua vicenda personale giunge con la morte del re Saul, di cui fu fedele consigliere, capo dell'esercito, responsabile della difesa personale. L'ascesa al trono di Davide e del capo militare a lui legato, Yoab, determina un vero e proprio scossone nella carriera di Abner. Come non possono convivere due galli in un pollaio, così è impossibile la

IL PORTICO

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detto tra noi Gli islamici non scherzano di D. TORE RUGGIU

Un film blasfemo contro Maometto, prodotto in America, oltre la pubblicazione da parte di una rivista francese di alcune vignette che, ugualmente, ridicolizzano Maometto, hanno scatenato un putiferio. Ambasciate assaltate, manifestazioni di protesta in molte parti del mondo, vivaci contestazioni. Si dirà che non è giusto ripristinare la legge “occhio per occhio, dente per dente”. Tuttavia restano i fatti gravissimi: sono stati toccati i simboli delle fede di centinaia di migliaia di persone. Come accade, sempre più spesso, con i simboli della nostra fede cristiana. Solo che i cristiani non protestano. Ora, se la violenza, in qualunque forma e per qualunque motivo, è da condannare con fermezza, alla stessa maniera va condannata anche la codardia. Gesù Cristo, i simboli cristiani sono stati e sono fatti oggetto di continue prese in giro, utilizzati per perseguitare i cristiani senza che si sia sollevata neppure una pacata protesta. Eppure ne abbiano viste di tutti i colori. Blasfemia pura. Altre volte abbiamo trattato l'argomento, portando come esempio dati e fatti concreti. E, in quei frangenti, avevo chiaramente condannato gli autori di blasfemie, bestemmie e oscenità varie nei confronti di Gesù Cristo, della religione cristiana e dei suoi rappresentanti (soprattutto del Papa). Ricordo di avere lanciato a questi “signori” una provocazione: “perché non lo fate contro Maometto?”. Moltissimi ci hanno rinunciato per paura. E quando qualcuno ci ha provato, come di recente, ecco cosa è accaduto! Ripeto: la violenza va condannata, senza “se” e senza “ma”. Ma, allo stesso modo, va condannata anche la codardia e la vigliaccheria. A parte quanto insegnava Diogene: “l'ingiuria disonora chi la fa, non chi la riceve”, ricordiamo il proverbio: “la saetta, gira gira, torna addosso a chi la tira”. Ridere, ridicolizzare, accanirsi contro qualsiasi simbolo religioso, è un'offesa per il credente, ma anche un gesto di imbecillità da parte di chi lo compie. E, per piacere, non si invochi il diritto di libertà di espressione o libertà di satira! Perché a tutto c'è un limite. E questi “signori”, produttori di blasfemie (dalle quali ricavano fior di quattrini!), sappiano che non sono padreterni e che il rispetto di tutti, comprese le religioni, è uno dei primi e fondamentali principi di buona educazione. Altrimenti ritornino a scuola e cerchino di imparare le regole minime di educazione e di pacifica e rispettosa convivenza con gli altri. Oppure prendano atto che non tutti porgono l'altra guancia.


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IL PORTICO DELLA DIOCESI

IL PORTICO

L’arcivescovo. Riproponiamo il testo integrale del discorso al recente ritiro del clero.

Il 2013, l’anno dei pellegrinaggi: in Duomo, a Roma, in Terra Santa SEGUE DALLA PRIMA

Il primo è l’allocuzione di Giovanni XXIII l’11 ottobre 1962, è famosa, ho visto che molti la citano, e credo che sia utile riprenderla in mano. Comincia con le parole “Gaudet Mater Ecclesia”. L’altro testo che chiude questi 50 anni per me rimane l’allocuzione di Benedetto XVI il 22 dicembre 2005 alla Curia romana, dove affrontava il tema dell’interpretazione del Concilio, dell’ermeneutica. È interessante confrontare questi due testi e vedere la continuità degli obiettivi che vengono indicati per questo evento che ha segnato e continua a segnare la Chiesa del nostro tempo. Poi parlando del 50° del Concilio è importante ripercorrere questi 50 anni. Ci sono delle tappe fondamentali, dei documenti, veri e propri eventi. Faccio qualche esempio. Nel 1975 l’Evangelii Nuntiandi di Paolo VI, un documento fondamentale. Poi abbiamo ancora due tappe fondamentali: una è la promulgazione del Codice di Diritto Canonico nel 1983; al di là dei luoghi comuni, credo sia importante lo sforzo che hanno fatto i redattori del codice per tradurre le indicazioni del Concilio in norme di vita per la Chiesa: se non avviene questo rimangono degli enunciati troppo generali. Il Codice, a quasi 30 anni di distanza, possiamo dire che è servito moltissimo per far entrare nelle vita quotidiana della Chiesa le indicazioni del Concilio. Poi il Catechismo della Chiesa Cattolica nel 1992, sono 20 anni. Del 1992 vorrei ricordare un altro documento “Pastores dabo vobis” che rispetto a “Presbyterorum Ordinis” rappresenta uno sviluppo ma anche una sintesi del cammino fatto dal “Presbyterorum Ordinis” fino al ’92. Soprattutto sul Catechismo della Chiesa Cattolica il Papa insiste che impariamo a riscoprirne il valore. Il Catechismo della Chiesa Cattolica ci aiuta anche a mettere in ordine le nostre idee ripartendo dal Credo, dopo anni molto vivaci e spesso fonte di confusione. Vorrei ricordare anche un altro documento, sicuramente di livello inferiore ma credo

molto utile: nel '93 la Congregazione per la Dottrina della Fede ha pubblicato un testo molto bello su l'interpretazione delle Sacre Scritture. E' un'istruzione della Pontifica Commissione Biblica con la premessa dell'allora Prefetto per la Dottrina della Fede, che tutti conosciamo. Poi via via abbiamo avuto il Giubileo a più ancora le Encicliche di Giovanni Paolo II. Sono alcuni accenni che dovremo tenere presenti quest'anno per non impoverire il cammino, partito dal Concilio ed arrivato fin qua, e che ci invita a guardare avanti. Per vivere questo cinquantennio del Concilio al momento abbiamo due piste. Una è l'iniziativa congiunta tra la Diocesi, la Facoltà Teologica e il Seminario Regionale,. Stiamo mettendo a punto una serie di incontri e di conferenze sul Concilio e sui testi del Concilio. Un'altra pista di lavoro saranno i nostri ritiri di quest'anno e anche le altre occasioni di formazione permanente del clero, esercizi e altri incontri di formazione permanente. Cercheremo di lavorare in questa direzione, cercando di fare attenzione in modo particolare ai testi, di recuperare almeno alcune cose essenziali dei testi del Concilio. Ho ricordato prima la necessità di rimettere a fuoco gli obiettivi che il Concilio si era dato, cercando di cogliere i punti essenziali. Perché credo davvero che il cinquantennio del Concilio non può diventare una commemorazione, un amarcord, alcuni lo vivono così, ma non credo che serva. Il Concilio, e le interpretazioni del Concilio non possono diventare delle bandiere per contarci o per schierarci. Andiamo all'essenziale, distinguiamo tra i testi del Concilio, le interpretazioni, che non pos-

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sono diventare oggetto di dogmatismi di opposto segno. Riandare ai testi, riandare agli obiettivi, anche per rivedere umilmente ciò che non è stato perfetto in questi 50 anni. C'è bisogno di rivedere con umiltà come abbiamo vissuto e interpretato. Proprio per non cadere in una dialettica dualista, un po' manichea, che non ci porta da nessuna parte. E allora il cinquantesimo del Concilio deve soprattutto spingerci su un cammino di evangelizzazione. Fra pochi giorni comincia a Roma un Sinodo sulla nuova evangelizzazione, ecco per fare questo cammino di evangelizzazione, i testi conciliari e il magistero successivo, lo sforzo di cogliere i punti essenziali che i testi Conciliari ci offrono, molte indicazioni preziose. Passo al Pellegrinaggio. Il Pellegrinaggio è una dimensione costitutiva della Fede, quindi vivere l'anno della Fede, saper ricominciare, saper riscoprire, significa rimettersi in cammino. E il Pellegrinaggio è un “sacramentale” che ci aiuta a rimetterci in cammino. Abbiamo alcuni pellegrinaggi davanti a noi importanti. Il primo che vorrei ricordare riguarda in modo speciale i giovani: il prossimo anno a Rio de Janeiro la giornata mondiale della Gioventù è un pellegrinaggio impegnativo. Spero che riusciamo a portare una buona delegazione di giovani, ovviamente accompagnati da qualche sacerdote, da qualche seminarista, da qualche animatore, ma anche per chi non andrà fisicamente alla GMG a Rio, questo pellegrinaggio andrà vissuto qua e andrà sostenuto dalla Diocesi. Poi certamente nell'anno della Fede non può mancare un pellegrinaggio a Roma, alla tomba di Pietro, e lo mettiamo in programma per il 2013, e anche un pellegrinaggio diocesano in Terra Santa. I sacerdoti giovani hanno messo a punto un pellegrinaggio per sacerdoti, a Novembre se riusciamo. Ma un pellegrinaggio diocesano va pensato bene, va lanciato bene, per il 2013 per la Terra Santa. Ma sarà molto significativo promuovere dei pellegrinaggi alla Chiesa Cattedrale per ogni forania, per incontrare le figure dei Martiri, quelli più conosciuti ma anche quelli che sono venerati solo in una parrocchia, per tornare a queste origini, la testimonianza del sangue che ha fondato la nostra Chiesa. Partendo dall'Anno della Fede, gli obiettivi e i programmi pastorali devono avere un respiro un po' più ampio. Abbiamo davanti un triennio che ci porta fino al 2015, l'anno del Convegno Ecclesiale Italiano, che sarà a Firenze. Il

prossimo Consiglio Permanente è chiamato a mettere a punto temi e preparazione di questo convegno ecclesiale, e per noi è una buona occasione per avere un triennio per camminare. Ma verso quali obiettivi, su quali percorsi? Li ho già indicati un po' nel il Convegno del Clero del giugno scorso. Il primo è ripensare e riscoprire l'iniziazione cristiana, che vuol dire ad esempio passare dalla catechesi per i singoli sacramenti ad un vero percorso di iniziazione cristiana. Il Convegno di questi giorni penso che possa aiutare a capire la differenza, tra una catechesi fatta solo per i singoli sacramenti e un vero e proprio percorso di iniziazione cristiana. Questo obiettivo è fondamentale perché è una proposta per i ragazzi e per i giovani, ma coinvolge anche molti adulti. Intanto coinvolgiamo i catechisti, che hanno bisogno anche loro di fare un cammino; coinvolgiamo i genitori, per quanto possiamo, coinvolgiamo i padrini, coinvolgiamo le comunità parrocchiali. In questo percorso, per riscoprire l'iniziazione cristiana, diventa importante mettere al centro la Parola di Dio, la Scrittura. E dunque l'impegno a conoscere, ma soprattutto l'impegno ad ascoltare la Parola di Dio. Noi abbiamo tante occasioni, ma una in particolare nell'ascolto della Parola di Dio nella Liturgia. I lettori chiamati a proclamare, non a leggere, “lo spazio”, “il clima”, l'attenzione alla proclamazione della parola di Dio nella Liturgia. Ma tutta la vita di preghiera ci mette nell'atteggiamento di ascolto. E nel nostro tempo, in questo momento, quando affrontiamo il tema della preghiera, siamo chiamati a curare anzitutto gli aspetti della preghiera, tutto ciò che tocca la bellezza della preghiera, l'ambiente, il luogo, l'architettura sacra e liturgica, il canto, i modi di pregare, le nuove forme di preghiera che abbiamo bisogno di conoscere per arricchire il nostro modo di pregare. Ma tutto questo cammino dell'iniziazione cristiana, con al centro l'ascolto della Parola di Dio dove deve arrivare? Se non arriva alla carità, all'Agape, non serve a nulla. Questo cammino ci porta a vivere la Carità di Dio, cioè l'Agape che Dio ha per noi. Ma questo amore che Dio ha per noi ci pone accanto all'uomo, e allora lì ritroviamo l'impegno per la famiglia e per il lavoro, lì ritroviamo il senso della dottrina sociale della Chiesa, come dice il numero 5 della Caritas in Veritate. “La dottrina sociale della Chiesa è Agape ricevuta e Agape donata”, ricevuta dall'alto e donata al Padre e ai fratelli. E quindi l'impegno caritativo e l'impegno sociale, non sono appendici nella vita cristiana, ma il vero punto d'arrivo, il vero obiettivo di tutta la fatica dei catechisti, della catechesi, della Liturgia. Tutto inizia con l’Amore di Dio per noi e tutto si compie nell’Amore per Lui e per i fratelli. + Arrigo Miglio

DOMENICA 7 OTTOBRE 2012

curiosità SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004

Direttore responsabile Sergio Nuvoli Editore Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Segreteria e Ufficio abbonamenti Natalina Abis- Tel. 070/5511462 Segreteria telefonica attiva 24h- su 24h e-mail: segreteriailportico@libero.it Fotografie Archivio Il Portico, Gabriella Carta Amministrazione via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Tel.-fax 070/523844 e-mail: settimanaleilportico@libero.it (Lun. - Mar. 10.00-11.30) Pubblicità: inserzioni.ilportico@gmail.com Stampa Grafiche Ghiani - Monastir (CA) Hanno collaborato a questo numero: Fadi Rahi, Roberto Piredda, Tore Ruggiu, Andrea Busia, Ilaria Muggianu Scano, Massimo Lavena, Antonietta Demurtas, Maria Luisa Secchi, Riccardo Tosadori, Giovanni Lorenzo Porrà, Michele Antonio Corona, Gabriella Carta, Mariano Murru, Roberto Comparetti. L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a Associazione culturale Il Portico, via mons. Cogoni, 9 09121 Cagliari. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata (L. 193/03).

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QUESTO SETTIMANALE È ISCRITTO ALLA FISC FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI


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