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DOMENICA 2 DICEMBRE 2012 A N N O I X N . 44
SETTIMANALE DIOCESANO
DI
€ 1.00
CAGLIARI
i passi la fede l’umiltà
Pubblichiamo le prime pagine della Lettera scritta dall’Arcivescovo con le indicazioni per l’Anno della Fede + ARRIGO MIGLIO
arissimi Fratelli e Sorelle, abbiamo iniziato con gioia il nuovo anno pastorale, facendo memoria viva del Concilio Ecumenico Vaticano II e di tutto il cammino che lo Spirito ha fatto compiere alla Chiesa nei 50 anni trascorsi da quell’11 ottobre 1962. In particolare, vogliamo ringraziare il Signore per il dono del Catechismo della Chiesa Cattolica, pubblicato l’11 ottobre 1992, vero frutto del Concilio e punto autorevole di riferimento per la sua interpretazione. Il periodo trascorso dall’inizio del Concilio è illuminato in modo particolare dalle figure dei Papi che il Signore ha donato alla Chiesa: il Beato Giovanni XXIII, il Servo di Dio Paolo VI, il Servo di Dio Giovanni Paolo I, il Beato Giovanni Paolo II, fino all’attuale Santo Padre Benedetto XVI che, con umiltà, semplicità e grande forza, ci ha invitati non solo a ricordare e ringraziare ma soprattutto a ripartire con l’entusiasmo e la fede dei Santi, “a varcare nuovamente la Porta della Fede, a rimetterci in cammino per condurre gli uomini fuori dal deserto, verso il luogo della vita, verso l’amicizia con il Figlio di Dio, verso Colui che ci dona la vita, la vita in pienezza”. L’impegno della Nuova Evangelizzazione è il vero obiettivo comune che tutti ci unisce,
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le indicazioni che la Chiesa ci ha offerto e ci offre con abbondanza sono la nostra comune grammatica che ci permette di capirci, di collaborare, di relativizzare le differenze personali, intergenerazionali e culturali, offrendoci anzi la possibilità di viverle come segno della molteplicità dei doni dello Spirito di Dio. È questo anche il vero motivo che mi ha permesso da subito di sentirmi a casa in mezzo a voi, al di là di precedenti conoscenze ed esperienze, e che mi conferma nella gioia di vivere e annunciare il Vangelo, riscoprendone ogni giorno la forza e l’attualità di fronte ai problemi della società e di fronte alle domande che l’uomo si porta nel cuore. ABRAMO È PADRE DELLA FEDE Ogni mattina ed ogni sera nella preghiera delle Lodi e dei Vespri ricordiamo la figura di Abramo, “Padre della nostra fede”, come lo definisce la Preghiera Eucaristica I, il Canone Romano. Nel Benedictus cantiamo: “Il Signore Dio di Israele… si è ricordato del giuramento fatto ad Abramo nostro padre…”, e nel Magnificat: “L’Onnipotente… ha soccorso Israele suo servo, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza per sempre…”. Così la Chiesa prega e canta da secoli! Questo ci dice quanto la figura di Abramo sia fondamentale per il cammino di fede della Chiesa e di ogni cristiano. Pensiamo inoltre alle pagine di San
Paolo nella Lettera ai Romani e nella Lettera ai Galati. Abramo è padre della nostra fede per la sua prontezza a seguire la chiamata di Dio, a lasciare la sua terra, a uscire, a partire, a vivere come nomade e pellegrino. Non gli sono mancati lungo il cammino difficoltà, dubbi, scoraggiamenti, ma la sua fede in Dio non è mai venuta meno e soprattutto Abramo ci ricorda ogni giorno la fedeltà di Dio, che gli ha chiesto di fidarsi pienamente e non lo ha deluso. MADONNA DELLA FEDE I due cantici Benedictus e Magnificat, tramandatici dall’evangelista Luca nel primo capitolo del suo vangelo, sono per noi particolarmente importanti perché ambedue ci portano a ricordare la fede di Abramo mentre contempliamo la fede di Maria: sono infatti inseriti nel contesto del pellegrinaggio che Maria ha compiuto da Nazaret ad Ain Karem, dopo aver ricevuto l’Annuncio dall’Angelo Gabriele, e nella casa di Zaccaria Elisabetta accoglie Maria esclamando: “Beata Colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”. Dal pellegrinaggio di Maria e dalle parole di Elisabetta comprendiamo che Maria è stata guidata dalla stessa fede di Abramo: come lui parte subito, come lui e più di lui si fida della Parola del Signore ed accoglie il Figlio promesso. Segue a pagina 2
Il 2 dicembre alle 16.30, in Cattedrale, l’Arcivescovo consegnerà la Lettera e le indicazioni pastorali per l’Anno liturgico 2012-13
SOMMARIO ECONOMIA
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I sindaci sardi minacciano dimissioni: “No al Patto di stabilità” SOCIETA’
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Scienza&Vita: “La sentenza di Cagliari è deriva eugenetica” GIOVANI
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Verso la GMG di Rio, anche da Cagliari partirà una delegazione CAGLIARI
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Francesca Ghirra: “La cultura deve essere occasione di sviluppo” DIOCESI
Cresime in carcere: “Con un cuore nuovo cambiamo il mondo”
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IL PORTICO DEL TEMPO
il Portico
dalla prima DOMENICA 2 DICEMBRE CATTEDRALE
Per vivere in profondità l’Anno della Fede Non sono mancati momenti di buio, come quando non comprende il senso delle parole che Gesù dodicenne rivolge a lei e a Giuseppe, nel Tempio; a Cana le parole di Gesù sembrano non accogliere la sua preoccupazione per gli sposi. Maria però non esita a dire: “qualsiasi cosa vi dica, fatela”. Abbiamo conferma della grande fede di Maria dalle parole stesse di Gesù che, quando una donna entusiasta grida di mezzo alla folla “Beato il grembo che ti ha portato…”, risponde: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la Parola di Dio e la osservano”, con una bella allusione al saluto fatto da Elisabetta a Maria. Il Beato Giovanni Paolo II nell’enciclica Redemptoris Mater ci ha parlato di Maria come “pellegrina della fede” . LA FEDE UMILE DI PIETRO La terza figura che voglio ricordare e proporre, all’inizio dell’Anno della Fede, è quella dell’Apostolo Pietro. Egli ha percorso un lungo cammino che lo ha portato da essere “uomo di poca fede”, come gli dice Gesù sulle acque del lago di Tiberiade, a diventare colui che, mentre tutti hanno abbandonato il Maestro, dichiara con slancio: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”. Un cammino di fede, quello di Pietro, che ha conosciuto il dubbio, il buio, il tradimento ed il pianto, ma che ha saputo ripartire con umiltà e nuovo entusiasmo, fino a dire a Gesù: “Signore, tu sai che ti voglio bene”. L’ultima parola che il Vangelo ci riporta, rivolta da Gesù a Pietro, è: ”Seguimi!”, come gli aveva detto nel momento della prima chiamata. Il pellegrinaggio di Pietro, iniziato lungo le rive del lago di Tiberiade, prosegue fino a Gerusalemme e fino a Roma. Così ogni volta che ci rechiamo sulla tomba di San Pietro siamo invitati a ripercorrere anche noi il suo stesso cammino di fede in Gesù. «PORTA FIDEI» Il successore di Pietro, il Santo Padre Benedetto XVI, ci invita a vivere intensamente l’Anno della Fede. Egli ci ricorda anzitutto che la Porta della Fede è sempre aperta e “attraversarla comporta immettersi in un cammino che dura tutta la vita”: un cammino lungo il quale incontriamo una schiera innumerevole di Testimoni, tutti coloro che hanno creduto nel Dio di Abramo e nel Signore Gesù Cristo, ieri e oggi, compresi quelli che spesso incontriamo proprio sulla nostra strada. La loro fede, la fede di tutta la Chiesa, ci sostiene e ci aiuta ogni giorno a rispondere alla chiamata di Dio, che si fa conoscere per invitarci a diventare suoi amici, perché impariamo ad ascoltarlo e a vivere in profonda comunione con Lui. Per questo ci parla, si rivela, ci dona la sua Parola, ci insegna a conoscere Lui, noi stessi, il senso della vita, la nostra origine e la meta del nostro cammino. Soprattutto, ci dona il suo Figlio Gesù, al quale si riferiscono tutte le Sacre Scritture, dall’Antico al Nuovo Testamento.
domenica 2 dicembre 2012
L’intervento. I primi cittadini sardi in rivolta contro il Patto di stabilità e i continui tagli.
I sindaci minacciano le dimissioni: “Governo e Regione diano risposte”
ormai posti a rischio servizi essenziali, con effetti sul livello di qualita' sociale delle nostre città e paesi. Tutto mentre si assiste, impotenti, ad una recrudescenza del fenomeno degli attentati contro sindaci ed amministratori locali. Da Mamoiada a Villamassargia, da Selegas ad Orani, le cronache quotidiane testimoniano ormai di un vero e proprio “scaricare” le tensioni sociali contro i Municipi, prima frontiera di uno Stato che arretra ma non crea le condizioni per affrontare il disagio crescente. Per questo motivo i sindaci, guidati dal presidente Erriu, hanno posto al Consiglio Regionale una serie di problematiche, contenute in un ordine del giorno, che chiamano la classe politica regionale a scelte precise per evitare che il tessuto sociale subisca ulteriori tensioni e traumi. Dalla richiesta di incremento dei trasferimenti del Fondo Unico Regionale all’approvazione della legge di riordino delle autonomie locali, passando per la semplificazione e una sburocratizzazione di pro-
cedure complesse quali il Piano di assetto idrogeologico, fasce fluviali e piano paesaggistico regionale. Non meno importante, poi, lo stato dei pagamenti dovuti ai Comuni e bloccati dal Patto di stabilità regionale. Una situazione che ha bloccato decine di cantieri, mandato in fallimento alcune ditte e licenziati numerosi lavoratori. Il messaggio che ANCI Sardegna ha voluto lanciare a Stato e Regione è comunque quello che se non si mettono i Comuni in grado di esercitare le funzioni, costituzionali, di amministrative in grado di dare risposte alla crescente massa di disoccupati, inoccupati e senza lavoro. Secondo i comuni della Sardegna così non si può più andare avanti. Richieste minime ma in grado di riavviare un processo di crescita del territorio oggi alle prese con vari focolai di crisi dove quella del Sulcis è solo una delle tante in considerazione del fatto che, in quelle zone insistono le più grandi attività industriali. Ma i Sindaci hanno richiamato anche la situazione del comparto agropastroale, il crollo dell’edilizia e le difficoltà enormi di commercio ed artigianato. Una mobilitazione che ha ottenuto un preciso impegno da parte del Consiglio regionale ad accogliere l’ordine del giorno ANCI ed a farlo proprio. Un’ottima base di partenza a cui, nei prossimi giorni, dovranno necessariamente seguire atti e fatti concreti. Altrimenti per i sindaci la parola d’ordine sarà solo una: le dimissioni ufficiali dalla propria carica. * direttore ANCI Sardegna
Prendiamo questa decisione dopo aver contemplato e pregato, formandoci ad una capacità di ascolto, di riflessione e di giudizio, e dopo aver condiviso l’esperienza della vita nella luce della fede. Ora è il momento di “esercitare il discernimento della storia e dei suoi segni nelle varie situazioni della vita. Ora è il momento di capire e di far capire che la fede non è estranea alla vita reale e ai suoi problemi.” Insieme con la nostra Consulta Regionale abbiamo condiviso l’idea che la Sardegna vive un’unica grande vertenza per il lavoro, per lo sviluppo, per l’autonomia. Dopo aver fatto questo percorso che ci garantisce le giuste motivazioni, condividiamo con i sindacati le necessità di mettere al primo posto l’emergenza lavoro. La povertà sempre più grave e diffusa è in buona
parte la carenza della mancanza del lavoro. Il Papa lo ha ricordato nell’Enciclica “Caritas inVeritate”: “I poveri in molti casi sono il risultato della violazione della dignità del lavoro umano”. La condizione di precarietà che spesso è sperimentata anche in alcuni lavori sta producendo conseguenze gravissime: “fragilità sociale, futuro spezzato, sperpero antropologico”. Coltiviamo il sogno di poter elevare il cantico di un lavoro dignitoso per tutti, che esprima la grandezza della persona, che abbia la forza di associare i lavoratori, che crei lo sviluppo delle comunità, che consenta l’assunzione e l’esercizio delle responsabilità personali, familiari e sociali. Con questo sogno parteciperemo alla manifestazione del 24 novembre, a Cagliari, insieme con tutte le forze sociali.
UMBERTO OPPUS* N SECCO NO all’estensione del Patto di stabilità ai piccoli comuni (quelli con popolazione inferiore ai 5mila abitanti), allentamento dei vincoli per gli altri enti locali e, soprattutto, netta contrarietà alla continua politica dei tagli ai trasferimenti erariali ai municipi sardi. Queste le principali rivendicazioni alla base della storica mobilitazione che, nei giorni scorsi, ha portato in piazza a Cagliari oltre 300 sindaci che, con le fasce tricolori e i rispettivi gonfaloni, hanno denunciato la difficile situazione in cui versano i comuni sardi e il rischio di paralisi delle attività amministrative per il 2013. Un grido d’allarme ripetuto sia davanti al Prefetto Giovanni Battista Tuveri, Rappresentante del Governo per la Regione Sardegna, sia nell’aula del Consiglio regionale dove la delegazione dei sindaci è stata ricevuta dal Presidente Claudia Lombardo e dai capigruppo. “Una mobilitazione unica nel suo genere” ha spiegato il Presidente ANCI Sardegna Cristiano Erriu “perché siamo davanti ad un momento di difficoltà unica che vede i Comuni soli e senza risorse ad affrontare un disagio sociale senza precedenti”. Non a caso a Tuveri e alla Lombardo sono stati consegnati, oltre all’ordine del giorno ANCI con le richieste deliberate, le dimissioni simboliche di tutti i sindaci sardi e le tabelle legate al mancato introito del gettito IMU che lo Stato ha stimato in ec-
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I sindaci in piazza del Carmine al termine della manifestazione.
cesso, tagliando realmente i trasferimenti ai Comuni. I dati parlano chiaro: dei 17 miliardi di trasferimenti erogati nel 2008 ai comuni italiani, siamo arrivati ai 7 di quest’anno, con un taglio di ben 10 miliardi. I Comuni vivono questa doppia penalizzazione (tagli ai trasferimenti e limiti imposti dal patto di stabilità) con preoccupazione perché le stime parlano di oltre 800 milioni di euro in meno. A tutto questo si aggiunge il problema derivante dal gettito IMU che da un lato ha chiamato i cittadini al pagamento di un tributo incrementato rispetto all’ICI, ma l’imposta che doveva essere comunale ha visto il 50% incassato direttamente dallo Stato. Degli oltre 20 miliardi incassati dall’IMU, poco più di 9 sono stati trasferiti ai Comuni. ANCI ha richiamato, soprattutto, il Rappresentante del Governo ad una drammatica certezza: quella di una larghissima parte di comuni che non è posta in grado di approvare i bilanci preventivi 2013 e di come sono
“Al primo posto c’è l’emergenza lavoro” Così l’Ufficio pastorale regionale per i problemi sociali DON PIETRO BORROTZU OME IN altre occasioni, la “Delegazione Regionale per i problemi sociali e il lavoro” ritiene doveroso aderire alla “Manifestazione Regionale Popolare” organizzata dalle Organizzazioni Sindacali CIGL CISL UIL della Sardegna. Condividiamo le motivazioni dell’iniziativa e vogliamo stare a fianco del nostro popolo, che più volte ha fatto sentire la sua voce per rivendi-
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care i suoi diritti. Il popolo sardo vuole recuperare le ragioni del protagonismo e della speranza di un superamento dei problemi, che segnano gravemente il tempo presente. Facciamo questa scelta non a rimorchio delle decisioni sindacali, ma dopo aver visto noi stessi e toccato con mano i luoghi e i temi delle crisi che attraversano tutta l’Isola e dopo aver incontrato i lavoratori che sperimentano sulla propria pelle le conseguenze più gravi.
domenica 2 dicembre 2012
IL PORTICO DEGLI EVENTI
il Portico
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Bioetica. al decimo congresso dell’associazione “Scienza&Vita” parla il vicepresidente nazionale, massimo Gandolfini.
“L’ordinanza di Cagliari è soltanto il punto di vista del giudice che l’ha voluta scrivere” Durante i lavori sono stati denunciati con forza i rischi di una pericolosa deriva eugenetica: “Non si può passare dal desiderio di avere un figlio al diritto di averlo sano” ANTONELLA PILIA LASSE 1951, SPOSATO e padre di sette figli, Massimo Gandolfini dirige il Dipartimento di neuroscienze della Fondazione Poliambulanza dell’Istituto ospedaliero di Brescia e ricopre la carica di vicepresidente nazionale dell’Associazione Scienza & Vita. La legge 40 risulta sempre più svuotata del suo potere. Si. Purtroppo questa legge – che era stata un’equilibrata mediazione fra anime culturali diverse nel rispetto di due grandi principi: da una parte il rispetto dell’embrione e dall’altra parte anche l’umana richiesta delle coppie sterili di poter avere dei figli – è stata totalmente snaturata perché le sentenze dei tribunali locali hanno allargato in maniera inac-
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cettabile i paletti che la legge aveva posto. Di fatto, la legge 40 oggi non esiste più: è stata praticamente smontata da sentenze anche molto fantasiose per cui il dettame della norma è stato totalmente scavalcato, anche nei suoi principi fondamentali tra cui quello del divieto di diagnosi genetica pre-impianto, come è accaduto nel caso della recente sentenza del tribunale di Cagliari (che ordina all’ospedale Microcitemico di eseguire la diagnosi preimpianto su embrioni ottenuti da fecondazione artificiale, ndr). Secondo lei, ci sono rischi concreti di derive eugenetiche? Penso senz’altro di si. Siamo passati dal desiderio della coppia di avere
un figlio al diritto della coppia ad avere un figlio, e questo diritto non esiste assolutamente. Adesso, oltre al diritto della coppia ad avere un figlio, quel figlio deve essere sano o perlomeno deve rivestire i canoni che la coppia stessa ha deciso: una deriva di questo genere è realmente eugenetica. E anche dal punto di vista pedagogico, secondo me, viene modificato il sentire comune della genitorialità: la genitorialità ha sempre significato che la coppia, nel desiderio legittimo di avere un figlio, lo accettava così come veniva e, oserei dire, tanto più questo si dimostrava in qualche misura non perfetto tanto più suscitava accoglienza, protezione, amore. Oggi sta
avvenendo esattamente il contrario: cioè, la genitorialità viene subordinata alla presenza del ‘manufatto perfetto’, che se tale non è viene scartato. Una sorta di catena di montaggio nella quale purtroppo però sono coinvolti esseri umani: è umanamente inaccettabile. In questo contesto, come si colloca la recente sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo contro la legge 40? Purtroppo la deriva europea e, più in generale, dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, è sotto gli occhi di tutti. Già l’idea che si voglia introdurre il diritto d’aborto tra i diritti inalienabili dell’uomo fa intuire quale sia l’impostazione culturale di quella deriva, alla quale noi dobbiamo opporci fermamente. Allo stesso modo dobbiamo opporci per tutelare la legge 40 così com’è e operare invece per modificare la legge 194, nata 34 anni fa, quando tante importanti acquisizioni scientifiche erano inesistenti. Quindi che la deriva mondiale sia di quell’ordine è fuori di dubbio. La virtù non significa però allinearsi al male, ma fare il possibile per modificarlo e questo è quello che Scienza &Vita, e anche altre associazioni, sentono come un dovere culturale e antropologico molto prima che religioso e confes-
sionale. Cosa pensa delle nuove linee guida della legge 40, che attendono l’approvazione del ministro Balduzzi? Le nuove linee guida della legge 40 sono tutte da studiare perché si innestano su una deriva di ordine ideologico che stava già modificando la legge stessa. Nonostante dovessero essere delle linee guida di applicazione della legge, esse presentano infatti dei percorsi contrari al suo dettame per cui vanno riviste avendo come ordine di riferimento la legge, senza reintrodurre l’eterologa e la diagnosi pre-impianto. Da questo punto di vista, è bene ricordare che il ruolo del magistrato è quello di applicare la legge e non quello di modificarla, compito affidato al Parlamento nella nostra Costituzione. Noi però stiamo assistendo a una magistratura creativa, la quale giudica in base a delle opinioni personali e ogni tanto fa dei riferimenti alla Corte Costituzionale. La sentenza di Cagliari, ad esempio, è il punto di vista del giudice di Cagliari, che non ha nulla a che fare con il punto di vista della legge votata dal Parlamento e, addirittura, sancita da un referendum popolare. Mi sembra che sia uno schiaffo al popolo italiano e alla volontà democratica.
Embrioni congelati, il futuro è l’adozione Scienza&Vita, relatori concordi sulla strada da seguire A. P. INANZI ALLA PROSPETTIVA della distruzione di migliaia di embrioni, prodotti in sovrannumero con le tecniche di procreazione assistita e crioconservati, cioè congelati in attesa di essere poi impiantati, Scienza & Vita si è interrogata sul loro destino. Lo ha fatto a Roma il 23 e 24 novembre scorso in un convegno dal titolo “Embrioni crioconservati. Quale futuro?”, in occasione del X Congresso nazionale dell’associazione. “Il sempre maggior numero di embrioni formati con tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA) e crioconservati – ha sottolineato nel discorso di apertura Lucio Romano, presidente nazionale di Scienza & Vita – solleva molteplici interrogativi in ambito biomedico, etico, giuridico e legislativo”. Interrogativi che i numerosi esperti avvicendatisi attorno al tavolo dei relatori hanno approfondito alla ricerca di una soluzione a questa drammatica realtà. Perché quando si parla di embrioni crioconservati bisogna avere ben chiaro che si trat-
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ta dei più piccoli e indifesi tra gli esseri umani, vite sospese a tempo indeterminato nei freezer di decine di cliniche e centri per la fecondazione artificiale. La risposta alla domanda “Quale futuro?” vede tutti i relatori convergere attorno all’ipotesi della cosiddetta “adozione per la nascita”. “Premesso il fondamento antropologico che l’embrione è un essere umano a pieno titolo, per quanto in una fase iniziale della sua esistenza, l’adozione per la nascita (APN) è tema di particolare attualità e dall’indubitabile valenza etica, giuridica e legislativa”, ha dichiarato Romano. “Il fondamento etico dell’APN – ha poi proseguito – si richiama alla logica constatazione che gli embrioni sono stati pensati per essere chiamati alla vita. Sono vite umane e meritano rispetto e tutela fin dal loro inizio”. Sulla stessa linea d’onda padre Maurizio Faggioni, docente di Bioetica all’Accademia Alfonsiniana di Roma, per il quale l’adozione per la nascita, “lodevole nelle intenzioni di rispetto e difesa della vita umana”, ma che “presenta diversi problemi” di natura etica, può tuttavia rappresentare una possibile soluzione per
I lavori del X Congresso nazionale di Scienza&Vita. Nella foto piccola in alto, il vicepresidente Massimo Gandolfini.
le decine di migliaia di embrioni crioconservati “condannati, per un motivo o per un altro, al destino assurdo di una vita sospesa”. Dal canto suo, Eleonora Porcu, responsabile del Centro di fecondazione del Policlinico Sant’Orsola di Bologna, individua la vera chiave di volta nella manipolazione e crioconservazione degli ovociti al posto degli embrioni. Attraverso questa procedura la ginecologa nel 1997 è riuscita ad ottenere le prime nascite e prosegue tuttora la sua attività con ottimi risultati. Le sue tecniche suscitano viva attenzione all’estero, soprattutto in America, ma non trovano seguito nel nostro Paese. “Tutti in Italia – spiega aIl Portico – considerano che inseminando tanti ovociti e producendo tanti embrioni si abbia una percentuale più alta di gravidanza, che non è però stati-
sticamente significativa. Bisogna avere il cuore disponibile a raggiungere degli obiettivi diversi: non possiamo trattare così i più piccoli tra noi perché altrimenti non saremo neanche in grado di amare ed educare i nostri figli”. Nel dibattito della prima giornata sono intervenuti anche il presidente emerito della Società italiana di ginecologia Giorgio Vittori, il presidente emerito del Comitato per la bioetica Francesco D’Agostino, il docente di Citologia e Istologia Carlo Cirotto e il genetista Domenico Coviello, mentre il biodiritto ha caratterizzato la seconda giornata, in cui autorevoli giuristi si sono concentrati su attualità e prospettive dell’adozione per la nascita. Ferrando Mantovani, docente emerito di Diritto penale all’Università di Firenze, ha definito senza mezzi ter-
mini la crioconservazione “un’anomalia, una disumanità e una mostruosità” concludendo che “l’alternativa è tra il lasciar morire per decorso del tempo l’embrione o altrimenti procedere all’adozione per la vita perché possa vivere la propria vita”. “La legge 40 – ha aggiunto Andrea Nicolussi, professore di Diritto civile alla Cattolica di Milano – non vieta l’adozione di embrioni e anzi, direi, lo spirito della legge ne è a favore perché una crioconservazione sine die non può corrispondere al principio della dignità umana”. Luciano Eusebi, docente di Diritto penale alla Cattolica di Milano, ha infine concluso che l’unico destino conforme alla dignità dell’embrione “è quello che rende possibile, attraverso la disponibilità all’adozione da parte di una donna, lo svolgersi della vita”.
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IL PORTICO DEL TEMPIO
il Portico
Il Papa. Sottolineata in settimana anche la funzione rieducativa della pena dei detenuti.
“Fede e ragione stanno insieme per comprendere la Rivelazione” ROBERTO PIREDDA LL’ANGELUS IL SANTO Padre si è soffermato sul significato della solennità liturgica di Cristo Re: «tutta la missione di Gesù e il contenuto del suo messaggio consistono nell’annunciare il Regno di Dio e attuarlo in mezzo agli uomini con segni e prodigi. Tutti noi siamo chiamati a prolungare l’opera salvifica di Dio convertendoci al Vangelo, ponendoci con decisione al seguito di quel Re che non è venuto per essere servito ma per servire e per dare testimonianza alla verità». Durante l’Angelus Benedetto XVI ha ricordato anche i nuovi sei cardinali da lui creati nel corso del Concistoro del giorno prima. Nell’allocuzione al Concistoro per la creazione dei nuovi cardinali il Papa ha approfondito il valore della nota della cattolicità della Chiesa: «tale carattere universale emerge con chiarezza il giorno della Pentecoste, quando lo Spirito ricolma della sua presenza la prima comunità cristiana, perché il Vangelo si estenda a tutte le nazioni e faccia crescere in tutti i popoli l’unico Popolo di Dio. La missione universale della Chiesa non sale dal basso, ma scende dall’alto, dallo Spirito Santo, e fin dal suo primo istante è orientata ad esprimersi in ogni cultura per formare così l’unico Popolo di Dio. Non è tanto una comunità locale che si allarga e si espande lentamente, ma è come un lievito che è orientato al-
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Il 24 novembre il Papa ha tenuto un Concistoro per la creazione di sei nuovi cardinali.
l’universale, al tutto, e che porta in se stesso l’universalità». Quando gli Apostoli parlano di Chiesa «non parlano di una propria comunità, parlano della Chiesa di Cristo, e insistono su questa identità unica, universale e totale della Catholica, che si realizza in ogni Chiesa locale. La Chiesa è una, santa, cattolica e apostolica, riflette in se stessa la sorgente della sua vita e del suo cammino: l’unità e la comunione della Trinità». Nell’omelia della Celebrazione Eucaristica con i nuovi cardinali che si è svolta nella solennità di Cristo Re Benedetto XVI ha mostrato il vero significato del regnare con Gesù: «Gesù parla di re, di regno, ma il riferimento non è al dominio, bensì alla verità. Pilato non comprende: ci può essere un potere che non si ottiene con mezzi umani? Un potere che non risponda alla logica del do-
minio e della forza? Gesù è venuto per rivelare e portare una nuova regalità, quella di Dio; è venuto per rendere testimonianza alla verità di un Dio che è amore». Il suo regno è «fondato sulla relazione con Dio, con la verità, e non di un regno politico. Con il suo sacrificio, Gesù ci ha aperto la strada per un rapporto profondo con Dio: in Lui siamo diventati veri figli adottivi, siamo resi così partecipi della sua regalità sul mondo. Essere discepoli di Gesù significa, allora, non lasciarsi affascinare dalla logica mondana del potere, ma portare nel mondo la luce della verità e dell’amore di Dio». In settimana all’Udienza generale il Santo Padre ha proposto una riflessione sulla ragionevolezza della fede: «la fede costituisce uno stimolo a cercare sempre, a non fermarsi mai e a mai quietarsi nella scoperta inesausta della verità e della realtà. In-
telletto e fede, dinanzi alla divina Rivelazione non sono estranei o antagonisti, ma sono ambedue condizioni per comprenderne il senso, per recepirne il messaggio autentico, accostandosi alla soglia del mistero». Ricevendo in udienza i Direttori delle Amministrazioni Penitenziarie del Consiglio d’Europa Benedetto XVI ha sottolineato la delicatezza del lavoro svolto con i detenuti: «è necessario che la funzione rieducativa della pena non sia considerata un aspetto accessorio e secondario del sistema penale, ma, al contrario, momento culminante e qualificante. Al fine di "fare giustizia" non basta cioè che colui che è riconosciuto colpevole di un reato venga semplicemente punito; occorre che, nel punirlo, si faccia tutto ciò che è possibile per correggere e migliorare l’uomo».
La Diocesi e l’anniversario del Concilio Vaticano II L’Archidiocesi di Cagliari, la Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna, l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Cagliari e il Pontificio Seminario Regionale Sardo hanno organizzato una serie di incontri finalizzati ad approfondire il Concilio Ecumenico Vaticano II in occasione del 50° anniversario (1962-2012)
IL CALENDARIO DEGLI INCONTRI venerdì 30 novembre 2012 – ore 17.30 Relatore: Prof. Maurilio Guasco Il Concilio, la Chiesa e la modernità
venerdì 25 gennaio 2013 – ore 17.30 Relatore: Frère John di Taizé Il Concilio e l’ecumenismo
Aula Magna della Facoltà Teologica della Sardegna
Aula Magna della Facoltà Teologica della Sardegna
giovedì 13 dicembre 2012 – ore 16.00 Relatore: Ferminaz Alvarez Alonso Il Concilio di Giovanni XXIII un ponte tra Oriente e Occidente"
giovedì 28 febbraio 2013 – ore 16.00 Relatori: Gilfredo Marengo e Gianni Valente Wojtyla e Ratzinger al Concilio Vaticano II
Aula Magna del Seminario Regionale
Aula Magna del Seminario Regionale
venerdì 14 dicembre 2012 – ore 17.30 Relatore: Mons. Luigi Bettazzi La Chiesa prima e dopo il Concilio
giovedì 21 marzo 2013 – ore 16.00 Relatore: Bernard Ardura Le fonti storiche del Concilio Vaticano II
Aula Magna della Facoltà Teologica della Sardegna
Aula Magna del Seminario Regionale
venerdì 11 gennaio 2013 – ore 17.30 Relatore: Prof. Matias Augé Riforma e rinnovamento liturgico dopo il Vaticano II
giovedì 11 aprile 2013 Relatore: Giovanni Tangora Yves Congar: vera e falsa riforma
Aula Magna della Facoltà Teologica della Sardegna
Aula Magna del Seminario Regionale
giovedì 17 gennaio 2013 – ore 16.00 Relatore: Philippe Chenaux Identità culturale e pastorale del “principe della riforma”
giovedì 9 maggio 2013 Relatore: Mons. Agostino Marchetto Il Concilio Ecumenico Vaticano II. Riforma nella continuità
Aula Magna del Seminario Regionale
Aula Magna del Seminario Regionale
domenica 2 dicembre 2012
pietre INDIA
Indù demoliscono una chiesa Nazionalisti indù hanno demolito una chiesa nel Karnataka. La chiesa esisteva da 15 anni ed il rev. Suresh Kithan Siddi ha denunciato il fatto alla stazione di polizia, e un ufficiale ha promesso che i colpevoli verranno trovati e assicurati alla giustizia. Secondo la prima ricostruzione un gruppo di nazionalisti indù ha chiuso a chiave nelle loro case i 30 fedeli della comunità, minacciandoli di morte se avessero tentato di uscire. Subito dopo gli aggressori hanno iniziato a demolire la chiesa. Per raderla al suolo, hanno appiccato il fuoco.
SIRIA
Chiesa profanata dai banditi Un atto di vandalismo, poi le scuse e la riconciliazione. È accaduto a Qara dove l'antica chiesa dei santi Sergio e Bacco è stata profanata da vandali che hanno forzato la porta. I vandali hanno rubato oltre 20 icone, antichi manoscritti e arredi sacri. Hanno profanato l'altare e hanno cercato di rubare un famoso affresco del XII sec, la “Madonna del latte”. Per cercare di staccarlo, lo hanno rovinato, provocando due tagli alla figura della Vergine. Appena la notizia si è diffusa a Qara, cittadina sotto il pieno controllo dell'opposizione siriana, si è sviluppato un forte movimento di solidarietà in tutte le comunità. Capi delle famiglie, leader delle tribù, capi musulmani e di altri confessioni hanno visitato la chiesa e a manifestare amarezza e solidarietà al sacerdote greco cattolico p. Georges Luis che, con un prete greco-ortodosso, continua a celebrare la Messa per le poche famiglie cristiane. I fedeli cristiani e musulmani di Qara si sono riuniti in veglie di preghiera e nella festa della Presentazione della Vergine al Tempio, è accaduto quello che la comunità locale ha definito “un miracolo” con la maggior parte degli oggetti rubati sono stati restituiti. PAKISTAN
Liberata la bambina cristiana disabile L'Alta corte di Islamabad ha cancellato l'accusa di blasfemia contro una ragazza cristiana disabile, accusata da un imam di aver bruciato pagine con frasi del Corano. La giovane era stata arrestata lo scorso agosto, in seguito alle accuse di un imam e alla testimonianza di tre persone. La ragazza era stata imprigionata in un carcere di massima sicurezza, dopo che una folla di musulmani fondamentalisti aveva cercato di ammazzarla e di uccidere anche la sua famiglia. A causa delle accuse, 600 famiglie cristiane di Islamabad sono fuggite.
domenica 2 dicembre 2012
IL PORTICO DEI GIOVANI
il Portico
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Verso la Gmg. Il 9 dicembre nella parrocchia del SS. Crocifisso incontro dei giovani con monsignor Miglio.
“Anche da Cagliari una delegazione a Rio per partecipare all’incontro con il Papa” Don Alberto Pistolesi, responsabile della pastorale giovanile: “E’ un’occasione per far camminare insieme le realtà giovanili diocesane, il futuro della Chiesa” ROBERTO COMPARETTI ON ALBERTO PISTOLESI è il nuovo responsabile dell’Ufficio di Pastorale Giovanile. Nato a Cagliari nel luglio del 1979 è stato ordinato sacerdote nel 2004. Viceparroco a San Luca a Quartu dal 2004 al 2006, vicario parrocchiale al SS. Crocifisso dal 2006 al 2010, fino allo scorso ottobre guidava la parrocchia di Santa Barbara a Senorbì, incarico lasciato per guidare l’Ufficio di Pastorale Giovanile. Con lui parliamo dell’appuntamento per tutti i giovani della Diocesi con l’Arcivescovo, monsignor Arrigo Miglio fissato per domenica 9 dicembre alle 16.30 nella parrocchia del SS. Crocifisso a Cagliari.
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Don Alberto, di cosa si tratta? È un primo momento nel quale l’Arcivescovo vuol incontrare i ragazzi che abitano e vivono nelle nostre parrocchie, in particolare i giovani delle scuole superiori e i loro animatori, spesso studenti universitari che svolgono un prezioso servizio negli oratori o nelle associazioni. Seguiranno poi altri incontri che nel corso dell’anno sono stati program-
mati per i tempi forti, dall’Avvento alla Quaresima, fino al tempo pasquale che coinciderà con la giornata di preghiera per le vocazioni. Si annuncia anche come un’occasione di formazione per i ragazzi in vista della GMG. Il ciclo di incontri avrà anche con un occhio di riguardo a quanto andrà ad accadere in vista dell’appuntamento di fine luglio. La mac-
china organizzativa è avviata anche se molti dettagli, primi tra tutti i costi, sono ancora in via di definizione. Unica cosa certa è che dalla Diocesi di Cagliari partirà una delegazione, visti anche i costi e la tipologia del viaggio. Intanto la Conferenza Episcopale Italiana ha confermato un impegno importante nel pagare la quota di partecipazione ai giovani italiani che andranno alla Giornata di Rio. In Diocesi si è in attesa di alcune risposte, ricevute le quali sarà possibile dire ai giovani quanto costerà il viaggio, considerato che la Diocesi interverrà in una qualche misura per l’abbattimento dei costi. Da Cagliari è certo che partirà una delegazione, una trentina di persone, rappresentativa delle principali realtà oratoriali e dell’associazionismo, così come monsignor Miglio auspica. Chi parteciperà, al rientro dovrà portare l’esperienza vissuta e trasmetterla a chi resterà qui e seguirà da lontano quanto accadrà a Rio. Il Papa ha reso noto il messaggio per la GMG nei giorni scorsi, chie-
“Far conoscere Cristo è il dono più prezioso” Stralci dal messaggio del Papa ai giovani del mondo I. P.
a prossima Giornata Mondiale della Gioventù, in programma a Rio de Janeiro dal 23 al 28 luglio 2013, si terrà durante l’Anno della Fede: questa coincidenza coinvolge più che mai i giovani nello “slancio missionario”. Lo ha detto Benedetto XVI nel messaggio inviato ai giovani. “La celebre statua del Cristo Redentore, che domina quella bella città brasiliana, ne sarà il simbolo eloquente: le sue braccia aperte sono il segno dell’accoglienza che il Signore riserverà a tutti coloro che verranno a Lui e il suo cuore raffigura l’immenso amore che Egli ha per ciascuno e per ciascuna di voi. Lasciatevi attrarre da Lui! Vivete questa esperienza di incontro con Cristo, insieme ai tanti altri giovani che convergeranno a Rio per il prossimo incontro mondiale! Lasciatevi amare da Lui e sarete i testimoni di cui il mondo ha bisogno. (...) Vi invito a prepararvi alla Giornata Mondiale di Rio de Janeiro meditando fin d’ora sul tema dell’incontro: «Andate e fate discepoli tutti i popoli!» (cfr Mt 28,19). Si tratta della grande esortazione missionaria che Cristo ha lasciato alla Chie-
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sa intera e che rimane attuale ancora oggi, dopo duemila anni. Ora questo mandato deve risuonare con forza nel vostro cuore. L’anno di preparazione all’incontro di Rio coincide con l’Anno della fede, all’inizio del quale il Sinodo dei Vescovi ha dedicato i suoi lavori a «La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana». Perciò sono contento che anche voi, cari giovani, siate coinvolti in questo slancio missionario di tutta la Chiesa: far conoscere Cristo è il dono più prezioso che potete fare agli altri. (...) Oggi non pochi giovani dubitano profondamente che la vita sia un bene e non vedono chiarezza nel loro cammino. Più in generale, di fronte alle difficoltà del mondo contemporaneo, molti si chiedono: io che cosa posso fare? La luce della fede illumina questa oscurità, ci fa comprendere che ogni esistenza ha un valore inestimabile, perché frutto dell’amore di Dio. Egli ama anche chi si è allontanato da Lui o lo ha dimenticato: ha pazienza e attende; anzi, ha donato il suo Figlio, morto e risorto, per liberarci radicalmente dal male. E Cristo ha inviato i suoi discepoli per portare a tutti i popoli questo annuncio gioioso di salvezza e di vita nuova.
Benedetto XVI tra i giovani alla Gmg di Madrid.
La Chiesa, nel continuare questa missione di evangelizzazione, conta anche su di voi. Cari giovani, voi siete i primi missionari tra i vostri coetanei! Alla fine del Concilio Ecumenico Vaticano II, di cui quest’anno celebriamo il 50° anniversario, il Servo di Dio Paolo VI consegnò ai giovani e alle giovani del mondo un Messaggio che si apriva con queste parole: «E’ a voi, giovani uomini e donne del mondo intero, che il Concilio vuole rivolgere il suo ultimo messaggio. Perché siete voi che raccoglierete la fiaccola dalle mani dei vostri padri e vivrete nel mondo nel momento delle più gigantesche trasformazioni della sua storia. Siete voi che, raccogliendo il meglio dell’esempio e dell’insegnamento dei vostri genitori e dei vostri maestri, formerete la società di domani: voi vi salverete o perirete con essa». E concludeva con un appello: «Costruite nell’entusiasmo un mondo migliore di quello attuale!» (Messaggio ai giovani, 8 dicembre 1965).
(...)Vi consiglio di fare memoria dei doni ricevuti da Dio per trasmetterli a vostra volta. Imparate a rileggere la vostra storia personale, prendete coscienza anche della meravigliosa eredità delle generazioni che vi hanno preceduto: tanti credenti ci hanno trasmesso la fede con coraggio, affrontando prove e incomprensioni. Non dimentichiamolo mai: facciamo parte di una catena immensa di uomini e donne che ci hanno trasmesso la verità della fede e contano su di noi affinché altri la ricevano. L’essere missionari presuppone la conoscenza di questo patrimonio ricevuto, che è la fede della Chiesa: è necessario conoscere ciò in cui si crede, per poterlo annunciare. (...) Due campi in cui il vostro impegno missionario deve farsi ancora più attento. Il primo è quello delle comunicazioni sociali, in particolare il mondo di internet. Come ho già avuto modo di dirvi, cari giovani, «sentitevi impegnati ad introdurre nella cultura di questo nuovo
dendo a tutti i giovani di prepararsi a quell’appuntamento, anche a chi non sarà fisicamente lì. Quale lo scopo delle GMG? Le Giornate sono un’invenzione del beato Giovanni Paolo II che, come Pontefice, si è speso per visitare tutti i credenti sparsi nel mondo. Le Giornate hanno lo scopo di aiutare i giovani ad essere testimoni di Gesù nel mondo. Anche la Giornata di Rio sarà l’occasione per far camminare insieme tutte le realtà giovanili della Diocesi per diventare il futuro della Chiesa di Cagliari. La GMG resta un’esperienza unica che personalmente ho vissuto già tre volte: Parigi, Roma, Toronto e questa, se Dio vorrà, sarà la quarta. Ciascuna è stata particolare, ma a Toronto l’impatto è stato davvero particolare con una realtà multiculturale, in una grande metropoli con tutte le contraddizioni del caso. È stato bello condividere la fede in quel contesto, così diverso da nostro, così come confrontare la nostra di fede con quella di altre realtà. Le GMG servono anche a questo”.
ambiente comunicativo e informativo i valori su cui poggia la vostra vita! [...] A voi, giovani, che quasi spontaneamente vi trovate in sintonia con questi nuovi mezzi di comunicazione, spetta in particolare il compito della evangelizzazione di questo "continente digitale"» (Messaggio per la XLIII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, 24 maggio 2009). Sappiate dunque usare con saggezza questo mezzo, considerando anche le insidie che esso contiene, in particolare il rischio della dipendenza, di confondere il mondo reale con quello virtuale, di sostituire l’incontro e il dialogo diretto con le persone con i contatti in rete. Il secondo ambito è quello della mobilità. Oggi sono sempre più numerosi i giovani che viaggiano, sia per motivi di studio o di lavoro, sia per divertimento. Ma penso anche a tutti i movimenti migratori, con cui milioni di persone, spesso giovani, si trasferiscono e cambiano Regione o Paese per motivi economici o sociali. Anche questi fenomeni possono diventare occasioni provvidenziali per la diffusione del Vangelo. Cari giovani, non abbiate paura di testimoniare la vostra fede anche in questi contesti: è un dono prezioso per chi incontrate comunicare la gioia dell’incontro con Cristo. (...) Cari giovani, per restare saldi nella confessione della fede cristiana là dove siete inviati, avete bisogno della Chiesa. Nessuno può essere testimone del Vangelo da solo. Gesù ha inviato i suoi discepoli in missione insieme: «fate discepoli» è rivolto al plurale.
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IL PORTICO DEI GIOVANI
il Portico
notizie NUOVO LIBRO DI MICHELA CAPONE
Venerdì 30 novembre “Per sempre lasciami” Sarà presentato venerdì 30 novembre alle 18.30 - nei locali de L’Unione Sarda, in via Santa Gilla il nuovo libro di Michela Capone, dal titolo “Per sempre lasciami”, scritto per Arkadia editore. L’ a u t r i c e propone un nuovo volume dopo il successo di “Quando impari ad allacciarti le scarpe”, di cui ha parlato nel numero scorso. Pubblichiamo su questo numero la seconda parte dell’intervista concessa a Laura Cabras, in cui Michela Capone parla proprio del nuovo volume. SECONDO I DATI DEL MINISTERO
Aumenta l’affido dei minori fuori famiglia Al 31 dicembre 2010 i minori fuori dalla famiglia di origine accolti nelle famiglie affidatarie e nelle comunità erano 29.309. Rispetto ai dati rilevati nel 1998 e nel 1999, il numero delle accoglienze è cresciuto, a causa dell'aumento del ricorso all'affido. Rimane stabile, invece, il collocamento dei minori nelle comunità. Sono alcuni dati della ricerca promossa dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali “Bambine e bambini temporaneamente fuori dalla famiglia di origine. Affidamenti familiari e collocamenti in comunità al 31 dicembre 2010”. Come da noi anticipato, una sintesi dei risultati è stata presentata, a Roma, nel corso di una conferenza stampa organizzata per illustrare anche un'altra iniziativa del Ministero: le Linee guida per l'affidamento familiare, finalizzate a «indirizzare, sostenere e disciplinare l'affidamento come modalità, condivisa e omogenea a livello nazionale, di tutela, protezione e intervento in favore del minore» e destinate principalmente ai decisori e agli amministratori.
FENOMENO IN AUMENTO
Minori stranieri, crescita costante Un dato messo in evidenza dall'indagine è la crescita, negli anni, della presenza straniera sul totale dei minori fuori dalla famiglia di origine, passata da poco meno del 10% del 1998-1999 al 22% del 2010. Queste le regioni in cui la presenza di bambini e ragazzi stranieri assume una consistenza rilevante: Emilia-Romagna (38%), Toscana (35%), Provincia di Trento (31%), Veneto (31%) e Marche (31%). I minori stranieri non accompagnati rappresentano il 4,4% del totale dei minori fuori famiglia. La maggior parte dei minori migranti “soli” (88 per cento) è accolta in strutture residenziali.
DOMENICA 2 dicembre 2012
L’intervista. Parla Michela Capone, mamma e giudice del Tribunale per i Minorenni di Cagliari.
“Contro gli abusi bisogna puntare sulla prevenzione e sulla formazione” La violenza minorile raccontata nel nuovo libro “Per sempre lasciami”: “Il lavoro più delicato da fare è dentro le famiglie” LAURA CABRAS UBBLICHIAMO la seconda parte della lunga intervista concessaci da Michela Capone, giudce del Tribunale per i Minorenni di Cagliari. Dopo il successo di “Quando impari ad allacciarti le scarpe”, il magistrato presenta venerdì 30 novembre alle 18.30 - nei locali de L’Unione Sarda, in via Santa Gilla - la sua nuova fatica letteraria, di cui parla in questa conversazione. Nel libro che sta per presentare,“Per sempre lasciami”, lei parla di un tema molto forte ed impegnativo: l’abuso minorile. L’abuso e la violenza su minore: sono temi forti. Nel libro parlo di Lucia e della sua storia. E’una storia vera: è piccola quando iniziano gli abusi e per anni la sua vicenda è continuata con la connivenza della famiglia. Partiamo dalla protagonista del libro, Lucia. E’ una ragazza che ha un vissuto molto doloroso: i reati citati sono sempre molto duri da affrontare per la persona offesa. La storia di Lucia è emersa perché il suo corpo ha parlato: attacchi d’ansia o di panico e tutte quelle manifestazioni che l’organismo non riesce a sopprimere e sfoga all’esterno lasciando piccole e grandi tracce all’occhio benevolo di chi ha una sensibilità particolare. Nel caso di Lucia l’occhio è stato quello di un professore di matematica. Passerà però del tempo, quasi due anni prima che un familiare abbia il coraggio di denunciare i fatti, e quindi l’abuso e le violenze del padre. Com’è andato il processo, se è possibile saperlo? La storia di Lucia è vera: diciamo solo che il processo è stato lungo e doloroso. Ci son stati tre gradi di giudizio, tutti hanno confermato la pena. Come ha vissuto Lucia il processo,
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Michela Capone, giudice del Tribunale per i minorenni di Cagliari.
può esser stato anche un modo di urlare e sfogare il dolore e la frustrazione? Nel processo ha sofferto tanto, ma allo stesso tempo ha avuto la possibilità di conoscere la vita disgraziata dei genitori. In particolare il padre era un violento che a sua volta aveva subito violenze ma non abusi: forse per lui era il suo modo di amare proprio perché aveva vissuto e conosciuto questo modo dalla sua famiglia. Lucia quindi era l’oggetto d’amore. Anche nella sua famiglia c’era la completa connivenza su ciò che accadeva, c’era un forte sodalizio. Che rapporti ha Lucia oggi con la sua famiglia? Lucia dopo quasi 15 anni è ancor’oggi attaccata dalla sua famiglia. Si dice che il tempo curi le ferite, ma non è per tutti così, anche perché ci son ferite e ferite. Il perdono o il suo concetto è preso in considerazione da Lucia? Lucia sceglie il perdono, anche se è molto sofferto, ma come lei stessa mi ha detto: “O mi uccido o perdono, non ho altra scelta per continuare a vivere”. Al tempo del processo pensava seriamente al suicidio. Era stata allontanata dalla sua casa e dalla sua famiglia e per quanto atroce appaia a noi tutti, continua ad esistere un forte legame fra vittima e carnefice, quindi con il padre, e poi con la famiglia disgraziata. Mi diceva: “Dottoressa, è mio padre, è la mia famiglia”. Le radici di ognuno di noi son insite in noi, son nel dna, in ogni goccia di sangue che pervade il no-
stro corpo. Posso chiederle, visto che abbiamo parlato anche di perdono, come il padre di Lucia ha preso il suo perdono? Il padre di Lucia è deceduto in carcere. Non credo abbia avuto notizia del suo perdono, non so. Qual è la finalità di questo libro? C’è una Lucia molto forte e coraggiosa; c’è anche una scrittrice giudice che evidenzia i temi del sociale e del malessere minorile ma anche con amore di madre delinea una storia utile per tutti i minori che vivono una violenza simile a quella di Lucia. Può esser un libro che vuol gridare al mondo: “Sveglia! Tuteliamo e Tutelateci! Facciamo Prevenzione”? Sì, serve per far capire che quando si parla di violenza bisogna anche poi rieducare e trattare. Prima si dava credito al reato contro la morale, poi contro la persona, e finalmente si è arrivati a diversi interventi legislativi. Nell’opinione collettiva si pensa che più alta è la pena, meglio è. In realtà come pena in se stessa forse siamo ancora ad un livello insufficiente, anche per le recidive. Cioè? Si parla di ristoro alla vittima, di riprovazione sociale. Tutto ciò però non può esser disgiunto dalla rieducazione familiare. Il sostegno alle famiglie abusate è ancora molto lontano, così come è da migliorare quello alla vittima. Secondo me bisogna un po’uscir fuori dagli schemi e dalle concezioni comuni. Il libro può esser letto come un grido, un campanello d’allarme, o un modo di dire “Ecco, in questa storia mi identifico e trovo un imput per chiedere aiuto e ribellarmi”. Lei parla di connivenza da parte della famiglia della ragazza: è possibile che ancora ci sia un muro di omertà su questi fatti? La concezione diffusa è “è un fatto privato, di casa”. Bisogna abbattere il muro e costruire difese preventive. In Italia e in Sardegna che si fa? A Milano già dal pronto soccorso l’accoglienza alla vittima è totale. La si accoglie al solo scopo di tutelarla ed offrirle supporto dal primo istante. Viene accolta da un pool di esperti, medici e psicologi. Lo scopo è anche prestare attenzione alla persona
senza farle sentire il peso di esser vittima. Spesso noi ci troviamo dinnanzi a suicidi: in Italia il decesso per suicidio è molto alto. Credo quindi che sia in Italia, ma in particolare nella nostra Regione, ancora si debba lavorare alacremente per poter offrire un supporto adeguato alle vittime e per fare prevenzione. Cosa si può fare o migliorare? Fare prevenzione, partendo prima di tutto dalla formazione. Non solo nelle scuole, dove un tempo c’erano degli operatori psicologi: ora non più. Bisogna cercare di sensibilizzare le famiglie su questo tema e parlarne, e poi migliorare la preparazione degli specialisti e quindi specializzare anche gli assistenti sociali. Nelle famiglie è forse il lavoro più difficile perché a volte ci troviamo dinnanzi a situazioni particolari, oppure ad adulti cresciuti con modelli di tabù. Sembra quasi di invadere la sfera personale, magari con genitori che non hanno tempo e credono che siano solo le istituzioni a dover lavorare. La difficoltà c’è, le motivazioni son tante. La famiglia comunque resta un cardine molto importante, se non il più importante. Creare una fitta rete operativa e non solo di dialogo sarebbe già un punto di partenza. E’ vero che Lucia ha vissuto un periodo con te e la tua famiglia? Sì, Lucia ha vissuto con me e la mia famiglia, si è affezionata tantissimo a tutti noi, in particolare a Marco. E’ stato casuale perché cercavo una colf e un aiuto per Marco; lei in cambio è stata la colf e l’aiuto per Marco. L’ho aiutata a studiare, prendere la patente, l’ho aiutata anche materialmente. Quando è giunto il tempo di chiederle se volesse far parte integrante della mia famiglia mi ha detto: “Dottoressa, la ringrazio. Ma io una famiglia ce l’ho: lei è importante per me, è stata ed è un punto di riferimento ma una madre ce l’ho. Grazie, ma credo che sia ora per me di spiccare il volo”. Oggi Lucia vive fuori Sardegna e lavora. Che significato ha per lei il libro? L’ha riscattata. In quasi 10 anni che è stata a casa mia non le ho mai chiesto nulla, è stata lei che una sera mi ha raccontato passo passo tutta la sua storia e mi ha chiesto di scriverla per lei. Nel libro ci sono piccole parti scritte anche da lei, perché è giusto che sia così. Il libro è il suo libro. Un libro che può esser d’aiuto a tanti e di riflessione per altri. Il perdono e il libro sono le sue valvole di sfogo atte a far superare il senso di colpa che uccide l’abusato. Cosa si aspetta dalle presentazioni del libro? In accordo con la casa editrice Arkadia dopo la prima - venerdì 30 novembre alle 18.30 a L’Unione Sarda - seguiranno altre presentazioni a livello regionale con lo scopo non solo di promuovere il libro, ma anche raccontare la storia di Lucia sperando sia un inizio per parlare apertamente del tema dell’abuso.
DOMENICA 2 dicembre 2012
IL PORTICO DI CAGLIARI
Chiesa. L’arcivescovo ha partecipato all’assemblea della Conferenza episcopale spagnola.
“I temi dell’Agenda di Reggio Calabria continuano a mostrarsi d’attualità” In rappresentanza dei vescovi italiani, Mons. Miglio ha espresso la positiva valutazione sulla GMG di Madrid e illustrato il tema della Settimana sociale 2013 SERGIO NUVOLI EI GIORNI SCORSI l’arcivescovo di Cagliari ha partecipato a Madrid alla centesima assemblea dei vescovi spagnoli, su invito della segreteria della Conferenza episcopale italiana: nel 2006, mons. Miglio aveva partecipato a Toledo alla celebrazione del centenario delle Settimane sociali spagnole. “Normalmente ci scambiamo la partecipazione alle Settimane sociali – racconta appena rientrato dalla capitale iberica - L’anno prossimo a Madrid si svolgerà anche la seconda edizione delle Settimane Sociali Europee”. Nel novembre 2010, l’assemblea dei vescovi riuniti nella Conferenza Episcopale Europea - particolare curioso - ricevette solennemente la Nazionale spagnola reduce dalla vittoria ai Mondiali di calcio, con tanto di Coppa del mondo presentata ai Vescovi, molti dei quali si fecero fotografare accanto al-
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L’assemblea plenaria della Conferenza episcopale spagnola.
l’ambito trofeo sportivo. “Nel mio intervento – spiega l’arcivescovo - ho anzitutto riportato le nostre impressioni positive sulla GMG 2011 di Madrid, ho sintetizzato i principali impegni della Chiesa italiana in questi anni ed ho presentato sia il documento conclusivo della Settimana sociale di Reggio Calabria sia il tema della prossima, nel 2013 a Torino”. Che rapporti esistono – sui temi delle Settimane sociali – tra le Conferenze episcopali dei diversi Paesi europei? Le Settimane sociali sono nate in anni vicini - in Francia nel 1904, in Spagna nel 1906 e in Italia nel 1907 - Tuttavia si sono sviluppate con ritmi e modelli assai diversi in
ciascun Paese. A livello europeo esistono iniziative simili, ma una vera Settimana sociale promossa dagli organismi ecclesiali europei si è tenuta per la prima volta solo nel 2009, a Danzica. L’anno prossimo si svolgerà la seconda edizione. In Francia si tengono ogni anno, con un’organizzazione regionale molto efficiente. Quale il ruolo delle Settimane sociali nel contesto sociale ed economico attuale? Il ruolo delle Settimane sociali è quello di approfondire temi sociali e politici particolarmente urgenti, con una riflessione corale del mondo cattolico e di quanti vogliono unirsi in tale riflessione, con l’obiettivo di offrire al Paese delle proposte e delle piste per
trovare soluzioni eque. Se si riprende in mano l’Agenda discussa a Reggio Calabria si può vedere che quei temi e quelle riflessioni sono più che mai attuali, a cominciare dalla riforma della legge elettorale. Quali temi ha trattato l’Assemblea della Conferenza episcopale spagnola? I Vescovi spagnoli hanno affrontato diversi argomenti, ne segnalo due in modo particolare: la bozza di catechismo per i ragazzi tra i 10 e i 14 anni e la preparazione della prossima beatificazione dei Martiri spagnoli uccisi negli anni Trenta dai rivoluzionari. Si parla di 15mila persone – vescovi, preti, religiosi, laici – uccisi perché cristiani. Di questi alcune decine sono già stati beatificati, e nell’autunno 2013 – a conclusione dell’Anno della Fede – ne saranno beatificati molti altri, alcune centinaia. Si noti che non si tratta di beatificazioni di massa, ma di processi che esaminano uno per uno i vari casi, nomi, date, luoghi, testimoni. Sarà un evento molto importante non solo per la Spagna, ma per tutta la Chiesa e per l’Europa in particolare, che deve conoscere e non dimenticare questi martiri. Ciò che commuove è il perdono offerto da molte famiglie di questi martiri agli uccisori, sull’esempio dei loro congiunti che morendo perdonavano, se ne avevano il tempo.
L’Azione cattolica “La famiglia resta per la Settimana sociale il grembo del futuro” I. P.
c e famiglie in cammino verso la Settimana Sociale dei cattolici italiani”: questo il titolo del cammino con cui l’Azione Cattolica Italiana intende contribuire alla fase di preparazione della 47ª Settimana sociale dei cattolici italiani. Lo fa promuovendo, tra novembre 2012 e maggio 2013, 16 convegni tematici, uno in ciascuna delle regioni ecclesiastiche, organizzati dalla Presidenza nazionale congiuntamente alle Delegazioni regionali dell’associazione, sugli argomenti oggetto di riflessione durante i lavori della Settimana Sociale. “Si tratta – spiega l’Ac – di occasioni di dialogo con le realtà territoriali, di momenti di discernimento e di confronto con la società civile e con le istituzioni, e insieme di un contributo associativo a un’adeguata e diffusa preparazione della Settimana Sociale che si pone nella scia delle celebrazioni per il 50° del Concilio Vaticano II, dell’Anno della fede indetto da Benedetto XVI e del Sinodo dei ve-
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scovi dedicato al tema della nuova evangelizzazione, appena conclusosi, e si riallaccia al recente Incontro mondiale delle famiglie celebrato a Milano”. Dopo i primi appuntamenti di Foligno (3 novembre), Brindisi (10 novembre), Parma (17 novembre), e Chieti (24 novembre), seguiranno Ancona (1 dicembre), Gioia Tauro (12 gennaio 2013), Mantova (26 gennaio), Genova (2 febbraio), Firenze (17 febbraio), Treviso (23 febbraio), Siracusa (2 marzo), Sassari (9 marzo), Torino (16 marzo), Caserta (6 aprile), Melfi (13 aprile) e Roma (11 maggio).
IL PORTICO
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brevi 50 ANNI DAL CONCILIO
Maurilio Guasco in Facoltà teologica In occasione del cinquantesimo anniversario del Concilio Vaticano II, l'Arcidiocesi di Cagliari, la Facoltà Teologica della Sardegna e l'Istituto di Scienze religiose di Cagliari hanno organizzato una serie di incontri che si terranno nell'aula magna della Facoltà Teologica (via Sanjust, 13) a Cagliari. Interverranno, in tre diversi appuntamenti tra novembre e gennaio, alcune figure autorevoli di teologi o storici della teologia esperti del Concilio. Il primo appuntamento è previsto per venerdì 30 novembre 2012, alle 17, 30, con il prof. Maurilio Guasco, docente emerito di Storia del pensiero politico contemporaneo all'Università del Piemonte Orientale, che interverrà sul tema "Il Concilio, la Chiesa e la modernità".
CON PADRE SALVATORE MURA
Appuntamento per la San Benedetto Si sono dati appuntamento, come ai vecchi tempi, nella chiesa di San Benedetto in via Verdi. Domenica 2 dicembre si ritroveranno “quelli della San Benedetto”: allora ragazzi, oggi stimati e validi professionisti conosciuti in moltissimi settori della società civile. Lo speciale appuntamento - convocato attorno a padre Salvatore Mura, che dopo anni di missione è tornato a Cagliari (celebra nella parrocchia di San Carlo Borromeo) è lanciato in una lettera firmata da Sandro Carta, Vittorio Mura e Furio Tidu, che in questi giorni sta raggiungendo i numerosi “ragazzi”. Molto - manco a dirlo - fa il passaparola, cui ci uniamo: l’appuntamento è per le 11.30 di domenica 2 dicembre nella chiesa di San Benedetto. Sarà celebrata anche una messa per ricordare gli amici scomparsi.
IL 2 DICEMBRE IN CATTEDRALE La famiglia resta il pilastro della nostra società.
FRANCESCO FURCAS
iamo in un tempo di frammenti e arcipelaghi, in cui gli orizzonti comuni sono scomparsi e l’‘altro’ viene visto come straniero morale. Ciò nonostante la famiglia rimane il grembo del futuro”. Lo ha detto Mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, aprendo la tavola rotonda “Alle radici del bene comune”, quarto dei 16 appuntamenti che l’Azione cattolica ha or-
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ganizzato in preparazione alla prossima Settimana sociale. “Dal tempo delle identità forti e delle passioni ideologiche, quando ci si scontrava ma vi era un sogno che coinvolgeva tutti - ha proseguito - siamo passati al tempo assoluto della singolarità”. Il lavoro è “espressione della dignità umana e condizione per il suo sviluppo”, rispetto al quale “bisogna aprirsi con senso di responsabilità e di solidarietà di ciascuno verso la costituzione di una casa comune”.
Lettera e indicazioni pastorali Mons. Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari, nell’ambito della celebrazione eucaristica della prima domenica di Avvento, il 2 dicembre 2012 alle ore 16.30, nella Cattedrale di Cagliari, consegnerà la «Lettera e indicazioni pastorali per l’Anno liturgico 2012-13», la cui prima parte è anticipata nell’editoriale di questo numero. Tutti possono partecipare all’importante avvenimento.
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IL PORTICO DE
il Portico
I DOMENICA D’AVVENTO (ANNO B)
dal Vangelo secondo Luca
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Vegliate... pregando
n quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saran no segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le po tenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo». Lc 21,25-28,34-36 Il commento di questa settimana fa riferimento non solo al Vangelo ma a tutte le letture. Ger 33,14-16; Sal 24/25; 1Ts 3,12-4,2; Lc 21,25-28,34-36
DON ANDREA BUSIA
il portico della fede
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on la prima domenica di Avvento inizia il nuovo anno liturgico e, con esso, la lettura del vangelo di Luca. Il brano odierno è in parte parallelo (racconta cioè lo stesso evento) a quello di Marco che ci è stato proposto due settimane fa. Per non ripetere la maggior parte delle informazioni invito quindi a riprendere in mano il vecchio commento; qui ci limitiamo a sottolineare due differenze tra il racconto di Marco e quello di Luca per poi passare a dare uno sguardo alle altre letture. La prima differenza consiste nel linguaggio, che richiama il tema della liberazione e quindi, indirettamente, dell'alleanza. La seconda differenza è l'ammonimento a tenere alto il livello dell'attenzione, perché da questo dipende il futuro di ciascuno. Il tema della liberazione collega il nostro brano con la prima lettura che riporta una promessa di salvezza e di bene per Israele. Al tempo del profeta Geremia l'impero babilonese minaccia e poi conquista il territorio ebraico, compresa Gerusalemme, e deporta l'elite del popolo a Babilonia in due tempi. La catastrofe per gli ebrei
è immane, sradicati dalla loro terra e con il tempio di Gerusalemme, la casa di Dio sulla terra, distrutto. Geremia evidenzia come questa gravosa punizione sia l'effetto del tradimento dell'alleanza da parte di Israele, ma contemporaneamente mostra, come nel nostro brano, la fedeltà del Signore che promette di mettere fine alla punizione. Nella nostra profezia ha un peso particolare il recupero della dinastia davidica, soprattutto in un periodo di re-fantoccio imposti dall'autorità babilonese. Il re del tempo, Sedecia, si rifiutò di ascoltare i consigli di Geremia e, di fatto, condusse il suo popolo alla disfatta di cui abbiamo già parlato. Il nostro brano gioca proprio sul contrasto tra questo promesso re, discendente di Davide, e il re Sedecia. Notiamo innanzitutto come questi, sebbene appartenente alla famiglia reale, non fosse re per discendenza ma perché posto sul trono dai babilonesi, mentre Davide era stato scelto da Dio (e di conseguenza anche la sua discendenza). Sedecia consegnò il popolo alla disfatta mentre il re promesso regnerà nei giorni “in cui Giuda sarà salvato e Gerusalemme vivrà tranquilla”. Inoltre, e qui si vede l'ironia profe-
tica, il nome stesso “Sedecia” significa “Il Signore è giusto”, mentre nella profezia si dice che Gerusalemme, la sede del re, sarà chiamata “Signore-nostra-giustizia”: il re attuale ha fallito nel svolgere il suo compito che è quello della giustizia, dovrà pensare Dio stesso a ristabilirla. Possiamo anche notare che, l'attesa di un re davidico che avrebbe portato pace e giustizia era presente, nelle profezie di Isaia, già un secolo prima, in un contesto per certi versi simile (con la minaccia assira anziché quella babilonese): “Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici.” (Is 11; ricordiamo che Iesse era il padre del re Davide). Un punto fondamentale della profezia di Geremia e di Isaia è la fiducia in Dio che manterrà fede alle sue promesse di salvezza, fedeltà a cui noi siamo chiamati a rispondere attraverso la nostra conversione. Questi temi vengono espressi in maniera evidente anche nel salmo che la liturgia ci propone oggi e che è un'ottima espressione dell'atteggiamento di fiducia che ogni uomo dovrebbe avere nei confronti di Dio e delle sue promesse, soprattutto ora che, in avvento, ci poniamo in attesa
dell'evento dell'incarnazione del Signore. Se il tema della liberazione, presente nel vangelo, ci ha portato indietro fino a Geremia, il tema del vigilare su noi stessi, sui nostri atteggiamenti, ci fornisce l'occasione per mostrare il legame con la seconda lettura. Paolo, scrivendo ai tessalonicesi, mostra chiaramente che, sebbene siamo giustamente protesi verso la venuta del Signore, per prepararsi a questo incontro è necessario agire nel presente, e non semplicemente mantenendo l'amore e l'armonia (che non sarebbe comunque poco), perché questo non sarebbe sufficiente per un cristiano, che invece è chiamato a “cresce e sovrabbondare nell'amore” (1Ts 3,12) nei confronti dei fratelli e di tutti. Le letture odierne, all'inizio dell'avvento indicano la direzione di marcia, ma questa è particolarmente impegnativa perché ci avvolge totalmente andando a toccare il rapporto con noi stessi (siamo chiamati a tenere cotto controllo i nostri affanni, le nostre preoccupazioni), il rapporto con i fratelli (in cui dobbiamo sempre migliorare) e il rapporto con Dio (che deve essere sempre caratterizzato dalla fiducia).
LA FEDE NON BLOCCA LA RAGIONE Nell’ultima Udienza Generale Benedetto XVI, proseguendo la serie di catechesi dedicate all’Anno della fede, si è soffermato sul tema della ragionevolezza della fede. Il Santo Padre ha fatto notare come la tradizione cattolica da sempre ha rigettato il “fideismo”, che consiste nella volontà di credere contro la ragione: «credo quia absurdum (credo perché è assurdo) non è formula che interpreti la fede cattolica. Dio, infatti, non è assurdo, semmai è mistero. Il mistero, a sua volta, non è irrazionale, ma sovrabbondanza di senso, di significato, di verità». Il Papa paragona la realtà del mistero a quella della luce: «se, guardando al mistero, la ragione vede buio, non è perché nel mistero non ci sia luce, ma piuttosto perché ce n’è troppa. Così come quando gli occhi dell’uomo si dirigono direttamente al sole per guardarlo, vedono solo tenebra; ma chi direbbe che il sole non è luminoso, anzi la fonte della luce? La fede permette di guardare il “sole”, Dio, perché è acco-
glienza della sua rivelazione nella storia e, per così dire, riceve veramente tutta la luminosità del mistero di Dio, riconoscendo il grande miracolo: Dio si è avvicinato all’uomo, si è offerto alla sua conoscenza, accondiscendendo al limite creaturale della sua ragione». La fede è una spinta ad una ricerca continua e la ragione umana non è bloccata nel suo dinamismo dai dogmi della fede. Benedetto XVI a tale proposito si rifà a S. Agostino che afferma «comprendi per credere e credi per comprendere» (Discorso 43, 9: PL 38, 258), mostrando come l’intelletto e la fede non siano in contrapposizione ma insieme permettano di comprendere il senso delle cose. Con S. Anselmo possiamo vedere la fede come fides quaerens intellectum, in questo caso «il cercare l’intelligenza è atto interiore al credere». Il Beato Giovanni Paolo II nell’enciclica Fides et ratio afferma con chiarezza come la conoscenza della fede non è con-
tro la retta ragione: «la ragione dell’uomo non si annulla né si avvilisce dando l’assenso ai contenuti di fede; questi sono in ogni caso raggiunti con scelta libera e consapevole» (n. 43). Questo rapporto fecondo tra fede e ragione lo ritroviamo anche nella relazione tra fede e scienza: «la fede, vissuta realmente, non entra in conflitto con la scienza, piuttosto coopera con essa, offrendo criteri basilari perché promuova il bene di tutti, chiedendole di rinunciare solo a quei tentativi che - opponendosi al progetto originario di Dio - possono produrre effetti che si ritorcono contro l’uomo stesso. Anche per questo è ragionevole credere: se la scienza è una preziosa alleata della fede per la comprensione del disegno di Dio nell’universo, la fede permette al progresso scientifico di realizzarsi sempre per il bene e per la verità dell’uomo, restando fedele a questo stesso disegno». di don Roberto Piredda
ELLA FAMIGLIA
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Riflessioni sulle nuove misure.
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Tutti i dubbi sul redditometro S. N.
hissà se il mio amico Gianni Chessa è contento del redditometro, annunciato dal Governo e confermato dall’Agenzia delle Entrate nei giorni scorsi. Intendiamoci: Gianni non ha assolutamente nulla da temere. Paga le tasse alla fonte, come si usa dire. C’è un particolare: ha 11 figli, e campa la famiglia con un solo lavoro. Più volte su queste pagine abbiamo raccontato storie come la sua. Storie di famiglie che ce la fanno. Per anni analisti e commentatori ci hanno raccontato che la nostra generazione - e Gianni è uno di noi - è diversa da quelle precedenti. I nostri genitori, ci hanno spiegato, erano più fortunati dei nonni: questi avevano vissuto in tempi di guerra, carestia, fame, abbandoni. I nostri genitori no: la loro è stata questo il succo del pensiero in voga la prima generazione cresciuta con la certezza che, a loro, sarebbe andata meglio di chi li aveva preceduti. E così è stato: il boom economico, il benessere diffuso (senza esagerare), una serenità da trasmettere - e poi in molti casi trasmessa - ai figli. Salvo eccezioni di chi non sapesse - o non avesse potuto - organizzarsi alla bisogna. Per noi, da qualche anno, il ritornello è stato, salvo varianti più o meno catastrofiche: la vostra generazione non può farcela. La crisi, l’inflazione, i consumi: tutti indicatori capaci di mostrare che il benessere raggiunto (ammesso che poi sia vero) non può essere trasferito ai vostri figli. Tanti di noi, davanti ad analisi così pessimistiche, si sono chiesti: e come si fa? La crisi ha cominciato presto a mordere e molti si sono ritrovati in difficoltà. Non parliamo poi di chi, nel frattempo, ha perso il lavoro, o ha dovuto gestire vicende impegnative (pensate ad un figlio disabile). Anche in questo caso, gli economisti ci hanno raccontato la ricetta: è semplice, i vostri genitori vi aiuteranno. E giù analisi, tabelle, specchietti pubblicati sui grandi giornali, a dimostrare che - miracolo dell’Italia che funziona - una generazione in questi anni ha aiutato l’altra. In sostanza, i più fortunati hanno papà e mamma alle spalle. Così, quando la banca ha chiesto garanzie per il mutuo, hanno potuto ipotecare il futuro di babbo (o della sua casa). A sentire in giro, pare che così funzioni. Ricordo di aver sentito una volta penso fosse il ‘98 - Enzo Piccinini, un
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RISCRITTURE
IL MIRACOLO DEL CRISTIANESIMO “Se consideriamo la serie dei secoli lungo i quali il cattolicesimo si è conservato, la severità delle prove che ha affrontato, i mutamenti improvvisi e prodigiosi che lo hanno colpito sia dall’esterno che nel suo interno, l’incessante attività mentale e i doni di intelligenza dei suoi membri, l’entusiasmo che ha acceso, il furore delle lotte che sono insorte, la violenza degli assalti di cui ha subito l’urto, le responsabilità che ha dovuto assumersi…, è del tutto inconcepibile che non sia andato a pezzi e in rovina, se fosse una corruzione del cristianesimo… Se la lunga serie dei suoi sviluppi fosse una sequela di corruzioni, avremmo l’esempio di un errore continuato così nuovo, così inspiegabile, così preternaturale da parere quasi un miracolo e da rivaleg-
giare con quelle manifestazioni della Potenza divina che costituiscono la prova del cristianesimo. Talvolta guardiamo con stupore e sbigottimento al grado di dolore che il corpo umano riesce a sopportare senza soccombere. Le febbri hanno il loro punto critico, dopo il quale viene la morte o la salute. Ma questa corruzione, se è una corruzione, che avrebbe ormai duemila anni, non ha mai cessato di svilupparsi, andando vicino alla morte, ma senza mai essere colpita e i suoi eccessi, invece di indebolirla, l’hanno resa più forte”. John Newman, Lo sviluppo della dottrina, pp. 461-462
grande uomo e chirurgo scomparso troppo presto, raccontare i suoi esordi da medico più o meno così: “Mi vergognavo perchè i miei genitori mi passavano ancora i soldi per vivere, ed ero già sposato con figli”. Molti di noi, dopo, non si sono vergognati più di tanto. Che una generazione aiuti l’altra quando può - è un valore, è un pilastro di una civiltà. Ora che succede? Il fisco vuol vederci chiaro, e quindi partendo daVisco, passando per Tremonti e arrivando a Grilli (quindi senza alcuna distinzione di colore politico) - ha architettato un sistema per guardare nelle nostre tasche, e vedere se il nostro tenore di vita corrisponde a quanto guadagnamo. Pare che, in caso contrario, si illuminerà un bel pallino rosso, e chiederanno conti, ben dettagliati. Quello sarà il momento in cui - con ogni probabilità - tanti dovranno fare come si faceva a scuola: convocati dall’Erario, presentarsi accompagnati. Sarà l’unico modo per dimostrare - forse - regali di babbo e mamma che hanno consentito di vivere (o sopravvivere, in molti casi). E i furbi continueranno a rubare. Nel frattempo arrivano - pare - detrazioni maggiori: «È la prima carezza alle famiglie da quando, 365 giorni fa, Monti prestò giuramento di fronte al presidente Napolitano»: così Alessandro Soprana, direttore dell’osservatorio politico dell’Associazione nazionale famiglie numerose, ha commentato le nuove detrazioni per genitori con figli a carico contenute nella legge di stabilità. «Quella approvata non è la riforma strutturale di un fisco family-friendly che auspichiamo. Ma almeno è il segno di una attenzione del governo nei confronti di quelle coppie che decidono di mettere al mondo uno o più figli, godendo della loro presenza, ma anche facendosi carico del sostentamento e della formazione». Quanto rimane – l’aumento delle detrazioni – secondo uno studio dell’osservatorio Anfn – in una famiglia con 4 figli e un reddito lordo di 20mila euro si tradurrà, in 514 euro in più in tasca all’ anno. Cifra destinata a scendere all’aumentare del reddito. Commenta ancora Soprana: “Anche se difficilmente quantificabile, è certo che l’innalzamento di un punto percentuale dell’Iva eroderà il piccolo benefit. Penalizzando proprio le famiglie numerose che, pur adottando uno stile di vita sobrio, usufruiscono di beni e servizi un po’ più degli altri”.
Rendiconto relativo alla assegnazione delle somme attribuite alla Diocesi dalla Conferenza Episcopale Italiana ex art. 47 della Legge 222/1985 per l’anno 2012
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domenica 2 dicembre 2012
IL PORTICO DI CAGLIARI
L’intervista. Parla Francesca Ghirra, presidente della Commissione Cultura del Comune.
“La cultura è occasione di sviluppo capace di coinvolgere i cittadini” Al via i bandi per i centri comunali: “Abbiamo in mente un polo museale integrato, in grado di generare interessanti occasioni lavorative per giovani laureati” GIOVANNI LORENZO PORRÀ UESTO REGOLAMENTO è una dimostrazione di come i vari organi del Comune sanno lavorare bene insieme”. È entusiasta, Francesca Ghirra, presidente della Commissione Cultura del consiglio comunale, dopo la presentazione del nuovo regolamento per i contributi alle associazioni culturali. “Questa – continua - è la risposta a chi può aver parlato di scarso dialogo all’interno dell’amministrazione pubblica”. Come mai è stato necessario tanto tempo per approvare il regolamento? Partivamo da una base molto magra: prima la situazione era caotica, non c’era un’istruttoria complessiva e gli spazi non erano mai stati messi a bando. Inoltre prima di iniziare abbiamo voluto sentire tutte le associazioni. Cosa vi hanno chiesto? Fondamentalmente chiarezza, tra-
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sparenza e certezza sui tempi, e poi rispetto per il loro lavoro. Non si è parlato molto di denaro. Un’altra richiesta importante è stata quella di potersi organizzare sui tempi, di poter programmare eventi a lungo termine. A Cagliari ultimamente hanno chiuso molti teatri e associazioni. Che cosa si può fare per loro? Se un teatro chiude, dipende in genere da problemi di gestione. Noi non ci possiamo sostituire agli operatori, ma vogliamo creare le condizioni perché possano lavorare bene. Pian piano stiamo incrementando il numero di locali messi a disposizione, e cerchiamo, per quanto è possibile, di sostenere gli spettacoli anche economicamente. Un’altra polemica ha riguardato l’arena spettacoli di Sant’Elia.
So che qualcuno ha parlato di fallimento, ma noi abbiamo fatto il possibile con le risorse che avevamo a disposizione. Ora comunque puntiamo sulla riqualificazione dell’anfiteatro. Quali sono i vostri prossimi progetti? In cantiere ne abbiamo tanti, ma comunque l’idea è di mettere a disposizione delle associazioni gli spazi, senza porre dei limiti o dei vincoli. In alcuni casi abbiamo predisposto delle direttive, come per il Lazzaretto, che vorremmo fosse una sorta di “città dei bambini”, visto che Sant’Elia è il quartiere più giovane; oppure il Ghetto, che ospiterà il Laboratorio Urbano e del Paesaggio, che promuoverà la ricerca e il dibattito sui temi riguardanti l’architettura contempora-
nea e il suo rapporto con lo spazio pubblico. Poi abbiamo proposto che l’Exmà diventi il centro per l’arte contemporanea, che villa Muscas sia dedicata all’enogastronomia… Se però dovessero arrivare da parte dei privati delle proposte che la commissione giudicherà migliori, e se chi le propone si aggiudicherà il bando, potrà - entro sessanta giorni - riformulare la proposta in modo da ottenere la gestione. Quindi quali sono i tempi? I bandi della prima fase scadono il 30 novembre, una volta conteggiate le proposte pervenute verrà fatto un nuovo bando e poi gli spazi saranno assegnati al massimo nel giro di un anno. E per quanto riguarda i musei? Abbiamo in mente un polo museale integrato, mettendo a sistema tutto il patrimonio archeologico e i musei presenti sul territorio, attraverso una rete di servizi integrata, coinvolgendo anche i privati. Questo serve a creare da un lato occupazione, magari per numerosi giovani laureati, e dall’altro servizi di alta qualità per i turisti. In generale quali sono gli“indirizzi di politica culturale” di cui si parla nell’articolo 3 del regolamento? Noi teniamo molto al rilancio dei quartieri a forte disagio sociale, al coinvolgimento delle scuole dichiarate a forte rischio di abbandono scolastico… Vogliamo usare la cultura per far crescere il territorio e coinvolgere tutti i cittadini.
Spazi comunali gratuiti per le associazioni I progetti saranno vagliati da un’apposita commissione G. L. P. OLITICA DEGLI SPAZI”è il nuovo motto del Comune di Cagliari per le attività culturali. La scorsa settimana è stato infatti lanciato il nuovo regolamento per l’erogazione dei contributi alle associazioni culturali: “La grande novità - ha detto l’assessore alla Cultura Enrica Puggioni - è il sostegno previsto nel regolamento: non solo contributi in denaro, ma anche la concessione di spazi comunali a titolo gratuito o a canone ridotto”. Un modo per aiutare le associazioni in un momento di grave crisi economica: è finito il tempo delle vacche grasse. “In questo momento mancano le risorse essenziali per sopravvivere ha spiegato senza mezzi termini il sindaco Massimo Zedda - eppure rispetto a un taglio di 35 milioni di euro alla cultura operato dallo Stato, noi abbiamo stanziato la stessa cifra dell’anno scorso, cioè 400mila eu-
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ro. Per noi è importante investire sulla cultura perché ha sempre una ricaduta sul territorio, anche in termini di occupazione”. Ma la nuova gestione degli spazi non è l’unica novità: “Anche il regolamento è cambiato, in nome della trasparenza, e per farlo abbiamo ascoltato le richieste delle associazioni -ha spiegato Puggioni - i fondi non saranno più distribuiti a pioggia, ma secondo criteri ben precisi: abbiamo voluto soprattutto tenere conto della differenza tra chi svolge attività culturali per passione e chi invece lo fa per mestiere”. Chi presenterà un progetto dovrà farlo vagliare da una commissione, che discuterà la sua validità in base a una precisa scala di punteggi: “La commissione sarà composta da membri dotati di esperienza e competenza - ha spiegato Zedda - e non potranno essere designati più volte di seguito”. Il primo bando scade il 30 novembre. “Per quanto riguarda la gestione
Il sindaco, l’assessore Puggioni e la presidente della commissione Cultura, Ghirra.
degli spazi abbiamo già approvato due delibere - ha spiegato Francesca Ghirra, presidente della commissione Cultura del consiglio comunale - una riguarda l’Archivio Comunale e l’altra il Piccolo Auditorium”. L’Archivio Comunale, detto anche SEARCH (Sede Archivio), nel sottopiano del Municipio, sarà disponibile per mostre, seminari, conferenze e altro ancora, in concessione gratuita o col solo pagamento delle spese vive: “Parliamo di circa cento euro al giorno – ha sottolineato Ghirra – una somma alla portata di chiunque”. Il Piccolo Auditorium di piazzetta Dettori a partire dal 2013 verrà gestito direttamente dall’assessorato alla Cultura: anche questo edificio sarà a disposizione di qualunque as-
sociazione o compagnia che voglia organizzarvi iniziative culturali, sempre in cambio di un canone agevolato. “Vorremmo dedicarlo soprattutto alla danza - ha spiegato Puggioni - Con questa iniziativa abbiamo voluto rispondere alle esigenze degli operatori del settore”. Infine l’anfiteatro romano: “abbiamo messo da parte la somma necessaria per rimuovere la copertura del monumento - ha dichiarato Zedda - poi rifletteremo su che uso farne, ma sarà sicuramente un luogo di spettacolo; la cosa importante intanto è utilizzare gli spazi che abbiamo già”. Ma soprattutto al sindaco preme chiarire una cosa: “Lavoreremo in modo trasparente, per tutti i cittadini”.
il Portico
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brevi SUCCESSO PER IL BANCO
Colletta alimentare, oltre 200 tonnellate Ha sfondato quota 201 tonnellate raccolte in tutta l’Isola, la Giornata della Colletta alimentare 2012. Si tratta - con buona approssimazione - dello stesso dato dell’anno scorso, fanno sapere i volontari del Banco, stanchi ma entusiasti. Quest’anno, la Giornata si svolgeva in un maggior numero di punti vendita (30 supermercati in più rispetto al
2011). “Pensando ai risultati - commenta il presidente della Fondazione Banco Alimentare, Giorgio Frasconi - mi aspettavo un crollo, invece registriamo un +0,8% in più: un segnale miracoloso, dati i tempi che viviamo. Grande merito va ai volontari che non si sono risparmiati, e alle persone che hanno risposto con generosità”. In provincia di Cagliari sono state raccolte 95 tonnellate di prodotti.
SAN PIETRO E PAOLO
In festa per i 45 anni della parrocchia Da quasi mezzo secolo è riferimento per una parte del quartiere di Is Mirrionis. La parrocchia dei santi Pietro e Paolo ha celebrato i 45 anni dalla fondazione con un messa concelebrata da due vescovi, monsignor Tarcisio Pillolla, già ausiliare di Cagliari e vescovo emerito di Iglesias, che abita a poche centinaia di metri dalla chiesa, e dall'Arcivescovo di Cagliari, monsignor Arrigo Miglio. Ricorrenza particolare, quella dei giorni scorsi, perché coincideva con il decennale della consacrazione della chiesa, dopo i difficili anni nella tensostruttura ricavata a lato dell'edificio, a seguito del crollo del tetto nel 1996. Poco prima delle festività pasquali di quell'anno, l'allora parroco don Mosè Marcia (oggi vescovo di Nuoro), si era ritrovato a celebrare l'Eucaristia prima nelle aule messe a disposizione dell'Università poi nel “tendone” posizionato nel cortile
interno. Oggi la chiesa completamente restaurata è mèta continua di persone che si fermano per qualche minuto, prima di tornare alla frenetica vita quotidiana. Inoltre grazie all'impegno del parroco, don Federico Locci, un folto gruppo di giovani anima le celebrazioni e si ritrova in incontri di preghiera molto frequentati.
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IL PORTICO DI CAGLIARI
il Portico
brevi SCRITTO DA GIANNI LOY
Prima a Torino per il film di Marcias E’ stato presentato in anteprima mondiale al Torino Film Festival il 26 novembre il film di Peter Marcias “Dimmi che destino avrò”, scritto e sceneggiato da Gianni Loy. Il film parla di un popolo relegato ai
margini della società dallo Stato ma più in generale affronta il tema della diversità e dell'integrazione ma parla anche d'amore, amicizia e di comprensione, valori che vanno oltre la razza, il colore della pelle e la nazionalità. La pellicola è interpretata da Luli Bitri e Salvatore Cantalupo, rispettivamente una ragazza di origini rom che vive in Francia e un ispettore di polizia di mezza età che diventano amici. TRIBUNALE ECCLESIASTICO REGIONALE Via Parraguez, 19 070503289 fax 070513302 09121 CAGLIARI Prot. Causa 46/2012 SEZ. BUCCIERO Nullitatis Matrimonii: SARDU – MELONI CITAZIONE EDITALE Ignorandosi il luogo dell’attuale abitazione della Sig.ra Meloni Giorgia, a norma del can. 1507 – 1 CIC e dell’art. 126 della Dignitatis Connubii INVITIAMO I parroci, i sacerdoti e i fedeli tutti, che in qualche modo abbiano notizia del domicilio della Sig.ra Meloni Giorgia, affinché abbiano cura di informarla della presente citazione e di comunicare a questo Tribunale il suo indirizzo. Ordiniamo che la presente venga pubblicata per due numeri consecutivi nel settimanale dell’Archidiocesi di Cagliari, sede dell’ultimo domicilio conosciuto, affissa per 30 giorni presso la Curia Metropolitana di Cagliari, ed alle porte della Parrocchia cittadina competente per territorio dell’ultimo indirizzo conosciuto, per il quale si allega certificato di residenza emesso dal Comune di Cagliari in data 17.10.2012, ad normam Iuris. Si prega di comunicare a questo Tribunale l’esito della presente disposizione, scaduti i termini fissati, la causa proseguirà il suo iter fino alla rituale definizione. Cagliari 12.11.2012 Il Vicario Giudiziale Sac. Dott. Mauro Bucciero Il Notaio Dott.ssa Maria Carmen Mannai
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Feste. l’arcivescovo ha celebrato la messa solenne dopo il triduo preparato con devozione.
La parrocchia della Cattedrale ha festeggiato la Santa patrona Monsignor Alberto Pala: “Il legame inscindibile tra Cattedrale e Capitolo metropolitano continua a sostenere la parrocchia, e testimonia il rapporto della Chiesa con la città” R. C. NA FESTA PATRONALE solennizzata con la celebrazione dell’Arcivescovo. Così la parrocchia della Cattedrale ha celebrato la festa di santa Cecilia, preceduta dal consueto triduo di preparazione, predicato dai membri del capitolo Metropolitano. “La storia – dice il parroco monsignor Alberto Pala - racconta di un servizio continuo del Capitolo alla parrocchia. Uno dei suoi membri veniva eletto come parroco ed era parte integrante della comunità: oggi che le due cose sono distinte resta però il continuo servizio che il Capitolo svolge per la parrocchia. Posso fare un esempio in grado di far comprendere come stanno le cose. Se io facessi il nome di monsignor Dino Locci ai parrocchiani, capirebbero quale spirito di servizio, di amore e di zelo questo sacerdote ha avuto per la Cattedrale, come parroco e come membro
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del Capitolo. Un legame inscindibile tra Cattedrale e Capitolo, quest’ultimo ha sempre sostenuto la parrocchia e ancora oggi uno dei canonici è il parroco”. La patrona della parrocchia in realtà era già titolare della chiesa che sorgeva nell’antica città di Santa Igia, l’attuale zona di santa Gilla, e quando venne costruita la Cattedrale in Castello la si volle intitolare a Santa Cecilia. “Questa continua il parroco - è la conferma di come la città abbia da sempre avuto un legame speciale con la vergine santa. A lei la nostra comunità si rivolge e lo ha dimo-
strato nei giorni scorsi con la partecipazione di tanti fedeli alle celebrazioni. Il quartiere ha a cuore questa festa: anziani, famiglie giovani che stanno ritornando a Castello, ma anche tanti non residenti, hanno nella nostra parrocchia un riferimento”. La celebrazione solenne del 22 novembre è stata presieduta dall’Arcivescovo monsignor Miglio, e concelebrata da monsignor Luigi De Magistris, arcivescovo - pro penitenziere maggiore emerito, nativo del quartiere di Castello, ed animata da alcune corali che non sono volute mancare nella
festa della patrona dei musicisti. “Lo stesso monsignor Miglio –conclude monsignor Pala – ha detto che Santa Cecilia ha il compito primario di sovraintendere ai cori degli angeli in cielo, di tenere la bacchetta, e secondariamente il compito di provvedere alla nostra Cattedrale. La presenza poi delle corali ha reso ancora più solenne la celebrazione e grazie a loro anche l’intera assemblea ha partecipato con il canto alla liturgia. È stato un ulteriore contributo a render ancor più bella la celebrazione per la nostra patrona”.
posto in diverse pubblicazioni. “Un modo per ricordare il prezioso lavoro di padre Natalino – ha affermato ancora nell’omelia monsignor Miglio – sarebbe quello di trovare un’occasione per usufruire, anche noi, dell’ultima sua fatica del suo studio e della pubblicazione delle opere di padre Bernard Lonergan. Ricordo un convegno all’Università Gregoriana da lui curato con intelligenza ed amore. Una lezione di lavoro che forse abbiamo bisogno di raccogliere e di provare ad approfondire anche qui, in questa Facoltà, che è stata per vari anni la sua Facoltà. Questo lo rende nostro sacerdote per gli anni di permanenza a Cagliari ed ora ancora di più nella comunione
dei Santi, dove non cessa di appartenere in modo speciale a noi. Anzi. Grazie alla comunione dei Santi ci appartiene ed è vicino più che negli anni della sua presenza terrena”. Alla celebrazione tra i banchi alcuni ex alunni della Facoltà e diversi esponenti dell’associazionismo cattolico che, nel corso degli anni di permanenza di padre Spaccapelo a Cagliari, lo hanno avuto come relatore in convegni e altri incontri, così come alcuni laici che l’hanno conosciuto e del quale serbano un ricordo particolare: la sua affabilità e il suo sorriso emergeva spesso nelle conversazioni private, più di quanto non accadesse nelle lezioni o nelle conferenze.
“Con i suoi studi ha fatto luce sulla storia” Celebrato il trigesimo della morte di padre Spaccapelo I. P. N UOMO DI FEDE E di cultura. Padre Natalino Spaccapelo, scomparso lo scorso ottobre, per diversi anni aveva retto le sorti della Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna. Ad un mese dalla scomparsa, nella chiesa di Cristo Re, è stata celebrata una messa solenne, presieduta da monsignor Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari e Gran Cancelliere della Facoltà, con accanto sull’altare monsignor Mauro Maria Morfino, vescovo di Alghero, che per anni ha lavorato con padre Spaccapelo in Facoltà, e l’attuale preside, padre Maurizio Teani, oltre ad una quindicina tra sacerdoti e religiosi che non sono voluti mancare all’appuntamento per ricordare il gesuita defunto. Nel corso dell’omelia monsignor
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Miglio ha ricordato come la figura di padre Spaccapelo sia stata importante per gli studi da lui portati avanti, specie quelli dedicati a Bernard Lonergan. “È stata la sua ultima grande fatica – ha detto tra l’altro l’Arcivescovo – quella di curare gli studi sulle opere del grande teologo che, proprio con la novità del suo metodo, ha aperto all’interpretazione concreta, vissuta però alla luce dell’Agnello immolato di ciò che accade nella storia. Un nuovo modo di fare Teologia: nessuna paura di far entrare la luce di Dio attraverso l’Agnello pasquale nello svolgersi della storia. Sta a noi non fare la figura della vecchia Gerusalemme che, per ottusità, non ha riconosciuto il giorno in cui il Messia è venuta a visitarla”. Un nuovo modo dunque quello proposto da Logergan e che padre Spaccapelo aveva studiato e pro-
domenica 2 dicembre 2012
IL PORTICO DEI PAESI TUOI
Selegas. Continua la manifestazione nata 15 anni fa per valorizzare l’artigianato del posto.
Mostra-mercato dei prodotti locali: un paese espone la sua tradizione
dotti esposti nella mostra viene consegnato al parroco per le necessità della comunità”. Nel corso degli anni la mostra ha visto crescere la partecipazione di espositori, oggi una quindicina tutti ospitati all'interno del salone, ma soprattutto ha visto un numero di persone sempre più alto che si è reso disponibile a realizzare, in particolare i dolci. “In realtà - afferma an-
cora una delle organizzatrici - all'inizio si era partiti con una fiera del dolce. Poi nel corso degli anni ci siamo aperti alle produzioni locali, penso a all'olio, al vino e agli altri prodotti della terra, fino ai manufatti artigianali, che solo recentemente vengono esposti. Tante persone si mettono in gioco, in un certo qual modo, per contribuire alla buona riuscita della mostra, ad esempio i volontari che assicurano la presenza dell'orario di apertura. Non mancano visitatori anche da centri come Senorbì o altri comuni della zona, così come in molti, che rientrano a Selegas per il ponte dell'Immacolata, non mancano mai a questo appuntamento”. Il senso della mostra è in fondo quello di aggregare le persone dietro ad un progetto comune, capace di formare il senso comunitario e nel contempo in grado di sostenere concretamente la parrocchia, che continua a rappresentare un riferimento per l'intero paese. “Di ciò - conclude Pina - va dato merito a don Gigi, che ha voluto la mostra e che ogni anno invita noi e l'intera comunità ad impegnarsi in un'iniziativa molto apprezzata in Trexenta”.
no della fede - già tradotta in portoghese e spagnolo, che sarà portata in America Latina per la Giornata mondiale della Gioventù. Rappresenta un contributo interessante per rispondere alla diffusa scristianizzazione di cui parla Benedetto XVI e che già nel secolo scorso Fëdor Dostoevskji aveva denunciato in quella struggente domanda: "Un uomo colto, un europeo dei nostri giorni può credere, credere proprio alla divinità del Figlio di Dio, Gesù Cristo?" La mostra è itinerante perché - diceva l'ideatore Eugenio Dal Pane - il suo criterio è quello del “porta a porta”, cioè vuole raggiungere ciascuno nel luogo in cui si trova. Così, anche un semplice passante o una signora che va a fare la spesa, incuriosita, può entrare e vedere, sollecitata anche dal titolo. Perché la fede non è un acritico credere a qualcosa di astratto, ma il riconoscimento pienamente ragionevole delle grandi opere di cui Dio ci rende testimoni e, se ci si lascia accompagnare in questo riconoscimento, è inevitabile l'esperienza della bellezza e della gioia della vita cri-
stiana, nella quale "Cristo non toglie niente, ma dà tutto"(Benedetto XVI). I 32 pannelli di cui la mostra è costituita sono un interessante percorso che, dal contesto umano attuale e del passato, conduce, con immagini e frasi significative del Magistero o di qualche autore contemporaneo, alla ragionevolezza della "porta della fede", quella porta che è Cristo e che sembra ripeterci con la consueta discrezione e umiltà: "Non vedi? la porta è aperta! Se vuoi puoi entrare! Puoi venire e vedere come è bello vivere per ciò che Dio ha posto nel cuore di ogni uomo, il profondo inestirpabile desiderio di felicità". La mostra chiuderà i battenti a Settimo il 2 dicembre, ma riaprirà il 3 dicembre con l’inaugurazione nella basilica di Nostra Signora di Bonaria, dove sosterà fino al 9 dicembre. Non può mancare, per concludere, una raccomandazione di don Elenio: “La mostra di Settimo vuole essere ancora una volta un’occasione per far arrivare la Verità del Vangelo agli uomini di oggi e annunciare con forza la grande sfida della fede: una porta sempre aperta per tutti”.
Nata su indicazione del parroco don Gigi Pisano, l’iniziativa richiama numerosi visitatori anche dai centri limitrofi R. C.
na tradizione oramai consolidata. È la fiera che ogni anno si rinnova a Selegas nel ponte dell'Immacolata. “Da quindici anni dice Pina una delle organizzatrici viviamo questo momento con grande partecipazione della gente. La XV mostra mercato dei prodotti locali è un appuntamento nel quale ciò che di buono e di bello viene prodotto a Selegas trova una sua vetrina. Da qualche anno inoltre alcuni espositori di altri centri limitrofi sono presenti a questa tre giorni, ospitata nell'ex cinema del paese, oggi salone “Padre Lino Congiu”, nella centralissima via Roma”. Il 7 dicembre sarà inaugurata la mostra e resterà aperta dalle 16 alle 20,
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Visitatori alla Mostra Mercato di Selegas.
mentre l'8 ed il 9 dicembre apertura dalle 8 alle 13 e dalle 16 alle 20. Nata su indicazione del parroco, don Gigi Pisano, la mostra ha anche lo scopo di raccogliere fondi a favore della parrocchia. “Per quel che riguarda quanto viene realizzato da noi, come gruppo parrocchiale - dice ancora Pina - viene destinato al sostegno delle attività: il frutto della vendita dei manufatti o di altri pro-
“La Porta della Fede è aperta per tutti” A Settimo San Pietro l’inaugurazione della mostra MARIA VITTORIA PINNA N OPEROSO CANTIERE sempre aperto: questo sta diventando, grazie a don Elenio, Settimo San Pietro. Solo sabato 24, mentre un folto gruppo di volontari, impegnati in due supermercati del Paese per la colletta alimentare, ci ricordavano che nemmeno la crisi può impedire la condivisione dei bisogni dei fratelli, nella chiesa parrocchiale, si concludeva, con la solenne cerimonia di consacrazione a Maria dell'intera comunità parrocchiale, l'intensissima settimana di riflessione, catechesi e preghiere guidate da suor Lucia e suor Emmanuela della Fraternità dell'Arca di Maria in occasione del terzo centenario del "Trattato della vera devozione" di San Luigi Maria Gri-
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gnion de Montfort. Domenica pomeriggio poi, dopo l'adorazione eucaristica e i Vespri solenni in onore di Cristo, re dell'universo, la folta processione che vedeva anche la partecipazione dei catechisti dell'intera forania, della Fraternità di san Mauro, delle suore Paoline, ha portato tutti alla Casa Dessy, dove il parroco, alla presenza del sindaco Costantino Palmas - che ha voluto patrocinarla per la sua rilevanza culturale - e la neoeletta sindaco dei ragazzi, Francesca Senis, cresimanda, ha inaugurato la bellissima mostra "Videro e credettero - la bellezza e la gioia di essere cristiani", che da Settimo comincerà il suo giro per tutta la Sardegna. E’ una mostra itinerante - voluta dal Pontificio Consiglio per la promozione dell'evangelizzazione per l’an-
il Portico
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brevi IL COLLE VERDE
Adotta una storia mercoledì a Isili Mercoledì 28 novembre alle 10 la Casa di Reclusione di Isili in collaborazione con l’associazione culturale Il Colle Verde, Arkadia Editore, il presidio del libro Carpe Liber della Casa di Reclusione di Isili, il marchio Galeghiotto del progetto C.O.L.O.N.I.A., presenta la raccolta antologica La Cella di Gaudì. Storie di galeotti e di scrittori. L’antologia è la fase conclusiva del progetto“Adotta una Storia”in cui dodici scrittori hanno incontrato altrettanti detenuti che si confrontano col proprio passato e diventano i protagonisti e primi critici dei racconti del volume. MURAVERA
In festa per il patrono San Nicola di Bari Una festa decisamente intima. È quella che si celebra il 6 dicembre a Muravera quando la comunità parrocchiale onora il Santo Patrono, San Nicola di Bari, e che, lontana dalla mondanità estiva, vede il paese prendere parte alla serie di appuntamenti appositamente predisposto dall'omonimo comitato. Giovedì prossimo alle 16 è prevista la celebrazione Eucaristica seguita dalla processione del simulacro del Santo per le vie di Muravera, e al termine monsignor Piergiuliano Tiddia, Arcivescovo emerito di Oristano. “Ci ritroveremo poi in oratorio per un incontro con famiglie e ragazzi - dice il parroco don Emilio
Manca - per condividere un momento di fraternità. Non abbiamo previsto chissà quali appuntamenti per la festa patronale, perché il periodo pre-invernale non ce lo permette. Mi pare però che questo dell'incontro per tutti in oratorio sia un vero momento di festa comunitaria”. Agli appuntamenti previsti per i festeggiamenti del patrono si aggiungono quelli successivi legati alla festa di Santa Lucia. L'11 dicembre, è prevista “Sa cicca de sa linna e con su cumbidu” ed in serata verrà presentato il libro Paulis. Mercoledì 12 invece alle 17 verrà celebrata la messa mentre in serata uno spettacolo musicale. Il giorno della memoria liturgia di santa Lucia, il 13 dicembre, sono prevista una messa ed in serata la processione con “Su fogu faraoni”, seguito dai giochi e balli, con distribuzioni di caldarroste.
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IL PORTICO DELLA STORIA
il Portico
dalla curia ENTRO IL 20 DICEMBRE
I dati sugli Enti non - profit L'ISTAT ha pubblicato le istruzioni per il caso degli enti ecclesiastici per la corretta compilazione del questionario relativo al 9° censimento dell'industria e dei servizi 2011 - Rilevazione sulle istituzioni no profit. Si possono scaricare in formato PDF direttamente dal sito web della Chiesa Cattolica al seguente indirizzo: http://www.chiesacattolica.it/ch iesa_cattolica_italiana/news_e_ mediacenter/00036177_L_Istat _fotografa__il_non_profit.html Nelle premesse di dette istruzioni viene specificato quanto segue: “Premesso che le attività di religione e culto sono escluse dal campo di osservazione del censimento, ai sensi del Piano Generale di Censimento, art, 2, nella lista precensuaria sono stati inclusi solo gli enti ecclesiastici per i quali esistevano (da fonti settoriali non profit) segnali relativi allo svolgimento di altre attività di carattere sociale: istruzione, assistenza sociale, sanità, attività ricreative e sportive, di socializzazione, etc. Gli enti ecclesiastici a cui è pervenuto il questionario sono tenuti a compilarlo esclusivamente in relazione alle suddette attività svolte. Dovranno quindi rispondere ai singoli quesiti facendo riferimento solo alla natura delle attività svolte, diverse da quelle di religione e culto, ed alle risorse umane ed economiche impiegate per il loro espletamento. (…) Le modalità di compilazione prevedono due percorsi differenti a seconda che l'ente ecclesiastico a cui è pervenuto il questionario svolga solo attività di religione e culto oppure anche altre attività di carattere sociale.” (cfr. pag. 2). La scadenza per la consegna on-line del questionario è il 20 dicembre 2012.
domenica 2 dicembre 2012
Storia. Quella volta che il principe De Curtis portò in città “Dei due, chi sarà?”.
Così nel 1938 Totò recitò a Cagliari nell’Arena Odeon di via Garibaldi Nel locale all’aperto in pieno centro, il comico e attore seppe prendere in giro gerarchi e ducetti nel dialetto casteddaio. Un tuffo nel passato della città di un tempo ILARIA MUGGIANU SCANO ONO UN UOMO DI mondo…ho fatto tre anni di militare a Cuneo”. Sono tante le perifrasi-tormentone di Totò entrate nel linguaggio comune ma quella particolarmente cara ai cagliaritani è senz’altro quella nata nel contesto delle vessazioni militari vissute in prima persona nel periodo pre bellico in cui l’attore si chiede se “Siamo uomini o caporali?”, e con un perfetto controllo dell’arte dei guitti, con la caratteristica comicità surreale e irriverente, è pronto a sbeffeggiare i potenti quanto a esaltare i bisogni umani primari: la fame, la sessualità, la salute mentale ma soprattutto a manifestare la propria intolleranza grave verso parvenue di ogni risma, nel preciso intento di menar gramo a tutti i Balanzoni del Belpaese. Siamo a Cagliari, Anno del Signore 1938, le luminarie in Piazza Deffenu, la gimcana motociclistica al Campo Dux e le acrobazie nei cieli della squadriglia aerea di Elmas sono da settimane messe a punto per salutare l’incontro nell’Urbe di Hitler e Mussolini:
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to di n pun rdegna 978 u dal 1 ento in sa urali, lt im u c r i e iro g rif viag resp per i iosi e di le relig spiritua
Via Farina dopo i bombardamenti del 1943.
Totò è ancora lo scugnizzo napoletano del rione Sanità, da qualche mese appena legittimato dalla paternità del principe Giuseppe De Curtis, tuttavia quando viene a Cagliari ha già all’attivo una prima produzione cinematografica “Fermo con le mani!” in cui arriva a prendere in giro il Duce. L’episodio non rimarrà privo di conseguenze. Riconosciuto monarca del doppio senso brillante e del gusto del paradosso, esplode in prodezze offensive al pari di quelle difensive, ma durante il Ventennio la critica non è appena una vezzosa schermaglia intellettuale e in caso di dissenso il piombo del linotype rischia di passare a quello molto meno metaforico della censura fascista. Reduce da una tournèe a Massaua e in altre città africane, Totò arriva a Cagliari con la sua “Compagnia di fantasie comiche”, quando Hitler e Mussolini si sono appe-
pellegrinaggi paolini
LOURDES 10-12 FEBBRAIO 2013
In occasione del 155° anniversario della prima Apparizione Volo Speciale da Cagliari
• UNICO RAPPRESENTANTE DEI PAOLINI IN SARDEGNA •
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na incontrati a Roma per “suggellare il patto di collaborazione tra due razze create per intendersi”. Inaugurando l’Arena Odeon di via Garibaldi con un copione gustosamente ironico, “Dei due, chi sarà?”, il comico napoletano disegna un personaggio soltanto in apparenza ossequiente alle mo-
Il mercato in piazza Garibaldi nel 1948.
de diffuse. Da buon cantore di usi e costumi dello Stivale non può ignorare il valore del ludus nella vita dell’italiano medio, men che meno del sardo trovandosi nel cuore del capoluogo di cui velocemente intercetta verve e sarcasmo, ottimo pane per i suoi denti. L’inafferrabile carica eversiva di Totò arriva a prendere in giro gerarchi e ducetti nell’idioma locale ma il climax roboante è raggiunto con la battuta sarda al fulmicotone “T’happu frigau, o balossu!”, captata in is prazzas durante il suo rituale giro per dare cibo a cani e gatti randagi. Se il regime aveva reso i satirici dei tristi menestrelli dalla bocca stringata, Totò con l’abilità del guitto continuava a trasformare creature terrene destinate a sorti terrene in creature mitiche destinate a sorti mitiche in un affresco dell’Italia popolare, delle sue origini, i suoi drammi, le vittorie e le pagine da dimenticare.
domenica 2 dicembre 2012
IL PORTICO DELL’ANIMA
Il cuore della storia. Il terzo libro della trilogia iniziata nel 2006 da Joseph Ratzinger.
“Rimane un Mistero, e tuttavia si mostra in modo molto concreto” abbia poi sentito cantare anche i pastori, e, fino ad oggi, nella Notte Santa, si unisca alle loro melodie, esprimendo col canto la grande gioia che da allora sino alla fine dei tempi a tutti è donata. Capitolo 3, La nascita di Gesù a Betlemme, pp. 87-88
Pubblichiamo ampi stralci del nuovo libro “L’infanzia di Gesù”, scritto da Benedetto XVI e già in vendita in 50 paesi e tradotto in 9 lingue. Seguiranno altre edizioni I. P.
olei in cui avviene un nuovo inizio» Maria che, in realtà, è un nuovo inizio e relativizza l’intera genealogia. Attraverso tutte le generazioni, tale genealogia [il Papa sta parlando di quella descritta da Matteo nel suo vangelo] aveva proceduto secondo lo schema: «Abramo generò Isacco…». Ma alla fine compare una cosa ben diversa. Riguardo a Gesù non si parla più di generazione, ma si dice: «Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo» (Mt 1,16). Nel successivo racconto della nascita di Gesù, Matteo ci dice che Giuseppe non era il padre di Gesù e che egli intendeva ripudiare Maria in segreto a causa del presunto adulterio. E allora gli viene detto: «Ciò che in lei è stato concepito è opera dello Spirito Santo» (Mt 1,20). Così, l’ultima frase dà una nuova impostazione dell’intera genealogia. Maria è un nuovo inizio. Il suo bambino non proviene da alcun uomo, ma è una nuova creazione, è stato concepito per opera dello Spirito Santo. La genealogia rimane importante: Giuseppe è giuridicamente il padre di Gesù. Mediante lui, Egli appartiene secondo la Legge, «legalmente», alla tribù di Davide. E tuttavia viene da altrove, «dall’alto» – da Dio stesso. Il mistero del «di dove», della duplice origine, ci viene incontro in modo molto concreto: la sua origine è determinabile e, tuttavia, è un mistero. Solo Dio è nel senso proprio il «Padre» suo. La genealogia degli uomini ha la sua importanza riguardo alla storia del mondo. E, ciononostante, alla fine è Maria, l’umile vergine di Nazaret, colei in cui avviene un nuovo inizio, ricomincia in modo nuovo l’essere persona umana. Capitolo 1, «Di dove sei tu?» (Gv 19,9), pp 15-16
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«Avvenga per me secondo la tua parola» Bernardo di Chiaravalle, in una sua omelia di Avvento, ha illustrato in modo drammatico l’aspetto emozionante di questo momento. Dopo il fallimento dei progenitori, tutto il mondo è oscurato, sotto il dominio della morte. Ora Dio cerca un nuovo ingresso nel mondo. Bussa alla porta di Maria. Ha bisogno della libertà umana. Non può redimere l’uomo, creato libero, senza un libero «sì» alla sua volontà. Creando la libertà, Dio, in un certo modo, si è reso dipendente dall’uomo. Il suo
potere è legato al «sì» non forzato di una persona umana. Così Bernardo mostra come, nel momento della domanda a Maria, il cielo e la terra, per così dire, trattengono il respiro. Dirà «sì»? Lei indugia... Forse la sua umiltà le sarà d’ostacolo? Per questa sola volta - le dice Bernardo - non essere umile, bensì magnanima! Dacci il tuo «sì»! È questo il momento decisivo, in cui dalle sue labbra, dal suo cuore esce la risposta: «Avvenga per me secondo la tua parola». È il momento dell’obbedienza libera, umile e insieme magnanima, nella quale si realizza la decisione più elevata della libertà umana. Maria diventa madre mediante il suo «sì». I Padri della Chiesa a volte hanno espresso tutto ciò dicendo che Maria avrebbe concepito mediante l’orecchio – e cioè: mediante il suo ascolto. Attraverso la sua obbedienza, la Parola è entrata in lei e in lei è diventata feconda. In questo contesto, i Padri hanno sviluppato l’idea della nascita di Dio in noi attraverso la fede e il Battesimo, mediante i quali sempre di nuovo il Logos viene a noi, rendendoci figli di Dio. Pensiamo, per esempio, alle parole di sant’Ireneo: «Come l’uomo passerà in Dio, se Dio non è passato nell’uomo? Come abbandoneranno la nascita per la morte, se non saranno rigenerati mediante la fede in una nuova nascita, donata in modo meraviglioso ed inaspettato da Dio, nella nascita dalla Vergine, quale segno della salvezza?» (Adv. haer. IV 33, 4; cfr. H. Rahner, Symbole der Kirche, p. 23). Capitolo 2, L’annuncio della nascita di Giovanni Battista e della nascita di Gesù, pp. 46-47 «Nel quadro della grande storia universale» «In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra» (Lc 2,1). Con queste parole Luca introduce il suo racconto sulla nascita di Gesù e spiega perché essa è avvenuta a Betlemme: un censimento con lo scopo di determinare e poi riscuotere le imposte è la ragione per cui Giuseppe con Maria, sua sposa, che è incinta, vanno da Nazaret a Betlemme. La nascita di Gesù nella città di Davide si colloca nel quadro della grande storia universale, anche se l’imperatore non
sa nulla del fatto che questa gente semplice, a causa sua, è in viaggio in un momento difficile e così, apparentemente per caso, il bambino Gesù nascerà nel luogo della promessa. Per Luca il contesto storico-universale è importante. Per la prima volta viene registrata «tutta la terra», l’«ecumene» nel suo insieme. Per la prima volta esiste un governo e un regno che abbraccia l’orbe. Per la prima volta esiste una grande area pacificata, in cui i beni di tutti possono essere registrati e messi al servizio della comunità. Solo in questo momento, in cui esiste una comunione di diritti e di beni su larga scala e una lingua universale permette ad una comunità culturale l’intesa nel pensiero e nell’agire, un messaggio universale di salvezza, un universale portatore di salvezza può entrare nel mondo: è, difatti, «la pienezza dei tempi». Capitolo 3, La nascita di Gesù a Betlemme, pp. 71-72 «Un cantare, in cui tutto lo splendore della grande gioia annunciata si fa percettibilmente presente» L’angelo del Signore si presenta ai pastori e la gloria del Signore li avvolge di luce. «Essi furono presi da grande timore» (Lc 2,9). L’angelo, però, dissipa il loro timore e annuncia loro «una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore» (Lc 2,10s). Viene loro detto che, come segno, avrebbero trovato un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia. «E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini del [suo] compiacimento”» (Lc 2,1214). L’evangelista dice che gli angeli «parlano». Ma per i cristiani era chiaro fin dall’inizio che il parlare degli angeli è un cantare, in cui tutto lo splendore della grande gioia da loro annunciata si fa percettibilmente presente. E così, da quell’ora in poi, il canto di lode degli angeli non è mai più cessato. Continua attraverso i secoli in sempre nuove forme e nella celebrazione del Natale di Gesù risuona sempre in modo nuovo. Si può ben comprendere che il semplice popolo dei credenti
«L’uomo assunto da Dio vale più dell’universo intero» Nel mondo antico, i corpi celesti erano guardati come potenze divine che decidevano del destino degli uomini. I pianeti portano nomi di divinità. Secondo l’opinione di allora, essi dominavano in qualche modo il mondo, e l’uomo doveva cercare di venire a patti con queste potenze. La fede nell’unico Dio, testimoniata dalla Bibbia, ha qui operato ben presto una demitizzazione, quando il racconto della creazione, con magnifica sobrietà, chiama il sole e la luna – le grandi divinità del mondo pagano – «lampade» che Dio, insieme con tutta la schiera delle stelle, appende alla volta celeste (cfr. Gen 1,16s). Entrando nel mondo pagano, la fede cristiana doveva nuovamente affrontare la questione delle divinità astrali. Per questo, nelle Lettere dalla prigionia agli Efesini e ai Colossesi, Paolo ha fortemente insistito sul fatto che il Cristo risorto ha vinto ogni Principato e Potenza dell’aria e domina tutto l’universo. In questa linea sta anche il racconto della stella dei Magi: non è la stella a determinare il destino del Bambino, ma il Bambino guida la stella. Volendo, si può parlare di una specie di svolta antropologica: l’uomo assunto da Dio – come qui si mostra nel Figlio unigenito – è più grande di tutte le potenze del mondo materiale e vale più dell’universo intero. Capitolo 4, I Magi d’Oriente e la fuga in Egitto, pp. 118-119 «L’obbedienza che condurrà alla Croce e alla Risurrezione» Ma come? Mi avete cercato? Non sapevate dove deve essere un figlio? Che cioè deve trovarsi nella casa del Padre, «nelle cose del Padre» (Lc 2,49)? Gesù dice ai genitori: mi trovo proprio là dove è il mio posto – presso il Padre, nella sua casa. In questa risposta sono importanti soprattutto due cose. Maria aveva detto: «Tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Gesù la corregge: io sono presso il Padre. Non è Giuseppe mio padre, ma un Altro – Dio stesso. A Lui appartengo, presso di Lui mi trovo. Può forse essere espressa più chiaramente la figliolanza divina di Gesù? Con ciò è direttamente connessa la seconda cosa. Gesù parla di un «dovere» al quale Egli si attiene. Il figlio, il bambino deve essere presso il padre. La parola greca deî, che Luca qui usa, ritorna sempre nei Vangeli là dove viene presentata la disposizione della volontà di Dio, alla quale Gesù è sottomesso. Epilogo, Gesù dodicenne nel Tempio, pp. 143-144
il Portico
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detto tra noi C’è un limite alla pubblicità? di D. TORE RUGGIU
In teoria, almeno da noi, dovrebbero esserci dei codici di regolamentazione per gli spot pubblicitari che, però, riguardano la tutela del consumatore. Ma, sotto altri aspetti, la situazione credo sia fuori da ogni controllo. Recentemente, ad un Tg di Italia 1, hanno mostrato due spot (credo provenienti dall'America), davvero stravaganti e al di là di ogni immaginazione. Entrambi riguardavano servizi funebri (bare e funerali). Il primo mostrava un bel salone, simile ai nostri saloni per l'esposizione di automobili di lusso, ben illuminato e allestito con varie rialzatine nelle quali facevano bella mostra delle bare, di ogni forma e colore e molto ben curate esteticamente. Sopra ogni bara, una “signorina” quasi nuda. Mi è subito venuto da pensare se, al di là del compenso economico che avranno ricevuto, le “signorine” siano state sfiorata, almeno per un istante, dal pensiero che un giorno la bara sarà la cassa che custodirà il loro cadavere destinato alla putrefazione e a ridursi in polvere. Difficile, poi, che abbiano pensato di dover comparire anche davanti a Dio per il giudizio sulla propria vita. Comunque - lasciatemelo scrivere- la cosa è alquanto squallida, non tanto per il prodotto (le bare) pubblicizzato, ma per un'altra ragione: perché associare una bara o qualunque altro prodotto ad una donna che mette in mostra il suo corpo? Le donne dovrebbero ribellarsi di fronte all'andazzo che nei tempi moderni, le considera come oggetto di trastullo e non persone pensanti con una dignità da difendere. La seconda pubblicità era un po' più “comica” (o meglio, grottesca): otto giovanotti (questi si vestiti da capo a piedi), portavano in spalla la bara in cimitero, a suon di musica e con passo danzante. Povero morto o morta! Avrà certamente pensato che la stupidità umana non ha confini. Provate ad immaginare la scena e ditemi se non si tratta di un fatto ridicolo. Chissà, poi, quanto sarà venuto a costare quel funerale…Altro che offerta in Chiesa! E altro che preoccuparsi di pregare per l'anima del defunto! Qualcuno ha definito la pubblicità come “la scienza di bloccare l'intelligenza umana per tutto il tempo necessario a spillare quattrini”. Anche se qui, pur senza fare di ogni erba un fascio, si deve accettare positivamente la pubblicità, strumento utile per far conoscere e commercializzare un prodotto, ma con onestà e verità. La pubblicità ingannevole e, peggio ancora, quella oscena non si devono tollerare. E, direi, neppure quella stupida, perché rivolta a persone che, fino a prova contraria e con le debite eccezioni, hanno una loro intelligenza e una loro dignità da salvaguardare e difendere. Infine, con la morte non si scherza! Perché è un passaggio difficile (umanamente), ma anche il compimento di un progetto che è iniziato con il concepimento e si conclude con la vita eterna. Anche i non credenti, dopo la morte, si ricrederanno, non solo di aver dubitato dell'Al di là, ma anche di tanti contorni come quelli decritti che snaturano un momento così sacro.
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IL PORTICO DELLA DIOCESI
il Portico
Diocesi. Commovente celebrazione delle cresime nel carcere di Buoncammino.
“Soltanto con un cuore nuovo possiamo cambiare il mondo” SERGIO NUVOLI I SONO VISSUTI momenti di grande commozione, nel carcere di Buoncammino durante il sacramento della Confermazione amministrato sabato scorso da mons. Miglio. Quattro giovani detenute hanno ricevuto la Cresima dalle mani dell’arcivescovo durante la solennità di Gesù Cristo Re dell’Universo: ripercorrendo l’interrogatorio di Gesù davanti a Pilato, mons. Miglio ha detto che “Cristo appare quasi un re senza poteri, disarmato. Infatti Pilato che pure ha voluto interrogare di persona questo, che ha intuito essere un prigioniero speciale - non capisce nulla nelle risposte che Gesù dà alle sue domande. Eppure Cristo ha un potere che nessun altro ha, nè i governi nè i parlamenti, che hanno la polizia
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Nelle immagini, alcuni momenti della celebrazione in carcere.
per far applicare le leggi che emanano”. “Gesù - ha detto il presule - ha il potere di cambiare il nostro cuore e la nostra testa: entra in noi e ci cambia”. Le quattro cresiman-
de sono arrivate al termine di un percorso di formazione guidato dal cappellano del carcere, padre Massimiliano Sira, che - in un breve saluto - ha evidenziato la grande attesa vissuta in tutti i
giorni precedenti per questo particolare evento. Era la prima volta che mons. Miglio visitava il braccio femminile della casa circondariale diretta da Gianfranco Pala, presente alla funzione. “Se non cambia il cuore della persona - ha proseguito l’arcivescovo nell’omelia - qualunque legge è destinata a non essere rispettata. Tutto diventa diverso: solo con un cuore nuovo possiamo davvero cambiare il mondo, solo chi appartiene a Lui può vincere il male”. Rivolgendosi alle ragazze, ha infine suggerito di conservare nel cuore una parola, un passaggio particolare della liturgia: “Portate con voi la risposta ‘Sì, amen’ da pronunciare davanti a Gesù che vuole cambiare il nostro cuore. La cresima che avete ricevuto contiene il fuoco - lo Spirito Santo - che cambia il cuore in profondità e lo trasforma”.
domenica 2 dicembre 2012
curiosità SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004
Direttore responsabile Sergio Nuvoli Editore Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Segreteria e Ufficio abbonamenti Natalina Abis- Tel. 070/5511462 Segreteria telefonica attiva 24h- su 24h e-mail: segreteriailportico@libero.it Fotografie Archivio Il Portico, Enrico Spanu Amministrazione via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Tel.-fax 070/523844 e-mail: settimanaleilportico@libero.it (Lun. - Mar. 10.00-11.30) Pubblicità: inserzioni.ilportico@gmail.com Stampa Grafiche Ghiani - Monastir (CA) Hanno collaborato a questo numero: Roberto Piredda, Pietro Borrotzu, Andrea Busia, Tore Ruggiu, Antonella Pilia, Laura Cabras, Maria Vittoria Pinna, Maria Rosalba Montisci, Ilaria Muggianu Scano, Giovanni Lorenzo Porrà, Umberto Oppus, Francesco Furcas, Roberto Comparetti. L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a Associazione culturale Il Portico, via mons. Cogoni, 9 09121 Cagliari. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata (L. 193/03).
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