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DOMENICA 6 GENNAIO 2013 ANNO X N.1
SETTIMANALE DIOCESANO
DI
€ 1.00
CAGLIARI
Quel che il Signore esige Una riflessione in vista della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che inizia il 18 gennaio MASSIMO PETTINAU
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on che cosa mi presenterò al Signore, mi prostrerò al Dio altissimo? Mi presenterò a lui con olocausti, con vitelli di un anno? Gradirà il Signore migliaia di montoni e torrenti di olio a miriadi? Gli offrirò forse il mio primogenito per la mia colpa, il frutto delle mie viscere per il mio peccato? Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la bontà, camminare umilmente con il tuo Dio”. (Michea 6, 6-8). Viene dall’India il sussidio per la prossima Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2013. Ogni anno il sussidio che accompagna le celebrazioni di quest’iniziativa, che prese il via nel 1908, è assegnato a un gruppo ecumenico di un Paese diverso. Quest’anno il compito è stato affidato al grande paese orientale. Nell’opera di realizzazione sono stati impegnati il Movimento studentesco cristiano dell’India, cui aderiscono circa diecimila universitari, e la Federazione degli universitari cattolici di tutta l’India, coadiuvati, per la versione definitiva, dalla Commissione internazionale
del Consiglio ecumenico delle Chiese e dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. Gli argomenti affrontati dal sussidio che accompagnerà la riflessione e la preghiera si manifestano come una chiara richiesta di giustizia e come condanna forte al sistema delle caste. E’ un modo per dar voce al grido di dolore dei dalit, gli esclusi, che sono per la maggio parte cristiani, ma anche alle vittime delle persecuzioni contro i cristiani e le altre minoranze religiose. Temi particolarmente importanti per la società indiana, dove i cristiani rappresentano il 3,5% della popolazione (oltre un miliardo e duecento milioni di abitanti) e dove la libertà religiosa, pur sancita dalla Costituzione, non è sempre rispettata. Con chiarezza il profeta Michea mette in evidenza, da una parte, il rigetto dei rituali e dei sacrifici impoveriti dalla mancanza del senso della misericordia, dell’umiltà e della giustizia, e dall’altra dimostra l’aspettativa di Dio rispetto al compito che ogni uomo deve attuare
nella sua esistenza. La giustizia non è secondaria nella nostra scelta di fede, ma se vuole essere realmente cristiana deve essere unita all’amore per il prossimo. Solo una giustizia di questo tipo riesce ad essere nel cuore della nostra religione e dei nostri riti. Si tratta allora di scoprire quotidianamente la volontà di Dio, il suo desiderio di procedere nel sentiero della giustizia e della pace, facendo quello che Dio esige da noi. Giovanni Paolo II ha affermato che “qualsiasi espressione di pregiudizio, basata sulle caste, in relazione ai cristiani, è una contro-testimonianza dell’autentica solidarietà umana, una minaccia alla genuina spiritualità e un serio ostacolo alla missione di evangelizzazione della Chiesa”. Ogni nazione ha i suoi dalit e in tante parti del mondo i cristiani sono oppressi con armi non solo materiali. Per questo la preghiera per l’unità ripropone il desiderio di giustizia che deve manifestare in ogni luogo lo stile proprio di coloro che nel terzo millennio sono alla sequela di Gesù.
Giovedì 10 gennaio alle 9 nei locali del Seminario Arcivescovile si terrà il mensile ritiro del clero
SOMMARIO ECONOMIA
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Sardi brava gente: la crisi non ferma le donazioni SOCIETA’
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Da Cagliari agli States: il genio dei Sarzi per i bambini autistici CHIESA
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Marcia della Pace, mons. Miglio: “I martiri ci indicano la verità” CAGLIARI
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Lo sdegno del sindaco: “Lo sfregio a Sant’Ignazio è contro tutti noi” PAESI TUOI
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A San Sperate il presepe vivente è un grande segno di speranza e solidarietà
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IL PORTICO DEL TEMPO
Il PoRtIco
domenIcA 6 gennAIo 2013
Società. Buone notizie dall’ottavo Rapporto Iares (Acli): nell’Isola non accenna a diminuire la solidarietà verso chi soffre
Sardi brava gente: nonostante la forte crisi le donazioni economiche sono in aumento Il lavoro di ricerca rivela la preferenza nei confronti delle organizzazioni locali a svantaggio delle grandi reti: richiesta maggiore trasparenza sull’utilizzo delle risorse donate GIOVANNI LORENZO PORRÀ ONOSTANTE LA CRISI la generosità dei sardi non è diminuita: è la buona notizia che viene dall’ottavo rapporto di Iares, l’Istituto Ricerca e Sviluppo delle Acli (Associazione Cristiana Lavoratori Italiani) che ha reso noti questi risultati nel corso del convegno “L’economia sociale in Sardegna tra crisi e sviluppo” a cui hanno partecipato le principali associazioni di volontariato e cooperative sociali. Una vera galassia di nomi e sigle, in cui sembra difficile orientarsi, ma che si confermano più che mai importanti in un momento in cui, a causa della crisi, la presenza dello Stato viene spesso a mancare. “Questo rapporto può essere uno
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strumento utile – ha spiegato Antonello Caria, direttore Iares e responsabile welfare delle Acli - che le associazioni possono utilizzare per decidere le linee di azione da seguire in futuro”. Lo studio, a cura delle ricercatrici Sara Frau e
Vania Statzu, certifica che le famiglie sarde nel 2011 hanno donato in media 110 euro, una cifra persino in lieve aumento rispetto al resto d’Italia, nonostante la nostra regione sia stata una delle più colpite dalla crisi economica.
“Le cause possono essere diverse – hanno spiegato le ricercatrici – forse le famiglie più povere e che hanno smesso di donare non sono state toccate dall’inchiesta, ma sembra proprio che la ragione principale stia nel fatto che per molte persone donare è un valore, un fatto che genera benessere, e quindi rappresenta una sorta di guadagno spirituale”. Le stesse persone che hanno continuato a donare affermano di non sentire tanto la crisi economica. Un suo effetto, anche se parziale, si è tuttavia avvertito: sono aumentate le donazioni a favore delle associazioni di volontariato locali, a lieve svantaggio delle grandi organizzazioni: “I donatori preferiscono cercare di aiutare le sacche di disagio locali – hanno continuato a spiegare le curatrici del Rapporto Iares - e questo è un segno del fatto che vedono una situazione più difficile intorno a loro”. Ma soprattutto una è l’esigenza dei donatori: maggiore trasparenza sulla destinazione del denaro che hanno donato. Esigenza condivisa dalle associazioni: “Io non accetto mai donazioni da anonimi – ha spiegato don Ettore Cannavera, direttore de “La Collina” e dell’associazione di vo-
lontariato Cooperazione e Confronto – perché voglio che chi dona sia coinvolto nei nostri progetti e li condivida. Dirigo anche una cooperativa sociale e ho notato come le associazioni di volontariato ottengono sempre più donazioni, perché alla gente danno un’impressione di maggiore affidabilità: ma non è giusto”. “La cosa importante è capire come usare le risorse – ha aggiunto Enzo Porcu, di Lega Coop; mentre Franco Uda, dell’Arci (Associazione Ricreativa Culturale Italiana) ha proposto “un’alleanza di tutte le associazioni e le cooperative e la creazione di una carta etica, per essere adeguatamente rappresentati agli occhi di tutti”. “Gli italiani hanno speso miliardi per le badanti nell’ultimo anno: noi associazioni avremmo dovuto saper cogliere questa opportunità – ha fatto notare Francesco Sanna, di Federsolidarietà – dobbiamo anche imparare a gestire meglio le nostre spese”. Una denuncia è venuta infine da Salvatore Farina, della Uisp (Unione Italiana Sport Per tutti): “Il volontariato sportivo non è riconosciuto dalla legislazione in materia, e continua ad essere visto come un volontariato di seconda scelta”.
“La crisi è anche un problema mentale” Parlano Vania Statzu e Sara Frau, curatrici del Rapporto G. L. P. A DIECI ANNI FACCIAMO questo tipo di ricerche – raccontano Sara Frau, esperta in statistica, e Vania Statzu, esperta in economia, parlando dell’ultimo rapporto Iares – e oltre al rapporto sulle donazioni ne stiamo preparando e ne abbiamo realizzati altri, tra cui uno sulla fiducia nelle istituzioni. Quando ci si appassiona ad un argomento specifico è bene studiarlo, con metodo scientifico, a fondo”. Come viene condotta una ricerca di questo tipo? Vania Statzu: Cominciamo con una
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Sara Frau.
lettura delle ricerche già fatte, e poi ci informiamo anche sulle leggi in materia e da lì si parte costruendo questionari da sottoporre alle persone oggetto di indagine. Una volta raccolti i dati si incomincia a lavorarci su, ordinandoli in tabelle e creando degli indicatori, infine - davanti a tutto il materiale raccolto - si cerca di trarne conclusioni adeguate. Per quanto riguarda le interviste, noi abbiamo sentito solo le associazioni,mentre delle interviste ai singoli cittadini si sono occupate ditte specializzate. Per questa ricerca abbiamo avuto anche la collaborazione di Riccardo Piras, esperto in sociologia. Quali sono le difficoltà maggiori che avete incontrato durante la realizzazione della Ricerca? Sara Frau: intervistare le associazioni non è sempre stato facile, perché a volte non avevano tutti i dati che chiedevamo, numeri importanti per il lavoro che intendevamo portare avanti. Qual è l’utilità di lavori di questo genere, dal vostro punto di vista? Vania Statzu: Come tutte le ricerche, sarebbero più utili se venissero prese in considerazione nel-
La presentazione del Rapporto Iares: Antonello Caria, Vania Statzu e Sara Frau.
l’elaborazione di strategie politiche, e questo in passato non sempre è avvenuto. Comunque noi crediamo che il problema maggiore sia quello della comunicazione. Bisogna che queste ricerche abbiano maggiore risonanza nella stampa e inoltre non sempre gli argomenti sono facili da capire. Senza contare che noi offriamo solo spunti di riflessione e non pretendiamo di elaborare soluzioni ai problemi. Qual è la conclusione più importante emersa quest’anno? Sara Frau: Sicuramente un dato estremamente significativo è il fatto che a spingere le persone a donare non è solo il reddito, quanto la percezione positiva della propria condizione economica. E questa percezione dipende anche da fat-
tori di tipo non economico, ma psicologico: in altre parole la crisi è anche un atteggiamento mentale. Inoltre nei confronti delle politiche regionali è emerso che gli utenti hanno una visione di buona accessibilità, ma di bassa fruibilità dei servizi sociali. Si avvertono anche forti differenze tra i territori. Se è realistico farne, che previsioni vi sentite di fare per il futuro di ciò che avete studiato? Vania Statzu: Mi aspetto che, se la crisi perdurerà, ci possa essere purtroppo un calo delle donazioni rispetto ai valori registrati nelle rilevazioni contenute nel Rapporto. In base alla vostra ricerca che consigli date alle associazioni? Vania Statzu: Alcune dovrebbero imparare a comunicare meglio
con i donatori, e a coinvolgerli di più. Anche internet da questo punto di vista viene spesso sottovalutato. L’Ottavo rapporto IARES “Osservatorio sull’economia sociale e civile in Sardegna” è in vendita edito da CUEC nelle librerie universitarie e specializzate.
Ottavio Sanna, presidente Acli.
domenIcA 6 gennAIo 2013
IL PORTICO DEL TEMPO
Lavoro. La manifestazione pacifica dei ragazzi del Comitato “Figli della crisi”.
“Vogliamo lottare per il futuro, non vogliamo lasciare l’Isola” Dall’antivigilia di Natale hanno trascorso le feste sotto i portici di via Roma. E’ un gruppo di giovani arrivati dal Sulcis: “Amiamo la nostra terra, no all’emigrazione forzata” ROBERTO COMPARETTI ANNO TRASCORSO le feste di Natale accampati sotto il Palazzo del Consiglio Regionale a Cagliari. Sono i “Figli della crisi”, giovani del Sulcis che non ci stanno a lasciare la loro terra per trovare lavoro altrove. “Siamo arrivati qui il 23 dicembre - dice Chiara Froldi, 18enne di Iglesias - perché vogliamo lottare contro una condizione che non accettiamo. La nostra è una zona povera, la più povera d'Italia e vogliamo che chi deve intervenire lo faccia, perché io e gli altri miei compagni di lotta non vogliamo emigrare, l'unica alternativa che ci resterebbe”. I figli della crisi sono diplomati o laureati sulcitani, figli di operai in cassa integrazione o di disoccupati, alcuni con esperienze anche all'estero. “Io - dice Mattia Sanpietro - ho già una laurea in Giurisprudenza, presa con il massimo dei voti, e sto per chiudere gli stu-
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I ragazzi del comitato “Figli della crisi” sotto i portici del Consiglio regionale.
di in Scienze Politiche, parlo tre lingue. Ho girato un po' per il mondo, specie in Sud America, ma la situazione del Sulcis è davvero drammatica. Io non ho lavoro e difficilmente riuscirei a trovarlo nella mia zona. Voglio che i signori di questo Palazzo si diano da fare per trovare una soluzione che scongiuri l'emorragia giovanile dal Sulcis. Da soli non possiamo farcela perché manca tutto, non ci sono infrastrutture e chi vuole realizzare qualcosa non ha molto aiuto”. Nel corso delle feste natalizie molte persone si sono fermate a parlare con questi ragazzi: da altri giovani che hanno ascoltato le loro storie, ad alcuni adulti, uno in particolare ha pagato le colazioni al bar di ciascuno di loro. Altri hanno
portato loro viveri, come dei bambini giunti con le loro famiglie che hanno lasciato dei panettoni. “Quello che abbiamo voluto fare afferma Ivan Sais - è gridare la nostra voglia di lottare per il futuro. Abbiamo ricevuto molti attestati di stima: una signora di Uta è passata e in lacrime ci ha detto che anche la sua famiglia vive questa situazione. Sono tanti i drammi che caratterizzano le storie della nostra Isola ma da noi nel Sulcis quello che preoccupa è la mancanza di futuro. Non possiamo e non vogliamo che l'alternativa sia l'emigrazione: amiamo la nostra terra e vogliamo costruire il nostro futuro qui e non all'estero, dove qualcuno vuole che andiamo. Non posso io da diplomato vedermi costretto a preparare le due valigie
ed andare fuori, basta mi sono rotto così come tutti i giovani del Sulcis. La nostra forma di lotta che ci ha tenuto lontano dalle nostre famiglie la notte di Natale e quella di Capodanno è il segno di quanto grande sia il disagio che i giovani del Sulcis vivono. Siamo in lotta assieme agli operai che hanno perso il lavoro: siamo stati a trovare anche i minatori dell'ex-Rockwool chiusi nella galleria di Monteponi, perché tutti cerchiamo di non arrenderci alla situazione che stiamo vivendo. Siamo stufi di vederci etichettati come quelli che abitano nella provincia più povera d'Italia: non deve essere così e per questo dopo il presidio qui a Cagliari continueremo a lottare per vedere una soluzione alla situazione della nostra zona”.
deflagrazione non è stata ancora accertata, ma si teme possa essere stata causata da un ordigno. In tutto il mondo il bilancio dei cristiani uccisi nel 2012 è stato dunque aggiornato a 105mila, secondo l’elaborazione dell’Osservatorio della libertà religiosa in Italia, sulla base dei dati diffusi dal centro statunitense David Barret. Numeri terribili: secondo gli esperti equivalgono ad un cristiano ucciso ogni cinque minuti. Sono soprattutto tre le aree nel mondo in cui si concentra la persecuzione contro i cristiani: i paesi islamici, anzitutto; il fondamentalismo islamico è identificato come la causa principale delle violenze negli stati a maggioranza islamica. Poi i paesi del vecchio blocco comunista, Cina, Corea del
Nord e Cuba; infine ci sono i nazionalismi etnici – vedi la “tollerante” India – che periodicamente provocano esplosioni di volenza anti-cristiana in barba a chi in Italia sogna un induismo e un buddhismo assolutamente tolleranti e accoglienti. Gli esperti dicono che in numeri circa 200 milioni di cristiani, quasi tutti in Africa e in Asia, soffrono a causa della religione. Massimo Introvigne ha dichiarato a Radio Vaticana che “la persecuzione dei cristiani è oggi la prima emergenza mondiale in materia di violenza e discriminazione religiosa. Non vi è alcun altra fede che sia così combattuta, sino al tentativo di genocidio in massa dei suoi aderenti”. E’ una vera emergenza.
Nel 2012 un cristiano ucciso ogni 5 minuti Anche l’ultimo dell’anno nuovo massacro in Nigeria FRANCESCO FURCAS
È
IN COSTANTE AGGIORNAMENTO
la triste contabilità dei cristiani uccisi nel mondo in odio alla fede. L’ultimo massacro è avvenuto nei giorni scorsi in Nigeria - proprio alla vigilia dell’ultimo dell’anno - nel villaggio di Masuri, vicino al confine con il Camerun, in una zona abitata in prevalenza da musulmani. Un gruppo di miliziani islamici, quasi sicuramente del gruppo vicino ad Al Qaeda dei Boko Haram, è entrato di notte nelle case abitate dai cristiani. Si è trattato quasi certamente di un massacro a freddo: 15 persone sono state sgozzate, nel sonno. Sei cristiani - tra cui il parroco erano stati uccisi a Natale, a Peri: lo sdegno nel mondo sembra unanime, eppure violenze e massacri continuano, specie nella terra di Nigeria. Anche nell’ultimo episodio, alcu-
ni testimoni appartenenti alle organizzazioni non governative che operano nel paese riferiscono di un massacro preparato e attuato a freddo, nella notte, per essere sicuri di colpire e uccidere. I Boko Haram avevano anche attaccato la cittadina di Maiha, nel nord-est, sempre al confine con il Camerun, dove erano rimaste uccise due persone. Dal 2009 a oggi il conflitto tra Boko Haram ed esercito nigeriano ha provocato almeno 3mila morti, la maggior parte in attentati dinamitardi e con autobomba. Quest’anno i terroristi hanno ucciso 750 civili, quasi tutti cristiani. Decine di migliaia sono stati costretti a fuggire dal nord del Paese a maggioranza musulmana. Anche in Libia nei giorni scorsi un'esplosione ha devastato una chiesta cristiano-copta a Misurata e ucciso almeno una persona e ne ha ferito altre tre. Tutte le vittime sono egiziane. La natura della
Il PoRtIco
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blocnotes LA LEZIONE DI SALVATORE USALA
Investire in politiche di solidarietà sociale L’anno appena concluso va in archivio come quello della crisi economica e finanziaria, dello spread, del ritorno della tassazione sull’abitazione. Per i sardi i significati e i ricordi saranno davvero altrettanti, ma un’istantanea rimarrà nella mente di tanti: quella di Salvatore Usala, il segretario del Comitato 16 novembre che si batte per il ripristino del Fondo per la non autosufficienza. Dal letto della sua casa di Monserrato ha portato avanti una durissima battaglia - con trasferta romana annessa - senza fermarsi un attimo, mostrando quanto sia importante crederci. Su queste colonne abbiamo scritto - e lo ripetiamo - che la sua è una lezione prima di tutto ai politici sardi: la forza e l’orgoglio dell’ex sindacalista rimarranno a testimoniare l’urgenza di una risposta. Ma Usala ricorda a tutti che i sardi, uniti, possono essere artefici del loro destino. Non si è fermato neppure nelle settimane di festività natalizie: prima ha distribuito un po’ di compiti a casa, ripetendo le richieste già avanzate. Le stesse che - qualche mese fa - costrinsero i ministri Balduzzi e Fornero a fargli visita a casa, scortati da un pezzo di giunta e di consiglio regionale. “E' raccapriciante la gara che vari personaggi fanno per prendersi, l'esclusività dei meriti - ha scritto alla vigilia di Natale - Pd, Udc, Pdl, Fish, Aisla e altri ancora. Tutti si dimenticano di noi, dei piccoli gruppi solidali, ma sopratutto dei malati, veri protagonisti di sette mesi di battaglie incredibili. Un grazie a chi ci ha sostenuto, ma bisogna ricordare che è solo grazie a pochi, sporchi, definiti comunisti e ricattatori, che governo e paese hanno preso coscienza dei problemi delle gravissime disabilità”. E avverte, per le urne: “Fra due mesi ci sono le elezioni, controlleremo i vostri programmi sulla disabilità. Sarà in funzione di questi che i disabili e famiglie voteranno, siamo milioni”. Poi ha lodato il modello-Sardegna, chiedendo il suo potenziamento e aggiungendo che “i politici sardi hanno una sensibilità e un acume bipartisan notevole, da 10 anni hanno investito nel sociale ottenendo qualità, quantità, risparmi. Abbiamo creato un modello virtuoso invidiabile, da esportare. Non fermiamoci, miglioriamoci, teniamo in casa disabili, solo così potremo permetterci ospedali e residenze d'eccellenza, il sociale è l'investimento del futuro”. Su tutto resterà la battaglia di chi si è dato da fare per tanti malati che hanno necessità di essere continuamente assistiti. Se questa lezione venisse compresa, anche la presunta “vertenza della Sardegna con lo Stato” assumerebbe un sapore diverso, lontano da chi - prima - ha detto che non avrebbe presentato la Finanziaria per protestare contro il Governo, e - dopo - si è affrettato a dire che il documento contabile era pronto, e bisognava votarlo. Come se i danni provocati dall’esercizio provvisorio non fossero noti a tutti, in una Regione con un tessuto economico già allo stremo.
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Il PoRtIco
IL PORTICO DEL TEMPIO
Il Papa. Pesante richiamo contro chi vorrebbe confinare Cristo ad una ipotesi astratta.
“La profondità dell’annuncio sta nell’immergersi nel mistero di Dio”
di Dio, che dobbiamo onorare in ciascuno, nel debole, nello straniero, nel povero. Allora non siamo più tutti fratelli e sorelle, figli dell’unico Padre che, a partire dal Padre, sono in correlazione vicendevole. Che generi di violenza arrogante allora compaiono e come l’uomo disprezzi e schiacci l’uomo lo abbiamo visto in tutta la sua crudeltà nel secolo scorso. Solo se la luce di Dio brilla sull’uomo e nell’uomo, solo se ogni singolo uomo è voluto, conosciuto e amato da Dio, solo allora, per quanto misera sia la sua situazione, la sua dignità è inviolabile». Nel Messaggio in occasione della Benedizione Urbi et orbi del gior-
no di Natale il Santo Padre ha sottolineato particolarmente il tema della pace: «in Gesù, nato a Betlemme da Maria Vergine, realmente l’amore e la verità si incontrano, la giustizia e la pace si sono baciate; la verità è germogliata dalla terra e la giustizia si è affacciata dal cielo. C’è nel mondo una terra che Dio ha preparato per venire ad abitare in mezzo a noi. Una dimora per la sua presenza nel mondo. Questa terra esiste, e anche oggi, nel 2012, da questa terra è germogliata la verità! Perciò c’è speranza nel mondo, una speranza affidabile, anche nei momenti e nelle situazioni più difficili». Il Papa si è poi soffermato a ricordare le diverse situazioni di conflitto presenti nel mondo sottolineando in particolare le realtà della Terra Santa, della Siria e della Nigeria. Il giorno di Santo Stefano all’Angelus Benedetto XVI ha richiamato l’importanza dell’impegno personale per l’evangelizzazione: «la novità dell’annuncio non consiste primariamente nell’uso di metodi o tecniche originali, che certo hanno la loro utilità, ma nell’essere ricolmi di Spirito Santo e lasciarsi guidare da Lui. La novità dell’annuncio sta nella profondità dell’immersione nel mistero di Cristo, dell’assimilazione della sua parola e della sua presenza nell’Eucaristia, così che Lui stesso, Gesù vivo, possa parlare e agire nel suo inviato».
(in Paradiso appunto!) che ogni occasione era buona per rinverdirne i ricordi... lungo sarebbe riportarteli adesso alla memoria, e non vorrei stancarti! Molto velocemente... a Siurgus non ti fu possibile, ma a Gergei alla fine degli anni '50 sì, eccome: venne su in quei 10 anni un bellissimo Ceppo di Guide AGI, a cominciare dalle Coccinelle… con alcune saresti rimasto in contatto fino a qualche anno fa… e fu proprio durante un campo con le ragazze che giunse a Cagliari il cardinale Baggio, il caro “Condor de los Andes” per noi scout, che spesso andava a trovarti in privato, per le sue escursioni alla vicina Giara di Serri. Nel '73 ti destinò a Serrenti, ma dovesti aspettare il trasferimento ad Assemini tre anni dopo per riimmergerti nelle attività scout. Nella
cittadina esisteva dal '72 un Gruppo scout maschile, che dal '74, l'anno della fusione, confluì nell'AGESCI con la componente femminile. Anche qui ti buttasti con entusiasmo, ed anch'io non ti negai il mio aiuto. Purtroppo per vicissitudini di dirigenti e genitori, quel Gruppo andò lentamente spegnendosi: furono inutili i miei sforzi e i tuoi. Alla tua dipartita per Maracalagonis ti persi un po' di vista anche perché ero impegnato fin sopra i capelli col nuovo Assemini 1°… A Sinnai ti facemmo visita con Valeriano diverse volte, per la preparazione del tuo libro-testamento, che la vista, che andava spegnendosi, ti impediva di portare a termine da solo. Purtroppo quest'ultima fatica è rimasta incompiuta, ma ti promettiamo di portarla a termine noi per te: chi la vorrà leggere troverà tanti insegnamenti ed esempi da parte di un vero Fratello Maggiore. Ora accàmpati sereno nei Pascoli del Cielo, caro Giovanni. Un GROSSO GRAZIE da parte di tutti quelli (lupetti, coccinelle, esploratori, guide, rover e scolte) che hai aiutato ad educarsi nei tuoi 70 anni di attività. Cantiamo insieme...”ma noi ci rivedremo ancor, ci rivedremo un dì, arrivederci allor Fratello, arrivederci sì”... Salvatore.
ROBERTO PIREDDA A CELEBRAZIONE DELLA Solennità del Natale del Signore ha caratterizzato la settimana del Santo Padre. Nell’omelia della S. Messa della notte Benedetto XVI ha fatto partire la sua riflessione dal fatto che Maria e Giuseppe non hanno trovato posto in nessun alloggio per far nascere il bambino, questo fatto diventa metafora della condizione attuale dell’uomo in rapporto a Cristo: «E Dio? La questione che riguarda Lui non sembra mai urgente. Il nostro tempo è già completamente riempito. Ma le cose vanno ancora più in profondità. Dio ha veramente un posto nel nostro pensiero? La metodologia del nostro pensare è impostata in modo che Egli, in fondo, non debba esistere. Anche se sembra bussare alla porta del nostro pensiero, Egli deve essere allontanato con qualche ragionamento. Per essere ritenuto serio, il pensiero deve essere impostato in modo da rendere superflua l’"ipotesi Dio". Non c’è posto per Lui. Anche nel nostro sentire e volere non c’è lo spazio per Lui. Noi vogliamo noi stessi, vogliamo le cose che si possono toccare, la felicità sperimentabile, il successo dei nostri progetti personali e delle nostre intenzioni». Un altro aspetto che è stato richiamato dal Papa fa riferimento all’inno di lode che gli angeli in-
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La benedizione Urbi et Orbi.
tonano dopo aver dato l’annuncio della nascita del Salvatore: «gli angeli che lo circondano trasmettono in primo luogo semplicemente la gioia per la percezione della gloria di Dio. Il loro canto è un’irradiazione della gioia che li riempie. Da questa gioia vogliamo lasciarci toccare: esiste la verità. Esiste la pura bontà. Esiste la luce pura. Dio è buono ed Egli è il potere supremo al di sopra di tutti i poteri». Questo annuncio che riguarda il riconoscimento della gloria di Dio genera pace tra gli uomini: «se la luce di Dio si spegne, si spegne anche la dignità divina dell’uomo. Allora egli non è più l’immagine
Il ricordo affettuoso di don Giovanni Zucca Il canonico, la sua Sinnai e una vita vissuta per gli scout SALVATORE CICU
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aro Giovanni, quando venni a trovarti per l'ultimo saluto nella chiesa di S. Barbara gremita di amici, avrei voluto parlarti ancora, se mi fosse stato possibile, come ai vecchi tempi. La nostra conoscenza, ricordi, risale a 35 anni fa quando giungesti ad Assemini, proveniente da Serrenti. Allora abitavo di fronte alla stazione al primo piano, tu andasti in affitto al secondo. Data la vicinanza e la mia frequentazione della parrocchia, non ci volle molto ad entrare in confidenza, ed appena scoprimmo la nostra comune matrice scout la conoscenza si trasformò in una solida amicizia: tu Giovanni, io Salvatore. Tante volte mi raccontasti le tue avventure … già dal '43, la guerra andava allontanandosi dalla Sardegna, tu 23enne chierico del II° anno di Teologia, con l'avvallo e il consiglio
del padre Boschi, avevi aperto a Cuglieri il tuo primo Riparto scout. Durante le vacanze, qui a Sinnai, duplicasti i tuoi sforzi e sull'onda dell'entusiasmo nacque anche il Sinnai 1° “S.Marco”. Mi raccontavi anche che quando dovevi assentarti da Sinnai, lasciavi le redini al 17enne seminarista ginnasiale Antonino Orrù. Il 29 giugno del '45 mons. Piovella nella cattedrale di Cagliari, scintillante di luci e profumata d'incenso ti ordinò presbitero e subito dopo ti mandò a Quartu, a S.Elena. E anche allora avventure e scorrerie: all'Ortobene con Mario Mazza al primo campo scuola in Sardegna dalla ripresa; avventura esaltante che avrebbe dato il via al tuo mai sopito innamoramento per lo scautismo; e poi il famoso campo a S.Pietro Paradiso, a piedi, coi viveri a dorso d'asino… sarà stato forse il nome? Fatto sta che ci steste così bene
domenIcA 6 gennAIo 2013
pietre INDIA
Nuovo attacco ad una chiesa Nuovo attacco in Karnataka. Il 26 dicembre scorso, attivisti indù hanno costretto il parroco della chiesa Stella Maris a Kalmady a rimuovere uno striscione dedicato a Nostra Signora di Velankanni, di cui quest'anno ricorre il Giubileo d'argento. Lo striscione mostrava l'immagine della Madonna e di un bramino con in mano un vaso. Secondo la tradizione, dal 16mo secolo la zona è stata teatro di alcune apparizioni mariane. Per celebrare i 25 anni della cappella dedicata a Nostra Signora di Velankanni, l'8 dicembre scorso p. Alban D'Souza ha affisso il cartello. Secondo il capo dell'unità locale indù lo striscione "urtava i sentimenti religiosi della comunità indù di Kalmady". ARGENTINA
Sacerdote minacciato di morte Don José María "Pepe" Di Paola, che tempo fa aveva lasciato il quartiere Barracas della capitale argentina, perché minacciato dai trafficanti di droga, tornerà a Buenos Aires per proseguire il suo programma di prevenzione e di recupero dei tossicodipendenti. “Si tratta di continuare ad accompagnare le persone con tali dipendenze e in lotta contro questo flagello che uccide tanti innocenti in pochi mesi. Un compito al quale mi sento chiamato nella Chiesa” ha detto il sacerdote. Don Di Paola quasi 3 anni fa lasciò Barracas per la città di Campo Gallo, nella diocesi di Añatuya, dopo essere stato minacciato di morte dai trafficanti di droga a causa della sua lotta contro la tossicodipendenza. Proprio nella parrocchia di Nostra Signora di Caacupé aveva dato inizio alla comunità “Hogar de Cristo”, per reinserire nella società adolescenti e giovani tossicodipendenti. Ora torna a Buenos Aires, ha spiegato, "per continuare la missione incompiuta". IN AUSTRALIA
Al via nuove scuole cattoliche Tredici nuove scuole verranno costruite alla periferia settentrionale ed occidentale di Melbourne, in quella che sarà la più estesa struttura cattolica dagli anni '70. Le scuole dovrebbero sorgere in una fascia che comprende borghi abitati da numerose famiglie. Le 10 scuole elementari e le 3 medie accoglieranno tra 5 mila e 8 mila studenti. Si tratta di un momento molto entusiasmante per l'educazione cattolica. Nel 2012 le hanno frequentate circa 198 mila bambini. In tutti gli istituti cattolici continuano ad aumentare le iscrizioni, a Victoria registrano il 40% di quelle nuove.
IL PORTICO DEGLI EVENTI
domenIcA 6 gennAIo 2013
Il PoRtIco
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Società. Fa il giro del mondo con i burattini la popolare rappresentazione del racconto di Prokofiev.
“Pierino e il lupo” sbarca negli Stati Uniti: così la magia dei Sarzi aiuta i bimbi autistici La compagnia guidata da Mauro Sarzi mette la propria arte al servizio del bene dei bambini. E immediatamente lo chiamano dagli States e dalla Scala di Milano
le, e il suo viso viene proiettato su uno schermo gigante in modo da essere visto bene. Il bambino vede tutto in diretta: poi però Pierino trasgredisce, il nonno lo sgrida e lui cambia espressione. “Ma come, Pierino, sei uscito? Fuori c’è il lupo!”. Attraverso Pierino e il nonno, i diversi linguaggi aiutano i bambini ad entrare nel personaggio e capire che ci sono delle cose che non si devono fare, e altre che si devono fare. Cosa date a questi bambini? Un metodo, un sistema per capire il rapporto con l’adulto che, per esempio, gli dice di non mettere le dita nella presa elettrica. Lui si interfaccia attraverso alcune figure e attraverso il gioco, e impara certe cose. Come siete arrivati alla scelta di “Pierino e il Lupo”? L’avevo già fatto, sei anni prima, a Cagliari, non con burattini, ma con figure di carta. La prima volta con bambini normodotati: il punto de-
cisivo è il lavoro sul viso e sull’espressività della voce, due aspetti fondamentali. Dicono sia un modo per utilizzare i neuroni-specchio, una scoperta importantissima. Come nasce invece l’invito alla Scala di Milano? Da tempo lavoriamo in America e in Svizzera, dove per il ventennale di un importante festival, mesi fa hanno deciso di proporre un riallestimento di un “Pierino e il Lupo” di mio padre. Io ho curato la regia di questo spettacolo che andrà in scena a febbraio-marzo. Ci saranno i miei figli e le mie sorelline. Noi in contemporanea saremo a Chicago: molti orchestrali del Teatro La Scala vengono dalla Svizzera e hanno parlato della riedizione di “Pierino e il Lupo” riproposta in America per i bambini autistici. E così ci hanno chiamato dal Teatro Accademia alla Scala, per chiederci cos’era quest’evento. E lì che è successo? E’ nata una collaborazione e il Teatro Accademia alla Scala allestirà una mostra, diretta da me, su Pierino e il Lupo, che girerà gli Stati Uniti con noi: a maggio saremo all’Istituto di Cultura italiana, ospiti delle manifestazioni per i 150 anni della cultura italiana in America. E nel 2013 saranno 150 anni dalla nascita di mio bisnonno, il capostipite dei burattinai. Qual è il trucco per mantenersi così giovani? Ho ricevuto tanto, da bambino e da giovane, sempre: anche quando non stavo bene. Aver ricevuto tanto significa che oggi dare fa ringiovanire. Sono sempre senza un soldo, ma se ne avessi forse non sarei così: ma dare è una tale ricchezza che il tempo sembra non passare più.
spettacolo”. L’opera è stata ritenuta estremamente adatta, perché nasce già con una finalità educativa: far conoscere e amare ai più piccoli la musica. “Ne penso tutto il bene possibile dice senza mezzi termini Mario Silvetti, l’allora primario di Pediatria che trent’anni fa diede per primo il permesso alle mamme di rimanere durante la notte con i figli ricoverati - Progetti come questo hanno un’ot-
tima ricaduta, perchè mirano a rendere l’ospedale meno spauracchio di quello che può essere per il bambino”. Silvetti riflette a voce alta: “Sarzi ha fatto benissimo ad andare fuori: tante cose che ha sempre pensato non riusciva a realizzarle in Sardegna. Oggi lo chiamano da Chicago e dalla Scala di Milano”. Il progetto può avere un forte impatto poiché contiene in sé svariati elementi positivi: permette la coniugazione e lo sviluppo dello spettacolo e di un piccolo laboratorio con utilizzo della fiaba musicale, è di breve durata (29 minuti), è di forte impatto scenico e coniuga il teatro semplice, d’attore di figura con la grande classicità degli strumenti operistici facendone apprezzare e capire il timbro e l’armonia da essi prodotta, utilizza differenti canali comunicazionali: la gestualità, di forte impatto psicosensoriale, l’esteriorizzazione delle emozioni agevolata attraverso la creazione estemporanea di maschere burattini che rappresentano le aree emozionali, come felicità, tristezza, rabbia, paura, gioia.
SERGIO NUVOLI E PARLA CON l’entusiasmo e gli occhi lucidi di un bambino. Mauro Sarzi non si ferma, e anzi - in qualche modo - raddoppia. Erede di una dinastia di burattinai, figlio del grande Otello, ad un certo punto ha capito che dall’incontro con alcuni medici la sua arte avrebbe potuto dare qualcosa di più di un sorriso - che già sarebbe abbastanza - a grandi e piccini. Così non ci ha pensato due volte, e dopo una telefonata da Reggio Emilia, si è buttato a capofitto nella nuova avventura: destinazione Stati Uniti e Scala di Milano, mica roba da ridere. La storia può cominciare con una benedizione importante: il direttore del Centro per l’autismo dice (e lo ripete nell’intervista a pagina 6) che la cosa, una base scientifica, ce l’ha. Dopo una fase approfondita di studio, “Pierino e il lupo” andrà in scena per i bambini autistici. Sarzi non è nuovo alle sfide: ci si butta, gli piacciono, in modo particolare se a ricavarne benefici - come in questo caso - possono essere i bambini. E poco importa se qualcuno farà spallucce. Lui - e non soltanto lui, per fortuna - ci crede davvero.
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Mauro Sarzi, Antonio Garau (manager Brotzu), Daniele Sanna e Giuseppe Doneddu.
Mauro Sarzi, come nasce questa nuova avventura? Ho fatto moltissime volte la rappresentazione di questo racconto, mio padre la mise in scena anche per la Rai. Questa volta l’idea è nata da un grandissimo medico di Reggio Emilia, Adriano Ferrari, che gestisce un centro di riabilitazione ed è una sorta di guru nel settore. Ricercato anche da ministri della Repubblica che gli segnalano qualche caso, ha un difetto, che secondo me è un pregio: risponde a tutti: “Scusate, ma ho una lista di piccoli pazienti da seguire”. Lo conoscevo da un po’, ma un altro personaggio straordinario, Giovanni Maria Sanna – impegnato in centri di riabilitazione come il Santa Maria Bambina di Oristano – voleva far crescere in Sardegna una classe di medici preparati in questo settore. Ad un certo punto cosa succede? Un giorno, sette-otto anni fa, Ferra-
ri mi telefona e mi chiede di aiutarlo: “Ho conosciuto Giacomo Rizzolatti, - mi dice - E’ un futuro premio Nobel”. E’ il neurologo che ha scoperto i neuroni-specchio. “Tu puoi lavorare – aggiunge Ferrari – con i bambini autistici. Ti mando il materiale”. All’epoca nessuno parlava ancora di esperimenti di questo tipo, era una nicchia in tutti i sensi. Così nacque l’idea: per la prima volta, facemmo – di nascosto, quasi tra di noi, ad Oristano – “Pierino e il lupo” per i bambini autistici. Con quali risultati? Con risultati straordinari: Pierino e il Lupo, attraverso la voce e il personaggio del nonno, stimola i bambini. “Bravo, Pierino, che sei venuto a trovare il nonno”: è felice. Richiama i bambini, è uno spettacolo che viene rappresentato davanti ad una classe di bimbi per volta, e in mezzo ci sono i bambini autistici. Il mio Pierino ha una testa intercambiabi-
Umanizzare l’ospedale con tecniche innovative Il pediatra Silvetti esprime soddisfazione per il progetto I. P.
“Human Arts Le Mani dei Sarzi", specializzata in percorsi artistici in riabilitazione e laboratori terapeutici di Teatro d’attore e di figura, la struttura complessa di Pediatria e il Centro per lo studio dei disturbi pervasivi generalizzati del bambino dell’ospedale Brotzu ospiteranno il progetto sperimentale denominato "Pierino e il Lupo e l’Autismo". L’iniziativa è stata presentata nei giorni scorsi dal direttore generale e dal direttore sanitario dell’Azienda ospedaliera, Antonio Garau e Remigio Puddu, e dai creatori del progetto, Daniele Sanna, musico-terapista, Mauro Sarzi, burattinaio da cin-
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RAZIE ALLA ONLUS
que generazioni, Giuseppe Doneddu, direttore del Centro per i disturbi pervasivi dello sviluppo e Paolo Pusceddu, direttore della struttura complessa di Pediatria dell’ospedale. Alla luce di tutte le esperienze realizzate finora, Mauro Sarzi e Daniele Sanna propongono all’equipe di lavoro la preparazione di "Pierino e il Lupo" di Prokofiev, opera creata e rappresentata dallo stesso autore nel 1936 a Mosca. “Ho avuto la possibilità di lavorare come musicoterapista al Santa Maria Bambina di Oristano per due anni - racconta Daniele Sanna - e ho conosciuto Mauro Sarzi, maestro burattinaio, un uomo che crede davvero in una battaglia giusta, senza
Mauro Sarzi durante uno spettacolo.
compromessi. Successivamente abbiamo creato una onlus per ‘umanizzare le strutture sociosanitarie’, con progetti mirati e laboratori”. Sanna è il vice di Sarzi: “A Chicago e a Milano - spiega - proporremo l’applicazione di un metodo nato da dieci anni di esperienza, con la partecipazione dei medici del Brotzu. Dopo tre mesi andremo alla Scala, dove sarà allestita anche una mostra sui processi di sviluppo del metodo e lo
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IL PORTICO DEI GIOVANI
Il PoRtIco
DOMENICA 6 gennAIo 2013
Salute. giuseppe doneddu dirige il centro regionale per i disturbi pervasivi dello sviluppo dell’ospedale Brotzu.
“Autismo in vertiginoso aumento nell’Isola: al nostro centro serve un riconoscimento” Il direttore della struttura nota in tutta la Sardegna lamenta il precariato con cui deve fare i conti. “Il progetto di Mauro Sarzi aiuta i bambini autistici nell’integrazione sociale” S. N. A PATOLOGIA È in crescita esponenziale, in Sardegna come nel resto del mondo: “in parte per il miglioramento della diagnosi, in parte per la crescita reale del disturbo”. Così Giuseppe Doneddu fotografa l’incidenza dell’autismo nell’Isola. Le stime dicono che in Sardegna la patologia riguarda 60 nati ogni anno. E calcolando che nell’Isola nascono circa 12mila bambini all’anno, la conclusione è che uno su duecento nasce autistico. “Ma è una statistica per difetto – avverte Doneddu – riguarda solo il nostro Centro, non tutti i bambini che vengono diagnosticati in Sardegna”. I dati mondiali certificano un bambino autistico su 100 nati. Come nasce la collaborazione con Mauro Sarzi? E’ nata diversi anni fa, con Mauro siamo amici da tempo. Pensavamo da anni di organizzare attività per piccoli pazienti ospedalieri con vari tipi di patologie. Ultimamente è
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La presentazione del progetto.
nato questo progetto, che partirà da gennaio, con la realizzazione di “Pierino e il Lupo” per bambini che hanno disturbi dello spettro autistico. L’iniziativa è originale, perché la fiaba si presta in maniera eccellente a rappresentare le emozioni e le relazioni tra i personaggi del racconto. In più, coinvolge i bambini nella realizzazione delle marionette che faranno la parte più importante dell’esplicitazione di questa fiaba musicale, ricchissima di spunti per lo sviluppo delle capacità sociali dei partecipanti. Lei da sempre è punto di riferimento nella cura dell’autismo. Che tipo di reazioni ha un bambino autistico davanti ad una rappresentazione teatrale?
Partiamo dal presupposto che i bambini autistici abbiano difficoltà a riconoscere una rappresentazione teatrale o una fiaba musicale. Il nostro obiettivo è sviluppare in loro le capacità di godere di questa rappresentazione e di tutti i significati musicali, emotivi, affettivi, relazionali e sociali dell’opera di Prokofiev. La caratteristica fondamentale delle persone che soffrono di questo tipo di disturbo è la difficoltà a provare piacere, avere motivazione, per lo sviluppo delle relazioni sociali. Per quelli meno gravi è la difficoltà a riconoscere le parti centrali della relazione sociale e l’ incapacità di comunicare le proprie emozioni e comprendere quelle degli altri partner del rapporto sociale.
Quanto e in che modo il vostro lavoro quotidiano può essere aiutato da iniziative come queste? E’ molto importante la collaborazione: queste iniziative dimostrano che è possibile, grazie a professionisti come Mauro Sarzi, sviluppare in questi bambini competenze che permettano un’integrazione sociale: questa è la carta vincente che vogliamo lanciare. Se dovesse fare un appello alla Regione, cosa direbbe? Serve che le strutture che si occupano di autismo – in particolare il Centro per i disturbi pervasivi dello sviluppo – vengano riconosciute come strutture di eccellenza e venga stabilizzato il personale che oggi vi lavora. Facciamo i conti con il precariato: tutto il personale è precario da 10 anni. Un riconoscimento come centro di eccellenza permetterebbe di stabilizzare l’organico e lavorare con più serenità. Altrimenti, ogni anno si cambia personale. Il Centro va lanciato a livello nazionale da parte della Regione: molte famiglie, residenti in altri Paesi, hanno preferito tornare in Sardegna per il livello di servizio offerto dal nostro Centro. Che progressi ha fatto il Centro e in generale la riabilitazione? Da quando abbiamo iniziato abbiamo modificato radicalmente gli interventi. L’esperienza e lo studio della letteratura internazionale ci hanno permesso di capire che era possibile fare interventi molto più avanzati: ora li abbiamo rivoluzionati. Il
Dalla Sardegna agli Usa passando per la Scala Continua la scommessa di Mauro Sarzi per i più piccoli I. P. CHICAGO È QUASI di casa: l’ultima volta è stata a maggio, all’Istituto italiano di Cultura. Con uno come lui, la simpatia e il feeling scattano subito. A pelle. Quando poi uno si accorge che impiega tutto quello che sa fare per fare del bene, beh, allora la vicenda si fa ancora più interessante.
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Mauro Sarzi è il discendente di una famiglia di burattinai da cinque generazioni: il bisnonno era terziario francescano e metteva in scena - con le marionette, manco a dirlo - le parabole evangeliche. Il padre - il più famoso Otello - ha dalla sua, oltre agli apprezzamenti di Dario Fo che si trovano ancora in rete, una vicenda di vita che profuma di leggenda. In prima li-
Daniele Sanna e Mauro Sarzi davanti al reparto di Pediatria.
Otello Sarzi con Federico Fellini.
nea con la Resistenza, si racconta che la sua passione genetica per i burattini si riaccese quando dovette più o meno improvvisare uno spettacolo per bambini sfollati dalla furia della guerra. Otello oggi è un pezzo di storia e cultura italiana, ben oltre il teatro di figura. La storia dei Sarzi, nel resto d’Italia, appartiene già al mito, buona parte dell’Europa ce la invidia. A Cagliari è confinata in spazi ancora troppo stretti, specie se rapportati al bene fatto in questi anni. Mauro - raccontano le cronache sbarca in città (o, almeno, così si dice) nel 1969. Comunque sia an-
data, quello è l’anno in cui incomincia nel capoluogo la sua vicenda da burattinaio. Farne una biografia sarebbe impossibile, roba da matti: proprio come lui, che da anni lavora anche con i pazienti in coma. Anni fa, al Santa Maria Bambina, raccoglieva poesie scritte da pazienti e da parenti e radunava decine di famiglie intorno alla speranza di una ripresa possibile: mollare mai. Su queste colonne ne abbiamo spesso raccontato: ecco perchè anche stavolta torniamo - in questo inizio d’anno così incerto per la crisi economica - a raccontare di
nostro obiettivo è realizzare percorsi assistenziali e clinici che mettano i nostri pazienti in condizione di essere al massimo di autonomia e di integrazione sociale. Questo è sempre stato il nostro obiettivo: ridurre drasticamente, o annullare, l’inserimento in strutture residenziali o semiresidenziali, e consentire a queste persone un livello di vita integrato e autonomo. Questo si riesce a raggiungere? Sì, in molti casi e in modo eccellente. Naturalmente i casi gravi e gravissimi richiederanno l’assistenza, ma la maggior parte dei nostri pazienti arriva ad un grado di inserimento molto buono. Questo determina un notevole abbassamento dei costi per l’assistenza. Molto fa la famiglia? Sì, certo. Da tempo abbiamo organizzato un supporto che – con training specifici – consente alle famiglie di gestire la problematica e trovare in Sardegna possibilità di poter sperare un’integrazione perfetta nella situazione sociale. Tenga conto che la Regione investe enormi quantità di risorse, nella disabilità, nell’assistenza e nella fornitura di servizi, che altre regioni non hanno. Cosa pensa delle associazioni di familiari? E’ un fatto assolutamente positivo, perché significa una sensibilità e una capacità di sviluppare interesse e tecniche che fanno bene. Noi collaboriamo con tutti: forniamo assistenza, dati scientifici e supporto.
Mauro Sarzi e della sua scommessa per i più deboli, per i più piccoli. Perchè adesso la sfida è davvero impegnativa, e il nome di un sardo d’adozione - a noi piace pensarla così - ha scavalcato il Tirreno in silenzio, senza grancasse mediatiche, e inizia a far parlare di sè, e di quello che si fa in Sardegna. E fa parlare anche di gente come Giuseppe Doneddu, che dirige un centro che dovrebbe essere all’avanguardia, e certamente lo è, ma non ancora nelle carte che contano. Milano, La Scala, poi la Svizzera, e ancora Chicago: in giro per il mondo a raccontare l’effetto benefico (lo spiega bene Doneddu in questa pagina) che i burattini possono avere, con le loro espressioni e la loro genuinità, sui bambini affetti dall’autismo.
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IL PORTICO DI CAGLIARI
iniziative. A Bonaria l’omaggio della diocesi al simulacro della Madonna di Nagasaky.
“I martiri smascherano il male e ci aiutano a stare nella verità” Giornata di devozione sincera per tanti fedeli accorsi nella Basilica. Mons. Arrigo Miglio: “La costruzione della pace comincia da noi” S. N. L PRIMO È un ricordo personale: “Quando ero bambino arrivava a casa il giornalino della “Milizia dell’Immacolata”. Poi mi sono informato e ho scoperto il filo che lega questa rivista a padre Massimiliano Kolbe, che ha portato dall’Italia in Giappone questa statua della Madonna”. Monsignor Miglio ha aperto volentieri l’album dei ricordi per accogliere nella Basilica di Bonaria la reliquia della Vergine di Nagasaky, sopravvissuta alla furia atomica e giunta fino a noi in occasione della Marcia della Pace. “E’ un’immagine che in modo misterioso - ha proseguito l’arcivescovo - compensa ciò che l’Occidente non ha saputo fare, diventando un invito forte a non arrenderci e a costruire la pace”. E’ stata una grande giornata di fede e preeghiera, quella vissuta tra le navate della Basilica: in tantissimi, arrivati da tutta l’Isola, hanno fatto la fila pur di sostare pochi minuti davanti all’immagine della Vergine.
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La carezza di mons. Miglio al volto della Madonna di Nagasaky.
Tantissimi hanno scattato foto, molti hanno chiesto di appoggiare per pochi secondi un fazzoletto o un indumento al volto sfigurato, miracolosamente sopravvissuto alla catastrofe giapponese. Con mons. Mi-
glio sull’altare il vescovo di Ales- Terralba mons. Giovanni Dettori, il vicario della diocesi di Nagasaky e parroco della cattedrale fr. Peter Sakae Kojimadon, don Angelo Pittau (direttore Caritas Ales-Terralba) e don Marco Lai (direttore Caritas Cagliari). In prima fila, a rappresentare l’amministrazione comunale, il vicesindaco Paola Piras. “Sembra che il Signore sia destinato ad essere sconfitto - ha aggiunto l’arcivescovo- sembra che - dopo il massacro degli innocenti - Erode possa vincere. E anche l’immagine di Maria, in mezzo al conflitto mon-
diale, è superstite, ma a quale prezzo? Anche padre Kolbe, allora non ancora dichiarato santo, appare sconfitto nell’inferno dei lager. Ma la liturgia ci assicura che la morte di questi bambini rende gloria a Dio, la loro morte non è una sconfitta”. Un modo misterioso di rendere gloria al Signore: “Ci sconvolge - ha risposto l’arcivescovo - e ci dice come Dio vince: non come Erode, non come Hitler, ma aiutandoci a capire l’orrore del male e la forza dell’amore. Allora cominciamo a vedere gli sconfitti come i veri vincitori, perchè smascherano il male e ci aiutano ad essere nella luce e nella verità. Ci dicono che la costruzione della pace deve cominciare dentro di noi, nelle nostre case, nella nostra società”. “Preghiamo in modo particolare per la nostra comunità e per la nostra regione, perchè come grazia di questa visita della Madonna di Nagasaky diventiamo un laboratorio di pace, nonostante il momento difficile vissuto nella nostra Isola. La Madonna di Nagasaky ci aiuti a tirar fuori le ricchezze spirituali che abbiamo nel nostro cuore e nella nostra storia. Perchè la marcia possa essere il risveglio di tutta la società sarda e possiamo renderci conto del nostro patrimonio sociale e di valori e metterlo a disposizione per una vera ripresa della nostra cara Patria, l’Italia”.
Un ponte di amicizia tra Sardegna e Oriente Cronaca della 26ma Marcia della Pace a San Gavino R. C. LMENO 5MILA PERSONE hanno sfilato per le vie di San Gavino Monreale per la XXVI Marcia della Pace organizzata dalla Diocesi di Ales – Terralba. “Beati i costruttori di pace” era il tema scelto e si rifaceva al messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale per la pace, celebrata il primo gennaio. Un corteo di adulti, giovani, anziani e bambini ha attraversato le vie del centro del Medio Campidano per dire no alla guerra e sì alla pace. In testa al corteo una delegazione proveniente da Nagasaky, la città giapponese distrutta dall’atomica nell’agosto del 1945. “I rappresentanti giunti dal Giappone – ha detto mons. Angelo Pittau, presidente del Comitato promotore, vera anima della Marcia – ci ha portato un simbolo del dolore dell’umanità. Abbiamo accolto con grande commozione ciò che resta della statua della Madonna, il solo volto: ha un’espressione di timore, quello che la guerra incute. Oggi ci sono oltre
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400 guerre e con questa marcia vogliamo dire il nostro no ai conflitti ed il nostro sì alla pace”. A San Gavino sono giunte delegazioni di volontari da tutta l’Isola. Da Perfugas a Nuoro, da Ozieri al vicino oristanese, tutti in divisa. Accanto a loro giovani ed animatori degli oratori in corteo, il mondo del sindacato e i rappresentanti degli immigrati dall’Africa che, con i tamburi, si sono fatti sentire per le vie del paese. Presenti tre vescovi: oltre a mons. Giovanni Dettori, vescovo di Ales Terralba, e mons. Giovanni Paolo Zedda, originario della zona e vescovo delegato per le Caritas, anche mons. Arrigo Miglio, presidente della Conferenza Episcopale Sarda. “Il Papa – ha detto quest’ultimo alla fine della Marcia in una piazza Marconi stracolma – nel suo messaggio ha unito il termine pace a quello di lavoro, e sentiamo che questa parola è più che mai vicina a noi. Benedetto XVI ci dice che il lavoro è uno dei pilastri fondamentali della pace, per cui creare le condizioni per esercitare questo diritto-dovere si-
gnifica offrire le condizioni vere per costruire la pace ed essere costruttori di pace. Se la Sardegna diventa un laboratorio di pace, può trasformarsi in una realtà capace di sbloccare le diverse situazioni del mondo del lavoro”. Tra gli interventi anche quello di padre Peter, parroco della cattedrale di Nagasaky che, in un italiano quasi perfetto, ha letto il messaggio dell’Arcivescovo della città nipponica, nel quale il presule ringraziava la Sardegna per aver accolto l’immagine della Vergine scampata all’atomica. “In quell’occasione tragica – scrive il presule nipponico – sono morti oltre 8.400 fedeli cattolici, su 12mila, così come la chiesa è stata distrutta. Solo quel volto della Madonna si è salvato: è Maria bombardata, che per due volte è stata in Vaticano ed una all’Onu a New York. Oggi per la prima volta è in Sardegna nella diocesi di Ales-Terralba ed io
mi unisco a voi nella preghiera”. Si arriva alla fine, il vento teso di maestrale spinge le migliaia di persone ad accelerare l’uscita dalla piazza: il cammino verso il piazzale dell’ospedale, da dove la marcia è partita, non è lungo. In tutti la consapevolezza di aver vissuto un momento di forte condivisione, anche per la delegazione giapponese, che avvolta nella bandiera dei quattro mori continua a sorridere e salutare chiunque loro si avvicini. La marcia ha così gettato un ponte verso la pace tra Sardegna e l’Oriente.
IL PORTICO
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brevi IL 15 GENNAIO
Mons. Miglio incontra gli amministratori E’ in programma martedì 15 gennaio, giorno della memoria liturgica di Sant’Efisio, patrono della Diocesi di Cagliari, alle 16, nell’Aula Magna del Seminario Arcivescovile di Cagliari (via Cogoni, 9), un incontro tra l’Arcivescovo e i sindaci dei comuni del territorio della diocesi, i presidenti, assessori e consiglieri regionali e delle provincie di Cagliari e Medio Campidano. Sarà “l’occasione - si legge sul sito della diocesi - per dialogare su alcuni temi di comune interesse, quali “I giovani e il lavoro”, il recente Messaggio del papa Benedetto XVI per la giornata della pace “Beati i costruttori di pace”, la rilettura di alcuni punti del Dossier della nostra Caritas Diocesana “Costruire la speranza” e la presentazione del progetto “Policoro” che la Chiesa italiana promuove per la formazione e avviamento al lavoro dei giovani nelle regioni del meridione”.
PROGETTO CULTURALE
Memorie di fede delle diocesi sarde Viene inaugurata sabato 5 gennaio a Ghilarza (ore 11, Torre aragonese) la mostra “Memorie di fede. Racconti dalle diocesi della Sardegna”, proposta dal Coordinamento regionale per il progetto culturale della Conferenza Episcopale Sarda in collaborazione con il Servizio nazionale. Dopo i saluti del sindaco e dell’associazione fotografica Kairòs, sono previsti gli interventi di mons. Ignazio Sanna, arcivescovo di Oristano, e di mons. Pietro Meloni, vescovo animatore per il progetto culturale, del curatore della mostra Salvatore Ligios, del giornalista Salvatore Tola, e del critico d’arte Sonia Borsato. Modera i lavori don Antonello Mura, coordinatore regionale del Progetto culturale della Conferenza episcopale italiana. La mostra presenta dieci chiese romaniche, una per diocesi, e rimarrà aperta fino al 5 febbraio.
IL 18 GENNAIO AL REGIONALE
Comincia la settimana per l’unità dei cristiani Venerdì 18 gennaio alle 19, nel Seminario regionale sardo, in via Parraguez, si terrà il primo degli incontri di preghiera dell’ottavario per l’unità dei cristiani. Il secondo si svolgerà il 19 gennaio alle 18 nello Studio biblico della Chiesa Evangelica Battista, in Viale Regina Margherita 54. Domenica 20 gennaio, alle 18 nella Parrocchia S. Giovanni Battista de la Salle (Via Fortunato Venanzio – Monserrato) è prevista la celebrazione ecumenica. Sul prossimo numero le informazioni su tutti gli appuntamenti.
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IL PORTICO DE
Il PoRtIco
EPIFANIA DEL SIGNORE (ANNO B)
Videro il ba
dal Vangelo secondo Matteo
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ato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All'udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l'ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo». Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese. Mt 2,1-12 DON ANDREA BUSIA
il portico della fede
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on sappiamo molto sui magi che si recano ad adorare Gesù perché il vangelo di Matteo, l’unico a raccontare l’evento, non fornisce molte indicazioni su di loro: non sappiamo il loro numero (“alcuni Magi”), né i loro nomi e neppure la loro provenienza (“da oriente”); come molte altre volte nel vangelo l’attenzione non è posta tanto sui personaggi quanto sull’evento e sul suo significato. Di fatto, molto di ciò che sappiamo su di loro proviene da tradizioni extra-evangeliche che, non causando confusione, sono state accettate anche nella tradizione e nella predicazione, basta vedere le espressioni artistiche che mostrano i magi, quasi sempre, come un gruppo di tre persone, e spesso raffigurati come re. Sono due le prospettive diverse che caratterizzano il brano odierno: quella dei magi e quella di Erode; sia i primi che il secondo cercano Gesù, ma a parte questo niente sembra accomunarli. Intanto i magi sono in cammino per
cercare il luogo in cui si trova il “re dei Giudei”, mentre Erode non si sposta da Gerusalemme, non è disposto a compiere il suo pellegrinaggio perché pensa di avere già tutto quello che gli serve. Certamente si può affermare che lui era re, ed aveva, quindi, la possibilità di gestire la maggior parte delle attività senza muoversi dal suo palazzo, ma in questo caso si trattava di incontrare qualcuno più grande di lui, questa non può essere quindi considerata una scusante. La seconda differenza rilevante è l’atteggiamento interiore: i magi sono mossi dalla gioia, Erode è mosso dalla gelosia, dall’attaccamento al potere. Erode ha tutti gli strumenti per riconoscere che ciò che sta avvenendo è opera di Dio, grazie all’interpretazione della profezia di Malachia. E il fatto che abbia tale possibilità è evidenziato dal fatto che sia lui stesso ad indicare ai magi la città di Betlemme come luogo della nascita. Matteo sottolinea un’altra stridente differenza: i magi si informano pubblica-
mente a Gerusalemme, mentre Erode chiama “segretamente” i magi. È la prima chiara indicazione della intenzioni del re, che parla segretamente perché non può ammettere davanti al popolo che la profezia si sia avverata, rischierebbe di perdere la sua posizione, almeno secondo la sua mentalità. Da quanto abbiamo visto finora risulta evidente che alla base delle azioni dei magi e di Erode si trovano le due possibili reazioni di fronte al manifestarsi della volontà di Dio: la gioia e la paura. Quando Dio si affaccia nella nostra vita, la cambia, ma allo stesso tempo ci chiede di corrispondere alla novità che ci è stata donata, e questo ci può spaventare. Lasciare le nostre piccole o grandi sicurezze è, talvolta, un prezzo difficile da pagare, ma da questo può dipendere la nostra felicità. I Magi parlano di Gesù con il titolo di “re dei Giudei”, un titolo che ricorre nei vangeli esclusivamente nel nostro brano e nei brani della passione. Di fatto Matteo ci sta mostrando come i due eventi non siano tanto diversi e co-
me, già qui, sia anticipata quella che sarà la motivazione della condanna di Gesù: l’essere re dei Giudei. Era tecnica narrativa molto comune, non solo nella Bibbia, quella di sottolineare, nel raccontare l’infanzia di personaggi importanti, degli aspetti che poi sarebbero stati ripresi nel raccontare altri avvenimenti successivi più importanti. La stessa cosa succede nel brano che abbiamo letto domenica scorsa, nella festa della Sacra Famiglia, in cui si sottolinea come Gesù, salito a Gerusalemme per la Pasqua, scompare per tre giorni (Lc 2,41-52), particolari che richiamano alla mente del lettore i tre giorni tra la morte a Gerusalemme e la risurrezione di Gesù. I doni che i magi portano a Gesù sono tutti altamente simbolici: l’oro indica la regalità di Gesù, l’incenso la sua divinità, mentre la mirra (un unguento profumato), che veniva usata come unguento per la sepoltura, assume il valore di simbolo profetico proiettandoci idealmente alla sepoltura di Gesù.
LE TAPPE DELLA RIVELAZIONE Due settimane fa all’Udienza generale Benedetto XVI, proseguendo il ciclo di catechesi dedicato all’Anno della fede, si è soffermato sulle tappe della rivelazione. La riflessione del Papa prende le mosse dal Natale ormai prossimo: «in Gesù di Nazaret Dio manifesta il suo volto e chiede la decisione dell’uomo di riconoscerlo e di seguirlo. Il rivelarsi di Dio nella storia per entrare in rapporto di dialogo d’amore con l’uomo, dona un nuovo senso all’intero cammino umano. La storia non è un semplice succedersi di secoli, di anni, di giorni, ma è il tempo di una presenza che le dona pieno significato e la apre ad una solida speranza». Il luogo dove poter rintracciare le tappe della Rivelazione è la Sacra Scrittura, a partire dall’Antico Testamento, dove si può vedere «come gli interventi di Dio nella storia del popolo che si è scelto e con cui stringe alleanza non sono fatti che passano e cadono nella dimenticanza, ma diventano "memoria", costituiscono insieme la "storia della sal-
vezza", mantenuta viva nella coscienza del popolo d’Israele attraverso la celebrazione degli avvenimenti salvifici». Per Israele, spiega il Santo Padre, «l’Esodo è l’evento storico centrale in cui Dio rivela la sua azione potente. Dio libera gli Israeliti dalla schiavitù dell’Egitto perché possano ritornare alla Terra Promessa e adorarlo come l’unico e vero Signore». Dio rivela se stesso a partire dall’atto della creazione e scegliendo poi di entrare direttamente dentro la storia dell’uomo accompagnando il cammino di un piccolo popolo che non era né il più forte, né il più numeroso. Il culmine di questa rivelazione di Dio lo si ritrova in Gesù Cristo: «Dio, il Logos, la Parola creatrice che è all’origine del mondo, si è incarnata in Gesù e ha mostrato il vero volto di Dio. In Gesù si compie ogni promessa, in Lui culmina la storia di Dio con l’umanità». Il cammino di Dio «si allarga, si apre sempre più verso il Mi-
stero di Cristo, il Re dell'universo. In Cristo si realizza finalmente la Rivelazione nella sua pienezza: Egli stesso si fa uno di noi». Il tempo di Avvento che stiamo vivendo è particolarmente propizio per comprendere il senso dell’itinerario della rivelazione di Dio: «Dio stesso ha varcato il suo Cielo e si è chinato sull’uomo; ha stretto alleanza con lui entrando nella storia di un popolo; Egli è il re che è sceso in questa povera provincia che è la terra e ha fatto dono a noi della sua visita assumendo la nostra carne, diventando uomo come noi. L’Avvento ci invita a ripercorrere il cammino di questa presenza e ci ricorda sempre di nuovo che Dio non si è tolto dal mondo, non è assente, non ci ha abbandonato a noi stessi, ma ci viene incontro in diversi modi, che dobbiamo imparare a discernere». di don Roberto Piredda
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ELLA FAMIGLIA
domenIcA 6 gennAIo 2013
ambino con Maria...
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intervento del presidente Belletti sui dati Istat.
Serve un dibattito senza pregiudizi FRANCESCO BELLETTI*
preziosi dati ISTAT su famiglia, matrimoni e popolazione sono sempre un’occasione importante di confronto sulla concreta realtà della vita quotidiana del Paese: è importante verificare non solo le quotazioni della Borsa o l’andamento dello spread, ma anche quanto i giovani ancora credono nel matrimonio, quanto coraggio ancora resiste nel Paese nell’accogliere una nuova vita, quanto sia difficile per i giovani trovare lavoro, quanti anziani vivono a lungo nel nostro Paese, spesso bisognosi di cure ma altrettanto spesso meravigliosamente attivi come risorse insostituibili nell’azione volontaria per il bene comune, per il sostegno ai propri figli adulti, per la relazione educativa e di cura nei confronti dei nipoti. Insomma, è importante conoscere e custodire il capitale umano e sociale del nostro Paese, insieme ai bilanci delle banche, delle imprese e della pubblica amministrazione. Il dato “di colore”, stavolta, è il cosiddetto “sorpasso” dei matrimoni civili su quelli religiosi-concordatari, almeno al Nord del Paese, segnale che conferma una indiscutibile e progressiva crisi, almeno quantitativa, della religiosità e della presenza cattolica, ma anche il crescente peso dei “secondi matrimoni” (inevitabilmente civili), e la crescita di matrimoni interreligiosi o misti, che trovano nel matrimonio civile la scelta più “semplice”. Al di là delle implicazioni per l’azione pastorale e per la presenza sociale della Chiesa nel nostro Paese, è importante evidenziare che la scelta del matrimonio civile conferma una diffusa consapevolezza che fare famiglia significa anche fare società, e quindi assumersi una responsabilità pubblica, davanti alla collettività, definita dai parametri costituzio-
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RISCRITTURE
n Gossaert - La visita dei Re Magi
Il Gran Rabbino di Francia, Gilles Bernheim, in un trattato accuratamente documentato e profondamente toccante, ha mostrato che l’attentato, al quale oggi ci troviamo esposti, all’autentica forma della famiglia, costituita da padre, madre e figlio, giunge ad una dimensione ancora più profonda. Se finora avevamo visto come causa della crisi della famiglia un fraintendimento dell’essenza della libertà umana, ora diventa chiaro che qui è in gioco la visione dell’essere stesso, di ciò che in realtà significa l’essere uomini. Egli cita l’affermazione, diventata famosa, di Simone de Beauvoir: “Donna non si nasce, lo si diventa” (“On ne naît pas femme, on le devient”). In queste parole è dato il fondamento di ciò che oggi, sotto il lemma “gender”, viene presentato come nuova filosofia della sessualità. Il sesso, secondo tale filosofia, non è più un dato originario della natura che l’uomo deve accettare e riempire personalmente di senso, bensì un ruolo sociale del quale si decide autonomamente, mentre finora era la società a decidervi. (...) L’uomo contesta la propria
natura. Egli è ormai solo spirito e volontà. La manipolazione della natura, che oggi deploriamo per quanto riguarda l’ambiente, diventa qui la scelta di fondo dell’uomo nei confronti di se stesso. (...) Maschio e femmina vengono contestati nella loro esigenza creazionale di forme della persona umana che si integrano a vicenda. Se, però, non esiste la dualità di maschio e femmina come dato della creazione, allora non esiste neppure più la famiglia come realtà prestabilita dalla creazione. Ma in tal caso anche la prole ha perso il luogo che finora le spettava e la particolare dignità che le è propria. Bernheim mostra come essa, d a soggetto giuridico a sé stante, diventi ora necessariamente un oggetto, a cui si ha diritto e che, come oggetto di un diritto, ci si può procurare. Dove la libertà del fare diventa libertà di farsi da sé, si giunge necessariamente a negare il Creatore stesso e con ciò, infine, anche l’uomo quale creatura di Dio, quale immagine di Dio viene avvilito nell’essenza del suo essere. Benedetto XVI alla Curia romana, 21 dicembre 2012
nali e dal diritto di famiglia. L’amore tra gli sposi, con il matrimonio civile, viene quindi collocato nel vivo della cittadinanza attiva, è un gesto che, oltre che costruire l’intimità di una famiglia, costruisce le condizioni per generare bene comune. Tanti giovani ne sono consapevoli, anche al di fuori dell’orizzonte religioso, al punto che scelgono di sposarsi in Comune: ed è un bel gesto di responsabilità sociale. In secondo luogo è importante rilevare che questa consapevolezza è in forte crisi, visto che il numero complessivo di matrimoni comunque diminuisce (religiosi e civili), mentre cresce, lentamente, ma con un forte consenso sociale, la scelta di “convivere senza legarsi”, in un sorta di “patto privato senza vincoli” che però, paradossalmente chiede sempre più riconoscimento pubblico (come il dibattito sui registri delle unioni civili e sulla regolazione di tale scelta di vita conferma). Non voglio entrare qui nel dibattito sui “diritti individuali” dentro le unioni civili: ma i dati dell’ISTAT dovrebbero prima di tutto generare un ampio dibattito nella società italiana attorno all’idea stessa di matrimonio: è possibile immaginare un sistema familiare e sociale che faccia a meno del matrimonio, come molti sembrano auspicare, pensando che questo non indebolisca drammaticamente quella insostituibile “cellula fondamentale della società” che è la famiglia fondata sul matrimonio? Attraverso il matrimonio le persone costruiscono la propria vita privata e insieme assumono un impegno pubblico verso la società: di questo ha bisogno il nostro Paese, su questo bisognerebbe discutere seriamente nel dibattito pubblico, senza pregiudizi o strumentalizzazioni. * presidente Forum Associazioni familiari
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IL PORTICO DEI LETTORI
Il PoRtIco
domenIcA 6 gennAIo 2013
LETTERE A IL PORTICO Carissimi; un augurio di pace per ognuno di voi! Anche quest’anno con queste semplici righe, busso laddove so che posso trovare attenzione e sensibilità, dinanzi alle tante impellenze e bisogni legati al mio servizio di Cappellano del Carcere verso i fratelli e sorelle “ristretti”. Questo lo faccio grazie alla disponibilità di queste pagiine del nostro Giornale Diocesano, che sempre si interessano a questo nostro “mondo” e che ringrazio dal profondo del cuore. La crisi di questi ultimi anni oggi si fa sentire fortemente anche nei nostri ambienti, e certamente si amplificano le difficoltà; i tagli hanno interessato anche noi Cappellani delle Carceri e questo causa difficoltà a venire incontro alle esigenze primarie di tanti detenuti, purtroppo lasciati soli e senza possibilità di contatti ester-
Un appello da Buoncammino ni che possano assolvere alle loro esigenze essenziali e primarie. Ecco l’elenco delle cose più urgenti per assicurare la dignità ai detenuti più indigenti: bagnoschiuma, shampoo, spazzolini da denti, dentifrici, saponette, deodoranti (non spray e solo in confezioni di plastica), rasoi, crema da barba (solo in vasetto di plastica), spugne per la doccia, panetti di sapone di Marsiglia per indumenti, qualche confezione di crema per il corpo per le persone di colore che hanno problemi dermatologici; qualche confezione di crema per il viso per le donne ( sono vietate le confezioni in vetro); accappatoi (dalla taglia 44 alla 54). Bene prezioso poter
fare la doccia e curare pertanto la propria igiene. Per raggiungere il locale delle docce i detenuti devono attraversare lunghi corridoi sui quali si affacciano tutte le celle ed in cui transitano tante persone, per servizio e volontari, molto spesso donne. In più questi anditi sono freddissimi ed esposti a fortissime correnti per cui l’indumento diventa indispensabile anche per la salute. Asciugamani viso o altre dimensioni,berretti di lana, calze, possibilmente pesanti (dal n° 40 al 46), giubbotti (dalla taglia 44 alla 54), guanti (solo di lana), jeans (dalla taglia 44 alla 54), maglioni (dalla taglia 44 alla 54), pantaloni (dalla taglia 44 alla 54), pigiami (dalla taglia 44 alla 54), slip o boxer (dalla taglia 44 al-
la 54), teli bagno, tute ginniche e felpe (dalla taglia 44 alla 54). P.S.: Purché lavati e in condizioni dignitose gli accappatoi, i teli bagno, gli asciugamani e gli indumenti vanno bene anche dismessi E’ possibile portare queste cose presso il Centro Solidarietà “Giovanni Paolo II”, presso la portineria riservato al Centro Accoglienza per detenuti in Viale Sant’Ignazio da Laconi 88 situato dopo la Chiesa dei Frati di Sant’Ignazio, lasciando tutto come destinataria responsabile Donatella Barella. Si possono dare soldi? Si possono dare certamente, consegnandoli a colui che in prima persona si stà interessando a questa mia richiesta oppure usufruendo del
Conto Corrente Postale n° 76237437 intestato a Sira Massimiliano, riservato a questo servizio per il Cappellano. Queste ritengo siano le cose primarie che vi chiedo, bussando alla porta della vostra solidarietà, ricordandovi che anche una goccia nell’oceano è importante. Grazie, già da ora, da parte mia personale per quello che il vostro cuore sentirà di fare; grazie a nome dei fratelli e sorelle “ristretti” perché non sono insensibili ad ogni gesto che mostra loro, dentro un luogo di limitazioni e privazioni, segni di amore e non giudizio! E grazie a chi non potesse fare niente ma può certamente pregare per questa nostra porzione di umanità, servita dalla Chiesa. Dio benedica la vostra carità e generosità. E anche io vi benedico! Padre Massimiliano Sira Cappellano Casa Circondariale
Inviate le vostre lettere a Il Portico, via mons. Cogoni 9, 09121 Cagliari o utilizzate l’indirizzo settimanaleilportico@libero.it.
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ta avvicinandosi l’Epifania, ovvero la Manifestazione di Gesù Cristo: tutti noi avremo la possibilità di vederlo da vicino, il Nostro Signore: una grande eventualità, la più grande, la più importante. Ma, in cammino verso la Culla, c’è chi non ha con sé niente da offrire al Bambino e neanche a se stesso, cioè neanche l’indispensabile per vivere. Materialmente, ma anche spiritualmente: quante persone sole, quanti anziani, quanti malati – spesso terminali – vengono da un Natale difficile e, talvolta, senza speranza; fra questa gente, c’è chi non ce l’ha proprio fatta ad accettare la Sofferenza, passando così alla Chiusura verso gli altri e, talvolta, ad una sottile ed indesiderata Violenza: contro se stesso e non solo. Quanto spesso capita, per strada, negli ambienti di lavoro, nelle case e col vicinato, di scoprire che – dietro a quelle arrabbiature, a quei giudizi, a quelle antipatie, si nasconde in realtà una Sofferenza che non abbiamo saputo accettare, deviandola verso una Chiusura al mondo e – di conseguenza – a un Non Amore, una Violenza verso chi, dal mattino, andremo ad incontrare. Roba di tutti i giorni e non si uccide solo fisicamente – come in tivù, come in America – perché la critica, il parlar dietro, il togliere il saluto è già omicidio, è già “cerchio di morte”, dove chi odia crea altro odio ed i
camminando verso la festa
L’importanza di chiedere l’Epifania MAURO BERTOCCHINI
rancori generano rancori di chi ne coglie i frutti; tutte cose che fanno poi star male entrambi: chi giudica e chi è giudicato. Già, l’importanza di chiedere, il voler inginocchiarsi alla Culla ed esporre a Gesù le nostre Rabbie, le nostre Sofferenze: tutta roba Maiuscola, che se ti affidi a Dio risuscita e ti fa crescere la Fede, altrimenti genera Chiusura e Violenza, appunto. Già, ma chi non ha proprio di che vivere, chi non ha il pane, che deve fare? Semplice: chi ha molto, se cammina verso l’Eternità, deve imparare a condividere il superfluo con chi non ha, questo è il “giochetto” per la Vita Eterna, che piace a Dio e che si chiama Amore. Già, l’Amore: non c’è niente di più difficile da avere e di più gratuito da dare, perché Gesù Bambino l’Oro, Incenso e Mirra non va a na-
sconderlo dietro la culla, ma vuole condividerlo, con tutti. Con l’Oro, Gesù rende ognuno di noi il Re della propria storia, alleggerendo ogni nostra Sofferenza. Con l’Incenso, Gesù benedice ogni nostro nuovo giorno, rendendolo Divino, cioè voluto da Dio. Con la Mirra, Gesù aromatizza ogni nostro impulso, cambiandolo da violento ad amorevole. Eccolo, allora, un buon motivo per scappare insieme ai Re Magi verso la culla, cioè l’altare, prima che giunga notte, prima che il peccato ci illuda che non soffriremo più, se faremo soffrire gli altri. Perciò, aspettaci – Gesù – perdonaci tutti nessuno escluso – anche in questa Epifania: dopo tanto, inaspettatamente, abbiamo imparato a chiedere.
in ricordo di una mamma Madre In bilico tra ragione e dolore scorre la vita come gocce d’olio in fila sulla manica di quest’abito stinto e sofferto regalo di giorni passati. Fuori il chiarore della pioggia che sgorga dalla notte proietta nel cosmo immenso il tuo sorriso di donna e quel cuore triste e struggente che di me ha amato le ombre più che la luce, tu, impressa a fuoco nell’anima di nero inchiostro. E sempre sarai ovunque nel tempo oltre questa incertezza del vivere incomparabilmente mia. da Luca Masala, Questo mio tempo
Ancora una volta in cammino dalla Cattedrale a Buoncammino per incontrare i detenuti, in memoria di padre Beppe Pireddu
domenIcA 6 gennAIo 2013
IL PORTICO DI CAGLIARI
Cronaca. Il sindaco condanna le scritte sulla parete del convento dei cappuccini.
“Un sacrilegio che offende la storia, la cultura e la devozione di tutti noi” Massimo Zedda attacca chi ha imbrattato i muri del santuario: “Un gesto di inciviltà inaccettabile rivolto ad una comunità che assiste ogni giorno chi vive nel bisogno”
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uno dei raduni notturni noti come “botellòn”, incontri all’insegna dello sballo senza senso: “Si tratta di un atto di inciviltà che offende tutti, non soltanto i credenti - aggiunge Zedda, alzando la voce - Penso che le scritte sulla facciata della chiesa e sulla statua di Fra Ignazio aggiungano al danno la beffa: sono rivolte alla comunità dei Cappuccini che merita il rispetto di tutti, perchè assiste ogni giorno dell'anno i più deboli a prescindere da qualunque caratteristica, e senza distinzione alcuna”. Dopo aver risolto la querelle sulla nomina del sovrintendente del Teatro lirico, il sindaco si è ritrovato subito a gestire nuove rogne. Il problema dei raduni notturni in prossimità di beni artistici e archeologici se lo pone, eccome: “Come al-
tri in città, anche il convento di Sant’Ignazio rientra tra i monumenti sottoposti a vincoli di particolare natura”, mastica amaro. La cosa non è senza conseguenze: “Paradossalmente abbiamo potuto coprire le scritte, ma non abbiamo potuto usare i solventi chimici necessari alla loro eliminazione, come comunque faremo al più presto d'intesa con gli uffici competenti”. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti, e non sarà semplicissimo rimediare: “Sarà un intervento costoso - sottolinea - e quelle saranno risorse di tutti, in un periodo in cui come Comune stiamo cercando di evitare qualunque spesa superflua, da utilizzare per la stupidità di pochi”. I suoi più stretti collaboratori assicurano che il sindaco sarebbe intenzionato a partecipare a sorpresa ad uno dei raduni notturni,
per incontrare chi potrebbe aver imbrattato i muri, ma è comunque cosciente che il problema resta. Zedda è infuriato, non dimentica di aver compiuto in viale Sant’Ignazio il primo gesto pubblico dopo l’insediamento, visitando la vicina mensa della Caritas. L’amarezza è tanta, soprattutto perchè gesti come quello compiuto contro il convento del santo più amato dai sardi potrebbero ripetersi, magari contro altri siti di interesse storico e culturale. Complice la crisi, in comune sanno bene che si tratta di un problema da non sottovalutare:”Chiederò a tutti gli enti che riusciremo a coinvolgere - assicura Zedda - che venga rafforzata la vigilanza su tutti i siti cagliaritani che custodiscono e testimoniano la nostra storia e la nostra cultura, come quello dei Cappuccini”.
“Con Caritas cresca una cultura nuova” Presentato il Rapporto annuale: numeri in crescita A CARITAS NON È un’infermiera che interviene dopo, ma ha un contributo originale da dare già in fase progettuale”. Così mons. Miglio è intervenuto alla presentazione del dossier Caritas, curato quest’anno da Maria Chiara Cugusi. “La crescita culturale è fondamentale - ha dettagliato l’arcivescovo - per riportare la Caritas nella giusta dimensione. Anche qui (il riferimento è all’università, dove si svolgeva l’incontro, ndr) nella sede della cultura, la Caritas può sedersi e dire qualcosa di fondamentale”. Proseguendo, mons. Miglio ha spiegato che “la dimensione della Caritasè il punto di arrivo dell’iniziazione cristiana: occorre per questo passare da una visione che vede nella carità alcuni interventi opzionali ad una visione antropologica”. No dunque ad una concezione marginale, che vedrebbe l’organizzazione di carità intervenire dopo i
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brevi PASTORALE FAMILIARE
Il 17 marzo festa della famiglia Domenica 30 dicembre si è celebrata la festa della Santa Famiglia di Nazareth di Gesù, Maria e Giuseppe. Le parrocchie hanno già al loro interno un tempo dedicato alle famiglie, l'Ufficio per la Pastorale Familiare, il cui direttore è don Marco Orrù, ha ritenuto opportuno destinare ad un altro momento la proposta di un incontro diocesano, che sarà il 17 marzo.
Marcella Crivellenti al vertice del Lirico
UANTO È ACCADUTO in via-
S. N.
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OPERATIVA LA NOMINA
SERGIO NUVOLI
le Sant'Ignazio è un sacrilegio che offende la storia, la cultura e la devozione dei cagliaritani, e con esse tocca gli aspetti più profondi di ogni persona umana”. E’ furibondo, Massimo Zedda. Pochi giorni dopo Natale, trova il tempo per commentare a Il Portico lo sfregio compiuto da sconosciuti ai danni del convento di viale Sant’Ignazio. Durante una notte sono infatti comparse alcune scritte deliranti sulla parete esterna del santuario e sul basamento della statua del santo di Laconi. Il primo cittadino è nel suo studio a Palazzo Bacaredda, intento a rispondere ai messaggi di auguri e alle lettere che i cagliaritani gli hanno inviato per le festività, ma il pensiero va ai Padri cappuccini, insultati dal gesto compiuto, forse, durante
Il PoRtIco
guasti causati dalla politica e dall’economia: “L’impegno della Caritas non sempre ben presente, nemmeno tra i cattolici - non è intervenire nelle difficoltà economiche e materiali, questo va da sè. La Caritas è stata voluta per far crescere una cultura nuova, una diversa visione della persona: questo è il suo compito primario, lavorare per far crescere un nuovo modello di sviluppo perchè possano davvero crescere le persone che vengono aiutate. Il desiderio di questa gente è essere considerati così: l’aiuto immediato non sia l’alibi per rimandare a domani il lavoro di progettazione necessario per immaginare un vivere sociale diverso”. Pietro Ciarlo, ex preside di Giurisprudenza e docente ordinario di Diritto costituzionale, ha commentato in modo molto positivo il richiamo dell’arcivescovo: “Le sue riflessioni - ha detto - mi hanno posto una domanda sul successo della Caritas, e offrono una prospettiva inconsueta. Oggi sono molte le istitu-
Marcella Crivellenti, 40 anni, originaria di Bari, è il nuovo sovrintendente del Teatro lirico di Cagliari. Si è chiusa nei giorni scorsi la lunga querelle che ha visto in prima persona il sindaco impegnato nella nomina del nuovo vertice della Fondazione: la neosovrintendente – dopo mesi di polemiche e accuse, non sempre eleganti – ha finalmente firmato il contratto e presentato bilancio e programma durante una seduta del Consiglio di amministrazione. Vanta più di 15 anni di esperienza nei settori del teatro, del cinema, della musica e nella gestione operativa e delle risorse umane in ambito artistico. Il curriculum riporta anche numerose prestigiose collaborazioni con artisti di primo piano a livello internazionale. Negli anni scorsi è stata anche consulente organizzativo e di gestione del Teatro Stabile della Sardegna. La speranza è che, archiviate le polemiche, si riesca ora a lavorare per il bene della Fondazione, uscita solo di recente da un vortice di debiti e stipendi non pagati.
Arte Sacra Il sindaco con don Marco Lai e l’assessore Orrù alla mensa Caritas.
zioni che utilizzano i dati della Caritas”. Dal canto suo il direttore diocesano, don Marco Lai, introducendo l’incontro, ha sottolineato la “pedagogia dei fatti tipica della Caritas”. D’accordo Susanna Orrù, assessore comunale alle politiche sociali: “Bisogna ripartire dalla costruzione della speranza, specie per il prossimo anno, che si annuncia difficile. Non basta assistere, occorre accompagnare le persone in un momento di maggiore fragilità umana, rilanciando messaggi di speranza e di buona volontà”. La presidente della Provincia, Angela Quaquero, ha rimarcato la “collaborazione fattiva con la Caritas,
con opere rivolte a tutti, anche a quelli che non hanno voce, non hanno casa, non hanno cittadinanza”. Riferendosi alla vicenda dei richiedenti asilo, la presidente ha aggiunto che “occorre uscire dall’emergenza, mettendosi in cammino con i migranti”. Franco Manca, responsabile del Centro studi della Caritas, ha quindi illustrato il Rapporto annuale: numeri in netta crescita, che testimoniano una realtà sulla frontiera del bisogno. Tutti i servizi offerti - dalla mensa alla Fondazione antiusura, da Kepos al Prestito della Speranza lavorano a pieno ritmo grazie al prezioso lavoro dei volontari.
Via Baccaredda, 78 09127 Cagliari tel-fax 070.663193 artesacracagliari@tiscali.it
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IL PORTICO DELLA DIOCESI
Il PoRtIco
brevi AL TEATRO LIRICO
La stagione concertistica La Stagione concertistica 20122013 del Teatro Lirico di Cagliari prosegue l'11 gennaio alle 20.30 e il 12 gennaio alle 19 con il quarto appuntamento affidato all'Orchestra del Teatro Lirico, diretta da Sergej Krylov, uno dei più importanti violinisti a livello mondiale. Il programma musicale, propone nella prima parte, il Concerto in mi minore per violino e orchestra op. 64 di Felix Mendelssohn-Bartholdy e la Sinfonia n. 8 in si minore “Incompiuta” D. 759 di Franz Schubert, mentre nella seconda parte della serata viene eseguita la Terza Sinfonia in Mi bemolle maggiore “Eroica” op. 55 di Ludwig van Beethoven. LAZZARETTO
Una mostra sull’Olocausto Prosegue fino al 27 gennaio al Lazzaretto di Cagliari la mostra delle opere di Stefano Obino; si compone di una collezione di circa 100 opere inedite di cui 70 tra acquerelli, ritratti a matita e chine e 20 fotografie dipinte. La Storia è passata in quei luoghi dove lo sguardo si è fermato e le matite hanno tracciato segni e colori sui fogli del taccuino; una storia drammatica come quella della deportazione nazista che ha visto l'artista fermare il tempo e riportare indietro le lancette dell'orologio proprio ai momenti della Shoah e della caduta del muro di Berlino, tra il filo spinato di Auschwitz-Birkenau e Plazow. PASTORALE GIOVANILE
Disponibili i sussidi per gli animatori Sono a disposizione dei parroci e degli animatori i sussidi per il cammino di preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù 2013. I giovani dei gruppi parrocchiali, delle associazioni e dei movimenti sono invitati a cogliere questa occasione di cammino comune per rilanciare le attività di pastorale giovanile nella diocesi. Per reperire il materiale contattare via mail l'ufficio di pastorale giovanile: giovani@diocesidicagliari.it, oppure è possibile visitare la pagina facebook della pastorale giovanile.
DOMENICA 6 gennAIo 2013
Parrocchie. A Sant’Isidoro è stata corsa alla solidarietà per contribuire ad un grande progetto.
Dal gemellaggio tra Sinnai e Viana nasce una nuova chiesa a Reforma Il parroco, don Walter: “Dalle fiere del dolce alle pesche di beneficienza: ci si è inventati di tutto pur di poter stare vicini ai nostri fratelli brasiliani con grande generosità” R. C. N RAPPORTO che si consolida con il passare del tempo. L'inaugurazione della nuova chiesa nel villaggio di Reforma in Brasile, diocesi di Viana, prevista per la solennità dell'Epifania, è la conclusione di un progetto che la comunità di Sant'Isidoro a Sinnai ha portato avanti per quasi due anni. “Io ed un altro rappresentante della parrocchia - dice il parroco, don Walter Onano - siamo i delegati della nostra comunità a presenziare a questo importante appuntamento, così sentito dai nostri fratelli brasiliani. Da sempre Sinnai ha avuto una grande sensibilità missionaria, fin dai tempi di don Guido Palmas prima della sua partenza per il Brasile, nella stessa parrocchia dove oggi opera don Giuseppe Spiga. Sono ve-
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Il gruppo di Sant’Isidoro con l’assegno che verrà consegnato in Brasile.
nuto qui due anni fa, per vedere come i nostri sacerdoti portavano avanti la loro missione, ed ho visto che nel villaggio di Reforma i fedeli non avevano una chiesa per poter celebrare messa. Per cui abbiamo pensato di dare vita al progetto di gemellaggio che si è poi concretizzato in una serie di attività e iniziative che ci hanno permesso di raccogliere una cifra cospicua, visti i tempi di magra, circa 13mila euro. Con questi fondi è stata ristrutturata la cappella del villaggio di Reforma e la chiesa è stata intitolata a Sant'Isidoro”.
Le attività in parrocchia per raccogliere fondi si sono moltiplicate, non ultima la vendita di oltre 300 compact disc di un giovane, Nicola Sanna, che avrebbe dovuto partecipare alla rassegna canora di Sanremo e che è prematuramente scomparso. La famiglia, parrocchiana di Sant'Isidoro, ha voluto donare il Cd, il titolo richiamava il grido di aiuto ai bambini poveri “Facciamo che sia”, diventato poi il motto del gemellaggio tra le due comunità parrocchiali. Il disco è stato venduto ed il rica-
vato è stato messo a disposizione del progetto di cooperazione tra Sinnai e la parrocchia guidata da don Giuseppe Spiga, missionario fidei donum. “Il progetto è stato completamente sposato dalla gente - riprende il giovane parroco di Sant’Isidoro - e ci si è inventato di tutto pur di riuscire a raccogliere fondi: dalle fiere del dolce alle pesche di beneficienza, fino ai concerti dei cori parrocchiali e a tante altre iniziative. Nonostante la zona dove è localizzata la parrocchia abbia sacche di povertà, la generosità della gente è emersa in tutta la sua bellezza, e finalmente possiamo dire di aver aiutato questi nostri fratelli ad avere per le loro celebrazioni una chiesa degna di tale nome”. Il 6 gennaio alle 10, ore locale, è prevista una festa e naturalmente la messa nella quale sarà benedetta la nuova chiesa. “La comunità di Reforma attende con trepidazione questo momento conclude don Walter - È stato lo stesso don Giuseppe a dare l'annuncio la notte di Natale, con comprensibile gioia di questi nostri fratelli che finalmente vedono realizzato un loro sogno. Il rito sarà presieduto dal vescovo di Viana, monsignor Sebastião Lima Duarte. Sarà comunque una grande festa”.
“Una fede incarnata nella vita delle persone” I contenuti dell’incontro dei giovani preti a Vallermosa ROBERTO PIREDDA L 27 E IL 28 DICEMBRE nella casa delle Ancelle della Sacra Famiglia a Vallermosa si è svolto l’incontro per i giovani sacerdoti della diocesi guidato dall’Arcivescovo mons. Miglio. Il tema delle due giornate, arricchite anche dalla condivisione della preghiera liturgica della messa e della Liturgia delle Ore, è stato quello della pastorale giovanile. La mattina del 27 i lavori sono stati introdotti da don Michele Falabretti, responsabile del Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile della CEI. Il primo intervento di don Falabretti ha messo in luce la prospettiva essenziale dentro la quale si muove la Pastorale Giovanile. In primo luogo educare i giovani significa offrire la testimonianza di una passione grande per il Signore e per la vita delle persone che si incontrano. Accanto a questo va detto con chiarezza che la pastorale giovanile è azione del-
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l’intera comunità ecclesiale, che si deve sentire investita di questo compito educativo in ordine alla trasmissione della fede. Un terzo aspetto sottolineato da don Falabretti riguarda il fatto che nella pastorale giovanile si generano e si accompagnano dei testimoni, non si deve quindi rimanere semplicemente sul piano degli enunciati di principio o dei semplici contenuti, ma mostrare come la fede e la vita si possano incontrare. Il punto diventa quindi quello di generare una fede incarnata nella vita delle persone, della comunità ecclesiale e dentro la società. Nel suo secondo intervento il responsabile della Pastorale Giovanile nazionale si è soffermato sui passi per realizzare un progetto concreto di pastorale giovanile. Prima del “come” fare è però necessario chiarire bene il “perché”, cioè l’identità reale della pastorale giovanile. Nella progettazione va indicato anzitutto il “mandato”, cioè il compito affidato a cia-
Don Michele Falabretti, responsabile Servizio nazionale Cei Pastorale giovanile.
scuno degli operatori e le “premesse” che indicano quale figura di persona credente si intende proporre ai giovani. Nella fase della progettazione si fa l’analisi della situazione, individuando le risorse e i bisogni, e si indicano gli obiettivi. Dopo si passa alla programmazione che delinea i contenuti e le attività concrete che vengono proposte nel corso dell’anno. In questo lavoro ci deve essere sempre il tempo della verifica che permette di considerare i risultati raggiunti e rilanciare l’azione pastorale. Nel pomeriggio e nella sera del 27 i giovani sacerdoti hanno poi lavorato insieme per analizzare la situazione giovanile del nostro territorio diocesano cercando di condividere idee sulle attese, le risor-
se e le proposte operative che caratterizzano il nostro contesto socio-pastorale. Tra le varie realtà è stata richiamata anche l’importanza della prossima Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro. La mattina del 28 ci si è dedicati in particolare a due temi specifici che riguardano i giovani: la pastorale vocazionale e quella universitaria. L’ottica dei lavori è stata ancora quella di analizzare la situazione presente e condividere delle idee su come operare in questi ambiti. Le due giornate hanno mostrato chiaramente la preziosità di una riflessione pastorale comune che è la necessaria premessa per un’azione educativa condivisa e unitaria.
IL PORTICO DELLA DIOCESI
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Buoncammino. Le parole dell’arcivescovo durante la messa celebrata a Natale.
“Dio crede sempre in ciascuno di noi, il suo amore non ci abbandonerà mai” Un messaggio carico di speranza pronunciato tra le celle del carcere. Il coro dei detenuti ha animato la celebrazione. Per le festività natalizie 52 detenuti in permesso SERGIO NUVOLI
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UESTO È IL PIÙ GRANDE
motivo di gioia: Dio crede in ciascuno di noi, non ci considererà mai una persona con cui non c’è più niente da fare”. Così l’arcivescovo di Cagliari, mons. Arrigo Miglio, si è rivolto ai detenuti durante l’omelia pronunciata nella prima messa di Natale, celebrata nel braccio dell’Alta sicurezza del carcere di Buoncammino. E i detenuti hanno compreso il grande messaggio di speranza: “Gioia non è allegria esteriore - ha proseguito mons. Miglio - ma è dentro di noi, nella zona di noi stessi in cui nessuno ha diritto di entrare, e in cui abita il Signore. Abbiate speranza e gioia, perchè la decisione di venirci incontro è sua, non è frutto dei nostri meriti. Più siamo poveri, e più viene vicino”. Riferendosi al presepe, l’arcivescovo ha aggiunto che “in esso si manifesta la tenerezza dell’amore di
La celebrazione della messa. Sotto, la visita al braccio femminile.
Dio: Lui ci offre il suo amore per cambiarci. A noi spetta accettarlo o rifiutarlo. Se gli diciamo sì, entra dentro di noi e inizia un’opera di
trasformazione. Lui crede in noi, non ci ritiene irrecuperabili, ha fiducia in noi anche quando la nostra autostima è sotto la suola del-
le scarpe”. Era un momento tanto atteso, l’emozione era palpabile: “Il nostro punto di forza è aver compreso di essere una comunità - ha detto al termine il comandante Michela Cangiano - Se riusciamo ad andare avanti nonostante le difficoltà, il merito è di tutti. Si può perdere la libertà, ma non si deve perdere nemmeno un briciolo della propria dignità”. Il plauso del comandante, dopo il saluti del direttore Gianfranco Pala, è andato a suor Angela e padre Massimiliano: “non hanno mai fatto mancare a nessuno il loro supporto e la loro vicinanza”. Per l’occasione 52 detenuti erano in permesso con la famiglia, segno di un clima di serenità faticosamente riconquistato all’interno delle celle. Mons. Miglio ha visitato anche il braccio femminile, dove ha sostato in preghiera con le detenute, richiamando la figura di Maria: “Nelle scene che raffigurano il Natale, non parla mai, ma custodiva ciò che vedeva meditandolo nel suo cuore. Questo è l’augurio per voi: che questi giorni di Natale possiate vivere un supplemento di silenzio e di riflessione, pur in mezzo al chiasso delle feste. C’è bisogno di qualcuno che pensi e rifletta sul vero significato del Natale nel proprio cuore, prerogativa delle mamme e di tutte le donne. Anche noi capiamo così che l’amore di Dio non ci abbandona e ci arriva nelle forme più semplici”.
Il PoRtIco
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brevi CURIA
Nuove nomine in diocesi Il Vicario generale, mons. Giovanni Ligas, comunica che l'Arcivescovo ha nominato: Don Fabio Trudu Canonico Effettivo del Capitolo Metropolitano; Don Francesco Porru Canonico Effettivo del Capitolo Me-
tropolitano, Cappellano della Chiesa di S. Antonio Abate in via Manno e Cappellano della Venerabile Arciconfraternita della SS. Vergine d'Itria; Don Fabrizio Porcella Parroco della Sacra famiglia in Cagliari; Don Giuseppe Luciano Sanna Parroco di Barrali; Mons. Guido Palmas Vicario Foraneo di Senorbì. In Diocesi hanno iniziato il servizio pastorale nelle parrocchie loro affidate i seguenti sacerdoti: Don Alberto Peddis a Nurri, il 14 dicembre; Padre Davorin Dobaj a Santa Margherita di Pula, il 16 dicembre.
ALLA FACOLTÀ TEOLOGICA
Matias Augè parla del Concilio Vaticano II Venerdì 11 gennaio alle 17.30 il prof. Matias Augé nell'Aula Magna della Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna parlerà di “Riforma e rinnovamento liturgico dopo il Vaticano II”.
Il miracolo è tirar fuori la parte migliore di noi Le parole dell’arcivescovo all’iniziativa di Bonaria I. P. ON È ESAGERATO DIRE che il vero miracolo è quello fatto da chi riesce a tirare fuori quello che di buono c’è in ognuno di noi, specie in questo momento di crisi. E voi lo fate”. Con queste parole mons. Arrigo Miglio, la sera del 21 dicembre, ha commentato in diretta la fortunata edizione del “Miracolo di Natale”, la raccolta benefica organizzata per la sedicesima volta sulla scalinata del Santuario della Madonna di Bonaria. Poche parole, ma significative, pronunciate dal presule davanti allo spettacolo di generosità offerto pochi giorni prima di Natale. L’iniziativa, nata da una conversazione tra il popolare comico Gennaro Longobardi e l’allora arcivescovo di Cagliari, Ottorino Pietro Alberti, aveva come sempre come obiettivo la raccolta di prodotti e generi alimentari per i po-
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veri, ed è andata ad aggiungersi alle tante iniziative di solidarietà che hanno caratterizzato le festività natalizie appena andate in archivio. Il meccanismo è semplicissimo: chiunque poteva donare qualcosa depositandolo ai piedi del santuario tanto caro ai sardi. Al termine della giornata speciale vissuta dai volontari, il Centro diocesano di assistenza guidato da Anna Luciani si è occupato della distribuzione ai poveri. Un gesto semplice, ma con una destinazione assicurata da chi aiuta i poveri tutti i giorni dell’anno. E i cagliaritani, anche stavolta, hanno risposto alla grande. C’è un grande significato che traspare nella miriade di gesti simili, moltiplicati in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo. E di certo Gennaro Longobardi non si aspettava la visita dell’arcivescovo di Cagliari, e ha accolto l’ospite con grande - e visibile emozione.
L'appuntamento rientra nel ciclo di incontri organizzati dall'Arcidiocesi di Cagliari, dalla Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna e dall'Istituto Superiore di Scienze Religiose di Cagliari finalizzati ad approfondire il Concilio Ecumenico Vaticano II in occasione del 50° dalla sua indizione. A VILLA TECLA
Incontri mensili sull'Anno della Fede Domenica 13 gennaio a partire dalle 16 nuovo appuntamento con il ciclo di incontri mensili sull'Anno della Fede tenuti da mons. Tore Ruggiu a Villa Tecla a Quartu.
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IL PORTICO DEI PAESI TUOI
Il PoRtIco
brevi CENTRO MISSIONARIO
Festa dei ragazzi missionari Il 24 febbraio il padiglione D della Fiera Internazionale della Sardegna, a Cagliari, ospita dalle 15 alle 18 la Festa dei Ragazzi Missionari (dai 6 ai 14 anni). Scopo della manifestazione e sensibilizzare e formare i giovani alla “Mondialità”, recuperando anche la giornata del 6 gennaio, in genere poco partecipata. Gli stessi ragazzi saranno protagonisti presentando elaboratori di vario genere (cartelloni, canti, schede, ecc...) sul tema “Con Gesù imparo a credere”, presentato nel sussidio per i ra-
Iniziative. Sesto anno consecutivo per il Presepe vivente allestito in via ciusa a San Sperate.
Così la rappresentazione del Natale è un segno di speranza e solidarietà I missionari redentoristi, la Pastorale giovanile vocazionale redentorista e tanti laici organizzano la sacra manifestazione che anima le strade del paese e chiama a raccolta PADRE VITO LOMBARDI GIÀ IL SESTO anno consecutivo che i Missionari Redentoristi, la PGVR e i laici collaboratori organizzano il Presepe Vivente durante il periodo del Natale a san Sperate nel campetto di via Ciusa, 23. Abbiamo voluto immergerci nella totalità del Presepe, dando vita a un suggestivo Presepe Vivente caratterizzato dalla ricostruzione di piccole casette, con archi caratteristici dell'architettura sarda, dentro le quali persone in costume sardo si dilettano nel riprodurre la vita quotidiana: chi ricama, chi prepara gli arrosti, chi lavora la pasta, chi cuoce le castagne. Anche le Cene di Solidarietà organizzate per il 14, 15, 16, 27, 28, 29 di dicembre hanno avuto un buon risultato. E' bello vedere tantissima
È gazzi, disponibile al Centro Missionario. I gruppi che hanno partecipato lo scorso anno (circa 25) sono rimasti entusiasti. E' intenzione del Centro Missionario incontrare catechisti e ragazzi per invogliare tutti ad una buona preparazione della festa e presentare il progetto che li vedrà protagonisti con un piccolo contributo di 1 euro, che prevede quest'anno l'acquisto di materiale ed attrezzature a favore di una scuola del Nord del Kenya. Il progetto è curato dall'Associazione Francescane Ausiliarie Laice Missionarie DELL'INCARNAZIONE (F.A.L.MI.), ad Archers Post, dove collabora una volontaria Maria Rosaria Boi, della parrocchia di Sant'Eusebio di Cagliari. Per maggiori informazioni è possibile contattare il Centro Missionario Diocesano in via mons. Cogoni 9 al numero 070/52843211, oppure via mail all'indirizzo: cmd.ca@tiscali.it.
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gente accorsa per sostenere questa iniziativa a favore dei più poveri! Il fine della manifestazione è duplice: quello formativo culturale e artistico che evidenzia le grandi qualità e capacità del popolo sansperatino, e quello solidale che caratterizza il significato del Natale del Signore. Infatti i Missionari orientano le offerte ricavate dalla manifestazione sia alle famiglie povere del paese sia alle comunità colpite da varie forme di povertà. In tanti son venuti a visitarci durante i giorni di apertura della settimana scorsa esattamente il 23, 23, 26 e
pellegrinaggi paolini
LOURDES 10-12 FEBBRAIO 2013
In occasione del 155° anniversario della prima Apparizione Volo Speciale da Cagliari
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il 30 dicembre. Soprattutto i bambini rimanevano affascinati non solo dalla bellezza della struttura, ma il fatto di sostare davanti agli animali tenuti nella stalla e la bellissima famiglia che ha rappresentato la Santa Famiglia di Nazareth. La prossima apertura è per il 5 e il 6 gennaio per l'arrivo dei Re Magi. Vi aspettiamo in tanti, ma soprattutto attendiamo i vostri Bambini per il dono che riceveranno dal Pozzo di Gesù Bambino il 6 gennaio. E' una iniziativa che, grazie anche all'amministrazione del paese che la sostiene, sensibilizza tutta la co-
munità, ma è anche un modo sano di tenere i nostri figli, ragazzi, giovani e bambini, impegnati. Buone feste e soprattutto buon anno a tutti voi e vi aspettiamo! Giovedì 5 gennaio alle 17.30 la partenza del corteo dei Re Magi dalla chiesa parrocchiale per arrivare presso l'allestimento del presepe nel campetto dei Missionari Redentoristi in via Ciusa 23. Venerdì 6 gennaio alle ore 17.30, dopo un momento di fraternità con le anziane del ricovero delle Suore del Cottolengo, il corteo partirà per arrivare presso l'allestimento del presepe nel campetto dei Missionari Redentoristi in via Ciusa 23.
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IL PORTICO DELL’ANIMA
iniziative. Serata di solidarietà proposta dalla scuola S. Caterina e il Comitato per Castello
Un piccolo gesto di generosità con un grande valore educativo Raccolti cinque quintali di prodotti alimentari e tantissimi giocattoli destinati alla Caritas e al Banco alimentare. Un’iniziativa benefica che ha coinvolto tutti
luminarie alla ricerca dell’ultimo pensiero: la piazza Carlo Alberto, ai piedi della Cattedrale, nel cuore di Castello, si è animata con le voci di tantissimi bambini e con le loro emozioni. Soddisfatto il commento del presidente della Fondazione Banco
alimentare, Giorgio Frasconi, presente alla serata con alcuni volontari: “E’ stata una bellissima iniziativa - commenta -Siamo rimasti assolutamente sorpresi, sono stati raccolti quasi 5 quintali di prodotti alimentari. Devo ammettere che la cosa più bella, di cui siamo felici, è aver potuto condividere il coinvolgimento di così tanti bambini in un grande gesto di solidarietà”. Il Banco alimentare raccoglie prodotti alimentari tutto l’anno, e li destina a centinaia di opere di solidarietà, che a loro volte assistono decine di migliaia di poveri in tutta la Sardegna. E c’è da scommettere che anche i bambini non dimenticheranno facilmente un pomeriggio davvero particolare. Nessuno escluso: anche quelli che hanno potuto donare meno, che certamente l’hanno fatto con un cuore talmente sincero e libero da dare una bella lezione anche a tanti adulti.
la sola crescita dei bambini del quartiere, prevenendo così il disagio sociale a cui sono esposti. Questa, dopo averci pregato su, una delle motivazioni che mi ha incoraggiato, quando ho pensato ad una serata che presentasse una solidarietà senza riserve. Tante le parole, da quelle di don Paolo che ha raccontato com’è nato il progetto, a quelle di Luca che ha offerto la sua testimonianza, riportando come unico seminarista della diocesi, l’esperienza di missione vissuta la scorsa estate in Mozambico. Tutto, perché sappiamo che l’amore per Cristo e la sua Chiesa non è circoscritto, ma sconfinato. Dove c’è bisogno, lì è presente prima di tutto l’uomo cristiano. Con questa consapevolezza si
sono mossi gli amici, i compagni, i sacerdoti, i seminaristi vicini e lontani che con grande generosità e a vario titolo hanno voluto offrire parte del loro tempo prezioso e delle loro competenze anche e soprattutto artistiche per la buona riuscita dell’evento; dalla preparazione delle locandine alla musica liberamente e gratuitamente regalata. Sono stati loro, più di me, bravi a cogliere l’invito per una carità che animata e sorretta dalla fede andasse e vedesse oltre i confini del proprio territorio e della propria città. Quella che con le parole di Benedetto XVI, ‹‹dice dove si trova la vera gioia, nel condividere, nel donare, nell’amare con la stessa gratuità di Dio che rompe la logica dell’egoismo umano.››
FRA. FUR. N PICCOLO GESTO, a volte, vale più di mille parole ed assume anche un fortissimo valore educativo. Sta in questo il significato della serata di solidarietà organizzata qualche giorno prima di Natale dal Circolo didattico Santa Caterina e dal Comitato per Castello, in una bellissima alleanza per i più deboli della nostra città. Il gesto proposto era semplicissimo, e ha coinvolto da subito, fin dai preparativi, grandi e piccini: il Comitato guidato da Gianfranco Carboni, gli alunni, i genitori e le insegnanti della Scuola primaria di Castello hanno raccolto giocattoli e prodotti alimentari che sono poi stati destinati a favore della Caritas diocesana e dell’associazione Banco alimentare della Sardegna. La scuola guidata da Rosa Maria Manca non è nuova a iniziative di questo genere, ma forse nuovo è il clima - assolutamente inconsueto - che hanno respirato i bambini e le loro famiglie, adeguatamente motivati e assolutamente convin-
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Il presidente del Banco alimentare con la dirigente della scuola S. Caterina.
ti che questo fosse un Natale da non far passare invano. Anche il giorno scelto non è stato casuale: l’ultimo giorno di scuola, in modo da custodire nel cuore - in mezzo ai ricordi di Natale - anche l’istantanea di un’iniziativa di solidarietà. Così il gesto dei bambini che - già dalle settimane precedenti - hanno messo da parte alcuni loro giocattoli per donarli ai coetanei meno fortunati, ha assunto un grande valore educativo, condiviso con le famiglie, come d’altra parte dovrebbe essere tutto il cammino scolastico. Dal canto loro i genitori hanno raccolto i prodotti alimentari, un po’ sul modello di quanto avviene ogni anno durante la giornata della Colletta alimentare. Così il 20 dicembre è stata una serata speciale, certamente diversa, per una volta lontana da regali e
Un abbraccio solidale tra Cagliari e Roma Nei giorni scorsi una nuova iniziativa di beneficienza ENRICO MURGIA ARI AMICI DI CAGLIARI, grazie perché sappiamo che state facendo delle cose belle per noi, buon Natale.” È questa la protagonista della “Solidarietà oltre il raccordo”; la gratitudine dei bambini. L’evento, ospitato venerdì 4 gennaio nel teatro dell’istituto salesiano San Giovanni Bosco a Cagliari, sostenuto da Il Porticoe da Radio Kalaritana, ha visto la partecipazione dell’arcivescovo mons. Arrigo Miglio, e in rappresentanza delle istituzioni Romina Mura, sindaco del comune di Sadali, da tempo impegnato sul fronte della solidarietà. Sono i bimbi, i figli privilegiati della comunità parrocchiale Santa Maria Madre del Redentore(nella foto) guidata dal neo parroco don Francesco De Franco nel quartiere di Tor
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Bella Monaca. Una realtà a Roma nota come problematica e difficile, ma non per questo meno umana o meno capace di seguire e amare Gesù Cristo. Mi è sempre piaciuta l’idea di un ponte, non immaginario, ma reale che collegasse due realtà a me tanto care: da una parte la mia diocesi di Cagliari e dall’altra quella di Roma, dove diversi di noi si trovano per la formazione e il cammino verso il sacerdozio. Per questo, davanti al riposo, la necessità nel tempo di Natale appena trascorso, di non rimanere con le mani in mano e di sostenere con tutte le forze il centro diurno “Casa mia, Casa nostra” della parrocchia dove attualmente svolgo il mio tirocinio pastorale. Il centro, nato e fondato nel 2003 dall’allora parroco don Paolo Lojudice, oggi mio direttore spirituale al seminario romano, ha lo scopo di promuovere
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detto tra noi Le solite polemiche pretestuose di D. TORE RUGGIU
Prima delle feste Natalizie i giornali hanno riportato alcuni interventi di qualche parroco che, durante le Omelie di Avvento, ha spiegato ai bambini il vero significato del Natale (da non confondere con i contorni di “babbo natale”). Da notare che le Omelie sono state pronunciate non in piazza ma, ovviamente, dentro le Chiese che, si presume e si spera, siano frequentate da credenti che si preoccupano di dare anche ai propri bambini una adeguata formazione religiosa. E, invece, apriti o cielo! A partire da alcune mamme, fino a qualche giornalista, si è scatenata una protesta che, appunto, è finita sui giornali, con il pretesto che in questo modo si offendeva “l'innocenza” dei bambini che credono ancora a babbo natale. Qualcuna addirittura, nelle lettere al direttore, ha azzardato a proporre ai preti di parlare anche della non esistenza di Dio, alla pari di babbo natale! Ora mi domando: ma questi adulti (rimasti bambini non smaliziati) pensano davvero che, così facendo, agiscono per il bene dei loro bambini? Pensano che i loro figli, anche se fanciulli, non siano in grado di distinguere la realtà dalla finzione? I bambini dei miei tempi (anni '50), sapevamo benissimo che babbo natale e la befana erano i nostri genitori, o qualche parente che si travestivano. Parlo di bambini normali e svegli, non di quelli che vivono nel mondo dei sogni, che da piccoli credono in babbo natale e nella befana e, da adulti, credono nelle maghe e maghelle. Ma per favore! Non sarà forse il caso che si cresca e si smetta di mettere in concorrenza babbo natale con Gesù o l'Epifania con la befana? Per esperienza personale posso assicurare che i bambini capiscono e rimangano incantati i commossi davanti alla venuta di Gesù in questo mondo e alla sua Epifania! Basta, come hanno fatto i parroci contestati nei giornali, spiegare la differenza tra una cosa e l'altra. La questione è molto semplice: il Natale e l'Epifania sono solennità religiose; le altre cose, implicazioni pagane che possono anche accostarsi alle feste religiose, ma non devono e non possono essere confuse né tanto meno prenderne il posto. Senza offesa per nessuno, c'è una illuminante citazione di Gilbert Chesterton: “i ragazzi sono grati alla befana perché una volta all'anno fa trovare nelle loro calze tanti cioccolatini, ma ancor di più dovrebbero essere grati alla Provvidenza, che ogni giorno fa trovare nelle loro calze un paio di piedini capaci di correre e saltare”. Peccato che questo argomento non sia trattato ad iniziare da molte famiglie. Ma vogliamo farli crescere bene questi bambini? O preferiamo che crescano senza saper distinguere il sacro dal profano e perfino senza saper distinguere una pecora da una gallina? Per favore! Dunque, sia chiaro: babbo natale, befane, auguri e cenoni hanno senso solo se c'è il festeggiato, Gesù, perché il Natale è cominciato con la Sua nascita. Altrimenti…tutto il resto è teatrino.
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IL PORTICO DELLA DIOCESI
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Diocesi. Guidati da don Alberto Pistolesi, hanno vissuto un’esperienza di 5 giorni.
La Pastorale giovanile vola a Torino per visitare strutture di accoglienza FEDERICA BANDE UATTRO ANIMATORI di oratorio, accompagnati dal responsabile della Pastorale Giovanile, don Alberto Pistolesi, hanno affrontato un viaggio di cinque giorni alla scoperta di realtà poco conosciute magari, ma che hanno il sapore di Vangelo vissuto. La prima tappa ha come destinazione il SERMIG di Torino (Servizio Missionario Giovani), conosciuto anche come Arsenale della Pace. E’ proprio all'interno di un vecchio arsenale rimesso a nuovo, che nel 1983 un giovane padre di famiglia, Ernesto Olivero, assieme ad altri giovani diede vita ad un centro di animazione missionaria diventato poi casa accogliente per le persone bisognose della città di Torino e non, dove tutti possono bussare alla porta per ricevere cibo, un posto caldo e pulito, dei vestiti ed addirittura cure mediche. Questa grande macchina di pace funziona grazie al lavoro dei tanti volontari che vi prestano il loro tempo e servizio, oltre all'aiuto dei tanti cittadini che con le loro donazioni di svariata natura permettono al SERMIG di svolgere la funzione di centro di accoglienza gratuito per i più sfortunati. L'apertura dei giovani accompagnata alla volontà di creare concretamente un rifugio di pace ha inoltre permesso a professionisti e non di ruotare dentro e attorno la vita della struttura stessa, creando così anche una scuola di artigianato e falegnameria oltre che altri
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L’incontro a Valdocco.
laboratori dove diversi ragazzi iniziano a muovere i primi passi concreti verso il mondo del lavoro ed il loro futuro. Il SERMIG è aperto all'incontro con le scuole e i giovani di tutta Italia attraverso varie proposte di esperienze di condivisione e solidarietà. La seconda tappa di questo viaggio ci porta a Valdocco, sui passi dell'opera di don Giovanni Bosco: un rione di Torino dove il santo intorno alla seconda metà del 1800 ebbe in utilizzo la celebre Tettoia Pinardi, dando inizio ad una attività in favore dei ragazzi del quartiere. Dalla tettoia si passò ad avere diversi stabili ed oggi oltre all'oratorio sono presenti scuole, laboratori, palestre e un centro di pastorale giovanile, per cui quello di don Bosco è ormai un grande complesso all'interno del quale si possono visitare e toccare con mano i luoghi dove tutto ebbe inizio, i vari paramenti e gli oggetti utilizzanti dal santo e la stanza dove esalò l'ultimo respiro. Salutato il padre degli oratori il viaggio volge verso la terza ed ulti-
ma tappa in terra di Torino : il Cottolengo, alla Piccola Casa della Divina Provvidenza. Questa struttura nacque grazie all'opera del suo fondatore, don Giuseppe Benedetto Cottolengo, che rimase colpito nel vedere una donna morire per strada malata di tubercolosi e incinta. Nessun ospedale l'aveva accolta per l'uno o l'altro motivo… Un chiaro esempio di malasanità. Il santo venne scosso nel profondo da questo avvenimento, e così prese due stanze in affitto dove accolse coloro che gli ospedali rifiutavano. Con l'aiuto di alcune monache e la sua tenacia oltre alle due piccole stanze riuscì ad ottenerne delle altre, ed oggi la Piccola Casa della Divina Provvidenza è un complesso che si estende per circa 100mila metri quadrati e che può contare sul servizio di circa 600 religiosi oltre che migliaia di volontari. A raccontarci tutto questo è Sr. Maria Antonietta che dopo averci accolti ha risposto alle nostre domande raccontandoci e mostrandoci uno scorcio di quello che comporta vivere il Cottolengo.
Migliaia di malati, portatori di handicap e anziani trovano in questa struttura cure mediche e attenzioni in modo completamente gratuito. La Piccola Casa della Divina Provvidenza inoltre vive proprio di questo: provvidenza, che unita al lavoro dei tanti volontari permette di trovare un posto a tutti coloro per cui la nostra società un posto non ha più. Quest'esperienza insegna quindi che in un mondo dove sembra che la missione e il vangelo siano qualcosa solo per i religiosi, esistono invece delle realtà molto concrete nelle quali giovani, laici e persone di Chiesa trovano il tempo ed i mezzi per aiutare il prossimo. Si può iniziare a fare il bene sin da piccoli e si può iniziare a farlo rivolgendo la nostra attenzione verso i più piccoli. Tutte le strutture da noi visitate basano la sussistenza sul lavoro e la presenza dei volontari, e proprio questo è stato lo scopo del viaggio: creare contatti con questo tipo di realtà per promuovere esperienze di questo tipo. Uscire dalla propria isola, aggiornarsi, è importante ed edificante perché consente di conoscere situazioni diverse, oppure situazioni simili ma gestite in maniera differente perché qualcuno non si è scoraggiato ma ha trovato la forza di impegnarsi per cambiare le cose. Tutti noi possiamo cambiare le cose, e dobbiamo partire dal nostro territorio. Cambiare è difficile, impegnarsi porta via tempo e parte di noi stessi, ma è dai piccoli gesti che tutto ha avuto e ha sempre inizio.
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curiosità SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004
Direttore responsabile Sergio Nuvoli Editore Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Segreteria e Ufficio abbonamenti Natalina Abis- Tel. 070/5511462 Segreteria telefonica attiva 24h- su 24h e-mail: segreteriailportico@libero.it Fotografie Archivio Il Portico Amministrazione via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Tel.-fax 070/523844 e-mail: settimanaleilportico@libero.it (Lun. - Mar. 10.00-11.30) Pubblicità: inserzioni.ilportico@gmail.com Stampa Grafiche Ghiani - Monastir (CA) Hanno collaborato a questo numero: Massimo Pettinau, Roberto Piredda, Andrea Busia, Tore Ruggiu, Vito Lombardi, Massimiliano Sira, Enrico Murgia, Federica Bande, Giovanni Lorenzo Porrà, Salvatore Cicu, Francesco Belletti, Walter Falgio, Mauro Bertocchini, Francesco Furcas, Roberto Comparetti. L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a Associazione culturale Il Portico, via mons. Cogoni, 9 09121 Cagliari. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata (L. 193/03).
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