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DOMENICA 13 GENNAIO 2013 ANNO X N.2
SETTIMANALE DIOCESANO
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CAGLIARI
Lo spread del benessere Nelle parole di Benedetto XVI al Corpo diplomatico l’indicazione dei valori più urgenti da difendere SERGIO NUVOLI
sempre un torto ridurre le parole del Papa - e più in generale della gerarchia ecclesiale - alla situazione contingente di questo o quel Paese. Così come rischia di cadere in errore chi ne utilizza i discorsi, e gli interventi,per adattarli ad un determinato pezzo della società. Per dirla tutta, il Vicario di Cristo sulla terra ha un orizzonte ben più vasto della raffigurazione, grottesca e caricaturale, dell’evoluzione dello scenario politico italiano: sarebbe davvero offensivo pensare che, con le sue parole, indichi uno schieramento piuttosto che un altro in vista delle elezioni tra poco più di un mese. Quella che il Pontefice non si stanca di indicare - e i Vescovi con lui - è una rotta, un orizzonte. Sta poi alla responsabilità di ciascuno comprenderla e applicarla, nella società come nella vita di ogni giorno. Consacrando quattro nuovi vescovi, Benedetto XVI ha detto, tra l’altro: “Naturalmente non provochiamo, ma tutt’al contrario invitiamo tutti ad entrare nella gioia della verità che indica la strada. L’approvazione delle opinioni dominanti, però, non è il criterio a cui ci sottomettiamo. Il criterio è Lui stesso: il Signore”. La visione ampia del Papa non coincide con il disinteresse per le sorti del mondo. Tutt’altro. “E’ urgente formare i leaders, che, in futuro, guideranno le istituzioni pubbliche na-
È
zionali ed internazionali”, ha detto lunedì scorso incontrando il Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. Un concetto che va ripetendo dalla visita alla Sardegna, quando dal Santuario cagliaritano di Bonaria invocò una nuova generazione di politici. Ma a Benedetto XVI sta a cuore anche un altro concetto: “La costruzione della pace passa per la tutela dell’uomo e dei suoi diritti fondamentali”. “Fra questi figura in primo piano il rispetto della vita umana, in ogni sua fase”, ha dettagliato rallegrandosi per la Risoluzione dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, che nel gennaio dello scorso anno ha chiesto la proibizione dell’eutanasia, intesa come uccisione volontaria, per atto o omissione, di un essere umano in condizioni di dipendenza. “Constato con tristezza - ha aggiunto - che, in diversi Paesi, anche di tradizione cristiana, si è lavorato per introdurre o ampliare legislazioni che depenalizzano o liberalizzano l’aborto. L’aborto diretto, cioè voluto come un fine o come un mezzo, è gravemente contrario alla legge morale. Nell’affermare ciò la Chiesa cattolica non intende mancare di comprensione e di benevolenza, anche verso la madre. Si tratta, piuttosto, di vigilare affinché la legge non giunga ad alterare ingiustamente l’equilibrio fra l’eguale diritto alla vita della madre e del figlio non nato. In questo campo, la recente decisione della Corte Interamericana dei Diritti Umani relativa al-
la fecondazione in vitro, che ridefinisce arbitrariamente il momento del concepimento e indebolisce la difesa della vita prenatale, è ugualmente fonte di preoccupazione”. “Non di rado - avverte il Papa - i diritti sono confusi con esacerbate manifestazioni di autonomia della persona, che diventa autoreferenziale, non più aperta all’incontro con Dio e con gli altri, ma ripiegata su se stessa nel tentativo di soddisfare i propri bisogni. Per essere autentica, la difesa dei diritti deve, al contrario, considerare l’uomo nella sua integralità personale e comunitaria”. Investire nell’educazione è per Benedetto XVI fondamentale, in una crisi sviluppata “perché troppo spesso è stato assolutizzato il profitto, a scapito del lavoro, e ci si è avventurati senza freni sulle strade dell’economia finanziaria, piuttosto che di quella reale”. Come fare? Occorre recuperare “il senso del lavoro e di un profitto ad esso proporzionato. A tal fine, giova educare a resistere alle tentazioni degli interessi particolari e a breve termine, per orientarsi piuttosto in direzione del bene comune”. “Se preoccupa l’indice differenziale tra i tassi finanziari - ha sottolineato infine - dovrebbero destare sgomento le crescenti differenze fra pochi, sempre più ricchi, e molti, irrimediabilmente più poveri. Si tratta, insomma, di non rassegnarsi allo “spread del benessere sociale”, mentre si combatte quello della finanza”.
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