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DOMENICA 27 GENNAIO 2013 ANNO X N.4

SETTIMANALE DIOCESANO

DI

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CAGLIARI

La difesa della vita Avviata anche nella diocesi di Cagliari la raccolta di firme per l’iniziativa europea “Uno di noi” SERGIO NUVOLI

no di noi”: è l’espressione usata per la prima volta dal Comitato nazionale di Bioetica - era il 22 giugno 1996 - per indicare l’embrione umano e definirne lo statuto giuridico. “Il Comitato - scrissero all’epoca gli esperti, laici e cattolici, che lo componevano - è pervenuto unanimemente a riconoscere il dovere morale di trattare l'embrione umano, sin dalla fecondazione, secondo i criteri di rispetto e tutela che si devono adottare nei confronti degli individui umani a cui si attribuisce comunemente la caratteristica di persone”. Gli embrioni, per il Comitato, sono “segno di una presenza umana, che merita rispetto e tutela”. E’ lo stesso organismo che, quasi 10 anni dopo, diede parere sostanzialmente positivo - pur essendo ancora necessaria una specifica norma - all’adozione per la nascita degli embrioni crioconservati. Allora erano “appena” 30mila quelli congelati e conservati in una biobanca di Milano: oggi, purtroppo, non esiste una contabilità precisa e aggiornata. E’ un numero certamente elevatissimo, dati anche gli ultimi colpi inferti alla legge 40 (ne vietava la produzione in sovrannumero), o a quel che ne resta. Oggi “Uno di noi” è lo slogan di una iniziativa lanciata dal Movimento per la Vita: un regolamento europeo del 2011 prevede la

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possibilità di raccogliere un milione di firme - in almeno sette Paesi - per chiedere alla Commissione europea di assumere un atto giuridico che attui il Trattato di Lisbona. L’iniziativa avviata nasce “per richiedere alle Istituzioni europee di riconoscere il diritto alla vita del bambino concepito e non ancora nato”. Ulteriori considerazioni sono espresse dal vicepresidente nazionale, il magistrato Giuseppe Anzani, all’interno di questo numero del nostro settimanale. L’obiettivo è chiedere alla Commissione europea, cioè al “governo” della Unione europea, che il riconoscimento del bambino concepito e non ancora nato abbia ricadute positive sulla ricerca scientifica, la sanità e la cooperazione allo sviluppo. Questi sono temi che incrociano la vita umana prenatale e su cui la Commissione europea ha competenza. L’Organizzazione mondiale della Sanità dice che, nel mondo, 40 milioni di vite vengono eliminate ogni anno prima di venire alla luce: un numero su cui riflettere. “Uno di noi” è promossa dalle principali associazioni pro-life d’Europa, fra cui anche il Movimento per la vita italiano, ma è sostenuta da un Comitato in cui è rappresentato il Popolo della vita in tutte le sue articolazioni. Si può firmare anche online. Se l’intuizione è coraggiosa, straordinaria è stata la risposta all’appello all’unità lanciato dalla sede locale del Movimento per la

Vita: nei giorni scorsi si sono infatti ritrovate numerose associazioni, gruppi e movimenti per cominciare la raccolta delle firme, tutti compatti a difesa della vita: “E’ una di quelle sfide che devono vederci uniti - ha scritto la settimana scorsa su queste colonne l’arcivescovo - tra cristiani e con tante altre persone di buona volontà, a difesa della vita umana fin dai suoi inizi e per tutto il tempo della sua durata fino alla sua naturale conclusione, perchè si tratta della difesa della persona umana e della sua dignità”. Un’unità di intenti reale - quella sperimentata nella diocesi di Cagliari - tra le associazioni e i movimenti: con il Centro di aiuto alla vita, dall’Azione cattolica alle Acli, dal Cammino neocatecumenale ai Cursillos de Cristianidad, da Comunione e liberazione ai Focolarini, dal Centro down all’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, al Meic e al Forum delle associazioni familiari, a tante altre sigle, chiamate a raccolta dal Movimento per la Vita di Cagliari, presieduto da Maria Stella Leone. Una grande mobilitazione di popolo, con la Giornata per la Vita ormai imminente. “L'embrione è uno di noi - scriveva nel 1996 il Comitato nazionale di Bioetica - questa frase, talmente semplice da suonare per alcuni irritante, esplicita bene l'atteggiamento bioetico fondamentale che emerge dal nostro testo: il senso del limite al nostro possibile operare tecnologico”.

SOMMARIO CHIESA

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Istituto San Vincenzo, mons. Tore Ruggiu: “Serve una soluzione” SOCIETA’

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Mons. Miglio ai politici: “Troviamo insieme un metodo di dialogo” FAMIGLIE

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Il 2 febbraio il Forum presenta il bilancio delle politiche regionali CAGLIARI

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Padre Arcangelo Atzei: “Il santo è colui che prende per mano l’uomo” PAESI TUOI

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A San Pietro (Assemini): “Ritrovarsi per pregare a trent’anni dalla ripresa”


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il POrticO

IL PORTICO DEL TEMPO

dOMenica 27 gennaiO 2013

Lavoro. Mentre l’Ocse raccomanda per la ripresa contratti regolari e a tempo indeterminato, continua un’altra politica.

Cagliari, 15 gennaio: l’assalto alla diligenza Due o tre consigli perchè la beffa non si ripeta

bio la possibilità di un’esperienza nel mestiere per il quale ha studiato, non mi pare sacrilego. Se succede una volta. Ma quando, nel campionario dei sogni di un giovane non rimane che la prospettiva di un tirocinio dopo l’altro, allora non siamo più nell’operetta, ma in pieno dramma. Individuale e sociale, perché i suoi perversi effetti si estendono ai costumi, alla morale, allo stile di vita di una società che dopo aver raggiunto elevati livelli di “civiltà”, ripiomba nella barbarie. Può anche darsi che il convento non possa passare niente di meglio. Non lo credo. Ma se anche così fosse, vorrei almeno dare qualche suggerimento a chi è chiamato a gestire questa guerra tra i poveri dei tirocini. Tutte cose fattibili, semplici e che, indefinitiva, neppure richiedono modifiche legislative.

1° - Dichiarare ammissibili (rigidamente) i soli tirocini corrispondenti alla professionalità posseduta dagli aspiranti. E’ più facile di quanto non sembri. Sia per esaltare la funzione in certo qual modo formativa dell’istituto, sia per evitare il decadimento e la frustrazione che l’attuale “non vedo non sento”, e quindi non parlo, produce. 2° Individuare un limite massimo di ripetibilità del tirocinio per evitare il suo uso a rotazione, sia diretto, sia indiretto, ad esempio dando la preferenza ai datori di lavoro che non ne abbiano usufruito altre volte o ne abbiano usufruito in misura limitata. 3° Cancellare, definitivamente, il sistema dell’assalto alla diligenza. Meglio del far west, rimane sempre il sorteggio. Tuttavia suggerisco una modalità alternativa, moderna ed equa: formulare la graduatoria (oltreché sui criteri desumibili dai due punti precedenti), sulla base dell’entità del rimborso spese che ciascun beneficiario datore di lavoro (a cui viene offerto un tirocinante gratis per alcuni mesi) offra, in aggiunta alla risorsa pubblica, al proprio tirocinante. Un piccolo costo in più che, per un verso, misura il grado di interesse del destinatari, e, per altro verso, avvicina almeno un po’ alla soglia della dignità il simbolico compenso di giovani, non dimentichiamolo, in gran parte chiamati a svolgere un vero e proprio lavoro. * ordinario di Diritto del Lavoro Università di Cagliari

Quanto è forte il desiderio di tornare e mantenere rapporti? Nel mio caso il rapporto è forte perche ho la famiglia in Sardegna, tutti gli anni vado a visitarli e ho la possibilità economica di farlo. La maggior parte dei sardi di queste parti del mondo non sono riusciti a tornare. Mio padre è in Argentina dal 1949 e ancora oggi soffre di nostalgia per la sua Isola. Ma la malattia degli emigrati è che stanno male dappertutto. In Argentina si vogliono in Sardegna e in Sardegna si vogliono in Argentina. Strano ma vero. La sardità delle nuove generazioni viene vis-

suta a seconda delle persone. Io mi sento “sarda nata all'estero”, ma mio fratello si sente “di origine sarda”. Altri non sanno nulla delle origini. La sardità e il senso di appartenenza verso la Sardegna sono diventate una scelta. Il rapporto con la Chiesa, laVirgen de Buenos Aires, quanto sono importanti per la comunità sarda? Il collegamento spirituale esiste solo a Buenos Aires: abbiamo un buon rapporto con la Chiesa e anche con il governo della città autonoma di Buenos Aires. Abbiamo firmato un accordo nel anno 2003 per la ristutturazione di una piazzetta che abbiamo chiamato Isola di SardegnaMadonna di Bonaria, dove si trova l'immagine della Madona di Bonaria, arrivata da Cagliari nel 1968. Era completamente abbandonata, e il circolo di Buenos Aires si è fatto carico della manutenzione. Nella capitale dell'Argentina si trova una basilica, eretta nel 1911 dai Mercedari, dedicata a Nuestra Señora de los Buenos Aires, la cui festa, come a Cagliari, si celebra il 24 aprile e che per caso si trova a 400 metri della sede del circolo Sardi Uniti de Soccorros Mutuos, circolo nato nell'anno 1936, fondato dai sardi emigrati in Argentina negli anni '20.

La vicenda dei tirocini dell’Agenzia del lavoro: hackers o semplice ingorgo informatico? Tre ipotesi di soluzione per non cadere in errore e riaprire una possibilità GIANNI LOY* ASSALTO ALLA diligenza costituisce una delle rappresentazioni del nostro immaginario collettivo. Ma non è archeologia sociale. Sono, semplicemente, cambiate le modalità. Non è stato, forse, un assalto alla diligenza quell’improvviso picco di operazioni telematiche organizzate o confuse, finalizzate alla conquista di uno o più tirocinanti, unica merce, scarsa ma ancora disponibile nel mercato, per svolgere una vera e propria attività lavorativa subordinata, ancorché, spesso, sotto le mentite spoglie di una attività para-formativa? Hackers o semplice ingorgo informatico? Forse la seconda ipotesi è quella più giusta. Ma sia chiaro, prima dell’informatica, in casi analoghi, i pretendenti bivaccavano davanti agli uffici dell’assessorato, per giorni, con provviste e sacchi a pelo, per riuscire a presentarsi per primi allo sportello. E’ cambiata solo la tecnica. Rima-

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ne la sostanza del vecchio adagio: chi tardi arriva male alloggia! Solo che per poter arrivare primi, sia quando si facevano le file che da quando ci sia affida alla nuova divinità informatica, occorrono risorse, forza, e magari furbizia, a tacer d’altro, che fa si che nella selezione siano sempre i più deboli, e non i meno meritevoli a soccombere. Ed ha sbagliato anche la stampa, spesso più sensibile all’eclatante della cronaca che alla sostanza, che ha sottolineato soprattutto il momento tecnico del via, informatico, ipotizzando responsabilità organizzative da parte dell’Agenzia del lavoro, per l’ingorgo che si è creato. Non è questo, il problema. Qualunque starter, chiunque debba dare il via, in questa folle corsa alla conquista del west, non può che attendersi gomitate, spintoni, e

un polverone. Il problema vero è che mentre la stessa OCSE ribadisce che solo con contratti regolari e a tempo indeterminato sarà possibile immaginare una ripresa economica, continuiamo con questa invereconda finzione di tirocini, stages, falsi autonomi e chi più ne ha più ne metta, per mandare avanti al baracca risparmiando qualche soldo, anche a prezzo di uno sfruttamento, talvolta indegno, delle persone. Talvolta. Perché, sia chiaro, che un giovane possa passare alcuni mesi a lavorare in un’azienda, magari un po’ sfruttato, ma con in cam-

“Gli emigrati possono avere un grande ruolo” Margarita Tavera: “Contribuiamo ad affrontare la crisi” MASSIMO LAVENA ARGARITA TAVERA,architetto, sarda argentina di seconda generazione, è Presidente della Federazione dei Circoli dei Sardi in Argentina. Con lei riprendiamo l'argomento dei tagli ai finanziamenti ai circoli degli emigrati sardi nel mondo. Con le nuove regole decise dalla Regione, come cambierà l'attivirà dei circoli dei sardi in Argentina? Il problema dei circoli è l'incertezza. Non sanno né quando né quanto riceveranno come contributo. Molti riusciranno a trovare il modo di auto-finanziarsi, ma altri dovranno chiudere. Quelli che riusciranno a sopravvivere cambieranno il tipo di attività fino ad oggi esclusivamente diretta alla diffusione della cultura sarda. Per quanto riguarda gli emi-

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granti come mio padre, quelli che hanno creato i circoli sardi in Argentina, la Sardegna ha voluto in un certo modo aiutarli per il sostegno delle associazioni da loro create ed ha contribuito sin dalla promulgazione della legge sull'emigrazione n. 7/91. Ha finanziato, anche fino al 100%, progetti diretti alla diffusione dell’immagine della Sardegna.Oggi la crisi che colpisce l'Italia e in particolare la nostra Isola ci sta facendo capire che siamo in secondo piano. Invece sono convinta che la collettività sarda dell’Argentina potrebbe aiutare molto in questi momenti. Non possiamo acquistare prodotti come fanno i circoli dell'Europa, ma possiamo promuovere il turismo verso l'Isola, fino ad oggi escluso dalle offerte turistiche. Quali possono essere le proposte per migliorare il rapporto tra Sarde-

Margarita Tavera con il papà Cosimo.

gna ed emigrati? I sardi all’estero dovrebbero avere un qualche tipo di rappresentanza in Regione. E si è parlato molto di questo. Altrimenti noi a 14mila km non riusciremo ad avere un rapporto positivo. Molti non hanno idea del potenziale della rete dei circoli sardi nel mondo. Se la Sardegna non riuscirà a considerare il contributo al funzionamento dei circoli sardi nel mondo e alle attività svolte per diffondere la cultura sarda, non come spesa ma come investimento, difficilmente questo rapporto migliorerà, anzi, prima o poi, finirà.


dOMenica 27 gennaiO 2013

IL PORTICO DEGLI EVENTI

Vita. Parla il vicepresidente nazionale del Movimento per la Vita, Giuseppe Anzani.

“La nostra mobilitazione per far sì che l’Europa riconosca i suoi valori” “Proponiamo una visione di fiducia e di speranza”. Avviata una raccolta di firme in tutta Europa: la Chiesa diocesana ha risposto compatta all’appello per la vita SERGIO NUVOLI LA PRIMA VOLTA CHE vedo un’organizzazione locale così solidale, con una partecipazione così convinta di tanti movimenti e associazioni”. Giuseppe Anzani, dopo aver fatto il magistrato per 43 anni, è il vicepresidente nazionale del Movimento per la Vita. Era a Cagliari nei giorni scorsi per presentare l’iniziativa “Uno di noi”, cui hanno aderito tantissime realtà ecclesiali che hanno offerto un grande spettacolo di unità. Quale aspetto la colpisce di più? Da un punto di vista laico mi colpisce che per la prima volta il popolo europeo – che secondo molti vive un deficit di democrazia, che ha cercato di unire i mercati ma non la solidarietà – abbia la possibilità di contare. Mi sta a cuore il fatto che una possibilità di democrazia diretta come

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Giuseppe Anzani durante la presentazione dell’iniziativa “Uno di noi”.

questa è dedicata alla vita, a fondamento di una Unione europea che dice di essere costruita sui valori. L’iniziativa nasce dalla sensibilità del Movimento per la Vita, ben presente a livello europeo. Il MpV, per primo, è salito su questo veicolo di democrazia diretta, profittando di un regolamento del 2011 che consente a un milione di cittadini europei di chiedere alla Commissione europea un atto giuridico di adempimento dei trattati costitutivi. La questione che ci sta più a cuore, antropologicamente e culturalmente, è dare la possibilità di rivedere il volto dell’embrione umano – l’essere più fragile e debole, ma che ci appar-

tiene perché lo siamo stati tutti – come quello di “uno di noi”. Che potrà accadere? Se l’Europa riconoscerà questo valore, forse recupererà una delle radici della sua civiltà e un valore profondamente cristiano: il rispetto per la vita e la gratitudine al Dio della vita. A livello europeo ci sono numerosi provvedimenti contrari alla cultura della vita, ma il trattato di Lisbona richiama la dignità umana tra i valori fondanti. Non è una contraddizione? E’ grande lo stupore nel vedere questa deriva culturale distruttiva. Già Eric Fromm in un suo saggio, “Anatomia della distruttività umana”, denunciava la cultura della morte che ci insidia tutti. Le insufficienze culturali del nostro

tempo, e questa congiura contro la vita a vantaggio dell’esistenza forte, ricca e felice, ci preoccupano: a questo, come Movimento per la Vita di tutta Europa, desideriamo contrapporre una visione che abbia una maggiore speranza e maggiore fiducia nei valori che l’uomo ha dentro di sé. E che sono un dono. Vita, famiglia e libertà di educazione sono i valori non negoziabili per la Chiesa. Che effetto le fa sentire qualcuno che inizia a mettere in dubbio la “non negoziabilità”? Non mi piace molto la definizione di “non negoziabili”: preferisco parlare di valori su cui non si transige e non ci si compromette. La difficoltà di raggiungere i valori ideali, per l’umanità in cammino con la sua fragilità e la sua esposizione agli errori – al peccato, in termine cristiano – ci deve insegnare la pazienza di percorrere i gradini che vi conducono, senza rinunciarvi mai e senza dire che sono valori “graduabili”. Sono valori che si possono raggiungere con passi graduabili, senza accontentarsi. Per raggiungere la vetta di una montagna, bisogna partire dal campo base senza mai contentarsi della quota raggiunta, ma rallegrandosi di aver fatto qualche passo con gli occhi sempre rivolti alla cima. E’ possibile aderire all’iniziativa e firmare l’appello consultando il sito www.mpv.org

La lunga attesa elettorale della giunta regionale La candidatura di alcuni assessori muterà gli equilibri S. N. ON CONOSCO L’ISTITUTO dell'autosospensione. Non vado più a scuola e quando ci andavo mi firmavo anche le giustificazioni, facendo la firma di mio padre”. Sono le parole - poi ridimensionate - con cui l’assessore al Lavoro, Antonello Liori, ha commentato quanto affermato dal governatore Cappellacci sul fatto che gli esponenti dell'esecutivo, candidati al Parlamento, dovrebbero autosospendersi. Parole che riprendiamo perchè scomparse dal resoconto di qualche quotidiano. “Forse il presidente - ha aggiunto Liori a margine della presentazione della sua candidatura alla Camera come capolista per Fratelli d'Italia - “si è fatto condizionare da qualche esponente dell'Udc che ha cambiato più volte partito e che dimentica che loro stanno in Giunta e in Consiglio, mentre io mi sono dimesso dall'Assemblea, anche

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perchè è impossibile fare bene l'assessore e il consigliere contemporaneamente. Ci ho perso anche in termini economici - ha detto ancora Liori - e avrei potuto essere reintegrato in Consiglio, ma non ho fatto ricorso e ritengo di aver fatto la scelta giusta. Non accetto lezioni da nessuno: se dovessi essere bocciato dagli elettori, prenderò atto del responso politico e tornerò a fare il cardiologo. Ho la passione della politica, ma non è un disonore tornare a lavorare”. Al medico desulese va riconosciuta - oltre al coraggio - la simpatia: non è certo simpatica la situazione in cui si trova ora la Giunta regionale nel suo complesso, alle prese con alcune candidature in ordine sparso. Sono in tanti a ipotizzare una corposa resa dei conti all’indomani delle elezioni, quando Cappellacci potrebbe dover fare i conti con una situazione radicalmente cambiata: molto dipenderà dal destino degli assessoricandidati, primo tra tutti l’ex vice-

L’ex vicepresidente della giunta regionale, Giorgio La Spisa.

presidente Giorgio La Spisa, che ha lasciato la carica - ma non l’assessorato alla programmazione - non appena accettata la candidatura nella lista Monti. Per La Spisa la scelta per Monti è fatta, e pare proprio netta, anche a giudicare dalle prime uscite contro il Popolo delle libertà. Difficile non cambi nulla in caso di mancata elezione, il rischio di uscire dalla giunta ancor prima del voto è altissimo. Gli scenari nazionali avranno forti ripercussioni sull’esecutivo regionale, non appena si chiariranno le alleanze del dopo-voto. Con Cappellacci governa tuttora l’Udc, da tempo schierato a livello nazionale su posizioni distanti dal partito di Berlusconi. E nell’esecutivo figurano anche i Riformatori,

confluiti nella lista Monti, con il capolista alla Camera Pierpaolo Vargiu. Le scelte dell’attuale premier dopo le elezioni avranno certamente una ricaduta sulle alleanze in vista delle ormai prossime regionali: se a livello nazionale staranno su sponde opposte - è il ragionamento da fare - come faranno in Sardegna a continuare a governare insieme? Gli attuali consiglieri non candidati staranno a guardare, almeno per questo mese che ci separa dal voto: per capire cosa fare subito dopo. Resta da capire se continuerà a restare nel cassetto anche la legge finanziaria, con l’esercizio provvisorio e i pagamenti in dodicesimi fatti ancora dalla Regione per via dei ritardi che continuano ad accumularsi.

il POrticO

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blocnotes UN NUOVO ASSALTO

Non c’è pace per i cristiani egiziani

Ancora attacchi contro la minoranza copta nell'Alto Egitto: ed è il secondo caso in una settimana, dopo quello che abbiamo riferito nello scorso numero. Un migliaio di musulmani ha assaltato il villaggio a maggioranza cristiana di el- Marashda (nella provincia di Quena, Alto Egitto). Aizzati dalle autorità religiose di alcuni villaggi limitrofi, gli estremisti hanno incendiato abitazioni e negozi e tentato di demolire la locale chiesa. L'assalto, avvenuto nei giorni scorsi, è stato interrotto solo dall'arrivo delle forze dell'ordine, che ha arrestato 10 musulmani. Una folla di radicali islamici ha bloccato l'accesso alla città, per impedire alla polizia di portare via gli arrestati. Le forze dell'ordine hanno risposto al blocco sparando gas lacrimogeni. Per sicurezza le autorità - riferisce Asianews - hanno ordinato alla popolazione cristiana di non uscire dalla proprie abitazioni e la locale parrocchia ha annullato le celebrazioni per l'epifania copta-ortodossa. In risposta alla violenza degli estremisti l'imam locale ha lanciato un appello alle famiglie musulmane del villaggio, invitandole a difendere le abitazioni dei cristiani. Anba Kyrollos, vescovo copto ortodosso di Nag Hammadi, spiega che il gruppo di estremisti, fra cui molti salafiti, ha attaccato il villaggio per vendicarsi di un cristiano accusato di aver abusato di una bambina musulmana di 6 anni. Le voci sul caso di pedofilia erano emerse nei giorni scorsi, scatenando la tensione fra le due comunità, ma le indagini della polizia hanno scagionato l'uomo. La bambina non ha subito alcun tipo di violenza. I salafiti hanno attaccato ugualmente il villaggio cristiano, nonostante il verdetto dei medici legali. Fonti locali hanno dichiarato che i rappresentanti della comunità cristiana e musulmana, si sono incontrati per una riconciliazione, ma la polizia continua a presidiare l'abitato per paura di attentati. Si tratta del secondo attacco in meno di una settimana. Lo scorso 15 gennaio, centinaia di islamisti hanno demolito un edificio di proprietà della chiesa copta ortodossa di S. Giorgio a Taymah nella diocesi di al Fayyum (Egitto centrale a 133 km a sud del Cairo). Dopo la caduta del presidente Mubarak e la salita al potere dei Fratelli musulmani e dei salafiti, gli attacchi contro chiese ed edifici cristiani sono aumentati. Nelle aree più povere del Paese, ma anche nella capitale, i tagli alla sicurezza hanno colpito l'esercito e la polizia, impotenti di fronte a questi assalti fomentati dai salafiti. Con il loro denaro e le loro promesse, gli estremisti spingono gli abitanti a cacciare i cristiani per impadronirsi delle loro terre, sfruttando l'assenza di una legge chiara che regola la costruzione di edifici religiosi.


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il POrticO

IL PORTICO DEL TEMPIO

Il Papa. Parlando al Pontificio Consiglio “Cor Unum”, il Pontefice ha indicato una rotta.

“Ricusare finanziamenti di progetti in contrasto con la visione cristiana” ROBERTO PIREDDA

All’Angelus il Santo Padre si è soffermato sul Vangelo domenicale che presentava l’episodio delle nozze di Cana: «quello delle nozze di Cana è “l’inizio dei segni” (Gv 2,11), cioè il primo miracolo compiuto da Gesù, con il quale Egli manifestò in pubblico la sua gloria, suscitando la fede dei suoi discepoli. Con questo "segno", Gesù si rivela come lo Sposo messianico, venuto a stabilire con il suo popolo la nuova ed eterna Alleanza. Il vino è simbolo di questa gioia dell’amore; ma esso allude anche al sangue, che Gesù verserà alla fine, per sigillare il suo patto nuziale con l’umanità». Sempre all’Angelus Benedetto XVI ha ricordato l’appuntamento della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che si svolge dal 18 al 25 Gennaio. In settimana il Papa ha incontrato i partecipanti alla Plenaria del Pontificio Consiglio “Cor Unum” proponendo una riflessione sulla dimensione profetica che la fede instilla nella carità. Benedetto XVI ha mostrato come quando nella storia ci si è allontanati dal progetto di Dio hanno prevalso le derive idelogiche: «negli ultimi secoli, le ideologie che inneggiavano al culto della nazione, del-

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la razza, della classe sociale si sono rivelate vere e proprie idolatrie; e altrettanto si può dire del capitalismo selvaggio col suo culto del profitto, da cui sono conseguite crisi, disuguaglianze e miseria. Anche il nostro tempo conosce ombre che oscurano il progetto di Dio. Mi riferisco soprattutto ad una tragica riduzione antropologica che ripropone l’antico materialismo edonista, a cui si aggiunge però un "prometeismo tecnologico". Dal connubio tra una visione materialistica dell’uomo e il grande sviluppo della tecnologia emerge un’antropologia nel suo fondo atea». Il rischio presente nella nostra epoca è allora quello di «un’assolutiz-

zazione dell’uomo» che si sente così «sciolto da ogni legame e da ogni costituzione naturale». Come si devono comportare i cristiani di fronte a queste realtà? La risposta di Benedetto XVI è chiara: «certamente dobbiamo esercitare una vigilanza critica e, a volte, ricusare finanziamenti e collaborazioni che, direttamente o indirettamente, favoriscano azioni o progetti in contrasto con l’antropologia cristiana. Ma positivamente la Chiesa è sempre impegnata a promuovere l’uomo secondo il disegno di Dio, nella sua integrale dignità, nel rispetto della sua duplice dimensione verticale e orizzontale. La visione cristiana dell’uomo in-

fatti è un grande sì alla dignità della persona chiamata all’intima comunione con Dio, una comunione filiale, umile e fiduciosa. L’essere umano non è né individuo a sé stante né elemento anonimo nella collettività, bensì persona singolare e irripetibile, intrinsecamente ordinata alla relazione e alla socialità. Perciò la Chiesa ribadisce il suo grande sì alla dignità e bellezza del matrimonio come espressione di fedele e feconda alleanza tra uomo e donna, e il no a filosofie come quella del gender si motiva per il fatto che la reciprocità tra maschile e femminile è espressione della bellezza della natura voluta dal Creatore». All’Udienza Generale il Santo Padre si è soffermato sul tema della ricerca di Dio: «l'intera esistenza nostra deve essere orientata all’incontro con Gesù Cristo all’amore verso di Lui; e, in essa, un posto centrale lo deve avere l’amore al prossimo, quell’amore che, alla luce del Crocifisso, ci fa riconoscere il volto di Gesù nel povero, nel debole, nel sofferente. Ciò è possibile solo se il vero volto di Gesù ci è diventato familiare nell’ascolto della sua Parola, nel parlare interiormente, nell'entrare in questa Parola così che realmente lo incontriamo, e naturalmente nel Mistero dell’Eucaristia».

Paolo VI, il Principe del rinnovamento Philippe Chenaux, docente ordinario di Storia della Chiesa FRANCO CAMBA IDENTITÀ CULTURALE e pastorale di Paolo VI, il Principe del rinnovamento” è il titolo della conferenza svoltasi giovedì scorso a Cagliari per iniziativa Pontificio Seminario Regionale Sardo. La conferenza, che fa parte di un ciclo di incontri il cui obiettivo è approfondire nell’Anno della Fede la conoscenza del ConcilioVaticano II in occasione del 50mo anniversario della sua apertura, è stata organizzata in collaborazione con la Facoltà Teologica della Sardegna e l’Arcidiocesi di Cagliari. Dopo i saluti di monsignor Gian Franco Saba, rettore del Seminario Regionale Sardo e docente della Facoltà Teologica di Cagliari, che ha curato in prima persona il programma del ciclo di incontri “Educare nella Fede rileggendo il Concilio Vaticano II. Personaggi, scritti e prospettive”, la relazione introduttiva, cui ha fatto seguito un interessante e partecipato dibattito, è stata tenuta dal professor Philippe Che-

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naux, ordinario di Storia della Chiesa moderna e contemporanea alla Pontificia Università Lateranense e direttore del Centro Studi e Ricerche sul Concilio Vaticano II della stessa università romana. Autore di numerose pubblicazioni, tra le quali la più recente è Il Concilio Vaticano II (Carocci, 2012), il professor Chenaux è anche consulente storico di un interessante ciclo di 22 puntate in onda il giovedì (alle ore 21,15) su Tv2000 per celebrare i 50 anni del Concilio Vaticano II, il più grande evento della Chiesa del Novecento. Dopo una premessa nella quale sono stati delineati i profili contrapposti di Giovanni XXIII e di Paolo VI come sono stati definiti dalla storiografia e dall’opinione pubblica nel periodo post-conciliare, il professor Chenaux ha sottolineato che “la diversità degli stili, dei temperamenti e dei metodi di governo, non significa necessariamente una differenza di disegno e di obiettivi tra il “Papa dell’aggiornamento” e “il Principe del rinnovamento”. Infatti, “entrambi i pontefici ebbero

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pietre COLOMBIA

Assassinato un sacerdote Don José Francisco Vélez Echeverri, 55 anni, è stato trovato nei giorni scorsi con ferite di arma da taglio, nel cortile della sua casa nel quartiere El Albergue, a sud di Buga, a circa 250 chilometri dalla capitale Bogotà, in Colombia. I vicini di casa hanno riferito di aver visto una persona allontanarsi in bicicletta dall'abitazione del sacerdote qualche ora prima del ritrovamento del corpo senza vita. Dalle prime ipotesi formulate dalle autorità sembra si tratti di un furto finito in tragedia. Don José era molto impegnato nel sociale e non aveva, secondo le testimonianze dei fedeli, nessun nemico.

IN MESSICO

Chiesa protetta da un alto muro Tutto intorno c'è un muro alto cinque metri, di cemento armato, le cui pareti sono a prova di bombardamenti e di autobomba. Sono stati anche collocati dei blocchi di metallo alle finestre per impedire ai proiettili vaganti di penetrare in chiesa e colpire i fedeli. Inoltre nove guardie percorrono il perimetro 24 ore su 24. Non si tratta di una caserma o di un'ambasciata, ma della parrocchia di Santa Teresa d'Avila, a ovest di Monterrey, in Messico. Il parroco, padre Scott Michael McDermott Eichhorst, si è visto costretto a prendere queste misure di sicurezza straordinarie in seguito agli eventi violenti verificatisi negli ultimi due anni. Ci sono stati molti morti innocenti a causa degli scontri tra le bande o fra l'esercito e i gruppi di delinquenti. Per avvertire immediatamente i fedeli di quello che avviene fuori, sono stati installati dentro la chiesa due semafori. Il rosso indica scontri, morti o mobilitazione della polizia armata; il giallo, veicoli sospetti o persone armate fuori della chiesa; il verde significa via libera e che la strada è sicura.

Il rettore del Seminario sardo, mons. Saba, con Philippe Chenaux.

un medesimo sentire e una stessa volontà: l’aggiornamento nella fedeltà. E ambedue i pontefici non hanno abbandonato il loro ruolo di leadershipche ha fatto del papa il riferimento decisivo per l’Assemblea conciliare”. Successivamente, dopo aver fatto rilevare che sotto certi aspetti Paolo VI appare come un “papa dimenticato”, il professor Chenaux ha illustrato l’azione conciliare di papa Montini durante le tre fasi della storia del Concilio Vaticano II, specificamente nella fase di preparazione della Prima sessione da arcivescovo di Milano, nella fase del suo svolgimento (dal 1962 al 1965) e, infine, nel periodo della prima recezione nel corso della quale ha dato attuazione a due riforme emblematiche: la riforma liturgica e la riforma del-

la Curia romana. Come ha sottolineato l’arcivescovo di Cagliari monsignor Arrigo Miglio, il professor Chenaux, tenendo una conversazione “appassionata” sul Concilio Vaticano II, non ha soltanto svolto la rilettura di un evento storico, ma “ha aiutato i partecipanti alla conferenza a capire come sia importante documentarsi e parlare di un tema che oggi si presenta nella Chiesa e nelle comunità locali come segno di contraddizione, e a comprendere, nell’analisi delle dinamiche umane, che l’azione dello Spirito Santo passa dentro ad esse, non volando sopra o a fianco. Una sintesi serena tra le dinamiche umane e l’azione dello Spirito di Dio che passa dentro la storia concreta che, agli occhi del credente, diventa la storia della salvezza”.

EGITTO

Famiglia in carcere perché cristiana La corte penale di Beni Suef ha condannato al carcere un'intera famiglia per conversione al cristianesimo, e dovranno passare 15 anni carcere. Altre sette persone coinvolte nel caso sono state condannate a cinque anni di carcere. Il caso di questa famiglia inizia nel 2004 quando lei i suoi figli decidono di sostituire i loro nomi musulmani sulla carta di identità con nomi cristiani e di cambiare città di residenza. Per fare ciò la donna viene aiutata da sette impiegati dell'ufficio dell'anagrafe. Scoperta per caso il fatto i magistrati decidono di arrestare non solo la donna, ma anche i figli e i sette funzionari.


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IL PORTICO DEI GIOVANI

il POrticO

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Cronache dalla scuola. Un progetto avveniristico per l’Isola, ma nel frattempo i pc sono invecchiati.

Quando la creatività è capace di rimediare anche a guasti e ritardi delle aule informatiche Le aule multimediali offrono grandi possibilità alla didattica più moderna, ma spesso è necessario ricorrere alla nobile arte dell’arrangiarsi. I nativi digitali sanno risolvere GABRIELE COLOMBINI A TENSIONE MISTICA è decisamente palpabile. Il gruppo si ferma davanti alla porta chiusa. Il corridoio è in penombra, forse per aumentare il senso di sacralità del luogo. Non c'è neanche bisogno di zittire nessuno, si avverte solo un fremito di impazienza in attesa che la persona deputata all'introibo apra la porta, laica iconostasi che schiude un mondo di misteri. All'esterno il cartello con la dicitura "Aula Marte" lascia interdetti: santuario dedicato al dio della guerra o ipertecnologica realtà richiamante esplorazioni spaziali? Finalmente arriva la chiave ed il sancta sanctorum si schiude. Chi apre è anche addetto all'accensione dei quadri elettrici e tocchi misteriosi abbassano levette nere su praterie di plastica grigiastra ma, come per incanto, tutto si accende, i neon balbettano e poi illuminano la stanza, le

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ventole dei computer iniziano a ronzare e i ragazzini, quasi rincuorati, si avviano veloci alle postazioni, due per pc, rialzando il tono del "lieto romore" che era stato per pochi attimi smorzato dall'atmosfera delfica. Da una settimana avevo programmato di portare la classe nel laboratorio d'informatica: la preparazione è sempre importante, perché per i ragazzi qualsiasi cosa non sia stare seduti in aula è "gioco", quindi gli obiettivi di quello spostamento devono essere chiari e condivisi: una ricerca sui paesi europei che comprenda la possibilità di accedere ad informazioni e immagini non disponibili, per ovvi motivi, sui libri di testo. Appena i monitor iniziano a ri-

schiararsi cominciano le querimonie: "Prof, il mio non si accende"... "Prof, il mouse non va"... "Prof, non c'è collegamento a internet"... Mentre il bidello si affanna sul router io controllo gli altri problemi: se c'è da intervenire con modalità empiriche qualche risultato si ottiene, ma se i componenti periferici hanno esalato l'ultimo respiro c'è ben poco da fare. Arriva la connessione ed inizia subito la vigilanza anti-Facebook, ma gli alunni di quest'anno sono affidabili, nessuno ci prova. Lo strumento informatico è sicuramente fondamentale per la didattica di oggi e tra l'altro, paradossalmente, la maggior parte dei ragazzini ha più dimestichezza con mouse e tastiera che con le

pagine di un libro. Ho ancora vive negli occhi le immagini di un video di YouTube in cui una bambina di due anni, messa davanti ad un quotidiano, tentava di sfogliarlo come fosse un tablet! Nelle scuole in cui è già presente e normalmente usata la famigerata LIM, la lavagna informatica, in effetti le possibilità didattiche si moltiplicano moltissimo, ed anche se come tutte le novità a cui si fa l'abitudine, l'attenzione generale cala col tempo, bisogna dire che l'accoppiata lezione frontale-supporto informatico ha i suoi vantaggi. Ma tra il dire e il fare, si sa, c'è di mezzo il mare. Le aule Marte (acronimo che significa "Moduli di Apprendimento su Rete TecnoEducativa") fanno parte di un en-

ni civili (proprietarie dei locali), che sembrano voler interpretare il ruolo educativo sino ad oggi affidato alle suore, in una prospettiva di tipo imprenditoriale mentre ciò che sta loro a cuore è il riconoscimento del ruolo ecclesiale nel campo educativo. Alla base della vicenda, certamente vi sono delle incomprensioni che, presumibilmente, hanno origine da un diverso modo di concepire le attività di tipo educativo e socio assistenziale. Senza voler entrare nel merito della questione che, dal differente tenore delle notizie, appare senz’altro complessa, riteniamo

quanto meno doveroso esprimere solidarietà e vicinanza alle suore, ed incoraggiarle a proseguire il prezioso compito svolto oramai da numerosi decenni nello storico istituto. L’interessamento e la vicinanza dell’Arcivescovo mons. Arrigo Miglio, del sottoscritto Vicario Episcopale per la vita consacrata e di tutta la Chiesa di Cagliari, non mancano. Condividiamo appieno l'esigenza manifestata dalle suore e dal loro direttore provinciale di vedere riconosciuto il ruolo ecclesiale in campo educativo: un ruolo che non si limita alla sola formazione culturale ma

comiabile progetto realizzato in illo tempore in Sardegna per fornire tutte le scuole di strumenti informatici atti a garantire una formazione completa nei diversi livelli di istruzione secondaria. Peccato che, più o meno, i computer siano ancora quelli; perciò, nonostante gli sforzi eroici di colleghi cui viene attribuita la funzione strumentale che s'impegnano nel continuo aggiornamento del software, spesso ci ritroviamo con programmi modernissimi da far girare su pc dalle capacità limitate, un po' come montare climatizzatore bi-zona e navigatore satellitare sulla Bianchina di Fantozzi! Nondimeno si riesce a fare quello per cui eravamo venuti, gli alunni hanno lavorato con profitto e trovato praticamente tutto il materiale che ci eravamo promessi di ricercare; la stampa del quale, tuttavia, il più delle volte rientra nei pii desideri, perché le cartucce d'inchiostro sono merce rara a scuola, come la farina nel 1944. Ma mentre sto tentando di produrre qualcosa da quella arida macchina che sputa fogli perfettamente bianchi i ragazzi mi interrompono: "Non si preoccupi, Prof, abbiamo le pendrive, copiamo tutto e lo stampiamo a casa". È in momenti come questi che si fanno perdonare le mancanze, ma non sono certo loro le più gravi.

Istituto San Vincenzo, si cerchi una soluzione Intervento del vicario episcopale per la Vita consacrata MONS. TORE RUGGIU*

a crisi delle vocazioni alla vita consacrata è senza dubbio una componente che incide sulla diminuzione delle opere prestate da suore e religiosi. In questi ultimi decenni abbiamo spesso assistito alla chiusura di scuole, asili, case per anziani e altre opere a beneficio dei più deboli e disagiati. Ma a questo, dobbiamo aggiungere anche un ulteriore problema: scelte gestionali da parte di enti pubblici proprietari di numerose strutture gestite da religiosi e religiose che, di fatto, hanno messo questi ultimi nelle condizioni di abbandonare numerose opere, a svantaggio di quanti beneficiavano delle attività prestate e con evidenti conseguenze negative nei diversi settori. Non si può, infatti, negare l'importanza della presenza di suore e religiosi in campo educativo e socio assistenziale: un'opera, la loro,

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prestata in forza di una specifica vocazione e di uno specifico carisma e non dettata da scelte meramente lavorative o imprenditoriali. Nelle ultime settimane abbiamo appreso dai giornali la vicenda dell’Istituto S. Vincenzo, istituzione storica per la città di Cagliari da oltre un secolo e mezzo. L’istituto è situato nel viale S. Vincenzo, nelle vicinanze dei giardini pubblici e gestito dalle Figlie della carità che da decenni hanno curato l’educazione dei bambini della scuola materna e fatto fronte alle necessità dei più bisognosi. Le notizie appaiono contrastanti. Il presidente della Fondazione Onlus della scuola materna dichiara che la congregazione ha comunicato con una raccomandata la decisione irrevocabile di lasciare l’attività presso l’istituto San Vincenzo. Le suore e il loro direttore provinciale, dal canto loro, esprimono rammarico nel constatare il mutato atteggiamento delle istituzio-

che presta attenzione allo sviluppo della persona nella sua totalità, e assicura la migliore formazione umana ispirata ai valori cristiani. Auspichiamo, dunque, che si possa giungere ad una soluzione che garantisca la presenza delle suore nell’istituto e che consenta loro, in un clima di distensione e collaborazione con le istituzioni civili proprietarie dei locali, di curare ancora per molti decenni le loro importantissime attività a beneficio della città intera. * Vicario episcopale per la Vita consacrata


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IL PORTICO DEI GIOVANI

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Solidarietà. Un gruppo di ragazzi dei “giovani del mondo unito” svolge da sei mesi un servizio a Buoncammino.

Sull’esempio del Gen Rosso dentro il carcere per incoraggiare i detenuti e vivere la fede Un’esperienza concreta che testimonia l’amore per i carcerati di Cagliari. Più di 20 ragazzi focolarini visitano periodicamente le celle del penitenziario con una parola di conforto ROBERTO COMPARETTI N PREZIOSO impegno a favore dei più deboli. È quello che svolgono da sei mesi i Giovani per un Mondo Unito, diramazione giovanile del Movimento dei Focolari, nel carcere di Buoncammino. “L'idea dice Andrea - è nata dopo aver ascoltato l'esperienza del gruppo musicale Gen Rosso su quanto da loro realizzato in alcune carceri della Germania. E' nato in cuore il desiderio di provare a ripeterla anche qui; abbiamo così contattato il cappellano, padre Massimiliano Sira, il quale ci ha accolti dandoci indicazioni su come muoverci. L'impatto non è stato dei più semplici ma con il tempo abbiamo visto come si è passati all'accoglienza reciproca ed i rapporti si stanno facendo più amichevoli. In alcuni c'è gioia nel vederci arrivare ed an-

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Una messa celebrata a Buoncammino.

che io, quando ora passo di fronte al carcere, non resto indifferente e immagino i volti di coloro che sono lì dentro”. Dello stesso avviso è Matteo, altro giovane che fin dall'inizio porta avanti quest'esperienza. “E' così anche

per me: quando passo in viale Buoncammino è come se avessi di fronte ciascuno di loro e non posso rimanere indifferente rispetto alla condizione di tanti, alcuni sinceramente pentiti di quanto hanno fatto. Qualcuno spesso piange pensando a

ciò che ha compiuto e al male che ha procurato. I rapporti con i detenuti sono improntati sulla semplicità e sull'ascolto della loro storia, e solo ora comincia a cadere la barriera della diffidenza”. I Giovani dei Focolari partecipano alle catechesi e animano le celebrazioni Eucaristiche, presiedute da padre Massimiliano nel braccio di sicurezza, dove sono reclusi detenuti considerati “pericolosi”, ed in quello femminile. Dall'iniziale gruppo di dieci giovaniche partecipavano a questa iniziativa, con il passaparola tra loro e attraverso la condivisione dell'esperienza fatta, si è arrivati a oltre una ventina di giovani che ruotano per più giorni all'interno del carcere, ben distribuiti in turni settimanali. Nelle recenti feste natalizie i giovani sono stati impegnati in una serie di iniziative che avevano come scopo quello di venire incontro a particolari esigenze dei reclusi e delle loro famiglie. “Questo specifico impegno dei Giovani per un Mondo Unito - affermano i responsabili - ha permesso di aprire un dialogo con i detenuti, con il mondo delle carceri e costruire ponti con una realtà che pensiamo “lontana da noi” ma che ci è più vicina di quanto non immaginiamo e di far crollare quei muri di diffidenza,

Black soul in festa per i primi 15 anni Tappa significativa per il coro guidato da Francesco Mocci ALESSANDRA DE VALLE OSA FA UN QUINDICENNE per organizzare una festa? Per prima cosa chiama gli amici e cerca della buona musica per stare insieme. Oppure, e allora la festa sarà grandiosa, la suona con loro. Più o meno così il coro dei Black Soul si prepara a festeggiare i suoi 15 anni di attività e il suo trecentesimo concerto: “15th Gospel Generation” è il nome della rassegna di tre giorni (dal primo al 3 febbraio) intorno al “Parco della Musica”. E’ previsto anche un workshop sul Gospel per cantanti e due concerti: sarà tenuto da Aurelio Pitinio, direttore della corale gospel ecumenica “Anno Domini Gospel Choir” di Torino, con la collaborazione del direttore del coro “Black Soul”, Francesco Mocci, e l’aiuto del pianista Pierandrea Maxia. Da notare la presenza di Junior Robinson, uno dei più popolari e rispettabili cantanti gospel del Regno Unito che “col suo talento, la sua abilità vocale, ma soprattutto col suo grande amore per

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Gesù e per il Vangelo, fa continuamente vivere al pubblico grandi emozioni, unite al desiderio di cercare il Signore”, recita la brochure dell’evento, scaricabile dal sito http://www.blacksoul.it/quindici. Kirisma Evans (“una salmista che porta ciascuno alla Presenza di Dio attraverso la sua voce”) arricchirà i due concerti serali degli “Anno Domini Gospel Choir” sabato 2 febbraio, e dei “Black Soul” (con tutti gli ospiti della rassegna) domenica 3 febbraio. Nati nell’ambito della spiritualità salesiana, “per non disperdere il gruppo dei giovani che si riuniva a San Paolo ad animare la messa delle 11”, ricorda il direttore Francesco Mocci, i Black Soul sono oggi ciò che sono nel tentativo di rispondere a quella che già vent’anni fa appariva loro come la chiamata di Dio per ogni cristiano: vivere con semplicità con gli amici la propria fede e testimoniarla, nel loro caso, con la musica e il canto corale. Quindi l’idea iniziale è stata prima di tutto fare Chiesa e, potendo, fare

A destra, Francesco Mocci.

beneficenza stando insieme? Sì. E’ proprio questa la cosa che ci fa stare insieme: senza, la nostra associazione non avrebbe senso. Ci tiene uniti un percorso, dall’essere famiglia e dal fare gruppo al fare beneficenza, perché la nostra associazione non ha scopo di lucro. Seguiamo tanti progetti di beneficenza e non incassiamo un centesimo, ma in noi c’è soprattutto la voglia di portare un messaggio cristiano. Quali sono le difficoltà maggiori nel portare la vostra musica come testimonianza cristiana? Non è facile essere testimoni credibili, specie in questo periodo storico: sono tante le sollecitazioni esterne, tante le storie che si vivono. Tutto lo staff è di provenienza parrocchiale, ma non abbiamo mai chiuso la porta a nessuno. Ci sono tra noi anche persone con cammini spirituali leggermente diversi, o magari con qual-

che difficoltà nella relazione con la Chiesa, ma in tutti c’è sempre molto rispetto per quello che facciamo e per il messaggio cristiano: altrimenti non sarebbero rimasti. Si parte da una base di rispetto comune, in qualche modo da un tentativo di adesione ai principi cristiani: poi non chiediamo il certificato di cresima, non controlliamo se va a messa tutte le settimane, anche se è importante. Ognuno ha le sue motivazioni, ma se una persona ha voglia di stare con noi, può essere anche utile per lui venire a contatto con una realtà come la nostra: a quel punto potremmo essere noi stessi testimoni per lui. Ben venga dunque una persona lontana: magari si riavvicina alla Chiesa stando con noi, non è la prima volta che succede… Certo, ci deve essere una base di valori comuni e rispetto per quello che si fa. Ci sono stati in questi 15 anni mo-

giudizio che spesso aleggiano intorno a queste realtà. Questa esperienza sta facendo crescere e maturare, umanamente e spiritualmente, l'intero gruppo dei giovani, molti di quelli che sono stati lì prima e durante le feste natalizie hanno parlato di un Natale diverso, più autentico, vissuto con maggiore intensità e lontano dai riti del consumismo”. Non solo carcere ma anche sostengo alla Caritas e ai poveri. In particolare i Giovani per un Mondo Unito sono impegnati settimanalmente nel supporto alla distribuzione di prodotti freschi. “ Un'ulteriore occasione per amare concretamente, mettersi al servizio dell'altro e per l'altro, per uscire da se stessi e fare l'esperienza di un amore vero, concreto - affermano ancora i responsabili - spinti dal desiderio di concretizzare uno dei valori forti della fede, quello dell'amore al più bisognoso. In ciascuno la certezza che, l'essere venuti a contatto con il mondo del carcere o con quello di chi giorno per giorno vive il peso delle difficoltà economiche, porta a rivalutare le priorità e ad andare all'essenziale, vivendo la regola d'oro: “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”. Un insegnamento utile non solo ai Giovani per un Mondo Unito ma di certo per tutti.

menti in cui vi è sembrato il caso di mollare? Ci sono stati momenti difficili, ma non così tanto, perché le dinamiche dei gruppi portano spesso a momenti di tensione. E’ capitato e capita spesso, ma non tanto da dire, alla sarda: sciusciamo tutto. Se dovessi riassumere in una frase ciò che vorresti che i Black Soul lasciassero nelle persone che vi ascoltano? Vorrei che nella gente rimanesse la voglia di incontrare Gesù. Semplicemente, il motivo per cui mi sento chiamato a farlo, e tanti con me nel coro lo fanno, è testimoniare il fatto che c’è Qualcuno sopra di noi al quale dobbiamo molto.


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IL PORTICO DI CAGLIARI

Iniziative. L’arcivescovo ha incontrato gli amministratori pubblici in una partecipata assemblea.

“Un metodo di lavoro comune: le istituzioni lavorano insieme” Monsignor Miglio ha sottolineato l’urgenza di unire le forze di tutti per affrontare la crisi. Il sindaco: “Siamo pronti a rispondere all’appello” SERGIO NUVOLI VVIARE UN DIALOGO per trovare un metodo che consenta di mettere insieme pensieri ed esperienze”. E’ la strada del confronto aperto, quella indicata da mons. Miglio nell’incontro - nei giorni scorsi in seminario - con un gran numero di amministratori pubblici, che hanno risposto all’invito rivolto a tutti dall’arcivescovo. Trasversale la presenza dei politici: da destra a sinistra, senza tralasciare le “estreme”. “Il primo obiettivo di questo incontro - ha spiegato il presule - è dare un segnale al territorio: in un momento di grande difficoltà, le istituzioni si parlano. E’ importante conoscerci, perchè pur nella distinzione di competenze - la comunità per cui lavoriamo è la stessa. Per questo è necessario trovare una strada di collaborazione per il futuro”. Citando il recente messaggio di Benedetto XVI per la Giornata per la pace, mons. Miglio ha aggiunto che “tra le condizioni della pace c’è il diritto al lavoro”. Ha quindi invitato a non banalizzare mai il concetto di “bene comune”, “espressione - ha

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Angela Quaquero, Umberto Oppus, Roberto Pili, Massimo Zedda, Davide Carta.

sottolineato - più impegnativa di quanto appaia a prima vista”. Quindi gli interventi dei più stretti collaboratori: il vicario per la Pastorale, mons. Franco Puddu, ha ripercorso la prima lettera pastorale dell’arcivescovo, sottolineando “il valore dell’unità dentro e fuori la comunità ecclesiale”. Il responsabile della Pastorale sociale e del lavoro, don Giulio Madeddu, ha commentato il recente messaggio deiVescovi sardi sulla crisi, mentre don Marco Lai, direttore della Caritas diocesana, ha battuto sul tasto della “corresponsabilità con gli enti locali”, richiamando i drammatici dati emersi nell’annuale dossier Caritas: “Il Centro diocesano di assistenza - ha sottolineato - segue ormai 1500 famiglie: è un indicatore preoccupante di ciò che sta accadendo nella nostra società”. La risposta degli amministratori non si è fatta attendere: “Ormai anche nelle scuole, anche ai bambini più piccoli, si parla di ‘crediti’ e ‘debiti’ -

ha detto il sindaco di Cagliari, Massimo Zedda - E’ il segno della finanziarizzazione della nostra società: il dialogo tra istituzioni serve per ridare fiducia, e restituire speranza con idee e azioni. Dobbiamo sentirci tutti impegnati a rispondere all’appello di mons. Miglio”. Il primo cittadino ha quindi parlato, per la prima volta in pubblico, della chiusura del campo rom: “Un episodio di grandissima collaborazione tra istituzioni - ha rimarcato Zedda - L’intervento della Caritas e di tutta la Chiesa ha evitato rischi enormi per la comunità che respirava diossina sulla 554”. “Il primo diritto della persona - ha detto nel suo intervento il vicepresidente del Consiglio regionale, Michele Cossa, in rappresentanza della Regione, in assenza del Governatore e della presidente del Consiglio - è ad una esistenza dignitosa. Per questo raccogliamo molto volentieri l’invito ad un’azione convergente per la promozione dell’uomo”.

“Una guida completa per scegliere meglio” Scuola, il lavoro della Provincia per ridurre la dispersione I. P. NA GUIDA DESTINATA agli studenti delle terze medie per potenziare le azioni di orientamento e permettere di scegliere con un'adeguata conoscenza e informazione la scuola superiore, sette saloni dell'orientamento e 300 bilanci di competenze per aiutare gli studenti delle quinte superiori a orientarsi nel percorso di studi universitario o nel mondo del lavoro. Sono le iniziative inserite nel progetto promosso dall'assessorato alla Pubblica istruzione della Provincia di Cagliari, “Orientarsi verso la scuola superiore, l'Università e il mondo del lavoro”, per favorire una scelta consapevole e informata e “contribuire a ridurre – afferma la presidente della Provincia, Angela Quaquero - il

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drammatico fenomeno della dispersione scolastica che, come rilevato nell'atlante dell'infanzia a rischio realizzata da Save the Children nel 2012, in Sardegna registra un tasso superiore al 25%”. “La guida – aggiunge l'assessore alla Pubblica istruzione, Franco Mele - è stata distribuita in tutte le scuole medie del territorio e propone un quadro dell'offerta di istruzione nella provincia di Cagliari”. Realizzata con la collaborazione dei dirigenti scolastici, è organizzata in schede con indicazioni di tipo informativo. Il 21 gennaio (dalle 9.30 alle 18) al via i saloni dell'orientamento in 7 istituti di Cagliari e Provincia. Prima tappa all'istituto Levi di Pitz'e Serra, a Quartu Sant'Elena. Presenti scuole superiori, aziende, enti locali, associazioni di categoria, Università, centri servizi

La presidente Angela Quaquero.

lavoro, la commissione provinciale Pari opportunità, referenti e operatori del servizio di supporto per studenti diversamente abili e in situazione di svantaggio. Spazio anche per seminari sulle nuove scuole superiori di secondo grado, sull'offerta formativa, sulle nuove opzioni per gli istituti tecnici e professionali e sull'orientamento all'Università. Saranno inoltre predisposti punti di ascolto con psicologi orientatori per colloqui individuali e allestiti laboratori di orientamento e per i genitori.

E di “cultura dell’ascolto” ha parlato anche Angela Quaquero: “E’ la grammatica dell’ascolto e dell’incontro - ha detto la presidente della Provincia - Utile anche per scoprire se stessi ma anche nuove situazioni di disagio: occorre occuparsi anche di chi non ha mai lavorato o degli eterni precari senza un progetto di vita. I nostri ragazzi portano le proprie intelligenze ‘chiavi in mano’ ai Paesi esteri”. La presidente ha quindi evidenziato il ruolo della donna: “Il modello su cui il nostro mondo ha scommesso ha finito di darci lavoro e vita, perchè non ha valorizzato le diversità nè costruito nuove opportunità su tutto il territorio regionale: è un modello che - lo dico da donna - non ha favorito l’occupazione femminile, che oggi sarebbe un grande paracadute, specie in certe zone dell’Isola. La Pastorale del lavoro proposta dalla Chiesa è in linea con le nostre preoccupazioni, in sintonia con l’esigenza di dare a ciascuno la possibilità di costruire un proprio progetto di vita”. La sfida, per tutti, è stata lanciata.

Mons. Miglio (foto di Roberto Pili).

I saloni (tutti dalle 9.30 alle ore 18) toccheranno tutti gli ambiti Plus della Provincia di Cagliari: gli altri appuntamenti in programma sono il 25 gennaio a Muravera (istituto Einaudi), il 28 a Senorbì (istituto Einaudi), il 30 a Cagliari (istituto Giua) il 1° febbraio a Elmas (Istituto Duca degli Abruzzi), il 5 febbraio a Isili (centro sociale) e l'8 a Monserrato (Istituto Scano). Per i Comuni più lontani si sta attivando una rete che permetterà agli studenti interessati di raggiungere le sedi dei saloni. La terza fase del progetto lanciato dalla Provincia, relativa all'orientamento all'Università e al mondo del lavoro, prevede che gli studenti delle quinte classi superiori siano aiutati nella predisposizione dei bilanci di competenze che li motivino a trovare il proprio percorso attraverso quattro tappe: individuare i propri punti di forza, conoscere il sistema universitario e il mercato del lavoro, cercare il corso di studio individuando i corsi di laurea in base alle materie di studio di maggiore interesse e, ultima tappa, valutare le proprie aspirazioni lavorative per scegliere meglio il percorso universitario.

IL PORTICO

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brevi CONFERENZA EPISCOPALE

Pellegrinaggio a Roma e visita ad limina Per i vescovi sardi è stata fissata la Visita ad Limina Apostolorum, per il 14 marzo prossimo. Ne dà notizia un comunicato firmato da mons. Sebastiano Sanguinetti, segretario della Conferenza episcopale sarda - presieduta da mons. Miglio - che rende note alcune decisioni assunte nella riunione del 12 dicembre scorso. Nella riunione è stato stabilito che, in concomitanza con la presenza a Roma dei vescovi sardi per il quinquennale incontro con il Papa, si terrà anche un pellegrinaggio regionale, quale forte momento ecclesiale nell’Anno della Fede. Due i momenti unitari previsti per vescovi, sacerdoti e fedeli delle dieci diocesi sarde: martedì 12 marzo, alle 17, la celebrazione eucaristica nella Basilica di San Pietro, presso l’altare della Cattedra; mercoledì 13 marzo, al mattino, la partecipazione all’Udienza Generale del Santo Padre. Gli altri momenti e gli aspetti logistici saranno gestiti autonomamente da ciascuna diocesi. La Conferenza ha provveduto anche ad alcune conferme e ad alcune nuove nomine per il Tribunale Ecclesiastico Regionale Sardo: mons. Dante Usai è stato confermato Vicario Giudiziale Aggiunto ad annum. Ad quinquennium sono state rinnovate le nomine dei giudici mons. Gianfranco Zuncheddu, don Costantino Tamiozzo, don Luca Venturelli, dell’Arcidiocesi di Cagliari. Sono stati nominati nuovi giudici ad biennium gli avvocati dott. Claudio Fiorenzo Gallotti, dott.ssa Maria Cristina Bresciani, e dott. Antonio Vavenotti. Don Claudio Marras, della diocesi di Ales-Terralba, è stato nominato Difensore del Vincolo ad quinquennium, mentre l’avv. Alessio Sarais, della diocesi di Cagliari, è stato nominato Difensore del Vincolo e Promotore di Giustizia ad biennium. Infine, la Conferenza Episcopale ha confermato e approvato la costituzione dell’Osservatorio giuridico regionale, i cui Vescovi delegati sono Mons. Arrigo Miglio e Mons. Pier Giuliano Tiddia.

CELEBRAZIONI

Si conclude la Settimana di preghiera per l’Unità Si conclude la Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani: giovedì 24 gennaio alle 18 è in programma la celebrazione nella Chiesa ortodossa russa (Chiesa della Speranza, via del Duomo 23, Cagliari). Venerdì 25 gennaio alle 17.30, appuntamento con la conferenza di frère John di Taizè su “L’ecumenismo a partire dal Concilio Vaticano II. L’incontro si terrà nell’Aula magna della Facoltà teologica, in via Sanjust 13.


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IL PORTICO DE

il POrticO

III DOMENICA DEL T. O. (Anno C)

dal Vangelo secondo Luca

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oiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch'io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto. In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l'anno di grazia del Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all'inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

Si alzò a leggere...

Lc 1,1-4; 4,14-21 DON ANDREA BUSIA

il portico della fede

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l brano del vangelo di oggi è composto da due parti: i primi versetti del primo capitolo e una sezione del quarto capitolo. L'inizio del vangelo di Luca ci presenta il lavoro fatto dall'evangelista, un lavoro che potremmo definire “storico”, caratterizzato da ricerca delle fonti, ascolto di testimoni e da un lavoro di organizzazione ordinata del materiale. L'autore del terzo vangelo, e degli Atti degli apostoli, non era uno dei discepoli di Gesù durante la sue esistenza terrena, ma è stato riconosciuto nel Luca, medico, che Paolo cita, chiamandolo “collaboratore”, in alcune sue lettere (Col 4,14; 2Tm 4,11; Fm 24). Il vangelo, così come il libro degli Atti degli Apostoli, è stato scritto per un certo Teofilo, un tale di cui non sappiamo molto, di sicuro un cristiano, visto che Luca fa esplicito riferimento agli insegnamenti che questi ha già ricevuto, ma

un interlocutore di cui non sappiamo nient'altro. Proprio questa assenza di informazioni ci fa chiedere se sia una persona reale, soprattutto se si tiene conto che “Teofilo”, oltre che un nome, è una parola greca che significa “amico di Dio”, per questa ragione molti pensano si tratti semplicemente di un nome generico per indicare tutti i cristiani. Dopo aver trascorso quaranta giorni nel deserto ed essere stato tentato dal diavolo Gesù torna in Galilea per iniziare la sua predicazione. Nel nostro brano si sottolinea che Gesù inizia a parlare proprio nelle sinagoghe della Galilea e, in particolare, in quella di Nazaret. Non deve sorprendere che Gesù legga e commenti la parola di Dio, tra gli ebrei è normale che un adulto possa alzarsi a leggere senza un particolare mandato e, completata la lettura, la commenti. Luca, nel raccontare l'episodio, usa la tecnica del sottinteso in maniera molto arguta: a prima vista noi, leggendo questo brano, e poi ripensandoci siamo por-

tati a riassumerlo così: “Gesù si alza, riceve il rotolo del profeta Isaia, lo legge e lo riconsegna all'inserviente”; di fatto però Luca volutamente non dice mai che Gesù abbia letto quel rotolo, dice solo che, in esso, era riportato un determinato testo. È sottinteso che Gesù abbia letto quel testo, ma Luca non ha voluto esplicitarlo per mettere in evidenza come quella profezia di Isaia si realizza ogni qual volta quella parola viene proclamata, soprattutto nella liturgia. Luca ci sta dicendo di fatto che l' “oggi” in cui si è realizzata quella parola, non è solo quello di 2000 anni fa, ma è anche quello del 2013, il nostro oggi, noi siamo parte integrante della realizzazione di quella profezia. Il brano scelto non era casuale, né tantomeno obbligato, è Gesù stesso che lo sceglie e lo trova, e di fatto lo rende il programma della sua missione. Il testo del rotolo è l'inizio del capitolo 61 di Isaia ed è parte di un inno, di una promessa di salvezza da parte di Dio, esplicitata per

mezzo del suo profeta. Questo testo, riportato all'interno del vangelo di Luca sottolinea come l'avvento di Gesù sia di fatto una nuova creazione, una nuova ripartenza per tutto il popolo. La missione di Gesù è tutta rivolta agli ultimi: poveri, prigionieri, ciechi e oppressi. La frase “proclamare l'anno di grazia del Signore” rimanda al testo di Lv 25,10-13: “Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia. […] In quest'anno del giubileo, ciascuno tornerà in possesso del suo”. Durante il giubileo ogni schiavo veniva rimesso in libertà, era quindi un momento in cui si ristabiliva, almeno parzialmente, l'uguaglianza tra tutti i membri del popolo dell'alleanza. Gesù è quindi venuto a restituire ad ogni uomo la propria dignità, la propria identità, a cui non abolendo, non tanto la schiavitù sociale, quanto la schiavitù del peccato.

LA RICERCA DEL VOLTO DI DIO Nell’ultima Udienza generale Benedetto XVI ha ripreso il ciclo di catechesi dedicate in modo specifico all’Anno della Fede. Il Papa ha proposto una riflessione dedicata sul tema della ricerca del volto di Dio. Il tema del “volto di Dio” ha uno spazio significativo nell’Antico testamento dove tuttavia si trova anche il comando di non rappresentare Dio con immagini: «che cosa significa allora, per il pio israelita, tuttavia cercare il volto di Dio, nella consapevolezza che non può esserci alcuna immagine? La domanda è importante: da una parte si vuole dire che Dio non si può ridurre ad un oggetto, come un'immagine che si prende in mano, ma neppure si può mettere qualcosa al posto di Dio; dall’altra parte, però, si afferma che Dio ha un volto, cioè è un “Tu” che può entrare in relazione, che non è chiuso nel suo Cielo a guardare dall’alto l’umanità. Dio è certamente sopra ogni cosa, ma si rivolge a noi, ci ascolta, ci vede, parla, stringe alleanza, è ca-

pace di amare. La storia della salvezza è la storia di Dio con l'umanità, è la storia di questo rapporto di Dio che si rivela progressivamente all’uomo, che fa conoscere se stesso, il suo volto». Nel rapporto tra Dio e l’uomo la novità radicale la troviamo con l’avvenimento dell’incarnazione: «la ricerca del volto di Dio riceve una svolta inimmaginabile, perché questo volto si può ora vedere: è quello di Gesù, del Figlio di Dio che si fa uomo. In Lui trova compimento il cammino di rivelazione di Dio iniziato con la chiamata di Abramo, Lui è la pienezza di questa rivelazione». Per approfondire meglio questa prospettiva Benedetto XVI richiama l’espressione, riferita a Gesù nella tradizione patristica e medievale, di Verbum abbreviatum: «il Verbo abbreviato, la Parola breve, abbreviata e sostanziale del Padre, che ci ha detto tutto di Lui. In Gesù tutta la Parola è presente».

La ricerca del volto di Dio, l’aspirazione a entrare in dialogo con Lui, costituisce una realtà insopprimibile presente in ogni uomo: «il desiderio di conoscere Dio realmente, cioè di vedere il volto di Dio è insito in ogni uomo, anche negli atei. E noi abbiamo forse inconsapevolmente questo desiderio di vedere semplicemente chi Egli è, che cosa è, chi è per noi. Ma questo desiderio si realizza seguendo Cristo, così vediamo le spalle e vediamo infine anche Dio come amico, il suo volto nel volto di Cristo». Perché nella nostra vita si realizzi l’incontro personale con il Signore, mostra il Papa, è necessario che «seguiamo Cristo non solo nel momento nel quale abbiamo bisogno e quando troviamo uno spazio nelle nostre occupazioni quotidiane, ma con la nostra vita in quanto tale». di don Roberto Piredda


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ELLA FAMIGLIA

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Le famiglie si confrontano con la politica.

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Famiglia oggi, convegno a Cagliari #

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interviene il presidente del Forum delle Famiglie, Belletti ALDO PUDDU

un appuntamento molto atteso, quello che si svolgerà sabato prossimo, 2 febbraio, nella sala convegni dell’Hostel Marina (scalette San Sepolcro, Cagliari). Si tratta di un incontro dibattito sulle politiche familiari in Sardegna organizzato dal Forum regionale delle associazioni familiari a conclusione di una lunga e dettagliata ricerca condotta su tutto il territorio nazionale. L’incontro sarà aperto - alle 10 - dall’introduzione dell’arcivescovo mons. Miglio, e dai saluti delle autorità. A seguire la presentazione dei risultati dell’indagine condotta dal Forum nazionale sullo stato delle politiche familiari nelle diverse regioni italiane. Come si ricorderà, ciascuna associazione regionale - tra cui quella sarda - venne chiamata ad esprimere un voto sulle misure concrete adottate da ciascuna amministrazione regionale. Su queste colonne

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abbiamo dato conto dei risultati raggiunti nell’Isola, e certificati dal Forum. Dopo la presentazione del Rapporto, previsti gli interventi del presidente regionale del Forum, Carlo Pisano, e del coordinatore regionale di Famiglie numerose, Eugenio Lao (il suo sarà un intervento sulle politiche fiscali). Quindi, molto atteso, l’intervento del presidente nazionale del Forum, Francesco Belletti, dal titolo “Territori e welfare familiare. Il Forum interroga trenta mesi di politiche familiari”. Alle 11.30 è prevista una tavola rotonda su analisi e prospettive, moderata dal presidente dell’Assostampa Sardegna, Francesco Birocchi, alla quale sono stati invitati la presidente del Consiglio regionale, Claudia Lombardo, i capigruppo in Consiglio regionale dei vari partiti oggi rappresentati, e il presidente della VII Commissione del Consiglio (Sanità), Felice Contu. Le conclusioni - il termine dei lavori è previsto per le 13 - sono affidate al presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari, Francesco Belletti.

La settimana di preghiera per l’Unità

RISCRITTURE

CATTOLICI IN POLITICA “Sul piano della militanza politica concreta, occorre notare che il carattere contingente di alcune scelte in materia sociale, il fatto che spesso siano moralmente possibili diverse strategie per realizzare o garantire uno stesso valore sostanziale di fondo, la possibilità di interpretare in maniera diversa alcuni principi basilari della teoria politica, nonché la complessità tecnica di buona parte dei problemi politici, spiegano il fatto che generalmente vi possa essere una pluralità di partiti all’interno dei quali i cattolici possono scegliere di militare per esercitare — particolarmente attraverso la rappresentanza parlamentare — il loro diritto-dovere nella costruzione della vita civile del loro Paese. Questa ovvia constatazione non può essere confusa però con un indistinto pluralismo nella scelta dei principi morali e dei valori sostanziali a cui si fa riferimento. La legittima pluralità di opzioni temporali mantiene integra la matrice da cui proviene l’impegno dei

cattolici nella politica e questa si richiama direttamente alla dottrina morale e sociale cristiana. È su questo insegnamento che i laici cattolici sono tenuti a confrontarsi sempre per poter avere certezza che la propria partecipazione alla vita politica sia segnata da una coerente responsabilità per le realtà temporali. La Chiesa è consapevole che la via della democrazia se, da una parte, esprime al meglio la partecipazione diretta dei cittadini alle scelte politiche, dall’altra si rende possibile solo nella misura in cui trova alla sua base una retta concezione della persona. Su questo principio l’impegno dei cattolici non può cedere a compromesso alcuno, perché altrimenti verrebbero meno la testimonianza della fede cristiana nel mondo e la unità e coerenza interiori dei fedeli stessi”. Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l'impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica, Congregazione Dottrina della fede

Ha preso avvio venerdì scorso nella Cappella del Seminario Regionale Sardo, la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, alla quale hanno preso parte i rappresentanti delle Chiese Cristiane cittadine. Le omelie, dopo la proclamazione della Parola, hanno offerto diversi spunti per riflettere sull’importanza del dialogo e della conversione quale strumento per superare le barriere. Al termine della celebrazione, presieduta da mons. Gian Franco Saba, nel giardino del Seminario è stato piantato un mandorlo, la cui fioritura precoce, talvolta già al termine dell’inverno, è simbolo della speranza. Un simbolo che, nel richiamare la visione del profeta Geremia (Ger 1, 11-16), intende significare la fiducia e la speranza nel dialogo ecumenico (Franco Camba). Nella foto: Monsignor Gian Franco Saba con i rappresentanti della Chiesa Cristiana Avventista, della Chiesa Evangelica Battista e della Chiesa Evangelica Luterana di Cagliari.


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IL PORTICO DEI LETTORI

il POrticO

il 27 gennaio è la 60ma giornata mondiale dei malati di lebbra

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erché il malato di lebbra cessi di essere lebbroso, bisogna guarire quelli che stanno bene. Bisogna guarire quelle persone terribilmente fortunate che siamo noi da un'altra lebbra, singolarmente più contagiosa e più sordida e più miserabile: la paura. La paura e l'indifferenza che troppo spesso essa porta con sé”. Così si esprimeva anni fa Raoul Follereau in un messaggio per la Giornata mondiale sul quale è il caso di riflettere anche oggi. Il prossimo 27 Gennaio la Giornata mondiale dei malati di lebbra celebrerà la sua 60ma edizione. Perché purtroppo la lebbra, anche se milioni di persone sono state curate e restituite alla società, non è stata ancora vinta: ci sono circa 230mila nuovi casi all’anno, il 15% dei quali sono bambini, in India,in Brasile, in vari Paesi dell’Africa e in numero minore in tanti altri Paesi del mondo. Per la lebbra si deve sempre calcolare che tanti malati non si presentano per paura di essere emarginati dalla società: loro e le loro famiglie. La lebbra non è solo una malattia, anche se molto grave e

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C’è ancora bisogno del nostro impegno nei territori della lebbra complessa: è ancora un problema sociale per lo stigma e la conseguente emarginazione che porta con sé, anche se ora esistono cure molto efficaci. Bisogna pensare però anche ai milioni di malati guariti ma che, arrivati tardi, sono rimasti in-

validi ed hanno bisogno di cure per le ulcere o le complicazioni, di protesi o anche solo di un piccolo aiuto per poter reinserirsi nella società… uomini come gli altri, con tutti i diritti e i doveri degli altri. L'AIFO (Associazione italiana Amici

di R.Follereau) celebra questa Giornata come un impegno fondamentale per dar voce agli Ultimi e poter continuare ad aiutarli con l’aiuto di tanti. Ogni anno i volontari AIFO organizzano in tale giornata la distribuzione del Miele della Solidarietà,

allestendo banchetti in centinaia di piazze italiane e coinvolgendo altre associazioni, istituzioni, cittadini. Anche a Cagliari l’AIFO sarà presente col miele della solidarietà, con foglietti esplicativi, talvolta con vasetti di primule in varie piazze di Cagliari (Piazza del Carmine, Piazzale di Bonaria, Piazza “L’Unione Sarda”; di fronte alla chiesa di Sant’Anna, Madonna della strada, Cristo Re). A Quartu in piazza Sant’Elena e presso la Parrocchia di San Luca (Margine Rosso) e della Madonna degli Angeli a Flumini. A Capoterra e a Poggio dei Pini (Parrocchia N.S.di Lourdes) e in altre piazze. Dal 20 al 30 Gennaio si potranno aiutare i malati inviando un SMS al 45504. La somma raccolta sarà destinata al Progetto sanitario in Guinea Bissau e in particolare all’acquisto dei pannelli solari nella Maternità dell’Ospedale Regionale di Gabù. Cari Amici “nessuno può essere felice da solo” Anna Maria (Mariella) Pisano Gruppo AIFO di Cagliari

Inviate le vostre lettere a Il Portico, via mons. Cogoni 9, 09121 Cagliari o utilizzate l’indirizzo settimanaleilportico@libero.it.

oncentrandoci sull’Ecumenismo della verità, riflettiamo sulla crisi del sec. XVI. Si può intravedere ora una questione di fondo, che faciliti il dialogo teologico per la ricomposizione dell’unità? La possiamo facilmente individuare riflettendo sul principio formale della Riforma, la giustificazione per la sola fede. Lutero lo presenta come il signore, maestro, principe, giudice di ogni dottrina; principio dello stare o disgregarsi della Chiesa. Tutti i cristiani sono convinti dell’utilità di un principio che sostenga la consapevolezza che noi peccatori viviamo unicamente grazie all’amore misericordioso preveniente di Dio, che noi possiamo soltanto accogliere, invocare che si effonda su di noi, ma che non possiamo in alcun modo meritare. La difficoltà storica è sorta quando in forza della giustificazione per la sola fede, la struttura dell’atto salvifico è stata ridotta, semplificata nell’Annuncio del Vangelo, la sua accoglienza nella fede. In forza di questa prospettiva riduttiva si è posta in crisi tutta la struttura sacramentale della Chiesa, la stessa Eucaristia, quasi fosse opera umana che contrasta il principio fondamantale della sola Fede. Purtroppo il fronte teologico si irrigidisce: da parte riformata si esalta che solo nella Croce di Cristo si ottiene salvezza; da parte cattolica si intende porre in risalto la subordinata corrispondenza umana, che cioè l’uomo viene veramente giustificato, reso capace di opere buone, meritorie. Inoltre che la forza salvifica della Croce può servirsi della creatura buona di Dio, per introdurre la salvezza al livello delle relazioni umane, nel Ministero apostolico, nelle Celebrazioni sacramentali. Un fronte teologico indurito, che stenta a riconoscere quanto le difficoltà sono situate a livello di una teologia della creazione, la sua qualificazione cristica. Dio ci salva per l’Umanità SS del Crocifisso glorioso: qui la grazia divina della giustifica-

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giustificazione per la sola fede e la creazione

Una questione fondamentale per l’unità della Chiesa di PADRE STEFANO MARIA MOSCHETTI, sj

zione non viene limitata dal livello umano, resta sovrana, si serve del Cuore, dell’intelligenza, dell’intera Umanità SS del Signore, a noi fraterna, per comunicarsi a noi, penetrare, quasi trasfigurare tutte le realtà umane ( i Sacramenti), già iniziare, in virtù della Risurrezione del Signore, la realtà escatologica di Dio tutto in tutti. È stata la grandiosa opera teologica di K. Barth, la sua Dogmatica ecclesiale, che presenta la giustificazione in categorie più bibliche come realtà cristologica, a mettere in movimento un fronte teologico bloccato da secoli. H.U. von Balthasar, nella sua Teologia di K. Barth, nota un residuo di forma mentis riformata, che stenta ad accettare che la grazia divina possa servirsi così intensamente della creatura e della condizione umana (Chiesa, Eucaristia, Sacramenti) per raggiungere più efficacemente l’uomo: è mai possibile tale prodigalità divina? Inoltre in Barth la grazia di Cristo risulta così intensa, che ancora una volta viene posta in crisi la libertà dell’uomo: la redenzione risulta come immurata nella creazione stessa, sal-

vezza per tutti, tutti predestinati. Nonostante questi limiti, il fronte teologico delle relazioni tra Redenzione-Croce di Cristo e la sua creatura umana, è stato posto in pieno movimento; dall’opera di singoli teologi si è passati a dialoghi sempre più ufficiali tra le comunità cristiane (vedi gli studi del Prof. Mario Farci). Pensiamo al documento elaborato dalla commissione congiunta cattolico romana-evangelico luterana: Chiesa e giustificazione: la comprensione della Chiesa nella luce dell’insegnamento sulla giustificazione; si nota un aspetto del tutto favorevole al dialogo. Infatti la giustificazione non viene considerata in prospettiva soggettiva, individuale, ma ecclesiale, come ruolo della Chiesa nel trasmettere la salvezza. L’opera di Dio, per raggiungere l’uomo persona nei suoi costitutivi vincoli sociali, deve incarnarsi realmente nel mondo, realizzare Chiesa, un anticipo del rinnovamento escatologico. Questi dialoghi anche se ormai ufficiali, corrono il rischio di disperdere i risultati positi-

vi raggiunti, se manca un riconoscimento reciprocamente impegnativo. È stata la volontà esplicita di Giovanni Paolo II a richiedere la formulazione di tale documento dottrinale impegnativo; di tale natura è la Dichiarazione congiunta sulla Dottrina della giustificazione tra la Chiesa cattolica e la Federazione Luterana Mondiale del 31 ottobre 1999. Notiamo un felice modello nell’esporre le Dottrine: dopo il riconoscimento della verità condivisa ( siamo resi giusti dalla gratuita misericordia divina, che perdona i peccati , suscitando la libera corrispondenza dell’uomo, di cui le opere buone sono segni e frutti), si espongono le accentuazioni cattoliche e riformate, che sono tali da restare nell’ambito della comune professione, senza infrangerla.. Si riconoscono al n 43 le questioni (la relazione esistente tra parola di Dio ed insegnamento della Chiesa, l’Ecclesiologia, l’autorità nella Chiesa e la sua unità, il ministero ed i sacramenti, ed infine le relazioni tra giustificazione ed etica sociale) che esigono ulteriori studi e chiarificazioni; nella certezza che la comprensione raggiunta sarà la base solida per queste ulteriori mete. Tutte questioni molto legate al rapporto alleanza-creazione, ora in pieno movimento con tanti benefici frutti, come lo era stato ai tempi della rivelazione biblica ( che parte dall’Alleanza per delineare la preistoria biblica, la sapienza creatrice). Il Vaticano I definisce che la rivelazione permette alla ragione di individuare facilmente, con assoluta certezza e senza errori ciò che è nell’ambito delle sue capacità rispetto il creatore (DH 3005). Partendo dall’intelligenza di Cristo, della sua Eucaristia, nella Chiesa apostolico-petrina, Ireneo di Lione aveva ricuperato il senso positivo della creazione, di tutto l’operare salvifico di Dio. Uno splendido programma di studi, di vita che l’Ecumenismo spirituale della B.Maria Gabriella Sagheddu rende più facile, fruttuoso.


IL PORTICO DI CAGLIARI

dOMenica 27 gennaiO 2013

I nostri conventi. Parla padre Arcangelo Atzei: la devozione per San Salvatore da Horta

“Il santo prende per mano l’uomo, è la persona più moderna del mondo” Continua nel convento alle porte della Marina il pellegrinaggio di fedeli ad uno dei santi più venerati in città: un culto ancora da riscoprire. La pratica dei 9 mercoledì GIOVANNI LORENZO PORRÀ ELLA PICCOLA CHIESA di Santa Rosalia, all'ingresso del quartiere Marina, riposano le spoglie di un santo molto importante per Cagliari: San Salvatore da Horta. Un santo profondamente diverso da sant'Efisio: non è un martire della fede, ma un umile fraticello, e su di lui non fanno una sagra che coinvolge l'intera città. Tuttavia ha saputo muovere migliaia di persone, e ancora suscita grande devozione. A raccontare la sua storia è padre Arcangelo Atzei, superiore dei frati minori osservanti che gestiscono il convento adiacente alla chiesa: "Oggi san Salvatore non è più così conosciuto, ma dopo la sua canonizzazione nel 1938 la folla per molti anni si radunò immensa a ogni cerimonia, tanto da riempire la chiesa e le vie circostanti". Chi era San Salvatore da Horta? Nato nel 1520 da famiglia poverissima e rimasto presto orfano fece lavori modesti per mantenere la sorella, ma quando questa si sposò si sentì libero di seguire la sua vocazione sacerdotale: entrò dunque nel

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Padre Arcangelo Atzei.

convento francescano di Barcellona. Analfabeta e dal carattere umile, fu assegnato ai lavori più faticosi, ma presto manifestò poteri taumaturgici. Si dice che non c'è santo che in vita abbia fatto tanti miracoli quanto lui: guariva anche migliaia di persone contemporaneamente. Può essere autosuggestione, allucinazione collettiva? Credere può essere suggestione, ma la guarigione non può esserlo, anche perché spesso si parla di malattie gravi. Ma la cosa più importante sono le conversioni. La situazione ricordava quella odierna di Medjugorje: migliaia di persone si avvicinavano alla fede e si convertivano di fronte a fatti straordinari. San Salvatore esortava sempre chi guariva a confessarsi e ricevere la Comunione. Comè arrivato a Cagliari? Veniva allontanato dai conventi perché turbava la pace, migliaia di persone volevano vederlo. Lui accettava sempre questi trasferimenti con

serenità, e alla fine fu mandato in Sardegna, una provincia povera e lontana, e vi arrivò come una grazia. Anche qui richiamò le folle. Qual è il ruolo di un santo povero e analfabeta nel mondo di oggi? Sono tanti i santi di un passato lontano ancora molto venerati: il santo è la persona più moderna che esista, più abbarbicata al mondo di chiunque altro. Prende per mano l'uomo, lo capisce e lo aiuta. Non è uomo di parte, per lui non ci sono PD, PDL o Monti, né credenti, creduloni, o co-

UASI NON SI NOTA subito la piccola chiesa di Santa Rosalia: situata in una stradina del quartiere della Marina, e incastrata tra altri edifici, da una parte il convento e dall’altra una palazzina. Anche l’interno non rivela da subito grandi sorprese, ma è quello di una modesta chiesa a una navata. Tuttavia questa piccola chiesa racchiude una triplice devozione, per Santa Rosalia, San Salvatore e la Madonna: un vero “concentrato di santità”. Il visitatore nota per prima cosa un’accurata riproduzione della grotta di Lourdes. Collocata sulla cappella a destra dell’ingresso risale al 1883, è la prima del genere ad essere stata costruita in Italia. La devozione a Santa Rosalia parte da lontano. Veniva invocata con Sant’Efi-

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brevi VITA CONSACRATA - VILLA TECLA

Rinviato al 10 febbraio l’incontro mensile Il previsto incontro già in calendario il 3 febbraio, aperto a tutti e tenuto da monsignor Tore Ruggiu, Vicario Episcopale della Vita Consacrata della Diocesi di Cagliari, è stato spostato al 10 febbraio. L'iniziativa si svolge nei locali di Villa Tecla a Flumini di Quartu e rientra nel ciclo di incontri formativi-religiosi, organizzati dalle Suore Orsoline di Somasca, che si tengono con scadenza mensile.

AZIONE CATTOLICA

Esercizi spirituali per la Quaresima L'Azione Cattolica diocesana offre a tutti i soci giovani e adulti ed a quanti vorranno condividere la proposta, uno spazio di riflessione e di preghiera attorno alla Parola del Signore e, dentro l'Anno della Fede, attorno ai temi del Concilio Vaticano II e della spiritualità laicale. Gli Esercizi Spirituali Serali si terranno da martedì 29 gennaio a venerdì 1 febbraio, dalle 20 alle 22 nella Casa delle Figlie Eucaristiche di Cristo Re in via Scano, 97 a Cagliari. Gli incontri saranno guidati da don Fabio Trudu, vicario parrocchiale di Sant'Antonio Abate a Decimomannu e Direttore dell'Ufficio Liturgico Diocesano.

In Cattedrale celebrazione per la vita

Lo scrigno insostituibile della devozione di tanti sardi sio per salvare la città dalla peste durante l’epidemia del 17mo secolo, perché in quel tempo a Cagliari risiedevano molti siciliani, e sorgeva un oratorio dedicato alla Santa, gestito dai frati siciliani, che costruirono proprio lì la chiesa. Nel 1748 arrivarono i frati francescani che prima occupavano il convento di Santa Maria di Gesù, lo stesso in cui aveva soggiornato San Salvatore, in viale Regina Margherita, dove poi sorse la Manifattura tabacchi. In cerca di una nuova casa dopo aver visto la loro sede demolita dall'invasione dei francesi nel 1718, i francescani trovarono qui ospitalità e ampliarono la chiesa. Nel 1758 arrivarono le spoglie di San Salvatore, fino ad allora custodite nella chiesa di San Mauro a Villanova. Prima furono conservate nella cappella laterale poi nell'altare maggiore, rinnovato

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IL 2 FEBBRAIO

Santa Rosalia, concentrato di santità G. L. P.

sì via: c'è solo l'uomo, che ha bisogno di Dio. E il santo porta Dio nel cuore dell'uomo. Oggi San Salvatore fa ancora dei miracoli? Vengono in tanti a pregare e farsi confessare quindi il potere del Santo è sempre forte: c'è chi racconta che grazie alla preghiera ha ritrovato la fede e la voglia di vivere e ci arrivano anche notizie di guarigioni. A proposito di guarigioni, è famosa la pratica dei nove mercoledì... È una tradizione nata quando il santo era in vita. La storia racconta che una donna cagliaritana stava per partorire e per i dolori era in pericolo di vita. San Salvatore la salvò e le predisse che avrebbe avuto ancora tre figli, ma avrebbe avuto sempre parti felici se avesse recitato ogni mercoledì un'orazione sulla sua tomba, dato che egli credeva vicino il momento in cui sarebbe tornato alla casa del Padre. Così avvenne, e la voce si sparse in città. Ancora oggi recitiamo la novena dei mercoledì,in cui ogni mercoledì predica un parroco diverso di Cagliari; il culmine è il 18 marzo, data in cui si festeggia il Santo. Teniamo anche una novena dedicata alla Madonna di Lourdes.

il POrticO

come è oggi per esigenze liturgiche nel 1967 dello scultore Antonio Bellini: una mensa di angeli in marmo bianco di Carrara, con all'interno una statua raffigurante il santo; i resti sono in una piccola urna in corrispondenza del petto. Il cuore è stato trafugato in un' epoca imprecisata, è conservato a Sassari, nel santuario di San Pietro in Silki. La chiesa ospita diverse opere dedicate a San Salvatore: fra le altre un arazzo del Bea, risalente al 1937, che raffigura l'ascensione del Santo su un panorama della Cagliari del '500, e due tele ancora più grandi che sormontano la bussola, con i due miracoli riconosciuti per la canonizzazione, avvenuti nel 1931 e nel 1933: la guarigione istantanea di un bambino dalla meningite tuberco-

lare, e di una fanciulla dalla scarlattina con meningite. La sagrestia conserva numerosi ex voto. Una statua di santa Rosalia, risalente al 17mo secolo e attribuita a Giacomo Serpotta si trova nella prima cappella a destra dell'altare, accanto a Sant'Antonio. Gli altari gemelli situati nelle cappelle contengono elementi dell'antica chiesa di santa Maria del gesù e sono stati rinnovati nel 17mo secolo. È presente anche una bellissima Madonna addolorata opera di Pietro Cavaro, parte di un retablo del 16mo secolo andato perduto. Sopra all'altare nove luci, ancora un riferimento alla pratica dei nove mercoledì: tutt'ora è grande il successo di questa pratica: Ogni mercoledì sera i fedeli recitano la preghiera al santo, per chiedere una grazia, o per devozione. Si comincia la sera del 9 gennaio, per finire il 9 marzo: la settimana successiva è la festa del santo. Ma sono in tanti a Cagliari e altrove a possedere il breviario delle preghiere e a recitarle nella propria casa: si possono dire da soli o in gruppo, ad alta voce o col pensiero, in qualunque periodo dell'anno, purché sia per nove settimane di seguito. L'unica cosa indispensabile è la fede.

Sabato 2 febbraio, in occasione della Giornata mondiale per la vita consacrata, l’Arcivescovo di Cagliari, monsignor Arrigo Miglio p re s i e d e r à alle 15.30 la celebrazione eucaristica in Cattedrale.

SABATO 26 GENNAIO

Padre Christian Steiner su Salvezza e facebook Sabato 26 Gennaio alle 17.30, presso la Biblioteca del Convento di San Domenico, prosegue il ciclo di catechesi che Padre Christian Steiner - responsabile regionale per la Pastorale familiare - dedica al rapporto tra Famiglia e Concilio Vaticano II: “Vita esplosiva in progress: microciviltà famiglia in luce conciliare, digitale e planetaria”. Il primo incontro del percorso proposto per il 2013 ha per titolo: "Unità di tutto il genere umano. Storie di Salvezza e di Facebook".


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IL PORTICO DI CAGLIARI

il POrticO

brevi DIOCESI DI ALGHERO-BOSA

Periodico “Dialogo”, nuova veste grafica Nuova veste per il periodico della Diocesi di Alghero-Bosa “Dialogo” che quest’anno compie 30 anni di vita. Il giornale ha oggi un nuovo format a colori, con 16 pagine. “Dialogo” viene consegnato su tutto il territorio diocesano ed extradiocesano, è distribuito in abbonamento e raggiunge una tiratura di 2500 copie. Le pagine centrali sono destinate all’approfondimento, altre sezioni parlano di cultura, famiglia e giovani. Il Vescovo Morfino (nella foto) ha detto che le pagine del giornale “devono servire a fare comunione. L’attenzione dovrà sempre essere puntata sul racconto della Verità”. “Non vorrei parlare di un nuovo Dialogo, ma di un momento della storia del quindicinale in cui si vuole apportare un miglioramento a ciò che di buono è stato fatto finora”, ha scritto nell’editoriale il direttore Giuseppe Manunta. COMUNITÀ PRIMAVERA

Sabato e domenica convegno in Seminario Sabato 26 e domenica 27 gennaio dalle 9 la Comunità Primavera del Rinnovamento Carismatico Cattolico svolgerà un convegno nell'Aula Magna del Seminario , sul tema “State saldi nella fede”. Relatori delle giornate saranno p. Ignazio Melis, Cappuccino, e John Bonnici, Presidente della Comunità “Maranathà” del Rinnovamento Carismatico Cattolico di Malta.

DOMENICA 27 gennaiO 2013

Iniziative. l’opera nata da un’idea dell’associazione “il colle verde” presentata nei giorni scorsi.

Dal Museo un messaggio di speranza: la Cella di Gaudì per riprendersi la vita Storie di cronaca vera e di emigrazione clandestina per raccontare dal vivo l’esperienza segnata dal dolore e dal reato. Mons. Alberto Pala: “la libertà si fonda in Dio” G. L. P. ALEOTTO FU IL LIBRO E chi lo scrisse”, potremmo dire con Dante: grazie al progetto “Adotta una storia”, realizzato dall'associazione il ColleVerde 12 detenuti della colonia penale di Isili hanno conosciuto altrettanti scrittori, creando un gioco di relazioni e complicità; ne è nato un libro, “la cella di Gaudì”, edito da Arkadia. Nel volume ogni detenuto racconta la sua esperienza attraverso la penna di uno scrittore, scelto da lui stesso: storie di azione, di crimine, spesso di sradicamento, visto che raccontano in molti casi di emigrazione clandestina; ma parlano anche di speranza. Soprattutto sono storie vere. Un modo per conoscere culture diverse, e usando uno stile semplice ma coinvolgente, fare cronaca e denunciare realtà che purtroppo esistono ancora. La presentazione del volume è avvenuta la settimana scorsa, in via del Fossario, nel Museo Diocesano, davanti a un folto pubblico fra cui

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anche detenuti di Buoncammino. “Lo scopo era dare ai detenuti la possibilità di esprimersi - ha spiegato Laura Cabras, de Il Colle Verde – abbiamo partecipato assieme al presidio del libro Carpe Liber e al marchio Galeghiotto del progetto C.o.l.o.n.i.a.”. Perché il nome di Gaudì nel titolo? Anche il grande architetto della Sagrada Familia conduceva una vita modesta e visse a lungo in una cella monacale; fu anche un patriota e trascorse qualche giorno in prigione. ”È un omaggio, e l'arte è un modo di varcare i confini della cella e aprire una finestra sul cielo”.“La Libertà può trovare un fondamento anche nella fede e nell'amore per Dio” - ha aggiunto monsignor Alberto Pala, parroco della Cattedrale di Cagliari. Anche il luogo della presentazione non è stato scelto a caso: il Museo Diocesano ha ospitato in passato una mostra su Gaudì. “Il carcere è

anche un luogo di possibilità e di vita – ha detto padre Massimiliano Sira, cappellano del carcere di Buoncammino - e anche questo libro può essere un'occasione per ricominciare”; fra Lorenzo Pinna si è riconosciuto in molti punti del libro: “anche io da ragazzo mi sentivo un piccolo criminale – ha scherzato - volevo essere diverso dagli altri, in male però! Per fortuna Dio non l'ha permesso. Bisogna sempre distinguere: una persona non va identificata con i suoi errori”. Poi la parola è pas-

sata agli autori: “Sono felice di partecipare a un progetto come questo – ha detto Gueorgui Borissov, e, scherzando ha aggiunto - siccome il mio autore è anche capo degli educatori ho pensato: qui se sbaglio mi mandano chissà dove!”. Anche gli altri giovani detenuti hanno espresso i loro ringraziamenti, e qualcuno si è pure commosso. “È stato Mohammad a farmi un regalo – ha esclamato Claudia Musio – mi ha fatto capire quanto siamo fortunati”e Fabrizio Fenu ha rincarato: “Noi siamo solo la penna, i veri protagonisti sono i ragazzi”. “Siamo usciti arricchiti da quest'esperienza - ha concordato Paolo Maccioni – e anch'io credo che siamo fortunati anche per aver potuto raccontare queste storie”; “da questo libro viene un messaggio di speranza – ha aggiunto Pietro Picciau – chi sbaglia ha diritto ad un'altra possibilità”. “io ero preoccupato – ha confidato Nicolò Migheli – temevo di tradire ciò che mi avevano detto”; mentre Michele Pio Ledda ha concluso ricordando Gaudì. “con le sue forme architettoniche elaborate ci ricorda che in natura non c'è niente di diritto e per arrivare al cielo non c'è sempre la via più corta”.


dOMenica 27 gennaiO 2013

IL PORTICO DEI PAESI TUOI

Parrocchie. La comunità di San Pietro (Assemini) celebra una ricorrenza speciale.

Ritrovarsi tutti uniti per pregare trent’anni dopo la ricostruzione Indietro nel tempo per riscoprire un pezzo importante della storia del paese, che in quegli anni conobbe una forte espansione edilizia. Per dare lode e ringraziare MAURO BERTOCCHINI TRANA STORIA, quella della Parrocchia di San Pietro ad Assemini: ci aiuta a comporne il “puzzle” la signora Niside Muscas - madre di famiglia e collaboratrice della comunità – allora appena dodicenne. Era l’anno pastorale 19821983, quando – a settembre – ebbe luogo l’avvicendamento dei parroci, uscendo don Giovanni Zucca e subentrando don Efisio Zara, con il consueto trauma affettivo che si prova in queste situazioni. Non passò neanche un mese dall’insediamento del nuovo parroco, che un incendio interessò la chiesa parrocchiale, ne provocò la chiusura e distrusse tutti gli archivi parrocchiali, i registri e i paramenti liturgici. “Un momento davvero dif-

S

Parrocchia San Pietro, una celebrazione.

ficile, a cui seguì un periodo altrettanto buio, considerando che non esisteva più nessun locale per celebrare la messa: ci si “inventò” una chiesa provvisoria – che precaria rimase per anni - nel Salone Parrocchiale”, tiene a sottolineare Niside. Come non bastasse, il 9 febbraio 1983, il viceparroco don Marco Lai – amatissimo fra i giovani – fu trasferito ed i ragazzi della parrocchia, per salutarlo, organizzarono una partita di calcetto presso i campi di Girau, che si trovano oltre la SS. 130. Don Marco stava andando a prendere i ragazzi di ritorno dalle scuole di Cagliari - alla stazione

ferroviaria, affinché tutti potessero partecipare - ma l’auto finì fuori strada, incendiandosi; in quella macchina c’erano due giovani, oltre all’attuale direttore della Caritas e sua sorella: morirono tutti, tranne don Marco, che riportò gravissime ustioni. “La scomparsa di quei ragazzi giovanissimi coinvolse un po’ tutta la Parrocchia, perché Giampiero e Maria Carmela erano responsabili e collaboratori della pastorale giovanile”. Soltanto in quell’occasione, venne concessa la riapertura della chiesa, per permettere la veglia funebre e soltanto dopo anni, la parrocchia “San Pietro in Assemini” si riappropriò dei suoi spazi vitali.

“Da quelle ceneri, dalle lacrime e dalle sofferenze che ne sono seguite, - commenta Niside - la Comunità ha trovato la forza di rinascere, dando – fra l’altro – i natali a tanti sacerdoti, mentre altri ancora sono stati aiutati durante la loro formazione”. I giovani di allora costituiscono adesso famiglie aperte alla vita, mentre gli adulti di quel tempo sono adesso amorevoli anziani, testimoni credibili di fede e di vita operosa all’interno di una comunità davvero “risorta”. La parrocchia, guidata oggi da don Marco Orrù - vuol ricordare tutto questo e ringraziare la Divina Provvidenza, in una messa che si terrà giovedì 31 gennaio alle ore 17.30 nella chiesa di Piazza San Pietro. Sarà l’occasione per ricordare i tre giovani scomparsi in quel triste febbraio del 1983, oltre ai sacerdoti don Giovanni Zucca – parroco fino a settembre 1982 – e padre Sauro De Luca (responsabile nazionale dei gruppi giovanili di allora), entrambi recentemente scomparsi, promotori fra l’altro del “Meg” – Movimento Eucaristico Giovanile – in questa stessa parrocchia. “Ma l’invito viene esteso a chiunque può unirsi in preghiera dalla propria abitazione o da altre parrocchie, come lode per aver ricevuto da Dio, tramite questi tristi eventi e questa comunità, grazie e benedizioni” conclude la nostra interlocutrice.

“Uomo di grande fede, padre di una comunità”

il POrticO

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curiosità SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004

Direttore responsabile Sergio Nuvoli Editore Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Segreteria e Ufficio abbonamenti Natalina Abis- Tel. 070/5511462 Segreteria telefonica sempre attiva segreteriailportico@libero.it Fotografie Archivio Il Portico, Roberto Pili Amministrazione via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Tel.-fax 070/523844 settimanaleilportico@libero.it (Lun. - Mar. 10.00-11.30) Pubblicità: inserzioni.ilportico@gmail.com Stampa Grafiche Ghiani - Monastir (CA) Hanno collaborato a questo numero: Gianni Loy, Stefano Maria Moschetti, Roberto Piredda, Tore Ruggiu, Andrea Busia, Gabriele Colombini, Massimo Lavena, Franco Camba, Giovanni Lorenzo Porrà, Alessandra De Valle, Daniela Salis, Mauro Bertocchini, Mariella Pisano, Laura Cabras, Roberto Comparetti. L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a Associazione culturale Il Portico, via mons. Cogoni, 9 09121 Cagliari. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata (L. 193/03).

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A Selargius intitolata una piazza a don Giovanni Piras

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DANIELA SALIS L 30 DICEMBRE È STATA inaugurata a Selargius, dopo una celebrazione eucaristica, la piazza tra la via Grandi e la via San Luigi, intitolata all’amato sacerdote don Giovanni Piras. E’ stato scelto il giorno del suo compleanno, giorno in cui avrebbe compiuto 81 anni, a distanza da cinque dalla sua scomparsa, avvenuta il 26 ottobre del 2007. Nella piazza, situata a pochi metri dalla saletta dove il sacerdote incontrava i giovani ogni settimana, spesso lui parcheggiava la sua macchina, si fermava a parlare con la gente che lo salutava, gli chiedeva un consiglio, una parola di conforto. Insieme al parroco della parrocchia della SS. Vergine Assunta, don Ireneo, hanno concelebrato don Leone Porru, amico di don Piras fin dai

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tempi del seminario e don Pietro Meledina. Erano presenti i giovani del gruppo parrocchiale, gli ex del gruppo giovanile con le loro famiglie e numerosi selargini affezionati al sacerdote, in primis il sindaco Gianfranco Cappai, oltre ai familiari del sacerdote venuti da Tonara, suo paese d’origine. “Siamo qui questa mattina come familiari di don Piras, gli vogliamo ancora una volta dire il nostro grazie sincero e affettuoso, per il dono della sua presenza nella nostra amata Selargius, siamo tantissimi, a dimostrazione che lo abbiamo amato e apprezzato”, ha detto don Ireneo nella sua omelia. Alla cerimonia d’inaugurazione è intervenuto il primo cittadino di Selargius che, ricordando don Piras e tutto il bene fatto alla comunità selargina, ha raccontato come più volte gli avesse chiesto dei consigli. Don Piras ha lavorato nel corso dei 34 anni di servizio sacerdotale nella parrocchia dell’Assunta senza risparmio di energie e di tempo, sino alla fine. “Da parte nostra, il nostro sincero grazie e lo facciamo dedicandogli questa piazza”, ha detto il parroco, aggiungendo: “Chissà quale

la celebrazione per l’inaugurazione della piazza.

sguardo di rimprovero ci lancerebbe se potesse farlo! E, infatti, don Piras è sempre stato umile e refrattario ai complimenti, in occasione dei suoi 50 anni di sacerdozio aveva ammesso apertamente, con la sua schiettezza di pensiero, di non amare le celebrazioni e agli elogi e alle celebrazioni aveva risposto dicendo che il peccato che confessava più spesso erano le bugie. Un caloroso applauso ha accompagnato la scoperta delle due targhe della piazza intitolata al sacerdote. La dedica della piazza nasce da un’idea di alcuni figli spirituali di don Piras. Il tutto parte con una mail inviata al sindaco: “Visto che a fine ottobre ricorreva il quinto anno della scomparsa di don Piras, ho inviato una mail al sindaco Cappai, proponendo l'idea, il quale ha risposto con grande entusiasmo - racconta Davide Puxeddu - dopo due giorni, però, mi ha chiamato dicendomi che purtroppo erano trascorsi meno di 10 anni dalla scomparsa e quindi probabil-

mente non si poteva fare”. Davide però non si è dato per vinto: “mi sono documentato e ho chiesto in Prefettura, verificando invece la possibilità attraverso una legge del 1992. In questi casi, infatti, è il prefetto, fatte le dovute indagini, a seguito di approvazione della Giunta comunale, corredata da motivazione, ad autorizzare la variazione toponomastica”. Si è quindi messa in moto la macchina con la formazione di un comitato spontaneo. Così il 23 ottobre, in tempi record, la Giunta ha deliberato la variazione toponomastica della piazza. Nelle motivazioni si fa riferimento a don Piras come “Uomo di grande fede, umanità e cultura, padre spirituale di un’intera comunità”. Il prefetto poi il 28 novembre ha firmato l’autorizzazione. Ora l’esempio di carità e la testimonianza di vita di don Piras sono ricordati anche dalla piazza tra la via Grandi e la via San Luigi, a lui dedicata.

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IL PORTICO DEI PAESI TUOI

il POrticO

brevi

Parrocchie. a Siurgus donigala un’associazione culturale porta avanti da anni attività teatrali.

GUAMAGGIORE

Un nuovo corso di canto gregoriano È in svolgimento nella parrocchia di San Sebastiano a Guamaggiore un corso di canto gregoriano tenuto da don Gianfranco Zucnheddu, amministratore parrocchiale. L'appuntamento settimanale è il martedì dalle 18 alle 19 ed è destinato a sacerdoti, diaconi, chierici, seminaristi, fedeli della Diocesi e di quelle confinanti. Per informazioni contattare don Zuncheddu in parrocchia al numero 070985974.

“Quando la solidarietà si fa a teatro: la compagnia non ha fini di lucro”

ORGANIZZA IL GRUPPO CARITAS

Così il parroco don Valter Cabula spiega il successo di “Sa scivedda”, realtà molto apprezzata, nata otto anni fa dall’allora guida della comunità don Paolo Corgiolu

Uniti nelle diversità: il 2 febbraio a San Luca

R. C.

La Caritas della parrocchia di San Luca (Margine Rosso) organizza la seconda edizione di “Uniti nelle di-

versità”. Appuntamento sabato 2 febbraio alle 16 nella parrocchia del Margine Rosso. “Diamo vita a nuove amicizie - scrivono - con allegria, divertimento, animazione e piccolo ristoro”. Si preannuncia una grande festa, sulla quale riferiremo sui prossimi numeri. Hanno aderito gruppi scout e numerose associazioni: Sos Quartu, Asce Rom, Unitalsi, Gli Angeli di Sardegna, l’Oratorio SS. Crocifisso e tante altre. DOMENICA 27 GENNAIO

Suore del Buon Pastore, è festa per il 90mo Domenica 27 alle 10 monsignor Arrigo Miglio celebra l’Eucaristia nella chiesa del Buon Pastore a San Benedetto, in occasione del 90mo anniversario dalla fondazione delle suore “Figlie di Maria Santissima Madre della Divina Provvidenza e del Buon Pastore”.

OLIDARIETÀ, cultura e voglia di condivisione. Sono gli elementi che dal 2005 caratterizzano “Sa Scivedda”, associazione culturale che a Siurgus Donigala porta avanti la propria attività teatrale e di sostegno alle realtà impegnate nel sociale. Nata otto anni fa all'interno della parrocchia, quando era guidata da don Paolo Corgiolu, “Sa Scivedda” è partita con piccole attività di promozione per il sostegno a progetti di solidarietà. Nel 2007 è diventata un'associazione senza fini di lucro e nel corso degli anni è cresciuta sia nel numero di componenti, da una quindicina iniziali ai quasi trenta attuali, con grande apprezzamento della gente. “Credo che la nostra associazione sia apprezzata - il parroco don Valter Cabula - perché quanto facciamo non ha fini di lucro ma è mirato al sostegno di progetti importanti di cooperazione o a favore delle popolazioni in difficoltà, non ultimi i terremotati dell'Emilia”. Fino ad oggi sono stati messi in scena diversi lavori, tra i quali anche una sacra rappresentazione. Con i fondi raccolti durante gli spettacoli sono stati appoggiati diversi progetti: la costruzione di un ospedale pediatrico in Rwanda, attraverso l'associazione “Operazione Africa”, la costruzione di una scuola in Sierra Leone con l'appoggio dei missio-

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sico in primis, ma anche i centri del circondario o in alcune parrocchie di Cagliari”. Ciò che anima i componenti de “Sa Scivedda”, è di certo una grande passione, unita ad una grande sensibilità per il sociale, senza trascurare i momenti di preghiera e formazione spirituale che da sempre contraddistinguono la vita della compagnia. Studenti, lavoratori, famiglie e giovani sono tutti accomunati dalla voglia di crescere insieme sia nell'approfondire i testi teatrali che nel dedicare tempo e risorse a favore di progetti di solidarietà, a costo di grandi sacrifici personali. Prova ne sia la preparazione di un testo in versi del Settecento in limba: hanno lavorato per 40 giorni tutte le sere dalle 19 alle 22. Il risultato è stato un grande apprezzamento del pubblico che poi si è tradotto nel sostegno a favore di progetti di solidarietà. I componenti dell’associazione sono disponibili a portare gli spettacoli nelle parrocchie della Diocesi, per continuare a sostenere i progetti di cooperazione e per mantenere viva la passione per il teatro. Per raggiungere “Sa Scivedda” basta andare su facebook o contattare il parroco al numero 070/9890019.

nari saveriani. Sono stati anche rac- ponevo laboratori teatrali. La stessa colti fondi a favore dell'AIFO, ad Sonia è stata mia alunna ed oggi è Emergency, della Caritas e dei mis- parte integrante della compagnia”. sionari di Villareggia. Negli ultimi Siurgus Donigala è un comune unimesi quanto raccolto è stato invece ficato nel ventennio fascista e mandestinato ai missionari della Dioce- tiene comunque un sano “campasi che operano in Brasile. “Nelle scor- nilismo” che stranamente non inse feste di Natale - dice Sonia, una teressa “Sa Scivedda”, patrimonio delle componenti la compagnia - di tutto il paese. “Lo testimonia la abbiamo ricevuto notizie da don Ga- generosità dei tanti artigiani che briele Casu e restiamo in contatto vengono incontro alle nostre esicon lui”. genze - conferma il parroco. Dal faCentrale nelle produzioni di questa legname al fabbro, ai tanti che ci compagnia sono i testi in limba, non sostengono con il 5x1000 donato solo quelli in prosa ma anche in ri- con generosità. La nostra è una ma. Così accanto ai testi classici del- realtà che oramai viene percepita la commedia sarda, quelli di Antonio come patrimonio dell'intero paese. Garau, “Sa Scivedda” si è cimentata In diverse occasioni abbiamo poranche in quelli più complessi, uno di tato i nostri lavori in altri paesi, GeAntonio Maria da Esterzili (XVIII secolo), o nella traduzione in limba de “Il Malato imL’Arcivescovo ha nominato membri del Collegio dei Consultori: maginario” di Moliere, un pre- Mons. Giovanni Ligas, nato a Nurri il 7/2/1958, ordinato presbitero il 24/9/1983 zioso lavoro cura- Mons. Gianni Spiga, nato a Assemini il 6/8/1933, ordinato presbitero il 11/8/1957 to dal direttore ar- Mons. Efisio Spettu, nato a Quartucciu il 19/11/1938, ordinato presbitero il 29/6/1963 tistico della comMons. Franco Puddu, nato a Quartu S. Elena il 5/1/1948, ordinato presbitero il 3/7/1976 pagnia, la professoressa Filomena Mons. Salvatore Ruggiu, nato a Villanovatulo il 28/9/1950, ordinato presbitero il 16/4/1977 Artizzu. “E' una Don Paolo Sanna, nato a Monserrato il 22/1/1967, ordinato presbitero il 26/10/1991 passione che col- Don Giulio Madeddu, nato a Quartu S. Elena il 2/6/1967, ordinato presbitero il 12/11/1994 tivo fin dal periodo di insegna- Dato in Cagliari, dalla Sede arcivescovile, in data 17 gennaio 2013 mento quando ai miei alunni pro-

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IL PORTICO DELL’ANIMA

Ricorrenze. Celebrata nei giorni scorsi nella chiesa di via Manno una festa molto sentita.

Sant’Antonio e la via dell’essenziale, indicò sempre la gioia del condividere L’arcivescovo Miglio: “Il suo insegnamento ci aiuti ad uscire dalla crisi”. Giorgio Camba presiede l’Arciconfraternita: “L’impegno per il culto e il sostegno ai più poveri” I. P. NA AFFOLLATA chiesa di Sant'Antonio ha fatto da cornice alle celebrazioni che come ogni anno si svolgono il 17 gennaio, nella centralissima via Manno. Messe ad ogni ora al mattino, con il pontificale delle 11 presieduto da monsignor Arrigo Miglio. “In tempi di crisi come quelli che stiamo vivendo - ha detto l'Arcivescovo durante l'omelia - Sant'Antonio ci indica una via quella dell'essenzialità. Lui monaco si ritirò lontano dalla gente ed ha qualcosa da insegnarci: lavorava per vivere ma soprattutto per condividere qualcosa a chi aveva meno. Per questo la sua figura interroga ciascuno, proprio perché ognuno ha qualcosa da condividere, chi più, chi meno. Tutti possiamo condividere qualcosa del nostro tempo, ma qualche condivisione materiale è possibile per noi cristiani, è uno degli elementi della nostra vita. Altro insegnamento

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Monsignor Miglio celebra a Sant’Antonio abate.

che arriva da Sant'Antonio è che l'attuale crisi ci aiuterà a vivere in maniera essenziale, imparando a distinguere ciò che è necessario da ciò che non lo è”. Tra i primi banchi della chiesa i confratelli della Vergine d'Itria, da oltre quattro secoli custodi del tempio che, fin da Settecento, si affaccia sulla via Manno, un tempo nota come Sa Costa,

tanto che la chiesa era chiamata “Sant'Antoni de sa Costa”. Meta quotidiana di decine di fedeli, che fin dalla prima mattina entrano per una preghiera, una visita e magari confessarsi, la chiesa di Sant'Antonio abate è decisamente cara ai cagliaritani e ai tanti sardi che per ragioni diverse la visitano. “Fin da piccolo - dice Giorgio

Camba, presidente dell'Arciconfraternita della Vergine d'Itria- ho conosciuto il culto al santo, perché me l'hanno trasmesso i miei genitori. Mia madre stessa si chiamava Antonia ed io sono cresciuto “respirando” quest'aria. La nostra Arciconfraternita, proprietaria della chiesa, assicura per statuto devozione e sostegno ai più poveri: lo facciamo tenendo nel dovuto decoro la chiesa e in diversi modi chi vive in difficoltà. Ogni anno abbiamo la chiesa piena ad ogni messa, segno che davvero come ha detto l'Arcivescovo Sant'Antonio ha un grande seguito. Quest'anno, per la prima volta, monsignor Miglio ha celebrato con noi l'Eucaristia, e siamo felici di averlo avuto tra noi. Gli abbiamo raccontato le vicende della chiesa e dell'Arciconfraternita e ci è sembrato contento di quanto facciamo”. Oltre alle messe del mattino seguitissime, nel pomeriggio del 17 gennaio si è rinnovato l'appuntamento con la benedizione degli animali. Sant'Antonio, secondo il culto popolare, ha avuto un rapporto di tutela per gli animali e per questo si è diffusa l'usanza della loro benedizione. Anche a Cagliari tanti i bambini e gli adulti che hanno portato i loro animali, anche quelli forse non troppo domestici, per il rituale della benedizione che ha preceduto l'ultima messa della giornata.

La devozione sincera per Sant’Antonio

il POrticO

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detto tra noi L'uomo è stupido? di D. TORE RUGGIU

Che domanda! Prendo spunto da un sms ricevuto da un amico durante le feste natalizie. La prassi è quella di mandare sms dal contenuto spirituale, spesso con citazioni bibliche (soprattutto tra preti e seminaristi), oppure altre espressioni ad effetto, come quella che ora citerò: “perché l'uomo sarebbe stupido? Forse perché ha creato un sistema economico autodistruttivo che divora l'economia mondiale e non è capace di venirne fuori? O perché ha creato quel linguaggio ingannevole che lo porta a confondere la realtà con espressioni del tipo “operatore ecologico” o “diversamente abile”? Oppure perché con tutta la sua tecnologia e progresso, col suo modo prepotente di vivere non si accorge di non essere capace di sopravvivere alla vita? Nessuno è mai sopravvissuto alla vita! No, l'uomo non è stupido, ma solo “diversamente intelligente”. Bel messaggio e, tutto sommato, anche vero. Se poi andiamo a leggere citazioni famose sulla stupidità, ci facciamo una cultura e, può darsi, ci convinciamo di essere tutti poveri peccatori con la maschera di padreterni. Vediamo qualche citazione: “Pare che certa gente abbia fatto la fila tre volte quando il buon Dio ha distribuito la stupidità” (Adenauer); “gli stupidi impressionano sempre, non fosse altro che per il loro numero” (Baccelli); “nato stupido, aveva considerevolmente sviluppato le sue doti naturali” (Butler); “o Signore, sei stato tanto grande a mettere un limite all'intelligenza umana, ma non sei stato altrettanto grande a mettere un limite alla stupidità” (Calvino); “molti fingono di essere stupidi, per nascondere che lo sono davvero” (Faulkner); “la stupidità degli altri mi affascina, ma preferisco la mia” (Flaiano); “quando non si capisce si prende un'aria solenne” (Nietzsche);”tutti quelli che sembrano stupidi, lo sono; in più, lo sono la metà di quelli che non lo sembrano” (Quevedo Villegas); “tutti i guai derivano dal fatto che gli stupidi sono troppo sicuri di sé” (Russel). E ci fermiamo qui, perché il campionario è molto più vasto. Dimenticavo una cosa: sostituite la parola “stupido” con “diversamente intelligente”, per rimanere fedeli al messaggino e non per la moda dei sotterfugi per mitigare la realtà, per intenderci, quella moda che ci fa dire “escort” anziché “prostituita”. Ci auguriamo che la maggior parte degli uomini sappia ben usare i doni ricevuti da Dio e che il prurito di cose nuove, spesso illecite o immorali, lasci spazio ai valori non negoziabili. Il mondo non può andare per conto suo, senza incorrere nel grave pericolo di vedere stravolta la bellezza e la grandezza del creato, compreso l'uomo stesso. Dio ha fatto tutto bene: a noi il compito di custodire e migliorare, non certo di stravolgere le leggi naturali che il buon Dio ha posto nel cuore di tutti. Dobbiamo combattere quella parte negativa che è in noi, che ci toglie la pace e ci rende incapaci di amare. Anche la stupidità si può combattere, purchè non diventi cronica!



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