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DOMENICA 24 FEBBRAIO 2013 ANNO X N.8

SETTIMANALE DIOCESANO

DI

€ 1.00

CAGLIARI

Diversi punti di vista GIANNI LOY*

a stampa spagnola di lunedì 4 febbraio, a margine di una serie di articoli relativi alla dilagante corruzione che sembra investire l’attuale maggioranza di governo, presenta una notizia positiva, o supposta tale, relativa all’occupazione. La Nissan ha deciso di costruire un nuovo modello di auto da turismo negli stabilimenti di Barcellona. Ciò comporterà la creazione diretta di mille nuovi posti di lavoro ed una crescita indiretta dell’occupazione stimata in circa tremila unità. C’è da esserne contenti. Magari fosse toccato a noi! Direbbe qualcuno. L’approfondimento della notizia, tuttavia, ci permette qualche ulteriore considerazione, almeno due. La prima è che la fabbrica di Barcellona si è aggiudicata la costruzione del nuovo modello dopo oltre sei mesi di trattative serrate durante le quali, più volte, i lavoratori ed i sindacati avevano criticato le condizioni imposte dalla multinazionale giapponese. Di fronte alla difficoltà delle trattative, altre fabbriche, come la francese Renault, si erano offerte per la costruzione di quel

L

Pescara-Cagliari 0-2 L’inizio della riscossa?

modello. In sostanza, la Nissan, all’interno dello spazio comune europeo, ha messo in concorrenza i diversi partner. Sinché, con soddisfazione comune del governo catalano, dei sindacati, delle associazioni datoriali, Barcellona si è aggiudicata l’affare. Il secondo aspetto riguarda l’oggetto delle trattative. Lo si potrebbe raccontare in maniera più elegante, ma la sostanza non cambierebbe: la condizione per l’assegnazione della produzione, e quindi per la creazione di nuovi posti di lavoro, è stata la riduzione secca del salario dei nuovi lavoratori. La Nissan ha “concesso” quella opportunità ai lavoratori catalani perché, tramite i loro sindacati, hanno accettato di ridurre il salario dei nuovi assunti del 20%. Detto in maniera ancora più brutale: siamo ormai alla gara al ribasso. Dobbiamo festeggiare per mille posti di lavoro in più, o interrogarci sul costo sociale e umano, che viene pagato, per quella operazione, da lavoratori, uomini e donne, famiglie, che vedono retrocedere la propria condizione economia e sociale, rispetto alle conquiste che la civiltà occidentale era stata capace di raggiungere negli anni passati? Questo accade in Catalogna, ma accade con lo stesso, subdolo, meccanismo, che interessa noi tutti. Forse che il lavoro precario o quello nero e sfruttato di molti dei nostri giovani

non risponde alla stessa logica? Al medesimo sistema “ricattatorio”? E dove andremo a finire se, in tempi di crisi, con la disoccupazione dilagante, i posti di lavoro verranno messi all’asta al miglior offerente? Cioè a chi è disposto ad accettare un salario inferiore?Ma c’è di più. Il sindacato spagnolo, giustamente, si è fatto garantire che l’organico della fabbrica non subirà riduzioni, cioè che gli altri lavoratori, gli “anziani”, che manterranno il proprio salario, non saranno licenziati per essere sostituiti dalle più economiche “new entry” . Non è un gioco di parole! E’ la dimostrazione che il lavoro non viene retribuito per quello che vale economicamente (perché nuovi e vecchi svolgeranno lo stesso lavoro) ma con importi differenti a seconda della capacità di talune imprese di “costringere” i disoccupati ad accettare un lavoro anche se sottopagato. Come si suol dire: dipende dai punti di vista. Qualcuno pensa a mille posti conquistati. Altri, ed io tra questi, pensano alle persone, che umilmente, o imprecando, saranno costrette a scambiare il loro lavoro con un salario che non è neppure certo che consenta loro di arrivare alla fine del mese. E non siamo che agli inizi… * docente ordinario di Diritto del Lavoro Università di Cagliari

SOMMARIO ECONOMIA

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La zona franca integrale: dopo 200 comuni ora si muove la Regione BENEDETTO XVI

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Monsignor Miglio racconta il rapporto con Papa Ratzinger CAGLIARI

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Ambulatorio Caritas: ampliata la gamma di servizi disponibili CHIESA

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Mons. Virgilio Angioni, la sua forza profetica per la società di oggi PAESI TUOI

A Muravera la Chiesa è accanto alla gente che soffre per la crisi

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