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DOMENICA 24 FEBBRAIO 2013 ANNO X N.8

SETTIMANALE DIOCESANO

DI

€ 1.00

CAGLIARI

Diversi punti di vista GIANNI LOY*

a stampa spagnola di lunedì 4 febbraio, a margine di una serie di articoli relativi alla dilagante corruzione che sembra investire l’attuale maggioranza di governo, presenta una notizia positiva, o supposta tale, relativa all’occupazione. La Nissan ha deciso di costruire un nuovo modello di auto da turismo negli stabilimenti di Barcellona. Ciò comporterà la creazione diretta di mille nuovi posti di lavoro ed una crescita indiretta dell’occupazione stimata in circa tremila unità. C’è da esserne contenti. Magari fosse toccato a noi! Direbbe qualcuno. L’approfondimento della notizia, tuttavia, ci permette qualche ulteriore considerazione, almeno due. La prima è che la fabbrica di Barcellona si è aggiudicata la costruzione del nuovo modello dopo oltre sei mesi di trattative serrate durante le quali, più volte, i lavoratori ed i sindacati avevano criticato le condizioni imposte dalla multinazionale giapponese. Di fronte alla difficoltà delle trattative, altre fabbriche, come la francese Renault, si erano offerte per la costruzione di quel

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Pescara-Cagliari 0-2 L’inizio della riscossa?

modello. In sostanza, la Nissan, all’interno dello spazio comune europeo, ha messo in concorrenza i diversi partner. Sinché, con soddisfazione comune del governo catalano, dei sindacati, delle associazioni datoriali, Barcellona si è aggiudicata l’affare. Il secondo aspetto riguarda l’oggetto delle trattative. Lo si potrebbe raccontare in maniera più elegante, ma la sostanza non cambierebbe: la condizione per l’assegnazione della produzione, e quindi per la creazione di nuovi posti di lavoro, è stata la riduzione secca del salario dei nuovi lavoratori. La Nissan ha “concesso” quella opportunità ai lavoratori catalani perché, tramite i loro sindacati, hanno accettato di ridurre il salario dei nuovi assunti del 20%. Detto in maniera ancora più brutale: siamo ormai alla gara al ribasso. Dobbiamo festeggiare per mille posti di lavoro in più, o interrogarci sul costo sociale e umano, che viene pagato, per quella operazione, da lavoratori, uomini e donne, famiglie, che vedono retrocedere la propria condizione economia e sociale, rispetto alle conquiste che la civiltà occidentale era stata capace di raggiungere negli anni passati? Questo accade in Catalogna, ma accade con lo stesso, subdolo, meccanismo, che interessa noi tutti. Forse che il lavoro precario o quello nero e sfruttato di molti dei nostri giovani

non risponde alla stessa logica? Al medesimo sistema “ricattatorio”? E dove andremo a finire se, in tempi di crisi, con la disoccupazione dilagante, i posti di lavoro verranno messi all’asta al miglior offerente? Cioè a chi è disposto ad accettare un salario inferiore?Ma c’è di più. Il sindacato spagnolo, giustamente, si è fatto garantire che l’organico della fabbrica non subirà riduzioni, cioè che gli altri lavoratori, gli “anziani”, che manterranno il proprio salario, non saranno licenziati per essere sostituiti dalle più economiche “new entry” . Non è un gioco di parole! E’ la dimostrazione che il lavoro non viene retribuito per quello che vale economicamente (perché nuovi e vecchi svolgeranno lo stesso lavoro) ma con importi differenti a seconda della capacità di talune imprese di “costringere” i disoccupati ad accettare un lavoro anche se sottopagato. Come si suol dire: dipende dai punti di vista. Qualcuno pensa a mille posti conquistati. Altri, ed io tra questi, pensano alle persone, che umilmente, o imprecando, saranno costrette a scambiare il loro lavoro con un salario che non è neppure certo che consenta loro di arrivare alla fine del mese. E non siamo che agli inizi… * docente ordinario di Diritto del Lavoro Università di Cagliari

SOMMARIO ECONOMIA

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La zona franca integrale: dopo 200 comuni ora si muove la Regione BENEDETTO XVI

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Monsignor Miglio racconta il rapporto con Papa Ratzinger CAGLIARI

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Ambulatorio Caritas: ampliata la gamma di servizi disponibili CHIESA

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Mons. Virgilio Angioni, la sua forza profetica per la società di oggi PAESI TUOI

A Muravera la Chiesa è accanto alla gente che soffre per la crisi

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IL PortIco

IL PORTICO DEL TEMPO

domenIca 24 febbraIo 2013

Visti dagli altri. Intervista con Lidy Peters, storica corrispondente della televisione pubblica cattolica olandese.

“Anche in Olanda, come in Italia, i cattolici sono considerati meno liberi degli altri”

lasciato spazio al figlio abdicando. Questo manca in Italia: i giovani non possono prendere in mano la loro vita perché ci sono i professori di 75, 80, 90 anni sempre in sella. Per avere un posto fisso all’università, all’ospedale, si deve attendere fino a 60 anni? L’Italia ha bisogno dei giovani e delle loro idee splendide: vorrei che avessero la possibilità almeno di collaborare con la generazione più grande, ed invece no: bisogna star zitti ed attendere. Forse questo possiamo insegnare: il nostro primo ministro non è anziano, la media dell’età dei professori universitari è inferiore ai 45 anni. Questo manca in Italia.

I discorsi etici e la morale: quali domande giungono dalla società e dal mondo politico ai cattolici? Se parliamo degli argomenti fondamentali, difficili per tutti, la Chiesa è usata sempre per darle la colpa: “Sì ma noi abbiamo la Chiesa!”. Sui diritti delle coppie di fatto la risposta è sempre “Ma noi abbiamo la Chiesa”. Questa è codardia: c’è la separazione dello Stato dalla Chiesa? Perfetto, se la Chiesa ha un’altra opinione su un argomento farà capire il suo pensiero, i suoi argomenti. Ma la società civile ha le proprie responsabilità e non deve nascondersi dietro ciò che dice la Chiesa. Si afferma che non si può decidere perché la Chiesa dice così o cosà. Mentre i cattolici nella politica sono spariti, non riesco ad individuarli. Non si distinguono molto dagli altri. Perché non si dice“Io sono cittadino ed io sono cattolico”? Questo è un problema anche in Olanda: sembra quasi che i cattolici stiano chiusi in casa ad attendere un vento più favorevole. Non va più di moda esprimere la propria appartenenza e il fatto di Gesù non fa tendenza. Abbiamo due generazioni, ormai anche in Italia, che hanno imparato a vivere senza accettare l’autorità morale della Parola, del Magistero. Abbiamo la dittatura dei

laici: appena uno prova a fare un discorso cattolico, immediatamente viene attaccato. Anche in Olanda, così nota per la libertà, la libertà di parola vale solo per i laici. Spesso da noi i cattolici non sanno cosa fare. Ma ci sono ancora tanti cattolici nel Paese, ed il Vescovo può prendere la parola per conto mio. I temi etici e morali della vita e della morte vengono talvolta usati ad uso e consumo della lotta politica, ma c’è un vero approfondimento? Devo essere orgogliosa del fatto che in Olanda abbiamo preso decisioni difficili, ma nel momento in cui vediamo che ci sono problemi siamo pronti a cambiare. Questo è un passo fondamentale: l’accettazione dell’errore. Trovo che sia un buon lato della politica olandese. Si dice che da noi c’è libertà di droga: io vedo più droga in Italia, noi abbiamo legiferato sulla droga, e sulla legge noi stiamo fermi. La legge è seguita da tutti. Questo è scritto: e guai a fare diversamente, altrimenti subito c’è qualcuno con il dito alzato. Ciò vuol dire che noi seguiamo ciò che è scritto. Ma quando qualche cosa è sbagliata, subito ci fermiamo e rivediamo le leggi sino a che tutti sono contenti. Questa è una grossa differenza con la politica italiana.

Per Woelki Benedetto XVI, con la sua autorità e il suo fascino, in questo senso avrebbe spianato la strada per il futuro, rendendo meno difficile l’idea delle dimissioni o della “rinuncia”. “Stiamo vivendo un cambiamento storico“ ha affermato a Tagesspiegel Rainer Kampling, docente di teologia all’Università FU della capitale tedesca e noto studioso dei rapporti tra ebrei e cristiani. “Le dimissioni del Papa sono paragonabili alla caduta del Muro di Berlino: non ci sono regole, non sappiamo cosa sarà il futuro e come affrontarlo. Il Papa di oggi tornerà a essere solo “professor Ratzinger”? E quali saranno le priorità del successore?” Eppure Kampling è certo che la figura del pontefice e la Chiesa tut-

ta usciranno da questa esperienza rafforzate agli occhi dei fedeli, come pure l’immagine di Benedetto XVI che, con imbattibile carisma, sarà ricordato come il primo Papa della nuova era della Chiesa. “Per certi versi Ratzinger può sembrare paradossale” spiega Kampling, perché “è stato eletto per assicurare continuità, e invece ha scelto l’interruzione e ora si avvia a una vita di silenzio. E può apparire rivoluzionario, ma non lo è per niente. Lui stesso si è appellato in modo esemplare al diritto canonico, che conosce molto bene, e nessuno se lo sarebbe aspettato. Le dimissioni sono state annunciate non a caso“urbi et orbi” in Quaresima, nel punto cruciale dell’anno liturgico. Ha fatto ciò che era lecito e ha dimostrato an-

cora una volta che il potere del papa è il più alto nella Chiesa. E poi, come non giustificare un pontefice che, a 85 anni, vive in un mondo che non lascia scampo agli anziani?”. Conclude il teologo: “Riprendendo un concetto di S. Agostino, Benedetto XVI ha chiarito: “Il Pontefice non sono io, ma questo è un compito che mi è stato solo affidato. E quando ha chiesto ai fedeli di pregare per il futuro della Chiesa ha semplicemente messo in evidenza un precetto medioevale. Di lui ci mancherà la grandissima erudizione, il rigore trasmesso ai fedeli di tutte le età in ogni suo discorso, l’umiltà, la disponibilità al dialogo e il coraggio di affrontare e denunciare problemi”.

Secondo la giornalista “sono sopraffatti dai laici e dalla libertà di parola concessa solo agli atei”. Due generazioni hanno imparato a vivere senza confrontarsi col Magistero MASSIMO LAVENA LANDESE, corrispondente per l’Italia ed il Vaticano della televisione pubblica cattolica olandese KRO, Lidy Peters è da oltre vent’anni un punto di riferimento per il suo Paese quando si si tratta di riflettere sui fatti italiani. Gli olandesi come vedono l’Italia? Certe volte non si capisce nulla. Mi chiamano e mi domandano “Ci potresti spiegare perché hanno deciso così?”. Capire l’Italia in questo momento è difficile: c’è diffidenza verso la politica italiana, verso le scelte economiche. Ma è difficile anche per gli italiani accettare i commenti dall’estero. Tanti anni fa, quando Berlusconi entrò in politica, un giornale spagnolo diede un commento molto negativo. L’avvocato Agnelli

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era ancora vivo e disse pubblicamente che nessuno poteva criticare ciò che l’Italia faceva. All’estero qualche volta diciamo “stiamo zitti… non diciamo nulla”. L’Olanda ha fatto della libertà delle scelte esistenziali un vanto. Però ha fatto anche della propria identità nazionale un punto di riferimento. È tutto così perfetto? È un terreno molto pericoloso: noi in casa abbiamo i protestanti, che hanno sempre il dito alzato per rimproverare qualcuno, perché pensano di sapere meglio di tutti come si debbano fare le cose. Ma per esempio la nostra regina può essere un esempio per gli italiani, perché a 75 anni ha

“Le dimissioni del Papa come la caduta del Muro” La reazione dei tedeschi alla decisione di Benedetto XVI MARIA PAOLA USAI ECONDO UN SONDAGGIO pubblicato dal quotidiano berlinese Tagesspiegel, 88 tedeschi su 100 accetterebbero di buon grado la decisione di Benedetto XVI di dimettersi, mentre 6 su cento si sarebbero dichiarati contrari. In fondo cosa ci saremmo dovuti aspettare nella Germania di oggi, che corre e guarda sempre avanti, e dove l’idea di una carica “per tutta la vita”, che si tratti di politica, economia o religione, non esiste già da tempo? Forse colpisce di più leggere che gli intervistati si dividano sull’essere orgogliosi del “loro” Ratzinger: solo il 42% avrebbe risposto in maniera affermativa e, tra quelli fieri del papa bavarese, il 51% sarebbe addirittura della DDR, l’ex Germania socialista. E sono stati colti di sorpresa, ancora una volta, i protestanti, che non hanno mai smesso di sperare che il “Papa tedesco” li favorisse in un riavvicinamento con la Chiesa di Roma. Sulle dimissioni di Benedetto XVI

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e sulla decisione che cambierà per sempre la Chiesa non sono mancati commenti e domande. Tra le voci più autorevoli c’è il cardinale cattolico di Berlino Woelki (nella foto in basso), secondo cui il rischio ora sarebbe che l’investitura del pontefice sia confusa “con un qualsiasi altro incarico amministrativo, come di supervisore di un gruppo”. Ma aggiunge anche che “essere Papa, vescovo o sacerdote significa rappresentare Cristo e la Chiesa. Se non si è più in grado di adempiere a questo compito, si deve rinunciare in tutta onestà”.


domenIca 24 febbraIo 2013

IL PORTICO DEL TEMPO

Economia. La giunta regionale fa propria una rivendicazione storica del popolo sardo.

Zona franca integrale nell’Isola: “Pronti ad innalzare le barricate” Avviato al fotofinish l’iter per ottenere dall’Europa il riconoscimento del regime doganale speciale su tutto il territorio sardo. Il governatore: “Strumento per attrarre investimenti” ROBERTO COMPARETTI NA ZONA FRANCA integrale in tutta la Sardegna nell'ambito del nuovo codice doganale europeo. È quanto chiede in una lettera inviata, dal presidente della Giunta Ugo Cappellacci, ai presidenti della Commissione e del Parlamento Europeo e al Governo, prima che venga ridefinito il codice doganale dell'Unione e si possa arrivare al 24 giugno, data di entrata in vigore delle nuove norme, “avendo finalmente un importante strumento di sviluppo”, come ha detto il sardista Giacomo Sanna. “La Giunta - ha affermato il presidente - ha deliberato l'attivazione del regime doganale di zona franca esteso a tutto il territorio regionale con perimetrazione coincidente con i confini naturali dell'isola di Sardegna e delle sue isole minori. La richiesta fatta alla Commissione per il riconosci-

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mento europeo si innesta nella battaglia per la zona franca doganale nei cinque porti sardi, quello di Cagliari si è già avviato nel percorso verso la definizione della zona franca”. Per arrivare all'obiettivo della zona franca integrale è stato studiato un provvedimento che prevede l'estensione della zona fino a 120 chilometri dai sei porti scelti, Cagliari, Porto Torres, Olbia, Oristano, Arbatax e Portovesme. In questo modo l'intera Isola è di fatto diventa zona franca. Per portare avanti l'iter verranno avviati cinque tavoli tecnici (per Cagliari come detto l'iter è già in corso) coordinati dall'assessore all'Industria per aggregare i soggetti coinvolti (Autorità Portuali, Comuni, Capitanerie di Porto, Autorità Dogana-

li, Consorzi industriali) in modo da poter definire la perimetrazione delle aree. Una volta arrivate le proposte seguirà la relativa delibera di Giunta, trasmessa poi all'Esecutivo nazionale che dovrà emanare apposito decreto del Presidente del Consiglio dei ministri per la perimetrazione finale. “Questa è una battaglia che fin dal nostro insediamento abbiamo voluto fare nostra - ha ribadito Cappellacci - è che vogliamo portare a conclusione. Se non arriveranno le risposte da Bruxelles siamo pronti ad alzare le barricate per difendere gli interessi della Sardegna. Questo è un importante strumento per attrarre nuove opportunità d'impresa e con esso si mira, come previsto nel Sulcis a combinare i vantaggi fiscali con quel-

li doganali”. Finora in Italia ci sono due porti franchi, Campione d'Italia e Livigno, ma sono per lo più a consumo. La Sardegna vuole invece diventare come le Canarie, che sono al di fuori del territorio doganale dell'Unione Europea, anche se politicamente sono all'interno dell'UE. I beni soggetti alle tasse doganali e all'IVA spagnola, come tabacco o apparecchi elettronici, sono quindi significativamente più economici alle Canarie, così come la benzina, meno cara che nella penisola. L'Isola così potrà diventare luogo ideale per l'insediamento produttivo e per gli scambi commerciali, al centro del Mediterraneo da utilizzare al meglio per il rilancio dell'economia.

volontà espressa dal popolo ai sensi dell’art. 1 della Costituzione. La soddisfazione è dunque per una politica che, per una volta, fa quello che dice il popolo? Sì, però la politica sta sbagliando ancora una volta. Perché? Perché anziché dire che 200 comuni si sono attivati per dichiarare zona franca il proprio territorio, dice che è stata la giunta ad avere questa volontà. La giunta non rappresenta la volontà del popolo? Sicuramente, ma questo ci porta ad un contenzioso. In che senso? La norma prevede che la Comunità europea debba pubblicare annualmente l’elenco aggiornato delle zone franche esistenti sul proprio ter-

ritorio. Ma la pubblicazione delle attivazioni dev’essere chiesta dagli Stati membri: l’attivazione non può essere dichiarata solo politicamente, ma deve partire dal fatto che a monte c’è una scelta fatta dal popolo. Sono i sindaci che hanno deliberato. Qualcuno accusa la giunta di un’operazione dal sapore elettorale. Lei che ne pensa? Non so per chi l’abbia fatta: potrebbe anche essere, perché il presidente che realizzerà la zona franca passerà alla storia per aver realizzato quello che è un nostro diritto da 64 anni. Quello di cui non parlano è la mobilitazione della gente: è la prima volta, nella nostra storia regionale, che si registra una mobilitazione popolare, raccolta dai sindaci che hanno agito di conseguenza. Ed è arrivata l’azione della giunta. Con tanto ritardo: stavamo per perdere questo importante diritto. Guardi, l’Europa non può tralasciare la volontà dei sindaci: il fatto di essere solo un milione e 700mila abitanti è stato usato in passato per non riconoscere questa importante opportunità. Raggiunto questo livello, non bisogna distrarsi. Perfettamente d’accordo: ora servono i regolamenti di attivazione, a vantaggio di tutti i sardi. Bisogna soprattutto crederci.

Dietro l’attivazione la mobilitazione popolare Maria Rosaria Randaccio: “Lungo iter, da sorvegliare” SERGIO NUVOLI L PRIMO EFFETTO SARÀ la rivalutazione di stipendi e pensioni: il carburante dovrebbe costare meno di un euro a litro, come già accade a Livigno. Il nostro territorio è un enclave, ha le stesse opportunità di altre zone: quindi anche altri prodotti costeranno meno”. E’ entusiasta ma prudente, Maria Rosaria Randaccio(nella foto), anima del Comitato Zona Franca di Cagliari: lei, nella zona franca, crede da una vita. Merito della passione e del lavoro da intendente di finanza. “Solo con la conoscenza condivisa si possono rivendicare i giusti diritti che spettano ai sardi”, assicura, soddisfatta per essere riusciti – con i 50 comitati sparsi nell’Isola – a centrare un primo obiettivo. Snocciola informazioni: “Le dogane di Cagliari hanno risposto nei giorni scorsi al sindaco di Portoscu-

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so, Alimonda, il primo a deliberare per la costituzione della zona franca nel suo territorio – spiega - ma già nel 2001 un’interpretazione autentica assicurava che l’intera Sardegna avrebbe potuto costituirsi come zona franca”. Ora ci aspetta una strada lunga per vedere i primi effetti pratici? Non sarebbe lunga se si seguissero le regole. Cioè? La comunicazione del presidente Cappellacci all’Unione europea – con cui chiede la modifica dell’art. 3 del regolamento n. 450 del 2008, che entrerà in vigore a giugno 2013 facendoci perdere il diritto ad essere zona franca – serve per attivare la procedura evitando di perdere questa opportunità. Ma più di duecento comuni della Sardegna hanno dichiarato l’attivazione della zona franca sul proprio territorio: il Governatore e la Giunta hanno dovuto prendere atto della

IL PortIco

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tutti al voto PERCHÈ ANDARE A VOTARE

Non criteri confessionali, ma l’uso della ragione Domenica e lunedì si vota, finalmente, per eleggere il prossimo Parlamento: sarebbe facile cedere allo scoraggiamento, al disgusto nei confronti dello spettacolo offerto dai politici di ogni schieramento. “Ad un cattolico non è consentita l’atmosfera del disimpegno”: ha detto invece il cardinal Bagnasco, presidente dei Vescovi italiani, appena qualche settimana fa in un’intervista da noi riportata per ampi stralci. La forma “più concreta per cambiare o migliorare la società” è “la partecipazione al voto” col quale “esprimere il proprio discernimento che confermi l’affidabilità dei programmi e delle persone che li sostengono”: ha rincarato il cardinal Bertone, segretario di Stato vaticano, alla presentazione di un libro del presidente della Cei. In queste ultime tre settimane su queste colonne abbiamo voluto offrire spunti di riflessione al riguardo, pubblicando le risposte pervenute in redazione alla nostra domanda sui valori non negoziabili. O “principi su cui non si transige”, per utilizzare la frase del vicepresidente nazionale del Movimento per la Vita, Giuseppe Anzani. Ognuno si è potuto fare liberamente un’idea, in base alla risposta che numerosi candidati hanno voluto scrivere al nostro Giornale. “Imbattersi in persone credibili oltre che credenti - ha detto ancora il cardinal Bagnasco - è una testimonianza che parla a tutti, ovunque ci si trovi. Non basta dunque esserci. Occorre starci con “un punto di vista” e con una coerenza personale che creano attenzione e rispetto, anche se non è possibile evitare, a volte, contestazioni e perfino persecuzioni”. Sta in questo il particolarissimo valore del voto, proprio in un momento in cui paiono dominare confusione e pressapochismo, anche su valori che dovrebbero stare molto a cuore a tutti i cattolici. La Chiesa non dà indicazioni di voto, ma non si stanca di offrire un preciso quadro di riferimento antropologico, prendendo spunto in modo particolare dalla Dottrina sociale: si sforza di richiamare tutti gli uomini all’uso della ragione rettamente intesa. Sta qui il segreto di questo, come di tutti gli appuntamenti elettorali. Non si propongono punti di vista astrattamente confessionali, ma una misura nuova della vita. Quella di chi ha incontrato un criterio nuovo con cui giudicare tutto ciò che accade. Ecco perchè il cardinal Bagnasco ha ricordato che “valori morali e valori sociali” vanno insieme o cadono insieme: perchè non ci può essere una società giusta che non si cura dei più deboli, e sarebbe grottesco occuparsi dei più fragili senza praticare la pace e la solidarietà. E’ una sfida, se ci pensate: perchè ognuno può provare ad applicare i criteri, le ragioni date dalla Chiesa, al momento politico come a qualunque altro momento dell’esistenza. E scoprirne un gusto nuovo, radicalmente cambiato (sn).


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IL PORTICO DEL TEMPIO

IL PortIco

Il Papa. Il discorso dopo l’Angelus: “Il tentaore è subdolo: spinge verso un falso bene”.

“Nella vita siamo di fronte a un bivio: vogliamo seguire il nostro io o Dio?”

naturalmente, questo vale nel senso che noi, il vero "noi" dei credenti, insieme con l’ "Io" di Cristo, è la Chiesa; ognuno di noi, non "un noi", un gruppo che si dichiara Chiesa. No: questo "noi siamo Chiesa" esige proprio il mio inserimento nel grande "noi" dei credenti di tutti i tempi e luoghi». Un frutto maturo della visione di Chiesa delVaticano II è quello di “comunione”: «il concetto di comunione è diventato sempre più l’espressione dell’essenza della Chiesa, comunione nelle diverse dimensioni: comunione con il Dio Trinitario - che è Egli stesso comunio-

ne tra Padre, Figlio e Spirito Santo -, comunione sacramentale, comunione concreta nell’episcopato e nella vita della Chiesa». Benedetto XVI ha poi ricordato le difficoltà nell’attuazione del Vaticano II date da una sua lettura distorta: «mentre il Concilio dei Padri si realizzava all’interno della fede, era un Concilio della fede che cerca l’intellectus, che cerca di comprendersi e cerca di comprendere i segni di Dio in quel momento, il Concilio dei giornalisti non si è realizzato, naturalmente, all’interno della fede, ma all’interno delle categorie dei media di oggi, cioè fuori dalla fede, con un’ermeneutica diversa. Era un’ermeneutica politica: per i media, il Concilio era una lotta politica, una lotta di potere tra diverse correnti nella Chiesa. Era ovvio che i media prendessero posizione per quella parte che a loro appariva quella più confacente con il loro mondo». Il compito di tutti nell’Anno della fede è proprio quello di liberare la vera energia del Concilio: «è nostro compito cominciando da questo Anno della fede lavorare perché il vero Concilio, con la sua forza dello Spirito Santo, si realizzi e sia realmente rinnovata la Chiesa». Il Mercoledì delle Ceneri il Papa ha tenuto la catechesi all’Udienza generale sul tema della Quaresima e ha presieduto la S. Messa con l’imposizione delle Ceneri. In altre parti di questo numero de Il Portico si trovano degli approfondimenti su questi testi.

a servizio della speranza che moltissime famiglie vivono ed alimentano ogni giorno nella quotidianità, in mezzo alle difficoltà di tutti: speranza che vogliamo offrire in modo particolare ai giovani”. E’ dunque chiesto il contributo di tutti: famiglie, singoli, associazioni, movimenti e istituzioni perchè “non solo è possibile ma grandemente opportuno che si intensifichi la preparazione fatta di attento discernimento da parte di tutti intorno ad un tema che, tanto il Magistero ecclesiale – in particolare gli interventi frequenti e puntuali del Santo Padre Benedetto XVI – quanto l’attualità quotidiana, confermano nella sua urgenza”. L’Agenda di Reggio Calabria già indicava alcuni punti, poi rivelatisi

quanto mai appropriati: “intraprendere, educare, includere, slegare la mobilità sociale, completare la transizione istituzionale”. Il tema della famiglia “tocca i nodi antropologici essenziali per il futuro della persona umana; costituisce un pilastro fondamentale per costruire una società civile davvero libera, a cominciare dalla libertà religiosa e da quella educativa; è dunque condizione fondamentale per una società dove i diritti di tutti siano realmente rispettati”. “Il ‘favor familiae’, sancito dalla legge dello Stato fin dal suo livello costituzionale, non è in contrasto - come ricordato recentemente dall’arcivescovo Miglio - ma diventa garanzia anche per i diritti individuali”. Da Torino potranno arrivare “segnali forti, proposte argomentate e risposte chiare in questa stagione di ricostruzione che ha fame di fiducia e di futuro - si legge ancora nel documento - Una fame che la famiglia può contribuire a soddisfare”. Il lavoro di partecipazione all’opera di discernimento verrà coordinato dalla prof.ssa suor Alessandra Smerilli, segretario del Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane Sociali: per qualunque informazione si può consultare il sito web www.settimanesociali.it.

ROBERTO PIREDDA LL’ANGELUS DELLA SCORSA Domenica, il penultimo del pontificato data la rinuncia al ministero petrino che è stata dichiarata lo scorso 11 Febbraio, il Santo Padre, partendo dalla scena evangelica delle tentazioni di Gesù nel deserto, ha mostrato come la vita cristiana si giochi dentro una continua chiamata a scegliere se camminare con o senza Dio nella propria vita: «il tentatore è subdolo: non spinge direttamente verso il male, ma verso un falso bene, facendo credere che le vere realtà sono il potere e ciò che soddisfa i bisogni primari. In questo modo, Dio diventa secondario, si riduce a un mezzo, in definitiva diventa irreale, non conta più, svanisce. In ultima analisi, nelle tentazioni è in gioco la fede, perché è in gioco Dio. Nei momenti decisivi della vita, ma, a ben vedere, in ogni momento, siamo di fronte a un bivio: vogliamo seguire l’io o Dio? L’interesse individuale oppure il vero Bene, ciò che realmente è bene?». In settimana, incontrando il clero romano, il Papa ha proposto una riflessione sul Concilio Vaticano II. Benedetto XVI ha richiamato il valore della scelta di partire dalla liturgia nella stesura dei vari documenti: «è stato molto buono cominciare con la liturgia, così appare il primato di Dio, il primato dell’adorazione». Il Santo Padre ha insistito poi sul le-

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Piazza San Pietro domenica scorsa.

game tra formazione liturgica e partecipazione attiva: «solo una formazione permanente del cuore e della mente può realmente creare intelligibilità ed una partecipazione che è più di una attività esteriore, che è un entrare della persona, del mio essere, nella comunione della Chiesa e così nella comunione con Cristo». Per quanto riguarda la genesi dell’ecclesiologia conciliare il Papa ha sottolineato il valore dell’espressione “Corpo mistico”: «noi siamo la Chiesa, la Chiesa non è una struttura; noi stessi cristiani, insieme, siamo tutti il Corpo vivo della Chiesa. E,

Settimane sociali, continua il cammino Il Comitato organizzatore invita alla preparazione S. N. SCOLTARE LA SPERANZA che viene dal vissuto di tantissime famiglie; riconoscere la famiglia come luogo naturale e insostituibile di generazione e di rigenerazione della persona, della società e del suo sviluppo anche materiale; essere concretamente vicini ed essere percepiti come vicini dalle famiglie – genitori e figli – che soffrono per i motivi più diversi”. Ma anche “valorizzare la prospettiva presente nella nostra Costituzione repubblicana in favore della famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e una donna; riconoscere e tutelare sempre e in primo luogo i diritti dei figli; considerare ritardi e inadempienze politiche, legislative e organizzative cui non sono stati estranei purtroppo in alcuni casi gli stessi cattolici e le istituzioni; mettere in evidenza il legame che unisce il “favor familiae” con il bene comune

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e lo sviluppo del Paese, al di là di pregiudizi e ideologie, per cogliere le tante ragioni condivisibili da molti, ben oltre gli schieramenti, le posizioni culturali e religiose”. Questo l’impegnativo programma proposto nella lettera che il Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali dei cattolici italiani, presieduto da mons. Arrigo Miglio, ha scritto per invitare al cammino di discernimento in vista dell’appuntamento con la 47ª edizione (Torino, 12-15 settembre 2013). Nei prossimi mesi sarà pubblicato il documento preparatorio per la Settimana di Torino, nel quale saranno offerti alcuni approfondimenti, ma il Comitato ha in questo modo dato il via alla riflessione preparatoria. “Siamo consapevoli - scrive il Comitato - della rilevanza della sfida culturale e dunque politica che la prossima Settimana Sociale rappresenta, ma ci sentiamo spinti ad affrontarla con gioia ed entusiasmo

domenIca 24 febbraIo 2013

pietre PAKISTAN

Nuova violenza sui cristiani in Punjab Intimidazione e violenza sulle famiglie cristiane in Punjab: l'ultimo episodio registrato è avvenuto nel villaggio di Pattoki, nel distretto di Kasur, che già aveva registrato nei giorni precedenti lo stupro e la tortura della 15enne cristiana Fouzia Bibi, da parte di due influenti musulmani locali, uno dei quali arrestato, l'altro a piede libero. Nei giorni scorsi alcuni musulmani e alcuni uomini della polizia senza uniforme, hanno fatto irruzione nella casa del cristiano Kaila Masih e hanno malmenato i membri della famiglia, fra i quali tre donne. L'episodio ha destato preoccupazione e sconcerto nella comunità e potrebbe essere un atto intimidatorio per invitare la famiglia di Fouzia Bibi a ritirare la denuncia contro gli stupratori. INDIA

Nuove violenze anticristiane In alcune zone dell'India, la comunità cristiana vive nel terrore per l'assenza di volontà politica nel fermare le violenze e per la complicità della polizia con i criminali. L'aggressione più grave è quella avvenuta a Rajnandgaon dove almeno 100 attivisti dei gruppi nazionalisti indù sono piombati in una chiesa, dove la comunità aveva organizzato un raduno di preghiera. Gli aggressori hanno picchiato i presenti con spranghe di ferro, accusandoli di conversioni forzate. Più di 30 persone sono finite in ospedale per le ferite riportate, mentre gli altri hanno denunciato il fatto alla polizia. Dopo essere stati medicati, i cristiani sono stati invitati ad andarsene per evitare che i fondamentalisti attaccassero l'ospedale. Intanto, la polizia ha cancellato le denunce dei fedeli e formulato un'accusa contro la Chiesa e i cristiani.

MESSICO

Ritrovati vivi i tre sacerdoti rapiti Tre sacerdoti cattolici rapiti nei giorni scorsi sono stati ritrovati vivi quando le forze di sicurezza che controllavano la zona di San Juan de Guadalupe, sono intervenute sul luogo di un incidente stradale. Un furgone con a bordo due dei rapitori era finito in un burrone, uno dei banditi è stato trovato morto e l'altro gravemente ferito. Poco lontano si trovava il luogo di detenzione dei tre preti, dei quali la polizia non ha rilasciato i nomi per non pregiudicare le indagini. I sacerdoti andavano a un incontro per coordinare delle attività a favore della pace e contro la violenza che colpisce proprio quella zona tra Coahuila e Durango.


domenIca 24 febbraIo 2013

IL PORTICO DEGLI EVENTI

IL PortIco

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L’intervista. L’arcivescovo racconta il suo rapporto con Benedetto XVI e parla del compito del successore.

“Il desiderio sincero per il servizio del Vangelo garantisce una scelta fedele alla volontà di Dio” Mons. Arrigo Miglio: “Ci vorrà del tempo per cogliere in modo soddisfacente la portata del pontificato: le parole chiave sono l’amore e il rapporto fede-ragione” SERGIO NUVOLI

opo il primo momento di stupore per la decisione assunta dal Papa, c'è un momento, un'immagine, un ricordo del rapporto con Benedetto XVI che subito le è affiorato alla mente? Mi è venuto spontaneo di ripercorrere le diverse occasioni che ho avuto di incontrarlo: la festa di S. Giuseppe 2006, con le rappresentanze del mondo del lavoro, in S. Pietro; la visita ad limina nel marzo 2007, quando, come tutti gli altri vescovi, ho potuto parlare con il Papa a quattrocchi e dirgli con calma le alcune cose che mi ero appuntato: ricordo la sua attenzione, le sue domande, le sue osservazioni, le sue conclusioni incoraggianti, in particolare l’invito ad accompagnare con pazienza e fiducia i giovani, invito che venne ripetuto anche in un suo intervento all’assemblea della Cei. Negli anni in cui trascorse un periodo di vacanza in Valle d’Aosta furono bei momenti quelli dell’Angelus domenicale, dove i vescovi viciniori potevano salutare e intrattenersi brevemente col S. Padre. L’ultimo anno fu il 2009, quando uno degli Angelus domenicali venne organizzato a Romano Canavese: fu un evento

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Uno degli incontri tra Benedetto XVI e mons. Miglio.

memorabile per la diocesi di Ivrea! Dopo i discorsi e i saluti il Papa fu ospite nella casa del Cardinale Bertone, per una colazione molto semplice e cordiale, con un Benedetto XVI sereno e disteso nonostante il braccio ingessato. L’ultimo incontro è stato quello del 29 giugno scorso, per l’imposizione del pallio: qualche domanda sulla Sardegna e poche battute, perché il tempo era breve, ma anche in quell’occasione ricordo un Papa attento e incoraggiante. Ricorda quando lo ha conosciuto? Prima che divenisse Papa lo avevo visto alcune volte in occasione di convegni o celebrazioni, ma senza incontri personali. Ricordo in particolare la sua presenza a Genova il giorno dell’ingresso come arcivescovo del cardinale Bertone: era ospite anch’egli nel se-

minario e mi colpì la sua presenza silenziosa, quasi appartata, in grande semplicità; o forse eravamo noi un po’ timorosi di avvicinare il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede! C'è un ricordo in qualche modo legato a Benedetto XVI che riguarda Cagliari e la Sardegna? La visita di Benedetto XVI a Cagliari è molto ricordata, per la splendida organizzazione e per la cordialità del Santo Padre. In particolare è ricordato, ed è stato più volte citato in molte sedi nazionali, il discorso che tenne sul piazzale di Bonaria, con quel forte richiamo sulla necessità per il nostro Paese di far crescere una nuova generazione di cattolici impegnati in politica. Se dovesse sintetizzare il tratto più profondo di questo pontificato, il solco che più di altri lascerà nella storia, quale indicherebbe?

Ci vorrà del tempo per cogliere in modo soddisfacente la ricchezza e la novità portate dal pontificato di Benedetto XVI. Parafrasando quanto lui ha detto giovedì 14 febbraio scorso ricevendo il clero romano e parlando del Concilio, si può dire che anche per Papa Benedetto possiamo parlare di due pontificati: quello reale e quello massmediatico. Quando si attenuerà il clamore mediatico tutti potranno cogliere meglio la portata del pontificato di Benedetto XVI. Da subito però mi sembrano importanti due parole chiave: la prima è amore, caritas, agàpe. Vi ha dedicato due encicliche e decine di interventi per aiutarci a ricuperare tutta la ricchezza di significato racchiuso in questo termine. La seconda è ragione, il rapporto fede e ragione, l’importanza fondamentale della ragione nel cammino della fede. Questo secondo è sempre stato un suo tema preferito, ma solo chi non conosceva il teologo Ratzinger si è stupito del ruolo centrale dell’agàpe nel suo pensiero.

Quale compito attende il successore di Benedetto XVI? Dipenderà anzitutto da chi sarà il successore, che verrà scelto presumibilmente tra coloro, i Cardinali, che sono chiamati a sceglierlo. Stiamo attenti anche in questo caso a distinguere tra la realtà e le immagini mediatiche: tutti sappiamo da sempre che esistono differenze di opinioni e di orientamenti, come sappiamo che esistono i limiti umani e anche il peccato, come per tutti noi, ma una cosa mi pare certa per tutti: il desiderio profondo di mantenere vivo il legame vitale con la tradizione apostolica e il desiderio altrettanto vivo di scegliere le vie oggi necessarie per una evangelizzazione veramente nuova e capace di mostrare la novità perenne del Vangelo. Quali vie e quali metodi scegliere: qui le posizioni possono essere molte e diverse, ma il desiderio sincero di tutti per il servizio del Vangelo è garanzia che la scelta sarà fatta in fedeltà alla volontà del Signore.

Nota dell’Ufficio liturgico diocesano In seguito alle dimissioni del Santo Padre Benedetto XVI, l'Arcivescovo mons. Arrigo Miglio invita la Chiesa diocesana a pregare per il Papa che conclude il suo ministero e per il nuovo Pontefice che sarà eletto al soglio di Pietro: «In tutte le celebrazioni dei prossimi giorni pregheremo in modo speciale per Benedetto XVI, che dovrà essere ricordato nella preghiera eucaristica fino al 28 febbraio compreso, e aggiungeremo da subito anche una preghiera per colui che sarà eletto come nuovo Papa, chiedendo al Signore che doni alla sua Chiesa un pastore secondo il suo Cuore, pronto a guidare la Chiesa nel cammino della nuova evangelizzazione». Inoltre le comunità cristiane sono chiamate alla preghiera per la sera del 28 febbraio, secondo l'invito della Conferenza Episcopale Sarda: «Per la sera del 28 febbraio indiciamo una speciale veglia di preghiera in tutte le cattedrali e le chiese della nostra Isola, per affidare alla potente azione dello Spirito la persona di Benedetto XVI, nel momento in cui rinuncia al suo mandato, per continuare ad immolare la propria vita nel silenzio del nascondimento e

della contemplazione per il bene della Chiesa e del mondo. In quella veglia invocheremo lo Spirito Santo anche per il breve tempo di sede vacante, e perché la Sua luce illumini le menti e i cuori dei Padri Cardinali, chiamati ad eleggere il futuro Pastore universale della Chiesa». Pertanto l'Ufficio Liturgico Diocesano precisa quanto segue. 1. Nel tempo in cui la Sede Apostolica sarà vacante, cioè dalle ore 20.00 del 28 febbraio 2013 sino all'elezione del nuovo Pontefice, il ricordo del Papa nella preghiera eucaristica si omette. 2. È opportuno valorizzare le "Messe e orazioni per varie necessità" previste dal Messale Romano, tenendo presente che sono non sono consentite nelle domeniche di Quaresima (cfr. Ordinamento generale del Messale Romano, n. 374). Per conservare l'unitarietà del tempo liturgico quaresimale, è bene che l'uso di questi formulari non sia esteso a tutti i giorni della settimana e che le letture bibliche siano sempre desunte dal Lezionario feriale per il tempo di Quaresima.

3. Sino alle ore 20.00 del 28 febbraio 2013 si potrà privilegiare il formulario "Per il Papa" oppure “Per la Chiesa universale", scegliendo le orazioni più adatte tra quelle indicate. 4. Dalle ore 20.00 del 28 febbraio 2013 sino all'elezione del nuovo Pontefice si potrà privilegiare il formulario “Per l'elezione del Papa o del Vescovo". 5. La veglia di preghiera prevista dalla Conferenza Episcopale Sarda per il 28 febbraio, sera potrà svolgersi seguendo l'azione liturgica dell'Adorazione eucaristica, di pratiche della pietà popolare quali per esempio il Santo Rosario, oppure secondo altri schemi di preghiera predisposti dalle singole comunità. In Cattedrale presiederà la S. Messa feriale delle ore 18 Mons. Arcivescovo cui seguirà un’ora di adorazione eucaristica. Vogliamo in questo modo dire il nostro grazie al Signore per il ministero di Papa Benedetto XVI, chiedendo per lui la grazia di un tempo nuovo di fecondità spirituale e pastorale e invocare fin d’ora il dono di un nuovo Papa secondo il cuore di Dio.

Il 28 febbraio alle 18 l’Arcivescovo presiederà in Cattedrale la messa di ringraziamento per il ministero di Benedetto XVI. Analoghe iniziative saranno organizzate in tutte le altre parrocchie della diocesi


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IL PORTICO DEGLI EVENTI

IL PortIco

DOMENICA 24 febbraIo 2013

Le dimissioni del Papa. riproponiamo ampi stralci dei discorsi pronunciati da benedetto XVI il mercoledì delle ceneri.

“Una più intensa comunione ecclesiale è un segno prezioso per i lontani dalla fede” “Superare individualismi e rivalità” è la strada indicata per testimoniare Cristo in modo incisivo. La strada da percorrere è non cercare la propria gloria ma l’unione con Dio FRANCESCO FURCAS NCHE AI NOSTRI giorni, molti sono pronti a “stracciarsi le vesti” di fronte a scandali e ingiustizie – naturalmente commessi da altri –, ma pochi sembrano disponibili ad agire sul proprio “cuore”, sulla propria coscienza e sulle proprie intenzioni, lasciando che il Signore trasformi, rinnovi e converta”. Con queste parole estremamente realistiche, il Papa si è rivolto ai fedeli durante l’omelia della Messa delle Ceneri, in San Pietro. “Quel «ritornate a me con tutto il cuore» - ha aggiunto Benedetto XVI, riferendosi ad un passaggio delle letture del giorno -, è un richiamo che coinvolge non solo il singolo, ma la comunità”. “La dimensione comunitaria - ha proseguito - è un elemento essen-

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Benedetto XVI viene segnato con le Ceneri.

ziale nella fede e nella vita cristiana. Cristo è venuto «per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi» (cfr Gv 11,52). Il “Noi” della Chiesa è la comunità in cui Gesù ci riunisce insieme (cfr Gv 12,32): la fede è necessariamente ecclesiale. E questo è importante

ricordarlo e viverlo in questo Tempo della Quaresima: ognuno sia consapevole che il cammino penitenziale non lo affronta da solo, ma insieme con tanti fratelli e sorelle, nella Chiesa”. E’ un discorso (come quello che riportiamo per ampi stralci nel-

l’articolo in basso) ricco di spunti da approfondire, rivolto all’intera comunità dei credenti e al mondo intero. Come quando ha detto: “Il profeta si sofferma sulla preghiera dei sacerdoti, i quali, con le lacrime agli occhi, si rivolgono a Dio dicendo: «Non esporre la tua eredità al ludibrio e alla derisione delle genti. Perché si dovrebbe dire fra i popoli: “Dov’è il loro Dio?”» (v.17). Questa preghiera ci fa riflettere sull’importanza della testimonianza di fede e di vita cristiana di ciascuno di noi e delle nostre comunità per manifestare il volto della Chiesa e come questo volto venga, a volte, deturpato. Penso in particolare alle colpe contro l’unità della Chiesa, alle divisioni nel corpo ecclesiale. Vivere la Quaresima in una più intensa ed evidente comunione ecclesiale, superando individualismi e rivalità, è un segno umile e prezioso per coloro che sono lontani dalla fede o indifferenti”. “Il «ritornare a Dio con tutto il cuore» nel nostro cammino quaresimale - ha avvertito - passa attraverso la Croce, il seguire Cristo sulla strada che conduce al Calvario, al dono totale di sé. E’ un cammino in cui imparare ogni giorno ad uscire sempre più dal nostro egoismo e dalle nostre chiusure, per fare spazio a Dio che apre e tra-

sforma il cuore. E san Paolo ricorda come l’annuncio della Croce risuoni a noi grazie alla predicazione della Parola, di cui l’Apostolo stesso è ambasciatore; un richiamo per noi affinché questo cammino quaresimale sia caratterizzato da un ascolto più attento e assiduo della Parola di Dio, luce che illumina i nostri passi”. Ha quindi dettagliato le pratiche quaresimali: “l’elemosina, la preghiera e il digiuno”come modi per rispondere all’invito di «ritornare a Dio con tutto il cuore». Quindi un duro richiamo: è “la qualità e la verità del rapporto con Dio ciò che qualifica l’autenticità di ogni gesto religioso. Per questo Egli denuncia l’ipocrisia religiosa, il comportamento che vuole apparire, gli atteggiamenti che cercano l’applauso e l’approvazione. Il vero discepolo non serve se stesso o il “pubblico”, ma il suo Signore, nella semplicità e nella generosità”. “La nostra testimonianza - ha concluso un’omelia che rimarrà un pezzo di storia - sarà sempre più incisiva quanto meno cercheremo la nostra gloria e saremo consapevoli che la ricompensa del giusto è Dio stesso, l’essere uniti a Lui, quaggiù, nel cammino della fede, e, al termine della vita, nella pace e nella luce dell’incontro faccia a faccia con Lui per sempre”.

“Rinnovate ogni giorno la vostra scelta di Cristo” Benedetto XVI ha dettagliato le sfide del nostro tempo I. P.

i sostiene e mi illumina la certezza che la Chiesa è di Cristo, il Quale non le farà mai mancare la sua guida e la sua cura. Ringrazio tutti per l’amore e per la preghiera con cui mi avete accompagnato. Grazie! Ho sentito quasi fisicamente in questi giorni, per me non facili, la forza della preghiera, che l’amore della Chiesa, la vostra preghiera, mi porta. Continuate a pregare per me, per la Chiesa, per il futuro Papa. Il Signore ci guiderà”. Così il Papa ha introdotto l’udienza generale di mercoledì scorso, la penultima del suo ministero. “Riflettere sulle tentazioni a cui è sottoposto Gesù nel deserto - ha detto - è un invito per ciascuno di noi a rispondere ad una domanda fondamentale: che cosa conta davvero nella mia vita?” Poco dopo il Papa ha aggiunto: “Qual è il nocciolo delle tre tentazioni che subisce Gesù? E’ la proposta di strumentalizzare Dio, di usarlo per i propri interessi, per la

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propria gloria e per il proprio successo. E dunque, in sostanza, di mettere se stessi al posto di Dio, rimuovendolo dalla propria esistenza e facendolo sembrare superfluo. Ognuno dovrebbe chiedersi allora: che posto ha Dio nella mia vita? E’ Lui il Signore o sono io?” Superare la tentazione di sottomettere Dio a sé e ai propri interessi o di metterlo in un angolo e convertirsi al giusto ordine di priorità, dare a Dio il primo posto, è “un cammino che ogni cristiano deve percorrere sempre di nuovo”. “Oggi non si può più essere cristiani ha avvertito - come semplice conseguenza del fatto di vivere in una società che ha radici cristiane: anche chi nasce da una famiglia cristiana ed è educato religiosamente deve, ogni giorno, rinnovare la scelta di essere cristiano, cioè dare a Dio il primo posto, di fronte alle tentazioni che una cultura secolarizzata gli propone di continuo, di fronte al giudizio critico di molti contemporanei”. Quindi l’elenco, realistico e preciso,

Gli striscioni comparsi nell’Aula Nervi. La prossima udienza si svolgerà in piazza San Pietro.

delle prove a cui un cristiano deve far fronte ogni giorno della sua esistenza: “Non è facile essere fedeli al matrimonio cristiano, praticare la misericordia nella vita quotidiana, lasciare spazio alla preghiera e al silenzio interiore; non è facile opporsi pubblicamente a scelte che molti considerano ovvie, quali l’aborto in caso di gravidanza indesiderata, l’eutanasia in caso di malattie gravi, o la selezione degli embrioni per prevenire malattie ereditarie”. Ha poi citato la statunitense Dorothy Day (giornalista e attivista sociale anarchica famosa per le sue campagne di giustizia

sociale in difesa dei poveri e dei senza casa, si convertì al cattolicesimo nel 1927, ndr) come esempio della “capacità di contrapporsi alle lusinghe ideologiche del suo tempo per scegliere la ricerca della verità e aprirsi alla scoperta della fede”. “Nella sua autobiografia - ha spiegato il Pontefice - confessa apertamente di essere caduta nella tentazione di risolvere tutto con la politica, aderendo alla proposta marxista: “Volevo andare con i manifestanti, andare in prigione, scrivere, influenzare gli altri e lasciare il mio sogno al mondo. Quanta ambizio-

ne e quanta ricerca di me stessa c’era in tutto questo!”. Il cammino verso la fede in un ambiente così secolarizzato era particolarmente difficile, ma la Grazia agisce lo stesso, come lei stessa sottolinea: “È certo che io sentii più spesso il bisogno di andare in chiesa, a inginocchiarmi, a piegare la testa in preghiera. Un istinto cieco, si potrebbe dire, perché non ero cosciente di pregare. Ma andavo, mi inserivo nell’atmosfera di preghiera…”. Dio l’ha condotta ad una consapevole adesione alla Chiesa, in una vita dedicata ai diseredati”.


DOMENICA 24 febbraIo 2013

IL PORTICO DI CAGLIARI

Diocesi. La nuova sezione ginecologica è stata intitolata alla memoria di Marco Carta.

Ampliato l’ambulatorio Caritas: a Cagliari il “tesoretto” della carità Disponibile una nuova parte dedicata alle donne. Cresce l’offerta di servizi per persone in difficoltà, l’arcivescovo Miglio: “Necessario recuperare la centralità della persona” FRA. FUR. STATO INAUGURATO nei giorni scorsi l’ambulatorio ostetrico-ginecologico, dedicato alla memoria del medico Marco Carta, all’interno della struttura del Centro della Solidarietà “Giovanni Paolo II” in viale Sant’Ignazio, gestito dalla Caritas diocesana in collaborazione con il Comune di Cagliari. Un pezzo importante che va ad aggiungersi alle altre specialità mediche offerte ai più poveri a due passi dal convento di Sant’Ignazio. “Viviamo un momento di croce e di amore - ha detto l’arcivescovo di Cagliari, inaugurando la struttura - Di croce perchè le sofferenze rimangono, come quella che vive la famiglia del medico cui è intitolato l’ambulatorio. Ma anche d’amore, perchè questo luogo è un vero ‘tesoretto’ della carità, della solidarietà, della disponibilità, che porta molti frutti e si moltiplica man mano che viene utilizzato. Chiediamo per la fa-

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Mons. Miglio e la famiglia di Marco Carta, il medico alla cui memoria è intitolato il nuovo ambulatorio Caritas.

miglia il dono della consolazione, e per tutti il dono della gioia. E chiediamo di saper aprire gli occhi su questi tesori di carità di cui sono ricche la nostra città e la nostra regione. Quello che ha seminato Marco Carta può ora diventare patrimonio di tutti”. Presente alla breve, e raccolta, cerimonia anche la famiglia del dottor Carta, stimato ginecologo scomparso due anni fa: la mamma, la sposa e i suoi due figli Luca e Valentina. La responsabile di quello che ormai può essere definito un vero “ambulatorio polispecialistico”, Anna Cerbo, ha illustrato le attività: “L’anno scorso abbiamo erogato in questa struttura 2300 prestazioni di vario tipo - ha detto - Abbiamo vissuto una grande ed impegnativa esperienza con l’emergenza Nord-Africa, ma mentre in precedenza venivano

da noi solo stranieri, ora si rivolgono alla struttura anche tantissimi italiani (l’ultimo anno il 35%)”. “Non forniamo soltanto diagnosi e cura - ha sottolineato la responsabile di una struttura che si avvale dell’opera volontaria di una quarantina di medici e alcuni amministrativi ma siamo impegnati nell’accoglienza delle persone, nell’assistenza e nell’orientamento sanitario”. Don Marco Lai, direttore della Caritas diocesana, ha anticipato la disponibilità mostrata dall’amministrazione comunale per l’ampliamento dell’ambulatorio e dei servizi offerti: “E’ una prospettiva importante - ha spiegato - per offrire servizi sempre più accurati. Cresce in questo modo anche la sensibilità del mondo sanitario, perchè si avvicinano e prestano la loro opera nu-

“Da medico sapeva dare se stesso agli altri” Valter Boi ricorda l’amicizia autentica con Marco Carta S. N. ALTER BOI FA l’nformatoremedico-scientifico: con Marco Carta costituì nel 2000 Esperança, un’associazione oggi attiva in Brasile in collaborazione con alcune realtà cattoliche operanti nel paese sudamericano. All’amico, che con Boi fondò la onlus, è dedicato il nuovo ambulatorio della Caritas: da Esperança è arrivata la donazione dell’ecografo necessario per le visite. “Con Marco – racconta Valter - ci siamo conosciuti perché i nostri figli sono stati compagni di scuola e di università: siamo amici di lunga data. Era un amico con la A maiuscola: abbiamo vissuto tanti anni in sintonia, collaborando anche per il lavoro dell’associazione”. Come nacque l’idea di costituirla? L’associazione è nata principalmente dall’incontro con suor Elisabetta Mereu, una religiosa che operava in Brasile: io la aiutavo procurando farmaci da portare in quel

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Paese, che in quegli anni scontava una grande povertà. Suor Elisabetta operava a Fortaleza: dentro di me avvertivo fortissimo il desiderio di conoscere da vicino la realtà delle missioni. Un conto è seguire queste realtà in televisione, un altro è vederle sul campo: volevo sperimentare quell’atmosfera, quel lavoro in prima persona. Così sono stato lì, sono partito con un collega che c’era già stato con Medici senza Frontiere. Come andò la prima volta? Prima ancora di partire, avevo preso contatti con alcune associazioni attive da tempo in Brasile. Non ci bastava fare solo da tramite: fondare l’associazione era anche un nostro modo per capire come mai spesso grosse organizzazioni raccolgono fondi per beneficenza, e la povertà nel mondo continua ad aumentare. Mi chiedevo come mai tanti fondi non avessero un riscontro immediato: ad un congresso sulla cooperazione internazionale,

Marco Carta.

avevo capito qualcosa. Cioè? Durante i lavori spiegarono che il 75% degli introiti venivano utilizzati per mantenere le strutture. Andando sul posto e conoscendo la realtà guidata da suor Elisabetta e altre associazioni, li vedevo fare molto con poco, perché i soldi non venivano scaricati sull’organizzazione. Anche noi, come piccola associazione, la pensiamo così: se di 10mila euro raccolti ne utilizzassimo sei per il viaggio, rimarrebbe poca cosa. O sei volontario al 100%, o non lo sei. Come lavora Esperança? L’associazione è composta da sei persone: l’abbiamo costituita per un motivo di trasparenza. Tutto quello che viene donato passa su

merosi specialisti, desiderosi di aiutare chi soffre donando parte del loro tempo e della loro professionalità”. All’orizzonte c’è ora anche un convegno “nato dal desiderio di consividere l’esperienza fatta con i colleghi del territorio - dettaglia Anna Cerbo - Lo scopo dell’ambulatorio della Caritas è anche sensibilizzare la società perchè le persone assistite possano accedere con più facilità ai servizi del Servizio sanitario nazionale, come spetta loro in base alle normative vigenti”. “Oggi è fondamentale la centralità della persona - ha concluso mons. Miglio - E’ necessario recuperare una visione integrale della persona umana: operare qui significa riaffermare che la persona umana vale in quanto tale, e non in forza di particolari requisiti o qualità”.

un conto, e da lì va direttamente all’associazione riconosciuta con cui siamo gemellati in Brasile. Ogni anno mi reco sul posto per verificare come vengono impiegati i fondi raccolti. Quanto era presente Marco Carta nel lavoro dell’associazione? Molto, come supporto costante di incoraggiamento. Era sempre molto impegnato con il suo lavoro, per lui lasciare le pazienti anche per un viaggio di dieci giorni sarebbe stato un grosso problema. Sarebbe dovuto partire proprio l’anno in cui è mancato. Avete vissuto insieme anche una disavventura giudiziaria. Ci siamo trovati dentro senza nessun motivo: tutto si è risolto con un nulla di fatto. Con Marco si rafforzò il rapporto di amicizia: sapevamo bene entrambi di essere innocenti. Che valore ha questo gesto nel nome di Marco? Avevamo già intitolato una fabbrica alla sua memoria, in Brasile. Per me, lui è sempre vicino: quello di oggi è un riconoscimento per tutte le persone che lo hanno conosciuto, per chi gli ha voluto bene e per i suoi figli. Cosa resta di lui? Mi ha insegnato il valore dell’amicizia, il dono di se stessi al prossimo, la disponibilità totale nei confronti di chi soffre.

IL PORTICO

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blocnotes L’ARRESTO DI CELLINO E CONTINI

A noi quelle immagini proprio non piacciono Gli arresti - eccellenti o no, giudicatelo voi - erano nell’aria da mesi. E, forse, la risposta migliore al terremoto giudiziario capace di scuotere un mattino cagliaritano è quella data sul campo dai rossoblù. Non è nostra intenzione entrare nel merito delle dinamiche processuali di una vicenda dai contorni clamorosi, ma solo proporre una riflessione pacata. Il clamore suscitato dall’arresto del presidente di una delle 20 squadre di serie A (uno degli spettacoli più seguiti in Europa, dicono gli esperti) e del sindaco della terza città della Sardegna ha dimostrato che, sulla notizia, arrivano prima i media tradizionali. Anche a livello nazionale è stato riconosciuto che la notizia è stata data, subito, da un quotidiano, non da un sito web. E questo consola noi, prudenti verso l’ubriacatura da social media. Lascia stupiti la rincorsa immediata alla ricerca del particolare o del dettaglio in grado di ingigantire la vicenda. Così nel tritacarne mediatico sono finite anche alcune immagini del sindaco sulla lettiga. Questo non ci piace affatto. L’urgenza di dare una notizia, e la fretta conseguente, non possono e non devono far perdere di vista a nessuno la dignità della persona. Questa resta sempre, sopra e oltre qualunque esigenza di cronaca. Tecnicamente, in altre parole: quelle immagini non erano essenziali, nemmeno per dire del malore del sindaco, un fatto umanissimo. La vita delle persone non si immola sull’altare del diritto di cronaca. Quando dieci anni fa venne uccisa Luisa Manfredi, la figlia quattordicenne di Matteo Boe e di Laura Manfredi, un quotidiano pubblicò in prima pagina la foto della ragazzina morente su una barella. Nel direttivo regionale dell’Ordine dei Giornalisti ci fu un’aspra discussione: l’unico che sosteneva che si dovesse mettere un freno a questa barbarie con l’apertura di un procedimento disciplinare venne zittito “in nome del diritto di cronaca”. L’Ordine perse un’occasione, ma la cosa finì in tribunale per volontà della famiglia, che proprio in questi giorni si appresta a vincere tutte le cause (sn).

MOVIMENTO PER LA VITA

Continua la raccolta firme per “Uno di noi” Sono già 1200 le firme raccolte a Cagliari per “Uno di noi”, la petizione del Movimento per la Vita in difesa della vita nascente, di cui abbiamo parlato nelle scorse settimane. Venerdì 22 febbraio alle 20.30 all’Hostel Marina una festa organizzata in favore del Centro di Aiuto alla Vita, mentre domenica 24 le firme saranno raccolte a Villaspeciosa.


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IL PORTICO DE

IL PortIco

II DOMENICA DI QUARESIMA (Anno C)

dal Vangelo secondo Luca

DON ANDREA BUSIA

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il portico della fede

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n quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All'entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo!». Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto. Lc 9,28b-36

L’episodio della trasfigurazione si pone, all’interno della vita pubblica di Gesù, come un ponte che ne collega l’inizio e la fine: da un parte si riaggancia, attraverso la voce del Padre, al momento del battesimo, dall’altra è una prefigurazione della sua risurrezione. Come nell’episodio del battesimo, anche qui troviamo un intervento diretto del Padre che indica Gesù come il suo Figlio, quello che Lui si è scelto; ci sono però alcune differenze tra i due episodi che è opportuno sottolineare. Innanzitutto la parola del Padre, stavolta, non è diretta a Gesù, bensì ai tre apostoli (Pietro, Giacomo e Giovanni) presenti sulla montagna, e questo mostra che sono gli apostoli i destinatari di tutto ciò che sta avvenendo. La seconda differenza è che stavolta troviamo un vero e secondo comando: quello di ascoltare suo Figlio, colui che ha scelto. Inoltre, nel nostro episodio, la voce del Padre, anziché dal cielo, proviene dalla nube, e questo elemento

Erano Mosè e Elia...

conferisce all’episodio un notevole valore aggiunto, perché richiama ciò che è accaduto sul monte Sinai, dove “da dentro la nube” la voce di Dio istruiva Mosè (Es 24,15-18). Dicevamo che la trasfigurazione è un’anticipazione della risurrezione, ma questo l’evangelista ce lo lascia intendere senza però esplicitarlo, e lo fa parlandoci della visione che hanno gli apostoli quando si svegliano dal loro sonno. Gli apostoli, come ben sottolinea Luca, non capiscono cosa sta succedendo (e forse neppure potrebbero), né il suo significato per Gesù e loro stessi. Proprio su questo significato siamo chiamati a fermarci adesso per poter capire la funzione dell’episodio all’interno del vangelo e nel nostro cammino quaresimale. Il nostro brano si trova nel nono capitolo del vangelo di Luca, il punto di svolta nella trama: i primi nove capitoli del vangelo si svolgono in Galilea (nord di Israele) ad esclusione di alcune sezioni dei racconti dell’infanzia, in 9,51 troviamo un’indicazione molto specifica: “Mentre stavano

compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto , egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme”. A partire da 9,51 il vangelo racconterà, lungo dieci capitoli, il cammino di Gesù verso Gerusalemme e quindi verso la croce e la risurrezione. Continuando ad osservare il contesto del nostro brano, possiamo notare come, otto giorni prima della trasfigurazione, Gesù avesse annunciato, per la prima volta, la sua passione (Lc 9,22) e come, sceso dal monte della trasfigurazione, riprenderà nuovamente l’argomento (Lc 9,44). L’episodio della trasfigurazione non è a vantaggio di Gesù, bensì degli apostoli: Gesù sa benissimo cosa gli succederà a Gerusalemme, lo ha già annunciato ai suoi apostoli e ora ne parla con Mosè ed Elia; sono gli apostoli, invece, a non esserne coscienti, dormono e non capiscono neppure ciò che dicono. Per questa ragione la voce del Padre stavolta non è rivolta a Gesù (come era nel battesimo), bensì ai tre apostoli presenti. Gli Apostoli stanno per cominciare

un viaggio verso Gerusalemme che, se fosse compreso veramente, probabilmente rifiuterebbero di percorrere; l’episodio della trasfigurazione ha la funzione di illuminare la loro speranza, mostrando loro in anticipo la meta “vera”, che non è Gerusalemme, bensì la risurrezione. Attualizzando il messaggio vediamo come questa pagina prefiguri, anche per noi, la Pasqua, la meta del cammino quaresimale in cui ci stiamo impegnando. Gesù si è mostrato molto esigente nei confronti dei suoi apostoli, chiedere loro di accompagnarlo a Gerusalemme non era cosa da poco, e a noi come a loro arriva a chiedere cose che rasentano l’impossibile come “amatevi anche voi gli uni gli altri come io ho amato voi” (Gv 13,34). Ma Dio non chiede solamente, se e quando lo fa è perché ha, precedentemente, fornito gli strumenti per realizzare, nella nostra vita, la sua volontà, e la trasfigurazione ha proprio questa funzione: infondere le forze, la speranza, di camminare accanto a Gesù verso Gerusalemme e poi verso la resurrezione.

LA COSA PIÙ IMPORTANTE All’inizio della Quaresima è utile riflettere sul nesso tra questo tempo liturgico e il tema della fede. Lo facciamo riprendendo alcune riflessioni di Benedetto XVI nella Catechesi all’Udienza Generale del Mercoledì delle Ceneri. La prospettiva essenziale del tempo quaresimale è quella della conversione, ogni cristiano è chiamato a mettersi in cammino per orientare la sua esistenza verso un’autentica scelta di fede: «convertirsi, un invito che ascolteremo molte volte in Quaresima, significa seguire Gesù in modo che il suo Vangelo sia guida concreta della vita; significa lasciare che Dio ci trasformi, smettere di pensare che siamo noi gli unici costruttori della nostra esistenza; significa riconoscere che siamo creature, che dipendiamo da Dio, dal suo amore, e soltanto «perdendo» la nostra vita in Lui possiamo guadagnarla». Il credente non si può accontentare di lasciare passare

il tempo dando per scontata la propria adesione a Cristo ma deve confermare e rinnovare costantemente la propria unione con Dio: «oggi non si può più essere cristiani come semplice conseguenza del fatto di vivere in una società che ha radici cristiane: anche chi nasce da una famiglia cristiana ed è educato religiosamente deve, ogni giorno, rinnovare la scelta di essere cristiano, cioè dare a Dio il primo posto, di fronte alle tentazioni che una cultura secolarizzata gli propone di continuo, di fronte al giudizio critico di molti contemporanei. Le prove a cui la società attuale sottopone il cristiano, infatti, sono tante, e toccano la vita personale e sociale. La tentazione di metter da parte la propria fede è sempre presente e la conversione diventa una risposta a Dio che deve essere confermata più volte nella vita». In definitiva tutto si gioca sulla realtà che mettiamo al primo posto nella nostra esistenza. Dobbiamo schierarci,

prendere posizione, da una parte c’è la possibilità di far maturare sempre più la nostra relazione di fede con Dio, dall’altra parte abbiamo la tristezza del relegare il rapporto con il Signore ai margini del nostro vivere: «l’alternativa tra la chiusura nel nostro egoismo e l’apertura all’amore di Dio e degli altri, potremmo dire che corrisponde all’alternativa delle tentazioni di Gesù: alternativa, cioè, tra potere umano e amore della Croce, tra una redenzione vista nel solo benessere materiale e una redenzione come opera di Dio, cui diamo il primato nell’esistenza. Convertirsi significa non chiudersi nella ricerca del proprio successo, del proprio prestigio, della propria posizione, ma far sì che ogni giorno, nelle piccole cose, la verità, la fede in Dio e l’amore diventino la cosa più importante». di don Roberto Piredda


ELLA FAMIGLIA

domenIca 24 febbraIo 2013

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Pastorale familiare, parla il responsabile regionale

Il vero aggiornamento del Concilio Vaticano II P. CHRISTIAN STEINER, op

iovanni XXIII, il 26 dicembre 1958, nella sua visita al carcere di Regina Cieli a Roma suscita un applauso interminabile dei carcerati a un punto preciso del suo saluto: “Quando scrivete la prossima volta a casa dite che il Papa prega per le vostre moglie e sorelle … .” Nominare i familiari dei carcerati tocca i loro cuori e rende la persona del Papa e quanto dice molto vicino a loro, tanto vicino e desiderabile che un ergastolano in lacrime chiede al santo Padre: “Ma quanto ha detto vale anche per me?” Che cosa ricordiamo del “discorso della luna” la sera del 11 ottobre 1962, giorno dell’apertura del Concilio Vaticano II? “Quando tornate a casa date una carezza ai vostri bambini da parte del papa.” Il Papa buono è percepito buono perché “familiare” a tutti. “Ecco, figli carissimi, in questo momento ci pare proprio di entrare personalmente, come il padre delle anime vostre, in ciascuna delle vostre case: casa degli amici ferventi del Signore …, casa degli amici tiepidi, … dei nemici, … Ci sembra di entrare specialmente in quelle case ove abitano famiglie numerose, … case del dolore, …. dell’indigenza. … Vorremmo come Gesù e con Gesù entrare nelle case dei potenti, esprimere anche a loro l’intima partecipazione del Nostro affetto ai loro affetti più cari e più grandi e porgere Noi ad essi, con i desideri, i voti di tutti gli uomini.” (Discorso del 7 gen. 1962). Giovanni XXIII porta a casa, in famiglia attraverso il Papa, attraverso la Chiesa Gesù. “Entra nelle case come Gesù e con Gesù”. Con grande probabilità era questa una delle caratteristiche del metodo “pastorale” a cui il Papa pensava quando suggeriva ai padri conciliari nel suo discorso di apertura la mattina dell’11 ottobre 1962: “Altro è infatti il deposito della Fede, cioè le verità che sono contenute nella nostra veneranda dottrina, altro è il modo con il quale esse sono annunziate, sempre però nello stesso senso e nella stessa accezione. Va data grande importanza a questo metodo e, se è necessario, applicato con pazienza; si dovrà cioè adottare quella forma di esposizione che più corrisponda al magistero, la cui indole è prevalentemente pastorale.” (ripreso in GS 62). Troviamo nei testi conciliari un modo semplicissimo con il quale i padri conciliari sono riusciti a realizzare il progetto roncalliano di portare le grandi verità della fede vicino

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RISCRITTURE

LA GIUSTA INTERPRETAZIONE DEL CONCILIO “Perché la recezione del Concilio, in grandi parti della Chiesa, finora si è svolta in modo difficile?

re della simpatia dei mass-media, e anche di una parte della teologia moderna.

Ebbene, tutto dipende dalla giusta interpretazione del Concilio o – come diremmo oggi – dalla sua giusta ermeneutica, dalla giusta chiave di lettura e di applicazione.

Dall’altra parte c’è “l’ermeneutica della riforma”, del rinnovamento nella continuità dell’unico soggetto – Chiesa, che il Signore ci ha donato; è un soggetto che cresce nel tempo e si sviluppa, rimanendo però sempre lo stesso, unico soggetto del Popolo di Dio in cammino.

I problemi della recezione sono nati dal fatto che due ermeneutiche contrarie si sono trovate a confronto e hanno litigato tra loro. L’una ha causato confusione, l’altra, silenziosamente ma sempre più visibilmente, ha portato frutti. Da una parte esiste un’interpretazione che vorrei chiamare “ermeneutica della discontinuità e della rottura”; essa non di rado si è potuta avvale-

L’ermeneutica della discontinuità rischia di finire in una rottura tra Chiesa preconciliare e Chiesa postconciliare”. Benedetto XVI, Discorso ai Membri della Curia e della Prelatura Romana, 22 dicembre 2005

alle persone dentro e fuori della Chiesa, “a entrare nelle case come Gesù e con Gesù”. Sono due le espressioni che conferiscono a tutti i testi conciliari un effetto particolarmente personalizzante: “Chiesa domestica” (LG 11) e “Il mondo che esso ha presente è perciò quello degli uomini, ossia l'intera famiglia umana nel contesto di tutte quelle realtà entro le quali essa vive” (GS 2). “Chiesa domestica” significa “Chiesa a casa nostra”: è alla lettera quanto Giovanni XXIII realizza nelle sue parole, gesti e relazioni. “Chiesa a casa nostra” diventa una chiave ermeneutica per la lettura dei testi conciliari: ovunque compare la parola “Chiesa” tra parentesi si può aggiungere “a casa nostra”. In quanto la famiglia immersa nella Beata e Vicina Trinità è partecipe di tutto il mistero della Chiesa il Papa, il vescovo, il parroco fanno intimamente parte della mia famiglia. L’evento dell’eucaristia è l’evento che fonda e arricchisce e libera continuamente la nostra vita familiare. La storia di Abramo, di Mosè, di Davide, di Pietro è la nostra storia familiare. Tutta la Chiesa è la mia famiglia. Con un’operazione analoga il Concilio sconvolge la concezione della civiltà contemporanea: Gaudium et spes dichiara che l’umanità intera è la mia famiglia. Non solo tutta la Chiesa è a casa nostra, ma anche tutta l’umanità proprio a causa della nostra appartenenza ecclesiale. Di fatto la condizione battesimale implica che vengo immerso nella vicinanza che Gesù risorto ha a tutta l’umanità, vicinanza amorosa e competente che è più che “familiare” e di cui appunto il “familiare” è la metafora più efficace. Lavoro, cultura, politica, economia, pace, sono aspetti della mia vita familiare planetaria, tutti aggiornati alla centralità e bellezza della persona umana (GS 60). Il Concilio si è radunato per aggiornare la Chiesa e alla fine ha donato all’umanità intera parole nelle quali tutti i popoli si possano aggiornare alla luce della dignità umana, parole nelle quali le persone possano ritrovare la bellezza della vita contemporanea. La famiglia come Chiesa e l’umanità come famiglia: nella misura in cui questa consapevolezza entra nel racconto familiare, nella retorica familiare, nel sentire delle famiglie - attraverso una assidua e amorosa contemplazione dei testi conciliari – crescerà la gioia di appartenenza alla Vita trinitaria che immerge nella vita ecclesiale e civile.


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IL PORTICO DEI LETTORI

IL PortIco

domenIca 24 febbraIo 2013

IL PORTICO INTERROGA I CANDIDATI Si conclude la nostra inchiesta tra i candidati alle elezioni. Come ormai sapete bene, abbiamo scelto di rivolgere - a chi voleva rispondere con sincerità - una domanda secca. Pensiamo sia diritto di tutti sapere

bene come la pensano i candidati: ognuno ha potuto dire la sua, rispondendo alla nostra domanda in questo spazio di libertà. La pubblicazione di queste risposte non significa appoggiare un candi-

dato al posto di un altro, e nemmeno indicare preferenze. Al contrario pensiamo che l’editoriale dell’Arcivescovo (“Sei parole per il voto”) di due settimane fa, scaricabile anche sul sito della Diocesi, sia l’u-

nica bussola per comprendere chi, tra i candidati, ha risposto in maniera coerente e conforme alla posizione della Chiesa: “l’atmosfera di disimpegno tra i cattolici non è consentita”, ha detto il cardinal Bagnasco

nelle scorse settimane. Invitiamo dunque tutti ad andare a votare. La pubblicazione di queste risposte serve soltanto a riflettere e comprendere meglio come può essere espresso il vostro personale voto (sn).

Come pensa di difendere e sostenere nell'attività parlamentare i valori non negoziabili (difesa della vita, famiglia fondata sul matrimonio, libertà di educazione, lavoro, ambiente, solidarietà e pace)?

Caro direttore, Sono un cattolico, e tutti i momenti e i contesti della mia vita, di uomo, marito e padre, politica compresa, sono orientati (pur nelle mie debolezze di peccatore) alla fede e al Magistero della Chiesa. A mio avviso tutto deve partire dal rispetto della verità: la vera fisionomia della famiglia, fondata dalla unione di un uomo e di una donna, il rispetto della vita che inizia fin dal concepimento ed è sacra e inviolabile in ogni suo momento e in ogni condizione. Tutto deve partire da questi valori fondamentali, e tutto ne consegue. Nella mia attività politica non ho mai votato, e mai voterei o sosterrei, provvedimenti che andassero contro questi principi. Dal Magistero della Chiesa discendono poi i più illuminanti insegnamenti anche nel campo sociale, le direttive per costruire e rafforzare una società che premi il lavoro e il merito, che offra a tutti non una possibilità di livellamento, ma una parità nelle opportunità. Non possiamo accettare che la scuola privata, spesso di orientamento cattolico, ma non sempre, sia penalizzata e posta nelle condizioni oggettive di non poter più esercitare il proprio ruolo, che è stato ed è importantissimo per i giovani italiani. Oggi una attenzione speciale va rivolta ai temi dell’ambiente, ma a mio avviso non è accettabile la visione di molte correnti ambientaliste che auspicano una tutela ambientale troppo rigida e dogmatica che esclude l’uomo e le sue attività. L’ambiente si salva, e diventa una grande occasione di sviluppo, solo mettendo l’uomo al centro di esso, protagonista di scelte responsabili, assolutamente conservative ma anche indirizzate allo sviluppo. Mai come in questo momento storico la Sardegna ha bisogno di un forte senso di solidarietà, e mai come oggi spetta alla politica dare il buon esempio. Troppi modelli sbagliati, incentrati sul malaffare e sulla immoralità,

hanno preso il sopravvento negli ultimi anni, causando un forte disgusto, addirittura un rancore, nei confronti dell’intera classe politica. E’ difficile convincere la gente che esiste anche una politica diversa e uomini diversi da quelli che hanno occupato la peggiore scena negli ultimi tempi. Però questi uomini esistono, e come cristiani hanno anche il dovere, come ha sottolineato il Pontefice e tutti i suoi predecessori, di non assentarsi dalla politica e di rendersi invece protagonisti di una stagione di risanamento morale, sociale e delle istituzioni, del quale oggi l’Italia e la Sardegna hanno bisogno. Per questo alcuni anni fa ho scelto di dedicarmi alla politica e di proseguire umilmente il mio impegno. Ignazio Artizzu candidato alla Camera Futuro e Libertà Caro direttore, ho molto apprezzato l’intervento di Sua Eccellenza Monsignor Miglio dello scorso 10 febbraio, intervento cui ho ritenuto di dare riscontro con un contributo già pubblicato sui quotidiani. La mia formazione nell'associazionismo cristiano fa partire il mio impegno politico nell’adesione alla dottrina sociale delle Chiesa e confronto il mio quotidiano agire con i temi posti dal Magistero a partire dall’impegno laico e consapevole che il governo del Bene Comune richiede alla politica su basi di rispetto e promozione delle differenti ispirazioni etiche che una società complessa richiede. La nostra Costituzione riconosce la dignità della persona a prescindere dalle condizioni di genere, di religione, di credo politico. Il lavoro come mezzo e strumento della concreta realizzazione della dignità di ciascuno, in un contesto sostanziale di uguaglianza e giustizia sociale richiede strumenti nuovi in grado di rinvigorirne il compito. Purtroppo la prevalenza del capitalismo finanziario ne ha deturpa-

to le ragioni rendendolo strumento in favore del consumo e contro l’ambiente. Per cambiare occorre riconoscere e valorizzare settori in cui è preminente il lavoro umano, ad esempio nei settori del lavoro di cura, rilanciando artigianato e agricoltura sostenibile, potenziando i settori ad alto contenuto culturale. Si tratta di ricollocare la dignità del lavoratore in un contesto economico effettivamente produttivo e sostenibile che sia adeguatamente preparato dal sistema scolastico e formativo. In questo senso il ruolo predominante deve essere dato alle scuole in cui si riconosca una parità di accesso eguale per cui il potenziamento della Scuola Pubblica è essenziale e prioritario, in questo garantendo senza pregiudizi di sorta la bontà delle offerte educative in campo. Il rilievo dato alla Vita in questo quadro è centrale e deve richiamare nella discussione e nel rispetto vicendevole le differenti ispirazioni che su questo tema si confrontano. Non da meno favorire le famiglie e la relazione tra persone che insieme promuovono se stesse deve animare nella ricerca la discussione. Si tratta di un impegno orientato ad una società che garantisca la Pace e la civile convivenza come condizione essenziale su cui basare il Bene Comune. Per cui sono necessari più servizi e migliori politiche a sostegno delle famiglie, che portino risultati rapidi e concreti. Infine è necessario il rilancio del ruolo dell’Italia nel mondo come attore dei processi di Pace, coerentemente con una politica di riduzione degli armamenti che liberi risorse per l'uomo e il suo sviluppo.

impone, preliminarmente, una riflessione per una convinta adesione al programma che si intende proporre agli elettori come forza politica e come singolo candidato. Dal canto mio, in caso di elezione, la scelta sarà quella non solo di attuare i cosidetti valori non negoziabili, ma di arrivare ad una reale e concreta attuazione della nostra Costituzione. Partendo, ad esempio, dagli articoli 29 e 31 della legge fondamentale è evidente che il Parlamento avrebbe dovuto “osare” di più in termini normativi e finanziari. Se si parla di tributi locali, per trattare di temi attuali, come l’IMU o la TARES, si dovrebbero introdurre elementi di esenzione anche totale per le famiglie con 3 o più figli per evidenziare l’importanza che si riconosce proprio alla famiglia. Al proposito non è più rinviabile l’introduzione del quoziente familiare per fare in modo che al crescere dei componenti il nucleo, dimunisca nettamente il carico fiscale. Il tutto introducendo anche aspetti innovativi quali la previsione di servizi sociali, culturali, scolastici che consentano alle famiglie nuove opportunità, ivi compreso l’inserimento obbligatorio di uno o più componenti la famiglia (al crescere del numero) nel mondo del lavoro. Interventi per garantire i capifamiglia licenziati o disoccupati ed, eventualmente, a ragazze madri o ai primogeniti. O con assunzioni nella pubblica amministrazione o con voucher a imprese private specificamente finalizzati a garan-

tire questo percorso. Partendo da una famiglia garantita nel suo essere fondamento della società italiana del futuro è facile garantire gli altri valori. Quello dell’educazione su tutti con la difesa della libertà di scelta. Lo Stato dovrebbe creare i livelli standard richiesti per l’offerta educativa che poi la famiglia, nella sua autonoma valutazione, sceglierà: siano essi garantiti da una struttura pubblica o privata. In un percorso normativo di questo tipo è evidente che si esalteranno gli altri temi di stringente attualità quali ambiente, pace e solidarietà. A proposito dell'ambiente, mi piace ricordare ogni giorno a me stesso (da anni terziario francescano) che fu proprio san Francesco ad esaltare il valore dell’ambiente introducendo, in riferimento alla Creazione, l’importanza di ogni singola realtà che proprio l'ambiente e la natura conservano. In questo caso è evidente la necessità di una tutela sempre più attenta e moderna, che non sfoci in vincoli anacronistici che non consentano un sano utilizzo dell’ambiente, ove occorresse, anche in chiave produttiva. Per quanto riguarda il valore della vita è evidente che su questo si deve creare un serio e corretto impianto normativo che faccia “riacquistare” in tempi consumistici il suo vero significato. Quello di una garanzia e di una tutela senza se e senza ma del nostro stesso essere. Umberto Oppus candidato alla Camera Udc

Silvio Lai candidato al Senato Partito Democratico Caro Direttore, è indubbio che candidarsi alle elezioni per la Camera dei Deputati

Uno spazio per mettere in rete progetti e iniziative del mondo dell’associazionismo sardo. Una finestra aperta sulla società civile, l’attualità politica, la cultura. Volontariato, società, immigrazione, politica, cultura, scuola, università, cooperazione internazionale, ambiente, sanità, sport…


domenIca 24 febbraIo 2013

IL PORTICO DI CAGLIARI

Personaggi. Mons. Tonino Cabizzosu ricostruisce l’opera di mons. Virgilio Angioni.

“Figure come la sua sono necessarie per la Chiesa e per la società di oggi” L’eredità per i cattolici: “il primato dell’amore e del servizio ai poveri e agli ultimi, la fiducia nella Provvidenza, l’urgenza di organizzazione e la valorizzazione femminile” GIOVANNI LORENZO PORRÀ ULLA SUA FIGURA HA scritto un libro intitolato “Don Virgilio Angioni: una chiesa per gli ultimi”. Monsignor Tonino Cabizzosu, docente di Storia della Chiesa alla Facoltà Teologica di Cagliari, non ne parla tanto come uno storico, ma col tono appassionato di chi è stato sedotto da una persona straordinaria: “E’ stato un santo dice - ma i santi sono sempre vicini a noi col loro esempio, non bisogna semplicemente studiarli nell'aspetto agiografico”. Chi era don Virgilio Angioni? Nacque a Quartu Sant’Elena nel 1878 e morì a Cagliari nel 1947. Studiò nei seminari di Oristano, Cagliari e nel Collegio Leoniano di Roma dove si formò agli ideali sociali dell’enciclica Rerum Novarum di Leone XIII. Ordinato sacerdote nel 1901 lavorò nella parrocchia di San Giacomo soprattutto in mezzo alla gioventù; die-

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Mons. Cabizzosu (al centro) durante la presentazione dell’opera teatrale.

de vita al periodico “Il lavoratore”, sensibile alle problematiche della società cagliaritana del primo Novecento. Per le sue idee progressiste fu tacciato di essere modernista. Nel 1923 diede inizio all’“Opera Buon Pastore” in favore dell’infanzia abbandonata e dei poveri ricostruendo, in via San Benedetto, un antico convento dove aveva vissuto Sant’Ignazio da Laconi. Guidato dal principio della carità, aveva una fiducia smisurata verso la Divina Provvidenza. Quali sono le difficoltà più grandi che ha incontrato? Soprattutto in due ambiti: uno di natura politico-sociale, l’altro ecclesiale. Le idee che andava propugnando sulle colonne del “La-

voratore” e che insegnava ai giovani del “Circolo democratico-cristiano” gli attirarono le ire dei rappresentanti dell’intransigenza cattolica, che tanto operò fino a far chiudere da parte di monsignor Pietro Balestra la testata. Quello che più lo fece soffrire fu, però, l’incomprensione e l’ostilità che incontrava nel mondo ecclesiale. Come profeta egli apriva piste nuove di servizio, per cui, in tempi difficili, non tutti erano in sintonia con la sua sensibilità e apertura mentale. Quale eredità ha lasciato? La sua eredità alla Chiesa potrebbe essere sintetizzata in quattro dimensioni: primato dell’amore e del servizio ai poveri e agli ultimi; fiducia nella Provvidenza che

La voce dei poveri va in scena a teatro La vita del fondatore del “Buon Pastore” in una pièce G. L. P. OLTI LO consideravano santo già quand’era in vita, e ancora oggi la devozione per lui si mantiene viva. Certo, nella Cagliari dei primi decenni del secolo scorso il nome di Virgilio Angioni per tanti voleva dire gioia e speranza. Ora arriva per la prima volta un’opera teatrale dedicata a lui: “Don Virgilio Angioni. Cagliari 1923: la voce dei poveri”. Scritta da Maria Teresa Coda, e rappresentata dagli attori di “Associazione L'accademia” di Ferruccio Ambrosini, sarà in cartellone al Conservatorio di Cagliari a partire dal prossimo 23 Febbraio. La presentazione è avvenuta la scorsa settimana nei locali dell'Opera Buon Pastore. “Ha parlato alla Chiesa ma anche alla società – sintetizza monsignor Tonino Cabizzosu, docente di Storia della Chiesa alla Facoltà Teologica – Alla Chiesa, che si sentiva mi-

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nacciata dall'avanzata del socialismo e dell'anticlericalismo, ha detto di uscire dalle sagrestie per andare incontro all'uomo; alla società e ai cattolici ha mostrato che non bisogna aver paura di mostrare la propria fede, ma uscire a testa alta”. Ma per i cagliaritani il nome di Virgilio Angioni è legato alle suore del Buon Pastore: una presenza importante in città per le generosità nei confronti dei diseredati; e per molti anche un bel ricordo dell'infanzia legato alle loro scuole. “E tutto è partito da lui; spesso mi chiedo come abbia fatto un uomo solo a realizzare tutto questo - si domanda suor Maria Celeste - In lui prevalse la capacità di sacrificio, ad imitazione di Cristo. Oggi tutta l'Opera si rivolge ai poveri e li sfama di pane e di parola di Dio. Il nostro più grande orgoglio è l'assistenza sanitaria di Flumini di Quartu S. Elena. Abbiamo anche la nostra mensa a Cagliari, che ac-

coglie ogni giorno 120 persone”. “Ho deciso di fare questa rappresentazione – racconta Maria Teresa Coda - perché penso che la vita di monsignor Angioni debba essere conosciuta da tutti”. Professoressa di scuola elementare a Tortolì per molto tempo e ora pedagogista in un istituto per anziani, Coda non è alla prima esperienza di scrittura teatrale. “A scuola ne ho organizzato tante: tutto viene più facile quando si ha una passione – continua – Questa rappresentazione nasce proprio da una recita che tenemmo qualche anno fa con i bambini ottenendo un gran successo. Mi sono documentata per mesi leggendo libri e parlando con le suore: io e suor Maria siamo diventate un team davvero affiatato”. A recita-

non abbandona mai nessuno; urgenza di organizzazione del mondo cattolico secondo le dinamiche dei tempi; valorizzazione della donna. Con un piccolo gruppo di volontarie, che divenne il germe dell”Istituto del Buon Pastore”, tolse dalla strada tante ragazze povere che vivevano in condizioni miserevoli ed erano costrette a prostituirsi. Gli stimoli e le provocazioni che scaturiscono dal suo insegnamento sono contenuti soprattutto negli editoriali del “Lavoratore”: dignità della persona umana, promozione dell’alfabetizzazione, istruzione delle classi meno abbienti, lavoro per tutti, educazione alla coscienza morale come fulcro primo e fondamentale di ogni servizio alla società. A lei che messaggio ha lasciato Virgilio Angioni? Per me è una delle figure sacerdotali eminenti della Chiesa sarda del Novecento per azione pastorale e per santità di vita. Chiunque si avvicina ad analizzare la sua figura profetica ne rimane conquistato per l’azione e per il carisma e si pone, di conseguenza, delle domande, delle inquietudini. L’aspetto che più mi ha colpito è la sua vita interiore, la sua spiritualità cristocentrica, eucaristica e mariana che era alla base del suo donarsi senza misure ai poveri. Oggi la Chiesa e la società hanno bisogno di figure come questa.

re è un gruppo di attori non professionisti: “Ma per me, visto l'impegno che hanno dedicato, sono stati tutti da Oscar”, rincara la prof-regista. “Mano a mano l'uomo che andavamo a rappresentare diventava sempre più grande – racconta Ferruccio Ambrosini, curatore della scenografia – Immaginare è facile, ma rappresentare lo è di meno: abbiamo usato delle scenografie che mostrano una Chiesa incombente, perché Angioni si è a volte scontrato con le istituzioni ecclesiastiche”. Un ruolo importante nel cast è svolto dai bambini: “Nonostante gli impegni scolastici hanno svolto un lavoro attoriale straordinario – afferma con entusiasmo Ambrosini – e si sono calati nella storia meglio di chiunque altro”. Si commuove invece l'attore protagonista Mario Spano, mentre parla di quest'esperienza: “Faccio teatro da venticinque anni, ma soprattutto in ruoli comici, e all'inizio ero un po' perplesso; tuttavia quest'opera mi ha dato tantissimo. Mi viene quasi da piangere all'idea di portare sul palco un personaggio così grandioso, spero solo di riuscire a portarne almeno il venti per cento”, conclude commosso. I biglietti per la rappresentazione sono già disponibili al box office di viale Regina Margherita.

IL PortIco

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brevi CONFERENZA AL REGIONALE

Wojtyla e Ratzinger al Concilio Vaticano II Prosegue giovedì 28 febbraio, alle 17, nell’Aula Magna del Seminario Regionale, a Cagliari in via monsignor Parraguez 19, il ciclo di incontri “Educare nella Fede rileggendo il Concilio Vaticano II. Personaggi, scritti e prospettive”, organizzati con cadenza mensile dal Pontificio Seminario Regionale Sardo in collaborazione con la Facoltà Teologica e l’Arcidiocesi di Cagliari. L’iniziativa ha l’obiettivo di approfondire nell’Anno della Fede la conoscenza del Concilio Vaticano II in occasione del 50° anniversario della sua apertura. Nel corso della prossima conferenza verrà presentato il ruolo rivestito da Karol Wojtyla e Joseph Ratzinger al Concilio Vaticano II al quale parteciparono, il futuro papa Giovanni Paolo II come padre conciliare essendo dapprima Vescovo ausiliare e successivamente Arcivescovo di Cracovia, il futuro papa Benedetto XVI dapprima come esperto personale del Cardinale di Colonia e successivamente come perito ufficiale del Concilio. Le relazioni saranno tenute da Gilfredo Marengo, docente del Pontificio Istituto “Giovanni Paolo II” e da Gianni Valente, redattore presso l’Agenzia “Fides”, i quali hanno curato e pubblicato importanti studi sui due ultimi pontefici (Franco Camba).

PARTECIPA MONS. CABIZZOSU

Luigi Amat di S. Filippo, convegno in Regione L’associazione culturale Giorgio Asproni, il 21 febbraio alle ore 17 nei locali della sala Conferenze della Biblioteca Regionale in Viale Trieste, 135, organizza la conferenza “Luigi Amat di San Filippo: Lealtà ecclesiastica e politica unitaria”. Partecipano Carlo Maria Fiorentino, archivista all’Archivio Centrale dello Stato, Fulvio Conti, docente dell’Università di Firenze, Giuseppe Monsagrati, professore di Storia del Risorgimento alla "Sapienza", mons. Tonino Cabizzosu, docente di Storia della Chiesa moderna e contemporanea alla Facoltà Teologica della Sardegna.

GIOVANI CON IL PAPA A RIO

Giornata mondiale, come fare per iscriversi E’ ancora possibile iscriversi per la Giornata Mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro secondo le modalità e le procedure presenti nel sito ufficiale www.gmgrio2013.it. La diocesi di Cagliari parteciperà all’evento e offrirà anche la possibilità di poter vivere una piccola esperienza missionaria con la visita ai Missionari della nostra diocesi che operano in Brasile. Per saperne di più si può contattare l’incaricato diocesano della Pastorale giovanile don Alberto Pistolesi alla email giovani@diocesidicagliari.it.


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IL PORTICO DEI LETTORI

IL PortIco

DOMENICA 24 febbraIo 2013

LETTERE A IL PORTICO Carissimo direttore, Oggi è mercoledì delle Ceneri. Sono appena tornato dall’ultima celebrazione presieduta da Benedetto XVI. È stato tra noi venerdì, per la festa della Madonna della Fiducia. Ha parlato e cenato tra i suoi seminaristi. Eppure, con il senno di poi … solo ora, qualcosa del significato profondo delle sue parole comincia a quadrare nella mia testa e nel mio cuore. Penso di non mancare di presunzione, se ti dico che qui a Roma, proprio a partire dal suo seminario si vive e si respira un clima che va ben oltre quello che giornali e telegiornali lasciano intendere. Gratitudine mista a tristezza da una parte, smarrimento misto a fiducia e quindi a tanta fede dall’altra … che fa prendere sul serio le parole che Benedetto XVI ci ha rivolto: «Eredità è una cosa del futuro, e così questa parola dice soprattutto che da cristiani abbiamo il futuro: il futuro è nostro, il futuro è di Dio. E così, essendo cristiani, sappiamo che nostro è il futuro e l’albero della Chiesa non è un albero morente, ma l’albero che cresce sempre di nuovo. Quindi, abbiamo motivo di non lasciarci impressionare - come ha detto Papa Giovanni - dai profeti di sventura, che dicono: la Chiesa, bene, è un albero venuto dal grano di senape, cresciuto in due millenni, adesso ha il tempo dietro di sé, adesso.» Sono da sempre convinto che la Chiesa (almeno, per quanto ne capisco io), nelle persone preposte, chiamate ed in qualche modo “elette” per guidarla ed esserne a capo

Scelti da Cristo, il volto umano di Dio negli ambiti più vari e diversi … abbia fondamentalmente un compito. Esserci, stare! Due verbi che ritornano spesso, se prendiamo tra le mani il vangelo. Dalla vita di Gesù, infatti sappiamo che stava veramente con la gente. Quella tosta e difficile da comprendere. Quelle persone, per cui oggi avremmo tranquillamente detto che “nessuno se le fila”. Senza bisogno di troppi commenti, poche persone avevano capito che nel momento della prova stare ed esserci sarebbe stato decisivo e importante. Gesù, il Figlio di Dio, poteva uscirne fuori benissimo! Eppure Lui c’è stato, e per amore liberamente si è consegnato offrendo la sua vita. Così, solo in questo stare è possibile capire la portata dei gesti che si compiono. Lo scopo è solamente quello di decidere, ancora… di scegliere liberamente e per amore soprattutto quando costa. Non è semplice, ma questa secondo la misura di grazia offerta a ciascuno, è la vita da affrontare realmente, perché nessuno è esente dalla sofferenza e dal mistero della croce. È certo che soltanto con questa ci salveremo! Ora, per noi sarà sempre necessario “imparare a stare” da Gesù Maestro, per poi sapere la modalità e la misura con cui possiamo rapportarci all’altro. Perciò, pregare significa stare!

Qui siamo soli. Noi e Lui! Da qui, impariamo ad agire secondo coscienza e secondo il cuore. Non ho dubbi sul fatto che il Papa, lavorando su se stesso abbia seguito egregiamente questo itinerario. Cosa rimane? La preziosità e il valore inestimabile del suo magistero; del suo modo originalissimo di condurre la Chiesa; di motivare e incoraggiare lo stare e il cammino personale e spirituale di ciascuno di noi. In quest’anno della fede, le dimissioni di Benedetto XVI rimangono a maggior ragione un segno di Dio, della sua presenza e del suo richiamo a tornare a Lui con tutto il cuore. Siamo, invitati a rinnovarci, a rinnovare la nostra fede, la nostra fiducia in Lui e nonostante tutto e tutti anche nella Chiesa che il Signore ha voluto ed eletto così. Santa, perché consegnata, affidata e messa in mano ad uomini peccatori, fragili e deboli. Anche tu, anche io, siamo Chiesa. Insieme, come il Papa. Né più, né

meno, ognuno con la sua vocazione specifica di battezzato! Ognuno è chiamato ed eletto in un modo unico! Benedetto XVI ha commentato così l’inizio della prima lettera di Pietro: «Siamo eletti: questo, adesso san Pietro lo trasferisce a tutti i battezzati, e il contenuto proprio dei primi capitoli della sua Prima Lettera è che i battezzati entrano nei privilegi di Israele, sono il nuovo Israele. Eletti: mi sembra valga la pena di riflettere su questa parola. Siamo eletti. Dio ci ha conosciuto da sempre, prima della nostra nascita, del nostro concepimento; Dio mi ha voluto come cristiano, come cattolico, mi ha voluto come sacerdote. Dio ha pensato a me, ha cercato me tra milioni, tra tanti, ha visto me e mi ha eletto, non per i miei meriti che non c’erano, ma per la sua bontà; ha voluto che io sia portatore della sua elezione, che è anche sempre missione, soprattutto missione, e responsabilità per gli altri. Eletti: dobbiamo essere grati e gioiosi per questo fatto. Dio ha pensato a me, ha eletto me come cattolico, me come portatore del suo Vangelo, come sacerdote. Mi sembra che valga la pena di riflettere diverse volte su questo, e rientrare di nuovo in questo fatto della sua elezione: mi ha eletto, mi ha voluto; adesso io rispondo.

Inviate le vostre lettere a Il Portico, via mons. Cogoni 9, 09121 Cagliari o all’indirizzo settimanaleilportico@libero.it, specificando nome e cognome, ed una modalità per rintracciarvi. La pubblicazione è a giudizio del direttore, ma una maggiore brevità facilita il compito. Grazie.

alla sua seconda fatica letteraria, Aldo Petruso, il pediatra e neuropsichiatra infantile già autore de “Una finestra sulla piazza”. Il nuovo volume, “I profumi del cuore. Storia di Alma”, un agile romanzo di poco più di cento pagine, è stato presentato qualche settimana fa a Cagliari. “Il libro è nato come una sceneggiatura ha spiegato il medico-scrittore, che sembra vivere sempre più una seconda giovinezza, specie tra le pagine dei suoi libri - E’ una storia ambientata ai primi del ‘900 intorno ad una casa, che mi immaginavo abbandonata”. L’opera racconta la storia di una donna “con molti pregi e pochi difetti”, sottolinea con un sorriso - capace di ascoltare, di comunicare, di vivere passioni autentiche. Nel racconto viene indagato a fondo in particolare il rapporto tra Alma e uno dei suoi tre figli: “Il libro potrebbe essere letto anche nella dinamica della comprensione della relazione giusta tra un figlio e suo madre avverte l’autore - Volevo scrivere un libro che dicesse cose buone, in un periodo storico in cui ce ne sono poche”. “Voglio comunicare - è la spiegazione di Petruso - l’esistenza di buoni sentimenti, dire alla gente che si può ancora vivere in modo retto”. Nel nuovo libro l’autore torna in qualche modo sui passi già percorsi nel primo romanzo autobiografico, dove la ri-

È

La storia di alma, secondo libro di aldo Petruso

I profumi del cuore di SERGIO NUVOLI

cerca dell’Assoluto faceva capolino in mo- tra strada che non fosse il relativismo: la rido esplicito soltanto in cerca dell’Assoluto è una alcune pagine, in cui racstrada, diventa anzi un contava la sua ricerca di modo per vivere la vita, deDio. Qui la sfida sembra cisamente diverso del ‘tutpiù aperta, certamente è to va male, tutto va bene’ a più esplicita e dichiaracui siamo purtroppo orta: “La ricerca dell’Assomai abituati.” luto - ha sottolineato du“L’Assoluto - ha proseguirante la presentazione to Petruso - è una condiper chi decide di affronzione nella quale viene fattarla, fa parte della vita: ta una scelta definitiva: se più cerchi di avvicinarti, è giusta, il resto della vita più sembra si allontani. sarà felice”. è qualcosa a cui, consa“E’ una strada tagliata sulpevolmente o meno, tenla lama di un coltello - avdiamo. Penso sia una verte - ma è capace di rebuona cosa raccontare stituire all’anima uno spache in qualche caso si avzio infinito. Perchè se uno vicina fino quasi a divenriesce, se impara a camtare concreto”. minare in questa strada, E poi l’affondo: “Volevo comunicare un’al- tutte le relazioni - di colpo - acquistano

Forse oggi siamo tentati di dire: non vogliamo essere gioiosi di essere eletti, sarebbe trionfalismo. Trionfalismo sarebbe se noi pensassimo che Dio mi ha eletto perché io sono così grande. Questo sarebbe realmente trionfalismo sbagliato. Ma essere lieti perché Dio mi ha voluto non è trionfalismo, ma è gratitudine, e penso che dobbiamo re-imparare questa gioia: Dio ha voluto che io sia nato così, in una famiglia cattolica, che abbia conosciuto dall’inizio Gesù. Che dono essere voluto da Dio, così che ho potuto conoscere il suo volto, che ho potuto conoscere Gesù Cristo, il volto umano di Dio, la storia umana di Dio in questo mondo! Essere gioiosi perché mi ha eletto per essere cattolico, per essere in questa Chiesa sua, dove subsistit Ecclesia unica; dobbiamo essere gioiosi perché Dio mi ha dato questa grazia, questa bellezza di conoscere la pienezza della verità di Dio, la gioia del suo amore. Eletti: una parola di privilegio e di umiltà nello stesso momento. Ma “eletti” è – come dicevo – accompagnato da “parapidemois”, dispersi, stranieri. Da cristiani siamo dispersi e siamo stranieri: vediamo che oggi nel mondo i cristiani sono il gruppo più perseguitato perché non conforme, perché è uno stimolo, perché contro le tendenze dell’egoismo, del materialismo, di tutte queste cose.» Credimi, mai come ora avevo mai capito l’importanza di scegliere bene, liberamente e per amore. Benedetto XVI, il Papa del mio ingresso difficile in seminario, il Papa del mio discernimento e della mia verifica, mi lascia questo testamento. Enrico Murgia

un’altra qualità”. Così, in modo semplice e imprevedibile, da un romanzo (quanto autobiografico anche questo, saranno i lettori a scoprirlo, tra le pagine che scorrono via con facilità ma mai in modo banale) emerge un’analisi di un’esistenza: “Da giovani si prende per buono qualunque valore - ha detto ancora Petruso - e ci si costruisce una morale per qualunque situazione ci si trovi a vivere, bella o brutta che sia. Una volta grande, sei costretto a scegliere: il libro fa capire che una scelta fatta da subito rende molto più bella la vita”. E’ dunque, in definitiva, un libro di speranza, in un’epoca che pare ormai averla smarrita. “La casa abbandonata - è ancora l’autore che spiega le metafore della storia di Alma - indica i valori dimenticati dalla nostra società, perchè il progresso ha spostato le cose fondamentali da un’altra parte. Oggi si comunica di tutto e di più, ma senza più alcuno spessore”. Aldo Petruso è nato a Belvì, piccolo borgo ai piedi del Gennargentu. Medico pediatra e neuropsichiatra infantile, si è da sempre interessato alle neuroscienze e al funzionamento del cervello e della comunicazione. Ha già pubblicato per i tipi de La Riflessione - Davide Zedda il volume “Una finestra sulla piazza”, che narra della sua infanzia e del mondo incredibile di un bimbo, nel paese natìo.


domenIca 24 febbraIo 2013

IL PORTICO DELLA DIOCESI

Quaresima. Affollata celebrazione del Mercoledì delle Ceneri nella Cattedrale cittadina.

“Il vero cammino di conversione non si può percorrere in solitudine” Nell’omelia di mons. Miglio un forte richiamo ad una effettiva comunione. Quindi un invito per tutti: “Provate a scommettere con fede sul sacramento della Riconciliazione” R. C. NA CATTEDRALE AFFOLLATA di fedeli ha ospitato la celebrazione eucaristica nel Mercoledì delle Ceneri, presieduta dall’arcivescovo, monsignor Arrigo Miglio, con accanto a sé monsignor Franco Puddu, Vicario episcopale per la programmazione pastorale diocesana e per il coordinamento degli uffici pastorali diocesani, monsignor Gianfranco Saba, Rettore del Pontificio Seminario Regionale Sardo, ed il Capitolo Metropolitano. I canti guidati, da monsignor Fabio Trudu, hanno accompagnato la liturgia, solenne e austera allo stesso tempo, come si conviene in un tempo forte come quello della Quaresima, che prende il via proprio nel Mercoledì delle Ceneri. Una celebrazione scandita dai rituali consueti, come prevede il canone, e che trova il suo culmine nell’imposizione delle Ceneri ai presbiteri presenti sull’altare, insieme

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ai chierici ma anche ai tanti fedeli che non sono voluti mancare alla Messa vespertina nella Chiesa madre della Diocesi. Prima però l’omelia di monsignor Miglio, tutta incentrata sulle letture e sul significato della celebrazione. “Dalle letture che abbiamo ascoltato – ha detto tra l’altro l’Arcivescovo – ricavo alcuni elementi importanti. Il cammino di conversione è un cammino di comunione, che non si porta avanti in solitario, ma viene fatto a livello di popolo e di comunità. Il vero cammino di conversione si ha quando è una comunità che si converte: ciascuno di noi è chiamato a fare la propria parte per stimolare gli altri fratelli della comunità a mettersi in cammino di conversione. Ecco allora il senso di essere qui in Cattedrale, come Chiesa, come rappresentanti della Chie-

sa particolare che è in Cagliari”. Monsignor Miglio fa poi riferimento alla decisione del Papa di lasciare il Ministero petrino. “Mi piace pensare – ha rimarcato l’Arcivescovo – che l’annuncio di Benedetto XVI sia stato fatto all’inizio della Quaresima, tempo nel quale il Papa ci invita a seguirlo in un cammino di conversione. Non è difficile tracciare un arco che parte dal Venerdì Santo del 2005, quando l’allora cardinal Ratzinger guidò la Via Crucis negli ultimi giorni di vita di Giovanni Paolo II, e colpì il mondo puntando il dito contro le sporcizie nella Chiesa, fino ad arrivare ad oggi: un momento nel quale, con scelta consapevole e matura, rinuncia al compito affidatogli otto anni fa, per mettersi sempre più in un cammino di conversione. Probabilmente ottiene di più chiedendoci di seguirlo in questa via di

umiltà, con questo gesto, più che con i suoi preziosi e pregevoli interventi di questi otto anni, nei quali non sempre ci ha trovato attenti. Siamo chiamati a fare una lettura di fede del gesto del Papa”. Nell’omelia monsignor Miglio specifica poi come il periodo quaresimale debba essere anche un tempo di preparazione alla confessione prima della Pasqua. “La confessione pre-pasquale – ha detto l’Arcivescovo - non è come le altre, non deve essere fatta di fretta, ma deve lasciare il segno nella nostra vita. Per questo il mio invito per la Quaresima: provare a scommettere sul sacramento della Penitenza e della Riconciliazione ”. Dopo l’omelia si arriva al momento più atteso, l’imposizione delle ceneri. Prima ai presenti sull’altare, sacerdoti e chierici, poi al popolo di Dio, tra loro anche i rappresentanti delle aggregazioni laicali, che hanno risposto all’invito di monsignor Miglio per iniziare assieme la Quaresima. Ognuno si avvicina pian piano ai piedi dell’altare, con il capo chino, riceve le Ceneri sulla fronte. La liturgia prosegue secondo il canone previsto fino alla benedizione e al canto finale. Per la Chiesa è iniziato la Quaresima 2013, in un momento particolare: si celebra l’Anno della Fede, si ricorda il 50° del Concilio e, nelle prossime settimane, si avrà un nuovo Pontefice che succederà a Benedetto XVI, dopo la sua rinuncia al mandato petrino. Tempi davvero forti da vivere in pienezza di grazia.

IL PortIco

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brevi NOTA DELLA CANCELLERIA

Caralis nostra, avviso per l’Annuario In vista della riedizione dell’Annuario Diocesano Caralis Nostra, già in cantiere e che viene preparata perché sia disponibile per il periodo pasquale, si fanno avvertiti clero, religiosi e laici interessati.

Quanti avessero riscontrato nella precedente pubblicazione del 2011 inesattezze ed errori sono invitati a segnalarlo alla Cancelleria della Curia, se ancora non l’avessero fatto personalmente. Si provveda a stretto giro. PASSI PER IL MONDO

Cripta di S. Domenico, note per il Guatemala “La nostra onlus Passi per il mondo (http://www.passiperilmondo.org ) sta ricostruendo il dormitorio per il collegio san Martìn de Porres: la scuola della nostra Missione in Guatemala”. Lo scrive padre Alberto Fazzini in una mail al nostro giornale.

L’inizio della Quaresima nel segno della conversione “Abbiamo bisogno di aiuto per terminare i lavori! - prosegue il religioso - Questo concerto è stato organizzato proprio per questo. Si presenta come un bellissimo concerto, nella splendida cornice della nostra cripta di San Domenico domenica 24 febbraio alle ore 18,30. Vi aspettiamo numerosi. Chi volesse fare interventi a favore del dormitorio del collegio, trova tutte le coordinate nella pagina del sito http://www.passiperilmondo.org”

PIAZZA GIOVANNI XXIII

Meic, conversazione con padre Teani “L’essenziale dell’annuncio evangelico nell’attuale contesto spirituale, etico e culturale”: è il titolo dell’incontro organizzato dal Meic per martedì 5 marzo alle 18 nel Salone della parrocchia di San Paolo. Relatore sarà padre Maurizio Teani, preside della Facoltà teologica.


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IL PORTICO DELLA DIOCESI

IL PortIco

brevi ESERCIZI SPIRITUALI

Il discepolo di Gesù secondo Luca L’Opera Esercizi Spirituali di Cagliari informa che da lunedì 4 marzo alle ore 9 al pranzo di venerdì 8, don Mario Rollando terrà un corso di Esercizi Spirituali per sacerdoti e diaconi sul tema: “Il discepolo di Gesù secondo Luca”. Don Rollando è presbitero della diocesi di Chiavari dopo essere stato Rettore del Seminario, e ora delegato diocesano per la formazione, padre spirituale del Seminario e docente di Teologia Spirituale nella sezione parallela della Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale con sede a Genova, delegato regionale F.I.E.S. Luogo: Casa di Esercizi Spirituali “Pozzo di Sichar” loc. Capitana – via dei Ginepri, 32 Quartu S. Elena (tel. 070 805236) Per informazioni e iscrizioni è possibile contattare Emilia al n. 070 650880.

IL PRIMO MARZO ALLE 16

Auctoritas e potestas nella nostra società All'interno delle iniziative per ricordare i cinquant'anni del Concilio Vaticano II, la Facoltà Teologica della Sardegna propone un incontrodibattito dal titolo "Autorità della ragione, libertà delle fedi? Il difficile rapporto tra Auctoritas e Potestas nella società contemporanea". Interverranno Stefano Biancu (docente di Etica all'Università di Ginevra e di Filosofia della cultura alla Facoltà Teologica della Sardegna) e Daniela Murgia (Università degli Studi di Cagliari). L'incontro è previsto per venerdì primo marzo nell'aula tesi della Facoltà Teologica della Sardegna, a Cagliari (via Sanjust, 13) alle 16.

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iniziative. Il convegno del centro “oltre la porta” al convento San domenico di cagliari.

“Gli sposi indicano e rimandano alla presenza viva del Creatore” Famiglie a confronto sulla stagione conciliare, ma soprattutto la bellezza dell’esperienza familiare vissuta nella pienezza della vocazione cristiana nell’ambito ecclesiale LUISA MURA E STEFANO FADDA OPO TANTI CONVEGNI dedicati al 50° del ConcilioVaticano II, ecco che a Cagliari il 16 febbraio scorso se n’è svolto uno dal titolo “L’attualità del concilio nell’attualità della famiglia”. Spinto dall’Esortazione del Beato Giovanni Paolo II, il Centro Oltre la Porta, fondato dai frati domenicani, ha organizzato questo convegno presso il Convento di San Domenico di Cagliari, il cui Ordine che ha visto uniti sin dalle origini frati, monache e laici, testimonia a tutt’oggi che in famiglia si studia, si prega e si predica bene il Vangelo! Nella Biblioteca, i relatori, di differenti ministeri e spiritualità, hanno dimostrato una notevole creatività, tipica dello Spirito, che tutto fa nuovo e tutti sorprende, con cambia-

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Un momento del convegno del Centro Oltre la porta.

menti di titoli, di relazioni e vivaci dibattiti. Il presidente dell’Associazione, Stefano Galletta, ha dato testimonianza di aver vissuto nella sua esperienza sponsale la “rivoluzione del Concilio”. Tra i relatori c’era mons. Arrigo Miglio, l’Arcivescovo di Cagliari, con la relazione dal titolo “Concilio Vaticano II – Famiglia: Verso la settimana sociale 2013” ha offerto un’invitante anticipazione delle tematiche della 47° Settimana Sociale, spiegando che si parlerà di famiglia nella pro-

spettiva specifica e propria delle Settimane Sociali dando voce al vissuto di tante famiglie. Infine, riprendendo un’udienza di Benedetto XVI, ha invitato la famiglia, come la nave della Chiesa, a prendere il Concilio come bussola, per poter procedere in mare aperto per navigare sicuri ed arrivare alla meta. Padre Francesco Maceri sj, professore della Facoltà teologica di Cagliari, ci ha donato degli spunti preziosi e nel vero senso del termine “originali” infatti, partendo dal matrimonio e la profezia oggi alla luce della Gaudium et Spes, ha ribadito che come il profeta, che richiama gli uomini alla loro origine, gli sposi rimandano e indicano l’origine e la presenza nel mondo del Creatore. Così ha mostrato un dinamismo che allo stesso tempo richiama l’origine divina e rimanda al compimento, all’amore sponsale di Cristo per la Chiesa. Domenico Grillo, diacono permanente, ha offerto una lettura realmente corrosiva, come promesso dal titolo della sua relazione, sul rapporto tra il Concilio, la famiglia e la

società. Ha ricordato il teologo domenicano Padre Yves Congar e l’influenza del suo pensiero nel Concilio. Ha infine commentato alcune ermeneutiche significative a riguardo ed elogiato il ricco lavoro postconciliare dei documenti dell’episcopato italiano. Nella seconda parte del convegno, i coniugi Ledda partendo dalla scoperta della chiamata al matrimonio e alla missione nella Chiesa e nella società, hanno portato la loro esperienza di studio di coppia durante il Master in scienze del matrimonio e della famiglia presso l’Istituto Giovanni Paolo II, sottolineando l’importanza della formazione degli sposi cristiani per poter scoprire la ricchezza del Concilio e mettersi a servizio per rendere la realtà della Chiesa una famiglia di famiglie e la società più umana e più “familiare” (FC). Infine la coppia di sposi Ponticelli, come responsabili regionali del movimento Equipes Notre-Dame, hanno presentato il loro cammino spirituale-formativo, inserendolo nella testimonianza di come nell’ordinarietà si possa toccare la straordinarietà della santità, offrendo le gioie e le fatiche di ogni giorno all’altare familiare della piccola chiesa domestica. La conclusione dei lavori è spettata a Padre Christian M. Steiner op, che come incaricato regionale della Pastorale Familiare ha esposto con entusiasmo come la consulta regionale stia lavorando per dedicare i tre anni di riflessione sul Concilio Vaticano II un’occasione preziosa per tutte le famiglie per immergersi nella grandezza dell’evento e della loro missione. Seguendo il motto domenicano di San Tommaso «Contemplari et contemplata aliis tradere» vi invitiamo a scrivere sul blog dell’associazione (www.associazioneoltrelaporta.wor dpress.com) per rendere insieme attuale, realmente e virtualmente, il Concilio e la famiglia.


domenIca 24 febbraIo 2013

IL PORTICO DEI PAESI TUOI

Diocesi. A Muravera una partecipata celebrazione davanti all’ospedale San Marcellino.

“Il primato di Dio è fondamentale per garantire il rispetto della persona” L’arcivescovo ha indicato la strada dell’impegno comune per trovare in fretta soluzioni valide: “Prima di aspettarsi dei miracoli, è necessario aver fatto la propria parte” I. P. A SITUAZIONE DEL Sarrabus è stata al centro dei momenti vissuti nei giorni scorsi intorno alla celebrazione eucaristica presieduta da mons. Miglio davanti all’ospedale San Marcellino di Muravera. I problemi della zona sono stati sottolineati da più parti: preoccupa in particolare il destino dei presidi ospedalieri. “Con la Quaresima entriamo nel deserto - ha detto l’arcivescovo nell’omelia - E la prima cosa da fare, quando si entra nel deserto, è ricordare i benefici avuti dal Signore e ringraziarlo per quanto abbiamo ricevuto”. La strada è dunque una: la lode, e non il lamento. “Anche nel periodo difficile che stiamo attraversando, ed in particolare in questo territorio, è importante non cedere alla tentazione del lamento”, ha sottolineato il presule davanti a tantissime persone che non hanno voluto mancare all’appuntamento con un

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Una veduta di Muravera.

momento molto atteso, e che ha visto la partecipazione dei parroci della zona e numerosi altri sacerdoti. “L’atteggiamento di lode, non di lamento - ha proseguito l’arcivescovo - ci dà forza, ci infonde coraggio, ci ricorda che Dio interverrà ancora, come è già intervenuto per noi”. Quindi un’indicazione preziosa: “Nel Vangelo Gesù, nel rispondere al tentatore, ci dà tre indicazioni di metodo: la prima è che il pane è necessario, ma da solo non basta. Le risorse economiche non sono tutto, e da sole non bastano per risolvere i problemi del territorio”. Parole molto chiare, come la seconda indicazione: riferendosi alla risposta di Cristo alla seconda tentazione, mons. Miglio ha spiegato che “il primato di Dio è fondamentale

per garantire il rispetto della persona umana: non dimenticando il posto di Dio, abbiamo la garanzia che ogni persona sarà rispettata in quanto tale, tanto più se debole o ammalata, perchè soltanto Dio è al di sopra della persona. E nessun altro”. Quanto alla terza indicazione, l’arcivescovo ha sottolineato che “non tentare il Signore significa prima di tutto fare bene la nostra parte. Il Signore interviene se prima noi facciamo tutto quello che è possibile: così occorre fare, prima di aspettare miracoli”. Quindi l’applicazione pratica, nel territorio del Sarrabus alle prese con una crisi drammatica: “in questa situazione concreta - ha aggiunto l’arcivescovo - fare la nostra parte significare cercare insieme le soluzio-

ni, unendo le forze come stiamo facendo in questa celebrazione, in questi momenti di condivisione, sapendo bene che è compito dei Pastori e della comunità cristiana essere attenti e vigilanti alle condizioni dei più poveri e dei malati. Tutto questo - ha rimarcato - senza mai ignorare la fatica delle amministrazioni pubbliche e dei politici, intenti a trovare soluzioni possibili”. “La cosa più importante - ha concluso mons. Miglio dando voce ad un desiderio diffuso in chi ascoltava - è dunque una ricerca comune, nel dialogo ininterrotto tra tutte le persone coinvolte”. E’ stato infine letto un documento elaborato dai parroci della zona, che pubblicheremo sul prossimo numero.

il potere di Gesù, e proprio così deformano il suo regno, lo minacciano. Oppure esso è sottoposto all’insistente persecuzione da parte dei dominatori che non tollerano alcun altro regno e desiderano eliminare il re senza potere, il cui potere misterioso, tuttavia, essi temono”. Non accettiamo che Cristo nell’ammalato corra questo pericolo.

Noi pastori, saremo vigili, difenderemo le nostre popolazioni. Disposti sempre a dire grazie a nome loro. Dateci sempre l’occasione per ringraziarvi. Iniziamo questa celebrazione presieduta dall’Arcivescovo, ricchi della fede battesimale innalzando al Padre la lode pasquale uniti in una sola fede, speranza e carità.

“La persona ammalata è valore indisponibile” Le parole di don Emilio Manca all’inizio della celebrazione DON EMILIO MANCA IAMO QUI PRESENTI in modo solenne per la giornata nazionale per l’ammalato, in questo spazio antistante l’ospedale San Marcellino, testimone monumentale delle sofferenze di tutta la zona, testimone caparbio e tenace della dignità dell’uomo malato, dei suoi diritti e dei nostri doveri. Alla presenza del nostro Arcivescovo, l’apostolo della Chiesa di Cagliari che viene a confermarci nella fede e a darci amoroso incoraggiamento. Alla presenza dei Pastori con le rispettive rappresentanze delle Chiese locali, con le associazioni del volontariato e delle Misericordie. La Forania del Sarrabus, da quest’anno intende celebrare la giornata dell’ammalato all’aperto con tutte le parrocchie, per manifestare amore, solidarietà, rispetto della

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dignità cristica dell’ammalato. Certi che il San Marcellino continuerà a difendere in crescendo la linea di operosità a vantaggio delle popolazioni e delle famiglie. Siamo orgogliosi dell’ospedale e lo difendiamo con passionalità. L’uomo malato è vero uomo. L’uomo malato è un valore indisponibile a essere usato come numero statistico, o strumentalizzato da fini o progetti che non mettono l’ammalato al centro. Diciamo perciò NO ad ogni forma di eutanasia attiva e passiva. Diciamo SI alla vita dal concepimento al termine. Scrive il Papa nel suo ultimo libro “L’infanzia di Gesù” a pag. 42: “Resta sempre vera la parola di Gesù a Pilato: ‘ Il mio regno non è di quaggiù’ (Giovanni 18, 36). A volte nel corso della storia i potenti di questo mondo lo attraggono a sè: ma proprio allora esso è in pericolo. Essi vogliono collegare il loro potere con

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IL PortIco

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detto tra noi Lettera ad una bimba nata morta di D. TORE RUGGIU

Carissima Angela Gaia, ti abbiamo aspettato tutti perché venissi in questo mondo e nella nostra comunità parrocchiale. E, invece, prima di affacciarti alla vita terrena, il tuo cuoricino ha cessato di battere e sei nata morta. Morta fisicamente, ma la tua anima è volata in cielo a far parte della schiera degli Angeli. Ti hanno atteso, in questi lunghi 9 mesi, i tuoi genitori Davide e Michela, la tua sorellina Patrizia, i tuoi nonni, tutti i parenti e anche il tuo parroco che ti scrive, il vice parroco don Marco, le suore, il Piccolo Coro e tutta la parrocchia di Sanluri. Invece ti abbiamo accolto in una bara bianca per celebrare la tua prematura ascesa in Paradiso, offrendo per te il sacrificio di Cristo, ma anche le nostre lacrime. Non sappiamo perché il Signore ha permesso questo che a noi, esseri limitati, appare un mistero doloroso. Ma, seppure con le lacrime agli occhi e con il cuore affranto dal dolore, crediamo che vivi nella pace dei Beati, senza avere conosciuto né la fatica né la gioia della vita, e neppure il bene e il male. Il peccato originale è stato certamente cancellato dal desiderio dei tuoi genitori e dalla fede della Chiesa che ti ha affidato alla bontà misericordiosa del Padre. Sei, quindi, a tutti gli affetti figlia di Dio e hai ereditato il Paradiso per i meriti di Cristo e la fede della Chiesa. Tante volte ti ho benedetto quando eri nella pancia di mamma. L’ultima volta è stato domenica 3 febbraio, dopo che ho confessato la tua mamma Michela. Tu eri ancora viva e hai ricevuto dal tuo parroco la benedizione nel nome della Santissima Trinità, proprio pochi giorni prima di morire. Voglio considerare queste benedizioni un affidamento fiducioso al Signore. Ed ora che fai parte di questa immensa schiera di Angeli, prega per noi: per tutti, soprattutto per la famiglia, Michela, Davide e Patrizia, dalla quale manchi solo fisicamente. E sono certo di quanto diceva Sant’Agostino: “i nostri morti fissano i loro occhi pieni di luce sui nostri pieni di lacrime”. Ciao, Angela Gaia, prima o poi ci incontreremo per condividere eternamente la pace dei Beati. Mi ha detto tua mamma che eri bella, bellissima. Forse per questo il Signore ti ha scelto, perché si dice che Lui coglie i fiori più belli perché il Paradiso sia un giardino fiorito, dove la pace e l’amore ci vengono dati come dono del Padre, del figlio e dello Spirito Santo. Angela nostra, guardaci: guarda papà e mamma, la tua sorellina, guarda tutti noi e ora che la tua preghiera è più potente della nostra, facci questo dono: presenta tutte le nostre sofferenze a Dio, perché asciughi le nostre lacrime e aumenti la nostra fede. Arrivederci, Angela Gaia, ti vogliamo bene! Ottienici dal Signore, intercedente Maria, la grazia della consolazione.


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IL PORTICO DELLA DIOCESI

IL PortIco

Iniziative. Domenica sera la fiaccolata dell’Unitalsi con la recita del rosario.

“La semplicità e il sorriso dei malati ci danno la forza per andare avanti” ALESSANDRA DE VALLE

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NA PICCOLA FOLLA armata

di fiaccole, rosari e canti si è mossa domenica sera dalla cappella dell’Oncologico verso il Brotzu, per concludere i festeggiamenti in onore della Madonna di Lourdes. Dopo la recita del rosario, lo stendardo dell’Unitalsi ha aperto la processione, seguito dalle carrozzelle con le “sorelle di assistenza” e dalla Statua dell’Immacolata. Il corteo, tra un’Ave Maria e l’altra, ha pregato per gli ammalati, per il Santo Padre, per le difficoltà della Chiesa e della città. Al Brotzu un piccolo drappello di vesti bianche si è fatto incontro al gruppo e lo ha condotto nella cappella dove rappresentanti del personale sanitario, alcuni ammalati e il coro di San Michele Arcangelo lo attendevano per la Messa. I “barellieri” che portavano a spalle la statua hanno percorso i corridoi del presidio cantando a gran voce, mentre i visitatori presenti a quell’ora nell’ospedale si segnavano al loro passaggio. L’attenzione ai sofferenti è il tratto caratteristico dell’Unitalsi (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati Santuari Lourdes e Internazionali) dai primi del ‘900: il nobile romano Giovanni Di Tomasi, che si era recato alla Grotta di Lourdes per suicidarsi e denunciare la falsità delle apparizioni, si convertì e consegnò la pistola al cappellano. Convinto di poter fare del bene anche ad altri iniziò la sua attività per por-

tare altri ammalati al Santuario. Col tempo l’assistenza ha esteso la sua azione dai pellegrinaggi ai bisogni del territorio: ospedali, diocesi, parrocchie. I volontari sono mossi dalla fede, spiega Tito Aresu, presidente della Sezione Sardegna Sud: "Un modo per esprimere a Dio la gratitudine per tutti i beni che riceviamo è quello di aiutare chi ha bisogno, spingendo la carrozzina, imboc-

cando il malato per mangiare, aiutandolo a ringraziare Dio con un pellegrinaggio che comporta difficoltà enormi proprio per le condizioni in cui si trova. Perché i sofferenti nella nostra società sono sempre all’ultimo posto, per quanto si dica il contrario. I miracoli che cambiano davvero la vita sono quelli che avvengono nel quotidiano. Noi siamo molto presi dai nostri guai che ci sembrano enor-

mi: ciò che serve è proprio il miracolo di accorgersi che vicino a noi c’è chi aggiunge ai nostri problemi anche altre difficoltà, non solo fisiche, molto più grandi”. Il desiderio di aiutare il prossimo ha conquistato anche Sergio Zuddas, che da pellegrino è diventato presidente della Sottosezione di Cagliari. “All’inizio il primo impatto con il mondo dell’handicap e della malattia presenta difficoltà oggettive, alcuni si scoraggiano e rinunciano - avverte- ma basta poco per assaporare la bellezza del rapporto che si crea, per assaporare la bellezza del servizio in sé”. “Sono proprio gli ammalati - aggiunge Aresu- a darci la forza di andare avanti nelle difficoltà. Nella loro semplicità, con il loro sorriso, trasmettono cose che noi non riusciamo a trasmettere con nessuna parola. In loro c’è davvero il fratello, in loro c’è Gesù. Questa è la realtà, ma non sempre riusciamo a scoprirla”. I momenti intensi sono molti, racconta mons. Efisio Spettu, cappellano dell’Unitalsi e dell’Oncologico: “Spesso i malati riscoprono nella sofferenza una dimensione di vita nuova, che li matura e dà loro forza. Con loro io vedo l’amore di Dio anche quando le situazioni diventano drammatiche: non è facile accompagnarli all’Hospice e dire con un sorriso: “Ti affido al Signore, domani spero che ci sia, sennò se sei già da Lui salutalo”. In queste situazioni mi sento molto sostenuto, il Signore ci ama e ci dà una forza enorme”.

domenIca 24 febbraIo 2013

curiosità SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004

Direttore responsabile Sergio Nuvoli Editore Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Segreteria e Ufficio abbonamenti Natalina Abis- Tel. 070/5511462 Segreteria telefonica attiva 24h- su 24h e-mail: segreteriailportico@libero.it Fotografie Archivio Il Portico, Elio Piras Amministrazione via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Tel.-fax 070/523844 e-mail: settimanaleilportico@libero.it (Lun. - Mar. 10.00-11.30) Pubblicità: inserzioni.ilportico@gmail.com Stampa Grafiche Ghiani - Monastir (CA) Hanno collaborato a questo numero: Gianni Loy, Maria Paola Usai, Andrea Busia, Roberto Piredda, Tore Ruggiu, Christian M. Steiner, Emilio Manca, Luisa Mura e Stefano Fadda, Giovanni Lorenzo Porrà, Alessandra De Valle, Massimo Lavena, Francesco Furcas, Roberto Comparetti. L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a Associazione culturale Il Portico, via mons. Cogoni, 9 09121 Cagliari. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata (L. 193/03).

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Nei giorni scorsi l’Arcivescovo ha nominato don Walter Onano incaricato diocesano per il pellegrinaggi; don Massimo Noli assistente diocesano per l’associazione delle Famiglie del Clero. Giovedì 14 febbraio 2013 don Matteo Vinti è subentrato come direttore del College Sant’Efisio a don Francesco Ibba, chiamato come Officiale presso il Tribunale della Rota Romana. Dopo la nomina di don Roberto Ghiani a vicerettore dell’Almo Collegio Capranica, don Francesco Ibba è il secondo sacerdote della nostra diocesi che in questo anno è stato chiamato a servizio della Chiesa Universale presso un organismo romano. Tre nostri sacerdoti sono a servizio di altre chiese particolari; don Giuseppe Spiga e don Gabriele Casu in Brasile; don Franco Crabu in Kenia. Altri due sacerdoti sono a servizio della Fondazione Migrantes per gli Italiani all’estero: don Antonio Serra nel Regno Unito e, da luglio 2012, don Alessio Secci presso la missione cattolica di Liegi in Belgio. La diocesi di Cagliari è chiamata ad essere particolarmente vicina a questi suoi sette sacerdoti inviati dalla fiducia della Chiesa in missioni particolari e delicate. Al tempo stesso la Diocesi accoglie per una permanenza temporanea due sacerdoti membri di congregazioni religiose: P. Ignazio Pili, della Comunità Missionaria di Villaregia, e P. Salvatore Ruju, dei Servi di Maria. A loro auguriamo di trovarsi in famiglia in mezzo a noi e li ringraziamo per il ministero che potranno svolgere nella nostra diocesi.

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QUESTO SETTIMANALE È ISCRITTO ALLA FISC FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI


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