portico20130310

Page 1

Poste Italiane SpA - Spedizione in abb.to postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) Art. 1 comma 1 - DCB Cagliari

Ascolta!

FM: 95,000 - 97,500 - 99,900 102,200 - 104,000 Tel. 070 523162 Fax 070 523844 www. radiokalaritana.it

DOMENICA 10 MARZO 2013 A N N O X N . 10

SETTIMANALE DIOCESANO

DI

CAGLIARI

€ 1.00

Preghiamo per il Papa

Benedetto XVI al termine della sua ultima udienza, con padre Georg, mentre bacia un bambino.

Cuore di padre ANTONELLA PILIA

N

on abbandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso e continuerò ad accompagnare il cammino della Chiesa nella preghiera e nella riflessione”. Lo ha detto Benedetto XVI, lo scorso 27 febbraio, ai fedeli presenti in piazza San Pietro per quella che è già passata alla storia come l’ultima udienza generale del suo pontificato. “Chi assume il ministero petrino non ha più alcuna privacy. Appartiene sempre e totalmente a tutti, a tutta la Chiesa - ha spiegato il Papa, che è apparso stanco ma sereno, quasi sollevato - e il ‘sempre’ è anche un ‘per sempre’, non c’è più un ritornare nel privato”. In altre parole, la sua rinuncia non significa “un ritorno alla vita privata, a una vita di viaggi, incontri e conferenze”, ma “nel servizio della preghiera - ha ribadito docilmente - resto nel recinto di San Pietro”. Accolto da un lungo e caloroso applauso, il Santo Padre aveva esordito ringraziando Dio, “che guida e fa crescere la Chiesa” e allargando il suo abbraccio “alla Chiesa sparsa nel mondo. Tutto e tutti raccolgo nella preghiera per affidarli al Signore”. Poi, tornando con la mente a quel 19 aprile del 2005, ha tracciato un lucido bilancio dei quasi otto anni di pontificato, fatti di “giorni di sole e di brezza leg-

gera, giorni in cui la pesca è stata abbondante”, ma anche di “momenti in cui le acque erano agitate e il vento contrario e il Signore sembrava dormire”. In questa realtà “ho sempre saputo che la barca della Chiesa non è mia, non è nostra, ma è sua. E il Signore non la lascia affondare; è Lui che la conduce”, ha sottolineato con forza. Poi un caldo incoraggiamento: “Vorrei che ognuno si sentisse amato da quel Dio che ha donato il suo Figlio per noi e che ci ha mostrato il suo amore senza confini. Vorrei che ognuno sentisse la gioia di essere cristiano”. Dopo aver ringraziato Dio, ha rivolto affettuosi attestati di stima e gratitudine alle “tante persone che, con generosità e amore a Dio e alla Chiesa, mi hanno aiutato e mi sono state vicine. Un Papa non è solo nella guida della barca di Pietro - ha spiegato - e io non mi sono mai sentito solo nel portare la gioia e il peso del ministero petrino”. Uno speciale ringraziamento è andato quindi ai cardinali, al segretario di Stato e all’intera Curia romana, ma “il cuore di un Papa si allarga al mondo intero”, ricordando anche “tutti coloro che lavorano per una buona comunicazione”. “Il Papa non è mai solo - ha ripetuto ma appartiene a tutti e a tantissime persone che si sentono molto vicine a lui. È vero che ricevo lettere dai grandi del mondo, ma ricevo anche moltissime let-

tere da persone semplici che mi scrivono semplicemente dal loro cuore e mi fanno sentire il loro affetto. Qui si può toccare con mano che cosa sia Chiesa - ha evidenziato il pontefice -: non un’organizzazione, un’associazione per fini religiosi o umanitari, ma un corpo vivo, una comunione di fratelli e sorelle nel Corpo di Gesù Cristo, che unisce tutti”. Poi ha parlato esplicitamente della sua rinuncia, un atto compiuto “nella piena consapevolezza della sua gravità e anche novità, ma con una profonda serenità d’animo” e nella certezza che “amare la Chiesa significa anche avere il coraggio di fare scelte difficili”. Una decisione, dunque, maturata nella preghiera: “In questi ultimi mesi - ha rivelato - ho sentito che le mie forze erano diminuite, e ho chiesto a Dio con insistenza, nella preghiera, di illuminarmi con la sua luce per farmi prendere la decisione più giusta non per il mio bene, ma per il bene della Chiesa”. Con la sensibilità che lo contraddistingue, infine, Benedetto XVI ha ringraziato tutti “per il rispetto e la comprensione con cui avete accolto questa decisione così importante. Vi chiedo di ricordarmi davanti a Dio, e soprattutto di pregare per i cardinali, chiamati a un compito così rilevante, e per il nuovo successore dell’apostolo Pietro: il Signore lo accompagni con la luce e la forza del suo Spirito”.

Veramente il nuovo Papa sarà scelto dallo Spirito Santo? Se qualcuno aveva ancora un’idea un po’ fideistica circa l’azione dello Spirito di Dio durante il Conclave – pensando ad un intervento miracolistico che scavalchi persone, idee, opinioni, dinamiche umane - sicuramente in questi giorni sarà tentato da un certo scetticismo o da scoraggiamento, leggendo le descrizioni relative ai Cardinali e più in generale alla vita del Vaticano e della Santa Sede. Ma la visione fideistica è cosa ben diversa da una visione di fede: questa sa vedere la presenza e l’azione di Dio all’interno della storia umana, dove l’uomo agisce con la sua natura, le sue debolezze e i suoi peccati, ma tutto ciò non impedisce l’azione dello Spirito, che ci chiede di essere docili ma in ogni caso porta avanti i suoi progetti: in modo più chiaro quando ci trova aperti al suo soffio, con più difficoltà quando siamo sordi, e comunque sempre con la capacità di sorprenderci. D’altra parte persino di fronte all’umanità purissima di Gesù molti contemporanei non riuscirono o si rifiutarono di scorgere la presenza del Verbo Divino, il Figlio di Dio. Per meglio comprendere il modo in cui lo Spirito di Dio agisce mi viene spontaneo il riferimento alle Sacre Scritture, composte per intervento speciale dello Spirito Santo ma contemporaneamente frutto della cultura e della personalità degli autori umani, così diversi uno dall’altro nell’arco del millennio in cui venne composta la Bibbia. Abbiamo perciò bisogno in questi giorni di pregare con maggiore intensità. Tutti manifestano i loro desiderata su come dovrà essere il nuovo Papa e in questo modo stanno dicendo, in fondo, come vogliono che sia la Chiesa del nostro tempo: ma allora preghiamo perché il nuovo Papa corrisponda pienamente ai progetti di Dio per il mondo d’oggi, per una evangelizzazione che porti vita nuova e speranza al mondo, per una Chiesa più santa, cominciando da ciascuno di noi. I doni di Dio vanno chiesti con umiltà e con insistenza: chiediamo con fiducia un Papa che sia dono grande per il mondo intero. Ma preghiamo anche per noi, perché sappiamo vedere l’azione dello Spirito del Signore sempre, nonostante i limiti umani di ogni cristiano e nonostante il clamore di quanti vogliono mostrarci una Chiesa morta, ormai lontana da Gesù e priva del suo Spirito. FINO ALL’ELEZIONE DEL NUOVO PAPA SI PREGHI OGNI GIORNO – SPECIALMENTE NELLA PREGHIERA DEI FEDELI – SECONDO QUESTA INTENZIONE, UTILIZZANDO ANCHE L’ORAZIONE DEL MESSALE PER L’ELEZIONE DEL SOMMO PONTEFICE. + Arrigo Miglio


2

iL PortiCo

IL PORTICO DI BENEDETTO

domeniCa 10 marzo 2013

Scheda. L’emozione davanti all’attesa della Chiesa per il nuovo Papa potrà essere guidata da alcuni brani significativi.

L’attenzione per i più piccoli e per i giovani, la difesa di un assetto sicuro per la società A NOSTRA ATTENZIONE si volge particolarmente ai bambini, le creature più deboli e indifese e, tra questi, ai bambini malati e sofferenti. Ci sono piccoli esseri umani che portano nel corpo le conseguenze di malattie invalidanti, ed altri che lottano con mali oggi ancora inguaribili nonostante il progresso della medicina e l’assistenza di validi ricercatori e professionisti della salute. Ci sono bambini feriti nel corpo e nell’anima a seguito di conflitti e guerre, ed altri vittime innocenti dell’odio di insensate persone adulte. Ci sono ragazzi "di strada", privati del calore di una famiglia ed abbandonati a se stessi, e minori profanati da gente abietta che ne viola l’innocenza, provocando in loro una piaga psicologica che li segnerà per il resto della vita. Non possiamo poi dimenticare l’incalcolabile numero dei minori che muoiono a causa della sete, della fame, della carenza di assistenza sanitaria, come pure i piccoli esuli e profughi dalla propria terra con i loro genitori alla ricerca di migliori condizioni di vita. Da tutti questi bambini si leva un silenzioso grido di dolore che interpella la nostra coscienza di uomini e di credenti. Messaggio di Benedetto XVI per la XVII giornata mondiale del Malato, 2 febbraio 2009

L

Il Papa circondato dai volontari alla Giornata mondiale della Gioventù.

Ogni tendenza a produrre programmi - compresi film d’animazione e video games - che in nome del divertimento esaltano la violenza, riflettono comportamenti anti-sociali o volgarizzano la sessualità umana, è perversione, ancor di più quando questi programmi sono rivolti a bambini e adolescenti. Come spiegare questo "divertimento" agli innumerevoli giovani innocenti che sono nella realtà vittime della violenza, dello sfruttamento e dell’abuso? A tale proposito, tutti dovrebbero riflettere sul contrasto tra Cristo che "prendendoli fra le braccia (i bambini) e imponendo loro le mani li benediceva" (Mc 10,16) e quello che chi scandalizza uno di questi piccoli per lui "è meglio per lui che gli

sia messa al collo una pietra da mulino" (Lc 17,2). Faccio nuovamente appello ai responsabili dell’industria dei media, affinché formino ed incoraggino i produttori a salvaguardare il bene comune, a sostenere la verità, a proteggere la dignità umana individuale e a promuovere il rispetto per le necessità della famiglia. Messaggio di Benedetto XVI per la XLI giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali: "I bambini e i mezzi di comunicazione: una sfida per l'educazione", Domenica, 20 maggio 2007 Cari giovani, permettetemi di farvi ora una domanda. Che cosa lascerete voi alla prossima generazione? State voi costruendo le vo-

stre esistenze su fondamenta solide, state costruendo qualcosa che durerà? State vivendo le vostre vite in modo da fare spazio allo Spirito in mezzo ad un mondo che vuole dimenticare Dio, o addirittura rigettarlo in nome di un falso concetto di libertà? Come state usando i doni che vi sono stati dati, la “forza” che lo Spirito Santo è anche ora pronto a effondere su di voi? Che eredità lascerete ai giovani che verranno? Quale differenza voi farete? […]Rafforzata dallo Spirito e attingendo ad una ricca visione di fede, una nuova generazione di cristiani è chiamata a contribuire all’edificazione di un mondo in cui la vita sia accolta, rispettata e curata amorevolmente, non respinta o temuta come una minaccia e perciò distrutta. Una nuova era in cui l’amore non sia avido ed egoista, ma puro, fedele e sinceramente libero, aperto agli altri, rispettoso della loro dignità, un amore che promuova il loro bene e irradi gioia e bellezza. Una nuova era nella quale la speranza ci liberi dalla superficialità, dall’apatia e dall’egoismo che mortificano le nostre anime e avvelenano i rapporti umani. Cari giovani amici, il Signore vi sta chiedendo di essere profeti di questa nuova era, messaggeri del suo amore, capaci di attrarre la gente verso il Padre e di costruire

Dall’inizio all’addio: le parole di Benedetto u sei il Cristo! Tu sei Pietro! Mi sembra di rivivere la stessa scena evangelica; io, Successore di Pietro, ripeto con trepidazione le parole trepidanti del pescatore di Galilea e riascolto con intima emozione la rassicurante promessa del divino Maestro. Se è enorme il peso della responsabilità che si riversa sulle mie povere spalle, è certamente smisurata la potenza divina su cui posso contare: "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa" (Mt 16,18). Scegliendomi quale Vescovo di Roma, il Signore mi ha voluto suo Vicario, mi ha voluto "pietra" su cui tutti possano poggiare con sicurezza. Chiedo a Lui di supplire alla povertà delle mie forze, perché sia coraggioso e fedele Pastore del suo gregge, sempre docile alle ispira-

T

zioni del suo Spirito. Mi accingo a intraprendere questo peculiare ministero, il ministero ‘petrino’ al servizio della Chiesa universale, con umile abbandono nelle mani della Provvidenza di Dio. E’ in primo luogo a Cristo che rinnovo la mia totale e fiduciosa adesione: "In Te, Domine, speravi; non confundar in aeternum!". Dal primo messaggio di Papa Benedetto XVI al termine della concelebrazione in Cappella Sistina il giorno dopo l’elezione, Mercoledì, 20 aprile 2005 “Pasci le mie pecore”, dice Cristo a Pietro, ed a me, in questo momento. Pascere vuol dire amare, e amare vuol dire anche essere pronti a soffrire. Amare significa: dare alle pecore il vero bene, il nutrimento della verità di Dio, della parola di Dio, il nutrimento della sua presenza, che

Viviamo in un mondo in cui la famiglia, e anche la vita stessa, sono costantemente minacciate e, non di rado, frammentate. Condizioni di lavoro spesso poco armonizzabili con le responsabilità familiari, preoccupazioni per il futuro, ritmi di vita frenetici, migrazioni in cerca di un adeguato sostentamento, se non della semplice sopravvivenza, finiscono per rendere difficile la possibilità di assicurare ai figli uno dei beni più preziosi: la presenza dei genitori; presenza che permetta una sempre più profonda condivisione del cammino, per poter trasmettere quell’esperienza e quelle certezze acquisite con gli anni, che solo con il tempo trascorso insieme si possono comunicare. Ai genitori desidero dire di non perdersi d’animo! Con l’esempio della loro vita esortino i figli a porre la speranza anzitutto in Dio, da cui solo sorgono giustizia e pace autentiche. Messaggio di Benedetto XVI per la celebrazione della XLV giornata mondiale della pace 1° gennaio 2012

Martedì, 12 maggio 2009

Brani scelti da un tesoro di fede e cultura vastissimo MASSIMO LAVENA

un futuro di speranza per tutta l’umanità. Dall’Omelia di Benedetto XVI della Santa Messa per la XXIII giornata mondiale della Gioventù, Ippodromo di Randwick (Sidney) Domenica, 20 luglio 2008

egli ci dona nel Santissimo Sacramento. Cari amici – in questo momento io posso dire soltanto: pregate per me, perché io impari sempre più ad amare il Signore. Pregate per me, perché io impari ad amare sempre più il suo gregge – voi, la Santa Chiesa, ciascuno di voi singolarmente e voi tutti insieme. Pregate per me, perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi. Preghiamo gli uni per gli altri, perché il Signore ci porti e noi impariamo a portarci gli uni gli altri. Dall’Omelia della Santa Messa per l’inizio del ministero petrino di Benedetto XVI, Piazza San Pietro Domenica, 24 aprile 2005 Dio di tutti i tempi, in occasione della mia visita a Gerusalemme,

la “Città della Pace”, patria spirituale di Ebrei, Cristiani e Musulmani, porto al tuo cospetto le gioie, le speranze e le aspirazioni, le prove, la sofferenza e il dolore di tutto il tuo popolo in ogni parte del mondo. Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, ascolta il grido degli afflitti, di chi ha paura, di chi è privo di speranza; manda la tua pace in questa Terra Santa, nel Medio Oriente, in tutta la famiglia umana; muovi i cuori di quanti invocano il tuo nome, perché percorrano umilmente il cammino della giustizia e della compassione. “Buono è il Signore con chi spera in Lui, con colui che lo cerca!” (Lam , 3,25). Preghiera di Benedetto XVI al Muro Occidentale del tempio di Gerusalemme detto “del Pianto”,

Grazie! Grazie a voi! Cari amici, sono felice di essere con voi, circondato dalla bellezza del creato e dalla vostra simpatia che mi fa molto bene. Grazie per la vostra amicizia, il vostro affetto. Voi sapete che questo mio giorno è diverso da quelli precedenti; non sono più Sommo Pontefice della Chiesa cattolica: fino alle otto di sera lo sarò ancora, poi non più. Sono semplicemente un pellegrino che inizia l’ultima tappa del suo pellegrinaggio in questa terra. Ma vorrei ancora, con il mio cuore, con il mio amore, con la mia preghiera, con la mia riflessione, con tutte le mie forze interiori, lavorare per il bene comune e il bene della Chiesa e dell’umanità. E mi sento molto appoggiato dalla vostra simpatia. Andiamo avanti insieme con il Signore per il bene della Chiesa e del mondo. Grazie, vi imparto adesso con tutto il cuore la mia Benedizione. Ci benedica Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo. Grazie, buona notte! Grazie a voi tutti! Saluto di Benedetto XVI ai fedeli della diocesi di Albano, Loggia centrale del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, Giovedì, 28 febbraio 2013


domeniCa 10 marzo 2013

IL PORTICO DEGLI EVENTI

Vista da Roma. In piazza, all’ultima udienza di Benedetto XVI, anche un gruppo di sardi.

“La Chiesa parla all’uomo di oggi, la vita è nuova alla Sua presenza” L’emozione e i sentimenti all’ultimo appuntamento con Benedetto XVI: colpiscono umiltà e forza del pontefice tedesco. Le sue parole ascoltate in silenzio e preghiera

treno da Reggio Calabria con altri 60 ragazzi dell’Azione cattolica mossa dal desiderio di «salutare il Papa, fargli sentire un po’ di calore e dirgli che ci sono ancora dei cattolici che amano la Chiesa». Da Cagliari, invece, proviene il coetaneo Luca Floris, impegnato a sorreggere un enorme striscione di Comunione e liberazione che recita “Cristo non toglie nulla ma dona tutto”. «Nel suo pontificato - spiega - il Santo Padre ci ha fatto capire che la Chiesa parla all’uomo di oggi e la nostra vita è rinnovata dalla presenza di Cristo». Quando Benedetto XVI appare sulla Papa-mobile, alle 10.38, la piazza è gremita di fedeli e di decine di bandiere e striscioni. Si intonano cori festosi ritmati dal battito delle mani e giovani, anziani, famiglie con bambini, sacerdoti e religiose fanno sen-

tire la propria voce e condividono sentimenti misti di malinconia, gioia e commozione. Presenti anche tante parrocchie romane, tra cui Santa Giovanna Antida Thouret: «Siamo in 450, di cui 50 bambini - spiega il parroco don Massimiliano Nazio - e siamo venuti così numerosi per esprimere amore e affetto alla Chiesa e al Santo Padre». Poi il Papa parla e tutti fanno silenzio, interrompendolo solo per tanti lunghi applausi. Ad ascoltarlo ci sono anche oltre 70 seminaristi del Pontificio Seminario Romano Maggiore, il seminario del Papa, guidati dal vice rettore don Dario Gervasi. «Nel Papa - racconta - ho sempre visto la figura del vero credente: un uomo che non ha un interesse proprio ma è totalmente dedicato alla Chiesa di Gesù. Piacerebbe anche a me vivere così nel piccolo». «Benedetto XVI ci ha rassicurato ha aggiunto Giuseppe Tavolacci, seminarista del Maggiore -. Ha detto che non ci lascia: non rimaniamo orfani perché sarà presente in maniera diversa, ma non per questo meno attenta e premurosa, nei confronti della Chiesa». Passerà alla storia come il “Papa della gioia”, secondo Giuseppe, che sarà ordinato sacerdote quest’anno: «Speravo di essere ordinato da lui, ma ho una grande fiducia nella Chiesa e nello Spirito Santo e credo che la sua preghiera sarà ancora più forte per noi sacerdoti della diocesi di Roma».

collaboratori e fedeli per l’annuncio, quello di sempre, della Buona Novella: “In quella barca c’è il Signore e ho sempre saputo che la barca della Chiesa non è mia, non è nostra, ma è sua”. La commozione di molti diventava preghiera e rinnovata speranza. I Cardinali assumevano gradatamente la responsabilità del loro incontro personale con la storia,

con lo Spirito, con la Provvidenza di Dio: e tra essi, forse il futuro Papa, senza saperlo già incontrava nel pianto lo sguardo misericordioso di Cristo, che di qui a qualche settimana gli chiederà di confermare i fratelli. Al Papa han portato da bere durante il discorso di congedo: non si trattava di acqua ma di una bevanda rosacea, dello stesso colore dei paramenti delle domeniche Gaudete e Laetare dei Tempi liturgici forti, che annunciano quella gioia che il Papa ha sempre augurato a tutti come ha fatto anche prima di defilarsi dalla scena del mondo: “Il Signore è il mio pastore, nulla manca ad ogni attesa…il mio calice è colmo di ebbrezza. Bontà e grazia mi sono compagne quanto dura il mio cammino: io starò nella casa di Dio lungo tutto il migrare dei giorni”. Ti salutiamo, Papa Benedetto, col Salmo 22: ti sia di conforto nel riposo della preghiera.

ANTONELLA PILIA ONO IN FILA GIÀ dalle prime ore del mattino i 150mila fedeli accorsi da tutti gli angoli della terra per partecipare all’ultima udienza generale di Benedetto XVI. Tutti consapevoli della portata storica dell’evento e determinati a non mancare all’appuntamento con il Papa. Una presenza che per circa 70 ragazzi dell’Azione Cattolica nazionale, identificati da una casacca bianca, si associa al volontariato: «Ci è stato chiesto di gestire i flussi in entrata e in uscita - spiega Marco Caporicci, responsabile dell’Acr diocesana - insieme ad altre associazioni tra cui Agesci, Comunione e Liberazione e Opus Dei. Un momento che viviamo nella vicinanza al Santo Padre attraverso il servizio alla Chiesa intera». I cancelli di piazza San Pietro si aprono poco prima delle 8 e la folla si affretta nel tentativo di accaparrarsi un posto “buono”. Ce l’ha

S

Un gruppo di ragazzi sardi in Piazza San Pietro all’ultima udienza.

fatta Anna Contessini, 60 anni, coordinatrice del gruppo del Rinnovamento nello Spirito Emmaus di Milano, che racconta soddisfatta: «Sono arrivata ieri a Roma, questa mattina ho visto i preparativi della piazza e ora sono seduta e comoda». Poco più in là prendono posto dieci ragazzi del Gruppo Padre Pio Giovani di Roma, portando con sé uno striscione con la scritta “Benedetto XVI di nuovo Papa” perché, spiegano sorridenti, «speriamo che lo rieleggano, non si sa mai». Tra loro Roberta Santagati, 29 anni, di Benedetto XVI ricorderà soprattutto la «forza, l’umiltà, la vicinanza al Signore e il suo coraggio di dire la verità e di confermare il popolo di Dio. È e sarà sempre un pastore secondo il cuore di Dio». Chiara Carnevali, 25 anni, ha preso il

Dopo un gesto storico la gioia e la speranza L’atmosfera quasi surreale vissuta nei Sacri Palazzi DON FRANCESCO IBBA TMOSFERA SURREALE mercoledì mattina in Piazza San Pietro e giovedì pomeriggio sui cieli di Roma. Dopo il fulmine su San Pietro alla notizia delle dimissioni, il sole di due splendide giornate di febbraio sembrava confortare il mondo intero, preannunciando la Primavera alle porte: quella che il Creatore continuamente rinnova nel cosmo e nella Chiesa. L’uomo vestito di bianco usciva silenziosamente di scena, con una solennità pari soltanto alla discrezione e delicatezza del suo stile: la Sede rimaneva vacante dopo l’ultimo incontro commosso con i fedeli, dopo l’ultimo giro della Piazza cuore della cristianità e del cattolicesimo mondiale, dopo aver sorvolato, con volo radente e cordiale, i campanili e i palazzi della città eterna, i suoi seminari, i suoi monumenti, dopo che il portone del Palazzo Apostolico di Castelgan-

A

dolfo chiudeva al mondo la pubblicità di una esistenza, adesso finalmente consegnata alla profondità della contemplazione spirituale, in monastico ritiro dal secolo, ma sempre nel cuore della Chiesa. La gloriosa storia umana, quella immortalata dal colonnato del Bernini, dal Palazzo della Cancelleria del Bramante e Vasari, dai Fori Imperiali, dal Colosseo risplendeva al passaggio luminoso dell’elicottero bianco, e di colui il quale negli ultimi 8 anni ha annunciato al mondo il Lumen Christi della Veglia Pasquale, che, in questo tempo da “pellegrino che inizia l’ultima tappa del suo pellegrinaggio su questa terra” gli farà ancora di più sentire l’abbraccio della croce. A noi, in servizio presso la Santa Sede, è stata data la possibilità di sospendere il frenetico lavoro nei Dicasteri per godere degli ultimi istanti di un Pontificato incisivo almeno quanto i precedenti: l’umile operaio nella vigna del Signore chiamava a raccolta i suoi

iL PortiCo

3

il racconto Una nuova misura di umiltà umana di MARCO ESPA

Papa Benedetto non c'è più. Ora è a Castel Gandolfo, ad aderire pienamente a quella che lui sente come un suo preciso nuovo cammino. Ho avuto la “fortuna” di stare con lui e con altre 100mila persone al suo ultimo Angelus. E' stata una giornata veramente particolare, nella sua semplicità. Volevamo stare con lui, starci, essere con lui in questo momento così unico nella storia della cristianità: un Papa che si dimette, un Papa che con un coraggio veramente impressionante lascia, con una umiltà che appare come la sua fortezza e ci fa ricordare le parole i San Paolo: “nella debolezza manifesterò la mia potenza”. Perchè questo stare con Benedetto, era li, in piazza San Pietro, una esperienza collettiva, fortemente umana e allo stesso tempo di una profondità non comune: qualunque siano le motivazioni che lo hanno portato alle dimissioni (e non c'è da dubitare della sua preoccupazione per le sue condizioni di salute, visto il ruolo), ha fatto un gesto rivoluzionario, che ci ha ricordato la giusta figura del Papa, che non è il sostituto di Gesù, non è una figura divinizzata, perchè Gesu è presente nella Chiesa oggi e sempre. Rivoluzionario perchè ha fatto ballare le certezze e messo in crisi le conuetudini del nostro mondo laico, dove si contano sulle dita di una mano chi, nell'interesse superiore della propria comunità, ha il coraggio di lasciare posti di potere di qualsiasi natura. Una lezione un po’ tenuta in secondo piano, come se avesse turbato tutti coloro che ritengono di essere indispensabili per sempre alla propria comunità. Da oggi queste certezze non esistono piu. E' la figura del cristiano libero, quella del Papa che sceglie di lasciare, libero con e davanti a Dio e basta, libero dagli orpelli che spesso si costruiscono nel tempo. Quindi, Benedetto, grazie e stiamo con te: con la tua scelta così radicale che, siamo sicuri, farà bene non solo al modo laico ma anche agli stessi membri del Conclave. Una nuova misura di umiltà è entrata nella Chiesa e nulla sarà come prima: sarà meglio, sicuro!


4

IL PORTICO DEL TEMPIO

iL PortiCo

Il Papa. Le ultime parole pronunciate da Benedetto XVI nel saluto a Castelgandolfo.

“Andiamo avanti con il Signore per il bene della Chiesa e del mondo” ROBERTO PIREDDA L CONTESTO PARTICOLARE della conclusione del suo ministero petrino fa leggere gli ultimi testi di Benedetto XVI quasi come una sorta di lascito spirituale che ha voluto donare alla Chiesa e al mondo intero. Nell’ultima Udienza Generale Papa Ratzinger è tornato a parlare del significato della sua rinuncia al pontificato: «amare la Chiesa significa anche avere il coraggio di fare scelte difficili, sofferte, avendo sempre davanti il bene della Chiesa e non se stessi. La mia decisione di rinunciare all’esercizio attivo del ministero, non revoca questo. Non ritorno alla vita privata, a una vita di viaggi, incontri, ricevimenti, conferenze eccetera. Non abbandono la croce, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso. Non porto più la potestà dell’officio per il governo della Chiesa, ma nel servizio della preghiera resto, per così dire, nel recinto di san Pietro. San Benedetto, il cui nome porto da Papa, mi sarà di grande esempio in questo. Egli ci ha mostrato la via per una vita, che, attiva o passiva, appartiene totalmente all’opera di Dio». Benedetto XVI ha poi riletto dentro una profonda prospettiva di fede gli anni del suo pontificato: «è stato un tratto di cammino della Chiesa che ha avuto momenti di gioia e di luce, ma anche momenti non facili; mi sono sentito come san Pietro con gli Apostoli nella barca sul lago di Gali-

I

Il saluto ai fedeli a Castelgandolfo.

lea. Ho sempre saputo che in quella barca c’è il Signore e ho sempre saputo che la barca della Chiesa non è mia, non è nostra, ma è sua. E il Signore non la lascia affondare; è Lui che la conduce, certamente anche attraverso gli uomini che ha scelto, perché così ha voluto. Questa è stata ed è una certezza, che nulla può offuscare». La realtà dell’Anno della Fede costituisce per Benedetto XVI un’occasione per richiamare ancora quanto sia decisivo l’incontro con Cristo nella vita di ogni uomo: «siamo nell’Anno della fede, che ho voluto per

rafforzare proprio la nostra fede in Dio in un contesto che sembra metterlo sempre più in secondo piano. Vorrei invitare tutti a rinnovare la ferma fiducia nel Signore, ad affidarci come bambini nelle braccia di Dio, certi che quelle braccia ci sostengono sempre e sono ciò che ci permette di camminare ogni giorno, anche nella fatica. Vorrei che ognuno si sentisse amato da quel Dio che ha donato il suo Figlio per noi e che ci ha mostrato il suo amore senza confini. Vorrei che ognuno sentisse la gioia di essere cristiano». Nell’incontro con i Cardinali la mat-

Il saluto ai cardinali: “La Chiesa è vivente” Benedetto XVI: “Rimaniamo uniti nel Mistero di Dio” I. P.

enerati e cari Fratelli! Con grande gioia vi accolgo e porgo a ciascuno di voi il mio più cordiale saluto. Ringrazio il Cardinale Angelo Sodano che, come sempre, ha saputo farsi interprete dei sentimenti dell’intero Collegio: Cor ad cor loquitur. Grazie Eminenza di cuore. E vorrei dire – riprendendo il riferimento all’esperienza dei discepoli di Emmaus – che anche per me è stata una gioia camminare con voi in questi anni, nella luce della presenza del Signore risorto. Come ho detto ieri davanti alle migliaia di fedeli che riempivano Piazza San Pietro, la vostra vicinanza e il vostro consiglio mi sono stati di grande aiuto nel mio ministero. In questi otto anni, abbiamo vissuto con fede momenti bellissimi di luce radiosa nel cammino della Chiesa, assieme a momenti in cui qualche nube si è ad-

V

densata nel cielo. Abbiamo cercato di servire Cristo e la sua Chiesa con amore profondo e totale, che è l’anima del nostro ministero. Abbiamo donato speranza, quella che ci viene da Cristo, che solo può illuminare il cammino. Insieme possiamo ringraziare il Signore che ci ha fatti crescere nella comunione, e insieme pregarlo di aiutarvi a crescere ancora in questa unità profonda, così che il Collegio dei Cardinali sia come un’orchestra, dove le diversità – espressione della Chiesa universale – concorrano sempre alla superiore e concorde armonia. Vorrei lasciarvi un pensiero semplice, che mi sta molto a cuore: un pensiero sulla Chiesa, sul suo mistero, che costituisce per tutti noi - possiamo dire - la ragione e la passione della vita. Mi lascio aiutare da un’espressione di Romano Guardini, scritta proprio nell’anno in cui i Padri del Concilio Vaticano II approvavano la Co-

I cardinali salutano Benedetto XVI.

stituzione Lumen Gentium, nel suo ultimo libro, con una dedica personale anche per me; perciò le parole di questo libro mi sono particolarmente care. Dice Guardini: La Chiesa “non è un’istituzione escogitata e costruita a tavolino…, ma una realtà vivente… Essa vive lungo il corso del tempo, in divenire, come ogni essere vivente, trasformandosi… Eppure nella sua natura rimane sempre la stessa, e il suo cuore è Cristo”. E’ stata la nostra esperienza, ieri, mi sembra, in Piazza: vedere che la Chiesa è un corpo vivo, animato dallo Spirito Santo e vive realmente dalla forza di Dio. Essa è nel mondo, ma non è del mondo: è di Dio, di Cristo, dello Spirito. Lo abbiamo visto ieri. Per questa è

tina del 28 Febbraio, ultimo giorno del suo Pontificato, Benedetto XVI ha richiamato con forza la realtà spirituale della Chiesa, da lui definita «la ragione e la passione della vita»: «la Chiesa vive, cresce e si risveglia nelle anime, che - come la Vergine Maria - accolgono la Parola di Dio e la concepiscono per opera dello Spirito Santo; offrono a Dio la propria carne e, proprio nella loro povertà e umiltà, diventano capaci di generare Cristo oggi nel mondo. Attraverso la Chiesa, il Mistero dell’Incarnazione rimane presente per sempre. Cristo continua a camminare attraverso i tempi e tutti i luoghi». Di grande significato sono le parole di Papa Ratzinger in riferimento al suo successore: «tra il Collegio Cardinalizio c’è anche il futuro Papa al quale già oggi prometto la mia incondizionata reverenza ed obbedienza». La sera del 28 Febbraio appena giunto a Castel Gandolfo ha rivolto alla folla presente nella piazza alcune parole di saluto, le ultime del suo pontificato: «sono semplicemente un pellegrino che inizia l’ultima tappa del suo pellegrinaggio in questa terra. Ma vorrei ancora, con il mio cuore, con il mio amore, con la mia preghiera, con la mia riflessione, con tutte le mie forze interiori, lavorare per il bene comune e il bene della Chiesa e dell’umanità. E mi sento molto appoggiato dalla vostra simpatia. Andiamo avanti insieme con il Signore per il bene della Chiesa e del mondo».

vera ed eloquente anche l’altra famosa espressione di Guardini: “La Chiesa si risveglia nelle anime”. La Chiesa vive, cresce e si risveglia nelle anime, che - come la Vergine Maria accolgono la Parola di Dio e la concepiscono per opera dello Spirito Santo; offrono a Dio la propria carne e, proprio nella loro povertà e umiltà, diventano capaci di generare Cristo oggi nel mondo. Attraverso la Chiesa, il Mistero dell’Incarnazione rimane presente per sempre. Cristo continua a camminare attraverso i tempi e tutti i luoghi. Rimaniamo uniti, cari Fratelli, in questo Mistero: nella preghiera, specialmente nell’Eucaristia quotidiana, e così serviamo la Chiesa e l’intera umanità. Questa è la nostra gioia, che nessuno ci può togliere. Prima di salutarvi personalmente, desidero dirvi che continuerò ad esservi vicino con la preghiera, specialmente nei prossimi giorni, affinché siate pienamente docili all’azione dello Spirito Santo nell’elezione del nuovo Papa. Che il Signore vi mostri quello che è voluto da Lui. E tra voi, tra il Collegio Cardinalizio, c’è anche il futuro Papa al quale già oggi prometto la mia incondizionata reverenza ed obbedienza. Per questo, con affetto e riconoscenza, vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.

domeniCa 10 marzo 2013

pietre SRI LANKA

Avvocato cristiano rischia il sequestro “Anche se in pericolo di vita, non abbandono la mia missione. La mia vocazione mi spinge a servire la comunità sempre, anche in situazioni difficili". Lakshan Dias, noto avvocato cristiano per i diritti umani in Sri Lanka, reagisce così alle minacce che fanno temere per la sua incolumità. Da giorni infatti uomini a bordo di motociclette e di un furgone bianco lo pedinano, mentre un altro furgoncino staziona fisso fuori dalla sua casa a Moratuwa (distretto di Colombo). In sua assenza, la famiglia ha ricevuto la visita di presunti membri delle forze dell'ordine che hanno fatto domande su Dias e la sua attività. Tuttavia, la locale stazione di polizia ha negato di conoscere quegli agenti. EGITTO

Due bambini accusati di blasfemia Ancora soprusi e violenze contro i cristiani copti. Lo scorso 26 febbraio la Corte di Bani Suef (alto Egitto) ha respinto il ricorso in appello dei familiari dei due bambini Nagy Rzik, di 10 anni, and Mina Farag di 9 accusati di aver dissacrato il Corano. Essi sono rinchiusi in un carcere minorile dall'aprile 2012. Il caso ha suscitato molte critiche nel Paese. In molti giudicano il processo illegale e privo di qualsiasi logica. Lo scorso 9 aprile 2012 i due sono stati fermati dall'imam locale che li ha accusati di aver urinato sulle pagine del Corano. Prima di rivolgersi alla polizia, il religioso musulmano ha portato Nabil e Nady in chiesa chiedendo al parroco di punirli. Al rifiuto del sacerdote l'imam ha preso i due bambini e si è recato in tribunale insieme ad altri tre musulmani del villaggio. Senza alcun processo il giudice ha rinchiuso i due giovani in un carcere minorile, con l'accusa di dissacrazione religiosa. PAKISTAN

Indifferenza per i soprusi sui cristiani Voglio giustizia, ma nessuno mi sostiene per far aprire un'inchiesta o avviare le indagini a carico dei miei assalitori". È un grido di dolore, drammatico e senza speranza, quello del 35enne cristiano del Punjab, vittima di una violenza efferata, scatenata da banali questioni economiche. Il tutto nell'indifferenza delle forze di polizia che, a distanza di tre settimane, non hanno nemmeno raccolto la testimonianza dell'uomo e consentono ai criminali di restare impuniti. Come troppo spesso avviene in Pakistan, quando la vittima è un cristiano e i suoi carnefici appartengono alla maggioranza musulmana e la violazione di leggi e diritti si consuma nell'indifferenza generale.


domeniCa 10 marzo 2013

IL PORTICO DEL LAVORO

iL PortiCo

5

Lavoro. Mons. Miglio ha visitato il presidio dei dipendenti dei Centri per l’impiego, da un mese in viale Trento.

La Chiesa con i lavoratori sotto la Regione: “La nostra solidarietà per le vostre famiglie” Prosegue la mobilitazione per ottenere le delibere attuative di disposizioni approvate dal Consiglio: più di 360 famiglie attendono ancora le risposte della politica

vostro servizio, un aspetto importante quello di aiutare la gente ad intraprendere percorsi che permettano di trovare un qualche sbocco lavorativo. Vi siamo vicini e continueremo ad esserlo e se potremo spendere una parola per accelerare

la chiusura della vertenza lo faremo volentieri”. A seguire l'Arcivescovo ha voluto salutare ciascuno dei presenti, visitando anche le tende dove gli operatori vivono a turno da oltre un mese. Una preghiera finale e la benedizione per i presenti ha concluso la visita. Tra i tanti anche Maria Giuseppa Contu, psicologa del lavoro presso il CSL di Cagliari del “Servizio Inclusione Socio-Lavorativa legge 68/99”. “La visita e la benedizione di Monsignor Miglio al presidio- dice ha contribuito ad accrescere in noi la speranza e la motivazione verso la “paradossale lotta” per la ripresa del lavoro presso i CSL provinciali, che dallo scorso primo gennaio operano senza la nostra presenza. Nello specifico il mio lavoro specialistico era duplice e consisteva sia nei contatti con le aziende al fine di attuare un matching fra disabilità e lavoro congruo alla patologia del soggetto; sia nei contatti con gli utenti con i quali svolgevo un'attività di tipo psicologico- motivazionale verso l'inserimento o reinserimento della persona invalida nel mondo del lavoro”.

rato, Corte dei conti, chi deve controllare?”. Tra le cause dell'avvio della procedura di mobilità, l'azienda davanti ai sindacati denuncia i tardivi pagamenti delle Asl, gli adeguamenti delle tariffe e i tetti di spesa. Accuse respinte però dai vertici dell'Assessorato alla Sanità all'inizio dell'anno, quando in un comunicato è stato ribadito il ruolo terzo della Regione nella vertenza, il rispetto entro i termini prescritti dai contratti dei pagamenti delle pre-

stazioni da parte delle Asl, l'incremento fino al 45% delle tariffe a partire dal 1 gennaio 2011 e l'aumento di 17 milioni di euro per la programmazione 2013-2015 dei tetti di spesa per la riabilitazione e di 1,5 milioni l'anno per le residenze sanitarie assistite. A sentire i lavoratori da quattro mesi senza stipendio e tredicesima, la domanda rimane sempre la stessa, più volte ripetuta con decisione da un altro autista Aias, Antonello: “Chi controlla?”.

ROBERTO COMPARETTI O ATTENDEVANO da tempo e giovedì scorso monsignor Arrigo Miglio ha fatto visita al presidio dei lavoratori dei centri CSL e Cesil in viale Trento. Da oltre un mese gli operatori sono in presidio sotto il palazzo della Giunta per chiedere una soluzione alla vertenza: dal primo gennaio una buona parte di loro è senza lavoro. Le province di Nuoro e Ogliastra, e diversi comuni sparsi nel territorio, hanno prorogato il servizio di tre mesi: entro la fine di marzo quegli operatori finiranno in strada come i loro colleghi già licenziati. “Siamo contenti che sia qui - ha detto Corrado Ballocco a nome dei lavoratori - e la ringraziamo. Sapendola profondamente sensibile a questi temi le chiederemo una parola di conforto e di sostegno per una situazione che sta diventando al limite della sopportazione. Da oltre un mese siamo qui giorno e notte, lontani dalle nostre famiglie per chiedere di trovare una soluzione che nei fatti c'è già. Ci sono le risor-

L

Mons. Miglio ha incontrato i lavoratori in presidio sotto la Regione: in quest immagine è con Corrado Ballocco (foto Roberto Pili).

se economiche, manca solo una delibera attuativa della Giunta per tornare al lavoro e alle famiglie. Siamo sotto il palazzo dei potenti, nel senso letterale del termine, cioè di coloro che possono fare qualcosa. Vorremmo che la politica prendesse a cuore la nostra situazione e si facesse carico di farci ritornare al lavoro”. Monsignor Miglio dopo aver ascoltato le ragioni di chi protesta si è rivolto ai presenti. “Siete in 360, quindi altrettante famiglie vivono in sofferenza, ed in molti casi questa è l'unico stipendio per le vostre famiglie. Per questo vorrei innanzitutto portare la mia solidarietà ed anche della Diocesi a voi, ma in particolare alle vostre famiglie. Mi pare impor-

tante che dietro alla vostra situazione tutti quanti sappiano vedere che ci sono famiglie, con impegni da onorare, con figli da crescere, con il bisogno di avere prospettive per poter continuare serenamente la vita di famiglia. Il mio auspicio non è soltanto che i nodi vengano sciolti e la vertenza vada a soluzione, ma che il vostro problema diventi di tutta la società civile, cioè che la società sarda vi faccia sentire la propria solidarietà. Spero davvero che le difficoltà burocratiche possano essere superate, il momento economico non è facile, ma credo che con la buona volontà di tutti si possa sbloccare la situazione. Ci sono le otre 300 vostre famiglie ma anche gli utenti del

Aias, da quattro mesi lavoratori senza paga Il grido d’allarme dei dipendenti: “Siamo ridotti alla fame” MATTEO VENTURELLI N UNVOLANTINO DI poche decine di caratteri è racchiusa la disperazione di un nutrito gruppo di operatori Aias che recentemente hanno manifestato simbolicamente all'ingresso della mensa Caritas del Centro della solidarietà Giovanni Paolo II: “ Io lavoratore A.I.A.S. con quattro stipendi in arretrato sono ridotto alla fame...”. Una vertenza ormai storicizzata nel panorama regionale che vede coinvolti nel singolare ping pong amministrativo giocato tra l'Azienda, la Regione Sardegna e le Asl i lavoratori, gli assistiti e le loro famiglie. “ La nostra presenza qui davanti alla mensa – denuncia con forza Carlo Boi, ausiliare Aias – vuole certificare la difficoltà nostra e delle nostre famiglie. Siamo quattro mesi senza stipendio ed è scandaloso che laddove ci sia l'utilizzo

I

di risorse pubbliche vengano a mancare proprio gli stipendi dei lavoratori. Chi dovrebbe controllare? Denunciamo la grave assenza degli enti preposti al controllo, Regione prima di tutto, chiediamo chiarezza sull'uso dei soldi pubblici e rispetto del lavoro e dell'aiuto alle persone in difficoltà”. Al problema della mancata puntualità degli stipendi, dal mese di gennaio si è aggiunto l'avvio della procedura di riduzione del personale, 133 lavoratori in esubero al termine della cassa integrazione in deroga avviata nel 2007 e conclusa lo scorso dicembre. “ Il rischio – sostiene Sergio, autista Aias - è che saltino i trattamenti. I 133 esuberi riguardano per lo più le figure degli autisti, dei terapisti e degli educatori. Un centro come Assemini che conta 10 terapisti, se verrà confermato l'esito della procedura si troverà con un taglio di 5 terapi-

La protesta dei lavoratori Aias.

sti. Cagliari invece a fronte dei 38 terapisti dovrà fare i conti con un taglio di 10 esuberi e le conseguenze non potranno che ricadere sui pazienti. Davanti al taglio del personale è inspiegabile però l'aumento delle ore del personale di alcuni centri come Uta e Assemini che passeranno a 36 ore e delle prestazioni previste per il 2013. Si parla infatti di 432 mila prestazioni. Con quale personale? Siamo davanti a una follia amministrativa. Presidente della Regione, Assesso-


6

IL PORTICO DEI GIOVANI

iL PortiCo

l’omelia LE PAROLE DI MONS. MIGLIO

Il vero cambiamento comincia da noi La parrocchiale di Santa Barbara di Senorbì stracolma ha ospitato la celebrazione Eucaristica presieduta dell'Arcivescovo in occasione del secondo incontro dei giovani in vista della GMG di Rio de Janeiro. Nel corso dell'omelia monsignor Miglio ha evidenziato come sia necessario per ciascuno assumersi le proprie responsabilità. “Il Vangelo che è stato letto - ha detto tra l'altro l'Arcivescovo - ci ha ricordato come Gesù abbia detto ai suoi interlocutori che non bisogna addossare le responsabilità di determinati avvenimenti a Dio o ad altri, ma occorre invece che ciascuno guardi al proprio agire. Per cambiare le cose in questa società, è il messaggio di questa pagina di Vangelo, è necessario iniziare a cambiare qualcosa di noi. Anche San Paolo ai Corinti nella seconda lettura l'ha ricordato: “Chi crede di stare in piedi, guardi di non cadere”. Queste due pagine della Scrittura ci dicono che il mondo può rinnovarsi se comincio da me. Ecco l'insegnamento della litur-

gia di oggi: se non partiamo da questo punto non cambierà mai nulla”. Altro punto che monsignor Miglio ha evidenziato agli oltre 600 giovani presenti è stato quello del volto di Dio. “La prima lettura ha messo in evidenza il volto di Dio, Mosè ha imparato a conoscerlo e noi dobbiamo conoscerlo attraverso il volto di Gesù di Nazareth”. Un terzo elemento è stato poi evidenziato dall'Arcivescovo. “Benedetto XVI dopo essere salito sul monte per pregare ci ha lasciato una missione. Dopo aver puntato il dito su di noi ed aver riconosciuto il volto di Dio, c'è una terza condizione: è quella dell'albero di fico di cui parla il Vangelo. Per poter essere portatore di frutti dobbiamo lavorare incominciando da noi, per arrivare a portare frutti di amore. Mettere da parte l'apparenza e porre al centro il lavoro su noi stessi contemplando il volto di Dio. Solo così potremo cambiare il mondo intorno a noi”.

DOMENICA 10 marzo 2013

Giovani. Secondo incontro con l’arcivescovo in preparazione alla GMG di Rio de Janeiro

Un momento di crescita per i ragazzi e di condivisione per tutta la Chiesa Una testimonianza sul recente raduno a Senorbì nell’Oratorio di Santa Barbara. L’intervento di don Carlo, la proposta del progetto Amos, la celebrazione F. BANDE E V. PICCHIRI UASI 600 GIOVANI della Diocesi di Cagliari si sono ritrovati a Senorbì per il secondo incontro con l'Arcivescovo, in preparazione alla GMG di Rio de Janeiro. Una giornata particolarmente intensa per i giovani accolti nell'Oratorio di Santa Barbara, la cui equipe ha dimostrato di poter fronteggiare una così numerosa affluenza, organizzando attività differenziate per età dei partecipanti e quindi, ottimizzando la distribuzione dei ragazzi in due sale. La vera essenza dell'incontro è emersa durante il momento che ha coinvolto i ragazzi più grandi, dalla seconda superiore in su, dove l'equipe di Pastorale Giovanile ha proposto alcuni spunti di riflessione imprescindibili per apprestarsi a essere cristiani d'oggi. Determinante è stato l'intervento di alcuni rappresentanti della Caritas Diocesana che hanno presentato il progetto AMOS, dal nome del Profeta la cui attenzione era rivolta

Q

specialmente ai poveri, ai più piccoli, ma vuole essere anche acronimo dello slogan : “Amo un mondo operoso e solidale”. Questo per ricordare, soprattutto ai giovani, che esistono numerose realtà bisognose molto più vicine di quanto non si pensi. Solo prendendo coscienza di queste realtà ci si può attivare concretamente, partendo da idee solidali per farle sfociare in azioni solidali che possano migliorare almeno in parte le condizioni di chi è meno fortunato. Ciò che forse ha più colpito i presenti è stato riascoltare il discorso di Giovanni Paolo II, tenuto in occasione del Giubileo nell'agosto del 2000: quelle parole sono state in grado di emozionare a distanza di tredici anni. È stata poi proposta una piccola attività che potesse coinvolgere i giovani presenti: lo scopo era so-

stanzialmente quello di far esprimere a ognuno le proprie intenzioni su come cambiare la chiesa, su come rinnovare ciascuno in quanto Chiesa. Una risposta a questo quesito è giunta dall'intervento di don Carlo Rotondo che, come nel primo incontro diocesano dei giovani, aveva portato la sua testimonianza. Con una piccola storiella e qualche proverbio africano è riuscito a trasmettere i veri valori del cristiano, quelli che Giovanni Paolo II ci ha esortato a portare alti nella nostra vita. Si è poi arrivati all'Adorazione Eucaristica e alla messa presieduta dall'Arcivescovo che hanno suggellato l'esperienza vissuta a Senorbì. Questi incontri sono importanti per le diverse comunità parrocchiali della Diocesi, perché permettono

di creare dei ponti, far nascere delle collaborazioni ed amicizie e sono quindi motivo di crescita per i giovani ed i grandi. La condivisione è il primo passo verso la testimonianza, perché consente di fare esperienza di vita e di crescita. Le parole se restano tali si perdono; sono i gesti che le riempiono di significato. Non dobbiamo aspettare che gli altri inizino a fare qualcosa o che la facciano al posto nostro, perché solamente portando avanti un ideale e mettendosi in gioco si diventa grandi, si cresce come persone. Con questa piccola consapevolezza acquisita durante la Giornata Diocesana appena trascorsa si torna alla quotidianità attendendo con curiosità i prossimi appuntamenti che ha preparato l'Ufficio della Pastorale Giovanile.

L’abbraccio della diocesi ai più giovani


DOMENICA 10 marzo 2013

IL PORTICO DI CAGLIARI

L’intervista. Colloquio con Massimo Zedda, da un anno e mezzo sindaco di Cagliari.

“Cagliari è un cantiere che cambia: ora vi racconto come stanno le cose” Da Benedetto XVI all’uso degli spazi pubblici in città fino alla vicenda-Lirico. E a Massimo Cellino: “Io sono perchè il Cagliari torni a casa sua al S. Elia. Sono un vero tifoso” SERGIO NUVOLI E DIMISSIONI DEL PAPA sono un buon esempio per la politica”. E’ il sindaco che non ti aspetti, quello che compila la pagella al primo anno e mezzo di mandato in una lunga conversazione che parte proprio da Benedetto XVI: “Nel profondo rispetto per lui - spiega Massimo Zedda - penso si sia dimesso per governare un processo. Governa più da dimissionario che da Pontefice: ha parlato di un’idea di rinnovamento vero della Chiesa, più vicina alle sue origini e a tutti i fedeli. Anche la politica dovrebbe fare così”. Sindaco, che voto si dà per questo primo anno e mezzo? Sono sempre molto critico nei miei confronti, non mi dò mai la sufficienza per poter migliorare. La sua elezione è avvenuta nel segno del cambiamento.A che punto è? Prima di tutto, era necessario cambiare la macchina amministrativa: per questo nel primo periodo ci siamo occupati dell’impostazione. Sarebbe stato facile dire in campagna elettorale che il primo obiettivo era l’occupazione, ma il Comune non ha nemmeno un assessorato al lavoro. Il primo punto da realizzare era una macchina amministrativa efficiente, trasparente, in grado di dare risposte rapide ai cittadini. E’ un cantiere ancora aperto? Sì, su alcune cose – come procedure, trasparenza, accesso attraverso la rete – siamo andati molto bene: oggi si possono ottenere certificati direttamente dal web. Su altre ci hanno frenato l’arretrato e l’arretratezza, per motivi indipendenti dalla volontà dei dipendenti comunali: c’è ancora tanto da fare, ma abbiamo impostato il lavoro. Ci sono alcuni settori più delicati: sono contento del lavoro dell’assessore, ma i ritardi dell’edilizia privata sono ancora notevoli. E’ un punto fondamentale: le buone pratiche e lo snellimento delle procedure, con risorse attinte dai bandi europei, possono mettere in moto dinamiche virtuose in grado di generare lavoro. In alcuni punti c’è ancora un problema di impostazione culturale: mi riferisco alle politiche sociali. E’ il cambio più difficile, quello culturale. Il cittadino è il riferimento da avere sempre presente, l’ospite da accogliere. Non ci deve essere un muro, ma la disponibilità a risolvere i problemi, non l’idea di crearne di nuovi. Cambiare questa dinamica, anche con le imprese e l’artigianato,

L

è la parte più dura. C’è poi l’aspetto culturale che incide sui servizi sociali: su questo bisogna cambiare. Cioè? Basta con l’assistenza o l’elemosina, data una volta al mese, per poi dimenticarsi del cittadino fino al mese successivo. L’impostazione dev’essere di supporto, di assistenza quotidiana, di fiducia, per la creazione di percorsi in cui inserire coloro che ricevono un contributo, per impegnarli a restituirlo in termini di lavoro. Non devono sentirsi più esclusi coloro a cui viene dato un sussidio per sopravvivere. Qualcosa è stato fatto, per esempio nella direzione della Banca ore: diamo un contributo in cambio di lavoro. Lei, nelle dichiarazioni programmatiche, disse che il Comune avrebbe puntato sull’affido familiare. Dopo un anno e mezzo, sono aumentati gli inserimenti in comunità, l’affido è fermo. Cosa risponde? E’ una delle cose da correggere, andate in contraddizione con le nostre volontà. Se fosse vero che gli inserimenti in casa-famiglia sono aumentati, non basterebbe cambiare: sarebbe necessario addirittura stravolgere questa impostazione. C’è qualcosa che non va: interverremo certamente. Spesso in Consiglio lei finisce sotto il fuoco amico.Qual è lo stato di salute della maggioranza? C’è una dialettica normale, ma anche la necessità di far conoscere alla maggioranza più ampia – consiglieri comunali, classe politica, cittadini – tutto ciò che abbiamo impostato: le risorse disponibili, ciò che si farà e ciò che bisognerà scegliere di fare, perché non tutto potrà essere realizzato. Lavoratori del Teatro Lirico, gestori dei baretti del Poetto, operatori culturali, perfino il presidente del Cagliari. Ce l’hanno tutti con lei per partito preso o ha toccato troppi interessi forti in città? Sono questioni diverse. Sui baretti non ho toccato centri di potere, è una vicenda che mi dispiace: è una speculazione politica della Regione nell’illudere imprenditori e lavoratori. Abbiamo salvato 15 milioni di finanziamenti per il lungomare. Da Marina Piccola all’Ottagono, partiranno i lavori entro i primi mesi del

prossimo anno. Entro il mandato consegneremo ai cagliaritani un Poetto riqualificato con la giusta protezione della spiaggia: bisogna reggere in questa fase, poi anche i baretti avranno da guadagnare. Abbiamo anche approvato il Pul. E la vicenda Teatro lirico? E’ certamente un centro di potere, come tutto ciò che governa risorse, strumenti e persone. E’ stata la prima dimostrazione della mia volontà di governo, sottovalutata da molti: molti credevano fossimo giovani inesperti che cominciavano a fare politica, compreso il sindaco. Dicono che molti lavoratori del Lirico l’abbiano votata. Alla fine lo scontro è sul sovrintendente. Abbiamo ottenuto 10 milioni di euro dal Consiglio regionale con una norma scritta da me e Alessio Loi, uno dei migliori funzionari dell’assemblea legislativa. In un anno abbiamo fatto ciò che altri non erano riusciti a fare in dieci, ottenendo anche ulteriori nove milioni su ulteriori progetti. E fanno 19 milioni: lì si sono scatenati gli appetiti, questo è l’interesse vero da scandagliare. Invece tutti parlano di una nomina. Qual è la prospettiva secondo lei? Non mi va di entrare in polemica, non l’ho mai fatto e non lo farò: mi preoccupa che la discussione allontani dal teatro molti abbonati: effetto di proteste non solo sui giornali, ma anche durante lo spettacolo. Se uno va a teatro per rilassarsi, gli tocca assistere ad una manifestazione sul nulla: gli stipendi vengono pagati, la programmazione è stata fatta, compatibilmente con i tempi che ha avuto la nuova sovrintendente. Come finirà? Dimostreremo con il lavoro che il Teatro è salvo e vogliamo rilanciarlo in termini culturali: è una fabbrica culturale a disposizione della città, non può più vivere solo di contributi pubblici. Può fare un esempio? Per i festeggiamenti dell’anniversario dei bombardamenti, abbiamo coinvolto le maestranze del Lirico nella realizzazione di una mostra. E il Cagliari?

Io sono perché la squadra ritorni a casa sua, a Cagliari. Come si potrebbe fare? Intanto si potrebbe utilizzare il Sant’Elia, se la società investisse risorse per alcuni lavori da fare. Abbiamo lanciato un concorso di idee per la riqualificazione dell’impianto a disposizione di tutti, come avviene nel resto del mondo, con uno spazio polivalente e uno stadio utilizzabile all’inglese per le partire del Cagliari, con tribune rimovibili quando lo si deve usare per altre manifestazioni. Non credo si possano spendere milioni di fondi pubblici per uno stadio olimpico, e poi riunciare di usarlo all’inglese quando ci sono sistemi ingegneristici che lo permettono, con le tribune e la pista. Non possiamo sottrarre a un’isola uno stadio olimpico, ma ci può giocare anche il Cagliari. Non è più periodo di fare doppioni con i soldi pubblici. La società, in accordo con altri privati, potrebbe anche acquistarlo. Porte aperte al Cagliari? E’ sempre stato così: è la società che se ne è andata dalla sua città, io non ho mai mandato via nessuno. Facevo atletica all’Amsicora, e ne approfittai per vedere il Cagliari quando tornò lì durante i lavori al Sant’Elia. Ho anche i biglietti autografati della cavalcata storica dalla C alla A, e anche quello dello spareggio, in trasferta a Napoli contro il Piacenza. E conosco a memoria anche i nomi dei giocatori dello scudetto. Ha letto l’insulto in un’intercettazione? No, leggevo “Vita e destino” di Grossman. Altre letture. Molte strade di Cagliari sono un colabrodo. Che intendete fare? Abbiamo salvato 150 milioni di euro per progetti: il lungomare sarà riqualificato, quindi anche la strada, così avverrà anche a Sant’Elia e in diverse piazze. Ci sono i soldi: li stiamo cercando per via Garibaldi e via Manno per un’operazione come quella fatta a Villanova. E poi ci sono 700mila euro all’anno per la manutenzione di strade e marciapiedi: con il piano triennale saremo pronti a dirottare le risorse per mandare le squadre di operai a sistemare tutti gli impianti in ogni strada. Puntiamo molto sul decoro urbano. I compattatori dei rifiuti sono in giro ad ogni ora. Cagliari città turistica? Il prossimo bando prevederà che entro le 8 del mattino il lavoro deve essere finito. Abbiamo ereditato un sistema, contiamo di modificarlo. Perché periodicamente spuntano polemiche per l’assegnazione degli spazi alle associazioni culturali? Molti spazi erano inagibili o senza certificazioni. Eravamo convinti di poter assegnare una serie di luoghi, ma prima occorre renderli sicuri.

IL PORTICO

7

controluce LA PAGELLA

Resisterà al richiamo del Consiglio regionale Con ogni probabilità, tra i suoi sostenitori qualcuno pensava che con l’elezione di Massimo Zedda ad un sistema di potere se ne sarebbe sostituito un altro. Come se, su una ipotetica scacchiera, in fondo si trattasse semplicemente di sostituire uomini e poltrone: chi ha pensato così, ha certamente sbagliato i conti e si lecca le ferite. Ha trovato un muro. Oggi il compito del primo cittadino appare ancora più difficile di un anno e mezzo fa: dopo la ricognizione ragionata della macchina amministrativa, sarà necessario intervenire con il bisturi, specie in alcuni settori, ancora in mano a persone - burocrati, funzionari graziati dalla giunta che fu - che continuano ad operare come se nulla fosse. Come abbiamo già scritto, la rotazione parziale dei dirigenti degli assessorati non basta: ci vorrà tutto il coraggio della battagliera Maria Cristina Mancini, il direttore generale, per arrivare a risultati veri. Come nel caso delle politiche sociali: nel 2009 la Provincia guidata oggi da Angela Quaquero certificò 79 bambini inseriti nelle case-famiglia, e appena 10 in affido. Il sindaco disse in aula, appena eletto, che la giunta avrebbe puntato sull’affido: oggi è fermo al palo, e il Plus parla di 130 inserimenti, un numero spaventoso, rapportato a quello di 4 anni fa. I ritardi nei pagamenti dei contributi - finiti sui quotidiani qualche mese fa - hanno aggiunto sale alle ferite. Ma non è l’unico neo: sulla gestione quotidiana del ritiro dei rifiuti in città, come sullo stato delle strade, c’è più di una lamentela. Tutt’altra musica per la gestione della cassa, per il traffico e il commercio (promossi Gabor Pinna, Mauro Coni e Barbara Argiolas, nella foto), in cui i risultati certificano un’azione di governo incisiva, in molti casi innovativa e coraggiosa. Sul sindaco si è scatenato, a leggere i quotidiani, un vero tiro al piccione: ma Zedda risponde sereno su tutte le polemiche aperte, e va avanti. Ha all’orizzonte due problemi, ugualmente seri: resistere ad una pressione quotidiana così forte (ma lui pare sguazzarci, se leggete le risposte nell’intervista a lato) e alle sirene che cominciano a chiamarlo dal lato opposto di via Roma, dove il centrosinistra è alle prese con la ricerca di un candidato buono per le regionali. Lui - dicono i più informati - dirà di no, fedele al mandato e convinto che fare il sindaco “in politica è la miglior cosa”. A poco servono i sondaggi, commissionati dalla sponda politica opposta, che lo accreditano di percentuali altissime. Finirà per rifiutare le offerte, soprattutto perchè pare aver trovato - in silenzio - le risorse per far partire lavori di cui Cagliari ha urgente bisogno. Andar via proprio sul più bello sarebbe uno spreco (sn).


8

IL PORTICO DE

iL PortiCo

IV DOMENICA DI QUARESIMA (Anno C)

dal Vangelo secondo Luca

I

n quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi:“Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l'anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre:“Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre:“Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”». Lc 15,1-3.11-32 DON ANDREA BUSIA

il portico della fede

N

ormalmente le parabole riportate nel vangelo sono racconti brevi con un insegnamento ben preciso ma questa parabola è una delle eccezioni, infatti ci vengono via via proposti, attraverso i tre personaggi principali, insegnamenti diversi. Osservando il figlio minore che lascia casa sua, possiamo osservare come si comporti da ingrato e irrispettoso nei confronti dal padre, non tanto per la decisione di lasciare casa sua, ma soprattutto per il fatto che tratti suo padre come se fosse già morto: l’eredità infatti, come sappiamo, viene divisa dopo la morte, mai prima. Non c’è alcuna spiegazione da parte sua, ma solo una pretesa. il giovane si accorge del suo errore, ma solo quando ha toccato il fondo. Ma cosa ha capito? Ha capito di aver sbagliato a lasciare casa sua, ha capito di aver maggiori possibilità come salariato del padre, ma nelle sue parole non c’è una presa di coscienza del male che ha fatto agli altri, al padre in particolare. Il suo è un pentimento utilitaristico,

Questo mio figlio è t

è finalizzato all’avere qualcosa da mangiare, ma il padre si accontenterà di questo pentimento che non prevede riparazione per il danno? Ed è sufficiente per noi provare a ritornare a Dio, dopo un peccato, senza essere ancora certi ti poter integralmente riparare il danno fatto? O dobbiamo aspettare di essere prima “guariti”? Per rispondere dobbiamo vedere cosa fa, nella parabola, il padre. Se è vero che, nella prima parte della parabola, il figlio minore era il protagonista indiscusso, il padre lo è nella seconda. Aveva diviso le sue sostanze senza proferire parola ma, quando il figlio torna, lo accoglie con abbondanza di gesti e parole. Quando vede il figlio non si fa guidare dalla ragione, ma dal cuore, non pensa ma corre, gli salta addosso e lo bacia, nessun accenno di comprensibile risentimento o rimprovero. Il figlio inizia il discorso che si era preparato, ma il padre lo ferma prima che possa dire “trattami come uno dei tuoi salariati”, è vero che ha peccato, è vero che non è degno di essere chiamato figlio, ma non può as-

solutamente chiedergli di essere trattato come un salariato: si è dimostrato indegno di essere chiamato figlio, ma solo il padre può decidere come chiamarlo e, di conseguenza, come trattarlo. Ed ecco infatti che il padre gli restituisce, attraverso le parole ai servi, tutta la sua dignità e, all’interno del discorso si riferisce a lui, appunto, chiamandolo “questo mio figlio”. Possiamo ora rispondere alla domanda lasciata in sospeso prima: noi dobbiamo metterci in cammino verso Dio appena ne sentiamo la mancanza, il desiderio, non dobbiamo aspettare di aver rimesso a posto tutti i conti, di essere guariti, sarà poi lui ad aiutarci a completare la nostra conversione. Rischieremmo molto seriamente di non iniziare mai il cammino se aspettassimo di essere a posto con la coscienza, di essere mossi solo dalle motivazioni più sante. Dio si accontenta del poco che in quel momento, magari, possiamo offrire, il resto lo mette lui: “Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io

verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20). Il figlio maggiore, finora dimenticato, è importante perché è il personaggio che motiva il racconto stesso: se andiamo all’inizio del brano scopriamo, infatti, che Gesù reagisce, attraverso la parabola, alla critica dei farisei che lo accusavano di frequentare i peccatori. Alla fine chi dimostra di non conoscere il padre e di non rispettare le sue scelte è, paradossalmente, il figlio che gli era più vicino. È facile cadere nella tentazione di emettere una sentenza definitiva verso chi sbaglia ma questa tentazione si può vincere solo cercando di guardare i fratelli con gli occhi di Dio: il padre non contesta al figlio maggiore il fatto che il fratello abbia sbagliato, ma gli pone davanti il desiderio, per così dire, invincibile per cui lui doveva fare festa per il figlio ritrovato, proprio perché si tratta di suo figlio. La parabola manca della conclusione: il figlio entrerà alla festa oppure persisterà nel suo rifiuto? La risposta spetta a ciascuno di noi ed è legata alla nostra capacità di guardare attraverso gli occhi del Padre celeste.

NON PRESUPPORRE, MA PROPORRE LA FEDE Nella Lettera Apostolica di indizione dell’Anno della Fede Porta fidei, Benedetto XVI richiama l’importanza del Catechismo della Chiesa Cattolica: «l’Anno della fede dovrà esprimere un corale impegno per la riscoperta e lo studio dei contenuti fondamentali della fede che trovano nel Catechismo della Chiesa Cattolica la loro sintesi sistematica e organica. Il Catechismo offre una memoria permanente dei tanti modi in cui la Chiesa ha meditato sulla fede e prodotto progresso nella dottrina per dare certezza ai credenti nella loro vita di fede». Per comprendere il significato e il valore del Catechismo della Chiesa Cattolica è utile riprendere il testo di una conferenza che l’allora Cardinale Joseph Ratzinger tenne nel 1993 durante il Sinodo della Diocesi di Roma. Joseph Ratzinger fa partire la sua riflessione da un’espressione di Hans Urs von Balthasar: «non presupporre, ma proporre la fede». Questa frase richiama il compi-

to mai esaurito dell’annuncio della fede: «nei primi tempi dopo il Concilio l’ampio spaziare in nuovi campi era buono e necessario, ma solo a partire dal presupposto che esso stesso traesse origine dalla luce centrale della fede e da questa luce fosse sostenuto. La fede non ha permanenza di per se stessa. Non la si può mai semplicemente presupporre come una cosa già in se conclusa. Deve continuamente essere rivissuta. E poiché è un atto, che abbraccia tutte le dimensioni della nostra esistenza, deve anche essere sempre ripensata e sempre di nuovo testimoniata. Perciò i grandi temi della fede - Dio, Cristo, Spirito Santo, Grazia e peccato, Sacramenti e Chiesa, morte e vita eterna - non sono mai temi vecchi. Sono sempre i temi, che ci colpiscono più nel profondo. Devono sempre rimanere centro dell’annuncio e quindi anche centro nel pensiero teologico». La ragione per cui i Vescovi partecipanti al Sinodo del

1985, dedicato al Vaticano II a vent’anni dalla sua conclusione, chiesero un catechismo comune di tutta la Chiesa, nacque proprio dalla constatazione che le varie attività pastorali sarebbero sterili se non partissero dalla radice della fede: «per questo c’è il nuovo Catechismo. Esso vuole proporre la fede con la sua pienezza e la sua ricchezza, ma anche nella sua unità e semplicità». Il Catechismo, spiega l’allora Cardinale Ratzinger, «ha trattato entrambe le due domande fondamentali, la domanda del “che cosa” e quella del “chi” della fede, come un’unità interiore. Detto in altre parole: illustra l’atto della fede ed il contenuto della fede nella loro inseparabilità». In questo senso nel Catechismo «parliamo della fede della Chiesa, e parliamo del carattere personale della fede, e infine parliamo della fede come di un dono di Dio, come di un atto teologale». di don Roberto Piredda


ELLA FAMIGLIA

domeniCa 10 marzo 2013

tornato in vita...

9

In preparazione alla 47ma Settimana sociale.

L’Italia dei capolavori L’iniziativa del Movimento Lavoratori di Azione cattolica GIUSEPPE PATTA*

a Festa di San Giuseppe che il Movimento Lavoratori di Azione Cattolica, come ormai tradizione, si accinge a realizzare domenica 17 marzo 2013, è un’unica iniziativa che si radica nelle regioni aderenti, tra cui la Sardegna. Un variegato affresco i cui tasselli sono altrettanti modelli imprenditoriali, che sono motore di sviluppo e strumento per educare ad esso, in una giornata di festa all'interno delle aziende insieme alle famiglie, quale straordinaria preparazione alla 47ma Settimana Sociale di Torino 2013. “L’Italia dei capolavori” è un grande viaggio per la penisola, tra storie e persone, all’insegna dello sviluppo. Questi sono gli “abbinamenti” che compongono il nostro affresco: Rossano Calabro in Calabria (piccola cooperativa / Progetto Policoro), Loppiano in Toscana (insieme alla comunità dei Focolarini, la festa sarà dedicata all’economia di comunione come modello e motore di sviluppo), Acireale per la Sicilia sull’impresa familiare, Brindisi in Puglia sull’impresa agricola e San Benedetto del Tronto nelle Marche su quella marittima, Bologna (qui l’obiettivo è abbracciare le imprese terremotate e, pertanto, il modello posto a tema è la solidarietà) ed infine Roma (all’interno della Stazione Termini) sul volontariato. L’intera Sardegna sarà ospite dell’Azione Cattolica di Iglesias a Carbonia, presso il Polo Minerario di Serbariu, a Carbonia. La miniera vista come occasione di rilancio, la storia di un modello come occasione per una nuova stagione: parole forse strane, particolari per qualcuno, perché la miniera nel nostro Sulcis evoca scenari di occupazioni, lotte, scioperi e manifestazioni di protesta. Evoca la solitudine dei lavoratori e la disperazione delle loro famiglie. Tuttavia, come lo scorso anno ad Ottana, per una domenica il Sulcis sarà occasione di festa, perché il lavoro è motivo di festa e così va e deve essere vissuto. Come in ogni regione, l’obiettivo è coinvolgere ragazzi, giovani ed adulti, che trascorreranno insieme l’intera giornata attraverso

L

RISCRITTURE

L’ADDIO "Dove state andando, padrone?" gridò Sam, benchè avesse finalmente capito quel che stava succedendo. "Ai Rifugi, Sam", disse Frodo. "E io non posso venire" "No, Sam. Non ancora, comunque, non oltre i Rifugi. Benché sia stato anche tu Portatore dell'Anello, per poco tempo. Forse verrà la tua ora. Non essere troppo triste, Sam [...]." "Ma", disse Sam, e le lacrime incominciarono a sgorgargli dagli occhi " credevo che anche voi voleste godervi la Contea, per anni e anni, dopo tut-

to quello che avete fatto". "Anche io lo credevo, un tempo. Ma sono stato ferito troppo profondamente, Sam. Ho tentato di salvare la Contea, ed è stata salvata, ma non per merito mio. Accade sovente così, Sam, quando le cose sono in pericolo: qualcuno deve rinunciare, perderle, affinchè altri possano conservarle. Ma tu sei il mio erede: tutto ciò che ebbi e che avrei potuto avere io, lo lascio a te; e poi tu hai Rosa, ed Elanor, e verranno anche il piccolo Frodo e la piccola Rosa, e Merry e Cioccadoro e Pipino, e forse altri che ancora non vedo. Le tue mani e il tuo cervello saranno necessari dappertutto. [...]. Coraggio, ora cavalca con me!" J. R. R. Tolkien

giochi (ai più piccoli proporremo una grande caccia al tesoro, con tante tappe quante sono le regioni coinvolte e tante prove quanti i modelli imprenditoriali “alleati”), dibattiti, stand, mostre, visite guidate, etc. Sarà anche possibile visitare la stessa miniera. Ecco il programma: • Ore 9,00: Accoglienza • Ore 10,00: Inizio giornata e suddivisione dei partecipanti in gruppi: - Adulti e giovani : "La grammatica della speranza" momento pubblico con il prof. Luca Diotallevi (Vicepresidente Comitato Scientifico Settimane Sociali). Coordina avv. Giuseppe Patta, Segretario Nazionale MLAC - Bambini e ragazzi: Caccia al Tesoro Nazionale - Giovanissimi : Attività sul lavoro insieme al Progetto Policoro Sardegna • Ore 12,00: Concelebrazione Eucaristica • Ore 13,00: Pranzo al sacco • Ore 15,00: Pomeriggio insieme con la visita guidata alle miniere e momento di festa • Ore 17,00: Saluti e partenze Regione per regione, impresa per impresa, per essere protagonisti di un irripetibile evento di testimonianza e condivisione "per il lavoro, la famiglia e la festa", sarà anche possibile seguire lo svolgimento in contemporanea delle otto feste per tutta domenica 17 marzo 2013, dalle ore 9 in poi, su http://www.streamago.tv/user/27 658/user-channels/ * Segretario nazionale MLAC

Giuseppe Patta, segretario MLAC.


10

IL PORTICO DEI LETTORI

iL PortiCo

domeniCa 10 marzo 2013

LETTERE A IL PORTICO Carissimo direttore, le scrivo ancora. È ancora con lei, con gli amici de Il Portico, e quindi con la mia famiglia diocesana che vorrei condividere alcuni pensieri, in questi giorni oggetto sincero della mia preghiera. Un gesto, un’umile ma grande rinuncia che scuote, che di nuovo interpella e che non dà poi, almeno per ora … così tanta pace! Provo a mettere insieme fede, ragione e sentimento … tutto ciò che ho provato mercoledì mattina e poi ancora giovedì sera. Ne sono convinto, è stata tutta una questione di ore e di minuti: dall’emozione dell’ultima udienza in piazza San Pietro, fino a quella forse meno pubblica, e più riservata vissuta nella mia camera: qui nel mio e suo Seminario Romano quando ho visto e sentito passare l’elicottero del Papa guida del mio discernimento. Il rumore dell’elicottero era lo stesso di venerdì 8 febbraio. Quel giorno, come già ci siamo raccontati, Benedetto XVI giungeva tra i suoi

seminaristi per la festa della Madonna della Fiducia. Ma vede, non mi spiego. Com’è che in due volte i sentimenti non coincidevano? Cozzavano, contrastavano tra loro nonostante l’accaduto fosse evidentemente palese, oggettivo. Eppure ero chiamato a riconoscere qualcosa di originale, e perché no, qualcosa di veramente autorevole … che avesse un denominatore comune, e che reggendo

insieme i momenti facesse la differenza. Non è stato come le altre volte! Lo dico così, perché, a volte omologato alla massa, forse anche solo con gli occhiali che porto, ho corso il rischio, ma ancor di più la tentazione di non guardare troppo oltre. Quest’anno, dunque nella sua ultima visita, l’invito a riconsiderare la fede non è stato un optional. A questa, lo spazio che merita perché custodisca e vigili attenta-

mente sui nostri cammini. Dunque mi è rimasto solamente constatare, credere e toccare con mano che ho comunque atteso Pietro, Benedetto XVI. Il Papa emerito che da Castel Gandolfo, per l’ultima volta si è definito «semplicemente un pellegrino che inizia l’ultima tappa del suo pellegrinaggio in questa terra.» A questo infatti do significato e attribuisco valore. Non è difficile, proprio con la metafora del cammino scorgere e far passare in rassegna i suoi quasi otto anni di magistero; il suo richiamo alla verità e insieme il suo accompagnamento così discreto, e premuroso. È davvero il papa emerito che ha colorato la nostra Quaresima, rendendocela più vicina, a nostra misura pure nel suo ultimo tweet quando ha detto: «… possiate sperimentare sempre la gioia di mettere Cristo al centro della vostra vita.» Gli occhi, allora, anche per un seminarista non saranno scollegati dal cuore. Questa volta promettono, (perché se lo prefiggono) di

Inviate le vostre lettere a Il Portico, via mons. Cogoni 9, 09121 Cagliari o utilizzare l’indirizzo settimanaleilportico@libero.it, specificando nome e cognome, ed una modalità per rintracciarvi. La pubblicazione è a giudizio del direttore, ma una maggiore brevità facilita il compito. Grazie.

guardare in modo nuovo la meta: Cristo Gesù, riconoscendone prima di tutto il dono che realmente è ancora oggi per una famiglia, qual’è la Chiesa pagata così caramente da Lui. Per chi lo segue, per ogni cristiano, non ci sono sconti. La croce rimane, ma la grazia per portarla se accolta aumenta. Benedetto XVI, scegliendo di rinunciare al ministero petrino, questo l’ha compreso bene. Mi ritornano per questo, quasi fossero un programma le parole della sua ultima lectio. Veramente «… da cristiani abbiamo il futuro: il futuro è nostro, il futuro è di Dio, … l’albero della Chiesa non è un albero morente, ma l’albero che cresce sempre di nuovo. Quindi, abbiamo motivo di non lasciarci impressionare … dai profeti di sventura.» Questa la serena certezza, che con quel pizzico di fede in più accompagnerà la preghiera di tanti figli che nella Madre Chiesa si riconoscono, e che in questo tempo vacante si prodigheranno senza sosta per seguire le mosse dello Spirito. Soffierà e sceglierà soltanto per noi, figli eletti un nuovo Pietro. Enrico Murgia

Abbònati a 48 numeri a soli

30 euro

Puoi effettuare un versamento sul conto corrente postale n. 53481776 intestato a Associazione culturale “Il Portico” - via Mons. Cogoni, 9 09121Cagliari. Oppure disporre un bonifico bancario sul conto corrente n. 1292 intestato a Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 09121Cagliari presso Banca Prossima Sede di Milano, IBAN IT 39 U033 5901 6001 0000 0001 292

Utilizza il bollettino che trovi allegato a questa copia del portico e, se sei già abbonato, controlla la scadenza del tuo abbonamento


domeniCa 10 marzo 2013

IL PORTICO DI CAGLIARI

Trasporti. Al via un’altra iniziativa sperimentale per liberare le strade dai veicoli.

Diminuire il numero di automobili: il Comune ci prova con il carsharing Verso un nuovo sistema alternativo di mobilità: dopo il bike sharing, arriva la possibilità di condividere un’auto in alcune zone della città e ridurre l’inquinamento GIOVANNI LORENZO PORRÀ OPO IL BIKE SHARING arriva a Cagliari un nuovo antidoto al traffico, l’inquinamento e il “logorio della vita moderna”: il carsharing. Proprio come bike sharing significa “condivisione della bici”, car sharing significa “condivisione dell’auto”. “Il bike sharing ha avuto un numero di richieste superiore alla disponibilità di mezzi, e speriamo avvenga così anche per il car sharing – ha dichiarato il sindaco Massimo Zedda durante la presentazione dell’iniziativa la scorsa settimana – è un’iniziativa che si unisce alle altre messe in campo dal Comune per creare una mobilità alternativa”. Detto in altre parole: spingere a rinunciare all’auto privata, senza perdere nulla in termini di libertà di movimento. “Una persona potrà arrivare in città usando l’autobus o la metropolitana leggera e poi utilizzare un’auto in car sha-

D

ring disponibile in stalli riservati, dove si potrà ritirarla e poi lasciarla una volta finito”. Inoltre il Comune auspica che il servizio crei occupazione, e opportunità per le nuove imprese che vogliono entrare nel settore: “Godranno di alcune agevolazioni – ha spiegato l’assessore al traffico Mauro Coni – per esempio pagheranno la metà della tassa di occupazione del suolo pubblico, e inoltre le auto in car sharing avranno libero accesso alle ztl: stiamo pensando anche di permettere di usare le corsie preferenziali, e di ridurre le tariffe per la sosta”. Il bando per le imprese partirà nelle prossime due settimane. Il servizio funzionerà su prenota-

zione: l’utente iscritto dovrà specificare l’ora di ritiro e di riconsegna del mezzo. “I costi si aggirano nelle altre città intorno ai duecento euro all’anno, mentre l’auto privata può arrivare a costarne anche tremila – ha spiegato Guido Portoghese, presidente della commissione trasporti”. “Spesso non ci rendiamo conto di questi costi, perché li spendiamo durante un intero anno – ha aggiunto Coni - mentre il sistema di car sharing funziona diversamente: una parte della tariffa è fissa, ma il resto si basa sui km percorsi e il tempo trascorso in auto, spingendo così a fare da subito i conti con i costi reali e a fare un uso razionale del mezzo”. I

mezzi saranno molto probabilmente utilitarie facili da guidare, ma si parla anche di veicoli elettrici. Gli stalli sorgeranno in vari punti nevralgici della città: per esempio vicino agli snodi importanti del traffico dei mezzi pubblici come piazza Giovanni, piazza Matteotti, piazza Repubblica. Altri stalli sorgeranno nei quartieri residenziali come Mulinu Becciu, Quartiere del sole, Genneruxi; e infine altri si troveranno nei quartieri storici, vicino alle zone pedonali. “I vantaggi saranno un minore inquinamento, maggiore facilità di trovare parcheggio, strade più libere e maggiore sicurezza”, ha elencato Zedda. Ma il Comune non nasconde neanche gli svantaggi: “Prima di tutto il servizio ha regole rigide – ha spiegato Portoghese – se ho stabilito di riportare l’auto a una certa ora devo farlo, e non posso chiedere all’ultimo momento una proroga di altri dieci minuti, perché ci sono altri che aspettano. Poi un altro problema potrebbe essere la carenza di stalli dedicati al car sharing”. Il nuovo sistema di mobilità in definitiva si rivolge a tutti quelli che utilizzano l’auto poco, o alle famiglie che hanno due o più auto, e vogliono fare a meno di una.”Tutto è ancora in via sperimentale – ha assicurato Coni – e monitoreremo attentamente i risultati per migliorare il servizio”.

Un menu d’eccezione per la mensa della Caritas

iL PortiCo

11

brevi INIZIATIVE

Musica e parole al Seminario regionale Venerdì 8 marzo, alle 17, nella Cripta del Seminario Regionale, a Cagliari in via Monsignor Parraguez 19, si svolgerà un evento dal titolo “Musica e Parole”: lettura di brani e riflessioni di Sant’Agostino, accompagnata dalla musica del “Duo Rossini”. Nell’occasione monsignor Arrigo Miglio, Arcivescovo di Cagliari, farà dono alla Comunità del Pontificio Seminario Regionale Sardo di una reliquia e di una edizione rara e di pregio in ristampa su pergamena delle Confessioni di Sant’Agostino. L’evento, patrocinato dalla Presidenza della Giunta regionale, si inserisce nel programma delle attività culturali promosse dal Seminario Regionale rivolte non solo ai seminaristi ma anche agli esterni.

FIGLI ADOLESCENTI

Incontro-dibattito con Silvio Cattarina Nell’ambito del ciclo di incontri e testimonianze sul tema dell’adolescenza “Il figlio adolescente: una provocazione per crescere”,

organizzato dall’associazione Famiglie per l’accoglienza, lunedì 11 marzo alle 18 si terrà un convegno dal titolo “L’imprevisto è la sola speranza: il cuore di un’esperienza educativa”. Sede dell’incontro sarà il Padiglione F – Cittadella della Salute Via Romagna Cagliari. Partecipa Silvio Cattarina, fondatore della Comunità Terapeutica Educativa L’Imprevisto. L’incontro ha lo scopo di approfondite le dinamiche critiche legate all’educazione dei minori nel difficile periodo adolescenziale. Saranno presenti alcuni ragazzi della Comunità che testimonieranno le loro esperienze.

ANNO GIUDIZIARIO

Tribunale ecclesiastico, sabato inaugurazione

Nelle foto di Roberto Pili, il prezioso carico sequestrato dalla Guardia di Finanza e dalla Guardia Costiera nei giorni scorsi e donato alla mensa della Caritas guidata da Aldo Piano: oltre 700 chili di crostacei stavano per essere immessi nel mercato senza rispettare le regole imposte per la vendita. Un inatteso dono per gli ospiti di viale Sant’Ignazio e di altre mense che si prendono cura dei più poveri.

Sabato 9 marzo alle 11, nell’Aula Magna del Seminario Arcivescovile di Cagliari si terrà la solenne cerimonia di inaugurazione dell’Anno Giudiziario 2013 del Tribunale ecclesiastico regionale sardo. Prevista la prolusione inaugurale e la relazione del Vicario Giudiziale sull’attività del Tribunale dell’anno 2012.


12

IL PORTICO DELLA DIOCESI

iL PortiCo

brevi ORGANIZZA L’AZIONE CATTOLICA

Settimane sociali, convegno a Sassari Sabato 9 marzo alle 16 nell’Aula Magna dell’Università di Sassari si terrà il Convegno organizzato dall’Azione cattolica “Una comunità che educa, per generare futuro: famiglia, cultura e sviluppo”, in preparazione della prossima Settimana sociale dei cattolici italiani, in programma a Torino nel prossimo settembre. Dopo l’introduzione del delegato regionale AC, Tonino Satta, previsti gli interventi di Alberto Merler (docente di Sociologia all’Università di Sassari), mons. Arrigo Miglio, presidente del Comitato organizzatore e scientifico delle Settimane sociali, Andrea Becca, sindaco di Tula. Seguirà una testimonianza, e le conclusioni a cura di Franco Miano, presidente nazionale AC.

E’ LEONARDO ZAMMARCHI

Agenzia delle entrate, nuovo direttore Avvicendamento al vertice dell’Agenzia delle Entrate della Sardegna. Iil nuovo Direttore regionale è Leonardo Zammarchi, subentra a Gianni De Luca, chiamato a svolgere analogo incarico in Puglia.

Toscano, cinquantanove anni, avvocato, Leonardo Zammarchi vanta una lunga carriera nell'Amministrazione finanziaria. Dopo aver diretto l'Ufficio Iva di Arezzo e gli uffici territoriali di Prato e Firenze, ha guidato la Direzione provinciale di Prato e, dal 2010, la Direzione provinciale I di Roma.

Convegni. Prosegue il ciclo di incontri “Educare nella fede rileggendo il Concilio”.

Wojtyla e Ratzinger al Vaticano II: un grande contributo per la Chiesa

“Costruiamo insieme un progetto di oratorio per la nostra Diocesi”: è il titolo del Meeting informativo per sacerdoti, animatori ed educatori. L’appuntamento è per sabato 16 marzo alle 16 nella Sala stampa del Seminario arcivescovile. Organizza la Pastorale giovanile della Diocesi di Cagliari, guidata da don Alberto Pistolesi, in collaborazione con il Centro Sportivo Italiano.

Editore), nella sua relazione ha presentato non solo il ruolo rivestito da Karol Wojtyla come padre conciliare ma anche le relazioni tra il pontificato di Giovanni Paolo II e il Concilio Vaticano II dai suoi inizi all’atto più solenne e impegnativo, quale è stato il Sinodo del 1985, che ha permesso di misurasi con l’eredità conciliare sollecitando in tal senso tutta la Chiesa a fare altrettanto. La relazione ha mostrato di essere l’esito di una ricerca circostanziata, tesa a cogliere nell’esperienza conciliare il momento sorgivo del pontificato di Papa Giovanni Paolo II, gli atti e i fatti che ne hanno probabilmente determinato il percorso successivo. Da parte sua Gianni Valente, autore

di un recentissimo studio su Ratzinger al Vaticano II (Edizioni San Paolo) ha ricostruito con grande attenzione la cronaca dell’avventura conciliare di Joseph Ratzinger, così come essa emerge nei documenti e nelle testimonianze rintracciabili negli archivi e nelle pubblicazioni sul Vaticano II. Questi alcuni degli interrogativi ai quali la relazione ha cercato di offrire le risposte: che cosa ha fatto Ratzinger al Concilio? Ha dato un contributo personale alla stesura dei documenti conciliari? In quali battaglie si è speso? Quali idee e quali pensieri accendeva in lui la sequenza di eventi e di colpi di scena che hanno scandito le quattro sessioni conciliari? Quali erano i suoi amici e i suoi interlocutori dialettici? Con una puntuale documentazione storica, Valente ha permesso di seguire il giovane Ratzinger nell’ordito concreto delle riunioni, dei voti, delle discussioni, nel lavoro di stesura e correzione dei testi del Concilio, e di cogliere la bussola che lo ha guidato nell’attraversare la propria esperienza conciliare e le stagioni successive, facendosi carico delle responsabilità di volta in volta assunte, fino a quella di successore di Pietro. La prossima conferenza si svolgerà il 21 marzo e vedrà la partecipazione del professor Bernard Ardura, attuale presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche, che parlerà delle fonti storiche del ConcilioVaticano II.

sani, malati, singoli e famiglie, giovani e anziani che possano dedicare del tempo anche una volta al mese, per una preghiera a Dio per le vocazioni di speciale consacrazione. È una preghiera per i giovani affinché sappiano rispondere sì quando sentono la chiamata del Signore. Per questo abbiamo distribuito una brochure al fine di ricevere adesioni attraverso un tagliando da compilare e restituire, grazie al quale sarà anche possibile capire quale grado di diffusione abbia il tema delle vocazioni e il coinvolgimento delle Comunità e dei singoli fedeli”. Quest’anno poi la Giornata Mondiale di preghiera per le Vocazioni avrà un carattere particolare perché sarà un’occasione ulteriore di incontro tra i giovani della Diocesi e l’Arcivescovo, in quel percorso che l’Ufficio di Pastorale Giovanile ha programmato in vista della GMG di

Rio de Janeiro. L’appuntamento è infatti fissato in Seminario alle 16.30 di domenica 21 aprile. “Nella lettera che accompagna il materiale che è stato consegnato ai parroci – conclude don Paolo – è stata già preannunciata la tradizionale Giornata diocesana dei Ministranti, che si svolge il 25 aprile dalle 9 alle 15. Tutti i parroci potranno accompagnare o indirizzare in Seminario il maggior numero possibile di bambini che svolgono questo prezioso servizio nelle parrocchie. Altre due iniziative segnalate sono poi due campi scuola estivi. Uno è previsto dal 6 al 9 agosto a Villaputzu ed dedicato ai ragazzi che da marzo a maggio avranno partecipato agli incontri mensili del pre-seminario. Il secondo campo scuola, sempre a Villaputzu dal 10 al 13 agosto, è destinato ai ministranti delle parrocchie della diocesi”.

Gilfredo Marengo e Gianni Valente hanno ricostruito la partecipazione di due futuri pontefici ai lavori della grande assise, attraverso la lettura critica di documenti e testi FRANCO CAMBA ON UNA CONFERENZA su Karol Wojtyla e Joseph Ratzinger al Concilio Vaticano II è proseguito giovedì scorso, nel Seminario Regionale, il ciclo di incontri “Educare nella Fede rileggendo il Concilio Vaticano II. Personaggi, scritti e prospettive”, organizzati con cadenza mensile, da novembre sino al prossimo mese di maggio, dal Pontificio Seminario Regionale Sardo. in collaborazione con la Facoltà Teologica e l’Arcidiocesi di Cagliari. Prima dell’inizio dei lavori della conferenza, i partecipanti e i relatori, insieme a monsignor Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari, hanno seguito, attraverso un maxischermo allestito nell’Aula Magna del Seminario, la diretta televisiva che ha trasmesso le immagini relative al trasferimento di Papa Benedetto XVI dal Vaticano alla residenza di Castel Gandolfo. Dopo i saluti iniziali di monsignor Gian Franco Saba, rettore del Pon-

C

Da sinistra Gilfredo Marengo, monsignor Saba, Gianni Valente.

tificio Seminario Sardo, il professor Gilfredo Marengo, docente del Pontificio Istituto “Giovanni Paolo II” e il dottor Gianni Valente, redattore dell’Agenzia “Fides”, hanno illustrato il ruolo rivestito da Karol Wojtyla e Joseph Ratzinger al Concilio Vaticano II al quale parteciparono il futuro papa Giovanni Paolo II come padre conciliare, dapprima in quanto Vescovo ausiliare e successivamente Arcivescovo di Cracovia, il futuro papa Benedetto XVI inizialmente come esperto personale del Cardinale di Colonia e successivamente come perito ufficiale del Concilio. Marengo, autore di uno studio dal titolo Giovanni Paolo II e il Concilio. Una sfida e un compito (Cantagalli

Giovani e vocazioni, via il “pre-seminario” Incontri formativi guidati per distinguere la chiamata

PASTORALE GIOVANILE

Costruiamo insieme un progetto di oratorio

DOMENICA 10 marzo 2013

R. C.

D

OMENICA 10 MARZO prende il

via il ciclo di incontri del pre seminario che l’Ufficio diocesano per la pastorale vocazionale ha organizzato. Dalle 9 alle 15 nei locali del Seminario Arcivescovile si ritroveranno i ragazzi dai 12 ai 15 anni che desiderano conoscere meglio la Comunità del Seminario diocesano ed essere aiutati nel discernimento vocazionale. “Già al ritiro del clero dello scorso 14 febbraio dice don Paolo Sanna Rettore del Seminario Arcivescovile e responsabile dell’Ufficio Diocesano per la pastorale vocazionale –è stato distribuito ai sacerdoti il materiale appositamente predisposto in vista della giornata mondiale di preghiera per le vocazioni che si celebra il 21 aprile, quarta domenica di Pasqua, la domenica del Buon Pastore. Abbiamo poi presentato il calendario

delle iniziative di carattere vocazionale che verranno realizzate fino alla prossima estate”. Il primo appuntamento è previsto per domenica 10 in Seminario. “Sarà l’occasione – riprende don Paolo per i parroci di accompagnare i ragazzi che mostrano una sensibilità verso la vocazione. Abbiamo già ripreso le giornate vocazionali nelle parrocchie, come nelle scorse settimane a Ballao e tra due settimane a Su Planu, e contiamo di poterle ripetere prossimamente in altre comunità della Diocesi. A queste va aggiunta l’Adorazione eucaristica vocazionale che una volta al mese, dalle 16.30 alle 17.30, celebriamo nel monastero delle Clarisse Cappuccine a Cagliari: la prossima è prevista per domenica 10. Tra le attività che mi piace segnalare c’è quella del cosiddetto “monastero invisibile”, ovvero di un’iniziativa che prevede il coinvolgimento di tante persone:


IL PORTICO DELLA DIOCESI

domeniCa 10 marzo 2013

Iniziative. L’arcivescovo ha celebrato in Cattedrale per dire grazie a Benedetto XVI.

“Vivere nella libertà dei figli di Dio per vedere all’opera lo Spirito Santo” In tutta la Diocesi si sono svolte analoghe iniziative anche per pregare in vista dell’imminente Conclave, mons. Arrigo Miglio: “La preghiera è il modo di vivere questo momento” R. C. NA MESSA per dire grazie a Benedetto XVI e per pregare in vista del prossimo Conclave. Giovedì scorso la celebrazione in Cattedrale, con successiva Adorazione Eucaristica, presieduta dall'Arcivescovo, ha visto la partecipazione di un buon numero di fedeli che non sono mancati nelle chiesa madre della Diocesi, in concomitanza col trasferimento di Benedetto XVI dal Vaticano a Castel Gandolfo, dove il Santo Padre rimarrà per due mesi, in attesa che l'ex convento di clausura in Vaticano sia reso disponibile per ospitare “nell'ultima parte del suo pellegrinaggio” come ha detto lo stesso Pontefice. Una celebrazione semplice ma solenne al tempo stesso quella in Cattedrale, con alcuni dei canonici del capitolo presenti, insieme al vicario monsignor Gianni Ligas e al Rettore del seminario

U

Un momento della celebrazione in Cattedrale.

arcivescovile, don Paolo Sanna, al fianco di monsignor Miglio sull'altare maggiore, oltre ad alcuni presbiteri diocesani e i chierici. Nell'omelia monsignor Miglio ha ricordato come sia necessario pregare per evitare di essere risucchiati dal vortice delle notizie, più o meno attendibili su quanto accade in Vaticano. “Da stasera - ha detto monsignor Miglio - ci sarà bisogno di vivere nella libertà dei figli di Dio per non perdere la capacità tipica del cristiano, quella di fare discernimento illuminato dalla sapienza di Dio, per cogliere l'importanza vera di questo momento e di questo passaggio. Metterci in atteggiamento di fede significa impa-

rare a vedere l'azione del Signore, Pastore supremo della Chiesa, imparare a vedere l'azione dello Spirito, che a volte agisce in maniera sotterranea ma prima o poi l'acqua zampilla anche dal terreno che sembra più arido. Vivere tutto questo in atteggiamento di fede significa prepararsi ad avere la gioia di accogliere questo momento che la Provvidenza ha preparato nel cammino della Chiesa”. Quanto al tempo che passerà dalla fine del ministero petrino di Benedetto XVI al termine del Conclave e all'elezione del nuovo Papa monsignor Miglio precisa l'atteggiamento che i fedeli devono avere.

“Da oggi vogliamo entrare in atteggiamento di preghiera prolungata e particolare, per accompagnare il cammino della Chiesa nella preparazione e nella scelta del nuovo Pontefice. Questo significa anche imparare nuovamente a sperimentare la presenza del Pastore Supremo, la mano forte del Signore che accompagna la sua Chiesa. Nella preghiera costante di questi giorni abbiamo l'unico vero modo di preparare l'elezione del nuovo Pontefice: non attraverso messaggi diretti a coloro che devono procedere all'elezione ma inviando le nostre preghiere al Signore, che sa trasformarle in luce e grazia per la scelta che la Chiesa sarà chiamata a compiere e perché colui che sarà scelto dalla voce dei cardinali elettori, possa essere accolto a cuore aperto e con docilità da tutta la Chiesa”. La celebrazione è poi proseguita come consuetudine, fino ai riti conclusivi, seguiti dall'inizio dell'Adorazione Eucaristica. Per oltre un'ora, con il Santissimo Sacramento esposto sull'altare centrale, i momenti di silenzio si sono alternati alle letture e alle preghiere dei fedeli in profondo raccoglimento. Poco dopo le 20.10 la benedizione finale: anche la Chiesa di Cagliari è in comunione con quella universale nella preghiera per il dono del nuovo Papa.

La diocesi di Cagliari in preghiera per Benedetto

iL PortiCo

13

brevi SABATO 9 MARZO

Affido familiare, incontro a Dolianova Si terrà negli spazi del Centro di Aggregazione Sociale "Su Cuccureddu" di Dolianova (fianco Piscina Comunale) la Giornata di sensibilizzazione dedicata all'affido e all'appoggio familiare organizzata nell'ambito dei Servizi Educativi Integrati in collaborazione col Comune di Dolianova. Si tratta di una iniziativa volta a far conoscere e coinvolgere le famiglie sul tema dell’affido e del sostegno reciproco tra famiglie. I lavori della giornata cominceranno il 9 marzo alle 9.30.

ORGANIZZA LA PROVINCIA

A Monte Claro un viaggio nella storia Un viaggio nella storia, un'opportunità di riviverla durante tre giornate rivolte principalmente alle scolaresche e dedicate alla didattica, alla ricerca storica e alla manualità dei nostri antenati. E' l'obiettivo del progetto “Giornate di archeologia sperimentale”che, promosso dalla Provincia di Cagliari, si terrà dall'8 al 10 marzo nella sala polifunzionale del parco di Monte Claro. Verranno allestite postazioni didattiche sull'arco, l'accensione del fuoco con le più antiche tecniche utilizzate dall'uomo, e sulla lavorazione dell'argilla. La giornata di venerdì 8 marzo sarà dedicata interamente alle scolaresche con laboratori dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 17.30; sabato 9 marzo la mattina sarà dedicata agli studenti e di pomeriggio sarà aperta l'esposizione al pubblico con la presentazione dei ricercatori dell'Arc e l'introduzione e la descrizione delle attività. La giornata conclusiva, dalle 9.30 alle 18, sarà dedicata al pubblico. Per informazioni 070/4092762 oppure 070/4092746; mail: avepraio@provincia.cagliari.it.

PASTORALE FAMILIARE

Una giornata dedicata alla famiglia

Nelle foto di Elio Piras, i momenti più importanti della celebrazione in Cattedrale presieduta dall’arcivescovo. Nelle parrocchia della Diocesi si sono svolte, su indicazione dell’Ufficio liturgico diocesano, analoghe iniziative per accompagnare il particolarissimo momento storico dopo la rinuncia di Benedetto XVI e l’apertura ormai imminente del Conclave chiamato ad eleggere il successore.

“Famiglia: speranza e futuro per la nostra società”. E’ il tema della giornata di domenica 17, dalle 9.30 alle 18, nei locali del Seminario Arcivescovile, dedicata alle famiglie della Diocesi. L’iniziativa è dell’Ufficio di Pastorale Familiare, in collaborazione con quello di Pastorale Sociale e del lavoro, con la Pastorale giovanile e la Caritas Diocesana. Il programma prevede l’accoglienza seguita dalla preghiera e i saluti dell’Arcivescovo, con l’introduzione alla giornata e l’avvio dell’animazione per i bambini ed i ragazzi. Dalle 10 le testimonianze, con esperienze familiari in particolari ambiti di vita. Nel pomeriggio prevista l’animazione dei Giovani e il resoconto dei lavori del mattino con la celebrazione Eucaristica che chiuderà la giornata.


14

IL PORTICO DELLA DIOCESI

iL PortiCo

mondo X COMUNITA’ DI RECUPERO

A Camp’e Luas cambio della gestione Dal 25 febbraio l’Associazione Mondo X-Sardegna, il cui Presidente è il Padre Salvatore Morittu, non gestisce la Comunità Terapeutica di Campu ‘e Luas in agro di Uta. Ne dà notizia un comunicato dello stesso padre Morittu.

Al suo posto subentra la Comunità Papa Giovanni XXIII della Cooperativa Ponte che da circa 20 anni ha operato a S. Antioco. Presidente della Cooperativa Ponte è Paolo Laudicina, sociologo. Si tratta di due realtà che si conoscono e collaborano da tempo sulla frontiera delle persone in difficoltà per l’assunzione di droghe o per altre dipendenze ed entrambe fanno parte del Coordinamento delle Comunità Sarde. “L’Associazione Mondo X-Sardegna continuerà ad operare a Cagliari nelle strutture del Convento di San Mauro, in Via San Giovanni 287, con i compiti svolti sino ad ora - si legge nella nota - Centro di Accoglienza per i singoli e per le famiglie in difficoltà; preparazione di coloro che intendono essere inserite in un progetto di recupero residenziale; formazione per le famiglie che hanno un congiunto schiavo di dipendenze; Centro Studi con biblioteca sul disagio; Sede legale e amministrativa della Associazione Mondo X. Compito non solo confermato, ma incrementato del Centro di Accoglienza di San Mauro sarà quello della prevenzione sul territorio”. “Non molliamo questa frontiera di solidarietà - ha scritto padre Salvatore - ma con delle potature necessarie e salutari, vogliamo sviluppare un servizio più adeguato alle attuali necessità.

domeniCa 10 marzo 2013

Diocesi. Suor Cecilia amat racconta i tempi in cui vissero in città suor nicoli e suor tambelli.

“Erano la carità personificata, amavano i bambini più poveri” Suor Teresa sapeva vivere costantemente alla presenza di Dio: con la beata suor Nicoli c’era un’intesa ammirabile. E l’amore per Cristo era sopra ogni cosa SERGIO NUVOLI I SONO PRESENTATA a suor Tambelli quando avevo deciso di entrare in comunità. In realtà mi accompagnò mamma a chiederle un parere, perché papà avrebbe voluto che continuassi l’università”. Non ha dubbi, suor Cecilia Amat: quei fotogrammi le sono rimasti impressi a fuoco nella memoria, e non fa fatica a rispolverarli e raccontarli per Il Portico, al termine della celebrazione per ricordare il 49mo anniversario della morte della religiosa da tutti – a Cagliari – considerata il braccio destro della beata suor Giuseppina Nicoli. Suor Tambelli fondò nel 1935 l’Istituto Sacro Cuore, oggi in via Macomer. “Sono venuta qui da suor Tambelli – continua suor Cecilia con un sorriso contagioso, a pochi passi dalla tomba della suora dei Marianelli – Dopo qualche mese la Visitatrice, che veniva da Torino, mi accettò e così iniziai il postulantato”. Che tipo era per voi suor Teresa Tambelli? Una donna che viveva costantemente alla presenza di Dio. Qualunque domanda le si rivolgesse, la si vedeva fermarsi per un istante, come se in quel momento stesse chiedendo a Dio cosa rispondere, cosa dire, cosa fare, come doveva comportarsi in una determinata circostanza che si trovava a vivere.

M

La recente celebrazione per ricordare l’anniversario della morte di suor Teresa Tambelli.

In questo aspetto, suor Teresa era davvero eccezionale. Poi ricordo un amore eccezionale per i poveri: erano veramente i suoi prediletti. Capitava spesso che il parroco le mandasse i bambini, i ragazzini, i Marianelli, magari per prepararli alla prima comunione: e spesso succedava che fossero un po’ discoli, ma le si attaccavano subito tutti, volevano tutti stare vicino a lei, nel banco in chiesa. Facevano letteralmente a gara per starle attaccati. Era bellissimo vedere uno spettacolo così: era davvero la carità personificata. Suor Teresa vi parlava spesso di suor Nicoli? Sì, ne parlava spessissimo. Desiderava con tutto se stessa la sua beatificazione: ogni giorno al termine della messa recitava a voce alta la preghiera per la beatificazione di suor Giuseppina. In ogni momento, poi, la indicava a tutti come esempio: suor Nicoli faceva così, suor Nicoli diceva questo… C’era tra le due un fortissimo legame: suor Tambelli era già qui quando arrivò in Sardegna suor Nicoli. Suor

Teresa divenne subito il suo braccio destro, ma ricordo una sua caratteristica particolare. Quale? Suor Tambelli godeva di essere disprezzata, o quando capitava di ricevere qualche parola offensiva. Per lei era una gioia, era una donna di una umiltà straordinaria. Ricordava il Vangelo “beati voi quando vi insulteranno per causa mia”…

Qualche volta aveva qualche scatto, certo, quando qualcosa non andava bene. Ma se qualcuno reagiva in modo brusco al suo comportamento, lei subito si calmava. Era una donna in cerca della perfezione. Cosa resta a Cagliari di queste due grandi suore? Anche se noi oggi siamo poche, resterà sempre il loro insegnamento, e l’esempio della loro vita.


IL PORTICO DEI PAESI TUOI

domeniCa 10 marzo 2013

Paesi. Progetti impegnativi e bellezze architettoniche per il paese del Sarcidano.

Orroli punta sulle risorse artistiche, sul turismo e sui siti archeologici Al via un accurato lavoro documentaristico sulle ricchezze ambientali: entro poche settimane il primo video sull’arte ecclesiastica e sulle sagre più conosciute nella zona

menso valore culturale, ma ancor più un buon metodo di divulgazione e comunicazione con il pubblico e il turista che ogni anno alloggia nei nostri alberghi, ristoranti e Bed & Breakfast. Facendo conoscere a fondo la nostra cultura e tradizioni, servirà a far reinserire in paese tutti gli emigrati

paesani che meno di una decina d'anni fa contava circa 4.680 abitanti e debellare la forte crisi che si presenta tuttora ad Orroli”. Il lavoro documentaristico sta già iniziando a procedere con grande impegno, tanto che si prevede la prima presentazione entro la metà di aprile con il primo video riguardante l'arte ecclesiastica e i suoi edifici, illustrando nell'interno del video le importantissime sagre orrolesi che ogni anno animano il piccolo paese. “Grazie alla collega Stefania Anedda - aggiunge il regista Romolino ho anch'io l'opportunità di conoscere al meglio il paese materno, conoscendo affondo tutto ciò che di bello Orroli custodisce gelosamente. Un vero scrigno di bellezze di inestimabile valore artisticoculturale tutto da scoprire. Tutto questo grazie ad una grande passione che ci unisce in questa impresa, e come tale porteremo a nudo tutto ciò che Orroli offre o può offrire a chi ama le tradizioni come le amiamo noi”.

regina: il profeta non parla mai a nome proprio, ma è messaggero di Dio. Non ha bisogno di precisare se lui condivide o meno il richiamo divino, egli è il portatore della Sua Parola, che non può essere annacquata e diluita in nessun modo. La distruzione della casa di Geroboamo sarà totale, poiché ‘ha agito peggio di coloro che lo hanno preceduto sul trono’ fino ad adorare falsi dèi e costruire immagini fuse (14,9). La sciagura causata dal peccato causa immediatamente la morte del fanciullo, per cui si era chiesta la grazia, proprio al medesimo modo che avvenne al figlio di Davide e Betsabea. Più che una punizione vera e propria è già il guizzo divino di dare una nuova svolta alla storia eli-

minando la colpa e promettendo un nuovo futuro. Le parole tragiche di Achia, infatti, si risolvono in una promessa di speranza per il regno del sud contro quello settentrionale: ‘Il Signore poi si costituirà un re su Israele, il quale sterminerà la casa di Geroboamo’ (14,14). Questo re era stato nel capitolo precedente già profeticamente identificato con il riformatore e ‘santo’ re Giosia (2Re 22-23) da un misterioso uomo di Dio. Achia, come tutti gli altri profeti, non è un indovino sul futuro o un uomo che prevedono ciò che avverrà, ma colui che vive il tragico presente con occhi aperti e cuore spalancato sul rapporto personale e comunitario con Dio.

GIANNI PIRAS OME È GIÀ accertato, il piccolo paese Sarcidanese di Orroli, oggi demograficamente composto da 2.436 anime circa, nell'arco degli ultimi otto anni ha registrato la perdita del 62% delle popolazione paesana. Oggi però, grazie ad un attento e accurato lavoro da parte del sindaco e giunta comunale, in collaborazione del parroco don Sergio Pisano, si tenta di far risollevare il paese puntando esclusivamente sulle risorse artistiche culturali paesane, sfruttando al massimo il turismo e l'arte archeologica. Da quattro mesi ad oggi, infatti, a pochi passi dal maestoso monumento archeologico nuragico del nuraghe Arrubiu, gli archeologi stanno riportando alla luce un importante testimonianza del periodo romano risalente dal II sec. a.C al II d.C., riguardante un pozzo sacro conservato ancor oggi un ottime condizioni.

C

Uno scorcio di Orroli; sotto il nuraghe Arrubiu.

Un nuovo spiraglio di luce arriva anche grazie ad un progetto veramente arduo ed impegnativo da parte della fotografa regista paesana Stefania Anedda e del collega cagliaritano Romolino Piras, i quali, grazie ad un accordo studiato e iniziato già dal mese di agosto 2012, prevede la realizzazione di vari documentari fotografici, mettendo a nudo le bellezze storiche, archeologiche, artistiche territoriali. Un importante lavoro di estrema delicatezza che permetterebbe di far conoscere meglio e a fondo le bellezze architettoniche e artistiche, gli usi, costumi e tradizioni al turista che ogni anno fa tappa in paese, ancor oggi sconosciuto a molti visitatori. “Sarà un buon progetto di im-

PERSONAGGI DELLA BIBBIA

Achìa il profeta di MICHELE ANTONIO CORONA

l regno di Salomone dopo la sua morte subì uno scisma profondissimo, venendo diviso tra Geroboamo a nord e Roboamo a sud. Il testo biblico, pur fortemente influenzato dalla simpatia endemica verso il regno del sud, denuncia ad Israele e Giuda il costante peccato di allontanarsi da Dio, tradendo l’esempio del re Davide. In 1Re 14, Geroboamo deve constatare l’improvvisa malattia del proprio figlio, che mette a repentaglio la successione al trono. Così ordina a sua moglie di camuffarsi nell’abbigliamento e di andare presso un profeta, Achia, per invocare la guarigione del ragazzo. Geroboamo è ben cosciente di non potersi invocare al Signore a causa dei suoi peccati e, anziché migliorare condotta religiosa e politica, cerca di ingannare l’uomo di Dio attraverso la pietà per una povera donna affranta. Il

I

profeta era vecchio ed i suoi occhi subivano il peso degli anni, forse con qualche grave cataratta, che non gli consentiva di vedere bene. È la parola del Signore che gli si rivolge e gli svela in anticipo il raggiro di Geroboamo e di sua moglie. Così, all’arrivo della donna, il profeta non esita a smascherare il tentativo di prendersi gioco di Dio: ‘Vieni pure, moglie di Geroboamo. Perché ti sei travestita? Ho un brutto messaggio per te’ (14,6). Possiamo supporre che la donna sia stata colta da un fremito sia per il fulmineo ed inaspettato riconoscimento, sia per l’annuncio di una notizia funesta. Totalmente frastornata, la donna ascolta le parole drammatiche del profeta che denuncia il peccato di Geroboamo e dell’intero regno. Achia non allevia il colpo con annotazioni di diplomazia o cercando di giustificare se stesso davanti alla

iL PortiCo

15

detto tra noi Lettera a Benedetto XVI di D. TORE RUGGIU

Santo Padre, nell'ultimo periodo, in questo spazio del nostro settimanale diocesano, ho avuto modo di scrivere alcune lettere aperte, scaturite da situazioni particolari. Trovandoci, ora, a vivere una situazione unica, sento il bisogno di esprimere i miei sentimenti di filiale affetto e riconoscenza anche a Lei. Con queste righe, desidero esprimere profonda gratitudine per quello che ha significato il Suo pontificato nella mia personale esperienza. Perché, al di là della conoscenza personale e diretta, c'è un incontro spirituale profondo tra il Vicario di Cristo e ciascuno di noi, un incontro che segna tappe importanti nella storia personale di ciascuno. Del mio Papa Benedetto XVI conservo nel cuore tante cose, ma soprattutto voglio conservare quel messaggio unico che ha caratterizzato la Sua persona e il Suo pontificato. Unico, come unico e irripetibile è ciascun uomo. Unico, come unico ed irripetibile è il modo di agire di Dio che si è servito di Lei, Santità, per mettere l'accento su alcuni aspetti così importanti per il nostro tempo e il nostro cammino. E così il suo indiscutibile spessore di eccellente teologo, accompagnato dalla semplicità di ogni Suo messaggio, di ogni Sua omelia, di ogni Suo scritto, ha rappresentato un efficace modo di avvicinare la nostra comprensione ai grandi misteri, donandoci preziose indicazioni personali e pastorali. I temi che Le sono stati più a cuore: la lotta al relativismo, la preoccupazione per i problemi sociali, per i giovani, per la nuova evangelizzazione, la costante attenzione per i valori non negoziabili, la difesa dalla vita dal concepimento sino alla morte naturale, la difesa per i più deboli e sofferenti, la famiglia, sono divenuti comuni a tutti noi, proprio per la semplicità e l'acutezza con cui ci ha saputo rendere partecipi di queste grandi emergenze del nostro tempo. E, ancora, l'indizione dell'Anno Paolino, dell'Anno Sacerdotale, dell'Anno della Fede: altri momenti di forte coinvolgimento nel cammino di ciascuno di noi. Infine, Santo Padre, il mio personale rapporto con lei. Nessun incontro diretto, ma un incontro con la guida che il mio Papa ha rappresentato nel mio cammino di cristiano e di sacerdote, fino a stabilire un legame personale unico, che sempre mi ha fatto sentire il conforto delle Sue indicazioni. Ricordo le Sue parole pronunciate a Cagliari, quelle parole così vibranti che sono penetrate nelle nostre anime. Perché Lei, prima di tutto, ci ha fatto capire che erano “Parole di Dio”, pronunciate e spiegate tramite la Sua persona, la Sua voce, il Suo modo di essere. Tutto questo ha segnato tante cose importanti nel mio cuore. E mi piace pensare che, nelle Sue preghiere, nel ricordo per la Chiesa, per i Sacerdoti, si dirama una preghiera particolare anche per me, davvero molto gradita a Dio. Santo Padre, preghi per noi: noi lo faremo per Lei. Grazie, Santo Padre! Grazie, Padre!


16

iL PortiCo

IL PORTICO DEL CUORE

Il Portico del cuore. Il cammino verso la comunione con Dio conosce tappe precise.

Ed era notte: il Mistero della Croce ADORATRICI PERPETUE

a vita dei cristiani conosce l’esperienza della gioia e quella della sofferenza. Quanti credenti, anche ai nostri giorni, sono provati dal silenzio di Dio mentre vorrebbero ascoltare la sua voce consolante! Le prove della vita, mentre consentono di comprendere il mistero della croce e di partecipare alle sofferenze di Cristo, sono preludio alla gioia e alla speranza cui la fede conduce» (P.F. 15). Il cammino verso la comunione con Dio passa attraverso il grande mistero della croce perché la croce è stata la via per la quale Egli è passato, nel corpo di carne del Cristo, per riconciliare a sé il mondo. Dio si è fatto uomo, è entrato nella nostra storia perché noi potessimo tornare a Lui, entrando nella sua Volontà salvifica. Per cui solo credendo nell’Uomo dei dolori, il Crocifisso, noi possiamo camminare, anche attraverso le tenebre del male e della sofferenza, in una vita nuova, trasfigurata dalla fede in quella croce, non più strumento di morte, ma di salvezza. Non possiamo “scansarla”. Fa parte della nostra esistenza corrotta dal peccato dei nostri progenitori: “Con dolore trarrai il cibo (dal suolo), con il sudore del tuo volto mangerai il pane …” (Gen. 3,17.19). La sofferenza, il male diventa notte per l’uomo creato per la luce, per la vita. E allora quale luce sicura e ferma può accompagnarci in questo cammino oscuro da cui nessuno è esente, se non la fede nella Parola di Dio? Essa è infatti “lampada per i miei passi, luce sul mio cammino” (Sal. 119,105). La Parola di Dio, la parola della salvezza ci insegna e

L

ci aiuta a leggere tutti gli avvenimenti, soprattutto quelli più dolorosi che offuscano il nostro andare, secondo il disegno di Dio che non si compiace del male e della sofferenza ma, attraverso questo, Egli può trarre per l’uomo un bene maggiore, come attraverso la Passione del Figlio Suo, Egli compì l’Opera della nostra Redenzione. Anche il Figlio di Dio, facendosi in tutto simile all’uomo, escluso il peccato, conobbe l’oscurità del male che arrivò al suo culmine sul legno piantato sul Golgota quando “Si fece buio su tutta la terra. Alle tre Gesù grido a gran voce: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mt. 27,45- 46). E’ il grido che risuona ancora su tutta la terra, nel cuore di tanti uomini che soffrono e a cui Dio non è sordo. Egli opera, continua ad operare attraverso il suo silenzioso sguardo d’amore, compreso del fatto che nell’alba di luce della Risurrezione di Cristo, ogni sofferenza troverà il suo riposo e l’uomo potrà

riunirsi al suo Dio. Dio ha sconfitto le tenebre del male facendole sue, diventando Lui stesso maledizione per noi, perché, attraverso la sua croce, noi potessimo ricevere la sua benedizione (cfr Gal 3,1314). Gesù è andato incontro alle tenebre coscientemente, sapendo di dover percorrere tutto il cammino dell’uomo sino alla fine: “Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno non inciampa, perché vede la luce di questo mondo, ma se uno cammina di notte inciampa, perché gli manca la luce” (Gv 11,9- 10). Gesù sa che se non percorre questa via oscura dell’uomo, questi non avrà mai il coraggio di oltrepassarla da solo. Gesù decide di camminare di notte perché questa notte venga rischiarata dalla luce del suo passaggio, luce che è Presenza reale e solidale, luce che è Parola di Vita e Risurrezione per l’uomo. Gesù, luce per il mondo, è passato, prima di noi, nella nostra notte perché noi non abbiamo paura di attraversarla, per vivere la vita in pienezza, tutta, tutte le ore del giorno che sono i momenti lieti, di gioia in cui si cammina spediti, e tutte le ore della notte, quelle più tristi e dolorose che sembrano farci inciampare perché non le capiamo, perché ci disorientano. Ma l’inciampo non è l’oscurità della notte, inciampo è mettere davanti il nostro sentire, il nostro ragionare, che non può andare oltre il dolore, l’inciampo è la mancanza di fede,

di fiducia a cui tutto appartiene, sia le ore del giorno e della notte e per cui la notte è come il giorno perché vede l’alba della Risurrezione di Cristo che non tramonterà in eterno. Ma per giungere a questa aurora di vita, Gesù sa che bisogna passare per la notte della fede … Quando Gesù cominciò a dire ai suoi discepoli che doveva soffrire molto, Pietro cominciò a protestare: “Dio te ne scampi, Signore, questo non ti accadrà mai”. Ma Egli disse a Pietro: “Torna dietro di me, Satana! Tu mi sei d’inciampo (di scandalo, che in greco significa ostacolo), perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!” (cfr Mt. 16,21-23). È il nostro pensiero umano che ci ostacola, che ci impedisce di attraversare la notte, ma di rimanerne imprigionati, come morti. Ma la notte è un passaggio verso la vita, possibile solo se si ci fida del Pensiero di Dio, così distante da quello dell’uomo, ma vicino al suo vero bene. La fede diventa luce che illumina il cammino oscuro della sofferenza perché ci insegna a guardare a Dio, a guardare come guarda Lui. Ci insegna a trasformare i momenti bui della nostra vita, donandoli a Lui, attraversandoli con Lui, abbandonandoci alla sua parola di salvezza. “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato, tu sei lontano dalla mia salvezza” (Sal 22,2), ma “Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se queste donne si dimenticassero, io, invece, non ti dimenticherò mai” (Is. 49,15). Dobbiamo fidarci di Dio, credere in Lui come un bimbo sta sereno tra le braccia della sua mamma, dobbiamo diventare bambini, ricordarci che siamo figli e figli amati. Questo ci rivela la fede: siamo figli di Dio per cui possiamo chiamarlo “Abbà, Padre!” con confidenza filiale, sicure di stare tra le sue mani da cui nessun evento, nessun male, nessuna sofferenza ci potrà strappare. “Nelle tue mani, Padre, consegno il mio Spirito”, dopo il grido di angoscia, di lotta, ecco l’abbandono filiale di Gesù tra le mani del Padre. Questo anche noi dobbiamo fare …..

INDUSTRIA GRAFICA

domeniCa 10 marzo 2013

curiosità SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004

Direttore responsabile Sergio Nuvoli Editore Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Segreteria e Ufficio abbonamenti Natalina Abis- Tel. 070/5511462 Segreteria telefonica attiva 24h- su 24h e-mail: segreteriailportico@libero.it Fotografie Archivio Il Portico, Roberto Pili, Elio Piras Amministrazione via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Tel.-fax 070/523844 e-mail: settimanaleilportico@libero.it (Lun. - Mar. 10.00-11.30) Pubblicità: inserzioni.ilportico@gmail.com Stampa Grafiche Ghiani - Monastir (CA) Hanno collaborato a questo numero: Antonella Pilia, Massimo Lavena, Francesco Ibba, Marco Espa, Roberto Piredda, Tore Ruggiu, Andrea Busia, Matteo Venturelli, Giuseppe Patta, Gianni Piras, Franco Camba, Giovanni Lorenzo Porrà, Michele Antonio Corona, Alessandra De Valle, Roberto Comparetti. L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a Associazione culturale Il Portico, via mons. Cogoni, 9 09121 Cagliari. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata (L. 193/03).

Abbònati a Il Portico

48 numeri a soli 30 euro 1. conto corrente postale Versamento sul CONTO CORRENTE POSTALE n. 53481776

intestato a: Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 09121Cagliari.

2. bonifico bancario Versamento sul CONTO CORRENTE BANCARIO n. 1292

intestato a: Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 09121Cagliari presso Banca Prossima Sede di Milano, IBAN IT 39 U033 5901 6001 0000 0001 292

3. L’abbonamento verrà immediatamente attivato

GRAFICHE

GHIANI

Inviando tramite fax la ricevuta di pagamento allo 070 523844 indicando chiaramente nome, cognome, indirizzo, cap, città, provincia, telefono, l’abbonamento sarà attivato più velocemente.

dal 1981 stampatori in Sardegna www.graficheghiani.it U info@graficheghiani.it U 070 9165222 (r.a.) www.graficheghiani.info

QUESTO SETTIMANALE È ISCRITTO ALLA FISC FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.