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DOMENICA 17 MARZO 2013 A N N O X N . 11

SETTIMANALE DIOCESANO

DI

€ 1.00

CAGLIARI

I cardinali riuniti nella Basilica di San Pietro.

Il Papa dell’unità SERGIO NUVOLI

no degli ultimi luoghi al mondo in cui è assicurata la totale segretezza è stato probabilmente l’unico in grado di attirare su di sé gli sguardi incuriositi di tutto il mondo. E’ questa la prima sensazione che resta del secondo Conclave del XXI secolo: attesa, trepidazione e speranza le parole più utilizzate in questi giorni così carichi di aspettative non solo da parte dei cattolici. Ed è un nuovo motivo di stupore per l’effetto della rinuncia di Benedetto XVI al Soglio pontificio. Ma da parte di tutti è grande anche il rispetto per il mistero di un rito antico che – al riparo dagli occhi del mondo – assicura alla Chiesa il successore di Pietro. La comunità cristiana torna improvvisamente al centro dell’attenzione del pianeta: 5600 i giornalisti accreditati per seguire l’evento. “Ci obblighiamo e giuriamo che chiunque di noi, per divina disposizione, sia eletto Romano Pontefice, si impegnerà a svolgere fedelmente il ‘munus Petrinum’ di Pastore della Chiesa universale e non mancherà di affermare e difendere strenuamente i diritti spirituali e temporali, nonché la libertà della Santa Sede”. Questa la formula del giuramento dei 115 cardinali elettori entrati nella Sistina. “Soprattutto – prosegue la formula - promettiamo e giuriamo di osservare con la massima fedeltà

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e con tutti, sia chierici che laici, il segreto su tutto ciò che in qualsiasi modo riguarda l’elezione del Romano Pontefice e su ciò che avviene nel luogo dell’elezione, concernente direttamente o indirettamente lo scrutinio; di non violare in alcun modo questo segreto sia durante sia dopo l’elezione del nuovo Pontefice, a meno che non ne sia stata concessa esplicita autorizzazione dallo stesso Pontefice; di non prestare mai appoggio o favore a qualsiasi interferenza, opposizione o altra qualsiasi forma di intervento con cui autorità secolari di qualunque ordine e grado, o qualunque gruppo di persone o singoli volessero ingerirsi nell’elezione del Romano Pontefice”. L’errore di tanti media è stato quello di ridurre la scelta del Papa a criteri umani, a geografie politiche che poco hanno a che fare con la verità, a “cordate” di nomi senza senso. Occorre ammettere che qualcosa va oltre: “Si tratta di un processo della Chiesa che non cerca un consenso fondato sul compromesso – ripeteva anni fa l’indimenticato cardinale di Parigi Jean-Marie Lustiger - ma sul voler trovare ciò che Dio si aspetta da noi nella designazione di qualcuno”. “C’è tutta la Chiesa che prega”, ricordava padre Livio nei giorni scorsi dai microfoni di RadioMaria. Aiuta a capire qualcosa la formula del giuramento di ciascun cardinale: “Chiamo a testimone Cristo Signore, il quale mi giudicherà, che il mio voto è

dato a colui che, secondo Dio, ritengo debba essere eletto”. Quel “secondo Dio” dice molto più di mille interpretazioni. Misericordia e unità sono state le due parole usate nell’omelia della messa Pro Eligendo Pontifice dal cardinale decano Angelo Sodano. Citando Benedetto XVI, ha aggiunto: “Talvolta si tende a circoscrivere il termine ‘carità’ alla solidarietà o al semplice aiuto umanitario. È importante, invece, ricordare che massima opera di carità è proprio l’evangelizzazione, ossia il ‘servizio della Parola’. Non v’è azione più benefica, e quindi caritatevole, verso il prossimo che spezzare il pane della Parola di Dio, renderlo partecipe della Buona Notizia del Vangelo, introdurlo nel rapporto con Dio: l’evangelizzazione è la più alta e integrale promozione della persona umana. Come scrive il Servo di Dio Papa Paolo VI nell’Enciclica Populorum progressio: è l’annuncio di Cristo il primo e principale fattore di sviluppo”. Citando la lettera agli Efesini, ha quindi aggiunto: “Tutti noi siamo chiamati a cooperare con il Successore di Pietro, fondamento visibile di tale unità ecclesiale”. Sulla carità l’insistenza più forte: “È una missione di carità che è propria della Chiesa, ed in modo particolare è propria della Chiesa di Roma, che, secondo la bella espressione di S. Ignazio d’Antiochia, è la Chiesa che “presiede alla carità”; “praesidet caritati” (cfr. Ad Romanos, praef.; Lumen gentium, n. 13)”.

SOMMARIO CHIESA

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Numeri e curiosità di un Conclave passato alla storia SCUOLA

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Dimensionamento: istituti in crisi tra fusioni e azzeramenti CAGLIARI

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Al Museo del Duomo festa della donna davvero speciale FAMIGLIE

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Don Marco Orrù presenta la Giornata diocesana delle famiglie CHIESA

Convegno a Sassari verso la prossima Settimana sociale

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IL PORTICO DEL TEMPO

iL Portico

domenica 17 marzo 2013

I numeri. La pattuglia più grande è quella dei cardinali italiani, seguono gli statunitensi, sei provengono dalla Germania.

La geografia dei grandi elettori del Pontefice, ben 67 sono stati creati da Benedetto XVI Le curiosità relative alla composizione del corpo elettorale nel Conclave. L’Europa è il continente che esprime più porporati, appena uno dall’Oceania: 49 le nazioni rappresentate MASSIMO LAVENA L CONCLAVE INIZIATO martedì 12 marzo hanno partecipato 115 cardinali elettori rispetto ai 117 aventi diritto: uno ha rinunciato per gravi motivi di salute (il cardinale Darmmatmadja, gesuita indonesiano) ed uno perché ha rassegnato le dimissioni travolto da uno scandalo di natura sessuale (il cardinale O’Brien, scozzese). Il gruppo più numeroso tra gli elettori è quello dei cardinali europei, composto da 60 porporati. 17 i cardinali nordamericani (Canada, Stati Uniti e Messico), mentre 16 sono quelli provenienti dall’America Latina (Centro Sud America). Sono 11 i porporati africani e 10 quelli asiatici mentre 1 solo è in Conclave in rappresentanza del-

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l’Oceania. A livello di singole nazionalità primeggia il drappello degli italiani (28); 11 sono statunitensi e 6 vengono dalla Germania. 5 sono i cardinali per Spagna, Brasile e India; 4 giungono dalla Francia e dalla Polonia, 3 dal Messico e dal Canada, mentre 2 porporati vengono rispettivamente da Argentina, Portogallo e Nigeria. 36 sono i cardinali in rappresentanza di altrettante nazioni: Svizzera, Irlanda, Ungheria, Repubblica Ceca, Belgio, Paesi Bassi, Austria, Bosnia-Erzegovina, Lituania, Croazia, Slovenia, Colom-

bia, Cile, Venezuela, Honduras, Repubblica Dominicana, Cuba, Perù, Bolivia, Ecuador, Ghana, Tanzania, Sudafrica, Sudan, Senegal, Kenya, Egitto, Guinea, Repubblica Democratica del Congo, Australia, Filippine, Cina, Libano, Vietnam, Indonesia e Sri Lanka. In tutto sono 49 le nazioni rappresentate. Facendo un’analisi dei rispettivi ruoli risalta un dato significativo: tra i 115 elettori la forza maggiore è espressa dai cardinali arcivescovi residenziali e/o emeriti, ben 75. Di questi 31 europei, 13 dell’Ameri-

Gli orari e gli impegni dei porporati elettori

ca Latina, 12 nordamericani, 9 rispettivamente dall’Africa e dall’Asia, e sempre solitario il cardinale Pell, arcivescovo di Sidney, rappresentante per l’Oceania. I cardinali di Curia Romana, tra prefetti di congregazioni e presidenti di Pontifici consigli, sono 40, di cui 12 emeriti. 29 europei (di cui 19 italiani); 5 nordamericani; 3 dal latinamerica; due africani ed uno asiatico. Esaminando la composizione anagrafica dei cardinali elettori si passa da Walter Kasper, tedesco che ha compiuto 80 anni il 5 marzo scorso (e che potrà entrare in Conclave in quanto non ancora ottantenne alla data dell’inizio della Vacatio Sedis) all’indiano Baselios Cleemis Thottunkal, nato il 15 giugno del 1959. Altri 4 cardinali, oltre a Thottunkal saranno in conclave avendo meno di sessant’anni: l’olandese Willelm Jacobus Ejk, i tedeschi Reinhardt Marx e Rainer Maria Woelki e il filippino Luis Antonio Gokim Tagle. 38 cardinali hanno tra i 69 e sessanta anni. Il gruppo maggioritario è quello tra 70 e 79 anni comprendente ben 71 porporati. 1 solo, il già menzionato Kasper, parteciperà al conclave avendo già 80 anni. 18 elettori fanno parte di ordini religiosi e famiglie apostoliche: il gesuita argentino Jor-

ge Mario Bergoglio; i salesiani Raffaele Farina, Tarcisio Bertone (Camerlengo di Santa Romana Chiesa e Segretario di Stato decaduto con la rinuncia di Benedetto XVI), Angelo Amato e Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga; Cláudio Hummes, Carlos Amigo Vallejo e Wilfired Fox Napier, dell’Ordine Francescano dei Frati Minori; Seán Patrick O’Malley dell’Ordine Francescano dei Frati Minori Cappuccini; Cristoph Schönborn e Dominik Duka, Frati Predicatori Domenicani; Julio Terrazas Sandoval, della Congregazione del Santissimo Redentore; Marc Ouellet, della Compagnia dei sacerdoti Sulpiziani; George Francis Eugene, Missionario Oblato di Maria Immacolata; Velasio De Paolis, Missionario Scalabriniano; Franc Rodé, della Congregazione dei Padri Lazzaristi; Francisco Javier Errázuriz Ossa dell’istituto di Schönstatt ed il libanese Bechara Boutros Raï, dell’Ordine Maronita della Beata Vergine Maria.Un altro dato interessante, per concludere questi dati statistici, è l’origine della creazione cardinalizia. Sui 115 elettori 48 sono quelli creati dal Beato Giovanni Paolo II e ben 67 sono i cardinali conclavisti che hanno ricevuto la berretta da Benedetto XVI.

La stufa delle fumate

Così sono scandite le giornate del Sacro Conclave MA. LA.

artedì 12 marzo: la mattina, per le 9, hanno preso possesso della propria stanza della residenza Domus Sanctae Marthae. Rapida ricognizione e alle 10 in punto è cominciata la solenne celebrazione eucaristica Pro Eligendo Pontefice nella Basilica Di San Pietro. Alle 15,45 trasferimento dalla Residenza Santa Marta al Palazzo Apostolico, lungo un tragitto che attraversa la strada dietro l’abside di San Pietro, all’interno dei Giardini vaticani. Alle 16,30 la processione che dalla Cappella Paolina giunge alla Cappella Sistina. Alle 16,45 è iniziato il giuramento di tutti i Cardinali Elettori, e quindi è stato proclamato l'Extra Omnes. Chiuse le porte della Cappella Sistina, dopo la meditazione del Cardinale non elettore maltese Prosper Grech ( che poi uscirà dal Conclave) si è proceduto al primo scrutinio dei voti. Intorno alle 19,15 la recita dei Vespri nella Cappella Sistina ha con-

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cluso la giornata. Alle 19,30 il ritorno a Domus Sanctae Marthae per la cena, servita alle 20. Nei successivi giorni di Conclave la giornata dei porporati elettori è iniziata con la colazione tra le 6,30 e le 7,30. Alle 7,45 il trasferimento al Palazzo Apostolico, quindi alle 8,15 la Santa Messa concelebrata da tutti i Cardinali Elettori nella Cappella Paolina. Alle ore 9,30 Lodi e Ora Terza nella Cappella Sistina con l’inizio del primo scrutinio previsto dei due della mattina. Alle 12,30 il ritorno a Santa Marta e alle 13 il pranzo. Alle 16 nuovo eventuale trasferimento alla Cappella Sistina, qualora il nulla di fatto fosse risultato nelle prime due votazioni e ci fosse stata la fumata nera e si andasse così agli gli scrutini pomeridiani, che inizieranno intorno alle 16,50. Alle 19,15 Vespri a conclusione della giornata di votazioni, prima del trasferimento alla Residenza Santa Marta, alle 19,30 per la cena che sarà servita alle 20. Se le votazioni dovessero dare un riscontro positivo all’elezione nel primo de-

gli scrutini della mattina o del pomeriggio, subito ci sarebbe la fumata bianca e lo scampanio a distesa dalla Basilica di San Pietro (alle 10,30/11 o alle 17,30/18) per annunciare che il nuovo Papa è stato eletto, in attesa del cardinale Protodiacono, Tauran, che esclamerà il grido di gioia dell’Habemus Papam. Le due fumate quotidiane sicure invece, al termine delle due votazioni, ci saranno intorno alle ore 12 e alle ore 19 circa, orario valido anche se una delle due dovesse essere bianca, o per segnalare che i cardinali resteranno ancora in Conclave.

A partire dal Conclave 2005, per meglio distinguere il colore delle fumate, è stata utilizzata un'apparecchiatura ausiliaria a fumogeni, oltre la stufa tradizionale dove vengono bruciate le schede delle votazioni. Questo apparato, installato a fianco della stufa tradizionale, è dotato di uno scomparto con sportello, nel quale, - a seconda dell'esito della votazione - vengono inserite delle cassette contenenti fumogeni di differente composizione, la cui accensione è avviata da una centralina elettronica, per la durata complessiva di alcuni minuti, durante il corso della bruciatura della schede. Per l'ottenimento di fumate nere la composizione chimica del fumogeni è costituita da: perclorato di potassio, antracene e zolfo; per la fumata bianca: clorato di potassio, lattosio e colofonia. La colofonia, detta anche "pece greca", è una resina naturale di colore giallo ottenuta dalle conifere. Anticamente per produrre il colore nero si usava il nerofumo o il catrame, e per il fumo bianco, fili di paglia. Le canne fumarie della stufa e dell'apparecchiatura elettronica confluiscono in un unico condotto che, dall'interno della Cappella Sistina, sfocia in prossimità del colmo della copertura dell'edificio. Per migliorare il tiraggio, la canna è preriscaldata mediante resistenze elettriche ed è dotata di un ventilatore di riserva.


IL PORTICO DEGLI EVENTI

domenica 17 marzo 2013

La vigilia. Il clima in piazza San Pietro la sera prima dell’inizio di uno storico Conclave.

L’attesa e la fede semplice di tanti con tutta la Chiesa unita in preghiera Ecco come si presentava il centro della cristianità poche ore prima dello storico annuncio, tra turisti, fedeli e selve di giornalisti e fotografi in attesa dell’evento ANTONELLA PILIA NA LUNGA SCIA DI FEDELI avvolge quasi interamente il colonnato del Bernini sotto gli occhi attenti dei gendarmi vaticani. Si presentava così piazza San Pietro lunedì 11 marzo, nel pomeriggio assolato della vigilia del Conclave che eleggerà il 266esimo pontefice della storia della Chiesa. Sono le 15 e la fila per entrare nella basilica interminabile - è popolata quasi interamente da stranieri che attendono pazientemente il loro turno. La Roma che li accoglie, nei pressi del Vaticano, è blindatissima: schierati ovunque agenti appartenenti a tutte le forze dell’ordine, dai carabinieri ai forestali. La preghiera incessante accompagna l’attesa e, tra le numerose iniziative, spicca l’adorazione eucaristica perpetua dei giovani del Centro internazionale San Lorenzo, a pochi passi da San Pietro. “È iniziata questa mattina e andrà

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avanti fino all’elezione del nuovo pontefice”, spiega Aneta, slovacca, giovane studentessa in Bioetica al Pontificio Ateneo Regina Apostolorum. Giuseppina e Mario, pensionati romani, in questo periodo invece si recano tutti i giorni in piazza San Pietro per recitare il rosario quotidiano ai piedi della scalinata e “pregare lo Spirito Santo affinché scenda con potenza sui cardinali che si riuniranno nella Cappella Sistina”. Da Serregno, intanto, è arrivato anche il brianzolo Ferruccio Ballabio: 82 anni, fa il pellegrino in giro per il mondo e sul soglio di Pietro ci vorrebbe Scola, Ravasi o Tettamanzi, suoi amici e conterranei. Per l’occasione ha anche preparato tre magliette con la fotografia e la scritta “Habemus Papam” per ciascuno

dei tre papabili. Le indossa una sopra l’altra reggendo un bastone in legno di noce con due crocifissi e spiegando di aver “prenotato in albergo fino al 27 marzo perché non voglio perdermi la prima Messa del nuovo Papa”. Il signor Ferruccio è uno dei più fotografati in piazza San Pietro insieme a Saverio, che brandisce un drappo bianco in cui si legge “Francesco I Papa”. “Ci sono stati tanti Giovanni, Benedetto e Leone, ad esempio, ma mai Francesco - spiega Saverio, originario di Pesaro -. Sarebbe bello che il nuovo pontefice si ispirasse al modello di San Francesco e la scelta del nome sarebbe un segnale di ritorno alle origini del messaggio cristiano e alla povertà”. Secondo Elio, pensionato romano, il Papa con queste carat-

teristiche potrebbe essere proprio il cappuccino americano O’Malley, l’arcivescovo di Boston da lui caldeggiato. Le attese, si capisce, sono tante e palpabili nelle parole dei fedeli, che esprimono il desiderio comune di avere un pastore forte e giovane, coinvolgente e vigoroso. Franca, 70 anni, spera che sia “forte come Giovanni Paolo II, buono come Giovanni XXIII e saggio come Benedetto XVI”. Mario invece si aspetta che sia latino-americano “perché è il continente con il maggior numero di cattolici”, mentre alla moglie non dispiacerebbe il cardinale filippino, Tagle. Scende la sera sulla piazza, si accendono le luci dei riflettori e il popolo di cronisti e reporter accreditati presso la Santa Sede - oltre 5mila - si dispongono uno accanto all’altro all’ingresso di via della Conciliazione per aggiornare le televisioni di tutto il mondo. Tra chi fa stand-up e chi intervista sacerdoti e monsignori, c’è anche chi voleva fare riprese e interviste all’interno della piazza ma viene bloccato dagli agenti perché è proibito. Chiede spiegazioni sull’incomprensibile divieto, ma poi è costretto a intercettare le persone oltre la ringhiera che delimita lo Stato Vaticano dal suolo italiano. L’ultimo sguardo prima di andare via intercetta il comignolo su cui, a partire dal giorno dopo, sono stati puntati gli occhi di tutti.

Così è stata garantita la segretezza del voto Le tecniche più raffinate per essere isolati dal mondo I. P.

l Conclave chiamato ad eleggere il successore di Benedetto XVI è il primo a svolgersi in piena epoca tecnologica: la tecnologia delle comunicazioni, già nel 2005, la faceva da padrona, ma il livello di connessione non era paragonabile al momento attuale. Numerosi, infatti, i porporati presenti nella moderna agorà: alcuni sono attivamente presenti sui social, qualcuno (come il cardinale O’ Malley) ha un suo blog (http://www.cardinalseansblog.org/). Il problema nuovo è stato dunque garantire la riservatezza totale della scelta: prima dei giorni decisivi sono state più volte richiamate le norme penali che tutelano la sicurezza e la segretezza del Conclave e che prevedono in molti casi la scomunica 'latae sententiae', allo scopo di “evitare ingerenze esterne. Un tempo di potenze straniere, oggi di mass-media o gruppi che vogliano far pressione”. Isolati al mondo: per ottenere

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il risultato non è dunque più sufficiente chiuderli a chiave. Garantire il riserbo assoluto ad uno degli ultimi eventi di cui non filtra nulla se non dai diretti protagonisti è però possibile: ne è convinto Maurizio Aiello, dell'Istituto di elettronica e di ingegneria dell'informazione e delle telecomunicazioni (Ieiit) del Consiglio nazionale delle ricerche di Genova, che ha spiegato: “In primo luogo, alla sempre maggior diffusione di internet e dei telefoni mobili in grado di connettersi ovunque e alla possibilità di impiegare microspie tecnologicamente avanzate, si contrappongono strumenti di protezione 'passivi' come le 'gabbie di Faraday', vere e proprie casseforti impenetrabili alle onde elettromagnetiche utilizzate, ad esempio, per eseguire le analisi scientifiche dei dispositivi cellulari da parte delle forze di Polizia”.Secondo il ricercatore “si potrebbero utilizzare tessuti particolari, contenenti trame di rame e tungsteno che in una certa percentuale

Il cardinale Patrick Sean O’Malley.

sono in grado di inibire le comunicazioni radio, inseribili in tendaggi, elementi decorativi o pannelli di cartongesso. Alle finestre possono essere applicate pellicole schermanti adesive e trasparenti o addirittura infissi dotati di camere d'isolamento elettromagnetico a gel”. In questi casi, il punto è stato anche impedire ai porporati di comunicare con l’esterno, anche in perfetta buona fede. In questi casi gli esperti spiegano che si può ricorrere ai “jammer”, apparati disturbatori che emettono onde elettromagnetiche alle stesse frequenze dei dispositivi trasmittenti. "Il 'rumore' impedisce tutte le comunicazioni radio da e verso un certo punto – ha spiegato Aiello – E’ plausibile che siano stati applicati entrambi i metodi al fine di ottenere

un black-out totale: una schermatura passiva e dispositivi attivi in grado di disturbare eventuali trasmissioni residue". Nei giorni immediatamente precedenti il Conclave, in Cappella Sistina è stata operata una “bonifica ambientale”, sul modello di quanto fa in modo ordinario la polizia (non solo nei film). Anche in questo caso esistono – oltre alla vista e al tatto – sistemi più sofisticati: “I rilevatori di giunzioni non lineari, che sfruttano il principio della risposta a segnali predefiniti: una giunzione semiconduttrice componente del transistor risponde con una serie di armoniche a un segnale e il dispositivo individua la risposta rilevando dispositivi elettronici di qualsiasi natura, accesi o spenti, funzionanti o rotti”.

iL Portico

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blocnotes DINO BOFFO

“Settimana storica, c’è soltanto un Papa” “C’era un tempo, nelle redazioni, in cui si diceva che nulla è più pesante della morte di un Papa. Naturalmente, manco a dirlo, era un pesante ‘autoreferenziale’, relativo al lavoro che una simile circostanza impone ai cronisti. E ci mancherebbe altro, esistiamo per raccontare le novità… Nel caso nostro invece, il Papa - grazie a Dio - è vivo e fino alle ore 20 del 28 febbraio ha pienamente regnato”. Così Dino Boffo, direttore di Tv2000, nell’ultima newsletter dell’emittente televisiva. Benedetto XVI, spiega, “ha scelto di ritirarsi dalla gestione del potere ecclesiastico, un potere che obiettivamente può togliere il fiato se è vero quello che dice il Codice di diritto canonico, ossia che il Successore di Pietro ‘ha potestà ordinaria suprema, piena, immediata e universale sulla Chiesa, potestà che può sempre esercitare liberamente’ (can. 333)”. Certo, aggiunge Boffo, “rompere una consuetudine secolare deve essere stata una cosa costosa, ed egli non ha mancato di ammetterlo, così come non gli è sfuggito che in alcun modo il pontificato romano prevede l’abdicazione. Papa si resta per sempre. Gesù non sceglie ad tempus. Se la rinuncia è prevista nel codice è per l’estremo realismo che da sempre connota la Chiesa cattolica: anche Pietro invecchia e potrebbe in alcuni casi non farcela più, in quel caso liberamente rinuncia all’esercizio della responsabilità, per lasciare a braccia e mente più giovani il governo della Chiesa”. “Non abbiamo due Papi, ma uno solo - sottolinea il direttore di Tv2000 -, il primo se ne sta raccolto e nascosto, pregando per la Chiesa e il suo Successore. Che tutto questo abbia dato vita ad un unicum, ad un caso senza precedenti, non vi è dubbio. E questo spiega l’interesse con cui l’intera vicenda è stata seguita, con una curiosità ed una consapevolezza nuove, spiega l’interesse che ha suscitato tra i credenti ma in particolare anche tra i non credenti, che all’improvviso si trovano dinanzi ad un gesto che non avrebbero saputo accreditare alla Chiesa cattolica”. “Colpisce che anche chi lascia intendere di avere nel sottofondo delle cose non capite vuole però dire il proprio affetto e la propria ammirazione per il Papa colto, delicato, gentile, timido, razionale eppure affettivo che è stato Benedetto XVI”. “Questa settimana è quella giusta - conclude Boffo - gustiamola come merita una vera pagina di storia”.

Dino Boffo e il cardinale Scola.


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IL PORTICO DEL TEMPIO

iL Portico

Il Papa. Un discorso profetico di Benedetto XVI indica la strada al successore.

“La santa inquietudine di Cristo deve animare il Pastore della Chiesa” ROBERTO PIREDDA

na delle eredità più preziose che ci rimane del pontificato di Benedetto XVI è data senza dubbio dal suo Magistero di altissimo spessore teologico e spirituale. È utile allora in questi giorni che ci preparano all’elezione del suo successore riprendere alcuni temi essenziali dei suoi insegnamenti, tra questi dobbiamo considerare in primo luogo uno dei cardini del suo pontificato: l’impegno per un rinnovato annuncio dell’essenziale della fede cristiana. Nell’omelia della S. Messa per l’inizio del Ministero Petrino (24 Aprile 2005) Benedetto XVI approfondì il compito del pastore e l’urgenza del suo servizio nel mondo contemporaneo: «la santa inquietudine di Cristo deve animare il pastore: per lui non è indifferente che tante persone vivano nel deserto. E vi sono tante forme di deserto. Vi è il deserto della povertà, il deserto della fame e della sete, vi è il deserto dell’abbandono, della solitudine, dell’amore distrutto. Vi è il deserto dell’oscurità di Dio, dello svuotamento delle anime senza più coscienza della dignità e del cammino dell’uomo. I deserti esteriori si moltiplicano nel mondo, perché i deserti interiori sono diventati così ampi. La Chiesa nel suo insieme, ed i Pastori in essa, come Cristo devono mettersi in cammino, per condur-

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re gli uomini fuori dal deserto, verso il luogo della vita, verso l’amicizia con il Figlio di Dio, verso Colui che ci dona la vita, la vita in pienezza». Nella stessa occasione Benedetto XVI fece comprendere l’importanza del portare al mondo il messaggio della fede cristiana: «noi esistiamo per mostrare Dio agli uomini. E solo laddove si vede Dio, comincia veramente la vita. Solo quando incontriamo in Cristo il Dio vivente, noi conosciamo che cosa è la vita. Il compito del pastore, del pescatore di uomini può spesso apparire faticoso. Ma è bello e grande, perché in definitiva è

un servizio alla gioia, alla gioia di Dio che vuol fare il suo ingresso nel mondo». Nella sua prima enciclica Joseph Ratzinger mise in chiaro che l’essenziale del cristianesimo non è riconducibile ad un mero “sistema di pensiero” e tantomeno ad una visione etica o ad uno “stile di vita”, ma fa riferimento all’incontro con una Persona: «all'inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva» (Deus caritas est, n. 1).

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La scelta di Benedetto XVI di celebrare uno speciale Anno della fede va ancora vista dentro questa prospettiva di impegno prioritario per la nuova evangelizzazione: «l’Anno della fede è un invito ad un’autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del mondo. Anche oggi è necessario un più convinto impegno ecclesiale a favore di una nuova evangelizzazione per riscoprire la gioia nel credere e ritrovare l’entusiasmo nel comunicare la fede. La fede, infatti, cresce quando è vissuta come esperienza di un amore ricevuto e quando viene comunicata come esperienza di grazia e di gioia» (Porta fidei, nn. 6-7). L’impegno attuale per la nuova evangelizzazione è stato sempre messo da Benedetto XVI in relazione all’attuazione dello spirito genuino del Concilio Vaticano II: «ritengo che la cosa più importante sia ravvivare in tutta la Chiesa quella positiva tensione, quell’anelito a riannunciare Cristo all’uomo contemporaneo. Ma affinché questa spinta interiore alla nuova evangelizzazione non rimanga soltanto ideale e non pecchi di confusione, occorre che essa si appoggi ad una base concreta e precisa, e questa base sono i documenti del Concilio Vaticano II, nei quali essa ha trovato espressione» (Omelia di Benedetto XVI nella S. Messa per l’apertura dell’Anno della Fede, 11 Ottobre 2012).

domenica 17 marzo 2013

pietre IN MADAGASCAR

Uccisa una suora ultraottantenne L'omicidio di una religiosa francese ha suscitato viva emozione a Mandritsara nel nord-est del Madagascar, dove Suor Marie Emmanuel Helesbeux è stata uccisa. La religiosa è stata prima colpita a bastonate e poi strangolata. Tre persone sono state arrestate ed hanno confessato il delitto. Sembra che dovessero ripagare una somma alla vittima. Suor Marie Emmanuel Helesbeux delle Sœurs de la Providence de Ruillé sur Loir aveva 82 anni, dei quali 42 trascorsi in missione in Madagascar sempre a Mandritsara. Appena appresa della morte di Suor Marie Emmanuel la popolazione è scesa in strada volendo farsi giustizia. La religiosa infatti era molto amata e stimata a Mandritsara per le sue opere di carità. Le autorità hanno fatto appello alla calma ma purtroppo c'è stata una vittima nella manifestazione.

LIBIA

Ancora violenze sui cristiani Un sacerdote cattolico ha subito un'aggressione a Tripoli da parte di uomini di una milizia armata. La situazione non è buona per i cristiani sia a Tripoli sia a Bengasi” riferiscono fonti locali. A Bengasi la scorsa settimana un gruppo di uomini armati ha attaccato una chiesa a Bengasi aggredendo due preti della comunità copta egiziana. Tra 50 e 100 copti sono stati arrestati nel capoluogo della Cirenaica con l'accusa di proselitismo. Grazie all'intervento del Ministro degli Esteri egiziano e dell'ambasciata egiziana di Tripoli, il gruppo di copti è stato espulso in Egitto e le accuse di proselitismo sono state ritirate. Quattro persone di diverse nazionalità membri di una comunità protestante sono state arrestate con accuse di proselitismo.

FILIPPINE

Attivista cattolico ucciso a colpi di pistola Era un laico cattolico e apparteneva alla Famiglia religiosa della Società di San Vincenzo De' Paoli l'attivista di 26 anni ucciso con otto colpi di pistola sull'isola di Boracaya. L'uomo difendeva i diritti e le prerogative degli indigeni del gruppo Ati, che si oppongono allo sfruttamento del territorio da parte delle compagnie edilizie. La Famiglia Vincenziana nelle Filippine (che include congregazioni maschili, femminili e ordini laicali), condannando la brutale uccisione di uno dei propri membri laici, chiede una ferma azione della polizia e del governo.


IL PORTICO DEI GIOVANI

domenica 17 marzo 2013

iL Portico

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Cronache dalla scuola. I responsabili degli istituti hanno mutato non solo denominazione, ma pure compiti.

Così la scuola dell’autonomia ha svuotato la figura e l’autorità del preside di una volta L’aura sacrale intorno all’importanza del vertice è pian piano scomparsa: oggi amministrano i magri bilanci degli istituti e seguono tre o più plessi, tra scartoffie e burocrazia GABRIELE COLOMBINI DESSO SE NON LA PIANTI ti mando dal Preside!" La frase nella maggior parte dei casi atterriva coloro ai quali la minaccia era giunta. Come un'antica maledizione risalita dalle profondità dell'inconscio inchiodava alle proprie responsabilità e faceva emergere le ancestrali paure che qualsiasi bambino o adolescente aveva dell'autorità. Il Preside! In alcuni casi, come un Grande Re babilonese si sapeva che c'era, ma nessuno lo aveva mai visto! In altri compariva di tanto in tanto, austero nel suo completo grigio di giacca, panciotto e cravatta, fermo e con sguardo severo in cima alla scala, controllando l'ordinato ingresso degli alunni e, di tanto in tanto, piombando in classe per dare qualche comunicazione relativa alla disciplina da tenersi all'interno dell'edificio scolastico. In queste ultime occasioni in particolare, aveva appena dischiuso la porta e – forse – la gri-

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Ancora difficoltà per la scuola dell’Autonomia.

saglia s'intravedeva dallo spiffero testé aperto, che il primo ad intuirne la presenza, con uno scatto da mangusta saltava in piedi, seguito come i piccioni che, in una piazza, si levano all'unisono in volo allo scoppio di un mortaretto, da tutti gli altri alunni. Se poi, in una tragica eventualità, alla nota (o rapporto che dir si voglia) seguiva anche l'invito al bidello affinché accompagnasse il fedifrago dal Preside, spesso si avevano pianti dirotti, implorazioni, promesse che legavano per tutto l'anno, per tutta la vita o per l'eternità ad una condotta irreprensibile e priva di

qualsiasi biasimo. Ma se il professore rimaneva fermo nel suo sciagurato intento e l'alunno veniva accompagnato in quella sorta di "miglio verde" che separava l'aula dalla temuta Presidenza, percorrendo il quale si aprivano nella sua mente tetre fantasie di bibliche punizioni e convocazioni di genitori con conseguente pubblica umiliazione, era quell'ufficio che diventava evocatore di terrificanti paure: di solito aveva un arredamento diverso da quello degli altri ambienti scolastici, mobili in legno e non in formica, austeri, scuri, una grossa libreria, talvolta una pianta ad in-

gentilire la serietà del tutto, ma quello che colpiva di più ed attirava l'attenzione dell'inebetita vittima sacrificale era la foto del Presidente della Repubblica dietro alla poltrona del Preside e, accanto, la bandiera italiana col suo puntale dorato in cima all'asta. A quel punto il colpevole era pronto a confessare qualsiasi nefandezza, perché di fronte a tanta autorità si sentiva ormai un traditore della Patria! E non sto parlando della scuola post-unitaria di De Amicis, né della scuola del libro e del moschetto: sto semplicemente ricordando la mia scuola media, statale, dei primi anni Ottanta. Oggi il Preside beato chi lo vede! Non perché chiuso nella sua torre d'avorio intento a lucidare il puntale dorato dell'asta della bandiera, ma perché ormai quella che era l'autorità vera e propria, di colui (o colei) che incarnava nel suo significato la realtà di una scuola, ovvero di ufficio periferico dello Stato, oggi non si chiama neanche più come allora, oggi è il DS. Direttore Sportivo? No, Dirigente Scolastico. La sua attività è ormai in rapporto alla didattica allo stesso modo in cui la catena di montaggio lo è con l'amministratore delegato. La Presidenza è un ufficio quasi sempre vuoto, non causa assenteismo, ma perché il DS deve dividersi tra due, tre, quattro o più plessi, distanti tra loro anche decine di chilometri. La sua principale occupazione è

quella di amministrare i magri bilanci del fondo d'istituto e annaspare tra le scartoffie che la burocrazia gli impone, presenziando di tanto in tanto ai collegi dei docenti – unica occasione per incontrarlo – e delegando la presidenza dei consigli di classe ai coordinatori, figure che nell'ordinamento scolastico non sono neanche contemplate e che devono essere retribuite a parte con fondi la cui esistenza è assimilabile a quella del mostro di Loch Ness. Il tutto contribuisce a svuotare di autorità la scuola e a ridurla a una semplice azienda da gestire, in cui le attività educative e didattiche divengono ancillari di quella economica. In una realtà quotidiana in cui qualsiasi autorità viene ridicolizzata e svilita (docente, politica, religiosa o giudiziaria che sia), anche la scuola diviene sempre più "orizzontale", in un esclusivo rapporto alunni-docenti che, nella sua linearità e appiattimento, non sempre riesce a far comprendere agli studenti e alle stesse famiglie la necessità di un rapporto gerarchico che non deve minimamente essere inteso come repressione o intimidazione, ma che deve far comprendere agli adolescenti il giusto rapporto tra le generazioni e la posizione assunta nella società grazie al tanto decantato merito. E poi, è oggettivo: "Adesso se non la pianti ti mando dal Responsabile di Plesso" non ha lo stesso effetto.

secondaria di via Falzarego). L’istituto Comprensivo Santa Caterina, lo storico istituto con sede in via Canelles presenta la scuola dell’Infanzia e la Primaria Santa Caterina del Riva e di via Canelles, a cui si aggiunge la Primaria Satta/Buon Pastore di Via San Benedetto più la Secondaria Manno/Cima Conservatorio di via Del Collegio e la Secondaria Spano/De Amicis via Piceno. Cominciate a chiedervi che tipo di supermanager ci vorrà per gestire scuole divenute più simili a

reti bancarie. Ma l’elenco non finisce qui. La Secondaria di primo grado Ugo Foscolo diventa: Secondaria Manno-Cima Conservatorio a cui viene aggiunta la Secondaria Pirri 2 Dante Alighieri via S.Isidoro e la Secondaria Foscolo viale Marconi-via Salvator Rosavia Talete. La direzione Didattica di via Castiglione: Infanzia XXVII Circolo p.zza Pitagora, via Castiglione, via Salvator Rosa, via Bandello, Primaria a cui viene sommata la Primaria XXVII Circolo via Flavio Gioia, via Castiglione, via Macchiavelli e la Primaria Santa Caterina p.zza Giovanni XXIII (Sant’Alenixedda). L’istituto Comprensivo di Via Stoccolma sarà così configurato: Infanzia via Dublino, via Parigi più Primaria di via Stoccolma e Secondaria via Regina Elena. Ma dalla rivoluzione, come detto, non si salvano neppure gli altri istituti,neppure le superiori (anche nei paesi della provincia). Nel frattempo, il direttore regionale Enrico Tocco è andato in pensione spiazzando un po’ tutti, e le cose alla Direzione regionale - sono gestite dal suo vice, Francesco Feliziani, in regime di interim fino alla nomina da parte del Ministero del nuovo responsabile della scuola in Sardegna.

Il dimensionamento, nuova grana in arrivo Accorpamenti e fusioni operate in silenzio: è il caos S. N.

è solo la punta di un iceberg dalle dimensioni preoccupanti. Nelle scorse settimane, infatti, ha mosso i primi passi una silenziosa rivoluzione destinata a creare problemi alle famiglie sarde con figli in età scolare. La parola d’ordine è “dimensionamento”: si tratta della nuova mappa degli istituti scolastici, destinata a far discutere, e parecchio. I primi ad accorgersene sono stati i genitori dei piccoli della storica scuola di via Sant’Alenixedda, che hanno appreso che il “plesso” (così si chiama ciascun pezzo di scuola) è stato “donato” alla scuola elementare di via Castiglione, e tolto alla direzione didattica Santa Caterina. Nessun problema, intendiamoci: in linea astratta (ma solo astratta) il servizio è garantito a prescindere dalla direzione

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ANT ’ALENIXEDDA

didattica cui è attribuito il singolo plesso. Ciò che però può cambiare è il corpo insegnante della singola scuola. E, con esso, il livello della qualità dell’istituto, uno dei fattori più considerati nel momento in cui una famiglia compie la delicata scelta della scuola dove iscrivere il proprio figlio. Sia detto per inciso: proprio mentre, da un lato, il ministero obbligava i genitori ad iscrivere i bambini e i ragazzi via web, nelle stesse settimane veniva riscritta la mappa delle autonomie scolastiche: accorpamenti, cancellazioni, riduzioni e azzeramenti. Avete scelto una scuola perchè insegnano dei docenti bravi, preparati? Bene, dopo il “dimensionamento” non è detto che sia più così. Anche per i dirigenti scolastici vale lo stesso discorso: in vista di un rimescolamento da far impallidire una besciamella.

Nuovi guai in vista per la scuola sarda.

Come detto, infatti, il caso di Sant’Alenixedda è soltanto uno, e nemmeno il più clamoroso: coinvolte scuole di ogni ordine e grado. Vediamo alcuni degli altri, giusto per capire, tenendo presente che le responsabilità sono ben distribuite su un reticolo di enti locali. Nella lista del toto-scuola - già operativa - fa la sua comparsa il mega Istituto Comprensivo Satta/Spano/De amicis (comprendente la scuola per l’Infanzia e la Primaria Satta di via Angioy, a cui vengono aggiunte la primaria e la


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IL PORTICO DEI GIOVANI

iL Portico

DOMENICA 17 marzo 2013

Giovani e politica. il 22 marzo comincia la Scuola di partecipazione organizzata dal movimento Politico per l’Unità.

“E’ necessario ricominciare dalla città, da rapporti autentici e capaci di verità” L’iniziativa del Movimento dei Focolari è rivolta ai ragazzi di età tra i 18 e i 30 anni, “che non siano più disponibili a fornire deleghe in bianco”, dicono gli organizzatori R. C. RENDERANNO INVIA il 22 marzo nella sede dei Confcooperative a Cagliari le lezioni della Scuola di partecipazione, organizzate dal Movimento Politico per l’Unità (Mppu). Giunta al secondo biennio la scuola è principalmente destinata a giovani dai 18 ai 30 anni “che – come ha detto la responsabile regionale Cinzia Guaita, durante la presentazione nei giorni scorsi - vogliono vivere il presente in modo attivo e responsabile, giovani che non vogliono dare deleghe in bianco ai loro rappresentanti ma vogliono partecipare alle scelte con maggiore consapevolezza”. Le scuole di partecipazione politica del Mppu sono radicate nel locale, ma con lo sguardo aperto sul mondo. Gli allievi hanno occasione di incontrarsi virtualmente e di persona con gli studenti delle 25 scuole italiane e di avere scambi anche con

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analoghe esperienze diffuse in Brasile, Argentina, Corea”. “Città, luogo del dialogo” è stato il tema scelto per il convegno, con il quale è stato inaugurato, nella sala convegni dell’ospedale “Brotzu” di Cagliari, il nuovo ciclo del biennio della Scuola, alla presenza tra gli altri del sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, della presidente della Provincia, Angela Quaquero e dell’Arcivescovo monsignor Arrigo Miglio. Nel corso del suo intervento l’Arcivescovo ha richiamato alcuni temi importanti dell’azione politica. “ La prima parola che lascio qui è amore intesa come “agape” – ha detto. L’accezione che spesso viene data alla parola amore ha una valenza individualistica: in realtà come creden-

ti dobbiamo ricordarci l’aspetto comunitario di questo termine. Accanto all’amore c’è poi quello di bene comune, un tema che anche il professor Zamagni, voi lo conoscete bene, ha più volte evidenziato”. Monsignor Miglio ha poi ricordato come il tema del bene comune è stato protagonista delle ultime Settimane Sociali dei Cattolici ed anche a settembre, nell’appuntamento di Torino, il tema sarà al centro dei lavori, con particolare attenzione alla famiglia. Nel corso del convegno alcuni giovani hanno presentato la loro testimonianza. Gianluca Argiolas, giovane di Sestu ha frequentato il precedente biennio. “Ho partecipato con entusiasmo a questa esperienza per-

ché ho visto come le diversità non sono un ostacolo ma bensì una arricchimento per ciascuno, così come il rispetto per questa differenza è un elemento importante per chi frequenta la Scuola. Dopo i due anni di lezioni ho iniziato ad operare nel mio paese, dando vita alla consulta giovanile che si è messa in moto, e sta portando avanti diversi progetti con e per i giovani”. Tra i partecipanti della passata edizione anche una ventenne, Simona. “Oggi viviamo un periodo di crisi ma solo con l’impegno di ciascuno a migliorare le cose sarà possibile uscirne. Ecco perché è importante allora partecipare ad una Scuola come questa, che aiuta a capire molto sull’impegno nella cosa pubblica. Partecipare per essere cittadina attiva ed avere un futuro migliore sono motivi validi per frequentarla”. Alice Caredda, consulente finanziaria, racconta dei motivi che l’hanno spinta a partecipare. “Sono essenzialmente due: la voglia di capire e la voglia di cambiare. Fare politica non significa solo sedere in parlamento ma vuol dire io mi interesso. Quindi è necessario capire per trovare il vero senso del bene comune”. Al centro della serata la lezione della professoressa Adriana Cosseddu, docente di Diritto Penale Commerciale all’università di Sassari, che ha evidenziato la relazione sociale come modalità di approccio nei rap-

porti interpersonali. Secondo la docente, accanto alla responsabilità individuale e collettiva, la relazione sociale è la modalità per il confronto con l’altro e dunque anche nell’agire di chi riveste incarico pubblico. “E’ necessario ricominciare dalla città - ha detto tra l’altro la professoressa – da rapporti autentici, quelli reali, i soli in grado di veicolare partecipazione vera”. Il Mppu ha radice nel movimento dei Focolari, fondato da Chiara Lubich, definita, “Donna del dialogo”. Riconosciuta tra le figure di riferimento del XX secolo, Chiara ha aperto vie di dialogo inesplorate per la convivenza tra persone e popoli di cultura e religioni diverse, per la promozione della pace e della fraternità universale con progetti quali l’Economia di Comunione. Il testamento di Gesù “Che tutti siano uno” (Gv17,21) è il punto prospettico da cui la Lubich ha colto e interpretato le attese e le sfide della Chiesa e dell’umanità. Cagliari, come aveva già fatto in Sardegna Iglesias, e molte città nel mondo, le ha dedicato una via.


IL PORTICO DI CAGLIARI

DOMENICA 17 marzo 2013

Festa della donna. Singolare iniziativa realizzata negli spazi del Museo del Duomo.

“In cammino verso l’equivalenza di importanza nella Chiesa viva” La strada indicata da mons. Miglio per una vera complementarietà di ruoli per la comunità cristiana: “Non una omologazione, ma il percorso realistico della reciprocità effettiva” SERGIO NUVOLI CCOSTARE LE FIGURE di Mercede Mundula e madre Anna Figus è estremamente utile, perchè ci aiuta ad avere uno sguardo più completo della società umana, in ui quello religioso non è l’unico aspetto”. Lo ha detto mons. Miglio, aprendo venerdì scorso i lavori di uno speciale convegno organizzato negli spazi del Museo diocesano diretto da Maria Lucia Baire, e dedicato alle due figure femminili, in occasione della festa della donna: un modo per conoscere un importante pezzo di storia della nostra città. L’arcivescovo ha proseguito una riflessione inedita sul ruolo della donna nella Chiesa: “Grandi passi sono stati fatti - ha spiegato ripercorrendo gli ultimi anni - anche nelle facoltà teologiche, dove fino agli anni ‘70 le donne erano davvero poche. C’è molta strada da fare, bisogna crescere insieme

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1935 MADRE ANNA Figus aprì una casa di “rigenerazione morale per donne incappate nella prostituzione”. Così Alessandra De Valle ha cominciato, dal canto suo, la descrizione della religiosa che marchiò a fuoco i primi decenni del secolo scorso operando a Cagliari e non solo. Sua la seconda relazione durante il recente convegno al Museo diocesano, nel corso della quale ha ricostruito con dovizia di particolari un periodo storico particolarmente travagliato, in cui “lo Stato era pesantemente compromesso con lo sfruttamento della prostituzione”. Un mondo dunque molto difficile, “affrontato da madre Anna con una semplicità pazzesca”, per dirla con le parole di Alessandra De Valle. La semplicità, e quella sa-

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brevi IL 16 MARZO A ORISTANO

Cristiani e crisi, un contributo di idee La Delegazione regionale del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale (MEIC) promuove a Oristano (Hotel Mistral 2), dalle 9,30 alle 14,00 di sabato 16 marzo 2013, il Convegno “I cristiani davanti alla crisi. Un contributo di idee per la Sardegna del futuro”. Relatore sarà Luigi Alici, ordinario di Filosofia Morale all’Università di Macerata, già Presidente Nazionale dell’Azione Cattolica. Previsti gli interventi di Davide Carta, consigliere comunale di Cagliari, Salvatora Cottone, presidente dell’AIMC di Nuoro, Oriana Putzolu, componente della segreteria regionale della CISL.

La Corte costituzionale con i disabili sardi Un momento dell’incontro al Museo diocesano.

verso l’equivalenza di importanza nel cammino della Chiesa”. Per mons. Miglio, si tratta di “un cammino non facile, certamente ci sono residui di maschilismo come in altri ambienti. Non è la strada dell’omologazione - ha chiarito - ma della differenza, della reciprocità e della complementarietà”. Sottolineare le differenze “non significa dire che gli uni sono più importanti delle altre - ha specificato ancora l’arcivescovo - Non solo pari dignità, ma equivalenza di peso: si tratta di un cammino da fare sorretti dalla purezza del

linguaggio biblico. Il monachesimo offre autentiche maestre di mistica e spiritualità. Ci sono state stagioni veramente luminose: iniziative come questa possono essere di stimolo per la Chiesa e per tutta la società”. A Francesca Porcella quindi il compito di ricostruire il percorso di vita e dell’opera di Mercede Mundula: “Ebbe frequenti colloqui con Grazia Deledda - ha spiegato la studiosa - con cui parlò dei ‘fatti veri della vita’, come amava ripetere la scrittrice nuorese, l’unico donna premio Nobel della Letteratura”.

L’opera grande e rivoluzionaria di madre Anna Figus EL

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SENTENZA STORICA

“Rese presente a tutti il vero amore di Dio” S. N.

IL PORTICO

na pazzia, proprie dei santi. Tutto cominciò da una visita fatta dalla fondatrice delle suore della Redenzione - allora 35enne - nell’Ospedale San Giovanni di Dio: le dissero che, oltre una certa porta, c’erano donne di cui non si poteva nemmeno pronunciare il nome (era il reparto in cui venivano ricoverate le prostitute malate di sifilide). Erano gli anni delle case chiuse, della legge Merlin, dell’esplosione della sifilide a tutti i livelli sociali. Proprio la senatrice che diede il nome alla legge tristemente nota, visitando anni dopo una casa dell’opera di Madre Anna, le chiese quale fosse il principio educativo applicato. La religiosa, con un sorriso spiazzante, rispose: “La bellezza. Parlo loro della bellezza”. Quando l’allora arcivescovo mons. Piovella lanciò la missione cittadina (nel 1935), Madre Anna non ebbe dubbi, e non esitò a

Madre Anna Figus.

chiedere all’arcivescovo di essere mandata tra quelle donne di cui non si osava nemmeno pronunciare il nome: “Doveva restarvi dieci minuti - ha raccontato Alessandra De Valle - ci rimase tre sere. Non pensava ad un’opera sociale, il suo scopo ultimo era l’evangelizzazione”. “Furono le donne a chiederle di restare con loro, lei riconobbe nella loro la voce di Dio che la chiamava”. In quattro mesi allestì una casa, in modo che si sentissero

E giù a ripercorrere le pagine di un’esperienza intensa, biografica e letteraria: Mercede Mundula amava raccontare figure femminili della vita civile e sociale: “da Teresa d’Avila e Enrichetta Blondel, fino alle muse ispiratrici di tanti artisti”. “Il suo anelito spirituale e religioso è poco conosciuto - ha annotato Francesca Porcella, scorrendo anche alcuni rari fotogrammi dell’album di famiglia della poetessa - Il suo era un sentire religioso pacato e meditativo, fondato su un’intensa esperienza personale di Cristo”.

accolte, “in mezzo a persecuzioni feroci da parte dei benpensanti e di parte del clero. Fu un vero scandalo in città. Madre Anna fu rivoluzionaria senza volerlo, realizzò un’opera sociale unica al mondo”. Lo Stato - con tante iniziative, non solo legislative - voleva salvare il benessere sociale, “lei invece aveva in mente persone concrete, figlie reali amate da Dio”, a cui scrisse anche numerose lettere. Con la sua vita e la sua opera, Madre Anna Figus ha mostrato a tutti - in particolare ai cagliaritani, che non devono e non possono dimenticarla - che “il rispetto è per la persona, non per ciò che la società decide che sia un individuo: l’amore è per i figli di Dio”. “Avere un’anima tra le mani - scriveva la religiosa in quegli anni così importanti - esige lo stesso rispetto che avere una pisside di ostie consacrate”. Un amore, un rispetto sacro per l’altro, sopra ogni cosa. E’ un Dio - quello amato, e reso presente nell’opera grande della Redenzione - che si rende presente dove c’è una sofferenza: “Madre Anna riconobbe il volto di Cristo nella persona sofferente per il peccato”. Nel suo modo di trattare le persone c’è l’indice di un intenso, e autentico, rapporto con Dio.

Sono salvi i 10 milioni di euro aggiuntici per il fondo regionale per la non autosufficienza. Ne ha dato notizia Marco Espa, consigliere regionale del Partito democratico, citando una recente sentenza della Corte costituzionale.

“E’ grande la nostra soddisfazione - è stato il primo commento di Espa - Il “nostro” emendamento alla Finanziaria 2012 in tema di progetti personalizzati sulla legge 162 - che rimpinguava di 10 milioni di euro il Fondo sardo non autosufficienza - è stato salvato dalla Corte Costituzionale contro l'impugnazione del Governo. Bene ha fatto la Regione ad opporsi! E sia di monito per i "gufisti" che sperano in tagli al Fondo per la non autosufficienza sardo nella prossima finanziaria 2013. Siamo pronti alla battaglia, sia chiaro, non molliamo”.

SANT’EULALIA IL 17 MARZO

Per lasciarci soltanto una voglia di pioggia Comincerà alle 19 di domenica 17 marzo la serata in ricordo di Fabrizio De Andrè, nel Teatro della parrocchia di Sant’Eulalia, “Viaggio intorno all’attualità dei temi e dei luoghi”, del grande cantautore. Si tratta di una iniziativa che si inserisce in un progetto di teatro-narrazione sui testi e i temi di “Faber”, e che vede coinvolti Daniela Porru, canto, Marco Maxia,chitarra, charango, balalaika, Gerardo Ferrara, voce narrante, percussioni, e Maria Antonietta Maccotta,arti visive. Una buona occasione per stare insieme con molta buona musica d’autore e certamente per riflettere sui temi sempre presenti nelle canzoni di De Andrè.


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IL PORTICO DE

iL Portico

V DOMENICA DI QUARESIMA (Anno C)

dal Vangelo secondo Giovanni

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n quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell'interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più». Gv 8,1-11 DON ANDREA BUSIA

il portico della fede

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esù si trova nel tempio ad insegnare al popolo quando gli scribi e i farisei lo mettono alla prova per sapere come si sarebbe posto di fronte alla legge di Mosè e, in particolare, di fronte alle pene più severe da essa previste: la pena stabilita nel libro del levitico per l’adulterio è la morte (Lv 20,10). Gesù più volte era stato accusato di violare la legge, compiendo anche di sabato guarigioni o altre azioni “proibite”, è quindi evidente il tentativo, da parte degli scribi e dei farisei, di coglierlo in fallo. Di per sé, giuridicamente, non si trattava di un processo complicato: non bisognava accertare i fatti in maniera particolare visto che la donna era stata colta in flagrante, neppure doveva essere stabilita la pena perché nella legge di Mosè non erano previste pene alternative. Dal punto di vista legale la questione è chiusa in partenza: Gesù non ha niente da aggiungere o da togliere sotto questo profilo, non ha ragione di contestare Mosè. Per questa ragione ini-

Si chinò e si mise a col dito per terra...

zialmente ignora i suoi interlocutori per poi cambia la prospettiva: se è vero che giuridicamente la questione è chiusa, non lo è altrettanto dal punto di vista morale. Gesù costringe gli interlocutori a passare da una visione fredda, al di sopra di tutto e di tutti, quale è quella giuridica, a una visione molto più morale, che li interroghi in prima persona. A questo punto ciò che appariva così chiaro ed evidente prima, diventa molto più sfumato perché ora i farisei sono parte integrante della problematica che, con la loro trappola, hanno provocato: non possono più considerarsi meri esecutori di una sentenza, ma sono costretti a interrogarsi riguardo il loro stesso rapporto con la legge. Quante volte può capitarci di riconoscere il male nelle azioni di altre persone, talvolta è davvero male, talvolta siamo in errore ma, in un caso e nell’altro, rischiamo di cedere alla tentazione di essere, per quella persona, giudice, giuria ed esecutore dimenticandoci che noi stessi siamo tutto fuorché privi di difetti. Questo insegnamento, oltre che nel nostro brano,

è presente in tanti altri discorsi di Gesù, come in quello della pagliuzza e della trave (Mt 7,3-5; Lc 6,41-42). Il male c’è, il peccato esiste ed è sempre commesso da esseri umani, non è sempre facile distinguere tra le mancanze e le persone che le commettono: le prime vanno condannate senza esitazione, ma sempre salvaguardando il fatto che Dio ci vede sempre come dei figli e questo ha delle conseguenze anche nei rapporti tra di noi (può essere utile rileggere, a questo proposito la parabola del padre misericordioso di domenica scorsa). È importante anche l’ultima parte del brano che ci permette di focalizzare meglio la serietà della questione. Gesù interpella, per la prima volta nel racconto, la donna e la sua domanda non è legata a una curiosità qualsiasi: vuole che lei si renda conto che la condanna era una possibilità reale, in quanto il suo era un peccato grave in quanto attentava alla sacralità della famiglia, ciò che si è trovata ad affrontare non era un gioco o una messinscena per spaventarla. Anche Gesù, l’unico che potrebbe scaglia-

re la pietra in quanto senza peccato, decide di non condannarla ma, nel lasciarla andare, sottolinea con forza il divieto a commettere altri peccati. Per un dono di grazia di Gesù a questa donna viene offerta una seconda possibilità, è un effetto della pazienza di Dio su cui abbiamo già meditato leggendo la parabola del fico a cui viene concesso un’ulteriore anno per produrre frutto. Di fatto il nostro brano si compone quindi di due scene: la prima in cui Gesù invita scribi e farisei a non puntare lo sguardo solo sulla peccatrice riconosciuta ma anche sui loro peccati nascosti, la seconda l’invito rivolto alla donna è quello di considerare la gravità del peccato commesso al fine di non commetterne più. Entrambe le scene hanno un punto in comune che è quello dell’esame di coscienza, in sintesi possiamo prendere questo come spunto per la settimana: guardare, ponendoci davanti al crocifisso, e nella prospettiva della Pasqua vicina, ai nostri peccati per imparare a non giudicare gli altri e a non commetterne più.

UNA DECISIONE DI FONDO Proseguendo la riflessione sul significato e il valore del Catechismo della Chiesa Cattolica continuiamo la rilettura della Conferenza dal titolo Che cosa crede la Chiesa? Un’introduzione al Catechismo della Chiesa Cattolica, che l’allora Cardinale Joseph Ratzinger tenne nel 1993 durante il Sinodo della Diocesi di Roma. Due ulteriori aspetti vengono messi in luce nella riflessione di Joseph Ratzinger: la fede come atto che impegna tutta l’esistenza e il ruolo della Chiesa nel fatto di credere. La fede, spiega Ratzinger, non va vista come un aspetto accanto ad altri ma come una realtà che coinvolge l’intera esistenza: «la fede è un orientamento della nostra esistenza nel suo insieme. È una decisione di fondo, che ha effetti in tutti gli ambiti della nostra esistenza. La fede non è un processo solo intellettuale, né solo di volontà, né solo emozionale, è tutto questo insieme. È un atto di tutto l’io, di tutta la persona nella sua unità raccolta insieme».

La fede «non può realizzarsi senza che noi tocchiamo il nostro fondamento più profondo, il Dio vivente, che è presente nella profondità della nostra esistenza e la sostiene». Il contenuto essenziale della fede è dato da un’incontro: «la fede cristiana è nella sua essenza incontro con il Dio vivente. Dio è il vero ed ultimo contenuto della nostra fede. In questo senso il contenuto della fede è molto semplice: io credo in Dio. Possiamo credere in Dio, perché Dio ci tocca, perché egli é in noi e perché egli anche dall’esterno si avvicina a noi. Possiamo credere in lui, perché esiste colui che egli ha mandato: “Egli ha visto il Padre (Gv 6,46)”, dice il Catechismo; egli “è il solo a conoscerlo e a poterlo rivelare” (n. 151). Potremmo dire che la fede è partecipazione allo sguardo di Gesù. Nella fede Egli ci permette di vedere insieme con lui, ciò che egli ha visto. In questa affermazione la divinità di Gesù Cristo è inclusa, così come la sua umanità».

L’atto di fede va poi inserito dentro la vita della Chiesa, non può quindi essere ridotto ad un semplice fatto intimo e individuale: «Dio diviene per noi concreto in Cristo. Così da una parte diviene riconoscibile il mistero trinitario, dall’altra diviene visibile che egli stesso si è inserito nella storia fino al punto che il Figlio è divenuto uomo e dal Padre ci manda lo Spirito. Nell’incarnazione tuttavia è contenuto anche il mistero della Chiesa, poiché Cristo in realtà è venuto per “radunare in unità i dispersi figli di Dio” (Gv 11,52). Il noi della Chiesa è la nuova, ampia comunità, nella quale ci attira (cfr. Gv12,32). Così la Chiesa è contenuta nell’inizio stesso dell’atto di fede. La Chiesa non è un’istituzione, che sopraggiunge alla fede dall’esterno e crea una cornice organizzativa per attività comuni dei fedeli; essa appartiene allo stesso atto di fede. L’ “io credo” è sempre anche un “noi crediamo”». di don Roberto Piredda


ELLA FAMIGLIA

domenica 17 marzo 2013

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Il 17 marzo Giornata diocesana delle famiglie.

scrivere

Speranza e futuro per il nostro Paese DON MARCO ORRÙ*

i apprestiamo a vivere l'appuntamento annuale della giornata diocesana dedicata alle famiglie, che da qualche anno si colloca nel cammino liturgico della Quaresima. Quest'anno il tema di riflessione e confronto è legato alla tematica delle settimane sociali del prossimo settembre:”La famiglia speranza e futuro per il nostro paese”. Nella lettera inviata ai parroci in occasione della giornata il vescovo ci ricordava: “E' importante sottolineare il legame profondo tra generare ed educare e al contempo affermare uno dei principi fondamentali della visione non solo cristiana ma anche costituzionale sulla famiglia: essa è una cellula fondamentale della società e i suoi diritti vengono riconosciuti, non concessi dal legislatore. Ha un diritto nativo a educare, come soggetto pubblico e come primo luogo dell'educazione; pertanto deve avere lo spazio necessario per compiere quelle scelte educative che ritiene più adeguate. Siamo convinti che fare del bene alla famiglia sia fare del bene al Paese: è una consapevolezza ancora radicata e diffusa, nonostante molti messaggi mediatici vadano in senso contrario”. Lo stile della giornata è segnato da un clima di accoglienza, di condivisione e di festa. Le famiglie sono invitate a partecipare con tutti i componenti poiché il programma prevede sia attività differenziate per genitori e figli e sia momenti da vivere insieme. Al mattino è prevista una testimonianza a più voci su alcune esperienze di vita famigliare, significative nel dare fiducia e speranza al cammino della Chiesa e della società civile. Ascolteremo come sia possibile orientare la vita di famiglia, in un percorso che sia accogliente nell'ambito dell'esperienza dell'affido, in una casa che fa spazio ad una famiglia allargata. Una famiglia della comunità “ Papa Giovanni “ fondata don Benzi, ci racconterà la bellezza, la gioia e la speranza che abita la loro casa. Un'altra testimonianza ci aiuterà a capire come sia possibile riaprirsi alla speranza dopo un periodo buio e difficile attraversato da difficoltà amministrative che hanno spinto dentro un tunnel senza uscita. Una

RISCRITTURE

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Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode del pensiero... La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde - gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via. Ogni giorno nascono nuove sette e si realizza quanto dice San Paolo sull’inganno degli uomini, sull’astuzia che tende a trarre nell’errore (cf Ef 4, 14). Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie. Noi, invece, abbiamo un’altra misura: il Figlio di Dio, il vero uomo. É lui la misura del vero umanesimo. “Adulta”

non è una fede che segue le onde della moda e l’ultima novità; adulta e matura è una fede profondamente radicata nell’amicizia con Cristo. É quest’amicizia che ci apre a tutto ciò che è buono e ci dona il criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e verità. Questa fede adulta dobbiamo maturare, a questa fede dobbiamo guidare il gregge di Cristo. Ed è questa fede - solo la fede - che crea unità e si realizza nella carità. San Paolo ci offre a questo proposito – in contrasto con le continue peripezie di coloro che sono come fanciulli sballottati dalle onde – una bella parola: fare la verità nella carità, come formula fondamentale dell’esistenza cristiana. In Cristo, coincidono verità e carità. Nella misura in cui ci avviciniamo a Cristo, anche nella nostra vita, verità e carità si fondono. La carità senza verità sarebbe cieca; la verità senza carità sarebbe come “un cembalo che tintinna” (1 Cor 13, 1). Joseph Ratzinger, 18 Aprile 2005, Missa Pro Eligendo Romano Pontifice

famiglia ci racconterà come la Caritas diocesana abbia riacceso in loro un desiderio di vita e di un nuovo futuro possibile. Da una giovane coppia, ascolteremo come siano arrivati a celebrare il loro matrimonio in Chiesa e come nella comunità abbiano trovato una casa accogliente, che ha permesso loro di crescere nella consapevolezza della grazia sacramentale. Il loro cammino si è aperto al dono della vita e all'impegno nella catechesi dei piccoli e nell'accompagnamento dei fidanzati al matrimonio. Una bella realtà ora e un grande investimento per il futuro. Una particolare esperienza lavorativa, che coinvolge tutta la famiglia, ci sarà proposta da una coppia che ha scommesso su un progetto che prevede un piano di inclusione sociale di giovani svantaggiati e provati da una vita difficile. Si tratta di riscrivere in chiave di speranza il futuro di chi rischia di rimanere ingabbiato nei suoi mali. Una mano tesa verso chi si rende disponibile a intraprendere una nuova strada di vita. Accogliere il dono della vita sempre e comunque, sarà il tema della testimonianza di una famiglia che ha abbracciato e accompagna con amore la vita di un figlio nato in totale disabilità. Ci racconteranno come è possibile donare al figlio ciò di cui ha bisogno perché la sua vita sia affettivamente e umanamente compiuta. Durante la mattinata i bambini e i ragazzi saranno impegnati in attività diversificate con la collaborazione di alcuni giovani, rover e scolte di due clan gruppi AGESCI. La pausa pranzo sarà un momento in cui condividere il cibo che ognuno avrà portato da casa, con la formula del pranzo al sacco. Nel pomeriggio un grande gioco impegnerà insieme le famiglie, genitori e figli, nel contribuire alla costruzione di un puzzle che illustra il tema e il logo della giornata. Quindi un gruppo di animazione-cabaret “Le giovani marmitte” ci proporrà uno spettacolo a tema in tono ironico e divertente. La S.Messa, presieduta dall'arcivescovo mons. Miglio, concluderà la giornata. * Direttore dell’Ufficio diocesano di Pastorale Familiare


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IL PORTICO DEI LETTORI

iL Portico

domenica 17 marzo 2013

LETTERE A IL PORTICO Gentilissimo Direttore, come ha scritto qualche numero fa nella rubrica "Portico dei Lettori", è proprio vero che la poesia piace ancora. E piace a tanti! L'evento di Iglesias del 2 marzo u.s., da lei promosso sul suo periodico e organizzato

dall'Associazione Culturale LOGOS, ha infatti riscosso un discreto successo di pubblico, grazie anche al prezioso contributo del presidente dell'associazione Marinella Sestu e all'affetto di tutti gli intervenuti che hanno seguito con attenzione e for-

te partecipazione il reading poetico e la presentazione editoriale di "Questo mio tempo". Desidero per questo ringraziarla e invito tutti i lettori del Portico che volessero maggiori informazioni sul libro o semplicemente condividere il loro amore per la poesia a contattarmi all'indirizzo lumas_ilmiolibro@tiscali.it. Auguro a lei e al suo/nostro giornale ancora un lungo tempo da vivere in pienezza. Con affetto, Luca Masala

partecipa anche tu al progetto ADOTTA UNA FAMIGLIA

Inviate le vostre lettere a Il Portico, via mons. Cogoni 9, 09121 Cagliari o utilizzare l’indirizzo settimanaleilportico@libero.it, specificando nome e cognome, ed una modalità per rintracciarvi. La pubblicazione è a giudizio del direttore, ma una maggiore brevità facilita il compito. Grazie.

Una raccolta di poesie firmate da Stefania onidi

Prosegue l’iniziativa letteraria all’interno delle carceri sarde

Con un filo di voce

Libera storie a Iglesias

MICHELE ANTONIO CORONA

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Si può contribuire al progetto “Adotta una famiglia” con un contributo mensile a partire da cinque euro per 6 o 12 mesi. La donazione può essere effettuata con un unico contributo o con versamenti mensili, effettuando un bonifico bancario: Associazione Sconfinando Iban: IT35V01015440800000702671 12 Ulteriori informazioni: Centro d’ascolto CIAO via Vittorio Emanuele 19, 09012 Capoterra (CA) email ciaocapoterra@tiscali.it tel. 070729279

n continuo e assordante richiamo ad un Tu, fisico e metafisico, amichevole e spirituale, evocativo e reale, diretto e velato evidenzia l’essenza relazionale propria dell’essere umano. Il testo in versi liberi rivela realtà e mondo interiore che si compenetrano per diventare un’unica dimensione, l’immenso battito. Nella poesia intitolata Oggi, gli oggetti del quotidiano scritti per accumulazione sono funzionali all’ispirazione poetica metaforicamente evocata dal vento. La realtà ordinaria e contingente è la tela su cui l’animo dell’autrice, Stefania Onidi, comunica sensazioni ed emozioni e ricama coi versi, incoronata da una solitudine intrisa di attesa e di speranza per un bramato ritorno. La donnapoeta, ora voce narrante ora effigie narrata, assume spesso le sembianze mitiche di una ‘nuova Penelope, povera e ingenua’, metafora della donna che sa amare, attraverso la pazienza e il perdono, ma anche simbolo di forza e di speranza, silenzio e rabbia. Man mano che si procede nella lettura dell’intera raccolta si coglie la sensazione di un universo ora sospeso ora ancorato alla realtà in cui l’eco di una voce femminile si distingue ine-

quivocabilmente. Il cammino proposto dalla Onidi può essere tracciato attraverso i componimenti che aprono e chiudono l’opera: Ti chiamo “amore” e Noi. Lo start è dato da un movimento personale tra l’io dell’Autrice ed un Tu di ricordi, vita, passione e nostalgia, appellato come Amore, Amore lontano, Amore lontanissimo. Un grido impastoiato di lacrime e gioia, di pensiero e di sogno, di attesa e di certezza. Il componimento di chiusura, quasi approdo per un primo itinerario di esistenza vissuta, segna l’abbandono dell’io e del tu, spesso di connotazione autoreferenziale e intimistica, scaturendo in un ossigenante Noi diffuso da una musica nuova, note libere d’uno stesso tema. Questo primo lavoro della Onidi, Con un filo di Voce pubblicato da La Riflessione – Davide Zedda Editore, rivela uno spirito accordato ai più profondi moti della sensibilità umana, porge al pubblico la possibilità di conoscere un’artista a tutto tondo che intesse abilmente versi poetici ai sentimenti elevati ed esprime magistralmente il proprio estro attraverso la pittura e il tratto cromatico leggero e accurato, di cui l’opera in copertina ne è emblematico esempio.

o scorso giovedì nei locali della Casa di Circondariale di Iglesias si è tenuto un interessante confronto fra detenuti, un’iniziativa organizzata dall’AIB sezione Sardegna in base al progetto “Libera Storie”, che prevede la presentazione in tutti e dodici gli istituti di pena della Sardegna della raccolta “La cella di Gaudì” e del libro “Evasioni di inchiostro” edito da Voltalacarta editore. Si tratta di un evento promosso dall’assessorato regionale alla Pubblica istruzione in collaborazione con il Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria. La raccolta “La cella di Gaudì” è stata presentata in istituto dai detenuti stranieri della Casa di reclusione di Isili e da alcuni scrittori, ha suscitato diverse riflessioni personali ed interrogativi sull’esperienza dei “colleghi” in relazione ad un esperimento così particolare: la scrittura non solo come mezzo trattamentale, di sfogo dell’Io, ma come confronto di vite vissute e travagliate che at-

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traverso delle penne illustri, scrittori di professione, hanno potuto raccontare e raccontarsi. L’istituto di Iglesias è stato molto accogliente ed ha condiviso il lavoro svolto nella raccolta pubblicata da Arkadia Editore e dal libro della casa editrice Voltalacarta che mira a tradurre in poesia e prosa le emozioni dei detenuti di Bad’e Carros. La sera, invece, è stata la volta della presentazione al pubblico iglesiente presso la Biblioteca Comunale “Nicolò Cannelles”. Il pubblico della biblioteca attento su temi come giustizia, pena, persona-detenuto, ha fatto scaturire un dibattito acceso con i detenuti di Isili testimonial della raccolta di Arkadia. La lettura di due storie, ad opera della compagnia Cada Die Teatro, ha catturato gli aspetti più profondi del vissuto di un rumeno e di un bulgaro coautori della medesima raccolta. I prossimi appuntamenti dell’iniziativa si svolgeranno a Lanusei, Bitti, Alghero, Sassari, Tempio e Macomer (Laura Cabras).


IL PORTICO DI CAGLIARI

domenica 17 marzo 2013

Poetto. La giunta Zedda e l’odissea senza fine dei chioschi sulla spiaggia dei centomila.

Una nuova puntata per i baretti: “Ora l’ordine è di smontarli tutti” Secondo il sindaco Zedda e l’assessore Frau “dalla Regione comportamenti contraddittori, con una sola via d’uscita: demolire per poter poi rilasciare le nuove autorizzazioni” GIOVANNI LORENZO PORRÀ EMOLIRE E POI ricostruire con nuove autorizzazioni”; secondo il sindaco Massimo Zedda, che ne ha parlato in conferenza stampa la scorsa settimana, è l’unica cosa da fare per risolvere il pasticcio burocratico dei baretti del Poetto, dopo che la Regione ha bocciato il Piano di Utilizzo del Litorale proposto dal Comune. In questi giorni probabilmente le demolizioni sono già iniziate, poi il comune rilascerà il più presto possibile nuove autorizzazioni, e solo allora sarà possibile ricostruire. “È una follia ma non c’è davvero altra soluzione”. Quello dei baretti e delle strutture che sorgono sul Poetto, tra cui l’Ospedale Marino, è un problema che l’amministrazione

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Nella foto di Roberto Pili, l’assessore all’urbanistica Frau e il sindaco.

comunale si trascina da oltre vent’anni. Solo recentemente è stato approvato in Comune il PUL. Il problema? La Regione, che in questa vicenda “ha fatto un tira e molla, e ci ha sempre messo i bastoni tra le ruote – accusa pieno di rabbia il sindaco – Prima hanno sostenuto che si poteva lasciar operare i chioschi senza cambiare nulla, poi che non esiste un concetto di stagionalità, un’altra ancora che sarebbe bastata un’autorizzazione paesaggistica, poi finalmente l’ultima nota del 27 febbraio, firmata, badate bene, dalla stessa persona che ha firmato le altre, in cui invece era scritto che qual-

cosa si poteva fare”. Nella nota si legge che i chioschi “alterano lo stato dei luoghi in maniera permanente (a nulla rilevando che si tratti di installazioni di tipo amovibile)” e dunque causerebbero “alterazioni della funzionalità eco sistemica”. La nota della Regione dunque boccia il piano su tutta la linea e non propone altre soluzioni: “Non si può far nulla a causa della presenza della vecchia torre spagnola, un bene tutelato dal piano paesaggistico regionale”. Per i titolari dei baretti arriva dunque l’ennesima mazzata, dopo la condanna di alcuni gestori e dopo la mareggiata della scorsa set-

Sovrintendente, la nomina è valida Subito indicati i vertici operativi e autorizzati i contratti S. N. HISSÀ SE I CONTESTATORI della nomina di Marcella Crivellenti bocceranno anche la delibera con cui la Fondazione si impegna a stipulare contratti veri con il personale finora precario della biglietteria di via Sant’Alenixedda. C’è da scommettere che non chiederanno un bando di concorso pubblico ed aperto per quei posti. Eppure sarebbe coerente, da parte di persone che hanno sostenuto che il sindaco non potesse nominare sovrintendente una persona non ricompresa nelle ormai famose manifestazioni di interesse per il posto. Come loro non la pensa il Ministero: Zedda ha postato su facebook la nota che certifica la regolarità della nomina firmata dal direttore Nastasi, finito anche lui nel calderone delle polemiche. Secco il commento del primo cittadino: “A proposito delle menzogne sul mio operato al Teatro Lirico, per puro ripristino della verità mi limito a pubblicare una nota ricevuta questa mattina dal Ministero competente”. Zedda mostra

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di voler essere fedele a quanto dichiarato appena la settimana scorsa su queste colonne, quando disse: “Non mi va di entrare in polemica, non l’ho mai fatto e non lo farò: mi preoccupa che la discussione allontani dal teatro molti abbonati: effetto di proteste non solo sui giornali, ma anche durante lo spettacolo”. Era già sicuro di aver fatto le cose per bene: ora resta lo strascico giudiziario, causato da un esposto presentato in Procura - con una firma ben chiara - sul quale i magistrati hanno dovuto aprire un fascicolo (in casi come questi, è d’obbligo) e indagare il sindaco per presunto abuso d’ufficio. Ora la nota del direttore generale del Ministero giunge a fare chiarezza: il documento fa riferimento alla comunicazione nviata due mesi fa nella quale erano stati sollevati dubbi di legittimità circa l'effettiva nomina del sovrintendente Marcella Crivellenti, quest’ultima oggetto di contestazione da parte di sindacati e dei consiglieri "ribelli" del teatro, tra i quali Gualtiero Cualbu che aveva ribadito il proprio parere in una let-

Marcella Crivellenti.

tera inviata a Zedda. Nastasi scrive dopo aver letto la nuova documentazione inviata dal Teatro lirico, in particolare il verbale del Consiglio di Amministrazione del 20 dicembre 2012, data in cui venne approvata la nomina grazie alla nuova maggioranza del Cda (con i dimissionari Felicetto Contu e Oscar Serci, le assenze di Giovanni Follesa, Gualtiero Cualbu, Maurizio Porcelli e alla presenza di Antonello Arru, Cristiano Cincotti, Corrado Cabras, Massimo Zedda). “Con la presente - è scritto nella nota firmata dal direttore generale Nastasi - si intende sciogliere la particolare riserva sollevata in relazione alla legittimità della deliberazione del 1° ottobre ed alla conseguente verbalizzazione intervenuta il 20 dicembre. Allo scopo la scrivente Direzione ha ritenuto opportuno raccogliere in

timana. “Ho incontrato i gestori – racconta Zedda – e ho toccato con mano che la situazione per loro è ormai tragica; per di più non abbiamo le risorse per aiutarli”. “Siamo al paradosso – aggiunge– quando si tratta dell’Ospedale Marino, un bene della Regione, chissà perché l’iter viene agevolato in ogni modo, e ci viene detto di sbrigarci ad approvare la variante al piano, mentre per i chioschi ci creano solo problemi”. Il rischio è che in futuro il problema si ripresenti: ma per il momento non c’è altro da fare che smontare, ricevere le autorizzazioni e ricostruire. “Il problema è che ora i chioschi sono formalmente contro la legge – spiega l’assesore all’Urbanistica Paolo Frau – chiunque abbia un interesse sulle aree in cui sorgono i chioschi può fare un esposto e farli chiudere”; “e uno dei soggetti interessati – accusa – è proprio la Regione”. “Qui le istituzioni, anziché collaborare si creano problemi a vicenda - è l'amaro commento di Zedda - e chi paga sono i cittadini”. Peccato perché il comune aveva un bel sogno: riqualificare tutta la spiaggia, e dare vita a un lungomare nuovo; “ma organizzeremo comunque delle mostre temporanee per portare gente al Poetto”. materia - attesa la delicatezza del caso- anche l'allegato parere dell'Ufficio legislativo del Ministero". Sulla base di quest'ultimo dunque “si è intanto dell'avviso che la approvazione del verbale della seduta di nomina del nuovo sovrintendente (1° ottobre 2012) intervenuta nella seduta del 20 dicembre, è conforme alle disposizioni dello Statuto ed ai principi in materia, sia sotto l'aspetto del raggiungimento del quorum strutturale e deliberativo, sia per quanto attiene ai nominativi dei consiglieri approvanti il verbale della riunione consiliare del 1° ottobre”. Su tutto resta molta amarezza, particolarmente per il tanto tempo perso in polemiche spesso non all’altezza dell’istituzione coinvolta. Rimane la rassicurazione di Zedda: “Dimostreremo con il lavoro che il Teatro è salvo - erano le dichiarazioni a questo giornale la settimana scorsa - e vogliamo rilanciarlo in termini culturali: è una fabbrica culturale a disposizione della città, non può più vivere solo di contributi pubblici”. Le polemiche non hanno risparmiato nulla, nemmeno la “dolce attesa” del sovrintendente, che ha diritto ad essere lasciata in pace. La certezza che gli appetiti siano stati scatenati - secondo il sindaco - dai finanziamenti ottenuti (si tratta di una cifra intorno ai 19 milioni di euro, per una struttura che ha ripreso a pagare con regolarità gli stipendi) deve convincere tutti a ripartire.

iL Portico

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brevi DOMENICA 17 MARZO

Giornata diocesana delle famiglie Domenica 17 marzo si svolgerà la Giornata Diocesana delle famiglie. Sarà un momento utile per contribuire alla riflessione in vista della settimana sociale di settembre 2013, dedicata alla famiglia, con il tema “Famiglia speranza e futuro per la nostra società”. La giornata – promossa dall’Ufficio per la Pastorale Familiare, guidato da don Marco Orrù – comincerà alle 9.30 in seminario, la conclusione alle 17 con la messa celebrata da mons. Miglio. Durante la giornata predisposta una animazione per i bambini e i ragazzi.

PROSEGUONO GLI INCONTRI

Concilio Vaticano II, tra teologia e storia Prosegue giovedì 21 marzo, alle 17,30, nell’Aula Magna del Seminario Regionale, a Cagliari in via monsignor Parraguez 19, il ciclo di incontri “Educare nella Fede rileggendo il Concilio Vaticano II. Personaggi, scritti e prospettive”, organizzati con cadenza mensile da novembre sino al prossimo mese di maggio, dal Pontificio Seminario Regionale Sardo in collaborazione con la Facoltà Teologica e l’Arcidiocesi di Cagliari. L’iniziativa, che fa parte di un più ampio programma di incontri e conferenze, ha l’obiettivo di approfondire nell’Anno della Fede la conoscenza del Concilio Vaticano II in occasione del 50° anniversario della sua apertura. Il titolo della prossima conferenza è “Il Concilio Vaticano II tra teologia e storia, dall’elaborazione alla ricezione” e sarà tenuta da padre Bernard Ardura, presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche. Franco Camba

MARTEDÌ 19 MARZO

Giornata diocesana del mondo del lavoro Martedì 19 marzo, solennità di San Giuseppe sposo della B.V. Maria, la nostra Diocesi ripropone un appuntamento di grande valore ecclesiale e sociale: la “Giornata del mondo del lavoro”. Tutta la comunità diocesana è invitata alla preghiera, alla riflessione e all’impegno sociale per i problemi che caratterizzano il mondo del lavoro nella nostra realtà isolana e dell’intera Nazione. La celebrazione diocesana si terrà in Cattedrale alle ore 19.30, con la Messa solenne presieduta dall’Arcivescovo. Tutta la comunità diocesana è invitata a prendervi parte, come gesto concreto di vicinanza del mondo ecclesiale verso i lavoratori, e ancor di più verso coloro che sono in cerca di dignitosa e stabile occupazione.


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IL PORTICO DELLA DIOCESI

iL Portico

brevi A TOR VERGATA

Master in Economia della Cultura a Roma L’università di Tor Vergata offre un master di I livello dal titolo Economia della Cultura: Politiche, Governo e Gestione. Il master avrà inizio alla fine di aprile 2013 e terminerà a febbraio 2014. Per l’occasione, quanti dalla Sardegna vorranno iscriversi, avranno la possibilità di usufruire di uno sconto di quasi il 40% sui costi di partecipazione contattando il Consorzio Camù, partner di quest’iniziativa giunta quest’anno alla sua XIII edizione. Per ulteriori informazioni contattare il Consorzio Camù all’indirizzo masterculturacamu@gmail.com e comunicare l’eventuale richiesta di iscrizione entro e non oltre il 25 marzo . Per informazioni è possibile visitare il sito http://www.ceistorvergata.it/master/beniculturali/

DAL COMUNE

Aiuti De Minimis per le nuove imprese Ha preso il via il progetto “Aiuti De Minimis” attraverso il quale, con l'erogazione di contributi finanziari, il Servizio Pianificazione Strategica e Politiche Comunitarie del Comune di Cagliari intende favorire la creazione di nuove imprese e nuovi posti di lavoro. L'istanza di contributo, redatta secondo la modulistica allegata al bando (disponibile sul sito istituzionale www.comune.cagliari.it ) dovrà essere inviata esclusivamente a mezzo raccomandata con ricevuta di ritorno, entro il 18 maggio 2013 al Servizio Pianificazione Strategica e Politiche Comunitarie – Via Roma 145 – 09124 Cagliari.

DOMENICA 17 marzo 2013

Diocesi. nei giorni scorsi la solenne cerimonia di consegna al rettore, mons. Gian Franco Saba.

Donata al Seminario regionale una reliquia di Sant’Agostino Il prezioso dono da parte dell’arcivescovo Miglio è stato collocato nella cripta della struttura. Proseguono le iniziative del Progetto educativo del Seminario sardo FRANCO CAMBA

na preziosissima reliquia ex ossibus di Sant’Agostino da giovedì scorso viene custodita dalla Comunità del Pontificio Seminario Regionale Sardo. A donarla è stato l’arcivescovo di Cagliari monsignor Arrigo Miglio nel corso di una cerimonia che si è svolta nella cripta del Seminario regionale dedicata a Maria, Mater Sacerdotis. Oltre a tutta la comunità del Seminario regionale (rettore, animatori, padri spirituali, confessori, seminaristi, suore e collaboratori laici), alla cerimonia hanno partecipato monsignor Antioco Piseddu, vescovo di Lanusei, don Vincenzo Fois, rettore della chiesa di Sant’Agostino in via Baylle a Cagliari e per anni custode della reliquia, diversi sacerdoti, numerose autorità civili e militari, ed un gran numero di fedeli e rappresentanti di associazioni laicali non solo di Cagliari ma anche di altre diocesi che la cripta è riuscita a contenere a stento. A fare da cornice alla cerimonia di donazione della reliquia è stata la

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lettura di alcuni brani tratti dalle Confessioni del vescovo d’Ippona che, intervallati da alcuni brani musicali di Vivaldi, Cardoso, Tarrega, Barrios e Villa-Lobos, hanno aiutato i presenti a ripercorrere lo sviluppo della fede in Sant’Agostino. Nel suo intervento di saluto monsignor Arrigo Miglio ha rivolto parole di apprezzamento ed un particolare ringraziamento a monsignor Gian Franco Saba, sacerdote della diocesi di Tempio-Ampurias da quasi tre anni rettore del Seminario Regionale e docente di Scienze Patristiche presso la Facoltà Teologica di Cagliari, per aver voluto solennizzare con una cerimonia la donazione della reliquia di Sant’Agostino. Monsignor Gian Franco Saba, nel ringraziare a nome del Seminario l’arcivescovo Miglio per il preziosissimo dono della reliquia e di una edizione rara e di pregio in ristampa su pergamena delle Confessioni di Sant’Agostino, ha sottolineato “l’importante significato che tale reliquia assume non solo per gli studenti di

Teologia del Seminario sardo ma per la città di Cagliari e l’intera regione” ricordando che “per oltre due secoli, dal 504 al 722, le spoglie di sant’Agostino furono custodite a Cagliari, dove giunsero con la venuta del monaco e teologo Fulgenzio di Ruspe e di altri vescovi provenienti dal nord Africa”. Successivamente il corpo del Vescovo d’Ippona venne traslato a Pavia, per volere del re longobardo Liutprando, allo scopo di preservarlo dalle scorrerie dei Saraceni. La straordinaria partecipazione alla

cerimonia è stata la conferma del positivo accoglimento dell’invito di monsignor Saba alle comunità locali di partecipare alle iniziative promosse dal Seminario regionale. Eventi che, nel corso di questi anni, sono entrati a pieno titolo all’interno del Progetto educativo del Seminario che nel suo itinerario formativo unitario configura il Seminario come “Comunità, Scuola e Casa di Comunione” e che vede negli stessi seminaristi, impegnati nei diversi gruppi di animazione e servizio, i protagonisti primi degli eventi che rientrano in un progetto specifico denominato “Agorà del Seminario”, le cui iniziative vengono puntualmente riportate nel sito internet www.seminarioregionalesardo.com e nella pagina Facebook “Pontificio Seminario Regionale Sardo”. E tra le quali rientra la conferenza dal titolo “Il Concilio Vaticano II tra teologia e storia, dall’elaborazione alla ricezione”, che il prossimo 21 marzo terrà padre Bernard Ardura, presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche.


IL PORTICO DELLA DIOCESI

domenica 17 marzo 2013

Diocesi. Inaugurato ufficialmente l’anno giudiziario del Tribunale ecclesiastico regionale.

“La crisi della fede è strettamente legata alle difficoltà matrimoniali” Ridotti i tempi di attesa per la conclusione delle cause: per ottenere lo stato libero in media occorrono tre anni. I motivi sono i più vari R. C. ONO DA POCO passate le 12 e 40 di sabato 9 marzo quando l'Arcivescovo di Cagliari, monsignor Arrigo Miglio, dichiara aperto ufficialmente l'anno giudiziario 2013 del Tribunale Ecclesiastico Regionale Sardo. Nel corso della cerimonia, svoltasi nell'Aula Magna del Seminario Arcivescovile, alla presenza di autorità civili, militari, presenti anche monsignor Mauro Maria Morfino, vescovo di Alghero - Bosa e monsignor Piergiuliano Tiddia, Arcivescovo emerito di Oristano, sono stati resi noti i dati relativi all'attività dell'anno scorso. Sono state presentate 80 richieste di annullamento, 13 in più rispetto all'anno precedente. La metà di queste richieste avevano come motivazione l'incapacità ad esprimere un valido consenso, spesso problemi di carattere psicologico o psichiatrico al momento della celebrazione delle nozze hanno determinato la richiesta di sciogliere il vincolo. Di queste 80 richieste ben 70 sono

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L’inaugurazione dell’anno giudiziario. Nella foto piccola, don Bucciero.

giunte a sentenza e 53 hanno avuto esito affermativo e portato all'annullamento, 5 hanno avuto esito negativo, mentre le 12 altre sono state archiviate. Metà delle richieste sono arrivate dalla Diocesi di Cagliari, dove ha sede il Tribunale, a seguire Sassari, Nuoro, Tempio ed Iglesias: la vicinanza della sede del Tribunale è evidentemente un elemento che favorisce l'avvio della pratica di annullamento. Nel corso del suo intervento mon-

signor Miglio ha ricordato come Benedetto XVI nel ricevere la Rota Romana aveva evidenziato una correlazione tra la crisi di fede in varie parti del mondo e la crisi della società coniugale. “Questo invito a riflettere che Benedetto XVI aveva proposto alla Rota Romana - ha detto monsignor Miglio - credo sia valido per tutti i tribunali ecclesiastici e in questo Anno della Fede siamo tutti inviati a riflettere sul rapporto tra fede e sacramento del matrimonio”.

Per cercare di ovviare alla richiesta di annullamento, specie quando si tratta di motivazioni psicologiche o psichiatriche, dal Tribunale viene auspicata una maggiore attenzione da parte dei sacerdoti nell'individuare in anticipo situazioni che potrebbero portare all'annullamento. Tra gli altri motivi che portano a chiedere di annullare il sacramento celebrato in chiesa il rifiuto ad avere prole, l'esclusione dell'indissolubilità e il non ritenere obbligatoria la fedeltà coniugale. Il tema poi della tempistica è stato sottolineato dal presidente del Tribunale Ecclesiastico Regionale, don Mauro Bucciero. “I dati confrontati degli ultimi sette anni con quelli che il codice stabilisce nelle singole fasi - ha affermato il Presidente ci dicono che, pur lontani dalle indicazioni del Codice, ci si sta sempre più avvicinando a tempi ridotti: dall'introduzione della causa all'inizio dell'istruttoria passano circa sei mesi, nel 2006 il tempo d'attesa era di 18 mesi”. Sempre per ciò che riguarda la tempistica dall'avvio dell'istruttoria alla sentenza si è passati da oltre due anni del 2007 a poco più di un anno negli ultimi 12 mesi. In definitiva per arrivare allo stato libero, quindi alla conclusione dell'iter che va dall'avvio della causa alla sentenza, il tempo è in media di tre anni, ancora troppi rispetto ai 18 mesi previsti dalle norme, anche se non manca il grande impegno di chi opera a vario titolo nel Tribunale.

Una comunità viva intorno al Suo Signore Forania di Decimomannu, pellegrinaggio delle parrocchie I. P. LL’INTERNO DELLE celebrazioni dell’Anno della Fede, e secondo l’invito delle “Indicazioni per il cammino pastorale diocesano”, domenica 10 marzo, sette parrocchie della forania di Decimomannu hanno fatto l’esperienza del pellegrinaggio presso la Cattedrale, per riscoprire le radici della propria fede nella chiesa madre della Diocesi. Essendo la forania composta di 15 parrocchie, a questo primo pellegrinaggio vi hanno partecipato N. S. delle Grazie e S. Giorgio di Sestu, S. Antonio abate di Decimomannu, B.

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V. Assunta di Villaspeciosa, S. Sperate del paese omonimo, S. Giorgio di Siliqua e N. S. delle Grazie di Decimoputzu. Circa cinquecento fedeli, guidati dai rispettivi parroci, si sono ritrovati davanti a Buoncammino, per percorrere a piedi, tra canti e preghiere, il tratto di strada verso la cattedrale. Particolarmente significativa è stata la presenza dell’Arcivescovo, che non ha fatto mancare la sua presenza e la sua guida in ogni momento del pellegrinaggio: con la preghiera durante il cammino, e con la sua parola nella Messa. Dopo che Mons. Ferdinando Ca-

Alcuni momenti del pellegrinaggio.

schili, vicario foraneo, ha presentato il particolare percorso iconografico sulla fede dei santi sardi, allestita nelle cappelle della cattedrale, Mons. Miglio ha presieduto la celebrazione eucaristica. Nell’omelia ha ricordato quanto sia importante che la nostra fede sia una fede vissuta all’interno della Chiesa ed attraverso la Chiesa. Ogni parrocchia ha dato il suo contributo distinguendosi attraverso gli stendardi dei propri patroni e partecipando attivamente con la numerosa presenza, il canto e la preghiera. In molti volti si leggeva l’emozione, in altri traspariva l’intensità della preghiera, in altri ancora la gioia di aver fatto una forte esperienza comunitaria della fede,

resa peculiare e unica dal fatto che sia stato un pellegrinaggio realizzato durante la vacanza del Soglio petrino! Pensiamo di interpretare i sentimenti dei più, affermando che domenica, sia sacerdoti che fedeli, hanno sentito viva la comunità diocesana stretta attorno al Signore e guidata dai legittimi pastori. Nella serata di venerdì scorso - sempre in occasione dell’Anno della Fede - si è svolta in Cattedrale una veglia di preghiera con l’arcivescovo Miglio organizzata dalle “Comunità Capi” dell’Agesci zona di Cagliari. Hanno partecipato don Alberto Pistolesi, responsabile dell’Ufficio diocesano per la Pastorale giovanile, e numerosi sacerdoti.

iL Portico

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brevi DONNE AL TRAGUARDO

Nuova campagna contro la violenza Il Centro Antiviolenza dell’Associazione Donne al Traguardo ha presentato nei giorni scorsi la campagna di comunicazione “NoiNo.org Uomini contro la violenza sulle donne”. Nel ruolo di testimonial d’eccezione uomini noti al grande pubblico per l’impegno nello sport, come l’ex bomber del Cagliari Gigi Riva, nella musica, come il jazzista Paolo Fresu, e nelle professioni come lo chef Luigi Pomata. Tutti hanno accolto con entusiasmo l’invito a mettere la propria faccia nei manifesti dove si ribadisce una ferma opposizione al fenomeno della violenza sulle donne. “Noino.org” è una campagna di sensibilizzazione un po’ diversa dalle solite, perché intende mobilitare la maggioranza silenziosa degli uomini non violenti affinché si impegnino a ostacolare quegli uomini che tuttora esercitano contro le donne varie forme di violenza: sessuale, fisica, psicologica, economica. La campagna di sensibilizzazione

parte da una provocazione, perché nonostante il lavoro pluridecennale di tanti centri antiviolenza e di numerose associazioni femminili, ogni tre giorni nel nostro Paese una donna viene uccisa dal marito, il compagno o l’ex compagno o da qualche familiare al punto che si può parlare a buon titolo di femminicidio. Per quanto agghiacciante, questo dato rappresenta soltanto la punta dell’iceberg di un fenomeno che coinvolge, nelle varie forme di violenza, circa 6 milioni di donne residenti in Italia. Basti pensare che nel Bel Paese ogni 7 minuti un uomo stupra o tenta di stuprare una donna e che un quinto degli uomini che sono in coppia con una donna fanno sempre o ripetutamente violenza psicologica su di lei. La campagna di sensibilizzazione di Donne al Traguardo è stata ideata e promossa dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna in collaborazione con l’Associazione Orlando per la realizzazione delle agenzie pubblicitarie: Comunicattive e Studio Talpa. Tutti possono partecipare inserendo una propria foto o un video col proprio nome nel profilo facebook del Centro Antiviolenza delle Donne al Traguardo che provvederà a inoltrare volti e nomi sul sito nazionale. L’Associazione Donne al Traguardo opera nella rete antiviolenza attivata e finanziata dalla Regione in sinergia col numero verde 1522, e gestisce un Centro Antiviolenza ed una casa protetta per l’accoglienza delle vittime di violenza.


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le parole IL PRESIDENTE DELL’ORDINE

Per i giornali diocesani “funzione decisiva” “E’ una presenza molto sottovalutata nella professione”. Lo ha detto Filippo Peretti, presidente dell’Ordine dei Giornalisti riferendosi ai settimanali diocesani sardi. “C’è una differenza tra la vostra esperienza - ha detto rivolto ai direttori delle testate - e il resto dell’editoria giornalistica: in voi è presente una mission professionale che il resto dell’informazione sta perdendo”.

domenica 17 marzo 2013

Editoria. incontro ad oristano tra i direttori delle testate e il presidente dell’ordine dei giornalisti.

Missione antica e sempre nuova per i settimanali diocesani sardi Per il presidente nazionale della Federazione, Zanotti “è sempre più necessario non fare solo informazione ecclesiale, ma parlare di tutti gli argomenti”. Peretti: “Il settore è vivace” FRANCESCO PIRISI

Quindi l’analisi della crisi della professione giornalistica: “Superati dal boom delle comunicazioni - ha aggiunto il presidente dei giornalisti sardi - abbiamo finito per perdere il nostro ruolo, superati dai fatti e dall’evoluzione, incapaci di ritagliarci una specificità professionale”. “I giornalisti sono diventati attori, e non sono più testimoni - ha chiarito - si sono fatti rinchiudere nel recinto assegnato loro dalla politica, che li ha costretti a schierarsi: si è persa la vocazione ad inseguire la verità”.Peretti ha quindi riconosciuto che “i giornali diocesani sono ancora sintonizzati con i loro lettori, sono giornali che fanno opinione più degli altri, come nel caso dell’editoriale di mons. Miglio sulla politica. Bisogna fare in modo che non restino episodi isolati”. Il presidente della Federazione nazionale dei Settimanali cattolici, Francesco Zanotti (nella foto piccola), ha avvertito: “Siamo eredi di una tradizione di giornali che mordevano il territorio, visto alla luce dell’esperienza della fede. I nostri sono giornali con un punto di vista chiaro, che non devono trattare solo di informazione ecclesiale, ma di tutto ciò che riguarda l’umano.” (sn)

INSERIMENTO DEL giornale sul web e una presenza ancora più capillare sulle tematiche sociali, soprattutto della comunità sarda. Sono questi i due maggiori obiettivi che la Fisc (la Federazione dei Settimanali Cattolici) chiede di centrare alle undici testate affiliate della Sardegna. I temi sono stati al centro del confronto di sabato scorso a Oristano tra i direttori, con i loro collaboratori, dei settimanali diocesani e il presidente della federazione Francesco Zanotti, responsabile del “Corriere Cesenate”. Alla riunione è intervenuto l’arcivescovo di Oristano, monsignor Ignazio Sanna. L’occasione è stata propizia anche per un’analisi sulla condizione che vive l’informazione, con attenzione specifica alla realtà dei giornali tradizionali. Tema affidato a Filippo Peretti (nella foto piccola), presidente dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna e notista politico del quotidiano “La Nuova Sardegna”. Il riscontro è stato confortante per la stampa cattolica, che per Peretti “conserva sempre una sua vitalità, in una realtà infor-

L’

Periodici diocesani sardi.

mativa dove i giornalisti hanno perso il loro ruolo”. Zanotti ha raccontato ancora una volta questo mondo della stampa cattolica: il nerbo del settore è rappresentato dai 127 settimanali diocesani (su 187 affiliati), che vanno dal Piemonte alla Sicilia, senza lasciare alcuna regione scoperta. Tra loro anche 5 testate di italiani all’estero e la nuova frontiera di altrettanti giornali presenti esclusivamente sul web. Ottocentomila le copie complessive, che ogni settimana entrano nelle case degli abbonati. La “mission” non è diversa da quella degli organi di stampa: “Non siamo chiamati a fare solo informazione ecclesiale, ma piuttosto a trattare di tutto”, ha ripetuto con forza il presidente nazionale Fisc, dal tavolo del seminario arcivescovile.

La “mission” è antica. Zanotti ricorda la Rerum Novarum, di Leone XIII, del 1891, che diede la spinta alla nascita di diversi giornali: “Parlavano di ogni questione e animavano il dibattito nella società locale”; in tanti videro la luce proprio in quegli anni, anche nell’ambito delle stesse parrocchie. Un compito oggi atteso da altre sfide e chiamato a nuove risposte. Le ha ricordare lo stesso Zanotti: “Uno degli impegni è quello di avere anche le nostre pagine on line; l’altro, antico e attuale, è di essere professionali nel fare informazione. Come del resto lo è stato sinora, se pensiamo che dalle nostre redazioni sono usciti cronisti andati avanti nella professione, sino a guadagnarsi platee nazionali”. La Sardegna (rappresentata nella Fisc dal giornalista iglesiente Simone Franceschi) offre il suo contributo, con giornali storici e altri

più recenti, che consolidano le posizioni. Qualche apprensione sul fronte economico, considerati i tagli all’editoria, che sino a qualche anno addietro assicurava alla stampa cattolica 3 milioni e 800mila euro. Il supporto continua a essere garantito dalle curie. Il giornale, lo ribadisce mons. Sanna, “è uno strumento fondamentale per far conoscere la vita di fede e le tematiche sociali, a iniziare da quelle locali”. Un concetto sulla linea zanottiana e sull’altra espressa appena prima da Peretti, che li vede come tante voci amplificate nel territorio, in grado di far conoscere il pensiero delle Chiese particolari. Con un solo limite nel risultato, secondo il presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Sardegna: “Il fatto che sui diversi argomenti la Chiesa sarda nel suo complesso non riesca a far massa e comunicare il proprio pensiero”.


domenica 17 marzo 2013

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Iniziative. A Sassari nei giorni scorsi un convegno verso la prossima Settimana sociale.

“Ora la società italiana ha bisogno di qualcuno che racconti la speranza” cializzare prodotti di qualità della tradizione enogastronomica sarda. Franco Miano, Presidente nazionale dell’Azione Cattolica, ha chiuso l’incontro sintetizzando i contenuti toccati nel corso dell’incontro e collocando lo stesso nella serie di iniziative in preparazione della Settimana sociale e sottolineando la necessità di politiche sempre attente ai problemi della famiglia.

TONINO SATTA EL POMERIGGIO di sabato scorso l’aula magna dell’Università di Sassari, alla presenza di ben sei vescovi, si è affollata di gente proveniente da molti luoghi dell’isola, per partecipare al convegno che la delegazione regionale dell’Azione Cattolica della Sardegna in collaborazione con la Presidenza nazionale ha organizzato in vista della 47ª Settimana sociale dei cattolici italiani (a Torino dal 12 al 15 settembre 2013 dal titolo “Famiglia: speranza e futuro per la società italiana”). Si è pensato a un convegno dal titolo: “Una comunità che educa: per generare futuro, famiglia cultura e sviluppo” da sviluppare sotto forma di tavola rotonda per richiamare la questione dell’educazione, che i Vescovi italiani hanno messo al centro della riflessione di questi dieci anni. I contributi dei relatori hanno analizzato la famiglia sotto l’aspetto sociologico, pastorale, istituzionale ed esperienziale. L’attenzione alla comunità educante, inserita nella comunità civile e in quella ecclesiale è stato l’obiettivo della serata che la Delegazione si è proposta scegliendo il luogo fisico dell’incontro, convinti che la prospettiva culturale nella sua valenza accademica può far nascere quei percorsi necessari per dare risposte significative alla domanda esistenziale. Dopo l’apertura dei lavori il Delegato regionale di A. C. Tonino Satta ha

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passato la parola al giornalista Gianni Garrucciu, moderatore della tavola rotonda. Sono intervenuti per i saluti Michele Poddighe, assessore alle Politiche Sociali e pari opportunità del comune di Sassari, delegato del sindaco, impossibilitato a partecipare; Francesco Soddu, delegato del Rettore, fuori sede per impegni istituzionali indifferibili; infine mons. Paolo Atzei, arcivescovo di Sassari, che ha sottolineato quanto stia a cuore alla Chiesa l’argomento messo all’ordine del giorno. Alberto Merler, sociologo dell’Università di Sassari ha evidenziato la gamma di sfaccettature legate alla comunità educante, sottolineando l’etimologia del termine famiglia, da famulus(= servitore, servo…), che ci fa subito pensare al servizio che anima la dinamica familiare in cui si intrattengono solidi legami affettivi. Mons. Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari, presidente della Conferenza episcopale sarda nonché presidente delle Settimane sociali dei Cattolici italiani, ha sviluppato il suo intervento in cinque punti tra i qua-

li, oltre alle sfide di carattere economico e giuridico, è emersa l’esigenza di salvaguardare la libertà educativa mantenendo lo specifico della famiglia. Il sindaco di Tula, Andrea Becca, ha illustrato le politiche sociali del comune verso la famiglia che rendono responsabili e collaboratori del proprio benessere i protagonisti di questa cellula fondamentale della società, come il bonus bebè, grazie al quale si è incrementata la natalità. Ciò che ha destato più interesse, ma anche preoccupazione di alcuni è stato l’azzeramento dell’IMU grazie alle entrate dovute al parco eolico comunale. Giuliano e Donatella Sechi, giovani sposi di Porto Torres, hanno testimoniato la loro esperienza di coppia, sostenuta sempre dalla forza della fede e della speranza, segnata dalla crisi del settore chimico e dalla cassa integrazione. Da questa si sono affrancati, costruendosi un lavoro, stimolati anche da contatti con l’esperienza dell’Azione cattolica che li ha aperti verso nuove e dignitose soluzioni. E’ nata così l’azienda familiare Vitajò s.r.l., per commer-

Famiglia, le sfide Una “via stretta”, ma “ricca di gioia e senso della vita”: così si presenta la famiglia nelle parole di mons. Miglio, arcivescovo di Cagliari e presidente del Comitato per le Settimane sociali. La prima sfida, secondo il presule, è “liberarsi, innanzitutto, “dall’etichetta di bandiera confessionale”: “parlare di famiglia - ha detto - toccare qualcosa che interessa tutti”, non solo i cattolici. La seconda sfida che attende la famiglia è di “carattere civile”: “mantenere la centralità della famiglia” significa “puntare a una società più articolata, più libera e ricca di spazi per tutti i diritti” . La famiglia, ha aggiunto mons. Miglio, “va vissuta e testimoniata come vangelo, ossia lieta notizia. Tutte queste sfide insieme formano la sfida della speranza, c’è bisogno di qualcuno che racconti la speranza” (sn).

San Carlo Borromeo, Mons. Francesco Porru è attivo il sito web nominato canonico RAFFAELLA FADDA

a nascita di un nuovo sito web è sempre una gran bella notizia: è dei giorni scorsi l’attivazione di quello della parrocchia cagliaritana di San Carlo Borromeo (http://www.parrocchiasancarlo.it/wordpress/). Don Luca Venturelli, dal 15 aprile scorso alla guida della comunità, ha dato il via alla nuova iniziativa, che consente tra l’altro di ottenere velocemente informazioni sui servizi attualmente attivi in parrocchia: dalla sala studio per gli universitari alle attività dell’oratorio parrocchiale (con numeri e riferimenti precisi), dagli orari delle messe alla possibilità di fissare un appuntamento per fare chiarezza sulla propria situazione matrimoniale, agli incontri di formazione per gli adulti ai sussidi per il catechismo. Più che un sito, dunque, si tratta di un vero e proprio portale da cui si accede a numerosi servizi, compreso il bollettino parrocchiale. Disponibili anche i dettagli per l’utilizzo dell’Aula informatica e

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Mons. Porru con il vicario generale, mons. Ligas.

per l’accesso ai corsi di alfabetizzazione organizzati per i più anziani della diocesi. Ancora: dalle pagine del sito (che restano un mezzo in più, accanto a quelli tradizionali, senza sostituirli) si possono scaricare le informazioni sul pellegrinaggio parrocchiale in Terra Santa (dal prossimo 26 settembre al 3 ottobre) e conoscere le prossime date - con relativi film - del cineforum. Il sito è stato realizzato da Akenosis s.r.l. e si presenta agevole e di facile lettura.

A COMUNITÀ PARROCCHIALE, numerosa, ha partecipato, domenica 3 marzo 2013, alla S. Messa celebrata in Cattedrale, durante la quale, Sua eccellenza Mons. Arrigo Miglio, ha conferito a don Francesco Porru, la nomina di canonico effettivo del Capitolo Metropolitano. Negli otto anni in cui, don Francesco ha svolto il suo lavoro pastorale, è stato amato, apprezzato e stimato da tutti, per le sue doti spirituali di

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Sacerdote, la sua profonda conoscenza della Parola di Dio, la sua cultura filosofica e umanistica e soprattutto per le azioni svolte per la gloria di Dio e il bene delle anime. Le suore e i parrocchiani, della Sacra Famiglia, augurano a don Francesco, per la sua nuova missione, un santo e proficuo lavoro per la santificazione delle anime che incontrerà; assicurano preghiere e invocano dallo Spirito Santo le più elette grazie. Auguri Monsignore!

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detto tra noi Un aiuto alla maternità di D. TORE RUGGIU

La gente va sempre più prendendo coscienza che l'interruzione volontaria della gravidanza (aborto) non è una passeggiata e, quindi, neppure un problema da sottovalutare. Oltre la voce della Chiesa che in tutti i suoi interventi magisteriali ha sempre ribadito la sacralità della vita dal concepimento fino alla morte naturale, si vanno moltiplicando associazioni laicali in favore della vita. Recentemente qualche giornale ha riportato l'esperienza di Paola, una donna che dedica la sua vita ad ascoltare nella famosa clinica Mangiagalli di Milano, struttura ha praticato il primo intervento di interruzione volontaria della gravidanza in seguito all'entrata in vigore della Legge 194 del 22.05.1978. Nel 1984 Paola ha fondato, a Milano, il primo centro di aiuto alla vita. Da allora ha salvato migliaia di bambini. I numeri parlano chiaro: in 27 anni ha incontrato 16981 donne, aiutando a far nascere 14306 bambini. 287 sono i nuclei familiari ospitati fino alla raggiunta autonomia abitativa. 128 i bambini iscritti ai nidi famiglia gestiti dall'associazione. 6.910.000 euro destinati ai sussidi in denaro. Questi 14.000 (su 16.000) bambini che vivono in questo mondo, sono spesso frutto di un incontro fortuito con il centro di aiuto alla vita, sito a Milano in via Commenda 12, tel. 025581923, info@cavmangiagalli.it . I dati, con relativi recapiti, sono stati pubblicati dalla rivista “A Sua Immagine” n. 4 del febbraio 2013, pagg. 30-33. Altra iniziativa è stata presa dal movimento “uno di noi”: la raccolta di un milione di firme in tutta Europa entro il 1.11.2013 per chiedere il divieto di finanziare, con fondi comunitari, le attività volte a distruggere gli embrioni umani, a fini di ricerca. Per aderire basta collegarsi online al sito www.oneofus.eu e seguire le istruzioni riportate. La società deve mobilitarsi e prendere posizione a difesa del diritto alla vita del concepito. Benedetto XVI, in uno dei suoi ultimi interventi da Papa ha ribadito: “la vita dell'uomo è dono di Dio, che tutti siamo chiamati a custodire sempre” (al Consiglio Pontificio per la Pastorale). E, ancora: “la vita umana in ogni sua fase è degna del massimo rispetto”. Se pensiamo che nel mondo, da quando esistono leggi abortive, sono stati fatti fuori circa un miliardo di bambini, vengono i brividi! E, in Italia, la cifra annuale si aggira intorno ai 120.000 aborti. Che questi, diventati Angeli innocenti, ottengano da Dio la grazia di un cuore nuovo per tutti. Un cuore capace solo di amare, un cuore sempre aperto alla vita, un cuore che sia solidale con tutti, soprattutto con gli indifesi e innocenti.


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domenica 17 marzo 2013

Cultura. Il Poligono militare di Quirra in un docufilm presentato alla Berlinale.

curiosità

Al Festival del Cinema la Sardegna in mostra con la sua “materia oscura”

SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004

MARIA PAOLA USAI

È

nelle scorse settimane a Berlino nel corso del festival del Cinema “Berlinale” il documentario “Materia oscura”, di Massimo d’Anolfi e Martina Parenti: un cortometraggio di 82 minuti, che sarà trasmesso dalle tv di numerosi Paesi, su un argomento scottante come le servitù militari in Sardegna, con vario materiale già noto e immagini inedite. I due registi, giovani e non sardi, hanno volto l’attenzione sul Poligono Sperimentale del Salto di Quirra. Erano stati in Sardegna sei anni fa da turisti e “quest’area di guerra in un territorio di pace” li aveva decisamente colpiti. Hanno voluto realizzare un’opera in cui quasi tutto si affida a immagini e suoni, con pochissime parole e nessuna intervista o polemica. Appare una Sardegna rurale, che oggi non esiste quasi più, dove si vive piano, con immagini di greggi sono al pascolo e del vento che accarezza il lentischio: quasi un paesaggio da fiaba, se non fosse per le carcasse di mezzi pesanti e i resti di munizioni sparsi qua e là. Sono sequenze che si alternano ai video di esercitazioni militari, su filmati d’epoca girati e forniti dalle Forze armate. Per la spettacolarità delle immagini e per l’entusiasmo di chi riusciva a far esplodere gli ordigni, il penSTATO PRESENTATO

siero dello spettatore va alle feste popolari. L’ombra della “materia oscura” si delinea poco a poco in un laboratorio scientifico e in una voce alla radio su un’inchiesta in corso, sulla riesumazione di 18 cadaveri, su una ragazza nata con gravi problemi. Non si dice di chi

sia questa voce, ma noi sardi capiamo che a parlare è il procuratore della Repubblica Domenico Fiordalisi. La campagna prende ancora il sopravvento nell’ultima parte del documentario, forse la più forte emotivamente: due allevatori del cagliaritano seguono capi di be-

stiame e offrono uno spaccato di due generazioni sarde. Il figlio ha tempi rapidi e poca pazienza, il padre è riflessivo e ha con gli animali un rapporto più fisico: li accarezza, li ascolta e li osserva da vicino. Sono il bene più prezioso che ha! Sarà lui a individuare un vitellino bianco che non riesce a stare in piedi e a prendere il latte materno. Cercherà di farlo crescere ad ogni costo, anche dopo che il veterinario, senza sorprendersi, riconoscerà nell’animale una serie di malformazioni interne che non lo faranno vivere. I registi dicono che avrebbero voluto seguire la nascita di un animale, magari per simboleggiare la speranza, e invece, per motivi diversi, ne hanno filmato la morte. Ma c’è qualcosa di sacro nelle attenzioni che l’anziano riserva al vitello per alleviargli il dolore fino alla fine. È strano come un documentario realizzato con pochissimi mezzi riesca a cogliere così nel segno. Certo si potrebbe obiettare che in Sardegna c’è anche una realtà fatta di scuole e uffici, dove Internet non è passato per caso, e che i sardi, per dirla in breve, da tempo non vogliono che la “materia oscura” agisca indisturbata in casa loro. Ma l’efficacia del documentario è proprio nella vita semplice e quasi arcaica, l’unica a cui i due registi hanno dato spazio, che ci trascina, pur senza denunce esplicite, nella gravità dell’argomento.

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QUESTO SETTIMANALE È ISCRITTO ALLA FISC FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI


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