portico20130421

Page 1

Poste Italiane SpA - Spedizione in abb.to postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) Art. 1 comma 1 - DCB Cagliari

Ascolta!

FM: 95,000 - 97,500 - 99,900 102,200 - 104,000 Tel. 070 523162 Fax 070 523844 www. radiokalaritana.it

DOMENICA 21 APRILE 2013 A N N O X N . 16

SETTIMANALE DIOCESANO

DI

€ 1.00

CAGLIARI

Papa Giovanni XXIII e Papa Francesco.

La pace, prima di tutto MASSIMO LAVENA

bbiamo celebrato, quasi nel nascondimento, il cinquantesimo anniversario dell’ultima enciclica del Beato Papa Giovanni XXIII: la “Pacem in Terris”. Era l’11 aprile 1963 e meno di due mesi dopo Papa Roncalli morì. La Pacem in Terris nacque in un periodo travagliato, con la guerra fredda e la contrapposizione tra ovest ed est del mondo, molto spesso a scapito di quel Terzo Mondo che reclamava un suo ruolo oltre lo sfruttamento coloniale e dell’uomo come manodopera in schiavitù. Quando uscì l’enciclica il mondo si era appena confrontato con la crisi della Baia dei Porci nel 1961 e con il fallimento dell’invasione di Cuba, e con la crisi dei missili atomici sovietici che stavano per essere dislocati nell’isola caraìbica il 24 ottobre del 1962, con il pericolo dello scoppio di una guerra atomica globale. Era appena stato aperto il Concilio Vaticano II e il vecchio Pontefice sentì forte il richiamo della necessità che la Terra tutta ritrovasse la serenità della Pace. L’intervento di preghiera e conciliazione che Papa Giovanni XXIII mise in atto con la diplomazia nunziale vaticana, giocò un ruolo pare decisivo nella soluzione della crisi che rischiava di portare il Mondo verso la catastrofe, stante l’assenza di relazioni ufficiali sia con gli USA (iniziate formalmente nel 1984) sia con l’allora URSS (stabilite solo nel 2009 con l’attuale Federazione Russa). Nel

A

cuore del Papa capace di profezie che ancora oggi la Chiesa cerca di capire e vivere, come il Concilio, nacque la Pacem in Terris. Parlando ai membri della Papal Founation nell’udienza per i 25 anni dalla fondazione, Papa Francesco, proprio l’11 aprile scorso ha posto l’accento sulla necessità di rileggere l’ultima enciclica di Giovanni XXIII: “I bisogni del Popolo di Dio nel mondo sono grandi – ha detto il Papa-, e i vostri sforzi per far progredire la missione della Chiesa stanno aiutando a combattere molte forme di povertà materiale e spirituale presenti nella famiglia umana, contribuendo alla crescita della fraternità e della pace. Il cinquantesimo anniversario dell’Enciclica Pacem in terris , del beato Giovanni XXIII - che ricorre proprio oggi – sia di stimolo ad impegnarsi sempre nel promuovere la riconciliazione e la pace ad ogni livello”. Ed il senso delle parole attuali si ricollegano al centro delle riflessioni che seguirono, cinquanta anni addietro, la pubblicazione dell’ottava enciclica roncalliana. All’apprezzamento da parte del mondo anglicano, all’allora segretario generale dell’ONU U Thant che la lodò pubblicamente, all’agenzia sovietica Tass che ne sintetizzò i passi fondamentali soprattutto sul disarmo, al presidente statunitense Kennedy che si disse pronto a trarne insegnamento fecero purtroppo da contraltare ambiti che decisero di leggere la Pacem in Terris come una dichiarazione politica di appoggio al pensiero comunista giungendo a cambiarne il nome

in “Falcem in terris” usando la falce comunista per denigrare il Papa buono. Eppure l’intestazione dell’Enciclica, rivolta “a tutti gli uomini di buona volontà: sulla pace fra tutte le genti nella verità, nella giustizia, nell’amore, nella libertà” non lasciava dubbi sull’elevata dimensione profetica del pensiero espresso nel testo. E i punti fondanti che il Beato Roncalli dipanò nella stesura aprono ancora oggi i cuori dei fedeli e di tutti gli uomini di buona volontà: l’inviolabilità della persona umana, la sua centralità nel rispetto e promozione dei suoi diritti che lo rendono al contempo espressione di doveri nei confronti dei suoi fratelli e del Creato; il raggiungimento e la realizzazione del bene comune sulla terra attraverso il giusto rapporto tra tutti gli esseri umani nelle singole comunità sociali e politiche con l’equilibrio tra partecipazione, ordinamento giuridico, morale e fede; le relazioni tra i popoli basate sul dialogo, sulla cooperazione, sul rispetto delle minoranze e degli ultimi, sulla solidarietà e la verità, sul negoziato e non sulla legge delle armi e del più forte. Questo ultimo punto non è solo legato al disarmo (concetto che peraltro fu dirompente) ma proprio ad un aspetto nuovo dell’ordine mondiale basato sul rispetto e la sussidiarietà tra i popoli e gli ordinamenti statali, tra le differenti fedi e tra le differenti culture con i loro aspetti peculiari. L’eredità della “Pacem in Terris” da Giovanni XXIII giunge oggi a Papa Francesco: ascoltiamo il suo consiglio e rileggiamola.

SOMMARIO REGIONE

2

Paolo Maninchedda: “Serve un patto chiaro con i sardi” GIOVANI

5

Missione giovani, protagonisti entusiasti dell’iniziativa dei frati CAGLIARI

7

Anche nelle piazze sarde la Missione del Cammino neocatecumenale CHIESA SARDA

11

I cappuccini sardi riuniti per eleggere il nuovo Provinciale PAESI TUOI

12

A Sant’Antonio (Quartu) la settimana missionaria porta buoni frutti


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.