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DOMENICA 28 APRILE 2013 A N N O X N . 17

SETTIMANALE DIOCESANO

DI

€ 1.00

CAGLIARI

Il dolore, la speranza SERGIO NUVOLI

a scosso l’intera Sardegna il delitto consumato a Gergei nelle scorse settimane: due coniugi trucidati nella loro abitazione. Un dolore sordo ha avvolto da subito il piccolo paese: per una comunità tranquilla, non abituata a finire sulle pagine di cronaca per fatti negativi, un duplice omicidio costituisce una dolorosa eccezione destinata a restare scritta nella memoria di tutti e registrata con la solita dose di cinismo sulle cronache dei quotidiani dell’Isola. La Chiesa sarda - attraverso il presidente della Conferenza episcopale regionale - ha voluto portare il suo conforto e la sua solidarietà alla gente del paese attraversato dall’orrore di due vite spezzate nel modo più violento che si possa immaginare, “sconvolto dal triste evento per esprimere la sua vicinanza e quella di tutta la Chiesa ai figli e ai familiari delle vittime e a tutta la comunità”. “Sono qui per portare la solidarietà dell’intera diocesi al paese di Gergei che in questi giorni è stato al centro della cronaca nera - ha detto monsignor Miglio nell’omelia del rito funebre celebrato nella chiesa del paese Ma il nero non è il colore di Gergei. Il colore che si addice alla popolazione

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di questo centro è quello nazionale: il verde della speranza, il bianco della fede e il rosso della carità". La chiesa di San Vito Martire era gremita, a testimonianza di quanto gli abitanti di Gergei si dissocino da quanto accaduto e siano rimasti attoniti davanti all’orribile delitto consumato nelle campagne di Is Antas. Troppo piccola la chiesa, per contenere quanti erano arrivati anche dall’Ogliastra, dal paese di origine di una delle vittime, per pregare insieme in suffragio delle vittime. Tutto il paese si è fermato in segno di lutto, tutte le saracinesche sono rimaste abbassate, la solidarietà è sembrata tornare a respirare. La posizione della Chiesa, in questo come in tutti gli altri casi che sempre più spesso scuotono le coscienze anche nella nostra terra, è netta: “E’ importante - ha aggiunto l’arcivescovo di Cagliari - che la giustizia faccia il suo corso, perchè tutti noi dobbiamo poter vivere in sicurezza nelle nostre comunità”. La speranza, quindi, è quella “di una giustizia umana che possa fare chiarezza”, ha aggiunto mons. Miglio. Il rito funebre è durato circa un'ora, quindi le bare di legno chiaro sono state accompagnate silenziosamente nel cimitero del piccolo centro guidato dal sindaco Rossano Zedda. “La nostra comunità è scossa e incre-

dula per quanto è successo - ha commentato il primo cittadino - Siamo certi che quanto è accaduto non possa essere opera di uno di noi: non può essere uno di noi, la nostra comunità è composta da 1.300 persone, ci conosciamo tutti. Nessuno può aver fatto uno scempio simile”. Nella riunione del consiglio comunale, alla sera dei funerali, è stata espressa tutta la voglia di rialzarsi di una comunità laboriosa e solidale, da sempre estranea a fatti di sangue. Come la folla che silenziosa ha ascoltato le parole dell’arcivescovo, che ha parlato apertamente di “ferita” per il paesino del Sarcidano e per tutta la Sardegna: “Le ferite sanguinano sempre e gridano ogni giorno - ha spiegato - Solo il sangue di Cristo può guarire il nostro cuore, può guarirci tutti dalle ferite”. Con un’avvertenza, non casuale: “Questa guarigione - ha avvertito mons. Miglio - deve cominciare da ciascuno di noi, non può restare una parola vaga: la guarigione più autentica inizia dal cuore di ognuno”. Quindi il passaggio conclusivo: “Affidiamo i corpi e le anime di questi due nostri fratelli, Veronica e Albino, a Maria, che ha accolto Gesù deposto dalla croce, e come Lui oggi accoglie questi corpi. E affidiamo alla Madonna tutto il paese”.

SOMMARIO REGIONE

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L’assessore De Francisci: “I piccoli ospedali non chiuderanno” SOCIETA’

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La docente Lilli Pruna: “Si è persa la coscienza dei diritti dei lavoratori” CAGLIARI

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Enzo Bianchi: “Il Concilio Vaticano II e la voglia di dialogo” CULTURA

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Monumenti aperti, l’iniziativa resiste con meno risorse DIOCESI

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In Seminario è festa con la Giornata diocesana dei ministranti


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IL PORTICO DEL TEMPO

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Domenica 28 apriLe 2013

L’intervista. L’assessore regionale alla Sanità, Simona De Francisci: il riordino dei servizi e le politiche per la famiglia.

“Con la riforma cerchiamo di risparmiare, ma i piccoli ospedali non chiuderanno” Secondo l’esponente della Giunta Cappellacci, è urgente comprendere se la famiglia è prioritaria per tutta la politica sarda: “Se lo è, muoviamoci, ma usciamo dall’equivoco” S. N. EI GIORNI SCORSI la Corte dei Conti ha certificato significativi miglioramenti nella sfida del contenimento della spesa farmaceutica, ma a lei non basta: “La priorità è il recepimento della legge nazionale sulla rete delle cure palliative e la terapia del dolore: dobbiamo fare veloci. Chi è nella fase terminale della vita deve avere la possibilità di morire serenamente a casa sua, vivendo con dignità fino alla fine: servono équipe dedicate che vadano a casa del malato”. Dall’agosto del 2011 Simona De Francisci è assessore regionale alla sanità: il giorno dopo la nomina, sorprese tanti dicendo che avrebbe dovuto studiare. Oggi mostra di conoscere bene il compito. Come si frena il malcontento nei confronti della politica? Lavorando con onestà, e mostrando che esistono margini per recuperare il terreno perduto. Dopo l’elezione, Papa Francesco ha detto che “il potere è servizio”: la politica deve tornare ad essere questo. Potrebbe sembrare retorica. In questo periodo alla guida di uno degli assessorati più impegnativi, credo di aver dimostrato che si può far politica fuori dalle logiche che spesso in passato ne hanno guidato le scelte. Secondo lei, cosa ha rovinato di più il rapporto tra politica e popolo? La politica degli slogan ad effetto e dei titoli a sorpresa: se l’impegno non produce risultati, la gente fa bene a pensare di essere presa in giro. Basta annunci, servono risultati concreti. Qualcuno sostiene che ai sardi bisogna dire la verità, e chiamarli ad un impegno comune.Che ne pensa? Ognuno deve fare la sua parte: troppo spesso, a sproposito, si dice che la Regione non fa nulla. Nella confusione collettiva paga chi sempre è al governo. E si corre il rischio di essere confusi in un unico calderone. Non bisogna negare che esista una cattiva politica fatta da alcuni personaggi arrivati alla ribalta della cronaca, che hanno alimentato il non voto. Ma c’è anche una politica fatta con rigore, onestà e trasparenza: in questa mi riconosco. La Corte dei Conti ha riconosciuto il grande risultato del risparmio, ma anche sottolineato che occorre cercare l’omogeneità. Come si andrà avanti? E’ il frutto dell’inversione della ten-

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denza operata su un processo che richiede tempi medio-lunghi. L’indagine della Corte si è concentrata su alcuni presìdi dell’Isola: la parte informatica ha reso possibile il risultato. Un conto è seguire il farmaco dal magazzino al reparto scrivendo a mano il percorso su un pezzo di carta, diverso è controllare i flussi di spesa attraverso gli armadi farmaceutici informatizzati (previsti dal Sisar, il sistema informativo sanitario regionale, ndr). La Corte ha esaminato solo alcune strutture sanitarie. Cosa sapete delle altre? Alcune sono già avanti rispetto alle prescrizioni della Corte dei conti: si tratta di mettere tutto a sistema. Nel

risultato rientra anche la centralizzazione delle gare di acquisto, con risultati molto importanti. Cioè? Una siringa costava importi differenti a seconda che l’acquisto fosse avvenuto a Nuoro o a Sassari. Ora ha lo stesso prezzo su tutto il territorio regionale: centralizzando le gare, abbiamo ottenuto risparmi straordinari. Li quantificheremo tra qualche settimana, ma già si parla di centinaia di milioni di euro. Riforma della sanità e piccoli ospedali. Cosa risponde a chi difende quello di Muravera? La riorganizzazione della rete ospedaliera prevede il taglio dei posti letto non occupati, secondo parametri

nazionali che dobbiamo rispettare, ma anche il miglioramento dell’assistenza. Il territorio non deve essere depredato, e anzi deve avere garanzie di qualità. Discorso a parte meritano le eccellenze. I grandi interventi non si fanno nei piccoli presìdi, ma questi vanno mantenuti, riqualificandoli al servizio del territorio. E’ una doppia sfida: rivedere gli ospedali e mantenere la qualità. I piccoli quindi non spariranno? Vanno rimodulati. A Muravera l’ospedale resterà, ma con una configurazione diversa. Politiche familiari. Cosa ha impedito di operare nella direzione impostata? Eravamo riusciti ad avere un fondo a suo tempo male interpretato: oggi avrebbe costituito un “tesoretto” per gli interventi richiesti durante la Conferenza regionale sulla famiglia. Sarebbe stato un segnale importante: tutti insieme avremmo deciso come destinarlo. Quell’incontro resta un momento straordinario del mio mandato di assessore: per la prima volta le famiglie hanno parlato a voce alta. Faremo la seconda conferenza regionale: resta da capire se il Consiglio approverà la legge sulla famiglia. Qual è il punto più importante? Parlare di famiglia in generale è facile: tutti sono d’accordo. Diverso è

mettere in campo proposte concrete. Bisognerebbe capire seriamente se la famiglia è una priorità per il Consiglio regionale, o se le scelte più importanti riguardano altri temi. Alla Conferenza regionale tutti insieme pensavamo ad azioni sussidiarie, oggi ragioniamo ancora in termini di assistenza. Certo, meno male che possiamo farlo: penso ai 30 milioni di euro per le estreme povertà, ai 190 per la non autosufficienza, alla 162, al protocollo sui Centri Antiviolenza, alle varie azioni intraprese. Abbiamo lanciato il bando “Papà in azione” per consentire ai padri di contribuire al carico educativo familiare. Andremo avanti anche con la novità del Fondo di garanzia per le famiglie, ma occorre battersi sulla legge organica sulla famiglia. Aree culturalmente molto diverse da noi hanno una politica in funzione della famiglia: la donna che vuol diventare mamma viene tenuta dallo Stato in palmo di mano. Fattibile qui? Se vogliamo ragionare in termini concreti intorno alla famiglia, occorrono scelte conseguenti da parte di tutti. Basta parlarne a vuoto: oggi la politica sarda – tutta – deve decidere se la famiglia è davvero una priorità. Se lo è, agiamo di conseguenza, ma usciamo una volta per tutte da questo fraintendimento.

Nell’Isola l’edilizia è in crisi profonda I dati forniti dalla Cna certificano un settore in difficoltà ROBERTO COMPARETTI

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N SETTORE ALLA CANNA del gas.

L'edilizia nell'Isola è allo stremo, come hanno denunciato i vertici regionali degli artigiani nei giorni scorsi. “Nel solo 2012 - ha detto Francesco Porcu, segretario regionale della CNA - il settore immobiliare è sceso del 23%, quelle delle compravendite commerciali ad un -18% e la produzione residenziale ha perso il 10%. In soli tre anni sono fallite 1.140 imprese artigiane mentre dal 2008 al 2012 sono 14mila i posti di lavoro persi”. Con questi dati che 2013 si prospetta? Sarà un anno di crisi nella crisi. Scenderanno ancora gli investimenti del 2,8% ed il volume d'affari del settore calerà ancora del 2%, stesso trend per gli investimenti previsti in calo del 5% a fronte di una stabilizzazione del rinnovo. I nuovi investimenti residenziali si ridurranno del 9% mentre quelli non residenziali caleranno del 7%. Unica nota positiva arriva dalle nuove ope-

re del Genio Civile, per le quali la stima di una crescita sarà pari al 2%, a condizione che le gare bandite tra la fine del 2011 e nel 2012 seguano l'iter previsto, e a condizione che vi siano i pagamenti arretrati da parte delle pubbliche amministrazioni. Altro tasto dolente. Proprio così. Basti pensare che nel 2012 si è proceduto a 1.500 bandi di gara per un importo intorno al miliardo e mezzo di euro, con una crescita del 14% e del 40% sul fronte valore. Ma se teniamo conto del fatto dei 645 milioni di euro dello scorso anno si riferivano a sette maxi gare dell'Anas per la quattro corsie Sassari - Olbia il mercato ha avuto un valore di 800 milioni. C'è una tendenza ad una ripresa ma è condizionata dalla capacità dell'amministrazione pubblica di liquidare i crediti delle imprese, siamo nell'ordine dei 240milioni di euro. C'è poi il versante del credito. Qui la faccenda diventa drammatica. Le banche non danno più credito e stanno accorciando i tempi di rientro dei prestiti, con gli impresari impossibilitati a far fronte ai loro

Un cantiere edile; nella foto piccola, Francesco Porcu.

impegni. Le aziende hanno grandi difficoltà, anche perché le famiglie non investono nelle abitazioni, settore che nello scorso anno ha registrato un -14%. A soffrirne sono sia le imprese che, come detto, hanno registrato un saldo negativo del 2%, gli addetti del settore con un meno 10% negli ultimi mesi e 14mila lavoratori che dal 2008 hanno perso il posto, mentre le ore di cassa integrazione sono cresciute dal 2011 del 61%. Numeri che fotografano bene la crisi del settore. Cosa chiedete alla politica? Che si facciano presto tre cose. La prima: la restituzione dei crediti vantati dalle imprese con la pubblica amministrazione. Crediamo però che le indicazioni nei regolamenti del governo siano zeppe di bizatinismi, mentre sarebbe necessario ottenere in via diretta il pagamento di quanto dovuto. Secondo: occorre allentare il patto di stabilità, emendando la legge regionale 16/2010 per risolvere l'annosa

questione della doppia imposizione dei vincoli di “patto” a danno delle risorse destinate al Fondo Unico degli Enti Locali. Si libererebbero circa 600 milioni di euro da destinare allo sviluppo e al rilancio degli investimenti. Terzo: varare un vero piano per la riqualificazione degli edifici in chiave energetica, si avrebbe l'avvio rapido dei cantieri e le imprese avrebbero una boccata d'ossigeno. E la Regione cosa ha fatto? In tutto questo ci sembra che il governo regionale sia stato inerte, non ha fatto e non fa nulla ed è pure inadempiente. Rispetto ai piccoli cantieri e alle opere immediatamente cantierabili, di cui si era parlato lo scorso anno, è rimasta solo confusione e nulla di fatto. Per non parlare delle manovra di bilancio 2013 piena di misure inefficaci e assistenziali. È necessario un intervento rapido prima che sia troppo tardi: le imprese e le famiglie sono sul lastrico.


IL PORTICO DEL TEMPO

Domenica 28 apriLe 2013

Lavoro. Parla Maria Letizia Pruna, sociologa del lavoro: “La nostra è una società malata”.

“Nei luoghi di lavoro è stato ribaltato il tradizionale senso della giustizia” L’allarme della docente: “Si percepisce come ingiusto non il fatto che a tanti lavoratori siano negate le tutele minime, ma che ad alcuni siano ancora riconosciute” SERGIO NUVOLI

a anni studia il mercato del lavoro in Sardegna, e da sempre guida team di giovani nei complessi meandri delle ricerche sociali. Avete capito bene: quelle che nell’Isola non fa più nessuno. Nata a Iglesias nel ‘59, Maria Letizia Pruna (per chi la conosce, Lilli) è alla guida del gruppo di ricerca sulla consapevolezza dei propri diritti da parte dei lavoratori. Professoressa, cosa l’ha colpita di più nei primi dati che emergono? Il fatto che resistano differenti condizioni, orientamenti e culture del lavoro tra le classi sociali. Appare evidente che le condizioni di vita, le opinioni, le idee sul sindacato e la consapevolezza dei diritti di operai, manovali e tutti coloro che fanno lavori manuali è molto diversa da coloro che, pur essendo vicini come condizioni economiche, sono in realtà molto distanti come condizioni di lavo-

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ro: impiegati e insegnanti, quadri, dirigenti. Effetto della precarizzazione o ci si è distratti su temi importanti come quello dei diritti sul luogo di lavoro? Ci siamo dimenticati sbrigativamente, nel dibattito pubblico e negli studi, della classe operaia, dandola per finita. In realtà le sue condizioni tipiche si sono diffuse ad altre categorie assimilabili: chi fa un lavoro manuale in edilizia, ma anche gli addetti del terziario. In questo settore è pieno di lavoratori che fanno mansioni umili. E’ un esercito di “invisibili”: pensi ai lavoratori che puliscono i luoghi pubblici di grandi dimensioni, stazioni, aeroporti, centri commerciali, uffici pubblici. Qual è il rischio di una sempre

maggiore distanza tra classi di lavoratori? Il rischio più grosso è stato già studiato in questi anni in cui le disuguaglianze sono cresciute. L’Italia – in base anche agli studi OCSE – è uno dei Paesi più disuguali tra quelli avanzati, insieme agli Stati Uniti. Un tempo si diceva “i ricchi sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri”. E le diseguaglianze interne sono il sintomo di una società malata, che ha difficoltà molto gravi e produce effetti negativi in tanti ambiti, non solo in quello economico. Cito un libro che in italiano si intitola “La misura dell’anima”, scritto due anni fa da due epidemiologi americani: è l’esito di una ricerca accurata, con dati e studi ap-

profonditi su molti paesi avanzati, tra cui l’Italia. Cosa dimostra? I Paesi con grandi diseguaglianze sono quelli che funzionano peggio, e mostrano patologie sociali di vario tipo: i livelli di istruzione sono bassi e non crescono, il tasso di occupazione è basso e l’economia e la cultura crescono poco, come accade in Italia. Questi Paesi sono contrassegnati da patologie differenti, che non possiamo limitare all’ambito economico. Una di queste è il ribaltamento del concetto di giustizia di cui parlate nella vostra ricerca, conseguenza della “sindrome da assedio”. Cosa comporta? Il ribaltamento del senso di giustizia è stato propagandato in questi anni: l’ingiustizia non sta nella negazione dei diritti e delle tutele minime per tanti (pensi alla tutela della maternità, ancora sconosciuta ad alcune categorie di lavoratori), ma nel fatto che ad alcuni siano rimaste quelle tutele. Hanno tentato di ribaltare il senso della giustizia, con un processo ormai radicato: lo dimostra l’atteggiamento dei disoccupati nei confronti dei precari. Invece di essere considerati vittime di un sistema che non funziona, di un mercato del lavoro iniquo, sono considerati usurpatori, che occupano un posto e lo sottraggono a chi non l’ha. Vanno rimessi a posto i pilastri del vivere civile.

La sindrome da assedio di tanti lavoratori sardi Il mercato del lavoro nella ricerca curata per la Cgil I. P. A SENSAZIONE PIÙ FORTE è che nei lavoratori sia indebolita la coscienza dei diritti sui luoghi di lavoro”. Lo ha detto senza mezzi termini Maria Letizia Pruna, docente di Sociologia del Lavoro, presentando stamane a Cagliari i primi dati disponibili dell’indagine sulla costruzione sociale dei diritti nel lavoro “Cento domande sul lavoro”, condotta dal Dipartimento di Scienze sociali e delle istituzioni in collaborazione con il Centro Studi Cgil. Il lavoro dei ricercatori - la stessa professoressa Pruna, la sua collega Sabrina Perra, e la giovane Silvia Tedde - proseguirà nei prossimi mesi. La ricerca aveva l’obiettivo di indagare sulla consapevolezza dei diritti da parte dei lavoratori ed è stata realizzata sulla base di oltre 2400 questionari compilati da lavoratori dei settori produttivi di tutta l’Isola: “Ci siamo chiesti in particolare – ha proseguito la studiosa - se tra i gio-

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vani sia nata una coscienza dei propri diritti, e se tra i più anziani sia rimasta. Per questo abbiamo selezionato aziende abbastanza solide, per non cogliere solo la disperazione dei senza lavoro, ma per capire meglio che consapevolezza sia diffusa”. Emergono condizioni di lavoro gravoso, specie laddove l’impiego è organizzato per turni: “I sociologi del lavoro – ha avvertito la docente – hanno dedicato numerosi studi alle pesanti conseguenze sociali del lavoro organizzato in questo modo”. Dai dati illustrati stamane emerge che la condizione economica delle famiglie viene considerata molto difficile, nonostante gli intervistati siano tutti occupati. “Emergono anche profonde differenze di classe – ha aggiunto Maria Letizia Pruna tra insegnanti e operai, ad esempio, emergono mondi molto diversi, con opinioni molto differenti sui diritti che spettano a ciascun lavoratore”. Lo studio è coordinato da una gio-

Michele Carrus, Sabrina Perra, Lilli Pruna, Enzo Costa e Silvia Tedde.

vane laureata dell’ex facoltà di Scienze politiche, Silvia Tedde: “Abbiamo riscontrato una ‘sindrome da assedio’ in lavoratori pienamente occupati, ma che intorno a sé vedono molta precarietà: la conseguenza è che la stabilità formale del proprio posto di lavoro, per questi lavoratori, non frena la paura di perderlo”. Quasi i due terzi degli intervistati, infatti, è toccato dal timore di perdere l’occupazione. Più del 93% degli intervistati dichiara di avere un parente o un amico precario, il 72% conosce qualcuno in cassa integrazione, quasi il 60% dichiara di conoscere qualcuno in condizione di povertà. Decisiva la parte in cui il team della ricerca ha chiesto ai lavoratori e alle lavoratrici a quale protezione rite-

nessero di avere diritto: il 56% ha indicato la protezione del posto di lavoro, il 29% la protezione delle condizioni di lavoro, appena il 15% la protezione del reddito. Il 21% assume la posizione più ferma e inflessibile rispetto all’applicazione generale dei diritti, rispondendo che “i diritti devono essere goduti e non ceduti”, mentre per il 39% “devono essere difesi e rafforzati anche con lotte sindacali”. Enzo Costa, segretario nazionale Auser ed ex regionale della CGIL, ha commentato che “la forza di questa indagine deve farci interrogare su cosa può fare il sindacato per recuperare il proprio ruolo”, mentre il neosegretario Michele Carrus ha sottolineato che esiste “un terreno ancora da conquistare”.

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blocnotes LA VIA D’USCITA

Il malessere sociale di una società in crisi Forse ha ragione chi ha definito l’accordo sul nome di Napolitano “la scelta più facile nella situazione più difficile”. Emerge, a due mesi dalle elezioni, lo scoramento per la conclamata incapacità della politica di trovare soluzioni e indicare nomi condivisi, personalità di spessore capaci di unire. In questi 60 giorni nessuno si è accorto di una situazione paradossale: stando alle cassandre dei mesi scorsi, nell’attuale instabilità del quadro politico-istituzionale, lo spread sarebbe dovuto schizzare alle stelle, e gli indici di borsa sprofondare nel più inaccessibile rosso porpora. Niente di tutto questo: l’unità di misura della distanza tra i nostri buoni del Tesoro e quelli tedeschi è rimasto stabile (in qualche settimana è perfino calato), i Btp sono andati a ruba, la Borsa di Milano ha continuato a tenere. Significa solo una cosa: c’è un mondo che va avanti senza la politica, che non attende più ricette salvifiche da istituzioni prossime al collasso. Da queste colonne ripetiamo - almeno dall’elezione di Massimo Zedda al Comune di Cagliari - che c’è un pericoloso vuoto da riempire: quello che intercetta il malcontento, il malessere sociale, documentato più volte. Lilli Pruna questa settimana lancia l’allarme sulla perduta coscienza dei propri diritti da parte dei lavoratori: una sorta di complesso di inferiorità secondo il quale - ottenuta un’occupazione purchessia - si trascura di chiedere (di rivendicare, si sarebbe detto un tempo) anche le tutele più elementari. Sui numeri scorsi, abbiamo ancora una volta snocciolato i numeri crudi di una crisi apparentemente senza sosta: siamo certi che, ancora una volta come già accaduto in passato, la via d’uscita non verrà da una formula inventata dalla politica. Questa, semmai, deve recuperare il suo spirito di servizio nei confronti della società. Non può, non deve più avvenire il contrario. Sullo sfondo, infatti, resta un malessere sociale giunto ai livelli di guardia: ad una società che soffre non può rispondere una politica incapace di sentirne il grido. Anche il nuovo assetto del quadro istituzionale non può certo venire da chi ne trae attualmente vantaggio: non illudiamoci, nessuno farà una nuova legge elettorale. Ci saranno sempre vincitori e vinti, e questi ultimi difficilmente accetteranno il normale gioco della democrazia. Chi lo ha capito - e con ampio anticipo di tempo - è stato lasciato non a caso ai margini del panorama politico. E’ l’unica persona che, finora, è stata capace con un referendum passato alla storia di mutare almeno le regole per eleggere i sindaci (che infatti funzionano benissimo). Il suo sarebbe stato un nome da spendere - almeno i parlamentari sardi potevano farlo - per la corsa al Quirinale: è Mario Segni, un vero signore della politica (forse l’ultimo). Non sarebbe male trovare nomi come il suo per la guida alla Regione: ma mi dicono che in via Roma stanno pensando ad altro (sn).


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IL PORTICO DEL TEMPIO

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Il Papa. Ripreso anche il tema della Giornata mondiale di preghiera per le Vocazioni.

“Siete pastori, non funzionari Siete mediatori, non intermediari” ROBERTO PIREDDA L REGINA CAELI il Santo Padre ha approfondito il messaggio del Vangelo della IV Domenica di Pasqua, comunemente detta del “Buon Pastore”. Il brano della liturgia di quest'anno riporta in particolare queste frasi: «le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola» (10,27-30). In queste parole di Gesù, mostra Francesco, «c'è il nucleo centrale del suo Vangelo: Lui ci chiama a partecipare alla sua relazione con il Padre, e questa è la vita eterna». Il punto fondamentale è il desiderio di Gesù di stabilire una relazione intima e profonda con ogni uomo: «per esprimere questa intesa profonda, questo rapporto di amicizia Gesù usa l'immagine del pastore con le sue pecore: lui le chiama ed esse riconoscono la sua voce, rispondono al suo richiamo e lo seguono. La voce di Gesù è unica! Se impariamo a distinguerla, Egli ci guida sulla via della vita, una via che oltrepassa anche l'abisso della morte». Ogni persona, spiega il Papa, porta già dentro di se l'orientamento verso la relazione con Dio: «questo è

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Un momento della celebrazione di ordinazione dei dieci sacerdoti.

molto importante, è un mistero profondo, non facile da comprendere: se io mi sento attratto da Gesù, se la sua voce riscalda il mio cuore, è grazie a Dio Padre, che ha messo dentro di me il desiderio dell'amore, della verità, della vita, della bellezza… e Gesù è tutto questo in pienezza!». Il tema della relazione con Dio viene collegato da Papa Francesco alla realtà della vocazione, ricordando anche la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni che si celebra sempre nella IV Domenica di Pasqua. A tale proposito il Papa si è rivolto direttamente ai giovani: «vorrei chie-

Abbònati a

dervi: qualche volta avete sentito la voce del Signore che attraverso un desiderio, un'inquietudine, vi invitava a seguirlo più da vicino? L'avete sentito? Non sento? Ecco… Avete avuto voglia di essere apostoli di Gesù? La giovinezza bisogna metterla in gioco per i grandi ideali. Le vocazioni nascono nella preghiera e dalla preghiera; e solo nella preghiera possono perseverare e portare frutto». Sempre Domenica il Santo Padre ha ordinato dieci nuovi presbiteri provenienti dai seminari diocesani romani. Il Papa ha esortato i nuovi presbiteri all'impegno nella trasmissione

della fede: «dispensate a tutti quella Parola di Dio, che voi stessi avete ricevuto con gioia. Ricordate le vostre mamme, le vostre nonne, i vostri catechisti, che vi hanno dato la Parola di Dio, la fede…. il dono della fede!Vi hanno trasmesso questo dono della fede. Sia dunque nutrimento al Popolo di Dio la vostra dottrina, gioia e sostegno ai fedeli di Cristo il profumo della vostra vita». Nelle parole di Francesco è poi emerso l'invito all'autenticità di vita: «esercitate in letizia e carità sincera l'opera sacerdotale di Cristo, unicamente intenti a piacere a Dio e non a voi stessi. Siete Pastori, non funzionari. Siete mediatori, non intermediari». In settimana, all'Udienza Generale, il Santo Padre ha dedicato la sua catechesi al tema dell'Ascensione al cielo di Gesù, ricordando come questa realtà non allontana il Signore dagli uomini ma anzi offre una modalità di presenza ancora più importante: «egli è vivo in mezzo a noi in modo nuovo; non è più in un preciso posto del mondo come lo era prima dell'Ascensione; ora è nella signoria di Dio, presente in ogni spazio e tempo, vicino ad ognuno di noi. Nella nostra vita non siamo mai soli: abbiamo questo avvocato che ci attende, che ci difende». Al termine dell'Udienza generale Papa Francesco ha salutato anche gli operai sardi della ditta “E.ON” che per un ritardo aereo non sono riusciti a partecipare all'incontro in Piazza San Pietro.

Domenica 28 apriLe 2013

pietre IN INDIA

Attacchi a chiese cristiane Non c'è pace per i cristiani nell’India centrale. Alcun giorni fa una piccola chiesa è stata data alle fiamme. Un anno fa i cristiani di un villaggio avevano costruito una cappella, con legno e paglia. L'edificio è stato dato alle fiamme ed i fedeli locali non hanno potuto fare nulla per domare le fiamme. Il giorno dopo l'incendio, i credenti sono stati pubblicamente insultati e minacciati dai fondamentalisti indù del villaggio, appartenente ad un gruppo estremista.

SIRIA

Distrutta la chiesa dei francescani Una violenta esplosione ha raso al suolo la chiesa e il convento dei Frati francescani Cappuccini a Deir Ezzor, in Mesopotamia. Era l'unica chiesa a Deir Ezzor ancora rimasta quasi intatta finora. Non è chiaro come sia stata distrutta. In quell'area non ci sono più cristiani. Nei mesi scorsi, data la situazione critica due frati che risiedevano nel convento hanno lasciato Deir Ezzor con le suore di Madre Teresa e la decina di anziani che abitavano lì. Erano gli ultimi cristiani rimasti. La presenza dei frati risale agli anni trenta del secolo scorso, ma sono in Medio Oriente da un tempo molto più lontano. In quasi quattro secoli di storia, la vice-provincia ha sofferto diverse distruzioni e persecuzioni, ma è sempre rinata. Un'altra comunità di frati francescani cappuccini resta tuttora nel Sud della Siria, a Soueida - ancora tranquilla per il momento - dove abitano due frati. Secondo informazioni di attivisti dell'opposizione siriana, gli aerei dell'esercito avrebbero bombardato nei giorni scorsi due chiese ortodosse siriache a Deir Ezzor e le famiglie cristiane hanno lasciato la città per l'intensificarsi degli scontri tra l'esercito lealista e forze di opposizione. COLOMBIA

48 numeri a soli 30 euro Puoi effettuare un versamento sul conto corrente postale n. 53481776 intestato a Associazione culturale “Il Portico” - via Mons. Cogoni, 9 09121Cagliari. Oppure disporre un bonifico bancario sul conto corrente n. 1292 intestato a Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 09121Cagliari presso Banca Prossima Sede di Milano, IBAN IT 39 U033 5901 6001 0000 0001 292

Minacce di morte alla Chiesa Cattolica La Commissione per la Pastorale Sociale della diocesi è stata dichiarata "obiettivo e nemico militare permanente " da un movimento che si fa chiamare il "Grupo Armado Los Rastrojos". Sono stati minacciati anche altre 94 organizzazioni sociali che lavorano per i diritti delle persone. Le minacce di morte hanno un significato concreto in un paese dove solo nelle prime 5 settimane del 2013 ben tre sacerdoti sono stati assassinati, 83 sacerdoti, cinque religiose, tre religiosi, tre seminaristi, un arcivescovo e un vescovo. E a questi dati si possono affiancare anche i 17 vescovi e 52 sacerdoti che hanno subito minacce di morte


Domenica 28 apriLe 2013

IL PORTICO DEI GIOVANI

Giovani. Le testimonianze proposte durante il terzo incontro verso la GMG di Rio.

“Oggi sono giocatore di Dio, ho fatto il goal più bello della vita”

dicata a Cristo, e da quel momento ha deciso che quella sarebbe stata anche la sua vita. Un argomento, quello della vocazione femminile, piuttosto delicato, ma che è stato affrontato per dimostrare che non esistono chiamate che passano di moda perché il Signore ha smesso di chiamare, ma perché noi abbiamo smesso di ascoltare. Dopo un piccolo siparietto divertente e un intervallo in musica arriva la seconda testimonianza. Questa volta a parlare è Don Gabriele Casu, missionario nella zona del maranhao in Brasile, regione di cui faranno esperienza i ragazzi della diocesi di Cagliari che partiranno per la JMJ di Rio de Janeiro grazie all'iniziativa di Operazione Brasile. A guidarli in questa avventura troveranno appunto Don Gabriele che, ormai missionario da tanti anni, ha sottolineato il vero significato della parola missionario. Tutti i battezzati sono missionari, hanno ricevuto il dono della Fede per portarlo agli altri. Perciò non è tanto importante come si segue Gesù, l'importante è seguirlo, ognuno secondo le sue possibilità e inclinazioni. Ed è per questo che la vocazione ha bisogno di tempo per maturare, bisogna darsi tempo per capire con certezza qual è il nostro

posto nel mondo. Don Gabriele sembra averlo capito con assoluta convinzione quando dice che essere missionario è condividere, è saper dare ma anche saper ricevere, sono le relazioni di scambio che regalano la felicità, non le relazioni a senso unico. Ma è evidente che questo è possibile solo se ci si spoglia della propria umanità, spesso presuntuosa ed egoista, per accogliere l'eucaristia, la lente di ingrandimento che ci permette di riconoscere Gesù negli altri. Queste le parole conclusive dell'intervento del nostro referente missionario in Brasile che cede il microfono a don Carlo Rotondo, ormai ospite fisso di questi incontri. Per la terza volta si è reso disponibile a offrire la sua esperienza di vita sempre straordinariamente nuova ed emozionante. Già dall'inizio del suo discorso si evince la particolarità del suo modo di trasmettere che non si serve di troppe parole. Se la vita di una persona per essere raccontata ha bisogno di parole c'è qualcosa che non va, bisogna saperla capire dal volto, così don Carlo ha espresso il suo concetto di testimonianza. In seguito ha accennato al suo sogno da ragazzo, quello di diventare giocatore del Cagliari, ma con esatte parole afferma: “oggi sono giocatore di Dio, e ho fatto il goal più bello della mia vita”. Ha poi voluto definire il suo concetto di vocazione come capire a chi si vuole dire ti amo, e a proposito di questo ha proposto la canzone tipica dei matrimoni masai che recita “Nakupenda Malaika” che significa: Ti amo angelo. Con la semplicità di questa canzone un po' arrangiata è stato in grado di coinvolgere pienamente l'intera assemblea e ha concluso dicendo altrettanto semplicemente “ piacere, Don Carlo, un prete felice”.

ad una suora, ma è una visione un tantino ristretta rispetto a quello che questo argomento racchiude. Ognuno di noi sin da bambino ha avuto un sogno per il suo futuro, un'aspettativa basata su desideri, passioni o capacità. La chiamata non è infatti solo sacerdotale, ma si sviluppa attorno a ciò che il nostro cuore desidera. La felicità è ciò a cui il cuore anela e la risposta a questa esigenza si trova nelle diverse vocazioni : costruirsi una famiglia ed essere dei bravi genitori, oppure avere una famiglia piuttosto allargata, avere come manuale di vita il vangelo e andare a portare nel mondo parole di speranza. A fornirci queste “deluci-

dazioni” sono state delle testimonianze di alcune suore e di sacerdoti missionari, che con molto entusiasmo e coraggio ci hanno raccontato la loro esperienza di vita, la scoperta della chiamata sacerdotale ed il conseguente cammino. Ciò che meraviglia è la semplicità con cui queste persone riescono a spiegare che il cristianesimo è un incontro. La serata volge quindi al termine concludendosi con l'Adorazione Eucaristica e la Messa presieduta dal Vescovo, e da un successivo momento di convivialità organizzato dai seminaristi. Imparare a meravigliarsi e scoprire che vocazione significa essere liberi di scegliere chi amare, sono le conclusioni che questa giornata offerta dall'Ufficio della Pastorale Giovanile lascia alle centinaia di ragazzi che ancora una volta partecipano agli appuntamenti che la Diocesi organizza per loro. Ricchi di buoni propositi e importanti insegnamenti si torna alla vita di tutti i giorni con l'attesa di un nuovo appuntamento diocesano pensato su misura per i giovani.

VALERIA PICCHIRI E TEMATICHE che hanno accompagnato le attività sono scaturite dalla ricorrenza scelta per questo terzo appuntamento, si trattava infatti della 50° giornata di preghiera per le vocazioni, perciò non si poteva che affrontare una riflessione a tutto campo sulla chiamata e sulla scelta di vita di ciascuno. Un ricordo speciale è andato al secondo incontro diocesano svoltosi a Senorbì lo scorso marzo, in particolare si è fatto rifermento all'attività nella quale si chiedeva ai partecipanti di completare la frase: “sogno una chiesa dove… “; tra più di 400 opinioni è stata scelta la più significativa : “ sogno una chiesa dove si legga il Vangelo e lo si viva”. Un ulteriore spunto di riflessione che porta la Chiesa dei giovani di Cagliari a prendersi un impegno, quello di ritrovarsi e leggere il vangelo per poi poterlo effettivamente vivere. Così le tematiche della serata si moltiplicano e alla vocazione si aggiungono la meraviglia e il Vangelo. A rimarcare i punti focali dell'incontro una band ha eseguito dal vivo alcuni brani musicali scelti con criterio, analizzando i testi e estrapolandone i contenuti, perché potessero prestarsi ad enfatizzare i messaggi da trasmettere. Ma la musica è stata solo una parte di questo evento un po' sopra le righe, i momenti più coinvolgenti sono stati indubbiamente quelli delle testimonianze. La prima a regalarci il racconto della sua scelta di vita è stata Suor Bernadette, che ha condiviso con l'assemblea il suo incontro con Dio paragonandolo inizialmente a un vicino di casa, un qualcuno che incontri sporadicamente che non è

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parte integrante del tuo quotidiano, ma che a un certo punto diventa quella forza che è in grado di trasformare la tua vita. Suor Bernie, così come si fa chiamare, ha condotto una vita che tutti definirebbero normale fino ai vent'anni. Originaria di Calasetta, viveva la Chiesa come una qualsiasi credente e mediamente praticante, ha coltivato la sua passione per la musica, si è trasferita a Cagliari per frequentare l'università cogliendo l'occasione per evadere da quel paesino che le andava un po' stretto e contemporaneamente ha portato avanti un fidanzamento di ben 9 anni. Ma in tutto ciò il suo rapporto con Dio rimaneva ai margini, sentiva la mancanza di quelle chiacchierate con Lui che faceva da bambina, la sua preghiera più frequente in questo periodo era: Ho bisogno di te ma non riesco a trovarti, vienimi incontro. Questa preghiera viene pienamente esaudita, Suor Bernie è tornata nel suo paesino che non era poi così stretto e ha rotto il fidanzamento per intraprendere una relazione ben più salda. Ciò che le ha permesso di fare questa scelta non è stato altro che un atto provvidenziale, l'incontro con una suora, poi diventata amica, che l'ha portata a conoscere la bellezza della vita de-

“Il cristianesimo è un incontro vero” Erano più di 500 i giovani accorsi in Seminario FEDERICA BANDE

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A PASTORALE Giovanile, dopo le

vacanze pasquali, torna in azione con il terzo incontro diocesano dedicato a tutti i gruppi parrocchiali del nostro territorio. E' una domenica di primavera poco clemente, infatti ad accogliere i cinquecento giovani alle porte del Seminario di Cagliari c'è una pioggia piuttosto fastidiosa ma fortunatamente smorzata dall'entusiasmo degli animatori della PG che attraverso un breve percorso, conducono i ragazzi nell'auditorium della struttura. Sono circa le 17 quando le note della band “Mondo Super” accolgono la platea, che si prepara a vivere un po-

meriggio carico di testimonianze e volti che hanno visto e vissuto tanto. Si inizia a parlare di meraviglia… quella che provano i bambini davanti alle piccole cose, quella che gli adolescenti ricercano nelle loro esperienze, quella che gli adulti credono di non poter più sperimentare. Ma meravigliarsi significa guardare la realtà con occhi attenti, gustarsi le sorprese della vita e accogliere con entusiasmo le novità; la meraviglia non è roba da piccoli ma roba da grandi. Ed è con questa consapevolezza che la serata continua, proponendo un tema di cui non si sente parlare spesso: la vocazione. Quando sentiamo parlare di vocazione automaticamente pensiamo ad un sacerdote o

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l’omelia LE PAROLE DI MONS. MIGLIO

Castità e purezza per arrivare all’Amore Una cappella del Seminario Arcivescovile gremita di giovani ha fatto da corona alla celebrazione Eucaristica presieduta dall'Arcivescovo, monsignor Arrigo Miglio, in occasione del terzo incontro che l'Ufficio di Pastorale giovanile ha organizzato in vista della prossima GMG di Rio de Janeiro. La celebrazione è stata animata dai partecipanti al decimo TLC musicale che proprio domenica scorsa ha chiuso la 4 giorni di lavori, con la composizione dei canti per la messa. Nel corso dell'omelia l'Arcivescovo monsignor Miglio, che ha presieduto la celebrazione, prendendo spunto dalla seconda lettura della liturgia ha indirizzato ai giovani una provocazione. “Proviamo a legare due parole - ha detto l'Arcivescovo - l'amore grande come quello dell'Agnello e la purezza. Castità e purezza per arrivare ad un amore candido, liberato da ogni vena di egoismo ed egocentrismo, totalmente dono per sempre ed aperto in pienezza alla donazione. Ciò avviene quando due sposi vivono il loro amore in Cristo, in una donazione piena e reciproca, senza che nessuno cerchi di accontentare il proprio egoismo. Questo accade per chi vive l'amore fuori dall'esperienza matrimoniale, in una donazione piena nelle vocazioni di vita consacrata: non si tratta di vocazioni alla rinuncia, ad amare di meno, ma ad amare, se possibile, ancora di più e anche quello è il colore bianco che porta la pienezza dell'amore. L'amore che arriva dal sangue dell'Agnello è un amore che ci rende luminosi, perché ci purifica da ogni traccia di egoismo, di ricerca di noi stessi, ci aiuta capire che l'amore vero è soltanto la ricerca del Padre e dei fratelli”. Nella parte finale della sua breve omelia monsignor Miglio ha poi specificato bene come la purezza sia solo una via non un punto d'arrivo. “E' un metodo, è un passaggio - ha concluso l'Arcivescovo - per aprirsi a questa pienezza dell'amore. Allora la nostra preghiera di questa sera è quella di dire a Dio “aiutaci a non avere paura di amare troppo, di donare troppo a non avere paura di rinunciare alla soddisfazione dell'egocentrismo. Aiutaci a scoprire cos'è davvero l'amore quando vivrò completamente donato come hai fatto tu Agnello di Dio che togli il peccato dal mondo”. L'attenzione delle centinaia di giovani presenti era alta, il silenzio dopo l'omelia lo testimoniava, segno che le parole del presule avevano colto nel segno. Come di consueto la celebrazione ha seguito i canoni di rito fino alla benedizione finale, al termine della messa tanti visi sorridenti tra i giovani: anche il terzo incontro ha colto nel segno (rc).


COS’ È

ALCUNE RIFLESSIONI SUL FENOMENO

Alimentis è il progetto contro gli sprechi promosso dall’Agenzia regionale per il lavoro; esso è finalizzato al recupero di beni da destinare all’attività di organizzazioni di volontariato. Una rete regionale di economie solidali nella quale l’ente regionale funge da collante tra supermercati e attività commerciali da una parte e mondo del volontariato dall’altra. L’Agenzia, infatti, si fa promotrice di accordi che favoriscono il passaggio di beni alimentari rimasti invenduti, dagli operatori privati alle Onlus dell’isola. Una catena che parte dalla raccolta, passa per la donazione e si conclude con il riutilizzo. L’iniziativa, sperimentata regionalmente a partire dal 2006, è stata riproposta nel tempo con successo crescente in termini di adesioni. Il riferimento, a livello nazionale, è il Last Minute Market o mercato dell’ultimo minuto che può essere esteso ad altri ambiti oltre a quello del cibo (farmaci, libri, raccolta diretta di prodotti agricoli); con una duplice valenza: ambientale e sociale. Il modello persegue l’intento di ridurre al minimo la produzione di rifiuti e, allo stesso tempo, cerca di aiutare chi assiste quotidianamente le fasce più deboli della popolazione.

Le mense sono frequentate, sempre più spesso, da cittadini che hanno un reddito disponibile del tutto insufficiente a rispondere anche ai bisogni primari come sfamarsi. Una categoria variegata che comprende le figure e le storie più disparate: giovani padri separati, che destinano parte del loro stipendio al mantenimento di moglie e figli; capifamiglia percettori di un solo reddito, destinatari di ammortizzatori sociali, in difficoltà per via del mutuo da pagare; lavoratori precari con salari bassi che non possono contare sul sostegno familiare; anziani con pensioni minime.

IL NUOVO PARADIGMA: DA SPRECO A RISORSA La filosofia che sta alla base di Alimentis si basa sulla trasformazione radicale della destinazione dei beni che, da potenziali eccedenze, diventano elementi essenziali per la vita di tante persone attualmente bisognose di sostegno. Gli indigenti sono il riferimento di questo mercato nel quale l’imperativo è non perdere un minuto di tempo e un prodotto. Lo spreco diviene risorsa, con vantaggi enormi e diffusi per la collettività che declina con una semplice azione il concetto di solidarietà sociale e quello di sostenibilità ambientale.

Dai dati messi a disposizione dalla Caritas di Viale Fra’ Ignazio, si evince che, nel quinquennio che va dal 2006 al 2011, le persone bisognose di un pasto caldo sono cresciute di oltre l’80%. La contrazione relativa al 2012 dev’essere purtroppo considerata non una flessione del fenomeno in sé, quanto piuttosto come la risultante di due fattori: da un lato il cessato flusso dei migranti dell’emergenza Nord Africa - che aveva inciso sul dato del 2011-, dall’altro la diffusione/implementazione di altri servizi analoghi sul territorio.

Grafico 1 – Dati fonte Caritas, elaborazione a cura dell’Agenzia regionale per il lavoro

IL VALORE DELLA DONAZIONE Oltre ad un forte valore sociale, di sostegno ed ambientale, il progetto Alimentis consente notevoli margini di risparmio economico per le associazioni beneficiare. Il calcolo è presto fatto. Se poniamo che 0,5 kg sia la quantità media di alimenti per preparare un pasto completo e che il prezzo medio di un pasto nella ristorazione collettiva corrisponda a 5-6 €, si può ipotizzare che 1.000 Kg di alimenti si traducono in circa 500 pasti (volume medio peraltro erogato giornalmente dalla Caritas). Pertanto, moltiplicando i pasti totali per il valore economico di un singolo pasto, si ha un risparmio di 2.500 €.

GLI ATTORI COINVOLTI La proposta è rivolta a tutta la rete commerciale, dalla grande distribuzione sino al singolo commerciante. Nel tempo hanno aderito colossi quali Conad, Carrefour e Gieffe assieme a tante altre realtà più piccole. Tuttavia sono altrettanto numerose le istituzioni pubbliche e private che hanno deciso di entrare a far parte della rete di solidarietà con lo scopo di dare risposte in loco, tempestive ed efficaci, ai bisogni della popolazione. Sinora sono stati stretti 20 accordi su tutto il territorio regionale.

LE CARATTERISTICHE L’obiettivo attuale del progetto è la costruzione di una rete di “economie solidali contro lo spreco”, che coinvolga l’intera Sardegna e che cerchi di dare risposte concrete a tutte le povertà: vecchie e nuove. Vecchie in quanto relative a chi non ha un reddito perché privo di occupazione, nuove perché riguardanti chi ha un lavoro che non lo preserva dalle ristrettezze. Il programma poggia su due pilastri: teorico ed empirico. L’azione posta in campo con Alimentis parte dall’analisi dei dati scientifici elaborati dall’Osservatorio regionale del mercato del lavoro, un’unità tecnica all’interno dell’Agenzia, e si conclude con l’osservazione sul campo, attraverso la visita alle mense beneficiarie delle donazioni.

GLI SVILUPPI DEL PROGETTO Alimentis si propone obiettivi ambiziosi, principalmente lungo due direttrici: una relativa alla sostenibilità futura del progetto ed una al suo monitoraggio. Si sta lavorando, infatti, per far sì che il progetto possa divenire una politica integrata a livello territoriale e si sta sperimentando un applicativo che consenta un’imputazione armonica e certificata di dati utili ad osservare le povertà nell’isola

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IL PORTICO DI CAGLIARI

DOMENICA 28 apriLe 2013

Incontri. Era a Cagliari nei giorni scorsi Enzo Bianchi, priore della Comunità di Bose.

“Con il Concilio la Chiesa è passata dalla condanna al dialogo col mondo” Alla Facoltà teologica l’incontro sul Vaticano II: “In Papa Francesco si conferma in modo ancora più evidente la volontà della Chiesa di ascoltare l’umanità” R. C. NZO BIANCHI, priore della comunità monastica di Bose, è stato il relatore dell'ultimo appuntamento organizzato, in occasione dei 50 anni dall'indizione del Concilio, dalla Facoltà Teologica, insieme all'Istituto di Scienze Religiose, alla Diocesi di Cagliari e il Pontificio Seminario Regionale Sardo. Al centro della relazione di Bianchi la Chiesa e il mondo dopo il Concilio. Quale rapporto tra Chiesa e mondo dopo il Vaticano II? Con il Concilio si è aperta indubbiamente una nuova fase in cui la Chiesa è passata da una condanna del mondo, dal rimprovero del mondo e della società moderna, ad un ascolto, al dialogo. Certo il dialogo è sempre faticoso, difficile: il mondo qualche volta si sente estraneo alla Chie-

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sa e la Chiesa si spaventa di questo e può prendere anche accenti severi di rimprovero e di condanna. Oggi però mi sembra che con l'avvento di Papa Francesco si conferma in maniera ancora più evidente quel dialogo che il Concilio aveva iniziato. Un dialogo nel quale la Chiesa ascolta l'umanità, il mondo, sa che per esso Dio ha dato il Suo Figlio e, anche se il mondo non la riconoscesse, si sente impegnata a mostrare simpatia ed ascolto verso il mondo. A proposito di Papa Francesco. C'è chi si è piacevolmente stupito delle sue scelte e dei suoi modi. Lei di re-

cente ha affermato che Papa Francesco è coerente con se stesso. Ci può spiegare? Credo che pur con modalità diverse sia Papa Francesco che Benedetto XVI sono coerenti con il loro modo di vivere. Papa Benedetto ha comunicato la sua rinuncia seguendo ciò che diverse volte aveva detto: quando aveva visto che le forze gli venivano meno e che per il bene della Chiesa era necessaria una guida più vigorosa e con l'umiltà che gli è propria ha lasciato il posto. È uno dei tratti distintivi di Ratzinger: aveva un amore per la Chiesa più grande di quello per se stesso, un amore per la

funzione di Papa più grande di quello che riservava alla propria persona. Quanto a Papa Francesco per quel che lo conosco non mi meraviglia: ha sempre avuto uno stile di vita sobrio. Si dice che non avesse curia, che si preparasse da solo il pranzo e che non avesse segretari personali. Papa Francesco è se stesso, ha vissuto così e vuol continuare a farlo an che da Papa, senza alcuna tattica o strategia, ma semplicemente con coerenza: nella misura in cui il suo ideale è San Francesco, questo lo porta ad avere una sobrietà che lui ha sempre vissuto. Sulle critiche di alcuni ogni giorno si dicono tante sciocchezze. Lei vive in una comunità monastica. Quale attualità ha una scelta del genere? Credo che questa scelta sia più che mai attuale, perché il mondo ha una grande attenzione alla vita che svolgiamo. In noi vedono un segno, qualcosa che è realizzato, senza sopravalutazioni ma solo una comunità monastica. Vedere degli uomini e delle donne, non più santi o più bravi degli altri, ma che vivono lavorando, si mantengono con il proprio lavoro, fanno una vita di preghiera e di ospitalità. Tutto ciò è qualcosa che colpisce molto gli uomini e che lo fa sentire fratelli dei monaci.

A Cagliari nel 2014 le Caritas di tutta Italia A CITTÀ DI Cagliari ospiterà nel 2014 il prossimo convegno nazionale delle Caritas diocesane. Una decisione comunicata, nei giorni scorsi, al termine del 36esimo Convegno nazionale, a Montesilvano (Pescara), e accolta con soddisfazione dalla diocesi cagliaritana. “Per la nostra regione - spiega mons. Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari -, questa scelta comporta non solo un dovere di accoglienza, ma anche l’opportunità di proporre come modello le nostre Caritas diocesane e parrocchiali, con particolare riferimento a quella ricchezza di risorse umane che la Caritas ha saputo suscitare negli ultimi anni”. Risultati ottenuti grazie alla “crescita di un laicato adulto, radicato non solo nel mondo dei cattolici praticanti ma anche nella società civile, a prescindere dal credo religioso, disposto a offrire volontariamente ai più poveri il massimo dell’impegno competente”. Un

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patrimonio di generosità e di risorse umane “che pone la Sardegna, al di là delle sue povertà, come un esempio di iniziative da proporre anche in altri settori”. È questa una conferma dell’impegno portato avanti dall’organismo pastorale guidato da don Marco Lai, che potrà fornire “un’occasione ulteriore - sottolinea il direttore della Caritas diocesana - per alimentare la dimensione pastorale della Chiesa sarda e la testimonianza della carità di fronte a un mondo che cambia, la capacità della comunità ecclesiale di dialogare con la città”. Una città che, come aggiunge don Lai, “accoglierà, nel quadro di un evento di portata nazionale, i circa 600 delegati provenienti da tutte le diocesi di Italia, rappresentanti quella parte della società che ogni giorno agisce in maniera attiva, pratica, ma anche progettuale rispetto ai bisogni delle persone, puntando alla promozione umana, alla formazione e all’animazione”. Sullo sfondo, una Chiesa capace

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curia L’OPERAZIONE “CASA LINDA”

Verso la GMG di Rio Sono lieto di annunciare che è partita l’operazione “Casa Linda”, una bella collaborazione tra la Pastorale Giovanile Diocesana e i nostri missionari Fidei Donum don Giuseppe Spiga e don Gabriele Casu: è il dono che vogliamo portare in Brasile nei gior-

ni della prossima Giornata Mondiale della Gioventù. Invito cordialmente tutte le parrocchie e le associazioni a raccogliere questa proposta e a preparare per tempo il dono che i nostri giovani porteranno personalmente. In questi giorni è tra noi don Gabriele, che si è reso disponibile a illustrare il progetto. Potete invitarlo e intervistarlo direttamente, per conoscere da lui la realtà della missione di Viana e per essere partecipi della fede giovane ed entusiasta di quella Chiesa. Il dono a “Casa Linda” diventerà per noi un dono ancora più grande. +Arrigo Miglio

L’INIZIATIVA DELLA DIOCESI

Visita ad limina dei Vescovi sardi e pellegrinaggio a Roma

Mons. Miglio: “Testimonieremo la generosità dei sardi” MARIA CHIARA CUGUSI

IL PORTICO

Il convegno delle Caritas a Montesilvano.

di leggere ‘i segni dei tempi’, come ribadito da don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana, durante il convegno di Montesilvano. Quattro giornate di lavori, con i rappresentanti di 161 delle 220 Caritas diocesane: tra i temi affrontati, una ‘pastorale di prossimità’ della Chiesa, chiamata a testimoniare il Vangelo e a dare speranza soprattutto nelle emergenze e negli scenari di crisi internazionale, i problemi posti dalle ‘nuove povertà’, dall’immigrazione, dalle forme di solitudine e dipendenza. E, soprattutto, l’attenzione alla famiglia, filo conduttore del cammino di preparazione al prossimo appuntamento: “Il 2014 sarà, a livello mondiale, l’anno internazionale della famiglia - ricorda mons.

Miglio -: un orizzonte da tenere ben presente. Ciò significa non solo pensare alla povertà di tante famiglie, ma anche conoscere e far conoscere i veri e propri miracoli che la famiglia italiana sta compiendo in questo tempo di crisi, nella consapevolezza che sostenere il nucleo familiare significhi favorire lo sviluppo e il futuro del Paese”. Così, la Sardegna, al centro del Mediterraneo, potrà offrire “un’occasione per un utile confronto con le situazioni di altri paesi - conclude l’arcivescovo - , dalla legislazione in favore delle famiglie e delle donne al ruolo specifico di queste ultime e della loro dignità, soprattutto in rapporto a quelle realtà dove essa non è pienamente riconosciuta”.

La Visita ad Limina che era prevista il 14 marzo u.s. è ora fissata per i giorni 15-16-17 maggio, con Papa Francesco. Il 17 maggio i vescovi incontreranno personalmente il Papa, mentre per mercoledì 15 maggio è previsto l’appuntamento regionale nell’udienza generale in Piazza San Pietro. Invito le parrocchie , le associazioni ma anche i singoli fedeli a fare il possibile per esserci a questo primo incontro della Sardegna con Papa Francesco. Oltre all’appuntamento del mercoledì l’invito è esteso a giovedì mattina 16, per la messa nelle Grotte Vaticane. +Arrigo Miglio P.s. I contatti per avere i posti all’udienza generale vanno tenuti con d. Walter Onano tel. 3403587054 oppure email: walter.onano@gmail.com


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IL PORTICO DE

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V DOMENICA DI PASQUA

Dio lo glorificherà..

dal Vangelo secondo Giovanni

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uando Giuda fu uscito dal cenacolo, Gesù disse: «Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito. Figlioli, ancora per poco sono con voi. Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri». Gv 13, 31-33a. 34-35

DON ANDREA BUSIA

il portico della fede

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brani delVangelo delle domeniche del tempo pasquale hanno, spesso, la funzione di mostrarci gli effetti della risurrezione, sebbene fossero state proclamate prima della passione di Cristo, e questo è anche il nostro caso: questa proclamazione di gloria avviene nel contesto dell'ultima cena, poco prima dell'arresto di Gesù. Noi probabilmente siamo portati a considerare, come momento della glorificazione di Gesù, il momento della sua risurrezione, quando la sua gloria è apparsa in tutto il suo splendore, o il momento del suo sacrificio supremo sulla croce, ma Gesù qui ci dice qualcosa di diverso: Gesù afferma di essere stato glorificato proprio in quel momento, dobbiamo allora capire in cosa consiste questa glorificazione e anche da chi Gesù sia stato glorificato. Per capirlo dobbiamo fare un passo indietro di qualche versetto, per la precisione al versetto 27 dove si dice: “Gesù quindi disse [a Giuda]: «Quello che devi fare fallo al più

presto»”. Questa glorificazione di Gesù avviene nel momento in cui Gesù esprime, nel momento cruciale, la sua decisione di accettare senza tentennamenti la volontà del Padre: esprimendo questa consonanza tra loro due si attua quella glorificazione di cui Gesù parla. Riguardo al “chi” abbia glorificato Gesù, non ci sono molti dubbi: è il Padre, e questo è evidente sia per come è costruito il brano, sia perché Gesù aveva già affermato di cercare esclusivamente la gloria di Dio e non quella degli uomini: “Se io glorificassi me stesso, la mia gloria non sarebbe nulla; chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: «È nostro Dio!»” (Gv 8,54). Immediatamente dopo Gesù, però, parlando al futuro, preannuncia un'altra glorificazione, è quella della risurrezione e avverrà “subito”. Subito dopo questo annuncio Gesù si rivolge direttamente ai suoi discepoli affermando la sua prossima dipartita, ma prima che quel momento arrivi vuole lasciare loro un comandamento “nuovo”. Il comandamento di Gesù è così importante che

viene ripreso varie volte nel nuovo testamento: Giovanni lo riporta una seconda e una terza volta (Gv 15,12.17), ma anche gli apostoli lo fanno loro, lo accolgono e lo insegnano: “amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda” (San Paolo ai Romani 12,10) e “Dopo aver santificato le vostre anime con l'obbedienza alla verità, per amarvi sinceramente come fratelli, amatevi intensamente, di vero cuore, gli uni gli altri” (1Pietro 1,22). Questo comandamento è parte fondamentale dell'eredità che Gesù ha affidato ai suoi discepoli, e questi lo hanno conservato come un tesoro prezioso. Dove sta la “novità” di questo comandamento? Non di certo nel semplice amore vicendevole, che è già parte della legge mosaica, bensì in due aspetti distinti e complementari: il termine di paragone “come io ho amato voi” e la possibilità di realizzarlo. I discepoli avevano già fatto esperienza dell'amore di Cristo nei loro confronti, e stavano per sperimentare fino a qual punto si sarebbe po-

tuto spingere il suo amore, non si tratta semplicemente di fare agli altri quello che si desidererebbe per noi (Mt 7,12), non si tratta neppure di amare il prossimo come sé stessi (Mt 22,39): in quanto cristiani siamo chiamati a non prendere semplicemente noi stessi come misura, bensì Cristo stesso e il suo amore per noi. La seconda “novità”, come dicevamo sopra, è data dal fatto che noi abbiamo la possibilità di realizzare questo comandamento nella nostra vita, certamente si tratta sempre di una richiesta molto impegnativa, ma con Cristo è diventata possibile perché, oltre ad averci dato l'esempio, ha sconfitto il peccato e ci ha donato il suo Spirito, si tratta, oggi come ieri, di lasciarci guidare da questa presenza divina che ci è stata offerta nel nostro Battesimo. Non è allora un caso che Gesù leghi il conetto stesso di amore all'identità e alla testimonianza del discepolo, per essere riconosciuti come discepoli bisogna amare gli altri come lui ci ha amato, bisogna seguire Gesù nella strada dell'amore.

È VIVO IN MEZZO A NOI Papa Francesco nella catechesi all'Udienza generale del 17 Aprile si è soffermato sull'affermazione del Credo che indica come Gesù «è salito al cielo, siede alla destra del Padre». Si tratta allora di comprendere il significato dell'avvenimento dell'Ascensione e il suo valore per la vita dei credenti. Nel Catechismo della Chiesa Cattolica si ricorda come «l'elevazione sulla croce significa e annuncia l'elevazione dell'ascensione al cielo» (n. 661). Anche noi, spiega il Santo Padre, «dobbiamo avere chiaro, nella nostra vita cristiana, che l'entrare nella gloria di Dio esige la fedeltà quotidiana alla sua volontà, anche quando richiede sacrificio, richiede alle volte di cambiare i nostri programmi». Nel racconto dell'Ascensione che troviamo nel Vangelo di Luca (24,50-53) ci sono due elementi da mettere in luce. Il primo aspetto riguarda il fatto che Gesù «compie il gesto sacerdotale della benedizione e sicuramente i discepoli esprimono la loro fede con la prostrazione, si inginocchia-

no chinando il capo». In questo modo Gesù si pone come «l'unico ed eterno Sacerdote che con la sua passione ha attraversato la morte e il sepolcro ed è risorto e asceso al Cielo; è presso Dio Padre, dove intercede per sempre a nostro favore (cfr Eb 9,24)». Il Papa ha sottolineato in particolare come Gesù sia quindi il nostro “avvocato”: «quando uno è chiamato dal giudice o va in causa, la prima cosa che fa è cercare un avvocato perché lo difenda. Noi ne abbiamo uno, che ci difende sempre, ci difende dalle insidie del diavolo, ci difende da noi stessi, dai nostri peccati! Non abbiamo paura di andare da Lui a chiedere perdono, a chiedere benedizione, a chiedere misericordia». Con l'Ascensione «la nostra umanità è stata portata presso Dio; Lui ci ha aperto il passaggio; Lui è come un capo cordata quando si scala una montagna, che è giunto alla cima e ci attira a sé conducendoci a Dio».

Un secondo elemento fa riferimento al fatto che gli Apostoli, dopo aver visto Gesù salire al cielo, fanno rientro a Gerusalemme «con grande gioia» (Lc 24, 52). Umanamente questo potrebbe apparire strano, tutte le separazioni infatti comportano un dolore, in questo caso però gli Apostoli «con lo sguardo della fede comprendono che, sebbene sottratto ai loro occhi, Gesù resta per sempre con loro, non li abbandona e, nella gloria del Padre, li sostiene, li guida e intercede per loro». Ogni credente è chiamato a considerare la signoria di Dio nella sua vita: «Gesù è vivo in mezzo a noi in modo nuovo; non è più in un preciso posto del mondo come lo era prima dell'Ascensione; ora è nella signoria di Dio, presente in ogni spazio e tempo, vicino ad ognuno di noi. Nella nostra vita non siamo mai soli: abbiamo questo avvocato che ci attende, che ci difende. Non siamo mai soli: il Signore crocifisso e risorto ci guida». di don Roberto Piredda


ELLA FAMIGLIA

Domenica 28 apriLe 2013

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Coinvolto il Rinnovamento nello Spirito.

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Un incontro della fondazione che gestirà il Centro. In basso, Martinez.

Nasce a Nazaret il Centro per la Famiglia I. P.

iovanni Paolo II aveva lanciato l’idea in occasione dell’Incontro Mondiale delle Famiglie del 1997 a Rio de Janeiro e approvato il progetto nella visita del 2000 in Terra Santa, Papa Ratzinger ha benedetto la prima pietra a Nazaret nel suo viaggio del 2009, e potrebbe essere Papa Francesco a inaugurare il Centro Internazionale per la Famiglia che la Santa Sede sta costruendo a nella citta’ di Gesu’. Il progetto, che comportera’ una spesa approssimativa di 12 milioni di euro, prevede: un Auditorium da 500 posti; un Centro pastorale diocesano; Sale d’incontro e di studio; una Chiesa da 500 posti; un Alloggio per la Comunita’ residenziale; un Albergo con 100 camere e un Ristorante pensati per l’accoglienza di famiglie; una ludoteca e spazi esterni d’intrattenimento per bambini; disimpegni esterni, parcheggi e aree di svago. "Nel costo preventivato - ha precisato oggi Salvatore Martinez, il presidente della Fondazione costituita ad hoc presso il Pontificio Consiglio per

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RISCRITTURE

PUÒ L’UOMO POLITICO ESSERE CRISTIANO INTEGRALE? A nessuno Dio nega la grazia per essere perfetto cristiano: “Siate perfetti come il Padre Vostro celeste è perfetto”. Si può supporre che Dio la neghi agli uomini politici, che come capi, legislatori, amministratori sono necessari alla società? San Paolo, nell’ingiungere a Timoteo di pregare per tutti gli uomini, scrive di pregare “per il re e tutti quelli che stanno in posizione elevata, affinchè possiamo condurre una vita tranquilla e quieta, in tutta pietà e dignità”; in linguaggio corrente è chiaro che lo scopo è l’ordine pubblico (tranquillità e quiete) e buona amministrazione (pietà e dignità). Pertanto, se i governanti sono cattivi, a parte il danno che recano alla comunità, è colpa loro, non mai del mancato aiuto di Dio perchè adempiano il loro dovere e si mantengano buoni cristiani. Nessun dubbio che ci siano stati re e governanti

buoni e anche santi; basta ricordare San Luigi re di Francia, Sant’Edoardo re d’Inghilterra e altri ben noti, pur facendo (se occorre) la parte dovuta alla leggenda; leggenda però non esiste per San Tommaso Moro, che non fu santo perchè martire, ma fu martire perchè santo: come San Francesco Borgia era già un cristiano perfetto essendo governatore della Catalogna per divenire poi, da gesuita, religioso perfetto e arrivare agli onori degli altari. Ciò avveniva in regimi assoluti, nei quali la teoria del principe non legato alla legge lasciava troppo libera la via degli arbitri, quantunque tale legge non fosse applicabile anche alle ingiustizie e ai delitti (e le regie erano spesso centri di intrighi e di dissolutezza). Luigi Sturzo, da “La politica e la menzogna” (continua - 1)

la Famiglia, nonche’ del Rinnovamento nello Spirito che e’ coinvolto nella gestione dell’iniziativa - e’ compresa la costruzione finita del Centro, con arredi e allestimenti tecnologici, sulla base dei previsionali prodotti dalle maestranze locali e dai tecnici e consulenti scelti di concerto da una commissione composta da rappresentanti della Segreteria di Stato Vaticana e dal Rinnovamento nello Spirito, sotto l’egida del Patriarcato di Gerusalemme dei Latini". "Desideriamo ha spiegato Martinez - che il ’Centro Internazionale Famiglia di Nazaret’ divenga un luogo privilegiato per la diffusione del Vangelo della Famiglia, una vetrina di tutto il bello, il buono, il vero, il giusto che la famiglia propone e testimonia nel mondo, coinvolgendo attivamente gli Uffici pastorali, le Universita’, i Centri Studi dedicati alla famiglia; i Movimenti, le Comunita’, le Associazioni di scopo, tanti benefattori che vedono nel trinomio ’Papa, Famiglia, Terra Santa’ un’opportunita’ nuova e interessante per sostenere generosamente la causa della famiglia".


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IL PORTICO DEI LETTORI

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Cari fratelli e sorelle, giovani oggi qui in Piazza. Vorrei chiederBuongiorno! La Quarta Domenica del vi: qualche volta avete sentito la voce del Tempo di Pasqua è caratterizzata dal Signore che attraverso un desiderio, Vangelo del Buon Pastore che si legge un’inquietudine, vi invitava a seguirlo più ogni anno. Il brano di oggi riporta queste da vicino? L’avete sentito? Non sento? parole di Gesù: «Le mie pecore ascoltano Ecco… Avete avuto voglia di essere apola mia voce e io le conosco ed esse mi stoli di Gesù? La giovinezza bisogna metseguono. Io do loro la vita eterna e non terla in gioco per i grandi ideali. Pensate andranno perdute in eterno e nessuno le Il testo del commovente discorso dopo il Regina Coeli di domenica scorsa questo voi? Siete d’accordo? Domanda a strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, Gesù che cosa vuole da te e sii coraggioscere la sua voce e quella del papà; dal tono di una voce che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapso! Sii coraggiosa! Domandaglielo! Dietro e prima di ogni percepiamo l’amore o il disprezzo, l’affetto o la freddezza. parle dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo una covocazione al sacerdozio o alla vita consacrata, c’è sempre La voce di Gesù è unica! Se impariamo a distinguerla, Egli sa sola» (10,27-30). In questi la preghiera forte e intensa di qualcuno: di una nonna, di un ci guida sulla via della vita, una via che oltrequattro versetti c’è tutto il messagnonno, di una madre, di un padre, di una comunità… Ecco passa anche l’abisso della morte. Ma Gesù a gio di Gesù, c’è il nucleo centrale perché Gesù ha detto: «Pregate il signore della messe – un certo punto disse, riferendosi alle sue pedel suo Vangelo: Lui ci chiama a cioè Dio Padre – perché mandi operai nella sua messe!» core: «Il Padre mio, che me le ha date…» partecipare alla sua relazione con (Mt 9,38). Le vocazioni nascono nella preghiera e dalla pre(Gv 10,29). Questo è molto importante, è un il Padre, e questa è la vita eterna. ghiera; e solo nella preghiera possono perseverare e portamistero profondo, non facile da comprendere: re frutto. Mi piace sottolinearlo oggi, che è la “Giornata monGesù vuole stabilire con i suoi se io mi sento attratto da Gesù, se la sua voamici una relazione che sia il riflesdiale di preghiera per le vocazioni”. (...) E invochiamo l’interce riscalda il mio cuore, è grazie a Dio Padre, so di quella che Lui stesso ha con cessione di Maria. Oggi c’erano 10 giovani che hanno detto che ha messo dentro di me il desiderio dell’ail Padre: una relazione di reciproca “sì” a Gesù e sono stati ordinati preti stamane… E’ bello more, della verità, della vita, della bellezza… appartenenza nella fiducia piena, questo! Invochiamo l’intercessione di Maria che è la Donna e Gesù è tutto questo in pienezza! Questo ci nell’intima comunione. Per espridel “sì”. Maria ha detto “sì”, tutta la vita! Lei ha imparato a riaiuta a comprendere il mistero della vocaziomere questa intesa profonda, queconoscere la voce di Gesù fin da quando lo portava in gremne, specialmente delle chiamate ad una speciale consacrasto rapporto di amicizia Gesù usa l’immagine del pastore bo. Maria, nostra Madre, ci aiuti a conoscere sempre meglio zione. A volte Gesù ci chiama, ci invita a seguirlo, ma forse con le sue pecore: lui le chiama ed esse riconoscono la sua la voce di Gesù e a seguirla, per camminare nella via della voce, rispondono al suo richiamo e lo seguono. E’ bellissima succede che non ci rendiamo conto che è Lui, proprio come vita! Grazie. Grazie tante per il saluto, ma salutate anche è capitato al giovane Samuele. Ci sono molti giovani oggi, questa parabola! Il mistero della voce è suggestivo: pensiaGesù. Gridate “Gesù”, forte… qui in Piazza. Siete tanti voi, no? Si vede… Ecco! Siete tanti mo che fin dal grembo di nostra madre impariamo a riconoPreghiamo tutti insieme alla Madonna.

Avete mai sentito il desiderio di seguirlo più da vicino?

LETTERE A IL PORTICO Carissimo direttore, Assistiamo sempre più impotenti, al personalismo ed egocentrismo dei politici nostrani e non. Così nella Corea del Nord un presidente dittatore, sfodera i suoi razzi vettori con atomica incorporata, per stare “nella cresta dell’onda” e non essere considerato da meno (sia come persona che come stato) di Obama e dell’America, e perché non dello stesso Giappone suo vicino. Mentre in Italia, Bersani non intende recedere dal tentativo di formare un governo di minoranza, che trova sostegno nella parziale vittoria elettorale – un terzo degli elettori votanti. Un sogno di una vita ….. per vero …… ma la crisi si sta avvitando, ingigantendo, da più parti inutilmente si tenta di fargli capire l’inutilità del suo gesto… che è ora di rinunciare … per il bene del nostro Paese; ma come tutti i politici nostrani non conosce la rinuncia alla poltrona!!(se pur futura) Lui preferisce attendere… e se la prende con i Grillini (che hanno per-

so una parte dello smalto iniziale) e con Renzi! Con quest’ultimo cosa grave, perché se non si misurano le parole… (ed un capo di partito deve avere lungimiranza), e non si butta acqua sul fuoco … i paventati dai media i pericoli di scissione, si fanno più concreti; scissione che ultimamente sembra nascere in molti partiti (vedi le pretese dei Bossiani). Italia, povera Italia, anzi poveri italiani sempre più tartassati; pazienti italiani…. dove primeggia solo l’avidità per il potere e la poltrona; sparito il pubblico interesse, tutto viene messo da parte…non vi sono più fondi per la cassa integrazione in deroga; non è stato risolto il problema degli esodati, etc.; anche i nominati saggi chiedono – inutilmente – a gran voce e formalmente, che si riducano le spese dello stato (ponendo le spese del Senato a carico delle Regioni (senato da trasformare in camera delle Regioni); si riducano il numero dei parlamentari; si riducano il numero delle commissioni e perché no si riducano le spese per il finanziamen-

to pubblico dei partiti (dico io ma non ci hanno fatto fare un referendum abrogativo a suo tempo?? A che titolo?); nel mentre le nostre imprese quelle ancora vitali, sono afflitte da crisi finanziarie e non trovano modo di far scucire un euro dalle banche; non riuscendo a capitalizzarsi vengono cedute ai colossi esteri (wind, teledue, telecom, ??); altre come RCS trovano un partener bancario e dalla banca guidate verso quale destino? E nel frattempo aumenta la disoccupazione….. sono un esercito di 6 milioni di disoccuparti; una parte di questi circa il 43% oramai scoraggiati, da una politica di governo inesistente, da tanti no, da promesse non mantenute (leggi per la ripresa economica le esenzioni tributi per i nuovi assunti, per le nuove attività produttive), non lo cercano ormai più il lavoro; tutti giovani che vanno ad ingrossare la massa di arrabbiati!(lo stesso Draghi sollecita nuove leggi a sostegno della produttività e del lavoro)

Per vero il governo tecnico ha leggiferato in tema di rimborso dei debiti dello Stato alle imprese…. (per il 40% del totale debiti) ma ci vorrà circa un anno per ottenere tali somme! Terrà lo stato sociale per tanto tempo? Carlo Ponticelli Caro direttore, Dal primo giorno del mio arrivo in Italia, dalla prima serata in cui ho seguito le notizie sulla Tv e dal primo sito che ho visitato per leggere la politica italiana. Ho sentito il nome del Signore Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica dell’Italia. La mia residenza in Italia e da pochi anni, in cui sono stato interessato alla politica come alla vita sociale ed alla vita economica specialmente dopo quella spirituale, in qualsiasi nazione sono stato. Sono stato quasi sempre interessato alla politica locale della società dove vivo, perché dalla politica potrei capire l'interesse dei governanti al bene comune e alla popolazione locale.

Inviate le vostre lettere a Il Portico, via mons. Cogoni 9, 09121 Cagliari o utilizzare l’indirizzo settimanaleilportico@libero.it, specificando nome e cognome, ed una modalità per rintracciarvi. La pubblicazione è a giudizio del direttore, ma una maggiore brevità facilita il compito. Grazie.

La guida di Napolitano dell'Italia per sette anni, la sua presenza nella maggioranza delle occasioni nazionale o regionale o in qualche città, la sua vicinanza a varie famiglie italiane che vivono un momento difficile nella loro vita e la sua consolazione alle famiglie degli eroi o delle catastrofi naturali, come Presidente, mi hanno colpito molto personalmente particolarmente la sua umiltà. Tante persone italiane che hanno la stessa sua età, signor Presidente, sono in fase di riposo dopo una lunga vita di lavoro e di pensiero. Invece Lei, nonostante la sua età, ha voluto e ha accettato di continuare a dare, ad essere, ad servire e a fare il bene comune nel suo incarico come Presidente della Repubblica italiana. A nome di tutti gli italiani, di tutti i residenti stranieri in Italia, le mando il nostro sincero e cordiale GRAZIE per tutto ciò che ha fatto e ha compiuto durante questi anni e per la sua testimonianza forte e profonda come un cittadino italiano e come un Presidente per tutti noi. Voglia gradire signor Presidente, i più rispettosi e devoti ossequi, P. Fadi Rahi, C.Ss.R.


Domenica 28 apriLe 2013

IL PORTICO DI CAGLIARI

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Cultura. Al via, nonostante i tagli, la 17ma edizione della tradizionale manifestazione.

Con meno soldi e meno comuni, ma ancora “Monumenti aperti” L’iniziativa si svolgerà dal 2 maggio al 2 giugno, a Cagliari nel weekend dell’11 maggio. Proteste per i tagli da Carbonia: “Costretti a lavorare con pochi spiccioli” GIOVANNI LORENZO PORRÀ ENO SOLDI E MENO comuni disponibili, ma riparte comunque “Monumenti Aperti”. La presentazione della 17ma edizione si è tenuta la scorsa settimana in un monumento restaurato per l’occasione: la Bottega Santa Croce, nell’omonima via, che diventerà sede di mostre e farà da infopoint. Una curiosità: tra i comuni, in percentuale Castelsardo ha ottenuto il maggior numero di visite. “Punteremo sempre più su unire cultura e turismo, o sport e turismo – ha spiegato l’assessore regionale i Beni Culturali Sergio Milia – Quest’anno abbiamo anche dei pacchetti in collaborazione con dei tour operator”. Quest’anno coinvolti 31 comuni da 7 province: Cagliari, Carbonia- Iglesias, Oristano, Medio Campidano, Sassari, OlbiaTempio, Nuoro. Sono circa una decina in meno dello scorso anno: ci sono comunque alcune nuove entrate, ovvero Cabras, Portoscuso e

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Nelle foto di Roberto Pili, l’edizione di Monumenti aperti dello scorso anno.

Quartucciu. “Il numero dei siti è comunque rimasto inalterato” – ha specificato il presidente di Imago Mundi, Fabrizio Frongia. Fra le novità è prevista la riapertura del Padiglione Tavolara a Sassari, dell’ex Manifattura Tabacchi a Cagliari e dell’ex Mulino Galisai di Nuoro. L’iniziativa si svolgerà dal 2 maggio al 2 giugno: a Cagliari le giornate saranno sabato 11 e domenica 12 maggio. Taglio anche per il budget: dai 250mila euro dell’anno scorso ai 150mila di quest’anno. Milia ha anche voluto sottolineare l’importanza del ruolo dei volontari, studenti e non, che lavorano nei monumenti. Purtroppo quest’anno non vi saranno due iniziative di Monumenti Aperti, a differenza dal passato: “Ma le motiva-

zioni non sono economiche - ha spiegato ancora Frongia – il fatto è che molti docenti non sanno se alla fine dell’anno saranno nella stessa classe in cui erano all’inizio. Con questa incertezza è difficile preparare i ragazzi a fare da guide”. Per tutte le informazioni sarà disponibile il sito www. monumentiaper-

ti.com, e da quest’anno anche un’app gratuita per Iphone, che fornirà tutti i dettagli sui siti in tempo reale, e infine un’audioguida, disponibile chiamando un numero verde. Ci saranno poi i classici infopoint fissi, il camper, e le guide su carta, stampate in circa 90mila copie. “Non finiremo mai di ringraziare gli esercenti che ci hanno permesso di dare vita anche quest’anno all'iniziativa Gusta la Città – ha detto Barbara Argiolas, assessore comunale alle attività produttive di Cagliari – oltre 30 bar e ristoranti resteranno aperti”. “Faremo il possibile per rendere tutti i monumenti accessibili anche ai disabili”, ha aggiunto Susanna Orrù, assessore ai Servizi Sociali. Non è mancata anche qualche rimostranza: “Stiamo lavorando con gli spiccioli e a volte neppure con quelli”– ha detto Doriana Pitzalis, assessore alla Cultura di Carbonia; aggiungendo però: “C'è comunque entusiasmo fra i nostri ragazzi, queste iniziative fanno sentire la forza della propria identità”.

A Cagliari tutti pazzi per la Maratona della solidarietà

FOTO ROBERTO PILI

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brevi cronaca PER GLI ARTICOLI SUI ROM

Due cronisti de L’Unione sanzionati dall’Ordine Si è chiusa in questi giorni una pagina triste e dolorosa della storia recente di Cagliari. Nei giorni scorsi infatti l’Ordine dei giornalisti della Sardegna ha deliberato la sanzione della censura per il condirettore del quotidiano “L'Unione Sarda”, Roberto Casu, e il provvedimento dell’avvertimento per un collaboratore della stessa testata, Michele Ruffi. Nei confronti del primo era stato avviato nel novembre scorso un procedimento disciplinare per presunta violazione delle carte deontologiche, in particolare di quella di Roma, esteso anche al collaboratore per una serie di articoli pubblicati nell’agosto scorso su locali - descritti come “ville con piscina” - affittati ai rom tramite la Caritas dopo lo sgombero di un campo nomadi alla periferia di Cagliari. La vicenda destò molto scalpore anche a livello nazionale, tanto che - alla fine dell'agosto scorso - un gruppo di associazioni aveva presentato un esposto contro i due giornalisti con l'accusa di aver condotto una campagna di

stampa contro la comunità rom di Cagliari. L’avevano firmato l’Asce, Associazione sarda contro l'emarginazione, la Fondazione Anna Ruggiu, l'associazione 2000 Resistenza di Monastir, il Cagliari Social Forum, il gruppo EveryOne di Treviglio (Bergamo), la Rete Radiè Resch, l’associazione di solidarietà internazionale di Cagliari, la comunità “La Collina” di Serdiana e il Servizio civile internazionale. Gli articoli contestati erano comparsi su “L’Unione Sarda” dall’11 al 15 agosto e il 17 agosto. Alcune delle famiglie rom rimaste senza un posto dove vivere erano state alloggiate in un’ex discoteca in disuso sul litorale di Quartu Sant'Elena, con una piscina esterna vuota, abbandonata da anni e ripulita dai nuovi abitanti. L’Ordine aveva ricevuto numerose segnalazioni su presunte violazioni della Carta di Roma, il documento a tutela della dignità di immigrati, nomadi, rifugiati e richiedenti asilo. Nei giorni scorsi l’Ordine regionale ha concluso il procedimento: ha accertato il mancato rispetto dei principi di queste norme deontologiche da parte di entrambi i giornalisti. Il condirettore Casu è stato ritenuto responsabile anche della violazione dell'articolo 2 della legge istitutiva dell'Ordine, nel punto in cui afferma il dovere del rispetto della verità sostanziale dei fatti.


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IL PORTICO DI CAGLIARI

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brevi CONTRO INCURIA E DEGRADO

Cimitero di Bonaria, urge un intervento Una sensazione di desolazione assale il visitatore che dovesse varcare la soglia del Cimitero monumentale di Bonaria: è il sentimento che certamente si prova dopo essersi resi conto che il grandissimo perimetro contiene pezzi impor-

tantissimi di storia, in uno stato che appare di incredibile abbandono. Di incredibile bellezza naturalistica, il Cimitero di Bonaria appare in più punti vittima dell’incuria e dell’abbandono: lapidi lasciate sull’asfalto, transenne che paiono abbandonate in più punti del percorso tra le tombe, manutenzione davvero precaria e disordinata. Una passeggiata tra le cappelle - tante di illustri cagliaritani, che diedero fama alla nostra città - potrebbe rivelarsi un fortissimo richiamo turistico, oltre che di fede e preghiera, se solo fosse disponibile un percorso ordinato e pulito tra i ricordi. Già in passato l’incuria in cui giace il Cimitero è stata denunciata, ma occorre porvi velocemente rimedio. In un angolo c’è ancora la tomba in cui furono conservati i resti del Beato Fra’ Nicola da Gesturi, in un angolo evidentemente curato dai fedeli che continuano a recarsi lì, nonostante il corpo del frate sia da tempo stato traslato e oggi custodito nel Santuario di Sant’Ignazio. La pianta di una rosa - nel desertocircostante - si è curiosamente arrampicata fino alla lapide che ricorda l’umile Frate Silenzio.

DOMENICA 28 apriLe 2013

Tradizioni. il 24 aprile è la solennità di nostra Signora di Bonaria, patrona massima dell’isola.

La devozione dei sardi per Maria, con Lei fedeli a tutta la Chiesa La tradizione fissa la data dell’arrivo di una nave che scaricò nel golfo una cassa contenente il simulacro ligneo ancora tanto venerato al Santuario dei Mercedari C. M. B. ATTACCAMENTO ALLE tradizioni ed alle devozioni della nostra terra, non può far passare inosservata la ricorrenza del 24 aprile, solennità di Nostra Signora di Bonaria - Patrona Massima della Sardegna. Secondo la tradizione il 25 marzo 1370 una nave partita dalla Spagna sarebbe stata sorpresa da una tempesta, tanto che i marinai decisero di gettare in mare tutto il carico, tra cui una pesante cassa. Appena quest'ultima fu gettata in mare, la tempesta si placò. La cassa approdò quindi a Cagliari, proprio sotto il colle di Bonaria; i frati del convento vi trovarono una statua lignea della Vergine e la collocarono nella cappella laterale di un convento della città, poiché l'altare maggiore era già occupato da un altro prodigioso simulacro, la Madonna del Miracolo. Il mattino seguente, con grande stupore, i religiosi si accorsero che le due sculture si erano scambiate e le rimisero al loro posto. Poiché il miracolo si ripeté, decisero di lasciare la nuova

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statua sull'altare maggiore del loro convento e da allora fu venerata come Nostra Signora di Bonaria. Il 13 settembre 1907 Pio X la proclamò Patrona Massima della Sardegna. Il suo culto è particolarmente diffuso tra i marinai, che la invocano come protettrice. Un'altra leggenda narra infatti che la navicella d'avorio che era stata appesa davanti alla statua con una corda di canapa da una devota avesse iniziato a muoversi segnando i venti che spiravano fuori dal golfo di Cagliari e che i marinai, prima di prendere il largo, si recassero sempre nel santuario a "consultarla". L'unico indizio sulla provenienza della statua risiederebbe nel piccolo stemma dell'Ordine di Santa Maria della Mercede (fondato nel 1218 in Spagna da san Pietro Nolasco) dipinto sulla cassa. La statua è stata da alcuni attribuita ad un anonimo artista campano del XVI sec.: la scultura rifletterebbe infatti i moduli stilistici del rinascimento campano,

senza sottrarsi ad influenze provenienti dalla penisola iberica. Ben presto la devozione alla Vergine di Bonaria si diffuse tra la gente e specialmente tra i marinai che la invocano Protettrice dei naviganti. E fu proprio il 24 aprile 1970, che il sommo pontefice Paolo VI onorò della sua presenza le solenni celebrazioni per il sesto centenario dell’arrivo della sacra immagine della Beata Vergine Maria. Non fu possibile restare indifferenti al contenuto dell’omelia, il cui messaggio è più che mai attuale e valido. La Vergine Celeste costituisce, per noi, una duplice via: quella dell’esempio e quella dell’intercessione. Vogliamo essere cristiani, cioè imitatori di Cristo? Guardiamo a Maria. Ella è la figura più perfetta della somiglianza a Cristo. Ella è il « tipo ». Ella è l’immagine che meglio di ogni altra rispecchia il Signore; è, come dice il Concilio, «l’eccellentissimo modello nella fede e nella carità ». Come è dolce, come è consolante avere Maria, la sua

immagine, il suo ricordo, la sua dolcezza, la sua umiltà, la sua purezza, la sua grandezza davanti a noi che vogliamo camminare dietro i passi del Signore; come è vicino a noi il Vangelo nella virtù che Maria personifica e irradia con umano splendore. Ed ecco la seconda via che la Madonna ci apre per arrivare alla nostra salvezza in Cristo Signore: la Sua protezione. E’ la nostra alleata, la nostra Avvocata, la Fiducia dei poveri, degli umili, dei sofferenti. Ella è perfino il « rifugio dei peccatori », ha una missione di pietà, di bontà, d’intercessione per tutti. E’ la consolatrice d’ogni nostro dolore, ci insegna ad essere buoni, ad essere forti, ad essere pietosi con tutti. Ella è la regina della pace, la Madre della Chiesa.In occasione della festa patronale, nella notte tra il 24 e il 25 aprile si svolge il tradizionale pellegrinaggio a piedi da Sinnai al Santuario di Cagliari. Nella città capoluogo della Sardegna la Madonna di Bonaria è oggetto di festeggiamenti anche il 25 marzo, giorno in cui, nel 1370, venne rinvenuto il simulacro, e la prima domenica di luglio, quando si svolge la cosiddetta sagra estiva. Quest'ultima si svolge dal 1866 e nacque dalla volontà di alcuni giovani sardi, reduci dalla battaglia di Custoza, che vollero ringraziare la Vergine per essersi salvati. Il momento culminante della sagra estiva consiste nella processione a mare della statua della Madonna. Nel commemorare la Madonna in questa festività, non perdiamo l’invito di andare incontro a Gesù attraverso Maria: Mamma, Fizza e Isposa!


IL PORTICO DELLA DIOCESI

Domenica 28 apriLe 2013

I nostri centenari. Nella parrocchia di San Carlo Borromeo è festa per Angelo Valdes.

“Una vita per il lavoro e la famiglia, oggi ha ancora tanto da raccontare” Scrive al computer poesie e racconti e ricostruisce nei particolari un passato trascorso nella miniera di Bacu Abis: “Ho iniziato a 12 anni, la paga era di 25 centesimi al giorno” R. C. A FESTEGGIATO 105 anni lunedì scorso. Angelo Valdes, lucido, filiforme, scrittore di libri e versi per hobby, è nato a Gonnesa il 22 aprile 1908, e per mezzo secolo ha lavorato in miniera. “Avevo 12 anni quando ho iniziato a fare il fattorino nella direzione della miniera di Bacu Abis - racconta - In quel tempo era necessario lavorare per aiutare la famiglia numerosa, eravamo sette figli. Nel giro di poco tempo ho acquisito competenze e così sono stato trasferito in officina, dove ho imparato il mestiere, tanto da diventare elettromeccanico, svolgendo lavori interni ed esterni alla miniera, specializzandomi perché mi piaceva il mestiere. La paga era di 25 centesimi al giorno e quando portai la prima busta paga mia madre mi abbracciò”. È rimasto sempre a Bacu Abis?

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Angelo Valdes.

Dopo alcuni anni venne dalla Svezia un tecnico per mostrare il funzionamento di un apparecchio per sondare il terreno, lo affiancai fino ad impararne l'utilizzo. Così quando iniziarono le verifiche sui bacini carboniferi nei pressi di Serbariu a Carbonia fui inviato lì, dove vidi pian piano nascere la città nelle cui miniere lavoravano non meno di duemila persone. Ho visto gettare le fondamenta della torre e quelle della parrocchia di San Ponziano, così come la costruzione delle prime case. Per diverso tempo rimasi lì anche se

poi venni richiesto dalla miniera di San Giovanni, non molto distante da Iglesias. Qui sceglievo i diamanti necessari per gli attrezzi da scavo utilizzati in miniera ed ho avuto la fortuna di girare un po' in Europa alla ricerca dei diamanti industriali necessari al lavoro di scavo. Ad Amsterdam c'era il più grande mercato dove si trattano i diamanti. Ma poi mi venne chiesto di partire. Per dove? Per gli Stati Uniti dove rimasi per un anno ad insegnare agli operai americani come acquisire le competen-

“La Chiesa e Pietro raccontati ai piccoli” San Francesco d’Assisi, incontro per bambini e ragazzi RAFFAELLA FADDA

S

I PUÒ RACCONTARE A RAGAZZI

delle medie il Vaticano, la figura del Papa e le strutture della Chiesa? Impresa apparentemente impossibile, sia per la complessità canonica e teologica degli argomenti, sia per la poca considerazione che normalmente si ha delle nuove generazioni. Eppure alcune classi del catechismo della parrocchia di San Francesco d’Assisi in via Piemonte sono state nei giorni scorsi protagoniste di un esperimento riuscito, su iniziativa del parroco, padre Carlo: relatore Massimo Lavena, giornalista del Centro Televisivo Vaticano e del SIR (Servizio Informazione Religiosa, l’agenzia di stampa della Conferenza episcopale italiana) e nostro collaboratore. Nel bagaglio di Lavena - che fa la spola tra Cagliari e la Capitale - anche tanti anni nel Movimento Eucaristico Giovanile. “Diamo sempre per scontato che i bambini, i ragazzi, debbano capire certe cose solo di rimbalzo dalle

nostre emozioni adulte - spiega Lavena - Vivendo in diretta gli avvenimenti della rinuncia profetica di Benedetto XVI al ministero petrino, e della elezione di Papa Francesco, ho visto come sono proprio i più semplici, i bambini, i giovani, a capire il centro perfetto della questione: nulla cambia, viva il Papa! Nelle occasioni pubbliche dopo l’11 febbraio, dopo la comunicazione con la quale Joseph Ratzinger annunciava che dal 28 dello stesso mese non sarebbe più stato Papa, erano i piccoli a fare festa, a salutarlo, a chiamarlo con ancora più gioia ed allegria di prima”. Al centro dell’incontro con i ragazzi la figura del Papa, i suoi compiti nella Chiesa, le definizioni di “Servo dei Servi di Dio” e “Successore del Principe degli Apostoli”, i suoi principali collaboratori e la gestione dello Stato della Città del Vaticano, da sempre fonte di misteri specie per i più giovani. Un passaggio anche sul Vescoo emerito di Roma: “A dispetto di quello che molti nostri solonici colleghi incapaci di guardare oltre il proprio pensiero

La vetrata di San Francesco.

preconcetto e ideologicizzato - aggiunge il giornalista - Benedetto XVI era ed è una figura umile, allegra, ed estremamente paterna, che sui bambini e sui ragazzi ha sempre avuto un impressionante effetto di scatenatore di gioia e pace. Alla faccia del teologo musone e retrogrado. Ma siamo noi adulti che rimestiamo sempre le cose per stravolgere la realtà”. Ma come si può raccontare chi è il Papa e cosa è il Vaticano? La risposta di Lavena è schietta: “Semplicemente dicendo le cose come stanno, e spiegandole parlando il linguaggio dei ragazzi, che capiscono molto bene e fanno le do-

ze necessarie al miglioramento del lavoro. Accettai di restare un solo anno anche se dal punto di vista economico era decisamente più conveniente, ma volevo rientrare in Sardegna. Nel corso dei miei 50 anni ho visitato tante miniere: ero io a fare i sondaggi preventivi per verificare la possibilità che ci fosse o meno il minerale, e quindi tutti mi chiamavano, Come mai oggi vive a Cagliari? Era un mio pallino. Quando ancora lavoravo ho comprato casa a Cagliari: nella zona di Fonsarda c'erano solo vigne e qualche palazzo, quello dove vivo io e altri due qui di fronte, il resto era solo vigneti, alla fine degli anni '50. Il mercato di San Benedetto era un insieme di piccole capanne e nulla più, io e mia moglie andavamo lì a fare la spesa. Mi ero trasferito con la mia famiglia ed oggi è una delle mie figlia che mi accudisce. Terminata la chiacchierata Angelo torna alla scrivania dove coltiva il suo hobby: scrivere al computer i suoi libri, racconti e poesie, una delle quali dedicata alla moglie Mariuccia scomparsa nel 1996. Per lui il tempo passa senza grandi problemi, anche se la debolezza alle gambe non gli consente grandi camminate o di stare in piedi per molto tempo. La mente è lucida, la salute sembra essere buona, tenuta costantemente sotto controllo. Un invidiabile periodo per l'ultra centenario Angelo Valdes.

mande più pungenti che ci si possa immaginare: spiegare l’origine del termine Papa, raccontandogli che deriva dalla parola greca papas-padre, e che all’inizio tutti i vescovi avevano quel nome e che piano piano nella Storia della Chiesa si è giunti a chiamare Papa solo il Vescovo di Roma fa capire benissimo il perché del continuo richiamo del suo ruolo episcopale romano. E non è difficile raccontare il ruolo dei vari collaboratori del Papa: il Segretario di Stato, il Camerlengo, i vari Prefetti delle Congregazioni ed i Presidenti dei Consigli pontifici, tutte persone con una umanissima prerogativa di governo, esattamente come un ministro della Repubblica o il presidente di una importante associazione”. Il risultato finale è sorprendente, e fa pensare a nuove iniziative in altre parrocchie che lo desiderassero: “Ho visto grande attenzione e voglia di sapere da parte dei ragazzi e dei molti genitori presenti - conclude Lavena - Mi era già capitato in altre occasioni, non a Cagliari, di partecipare ad altri momenti di confronto su questi temi e ogni volta la sorpresa è scoprire ed arricchirsi della acutezza degli interventi, spesso scanzonati, da parte degli ascoltatori. Credo che il nostro ruolo, come comunicatori, sia soprattutto raccontare la verità senza fronzoli, facendo della propria esperienza una ricchezza altrui”.

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brevi IL 30 APRILE A SAN SPERATE

S. Giuseppe Cottolengo, messa dell’arcivescovo Martedì 30 aprile alle ore 17.30, in occasione della festa di San Giuseppe Cottolengo, Mons. Arrigo Miglio presiederà la Santa Messa presso la comunità delle suore di San Sperate.

IL 10 MAGGIO A SELEGAS

Le falsità di Satana, incontro con la scrittrice A Selegas il 10 maggio alle 17 nel Teatro comunale in via Umberto I, la parrocchia di Sant’Anna e San Gioacchino organizza l’incontro con la scrittrice Annalisa Colzi, dal titolo “Le falsità di Satana”.

SEMINARIO REGIONALE

Conferimento ministeri a nove seminaristi Sabato 27 aprile, alle 11, nella Basilica di Nostra Signora di Bonaria a Cagliari, monsignor Mauro Maria Morfino (nella foto), vescovo di Alghero-Bosa, conferirà i ministeri del Lettorato e dell’Accolitato a nove giovani seminaristi del Pontificio Seminario Regionale Sardo. Con il conferimento dei due ministeri i seminaristi riceveranno il mandato ufficiale da parte della Chiesa per l’annuncio della Parola e la distribuzione dell’Eucaristia, due dimensioni esistenziali di questi ministeri che, come tali, sono ministeri d’amore. Attraverso tale ministerialità i giovani seminaristi, nel percorso di studio e di preparazione all’ordine del sacerdozio, saranno più strettamente coinvolti nel servizio per l’edificazione del Regno. Infatti, i ministeri si pongono come un duplice servizio: a Dio e all’uomo. A Dio per servirlo nella sua opera di salvezza, e all’uomo per aiutarlo a scoprire la salvezza che viene da Dio. Gli istituendi Lettori sono Roberto Biancu della diocesi di Nuoro, Gianfranco Nonnis della diocesi di Iglesias, Alberto Cosseddu e Leonardo Idili della diocesi di Alghero-Bosa, gli istituendi Accoliti sono Enrico Perlato dell’arcidiocesi di Oristano, Marcello Piredda dell’arcidiocesi di Sassari, Manuel Diego Petretto della diocesi di Alghero-Bosa, Giuliano Pilia della diocesi di Lanusei e Luca Pittau della diocesi di AlesTerralba (Franco Camba).

CON 100MILA EURO

Anziani in azione, progetto della Provincia “Anziani in azione: affrontare le sfide contemporanee per una società inclusiva in Europa” è il progetto che, promosso dalla presidenza del consiglio provinciale, è stato finanziato con 100mila euro dalla Comunità europea.


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IL PORTICO DELLA DIOCESI

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brevi DAL 30 APRILE

Al via un corso per lettori Parte martedì 30 il breve corso di formazione per lettori organizzato dall'Ufficio Liturgico Diocesano. Tre appuntamenti per tre martedì consecutivi con due sessioni, una pomeridiana dalle 16 alle 18 e l'altra serale dalle 19 alle 21. “La centralità della Parola di Dio nella vita della Chiesa - afferma don Fabio Trudu, direttore dell'Ufficio Liturgico Diocesano - trova un'eccellente attuazione nella proclamazione delle letture bibliche nelle celebrazioni liturgiche. Il ministero del lettore riveste una particolare importanza e responsabilità perché a ciascun fedele nell'assemblea liturgica giunga la voce di Dio attraverso la Parola proclamata. Tanti altri fedeli, uomini e donne, svolgono di fatto il servizio della proclamazione delle letture bibliche avendone ricevuto l'incarico dal parroco o dal rettore della chiesa. A nessuno sfugge l'urgenza della loro formazione, pubblicamente e ripetutamente sollecitata dallo stesso Arcivescovo, per qualificare ulteriormente questo ministero”. Accanto dunque ai corsi che in alcune foranie o parrocchie sono stati realizzati l'Ufficio Liturgico propone tre incontri a livello diocesano aperti a coloro che già svolgono il servizio del lettore. Si tratta di una proposta introduttiva che ha perciò lo scopo di suscitare, laddove ancora non esistano, analoghi cammini di formazione nelle comunità e zone pastorali. Questi i temi e i docenti del corso: Introduzione alla Sacra Scrittura suor Francesca Diana; Teologia della Parola proclamata don Fabio Trudu e don Mario Pili; La Liturgia della Parola don Alberto Pala e don Davide Collu; Il ministero del lettore diacono Ignazio Boi, Aspetti tecnici della proclamazione diacono Ninni Manconi. La sede degli incontri sarà l'Aula magna del Seminario Arcivescovile. Per informazioni contattare l'Ufficio Liturgico diocesano al numero 070/52843221.

Domenica 28 apriLe 2013

Simona Tronci. L’auspicio del vicepostulatore alla messa per il 29mo anniversario di morte.

“Simona possa splendere sempre come fiamma ardente per Cristo” Conclusa la prima fase della procedura prevista: ora la documentazione per poter chiedere la beatificazione della giovane Serva di Dio sarà presto inviata in Vaticano PINA CASTAGNA A TESTIMONIANZA vissuta del Vangelo è il discorso più eloquente e luminoso che possa essere pronunciato e compreso. Testimonianza cristiana è, prima di tutto, “risplendere”, riprodurre Cristo intorno a noi: nel nostro cammino, nelle nostre attitudini, nella nostra condotta, nelle nostre parole, in tutta la nostra personalità. Ciò è avvenuto alla giovane Simona Tronci (1960-1984), oggi Serva di Dio, per la quale il 18 aprile scorso, nella parrocchia “Madonna della Fede” di Cagliari-Pirri, è stato celebrato il 29mo Anniversario della salita al cielo. La partecipazione alla celebrazione eucaristica in suo omaggio è stata alquanto numerosa, soprattutto da parte di quanti desideravano conoscere sempre meglio la radiosa testimonianza di colei che, nella sua giovinezza, ha scelto di appartenere totalmente a Cristo. Non potevano mancare a tale appuntamento il Gruppo di lavoro per la Causa di Beatificazione di Simona e la Comunità Primavera del Rinnovamento Carismatico Cattolico, di cui la Serva di Dio è stata co-fondatrice. La corale della stessa comunità ha impreziosito i momenti salienti della Liturgia attraverso l'esecuzione dei melodiosi canti composti da Simona nei momenti di preghiera personale, facendo così assaporare ai presenti

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l'amore e la lode che la Serva di Dio rivolgeva al suo Creatore ed amato Sposo. La messa è stata presieduta dal Vicepostulatore don Riccardo Pinna che, nella sua omelia, ha evidenziato le luminose ed esemplari virtù cristiane di Simona all’interno della procedura di canonizzazione per i santi, perché è stata conclusa la prima fase diocesana e, non appena la Postulazione avrà verificato l’assenza di ogni impedimento canonico all’interno delle testimonianze, tutta la documentazione sarà inviata in Vaticano, alla Congregazione delle Cause dei Santi. Sono davvero in tanti, da ogni parte del mondo, ad augurarsi che l’iter diocesano sia concluso al più presto e la Chiesa possa riconoscere, nella vita di Simona, l’esercizio delle Virtù eroiche.

Il riconoscimento di un nuovo Santo per la Chiesa è fonte di grande gioia, in quanto è considerato una manifestazione speciale dell’operato di Dio. Un nuovo santo è, infatti, un dono che Dio fa alla comunità cristiana, la quale lo assume come modello, perché ogni uomo possa crescere attraverso la santità, ha affermato Don Riccardo. Il Vicepostulatore ha così concluso: “In questo Anniversario della Serva di Dio invochiamo il Signore affinché ci dia, nella Pentecoste che si avvicina, il dono dello Spirito Santo e possiamo ottenere, attraverso l’intercessione della Serva di Dio Simona, tante grazie e tanti miracoli che il Signore dona generosamente a coloro che gliele chiedono. Lo Spirito Santo ci illumini nella domanda ve-

ra, pura, giusta, secondo la Volontà del Signore, perché Simona possa splendere sempre come fiamma ardente per la vita della Chiesa, nella buona testimonianza che ha dato”. Al termine della celebrazione sono state lette alcune commoventi e penetranti pagine dei diari di Simona. I convenuti alla Santa Messa, attraverso le parole ascoltate, hanno avuto modo di confrontare il proprio itinerario di fede con quello di Simona e, soprattutto, di invocare la grazia di Dio per ricevere la forza, il coraggio e la tenacia dei veri cristiani e poter conseguire le alte vette spirituali raggiunte dalla Serva di Dio. Tale trasformazione, frutto dello Spirito Santo, farà anche di noi una lettera di Cristo conosciuta e letta da tutti gli uomini.


IL PORTICO DELLA DIOCESI

Domenica 28 apriLe 2013

La giornata missionaria. I contributi dei fedeli saranno destinati a tre opere particolari.

La diocesi raccoglie fondi da inviare ai suoi sacerdoti in terra di missione La quinta domenica di Pasqua sarà d’ora in poi un appuntamento fisso con il tema della missione. Parla don Nino Onnis, direttore dell’Ufficio missionario diocesano I. P. NA CELEBRAZIONE che da quest'anno avrà una data fissa. La Giornata per le Missioni diocesane in programma domenica 28 d'ora in avanti si celebrerà ogni quinta domenica di Pasqua. “In accordo con monsignor Miglio dice don Nino Onnis, direttore del Centro Missionario Diocesano si è pensato di mettere in calendario nell'anno pastorale una data certa per questa celebrazione, e la scelta è caduta sulla quinta domenica di Pasqua. Così domenica la Diocesi pregherà e si impegnerà per sostenere concretamente i progetti che don Gabriele Casu, don Giuseppe Spiga in Brasile, e don Franco Crabu in Kenya portano avanti, come sacerdoti fidei donum. Il 2013 sarà ricordato per un'esperienza missionaria particolare. Il nostro Arcivescovo, assieme ai giovani e ai sacerdoti che parteciperanno a Rio de Janeiro

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La recente inaugurazione della chiesa di S. Isidoro a Matinha in Brasile.

alla Giornata Mondiale della Gioventù, trascorreranno un'altra settimana nelle parrocchie di Viana di don Gabriele e don Giuseppe: sarà una esperienza importante perché vedranno con i loro occhi ciò che i nostri preti cercano di realizzare”. Come ogni anno le offerte raccolte vengono devolute alle necessità delle missioni che la Diocesi ha nel mondo, in maniera particolare per le due in Brasile e quella in Kenya. “Nel concreto - aggiunge ancora don Nino - pur nelle ristrettezze del momento dovute alla crisi, vogliamo contribuire con don Giuseppe e don Gabriele alle spese per alcuni giovani brasiliani che parteciperanno alla GMG di Rio. Sempre con quanto verrà raccolto

avremo la possibilità di acquistare un mezzo di trasporto adatto per la missione di don Gabriele. Con un auto bassa il rischio è che accada ciò che è successo a me quando ero in Brasile: per fare pochi chilometri abbiamo impiegato ben nove ore per raggiungere l'ospedale, perché l'auto affondava continuamente nella strada fangosa. Per le esigenze della missione sarebbe più utile un mezzo alto e in grado di superare gli ostacoli con meno problematicità. Un ulteriore aiuto andrebbe poi a don Franco Crabu, che in Kenya ha avviato un college per studenti di informatica a livello universitario: vorremmo contribuire alle spese per l'arredamento dei locali dove vengono accolti gli alunni”.

Tre opere importanti, tre realtà dove i sacerdoti diocesani di Cagliari stanno operando. L'apporto della Diocesi alle Chiese sorelle del Brasile è iniziato mezzo secolo fa. “Vorremmo spero al più presto conclude il don Onnis - trovare un momento assieme all'Arcivescovo e agli operatori della pastorale missionaria nel quale riflettere e discutere di quanto finora fatto, affinché anche lo stesso Centro Diocesano possa ricevere forze fresche, persone capaci di avere a cuore la missione e le problematiche ad essa connesse. Laici, sacerdoti e religiosi che insieme lavorano ai tanti fedeli della Chiesa di Cagliari nel sostenere il mondo missionario con quella sensibilità che abbiamo dimostrato in questi anni”.

Se non si esce dal sepolcro non si annuncia Cristo Dal Kenya ci scrive il missionario don Franco Crabu DON FRANCO CRABU* A GIORNATA MISSIONARIA diocesana ci offre davvero l’opportunità di verificare se nella nostra vita di seguaci del Cristo scorre sangue del Risorto, cioè il sangue della vera Chiesa che “per natura sua missionaria”, se cioè vive, operante in noi, quel comando stampato in noi dallo Spirito di Cristo: “Uscite, andate per il mondo, perché ogni creatura ha bisogno della mia buona notizia per vivere felice”. Uscire da dove e per andare in quale direzione? Ce lo sta ricordando e indicando con insistenza Papa Francesco, soprattutto con le opere: uscire da tutto ciò che appesantisce la nostra vita di cristiani per poter raggiungere tutti e ciascuno, soprattutto se questi vivono ai margini della nostra realtà, perché malati, soli, poveri, ignoranti, abbandonati, desiderosi di avere un incontro liberatore con Cristo.

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Questo soprattutto nelle periferie della nostra società, delle nostre scelte, idee, dei nostri consumi, dei nostri sogni. In quale direzione? Per cominciare entrando in noi stessi, creandoci cioè una vera mentalità missionaria, (che non sia solo episodica e emotiva) in modo da essere chiesa con un cervello e un cuore missionario. Sono convinto che non si può essere cittadini del mondo senza sfondare l’orizzonte del nostro villaggio. Non si può trasmettere la gioia del Risorto se non si esce dal sepolcro. Questa mentalità è la molla che ci fa partire per arrivare prima alle nostre stesse famiglie, alle nostre scuole, ai nostri laboratori, alle nostre palestre e discoteche. Mentalità che ci impone di gridare forte nelle piazze a tutti, ma davvero a tutti, che Cristo, il Crocifisso, è Risorto, è vivo, cioè vive con noi anche e soprattutto in questo periodo di incertezza, confusione

per la perdita di valori fondamentali per la nostra vita. Ritengo che questo debba essere lo stile di vita di un “Missionario Diocesano” che vive la missione nella sua famiglia, nel suo quartiere, nella parrocchia, nell’oratorio, nel suo gruppo o associazione. Senza prima per questo sognare di raggiungere terre lontane da “evangelizzare”. Molto spesso mi viene chiesto “Cosa fate voi missionari in terra di missione?” Una domanda più che lecita. Mi pare che abbia breve-

mente illustrato il mio programma e le mie attività perché non sono affatto diverse da quelle che ci vengono proposte di realizzare nella nostra diocesi di Cagliari. E allora il chiodo fisso che giunta tutto e tutti è sempre lo stesso: quello di portare la gioia del Risorto a tutti e ad ogni costo con la nostra vita. Sapere che tutto questo mi riguarda e coinvolge la mia vita quotidiana mi fa impazzire di Gioia. Sacerdote fidei donum Nanyuki - Kenya

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detto tra noi In Italia troppi in delirio animali di D. TORE RUGGIU

Sembra che, solo in Italia, dentro le nostre case, abitino circa 45 milioni di animali tra canarini (al primo posto), gatti, cani e altro. Niente da dire sull'amore e il rispetto per gli animali. Molto, invece, c'è da riflettere quando si apprendono diverse esagerazioni. Il Financial Times lo dice chiaramente: “in tempo di crisi il mercato del cibo è in stagnazione, ma quello specifico di cibo per animali continua a crescere, con una previsione di un aumento del 6% annuo sino al 2016. Solo lo scorso anno, negli Stati Uniti, sono stati spesi 45 miliardi di dollari per gli animali, di cui 18 miliardi per il cibo, e nei supermercati lo spazio riservato a cibo e oggetti per animali supera quello dei bambini”. Continua il Financial Times: “il mercato di cibo per animali negli USA è tre volte maggiore di quello per bambini e va meglio. Varie Nazioni coccolano di più gli animali che i bambini, compreso il Giappone e la Gran Bretagna”. Alcuni articoli comparsi in diversi periodici, informano di bio-ristoranti per

cani, antidepressivi e ansiolitici per cani e, non ultima, la moda dei vestiti per animali. Insomma, un dato paradossale: in tempo di crisi calano i consumi persino dei beni di prima necessità, ma non calano quelli per gli animali. Sembrerebbe che la classe media occidentale non badi a spese per gli animali, mentre è più parsimoniosa per i bambini. Ora, è inutile continuare a descrivere quello che tutti sappiamo e vediamo tutti i giorni. Quando, poi, qualche “nobil donna” arriva a lasciare tutta la sua eredità (spesso miliardaria), al proprio cane o gatto, siamo di fronte ad un vero e proprio delirio maniacale. Aveva ragione Francesco Bacone quando affermava: “di solito nella natura umana c'è più follia che saggezza”. Diciamo, francamente, che questa è una delle tante storture della nostra epoca. Ci faccia riflettere, a tale proposito, quanto scriveva un anonimo: “verrà un tempo in cui gli uomini impazziranno e quando vedranno uno che non è pazzo, lo assaliranno dicendogli <<sei pazzo?>> per il solo fatto che non è come loro”. Qualche piccola stravaganza si può e si deve mettere in conto, non la follia collettiva.


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IL PORTICO DELLA DIOCESI

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Diocesi. Il 25 aprile, dalle 9, tutti in Seminario per la Giornata dei ministranti.

Un giorno atteso da tanti ragazzi, opportunità di annuncio vocazionale Parla don Paolo Sanna, rettore del Seminario diocesano e delegato della diocesi per i ministranti: “Servire all’altare è una palestra per il servizio ecclesiale” S. N. VEVA SETTE ANNI quando iniziò il servizio come ministrante nella sua parrocchia. Oggi don Paolo Sanna (nella foto piccola), classe 1967, è rettore del seminario diocesano e delegato diocesano per i ministranti: “Allora noi chierichetti avevamo alcune forme di privilegio – ricorda con piacere, intervistato da Il Portico - La domenica mattina spesso eravamo “esentati” dalla partecipazione al catechismo perché prestavamo servizio durante le messe”. Alla vigilia della Giornata diocesana dei ministranti, don Paolo accetta di raccontare come andava “ai suoi tempi”. L’appuntamento per tutti i gruppi di ministranti della diocesi è alle 9 del 25 aprile nei locali del Seminario diocesano. “Per noi, poter stare accanto al nostro parroco, “carpirne” i segreti celebrativi – continua don Paolo era un onore e un privilegio non indifferente. Accompagnare poi il parroco per la benedizione delle case era un divertimento assicurato, bottino di dolciumi, e vanto

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Un gruppo di ministranti di San Vito con l’arcivescovo.

con i compagni di scuola ai quali potevamo raccontare di essere stati accolti anche in case di persone in vista in paese… A 11 anni il mio parroco mi fece la proposta vocazionale in senso proprio: mi parlò del Seminario e mi invitò a conoscere quella casa “dove mi disse - potrai essere aiutato a capire se il tuo desiderio di essere come me significa che il Signore vuole anche te come suo sacerdote”. Che significato ha oggi il servizio all'altare? Il servizio svolto all’altare, accanto al sacerdote, rappresenta per ogni ministrante (bambino o bambina, ragazza o ragazzo) una “palestra” per ciò che

da persona adulta potrà evolversi in un servizio ecclesiale vero e proprio, a beneficio della Comunità. Esistono numeri, anche non aggiornati, di quanti ministranti ci siano nella nostra diocesi? Non sono in grado di fornire numeri certi: in ogni parrocchia da un anno all’altro ci possono essere variazioni anche notevoli che difficilmente riusciamo a censire. Un numero approssimativo si potrebbe dedurre dai dati relativi alle 68 parrocchie che nel 2012 hanno partecipato all’annuale Convegno diocesano dei Ministranti. In media sono presenti 10-15 ministranti per parrocchia.

Quanto è difficile che oggi un bambino, un ragazzino - in mezzo a mille distrazioni e interessi decida di servire all'altare? Sicuramente in passato essere ministrante, per un ragazzo, era anche un modo per essere impegnato utilmente e piacevolmente in parrocchia, con l’appartenenza ad un gruppo che creava aggregazione, identità, occasione di giochi e di svago in un “ambiente protetto”. Oggi è difficile che un ragazzo non sia già molto impegnato, tra rientri pomeridiani a scuola, sport (talvolta a livelli agonistici), hobbies, studio di uno strumento musicale. Scegliere di servire all’altare è sicuramente più difficile che nel passato, ma fortunatamente ci sono anche ora i bambini/bambine e i ragazzi/ragazze che si mostrano sensibili a questo particolare servizio nella propria parrocchia. La Diocesi non ha mai smesso di organizzare la Giornata del 25 aprile. Quale l'idea di fondo di una iniziativa di questo tipo? La Giornata diocesana dei Ministranti, che si celebra tradizionalmente il 25 aprile, è una sorta di rito. Si ripete ormai da tanti anni, ed è l’occasione per far festa con tanti ragazzi, provenienti da una parte e dall’altra della Diocesi, con i quali si condivide lo stesso ideale di servizio. E’ un giorno atteso da tanti ministranti, ed è certamente anche un’opportunità di annuncio vocazionale (nel senso ampio del termine, e anche nel senso specifico) che non si può tralasciare.

Domenica 28 apriLe 2013

curiosità SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004

Direttore responsabile Sergio Nuvoli Editore Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Segreteria e Ufficio abbonamenti Natalina Abis- Tel. 070/5511462 Segreteria telefonica attiva 24h- su 24h e-mail: segreteriailportico@libero.it Fotografie Archivio Il Portico, Elio Piras, Roberto Pili Amministrazione via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Tel.-fax 070/523844 e-mail: settimanaleilportico@libero.it (Lun. - Mar. 10.00-11.30) Pubblicità: inserzioni.ilportico@gmail.com Stampa Grafiche Ghiani - Monastir (CA) Hanno collaborato a questo numero: Massimo Lavena, Laura Cabras, Franco Crabu, Roberto Piredda, Tore Ruggiu, Giovanni Lorenzo Porrà, Pina Castagna, Carlo Biggio, Mara Mocci, Andrea Busia, Valeria Picchiri, Federica Bande, Raffaella Fadda, Maria Chiara Cugusi, Roberto Comparetti. L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a Associazione culturale Il Portico, via mons. Cogoni, 9 09121 Cagliari. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata (L. 193/03).

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QUESTO SETTIMANALE È ISCRITTO ALLA FISC FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI


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