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DOMENICA 12 MAGGIO 2013 A N N O X N . 19

SETTIMANALE DIOCESANO

DI

€ 1.00

CAGLIARI

La Sardegna dal Papa Dal 14 al 17 maggio la Visita ad limina dei Vescovi sardi: l’Arcivescovo di Cagliari anticipa i temi dell’incontro SERGIO NUVOLI

ons.Miglio,quale Sardegna presenterete a Papa Francesco? Certamente parleremo a Papa Francesco della grave crisi occupazionale, ma in primo luogo gli presenteremo le ricchezze spirituali e culturali della nostra regione. Cercheremo anche di capire quanto il Papa conosca della Sardegna, magari per aver incontrato qualche circolo di Sardi in Argentina. Come parlerà della diocesi al Papa? Sono certo che il discorso andrà subito sul Santuario di Bonaria; gli parleremo del Seminario Regionale e della Facoltà Teologica, del grande lavoro della Caritas e della bellezza della nostra città. Cosa si aspetta da questa Visita? In primo luogo di conoscere più da vicino Papa Francesco, i suoi pensieri e i suoi orientamenti, per essere sicuro di “non camminare invano” come diceva già S. Paolo a proposito della visita a Pietro. Mi aspetto inoltre che Papa Francesco ci possa essere vicino con il suo incoraggiamento e con la sua esperienza maturata in anni difficili per l’Argentina. Lui è certamente capace di dirci cos’è più importante in momenti come questi. Lei non si stanca di richiamare i sardi all'unità, nell'affronto delle complicate problematiche sociali ed economiche con cui dobbiamo fare i conti. Da dove si riparte? Credo occorra partire da alcuni punti irrinunciabili per avviare la ripresa della nostra re-

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gione. Come Chiesa non vogliamo sostituirci a nessuno né entrare in problemi specifici che riguardano le scelte politiche ed economiche. Abbiamo però il dovere di ripetere che l’urgenza della situazione attuale deve portare a superare divisioni e contrapposizioni. Occorre convergere su alcuni obiettivi che toccano il bene comune. L’identità sarda e l’autonomia regionale sono valori che devono tradursi in proposte concrete e da tutti sostenute. È in gioco la speranza di un gran numero di famiglie e di giovani. Che ruolo sono chiamati a svolgere i cattolici per la ripresa dello sviluppo della nostra Isola? I cattolici sono chiamati a vivere pienamente la Carità, che resta incompleta se si ferma agli interventi rivolti ai singoli. La Carità deve diventare sociale per essere completa. In un momento come questo la dottrina sociale della Chiesa, specialmente nei punti che parlano del ruolo della Famiglia, della cultura del lavoro, della nozione di bene comune, non può restare confinata in alcuni pochi gruppi: deve diventare cultura comune e diffusa nelle comunità locali. Inoltre è importante che parrocchie e diocesi siano vicini a coloro che sono impegnati direttamente in politica, dal livello locale a quello nazionale, per un continuo confronto che favorisca il contatto tra politica e paese reale. Desideriamo offrire e accettiamo confronto e dialogo, sui problemi concreti del lavoro, dell’ambiente, del sostegno della Famiglia. La Settimana sociale di Torino si avvicina a

grandi passi, con il suo forte richiamo sul valore della famiglia.Quanto questo richiamo, se veramente compreso,può cambiare anche la società sarda, in cui la famiglia apparentemente regge? Mi pare importante superare alcuni luoghi comuni sulla famiglia, per non mitizzare modelli arcaici ma anche per non dare per scontato che il sistema famiglia sia destinato a reggere sempre: anche in Sardegna la società cambia rapidamente, come dimostrato ad esempio dal fatto demografico, con le nascite in forte calo. Quale futuro si prospetta? Cosa impedisce oggi il formarsi di nuove famiglie? È solo un problema economico? Come sono trattate dalle amministrazioni le famiglie numerose? La prossima Settimana Sociale si propone di aiutare tutti a capire, al di là di pregiudizi e ideologie, che favorire la Famiglia (come da sempre la intendono Chiesa, tradizione antropologica e giuridica, Costituzione italiana) significa favorire fortemente la ripresa del Paese: incoraggiare le nuove generazioni, ritrovare nella famiglia la prima scuola delle virtù difficili e al tempo stesso l’ambiente che permette di ammortizzare anche i momenti difficili.

SOMMARIO SOCIETA’

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Firma per “Uno di noi”, la campagna di difesa della vita nascente FAMIGLIA

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Settimane sociali, pronto il documento preparatorio per Torino CHIESA

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I vescovi dell’Isola presentano a Pietro la fede dei sardi I NOSTRI SANTI

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Ora c’è l’ok del Papa, Maria Cristina di Savoia sarà presto beata

Appuntamento il 15 maggio

CAGLIARI

I contatti per avere i posti all’udienza generale vanno tenuti con don Walter Onano tel. 3403587054 oppure email: walter.onano@gmail.com

La giunta e l’Imu: “Così colpiremo chi affitta in nero”

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IL PORTICO DEL TEMPO

il Portico

Uno di noi. Domenica 12 maggio è la Giornata di mobilitazione per la raccolta delle firme.

Tutti insieme per tutelare i più indifesi e convincere l’Europa a dire sì alla vita I. P. OMENICA 12 MAGGIO è il gran giorno per dire al mondo che l’embrione è uno di noi. Per questo Il Portico ha da subito aderito con convinzione e determinazione all’iniziativa lanciata dal Movimento per la Vita che punta a raccogliere in Europa un milione di firme a tutela della vita nascente. Invitiamo tutti i nostri lettori e i nostri abbonati a firmare nei banchetti che, anche a Cagliari, saranno allestiti in alcuni punti della città. Ecco l’appello firmato da numerose realtà ecclesiali: “In nome di chi non ha voce, per dare solidità ai diritti dell’uomo, per dare piena attuazione ai principi di dignità umana, uguaglianza e solidarietà, per risvegliare le radici dell’Europa, per ritrovare speranza in un rinnovamento civile e morale, noi chiediamo di aderire all’iniziativa denominata "Uno di noi" sottoscrivendo su carta o telematicamente (oneofus.eu) l’apposito quesito già registrato dalla Commissione europea ed ora aperto all’adesione dei cittadini dei 27 Stati dell’Unione. Noi crediamo che «la questione sociale è divenuta radicalmente questione antropologica» (Benedetto XVI, Caritas in veritate,

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La presentazione dell’iniziativa al Parlamento europeo. Al centro, Carlo Casini.

n. 75). Noi crediamo che il riconoscimento della sempre uguale dignità dell’uomo dal concepimento alla morte naturale è il fondamento della libertà, della giustizia e della pace (Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo, 10 dicembre 1948). Noi constatiamo che le solenni dichiarazioni dei diritti umani rischiano di diventare strumento di oppressione contro l’uomo se viene accettata la più grave delle discriminazioni: quella che nega il diritto di vivere all’essere umano che si trova nelle condizioni più emblematiche dell’esistenza, quali sono il nascere e il morire (Giovanni Paolo II, Evangelium vitae n. 18). Se il figlio concepito e non ancora nato è «il più povero tra i poveri» (madre Te-

resa di Calcutta, premio Nobel per la pace), allora la negazione della sua stessa esistenza, e anzi il tentativo di considerare un diritto la sua distruzione, è la «sconfitta dell’Europa» (Giovanni Paolo II, 28 ottobre 1985). Il 2013 è stato proclamato "Anno della cittadinanza europea" per rendere i cittadini d’Europa più consapevoli della loro appartenenza a una Unione di valori. Il Trattato di Lisbona, entrato in vigore alla fine del 2009, ha introdotto la possibilità di iniziative di cittadini come strumento di partecipazione democratica che obbliga le istituzioni a prendere in considerazione e discutere quanto viene richiesto. Perciò i cittadini, esprimendo una larga adesione all’iniziativa "Uno di noi", pos-

sono aiutare l’Europa a ritrovare la sua anima. Dichiarando che ogni essere umano, fin dal concepimento, è uno di noi, essi chiedono che la dignità umana sia messa al centro dell’integrazione europea e che ogni risorsa economica e intellettuale dell’Unione sia destinata sempre a promuovere la vita umana e mai a distruggerla”. L’appello è firmato da: Francesco Belletti (presidente Forum associazioni familiari), Filippo Maria Boscia (presidente Forum associazioni socio-sanitarie e Associazione medici cattolici), Carlo Casini (presidente Movimento per la vita), Carlo Costalli (presidente Mcl), Francesco D’Agostino (presidente Unione giuristi cattolici), Marco Impagliazzo (presidente Comunità S. Egidio), Salvatore Martinez (Rinnovamento nello Spirito Santo), Franco Miano (presidente Azione cattolica), Franco Pasquali (presidente Reti in Opera), Presidenza Acli, Paolo Ramonda (presidente associazione Papa Giovanni XXIII), Lucio Romano (presidente Scienza &Vita), Andrea Simoncini (Consiglio di presidenza Comunione e liberazione), Giovanni Stirati (Cammino neocatecumenale), Andrea Turatti (presidente Azione per Famiglie nuove), Maria Voce - Emmaus (presidente Focolari).

Al via un progetto per misurare il radon GRECA MELONI

C’

È UN PROGETTO DI ricerca fi-

nalizzato alla misura strumentale del gas radioattivo radon presente all’interno delle scuole, i cui effetti per la salute di docenti, allievi e personale non docente possono essere assai gravi in relazione alla più o meno elevata concentrazione dell’agente chimico e in particolare del suo isotopo radioattivo Rn-222. L’iniziativa - portata avanti da Radon free, un gruppo di professionisti che si occupa della misurazione della concentrazione di Gas Radon in ambienti Indoor - è patrocinata dall’Ordine dei Geologi della Sardegna, e mira a sensibilizzare tutti gli istituti scolastici della Sardegna, che possono aderire gratuitamente. Il radon (Rn) è un elemento chimico presente ovunque, in natura, sotto forma di gas inodore, incolore e insapore; il suo isotopo radioattivo Rn222, che deriva dal decadimento dell’uranio (U-238) ed è presente nel suolo e nelle rocce (tufi, rocce intrusive granitiche, rocce effusive vulcaniche) nonché nelle acque, può

curiosità SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004

Direttore responsabile Sergio Nuvoli Editore Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Segreteria e Ufficio abbonamenti Natalina Abis- Tel. 070/5511462 Segreteria telefonica attiva 24h- su 24h segreteriailportico@libero.it Fotografie Archivio Il Portico, Gabriella Carta Amministrazione via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Tel.-fax 070/523844 settimanaleilportico@libero.it (Lun. - Mar. 10.00-11.30) Pubblicità: inserzioni.ilportico@gmail.com Stampa Grafiche Ghiani - Monastir (CA) Hanno collaborato a questo numero: Massimo Pettinau, Roberto Piredda, Tore Ruggiu, Andrea Busia, Walter Onano, Antonella Pilia, Laura Cabras, Greca Meloni, Alessandra De Valle, Federica Bande, Valentina Dessì, Raffaella Fadda, Silvana Utzeri, Michele Antonio Corona, Francesco Furcas, Roberto Comparetti. L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a Associazione culturale Il Portico, via mons. Cogoni, 9 09121 Cagliari. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata (L. 193/03).

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Un team di studiosi verifica la presenza del gas nelle scuole accumularsi negli edifici destinati ad ambienti di vita (scuole, civili abitazioni, ospedali, case di cura, ludoteche) e negli ambienti di lavoro. Il gas radon migra dal suolo e dalle rocce all’interno di ciascun corpo di fabbrica attraverso le fondazioni, le murature perimetrali e le tubazioni. L’Unione europea ha emanato da tempo una Raccomandazione sui rischi derivanti da un’eccessiva concentrazione nell’ambiente: sono fissati precisi limiti oltre i quali sarebbe rischioso andare. Si tratta di un documento che risale al 1990. Anche l’Organizzazione mondiale della sanità ha fatto altrettanto individuando la soglia-limite oltre la quale possono insorgere forme tumorali, mostrandosi ancora più garantista dell’Unione europea a tutela della salute dei cittadini. L’Associazione Internazionale per la Ricerca sul Cancro ha inserito il radon tra gli agenti cancerogeni. Il radon è la principale causa di tumore al polmone per non fumatori e miete, ogni anno, migliaia di vittime, tanto che è consideraato un agente di rischio più pericoloso dell’amianto; sono in corso studi per approfondire alcuni

Domenica 12 maGGio 2013

1. conto corrente postale Versamento sul CONTO CORRENTE POSTALE n.

L’ingresso del liceo Siotto.

aspetti legati all’insorgenza di particolari forme di tumore alla pelle riconducibili, in parte, alle particelle alfa (2 protoni + 2 neutroni) emesse dal decadimento radioattivo del gas radon. Il gas radioattivo radon può essere misurato mediante strumenti di alta precisione, in grado di registrare l’andamento nel tempo della sua concentrazione al fine di verificare se nell’ambiente considerato – nella fattispecie l’istituto scolastico – la concentrazione dell’attività radioattiva sia inferiore ai valori raccomandati. Le attività di monitoraggio all’interno di ciascun istituto scolastico si svolgeranno, previa formale adesione all’iniziativa di cui trattasi da parte di ciascun Dirigente scolastico, nel periodo compreso tra il mese di ottobre 2013 e il mese di aprile 2014 e dureranno orientativamente una settimana in ciascuno di essi; le misure, che non comportano alcun pericolo per gli occupanti l’e-

dificio saranno svolte da parte di professionisti di provata esperienza e competenza, senza creare allarmismi e senza che l’attività didattica possa in alcun modo essere ritardata o debba essere modificata. Al termine dello studio, i risultati delle misure di monitoraggio saranno resi noti ai Dirigenti scolastici degli istituti aderenti e, in forma aggregata, nel corso di convegni e seminari che si svolgeranno nel 2014. Il coordinatore del progetto di ricerca – autofinanziata - è Andrea Alessandro Muntoni (ingegnere per l’ambiente e il territorio), coadiuvato dal biologo Emanuele Pascariello. L’attività di ricerca ha lo scopo di promuovere una nuova cultura della prevenzione dal rischio di esposizione al radon rivolgendosi alla popolazione, ai professionisti, ai soggetti che amministrano luoghi pubblici, ai soggetti deputati a pianificare l’uso del territorio.

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QUESTO SETTIMANALE È ISCRITTO ALLA FISC FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI


Domenica 12 maGGio 2013

IL PORTICO DEGLI EVENTI

Verso la Settimana sociale. E’ stato presentato a Roma il Documento preparatorio.

Famiglia e lavoro temi decisivi su cui può rinascere il confronto L’arcivescovo Miglio: “Famiglia bene pubblico, non affare privato o da gestire per conto proprio”. Luca Diotallevi assicura: “Non è riflesso omofobico parlare della famiglia”

evoluzione della società. La Chiesa italiana in questo spirito vuole non solo garantirsi uno strumento di ascolto e di ricerca, ma anche offrire ai centri e agli istituti di cultura, agli studiosi e agli operatori sociali, occasioni di confronto e di approfondimento su quel che sta avvenendo e su quel che si deve fare per la crescita globale della società”. L’obiettivo del documento è “suscitare fin da ora confronto e approfondimento su quel che sta avvenendo intorno alla famiglia, al di là di pregiudizi e ideologie, per cogliere le tante ragioni di bene comune, condivisibili da molti, ben oltre gli schieramenti e le posizioni culturali e religiose”. Famiglia e lavoro appaiono temi interconnessi: “Molte famiglie - ha os-

servato l'arcivescovo - e anche i gesti tragici che si stanno susseguendo sono estremamente legati alla crisi dei posti di lavoro. C'è crisi di lavoro, ma c'è anche bisogno di crescere come cultura del lavoro e la famiglia rimane la scuola fondamentale dove si impara a prendere iniziativa, a vivere la solidarietà e a lavorare insieme per questa impresa singolare che è l'impresa famiglia”. Il documento preparatorio dell'incontro di Torino, ha affermato mons. Domenico Pompili, sottosegretario Cei e direttore dell'Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, pone l'accento su tre punti: “sull'identità della persona colta nella sua differenza, l'uomo e la donna”, e sul “valore della relazione che si irrobustisce nella tensione tra ciò che sono e ciò che è diverso da me”; sulla famiglia che “costituisce un punto di forza della società” e sulle “richieste che la famiglia pone alla società e che segnano l'agenda politica”. “La differenza non è il nemico della relazione”, ma “un tema che tocca il fondamento della persona umana - ha osservato Luca Diotallevi, vicepresidente del comitato scientifico, a Cagliari in questi giorni per partecipare al ritiro del clero diocesano - Parlare di famiglia non è un riflesso omofobico”, la questione da porci piuttosto è “se siamo ancora in grado di riconoscere qualcosa di speciale nell’amore tra un uomo e una donna”.

cultura del lavoro e la famiglia resta la scuola fondamentale dove si impara a prendere iniziativa, a vivere la solidarietà e a lavorare insieme per questa impresa singolare che è l’impresa famiglia”. Riferendosi alla nascita del Governo Letta, mons. Miglio ha quindi sottolineato la speranza che “forze diverse lavorino più concordemente per il bene comune del Paese: un pilastro del bene comune è il lavoro, ma altrettanto lo è la famiglia. La mia speranza è che questi due temi che alla fine sono un problema unico nella contingenza attuale del nostro Paese siano davvero la priorità condivisa e un punto di incontro di bene comune”. "Siamo chiamati a prenderci cura e ad avvalerci delle istituzioni del

vivere sociale nei diversi ambiti – ha aggiunto - libertà di educazione, fisco giusto, educazione al lavoro e allo sviluppo, prendersi cura delle fragilità dentro la famiglia e nella società per un welfare che sia veramente tale, abitare il tempo e lo spazio trasformando la città”. Tutte queste dimensioni della concreta quotidianità della vita di famiglia mostrano la verità e la fecondità generativa della indicazione che “la questione sociale è diventata radicalmente questione antropologica”. Non solo perchè oggi esistono possibilità inedite di manipolazione della vita, ma perchè “prendersi cura della persona nella sua interezza e prendersi cura della società non sono due distinte azioni: l'una ha il suo senso nell'altra”.

SERGIO NUVOLI STATO PRESENTATO a Roma, nei giorni scorsi, il documento preparatorio della 47ma Settimana sociale dei cattolici italiani in programma a Torino nel prossimo mese di settembre. L’importante strumento di lavoro si articola in tre parti: cominciando dalla “struttura profonda della famiglia, al cui centro stanno la dignità della persona e la sacralità della vita umana”, passa poi ad affrontare “il legame tra la famiglia e la società” per poi soffermarsi sul“l’intreccio strettissimo tra la famiglia e le dimensioni del lavoro e dell’economia”. “La famiglia è un bene pubblico, non un affare privato o di semplice gestione di rapporti e sentimenti. E’ un punto di forza della società, un tema non solo di confessione cristiana o etica, ma di sostanza pratica e comune”: questa una delle dichiarazioni di mons. Miglio, arcive-

È

Mons. Domenico Pompili e mons. Arrigo Miglio.

scovo di Cagliari e presidente del Comitato organizzatore e scientifico. Più nel dettaglio, la prima parte del documento si intitola “La famiglia e la persona umana”, la seconda “La famiglia, bene per tutti”, la terza “Famiglia, società ed economia”. Il documento, che si compone di 25 pagine, è agevolmente scaricabile dal sito web delle Settimane sociali, e consente di entrare già nel clima dell’appuntamento di Torino. Durante la presentazione è stato richiamato con forza quello che da sempre è l’obiettivo dell’incontro: “Essere un’iniziativa culturale ed ecclesiale di alto profilo, capace di affrontare - si legge nell’introduzione firmata dall’arcivescovo - e se possibile anticipare gli interrogativi e le sfide talvolta radicali poste dall’attuale

“La famiglia è garanzia di crescita per l’Italia” Lo ha detto l’arcivescovo al Congresso regionale Cisl FRANCESCO FURCAS A SFIDA PER NOI CATTOLICI è far capire alle istituzioni che la famiglia è garanzia di crescita per l'Italia e pilastro di bene comune per il nostro Paese”. Questo riferimento alla famiglia è stato uno dei passaggi dell'omelia di monsignor Miglio alla messa celebrata nei giorni scorsi davanti ai delegati del Congresso regionale della Cisl sarda a Quartu Sant'Elena, che si è concluso con l’elezione di Oriana Putzolu a segretario regionale. “Dobbiamo chiedere - ha affermato l’arcivescovo - che la famiglia sia riconosciuta come un istituto di garanzia per tutti: questo a motivo delle ricadute positive che la sua azione procura in campo economico, sociale ed educativo. Senza nulla togliere ad altre forme di convivenza. Purtroppo, anche nelle recenti iniziative istituzionali, si è parlato ancora trop-

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po poco di famiglia”. Del tema l’arcivescovo aveva parlato in modo dettagliato qualche giorno prima, alla presentazione del documento preparatorio della 47ma Settimana sociale (v. articolo in alto): “Vedo strettamente legato il tema della famiglia a quello del lavoro: la mancanza di lavoro e la crisi dei posti di lavoro è un fattore distruggente per la famiglia”. “Molte famiglie soffrono per la crisi ed anche i gesti tragici che si stanno susseguendo – ha aggiunto il presule - sono evidentemente legati alla mancanza dei posti di lavoro. Quando siamo partiti su questo tema per le Settimane sociali pensavamo proprio a parlare di famiglie in rapporto alla situazione sociale e del lavoro”. L’arcivescovo ha quindi aggiunto che c’è un aspetto complementare: “La famiglia è un luogo formidabile per educare al lavoro. C’è infatti bisogno di crescere come

il Portico

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blocnotes SOCIETÀ MALATA

Col principe del mondo non si può dialogare “Lo spirito del mondo odia”. Lo ha ricordato Papa Francesco celebrando la messa nei giorni scorsi nella Casa Santa Marta. Da questo, ha ammonito il pontefice, deriva un ammonimento sempre attuale: “Con il principe di questo mondo non si può dialogare: e questo sia chiaro! Oggi il dialogo è necessario fra noi, è necessario per la pace. Il dialogo nasce dalla carità, dall'amore. Ma con quel principe non si può dialogare: soltanto rispondere con la Parola di Dio che ci difende, perché il mondo ci odia”, ha chiarito. Ci sono “tante comunità cristiane perseguitate nel mondo in questo tempo più che nei primi tempi: oggi, adesso, in questo giorno e in questa ora”. Ma anche di fronte a questo dobbiamo rimanere miti e umili per sconfiggere le lusinghe e l'odio del mondo. “La strada dei cristiani è la strada di Gesù – ha aggiunto - Se noi vogliamo essere seguaci di Gesù, non c'è un'altra strada: quella che Lui ha segnato. E una delle conseguenze di questo è l'odio, è l'odio del mondo, e anche del principe di

questo mondo. Il mondo amerebbe ciò che è suo. `Vi ho scelti io, dal mondo´: è stato Lui proprio che ci ha riscattato dal mondo, ci ha scelti. Con la sua morte, con la sua resurrezione, ci ha riscattati dal potere del mondo, dal potere del diavolo, dal potere del principe di questo mondo”. Difficile non pensare alle parole di Papa Francesco davanti a due episodi gravemente offensivi nei confronti dei cattolici. Il primo è la proiezione nelle sale cinematografiche di un film chiaramente blasfemo, “Le streghe di Salem”, la cui gravità è aumentata dalla decisione delle autorità dello Stato di permetterne la visione ai maggiori di 14 anni; e la squallida esibizione al Concerto del Primo Maggio, organizzato dai sindacati in piazza San Giovanni in Laterano, a Roma, di un cantante che ha imitato la consacrazione dell’Eucarestia in modo chiaramente blasfemo. E’ un crinale molto difficile, quello verso il quale siamo incamminati, dove qualunque cosa può dirsi e farsi – in modo insolente e apparentemente senza conseguenze nei confronti della Chiesa e dei cattolici. Non è la guerra che perseguita i cristiani in alcuni Paesi del mondo: è una violenza strisciante, subdola, che non risparmia la tradizione religiosa del nostro popolo. Quelli dettati dal Papa sono ottimi criteri di giudizio per capire cosa sta accadendo.


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IL PORTICO DEL TEMPIO

il Portico

Il Papa. Celebrata domenica scorsa la Giornata per le Confraternite e la pietà popolare

“Non abbiate paura degli impegni definitivi, essi fecondano la vostra vita” ROBERTO PIREDDA A DOMENICA DEL SANTO Padre è stata contrassegnata dalla Giornata per le Confraternite e la pietà popolare che si è svolta nell’ambito delle celebrazioni per l’Anno della Fede. Nell’omelia della Messa per i membri delle Confraternite di tutto il mondo Papa Francesco ha richiamato tre aspetti importanti per la vita degli appartenenti a questi gruppi: l’evangelicità, l’ecclesialità e la missionarietà. L’evangelicità rimanda ad un contatto vivo con il mistero di Cristo: «attingete sempre a Cristo, sorgente inesauribile, rafforzate la vostra fede, curando la formazione spirituale, la preghiera personale e comunitaria, la liturgia». La pietà popolare deve essere caratterizzata da una profonda ecclesialità: «la pietà popolare è una strada che porta all’essenziale se è vissuta nella Chiesa in profonda comunione con i vostri Pastori. Siate una presenza attiva nella comunità come cellule vive, pietre viventi». L’apostolato svolto dalle confraternite deve essere segnato da un forte spirito missionario: «siate anche voi veri evangelizzatori! Le vostre iniziative siano dei "ponti", delle vie per portare a Cristo, per camminare con Lui. E in questo spirito siate sempre attenti alla carità». Al Regina Caeli Papa Francesco ha sottolineato l’esempio di fede della Vergine Maria: «vi invito a meditare

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Il Papa nella Basilica di Santa Maria Maggiore prima della recita del rosario.

l’ultimo capitolo della Costituzione del Concilio Vaticano II sulla Chiesa, la Lumen gentium, che parla proprio di Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa. Lì si dice che Maria «avanzò nella peregrinazione della fede» (n. 58). Cari amici, nell’Anno della fede vi lascio questa icona di Maria pellegrina, che segue il Figlio Gesù e precede tutti noi nel cammino della fede». Al termine del Regina Caeli il Santo Padre ha ricordato le Chiese d’Oriente che seguono il Calendario Giuliano e celebrano la Pasqua e ha salutato l’Associazione “Meter” nella Giornata dei bambini vittime di violenza: «vorrei anche dire con for-

za che tutti dobbiamo impegnarci con chiarezza e coraggio affinché ogni persona umana, specialmente i bambini, che sono tra le categorie più vulnerabili, sia sempre difesa e tutelata». Il primo sabato di Maggio il Santo Padre si è recato in visita nella Basilica di Santa Maria Maggiore dove ha guidato la recita del Santo Rosario. Nella meditazione proposta al termine della preghiera del Rosario Francesco ha richiamato il valore della maternità di Maria per tutti i cristiani. Facendo riferimento al titolo mariano di “Salus Populi Romani” il Papa ha spiegato in che sen-

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e, se sei già abbonato, controlla la scadenza del tuo abbonamento

so Maria custodisce la nostra salute: la Vergine ci aiuta a crescere, ad affrontare le difficoltà della vita e a prendere decisioni definitive nella libertà. In particolare il Papa ha sottolineato il valore delle scelte definitive fatte per il Signore: «Maria da buona madre ci educa ad essere, come Lei, capaci di fare scelte definitive. Lei ci aiuta a fare scelte definitive con quella libertà piena con cui ha risposto "sì" al piano di Dio sulla sua vita. Siamo vittime di una tendenza che ci spinge alla provvisorietà… come se desiderassimo rimanere adolescenti. È un po’ il fascino del rimanere adolescenti, e questo per tutta la vita! Non abbiamo paura degli impegni definitivi, degli impegni che coinvolgono e interessano tutta la vita! In questo modo la vita sarà feconda! E questo è libertà: avere il coraggio di prendere queste decisioni con grandezza. In settimana all’Udienza generale Francesco si è soffermato sulla figura di San Giuseppe e sul valore del mese di Maggio dedicato a Maria e ha esortato in particolare a praticare la recita del Rosario: «sarebbe bello se, soprattutto in questo mese di maggio, si recitasse assieme in famiglia, con gli amici, in Parrocchia, il santo Rosario o qualche preghiera a Gesù e alla Vergine Maria! La preghiera fatta assieme è un momento prezioso per rendere ancora più salda la vita familiare, l’amicizia»!.

Domenica 12 maGGio 2013

pietre IN NIGERIA

Distrutte almeno 70 chiese È un bilancio a tinte fosche quello diramato dalla Chiesa cattolica nello stato Benue, nella Nigeria centrale: nella crisi sociale e religiosa che attraversa la regione, oltre 70 chiese risultano distrutte, e migliaia di fedeli, specie in villaggi remoti, restano senza un luogo di culto. Secondo le notizie giunte dalla zona 30 chiese che si trovavano nell'area di Gwer occidentale sono state bruciate o completamente distrutte, e i fedeli sono fuggiti in altri villaggi. Altre 40 risultano rase al suolo nella zona di Guma.

INDIA

Minacce ai missionari cristiani Nuove accuse e minacce di estremisti islamici contro i missionari cristiani in Kashmir, dove la situazione sociale e religiosa resta esplosiva. Come riferiscono fonti locali, il “Consiglio Unito del Jihad”, organizzazione che riunisce diversi movimenti islamici del Kashmir, afferma che “i missionari cristiani in Kashmir hanno una agenda segreta, sfruttano i poveri e le persone bisognose, offrendo loro aiuti economici per convertirli al cristianesimo”. In una nota del portavoce, Syed Hussain Sadaqat, il “Consiglio Unito del Jihad” definisce l'approccio dei missionari cristiani “fortemente esecrabile”, rimarcando che “l'Islam è la religione di pace e di armonia, che protegge le minoranze. Tuttavia, le attività anti-Islam non possono essere tollerate”. Per questo, come già fatto in passato, il Consiglio invita a tutti i missionari cristiani “ad abbandonare immediatamente la valle del Kashmir”, intimando: “In caso contrario, ne subiranno le conseguenze”. Il Consiglio del Jihad lancia poi un appello alle altre organizzazioni islamiche caritative per aiutare le famiglie povere in Kashmir

BOLIVIA

Morales getta fango sui vescovi Il Cardinale Boliviano Julio Terrazas, ha confermato idoneità, lealtà e dedizione dei suoi confratelli Vescovi, nel servizio alla Chiesa della Bolivia e ha denunciato chi denigra l'avversario. Il Cardinale Terrazas ha così respinto le dichiarazioni fatte pochi giorni fa dal Presidente Morales che accusa alcuni Vescovi dei furti di preziosi ex voto in alcune chiese e santuari. Il Cardinale Terrazas, infatti, ha detto molto chiaramente: che “il servizio pastorale di un Vescovo non è portare in tasca le chiavi per aprire i templi, ma essere vicino alla gente e non per addormentarla, ma per farla stare sveglia in modo che nessuno riesca a togliere loro la libertà”.


Domenica 12 maGGio 2013

IL PORTICO DEGLI EVENTI

il Portico

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La visita ad limina. Attraverso l’incontro con i Vescovi sardi Papa Francesco conoscerà la Chiesa sarda.

Un momento importante per la vita della Chiesa per consolidare i vincoli di fede e di comunione Cade nell’Anno della Fede il periodico incontro tra le guide delle diocesi dell’Isola e il Pontefice: è l’espressione compiuta della grande sollecitudine pastorale di tutta la Chiesa MASSIMO PETTINAU EL RICEVERE I vescovi sardi per la visita “ad limina apostolorum” dal 14 al 17 maggio 2013 Papa Francesco avrà occasione di conoscere personalmente i successori degli apostoli che guidano le diocesi della Sardegna e di fare esperienza di quella realtà specifica costituita dalla Chiesa sarda. “Visita ad limina apostolorum” significa “visita alle soglie degli Apostoli”´, per “videre Petrum”, incontrare Pietro, “compiere un pellegrinaggio alle tombe degli apostoli Pietro e Paolo, fondatori della Chiesa di Roma, ed esprimere e rafforzare l'unità e la collegialità della Chiesa”. La visita dei presuli sardi si inserisce nelle visite “ad limina” dei vescovi italiani, ovvero il periodico incontro quinquennale di ciascuno di loro con il Papa. La visita ad limina dei vescovi italiani è stata articolata in ben 29 in-

N

Papa Francesco saluta un gruppo di cardinali e vescovi.

contri durante i quali i vescovi di tutte le 226 diocesi italiane, organizzati in 16 regioni ecclesiastiche, dialogano in gruppo e individualmente col Papa. Una vera ricognizione sulla salute spirituale, ma non solo, della Chiesa italiana, che ogni Conferenza episcopale affronta con una cadenza temporale di almeno cinque anni (l’ultima visita ad limina dei vescovi del nostro Paese è del 2006-2007) e che nel caso dell’Italia sarà conclusa dall’intervento del Papa il 23 maggio durante l’assemblea della Cei. La visita è un appuntamento

straordinario ma allo stesso tempo del tutto normale nella vita di una Chiesa nazionale. Un rilievo del tutto particolare, tuttavia, è dato dal fatto che per i vescovi italiani avvenga durante l’Anno della fede e per quelli sardi con il novello papa Francesco. In un’intervista all’Osservatore Romano l'arcivescovo Lorenzo Baldisseri, segretario della Congregazione per i vescovi, ha ricordato che nel 2013 il Papa ha in agenda solo gli incontri con i vescovi italiani. Secondo la disciplina canonica,

stabilita dal Codice di Diritto Canonico e dal Direttorio per il ministero pastorale dei vescovi, emanato dalla Congregazione dei Vescovi il 22 febbraio 2004, il Vescovo diocesano compie ogni cinque anni l’antica tradizione della Visita “ad limina”, per onorare i sepolcri dei santi Apostoli Pietro e Paolo e incontrare il successore di Pietro, il Vescovo di Roma. La visita, nei suoi diversi momenti liturgici, pastorali e di fraterno scambio, ha per il Vescovo un preciso significato: accrescere il suo senso di responsabilità come Suc-

“Desiderio di conoscere e forte incoraggiamento” Il commento di alcuni vescovi italiani già ricevuti dal Papa RAFFAELLA FADDA

A

D LIMINA” è l’abbreviazione

di “Ad limina Apostolorum”, espressione latina che significa letteralmente “alle soglie (delle tombe) degli apostoli”. I vescovi titolari di tutte le diocesi del mondo - lo prescrive il diritto canonico - devono fare la visita ad limina ogni cinque anni per venerare le tombe dei beati Apostoli Pietro e Paolo. Le visite si erano interrotte a causa della rinuncia di Benedetto XVI, e si attendeva dunque il nuovo Papa perchè potessero ricominciare. Il dettaglio - non di poco conto che mostra quanto la successione apostolica sia importante è che, dopo quella effettuata dai vescovi francesi, se fosse rimasto Papa anche Benedetto XVI avrebbe incontrato nel corso del 2013 soltanto i presuli della Conferenza

episcopale italiana. Papa Francesco continua dunque nel solco della tradizione su cui cammiava il predecessore: Papa Ratzinger, infatti, in quasi 7 anni di Pontificato ha incontrato uno alla volta tutti e 5mila i vescovi del mondo. Il diritto canonico prescrive che ogni vescovo si rechi a Roma dal Papa almeno ogni 5 anni, ma l'aumento del numero dei vescovi ha obbligato in pratica a dilatare maggiormente i tempi. Al momento di andare in stampa gli ultimi vescovi - in ordine di tempo - ad essere stati ricevuti da Papa Francesco sono stati quelli delle Marche, guidati da mons. Edoardo Menichelli. “È stato un incontro molto bello, familiare, un dialogo molto aperto - ha dichiarato alla Radio vaticana l’arcivescovo di Ancona-Osimo -. Le cose principali sulle quali il Santo Padre si è soffermato con noi sono state: i giovani, ai quali va offerta una proposta cri-

Un momento della Visita ad limina dei vescovi umbri.

stiana seria, un accompagnamento, perché siano aperti alla missionarieta', alla formazione spirituale, e, altra preoccupazione è l'attenzione pastorale sulla famiglia”. Mons. Menichelli si è poi detto colpito da “questo suo desiderio profondo di conoscere, di star vicino e l'altra cosa è che parla con la sua esperienza pastorale. In ogni sua parola, in ogni suo gesto

c'è un vissuto e questo ha confortato molto me e gli altri confratelli vescovi, che erano insieme a me”. Di “incoraggiamento a camminare quotidianamente con la gente del nostro tempo: stare accanto alle persone con lo sguardo del credente, evitando il rischio di derive sociologiste e psicologiste”, ha parlato invece il Patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, do-

cessore degli Apostoli e rinvigorire la sua comunione con il successore di Pietro. La visita, inoltre, costituisce anche un momento importante per la vita della stessa Chiesa particolare la quale, per mezzo del proprio rappresentante, consolida i vincoli di fede, di comunione e di disciplina che la legano alla Chiesa di Roma e all’intero corpo ecclesiale. Gli incontri fraterni con il Romano Pontefice e i suoi più stretti collaboratori della Curia Romana offrono al Vescovo un’occasione privilegiata non solo per fare presente la situazione della propria diocesi e le sue aspettative, ma servono anche al vescovo di Roma “che presiede alla carità universale” per trattare con essi le questioni riguardanti la loro missione ecclesiale. La visita “ad limina” è così espressione della sollecitudine pastorale di tutta la Chiesa. Per tali motivi, è necessaria una attenta preparazione anche attraverso la predisposizione della Relazione sullo stato della diocesi, per la cui redazione è offerto un Formulario preparato dalla Congregazione per i Vescovi. Benché diversi momenti si svolgano in gruppo — visite alle tombe degli Apostoli, discorso del Papa, riunione con i Dicasteri della Curia Romana —, è sempre il singolo Vescovo che presenta la relazione e compie la visita a nome della sua Chiesa, incontrando personalmente il Successore di Pietro.

po la recente visita ad limina dei vescovi delle Chiese di Veneto, Friuli e Trentino-Alto Adige, ad un anno di distanza dal loro Convegno ecclesiale di “Aquileia 2”, testimoni di Cristo in ascolto dello Spirito. “Papa Francesco ci ha ascoltato con grande attenzione, mostrando una straordinaria capacità di condivisione in particolare delle situazioni più deboli”,ha commentato l’arcivescovo di Trento e vicepresidente della conferenza del Nord-Est, Luigi Bressan, che proviene da una lunga esperienza da nunzio apostolico in Asia e all’ONU. “Mi pare - ha aggiunto mons. Andrea Bruno Mazzoccato di Udine - che il suo desiderio di collegialità lo stia traducendo anche nel modo immediato e fraterno con cui dialoga con noi vescovi”. Tra le curiosità sullo stile di Papa Francesco nei colloqui che caratterizzano le visite dei vescovi, quella che ha colpito di più alcuni vaticanisti è il fatto che - spesso - parte del dialogo tra il pontefice e i presuli si svolga in piedi, con i prelati disposti in cerchio, a rafforzare - secondo alcuni commentatori - l’idea di una maggiore collegialità e un intenso desiderio di comunione fraterna.


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il Portico

IL PORTICO DEI GIOVANI

DOMENICA 12 maGGio 2013

Pastorale giovanile. a Solanas il campo animatori estate ragazzi in collaborazione con la Pastorale età evolutiva di Bergamo.

Avanti tutta con la formazione degli animatori: non un lavoro, ma una vera e propria missione FEDERICA BANDE A PASTORALE Giovanile non tarda a far sentire ancora la sua presenza tra i giovani e le parrocchie, offrendo un campo di formazione per gli animatori. Scelta la meta, contattato gli animatori della squadra di Bergamo e inviate le schede di partecipazione nelle parrocchie della nostra diocesi, la risposta dei ragazzi è giunta numerosa: si è arrivati a contare ben 82 iscrizioni. Il corso di formazione ha quindi inizio il 29 aprile e vede come sede la grande e spaziosa struttura dei Salesiani, la Casa di don Bosco, a Solanas a due passi dalla spiaggia. Il programma è intenso e ricco di attività, e dopo aver salutato e accolto i nostri ragazzi il team della pastorale li mette subito al lavoro. Dato l’elevato numero di partecipanti si lavora in modo molto eterogeneo sfruttando diverse metodologie a seconda dei momenti tra pratica e teoria. L’idea di fondo del campo è quella del viaggio, immagine familiare a tutti e quindi facilmente adattabile alle esperienze personali o di gruppo, ma che nella proposta della PG ha come sottofondo il pensiero progettuale in

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campo educativo ed oratoriale. Si parte dal cuore della questione : il progettare ed il programmare. Si è andati a riscoprire le diverse fasi della progettazione, esaltando in particolar modo il suo essere strumento necessario per qualsiasi proposta educativa. Gli oratori e le parrocchie devono aiutare e scommettere sui ragazzi e sui bambini, aiutandoli a progettare e programmare il futuro attraverso la proposta di iniziative che siano pensati per le varie fasce d’età, ma che puntino alla formazione della persona in quegli ambiti dove le istituzioni e le famiglie non riescono ad arrivare o non arrivano in maniera

adeguata. Per questo motivo durante il corso si è voluto parlare in particolar modo di progetto educativo in oratorio. Se il progettare lo si intende come il “gettare avanti il pensiero”, e se per educativo intendiamo “l’avere uno sguardo più lontano rispetto al futuro di chi ho davanti”, e senza trascurare l’oratorio come “il luogo che ha nel suo cuore e nelle fondamenta il Vangelo” abbiamo davanti il messaggio che il campo di formazione intendeva imprimere nelle menti degli animatori partecipanti. Perché i ben 82 ragazzi che hanno partecipato sono animatori di oratorio, e ciò che rende differente gli animatori da villag-

gio turistico da quelli di parrocchia è proprio il senso, il significato che muove il loro animo ed i loro gesti. Nel villaggio turistico io animatore ho il compito di far divertire ed intrattenere le persone, e non c’è assolutamente niente di male perché quello è il mio lavoro; in oratorio io animatore ho il compito di far divertire ed intrattenere, ma anche il dovere di essere un esempio per i più piccoli, una guida per i più grandi e quindi direttamente o indirettamente educare… e non è un lavoro ma una missione, una passione. Il secondo messaggio che queste giornate hanno donato ai ragazzi è quello dell’ascolto. La didattica utilizzata ha previsto una prima fase in cui l’osservazione del linguaggio non verbale di chi si trova davanti a chi si parla addosso e non si ascolta è fondamentale. Linguaggio verbale e non verbale: sono entrambi molto importanti e descrivono molto di ciò che si prova, di come ci si pone davanti agli altri e di come si è percepiti dagli altri. L’ascolto è fondamentale ma per chi fa l’animatore anche saper comunicare ha un peso piuttosto importante; i nostri atteggiamenti parlano molto più delle nostre bocche e le nostre azioni fanno sicuramente la differenza rispetto a

qualsiasi parola. Con questi due importanti messaggi il corso di formazione per animatori si è concluso il primo maggio. Sono stati giorni carichi di mille emozioni e novità che hanno visto ragazzi di diverse parrocchie fare amicizia e tessere relazioni importanti. Il confronto con realtà diverse ci costringe a rinnovarci, ad uscire dalla quotidianità e accettare idee e punti di vista che ci mettono in discussione. I rapporti, la collaborazione e la comunicazione tra parrocchie e tra pastorale e parrocchie è un punto decisivo per crescere e aiutare anche le realtà che hanno bisogno di una spinta e un po’ di novità. L’esperienza positiva di questa prima fase ci fa augurare di poter continuare a lavorare e sviluppare sempre di più una metodologia rispondente alle esigenze e aspettative del territorio. Un ringraziamento particolare va a tutti i donche hanno risposto all’invito dell’Ufficio PG, perché permettendo ai loro ragazzi di partecipare hanno dimostrato che investire sulla formazione dei formatori è importante affinchè questi possano poi rendere un buon servizio alla parrocchia e li aiuti a crescere a livello personale.

assumono significato pieno quando inserite nell’ottica del servizio. Servizio come sinonimo stesso di missione, la quale si concretizza nella ricerca di un senso, o meglio del senso: dalla conoscenza dell’io persona a quella dell’io animatore, per poi giungere alla costituzione necessaria di un noi che diventi gruppo. Ma il gruppo per formare deve essere formato, deve essereefare, deve seguire un percorso fatto di tappe da raggiungere, di esperienza educante, ma anche di svincoli devianti da evitare. C’è sempre un invito e una proposta, un incontro e un appuntamento al quale non mancare, un sìcon cui rispondere ad una chiamata nella via che conduce a Cristo. C’è undonche guida, perché esempio primo di dedizione al servizio, c’è chi sceglie e segue, chi si innamora della bellezza d’avere un compito e da essa di lascia inondare. C’è un progettoda portare avanti e uno

spirito da nutrire, pronto ad accogliere per poi dare. “Il potere della grazia si attiva e cresce nella misura in cui con fede riusciamo a dare noi stessi e dare il Vangelo agli altri”. E allora ogni condivisione di sé a servizio del prossimo, sia essa in musica, danza o arte, ogni fiducioso si, ogni speranza riposta sulla Parola, divengono strumenti encomiabili di una miracolosa Pesca. Su quella zattera da bilanciare i volti sconosciuti si sono fatti sguardo di Dio, le mani frettolosamente strette son divenute nodi, i corpi trama. Una rete intessuta di preghiera, rafforzata in ciascun nodo dallafede, che si fa centro simbolico e concreto di un percorso che non è passatempo, non è distrazione, ma direzione. “Vieni e Seguimi!”…e chi ti vedrà per le strade saprà riconoscere Me non dalVangelo che porti sotto braccio, ma da quello che porti nel cuore, quello che ti anima e che ti permette di animare. Quel Vangelo che Alessandra, Ermanno e Lorena hanno testimoniato con gli occhi, le mani e il corpo, quello che don Alberto ha annunciato con parole, attenzioni e cura, quello che ciascun partecipante al campo, impaziente di irradiarlo, si porta a casa, rassicurato dalla nuova consapevolezza d’essere, nei suoi limiti e talenti, prezioso messaggero a servizio del Signore. “Non ho che te, vivo e muoio per te, come fai a non vederMi se Io risorgo in te”.

“Ci vuole meno lavagna e serve più esperienza” Il campo di formazione base di animatori per adolescenti VALENTINA DESSÌ MMAGINATE D’ESSERE passeggeri d’una zattera in mare, camminate, non fermatevi, fate in modo che sia costantemente bilanciata. Incontratevi, salutatevi, stringetevi la mano e scambiatevi nome ad ogni abbraccio.” Aprile sta per cedere posto all’ultimo mese di primavera, gioca ad alternare sole caldo e vento capriccioso. C’è chi, con gli occhi già pieni dello spettacolo azzurro che la vetrata della casa San Domenico Savio offre, affacciandosi sulla spiaggia di Solanas, veste leggero e comodo, chi non rinuncia a maglioncino, fiocchi e foulard, chi invece con orgoglio varca la soglia del campo indossando un po’ di sé, di ciò che è, di ciò che in questa casa sul mare l’ha condotto per migliorasi, crescere e forse scoprirsi. C’è chi con la felpa “animatori” si presenta e chi non ha scordato di metterla in valigia. Realtà, volti, personalità, nomi: tutti su una sola zattera, insieme per la prima volta, già con un obiettivo comune. Inizia così, tra sguardi un po’ sor-

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presi ma divertiti, imbarazzi e sorrisi timidi, il primo Campo di Formazione promosso dalla Pastorale Giovanile di Cagliari, rivolto agli animatori che nella nostra diocesi prestano il loro tempo a servizio dei preadolescenti e dei gruppi postcresima. Incontro e confronto tra realtà quindi, del territorio ma non solo. Accanto a don Alberto Pistolesi, direttore dell’ Ufficio, infatti, è un formidabile trio volato a Cagliari in rappresentanza dell’UPEE (Ufficio Pastorale Età Evolutiva) di Bergamo, a dare il benvenuto ai ragazzi, incitandoli a salire sulla zattera. Nell’immediatezza e spontaneità del gioco, strumento comunicativo d’eccellenza nelle mani di un animatore, cominciano a delinearsi tiepidi i contorni di parole chiave, la qual forza semantica si paleserà poi nel corso della due giornate a seguire. Accoglienza e conoscenza. Accogliere per invitare, coinvolgere, “chiamare”. Conoscere per amarsi e amare, per fidarsi e ottenere fiducia e su di essa poi gettare le reti. Una pesca che comincia con una stretta di mano, che cattura prima volti, poi nomi…poi uomini.

L’abilità e l’esperienza degli animatori ospiti, trapela silenziosa dalle attività proposte: c’è del metaforico in ogni gioco, c’è un insegnamento forte dietro la lucida decisione di non voler insegnare nulla. Meno lavagna e più esperienza, meno teoria e più vita. E’ così che supereroi disegnati su carta prendono anima nella storia di ciascuno, e nel tempo di un accostamento, fanno emergere talenti, punti di forza ma al tempo medesimo debolezze, le quali tuttavia si rivestono del valore di risorsa. “Non esiste l’animatore perfetto”, sembra paradossalmente gridare il manichino prototipo ideale costruito a dieci mani, dieci teste e dieci cuori. “Li inviò a due a due avanti a sé”, recita l’evangelista Luca nel passo letto da Don Alberto, che non a caso si sofferma sulla missione degli Apostoli. L’animatore è apostolo, è missionario, è vero annunciatore: parole appuntate su un taccuino, che


DOMENICA 12 maGGio 2013

IL PORTICO DI CAGLIARI

I nostri santi. Lo storico atto siglato in Vaticano permetterà un risultato tanto atteso.

Papa Francesco ha firmato il decreto Maria Cristina di Savoia sarà beata Nata a Cagliari nel 1812, il suo nome si aggiunge a quello di suor Nicoli, tra le donne proclamate beate nella storia recente dell’Isola, tra i primi atti firmati da Papa Francesco

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al Monte di Pietà”. Nel 1832, appena ventenne e sposa novella, Maria Cristina è dunque “una donna di solida fede cristiana, che ha nutrito con una solida formazione fin dall’infanzia assieme alle sue sorelle. Nel suo cuore, in particolare, il Vangelo produce un’eco spirituale profonda che la porta a desiderare di ritirarsi in clausura”. “La ragion di Stato la vuole invece sul trono e moglie di un re - questa la ricostruzione offerta da Radio Vaticana - Lei accetta ma con il suo atteggiamento improntato ai valori cristiani modella anche l’ambiente di corte che la circonda: come quando fa in modo che per tutti sia possibile nei giorni fe-

Parlano p. Christian Steiner e M. Francesca Porcella

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DOMENICA 19 MAGGIO

Celebrazione diocesana della Pentecoste

Laboratorio didattico sul tema dell’Eucarestia

stivi partecipare alla Messa”. La sua giornata, fatti salvi i suoi doveri, è per i poveri. Per meglio dire, sono i poveri il suo “dovere”. Del suo direttore spirituale - che si dice averla persuasa a sposarsi si racconta avesse un baule pieno di ricevute delle persone da lei beneficate. E a lei devono la vita anche tutti quei condannati alla pena di morte che, per intervento di Maria Cristina, videro commutata in grazia l'esecuzione capitale. La vita di Maria Cristina di Savoia si spezza col parto del primogenito, che nasce il 16 gennaio 1836. Il 29, a un passo dall’agonia, prende in braccio il bambino, lo porge al re suo marito e gli dice: “Tu ne

risponderai a Dio e al popolo… e quando sarà grande gli dirai che io muoio per lui”. Si spegne il 31 gennaio 1836 tra il dolore di una città che in soli tre anni ha imparato ad amare colei che da quel momento verrà ricordata come la “Regina santa”. Per conoscere meglio la figura della nuova beata, è utile leggere il lavoro, davvero ben curato, di Mario Fadda e Ilaria Muggianu, “Maria Cristina di Savoia. Figlia del Regno di Sardegna, regina delle Due Sicilie”, uscito recentemente per i tipi della Arkadia. Si tratta di un volume che ne ricostruisce la figura e la storia, riportando interessanti avvenimenti e risultando davvero di godibile lettura.

Al Museo del Duomo Metti una sera la fede della Madonna un coro a Sant’Eulalia IPRENDONO gli incontri di teologia per immagini organizzati dal Museo Diocesano di Cagliari in occasione dell’anno della fede dal titolo “La fede di Maria: l’Annunciata, l’Immacolata e l’Addorolata”. Dopo la presentazione ad aprile del tema dell’Annunciazione, di cui si è illustrata l’esegesi scritta in rapporto all’esegesi figurata, ora è la volta di un’altra splendida icona mariana: l’Immacolata. E’ stata scelta la data del 14 maggio (ore 18.30) in quanto collegata con la festa dell’apparizione della Madonna di Fatima, occasione propizia anche per parlare del rapporto tra iconografia mariana e apparizioni.

brevi

AL MUSEO DEL DUOMO

ORSE È IL REGALO PIÙ BELLO

ALESSANDRA DE VALLE

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Domenica 19 maggio alle 17, nella Basilica di Bonaria, l’arcivescovo mons. Miglio presiederà la solenne celebrazione diocesana della Pentecoste. La solenne veglia di Pentecoste con l’Eucarestia sarà normalmente celebrata la sera del sabato nelle chiese parrocchiali e nelle altre chiese della diocesi.

ANTONELLA PILIA

in vista della ormai imminente Visita ad limina dei Vescovi sardi: Papa Francesco ha firmato nei giorni scorsi il decreto relativo al miracolo attribuito all'intercessione della Venerabile Serva di Dio Maria Cristina di Savoia, Regina delle due Sicilie; nata il 14 novembre 1812 a Cagliari e morta il 31 gennaio 1836 a Napoli, mentre dava alla luce il primogenito Francesco. Si tratta dell'ultimo atto canonico che precede la beatificazione, della quale deve ora essere fissata la data. Il decreto che la definisce “venerabile” porta la firma di Pio XI e risale al 1937. “Andata in sposa al re di Napoli, Ferdinando II, la regina aveva stabilito, d’accordo col marito - ha ricordato molto opportunamente nei giorni scorsi Radio Vaticana che una parte del denaro per la festa nuziale servisse da dote per 240 spose povere e a riscattare un buon numero di pegni depositati

IL PORTICO

Il tema, “L’Immacolata tra teologia ed arte”, verrà presentato a due voci: il padre domenicano Christian Steiner ci guiderà nella lettura del messaggio teologico immacolistico negli affreschi di Michelangelo della cappella Sistina; la storica dell’arte Maria Francesca Porcella curerà la presentazione storico-iconografica del tema in rapporto al dibattito teologico. Introdurrà i lavori la direttrice del Museo, Maria Lucia Baire. E’ un appuntamento rivolto a tutti i credenti ma in particolare a coloro che operano nel campo educativo e catechetico, che possono attingere degli stimoli per attivare nei propri contesti nuove modalità di presentazione del messaggio evangelico.

Memoria delle bombe del ‘43, apre il Collegium Karalitanum un coro, il Collegium karalitanum, un pezzo di storia della Sardegna, i professionisti dell’Orchestra Incontri Musicali, un direttore di chiara fama come Giacomo Medas e la maestosità e la bellezza del Requiem in do minore di Luigi Cherubini e l’evento è presto fatto, organizzato dalla Vicaria della Cattedrale di Cagliari e dalla parroc-

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ETTI UNA SERA

chia di Sant’Eulalia, sabato 11 maggio alle 21 nello splendido scenario della chiesa di Sant’Eulalia, nell’ultima serata di Sonus de Atongiu 2013 – Concerti di Pasqua (organizzata da Incontri Musicali con Collegium Karalitanum) per ricordare il 70° anniversario dei bombardamenti sulla città di Cagliari. Il programma prosegue nei giorni successivi (vedi pag. 11).

Nel Museo del Duomo da marzo è iniziata una nuova attività per le parrocchie della diocesi: un laboratorio didattico sul tema dell’Eucarestia. L’iniziativa proseguirà fino alla fine di maggio: è rivolta ai bambini di età tra gli 8 e i 9 anni che si preparano alla Prima Comunione. Il laboratorio consta di tre parti: la prima è una rievocazione dell’Ultima Cena attraverso le immagini artistiche di grandi autori che ne hanno dato libera interpretazione, come Giotto nella cappella degli Scrovegni a Padova o Beato Angelico nel convento di San Marco a Firenze o ancora Aligi Sassu (1929 Roma): le immagini aiutano a focalizzare la figura di Gesù, degli apostoli, la tavola imbandita e gli oggetti sacramentali. Poi una caccia al tesoro: i ragazzi devono riconoscere gli oggetti contenuti nelle teche con l’ausilio di una scheda fotografica e descriverli e annotare quale fra quelli visti è piaciuto di più; infine un laboratorio in cui realizzare una tavola in cartoncino con gli oggetti riconosciuti durante la caccia al tesoro. Il tutto avviene in un pomeriggio al Museo, dalle 16 alle 18, su prenotazione delle parrocchie e per gruppi non inferiori ai 15 e non superiori ai 20 ragazzi, il costo è 3 euro per ragazzo. Il laboratorio è tenuto da Laura Cabras ed i materiali son forniti dal museo. Per informazioni è possibile scrivere a museoduomodicagliari@tiscali.it o chiamare i numeri tel. 070680244 o 346-1257076.

Il direttore e tutti i collaboratori, profondamente colpiti, sono affettuosamente vicini all’amico e collega Massimo Lavena, al papà Carlo e ai fratelli Giovanni e Rita per la scomparsa della cara mamma e sposa Marisa, nella certezza che la vita non è tolta ma trasformata.


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IL PORTICO DE

il Portico

ASCENSIONE DEL SIGNORE

dal Vangelo secondo Luca

Lc 24,46-53

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Si staccò da loro...

L’Ascensione di Giotto. DON ANDREA BUSIA

il portico della fede

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n quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto». Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

l brano di oggi ci presenta gli ultimi momenti che il Cristo, ormai risorto, ha trascorso in compagnia dei suoi discepoli, ma non si tratta della fine del viaggio dei discepoli, tutt'altro: si tratta di una profezia su ciò che avverrà da quel momento in poi, ad opera proprio dei discepoli. Il discorso che Gesù rivolge ai suoi discepoli è molto denso: inizia con un richiamo a ciò che era stato preannunciato e di cui i discepoli avevano già fatto esperienza, cioè il mistero della passione e della risurrezione dai morti del Cristo, questo è il centro dell'esperienza dei discepoli ma è, e sarà sempre, il contenuto principale della testimonianza che questi offriranno. La profezia continua poi aprendosi a nuovi orizzonti soprattutto dal punto di vista geografico, vista la sottolineatura dell'annuncio a “tutti i popoli”. Un annuncio che si compone di due aspetti complementari: la

conversione dell'uomo e il perdono dei peccati da parte di Dio, come già sottolineato altre volte questi vuole che facciamo la nostra parte per poi sugellarla e renderla veramente efficace. Dopo aver affermato che i discepoli che erano con lui sono testimoni della realizzazione di questa profezia, Gesù stesso promette di realizzare la promessa del Padre, quella relativa all'invio dello Spirito Santo (è evidente che si tratti di Lui sebbene qui non sia nominato direttamente). Questo Spirito è l'ultimo dono del risorto ai suoi discepoli ma poiché, per poterlo inviare, deve prima salire al Padre, questi sono invitati ad attendere, a ricevere “potenza dall'alto” perché la loro missione non è di poco conto, dovranno testimoniare il risorto con autorevolezza e, per farlo, dovranno conformarsi a Lui fino all'effusione del sangue. E, per poter far questo, non basta la buona volontà o lo slancio di un momento, serve che sia Dio stesso a guidarli e trasmette-

re loro la sua forza. Lo slancio e lo zelo rimane ovviamente una caratteristica dell'annuncio apostolico, ma senza lo Spirito, rischierebbe di frantumarsi contro il primo ostacolo e questo Pietro e gli altri discepoli lo avevano ben capito, dopo aver abbandonato Gesù durante la passione e, nel caso di Pietro, averlo anche rinnegato tre volte. Cambia la scena, ci si sposta fuori, verso Betania e troviamo Gesù che benedice i suoi discepoli, la cosa non ci sorprenderebbe più di tanto se non fosse che Luca riporta qui, per la prima volta, una benedizione dei discepoli da parte di Gesù, ci aveva riferito di come avesse benedetto i pani (nella moltiplicazione dei pani e dei pesci, nella cena con i discepoli di Emmaus), ma non i discepoli o altre persone. Questa benedizione assume quindi un'importanza particolare: è l'ultimo gesto che Gesù compie prima e durante la sua ascensione. Con questa benedizione Cristo affida i suoi discepoli al Padre e, cosa non meno im-

portante, mostra loro che l'ultimo gesto da lui compiuto è una preghiera al Padre in loro favore e che, implicitamente, continuerà a pregare per loro per l'eternità, questa preghiera è la garanzia della premura di Cristo per i suoi discepoli di ogni epoca e di ogni luogo. Gesù, mentre li benediceva, sale al cielo e anche la loro reazione è molto eloquente: nello prostrarsi riconoscono la sua divinità. A questo punto Luca ce li presenta caratterizzati da una grande gioia e l'atteggiamento di lode verso Dio; nonostante il distacco, nonostante sappiano di non poter più vedere il maestro su questa terra, il tempo trascorso con lui e la sua garanzia, riguardo al fatto che tutte le promesse si realizzeranno, sono le fonti di questa gioia. Ma questa gioia non è il punto di arrivo, neanche momentaneo, perché dalla gioia si passa subito al rendere grazia, al lodare Dio, riconoscendo a Lui il merito di tutto ciò che hanno vissuto e che ora sono chiamati a testimoniare.

IL LAVORO, ELEMENTO FONDAMENTALE PER LA DIGNITÀ DELLA PERSONA All’ultima Udienza generale il Papa Francesco si è soffermato su due aspetti legati all’inizio del mese di Maggio: la ricorrenza di San Giuseppe lavoratore, e la realtà del mese mariano. Nella riflessione su San Giuseppe il Papa ha posto l’accento sulla prospettiva dell’incarnazione del Figlio di Dio che permette di guardare nella giusta luce al valore del lavoro umano: «Gesù entra nella nostra storia, viene in mezzo a noi, nascendo da Maria per opera di Dio, ma con la presenza di san Giuseppe, il padre legale che lo custodisce e gli insegna anche il suo lavoro. Gesù nasce e vive in una famiglia, nella santa Famiglia, imparando da san Giuseppe il mestiere del falegname, nella bottega di Nazaret, condividendo con lui l’impegno, la fatica, la soddisfazione e anche le difficoltà di ogni giorno. Questo ci richiama alla dignità e all’importanza del lavoro». Il lavoro, spiega il Santo Padre, è dentro il disegno di amo-

re di Dio: «noi siamo chiamati a coltivare e custodire tutti i beni della creazione e in questo modo partecipiamo all’opera della creazione! Il lavoro è un elemento fondamentale per la dignità di una persona. Il lavoro, per usare un’immagine, ci “unge” di dignità, ci riempie di dignità; ci rende simili a Dio, che ha lavorato e lavora, agisce sempre (cfr Gv 5,17); dà la capacità di mantenere se stessi, la propria famiglia, di contribuire alla crescita della propria Nazione». Proseguendo la sua riflessione Papa Francesco ha poi mostrato come il mese di Maggio, legato alla preghiera mariana, è un invito alla contemplazione di Gesù: «nel silenzio dell’agire quotidiano, san Giuseppe, insieme a Maria, hanno un solo centro comune di attenzione: Gesù. Essi accompagnano e custodiscono, con impegno e tenerezza, la crescita del Figlio di Dio fatto uomo per noi, riflettendo su tutto ciò che accadeva. Nei Vangeli, san Luca sottolinea due volte l’atteggiamento di Maria, che è anche quello di san

Giuseppe: «Custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (2,19.51). Per ascoltare il Signore, bisogna imparare a contemplarlo, a percepire la sua presenza costante nella nostra vita; bisogna fermarsi a dialogare con Lui, dargli spazio con la preghiera». L’invito alla contemplazione di Gesù viene rivolto dal Papa in modo specialissimo ai giovani: «ognuno di noi, anche voi ragazzi, ragazze e giovani, così numerosi questa mattina, dovrebbe chiedersi: quale spazio do al Signore? Mi fermo a dialogare con Lui? Fin da quando eravamo piccoli, i nostri genitori ci hanno abituati ad iniziare e a terminare la giornata con una preghiera, per educarci a sentire che l’amicizia e l’amore di Dio ci accompagnano. Ricordiamoci di più del Signore nelle nostre giornate!». di don Roberto Piredda


ELLA FAMIGLIA

Domenica 12 maGGio 2013

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Archivio della memoria della festa di Sant’Efisio

Grande festa di popolo e di fede

RISCRITTURE

CRISTIANI IN POLITICA PIÙ VIGILANTI DEGLI ALTRI Non ricordo più il nome di quel direttore di banca tedesco vissuto alla fine del secolo scorso, del quale si è parlato come di un santo: pare ci sia in corso un processo informativo delle sue molteplici virtù. Penso che San Matteo, chiamato dal telonio all’apostolato, doveva già essere ben disimpegnato dall’attaccamento al denaro e ben disposto a sentire la voce del Maestro. Il Vangelo, narrando la conversione del pubblicano Zaccheo ci fa sapere che durante il pranzo promise a Nostro Signore di restituire il maltolto dando fino al quadruplo; ma per San Matteo, nel pranzo dopo la chiamata, non si fa cenno a pentimenti di colpe, nè

a conseguenti riparazioni. In conclusione: se il Vangelo afferma essere la via del cielo assai stretta, e perciò impossibile a percorrerla per i superbi e di difficilissimo esito per i ricchi, quegli uomini politici e amministratori pubblici che sono esposti a montare in superbia e a subire le tentazioni di ingiuste locupletazioni, sono perciò stesso obbligati, se vogliono rimanere buoni cristiani, di stare molto più vigilanti degli altri, e di pregare Dio che accordi loro con maggiore abbondanza la grazia dello stato. Luigi Sturzo, da “La politica e la menzogna” (fine - 3)

FOTO GABRIELLA CARTA


Il 5xmille è assolutamente compatibile con l’8xmille: le due donazioni possono essere effettuate entrambe


Domenica 12 maGGio 2013

IL PORTICO DI CAGLIARI

Comune. La giunta rimodula il regolamento dell’Imu rivedendo anche alcune aliquote.

A Cagliari 5mila abitazioni sfitte: “Colpiremo chi affitta in nero” I dubbi del primo cittadino: “Se lo Stato elimina l’Imu, deve ripristinare il fondo per il mancato introito nelle casse dei comuni”. Il parere di Gabor Pinna: “Imu misura patrimoniale”

censimento del 2012 risultano in città più di 5mila abitazioni sfitte: con un’aliquota più alta puntiamo a disincentivare questa abitudine”. “Sulla Tares sono ancora in corso approfondimenti - avverte - Dobbiamo ancora capire le conseguenze terribili di una sua eventuale applicazione, il nostro obiettivo è trovare un equilibrio, ma speriamo che questa nuova tassa non entri in vigore”. L’assessore incassa il riconoscimento del sindaco: “Abbattendo l’aliquota dell’Imu - aggiunge il primo cittadino - abbiamo rinunciato a 2 milioni e 600mila euro: è stato possibile grazie al grande lavoro di ri-

pulitura fatto sul bilancio”. Il responsabile economico della giunta gongola, e dettaglia: “Non si può immaginare di tagliare l’Imu a livello nazionale - avvisa - senza trovare 53 milioni necessari per l’esercizio corrente. Più saggio sarebbe avviare una fase di riordino di tutti i tributi sulla casa. Finora quella sull’Imu si è rivelata una misura patrimoniale, e nulla di più. Noi abbiamo preferito effettuare un’azione per alleggerire la pressione sui cagliaritani, ma con il conto consuntivo (tra qualche settimana la presentazione in Consiglio, ndr) vedrete il risultato del lavoro di pulizia operato sui conti”. Piuttosto che pensare all’eliminazione, Pinna assicura: “Proporremo in sede Anci la crescita della fascia di agevolazione. Sarebbe utile anche aumentare le detrazioni, perchè agevolerebbe le famiglie proprietarie di case , già falcidiati”. “La crisi maggiore - aggiunge il sindaco - è sul potere di acquisto da parte di coloro che lavorano, ma non si possono togliere risorse al sistema degli enti locali”. Nel regolamento approvato anche uno sconto rispetto allo scorso anno per i proprietari di case residenti all’estero: “Ci è sembrato opportuno chiedere meno a chi risiede lontano dall’Isola per motivi di lavoro”.

utenti in possesso di PIN possono direttamente procedere anche alla presentazione on line delle domande di servizio ed effettuare tutte le altre interazioni con gli archivi informatici dell’INPS. Sarà possibile ottenere il CUD a pagamento anche presso gli uffici postali appartenenti alla rete “Sportello Amico”. A favore di alcune categorie di utenti particolarmente disagiati (ultra 85enni e pensionati residenti all’estero) in considerazione dell’oggettiva difficoltà o impossibilità di avvalersi dei canali fisici e telematici messi a disposizione dall’Istituto, è stato attivato un servizio dedicato, denominato “Sportello Mobile”, per l’erogazione con modalità agevolate di alcuni prodotti istituzionali, attraverso il quale questi utenti possono contattare un operatore della Sede INPS territo-

rialmente competente. È evidente che le alternative non mancano e, vista così, la scelta del rilascio telematico potrebbe apparire coraggiosa, al passo con i tempi, meritevole di elogi, non foss’altro per l’intenzione di far risparmiare qualche centinaia di migliaia di euro a uno Stato che ne ha sempre meno. Riflettendo bene, però, ci si può rendere conto come tale soluzione, riguardante una fascia di popolazione “debole” perché in età avanzata e poco avvezza all’utilizzo di strumenti informatici, ne abbia colto impreparata la maggior parte, sia per la difficoltà di accedere ai dati, sia per l’insufficiente informazione fornita dall’ente pensionistico in questi mesi: c’è da augurarsi che in futuro si agisca con più attenzione e meno improvvisazione.

S.N. MORZA I FACILI ENTUSIASMI, Massimo Zedda. Davanti all’ipotesi, tutta ancora da realizzare, dell’eliminazione dell’Imu, si presenta ai giornalisti e fa spallucce: “Sarebbe necessario un doppio intervento chiarisce subito - Il governo dovrebbe non solo eliminare la tassa, ma anche ripristinare il fondo perequativo da cui attingere i denari per i comuni che ne rimarrebbero privi, come avvenuto quando è stata cancellata l’Ici”. Nel dubbio la giunta comunale ha rimodulato il regolamento abbattendo di mezzo punto l’aliquota per l’abitazione principale, rideterminando anche la percentuale delle altre. “Lo Stato ha fatto i suoi conti - aggiunge il primo cittadino - e ha già comunicato le ipotesi di gettito per

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Il sindaco Zedda e l’assessore al bilancio, Gabor Pinna.

ciascun comune: la nostra si è rivelata una previsione veritiera, abbiamo i conti a posto”. E spiega il metodo seguito: “Abbiamo tenuto conto di tutte le indicazioni arrivate da vari soggetti (università, associazioni, onlus, semplici cittadini) scegliendo di apportare le modifiche che corrispondono ad esigenze reali”. Una di queste è un incentivo a chi affitta - meglio se a studenti universitari - con un regolare contratto, con un obiettivo fin troppo chiaro: “Vogliamo colpire chi affitta in nero”, chiosa Zedda, confortato dall’assessore al Bilancio Gabor Pinna: “Dal

I pensionati ancora alle prese con il Cud La scelta telematica penalizza le fasce più anziane FRANCESCO FURCAS

di ogni anno, come noto, i contribuenti che sono tenuti o ne hanno necessità presentano la dichiarazione dei redditi. Mentre i lavoratori dipendenti ricevono come sempre il CUD dal proprio datore di lavoro, i pensionati – ormai assistiti tutti, ex dipendenti pubblici e privati, dall’INPS – non riceveranno più al loro domicilio la certificazione unica dei redditi percepiti l’anno precedente: la legge di stabilità, infatti, prevede esclusivamente il rilascio telematico – vale a dire per mezzo informatico – di detti modelli, fatte salve alcune eccezioni. La modalità è stata pensata per ridurre i costi e i tempi di consegna della certificazione dei redditi. Ecco come possono essere forniti: Modalità telematica. Tramite PIN (numero identificativo personale), prelevabile dal portale internet dell’Inps (Servizi Online > Servizi per il Cittadino >Fascicolo previdenziale del cittadino) www.inps.it. Il certificato potrà essere visualizzato e

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RA MARZO E GIUGNO

stampato dall’utente, previa identificazione. Inoltre, ai cittadini in possesso di un indirizzo di posta elettronica certificata, noto all’Istituto, il CUD verrà anche recapitato alla casella PEC corrispondente. Recentemente l’INPS ha comunicato che potrà essere inviato anche a una semplice casella di posta elettronica. Modalità cartacea. Tramite il Numero Verde 800.434320, dedicato alla richiesta di spedizione al proprio domicilio, in aggiunta al tradizionale numero verde 803.164 (gratuiti da rete fissa) e al numero 06.164164 (a pagamento da cellulare). Il servizio, attivo 24 ore su 24 in modalità completamente automatica, è supportato dagli operatori dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 20 ed il sabato dalle 8 alle 14. Tramite CAF e Patronati abilitati, a pagamento o gratuitamente in sede di dichiarazione dei redditi e comunque a discrezione della struttura, presentando un documento d’identità e il codice fiscale. Tramite Postazioni informatiche self service presso tutte le strutture territoriali dell’Istituto, dove gli

il Portico

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brevi AL POZZO DI SICHAR

Ritiro di Pentecoste con p. Enrico Deidda L’Opera Esercizi Spirituali di Cagliari informa che dalle 16 di sabato18 maggio al pranzo della domenica 19, padre Enrico Deidda S.J. terrà il Ritiro di Pentecoste sul tema: “Cominciarono a parlare in altre lingue - (At 2,4)”. Il luogo è la Casa di Esercizi Spirituali “Pozzo di Sichar” loc. Capitana, in via dei Ginepri, 32 Quartu S. Elena (tel. 070 805236). Per informazioni e adesioni è possibile contattare il numero di tel. 070 403108. 11 E 13 MAGGIO

Memoria degli afflitti sotto le bombe del ‘43 Un momento di riflessione e memoria, legato al 70esimo anniversario dei bombardamenti che, nel ’43, colpirono la città di Cagliari. L’iniziativa “Nella memoria degli afflitti, la presenza della Chiesa. Testimonianze” si svolgerà l’11 e il 13 maggio nella chiesa di Sant’Eulalia, organizzata dalla parrocchia di Sant’Eulalia, da alcune parrocchie della Vicaria della Cattedrale e dal gruppo dei ‘Marianelli’ (legato alla parrocchia di Sant’Eulalia e all’asilo della Marina). Si inizia sabato 11 maggio: alle 20, nella chiesa di Sant’Eulalia, ci sarà la presentazione della mostra fotografica curata dall’artista Maria Bernarda Sanna; alle 21, seguirà il concerto ‘L. Cherubini. Messa da requiem in do minore per coro e orchestra”, con il coro del Collegium Karalitanum e l’Orchestra Incontri musicali (direttore Giacomo Medas). Lunedì 13 maggio, alle 16.30, sempre nella chiesa di Sant’Eulalia, si svolgerà la tavola rotonda intitolata “Nella memoria degli afflitti, la presenza della Chiesa. Testimonianze”: coordinerà i lavori Pasquale Mistretta (ex rettore dell’università di Cagliari); interverranno mons. Arrigo Miglio (arcivescovo di Cagliari), mons. Marco Lai (direttore della Caritas di Cagliari e parroco di Sant’Eulalia) mons. Pier Giuliano Tiddia (vescovo emerito), mons. Luigi De Magistris (vescovo emerito), suor Cecilia Amat (suora vincenziana), Franco Murtas (ex sindaco di Cagliari), Antonio Fadda, Giampaolo Lallai; ci saranno, inoltre, alcune testimonianze di esponenti della Congregazione del SS. Sacramento della Marina. Dopo la tavola rotonda, lunedì alle 19, sarà celebrata la Santa Messa in memoria di tutte le vittime della guerra.


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IL PORTICO DELLA DIOCESI

il Portico

brevi CHIESA DI N. S. DELLA SPERANZA

Anche a Cagliari la Pasqua ortodossa Domenica scorsa la Chiesa ortodossa ha celebrato la Santa Pasqua nella Chiesa di Nostra Signora della Speranza.La Comunità Parrocchiale Cristiano Ortodossa del Patriarcato di Mosca raccoglie i fedeli di Russia, Ucraina, Bielorussia ed altre nazioni dell’Oriente

Iniziative. Dal 17 al 24 ottobre la Diocesi propone un percorso sui luoghi della terra Santa.

Pellegrinaggio con l’arcivescovo sui passi di Abramo, Maria e Pietro Un viaggio che dal deserto porterà in tutti i luoghi che storicamente hanno segnato la vita del popolo ebreo e di Cristo, alle sorgenti della nostra fede DON WALTER ONANO

Europeo, è nata a Cagliari nel 2006 quando a seguito del grande flusso migratorio proveniente dai paesi dell’area ex sovietica, si è reso necessario dare assistenza spirituale alle sorelle e ai fratelli immigrati (foto di Mauro Bertocchini).

DOMENICA 12 maGGio 2013

L NOSTRO ARCIVESCOVO HA pensato di proporre un pellegrinaggio diocesano in Terra Santa, dopo quello a Roma in occasione della “visita ad limina” di tutti i Vescovi della Sardegna dal Papa Francesco. Questo pellegrinaggio nei luoghi biblici si colloca all’interno dell’ Anno della Fede, voluto da Papa Benedetto XVI, per ravvivare questo dono d’amore di Dio che ogni persona è chiamata ad accogliere e coltivare. Per questo motivo il programma del pellegrinaggio è scandito anche dalle visite di alcuni luoghi significativi che ci aiuteranno a fare memoria della fede di chi ci ha preceduto e delle scelte di fede che ognuno di noi è chiamato ad incarnare nella propria vita in questo tempo che ci è dato da vivere. Ci sarà anche l’occasione per ascoltare una testimonianza che concretamente ci aiuterà a comprendere come la fede è chiamata a farsi carità. Come ci è stato ricordato nella sua prima omelia da papa Francesco, tutti i cristiani sono chiamati a camminare, edificare, confessare. Linee

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guida per la Chiesa, Il Papa ha scelto un linguaggio semplice e, parlando del tema della confessione, ha detto: "Se non confessiamo Gesù Cristo qualcosa non va. Quando non si edifica sulle pietre, succede come ai bimbi che fanno castelli sulla sabbia: tutto viene giù". Quanto all'altro punto cardine, vale a dire l'edificare, il Papa ha sollecitato ad "edificare la Chiesa, sposa di Cristo". "Quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo un Cristo senza Croce, non siamo discepoli del Signore: siamo mondani. Siamo vescovi, preti, cardinali, papi, ma non discepoli del Signore!”. Così direi è chiamato ogni cristiano che si fa pellegrino nei luoghi della fede, per la sua fede, e per il suo pellegrinaggio della vita. Seguendo le linee definite

dall’Arcivescovo per questo Anno della Fede in Diocesi si è pensato di realizzare un viaggio che dal deserto porti in tutti quei luoghi che storicamente hanno segnato la vita del popolo ebreo e di Cristo e che dunque fanno parte della nostra vita di credenti. Il progetto prevede un percorso di catechesi con scelte particolari: dall’annuncio della fede di Abramo alle visite a Betlemme, a Nazareth e a Gerusalemme. In questo percorso si è pensato di inserire gli elementi storici che si ritrovano nel deserto, partendo da Petra in Giordania e attraversando il Deserto di Giuda, dove si è sviluppata la prima parte della storia del popolo guidato da Mosè. Poi la visita i luoghi propri della tradizione cristiana, in particolar modo le tre città che hanno fatto la storia del Maestro. Betlemme

con l’infanzia di Gesù, Nazareth dove è cresciuto, e infine Gerusalemme, dove si concluderanno le visite ai luoghi simbolo della fede. Il senso di questo particolare pellegrinaggio, oltre ai luoghi dove è nata e si è sviluppata la nostra fede, vuole essere anche l’occasione di sperimentare una conoscenza culturale, in grado di aiutare a portare nelle parrocchie quanto si vivrà. Essendo un viaggio che comporta un certo dispendio economico, soprattutto di questi tempi, appare chiaro da subito che per molti non sarà possibile prendervi parte, ecco perché ci si augura che la presenza di una rappresentanza di ogni realtà diocesana possa esserne il tramite nel poter trasmettere ciò che è da considerarsi un momento privilegiato del cammino religioso e spirituale e portare ciò che si potrà sperimentare in questa esperienza agli altri che operano nei diversi ambiti della pastorale. Per la vita di un fedele una iniziativa così bella e importante deve essere una tappa di rafforzamento decisiva per il proseguimento del suo cammino di fede, una riscoperta della fonte prima del proprio percorso dello spirito, un viaggio nella memoria delle radici del proprio credere. Il pellegrinaggio diocesano nella sua organizzazione è stato affidato alla Sardivet Viaggi che ne ha stilato il programma e a cui ci si potrà rivolgere direttamente per le iscrizioni. Il programma e le modalità per iscriversi sono consultabili sul sito della Diocesi e saranno pubblicati sui prossimi numeri.


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IL PORTICO DELLA DIOCESI

Vent’anni di Radio Kalaritana. La radio della diocesi taglia un importante traguardo.

Uno strumento valido per aiutare a leggere la realtà in senso cristiano Si festeggia il compleanno in occasione della Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali. Un’occasione per fare memoria della funzione informativa e formativa ROBERTO COMPARETTI

RA LA PRIMAVERA del 1997 quando per la prima volta ho “preso contatto” con Radio Kalaritana. Ad una giornata diocesana dei giovani un amico mi presentò l'allora direttore, don Antonio Serra, che mi invitò nella sede di via Fossario per una breve chiacchierata. Alle spalle avevo oltre un decennio di esperienza, tra radio comunitaria e commerciale, e un grande desiderio di riprendere a fare radio, anche se gli studi universitari lasciavano poco tempo libero. Diedi così la disponibilità volontaria a realizzare, una volta la settimana, le edizioni serali dei radiogiornali. La prima sera, complice la scomparsa dell'allora speaker ufficiale di Radio Kalaritana, il compianto attore Franco Noè, mi trovai solo a realizzare l'intera produzione giornaliera. Nelle piccole realtà accade anche questo. Da quel momento in poi la passione per la radiofonia emerse in pieno, in un contesto molto più ampio, non più una parrocchia ma la Diocesi,

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Lo studio di registrazione di Radio Kalaritana.

con contatti quotidiani con le comunità e le componenti della realtà della Chiesa di Cagliari, guidata da un vescovo lungimirante come monsignor Ottorino Pietro Alberti che, sotto le sollecitazioni del direttore, decise di trasferire la sede di Radio Kalaritana da via Fossario, locali angusti e poco adatti alla produzione radiofonica, all'attico del Seminario Arcivescovile in completo abbandono. La ristrutturazione e la predisposizione degli ambienti in funzione del nuovo utilizzo, insieme all'allestimento di studi e redazioni, di fatto comportò un investimento cospicuo che a distanza di oltre 13 anni ha dato i suoi frutti: ancora oggi Radio Kalaritana possiede studi professionalmente all'avanguardia. L'esperienza sul campo con a disposizione studi così ben strutturati rese il lavoro di certo meno problematico. Dall'impegno settimanale ben presto mi venne chiesto di essere più presente, fino ad avere un

ruolo maggiormente operativo, dovendo seguire non solo la redazione ma anche pratiche burocratiche e altri adempimenti. Dal 2000, anno di nascita del circuito Radio inBlu della Conferenza Episcopale, Radio Kalaritana riprende molte trasmissioni assicurando al circuito servizi giornalistici e produzioni. Grazie alla radio ho auto la fortuna di vivere in diretta eventi importanti: l'inaugurazione del centro pastorale a Nanyuki in Kenya, la beatificazione in Piazza San Pietro di Fra Nicola da Gesturi, le radiocronache del Cagliari raccontate in diretta dal Sant'Elia, per citarne alcuni. Domenica si festeggia il ventennale dalla nascita della radio che, nel corso degli anni, ha dimostrato di saper formare professionisti della comunicazione. Prova ne siano le decine di colleghi ora giornalisti in testate regionali e nazionali, così come tecnici che svolgono le mansioni in altre realtà ra-

diofoniche o televisive. Tutti volontari che, con senso del dovere, hanno prestato la loro opera in maniera gratuita, ricevendo anche una formazione. Nel 2005 il cambio di gestione. La Radio ha riiniziato con nuovi collaboratori il percorso. Da quasi due anni ero stato trasferito a Il Portico, il nuovo giornale diocesano, ma l'affetto verso la radio mi ha spinto in questi anni a stare vicino a chi era stato chiamato a portarla avanti. L'avvio di tirocini con l'Università ha consentito ad alcune decine di giovani di vivere per tre mesi l'esperienza nella redazione e qualcuno è diventato pure pubblicista. La vocazione formativa è insita in Radio Kalaritana. I vent'anni sono un piccolo traguardo importante in un mondo, quello della comunicazione, che attraversa oggi momenti non facili: una realtà, quella di Radio Kalaritana, cresciuta grazie al sostegno degli Arcivescovi e dei direttori che si sono susseguiti. Oggi la radio serve un potenziale bacino d'utenza di quasi 900mila persone. Da qui la responsabilità di essere strumento di verità. Nei documenti del recente Sinodo diocesano si legge: “La Diocesi considera la radio uno strumento valido per la comunicazione tra i fedeli, per aiutare a leggere gli eventi e un mezzo efficace per orientare il pensiero e le scelte in senso cristiano. I fedeli sono invitati a servirsene e a diffonderli, perché il pensiero cristiano sia conosciuto”. Questo è il compito affidato a Radio Kalaritana.

Sant’Ignazio da Laconi, la traccia dei cappuccini Nel convento cagliaritano è festa per i tantissimi devoti R. C. IL SANTO che più di altri viene associato alla sardità. Ignazio da Laconi, del quale l'11 maggio ricorre la memoria liturgica, è riconducibile alla Sardegna non solo nell'Isola ma in tutto il mondo. Lo stesso nome identifica l'origine sarda di chi lo porta, un po' come Efisio. Per il frate umile e povero, tanto venerato, sono in corso i festeggiamenti in particolare nel convento sotto il colle di Buoncammino: l'afflusso di fedeli è costante tutto l'anno, anche se in questo periodo il “lavoro” per i frati Cappuccini è in decisa crescita. “Il convento - dice padre Tarcisio Mascia (foto), guardiano del convento - oggi sorge in una zona vicino al polo giuridico economico dell'Università, ma prima questa era la via degli Ospizi, perché qui avevano sede centri di accoglienza di diverso tipo. La strut-

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tura, come prevede il nostro regolamento, è sorta nel XVI secolo nei pressi della città: che aveva il suo ingresso in quella che oggi è Porta Cristina ma che si chiamava Porta dei Cappuccini per permettere ai cagliaritani di poter venire dal centro storico in convento. Oggi la vicinanza con le facoltà universitarie permette a tanti giovani credenti di poter avere un riferimento nel santuario”. Perché tante persone vengono da voi? Non devo dirlo, io ma credo che avendo questo convento ospitato diversi Cappuccini diventati poi santi credo che ciò possa essere motivo di attrazione. Da Sant'Ignazio a Fra Nicola, e ancora prima Fra Giacomo da Decimoputzu e Fra Nicolò da San Vero Milis: tutti frati che hanno dato vita ad una specie di scuola di santità, che soprattutto nella gente semplice ha lasciato e lascia una traccia, arrivando laddove le perso-

L’urna contenente le spoglie di Sant’Ignazio.

ne comuni non arrivano. Il radicamento popolare del nostro ordine è poi un altro motivo per cui tanta gente si avvicina qui o in altri luoghi dove siamo presenti: non abbiamo nessun potere e dunque l'incontro è più immediato. Non solo i cagliaritani ed i giovani ci sono vicini ma anche tanti che la domenica vengono a messa qui: dai comuni dell'hinterland ma anche da centri come Monastir non proprio limitrofi la città. Il nostro carisma viene poi diffuso con la stampa attraverso Voce Serafica, che raggiunge tante persone specie fuori dall'Isola e la web tv che da due anni permette a molti di mantenere i contatti con il convento e con noi cappuccini. Quanto è attuale il messaggio di Sant'Ignazio? È il messaggio di una santità sem-

plice, di una persona che non sapeva né leggere e né scrivere, ma era vicino alla gente, invocato come il santo dei sardi, specie all'estero. Devozione sincera e affetto per una figura che, specie nella parte centro meridionale della Sardegna, ha grande seguito, con tanti che lo invocano. Avete da poco celebrato il capitolo provinciale. Lo prevede il nostro regolamento: ogni tre anni deve essere nominato un padre provinciale che può eventualmente essere confermato per un altro triennio. L'abbiamo fatto nelle scorse settimane ed è stata una bella esperienza di famiglia. Una indicazione anche per la società civile negli incarichi politico amministrativi? La società ha altre modalità rispetto alle nostre.

il Portico

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cronaca FAMILIARI DEL CLERO

Pellegrinaggio mariano nel trentennale Il 30 aprile si è tenuto nel centro di spiritualità Nostra Signora del Rimedio di Donigala Fenughedu (Oristano) il convegno pellegrinaggio

mariano regionale dell’Associazione dei Familiari del Clero, durante il quale si è celebrato il trentennio dell’Associazione regionale, nata nel 1983, quando alcune familiari sentirono la necessità di avere un sostegno ed un aiuto formativo alla loro vita accanto al sacerdote, ed il bisogno di condividere le proprie esperienze con altri familiari, al fine di comprendere meglio l’identità di chiamata nella vita della Chiesa all’assistenza del sacerdote. Molti nel tempo sono entrati a far parte di questa associazione. Sacerdoti e familiari di tutta la Sardegna, ogni anno, hanno potuto incontrarsi, stabilire amicizie, condivisioni, grazie agli incontri regionali, ai corsi di esercizi spirituali e ai convegni nazionali. La partecipazione al trentennio è stata calorosa ed intensa. Graziella Manca ha presentato attraverso foto e filmati “i 30 anni della nostra storia in immagini”. Tanti si sono riconosciuti e hanno vissuto momenti di piacevoli ricordi. Anche la relazione di don Dino Pittau “Il cammino formativo dell’associazione F.d.C. in Sardegna” ci ha fatto ripercorrere i tempi dell’inizio, dello sviluppo e della crescita dell’associazione, sottolineando la ministerialità della missione. La messa è stata concelebrata da quindici sacerdoti e presieduta dall’arcivescovo di Oristano monsignor Ignazio Sanna nella Basilica di N. S. del Rimedio. Nel pomeriggio l’assistente regionale don Antonio Sedda ha tenuto la relazione sulle “Prospettive per il futuro”, per cogliere le quali, ha detto, occorre tener presente il cammino dell’associazione. Ha aggiunto che negli ultimi anni l’associazione si è interrogata molto sotto lo stimolo dei cambiamenti socio-culturali che riguardano la società e la figura della donna, cambiamenti che coinvolgono e interpellano la Chiesa e la figura del sacerdote. Ha osservato che si è aperto un cammino di riflessione che vede come un segno di speranza il nascere di nuove forme di servizio al ministero del prete, che potrebbero col tempo diffondersi più largamente. La presenza di molte diocesi della Sardegna è stata veramente confortevole. Ancora una tappa importante nella nostra vita spirituale nell’anno della fede. Ha concluso don Sedda: “Affidiamo all’intercessione della Madonna, sotto il cui patrocinio l’Associazione si è posta, il futuro dell’Associazione stessa, perché possa conoscere una nuova fioritura ed essere uno strumento utile per il bene dei familiari, dei sacerdoti e della Chiesa”. Silvana Utzeri


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IL PORTICO DELLA DIOCESI

il Portico

brevi CONFERENZE SUL VATICANO II

Seminario regionale, parla mons. Marchetto Si conclude giovedì 9 maggio, alle 18, nell’Aula Magna del Seminario Regionale, a Cagliari in via monsignor Parraguez 19, il ciclo di incontri “Educare nella Fede rileggendo il Concilio Vaticano II. Personaggi, scritti e prospettive”, organizzati con cadenza mensile dal Pontificio Seminario Regionale Sardo in collaborazione con la Facoltà Teologica e l’Arcidiocesi di Cagliari. L’iniziativa, che fa parte di un più ampio programma di incontri e conferenze, ha l’obiettivo di approfondire nell’Anno della Fede la conoscenza del Concilio Vaticano II in occasione del 50mo anniversario della sua apertura. Il titolo della prossima conferenza, che sarà tenuta da monsignor Agostino Marchetto, Segretario emerito del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, è “Il Concilio Vaticano II. Riforma nella continuità. La corretta ermeneutica conciliare per la formazione sacerdotale e un fecondo ministero presbiterale”. IL 17 MAGGIO ALLE 18

Gesù contemporaneo, proseguono gli incontri Proseguono gli incontri organizzati dal Meic, il Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale. Dopo l’incontro di venerdì 10 con Massimo Pettinau (ore 18 in Facoltà teologica), il 17 maggio parla don Giovanni Colzani, docente alla Pontificia Università Urbaniana di Roma, sul tema “Cristo resta contemporaneo della storia umana: non è dimentico di essa, ma la trascina verso il suo compimento bello e gioioso”. Si tratta del ciclo su “Gesù nostro contemporaneo”. L’appuntamento è alle 18 in Facoltà teologica. Modera l’incontro Gianfranco Del Rio.

Domenica 12 maGGio 2013

Insegnamento di religione. Proseguono gli incontri e le iniziative in diocesi per i docenti.

Al servizio della persona umana con passione, metodo ed efficacia Presentato il testo delle due nuove intese siglate a livello nazionale. Nei giorni scorsi a Cagliari due moduli formativi guidati da alcune docenti del Servizio nazionale Cei DON ROBERTO PIREDDA

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EL CORSO DELLE ULTIME

settimane si sono svolti due momenti di formazione per i docenti di religione cattolica della nostra diocesi promossi dall’Ufficio per l’Insegnamento della Religione Cattolica. Il corso del 2013 ha come tema “Le nuove Intese per l’IRC” e ha avuto il primo incontro lo scorso 20 marzo, durante il quale mons. Vincenzo Annicchiarico, già responsabile del Servizio Nazionale per l’IRC della CEI ha presentato i testi delle due nuove Intese per l’IRC firmate il 28 Giugno 2012, che riguardano l’organizzazione complessiva dell’IRC e le nuove indicazioni nazionali per il secondo ciclo. Dopo il primo appuntamento, rivolto a tutti i docenti di IRC, si sono tenuti altri due moduli formativi distinti per la secondaria di II grado il primo (19-20 Aprile) e per l’infanzia e il primo ciclo il secondo (2-3 Maggio). Il primo momento è stato guidato dalla prof.ssa Giordana Cavicchi mentre il secondo dalla prof.ssa Cristina Carnevale, entrambe collaboratrici del Servizio Nazionale per l’IRC della CEI. Nei due moduli formativi i docenti sono stati guidati nell’approfondimento delle nuove Indicazioni nazionali per l’IRC relative al loro settore scolastico. Un punto essenziale presente in

Un laboratorio durante i recenti moduli formativi.

questi testi, che sostituiscono i vecchi “programmi”, è dato dal passaggio da una didattica che pone al centro i contenuti da trasmettere ad un modello che invece ha di mira le competenze da far acquisire alla persona dello studente. I contenuti rimangono sempre evidentemente indispensabili ma sono considerati come degli strumenti al servizio della maturazione integrale della persona. Questa impostazione didattica che mette al centro la persona che apprende la si ritrova declinata nei vari testi della riforma scolastica ed è particolarmente preziosa per la valorizzazione dell’IRC all’interno del percorso formativo di ogni ragazzo. Se è vero che l’IRC si situa sempre all’interno delle finalità della scuola è interessante notare come queste nei documenti ministeriali vengano definite a partire dalla centralità della persona: «le finalità della scuola devono essere definite a partire dalla persona che apprende, con l’originalità del suo percorso individuale e le aperture offerte dalla rete di relazioni che la legano

alla famiglia e agli ambiti sociali. Lo studente è posto al centro dell’azione educativa in tutti i suoi aspetti: cognitivi, affettivi, relazionali, corporei, estetici, etici, spirituali, religiosi. In questa prospettiva, i docenti dovranno pensare e realizzare i loro progetti educativi e didattici non per individui astratti, ma per persone che vivono qui e ora, che sollevano precise domande esistenziali, che vanno alla ricerca di orizzonti di

significato» (Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione, in Annali della Pubblica Istruzione, numero speciale 2012, pag. 9). La prospettiva che viene qui delineata permette all’IRC di svolgere pienamente il suo compito, così prezioso dentro la vita scolastica, per la maturazione di ogni persona. A tale proposito si legge, per esempio nelle Indicazioni per i Licei «l’IRC risponde all'esigenza di riconoscere nei percorsi scolastici il valore della cultura religiosa e il contributo che i principi del cattolicesimo offrono alla formazione globale della persona e al patrimonio storico, culturale e civile del popolo italiano. offre contenuti e strumenti per una riflessione sistematica sulla complessità dell'esistenza umana nel confronto aperto fra cristianesimo e altre religioni, fra cristianesimo e altri sistemi di significato». L’auspicio è che i docenti di IRC, sempre sostenuti da un’adeguata formazione permanente, possano servire con passione ed efficacia la crescita dei ragazzi con il loro servizio svolto dentro la scuola italiana.

Don Roberto Piredda e Cristina Carnevale.


IL PORTICO DELL’ANIMA

Domenica 12 maGGio 2013

Il Portico del cuore. La preghiera è necessaria per alimentare la nostra fede fragile.

Io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede

Lui. Questo splendido insegnamento ci ha lasciato il nostro amato Papa Benedetto XVI, che ha scelto la parte migliore, stare di fronte a Dio solo, per pregare per la Sua Sposa, la Chiesa. È Gesù che prega per noi, “Io ho pregato per te ….”, per sostenere la nostra debolezza, la nostra stanchezza, per plasmare quel fango, quella terra di cui siamo fatti, che ci costringe a lottare per non cadere, ma una volta caduti, ci da il coraggio di afferrare quella mano sempre tesa verso di noi. Gesù che prega, ed ora lo tocchiamo con le nostre mani, questa meravigliosa realtà, nella Persona di Papa Benedetto. Gesù che prega solitario sul monte, per noi …. intercede per noi, suo popolo e gregge del suo pascolo. L’unione di Gesù, Dio e Uomo, con il Padre, è la forza della nostra preghiera, il nostro legame indissolubile con Lui. La preghiera di Gesù diventa la nostra preghiera. Se noi lo lasciamo entrare in noi, Egli stesso prega il Padre in noi e ci dona la

capacità di avvicinarci a Lui. La preghiera è necessaria per alimentare la nostra fede fragile che ha sempre bisogno di risposte ai dubbi, di certezza nelle difficoltà, e solo in Dio possiamo trovare ogni risposta e certezza che non è “soluzione immediata dei problemi”, ma forza interiore per affrontare con lo spirito della fede, spirito di abbandono fiducioso in Dio, ogni situazione della vita. La Chiesa viene incontro alla nostra difficoltà di pregare con la bellezza della liturgia e dei sacramenti, infatti «senza la liturgia e i sacramenti, la professione di fede non avrebbe efficacia, perché mancherebbe della grazia» (PF 11). «Grande è il mistero della fede. Questo mistero, così ci insegna il Catechismo, richiede che i fedeli vi credano, lo celebrino e ne vivano in una relazione viva e personale con Dio. Tale relazione è la preghiera» (CCC 2558). Ecco l’esigenza della preghiera per la fede. Non ci possiamo fidare di chi non conosciamo, ci fidiamo dei nostri amici, perché stando con loro, impariamo a conoscerli e quindi a fidarci. Così è con il Signore, che diventa, attraverso la preghiera, nostro amico, l’amico più fidato, capace di sostenere le nostre debolezze perché le ha prese su di sé. L’amico che prega per noi, che intercede per noi presso il Padre, come nostro mediatore, chiedendo per noi ciò che è bene, ciò che rinsalda la nostra fede per poter procedere, superando gli ostacoli, verso la mèta della comunione con Dio. Questa è la mèta della nostra fede, cammino di oscurità che passa attraverso la morte e giunge alla luce della Risurrezione.

per guadagno o profitto, ma per tradizione paterna e tribale, diritto fondamentale dell’Israele biblico. Acab, tornato a casa amareggiato per il rifiuto, rivela a sua moglie, Gezabele, il motivo della tristezza. Fu lei a sistemare le cose e a ridare sorriso al re attraverso un progetto di convocazione iniqua di un tribunale e di testimoni falsi che mossero accuse di bestemmia a Nabot, fino a farlo condannare alla lapidazione. Gli anziani della città, che dovevano essere i garanti della giustizia, si vendono ai voleri regali e condannano a morte il possessore della vigna. Il re, rimasto all’oscuro dell’intera vicenda ed

egli stesso passivo agli intrighi della moglie, si rallegrò di poter finalmente coronare il suo sogno di possesso della vigna. Elia, il profeta, fu inviato al re per denunciargli il misfatto e vendicare da parte di Dio il sangue innocente di Nabot. Elia pronunciò una sentenza di condanna inappellabile, il cui giudice ed esecutore era lo stesso Dio, protettore dei poveri. ‘Ecco, io farò venire su di te la sventura e ti spazzerò via; reciderò via da Acab ogni maschio, schiavo o libero in Israele. I cani divoreranno Gezabele nel campo di Izreel (21,21.23)’. La nostra mentalità giustizialista e moralista, che abbiamo quando il colpevole non siamo noi, ci avrebbe certo condotto a lodare Dio per la punizione promessa. Ma Acab si vestì di sacco e digiunò facendo penitenza espiatrice. Il Signore vide la penitenza e tenne conto del pentimento mostrato, rimandando la punizione alla generazione successiva, analogamente a ciò che avvenne a Davide.

ADORATRICI PERPETUE

a preghiera di Gesù, quando si avvicina la prova anche per i discepoli, sorregge la loro debolezza, la loro fatica di comprendere che la via di Dio passa attraverso il Mistero Pasquale di Morte e Resurrezione» (11.01.12, Benedetto XVI, Catechesi del Mercoledì). Siamo fatti di carne e di sangue, siamo impastati di miseria e debolezza, ma Dio ha soffiato in noi il Suo Spirito che apre il sepolcro buio e freddo del nostro cuore e ci fa esclamare: «Abbà! Padre». Questa è la nostra preghiera, questa è la nostra ricerca di un contatto con Dio che si è rivelato in pienezza nostro Padre in Gesù che lo ha avvicinato a noi con la sua carne e il suo sangue. Gesù ci insegna a pregare, egli stesso prega per noi. La sua preghiera diventa il nostro modello, il modo con cui anche noi possiamo avvicinarci al Padre con la confidenza propria dei figli. Durante la sua vita terrena, incontriamo lungo il Vangelo, il suo rapporto intimo con il Padre, di cui possiamo intravedere la portata da quella parola che rivela la profondità del suo mistero umano e divino insieme: «Padre…!». La preghiera è cercare l’incontro con Dio per entrare in intima unione con Lui, imparando a conoscerlo e a riconoscerlo come Padre. Un Padre, dal cuore grande, in cui gettare ogni preoccupazione, affidare ogni affanno della nostra vita. Chiamare e pregare Dio come Padre significa essere sicuri della Sua Presenza d’amore nella no-

L

stra solitudine e nel nostro silenzio che nessun altro, al di fuori di Lui, può oltrepassare. Solo di fronte a Dio, in questo dialogo trasparente, senza le maschere che inevitabilmente ci separano dagli altri, noi impariamo a conoscerci, a conoscere i nostri limiti e le nostre possibilità, la nostra capacità di amare Dio, noi stessi e i nostri fratelli in Lui. Di fronte a Lui, nell’umiltà della nostra preghiera, noi scopriamo la grandezza del nostro essere che ha in Lui la sua fonte, il suo centro e il suo fine. Pregare Dio come Padre significa sottomettere a Lui la nostra esistenza, che non ci mortifica, ma ci eleva alla nostra vera dignità di figli di Dio. Questa è la nostra preghiera, che non resta eco solitario, ma si fa presenza in Gesù. Non siamo soli, non ci ha lasciato soli. «Non stanchiamoci», ci ripete il Santo Padre Francesco, non stanchiamoci di innalzare il nostro sguardo a Lui, in cerca di Lui. Non abbiamo paura di lasciare per un attimo noi stessi per incontrare Lui, per stare con

PERSONAGGI DELLA BIBBIA

Nabot, il vignaiolo di MICHELE ANTONIO CORONA

A

Sempre più spesso le cronache brulicano di reati a sfondo sessuale o patrimoniale. Non mancano, infatti, i furti, le rapine, la concussione o tutto ciò che gravita intorno alla bramosia di possedere un bene, una ricchezza o una fortuna. Il vizio della ricerca spasmodica del benessere smodato non è nuovo, ma affonda le sue radici nell’uomo stesso e nella sua ansia di avere. Spesso la Bibbia ha stigmatizzato in modo esemplare tale tendenza esasperando la bramosia di uomini malvagi fino all’uccisione del contendente. L’episodio più noto, ma non unico, è l’omicidio di Uria, il marito di Betsabea ad opera del re Davide con la conseguante denuncia del profeta Natan (2Sam 11-12).

Ci soffermiamo su una narrazione analoga che ha come soggetto innocente un uomo di Izreel chiamato Nabot, possessore di una vigna. Il re di Samaria, Acab, aveva convocato Nabot per chiedergli e pretendere il possesso del terreno, in quanto vicino alla sua reggia. Probabilmente Acab aveva messo gli occhi su quella vigna proprio per la sua posizione, così da rendere il palazzo più sicuro. Alla richiesta di Acab, Nabot rispose in modo deciso ed energico: ‘Mi guardi il Signore dal cederti l’eredità dei miei padri’ (1Re 21,3). È indicativa la contrapposizione tra le parole di Acab, che designano il terreno come vigna, e quello del suo vero padrone, che lo appella come eredità dei padri. Si evidenzia come l’invendibilità della vigna non sia

il Portico

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detto tra noi Quanto è difficile scrivere di D. TORE RUGGIU

Il quotidiano Avvenire di qualche mese fa, nello spazio riservato ad “Agorà”, ha affrontato il tema della punteggiatura nei vari campi di scrittura. Il pezzo, di Tiziana Sisti, evidenzia il caso: “scrivere è un'arte difficile, anzitutto quando si deve usare la punteggiatura. Un errore può creare equivoci divertenti, ma talvolta anche disastrosi”. Certo è che, quando si sbagliano i segni di interruzione, si può stravolgere il senso di una frase. C'è un giochino divertente che da qualche tempo gira su facebook: un piccolo segno di interruzione fa una differenza abissale (cioè cambia profondamente il senso di una frase). Per esempio: “vado a mangiare nonna” o “vado a mangiare, nonna”. Basta la virgola a salvare la vita ad una nonna. Non mancano le pubblicazioni per venire incontro a chi riconosce di avere un vuoto culturale elementare, che difficilmente si riuscirà ad eliminare. Comunque, qualche sforzo va fatto. Proprio ad iniziare dalle scuole chiamate un tempo elementari, perchè

davano gli elementi basilari di ogni materia che, poi, sarebbe stata approfondita nei successivi percorsi di studio. Ma, oggi, intanto capita (e lo sanno bene gli insegnanti), che vi sia una certa libertà sia nel metodo di studio che nei contenuti. Se fossimo più coraggiosi, diremmo che c'è una vera e propria anarchia. E i risultati si vedono, a partire dall'uso della punteggiatura, questa sconosciuta, per non parlare della grammatica e della sintassi. Basta interpellare i docenti universitari per renderci conto di come vengono scritte le tesi di laurea. Ma, appunto, il problema è a monte. Dove sono andati a finire i temi, i riassunti, l'analisi grammaticale e l'analisi logica? Certo, i quiz e i test possono anche essere utili, ma forse ritornare un po' indietro non sarebbe male. C'è poco da dire: quando non si sa scrivere e parlare correttamente, non si possiede una sufficiente conoscenza della lingua. Tutti riconoscono che, prima delle varie riforme, le scuole dell'obbligo italiane erano dei gioielli, un vero fiore all'occhiello. Oggi, invece, sono irriconoscibili, nonostante tutti i tentativi di “aggiustamento”. Direbbe Celentano, riferito alla musica (ma vale anche per la scuola): “torna sui tuoi passi, sulla vecchia strada”. Prima che la pletora di ignoranti cresca a dismisura.


12 maggio 2013

AVVISO SACRO

Puoi metterci la firma.

Blue-cc

Anch’io sono stato un embrione.

Chiediamo all’Europa di fermare gli esperimenti che eliminano gli embrioni umani. L’inizio di ogni diritto.

Ogni donna sa che l’embrione è già un essere umano, è già un figlio. Ogni uomo sa che l’embrione ha già la sua dignità e va già tutelato nella sua integrità. La Corte Europea di Giustizia definisce l’embrione umano come l’inizio dello sviluppo dell’essere umano. Noi lo sappiamo perché è stato anche il nostro inizio. L’inizio di tutti noi.

L’Europa libera difende la vita.

La campagna “Uno di Noi” è una iniziativa dei cittadini europei che hanno a cuore la vita umana fin dal suo inizio. Alla Commissione Europea si chiede di promuovere la tutela del concepito e la ricerca scientifica a favore della vita, della salute pubblica e dello sviluppo. Senza sacrificare gli embrioni umani.

Come aderire.

Ogni cittadino può aderire all’iniziativa, firmando una volta sola il modulo cartaceo o tramite il sito: www.firmaunodinoi.it. Il modulo scaricato dal sito può essere sottoscritto da più persone e inviato a: Comitato Italiano UNO DI NOI (Responsabile della privacy) Lungotevere dei Vallati, 10 00186 Roma

Sostieni anche tu, come cittadino europeo, il diritto alla vita fin dal suo inizio. Firma sul modulo cartaceo oppure aderisci on line sul sito: www.firmaunodinoi.it.

Perché l’embrione umano è già uno di noi.

Iniziativa dei cittadini europei

Comitato Italiano UNO DI NOI - Lungotevere dei Vallati, 10 - 00186 Roma - Tel: 06.6830.8573 - 06.6880.8002


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