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DOMENICA 19 MAGGIO 2013 A N N O X N . 20

SETTIMANALE DIOCESANO

DI

€ 1.00

CAGLIARI

La fabbrica di abbigliamento del Bangladesh dove si è consumata una terribile tragedia annunciata.

Un lavoro degno GIANNI LOY

roprio alla vigilia del primo maggio. Del giorno della festa dei lavoratori! Una giornata che, del resto, ricorda tragedie. Ai lavoratori ed alle lavoratrici morti nei secoli se ne sono aggiunte altre centinaia, oltre 600, in Bangladesh. Non per un incidente, ma per una tragedia annunciata. Perché produrre camicette in Bangladesh, al prezzo di 1,5 centesimi l’una, per poter poi essere rivendute a qualche decina di euri ciascuna, suppone un rischio certo. Rimane solo da sapere dove accadrà e quanti operai, uomini, donne e bambini, moriranno la prossima volta. Purché si tratti morti plurime, perché quelle individuali, quelle che non assumono connotati di tragedia, non interessano ai media. Alcuni marchi prestigiosi, ora, si dissociano. La Walt Disney ha già annunciato che lascerà il Bangladesh, altre la seguiranno. Eppure molte fabbriche son finite in quell’inferno solo perché in Cina i prezzi cominciavano a lievitare, e la legge dell’economia, quella che tanto veneriamo, è impietosa ed inflessibile. Eppure è questa la concorrenza. E’ questo l’ordine internazionale invocato dai soloni dell’economia. Ma cosa crediamo che sia, il martellante in-

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vito ad una maggior flessibilità, alla riduzione del costo del lavoro, al superamento dei “lacci e lacciuoli” che continuamente viene proposto anche qui da noi? Ma in cosa consiste quella parola d’ordine della “competitività”, quella divinità pagana che viene riproposta in tutte le salse? A che prezzo dovremmo “competere” con le economie in grado di produrre beni a costi ridicoli? Vivere con 38 euri al mese (ma il salario minimo, in Bangladesh, è addirittura di 29 euri al mese) significa schiavitù, ha commentato proprio il primo maggio Papa Francesco. Con tutta l’ipocrisia di molte imprese di grido che affermano la propria responsabilità sociale, che sbandierano ai quattro venti pretese indagini preventive per assicurarsi del rispetto dei diritti dei lavoratori e delle loro condizioni di lavoro, che ostentano “codici di condotta” qualche volta improbabili. Ma che bisogno c’è di tante indagini per capire che a prezzi tanto bassi il rispetto delle condizioni di lavoro è semplicemente impossibile? Ed infatti, neppure ci provano se è vero (fonte: Human Right watch) che nella capitale del Bangladesh il controllo di 100mila fabbriche è affidato a soli 18 ispettori ! Papa Francesco, nell’omelia del primo maggio, ha anche ricordato che

dobbiamo seguire la strada che deve condurci al riconoscimento della dignità del lavoro. Ma la dignità del lavoro non è la nostra personale convenienza, di noi che magari auspichiamo l’apertura ininterrotta dei luoghi di culto del consumo, le città mercato, anche in occasione delle festività più impossibili, senza pensare che ciò significa lavoro imposto ad altre persone proprio al prezzo di sottrazione di dignità. La dignità del lavoro è un bene collettivo che si conquista nel prendere coscienza che la dignità è di tutti o non è! Nel sottosviluppo, in quella condizione tragica che sembra tanto lontana da noi tutte le volte che siamo costretti a commentare tragedie di questo tipo, non si cade all’improvviso. Piuttosto si scivola, a poco a poco, senza neppure rendersene conto, tutte le volte che si scende a compromessi, credendo che un po’ di precariato, di flessibilità, poi magari una piccola riduzione di un salario già insufficiente, come consentito o auspicato in sede di contrattazione collettiva, o una riduzione dei propri diritti, una maggior facilità del licenziamento incolpevole…, possano davvero aiutarci ad uscire da questa crisi. Il lavoro o è degno, o non è lavoro. Quell’altro, ha proprio ragione Papa Francesco, è schiavitù.

SOMMARIO SOCIETA’

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Papa Francesco: “I cristiani costruiscono ponti, non muri” GIOVANI

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L’Urban center lancia il bookcrossing, per la cultura diffusa INTERVISTA

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Paolo De Angelis: “Contro il riciclaggio serve gioco di squadra” CULTURA

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Chiesa di Sant’Anna, le istituzioni sono unite per tutelare il patrimonio CAGLIARI

La lezione di Camilleri sul difficile rapporto tra genitori e figli

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IL PORTICO DEGLI EVENTI

Il PorTIco

domenIca 19 maggIo 2013

Economia. Un recente studio dimostra che l’esperienza della Provincia autonoma di Trento è replicabile nel resto d’Italia.

Il reddito di garanzia in tutto il Paese stimolerebbe responsabilità e impegno

definita in base alle caratteristiche del nucleo stesso - ha scritto Gianfranco Cerea - Ad esempio, una famiglia di tre componenti, con un reddito di 700 euro mensili ha diritto a una integrazione di circa 400 euro. La somma spettante è poi

eventualmente integrata di un importo per il sostegno del canone d’affitto”. L’applicazione della misura è tutt’altro che eterna, ma solo per quattro mesi, rinnovabili dopo verifica e per non più di tre volte in due anni. “L’erogazione (mensile) della spettanza è garantita entro la fine del mese entro cui è stata effettuata la procedura amministrativa, contestuale alla domanda per gli anziani e tutti coloro che lavorano o hanno perso da poco l’occupazione - continua Cerea - Per gli altri soggetti l’erogazione è invece subordinata a una valutazione puntuale da parte dei servizi sociali”. La condizione economica dei richiedenti è valutata in base a reddito (al netto delle imposte, delle spese mediche e dell’affitto/rata del mutuo, ma comprensivo di sussidi e di ogni altra voce d’entrata del nucleo) e patrimonio (con la sostanziale sterilizzazione della prima casa), affiancati da indicatori di consumo (auto, ampiezza dell’abitazione, affitto), in base ai quali circa il 17 per cento delle situazioni è stato dichiarato incongruo. “Da quando la misura è stata introdotta nel 2009 e sino a dicembre 2012 - scrive ancora lavoce.info - i nuclei beneficiari sono stati com-

plessivamente circa 10 mila, con una media di “ingressi” mensile pari a 251 unità. La misura ha mediamente interessato il 3,9 per cento della popolazione. Rispetto agli stranieri, ha riguardato il 17 per cento dei soggetti, contro il 2 per cento della restante popolazione. Oltre il 60 per cento dei nuclei interessati è rappresentato da famiglie con minori, mentre quelle di soli ultra 65enni sono il 12 per cento. I casi interessati dai servizi sociali sono l’8 per cento. A dicembre 2012 risultavano assistiti 3.448 nuclei familiari, per un complesso di 10.591 persone”. Un quarto dei beneficiari ha utilizzato la misura una volta sola: questo è un indicatore assolutamente interessante. In sostanza, il reddito di garanzia realizza di fatto un incentivo temporaneo che attiva la responsabilità. Gli studi degli esperti mostrano che la misura è applicabile su scala nazionale, con costi sopportabili dal sistema, in linea con quanto lo Stato spende attualmente per le pensioni sociali. Accanto a strumenti come questo, la Regione potrebbe per esempio scommettere - non come fa ora, per finta - sul microcredito. Il personale l’ha già formato con un master qualche anno fa. Basta crederci. Ma questa è un’altra storia.

voratori degli ex Cesil e Csl, costretti da mesi ad un presidio sotto il Palazzo di viale Trento, a cui si aggiunge quella dei forestali, in sciopero pure loro. Non ci stancheremo di ripetere che si tratta di una situazione paradossale: quella dei lavoratori ex Csl-Cesil è una di quelle (poche) vertenze su cui si è registrata nell’aula di via Roma la quasi unanimità delle forze politiche: c’è una legge che autorizza l’assunzione di lavoratori - nella quasi totalità ben formati e già avviati ad una professione delicatissima, quella di aiutare a trovare un’occupazione (altro paradosso) - ma tardano ad arrivare le delibere attuative di quanto stabilito dal Consiglio regionale. Nelle ultime settimane, in parti-

colare, tra gli uffici è andato in onda - lontano dalle rassicuranti cronache di qualche quotidiano - un ignobile balletto, tra una parte dell’amministrazione regionale favorevole ad assumerli così come stabilito dalla legge votata nei mesi scorsi, e chi - invece - continua a ragionare con il bilancino e con la rappresentazione dei presunti feudi o bacini elettorali. Va da sè che tra questi ultimi c’è anche chi non mette mano neppure alla vergognosa delibera di dimensionamento della scuola sarda, contrastata in questi mesi da migliaia di genitori. I ricorsi al Tar - in ambito scolastico - stanno purtroppo diventando la regola, troppo spesso pare l’unico modo per ottenere giustizia, in un ambito in cui il dialogo dovrebbe essere molto più

che una parola d’ordine. Cgil, Cisl e Uil ricordano che il giudizio sulla Finanziaria è stato negativo sin dal principio: “Aspettavamo qualche modifica importante nella direzione indicata dal sindacato, è arrivata invece la conferma che questa maggioranza preferisce preservare interessi parziali piuttosto che generali”. A questo proposito i sindacati riprendono la questione dell’Irap sottolineando che può essere una scelta positiva dare una boccata d’ossigeno al sistema delle imprese ma è opportuno condizionarla a precisi obiettivi: “Si potrebbe legare lo sconto fiscale all’impegno di non cancellare posti di lavoro e anche alla rioccupazione di parte dei lavoratori espulsi dal sistema produttivo”.

Un quarto dei beneficiari lo utilizza solo una volta: la misura è configurata come integrazione al reddito familiare e ha riguardato in Trentino più di 10mila persone RAFFAELLA FADDA A PIÙ PARTI, E IN diverse circostanze, i politici di casa nostra hanno parlato, non sempre a proposito, del reddito di cittadinanza. Molto se ne è discusso in campagna elettorale, spesso senza approfondirne bene i contenuti. Pochi sanno che, in realtà, un’esperienza molto simile si è già verificata, e con buoni risultati. Certo, la scala su cui è stato sperimentato quello che si chiama “reddito di garanzia” è piccola - la provincia autonoma di Trento - ma qualcosa al riguardo si può dire. Un recente studio, pubblicato sulavoce.info, aiuta a fare chiarezza, su un modello che potrebbe bene essere adottato anche nella nostra regione, senza attendere regolamenti nazionali che -

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c’è da scommetterlo - tarderanno ad arrivare. “L’intervento prevede l’erogazione di un beneficio monetario il cui importo è pari alla differenza tra l’effettiva condizione economica del nucleo e la soglia di povertà relativa,

I sindacati alla Regione: tagliare l’Irap non basta “E’ inaccettabile non anticipare la cassa integrazione” I. P. NA RICHIESTA DI INCONTRO ai capigruppo in Consiglio regionale e un presidio già programmato, in concomitanza con i lavori in aula: è la reazione di Cgil, Cisl e Uil alla scelta “inaccettabile” di non anticipare risorse per gli ammortizzatori in deroga. “Non è possibile lasciare nell’incertezza oltre trentamila lavoratori – hanno detto i segretari generali Michele Carrus, Oriana Putzolu e Francesca Ticca – occorre dare un segnale concreto e immediato, non possiamo aspettare il governo nazionale perché la garanzia dei fondi statali la avremo solo quando verranno trasferiti e, allo stato attuale, non abbiamo certezza di quando accadrà”. I sindacati avevano chiesto al Consiglio di prendersi una precisa responsabilità di fronte alla crisi del sistema produttivo, la risposta è stata tagliare l’Irap e rinviare ogni provvedimento sul lavoro: “Il Consiglio ha trovato 240 milioni di euro nel giro di pochi giorni, è evidente che per alcuni interessi

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da difendere le risorse si trovano, per le protezioni sociali no”. Nelle pieghe del bilancio ci sono misure - Sardex e Flotta sarda solo per citarne alcuni, ma gli esempi sono molteplici – che potrebbero essere modificate: “Si tratta di stabilire la priorità – hanno spiegato i confedera-li – e noi pensiamo che l’emergenza cassa integrazione sia una priorità”. Nel frattempo, sono stati altri i provvedimenti che hanno fatto registrare l’unione delle forze in Consiglio regionale, mentre sono parecchie centinaia i lavoratori che si danno il cambio nelle manifestazioni, ormai quotidiane, sotto i vari palazzi della Regione. L’ultima in ordine di tempo - al momento di andare in stampa - è stata l’ennesima occupazione dell’assessorato al lavoro: ma, nonostante la rabbia dei lavoratori senza stipendio stia arrivando a livelli di guardia, da via Roma non pare arrivare alcun segnale importante al riguardo. Restano lontane da vedere serie politiche di rilancio dell’occupazione nell’Isola. Non possiamo neppure dimenticare la disperata protesta dei la-


domenIca 19 maggIo 2013

IL PORTICO DEGLI EVENTI

Società. Memorabile omelia del Papa nei giorni scorsi durante una messa a Santa Marta

“La Chiesa cresce per attrazione, i cristiani costruiscano ponti” Il Pontefice ha chiarito: “Quelli che costruiscono muri sono cristiani non sicuri nè di Gesù Cristo nè della propria fede: la verità è un incontro”. Un testo che fa riflettere SERGIO NUVOLI L CRISTIANO CHE VUOL portare il Vangelo deve andare per questa strada: sentire tutti! Ma adesso è un buon tempo nella vita della Chiesa: questi ultimi 50 anni, 60 anni sono un bel tempo, perché io ricordo quando bambino si sentiva nelle famiglie cattoliche, nella mia: "No, a casa loro non possiamo andare, perché non sono sposati per la Chiesa, eh!". Era come una esclusione. No, non potevi andare! O perché sono socialisti o atei, non possiamo andare. Adesso - grazie a Dio – no, non si dice quello, no? Non si dice quello no? Non si dice! C’era come una difesa della fede, ma con i muri: il Signore ha fatto dei ponti. Primo: Paolo ha questo atteggiamento, perché è stato l’atteggiamento di Gesù. Secondo: Paolo è consapevole che lui deve evangelizzare, non fare proseliti”. Con questo breve riferimento Papa Francesco ha spiegato – pochi

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giorni fa – che il cristiano deve costruire ponti per annunciare il Vangelo, non preoccuparsi di formulare condanne. Lo ha detto durante l'omelia della messa mattutina a Santa Marta l’8 maggio scorso, spiegando che evangelizzare non è fare proselitismo. Sono discorsi pronunciati a braccio, quelli di Santa Marta, che bene evidenziano il pensiero del pontefice, e sui quali torneremo nei prossimi numeri. La Chiesa, ha continuato Francesco citando il predecessore Benedetto XVI, “non cresce nel proselitismo”, ma “cresce per attrazione, per la testimonianza, per la predicazione”. “I cristiani che hanno paura di fare ponti e preferiscono costruire muri – ha detto ancora il Papa –

sono cristiani non sicuri della propria fede, non sicuri di Gesù Cristo”. “Paolo - ha continuato ci insegna questo cammino di evangelizzare, perché lo ha fatto Gesù, perché è ben consapevole che l’evangelizzazione non è fare proselitismo: è perché è sicuro di Gesù Cristo e non ha bisogno di giustificarsi e di cercare ragioni per giustificarsi. Quando la Chiesa perde questo coraggio apostolico diventa una Chiesa ferma, una Chiesa ordinata, bella, tutto bello, ma senza fecondità, perché ha perso il coraggio di andare alle periferie, qui dove sono tante persone vittime dell’idolatria, della mondanità, del pensiero debole… tante cose”. Francesco ha parlato dell'atteggiamento di san Paolo, che sul-

l'Areopago ha cercato il dialogo per avvicinarsi di più al cuore di chi lo ascoltava. E proprio per questo è stato davvero “pontefice”, cioè “costruttore di ponti” e non “costruttore di muri”. Un atteggiamento, ha sottolineato il Papa, che sempre deve caratterizzare il credente. “Un cristiano deve annunziare Gesù Cristo in una maniera che Gesù Cristo venga accettato, ricevuto, non rifiutato. E Paolo sa che lui deve seminare questo messaggio evangelico. Lui sa che l’annunzio di Gesù Cristo non è facile, ma che non dipende da lui: lui deve fare tutto il possibile, ma l’annunzio di Gesù Cristo, l’annunzio della verità, dipende dalla Spirito Santo”. “Gesù - ha continuato Bergoglio ci dice nel Vangelo di oggi: "Quando verrà Lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità". Paolo non dice agli ateniesi: "Questa è la enciclopedia della verità. Studiate questo e avrete la verità, la verità!". No! La verità non entra in un'enciclopedia. La verità è un incontro; è un incontro con la somma verità: Gesù, la grande verità. Nessuno è padrone della verità. La verità si riceve nell’incontro”. Francesco ha spiegato che Paolo agiva così perché “questo è il modo” di Gesù che “ha parlato con tutti” con i peccatori, i pubblicani, i dottori della legge.

Finanziaria regionale, salvi i fondi per i disabili Espa: “Nessun euro sarà tagliato ai progetti in corso” FRANCESCO FURCAS N FINANZIARIA NON CI sono “solo” i 10 milioni aggiuntivi per i piani personalizzati: la Sardegna si conferma prima in italia per il sostegno personalizzato e coprogettato per le persone con disabilità grave e gravissima a carattere domiciliare e de-istituzionalizzante”. E’ entusiasta Marco Espa, consigliere regionale Pd. Frutto dei lavori in corso sulla finanziaria regionale. Commento bipartisan: “Dopo la bella pagina del taglio all'Irap, con l'emendamento che abbiamo promosso, firmato e approvato all'unanimità dal consiglio regionale - prosegue Espa - le istituzioni sarde (pur tra mille battaglie) hanno saputo dimostrare ancora una volta di saper farsi carico delle persone in situazione piu estrema”. “Non sono solo quindi i 10 milioni aggiuntivi stanziati - precisa il consigliere regionale, da sempre in prima fila per i diritti delle persone

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con disabilità - ma è bene fare il quadro del totale degli investimenti: circa 134 milioni di euro saranno stanziati nel bilancio regionale (a cui vanno sommati i 7 milioni e mezzo di euro di provenienza statale (grazie alla battaglia nazionale promossa dal "nostro" Salvatore Usala) a partire da mercoledi prossimo dopo l'approvazione della Legge di Bilancio, per dare risposte, sostegno e diritti umani per oltre 38 mila sardi in situazione di gravità, con progetti che prevedono per le situazioni dei gravissimi (si vedano appunto i malati di sla). Finanziamenti, anche integrativi, che possono superare i 45000 di euro all'anno, contro i piu di 700mila annui ciascuno che costerebbero alla collettività se ricoverati in strutture sanitarie”. Espa cita anche “l'occupazione di lavoratori e lavoratrici del settore (la stragrande maggioranza sardi) che si stima tra i 15 mila e i 17 mila (part-time)”. A questi numeri deve aggiun-

Il consigliere regionale Marco Espa.

gersi un indotto di ulteriori 40 milioni messo sul mercato dei servizi dalle famiglie come compartecipazione volontaria. Espa richiama anche “il rientro alla fiscalità generale (tra irpef, iva, inps ecc) valutato intorno ai 50 milioni di euro, grazie ad una fortissima emersione del lavoro nero, vera ex piaga del settore”. Non ultimo “il contributo dato dal sostegno delle famiglie, dei caregivers - i familiari che si fanno carico dei propri cari a domicilio, circa 75mila - che si stima facciano un "lavoro" di cura ovviamente non retribuito intorno ai 500 milioni aggiuntivo. Senza le famiglie e senza l'incentivo dei finanziamenti del fondo per la non autosufficienza la spesa pubblica socio sanitaria esploderebbe in maniera esponenziale.

Con il nostro Fondo per la non autosufficienza la Regione risparmia e crea sviluppo”. “Con un investimento di "soli" 140 milioni di euro quindi - è il pensiero di Espa, componente della Commissione Sanità e politiche sociali del Consiglio regionale - si mobilitano risorse monetarie per 180 milioni di euro e risorse non monetarie per circa mezzo miliardo di euro, con notevoli risparmi per la spesa pubblica complessiva, con uno sviluppo dell'occupazione in "bianco" spalmata in tutti i comuni del territorio regionale”. “Si tratta di un vero e proprio "modello Sardegna" - conclude Marco Espa - come lo abbiamo battezzato noi e che crea sviluppo, è un motore di sviluppo per evitare l'assistenzialismo, i contributi a pioggia”.

Il PorTIco

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blocnotes AL PRESIDENTE CAPPELLACCI

Osservatorio povertà, la richiesta delle Acli Le Acli della Sardegna hanno chiesto al presidente della Regione Cappellacci “di adoperarsi nelle more della finanziaria e nell’avvio di un tavolo tecnico per l’efficace organizzazione dell’Osservatorio regionale sulle povertà come previsto dalla legge n. 23 del 23 dicembre 2005 art. 34”. “Le ACLI della Sardegna - si legge in un comunicato - si rivolgono al presidente della Regione per l’avvio immediato dell’Osservatorio regionale sulle povertà”. “Oltre al disegno sociale e occupazionale - scrive l’organizzazione dei lavoratori, presieduta da Ottavio Sanna (nella foto)- è indispensabile instaurare e coordinare un rapporto tra le istituzioni, le organizzazioni che si adoperano nel volontariato e la chiesa sarda che si faccia carico del dramma delle povertà crescenti”.

Nel 2010 erano relativamente povere il 18,5 per cento delle famiglie sarde. La povertà relativa nel 2011 è salita al 21,1 per cento In Sardegna i poveri relativi secondo queste stime sono oltre 400 mila (ISTAT). Al contempo sono cresciute le famiglie che si trovano in stato di povertà assoluta (ISTAT 2011) e negli ultimi tempi sono divenute più frequenti le situazioni di crisi sul versante degli alloggi. In un approccio complesso alla lettura delle povertà sarde si associano fenomeni come la dispersione scolastica ben oltre il 25 per cento e livelli molto bassi di scolarizzazione medio alta. Alla fine del 2012 erano precari oltre 150mila sardi ed i giovani disoccupati sono circa la metà delle forze lavoro giovani. “In questo senso - secondo le Acli della Sardegna - è necessaria un’azione condivisa di analisi e programmazione degli interventi sulle povertà che non può vedere le istituzioni lavorare da sole. L’istituzione dell’Osservatorio sulle povertà è pensata in questa direzione ed i suoi interventi dovrebbero precedere ogni ipotesi di programma in modo da connetterla direttamente con l’azione della società civile e rendere le specifiche politiche più efficaci”. Tra le finalità dell’Osservatorio infatti è prevista la rilevazione dei bisogni, la mappatura dei servizi, la fornitura di supporto informativo e linee di orientamento per la Regione nella predisposizione di leggi specifiche e dei Piani sociali e locali dei servizi alla persona (Plus) oltre che la cura dei collegamenti sul territorio e la presentazione di azioni di contrasto alla povertà. Il presidente Sanna chiede “un’azione politica immediata da parte del presidente della Regione per l’avvio di interventi oggi più che mai necessari alla ripresa del territorio sardo che necessitano di risorse per il funzionamento”.


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IL PORTICO DEL TEMPIO

Il PorTIco

Il Papa. Prima celebrazione di canonizzazione per Papa Bergoglio in piazza San Pietro

“Consacrate, siate madri non zitelle” La maternità nella vita consacrata ROBERTO PIREDDA A SCORSA DOMENICA il Santo Padre ha celebrato la S. Messa con il rito di Canonizzazione dei Beati Martiri di Otranto, di Madre Laura Montoya e di Madre María Guadalupe García Zavala. Nell'omelia della Celebrazione Eucaristica Papa Francesco ha in primo luogo sottolineato la testimonianza di fede dei Martiri di Otranto: «circa ottocento persone, sopravvissute all'assedio e all'invasione di Otranto furono decapitate nei pressi di quella città. Si rifiutarono di rinnegare la propria fede e morirono confessando Cristo risorto. Dove trovarono la forza per rimanere fedeli? Proprio nella fede, che fa vedere oltre i limiti del nostro sguardo umano, oltre il confine della vita terrena, fa contemplare “i cieli aperti” - come dice Santo Stefano - e il Cristo vivo alla destra del Padre». Facendo poi riferimento a Madre Laura Montoya, prima santa colombiana, il Papa ha richiamato l'importanza di un servizio distaccato e generoso: «lei ci insegna ad accogliere tutti senza pregiudizi, senza discriminazioni, senza reticenze, con amore sincero, donando loro il meglio di noi stessi e soprattutto condividendo con loro ciò che abbiamo di più prezioso, che non sono le nostre opere o le nostre organizzazioni, no! Quello che abbiamo di più prezioso è Cristo e il

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Il Papa in Piazza San Pietro.

suo Vangelo». Riferendosi a Madre Maria Guadalupe Francesco ha posto l'accento sul pericolo di una fede “borghese”: «rinunciando a una vita comoda - quanto danno arreca la vita comoda, il benessere; l'"imborghesimento" del cuore ci paralizza -, rinunciando a una vita comoda per seguire la chiamata di Gesù, insegnava ad amare la povertà, per poter amare di più i poveri e gli infermi». Al Regina Caeli il Santo Padre ha salutato i partecipanti alla “Marcia per la vita” e ha ricordato l'iniziativa “Uno di noi”: «saluto i partecipanti alla "Marcia per la vita" che ha

Abbònati a

avuto luogo questa mattina a Roma e invito a mantenere viva l'attenzione di tutti sul tema così importante del rispetto per la vita umana sin dal momento del suo concepimento. A questo proposito, mi piace ricordare anche la raccolta di firme che oggi si tiene in molte parrocchie italiane, al fine di sostenere l'iniziativa europea "Uno di noi", per garantire protezione giuridica all'embrione, tutelando ogni essere umano sin dal primo istante della sua esistenza». In settimana il Papa ha ricevuto in udienza le partecipanti all'Assemblea plenaria dell'Unione Internazionale delle Superiore Generali.

Alle superiore generali Francesco ha ricordato il valore dell'adorazione e del servizio: «adorare il Signore e servire gli altri, non tenendo nulla per sé: questo è lo "spogliamento" di chi esercita l'autorità. Vivete e richiamate sempre la centralità di Cristo, l'identità evangelica della vita consacrata». Il vero servizio trova la sua forma autentica nella croce di Cristo: « il vero potere, a qualunque livello, è il servizio, che ha il suo vertice luminoso sulla Croce. Benedetto XVI, con grande sapienza, ha richiamato più volte alla Chiesa che se per l'uomo spesso autorità è sinonimo di possesso, di dominio, di successo, per Dio autorità è sempre sinonimo di servizio, di umiltà, di amore». Alle consacrate il Santo Padre ha indicato come modello quello della maternità spirituale della Vergine Maria: «la consacrata è madre, deve essere madre e non "zitella"! Scusatemi se parlo così, ma è importante questa maternità della vita consacrata, questa fecondità! Questa gioia della fecondità spirituale animi la vostra esistenza; siate madri, come figura di Maria Madre e della Chiesa Madre». All'Udienza generale del Mercoledì il Papa Francesco ha dedicato la sua catechesi al tema dello Spirito Santo: «lo Spirito Santo ci insegna a guardare con gli occhi di Cristo, a vivere la vita come l'ha vissuta Cristo, a comprendere la vita come l'ha compresa Cristo».

domenIca 19 maggIo 2013

pietre IRAQ

Giovani cristiani impegnati per la Gmg È stato inaugurato nei giorni scorsi nei pressi della chiesa caldea di San Giuseppe a Baghdad il mercatino fai-da te organizzato da giovani cristiani iracheni allo scopo di trovare fondi per sostenere le spese del viaggio a Rio de Janeiro, dove loro stessi hanno intenzione di recarsi alla fine di luglio per partecipare alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù. L'originale iniziativa durerà alcuni giorni e potrebbe rappresentare una esperienza pilota da rilanciare in altre chiese disseminate nel Paese. Sui banconi della piccola fiera, che ha visto fin dall'inizio una forte affluenza di acquirenti e curiosi, si trovano generi alimentari, vestiti, prodotti elettronici.

COLOMBIA

Un altro sacerdote ucciso Un altro sacerdote è stato ucciso in Colombia. Si tratta di padre José Antonio Bayona Valle, di 48 anni, sacerdote diocesano dell'arcidiocesi di Barranquilla ucciso con 18 coltellate. L'uomo è stato trovato su un sentiero nella zona del villaggio di Juan Mina. Padre José era stato ordinato il 20 dicembre 1998 e ha lavorato come parroco della parrocchia di Cristo Re nel sud-ovest di Barranquilla nel quartiere chiamato Lipaya. La comunità cattolica è molto colpita per l'accaduto e le autorità sono già al lavoro per chiarire l'omicidio. In Colombia nel 2012 è stato ucciso un sacerdote; nel 2011 sono stati uccisi 6 sacerdoti e 1 laico; nel 2010 hanno trovato la morte 3 sacerdoti ed un religioso; nel 2009 sono morti violentemente 5 sacerdoti ed 1 laico. Dall'inizio dell'anno sono ormai 4 i sacerdoti colombiani uccisi. TIMOR EST

48 numeri a soli 30 euro Puoi effettuare un versamento sul conto corrente postale n. 53481776 intestato a Associazione culturale “Il Portico” - via Mons. Cogoni, 9 09121Cagliari. Oppure disporre un bonifico bancario sul conto corrente n. 1292 intestato a Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 09121Cagliari presso Banca Prossima Sede di Milano, IBAN IT 39 U033 5901 6001 0000 0001 292

Apostolato in carcere dei Gesuiti L'apostolato nella carceri, soprattutto con i giovani detenuti, è uno dei ministeri speciali per la comunità dei Gesuiti a Dili, capitale di Timor Est. La seconda domenica di ogni mesi, i Gesuiti celebrano l'Eucaristia nel carcere di Dili e molte sono le attività di cooperazione e di aiuto dei detenuti. Il servizio sociale nelle carceri ha acquistato nuovo slancio dopo che Papa Francesco ha scelto di celebrare la Messa del Giovedì Santo in un carcere giovanile. La popolazione di Timor Est è formata per il 75% da giovani sotto i 30 anni, e anche quella carceraria abbonda di giovani. I detenuti partecipano attivamente alla Messa, animata da quattro suore, leggendo le letture e cantando in un coro, mentre si forma la coda di prigionieri in attesa di confessarsi.


domenIca 19 maggIo 2013

IL PORTICO DEI GIOVANI

Il PorTIco

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Giovani. Quando la realtà virtuale è strumento buono per la vita di tutti i giorni, con un evidente beneficio.

Tutti pazzi per lo scambio di libri e volumi, così un gruppo di giovani promuove la cultura L’associazione Urban center sperimenta con successo il bookcrossing: si condivide un libro e se ne segue il percorso sul web, dando ad altri la possibilità di leggerlo MATTEO MELONI ASSOCIAZIONE Urban Center di Cagliari ha dato vita all’iniziativa denominata BookCrossing, pratica già sperimentata in altre città che consiste nello scambio libero e gratuito di libri tra le persone. Attraverso l’installazione di una “stazione” viene data la possibilità a chiunque, e in qualunque momen-

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to, di prendere o consegnare un libro e, inserendo il codice di riferimento del testo sul sito internet www.bookcrossing.com, si può tracciare lo spostamento della copia. Urban Center è formata da giovani studenti universitari di ogni ordine e grado, aperta alla cittadinanza, autofinanziata sia nelle spese di gestione dei locali che nella proposta delle iniziative. Stefano Gregorini, presidente dell’associazione, racconta come è nata questa idea di condivisione dei volumi cartacei. “Abbiamo notato come in Europa esistevano vere e proprie postazioni per i libri. Erano già diffuse pratiche simili, come quella di lasciare un libro nel sedile

di un treno o su un autobus: le persone, in generale con grande senso civico, leggevano le pagine del testo lasciandolo dove l’avevano trovato. Cagliari – ricorda Gregorini – era sprovvista di una simile iniziativa e quando abbiamo deciso di progettare, in maniera estemporanea, l’installazione di un luogo dove poter ritirare e consegnare i volumi, abbiamo subito capito che l’idea poteva piacere”. Ormai internet e i nuovi dispositivi come gli smartphone e i tablet hanno un ruolo preponderante nella vita di tutti i giorni. Eppure il libro cartaceo continua ad avere il favore del pubblico. “Il BookCrossing e il successo dell’iniziativa a livello mon-

diale è la dimostrazione che si possono far interagire due mondi apparentemente distanti. Infatti – continua Gregorini – la nostra idea sta riscuotendo grande popolarità grazie alla rete: la divulgazione del progetto sui social network, Facebook in primis, è stata fondamentale affinché l’iniziativa divenisse popolare. In pochi giorni abbiamo ricevuto già più di 100 copie, e tantissime sono state scambiate. E per giunta, in questi giorni, semplici curiosi e persone interessate sono venuti a vedere la postazione per i libri, hanno chiesto informazioni sul funzionamento dell’attività e come eravamo intenzionati a supportarla”. La realtà fisica, ancora una volta, incontra la realtà virtuale, unendo co-

“Costruiamo reti sociali per lo sviluppo”

edizione. Urban Center è attiva su tutti i campi culturali del capoluogo. Molto spesso sento dire, soprattutto dai più giovani, che la città è morta, che non è attraente, che non c’è futuro. Io penso che la nostra associazione sia riuscita, nel suo piccolo, a dimostrare che se si vuole realizzare qualcosa di innovativo si può. Basta solo metterci passione e impegno.

Tre domande alla vicepresidente di Urban Center MAT. MEL. L PROGETTO URBAN CENTER, iniziato nel 2009 come comitato per poi divenire, nel luglio 2012, associazione, promuove iniziative culturali cittadine, volte alla valorizzazione ed alla salvaguardia del territorio. Federica Lai, vicepresidente dell’associazione, studentessa magistrale di Scienze Politiche, racconta a Il Portico la sua esperienza e gli obiettivi che vuol raggiungere Urban Center. Quali sono gli obiettivi dell’associazione? Urban Center si propone di affrontare con un’ottica multidisciplinare le tematiche riguardanti Cagliari e la sua area vasta. Rientrano nei fini della nostra associazione la promozione della cittadinanza attiva e della partecipazione all’interno delle istituzioni e della società civile. Ad oggi Urban Center è composta da 25 iscritti, giovani studenti universitari o laureati e, avendo associati provenienti da differenti percorsi di studio ed esperienze formative, que-

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sto diventa necessariamente il punto di forza del nostro lavoro di gruppo. Capii subito, già all’indomani della formazione del nostro comitato, l’importanza dell’impatto che il nostro impegno avrebbe profuso: le diverse iniziative da noi realizzate, anche con il sostegno di altre associazioni, ha avuto un riscontro importante da parte della cittadinanza. Personalmente, ho avuto la possibilità di avvicinarmi alle tematiche della città e alle esigenze degli abitanti, cercando di realizzare una critica sempre costruttiva. Quali canali di comunicazione utilizzate per la promozione delle iniziative dell’associazione? Principalmente, svolgiamo attività di comunicazione e informazione attraverso il web ed i social network. L’iniziativa di BookCrossing, ad esempio, ha avuto un grandissimo successo su Facebook dove, grazie alla funzione di condivisione della notizia e delle foto da noi postate, abbiamo potuto divulgare il messaggio sulla rete nelle varie bacheche degli

sì le forze per giungere ad un obiettivo concreto e tangibile. E in un periodo di crisi che tocca gli aspetti economici, politici e sociali sembra che gli individui abbiano, in realtà, estremo bisogno della condivisione di idee e di iniziative del genere. “La nostra associazione vive nel cuore della città, nel quartiere di Castello. Da quando siamo nati, nel 2009, gli abitanti hanno sempre apprezzato le nostre iniziative perché hanno dato una nuova possibilità di vita al rione intero”. Hanno riscosso particolare successo eventi come “Una birra con…” che vedeva un ospite di rilievo interpellato sui temi cittadini o, recentemente, la mostra audio-visiva organizzata in collaborazione l’associazione Sardegna AlternAttivain occasione dell’anniversario del bombardamento di Cagliari del 1943. “La gente – afferma Gregorini – ha bisogno di fiducia, di solidarietà, di credere nel prossimo. E proprio da questi sentimenti nasce il successo del BookCrossing: poter lasciare incustoditi dei libri in un luogo pubblico, nel cuore della città, nella speranza che la cultura possa battere ogni forma di violenza e atto vandalico. La postazione è sita in via Stretta 37, di fronte alla nostra sede. Tutti i cittadini cagliaritani, dell’hinterland e i turisti – conclude Gregorini – sono i benvenuti”.

Stefano Gregorini e Federica Lai, presidente e vice di Urban Center.

utenti che ci seguono, con la visibilità che si estendeva a macchia d’olio. Non è un caso che già nel primo giorno di attività della postazione di BookCrossing siano stati donati più di cento libri. E così anche per le altre iniziative lanciate in passato: organizziamo conferenze e dibattiti pubblici, affrontiamo studi di ricerca e di approfondimento, elaboriamo progetti per la città. Il vostro impegno ha la finalità di migliorare la città attraverso la discussione di temi molto importanti. Ci battiamo affinché possa migliorare la qualità della vita degli abitanti di Cagliari, cerchiamo di costruire reti culturali e sociali all’interno del territorio, incentivia-

mo la comunicazione e la collaborazione sul tema dello sviluppo locale. La nostra critica costruttiva è rivolta alle amministrazioni comunali senza inserirci nel dibattito partitico. In passato abbiamo portato avanti iniziative importanti, come quella che ha visto il coinvolgimento degli abitanti sulla riqualificazione di Piazza Garibaldi o, tema molto attuale e scottante, sulla questione Tuvixeddu, quando invitammo l’architetto di fama internazionale João Nunes, divenuto, per giunta, socio onorario di Urban Center. Nel prossimo futuro è in programma una partnership con la manifestazione Leggendo Metropolitano, importante Festival Letterario giunto oramai alla quinta

La sede dell’Urban center.


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IL PORTICO DEI GIOVANI

Il PorTIco

DOMENICA 19 maggIo 2013

Pastorale giovanile. Proposta di mobilitazione per gli oratori della diocesi: i soldi raccolti arriveranno a destinazione.

Una grande raccolta fondi da portare a Viana per realizzare una ludoteca per Casa Linda Il frutto delle iniziative portate avanti in modo autonomo dagli oratori sarà poi affidato alla delegazione della diocesi che parteciperà alla GMG di Rio con Papa Francesco FEDERICA BANDE UANDO SI CREDE veramente in qualcosa e ci si mobilita affinché ciò accada, allora i sogni diventano progetti, ed i progetti divengono un qualcosa di reale che coinvolge persone, cuori e paesi. Questo è quello che è accaduto a Viana, città sita nel nord-est del Brasile, dove don Gabriele Casu e don Giuseppe Luigi Spiga, attraverso il “Progetto Educativo Casa Linda”, hanno costruito una realtà dove bambini e giovani delle fasce sociali più carenti hanno trovato un’oasi dove crescere e formarsi. Questo progetto propone ai giovani delle attività che la scuola pubblica non offre, come musica,teatro danza, pittura informatica e tanto altro, e attraverso dei laboratori i ragazzi ricevono un’educazione concreta ed un valido sostegno affinché ricevano gli strumenti necessari per

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l’integrazione nella società e quindi un ingresso dignitoso all’età adulta e al mondo del lavoro. La struttura dove tutto questo si svolge è una casa costruita una ventina di anni fa in ricordo di “Maria Leo”, grazie al sostegno di tanti benefattori e agli amici delle due Associazioni

“Amico della Missione Onlus” e “Linda Spiga Onlus”, che con il loro contributo hanno fatto in modo che ad oggi Casa Linda sia un posto sicuro, completamente ristrutturato e in grado di ricevere i giovani in 5 aule per le varie attività, una sala giochi, un piccolo auditorium, il refettorio, una sa-

la musica, una sala di informatica, tre dormitori e un campo polivalente con spogliatoi e bagni. Il Progetto abbraccia anche le famiglie, proponendo periodicamente ai genitori dei bambini adottati dei momenti di formazione e di incontro, attraverso lo sviluppo di tematiche legate all’educazione dei figli. Inoltre, tra i vari obiettivi, vi è anche quello di realizzare dei corsi professionali per i giovani, affinché imparino un mestiere e quindi si radichi in loro una mentalità lavorativa piuttosto che assistenzialistica. Don Gabriele e don Giuseppe spendono la loro vita sostenendo e portando avanti il progetto di Casa Linda e a questo abbinano un lavoro di pastorale molto intenso che li porta a visitare assiduamente i villaggi e le comunità limitrofe. Ma i nostri missionari non sono soli, infatti la Pastorale Giovanile ed il nostro vescovo mons. Arrigo Miglio, in occasione della GMG di Rio che si terrà questa estate, propongono un’ iniziativa di solidarietà rivolta a tutti i giovani della Diocesi, che si pone come obiettivo una grande raccolta fondi da portare a Viana per la costruzione di una ludoteca per i bambini di Casa Linda. Vogliamo invitare tutti i nostri ragazzi ed i gruppi giovani che abitano gli oratori del nostro territorio a muoversi concretamente organizzando delle autonome iniziative di solidarietà,e quindi

unire forze, idee ed energie per sostenere delle raccolte fondi. Tali fondi verranno poi affidati alla delegazione diocesana che parteciperà alla GMG e andrà direttamente dai dona Viana per consegnare loro il ricavato e quindi sostenerli non solo moralmente, ma anche economicamente e concretamente vivendo la realtà di Casa Linda per alcuni giorni. Per sostenere i nostri missionari le iniziative possono essere tante, infatti già alcune parrocchie coinvolgendo anche i ragazzi del catechismo, sono riuscite a raccogliere dei fondi anche attraverso delle piccole rinunce personali. Il significato del sacrificio, anche se piccolo, è importante e va scoperto e riscoperto da giovani e meno giovani. Il rinunciare a qualcosa del nostro per donarlo a chi ha bisogno è un primo passo, ma le parrocchie e gli oratori possono trovare mille modi per insegnare e fare della solidarietà in modo giovane e coinvolgente, per esempio attraverso l’organizzazione di pesche miracolose, cacce al tesoro e tante altre iniziative. La carità si impara anche dai piccoli gesti, e piccoli gesti fatti da tante persone danno vita ad un grande aiuto. I sogni per divenire realtà necessitano di persone che credono in quello che fanno; due di queste persone,che appartengono per altro alla nostra terra, chiedono il nostro sostegno, perciò… Buon lavoro a tutti!

Reso noto il programma della Giornata mondiale Rio: si comincia il 22 luglio, il 27 sera la veglia con i giovani I. P.

stato reso noto nei giorni scorsi il programma dettagliato della Giornata mondiale della Gioventù (Gmg), che si svolgerà a Rio de Janeiro dal 23 al 28 luglio: la conferma ufficiale arriva con una nota della Sala stampa della Santa Sede - e dell’Arcivescovo di Rio e presidente del Comitato organizzatore locale monsignor Orani Joao Tempesta: papa Francesco sarà in Brasile per la Gmg dal 22 al 29 luglio. Il primo viaggio internazionale del Pontefice, dunque, che partirà per il “suo” Sud America da Ciampino alle 8,45 di lunedì 22 luglio. Nel pomeriggio del 22 sarà accolto ufficialmente all'aeroporto internazionale Galeao/Antonio Carlos Jobim di Rio de Janeiro; alle 17 si svolgerà la cerimonia di benvenuto nel giardino del Palazzo Guanabara, con discorso del Papa; dopo ci sarà la visita al presidente della Repubblica Dilma Rousseff. Francesco soggiornerà nella residenza di Sumaré a Rio de Janeiro. Per mercoledì 24 alle 8,15 è fissata la

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partenza in elicottero dall'eliporto di Sumaré per il santuario di Nostra Signora della Concezione di Aparecida, dove, nella sala dei Dodici Apostoli, è prevista la venerazione dell'immagine dellaVergine; dopo verrà celebrata Messa nella basilica del Santuario con omelia di Francesco; nel tardo pomeriggio il Pontefice visiterà l'Ospedale Sao Francisco De Assis Providencia di Rio, dove terrà un discorso. Giovedì 25, come fa anche in Vaticano, celebrerà in privato nella sua residenza una messa; poi è in calendario la consegna delle chiavi della Città al Papa con la benedizione della bandiere olimpioniche nel palazzo della città a Rio de Janeiro; alle 11 visiterà la comunità di Varginha (Manguinhos): dopo 33 anni, un Papa tornerà a visitare una favela. Questa volta la visita sarà nella Zona Nord. La comunità scelta è Varginha, pacificato da recente dal governo dello Stato di Río de Janeiro. In serata festa di accoglienza dei giovani sul lungomare di Copacabana: anche in questa occasione Papa

L’incontro del Papa con Javier Zanetti, suo connazionale, capitano dell’Inter e grande testimonial tra i giovani.

Bergoglio interverrà con un suo discorso. Venerdì 26, dopo la messa privata, ci sarà la confessione di alcuni giovani della 28esima Gmg nel parco della Quinta da Boa Vista a Rio; seguirà un breve incontro con alcuni ragazzi detenuti nel palazzo arcivescovile San Joaquin; alle 12 preghiera dell'Angelus dal balcone centrale del palazzo dell'Arcivescovo; all'una il Papa pranzerà con i giovani nel salone rotondo del palazzo arcivesco-

vile, e poi alle 18 si svolgerà la via Crucis con i giovani. Sabato 27 celebrerà la messa con i Vescovi della 28esima Gmg e con i sacerdoti, i religiosi e i seminaristi nella Cattedrale di San Sebastiano; alle 11,30 terrà un discorso alla “classe dirigente” brasiliana nel teatro municipale di Rio; in serata ci sarà la Veglia di preghiera con i giovani nel Campus Fidei a Guaratiba, sempre con discorso del Papa. Domenica 28 alle 10 celebrerà la

Messa nel Campus di Guaratiba con la preghiera dell'Angelus ; nel pomeriggio incontrerà il comitato di coordinamento del Consiglio episcopale latinoamericano nel Centro Studi di Sumaré a Rio, e poi i volontari della 28esima Gmg; infine, alle 18,30 si svolgerà la cerimonia di congedo all'aeroporto di Rio de Janeiro, con discorso conclusivo di Francesco; alle 19 il Papa lascerà in aereo il Brasile, direzione Roma, dove arriverà il 29 luglio alle 11,30.


DOMENICA 19 maggIo 2013

IL PORTICO DI CAGLIARI

Società. Intervista con Paolo De Angelis, noto magistrato della Procura di Cagliari.

“Per prevenire il riciclaggio serve gioco di squadra e informazione” Conversazione su usura, denaro sporco e rischi legati al gioco d’azzardo: “La responsabilità delle istituzioni è fare rete per rendere i cittadini più consapevoli dei rischi” LAURA CABRAS LASSE 1960, PAOLO De Angelis è magistrato da circa 20 anni. Attualmente coordina la scuola di specializzazione per il settore penale insieme al professor Luigi Concas, ed è tutor alla Scuola superiore di magistratura di Firenze. Nella sua carriera quali sono stati i settori di cui si è occupato? Presso la Procura della Repubblica di Cagliari mi sono occupato di droga, mafia e terrorismo. Da anni mi occupo di riciclaggio ed attualmente anche di doping. Le difficoltà son tante e di diversa natura. Quando si parla di riciclaggio? Il riciclaggio è un forte potere dell’attività criminalizzata. Si cerca di dare parvenza lecita ad attività illecite che incoraggiano la cosiddetta “economia sommersa”. Si parla tanto di “lavare il denaro sporco”, di paradisi fiscali, società offshore, per poi ottenere denaro pulito su qualche conto pronto ad esser usato. La normativa antiriciclaggio è contenuta in un articolato sistema di fonti a li-

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vello internazionale, comunitario e nazionale. L’Italia è stata condannata dall’Unione europea per aver violato il Trattato; la Corte di Giustizia Europea con l’ultima sentenza del 27 marzo 2012 si è nuovamente pronunciata in via pregiudiziale sulla compatibilità tra la normativa Italiana sull’attività delle scommesse e quindi del gioco e le relative sanzioni penali. Il nostro codice penale all’art. 648 bis e ter prevede oltre l’arresto da 4 a 12 anni, anche una multa da 1032 euro a più di 15mila euro, ma in realtà questo non significa che l’attività di riciclaggio venga disincentivata o sia un deterrente. Perchè? E’ veramente difficile individuare i colpevoli ed il reato“base” anche dietro segnalazioni. Spesso quest’attività criminale è ben“camuffata”, alcune società son fuori da ogni autorizzazione perché, ricordo, che

con la liberalizzazione del decreto Bersani 2006/223 (libertà di impresa e di stabilimento) molti soggetti criminali hanno la sede principale all’estero come in Irlanda, e questo vanifica ogni attività di controllo proprio anche per il fatto che esiste un trattato dell’Unione europea. Cito dati del 2011: sono giunte più di 49mila segnalazioni per operazioni sospette di cui poi non si sa quale sarà l’esito e se c’è un esito. Pertanto la difficoltà è chiara. Quando il gioco può dirsi legale? Il gioco legale è quello nato e gestito in Italia, dove si conoscono i soggetti che operano, che hanno chiesto le autorizzazioni e che pagano le tasse. Poi ci sono casi anche in Italia dove c’è il sommerso, anche dove vi è la legalità. Per quanto riguarda il settore delle scommesse sportive, ad esempio, in Italia, non è liberalizzato; l'art. 88 del Testo unico di

Pubblica sicurezza, prevede che per operare in tale settore siano necessari una concessione rilasciata dall'Amministrazione Accentrata dei Monopoli di Stato (che fa capo al Ministero dell'Economia e delle Finanze), e un'autorizzazione di polizia, rilasciata solo a soggetti concessionari, revocabile, che viene negata a chi abbia subito una condanna a determinate pene o per particolari delitti, ad esempio per reati contro la moralità pubblica ed il buon costume o per violazione della stessa normativa relativa ai giochi d'azzardo (artt. 11 e 14 del TULPS). E l’usura? L’usura nel gioco-scommesse è un problema serio perché il giocatore diviene inconsapevolmente complice, ma è anche vittima. I due soggetti hanno così un forte legame dettato dall’interesse l’uno del gioco e del recuperare le somme da restituire, l’altro di lucrare su una persona debole e dedita al suo rischio. L’occasione è quindi “ghiotta”. Tornando alla prevenzione credo che l’unica cosa sia fare rete fra le istituzioni e non solo: informare gli adulti e gli adolescenti del rischio e dei pericoli che si corrono. Lei è anche impegnato nell’antidoping nella fondazione Mennea. Pietro Mennea è stato un mio caro amico. Collaboro con alcune scuole per la diffusione del messaggio antidoping e antidroga. Credo che lo sport sia fondamentale per la crescita e lo sviluppo di un adolescente ed in genere utile alla persona.

Testimonianze solidali e piccole, grandi, idee Con Caritas la serata conclusiva del progetto Amos MARIA CHIARA CUGUSI ESTIMONIANZE SOLIDALI e piccoli progetti per costruire fraternità e condivisione. Questo il significato di “Giovani talenti della solidarietà”, la serata conclusiva del progetto ‘Amos - Amo un mondo operoso e solidale’, organizzata dal Gruppo di educazione alla mondialità della Caritas di Cagliari, in collaborazione con l’Ufficio Missionario e altri Uffici ed associazioni ecclesiali. L’obiettivo, “far crescere relazione - ha ricordato don Marco Lai, direttore della Caritas -, imparare a conoscersi, in un mondo in cui è più facile comunicare e superare le barriere fisiche”. Un progetto che ha visto l’organizzazione di lezioni nelle scuole sui temi della mondialità, dei diritti umani e della pace, oltre a ‘laboratori multi-etnici’ finalizzati a promuovere la conoscenza reciproca, e un concorso di idee solidali, in cui i gio-

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vani sono stati coinvolti nella presentazione di alcuni progetti. Come ‘Il laboratorio degli Alchimisti’, vincitore del concorso: laboratori formativi sull’importanza della chimica, organizzati dagli studenti della classe V dell’Istituto Niccolò Tommaseo e rivolti ai bimbi del reparto di pediatria del Brotzu: “L’emozione più grande è stata vederli sorridere”, hanno spiegato i ragazzi. Un cammino solidale che potrà proseguire quest’estate, con la proposta di una settimana di volontariato estivo, dal 20 al 27 agosto, nei servizi della Caritas diocesana e in altre realtà. “La finalità - ha spiegato Giada Melis, coordinatrice di Amos - è far conoscere la solidarietà, renderla visibile, affinché si possa moltiplicare”. Iniziando da testimonianze concrete, come quella di don Gabriele Casu, missionario Fidei donumin Brasile, parroco nella parrocchia di Nossa Senhora de Nazaré a Viana, dove “oltre alle attività pastorali - ha rac-

contato - siamo impegnati nella formazione dei coordinatori della comunità che organizzano un cammino condiviso, dalla catechesi alle feste patronali”. Tra i progetti portati avanti, quello educativo di ‘Casa Linda’, con laboratori per i bimbi provenienti dalle fasce sociali più deboli. Inoltre, da alcuni anni, sono attive le adozioni a distanza, che oggi garantiscono due ceste di alimenti al mese a circa 70 famiglie. Natalino Sisay è fuggito dall’Eritrea, colpita dalla guerra, dopo aver attraversato Etiopia, Sudan, Libia è arrivato a Lampedusa: uno dei classici viaggi ‘della speranza’, 86 persone stipate in un gommone di 12 metri. Dall’isola siciliana è arrivato in Sardegna, dove ha ricominciato a vivere grazie alla Caritas diocesana, con cui, oggi, collabora. Tra una testimonianza e l’altra, i balli delle co-

munità, come il ‘Bulaklakan’, dedicato alla Vergine Maria: viene eseguito nel mese di maggio e le ragazze reggono ciascuna un arco di fiori, o il ‘Tinikling’, una delle più conosciute danze filippine. Michela e Mauro Taddeo, giovani sposi missionari della Comunità di Villaregia, con le loro bimbe, Chiara, 6 anni, e Miriam, quasi 5, hanno scelto di trascorrere un anno e mezzo nella periferia di Lima, dove la Comunità è impegnata con iniziative di promozione umana in ospedale, negli asili, in un centro professionale. “Il nostro desiderio - hanno raccontato -, era di camminare accanto a quelle persone, che, pur vivendo nella miseria, sono pronte a donare ciò che hanno: siamo entrati nelle loro case, e ci hanno insegnato che nessuno è mai così povero da non poter donare agli altri, se lo vuole”.

IL PORTICO

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brevi DOMENICA 19 MAGGIO

Celebrazione diocesana della Pentecoste

Domenica 19 maggio alle 17, nella Basilica di Bonaria, l’arcivescovo mons. Miglio presiederà la solenne celebrazione diocesana della Pentecoste. La solenne veglia di Pentecoste con l’Eucarestia sarà normalmente celebrata la sera del sabato nelle chiese parrocchiali e nelle altre chiese della diocesi.

INCONTRO CON P. CHRISTIAN

La trascendenza illumina l’attualità? Il prossimo appuntamento con il ciclo di catechesi che Padre Christian-M. Steiner op (nella foto) dedica alrapporto tra Famiglia e Concilio Vaticano II in luce digitale (“Vita esplosiva in progress. Microciviltà familia in luce conci-

liare, digitale e planetaria”), dal titolo stavolta ““Gli uomini attendono dalle varie religioni… La Trascendenza illumina l’attualità?” si terrà sabato 25 maggio alle 17.30 nella Biblioteca del Convento di San Domenico. Si tratta di un’ottima occasione per contiuare a riflettere sul Concilio Vaticano II in un’ottica familiare ed in una cornice molto particolare e accogliente. Come per gli appuntamenti precedenti è prevista l'accoglienza per i bimbi.

IN SEMINARIO IL 19 MAGGIO

Pre-seminario, il terzo incontro Domenica 19 maggio, dalle 9 alle 15 nei locali del Seminario Arcivescovile, si terrà il terzo incontro di pre-seminario. Sono invitati, con la presentazione del proprio parroco, i ragazzi di età compresa tra i 12 e i 17 anni (ma per estensione si può intendere anche dalla V elementare alle superiori) che desiderano conoscere l’esperienza comunitaria del Seminario Minore diocesano per un discernimento vocazionale.


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IL PORTICO

Il PorTIco

SOLENNITA’ DI PENTECOSTE (ANNO C)

dal Vangelo secondo Giovanni

Egli vi darà un altro Paràclito...

Gv 14, 15-16. 23-26 DON ANDREA BUSIA

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il portico della fede

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n quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre. Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».

a seconda parte del Vangelo di questa domenica è già stato letto nella sesta domenica di Pasqua (5 maggio) ed è quindi possibile, per chi vuole, integrare questo commento con quello di due settimane fa. Ci troviamo nel contesto dell’ultima cena, dei discorsi di addio, queste parole di Gesù assumono il valore di raccomandazioni finali: in esse viene sintetizzato ciò che Gesù vuole che i discepoli ricordino, vivano, e insegnino per tutta la loro vita. «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti»: per Gesù, come d’altronde in tutta la rivelazione, i comandamenti non sono un’entità a sé stante, bensì vie per manifestare il legame di amore con Dio. “Amore” e “comandamento” non sono termini antitetici, così come non lo sono “amore” ed “eduzione” o “guida”, questo perché quei

comandamenti sono per la felicità e la perfetta realizzazione dell’uomo, non capricci, né tantomeno ordini dispotici tipo: “fai così semplicemente perché l’ho detto io”. Tutto ciò non è strano se teniamo conto che Gesù stesso ci ha insegnato a chiamare Dio con l’appellativo di “Padre” e ha attribuito a sé quelli di “maestro” e di “Signore” (Gv 13,13), e non ha rifiutato quello di “Dio” (Gv 20,28): “Padre”, “maestro”, “Signore”, “Dio” sono tutti, in maniera diversa, titoli che esprimono la responsabilità di educare, guidare, coloro che si trovano sotto la loro autorità. Questo spiega perché Gesù (come il Padre), in virtù del suo amore per noi, ci abbia dato dei comandamenti, come quello dell’amore vicendevole (Gv 13,34), ma noi dobbiamo fare ancora un passo avanti per capire perché il nostro amore, secondo il ragionamento di Gesù, debba trovare la sua realizzazione nell’osservanza

dei suoi comandamenti. La premessa che abbiamo fatto è fondamentale perché non possiamo rispondere alla nostra domanda se non riusciamo a riconoscere che questi comandamenti sono per la nostra felicità e sopratutto se non crediamo fermamente che tutto ciò che Gesù e il Padre hanno fatto è stato per la nostra salvezza, comportandosi quindi da vero Padre e vero Signore. Da questi elementi derivano la lode, il ringraziamento, ma anche e soprattutto quella fiducia che ci permette di seguire delle indicazioni (i comandamenti) che, sebbene possano risultare difficili da vivere, ci mostrano una via sicura verso la felicità. È estremamente difficile, d’altra parte, seguire le indicazioni di qualcuno a cui non si riconosce autorevolezza o di cui non ci si fida. “E io pregherò il Padre”: all’amore per lui, Gesù fa corrispondere il suo amore

per noi ma, mentre il nostro amore si manifesta nell’obbedienza ai suoi comandamenti, il suo diventa preghiera al Padre per il nostro bene e questo, come abbiamo già detto commentando il vangelo di domenica scorsa, è ciò che fa per noi ora che è alla destra del Padre. “Ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre”. Lo Spirito viene dal padre ma è frutto della preghiera di Gesù a nostro favore: il Paràclito è il dono per eccellenza di tutta la Trinità, egli stesso ne è parte e il suo dono è frutto dell’accordo divino tra il Padre e il Figlio. Possiamo anche notare che Gesù chiama lo Spirito con “un altro Paràclito”: è evidente come il “primo” Paràclito fosse lui stesso, ma ora che lui sta per salire al cielo non vuole che i suoi discepoli restino “soli” troppo a lungo, sebbene il suo posto non sia sulla terra la sua premura non si esaurisce al momento dell’ascensione come abbiamo già detto.

IL VIANDANTE ASSETATO All'ultima Udienza generale Papa Francesco ha ripreso il ciclo di catechesi dedicato all'Anno della fede e in modo particolare alla riflessione sul Credo. Nel testo del Credo troviamo l'affermazione «Credo nello Spirito Santo che è Signore e dà la vita». Un primo aspetto che va considerato riguarda il fatto che lo Spirito Santo è “Signore”: «Egli è veramente Dio come lo sono il Padre e il Figlio, oggetto, da parte nostra, dello stesso atto di adorazione e di glorificazione che rivolgiamo al Padre e al Figlio. Lo Spirito Santo, infatti, è la terza Persona della Santissima Trinità; è il grande dono del Cristo Risorto che apre la nostra mente e il nostro cuore alla fede in Gesù come il Figlio inviato dal Padre e che ci guida all'amicizia, alla comunione con Dio». Il Santo Padre si sofferma poi in maniera particolare sulla realtà dello Spirito Santo come «sorgente inesauribile della vita di Dio in noi».

Per comprendere l'azione dello Spirito Santo nella vita dell'uomo bisogna partire dal desiderio di pienezza che caratterizza la vita di ciascuno: «l'uomo di tutti i tempi e di tutti i luoghi desidera una vita piena e bella, giusta e buona, una vita che non sia minacciata dalla morte, ma che possa maturare e crescere fino alla sua pienezza. L'uomo è come un viandante che, attraversando i deserti della vita, ha sete di un'acqua viva, zampillante e fresca, capace di dissetare in profondità il suo desiderio profondo di luce, di amore, di bellezza e di pace. Tutti sentiamo questo desiderio! E Gesù ci dona quest'acqua viva: essa è lo Spirito Santo, che procede dal Padre e che Gesù riversa nei nostri cuori». Quando affermiamo che il cristiano è un uomo spirituale diciamo esattamente che è una persona «che pensa e agisce secondo Dio, secondo lo Spirito Santo». A tale proposito, mostra il Santo Padre, è importante

esaminarsi sulla propria realtà: «pensiamo secondo Dio? Agiamo secondo Dio? O ci lasciamo guidare da tante altre cose che non sono propriamente Dio? Ciascuno di noi deve rispondere a questo nel profondo del suo cuore». Lo Spirito Santo ci introduce nella vita divina rendendoci figli di Dio: «questo è il dono prezioso che lo Spirito Santo porta nei nostri cuori: la vita stessa di Dio, vita di veri figli, un rapporto di confidenza, di libertà e di fiducia nell'amore e nella misericordia di Dio, che ha come effetto anche uno sguardo nuovo verso gli altri, vicini e lontani, visti sempre come fratelli e sorelle in Gesù da rispettare e da amare. Lo Spirito Santo ci insegna a guardare con gli occhi di Cristo, a vivere la vita come l'ha vissuta Cristo, a comprendere la vita come l'ha compresa Cristo». di don Roberto Piredda


DELLA FAMIGLIA

domenIca 19 maggIo 2013

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La posizione del Forum delle associazioni.

Buone notizie per le famiglie ALDO PUDDU

alla formazione delle commissioni parlamentari giungono buone notizia per l’associazionismo familiare e per le famiglie italiane”. Ne è convinto il Forum delle associazioni familiari, guidato da Francesco Belletti, che ha espresso soddisfazione per la recente composizione delle commissioni parlamentari. “ra gli oltre 60 parlamentari che in campagna elettorale avevano sottoscritto il Manifesto del Forum “Io corro per la Famiglia” e che ora mantengono rapporti stabili con le associazioni familiari sottolinea il Forum che raccoglie numerose associazioni, non solo di ambito cattolico - molti sono stati chiamati a compiti di responsabilità”. Quindi la nota del Forum dettaglia, con un primo particolare tutto cagliaritano: “È il caso di Pierpaolo Vargiu chiamato alla presidenza della Commissione Affari sociali della Camera e che sarà affiancato dalla vicepresidente Eugenia Roccella”. Ma lo speciale elenco stilato dal Forum in questi primi mesi continua: “È il caso anche di Francesco Paolo Sisto, presidente della commissione Affari costituzionali e, passando al Senato, di Maurizio Sacconi, presidente della commissione Lavoro e di Paolo Tancredi, vicepresidente della com-

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RISCRITTURE

IL CRISTIANO COSTRUISCE PONTI «Il cristiano che vuol portare il Vangelo deve andare per questa strada: sentire tutti! Ma adesso è un buon tempo nella vita della Chiesa: questi ultimi 50 anni, 60 anni sono un bel tempo, perché io ricordo quando bambino si sentiva nelle famiglie cattoliche, nella mia: "No, a casa loro non possiamo andare, perché non sono sposati per la Chiesa, eh!". Era come una esclusione. No, non potevi andare! O perché sono socialisti o atei, non possiamo andare.

Adesso - grazie a Dio – no, non si dice quello, no? Non si dice quello no? Non si dice! C’era come una difesa della fede, ma con i muri: il Signore ha fatto dei ponti. Primo: Paolo ha questo atteggiamento, perché è stato l’atteggiamento di Gesù. Secondo: Paolo è consapevole che lui deve evangelizzare, non fare proseliti». Papa Francesco, messa a Santa Marta 8 maggio 2013

missione Politiche europee”. “Si tratta di incarichi prestigiosi prosegue la nota - in commissioni chiamate ad occuparsi di temi “sensibili” per le famiglie. L’auspicio è quindi che possa venirne una risposta adeguata ai bisogni delle famiglie ed all’elaborazione di leggi finalmente family friendly”. Il Forum ricorda anche che il 15 maggio è la Giornata internazionale della famiglia istituita dall’Onu nel 1994. Per celebrarla, il Forum ha scelto di puntare i riflettori sulla questione delle giovani famiglie e del lavoro giovanile, con un doppio evento pubblico che ha coinvolto le Istituzioni, le parti sociali e imprenditoriali su quella che è una vera e propria emergenza sociale, oltre che lavorativa ed economica. La Giornata si terrà a Roma a Palazzo Rospigliosi e si inserisce anche nel cammino di preparazione alla 47a Settimana sociale (Torino 12 - 15 settembre 2013 su “Famiglia, speranza e futuro per la società italiana”) si articolerà su due eventi distinti: il primo, al mattino, su “Crisi economica e giovani famiglie: una priorità per il sistema Italia”, e il secondo al pomeriggio su “Giovani, famiglia e lavoro: custodire il futuro del Paese”. Ancora un’occasione in cui il Forum mostra la volontà di lavorare per il bene delle famiglie.


Rendiconto relativo alla assegnazione delle somme attribuite alla Diocesi dalla Conferenza Episcopale Italiana ex art. 47 della Legge 222/1985 per l’anno 2012 EROGAZIONE DELLE SOMME DERIVANTI DALL’OTTO PER MILLE DELL’IRPEF PER L’ESERCIZIO 2012

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domenIca 19 maggIo 2013

IL PORTICO DI CAGLIARI

Storia e cultura. Parla don Luciano Pani, parroco di Sant’Anna, dopo tre anni di lavori.

“Così le istituzioni, tutte insieme, difendono il patrimonio culturale” La chiesa di via Azuni comincia ad acquisire un nuovo aspetto: “Frutto della grande intesa tra enti differenti: Comune, Regione, parrocchia e diocesi lavorano insieme” ROBERTO COMPARETTI OPO UN LUNGO e paziente lavoro oggi la parrocchia di Sant'Anna comincia ad avere un nuovo aspetto anche se non mancano altri interventi per migliorare la situazione, in particolare quella del tetto. Don Luciano Pani, parroco di Sant'Anna dal 2004, nell'illustrare i dati relativi agli interventi finora fatti, non ha comunque nascosto una certa soddisfazione per quanto finora fatto. “È un risultato importante - ha affermato - che giunge dopo un lungo lavoro”. Gli ultimi interventi presero il via tre anni fa? Era l'11 gennaio 2010, quando una parte di un capitello cadde sul sagrato. Questo fatto impose di trasferire le risorse previste per le barriere architettoniche, la cui pratica dovevano comunque attendere il compimento dell'iter burocratico di approvazione dell'intervento, sulla

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La presentazione dei lavori di restauro; sotto don Luciano Pani.

messa in sicurezza della facciata e permettere così di nuovo l'accesso al sagrato, alla scalinata e alla stessa chiesa dal portone principale, che nel frattempo era stato interdetto in via cautelativa dai Vigili del Fuoco e dalla Protezione Civile. Così, iniziati i lavori del campanile nel marzo del 2010, si provvide ad ingabbiare tutta la facciata con i ponteggi per poter anche preparare un progetto mirato per il suo restauro. I lavori del campanile si conclusero, rispettan-

do sostanzialmente i termini contrattuali, nel novembre 2010, ma la facciata restava coperta dalle impalcature. Nel 2009 l'Assessorato alla Pubblica Istruzione e ai Beni Culturali della Regione aveva stanziato 700.000 euro per Sant'Anna e con queste risorse e un altro contributo di 100.000 euro del Comune di Cagliari, la parrocchia poté anche richiedere il contributo di 300.000 euro alla Conferenza Episcopale Italiana dai fondi dell'8 per mille destinati al restauro delle

La squadra dei tecnici continua il restauro Dono dell’Ateneo l’analisi scientifica dei materiali R. C. RA IL 1263 QUANDO l'allora Arcivescovo di Pisa, Federico Visconti, nella sua relazione parlava della chiesa di Sant'Anna in Stampace. È il primo documento che testimonia la presenza della Collegiata del centro di Cagliari, che oggi sta avendo una nuova vita, dopo gli interventi ancora in corso e che interessano i campanili e la facciata. Ripercorrere la storia della chiesa significa leggere ciò che nel corso dei secoli è accaduto a Cagliari, specie nel centro storico. Così nel corso di un convegno ospitato nei giorni scorsi nella navata centrale della parrocchia stampacina è stato fatto l'excursus della chiesa. “Di quella chiesa, in stile romanico-pisano, - ha detto il parroco don Luciano Pani non abbiamo molte notizie; si sa solo che occupava una porzione della chiesa attuale, all'incirca il transetto, ed essendo “orientata” si

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sviluppava tra le attuali vie Fara (dalla parte del presbiterio) e Sant'Efisio (dove si apriva il suo ingresso principale), allora denominata proprio via di Sant'Anna”. Ma ben presto però l'edificio si dimostrò insufficiente per le esigenze di una comunità sempre più vasta. Così si decise di procedere alla costruzione di una nuova chiesa e, fatta demolire la precedente, il 27 maggio 1785 procedette alla posa della prima pietra del nuovo edificio. Il progetto della nuova costruzione fu affidato al Regio Architetto piemontese Giuseppe Viana, che lo redasse secondo i canoni del tardo barocco. La chiesa doveva essere ampia e sontuosa, ma la sua edificazione non si dimostrò certo facile per la cronica mancanza di fondi. Ci vollero trentatré anni perché il quartiere potesse riavere una chiesa parrocchiale, ma in questo tempo avvenne anche qualcosa di particolarmente significativo: il popolo, stanco di vedere il cantie-

re procedere lentamente, con soste interminabili in attesa di nuove risorse e con il conseguente decadimento delle opere già realizzate, si mobilitò e contribuì con tutte le forze al completamento dell'opera, chi con donazioni e chi anche col proprio lavoro, coinvolgendo tutta la città. Nel corso dei secoli i lavori continuarono senza sosta tanto che il detto Sa fabbrica de Sant'Anna è di certo attribuibile ai lavori infiniti che hanno caratterizzato la storia della chiesa. Il 26 febbraio 1943, alle 15.30 gli aerei degli alleati sganciarono su Cagliari le bombe e la chiesa di Sant'Anna fu colpita in pieno, crollò la cupola centrale e il muro

chiese di interesse storico-artistico. Con queste cifre il Comune poté avviare il cantiere sul prospetto laterale della via Fara e la parrocchia il restauro della facciata principale. E poi che successe? I due cantieri avviati l'uno a fine 2011 e l'altro all'inizio del 2012, hanno proceduto parallelamente, affrontando problematiche diverse ma entrambe complesse e articolate. Ciò che però è importante sottolineare è che si è riproposta in questi anni quella sinergia di forze e di contributi, che come ho cercato di sottolineare all'inizio, ha caratterizzato la storia di questa chiesa fin dalla sua costruzione. C'è stata veramente una proficua collaborazione tra Enti diversi: Comune, Regione, Parrocchia, Curia, Soprintendenza, Università in cui ciascuno ha dato un notevole contributo insieme ai progettisti, ai direttori dei lavori e alle imprese interessate per ottenere il migliore risultato e il migliore impiego delle risorse non solo economiche ma anche tecniche e scientifiche e soprattutto umane coinvolte. È un lodevole esempio che smentisce le voci dei profeti di sventura che, in tempi come i nostri, lamentano sempre le inefficienze e i limiti soprattutto dei pubblici apparati, per mostrare invece che esiste anche un'efficienza fatta di persone che collaborano e di istituzioni che dialogano che merita l'attenzione dell'opinione pubblica.

del lato destro del transetto fino alla cappella del Crocifisso e ulteriori cedimenti delle strutture compromesse si succedettero nei mesi successivi, aggiungendo devastazione a devastazione. Subito dopo il conflitto iniziarono i lavori che videro interventi non di certo ottimali, come hanno dimostrato i restauri degli ultimi tre anni. Agenti atmosferici, biologici e ulteriori alterazioni avevano danneggiato i campanili, specie quello di via Sant'Efisio, ma anche quello di via Fara. Intervento ancora in corso per la facciata di via Fara. I lavori di restauro sono stati seguiti da Stefano Montinari e Maria Passeroni della Soprintendenza, mentre i progettisti e i direttori dei lavori sono stati l'architetto Maria Luisa Mulliri del Comune, l'architetto Jolao Farci e l'ingegner Gonario Farci. L'ingegnere Paola Meloni, dell'Università di Cagliari, ha invece seguito per conto dell'ateneo le analisi dei materiali sui quali si doveva intervenire, “fatte a costo zero, un dono dell'Università”, ha detto il parroco, mentre la ditta Desogus ha eseguito i lavori. Finora le opere di restauro hanno visto la spendita di oltre 1 milione e 400mila euro ma è necessario investire ancora per riportare alla bellezza del XIX secolo la Collegiata di Sant'Anna.

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brevi INCONTRO IL 17 MAGGIO

Dal Concilio tre parole di speranza per l’oggi “Comunione, compassione, condivisione: dal Concilio Vaticano II tre parole di speranza per l’oggi”: questo il titolo del Convegno diocesano Caritas parrocchiali, volontariato, privato sociale, organizzato dalla Caritas. L’appuntamento è nell’Aula Magna del Seminario venerdì 17 maggio a partire dalle 16.45. Prevista l’introduzione dell’arcivescovo, dal titolo “Come l’olio che scende dal mantello di Aronne: il Vaticano II e la nostra identità di Chiesa che annuncia salvezza”. Sulla parola “comunione”, interverrà Piero Fantozzi, Direttore del Dipartimento Scienze Politiche e Sociali dell’Università della Calabria. Su “compassione” la parola andrà a Alba Dini, docente dell’Università Gregoriana di Roma, mentre la “condivisione” sarà al centro della relazione di Pierluigi Dovis, direttore della Caritas di Torino. SERVI E SERVE DELLO S. SANTO

Preghiera del cuore, giornata in Seminario Anche quest’anno in occasione della giornata di Pentecoste, prevista per domenica 19 maggio, l’O-

pera dei Servi e Serve dello Spirito Santo ha organizzato la giornata di esperienza della preghiera del cuore. Stavolta il tema è quello dell’unità e dell’identità sulla base dei testi biblici della Genesi (11, Babele), gli Atti degli Apostoli (2,1 e seguenti) e l’Apocalisse (7,9 – 17). Se non si scopre la propria identità, non si può fare unità perché si parlano sempre lingue diverse. Anche se il mondo si presenta come una Babele guarderemo la realtà con fiducia e con fede e speranza certa. Perché nonostante la pluralità di popoli e di lingue è presente quell’unione indissolubile nata e formata da Cristo (che accomuna tra loro nazioni e lingue diverse) per camminare insieme sulla via della salvezza che il Signore ha tracciato per noi. L’appuntamento è nella sala convegni dell’istituto delle figlie della Carità in via dei Falconi 10. Il programma prevede dalle 9.30 alle 10 l’accoglienza, dalle 10 alle 12 la presentazione dell’Opera, le testimonianze e la preghiera del cuore. Dalle 12 alle 14.30 le confessioni, i colloqui e il buffet. Alle 15 la prova dei canti. A seguire la messa e le consacrazioni. Infine, dalle 17.30 alle 18.30 ci sarà la condivisione e il commiato. L’ingresso è aperto a tutti. Per informazioni sugli incontri di preghiera tenuti dall’opera dei Servi e Serve dello Spirito Santo si può visitare la pagina: www.servieservedellospiritosanto.wordpress.com. (Al.co.)


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IL PORTICO DI CAGLIARI

Il PorTIco

nomine FRATI MINORI CONVENTUALI

Padre Salvatore Sanna confermato Provinciale I frati Minori Conventuali della Provincia religiosa del SS. Crocifisso di Sardegna, hanno celebrato a Oristano, dal 6 al 10 maggio scorso, la prima parte del Capitolo Provinciale. È un appuntamento quadriennale che riunisce i 39 religiosi che oggi fanno parte della famiglia conventuale in regione, allo scopo di verificare e programmare la vita, l’apostolato e altri aspetti della vita dei frati nella chiesa di oggi. I lavori sono stati aperti con la celebrazione eucaristica presieduta dall’Arcivescovo di Oristano, mons. Ignazio Sanna, il quale ha rivolto ai frati una riflessione incentrata sulla testimonianza di fede nel mondo secolarizzato di oggi. Nei giorni successivi i frati capitolari, guidati da fra Miljenko Hontic, in veste di delegato del ministro generale dell’Ordine, hanno eletto il Ministro provinciale e il suo consiglio (cioè il definitorio, nel linguaggio dell’Ordine). Il provinciale eletto è fra Salvatore Sanna, che ha ricoper-

to l’incarico nel quadriennio precedente; egli guiderà la Provincia fino al 2017, anno dell’unificazione della Sardegna con le giurisdizioni del centro Italia. Il Definitorio provinciale è composto da: fra Giovanni Medda, Vicario provinciale (I mandato); fra Silvano Bianco, Segretario provinciale (III mandato); fra Paolo Cirina, definitore (II mandato); fra Andrea Mura, definitore (I mandato). Durante i lavori è stato letto ai frati capitolari un messaggio di augurio e di saluto da parte del confratello mons. Paolo Atzei, Arcivescovo di Sassari. A elezione avvenuta, mons. Mauro Morfino, Vescovo di Alghero-Bosa, in qualità di delegato dei Vescovi sardi per la Vita Consacrata, si è congratulato col nuovo Provinciale incoraggiando la Provincia ad essere espressione del carisma francescano nella Chiesa sarda. I frati capitolari, dopo l’elezione del Ministro provinciale, si sono recati in visita presso il Monastero di s. Chiara in Oristano, dove il neo eletto ha presieduto i Vespri alla presenza delle sorelle clarisse, di altre religiose e di un buon gruppo di fedeli. I lavori proseguiranno nella seconda parte del Capitolo che si svolgerà ad Assisi, unitamente alle Provincie religiose del Centro Italia (Lazio-Umbria-Marche-Toscana), nella prima settimana di luglio, durante la quale si programmerà il nuovo quadriennio, si eleggeranno i nuovi Guardiani e i Parroci. Fra Silvano Bianco

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Personaggi. Mons. Agostino Marchetto e l’interpretazione autentica del Vaticano II.

“C’è un genio nel cattolicesimo: dobbiamo cercare di non perderlo” R. C. ESCOVO, NUNZIO apostolico, storico del Concilio Vaticano II, presidente del Pontificio Consiglio per i migranti. Monsignor Agostino Marchetto nei suoi 73 anni ha ricoperto diversi incarichi. A Cagliari per chiudere al Seminario Regionale il ciclo di incontri di celebrazione del 50mo del Concilio Vaticano II racconta anche del suo legame on la nostra Diocesi. “A causa dell'improvvisa malattia del cardinal Casaroli a New York - dice - chiesi al vescovo di Vicenza di potermi ordinare: era il cardinal Sebastiano Baggio, che dal 1969 al 1973 aveva guidato la vostra Diocesi. Era un uomo buono che sapeva ascoltare”. Accanto all'amore per la Chiesa Lei ha una passione per il Concilio. Vanno di pari passo, sono inscindibili. Era stato il mio professore medievalista ad indirizzarmi verso gli studi della storia contemporanea e del Vaticano II. La questione del Concilio è fondamentale per la Chiesa perché, come diceva Oscar Cullmann, teologo luterano, “c'è un genio nel cattolicesimo e noi dobbiamo cercare di non perdere il genio che ha il cattolicesimo”. Questo per dire come il Concilio sia stato un avvenimento davvero straordinario e

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ringraziamo Dio per averlo avuto. Abbiamo una bussola che indica la strada da percorrere. Si spieghi meglio. Volevo indicare l'interpretazione del Concilio, con le tre scansioni importanti: una storia veritiera, un'interpretazione corretta per arrivare alla giusta ricezione del Concilio. Fondamentale ciò che sta nel mezzo, ma basilare resta la storia veritiera per la quale non siamo del tutto a posto, perché solo di recente sono state edite delle pubblicazioni che in occasione del 50° dall'indizione del Concilio vanno un po' meglio dal punto di vista della ricerca della verità storica e sull'uso storico critico, non contaminato da tutta un'ideologia che fino a poco fa è

stata imperante. Naturalmente c'è uno spirito del Concilio, ma questo nasce dai documenti e viceversa. Perciò mi auguro che con il 50° ci sia un riequilibrio dell'interpretazione conciliare, fondamentale per la Chiesa di oggi e di domani. Il Concilio è uno sforzo straordinario, una grazia che la Chiesa ha avuto. Tra i frutti una maggiore apertura al mondo. Lei ha lavorato con il mondo delle migrazioni. Che idea si è fatto di questo tema? Se c'è stata un'istituzione che è stata antesignana per quanto riguarda il mondo, rispetto al grande fenomeno che possiamo chiamare segno dei tempi, la mobilità umana, e che ha dato una risposta pastorale, a partire da “Exus famiglia” di Pio XII

nel 1952 fino a tutta l'esperienza dei missionari italiani che hanno accompagnato i nostri connazionali nei viaggi lontani da qui, questa è stata la Chiesa, della quale tutto si può dire tranne che non sia stata all'altezza di un fenomeno che oggi caratterizza il mondo. È sufficiente pensare che dal 1880 al 1920 ben 20 milioni di italiani hanno lasciato il nostro Paese e per loro la Chiesa, dopo un primo momento di difficoltà, ha pensato di inviare missionari in grado di dar loro assistenza spirituale di cui avevano necessità ma anche sostegno materiale, qualora ce ne fosse bisogno. Il Concilio ha mostrato come accanto ad una Chiesa ad intra ci fosse una Chiesa ad extra, come è stato confermato da un Sinodo dei Vescovi. Il dialogo con il mondo contemporaneo che attiene alla Chiesa ad extra spesso è stato frainteso: Benedetto XVI ha confermato che nella Gaudium et Spes non è così definita la modernità mentre il concetto è meglio espresso nei documenti sulla libertà religiosa e sulle altre religioni. Se uno legge la Guadium et Spes si accorge di come questo documento, voluto da Paolo VI, mostri ancora la sua freschezza, frutto di un lungo lavoro e di quanto esso sia bello, tenendo conto del tempo nel quale è stato scritto.

“L’annuncio senza limiti dell’unica Rivelazione” Concluso il ciclo di incontri sul Concilio Vaticano II FRANCO CAMBA I È CONCLUSO GIOVEDÌ scorso il ciclo di incontri “Educare nella Fede rileggendo il Concilio Vaticano II. Personaggi, scritti e prospettive”, organizzati, con cadenza mensile, da novembre dello scorso anno, dal Pontificio Seminario Regionale Sardo in collaborazione con la Facoltà Teologica e l’Arcidiocesi di Cagliari. L’iniziativa, nata con l’obiettivo di approfondire nell’Anno della Fede la conoscenza del Concilio Vaticano II ed inserita in un più ampio programma di incontri e conferenze organizzati nell’ambito del Progetto culturale “Agorà del Seminario”, ha avuto tra i partecipanti non solo i seminaristi e gli animatori del seminario, ma anche numerosi laici e rappresentanti del mondo universitario e culturale cagliaritano. Dopo il saluto iniziale di monsignor Gian Franco Saba, rettore del Seminario Regionale, la conferenza è stata tenuta monsignor Agostino Marchetto, Segretario emerito del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, con una re-

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lazione dal titolo “Il Concilio Vaticano II. Riforma nella continuità. La corretta ermeneutica conciliare per la formazione sacerdotale e un fecondo ministero presbiterale”. Nell’iniziare il proprio intervento, monsignor Marchetto si è soffermato anzitutto sul decreto conciliare Presbyterorum Ordinis “poiché quello sulla formazione sacerdotale, Optatam Totius, non può essere correttamente interpretato e ricevuto se non tenendo sempre presente l’immagine e la natura del presbitero, data dal primo documento citato, in conformità del resto con la Lumen Gentium”. In questo senso i due decreti sono inseparabili “e l’insieme degli studi che si riferiscono più direttamente al primo valgono per la corretta comprensione del secondo. Così il decreto sulla formazione sacerdotale ne sottolinea la finalità pastorale, ma è quello sul ministero e la vita dei preti che manifesta soprattutto il vero contenuto della pastorale, il suo orientamento essenzialmente missionario, la duplice dimensione teocentrica e antropocentrica, l’esigenza di presenza fra gli uomini e le donne che esso com-

Mons. Agostino Marchetto e mons. Gian Franco Saba.

porta, la maniera di nutrire e unificare tutta la vita del presbitero”. Passando poi all’Optatam Totius, la relazione ha sottolineato la funzione ecclesiale d’iniziazione al ministero presbiterale, richiamando una convinzione profonda di Romano Guardini: “la scelta cristiana non viene propriamente compiuta riguardo alla concezione di Dio e nemmeno alla figura di Cristo, bensì riguardo alla Chiesa. Ciò che può convincere l’uomo moderno non è un cristianesimo modernizzato in senso storico o psicologico o in qualsivoglia altro modo, ma soltanto l’annuncio senza limiti e interruzioni della Rivelazione. Naturalmente è poi compito di chi insegna porre questo annuncio in relazione ai problemi e alle necessità del nostro tempo”. Nell’impossibilità di ripercorrere la storia completa del rinnovamento nella continuità dell’unico sogget-

to Chiesa, che ha avuto inizio con Optatam Totiusnella formazione al sacerdozio, monsignor Marchetto ne ha individuato un approdo nel Sinodo dei Vescovi nel 1990 sulla “formazione dei sacerdoti nelle circostanze attuali”, da cui è nata l’esortazione post-sinodale di Giovanni Paolo II Pastores dabo vobis. Infine, dopo aver ricordato che papa Pio XII è l’autore più citato nei testi conciliari, dopo le Sacre Scritture, monsignor Marchetto ha evidenziato gli elementi atti a sgonfiare il mito della novità sostenuto da certi interpreti del Concilio, come se esso fosse vero e ricevibile solo nei suoi aspetti di novità, affermando che “giustamente oggi, poco a poco, le cose si stanno riequilibrando nella ricerca di una storia conciliare veritiera e di una corretta ermeneutica per una giusta ricezione del Concilio Ecumenico Vaticano II”.


domenIca 19 maggIo 2013

IL PORTICO DELLA DIOCESI

Iniziative. A Sant’Eulalia nei giorni scorsi rievocati i bombardamenti su Cagliari nel ‘43.

La Chiesa sul filo della memoria: “Per non dimenticare la storia” R. C. U IL QUARTO bombardamento, il meno dannoso per le persone ma non per la città. Il 13 maggio 1943 il capoluogo, con poco meno di mille abitanti ancora presenti, in una città distrutta per oltre la metà degli edifici, arrivò al punto peggiore della distruzione alleata sulla Sardegna. In questo contesto la Chiesa cagliaritana si ritrovò con quattro chiese distrutte: Sant’Anna, San Domenico, Sant’Agostino e Santa Caterina, colpita proprio nel maggio 1943. A settant’anni di distanza la parrocchia di Sant’Eulalia, la forania della Cattedrale, la Congregazione del Santissimo Sacramento nella Marina e la Fondazione Asilo Marina - Stampace, hanno organizzato un convegno dal tema “1943 Bombardamenti a Cagliari. Nella memoria degli afflitti, la presenza della Chiesa”, nel quale attraverso testimonianze di superstiti di quel tempo è stato confermato come la Chiesa di Cagliari sia stata in prima linea nello stare vicino alla gente che ancora era presente in città. “Ricordo – ha detto suor Cecilia Amat delle Figlie della Carità – che sull’asilo di Marina si riversò materiale proveniente dalla vicina chiesa di Sant’Agostino che era stata bombardata. Mi sembra di sentire ancora il fischio delle bombe che scen-

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devano sulla città: mi tappavo le orecchie, non per gli scoppi ma per il sibilo degli ordigni. Le ragazze che erano lì avevano molta paura, perché vedevano un piccolo quadro tenuto solo da due chiodini muoversi paurosamente sulla parete, a causa degli spostamenti d’aria e per i frammenti che colpivano le strutture. Appena fu possibile cercammo di lasciare la città per raggiungere Oristano. Il viaggio fu a dir poco problematico, ma alla fine ci salvammo”. Mons. Tiddia, arcivescovo emerito di Oristano, allora dodicenne ha raccontato di come per via dei bombardamenti si dovette allontanare dalla città. “Qui a sant’Eulalia – ha detto – ci riunivamo ogni domenica e l’ultima volta fu la prima o seconda domenica di febbraio per la messa di associazione. Il bombardamento di

Collegium Karalitanum, ancora un successo

febbraio mi trovò a scuola dai salesiani, per rifugiarci ci portarono nel teatro e poi mi trasferii lontano dalla città, ad una decina circa di chilometri. Quando nel maggio del 1943 ci fu il bombardamento, da lontano vidi quanto stava accadendo. Dovevo poi partire per andare a Santulussurgiu per dare gli esami ginnasiali e non ero certo di arrivare. Come giovane prete ho vissuto poi tutta la fase della ricostruzione che trasformò Cagliari”. Monsignor Luigi de Magistris, cagliaritano di Castello, pro-penitenziere maggiore emerito, nel suo intervento ha ricordato la figura di don Mosè Farci, parroco di San Lucifero per quasi 40 anni, che nel suo servizio ebbe la povertà come elemento caratterizzante. “Don Farci – ha affermato mons. De Magistris – dormiva in una cassapan-

ca in cucina ed in povertà essenziale. Di lui tutti i cagliaritani ricordano la totale donazione verso gli altri specie in un tempo come quello della guerra”. Monsignor Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari, ha confermato come pur nella diversità dei contesti la guerra è stata un evento dirompente e per il cui superamento sono occorsi decenni. “E’ facile accendere un conflitto, difficile invece trovare il modo con il quale porre rimedio e sanare le ferite. Questo appuntamento ci ricorda la necessità di non dimenticare e di mettere in guardia le giovani generazioni su cosa significa una guerra”. Il bisogno del ricordo è stato evidenziato dal parroco di Sant’Eulalia, monsignor Marco Lai, che ha auspicato la possibilità di realizzare un libro ed un Cd con immagini e filmati sulle devastazioni del 1943: “Perché – ha detto - una volta scomparsi coloro che come voi sono la memoria storica ci sia la possibilità di avere comunque delle testimonianze”. Su questo ultimo particolare si è detta concorde anche la presidente della Provincia di Cagliari, Angela Quaquero, che ha ricordato come i bombardamenti del 1943 non hanno interessato solo Cagliari ma anche Carloforte, il cui porto fu centrato dalle bombe il 4 aprile di quell’anno, lasciando lutto e devastazione.

Grandi numeri per Monumenti aperti 2013

Splendida serata musicale a Sant’Eulalia con il Requiem

Il PorTIco

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brevi INAUGURAZIONE IL 18 MAGGIO

Madonna della strada, le opere di Cavagnino Sabato 18 maggio alle 20.30, nella chiesa parrocchiale ‘Madonna della Strada’ a Cagliari, verranno presentate e, con il rito della benedizione, esposte alla pubblica venerazione le tavole iconografiche intitolate ‘Maria, modello nella fede’ realizzate da Beppe Cavagnino. Verrà quindi esposto alla pubblica venerazione e benedetto il lavoro iconografico realizzato dal pittore Beppe Cavagnino dal titolo ‘Maria, modello nella fede’. L’opera della dimensione di otto metri quadri, è composta da sei tavole raffiguranti altrettanti passi evangelici significativi della vita della Madonna, e abiterà in maniera permanente nella chiesa parrocchiale. Un dono di fede che il pittore Beppe Cavagnino ha voluto offrire a tutta la comunità di Mulinu Becciu. Mons. Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari, presiederà il Rito di Benedizione. Beppe Cavagnino, pittore e scultore autodidatta, vive ed opera a Cagliari. Oltre a mostre personali e collettive presentate nella sua esperienza artistica, ha recentemente realizzato opere per la cappella dell'Azienda Ospedaliera Brotzu e per il Museo del Beatro Fra Nicola, presso il Convento dei frati cappuccini di Sant'Ignazio a Cagliari.

IL 17 MAGGIO ALLE 16

Rifiuti porta a porta, incontro informativo Venerdì 17 maggio 2013 alle 16 nel Centro Comunale Area 3 in via Carpaccio 16, il Servizio Igiene del Suolo organizza un incontro con i cittadini per presentare il nuovo servizio di raccolta differenziata “porta a porta” che verrà attivato nel 2014. Interverranno rappresentanti della Giunta, della Regione Sardegna, della Provincia di Cagliari e dei comuni dell'hinterland.

PER FREQUENTARE I CORSI

Università Cattolica, le borse del Toniolo

in musica quella che si è consumata sabato scorso nella splendida cornice della chiesa di Sant’Eulalia. In una chiesa gremitissima , alla presenza di numerose personalità cittadine e di monsignor Miglio, per ricordare il 70mo anniversario dei bombardamenti su Cagliari, l’atmosfera era ricca di pathos e di commozione: merito dello splendido Requiem di Luigi Cherubini e merito dei coristi del Collegium karalitanum e del suo direttore Giacomo Medas che accompagnati dall’orchestra Incontri Musicali hanno dato prova di grande professionalità e competenza. Le voci pre-

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PLENDIDA SERATA

cise e ben amalgamate con l’orchestra hanno reso in pieno la drammaticità dell’esecuzione sia nei piani che nei fortissimi dando vigore allo spirito che voleva creare il compositore ed ammaliando l’attento pubblico che ha ricompensato con una ovazione al termine dell’esecuzione lo sforzo degli esecutori. Il Coro del Collegium Karalitanum, in attività ininterrottamente da circa 40 anni è una delle formazione sarde più apprezzate e conosciute sia in campo nazionale che internazionale. Organizza annualmente il prestigioso Festival Internazionale di Musica Sacra ricercato da numerosi ensemble internazionali.

FOTO ROBERTO PILI

L’Istituto Toniolo di Studi Superiori, ente fondatore dell’Università Cattolica, mette a disposizione il Piano Borse di Studio 2013 per favorire le immatricolazioni di studenti individuati secondo il criterio del merito attraverso un concorso nazionale che si terrà in otto città italiane il primo giugno. Il concorso prevede l’assegnazione di 80 borse, 60 delle quali - di 2500 euro - per diplomandi o diplomati che vogliano frequentare un corso di laurea triennale o magistrale a ciclo unico. Altre 20 - dell’importo di 3500 euro - sono destinate a laureandi o laureati che intendono immatricolarsi ad un corso di II livello (laurea magistrale). Informazioni in rete su www.istitutotoniolo.it.


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IL PORTICO DELLA DIOCESI

Il PorTIco

brevi IL 17 MAGGIO ALLE 18

Gesù contemporaneo, proseguono gli incontri Proseguono gli incontri organizzati dal Meic, il Movimento Ecclesia-

le di Impegno Culturale. Dopo l’incontro con Massimo Pettinau (articolo in pagina 15), il 17 maggio parla don Giovanni Colzani, docente alla Pontificia Università Urbaniana di Roma, sul tema “Cristo resta contemporaneo della storia umana: non è dimentico di essa, ma la trascina verso il suo compimento bello e gioioso”. Si tratta del ciclo su “Gesù nostro contemporaneo”. L’appuntamento è alle 18 in Facoltà teologica. Modera Gianfranco Del Rio.

SABATO 25 MAGGIO A PIRRI

Va in scena “La ballata del vecchio marinaio” Sabato 25 maggio alle 21 nel teatro La Vetreria in via Italia 63 a Pirri, l’Academia Danza y Teatro mette in scena “La ballata del vecchio marinaio”, coreodramma in musica per la regia di Debora Fadda e Luca Uggias. È la storia di un vecchio marinaio che trattiene l’invitato di una festa nuziale con il racconto della sua incredibile avventura in mare. Inizialmente riluttante, il giovane viene sedotto dallo sguardo incantatore del vecchio narratore. Lasciandosi trasportare dalla potente carica imaginifica del capolavoro di Coleridge, manifesto del romanticismo inglese, il lavoro ne reinterpreta il messaggio attraverso un’inedita composizione in cui arte, coreografica e musica dialogano in costante e reciproco ascolto. Prevendita e prenotazione in via Machiavelli 73/75 a Cagliari, 070 4525357.

domenIca 19 maggIo 2013

L’intervista. Colloquio con Luca Diotallevi, segretario del Comitato scientifico.

“Settimane sociali termometro dello stato di salute del laicato” Per il docente di sociologia “i laici devono riprendere le loro responsabilità in economia, in politica e nella vita familiare: la sfida dell’impegno non può essere revocata” ROBERTO COMPARETTI ATO A TERNI, nel 1959, professore di Sociologia all'Università di Roma Tre, Luca Diotallevi è anche Vicepresidente del Comitato Scientifico e Organizzatore delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani. A Cagliari per il consueto ritiro mensile del clero, ha raccontato del rapporto tra il documento conciliare Gaudium et spes ed il concetto di bene comune, un tema del quale negli ultimi tempi sembra essersi accorto anche la politica italiana. “Tra le quattro costituzioni conciliari ce n’è una che si pone il problema di come la Chiesa sia nella storia - afferma il professore. Nella Gaudium et Spes è molto importante il concetto di bene comune per almeno due ragioni”. Quali? La prima perché il concetto ci viene presentato come l'insieme delle condizioni sociali nelle quali ciascuno può meglio realizzare se stesso e il secondo perché ci viene detto che il bene comune non è dominio della sola politica, della sola famiglia, della sola economia ma di tutte le istituzioni sociali. Addirittura Benedetto XVI ha parlato di beni comuni, ma la questione pur essendo “tecnica” è però importante. Se da Leone XIII fino a Pio XII si era affermato il carattere razionale di bene comune,

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Luca Diotallevi.

insistendo sulla sua comprensibilità da parte della ragione e del diritto, il Vaticano II riconduce e sottolinea in un modo che negli ultimi secoli non era stato così forte, la natura teologica del concetto di bene comune. La nostra storia per così dire è resa più abitabile dall'evento della Resurrezione, che scioglie tutti noi dalle catene e il bene comune è un riflesso di questo evento. La crisi profonda delle istituzioni e degli attori della politica chiama in causa i cattolici. Oggi ci sono figure di riferimento? Diciamo che la celebrazione del 150° anniversario della nascita dello Stato unitario ci ha ricordato come i cattolici hanno dato un grande contributo alla crescita civile del nostro Paese, e naturalmente hanno grandi responsabilità. Questo contributo negli ultimi 20-30 anni è venuto affievolendosi, in parte perché i cattolici non hanno saputo rispondere alle richieste di riforma che vengono dal Paese, in parte perché han-

no lasciato, in ambiti non propri di questi ultimi, troppo spazio ai preti. Questo non fa bene ai preti, non fa bene alla Chiesa e non fa bene ai laici. Quindi è il momento che in economia, in politica e nella vita familiare i laici riprendano le loro responsabilità e questo non significa innanzitutto, parlando in termini politici, unità ma significa rilevanza. Possono anche esserci più espressioni politiche di cattolici, sinceramente impegnati nell'ambito di un pluralismo legittimo alla ricerca del bene comune che preferiscono strategie politiche diverse le une dalle altre, ma deve finire la stagione dei chierichetti e la stagione degli indipendenti, cioè di cattolici che occupano posti per etichette ma poi fanno tutto fuor che politica. È necessario tornare allo spirito del combattimento anche in politica. Di recente lei ha affermato che il culto cristiano non è un atto privato, ma possiede un carattere pubblico. Ci spiega meglio il concetto.

L'Eucaristia ci dovrebbe spingere ad una vita morale coerente in tutti gli ambiti della vita ed anche in politica. Probabilmente questa sottolineatura non è sufficiente: dobbiamo ricordare che l'Eucaristia è il memoriale della passione, morte e risurrezione di Cristo, come sostiene la teologia. Questo evento ha un effetto politico non solo mediato, attraverso il nostro comportamento, ma immediato, perché il Principe di questo mondo, la pretesa di sopraffare le persone è stata sconfitta. Questo è il primo motivo di speranza che anima i credenti nella storia: l'idea è che l'essenziale della battaglia è già vinto. Noi stiamo conducendo l'ultima parte della battaglia: molto dolorosa, una battaglia per la libertà, per la giustizia che ha comunque un esito segnato. Non dobbiamo dubitare che la vittoria è già stata conseguita. A settembre si celebrano a Torino le Settimane Sociali dei Cattolici Italiani. Quale la loro importanza? Le Settimane Sociali sono un termometro e ci dicono lo stato di salute del laicato cattolico italiano, che oggi ha più generosità che intelligenza, più responsabilità che capacità di sapersi organizzarsi. Se questo non emergesse la situazione potrebbe solo peggiorare. Quando questo emerge tanti atteggiamenti consolatori con i quali cerchiamo di coprire le nostre mancanze si svelano e non è una bella esperienza. Alle Settimane Sociali dobbiamo chiedere un'operazione di verità e questo viene fatta più che attraverso le relazioni presentate, dal guardarci in faccia misurandoci con le responsabilità che il nostro Paese ci impone. Le Settimane sociali hanno il compito spiacevole di far vedere le cose come stanno.


domenIca 19 maggIo 2013

IL PORTICO DI CAGLIARI

Cultura. Conferita la laurea honoris causa all’autore del Commissario Montalbano.

Il complicato rapporto padri-figli al centro della lezione di Camilleri L’esigenza di un rapporto finalmente pacificato ha concluso la lectio magistralis dello scrittore: il contrasto generazionale tra vecchi e giovani è sull’avere o sull’essere MATTEO MAZZUZZI NA LECTIO MAGISTRALIS sui rapporti complessi tra padri e figli, e, più estesamente, sul contrasto generazionale tra vecchi e giovani: è stato questo il tema discusso dallo scrittore Andrea Camilleri alla consegna della Laurea magistrale honoris causa in Lingue e Letterature Moderne Europee e Americane, conferita nei giorni scorsi nell’aula magna del Rettorato di Cagliari per l’alto valore della sua opera letteraria, che abbraccia generi e ambiti narrativi diversi. Passando da Giovanni Verga a Grazia Deledda, per giungere a Pirandello e infine a Svevo, lo scrittore siciliano ha analizzato l’importante filone narrativo della letteratura italiano legato alla rottura e ricomposizione dei rapporti tra genitori e figli: «Le variazioni sul tema sono molte – ha evidenziato Camilleri – ma i motivi del contrasto sono legati a due situazioni. Nel primo caso la lacerazione è provocata dalla “ro-

U

ba” verghiana: il padre, dopo aver accumulato ricchezze e proprietà con grandi sacrifici, nutre il timore che l’erede non sarà in grado di mantenerle. Nel secondo caso, invece, il punto di frizione è costituito dal contrasto di idee, ideali, modi d’intendere il mondo e la vita. La divisione non avviene più sull’avere ma sull’essere. In entrambe le situazioni, lo scontro è tra due mondi chiusi nelle loro rocciose certezze che non sentono la necessità di un dialogo». È dal contrasto sull’essere che nasce la riflessione su “La coscienza di Zeno” di Italo Svevo, incentrata sull’incapacità di comunicazione tra padre e figlio: «I padri non possono condividere le idee, i sentimenti, la visione del mondo dei figli perché

queste rappresentano il presente. Le possono capire, giustificare, accettare, ma per condividerle occorrerebbe avere la loro stessa età e aver vissuto la loro esperienza esistenziale. Dal canto loro i figli ritengono ciecamente d’essere dalla parte della ragione perché credono di poter giudicare i padri dal consuntivo delle esperienze di chi li generò. Ma l’elenco che hanno in mano è solo un susseguirsi di fatti da cui è impossibile scoprire motivazioni, propositi e intenzioni. Anche qui occorrerebbe che i figli fossero contemporanei ai propri padri». La riflessione su Svevo consente a Camilleri il passaggio all’autobiografia, «genere nel quale mi muovo con qualche personale disagio». Un momento molto intenso, che

l’autore di Montalbano dedica al rapporto col padre: «Ero l’unico figlio che aveva e penso di averlo sempre deluso, in tante sue piccole aspettative. L’amavo intensamente, ma non mi piacevano le cose che faceva. Era stato fascista, ma mai facinoroso o settario. Riteneva le leggi razziali una baggianata e mi diceva che non c’erano differenze tra noi e gli ebrei. Mentre la sua fede nel fascismo si spegneva, io maturavo la mia ‘conversione’ al comunismo. Questo segnò l’inizio del nostro profondo attrito. Ci trovammo su sponde opposte: papà era monarchico e liberale, io comunista e repubblicano. Ma tutto questo non inficiava l’amore che istintivamente sentivamo d’avere l’uno per l’altro». Il racconto di Camilleri arriva sino agli ultimi giorni col padre: «Quando si ammalò, sentii la necessità di un ultimo colloquio che chiudesse il discorso rotto dalla mia partenza da casa. In quei giorni all’ospedale ci parlammo a cuore aperto, senza reticenze. Ci riconoscemmo l’un l’altro, pacificati in quel tempo sospeso». Lo scrittore ha poi svelato un retroscena del suo primo romanzo, “Il corso delle cose”: «Quando finimmo di parlare volle che gli raccontassi qualcosa, e così iniziai a parlare di una storia a cui avevo pensato una notte in ospedale. Alla fine mi fece giurare di scriverla. Io mantenni fede alla parola, e così è nato il mio primo romanzo».

“Il grande impegno per il bene comune” L’incontro in Facoltà teologica con Massimo Pettinau S. N.

S

E VI PORTASSERO IN TRIBUNALE

con l’accusa di essere cristiani, troverebbero abbastanza prove per condannarvi?”. Con questa provocazione tratta da un libello scritto qualche anno fa da un anonimo si è chiuso il recente incontro in Facoltà teologica con Massimo Pettinau, docente di religione al Liceo Pacinotti, organizzato dal Movimento ecclesiale di Impegno educativo (Meic). Al tema della relazione la contemporaneità di Cristo, in particolare il suo approssimarsi nei fratelli più poveri. L’attesa non è davvero andata delusa, anzi. Quasi due ore a parlare di Gesù, dettaglio non insignificante e quanto più necessario, di questi tempi. Alla fine la certezza che Cristo resta contemporaneo. Il professore ha proposto una meditazione, conducendo il pubblico alla riscoperta di alcune verità fon-

damentali della fede. “Tutto nell’incontro con Cristo era dono, incontro, accoglienza, abbraccio, soccorso, luce - ha chiarito nelle prime battute Pettinau - Oggi continua ad essere dono, e niente dell’amore che dona è prigioniero del tempo”. “Solo nella fede ci può essere autentica gioia - ha proseguito - che ci fa fermare davanti a chi vive nella miseria e nel dolore, per condividere il dono ricevuto”. La misura è quella indicata nel samaritano della parabola. “Gesù non risponde alla domanda su chi sia il prossimo ha aggiunto il relatore - Non ha senso escludere qualcuno dal bene: sarebbe una casistica triste dell’amore. Gesù lo identifica con uno dei samaritani, stranieri rispetto agli ebrei, per sottolineare che l’amore non è prerogativa di un solo popolo”. A noi la responsabilità, dunque, di essere attenti e solleciti, perchè, co-

L’incontro in Facoltà teologica con Massimo Pettinau.

me ha detto Benedetto XVI, “l’iniziativa di Dio precede quella dell’uomo. Non siamo noi a possedere la Verità, è Lei che ci possiede”. “Siamo chiamati - ha scandito il docente - Ogni gesto, ogni nostra scelta aumenta l’amore o l’odio nel mondo”. Una sfida non di poco conto, dunque, quella che si intreccia con la contemporaneità di Cristo, con una conseguenza su tutte: “la solidarietà non è un’analisi dei fenomeni, ma lasciarsi interrogare fino in fondo. Ci si educa ad essere solidali a partire dai fatti: non siamo affatto solidali quando negli ambienti in cui viviamo emarginiamo i non allineati”. “La solidarietà non è un’istanza

emozionale, nè un’astratta pronuncia, meno ancora un sentimentalismo: è - come ha spiegato Giovanni Paolo II nella Sollecitudo rei socialis - la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune”. Per Pettinau il quadro è molto chiaro: “La Chiesa non è un sindacato, ma l’incontro tra Dio e l’uomo: tutti possiamo dare ciò che siamo, nessuno ama al nostro posto”. Ne discende il compito della testimonianza: “La Chiesa si approssima all’uomo facendogli conoscere la sua personale storia di salvezza. Nei secoli è sempre stato così. Grazie a Cristo, ogni storia umana porta in sè un germe di salvezza”.

Il PorTIco

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detto tra noi Non strumentalizziamo il Papa di D. TORE RUGGIU

È con grande gioia e senso ecclesiale che ci uniamo al coro numeroso di quanti ringraziano il Signore per il dono di Papa Francesco. È certo che ha portato una ventata di semplicità e di spiccata umanità. Tuttavia è stato lui stesso, parlando ai giornalisti, ad invitarli a guardare non tanto alla persona, quanto a Colui che ripresenta: il Pastore dei pastori, cioè Gesù Cristo. Ci sono, però, persone a cui sfugge questo passaggio importante. Magari assistono ad una diretta televisiva e si fermano ad ammirare il Papa che bacia i bambini, scambia lo zucchetto con qualche pellegrino, rimette il ciuccio in bocca ad un bimbo, usa la croce pettorale d'argento, le scarpe nere e così via. Mi è capitato, di recente, che tante persone (perfino una suora), mi abbiano chiesto: “le piace Papa Francesco?”. La mia risposta è stata: “moltissimo! Ma mi piacciono tutti i Papi perché ogni Papa è il vicario di Cristo”. Ciò che mi ha preoccupato è stata una risposta ad una mia contro-domanda: “ricorda qualcosa di quello che il Papa dice?”. Risposta: “No”. E allora ho approfittato, brevemente, per fare un po' la sintesi delle catechesi ricorrenti nei discorsi del Papa: “Dio è misericordioso. Non stanchiamoci mai di chiedere perdono. Dio ci ama con tenerezza. La religione non è un negozio. Bisogna entrare per la porta che è Gesù: chi non entra da questa porta, sbaglia. Non lasciatevi rubare la speranza e la gioia….”. Ecco che cosa è importante. E Papa Francesco ha mostrato di essere in continuità con i Papi che lo hanno preceduto. Frequentemente, queste ultime settimane, ha evocato la “Dominus Jesus” (istruzione firmata nel 2000 dall'allora Cardinale Ratzinger e strenuamente difesa da Giovanni Paolo II), che ribadisce che Cristo è l'unico Salvatore del mondo e che solo Gesù è la strada. Ancora, citando Paolo VI, nell'omelia in occasione della festa di S. Giorgio, Papa Francesco ha detto: “è una dicotomia assurda voler vivere con Gesù senza la Chiesa, seguire Gesù fuori dalla Chiesa, amare Gesù senza la Chiesa”. Papa Francesco ha voluto così riaffermare la continuità con i pontificati precedenti, testimoniata anche dalla scelta di alternare, come pastorale, la “ferula” di Pio IX (che usava sempre Benedetto XVI), e la croce astile di Paolo VI. Certo, come Dio non fa gli uomini in seria, così non sceglie i Papi tutti uguali. Ciascuno ha il suo distintivo carisma, che non va mai strumentalizzato e giudicato con criteri umani. Che sia chiaro a tutti che ogni Papa ripresenta Gesù, Pastore supremo….L'attenzione ai contorni, lasciamola a certo tipo di giornalismo che ama riportare più che i contenuti essenziali, quelli estetici. W il Papa Francesco…a prescindere!


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IL PORTICO DELLA DIOCESI

Il PorTIco

Il ricordo. È morto don Fernando Sanna. LETTERE A IL PORTICO

Il rilancio dell’Oratorio nasce dal bisogno di dare

“Che lo zaino ti sia leggero”

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HI IL 10 MAGGIO sera avesse voluto visitare la chiesa cagliaritana dedicata ai santi Giorgio e Caterina, avrebbe avuto serie difficoltà ad entrare. Era stracolma di persone di ambo i sessi e di varia età. Concelebrata da alcuni sacerdoti vi si stava officiando una Santa Messa in suffragio dell’anima di don Fernando Sanna, sacerdote della nostra Diocesi. Tra i banchi erano stipati colleghi insegnanti, amici, personalità, suore e tantissimi fratelli e sorelle dello scautismo. Erano presenti varie generazioni di scout, da lui seguite e non solo a livello diocesano, ma anche delle unità del vecchio Cagliari 1. In particolare tanti ex giovani che avevano fatto parte dei Clan (16-20 anni) e con i quali aveva condiviso gioie, delusioni e speranze e tantissima “strada” fatta con lo zaino sulle spalle (tanto che ne ebbe persino conseguenze di salute) e di altrettante notti attendato con loro, a parlare di Dio attraverso il Creato durante il serale Fuoco di Bivacco. Ma non fu solo un’ottima “veste Nera” che esplicava il suo “alto servizio” tra i giovani Rover e Scolte. Fu anche bravissimo insegnante/educatore. Insegnava religione al Liceo “Dettori” e mi piace riportare qui la testimonianza di una sua alunna – non Scout – letta su Facebook. Vi si dice in sostanza che lui faceva lezione ponendosi in cerchio assieme agli alunni: “io non conoscevo il significato del cerchio che pone tutti allo stesso livello; lui sì è me lo ha insegnato”. Era nato nel 1933, ordinato sacerdote in Cattedrale il 28 giugno 1959 e subito nominato vicario nella parrocchia della B. V. del rimedio (più nota come S. Lucifero). Nel

1968 passò a S. Avendrace, sempre come vicario e dal 1970 al 1976 fu ancora a S. Lucifero. Dal 1971 al ’77 fu nominato Assistente Ecclesiastico della Zona (Diocesi) di Cagliari nel periodo a cavallo tra ASCI e AGESCI (gli scout cattolici). Nel 1978/79 divenne collaboratore della parrocchia di San Pio X e dal 1986 al 1990 parroco di S. Avendrace. Dal 1993 al 2002 parroco di S. Gregorio Magno, colpito da grave malattia alternava soggiorni a Cagliari a lunghe residenze a Roma, ove si è spento il 9 maggio di quest’anno e dove è stato tumulato per suo espresso desiderio. Io lo conobbi verso la fine degli anni ’60, quando venne a trovarmi in ufficio perché alcuni giovani di S. Avendrace avevano intenzione di aprire un Gruppo Scout e lui, non avendo alcuna nozione del Metodo educativo di Baden-Powell, voleva qualche informazione da parte di un vecchio scout ancora sulla breccia. Una volta ritornato a S. Avendrace, sede del Cagliari 1, facemmo un lungo pezzo di “Strada” lungo il cammino del “Grande Fuoco”. Per me non fu solo un Assistente Spirituale Scout, ma un Amico con la A maiuscola che mi fu prezioso in un particolarissimo periodo della mia vita. Che il peso dello zaino ti sia leggero Fernando, mentre vai incontro alla Nostra Signora della Strada ed a San Giorgio che ti accompagnano avanti al Signore a ricevere il premio promesso ai “servi buoni e fedeli”: “Ma noi ci rivedremo ancor, ci rivedremo un dì; arrivederci allor fratello, arrivederci sì…” Valeriano Cinquini (Vecchio Lupo Grigio)

Samassi 21/04/2013. Una voce ampliata da un megafono che urla a squarciagola non l’ormai abusata frase: “Tutti a casa, vi mando tutti a casa”. Chi urla non è per niente un Grillo dl turno, ma è al contrario un giovane che anima i giochi di oltre 150 ragazzi, che al contrario invita a lasciare le case e a partecipare vivamente al divertimento che propone l’Oratorio. L’Oratorio Don Bosco di Samassi, rimesso a nuovo look, col sacrificio di un gruppo di volontari, babbi, mamme e giovani, ha iniziato oggi il suo rilancio, per il bene soprattutto degli adolescenti del paese, creando per loro un punto sano dl aggregazione. La giornata è iniziata all’Oratorio, con la santa messa, molto partecipata: l’assemblea ha occupato ogni millimetro di spazio disponibile ritagliandosi spazi anche sul palco ove era sistemato l’altare e nella saletta adiacente. A Don Bruno che regge la Parrocchia ed ha promosso ed incoraggiato il rilancio della rinascita, un sincero grazie. Nella sua omelia ha ricordato la nascita del primo Oratorio di don Bosco, si è soffermato soprattutto sui punti cardine del metodo preventivo dell’educazione di don Bosco, basato sulla ragione e sulla religione, ma specialmente sull’amorevolezza. Più che rimproveri o castighi, ci vuole soprattutto carità e incoraggiamento, per realizzare il sogno avuto a soli 9 anni da Giovannino Bosco, in cui veniva invitato ad occuparsi dell’educazione dei ragazzi abbandonati, cercando di farli diventare buoni ed onesti cittadini. Nel piccolo cortile dell’oratorio, i ragazzi si sono davvero scalmanati, partecipando ai vari giochi, tra

le urla di entusiasmo, guidati dai vari animatori, giovani e ragazze, neutralizzando la paura nutrita in modo eccessivo da qualche mamma apprensiva, che temeva fosse pericoloso il partecipare alla corsa coi sacchi e a qualche altro gioco proposto, giochi collaudati da una veterana esperienza, che fa parte del patrimonio della vita organizzata degli Oratori. Se si son date da fare le varie cuoche, la loro fatica non è stata vana, perché anche quei bambini - a casa - privi di appetito, si sono dimostrati lupi affamati, divorando pastasciutta e bistecche, facendo bis e tris, che solo l’andirivieni delle mamme, improvvisate cameriere, a stento hanno saputo soddisfare. Dopo pranzo ancora giochi, visi contenti, urla e salti di sana allegria. Alla fine non resterà loro solo la gioia di portare a casa il cappellino verde o azzurro regalato per l’occasione dalla Tipografia 3 Esse, ma il vivo desiderio di proseguire la bella esperienza appena vissuta. Se è vero che c’é tanta stanchezza in chi ha organizzato, c’é pure in tutti la ricompensa di essere appagati in pieno dai visibili risultati ottenuti, perché ci si è aperti al prossimo spendendo un briciolo di se stessi per strappare a molti un sorriso, realizzando così il bisogno che si ha dentro il proprio cuore “di dare agli altri”. Bisogno condiviso da parecchi, genitori e qualche altro benefattore, che preparando dei dolcetti ed altro, hanno contribuito a far sì che almeno per l’occasione si sia potuto apprestare gratuitamente un sontuoso pranzo e una gustosa merenda per la gioia di grandi e piccini. Gli Animatori

domenIca 19 maggIo 2013

curiosità SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004

Direttore responsabile Sergio Nuvoli Editore Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Segreteria e Ufficio abbonamenti Natalina Abis- Tel. 070/5511462 Segreteria telefonica attiva 24h- su 24h e-mail: segreteriailportico@libero.it Fotografie Archivio Il Portico, Roberto Pili Amministrazione via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Tel.-fax 070/523844 e-mail: settimanaleilportico@libero.it (Lun. - Mar. 10.00-11.30) Pubblicità: inserzioni.ilportico@gmail.com Stampa Grafiche Ghiani - Monastir (CA) Hanno collaborato a questo numero: Gianni Loy, Valeriano Cinquini, Roberto Piredda, Tore Ruggiu, Andrea Busia, Silvano Bianco, Ignazio Picciau, Francesco Furcas, Matteo Mazzuzzi, Matteo Meloni, Federica Bande, Alessia Corbu, Laura Cabras, Maria Chiara Cugusi, Aldo Puddu, Franco Camba, Roberto Comparetti. L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a Associazione culturale Il Portico, via mons. Cogoni, 9 09121 Cagliari. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata (L. 193/03).

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QUESTO SETTIMANALE È ISCRITTO ALLA FISC FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI


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