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DOMENICA 26 MAGGIO 2013 A N N O X N . 21
SETTIMANALE DIOCESANO
DI
€ 1.00
CAGLIARI
Papa Francesco in piazza San Pietro poco dopo aver annunciato il viaggio a Cagliari.
Il Papa in Sardegna + ARRIGO MIGLIO
iamo stati pellegrini a Roma, alla sede di Pietro, a salutare personalmente per la prima volta il successore di Pietro Papa Francesco ed ora ci rimettiamo in cammino con lui, che ci ha chiesto di essere pellegrino con noi al Santuario di N.S. di Bonaria. I particolari del pellegrinaggio a Roma svoltosi nei giorni 14-17 maggio, culminato nell’udienza generale di mercoledì 15, nella S. Messa alla tomba di Pietro giovedì 16 e nell’incontro del Papa con i vescovi sardi venerdì 17, sono stati ampiamente raccolti e raccontati dai mass media locali, regionali e anche nazionali, per via dell’annunciato prossimo viaggio del Papa in Sardegna: ringrazio tutti gli operatori delle comunicazioni sociali per l’attenzione dimostrata e per l’impegno a trasmettere fedelmente gli eventi. E grazie in primo luogo ai pellegrini venuti a Roma, sacerdoti, seminaristi e laici, che mi hanno fatto sentire vicina fisicamente tutta la comunità diocesana nel momento in cui ho presentato al Santo Padre il nostro cammino di chiesa, con la nostra vicinanza e la nostra preghiera per lui e con tutti i gravi problemi che la nostra gente vive e patisce. Grazie soprattutto a Papa Francesco, per la prontezza con cui ha accolto l’invito a venire a Bonaria e per le parole cariche di
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affetto con cui ha voluto comunicare egli stesso questo prossimo viaggio. Nell’incontro avuto con il gruppo dei vescovi sardi ci ha confermato la sua conoscenza ed il suo legame con la Madonna di Bonaria ma anche il suo desiderio di essere vicino ad una regione molto provata dal punto di vista economico, specialmente per la crisi del lavoro. Nostra Signora di Bonaria è Patrona Massima della Sardegna e il pellegrinaggio del Papa riguarda dunque tutta la regione, quasi un abbraccio ideale, dal colle di Bonaria, a tutte le comunità ecclesiali e civili dell’isola. Abbiamo vissuto, con i confratelli vescovi della conferenza regionale, un’esperienza davvero unica. Insieme all’emozione nell’apprendere dal Papa stesso che accettava di venire in Sardegna abbiamo vissuto una consuetudine inedita con Papa Francesco, nella Domus di Santa Marta, dove il Papa ha mantenuto la sua abitazione privata, recandosi al palazzo apostolico solo per gli impegni ufficiali. La presenza del Papa nella residenza Santa Marta è molto discreta, non ha modificato sostanzialmente il ritmo della casa, dove risiedono ospiti fissi e ospiti di passaggio, come eravamo noi. E da parte di tutti c’è attenzione ad avere la medesima discrezione, per non intralciare la vita e gli orari del Papa. Dopo un po’ ci si abitua a vederlo passare, salire e scendere con l’ascensore come
gli altri ospiti e talvolta con gli altri ospiti, a vederlo al suo tavolo nella sala da pranzo, con qualche suo collaboratore, cordiale con tutti ma anche rapido nei suoi ritmi giornalieri. Al mattino celebra la S. Messa nella cappella centrale della casa, con la partecipazione a turno di gruppi dei collaboratori e del personale della S. Sede e le brevi omelie di ogni mattina sono ormai un appuntamento per mezzo mondo. Mettiamoci dunque in cammino con gioia e con impegno per accogliere Papa Francesco e per farci pellegrini con lui. Quanto prima sarà messa a punto la macchina organizzativa e ringrazio fin d’ora tutte le autorità civili che hanno già dichiarato la loro disponibilità a collaborare. Il primo impegno però è quello della preghiera: è ciò che Papa Francesco chiede ogni giorno ed ha chiesto anche a noi in modo particolare nel congedarci, “pregate per me, ne ho bisogno”! Da subito, ogni giorno, non lasciamo mancare la preghiera per il Papa e per la sua prossima visita in Sardegna, perché sia portatrice di grazia, di speranza, di conversione al vangelo, di rinnovata amicizia con il Signore Gesù. La Vergine di Bonaria non ci dice altro: “fate quello che Lui vi dirà”. Mettiamoci in ascolto e fidiamoci del suo amore, di cui abbiamo ancora una volta un segno così bello nel gesto di Papa Francesco.
SOMMARIO SPECIALE
DA PAG. 2
Visita ad limina, immagini e cronaca dell’annuncio del viaggio CAGLIARI
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Ripensare la carità alla luce del Concilio Vaticano II FAMIGLIE
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Convegno del Forum: “Sostenere la famiglia salverebbe il Paese” LAVORO
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L’alleanza tra comuni: “Ripartiamo dalla terra per creare occupazione” PAESI TUOI
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A Decimoputzu un paese in festa intorno al santo patrono
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IL PORTICO DI PAPA FRANCESCO
IL PortIco
domenIca 26 maggIo 2013
La notizia. La decisione comunicata a braccio: nell’Isola il Pontefice incontrerà un popolo allo stremo delle forze.
Il Papa sarà a Cagliari il 22 settembre C’è stupore e gioia in tutta la Sardegna
Il Papa saluta i pellegrini sardi in Piazza San Pietro.
SERGIO NUVOLI TUPORE E GRATITUDINE: SONO i sentimenti più diffusi tra i sardi all’indomani dell’annuncio della visita del Papa – prevista per settembre – a Cagliari, pellegrino alla Basilica di Nostra Signora di Bonaria, “mamma, fiza e isposa de Su Segnore”, come la chiamò in sardo Benedetto XVI cinque anni fa citando la versione in limba dell’Ave Maria. La meraviglia domina anche tra i vescovi dell’Isola, forse anche nell’arcivescovo di Cagliari, e presidente della Conferenza episcopale sarda, Arrigo Miglio, che pure la visita ha chiesto fin dai primi giorni successivi all’elezione di Papa Francesco, nel biglietto augurale in cui ricordava il legame tra la Madonna venerata nell’Isola e il nome della capitale argentina. Stupisce la rapidità nella risposta alla richiesta del presule e il feeling subito sboc-
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ciato con i pellegrini presenti ieri in Piazza San Pietro al momento dell’annuncio: “Voi sardi siete entusiasti”, il commento del pontefice all’esultanza della delegazione. Altro motivo di meraviglia è la conferma del primo viaggio in Italia di Papa Bergoglio giunta direttamente a braccio, una novità rispetto al passato. Segno evidente della “fratellanza” tra il Santuario di Bonaria a Cagliari e Buenos Aires, per una storia antica che ha a che fare con la fondazione della città di Buenos Aires. La tradizione della statua della Madonna giunta dal mare sulle coste di Cagliari – all’interno di una cassa gettata da una barca squassata dalle onde - è un pezzo della storia e della fede dei sardi, gelosamente conservata dai Padri Mercedari, custodi dell’immagine della Vergine. Sono loro a sostenere da sempre il legame tra il simulacro della Vergine e la città di Buenos Aires: dal pontefice l’autorevole conferma. “Quando il fondatore ha fondato la città ar-
Papa Francesco benedice la statua della Madonna di Bonaria.
gentina - ha spiegato infatti il Papa - voleva intitolarla alla Santissima Trinità, ma i marinai che lo avevano portato laggiù erano sardi e volevano che si chiamasse città della Madonna di Bonaria”. Così, c’è stato “uno scontro” e poi “una negoziazione” per chiamarla “città della Santissima Trinità nel porto di Nostra Signora di Bonaria”. Ma il nome era “troppo lungo”, ha concluso il Papa, e da allora “sono rimaste le ultime parole: Buon Aria, Buenos Aires, ma è la vostra Madonna”. Papa Bergoglio sarà il quarto pontefice a visitare l’Isola in poco più di 40 anni: è certamente la devozione mariana a spingere i Papi a rendere omaggio alla Regina dei Sardi. Fu Paolo VI, dal sagrato della Basilica di Bonaria, a sottolineare che “non si può essere cristiani senza essere mariani”. Benedetto XVI, nel settembre di appena cinque anni fa, dallo stesso punto invocò una nuova generazione di “laici cristiani impegnati”. A Cagliari Papa Francesco incontrerà una regione allo stremo. Solo la dignità dei sardi evita la disperazione davanti a numeri in grado di fotografare una crisi apparentemente irreversibile: più di un quarto delle famiglie vive in condizioni di povertà, su un milione e mezzo di abitanti i disoccupati sono 109mila, la cifra più elevata di sempre, ma altre 105mila persone cercano un lavoro o vorrebbero lavorare. I lavoratori in cassa integrazione straordinaria e in deroga oscillano ormai intorno ai 20mila, ma secondo le organizzazioni sindacali nel 2013 potrebbero arrivare a 30mila. Gli esperti parlano di una spirale da spezzare perché alimenta la povertà delle famiglie destinando quantità crescenti di risorse pubbliche per sussidi insufficienti, sottraendo queste risorse ad investimenti che producano occupazione. I pensionati (di vecchiaia e anzianità) sono 250mila, ma un terzo non
raggiunge i mille euro mensili di pensione e per tante famiglie – che pure in Sardegna reggono più che altrove - si tratta dell’unico reddito. Nell’Isola oggi c’è la quota più elevata di giovani che abbandonano prematuramente la scuola: il 25% dei giovani tra i 18 e i 24 anni (circa 30mila ragazzi) ha lasciato gli studi senza avere conseguito un diploma o senza avere una qualifica professionale. Per questo “è una visita che onora e commuove – dice l’arcivescovo di Cagliari, Arrigo Miglio – pensando alle povertà della Sardegna: ci incoraggia, perché questo aspetto ha certamente pesato nell’invito. Il nostro augurio è che questa visita riaccenda la speranza per il mondo del lavoro, sia un incoraggiamento ai giovani sardi e un invito alle famiglie a stare unite, e alle istituzioni a sostenere le famiglie, anche in vista della quasi contemporanea Settimana sociale dei cattolici dedicata a questo tema”. * articolo pubblicato dal SIR, Servizio di Informazione Religiosa della Cei
Mons. Morfino e mons. Miglio.
domenIca 26 maggIo 2013
IL PORTICO DI PAPA FRANCESCO
Cronaca. Pubblichiamo il testo integrale dell’omelia di mons. Miglio nelle grotte vaticane
“L’annuncio della Resurrezione è il fondamento della nostra unità” L’arcivescovo di Cagliari ha presieduto la solenne celebrazione a pochi passi dalla tomba di Pietro: “Comincia qui il nostro cammino di preparazione alla visita del Pontefice” + ARRIGO MIGLIO L LUOGO DOVE CI TROVIAMO è carico di suggestione per la presenza della tomba dell'apostolo Pietro, per trovarci qui a Roma dove il Signore Gesù ha inviato l'Apostolo Pietro con parole misteriose “Quando sarai vecchio un altro ti cingerà e ti porterà dove tu non vuoi”. Questo viene detto a Pietro nel momento in cui aveva rinnovato la sua professione di amore e di amicizia a Gesù sulle rive del lago di Tiberiade. Abbiamo sentito anche l'amore, direi le parole affettuose, che Gesù rivolge a Paolo, in quella notte dopo il tumulto tra farisei e sadducei “Dovrai dare testimonianza anche a Roma”. Ci troviamo dunque a Roma per cogliere questa testimonianza degli Apostoli Pietro e Paolo, una testimonianza che nasce direttamente dalle parole di Gesù, e le parole di Gesù sono parole di amore per Pietro pentito e per Paolo nel momento in cui si prepara ad affrontante la prova più difficile. La testimonianza di Pietro e di Paolo è la testimonianza della risurrezione di Gesù. Paolo di fronte a farisei e sadducei annuncia con chiarezza il fondamento della “via” che lui sta seguendo ed è la risurrezione di Gesù il Nazareno.
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La celebrazione nelle grotte vaticane. (foto Mattia Porcu)
Questo annuncio divide farisei e sadducei. Per noi invece è un annuncio che deve unirci e il vero fondamento della nostra unità e della nostra comunione. Nella fede in Gesù risorto e facendo della nostra vita un cammino per incontrare sempre di più Gesù risorto noi abbiamo il fondamento della vera unità e della vera comunione. Uniti nella fede in Gesù risorto tutte le altre differenze si squagliano, scompaiono. Tutti gli angoli che devono essere smussati vengono limati, perché più importante di tutto è questa nostra fede in Gesù risorto, una fede che ci lega con una catena indissolubile agli Apostoli Pietro e Paolo e a tutta la successione apostolica. La fede in Gesù risorto ci lega alla Chiesa e ci permette di diventare tra di noi non una congrega qualunque ma una vera ecclesia e la stessa fede in Gesù risorto valorizza i doni dello spirito, brucia le differenze che nascono dal peccato, dai limiti, dalla nostra
umanità e valorizza invece i doni dello Spirito, Gesù risorto ci dona il suo Spirito e permette ai diversi doni di diventare armonia, di fondersi in unità. Questo vogliamo chiedere per intercessione degli Apostoli Pietro e Paolo: che sia sempre chiaro il primo fondamento della nostra fede, della nostra comunione, della nostra appartenenza alla Chiesa. Che la comune fede in Gesù risorto sappia relativizzare tutte le altre differenze che le incrostazioni storiche producono e che rischiano di farci dimenticare qual è l'essenziale, qual è il punto più importante, non solo della nostra fede personale, ma del nostro cammino di Chiesa. Iniziamo qui dalla tomba dell'Apostolo Pietro il cammino di preparazione per accogliere il successore di Pietro, che viene a noi con lo stesso amore affettuoso con il quale Gesù diceva “Paolo, coraggio, mi dovrai rendere testimonianza qui e fino a Roma”. Lo stesso amore con
cui Gesù risponde a Pietro “Pasci le mie pecorelle, pasci i miei agnelli”. Abbiamo sentito ieri nelle parole del Santo Padre, questo affetto, questa vicinanza questa sintonia che nasce dal profondo del suo cuore, che viene da lontano ed è davvero la perla preziosa che ci ha donato ieri con l'annuncio della sua visita al santuario della Madonna di Bonaria, patrona massima della Sardegna, e quindi un incontro con tutta la realtà della nostra regione. Iniziamo qui il nostro cammino di preparazione, invocando i doni dello Spirito Santo, guardando alla fede degli Apostoli Pietro e Paolo e al prossimo incontro con il Santo Padre con una speranza crescente. Che davvero questa notizia possa essere “Gaudium magnum”, una notizia che sarà di grande gioia per tutto il popolo, come hanno cantato gli angeli a Betlemme. Che la visita di Papa Francesco possa essere una grande gioia per tutto il nostro popolo.
la visita dei vescovi al Papa. Lo svolgimento è quello consueto fino all'omelia di mons. Miglio che fa riferimento alle letture della liturgia e contemporaneamente ricorda la necessità di prepararsi alla prossima visita del Papa. Si arriva al momento della distribuzione dell'Eucaristia con i vescovi e poi i sacerdoti che si avvicinano all'altare per nutrirsi del pane e del vino. Lo stesso mons. Miglio si sposta a
distribuire ai chierici e ai laici la comunione. Prima della benedizione finale un ultimo pensiero di monsignor Miglio ancora per la visita del Papa a seguire forse uno dei momenti più toccanti: il canto del Deus ti salvet Maria risuona tra le grotte vaticane. Gli stessi addetti della Basilica si fermano dalle loro faccende per ascoltare il canto della comunità sarda. Uno strano corre brivido lungo la schiena mentre negli ultimi banchi gli occhi di qualche signora diventano lucidi. Infine la foto di gruppo dei vescovi sardi davanti alla tomba di Pietro, a seguire la processione che riporta in Basilica i celebranti. Alcuni turisti fotografano i vescovi in processione: “Non capita spesso - dice una signora pugliese - di vedere tanti vescovi insieme”. L'arrivo in sacrestia, con il consueto “prosit” ai celebranti, i sorrisi, i saluti, le immancabili foto chiudono un altro momento della visita ad limina della Chiesa sarda a Papa Francesco.
Sulla tomba di Pietro una messa speciale Il canto del Deus ti salvet Maria ha risuonato nelle grotte ROBERTO COMPARETTI NA CELEBRAZIONE intima e densa di significato. I vescovi della Sardegna, riuniti intorno all'altare, a pochi passi dalla tomba di Pietro, hanno mostrato giovedì scorso come l'Isola abbia davvero le radici della fede nel sangue dei martiri. Alle 8, in una Basilica di San Pietro che iniziava ad affollarsi, dalla sacrestia i presuli, insieme ad una decina di sacerdoti e ai seminaristi del Regionale, hanno raggiunto in processione le grotte vaticane e l'altare posizionato nei pressi della tomba del primo Papa.
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Ad animare la liturgia il canto corale dei seminaristi, che hanno fatto risuonare la loro voce in quel luogo così particolare. All'inizio della celebrazione monsignor Arrigo Miglio, che l'ha presieduta in qualità di presidente della Conferenza Episcopale Sarda, ha ricordato come quel luogo fosse di importanza notevole per la fede dei credenti. Alla Messa erano presenti anche alcuni laici e religiose che non sono volute mancare. Gli spazi angusti non hanno ridotto le presenze. Nei primi banchi i vescovi della Sardegna, a seguire i sacerdoti e poi chierici e laici, compresi alcuni giornalisti che seguono
IL PortIco
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i commenti CAPPELLACCI E ZEDDA
Segnale importante per la città e per l’Isola Un annuncio che mi ha sorpreso e la sua visita avrà un grandissimo significato per noi”. Così il presidente della Giunta regionale Ugo Cappellacci all’uscita dal colonnato di San Pietro dopo l’annuncio della visita di Papa Francesco a Cagliari il prossimo 22 settembre. “È un momento nel quale la nostra Isola sta soffrendo molto – ha proseguito il capo dell’esecutivo regionale – ed il Papa ha dimostrato già nelle precedenti settimane di essere molto sensibile ai problemi del lavoro e del sociale, anche ai problemi della Sardegna: più volte ha richiamato alcune emergenze del lavoro dell’Isola. Averlo con noi è quindi una cosa molto bella ed aspettiamo di poterlo abbracciare. Mi auguro che la visita del Santo Padre ravvivi la speranza e il senso della comunità e sia di conforto e vicinanza ad un popolo che non si rassegna, ma affronta con grande dignità e coraggio le difficoltà di una fase difficile della nostra storia”. Quanto poi al breve colloquio in San Pietro tra il Presidente ed il Papa, così racconta ancora Cappellacci. “Gli ho chiesto di pregare per la Sardegna e lui mi ha detto di dire ai sardi di pregare per lui, e questo è ciò che farò. Gli ho poi raccontato la storia della statua di Bonaria in particolare questa statua che abbiamo portato in San Pietro e che a luglio andrà a Buenos Aires dove il comune, in epoca non sospetta, quando non era stato ancora eletto Papa Bergoglio, ce l’aveva chiesta. Il Santo Padre mi ha raccontato della città e di alcune chiese dove si trova la statua della Madonna di Bonaria”. Soddisfazione anche per il sindaco Massimo Zedda. “La volontà espressa da Papa Francesco di visitare Cagliari e il santuario della Madonna di Bonaria è un segnale molto importante per la città e per tutta l'Isola” - ha dichiarato il primo cittadino. L'annuncio del viaggio in Sardegna arriva a pochissimo tempo dalla sua elezione ed è una prova di attenzione fondamentale in un momento in cui la nostra Regione vive grandi difficoltà economiche e sociali. La città saprà accogliere il nuovo Pontefice con il calore e l'affetto già dimostrati per Benedetto XVI e Giovanni Paolo II”.
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IL PortIco
IL PORTICO DI PAPA FRANCESCO
domenIca 26 maggIo 2013
La fotocronaca di un annuncio imprevisto
Nelle nostre foto qui riprodotte, dall’alto: 1) la statua della Madonna che il Papa ha benedetto al termine dell’udienza generale 2) padre Giovannino Tolu e padre Nunzio Masiello, dei Padri Mercerdari 3) Monsignor Miglio parla con monsignor George Ganswein, prefetto della Casa Pontificia 4) Mons. Miglio indica al Papa la delegazione sarda e la statua della Madonna 5) il Papa con mons. Miglio, gli altri vescovi sardi e il Governatore Cappellacci 6) Don Costantino Tamiozzo e mons. Francesco Porru 7) un gruppo di giovani sacerdoti e seminaristi sardi con la bandiera dei Quattro mori 8) Mons. Mauro Maria Morfino e mons. Antioco Piseddu salutano al termine dell’udienza
domenIca 26 maggIo 2013
IL PORTICO DI PAPA FRANCESCO
IL PortIco
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Un’isola che si prepara. Cresce l’attesa per vedere da vicino il successore di Pietro pellegrino a Bonaria.
Quello a Cagliari sarà il primo viaggio in Italia Un altro segno della “fratellanza” con i sardi Papa Bergoglio incontrerà un’isola martoriata dalla tragedia della perdita del lavoro, dei giovani che abbandonano gli studi, delle famiglie che partono. Già in corso i preparativi MASSIMO LAVENA AVANTI ALLA NOSTRA Madonna: che sia la festa di tutte le Genti! Che festa sia! Di gioia, di preghiera, di lode, davanti alla nostra Madonna, alla Sua Madonna. Papa Francesco ama la Virgen de Buenos Aires; la sua devozione si unisce a quella dei Sardi d’Argentina e a tutto il popolo del Rio della Plata che venera in egual misura la Madre di Gesù della lontana Sardegna e la sua massima patrona, la Virgen del Lujan, che sparge il suo mantello prezioso proteggendo tutti gli abitanti dello sconfinato paese latinoamericano. Quel “quasi dalla fine del mondo” con il quale ha aperto il suo Pontificato è la terra della Pampa, dei succulenti arrosti misti dell’asado, della pipetta per bere il mate, l’infuso di una erba profumata bevanda nazionale tanto amata da Papa Francesco. Ed è la terra oltre la Sardegna che,
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sorprendentemente, ha sviluppato il culto della nostra Madonna di Bonaria. Su questa “fratellanza” nel nome della Vergine patrona massima della Sardegna, protettrice delle genti di mare che ne portarono fin sulle coste della lontana Argentina la grande fede e amore, il prossimo 22 settembre vivremo ancora l’immenso dono dell’offerta di un Papa sul Colle di Bonaria. Dal Rio de la Plata al Golfo degli Angeli è un passo lungo come quello della storia che accompagna Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires oggi Papa Francesco della Chiesa Universale. Ma è quel viaggio che hanno compiuto altri tre pontefici nei precedenti 43 anni, dal Servo di Dio Paolo VI passando per il Bea-
to Giovanni Paolo II arrivando a Benedetto XVI il Profeta. Questa unicità di rapporto, che ha legato Papa Montini a Papa Woytjla e a Papa Ratzinger, oggi suggella la filiazione di Papa Bergoglio alla “nostra Madonna” . Quel misterioso incontro tra i volti dei pellegrini sardi esplosi in canti di gioia nell’udienza in Piazza San Pietro del 15 maggio scorso e lo sguardo felice e sorridente di Papa Francesco all’atto dell’annuncio del suo pellegrinaggio dalla Madonna di Bonaria ormai è storia dell’iconografia ufficiale di questo Pontificato. Non sfugga l’importanza dell’atto di Papa Francesco: il primo viaggio in Italia sarà a Cagliari, in quest’Isola martoriata dalla fame, dalla tragedia della perdita del lavo-
ro, dai giovani che abbandonano la scuola, dalla fuga dei piccoli centri sempre più disabitati e senza giovani, dalle basi militari inquinate, dall’esplosione di una nuova emigrazione non solo giovanile, ma di interi nuclei familiari. Il Papa Francesco torna ai confini del mondo, ma questa volta sono i confini dell’Italia, oltre il mare, quel mare che ha regalato ai Sardi la loro Patrona incommensurabile nel suo amore ed agli Argentini una Mamma soave il cui nome nobilita la loro capitale. Un omaggio che rende onore alla nostra Terra, che non sapendo più a quale santo votarsi, per illuminare il cuore e le menti degli uomini che hanno nelle loro mani le sorti della Sardegna, non può fare altro che urlare la sua richiesta di estremo aiuto alla Vergine della Buona Aria. Nulla sembra restare nelle speranze di chi vede ogni sforzo, ogni ricchezza distrutta, sfruttata ad uso e consumo di quella speculazione che offende l’uomo nella sua natura sacrale. Un’Isola svenduta alla lubrica predazione di facitori di illusorie ricchezze, di furti perpetrati non da ora ma nei secoli, nei confronti della natura rigogliosa e violata, della volontà di essere unici nella loro fierezza di donne e uomini che della bellezza del creato hanno ricevuto il privilegio di godere di un pezzo di Paradiso.
Ed invece presenteranno al Papa un diario di dolori e tragedie, di lacrime versate per nuovi viaggi alla ricerca del pane, come quei nostri fratelli oggi lontani che nel secolo scorso attraversarono i mari verso una nuova Patria dove trovarono inaspettata la loro mamma sorridente di Bonaria celeste Regina, che li accolse rassicurandoli della sua eterna protezione. Ecco, su questa strada di preghiera Papa Bergoglio si unirà ai suoi predecessori nell’impetrare la benedizione della nostra Madonna sul Mondo. A noi è chiesto di porre nelle sue mani le nostre invocazioni: nelle mani del Papa, nelle mani del successore di Pietro, che da pellegrino verrà tra noi, con la certezza di sentire non solo le nostre grida di dolore ma la nostra grande fede nella Mamma di Gesù, la Vergine Maria presente alla Pentecoste, presente sempre nel momento del bisogno dei suoi figli. Saranno 4 mesi di attesa fervente, di sobria preparazione perché ora non è tempo di sciorinare festoni, ma di dire al Santo Padre che potrà sempre contare sui Sardi, figli della Madonna di Bonaria, come nella battaglia di Lepanto: questa volta il nemico è subdolo, non disposto su possenti navi da battaglia, ma è la lotta per la sopravvivenza di un’Isola, che è simbolo della lotta di tutti coloro che oggi hanno fame e chiedono giustizia.
grini sardi presenti all’udienza generale - scrive ancora il secondo quotidiano argentino - alla quale hanno assistito circa 100mila persone, tra le quali molti argentini con le bandiere”. “A fine marzo era trapelato - spiega ancora La Naçion - che il Papa avrebbe visitato l’Argentina in dicembre, su invito della presidente, Cristina Kirchner, e della Conferenza episcopale argentina. Ma i suoi piani evidentemente sono cambiati”. Secondo i giornalisti del quotidiano di Buenos Aires fondato nel 1870 da Bartolome Mitre, il Papa avrebbe spiegato nei giorni scorsi a Juan Manuel Santos, presidente della Colombia (altro Paese che l’ha invitato), il motivo dello spostamento del viaggio. Di “hermandad antigua” (fratel-
lanza antica) parla anche Aica, l’agenzia di stampa cattolica argentina, riferendosi al legame tra Cagliari e Buenos Aires. “Éste será el segundo viaje apostólico del papa Francisco - aggiunge la nota dell’Aica - el primero será al Brasil para la Jornada Mundial de la Juventud en julio próximo”. L’equivalente del Sir italiano (l’agenzia dei vescovi) aggiunge che “questo santuario è stato visitato già da Benedetto XVI, nel settembre 2008, e da Giovanni Paolo II nell’ottobre 1985”, prima di fornire la spiegazione storica: “Buen Ayre” era la “castellanizzazione del nome del Vergine di Bonaria” che si venerava nel santuario di Cagliari, e che era anche patrona dei naviganti di Cadice, in Spagna. L’Aica cita Fray José Brunet, storico dell’Ordine della Mercede, che riconduce alla presenza di alcuni frati mercedari di Siviglia nella spedizione di Pedro de Mendoza, sul quale esercitavano un forte ascendente, il motivo del nome dato alla capitale argentina. “Si tratta della prima conferma di un viaggio del Papa in Italia - scrive Ambito, il quotidiano argentino on line diretto da Orlando Mario Vignatti - Si pensava che il primo viaggio di Francesco in Italia sarebbe stato ad Assisi, visto che eletto Papa - ha scelto il nome di San Francesco d’Assisi”.
Delusione attenuata sui giornali argentini Così i media di Buenos Aires hanno dato la notizia S. N. A RAGIONE MONS. MIGLIO, quando - parlando con Radio Vaticana - ha definito il viaggio di Papa Francesco un “regalo all’Italia” e non solo alla Sardegna. E’ la stessa sensazione che si ricava leggendo la notizia sui media argentini. Nel Paese del Papa, infatti, c’era grande attesa: molti erano convinti che Francesco avrebbe visitato prima la sua terra, magari in coincidenza del viaggio per la Gmg di luglio nel vicino Brasile. Forse è meglio, però, non dar nulla per scontato: la stessa modalità dell’annuncio del viaggio a Bonaria consiglia prudenza prima di dare per definito il calendario degli spostamenti del pontefice, come pure fatto dal portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi. Di discorso emozionante parla apertamente nei titoli Clarìn, il principale quotidiano del Paese sudamericano: “Il Papa ha raccontato la
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storia del nome della sua città, annunciando che andrà al Santuario della Vergine sarda Bonaria”. “Acclamato con entusiasmo, Francisco - scrive Clarìn - ha espresso la vicinanza spirituale con l’Argentina”, prima di concludere: “Definitivamente descartada, esclusa, scartata, una visita in Argentina”. “In piazza c’era una numerosa delegazione di sardi - annota il quotidiano più letto nel Paese del Papa quando Bergoglio ha rivelato che andrà pellegrino a settembre alla virgen del Buen Aire, Bonaria en sardo”. Il Papa - prosegue Clarìn - ha raccontato che Buenos Aires deve il suo nome “alla Madonna de la Candelaria”, “chiamata Bonaria in Sardegna”. “Alla virgen de la Candelaria” i padri mercedari avevano intitolato un santuario per i naviganti, nel periodo in cui l’Isola era sotto la dominazione catalana, annota il quotidiano, che spiega che - dopo il ritrovamento del simulacro - i mari-
nai cominciarono a venerarla come Madonna di Bonaria, e il suo culto divenne particolarmente forte in Spagna, a Siviglia, “da dove partivano le spedizioni per il nuovo mondo”. “El Papa no viajará a la Argentina este año”, titola il quotidiano La Naçion, constatando in modo amaro che Francesco non si recherà in Argentina quest’anno. Si tratta del secondo quotidiano argentino per tiratura. Quasi a consolare i lettori, aggiunge che “comunque si collegherà spiritualmente alla sua terra visitando il Santuario di Bonaria a Cagliari, Sardegna, che ha dato il nome alla sua città natale, Buenos Aires”. “L’inatteso annuncio del viaggio a Cagliari è stato accolto con applausi, canti e grida di giubilo dai pelle-
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IL PORTICO DEL TEMPIO
IL PortIco
Il Papa. Fine settimana catterizzato dall’incontro con i movimenti e le nuove comunità
“Non condividere i beni con i poveri è derubarli e togliere loro la vita” ROBERTO PIREDDA L FINE SETTIMANA DEL SANTO Padre è stato caratterizzato dall’incontro con i Movimenti, le nuove comunità, le associazioni, e le aggregazioni laicali organizzato nell’ambito dell’Anno della Fede in occasione della Pentecoste. Nelle parole di riposta alle domande proposte da alcuni fedeli nel corso della Veglia di Pentecoste che si è tenuta Sabato sera, sono stati diversi i temi toccati da Papa Francesco. Un primo aspetto è legato al come incontrare Gesù nell’esperienza di fede: «il Signore ci aspetta. E quando noi Lo cerchiamo, troviamo questa realtà: che è Lui ad aspettarci per accoglierci, per darci il suo amore. E questo ti porta nel cuore uno stupore tale che non lo credi, e così va crescendo la fede!». Con grande decisione il Papa ha poi esortato tutti a “uscire fuori” per vivere l’evangelizzazione: «quando la Chiesa diventa chiusa, si ammala. La Chiesa deve uscire da se stessa. Dove? Verso le periferie esistenziali, qualsiasi esse siano, ma uscire. Gesù ci dice: “Andate per tutto il mondo!». Non è mancato nelle parole del Papa un riferimento alla crisi economica, ma prima di tutto antropologica, del mondo attuale: «se gli investimenti nelle banche calano un po’… tragedia… come si fa? Ma se muoiono di fame le persone, se non hanno da mangiare, se non hanno salute, non fa nien-
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Il Papa tra i fedeli in Piazza San Pietro la domenica di Pentecoste.
te! Questa è la nostra crisi di oggi! E la testimonianza di una Chiesa povera per i poveri va contro questa mentalità». Nell’omelia della Messa del giorno di Pentecoste Papa Francesco ha descritto l’azione dello Spirito Santo richiamando tre aspetti: l’unità, l’armonia e la missione. In tutta la storia della salvezza, spiega il Papa, «quando Dio si rivela porta novità, trasforma e chiede di fidarsi totalmente di Lui». Lo Spirito Santo realizza l’armonia dentro la vita della Chiesa: «solo Lui può suscitare la diversità, la pluralità, la molteplicità e, nello stesso tempo, operare l’unità. Se ci lasciamo
guidare dallo Spirito, la ricchezza, la varietà, la diversità non diventano mai conflitto, perché Egli ci spinge a vivere la varietà nella comunione della Chiesa. È la Chiesa che mi porta Cristo e mi porta a Cristo; i cammini paralleli sono tanto pericolosi!». La missionarietà nasce dall’azione dello Spirito Santo che «ci fa vedere l’orizzonte e ci spinge fino alle periferie esistenziali per annunciare la vita di Gesù Cristo». In settimana all’Udienza Generale il Santo Padre si è soffermato sull’azione dello Spirito Santo nella vita della Chiesa e dei singoli credenti: «non si è cristiani “a tempo”, soltan-
to in alcuni momenti, in alcune circostanze, in alcune scelte. La verità di Cristo, che lo Spirito Santo ci insegna e ci dona, interessa per sempre e totalmente la nostra vita quotidiana. Invochiamolo più spesso, perché ci guidi sulla strada dei discepoli di Cristo». Sempre all’Udienza generale Papa Francesco, cogliendo l’occasione della presenza di numerosi pellegrini sardi giunti a Roma per la visita “ad limina” dell’Episcopato Sardo, ha annunciato la sua prossima visita a Cagliari nel mese di settembre ricordando lo speciale legame che unisce la Madonna di Bonaria alla fondazione della “sua” Buenos Aires. Ricevendo in udienza gli ambasciatori del Kyrgyzstan, di Antigua e Barbuda, del Lussemburgo e del Botswana il Santo Padre ha sottolineato la radice antropologica dell’attuale crisi economica: «la crisi mondiale che tocca la finanza e l’economia sembra mettere in luce le loro deformità e soprattutto la grave carenza della loro prospettiva antropologica, che riduce l’uomo a una sola delle sue esigenze: il consumo. Incoraggio gli esperti di finanza e i governanti dei vostri Paesi a considerare le parole di san Giovanni Crisostomo: «Non condividere con i poveri i propri beni è derubarli e togliere loro la vita. Non sono i nostri beni che noi possediamo, ma i loro» (Omelia su Lazzaro, 1, 6 : PG 48, 992D)».
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DOMENICA 26 maggIo 2013
pietre NIGERIA
Morto il segretario dell’Ass. Cristiana Il Segretario della associazione che riunisce le principali confessioni cristiane nigeriane tra le quali la Chiesa cattolica nello Stato di Borno, è stato ucciso nel capoluogo, Maiduguri, da membri della setta islamista Boko Haram, poco dopo che il Presidente Goodluck Jonathan aveva proclamato lo stato d'emergenza a Borno, Yobe e Adamawa. Secondo una prima ricostruzione dei fatti gli assassini sono entrati nell'abitazione del leader religioso e lo hanno ucciso di fronte ai familiari. PAKISTAN
Danni alla chiesa e vescovo ferito Forti danni alla chiesa, alla scuola e alla casa del vescovo, rimasto lievemente ferito: l'attentato suicida che, dopo le elezioni pakistane, ha colpito un posto di polizia con a Quetta, ha avuto pesanti ripercussioni anche sulla piccola comunità cristiana. L'automobile imbottita con 2000 kg di esplosivo, è esplosa causando 8 morti e 97 feriti, danneggiando anche la vicina struttura della Chiesa cattolica. Il Vicario apostolico di Quetta, Mons. Victor Gnanapragasam, che dormiva nella sua stanza, è stato colpito dai vetri della finestra, riportando lievi ferite. La Cappella del convento ha avuto le porte e tutte le vetrate infrante. Le porte, le finestre e le pareti della casa del Vescovo, dell'ufficio Caritas, della scuole e convento dei missionari Oblati di Mari Immacolata sono gravemente danneggiate. Le scuole cattoliche gestite dai missionari e dalle suore sono chiuse e resteranno inagibili per rimuovere i detriti e verificare la solidità del complesso scolastico. Il Vescovo è di nuovo al lavoro, ma i missionari esprimono grande spavento e chiedo un aiuto per il restauro dei danni.
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DOMENICA 26 maggIo 2013
IL PORTICO DI CAGLIARI
Caritas. Il direttore diocesano spiega gli sviluppi del progetto di inclusione e rilancia.
“A qualcuno faceva comodo tenere i rom in un ghetto vergognoso”
nell’emarginazione più totale e in un vero e proprio ghetto. E’ l’avvio di un percorso di scolarizzazione finalizzata ad un corso di formazione professionale bandito dalla Regione che – esattamente come per gli altri cittadini italiani – li fornirà del livello di preparazione richiesto. Segna un cambio di mentalità? Certo. Dovrebbero essere felici tutti coloro che si sono posti in modo serio nei confronti di queste persone: per la prima volta le cose si fanno davvero. Non più assistenza, ma autonomia nello scrivere, leggere e far di conto, nella conoscenza della lingua italiana, nell’alloggio. Tra poco più di un mese saremo al giro di boa: tutti saranno stati sistemati in abitazioni decorose e i bambini sono inseriti nelle scuole. Eppure c’è chi grida sui quotidia-
ni, ancora una volta. Niente scandali: facciamo semplicemente quello che si deve fare. Si è finalmente superata la vergogna della ghettizzazione. Chi può dire, oggi, che a qualcuno non spetti l’istruzione? Sono cittadini che – come previsto dalle norme – stanno recuperando. Noi applichiamo le norme, la Costituzione, il buon senso per tutti coloro che gravitano nel nostro Paese: ancora di più per loro, cittadini italiani a tutti gli effetti. Mi meraviglio di chi usa toni del passato che dovrebbero essere perseguiti in quanto discriminatori: cosa c’è di scandaloso se – insieme ai cittadini di altra nazionalità – a frequentare i corsi ci sono anche loro? C’è chi ha avuto da ridire sulle ultime nozze rom, e sulle autovetture utilizzate. Cosa ne pensa? Si sposano come tutti i popoli, e a differenza nostra lo fanno da giovani. Amano la famiglia e i loro figli, sono fieri delle loro tradizioni. Non hanno fatto altro che fare quello che fanno tutti. Quanto alle macchine, sono osservazioni che tante volte, in passato, sono state fatte anche per matrimoni avvenuti in altri quartieri della città. Hanno soltanto festeggiato, certamente a spese loro. E’ il loro modo di tenere alle tradizioni: vi garantisco che tengono ai figli in modo straordinario.
plicatori di risorse”. In questo cammino, la condivisione “porta al primato della persona e della reciprocità rispetto alla beneficenza: le nuove povertà hanno bisogno di creare relazione, di avere un accompagnamento concreto”. E la compassione, “intesa come il farsi carico del prossimo - ha sottolineato Alba Dini, docente dell’Università Gregoriana a Roma -, diventa un modo attivo di testimoniare non solo la solidarietà umana, ma la realtà della misericordia di Dio, uno strumento di una nuova evangelizzazione, che cerca sempre nuove forme di espressione”. Un momento di confronto partecipato, segnato da suggerimenti e osservazioni formulate dagli operatori, volontari e formatori presenti in sala, tra cui quelle riguardanti il tema del lavoro, al di là del-
le forme di assistenzialismo, e l’importanza di creare reti territoriali. Il tutto nella consapevolezza che l’esercizio della carità autentica rimanda al modello di Gesù Cristo. “Queste tre parole, comunione, compassione e condivisione - ha sottolineato Mons. Arrigo Miglio, Arcivescovo di Cagliari, a conclusione dell’incontro - esprimono la direzione che il Concilio Vaticano II ha preso, incentrando l’attenzione di tutta la Chiesa su Cristo, quindi una riconversione al cristocentrismo”. Da questa consapevolezza derivano le suggestioni per il prossimo cammino pastorale: “Un impegno centrale dovrà essere quello dell’iniziazione cristiana - ha concluso Mons. Miglio - Essa, ci fanno capire queste tre parole, si compie nell’Eucarestia, intesa come partecipazione piena al dono di sé che Gesù ha fatto”.
SERGIO NUVOLI L PROGETTO SPOSATO DALLA Caritas su richiesta del Comune, dopo lo sgombero del campo sulla 554, prevedeva la scolarizzazione non solo per i bambini rom, ma anche l’emancipazione formativa e percorsi specifici di accompagnamento verso l’autonomia, anche economica, degli adulti”. E’ sereno, don Marco Lai: e non potrebbe essere diversamente, per chi vive da sempre in prima linea la tragedia di tanti che restano senza casa e senza lavoro. Sa che – in merito alle famiglie rom – non sta accadendo nulla di straordinario: “Tranne una cosa – spiega – Il superamento di una delle vergogne di Cagliari: la ghettizzazione nel campo rom. Questo sì, è un fatto straordinario”. Dunque tanto rumore per nulla? Stiamo semplicemente perseguendo gli obiettivi fissati all’indomani dello sgombero del campo, in accordo con l’amministrazione comunale, quando da subito abbiamo proposto percorsi di formazione mirata. Per accedere a corsi di formazione, serviva un titolo di base che molti giovani capi-famiglia non avevano. Quindi, dentro i programmi previsti dallo Stato per chiunque ne sia privo, abbiamo trovato la disponibilità delle scuole medie Man-
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Don Marco Lai con alcuni ragazzi rom.
no e Cima per i corsi per gli adulti. Trattandosi di cittadini cagliaritani, mi pare assolutamente normale il supporto educativo del Comune. Con quale risultato? Un bellissimo progetto, realizzato grazie all’impegno della scuola media Manno e dell’associazione Cosas, con il nostro oratorio per tenere i bambini mentre gli adulti andranno a scuola, frequenteranno e daranno l’esame di terza media. Siamo dentro il programma iniziale, volto al superamento di una delle vergogne della città - il campo-ghetto - e indirizzato all’emancipazione e all’autonomia anche degli adulti. Niente di nuovo rispetto al progetto iniziale? Assolutamente no: si tratta di percorsi di autonomia per famiglie che a qualcuno faceva comodo tenere
Ripensare la Carità alla luce del Vaticano II Convegno della Caritas nei giorni scorsi in seminario MARIA CHIARA CUGUSI IPENSARE E CONIUGARE al meglio l’esercizio della carità, alla luce delle sue tre dimensioni, suggerite dal Concilio Vaticano II. Questo l’obiettivo del convegno ‘Comunione, compassione, condivisione: dal Concilio Vaticano II, tre parole di speranza per l’oggi’, organizzato dalla Caritas diocesana in collaborazione con il CSV Sardegna Solidale, la Consulta diocesana del volontariato, il privato sociale e destinato alle Caritas parrocchiali. “Come cristiani siamo chiamati a superare il pessimismo - ha affermato don Marco Lai, direttore della Caritas diocesana -: da qui l’idea di ripartire da quella parte della società che si impegna quotidianamente nell’accoglienza degli ultimi, attraverso reti solidali”. Un’occasione per “fare il punto sul nostro cammino pastorale - ha aggiunto don Lai - e promuovere animazione, attraverso il sostegno delle Caritas parrocchiali”. Proprio dal Concilio deriva l’idea di una Chiesa diversa, “incentrata
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sul significato di ‘comunione’ - ha spiegato Pierluigi Dovis, direttore della Caritas Diocesana Torino che non può restare solo una parola, ma ha bisogno di concretizzarsi attraverso il servizio, o meglio la capacità di servire, e attraverso la ‘condivisione’, intesa non in modo astratto, ma come misura di vita, vera, pragmatica, senza la quale non possiamo seguire Cristo”. Questo concetto di ‘comunione’ rimanda a “un insieme di relazioni sociali - ha aggiunto Piero Fantozzi, direttore del Dipartimento Scienze Politiche e Sociali dell’Università della Calabria - fondate su un comune senso di appartenenza, che non esclude le differenze ma le indirizza verso un’ottica di universalità”. La centralità della condivisione riemerge con forza davanti all’attuale crisi, come evidenziato da Carlo Tedde, presidente di Confcooperative Cagliari, e da Dovis, che ha aggiunto come “solo unendo le forze possiamo reagire, creando delle reti che siano non semplici collegamenti, ma molti-
IL PORTICO
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la lettera UNA TESTIMONIANZA
Tre volte grazie per Piazza San Pietro Quale grande gioia per me aver partecipato a Roma al convegno internazionale dal titolo “La Primavera della Chiesa e l’azione dello Spirito”, organizzato dall’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, dove sto seguendo un corso di studi, che ha trattato in lungo e in largo la missione dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità nella formazione e diffusione della Fede. Questo il mio primo grazie a Gesù. L’evento si apriva mercoledì scorso con l’incontro con Papa Francesco in Piazza San Pietro. Eravamo quindi tutti in prima fila. Quando mi sono iscritta, mesi addietro, nessuno poteva prevedere che in quel mercoledì a Roma sarebbero stati presenti tutti i vescovi sardi: ecco perché il secondo grazie a Dio va a questa meravigliosa coincidenza dello Spirito. La mattina all’ingresso nella piazza già gremita con enorme piacere ho incrociato il mio vescovo, Arrigo Miglio, insieme ad un gruppo di sacerdoti sardi e ho avuto modo di
salutare anche il provinciale dei Mercedari lì presente. Mi si è aperto il cuore. Non solo ero lì, ma non ero sola, ero con un pezzo di Sardegna! Mentre continuavo a ringraziare dentro di me lo Spirito Santo per questo meraviglioso regalo, mi giravo intorno e vedevo presenti numerosi gruppi di pellegrini sardi provenienti da varie parti della Sardegna. Vedere sventolare tutte quelle bandiere sarde sparse nella folla mi faceva sentire un po’ a casa. Non potete immaginare l’urlo di gioia che mi è uscito dal cuore all’annuncio del Papa del suo viaggio a Cagliari, non in Sardegna in generale ma a Cagliari, al santuario della Madonna di Bonaria. Più ci pensavo e più mi commuovevo. Sentivo tutta la tenerezza di Dio per me: era come se stesse facendo questo meraviglioso dono a me, il Papa veniva a Cagliari per incontrare me. Ancora oggi mentre scrivo mi commuovo. Non solo era una grazia immensa essere lì a Roma in piazza San Pietro alla presenza del Papa, ma il Papa ora veniva a casa mia. Mi sono sentita figlia di Re, amata e pensata in modo particolare. Questo il mio terzo grazie. Tanti altri doni mi ha fatto il Signore in quei quattro giorni di convegno e di preghiera a Roma, come la possibilità di fermarmi da sola in preghiera davanti alla tomba di Giovanni Paolo II per un lungo tempo. Ho sentito davvero la comunione dei santi e la loro vicinanza. Ma tutto il resto è gelosamente custodito nel mio cuore, che mai potrà dimenticare quel potente abbraccio del Padre a sua figlia, alla sua bambina. Annamaria Vigiano
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IL PORTICO DE
IL PortIco
SS. TRINITA’
Vi guiderà a tutta
dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 16, 12-15 DON ANDREA BUSIA
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il portico della fede
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n quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
l Vangelo scelto per la solennità della SS. Trinità è parte del lungo discorso che Gesù tiene ai suoi discepoli nel contesto dell'ultima cena, dopo la lavanda dei piedi. Il momento è indubbiamente particolare, Gesù sente la gravità del momento e cerca di renderne coscienti anche i discepoli, ma soprattutto desidera che loro comprendano che quanto sta per avvenire non è la fine ma un passaggio obbligato perché lui possa essere glorificato e possa inviare loro lo Spirito Santo. I discepoli non hanno ancora capito pienamente chi Lui sia, né quale sia la sua missione, la ragione per cui il Padre l'abbia mandato e, per questa ragione, Gesù premette che non sono “per il momento” in grado di portare il peso di tutto ciò che Gesù vorrebbe rivelare loro. La nota “per il momento” è fondamentale per capire il nostro brano: Gesù non dice che i discepoli siano irrimediabilmente
incapaci di ascoltare e comprendere, né tantomeno che voglia gelosamente mantenere qualche segreto solo per lui stesso, senza rivelare loro tutto. Ciò che Gesù dice è che, prima che possano comprendere, deve compiersi ancora la volontà del Padre su di Lui. Come abbiamo già visto anche nelle domeniche del tempo di Pasqua, Gesù deve essere glorificato per poter mandare lo Spirito Santo sui suoi discepoli, ora ci viene presentato come lo “Spirito della verità”, una designazione volutamente ambigua che riunisce in sé molteplici significati, tutti veri, e che vanno considerati assieme: lo Spirito Santo è lo Spirito della verità nel senso che è lo Spirito che proviene dalla verità, cioè da Dio stesso, ma è anche lo Spirito che è verità, cioè anch'egli è Dio, inoltre è lo Spirito che annuncia la verità, cioè annuncia Gesù e il suo insegnamento. Non è necessario, né tantomeno utile, scegliere uno tra questi significati, bisogna invece mantenere questa tensione, sicu-
ramente voluta, e considerarli tutti assieme. Così come Gesù dice “sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato” (Gv 6,38), allo stesso modo lo Spirito di verità non agisce in maniera autonoma, “non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito”: tanto Gesù quanto lo Spirito Santo non solo provengono dal Padre, ma si mantengono in atteggiamento di ubbidienza nei suoi confronti per tutta la durata del loro ministero, una durata eterna. Un altro dei compiti dello Spirito è quello di glorificare Gesù stesso, ma la frase del vangelo di Giovanni è complicata e necessita di una piccola spiegazione: cosa significa che lo Spirito glorificherà Gesù annunciando ciò che avrà preso da Lui? La risposta possiamo trovarla nel versetto successivo: lo Spirito con questo annuncio mostrerà la comunione tra il Padre e il Figlio, e quindi la divinità del Figlio. Glorificare Gesù, nel nostro con-
testo, significa mostrare che Gesù sia nel Padre e il Padre in Lui (Gv 14,10-11). Il Padre e il Figlio condividono tutto e lo Spirito Santo è colui che, nel tempo della Chiesa, mette a servizio degli uomini questo “tutto”. Avevamo iniziato sottolineando come Gesù avesse premesso che i discepoli non erano ancora in grado di comprendere tutto ciò che avrebbe voluto dire e noi stiamo, di fatto, “balbettando” qualcosa su questo brano, non tanto a causa del poco spazio a nostra disposizione, ma perché ci stiamo affacciando sul mistero fondamentale della fede cristiana che è quello della SS. Trinità, l'essenza stessa di Dio, e poterlo descrivere a parole è semplicemente impossibile, ciò che possiamo fare, assieme ai discepoli, è invocare lo Spirito Santo perché sia lui a mostrarci, secondo quanto possiamo comprendere, cosa voglia dire che Dio è “uno e trino” e, soprattutto, cosa questo significhi per la nostra vita e per la nostra comunione con Lui.
OCCORRE IMPARARE DA MARIA Nella catechesi all’Udienza Generale del 15 Maggio Papa Francesco si è soffermato sull’azione che lo Spirito Santo compie nel guidare la Chiesa e ogni uomo alla Verità. Un primo dato che va considerato è legato al fatto che la cultura contemporanea non accetta un’idea “forte” di verità: «Benedetto XVI ha parlato molte volte di relativismo, della tendenza cioè a ritenere che non ci sia nulla di definitivo e a pensare che la verità venga data dal consenso o da quello che noi vogliamo». Tuttavia la domanda sul senso dell’esistenza e la verità rimane comunque essenziale per l’uomo e Cristo si pone proprio come la risposta piena a questa attesa del desiderio umano: «Gesù è proprio questo: la Verità, che, nella pienezza dei tempi, «si è fatta carne» (Gv 1,1.14), è venuta in mezzo a noi perché noi la conoscessimo. La verità non si afferra come una cosa, la verità si incontra. Non è un possesso, è un incontro con una Persona».
Come è possibile, si domanda il Santo Padre, riconoscere che «Gesù è “la” Parola di verità, il Figlio unigenito del Padre?». Questo interrogativo trova risposta in San Paolo: «nessuno può dire: “Gesù è Signore!” se non sotto l’azione dello Spirito Santo» (1Cor 12,3). L’azione dello Spirito Santo «ricorda e imprime nei cuori dei credenti le parole che Gesù ha detto, e, proprio attraverso tali parole, la legge di Dio – come avevano annunciato i profeti dell’Antico Testamento – viene inscritta nel nostro cuore e diventa in noi principio di valutazione nelle scelte e di guida nelle azioni quotidiane, diventa principio di vita». Lo Spirito Santo, ricorda Papa Francesco, ci guida “dentro” la verità”: «ci fa entrare cioè in una comunione sempre più profonda con Gesù, donandoci l’intelligenza delle cose di Dio. E questa non la possiamo raggiungere con le nostre forze. Se Dio non ci illumina interiormente, il nostro essere cristiani sarà superficiale. La Tradizione della Chiesa
afferma che lo Spirito di verità agisce nel nostro cuore suscitando quel “senso della fede” (sensus fidei) attraverso il quale, come afferma il Concilio Vaticano II, il Popolo di Dio, sotto la guida del Magistero, aderisce indefettibilmente alla fede trasmessa, la approfondisce con retto giudizio e la applica più pienamente nella vita (cfr Cost. dogm. Lumen gentium, 12)». Nella vita del credente la figura di Maria è di esempio per comprendere come si accolga il dono dello Spirito Santo: «occorre imparare da Maria, rivivere il suo “sì”, la sua disponibilità totale a ricevere il Figlio di Dio nella sua vita, che da quel momento è trasformata».
di don Roberto Piredda
ELLA FAMIGLIA
domenIca 26 maggIo 2013
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Mons. Miglio al Convegno del Forum.
a la verità...
Aiutare giovani e famiglie salverebbe il Paese L’arcivescovo: “Aiutare la famiglia non crea privilegi” I. P.
e difficoltà per i giovani di entrare presto ed in maniera adeguata nel mondo del lavoro, hanno accentuato il ruolo di ammortizzatore sociale delle famiglie, per questo l’Italia è il paese con la più alta percentuale di giovani sotto i trenta anni che dipendono economicamente dai genitori”. Lo ha detto Alessandro Rosina (nella foto in basso), docente di demografia e statistica sociale dell’Università Cattolica di Milano, intervenendo alla giornata di studio organizzata dal Forum delle Associazioni Familiari sul tema “Giovani, famiglia e lavoro: custodire il futuro del Paese”. Al convegno - inserito nel cammino di preparazione alla 47ª Settimana Sociale, a Torino dal 12 al 15 settembre 2013 sul tema “Famiglia, speranza e futuro per la società italiana” - è intervenuto anche mons. Arrigo Miglio, che ha presentato il tema della prossima Settimana sociale, certamente intrecciato con quello del lavoro e dei giovani. Intervenendo alla sessione pomeridiana del convegno, monsignor Miglio ha osservato che in 106 anni di Settimane sociali, “solo altre tre volte la famiglia è stata messa a tema”, probabilmente perché “per troppo tempo si è dato per scontato che fosse un pilastro sicuro”. Metterla a tema, spiega, “significa affrontare diverse sfide”, anche di tipo “laico”, perché le Settimane sociali “hanno l’intendimento di condividere le ragioni laiche dell’insegnamento cristiano, che non vuole restare di nicchia ma trovare ragioni sempre nuove di collaborazione con persone che vengono da altri mondi ed esperienze”. La pubblicazione del documento preparatorio “ci ha fatto rendere conto della difficoltà dell’obiettivo”, ha detto sottolineando la sorta di “schizofrenia di posizioni” che si incontra proponendo l’approfondimento delle diverse dimensioni della famiglia. La famiglia “non è un affare privato”, ha puntualizzato monsignor Miglio, chiedendosi “quale società
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RISCRITTURE
LA FEDE DELLE MAMME E DELLE NONNE Io ho avuto la grazia di crescere in una famiglia in cui la fede si viveva in modo semplice e concreto; ma è stata soprattutto mia nonna, la mamma di mio padre, che ha segnato il mio cammino di fede. Era una donna che ci spiegava, ci parlava di Gesù, ci insegnava il Catechismo. Ricordo sempre che il Venerdì Santo ci portava, la sera, alla processione delle candele, e alla fine di questa processione arrivava il “Cristo giacente”, e la nonna ci faceva – a noi bambini – inginocchiare e ci diceva: “Guardate, è morto, ma domani risuscita”. Ho ricevuto il primo annuncio cristiano proprio da questa donna, da mia nonna! E’ bellissimo, questo! Il primo annuncio in casa, con la
famiglia! E questo mi fa pensare all’amore di tante mamme e di tante nonne nella trasmissione della fede. Sono loro che trasmettono la fede. Questo avveniva anche nei primi tempi, perché san Paolo diceva a Timoteo: “Io ricordo la fede della tua mamma e della tua nonna” (cfr 2Tm 1,5). Tutte le mamme che sono qui, tutte le nonne, pensate a questo! Trasmettere la fede. Perché Dio ci mette accanto delle persone che aiutano il nostro cammino di fede. Noi non troviamo la fede nell’astratto; no! È sempre una persona che predica, che ci dice chi è Gesù, che ci trasmette la fede, ci dà il primo annuncio. E così è stata la prima esperienza di fede che ho avuto. Papa Francesco, incontro con i movimenti, Pentecoste 2013
civile potrà crescere se noi la sosteniamo” e, al contrario, “verso quale società andremo se l’esperienza familiare verrà equiparata a qualunque altra scelta di coppia”. La sfida è altresì di tipo economico: “Il sostegno offerto alla famiglia ha una ricaduta economica importante perché essa rimane il principale ammortizzatore sociale”, ma la famiglia conosce anche crisi, ed esse “hanno un costo, e non solo per gli interessati ma per tutto il Paese, anche se di questo non si parla volentieri”. Per quanto riguarda il rapporto famiglia e lavoro - in particolare della donna - e famiglia e figli, monsignor Miglio ha spiegato che a Torino verranno esplorate e messe a confronto le “strade virtuose intraprese da alcuni Paesi europei”, e si è soffermato sulla “sfida antropologica” posta dalla famiglia: “Verso quale visione di essere umano vogliamo andare? Pensiamo ad esseri umani più autonomi e pensanti, oppure più manipolabili?”. Nel richiamare il “favor familiae” e il “favor laboris” della Costituzione, il presule si è detto convinto che “questi due favores non creino privilegi discriminatori ma siano il fondamento di una società che vuole crescere e svilupparsi”. Secondo Rosina, “i giovani adulti hanno sempre di più il desiderio e l’opportunità di costruire in modo creativo e strategico il loro percorso di vita”, anche se, complessità e insicurezza tendono a renderli particolarmente prudenti nel prendere decisioni definitive vincolanti e responsabilizzanti. Durante il convegno sono stati citati anche alcuni dati elaborati dall’Ipsos nel 2012 su un campione di 9mila persone, tra i 18 e i 29 anni. L’indagine è impostata in modo da poter seguire gli intervistati per un periodo di cinque anni. Mentre negli altri paesi europei la maggioranza dei giovani a 25 anni risulta aver lasciato la casa paterna, in Italia tale data è sempre di più spostata verso i trenta anni. Ne consegue che la percentuale di coppie con figli tra i 30 e i 34 anni sia tra le più basse d’Europa.
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IL PORTICO DEI LETTORI
IL PortIco
domenIca 26 maggIo 2013
LETTERE A IL PORTICO Gentile Direttore, dopo una vita trascorsa (e vissuta) nelle scuole di mezza Sardegna, da studentessa prima e da insegnante poi, raggiunta ormai da anni la pensione (ma non in pensione almeno col cervello!) continuo il mio lavoro dando da anni sostegno scolastico ai seminaristi del Seminario arcivescovile di Cagliari. E ho fatto una considerazione: c’è scuola e scuola. Quelle dove ho studiato io, lontane anni luce, appartengono ormai a un passato (o trapassato) remoto, quelle dove ho insegnato potrebbero raccontare la storia se non della scuola italiana, almeno di quella sarda. Ma da 15 anni ho sotto gli occhi un modello di scuola che nel mio ideale di questa istituzione rappresenta “la Scuola”. Perchè c’è una scuola dove si impara a studiare, ad avere rispetto di sè,
degli altri e delle cose, e c’è una scuola dove si impara anche a vivere per gli altri con un programma di vita chiaro e preciso, che va ben oltre i programmi scolastici e parascolastici. Una è la scuola pubblica e privata, l’altra ha tutti i vantaggi della prima ma in più è anche una bellissima grande famiglia: il Seminario. Spiego: il Seminario è il luogo scelto dai ragazzi che studiano nelle varie scuole superiori cittadine per seguire contemporaneamente anche un percorso di formazione spirituale e religiosa, senza trascurare quella umana, sociale e culturale. “Stando” in Seminario da tanti anni ho imparato anche io molte cose, prima fra tutte che è “scuola di vita” basata sulla disciplina, la correttezza, la stima e la disponibiità reciproche, e soprattutto sull’attenzione sempre vigile
delle “guide” per la crescita dei ragazzi. Che sono comunque liberi di proseguire o meno il cammino scelto. Vedo e ho sempre visto volti sorridenti e sereni che trasmettono gioia e fiducia. Come persona non posso che apprezzare questo clima sano perchè la salute spirituale ne trae sicuro vantaggio. Qualcuno potrebbe dire che però non è una “scuola” per tutti. Non è vero: è una scuola per tutti, tutti quelli che sono e si sentono speciali, perchè sanno di voler svolgere un compito tanto importante quanto unico: imparare a dare una valida testimonianza di vita attraverso la gioia del Cristianesimo. Per questo si entra in Seminario dove ci sono altre persone speciali, pronte a sostenere i giovani che scelgono di fare questo percorso. Sono sacerdoti preparati, competenti, sensibi-
li e attentissimi ad ogni aspetto della crescita e della formazione dei ragazzi che le famiglie affidano loro. I rettori soprattutto con i Padri spirituali ho notato che sono figure particolarmente incisive, perchè la loro impostazione nella gestione e nella guida del Seminario minore lasciano un’impronta determinante in chi sceglie di frequentarlo. In questi 15 anni ho conosciuto e conosco persone veramente straordinarie che apprezzo come collaboratori ma anche come amici speciali. Lo studio, il rispetto, la fiducia, l’impegno sono le basi su cui i ragazzi crescendo raggiungono come primo traguardo la piena consapevolezza e coscienza di sè e di chi vuole essere con certezza nella vita. In questo ambiente splendido ho visto i ragazzi sempre sereni, a loro agio, perfettamente inseriti, mai in diffi-
Inviate le vostre lettere a Il Portico, via mons. Cogoni 9, 09121 Cagliari o utilizzate l’indirizzo settimanaleilportico@libero.it, specificando nome e cognome, ed una modalità per rintracciarvi. La pubblicazione è a giudizio del direttore, ma una maggiore brevità facilita il compito. Grazie.
Un libro di massimo camisasca sulle ragioni autentiche dell’accoglienza
coltà (se non scolastica, per cui volentieri e con soddisfazione offro il mio aiuto). In gergo scolastico direi che “sono ben seguiti, con attenzione e competenza”. Se si considera poi che anche la struttura in sè, bella, moderna e funzionale e il luogo dove sorge, posso dire di avere anche pareggiato i conti con gli anni di disagi affrontati quando andavo a scuola io. Il Seminario di Cagliari non teme confronti con nessun’altra struttura. Per me è “la Scuola” da qualunque punto di vista la si consideri. Per questo mi sento rinata anche come insegnante. Che dire di più? Spero, anzi prego, che il Seminario ci sia sempre, che sia sempre più attivo e soprattutto frequentato da un gran numero di giovani, come in passato quando ho cominciato a dare il mio sostegno alla fine degli anni ’90 nel minore ad alcune decine di ragazzi. Sarebbe un bel crescere e io non avrei tempo...per la pensione! Augusta Caboni
Un volume del rettore del Seminario della Fraternità San carlo
Benvenuto a casa
Egli canta ogni cosa
di SERGIO NUVOLI
l limite di numerose pubblicazioni sull’accoglienza familiare è il loro fermarsi sulla soglia di casa. In altre parole, pur rivelandosi formidabili aiuti all’esperienza, ne restano in qualche modo fuori. Come se dicessero: “Vi aiuto fin qui. Poi, dentro, ci siete voi”. Verissimo, peraltro. Il libro scritto da Massimo Camisasca, attuale vescovo di Reggio Emilia-Guastalla, non è così: entra in casa, vibra, mette in discussione certezze e soprattutto fa compagnia nell’esperienza quotidiana. Sfonda così un limite di molti volumi finora editi sul tema. Il motivo è da ricondurre al fatto che in modo molto umano, e stilisticamente perfetto, alterna testimonianze autentiche di famiglie impegnate nell’affido familiare o nell’adozione a profonde - e mai banali - considerazioni dell’Autore. Come nel capitolo “La vita è un dialogo”, in cui una coppia di amici gli racconta della difficile esperienza vissuta con un ragazzino in affido. Tornato dai genitori, riferendosi a quanto vissuto con gli affidatari, dice di avere con sè uno zaino pieno di cose belle e vere: “Ogni tanto ne tiro fuori una e mi serve per camminare”, dice il
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ragazzo. E Camisasca commenta che “l’unica radicale conversione dell’esistenza consiste nella scoperta che esistono gli altri”. Provate a pensarci, domani, sull’autobus o in mezzo al traffico caotico delle nostre città. “Nella vita di chi vive l’accoglienza, Dio ha voluto essere presente con una concretezza particolare, perchè chi viene accolto è Cristo stesso, Dio fatto uomo”, scrive l’Autore, per poi sottolineare l’esigenza di non rimanere soli nel vivere l’accoglienza. E senza timore entra nella carne della vita, esplorando un’esperienza capace di rendere davvero bella e grande l’esistenza. Fino al passaggio sulla pazienza, nella cui assenza Camisasca identifica una delle cause maggiori della crisi della famiglia. Certamente influisce sulla bellezza del libro l’essere stato l’Autore il Fondatore della Fraternità San Carlo, cioè l’aver accompagnato - non solo per ruolo - numerosi uomini al loro compimento più totale. Con queste pagine mostra come l’esperienza cristiana valga per la vita di tutti, in qualunque condizione Dio ci chiami a vivere. Benvenuto a casa, San Paolo, euro 7.90
i può scoprire che la fedeltà è l’esperienza più corrispondente, che la donazione di sé è la strada al compimento di sé. Si può persino sperimentare che una vita di verginità, com’è il caso dei sacerdoti e dei religiosi cattolici, è una vita affettivamente piena”. Così scrive Jonah Linch, nel suo libro “Egli canta ogni cosa” (Lindau, 10 euro). Un volume nato - per stessa ammissione dell’Autore, giovane prete dell’Oregon a Roma - dalle “domande degli amici”. Qualcuno dubita della fede, altri hanno paura della scienza, altri non sanno legarsi ad una persona nel matrimonio: “Ho cercato di rispondere raccontando ciò che più mi aiuta a vivere con libertà e letizia”, perchè “il Dio fatto uomo illumina ogni cosa” e “non ci sono angoli bui”. Linch è un laureato in Fisica che snocciola, nei brevi capitoli del volume, la certezza che rende grande l’esistenza. Spesso risponde a lettere, altre volte riporta brevi riflessioni, altre volte ancora mette a nudo la sua vita nei suoi passi fondamentali o ricostruisce dialoghi con le persone più diverse come quel-
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la che definisce una “Dan Browniana”. Nelle pagine del libro, scritto in modo molto agevole e di godibilissima lettura, si alternano piccoli affreschi a dettagliate ricostruzioni, in quello che pare essere per lunghi tratti un diario, un “mosaico di racconti”, per dirla con Linch, che svela il suo “fondamentale atto di fede: credere nell’unità del reale”. Nulla resta fuori, ad una prima lettura (e anche ad una seconda) da questo agile volume, nemmeno l’approccio alla scienza: “La fede di cui parlo è credere che non siamo soltanto polvere”, dice ad un certo punto Linch prima di dare una spiegazione davvero umana. Il libro è davvero da leggere: la vita, l’amore, la fedeltà, la morte. Nulla è estraneo a chi vive l’esperienza umana, che si scopre tra le pagine coincidente con quella cristiana, con una profondità inusuale espressa come una lunga e lenta sinfonia tra i capitoli dell’opera. Semplicemente commovente è quello dedicato alla verginità, esperienza per tutti, non solo per i sacerdoti o i religiosi. Un libro da leggere subito, tutto d’un fiato (sn). Egli canta ogni cosa, Lindau, euro 10
domenIca 26 maggIo 2013
IL PORTICO DEI PAESI TUOI
Lavoro. Presentato un progetto organizzato dai comuni di Quartu, Quartucciu e Sestu.
“Così ripartiamo dalla nostra terra per creare sviluppo e occupazione” Un bando destinato alle vittime di violenze, ex detenuti o persone in situazioni di disagio. Offerte borse lavoro per 6 mesi: se l’azienda prosegue, riceve un bonus
tari, cioè delle persone in situazione di disagio, per capire a che tipo di lavoro sono maggiormente interessati e adatti: poi saranno contattate le imprese che hanno deciso di aderire all'iniziativa, e infine potrà partire il rapporto di lavoro. Terminati i sei mesi se i partecipanti decideranno di continuare l'azienda riceverà un bonus di 5mila euro, altrimenti questi andranno al lavoratore che potrà usarli per fondare una sua impresa. Per chi scegliesse quest'ultima possibilità i comuni offrono dei terreni in comodato d'uso, rinnovabile fino a trent'anni. I partecipanti verranno seguiti passo passo: “per ogni problema saranno presenti due figure — ha spiegato Francesca Murgia, anche lei della “Prima Idea” — Un facilitatore, con il compito di seguire il rapporto tra azienda e lavo-
ratore, e uno psicologo, che fornirà supporto ai lavoratori”. I beneficiari saranno così distribuiti: 12 da Quartu, 12 da Sestu, e 6 Quartucciu, mentre il costo totale del progetto ammonta a 550mila euro, forniti dai fondi POR Sardegna. “Questa iniziativa punta a risolvere ben due criticità: quella sociale e quella occupazionale — ha spiegato il sindaco di Sestu, Aldo Pili — non è una mera assistenza temporanea che offre solo soldi, vogliamo dare anche una speranza per un futuro diverso ed una nuova vita”. La scelta dei beneficiari seguirà criteri precisi: precedenza a chi ha uno scarso livello d'istruzione, o un reddito basso, o alla giovane età, oppure a chi è meno giovane ma è da molto tempo disoccupato. Numerose aziende hanno già mostrato interesse: “L'agricoltura può essere un'importante opportunità per crescere e far ripartire la nostra economia — ha commentato Efisio Perra,presidente provinciale di Coldiretti - da parte nostra c'è tutta la volontà di partecipare a questa iniziativa, anche se il tempo è poco”. Il bando, disponibile negli uffici dei Servizi Sociali e nei siti dei Comuni oltre che su www.primaidea.com, scade infatti il 24 di questo mese. È il caso di affrettarsi, nella speranza che a questa iniziativa ne seguano altre.
sere la sola, dipende da quali imprese si presenteranno. E invece, perché a un'azienda conviene prendere un beneficiario della borsa lavoro? Non parlerei di convenienza, piuttosto di un'opportunità, perché in questo modo può conoscere un soggetto che potrebbe rivelarsi prezioso, e a costo zero. Poi c'è l'incentivo di 5mila euro che viene erogato se si decide di continuare il rapporto di lavoro, un dettaglio oggi da non disprezzare. Cosa succede se si scopre che lavoratore e azienda non sono compatibili? Non saranno solo seguiti passo passo, ma ci saranno degli in-
contri preliminari perché abbiano modo di conoscersi; se poi dovessero sorgere dei problemi, basta segnalarli allo psicologo o al “facilitatore”. Se anche una persona dovesse abbandonare il lavoro per qualche motivo prima della fine dei sei mesi, non sarà lasciata sola. Se pure l'azienda dovesse addirittura fallire, non smetteremo di seguire la situazione. E se l'azienda prende i soldi, e poi chi si è visto si è visto? Ci cauteliamo anche contro comportamenti propriamente illegali. Entrambe le parti prendono un impegno, ma comunque hanno tutto l'interesse a rispettarlo.
GIOVANNI LORENZO PORRÀ NA NUOVA OPPORTUNITÀ per le persone che si trovano in situazioni di disagio, purtroppo disponibile per ora solo per i cittadini di Quartu, Quartucciu e Sestu. Questo l'intento del progetto L.A.N.D. ovvero Lavoro e Ambiente per il Nostro Domani, presentato la settimana scorsa al comune di Quartu, che ne è il capofila. L'idea è selezionare attraverso un bando pubblico 30 persone vittime di violenze, ex detenuti o che si trovano, genericamente, in situazione di disagio, e offrire loro un lavoro all'interno di aziende per un periodo di circa sei mesi, al termine dei quali possono scegliere se restare o meno. Le aziende sono state selezionate dando la priorità a quelle dislocate nel territorio e in partico-
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lare quelle che lavorano nel settore ittico e agricolo.”Si parte dalla terra, come dice il titolo stesso del progetto, Land— ha dichiarato l'assessore ai servizi sociali di Quartu Giuseppe Boi (nella foto piccola) — per rinascere e riprendere la dignità”. Il progetto conviene a tutti: le aziende otterranno da subito 700 euro al mese, mentre a ogni destinatario saranno garantiti 5600 euro: “Non è un tirocinio formativo, ma una borsa lavoro” - ha spiegato Mattia Putzu, della “Prima Idea”, impresa che si è occupata dell'organizzazione dell'iniziativa. Lo scopo dunque non è far frequentare lunghi e noiosi corsi teorici, ma insegnare un mestiere, è il caso di dire, sul campo. Il progetto si articolerà in più fasi: prima l'individuazione dei destina-
“Un’opportunità da giocare a costo zero” Parla il coordinatore del progetto delle tre amministrazioni G. L. P. CAPO DELL'ASSISTENZA tecnica che seguirà i comuni, Mattia Putzu è praticamente la mente organizzativa dietro al progetto L.A.N.D. Il Portico l'ha intervistato per conoscere il significato dell'iniziativa. Come funziona il vostro progetto? E’ sufficiente che una persona abbia un disagio e gli viene offerto un lavoro? Naturalmente si tratta di fasce deboli, che a volte si trovano in difficoltà anche per motivi indipendenti dalla propria volontà, come le donne vittime di violenza, per esempio. Oppure persone che hanno avuto problemi con la giustizia, che ugualmente sono in una situazione difficile. Lo scopo è dare una possibilità di inserirsi nel mondo del lavoro a persone che comunque avrebbero dei problemi. Entrare nel mondo del lavoro è complesso per tutti, ma lo è ancora di più per persone che hanno vissuto delle
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situazioni di disagio. Il bando parla di imprese nel settore agricolo o ittico: può essere davvero d'aiuto per queste persone un lavoro dove devono zappare la terra o scaricare casse di pesce? Teniamo presente che in questo caso non stiamo parlando di una politica sociale fatta dai comuni, ma di un progetto, che come dice la parola stessa, si focalizza su alcuni obiettivi. Personalmente non trovo che essere inserito in un'azienda agricola sia una scelta di serie B perché anche stare a contatto con la natura e apprendere un lavoro manuale magari distrae dallo stress psicologico che spesso vivono queste persone. Perché aiuta a non pensare? Non solo, ma anche perché consente di rendersi utili a chi potrebbe avere difficoltà oggettive a svolgere un altro tipo di mansioni. Il lavoro manuale è una possibilità più accessibile per tanti, ma comunque potrebbe non es-
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detto tra noi Parliamo di Andreotti di D. TORE RUGGIU
Come tutti sanno, il senatore a vita Giulio Andreotti si è spento lunedì 6 maggio, nella propria abitazione, dove ha ricevuto l'unzione degli infermi da Mons. Fisichella, per anni Cappellano della Camera dei Deputati. Andreotti ha vissuto tutta la sua vita da uomo politico: ben 66 anni! Ha fatto di tutto (o quasi): 7 volte presidente del Consiglio (c'è, però, da dire che all'epoca i governi duravano un anno o poco più), tante volte è stato Ministro (8 volte Ministro della difesa e altro). Due sogni sono rimasti irrealizzati: quello di segretario della Democrazia Cristiana e Presidente della Repubblica. D'altra parte, nella vita, non si può fare tutto. Nel parlare di Andreotti, non salirò sul carro di coloro che lo hanno dipinto come un diavolo (lo soprannominavano, infatti, Belzeebul), e neppure sul carro di coloro che lo santificavano. E, questo, per la semplice ragione che il giudizio definitivo e giusto lo può dare solo Dio, l'Unico che davvero conosce ognuno di noi, perchè l'Unico che sa leggare i nostri cuori. Certamente possiamo dire che faceva parte di una generazione di politici (lui e altri di altri partiti) che si potrebbe definire di “fuoriclasse”. Ahinoi, se oggi ci guardiamo attorno, i fuoriclasse (ammesso che ne esistano), vanno cercati col lanternino. Come spesso capita, a torto o ragione, è stato oggetto di 26 processi, con accuse di ogni genere, dai quali è stato assolto o prosciolto. Difficile dire dove sta la verità. Basta leggere gli editoriali dei quotidiani del 7 maggio, per trovare una variegata e controversa presa di posizione e di giudizi. Certo, personalmente la penso come il sindaco di Firenze che ha affermato, diverse volte: “io gli avversari preferisco batterli e mandarli via attraverso le votazioni e non attraverso i processi”. Allora non si deve processare nessuno? Non si deve fare giustizia dei misfatti che può commettere chicchessia? Non , non si vuole affermare questo, ma quando i processi durano un'infinità di anni e non si arriva a concludere nulla, una delle due: o siamo tutti corrotti, oppure inetti, oppure si fanno processi per eliminare l'avversario politico. E tutto questo (lungaggine, proscioglimento e assoluzioni), quanto costa allo Stato? Credo che questo debba farci rifflettere. Se la legge è uguale per tutti, mi sta bene; se ci sono serie prove per arrestare e processare chi delinque, mi sta bene; se Giudici e Pubblici Ministeri, se sbagliano, pagano, mi sta bene ugualmente. Non mi sta bene se i processi diventano dei pretesti. Non dimentichiamo che diverse persone si sono tolte la vita o si sono ammalate e poi morte, in seguito a processi dai quali sono risultate innocenti (il caso di Enzo Tortora è emblematico per esemplificare quanto stiamo affermando). Andreotti ora riposa in pace. Certamente era un credente e praticante, di Messa e Comunione quotidiane. Il giudizio, ormai, lasciamolo a Dio, non agli storici, perchè scriveranno secondo lo schieramento politico di appartenenza. E tranquilli, Dio non sbaglia ed è imparziale!
Il 5xmille è assolutamente compatibile con l’8xmille: le due donazioni possono essere effettuate entrambe
domenIca 26 maggIo 2013
IL PORTICO DELLA DIOCESI
Pentecoste. Le parole di mons. Miglio durante la celebrazione nella Basilica di Bonaria.
“Pietro viene per darci speranza e per confermarci nella nostra fede” Inevitabili i riferimenti alla Visita di Francesco, ma anche un richiamo all’unità: “Dobbiamo ricercare quella del cuore, l’unica vera armonia a immagine della Trinità” R. C. ALLA VEGLIA nella solennità della Pentecoste inizia, qui nella basilica di Bonaria, la nostra preparazione alla visita di Papa Francesco in Sardegna”. Con queste parole domenica sera, di fronte a centinaia di persone, molti i rappresentanti dei movimenti e associazioni, monsignor Arrigo Miglio ha dato il via alla Veglia, nella Basilica mariana dei sardi per eccellenza. Una celebrazione solenne ma sobria, dove la preghiera è stata il filo conduttore, con l'alternanza di letture bibliche e i canti. Nella sua breve riflessione l'Arcivescovo ha fatto riferimento alle parole che Papa Francesco aveva pronunciato nel corso della celebrazione in San Pietro nella mattina di Pentecoste. “La particolare unione che fin da ora vogliamo vivere con il Santo Padre, ci rimanda anzitutto alle tre parole che ha pronunciato stamattina nell'omelia della solenne messa di Pentecoste. Lo Spirito
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IL PortIco
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brevi IL 26 MAGGIO ALLE 16.30
Madonna della strada, spettacolo teatrale Andrà in scena il 26 maggio lo Spettacolo teatrale: “Rumori fuori scena” nel Salone Parrocchiale “Madonna della Strada”, Mulinu Becciu. Le offerte raccolte durante la serata saranno devolute alla ONG “Azione per un Mondo Unito” (www.amu-it.eu) per sostenere il progetto “EMERGENZA SIRIA”. La commedia brillante in tre atti di Michael Frayn è messa in scena dall’Associazione Culturale «Insieme per…» e racconta le disavventure di una sgangherata compagnia teatrale impegnata nell'allestimento di una farsa intitolata “Con niente addosso”. Per informazioni: www.madonnadellastrada.it
IL 7 GIUGNO ALLE 19
Raimondo Mameli, ordinazione diaconale
Due momenti della Veglia di Pentecoste a Bonaria. (foto Elio Piras)
Santo come spirito di novità, l'invito a non aver paura della novità, lo Spirito Santo come spirito di unità nell'armonia, non l'omologazione piatta, neanche babele, lo Spirito Santo come evento che spinge alla missione nelle periferie del mondo, delle culture e nelle periferie del cuore umano”. Al centro della riflessione di monsignor Miglio la parola unità. “È il messaggio centrale della Pentecoste, i popoli, le lingue, un'unità nuova operata dallo Spirito. L'unità che diventa
armonia nasce dal cuore. Il Vangelo che abbiamo ascoltato dice “Verremo a lui, prenderemo dimora presso di lui”. Lo Spirito Santo porta Dio dentro di noi, porta la Trinità, che è armonia perfetta dell'unità, ma anche delle tre persone divine. Per questo occorre andare la di là dell'unità disciplinare, per arrivare all'unità del cuore: questa sì che è armonia”. L'unità delle Chiese e l'unità nella Chiesa di Cagliari sono state evidenziate nell'ultima parte della ri-
flessione dell'Arcivescovo. “Con questa predisposizione - ha concluso monsignor Miglio - emergerà una unità che nasce da profondo del cuore, che è opera dello Spirito, ed anche le diversità diventeranno armonie. Così ci prepareremo ad accogliere Pietro, che viene per darci speranza e per confermarci nella fede”. La celebrazione è poi proseguita secondo il rito previsto, fino al canto finale che ha chiuso in meno di un'ora una liturgia. Buona è stata la partecipazione dei fedeli, molti dei quali si sono poi trattenuti in Basilica per la recita comunitaria del Rosario, segno che l’invito dell’Arcivescovo a preparare bene la visita del Papa è stato accolto subito.
Venerdì 7 giugno, in occasione della solennità del Sacro Cuore, alle ore 19, nella Cappella del Pontificio Seminario Regionale Sardo, il seminarista Raimondo Mameli sarà ordinato diacono da mons. Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari.
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IL PORTICO DEI PAESI TUOI
IL PortIco
brevi DAL 7 AL 9 GIUGNO
Villa Tecla, ritiro con mons. Ruggiu Dalle 17 di venerdì 7 al promeriggio di domenica 9 giugno si terrà un ritiro spirituale a Villa Tecla. Il tema delle giornate è “Conosci, medita, ama. Testimonia il dono della Fede”. La guida spirituale sarà mons. Tore Ruggiu. Il corso di esercizi spirituali è aperto a tutti. Per informazioni e iscrizioni telefonare o rivolgersi alla Direzione di Villa Tecla, al n. 070 890707. PRIMAVERA DELLE FAMIGLIE
Feste. Il parroco, don gianmarco casti, parla del culto nei confronti del patrono di decimoputzu.
“Nei confronti di San Giorgio vive la religiosità più autentica” Nelle stradine del paese rivive l’antica tradizione con segni di benedizione, come il carro del pane raccolto in tutto il centro donato da tanti fornai. Una devozione fortissima
Genitori e figli, tutti a Monte Urpinu Il Centro Famiglia “Oltre la Porta” ha organizzato per domenica 26 maggio la “Primavera delle Famiglie”, a Monte Urpinu in via Vidal ospiti delle Suore Domenicane della Madonna del Rosario. La giornata - dalle 12 alle 20 - inizierà con un pranzo comunitario e proseguirà con giochi organizzati per adulti e bambini, per permettere ai genitori di divertirsi con i figli. Concluderà l’iniziativa la celebrazione della messa domenicale animata dai canti che nel corso del pomeriggio saranno preparati da genitori e figli sui prati di Monte Urpinu. ECONOMIA DELLA SARDEGNA
Rapporto Crenos, il 31 maggio a Ingegneria Il 31 maggio nell'Aula Magna della Facoltà di Ingegneria dell'Università di Cagliari sarà presentato il 20mo Rapporto CRENoS sull'Economia della Sardegna. L’inizio è per le 10. Dopo il direttore del Crenos, Stefano Usai, previsto l’intervento di Luca De Benedictis (Università di Macerata), di Daniela Ducato (Edilana) e di Mario Mariani (The Net Value). Conclude l’assessore regionale alla programmazione.
domenIca 26 maggIo 2013
I. P. NA FESTA religiosa particolarmente sentita dai fedeli di Decimoputzu. Così il parroco, don Gianmarco Casti, parla delle celebrazioni che hanno caratterizzato i giorni scorsi la festa di San Giorgio martire. “La festa di San Giorgio ha un carattere marcatamente religioso perché spesso capita che l'aspetto civile prenda il sopravvento. In questo caso invece la gente mostra la sua religiosità più autentica verso San Giorgio. Lo stesso comitato che sovraintende ai festeggiamenti è impegnato soprattutto per offrire un momento spirituale profondo a tutta la popolazione”. Uno dei momenti più importanti della festa è la vestizione del simulacro del Santo. “Ci si raduna riprende don Gianmarco - e, dopo aver pregato il rosario, si compie l'atto della vestizione di San Giorgio. Viene messa la lancia e gli altri oggetti ornamentali mentre insieme alla statua del martire viene vestita anche la statua di Sant'Assuina o Santa Sofia. Un momento vissuto in maniere solenne dai presenti, in assoluto silenzio, a dimostrazione di come i fedeli siano molto devoti ai due simulacri”. In onore del Santo e vengono celebrate diverse messe che sono seguitissime dai fedeli: nessuno o quasi vuol mancare alla festa. Un
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La processione per le vie di Decimoputzu; sotto la distribuzione del pane. (foto Elio Piras)
altro momento importante è la processione. “Quest'anno le strade del paese - afferma ancora il parroco - sono state rivestite di petali, erba e fiori. Spiccavano le figure dei cavalieri, le traccas, che rappresentano l'antica vita dei campi, i gruppi folk che cantano il rosario in sardo. Ma una cosa particolarissima della festa è il carro trainato da un trattore e che trasporta il pane raccolto da tutti i forni intorno al paese e distribuito alla gente che esce di casa per raccogliere il pane benedetto. Sono tutti segni importanti di benedizione: il santo che genera questa abbondanza di doni. Nella solennità della Pentecoste viene evidenziato che il dono più importante è Dio che si fa dono, a cui chiama a partecipare tutti gli uomini”. La piccola chiesa di San Giorgio sorge alle spalle della parrocchiale dedicata a Nostra Signora delle Grazie, e contiene un retablo, un fonte battesimale ed un mosaico, testimonianza di una popolazione
che fin dal lontano passato era molto legata ai valori della fede. Anche ora, ogni anno, non c'è abitante di Decimoputzu che in occasione della festa non vi faccia visita. Non sono mancati i festeggiamenti civili che nelle serate hanno
to di n pun rdegna 978 u dal 1 ento in sa urali, lt im u c r i e iro g rif viag resp per i iosi e di le relig spiritua
animato Decimoputzu. Centrali però restano i momenti religiosi per una comunità che ha nella festa di San Giorgio e di Santa Assuina un riferimento importante per vivere momenti di vita comunitaria particolarmente sentiti.
pellegrinaggi paolini
Lourdes
san giovanni rotondo
23 - 27 agosto 27 - 30 agosto 30 agosto - 3 settembre
assisi e roMa
Voli diretti da Cagliari
Volo diretto da Cagliari
• UNICO RAPPRESENTANTE DEI PAOLINI IN SARDEGNA •
28 - 31 agosto 21 - 24 settembre Voli di linea su Roma
05 - 11 agosto
Medjugorie
31 agosto - 4 settembre Per informazioni e prenotazioni: CAGLIARI - V.LE S. AVENDRACE 181 TEL. 070.288978 - 070.280279 FAX 070.281784 E-mail: sardivet@tiscali.it Sito internet : www.sardivetviaggi.it
Gioventù in Azione è un programma della Commissione Europea - Direzione Generale Istruzione e Cultura riservato ai giovani tra i 13 e i 30 anni. Promuove la loro crescita incoraggiando progetti europei di mobilità internazionale, sia di gruppo che individuale, attraverso gli scambi, le attività di volontariato all’estero e l’apprendimento interculturale. La sua gestione è decentrata, dato che è ciascun paese membro a ricevere, esaminare e finanziare le proposte progettuali sulla base dei criteri in esso contenuti. In Italia, l’autorità nazionale è presso il Dipartimento della Gioventù della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha istituito appositamente l’Agenzia Nazionale per i Giovani (ANG). Il programma, che finanzia piani fatti dai giovani per i giovani, mira a sviluppare una maggiore conoscenza tra persone diverse per cultura, lingua e tradizioni; lo strumento è quello del sostegno a esperienze concrete di incontro e di mobilità che schiudano sia opportunità di crescita e che, al contempo, creino i presupposti per una maggiore confidenza con il contesto comunitario tra le nuove generazioni. Tutte le misure ammissibili a finanziamento convergono su obiettivi comuni: rafforzamento della cittadinanza europea; partecipazione diffusa; armonizzazione delle differenze culturali con lo scambio continuo, diretto soprattutto a coloro i quali hanno minori opportunità di mobilità per ragioni economiche, sociali e personali. I Paesi coinvolti sono più di trenta (27 stati membri e altri non comunitari).
UN ESEMPIO D’AZIONE: IL SERVIZIO DI VOLONTARIATO EUROPEO Tra le opzioni per rafforzare la mobilità, spicca il Servizio di Volontariato Europeo (SVE). Inserito nel contesto di “Gioventù in Azione” e finanziato integralmente dalla Commissione Europea, offre a tutti i giovani dai 18 ai 30 anni legalmente residenti in Europa l’occasione di maturare un’esperienza di apprendimento interculturale in un contesto non formale; promuove inoltre la loro integrazione sociale e la partecipazione attiva. Le attività possono essere svolte in un’organizzazione o in un ente pubblico in Europa, in Africa, Asia o Sud America per un periodo che va da un minimo di due a un massimo di dodici mesi, operando in vari settori o aree di intervento: cultura, gioventù, sport, assistenza sociale, patrimonio culturale, arte, tempo libero, protezione civile, ambiente, sviluppo cooperativo. Il servizio prevede per i volontari il rimborso delle spese di viaggio (al 90%) e la copertura completa dei costi di vitto e alloggio.
COME FUNZIONA Il Servizio Volontario Europeo si basa su un solido partenariato tra l’organizzazione di invio, l’ente di accoglienza e il volontario. La prima si occupa della preparazione del giovane prima della partenza. Si impegna anche ad informarlo sulle modalità di ricerca dei progetti SVE, lo segue nella formazione e lo assiste a distanza durante tutto il suo soggiorno all’estero e al suo ritorno. La Struttura di accoglienza fornisce vitto, alloggio, trasporto locale, formazione tecnica e linguistica, oltre al supporto logistico e psicologico. Il volontario è impegnato 5 giorni su 7, per un massimo di 40 ore settimanali, e gode di due giorni di ferie al mese che sono cumulabili. Tra i suoi obblighi rientrano: la partecipazione a tutte le fasi della formazione, il rispetto delle direttive dell’accoglienza, lo svolgimento delle mansioni previste dal progetto.
SARDEGNA ED EUROPA: IL PROGETTO MOVE I sardi che aspirano a compiere un’esperienza all’estero possono contare sul Centro regionale per la mobilità giovanile (M.O.V.E. Mobilità, opportunità e volontariato in Europa). La struttura, ospitata nei locali dell’Agenzia regionale per il lavoro in via Is Mirrionis 195 a Cagliari, inaugurata a fine aprile, è tra le poche presenti in Europa. Il suo scopo è promuovere e incentivare la mobilità dei giovani all’estero con la consapevolezza che si tratta di uno strumento fondamentale per acquisire nuove competenze, conoscenze e professionalità e per incrementare la loro occupabilità. Numerosi studi sull’argomento dimostrano che un’esperienza di medio-lungo periodo all’estero consente di sviluppare competenze linguistiche trasversali tali da aumentare del 50% la possibilità di essere appetibili sul mercato del lavoro. In virtù di questa premessa, l’Agenzia regionale per il lavoro attraverso il centro MOVE intende aumentare sensibilmente il numero di giovani sardi- anche senza titolo di studio – che accedono a percorsi di formazione e/o lavoro all’estero. L’obiettivo anticipa i dettami comunitari in materia di politiche per il lavoro che sono incentrate prioritariamente sulle nuove generazioni. Queste linee impongono agli stati membri di assumere ogni iniziativa valida a garantire un’esperienza fuori dai rispettivi confini nazionali almeno una volta nella vita. La mobilità diventa parte integrante del curriculum vitae di chi aspira a trovare un’occupazione. Sotto questo profilo il centro MOVE offrirà una serie di servizi; tra questi: informazione e orientamento; consulenza; promozione delle diverse occasioni di mobilità all’estero (formazione, stage, volontariato); formazione linguistica e culturale; affiancamento e assistenza nelle varie fasi del percorso; promozione del dialogo attivo tra le diverse associazioni giovanili già operanti sul territorio; creazione di un network -pubblico privato con i soggetti che si occupano di mobilità internazionale per creare un effetto moltiplicatore sul territorio. I target di riferimento sono diversi: giovani tra i 13 e i 30 anni (anche senza titolo di studio); istituzioni formative (scuola e università); imprese; associazioni di categoria; enti locali. Il centro sarà pienamente operativo nel mese di giugno e fornirà un servizio a sportello, nei locali dell’Agenzia, un sito internet dedicato con mail e contatto telefonico. Attraverso gli stessi canali sarà divulgata l’offerta formativa per chi vorrà arricchire il proprio bagaglio umano, culturale e professionale con un soggiorno all’estero.
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IL PORTICO DELLA DIOCESI
IL PortIco
I nostri cori. Il coro G. B. Martini, diretto dal maestro Pischedda, conta 30 elementi.
Quando musica e tradizione sono veicolo di integrazione
domenIca 26 maggIo 2013
curiosità SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004
Direttore responsabile Sergio Nuvoli Editore Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 Cagliari
G. L. P.
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Segreteria e Ufficio abbonamenti Natalina Abis- Tel. 070/5511462 Segreteria telefonica attiva 24h- su 24h e-mail: segreteriailportico@libero.it
A LORO BANDA non suona il
rock. In effetti non sono neppure una banda. Ma ascoltarli può essere davvero un’esperienza “mistica”. Il coro polifonico Giovanni Battista Martini è partito dalla parrocchia di San Pietro di Pirri, ma col tempo ha conquistato l’etere quando si è esibito sulle frequenze di Radio Maria. E ha reso ancora più bella la recente ordinazione di quattro diaconi permanenti nella cattedrale di Cagliari. Il coro diretto da Roberto Pischeddaè composto da 30 elementi, uomini e donne ed è accompagnato dall'omonima orchestra, fondata dallo stesso Pischedda. Il repertorio comprende classici come il Te Deumdi Mozart, il Nisi Dominus, brani di Hadyn, passando per il genere gregoriano, e anche pezzi più popolari: “Cerchiamo sempre un compromesso con il nuovo, per dare la possibilità al pubblico di partecipare”. Ci tengono anche a mantenere una certa tradizione: “Nonostante l'invito del Papa a evangelizzare anche fuori dalle chiese – sorride Pischedda – noi crediamo che il nostro posto sia proprio lì”. “La nostra musica non è adatta alle piazze – rimarca Susanna Atzeni, soprano – A ognuno il suo”. Nonostante questo hanno saputo
Fotografie Archivio Il Portico, Elio Piras, Mattia Porcu
riempire anche le strade: “Quando abbiamo fatto un concerto nella chiesa di Sant'Antonio di via Manno – racconta Pischedda – la chiesa era talmente piena che la gente si è raccolta anche fuori, nonostante piovesse a dirotto”. E sono tante le esibizioni da ricordare: “Grazie al coro ho potuto partecipare a eventi di cui non conoscevo neppure l'esistenza – racconta Franca Mussa, contralto – come l'investitura dei Cavalieri del Santo Sepolcro; e abbiamo toccato con mano la reliquia di Giovanni Paolo II”. “L'ultimo ricordo importante è stata l’ordinazione dei diaconi – continua Pischedda - ma tutte le esibizioni sono belle e hanno sempre una grande partecipazione”. La musica è anche impegno: “Io mi esercito tutti i giorni – specifica Atzeni – e ho anche un mio coro di
bambini, quindi questa esperienza mi fa imparare”. Un genere di nicchia, quello del coro, spesso considerato noioso dai profani: “c'è un po' di ignoranza ma il problema è generale – afferma Pischedda – Negli altri Paesi si insegnano il canto e la musica fin dalle elementari, qui in Italia accade di rado. Comunque la musica eseguita con passione non è mai noiosa”. “Per fortuna la Chiesa, con i suoi vescovi, ha fatto molto, avviando diversi corsi tenuti da insegnanti del conservatorio. - rimarca Mussa – Spesso per accompagnare una cerimonia si sceglie il primo che passa e che magari non ha alcuna esperienza, cosa che va anche contro i dettami della Chiesa”. Perché la musica abbellisce la messa, ma se è bella è meglio: “Come si dice, chi canta prega due volte, ma chi canta male non prega proprio” - scher-
za Pischedda. “D'altro canto la musica è stata anche responsabile di tante conversioni – ricorda Atzeni – Si dice che sant'Agostino si convertì dopo aver sentito un coro”. “Per me è stata un'esperienza anche terapeutica – racconta Ermanno Rundini– Sono entrato nel coro quando mia moglie, che ne faceva già parte, è rientrata dopo una malattia. La cosa più bella è l'integrazione sociale: qui ho incontrato persone di ogni tipo, tutte fantastiche, e ho ampliato i miei orizzonti. È come far parte di una grande famiglia”. Chiunque voglia entrare nel coro è benvenuto: basta andare alla scuola media Giacomo Leopardi a Pirri, dove si tengono le prove: “Ricordate – conclude Pischedda – che gli stonati inguaribili non esistono”.
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Giornata di spiritualità su unità e identità
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L’incontro dei Servi e Serve dello Spirito Santo AL. CO. N TURBINIO DI EMOZIONI, di fede e di preghiera hanno caratterizzato l’incontro di Pentecoste dei Servi e Serve dello Spirito Santo, lo scorso 19 maggio nella casa provinciale delle Figlie della Carità in via dei Falconi a Cagliari. Protagonista assoluto della giornata di profonda spiritualità, dal titolo “Unità e Identità”, lo Spirito Santo che ha aleggiato in abbondanza tra i convenuti. Ad aprire il convegno Paola Coiana, fondatrice dell’associazione pubblica di fedeli eretta dall’arcivescovo Giuseppe Mani nel 2006 ma attiva da ben 30 anni prima. L’ottantunenne che ha dedicato e offerto tutta la sua vita a Dio ha aperto il convegno con la solita tempra e forte spiritualità. “Dio non si vede ma lo Spirito prega per noi. Dobbiamo cercare Gesù dentro di noi.” E ancora: “Il battesimo è il primo incontro con Gesù. Il cuore è la parte sentimentale nostra e riesce a decifrare Dio che è sensibile e parla
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al cuore. Il cuore prega al posto nostro. Quando preghiamo Gesù ci sta chiedendo di essere missionari del suo progetto di salvezza. E’ più difficile parlare di Gesù che viverlo. Vivo bene e sono felice perché ho occhi speciali. Dio ci ha chiamato per darci la vita. Gesù può guarire le nostre ferite, alleggerire i nostri pesi persino aiutarci a trovare lavoro. Lui può tutto e tutto quello che vuole si realizza.” Sulla scia dei testi biblici della Genesi, degli Atti degli Apostoli e dell’Apocalisse si è fatto luce su alcuni interrogativi: Chi è lo Spirito Santo? Come opera? “Bisogna scoprire Dio vivendolo non cerebralmente”, ha spiegato don Marcello Lanero, economo della comunità. “Il Signore si vive e per far ciò ha mandato lo Spirito Santo.” Poi ha concluso: “L’unità senza Dio produce delle autoesaltazioni. A Pentecoste è lo Spirito di Dio che viene per diffonderne la presenza”. Ha proseguito Emilia Pisano, consacrata laica e da anni membro della comunità. “Lo Spirito Santo è la terza persona della Trinità, è la stessa vita di Dio
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quella che Gesù ci ha dato nel Battesimo, ci ha confermato nella Cresima e ci ha meritato nella Resurrezione. Lo Spirito Santo ha riempito la stanza e poi è sceso sugli Apostoli. Ognuno sentiva il messaggio di evangelizzazione nella sua lingua d’origine. Tutti siamo chiamati ad essere testimoni di Gesù dentro di noi e di quello che lo Spirito Santo compie in noi quotidianamente”. Si è passati poi al testo dell’Apocalisse, illustrato da Caterina Porcedda, consacrata laica allo Spirito Santo e madre di famiglia. “Nell’Apocalisse Dio si rivela all’uomo dando delle visioni con dei simboli che solo la Chiesa può spiegare. Solo camminando nella Chiesa, infatti, possiamo avere lo Spirito di verità”. Dulcis in fundo, ci sono state testimonianze emozionanti di persone che hanno incontrato Gesù frequentando gli incontri di preghiera
del cuore e hanno ottenuto guarigioni fisiche ma soprattutto spirituali. “Sono risuscitata a nuova vita” ha affermato Alessia, “gli incontri di preghiera mi hanno sempre dato tanta pace” ha aggiunto Irene. Al pomeriggio è stata celebrata la Messa e si è svolta la preghiera del cuore. Chiunque volesse ritrovare il senso della vita e il senso di Dio, scoprire il meraviglioso progetto che Dio Padre ha per ogni uomo sulla terra, essere testimone del suo Amore Misericordioso e scoprire il dono della preghiera del cuore può consultare il sito http://servieservedellospiritosanto.wor dpress.com dove sono indicati i giorni, gli orari e le parrocchie dove si svolgono gli incontri di preghiera.
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