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DOMENICA 2 GIUGNO 2013 A N N O X N . 22

SETTIMANALE DIOCESANO

DI

€ 1.00

CAGLIARI

Un particolare della copertina del nuovo libro di Leonardo Becchetti, “Il mercato siamo noi”. Se ne parlerà all’Auditorium di piazzetta Dettori l’8 giugno.

Il mercato siamo noi VITTORIO PELLIGRA

uella notte Giacobbe incontrò uno sconosciuto e combatté con lui fino all’alba, in un silenzio rotto solo dai gemiti del dolore e dai rumori della lotta. Alla fine lo sconosciuto, dopo aver ferito Giacobbe all’anca, gli chiese di interrompere la lotta e di poter andar via. Giacobbe acconsentì, ma solo dopo avergli chiesto una benedizione. Allora lo sconosciuto gli disse: «Il tuo nome non sarà più Giacobbe, ma Israele, perché tu hai lottato con Dio e con gli uomini e hai vinto» (Gen 32, 24-34). L’Altro dunque, in questo misterioso episodio della Bibbia, è colui che ferisce e allo stesso tempo benedice. Un’ambivalenza del resto, che si ritrova in tutti i grandi miti fondativi. La prima città della storia sempre nel racconto biblico, Enoch, viene edificata da Caino, il fratricida. E poi Roma, fondata anch’essa da un altro fratricida, Romolo. Sembra che la relazione con l’altro, e la città che ne rappresenta la forma istituzionale, sia sempre stata concepita contemporaneamente come luogo di felicità (la benedizione) e di sofferenza (la ferita). Il progetto della modernità nasce da questa consapevolezza, come promessa di poter ridurre questa ambivalenza, di poter eliminare dalla relazione con l’altro il rischio della ferita e di poter conservare solo i benefici che da essa derivano. Lo Stato di Thomas Hobbes e il Mercato di Adam Smith, nient’altro sono, in questa logica, che dei meccanismi per pre-

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servare i benefici della comunità politica ed economica, immunizzando i suoi membri dal rischio del tradimento insito nella relazione. Questa immunizzazione avviene attraverso un mediatore, il Leviatano in Hobbes, le merci in Smith, che ci consentono di avere a che fare con gli altri, ma non direttamente, preservandoci quindi dal rischio e mantenendo intatti i benefici. La crisi che stiamo vivendo questi anni, di senso, prima che di lavoro e denaro, è la manifestazione dolorosa del fallimento di tale promessa. Non è possibile eliminare il rischio della ferita senza nello stesso tempo perdere anche la benedizione che dall’altro ci arriva. Non è possibile cercare risposte ed evitare il contatto con colui che solo potrebbe darcele. L’ambivalenza delle relazioni umane è quindi irriducibile, in un certo senso, tragica. La complessità e quindi anche la fecondità delle relazioni nella vita politica, economica e sociale più in generale, saranno al centro della sesta edizione del Festival “Leggendometropolitano”, che si svolgerà a Cagliari dal 6 al 9 giugno prossimi e che ruoterà, quest’anno, proprio intorno al tema dei “Legàmi”. “Condividendo, cooperando, decidendo di stare insieme, legandoci insieme, potremmo risolvere problemi che altrimenti non sapremmo come affrontare. Consapevoli del fatto che essere pronti per l'altro, è esserlo per noi stessi”. Così si legge nel conceptdel festival, ed in particolare di cooperazione, di lavoro, di economia e di sviluppo si parlerà nel forum

intitolato “Il mercato siamo noi” che si terrà durante tutta la giornata dell’8 giugno dalle 10 alle 20.30nell’auditorium comunale di p.zza Dettori. Tra i relatori Stefano Zamagni, Leonardo Becchetti, Alessandra Smerilli, Luigino Bruni, promotori in Italia e non solo di una prospettiva economica nota come Economia Civile. Nel trecentesimo anniversario della nascita di Antonio Genovesi, padre nobile dell’economia civile, l’Italia sembra sperimentare un nuovo fermento di idee e iniziative, tra cui la costituzione, avvenuta il 19 maggio scorso, della SEC – Scuola di Economia Civile; un luogo di elaborazione e formazione, nato dall’incontro di innumerevoli realtà dell’economia e della società civile, dell’università e dell’imprenditoria, unite dall’impegno di promuovere la realizzazione di un mercato civile e civilizzante che ponga al centro dell’agire economico la persona, i suoi bisogni, le sue aspirazioni e la sua fioritura; un mercato in cui gli agenti interagiscono per mutuo vantaggio e nell’interesse del bene comune, in contrapposizione con le logiche utilitaristiche e di sola massimizzazione del profitto che si sono andate affermando su scala mondiale e che ci hanno condotto a questi tempi di crisi. Anche Cagliari s’inserisce con questo importante forum, fatto di dialoghi, incontri, conferenze, dibattiti, come tappa in questo processo di promozione di un’economia e di una visione più in generale di società, che si nutre di relazioni, motivazioni, fiducia, virtù civili, e di tensione al bene comune.

SOMMARIO EDITORIA

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Crisi dell’editoria: ecco come la si affronta nei settimanali diocesani LAVORO

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Un sardo su due ha solo la terza media: i dati in una ricerca CAGLIARI

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LeggendoMetropolitano, da San Francesco all’economia civile PAESI TUOI

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Monserrato consacrata al Cuore Immacolato della Vergine Maria CULTURA

Capire il senso dell’arte nelle immagini sacre: parla padre Steiner

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Il PortIco

IL PORTICO DEL TEMPO

domenIca 2 gIugno 2013

Informazione in crisi. Il web e le notizie sul telefonino compensano solo in parte la perdita di copie dei giornali.

Giornalisti scelti per capacità, non per fedeltà, e un intervento pubblico per l’editoria italiana Copie al minimo storico. Il segretario dell’Ordine nazionale dei giornalisti indica la via d’uscita: “Giornali come Il Portico sono elementi vitali nel pluralismo del sistema” GIANCARLO GHIRRA* L GIORNALISMO ITALIANO vive una crisi senza precedenti: crisi di vendita di copie dei giornali, di calo degli ascolti delle tivù, di crollo del mercato pubblicitario. Quel che è peggio, cala la qualità e la credibilità del sistema dell’informazione, mentre cresce il precariato fra i giornalisti, come, purtroppo, fra tutti i giovani italiani e sardi. Da trent’anni in qua non è mai stata così tragica la situazione della stampa quotidiana, scesa a poco più di 4 milioni di copie vendute in edicola, con una perdita solo in minima parte compensata dall’informazione sul web e sul mobile. I 64 quotidiani sono tornati alle cifre degli Anni Settanta: dal 1980 in poi non si era mai scesi sotto i 5 milioni, e sembrano lontanissime le 6.808.501 co-

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pie del 1990, il picco più alto in assoluto registrato in Italia. Unica consolazione in questo quadro nero, cresce il numero dei lettori, in particolare negli ultimi anni si registra un aumento del 47 per cento degli utenti delle edizioni web dei giornali (un milione di persone) senza considerare i tanti giornali online nati autonomamente. Il fatto negativo è che pochissimi di

questi giornali online, utilissimi sul fronte del pluralismo dell’informazione, riescono a fare ciò che comincia a succedere negli Stati Uniti: diventare economicamente redditizi. Il business, che a partire dal New York Times, ha aperto nuove strade, non riesce a entrare in Italia. Anche in Sardegna la situazione è grave. I quotidiani regionali, che quarant’anni fa avevano toccato

Il calo delle vendite e i settimanali diocesani Zanotti, presidente FISC: “No all’autoreferenzialità” SERGIO NUVOLI EN SALDI NELLE NOSTRE origini, dobbiamo essere consapevoli che ci attendono sfide incredibili”. Proprio per questo punta tutto sulla professionalità, Francesco Zanotti, il presidente della Fisc, la federazione che raccoglie 186 settimanali diocesani: una realtà che dà lavoro a 800 persone, migliaia di collaboratori, e “a tanti giovani che iniziano questa professione con noi”. Gira l’Italia richiamando il rischio del ritorno ad un vecchio modello di giornale diocesano, autoreferenziale, che racconti solo ciò che accade nelle parrocchie. Lui propone un modello diverso. La crisi dell’editoria coinvolge anche i settimanali diocesani? Sì, riguarda anche i nostri giornali, come calo di abbonamenti, di vendite, di pubblicità. Aggiungi l’incertezza massima sul fronte dei contributi pubblici all’editoria. Avete delle stime sulla perdita di copie a livello nazionale? Nel calo delle vendite generalizzato a livello mondiale, la stampa lo-

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cale è quella che si difende meglio. Non abbiamo una stima precisa, ma siamo allineati alla crisi della stampa nazionale anche perchè si alza l’età media dei nostri lettori. Che strumenti per frenare la crisi delle vendite e degli abbonamenti? La vera sfida è l’alleanza tra carta stampata e web: su questo ci confrontiamo da anni, recentemente anche al convegno di Chioggia, ma nessuno può sapere cosa accadrà. Che fare guardando all’oggi della carta stampata? La gente alla stampa locale chiede ancora notizie. Su tutto il resto chiede approfondimenti, come sta accadendo anche alla stampa quotidiana, che si va “settimanalizzando”: le notizie, quando arrivano sui quotidiani, sono già sentite. I lettori si aspettano un commento, un’opinione, una spiegazione. Quale allora il nostro ruolo? A noi è chiesta un’altra cosa, tipica del nostro Dna: raccontare quella parte di Paese che nessuno racconta. Ero a Bologna, dove erano riunite – per parlare del Rosario – 200 persone da tutta Italia. Tu spesso richiami il rischio di tornare ai vecchi bollettini ecclesia-

Francesco Zanotti, presidente Fisc.

stici, ad un modello autoreferenziale che parli solo di “casa nostra”. Davanti alla contrazione delle vendite e degli abbonamenti, il rischio è di tornare a fare un giornale “intraecclesiale”, che parli solo delle parrocchie, mentre noi vogliamo raccontare la vita dei nostri paesi, delle nostre comunità locali, in cui opera anche la comunità diocesana. Ma non da sola. E leggiamo tutta la realtà alla luce della nostra esperienza di fede. In che modo? Ad ogni nostra notizia emerge il nostro punto di vista, perché per ogni persona abbiamo un’attenzione particolare, perché in ognuno vediamo il volto di Cristo. E’ il nostro tratto caratteristico: così diamo voce anche a persone di cui nessuno parla, i “santi del quotidiano” di cui parlava Giovanni Paolo II. Non bi-

quota 180 mila copie, superano di poco le centomila vendute, nonostante l’arrivo di un free press, Sardegna quotidiano. Si paga ancora il prezzo salatissimo del fallimento di Epolis, avventura editoriale che ha lasciato disoccupati o cassintegrati sessanta giornalisti su cento. E si vive la crisi delle tivù locali, messe in crisi dalla diffusione del digitale terrestre. La speranza è che sia la multimedialità (meglio, la crossmedialità) a salvare l’informazione, fiaccata da elementi negativi come i conflitti di interesse e le minacce e intidimidazioni ai giornalisti che collocano l’Italia al cinquantasettesimo posto nel mondo fra le nazioni nella classifica della libertà di stampa. Multimedialità significa giornali e giornalisti capaci di padroneggiare tutti i mezzi di produzione dell’informazione, dall’online alla carta stampata, passando per tivù, fotografia, radio. Ovviamente, ciò comporta aziende che vogliano realmente puntare sulla qualità, e giornalisti scelti non per fedeltà ma per capacità. Occorre oggi un poderoso piano di formazione

professionale che consenta ai quasi cinquantamila professionisti e pubblicisti professionali (altri cinquantamila iscritti all’Ordine sono sostanzialmente fantasmi, non svolgono alcuna attività retribuita) di poter diventare a tutti gli effetti giornalisti multimediali. Difficile pensare che un grande piano per l’occupazione e la formazione possa fare a meno di un intevento pubblico. La Federazione nazionale della stampa, Fnsi, chiede al governo, in preda a difficoltà finanziarie, 30 milioni l’anno di investimento nel settore dell’editoria. Occorrerà muoversi su questa linea, se si vuol salvare un bene prezioso per la democrazia, fatta di aziende e di tante voci espressione della politica, della cultura, delle diocesi. Giornali come Il Portico, elementi vitali del pluralismo in un Paese già così dominato dal pensiero unico, hanno bisogno di forme (non clientelari, ma oggettive) di sostegno pubblico, se si pensa, come è vero, che l’informazione libera sia un bene costitutivo di una libera comunità democratica. * segretario dell’Ordine nazionale dei Giornalisti

sogna cercare la notizia eccezionale: la nostra forza è che raccontiamo storie di ordinaria eroicità, di santità “normale”, che non fa rumore. E’ l’altra faccia della luna, l’altra parte del Paese che non emerge. Cosa serve? La passione per l’esperienza cristiana, per la vita della Chiesa e per il giornalismo. Non siamo “giornalisti cattolici”: siamo cattolici che fanno il mestiere di giornalista. E’ un’altra musica. Preti o laici, poco importa: ciò che conta è che mi stia a cuore l’esperienza cristiana. Se è così, mi sta a cuore tutta l’esperienza umana. Il rischio da cui dobbiamo guardarci è quello del rinchiuderci nell’ambito ecclesiale, nell’autoreferenzialità, proprio come ripete Papa Francesco. Dobbiamo andare fuori: a Verona siamo stati definiti “avamposti della missione della Chiesa”, per entrare laddove la Chiesa spesso non arriva. Vogliamo parlare anche delle cose nostre? Bene: parliamone, ma parlando dei nostri paesi e delle nostre comunità facciamo sì che i nostri giornali diventino il grimaldello per entrare in quelle case dove la parola dei nostri Pastori, direttamente, non entrerebbe. Come essere buoni grimaldelli? Bisogna prendere coscienza che nessuno si è chiamato da solo al mondo: ognuno deve rispondere alla propria vocazione. Se riconosciamo che tutto deriva da Chi ci ha voluto su questa terra, il resto viene di conseguenza, ciascuno per la sua parte: Papa, vescovi, sacer-

doti, religiosi, laici, sposati, non sposati. La discriminante è l’atteggiamento del buon ladrone rispetto all’altro ladrone, di cui non si è più saputo nulla. Uno ha detto “Se puoi, oggi ricòrdati di me”. E’ il riconoscimento della propria originaria dipendenza: il resto diventa una conseguenza inevitabile, a prescindere dal lavoro fatto. Che giudizio dai del livello medio dei settimanali diocesani? Molto alto, vedo una grande professionalità, negli ultimi 20 anni cresciuta tantissimo. Alcune realtà vivono con personale strutturato, specie al Nord, altre al Sud si reggono quasi esclusivamente sul volontariato. La sfida è professionalizzarsi: essere non professionisti, ma professionali. In tanti volontari c’è molta professionalità. Dobbiamo essere consapevoli che se siamo chiamati a fare un giornale, è un giornale che dobbiamo fare. E poi spesso il dibattito è se facciamo formazione o informazione. Tu come rispondi? Noi facciamo formazione informando. Trattando la notizia da giornalisti, facciamo passare nel nostro Paese un modo di fare cultura, di esprimere un pensiero con un punto di vista dichiarato fin dalla testata. E lo facciamo, dobbiamo farlo, da giornalisti: per vincere un certo pregiudizio, bisogna essere più bravi degli altri, non accontentarci di fare le cose come viene, ma farle strabene. Non dobbiamo andare con il freno tirato, ma dare sempre il meglio di noi stessi.


domenIca 2 gIugno 2013

IL PORTICO DEGLI EVENTI

Il PortIco

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Occupazione. Il Rapporto annuale sul mercato del lavoro a cura del Centro studi Relazioni industriali.

Un sardo su due ha solo la licenza media, servono politiche per invertire la tendenza Lo studio curato da Lilli Pruna rivela indicatori preoccupanti: impatto “dirompente” del lavoro precario su una base occupazionale già ridotta. Tutti i numeri della crisi GIANNI LOY* EL MEZZO DELLA CRISI economica che ormai domina l’intero continente, il Rapporto annuale del Centro Studi di Relazioni industriali, presentato in questi giorni alla stampa, pone in evidenza il progressivo divario che si apre tra l’Italia e l’Europa per quanto riguarda la struttura e di funzionamento del mercato del lavoro. In questo contesto, il quadro relativo alla Sardegna, vede accentuarsi questo divario in maniera preoccupante. Il rapporto relativo al 2012, curato da Lilli Pruna, ha come filo conduttore proprio il confronto tra le diverse economie europee e quella sarda in particolare, per quanto riguarda i fondamenti che stanno alla base di un efficace funzionamento del mercato del lavoro. A partire dai dati relativi all’istruzione, che mostrano un livello di istruzione della popolazione e delle forse lavoro particolarmente basso. Tale dato si riflette in maniera fortemente negativa, posto il forte legame esisten-

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Studenti all’uscita del liceo “Dettori” (foto di Italo Orrù).

te tra la struttura dei profili professionali (da noi poco qualificata) e la capacità di innovazione delle imprese che, conseguentemente, appare debole. La quota di popolazione “poco istruita”, con la quale si intende la percentuale di popolazione il cui titolo di studio più elevato sia la licenza media, è elevatissima in Italia, con il 44,3% della popolazione adulta (tra i 25 ed i 64 anni) rispetto alla media europea del 26,6%, ma in Sardegna sale addirittura al 53,3% del totale. Si tratta di un forte handicap di partenza che non promette niente di buono, se è vero che la presenza nel mercato del lavoro di professioni altamente specializzate costituisce elemento di forte attrazione di investimenti. Si legge nel rapporto

che “persino i paesi colpiti dalla crisi in modo più pesante e drammatico, come Spagna e Irlanda, sono riusciti ad incrementare l’occupazione più preziosa, quella delle professioni altamente specializzate e, in subordine, a salvaguardare quella tecnica …. mentre in Italia e in Sardegna si è avuto un drastico riassetto della struttura professionale in una direzione senz’altro regressiva”. In relazione a tale fenomeno, il rapporto analizza la più importante iniziativa formativa realizzata dalla Regione ormai a partire da diversi anni, quella del Master and Back, che, ogni anno offre l’opportunità di perfezionare la propria formazione ad un rilevante numero di neo laureati sardi. Si stima che una percentuale vicina al 70% dei neo laureati sar-

di potrebbero avere l’opportunità di beneficiare di una borsa per l’alta formazione. I dati disponibili non consentono ancora di valutare la fase più delicata di questo processo, cioè il rientro. E’ certo, tuttavia, che questo potenziale fattore di innalzamento della qualità media della forza lavoro “si scontra con un tessuto economico e produttivo inadeguato ad accogliere queste risorse ed a renderle fruttuose inserendole in percorsi di innovazione di processi produttivi e nell’innalzamento della qualità dei beni e servizi”. A causa di questo deficit, il programma di alta formazione finisce per produrre non soltanto, come sarebbe auspicabile, un fenomeno di “circolazione dei cervelli” ma anche una vera e propria fuga di cervelli che, indubitabilmente, costituisce un fenomeno assai negativo nella prospettiva di una ripresa economica dell’economia dell’isola. La struttura dell’occupazione, peraltro , che già negli anni passati mostrava una intensificazione del processo di sostituzione del lavoro stabile con il lavoro precario, mostra una intensificazione di questo processo, un “impatto dirompente del lavoro precario su una base occupazionale sempre più ridotta. Si tratta di un ulteriore dato di preoccupazione. Oggi, in Europa, neppure le organizzazioni internazionali, come l’OCSE, che si preoccupano della crescita, credono che la ripresa possa essere costruita sulla flessibilità ed il precariato. I dati mostrano come, invece, la ripresa economica

“Il terremoto fa capire quanto siamo piccoli” Ad un anno dalla seconda terribile scossa del sisma MASSIMO LAVENA N ANNO DAL terremoto dell’Emilia, una tragedia dimenticata in fretta. Ne abbiamo parlato con Matteo Marti, ricercatore di farmacologia e tossicologia all’Università di Ferrara. Ad un anno di distanza cosa ha cambiato in te? E’ una esperienza che non è immaginabile se non la si vive. Pensavo di ricordare le scosse che ho sentito da piccolo del terremoto del Friuli e quelle più deboli de L’Aquila che sono arrivate sino a Ferrara, avendo sempre la consapevolezza di pensare “Se capita riuscirò sempre a scappare, riuscirò a mettere in salvo la mia famiglia”. Purtroppo l’abbiamo vissuto un anno fa, e non ti nascondo che ho i brividi quando ci ripenso: perché quella scossa fu così forte che non

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mi permise di alzarmi dal letto e scappare. Ho pensato che venisse giù la casa. Ho capito la piccolezza della nostra esistenza in pochissimi secondi: poteva finire tutto e non potevo fare nulla. Ho provato un senso di impotenza, perché non riuscivo a mettere in salvo la mia famiglia. Quando pochi giorni fa c’è stata un’altra scossa a Ferrara, molto breve, una sciocchezza, quando il letto ha tremato io sono scappato e il terrore è stato lo stesso, proprio perché non sei in grado di reagire. Non puoi far nulla e preghi, perché tu non ce la fai, non sai cosa fare. È triste doverlo fare ma il confronto tra il terremoto de L’Aquila e quello dell’Emilia nasce spontaneo. L’idea de L’Aquila è terrore per la sua drammaticità ed il numero di vite spezzate, la tragedia di tante famiglie che hanno perso amici e

parenti. Questo ci ha fatto molto riflettere: la nostra fortuna è stata avere abitazioni un po’ più salde, un po’ più nuove, un territorio differente, ma la scossa poteva radere al suolo molte più case e creare molti più morti. C’è venuto subito in mente. Così come a quelli de L’Aquila o ad amici che ho nelle Marche siamo venuti in mente noi, sono stati i primi che hanno telefonato appena hanno saputo della scossa. C’è un’unione creata dal dolore e dalla paura che ci ha fato subito pensare gli uni gli altri: quelli de L’Aquila son corsi subito da noi, tra i soccorsi della Protezione Civile tra i più solerti e presenti ci sono stati proprio i volontari aquilani. Come in altre occa-

sioni ci furono quelli del Friuli. Abbiamo avuto poche vittime. Ma se fosse avvenuto di mattina, come la seconda scossa di alcuni giorni dopo, sarebbero morte molte più persone. La sensazione dell’oblio. Ma il dramma terremoto non è risolto. Ci son stati profondi danni alle infrastrutture. Se qualcuno attraversava alcune zone non vedeva le macerie, le case abbattute, ma le case eran completamente lesionate, le persone erano fuori, anziani, in difficoltà economiche già da prima, che hanno perso il lavoro perché la fabbrica e l’azienda sono state chiuse. Fa colpo per l’informazione il numero dei morti, la chiesa che si disintegra: nel

si accompagni al consolidarsi di una quota di occupazione stabile e protetta. Una caratteristica tutta italiana, in questo contesto di flessibilità, è la presenza di una quota di lavoro autonomo estremamente elevata. Basti pensare che mentre la percentuale di lavoratori autonomi (self employed persons)è dell’11% sia in Germania che in Francia, poco più nel Regno Unito, in Italia tale percentuale è più del doppio, quasi il 24% ed in Sardegna raggiunge quasi il 28%. Si tratta di alcuni dei tanti dati presenti nel rapporto, che denunciano una preoccupante debolezza della struttura del mercato del lavoro che, oltretutto, tende a crescere piuttosto che a ridursi. In definitiva, il Rapporto annuale del Centro Studi di Relazioni Industriali dell’Università di Cagliari presenta elementi che sembrano aggravare le preoccupazioni già emerse negli anni scorsi e richiama l’urgenza di idonee politiche in grado di invertire una prospettiva che, anche alla luce di questi dati, appare preoccupante. * Docente ordinario di Diritto del lavoro Università degli Studi di Cagliari CSRI – Mercato del lavoro in Sardegna. Rapporto 2012. Cuec editrice 2013 A cura di M. Letizia Pruna, ricerche di Fabrizio Carmignani, Sabrina Perra, Tiziana Putzolu, Francesca Atzeni

nostro cuore è un grande dolore, per noi cristiani ancor di più, ma è una chiesa che in qualche modo verrà ricostruita col tempo. Venti, quaranta, sessanta case intorno non verranno rimesse in piedi perché non ci sono i soldi: quello è il dolore. Sentire amici che a distanza di un anno ti dicono “Matteo, io ho i vestiti e tutto quanto dentro, i ricordi di una vita e non posso andarci perché la casa è chiusa, lesionata e non so se potrò andarci”, c’è la paura dei ladri: sono cose che non si mettono in evidenza, che non viene raccontato dai media. Lo Stato è intervenuto con i suoi temi, l’emiliano si è rimboccato molto le maniche, molte parrocchie hanno messo a disposizione materiali vari, e ci si è dati da fare localmente. Anche gli aiuti sono stati di cuore, anche senza un comando centrale dello Stato. C’è stata una grande solidarietà mossa dal cuore dell’uomo ma anche una grande lentezza dello Stato. Nei momenti di grande tragedia le persone semplici si rimboccano le maniche e si ritrovano con il badile e lavorano, ma il ritardo negli interventi fa parte della nostra burocrazia farraginosa, e i fondi anche se stanziati non arrivano perché fanno diecimila giri.


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IL PORTICO DEL TEMPIO

Il PortIco

Il Papa. Ricordo del beato don Puglisi e visita di Papa Bergoglio ad una parrocchia.

“In un mondo in cui si parla di diritti viene di fatto calpestata la dignità” ROBERTO PIREDDA LL’ANGELUS DI DOMENICA il Santo Padre si è soffermato sulla Solennità della SS. Trinità: «riconosciamo che Dio non è qualcosa di vago, il nostro Dio non è un Dio "spray", è concreto, non è un astratto, ma ha un nome: “Dio è amore”. Non è un amore sentimentale, emotivo, ma l’amore del Padre che è all’origine di ogni vita, l’amore del Figlio che muore sulla croce e risorge, l’amore dello Spirito che rinnova l’uomo e il mondo. La Santissima Trinità non è il prodotto di ragionamenti umani; è il volto con cui Dio stesso si è rivelato, non dall’alto di una cattedra, ma camminando con l’umanità». Al termine dell’Angelus il Papa ha ricordato la beatificazione di don Pino Puglisi, ucciso dalla mafia nel 1993: «Don Puglisi è stato un sacerdote esemplare, dedito specialmente alla pastorale giovanile. Educando i ragazzi secondo il Vangelo li sottraeva alla malavita, e così questa ha cercato di sconfiggerlo uccidendolo. In realtà, però, è lui che ha vinto, con Cristo Risorto. Io penso a tanti dolori di uomini e donne, anche di bambini, che sono sfruttati da tante mafie, che li sfruttano facendo fare loro un lavoro che li rende schiavi, con la prostituzione, con tante pressioni sociali. Preghiamo il Signore perché converta il cuore di queste persone. Non possono fare questo! Non possono fare di noi, fratelli, schiavi! Dobbiamo pregare il

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Papa Francesco nella parrocchia dei Santi Elisabetta e Zaccaria a Prima Porta.

Signore!». La mattina di Domenica Francesco ha fatto la sua prima visita ad una Parrocchia romana, quella dei SS. Elisabetta e Zaccaria a Valle Muricana (Prima Porta), dove ha anche celebrato le prime comunioni di un gruppo di bambini. Il Papa nel corso dell’omelia ha richiamato la grandezza del dono dell’Eucaristia: «nella Comunione Gesù ci dà la forza, proprio ci aiuta con la forza. Lui viene a noi. Ma quando voi dite "ci dà la Comunione", un pezzo di pane ti dà tanta forza? Non è pane quello? E’ pane? Questo è pane, ma quello sull’altare è pane o non è pane? Sembra pa-

ne! Non è proprio pane. Che cosa è? È il Corpo di Gesù. Gesù viene nel nostro cuore». In settimana il Santo Padre ha presieduto in San Pietro la solenne Professione di Fede dell’Episcopato Italiano riunito in Assemblea Generale. Il Papa nella sua meditazione ha esortato i pastori ad offrire la propria esistenza per i fratelli: «la conseguenza dell'amare il Signore è dare tutto - proprio tutto, fino alla stessa vita - per Lui: questo è ciò che deve distinguere il nostro ministero pastorale; è la cartina di tornasole che dice con quale profondità abbiamo abbracciato il dono ricevuto ri-

spondendo alla chiamata di Gesù e quanto ci siamo legati alle persone e alle comunità che ci sono state affidate». In settimana il Santo Padre ha ricevuto in Udienza i partecipanti all’Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti e in questa occasione ha richiamato la gravità della condizione dei rifugiati: «ribadisco che la "tratta delle persone" è un’attività ignobile, una vergogna per le nostre società che si dicono civilizzate! Sfruttatori e clienti a tutti i livelli dovrebbero fare un serio esame di coscienza davanti a se stessi e davanti a Dio! In un mondo in cui si parla molto di diritti, quante volte viene di fatto calpestata la dignità umana! In un mondo dove si parla tanto di diritti sembra che l’unico ad averli sia il denaro». Sempre in settimana il Papa ha visitato la Casa di accoglienza “Dono di Maria” affidata alle missionarie della carità fondate dalla Beata Madre Teresa di Calcutta: «con il vostro servizio quotidiano, siete – come dice un Salmo – la mano di Dio che sazia la fame di ogni vivente (cfr Sal 145,16)». All’Udienza generale del mercoledì Francesco si è soffermato sul rapporto tra lo Spirito Santo e l’evangelizzazione: «lasciamoci guidare da Lui, siamo uomini e donne di preghiera, che testimoniano con coraggio il Vangelo, diventando nel nostro mondo strumenti dell’unità e della comunione con Dio».

domenIca 2 gIugno 2013

pietre LIBIA

Attentato vicino la chiesa di Bengasi Un attentato ha preso di mira la chiesa cattolica dell'Immacolata di Bengasi. Una bomba è stata fatta esplodere all'entrata del corridoio che porta al cortile dove si affaccia la porta della chiesa. La chiesa dunque non è stata toccata direttamente ma l'attentato è un segnale non positivo che offende i cattolici. l'episodio è il sintomo della difficile situazione nella quale vive la piccola comunità cristiana nel capoluogo della Cirenaica a causa dell'estremismo islamico.

PAKISTAN

Ucciso uno studente cattolico Un attacco premeditato, un giovane cattolico ucciso, due feriti: è il bilancio dell'aggressione avvenuta nel villaggio di Kushpur, nella Provincia del Punjab. Il villaggio è famoso per essere “il cuore pulsante dei cattolici pakistani”: è tutto abitato da cristiani a ha dato i natali a uomini come Shahbaz Bhatti (il ministro cristiano ucciso due anni fa), oltre che a numerosi vescovi e sacerdoti. Secondo quanto confermano fonti locali l'omicidio è stato motivato dalla disputa su un pezzo di terra che alcuni abitanti cristiani hanno venduto a una famiglia musulmana. Nella spedizione punitiva è stato ucciso un 14enne cattolico mentre il fratello ed il padre sono rimasti gravemente feriti da colpi di arma da fuoco. La polizia è intervenuto e ha arrestato l'omicida, un uomo musulmano di 25 anni.

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Cristiani in soccorso della Siria


domenIca 2 gIugno 2013

IL PORTICO DEI GIOVANI

Il PortIco

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Giovani. Parla il presidente della sezione cagliaritana dell’Associazione Italiana Arbitri, Luigi Ramo.

“Formiamo i giovani ai valori sani dello sport, Riccardo Santoru sarà un esempio per sempre” Il capo dei direttori di gara del capoluogo racconta come vengono preparati coloro che dirigono le partite di calcio: “Equità e sportività sono i nostri punti fermi” MATTEO MELONI UIGI RAMO, ELETTO Presidente della Sezione AIA di Cagliari nel mese di giugno 2012, ha terminato il primo anno alla guida dei direttori di gara cagliaritani. Sposato, padre di due figli, svolge l’importante ruolo di garante degli associati del capoluogo isolano e racconta a Il Portico la sua esperienza all’interno dell’associazione. Cosa significa per un arbitro poter essere il Presidente della propria Sezione? Il giorno dell’elezione, l’emozione è stata grandissima, quasi indescrivibile. Un po’ come se affidassero l’arbitraggio di una partita come Milan-Juventus ad un arbitro di Terza Categoria. La mia candidatura ha voluto rappresentare una continuazione del lavoro che già svolgevo in qualità di designatore arbitrale, ruolo che ho ricoperto per dieci anni. Abbiamo bisogno di giovani motivati e ca-

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Luigi Ramo con Roberto Rosetti, noto arbitro di serie A.

paci di cogliere il significato dell’essere arbitro, e i riscontri sono stati molto positivi: su cento iscritti agli ultimi corsi che abbiamo organizzato, ben 74 hanno superato le prove tecniche e fisiche. Un bel risultato, che ci permette di guardare al futuro con serenità. Perché diventare arbitri di calcio? Cosa può voler dire? Prima di tutto perché, in una società che spesso sembra aver perso la bussola, l’Associazione Italiana Arbitri è un punto fermo nel contesto della legalità. Noi creiamo uomini che possano camminare con le proprie gambe, formiamo dei giovani che, andando ad arbitrare e gestendo i calciatori in campo, si prestano a valori come l’equità e la sportività. Inoltre, siamo un ambiente aperto: i

giovani scendono in campo, i grandi svolgono altri ruoli come Osservatori Arbitrali, dirigenti, designatori. E quali strumenti vengono utilizzati per invitare i giovani durante l’anno a seguire il corso per diventare arbitri? Da alcuni anni abbiamo messo in moto una vera e propria operazione di marketing che ci vede attivi nella sensibilizzazione delle nostre attività su molteplici livelli. Svolgiamo un orientamento a livello scolastico, andando con i nostri arbitri negli istituti superiori. Abbiamo presentato la nostra Associazione alla Fiera Campionaria della Sardegna, al Turisport e alla Festa dello Sport. Sono tutte grandi occasioni per ricevere visibilità, nella speranza che il

nostro messaggio giunga a chi desidera intraprendere la carriera da direttore di gara. La questione della violenza nei confronti degli arbitri è sempre all’ordine del giorno. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un’escalation di violenza che deve portare tutto il movimento calcistico ad una seria riflessione. Tutti, dai calciatori alle società e alla stampa, dovrebbero abbassare i toni e cercare di capire che in campo scendono arbitri preparati e vogliosi di far bene. Spesso sono ragazzi di 15 anni, altre volte persone più mature. Ma la sacralità della persona non può essere messa in discussione: chi compie un atto violento sbaglia sempre. Quale ricordo le è rimasto di Riccardo Santoru?

Riccardo era un ragazzo eccezionale. Come Organo Tecnico, ovvero designatore e visionatore degli arbitri, ho avuto modo di vederlo crescere, maturare, arrivare ad arbitrare nelle categorie regionali. La sua specialità era sorridere sempre, e anche per questo ci manca. La famiglia Santoru, alla quale sono personalmente legato, è sempre stata vicina, in questi anni, alla nostra Associazione, e noi abbiamo cercato di fare altrettanto. Con i genitori di Riccardo abbiamo organizzato negli ultimi anni il Torneo Santoru: un modo in più per ricordare la figura del giovane collega, nella speranza che il suo continui ad essere un esempio positivo per gli arbitri che verranno.

Riccardo Santoru.

Un hobby ad altissimo valore sociale aggiunto La sezione degli arbitri di Cagliari conta più di 400 iscritti MAT. MEL. RA IL LONTANO 1930 quando un gruppo di appassionati decise di fondare la Sezione cagliaritana dell’Associazione Italiana Arbitri. E da quel giorno sono avvenuti una serie di cambiamenti istituzionali, politici e sociali di grosso peso. L’AIA continua imperterrita nel suo lavoro di promozione della legalità, della sportività e della passione per il calcio, al servizio delle società dilettantistiche e professionistiche. Il lavoro che l’Associazione svolge sul territorio è importante: permettere lo svolgimento delle numerose gare a livello regionale e provinciale, nonostante le difficoltà che un hobby come quello dell’arbitraggio comporta. Il tema della violenza sui campi di calcio è, purtroppo, sempre presente, e la figura dell’arbitro è sotto tiro. Le società sono invitate annualmente ad abbassare i toni e a capire che l’arbitro sbaglia così co-

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me un calciatore non realizza un calcio di rigore. Specialmente nelle categorie del settore giovanile e scolastico, spesso e volentieri, si assiste a comportamenti poco edificanti di dirigenti e genitori che, col loro atteggiamento, mettono a repentaglio il lavoro difficile del direttore di gara. Ma ci sono anche esempi virtuosi di società calcistiche che puniscono severamente i loro tesserati quando si scagliano contro l’arbitro. Il presidente dell’AIA, Marcello Nic-

Un gruppo di giovani arbitri con Luigi Ramo.

chi (nella foto a sinistra con Luigi Ramo), porta avanti un lavoro importante e deciso su questo tema, nella speranza che venga risolto o, quantomeno, limitato a meno episodi possibili. Ad oggi, quella di Cagliari è la Sezione più grande della Sardegna, con 403 associati, tra i quali sono presenti arbitri giovani e meno giovani, ognuno col proprio ruolo all’interno dell’Associazione. Si può diventare arbitri dall’età di 15 anni e, con un percorso sportivo e di vita, si intraprende una carriera difficile ma gratificante, che permette di crescere sotto l’aspetto umano grazie alla continua formazione che viene costantemente impartita agli associati. Spesso i ragazzi che iniziano l’attività arbitrale hanno la voglia e l’ambi-

zione di diventare i nuovi Collina, Braschi, Rosetti, arbitri internazionali conosciuti in tutto il mondo per le loro qualità tecniche e capacità comportamentali. La Sardegna non ha ancora espresso appieno le sue potenzialità arbitrali: basti pensare che nessun arbitro sardo è mai stato impiegato nella direzione di gare di Serie A. D’altro canto, l’Isola ha avuto l’onore d’essere rappresentata da diversi assistenti arbitrali nelle maggiori competizioni nazionali ed internazionali. Inoltre, la Sezione di Cagliari può vantare ben 10 arbitri nazionali di Calcio a 5, disciplina che riveste sempre più importanza in termini di visibilità e numero di appassionati. Tra le iniziative proposte dall’Associazione, il 25 e il 26 maggio si è svolta la terza edizione delle Olimpiadi degli Arbitri, un

evento importantissimo per tutto il movimento arbitrale isolano, che ha visto coinvolte tutte le Sezioni sarde nella sfida degli associati in diverse discipline sportive. Un modo per fare gruppo, nel più alto spirito sportivo. Da alcuni anni, inoltre, viene organizzato un torneo giovanile di calcio internazionale dedicato alla memoria di Riccardo Santoru, giovane arbitro stroncato da un infarto nel 2009 durante i test atletici di inizio stagione. Alla manifestazione partecipano squadre sarde, nazionali ed estere del calibro di Cagliari Calcio, Inter e Benfica. La Sezione di Cagliari ha impresso nel suo più profondo il ricordo di Riccardo, il quale, con la sua passione, incarnava i più importanti valori dell’arbitraggio: l’impegno, la costanza, l’umiltà.


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Il PortIco

IL PORTICO DEI GIOVANI

DOMENICA 2 gIugno 2013

Cinema. una riuscita iniziativa patrocinata da Provincia e comune ha richiamato a Villanova numerosi cagliaritani.

Cresce l’integrazione della comunità filippina Così i film aiutano a conoscersi sempre di più delle Istituzioni nelle Filippine; Buenas Noches España, il lavoro visionario del regista Raya Martin, già presentato al Festival di Locarno nel 2011, un viaggio tra Spagna, Messico e Filippine, alla scoperta delle antiche colonie spagnole; The rapture of Fe, di Alvin Yapan, prodotto dal Centro Donne in Crisi di Manila, un lavoro che indaga la condizione femminile ed il difficile passaggio di autodeterminazione di una giovane donna, tornata nelle Filippine in seguito alla crisi economica globale. Come tributo al regista Khavn de La Cruz conosciuto per il cinema digitale underground, è stato proiettato il documentario Philippine New Wave; Mondomanila, prodotto dal Festival di Rotterdam 2012, è una commedia nera dai toni iperrealisti ambientata nel clima brutale degli bassifondi di

Attraverso la proiezione di interessanti pellicole una nuova occasione di dialogo costruttivo con la comunità da anni presente a Cagliari. Con risultati incoraggianti LAURA CABRAS ARTEDÌ SCORSO la zona storica e riqualificata di Villanova, per l’esattezza la via Sulis, ha vissuto dei momenti di intensa condivisione con la comunità filippina che oramai è insediata a Cagliari da oltre un ventennio. L’occasione è stata l’Asia Film Festival, organizzato dall’associazione Culturale Zeit sotto la direzione artistica e l’esperienza di Across the Vision Film Festival di Stefano Galanti e di Maria Paola Zedda. In particolare quest’ultima ha te-

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nuto ad evidenziare come la cultura filippina sia un arricchimento notevole per la città. La scelta dell’esclusiva inaugurazione in via Sulis non è un caso ma è frutto di una valutazione mirata: la comunità filippina risiede nel quartiere e la Cagliari“bene” si compenetrano in colori, suoni, sapori ed emozioni che ricche di tradizione si fondono anche dal punto di vista cinematografico. La serata, in presenza della Vice Console delle Filippine Kristine

Margret Malang, è stata animata dai giovani talenti filippini di break dance. Le proiezioni si sono concluse al Teatro di Sant’Eulalia il 18 maggio, con lungometraggi e corti, tutti inediti in Italia: Posas, il nuovo film di Lawrence Fajardo, regista che ha stupito con il suo Amok per l’innovazione nella narrazione e che in anteprima europea ha presentato un thriller psicologico mozzafiato sulla corruzione, la tortura, la violenza della Polizia e

Manila, un lavoro lungo 9 anni che vede come protagonista un giovanissimo antieroe - Tony de Guzman - per cui la vita è corta, dura e mai dalla sua parte. Across Asia Film Festival è sicuramente un esperimento ben riuscito grazie non solo alle idee e alla giusta sensibilità culturale di giovani direttori artistici come Maria Paola Zedda e Stefano Galanti, ma anche alla volontà della comunità filippina di farci conoscere la loro realtà cinematografica. L’evento è stato realizzato con il sostegno della Provincia di Cagliari, il patrocinio del Comune di Cagliari, la collaborazione dell’Ambasciata della Repubblica delle Filippine, il Film Development Council of Philipines e la Cineteca Sarda – Società Umanitaria di Cagliari, e con il sostegno organizzativo della Fondazione Sardegna Film Commission.


DOMENICA 2 gIugno 2013

IL PORTICO DI CAGLIARI

Cultura. Dal 6 giugno nuova edizione del festival letterario che fa tanto parlare di sè.

Da San Francesco all’economia civile: punta in alto LeggendoMetropolitano L’8 giugno all’Auditorium di piazzetta Dettori intervengono Stefano Zamagni, Luigino Bruni e Leonardo Becchetti. Ma il programma prevede pure un premio Nobel GRECA MELONI N MIX DI GENIO, estro e inventiva. E’ solo una parte del mosaico che compone “LeggendoMetropolitano”, il festival letterario pensato e organizzato da Saverio Gaeta, l’eccentrico direttore artistico capace di chiamare intorno a sè una larga parte del meglio del mondo culturale cagliaritano, con un cartellone notevole: si va dal premio Nobel per la Chimica 1981, Roald Hoffmann, fino alla serata dedicata all’economia che metterà insieme, con Vittorio Pelligra, docenti del calibro di Stefano Zamagni, Luigino Bruni, Alessandra Smerilli e Leonardo Becchetti, a ragionare partendo dal titolo del libro di quest’ultimo, “Il mercato siamo noi”. Ma LeggendoMetropolitanoè molto di più: con convegni, incontri e dibattiti è un circuito di cultura che

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Saverio Gaeta con l’assessore comunale alla cultura, Enrica Puggioni.

farà suoi - per alcuni giorni - spazi importanti di Cagliari, come il chiostro di Architettura e gli spazi dei Bastioni di Santa Croce fino all’Auditorium di piazzetta Dettori che ospiterà il forum degli economisti. E ancora una volta Saverio Gaeta riunisce tutti intorno ad un tema: stavolta sono i “legàmi”. “Mi sono sentito coccolato dal Comune - spiega l’organizzatore e direttore artistico - L’argomento scelto per quest’anno è impegnativo, ma ho trovato la giusta attenzione da parte degli amministratori, con un occhio rivolto al turismo”. Non va neppure sottovalutato il riferimento ad altre riuscite e simili

Adorazione con il Papa

iniziative in giro per l’Italia. Festival letterari destinati, come LeggendoMetropolitano, a lasciare il segno. “A Torino hanno parlato di Cagliari conferma l’assessore comunale alle attività produttive, Barbara Argiolas - Dopo Monumenti aperti e la festa di Sant’Efisio, il festival LeggendoMetropolitanorappresenta un altro momento estremamente importante e significativo. Costituisce un vero percorso di cultura e letteratura nella nostra città. Con questa iniziativa dimostriamo che anche con temi impegnativi si può creare sviluppo”. Messo in pratica, in modo davvero elegante, il concetto di rete: consor-

zi, associazioni, alberghi, tutti coinvolti nell’organizzazione. “Andiamo davvero verso una città che si può definire smart - dice ancora Argiolas - E’ un modello che può essere replicato”. “Il ritorno economico di iniziative di questo tipo - commenta Gaeta - è elevato: in altre parti d’Italia interagiscono anche con le Camere di Commercio, qui per ora non è stato possibile”. Soddisfatta anche l’assessore alla Cultura, Enrica Puggioni: “Il programma si commenta da solo - spiega - Presenta una notevole parte artistica e una discussione sui nuovi modelli gestionali, e spazia dall’astrofisica all’economia”. “L’economia - aggiunge Vittorio Pelligra - nasce nel ‘700 per immunizzarci dagli altri, visti in quel periodo come i nemici. Il problema era sfruttare i benefici del mercato, tenendo gli altri a distanza. Questa visione è andata in crisi, ma in Italia si è sviluppata una visione diversa delle cose: con la visione francescana, i legàmi sono messi al centro, non più visti come un pericolo. Si tratta di una visione che purtroppo ha perso il confronto con quella illuminista scozzese di Smith”. LeggendoMetropolitano comincia il 6 giugno secondo il programma pubblicato sull’omonimo sito. Il Forum coordinato da Pelligra inizia alle 10 dell’8 giugno all’Auditorium.

Nomine dell’Arcivescovo

Domenica 2 giugno si celebra la solennità del Santissimo Corpo e Sangue del Signore. Papa Francesco ha invitato a vivere un’ora di Adorazione eucaristica a partire dalle 17 in tutte le Cattedrali del mondo, in comunione con lui. A Cagliari la celebrazione prevede il seguente programma: In Cattedrale: ore 17,00: Esposizione del Santissimo Sacramento ore 19,00: Santa Messa presieduta dall’Arcivescovo con la partecipazione dei parroci della città. Al termine partirà la rocessione che si concluderà davanti alla Chiesa di S. Lorenzo con la Benedizione eucaristica e con una particolare preghiera per i carcerati. Le parrocchie della città sono particolarmente invitate a partecipare all’unica celebrazione vespertina della S. Messa e della processione in Cattedrale. Itinerario della processione: Cattedrale, Piazza Palazzo, Via Martini, Piazza Indipendenza, Porta Cristina, Viale Buon Cammino, Via SS. Lorenzo e Pancrazio, Chiesa di S. Lorenzo

IL PORTICO

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brevi AL POLICLINICO DI MONSERRATO

Clinica Macciotta, a giorni il trasferimento “Il trasferimento imminente di alcuni reparti della clinica Macciotta al Blocco Q del policlinico di Monserrato garantirà finalmente cure e servizi adeguati sia ai piccoli pazienti che ai loro familiari. Per varie ragioni, prima fra tutte quelle legate alla sicurezza, la vecchia struttura di Cagliari non può assolvere più ai compiti che per tanti anni ha svolto degnamente, ed ecco perché la Regione ha deciso di investire molto e accelerare sul trasferimento alla nuova struttura di Monserrato”. Lo hanno detto il presidente della Regione Ugo Cappellacci e l'assessore della Sanità Simona De Francisci durante la visita a sorpresa, nei giorni scorsi, nel cantiere del blocco Q dove entro poche settimane saranno trasferiti, al termine di una complessa procedura, i neonati della Terapia intensiva della clinica. La Cabina di regia istituita dalla Regione alcuni mesi fa, e che coinvolge l’Azienda ospedalierouniversitaria, la Asl 8, il Brotzu e l’Università di Cagliari, sta seguendo da vicino ogni passaggio amministrativo-procedurale.

IL 7 GIUGNO ALLE 19

Raimondo Mameli, ordinazione diaconale Venerdì 7 giugno, in occasione della solennità del Sacro Cuore, alle ore 19, nella Cappella del Pontificio Seminario Regionale Sardo, il seminarista Raimondo Mameli sarà ordinato diacono da mons. Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari.

FILM IL 31 MAGGIO

Mons. Arrigo Miglio, Arcivescovo di Cagliari, ha provveduto alle seguenti nomine: don Emanuele Mameli Direttore dell’Ufficio Catechistico Diocesano don Giuseppe Camboni Assistente diocesano dell’Azione Cattolica Italiana – Unitario don Pierpaolo Piras Assistente diocesano dell’Azione Cattolica Italiana Settore adulti don Mario Pili Assistente diocesano dell’Azione Cattolica Italiana Settore giovani don Mariano Matzeu Assistente diocesano dell’Azione Cattolica Italiana Articolazione ACR don Pasquale Flore Assistente zonale AGESCI

“L’ultima cima” in Seminario Venerdì 31 maggio alle 21 nell’Aula Magna del Seminario arcivescovile in via mons. Cogoni 9, sarà proiettato il film “L’Ultima Cima”. Per la prevendita dei biglietti al costo di 4 euro rivolgersi a 3274071966 Betta 3355409471 Monica.

IL 7 GIUGNO ALLE 18.30

Giuristi cattolici, convegno in seminario L’Unione Giuristi Cattolici Italiani organizza per il 7 giugno alle 18.30 nel Seminario arcivescovile una conferenza di Antonio Casu, segretario generale del Circolo Tommaso Moro, su “Tommaso Moro. La norma e l’utopia”.


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IL PORTICO DE

Il PortIco

SOLENNITÀ’ DEL CORPUS DOMINI

Fa ag

dal Vangelo secondo Luca

DON ANDREA BUSIA

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il portico della fede

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n quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste. Lc 9, 11b-17

Il brano di oggi presenta uno dei pochissimi episodi raccontati da tutti e quattro gli evangelisti (addirittura due moltiplicazioni sono narrate nei vangeli di Marco e di Matteo) e già questo dato ne evidenzia l’importanza, oltre al nostro brano troviamo Mt 14,13-21; Mc 6,30-44; Mt 15,32-39; Mc 8,1-10; Gv 6,1-14. L’inizio del brano ci aiuta a contestualizzare l’evento raccontato, non solo dicendoci cosa Gesù stava facendo prima del miracolo, ma anche mostrandoci che il miracolo va inteso come gesto di attenzione e misericordia da parte di Gesù per coloro che ne ha usufruito, allo stesso modo dell’insegnamento di Gesù e delle sue guarigioni miracolose. Gli apostoli si preoccupano perché la folla, continuando ad ascoltare Gesù, rischia di non poter trovare da mangiare, una preoccupazione pratica e ragionevole ma che, applicata a questo evento, diventa malposta in quanto pongono, prima di

Cristo, il pane materiale e le necessità materiali in genere. Gesù stesso, dopo il miracolo, commentando ciò che era successo dirà ai giudei: “Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri [la manna] e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno” (Gv 6,58). Il pane che mangiamo inoltre, non solo è inferiore al Corpo di Cristo, ma è anche suo dono come la liturgia ci insegna a riconoscere durante ogni S. Messa. Quanto appena detto non esclude comunque che Gesù si preoccupi anche di questo pane materiale, ma in maniera diametralmente opposta a ciò che i discepoli si aspettavano, invitando loro stessi a dar da mangiare a questa folla automaticamente li invita a diventare attivi, allo stesso modo invita tutti quanti noi ad attivarci quando vediamo situazioni di bisogno e non limitarci semplicemente a costatare un problema, ma su questo torneremo tra poco. Gesù, sui pani e i pesci, compie cinque

azioni che ricordano molto da vicino quelle dell’ultima cena: “Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me»” (Lc 22,19). Questa, ovviamente, non è una semplice coincidenza e il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci è una prefigurazione della stessa ultima cena ma con una differenza fondamentale: se nell’ultima cena è Gesù a fare tutto, in questo caso invece vuole la collaborazione degli apostoli. Proprio questa volontà di non agire da solo è una chiave di lettura importante per il nostro brano: dicevamo prima che noi non dobbiamo limitarci a constatare un problema ma attivarci; per qualche “strana” ragione Gesù e il Padre, pur essendo onnipotenti, desiderano che noi stessi collaboriamo alla loro opera. Gesù compie personalmente il miracolo, ma chiede ai suoi discepoli di cercare il cibo e chiede loro di distribuirlo. Questa corresponsabilità tra Dio e l’uomo viene ri-

velata già al momento della creazione quando Dio affida all’uomo l’amministrazione dell’intera creazione, continua in tutta la storia del popolo eletto (tanto che questo viene punito quando non corrisponde a questa altissima vocazione), raggiunge il suo apice in Cristo che essendo Dio e uomo mostra la pienezza di questa vocazione e trova la sua espressione nella Chiesa in cui l’uomo è chiamato a partecipare di Cristo stesso. Questo miracolo ci indirizza chiaramente verso l’Eucarestia ma, allo stesso tempo, ci invita ad approfondire il nostro ruolo all’interno della Chiesa e come, di conseguenza, possiamo attivarci per realizzare nella nostra vita, la nostra vocazione per la gloria di Dio e al servizio dei fratelli. E, come nel nostro brano, sarà Dio stesso a completare la nostra opera, per quanto poco possiamo offrire, se seguiremo la sua volontà, il prodotto finale non sarà semplicemente sufficiente, ma sovrabbondante, come le dodici ceste di avanzi stanno a dimostrare.

IL PRIMO EFFETTO DELLO SPIRITO SANTO È L’UNITÀ Nelle catechesi in occasione delle udienze generali prosegue la riflessione di Papa Francesco sullo Spirito Santo. Nell’ultimo appuntamento di Mercoledì 22 Maggio il Santo Padre si è soffermato sul tema Credo nello Spirito Santo: la missione evangelizzatrice della Chiesa. Per rispondere alla domanda «Chi è il vero motore dell’evangelizzazione nella nostra vita e nella Chiesa?» il Papa si rifà a Paolo VI: «è lui, lo Spirito Santo che, oggi come agli inizi della Chiesa, opera in ogni evangelizzatore che si lasci possedere e condurre da Lui, che gli suggerisce le parole che da solo non saprebbe trovare, predisponendo nello stesso tempo l’animo di chi ascolta perché sia aperto ad accogliere la Buona Novella e il Regno annunziato» (Evangelii nuntiandi, n. 75). Un primo effetto importante dell’azione dello Spirito Santo, fa notare il Santo Padre, è quello dell’unità: «a Babele, secondo il racconto biblico, era iniziata la dispersione dei

popoli e la confusione delle lingue, frutto del gesto di superbia e di orgoglio dell’uomo che voleva costruire, con le sole proprie forze, senza Dio, «una città e una torre la cui cima tocchi il cielo» (Gen 11,4). A Pentecoste queste divisioni sono superate. Non c’è più l’orgoglio verso Dio, né la chiusura degli uni verso gli altri, ma c’è l’apertura a Dio, c’è l’uscire per annunciare la sua Parola: una lingua nuova, quella dell’amore che lo Spirito Santo riversa nei cuori (cfr Rm 5,5); una lingua che tutti possono comprendere e che, accolta, può essere espressa in ogni esistenza e in ogni cultura». Un secondo effetto prodotto dallo Spirito Santo è la “parresia”, la franchezza e il coraggio di annunciare il Vangelo ad ogni uomo: «questo avviene anche oggi per la Chiesa e per ognuno di noi: dal fuoco della Pentecoste, dall’azione dello Spirito Santo, si sprigionano sempre nuove energie di missione, nuove vie in cui annunciare il messaggio di

salvezza, nuovo coraggio per evangelizzare. Non chiudiamoci mai a questa azione! Viviamo con umiltà e coraggio il Vangelo! Testimoniamo la novità, la speranza, la gioia che il Signore porta nella vita». Un terzo elemento dell’opera dello Spirito Santo è legato alla realtà della preghiera: «una nuova evangelizzazione, una Chiesa che evangelizza deve partire sempre dalla preghiera, dal chiedere, come gli Apostoli nel Cenacolo, il fuoco dello Spirito Santo. Solo il rapporto fedele e intenso con Dio permette di uscire dalle proprie chiusure e annunciare con parresia il Vangelo. Senza la preghiera il nostro agire diventa vuoto e il nostro annunciare non ha anima, e non è animato dallo Spirito». di don Roberto Piredda


ELLA FAMIGLIA

domenIca 2 gIugno 2013

ateli sedere gruppi di cinquanta...

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Il Forum contro la consultazione bolognese.

Un referendum senza senso logico ANTONELLA PILIA

a cosa che più sta a cuore alle famiglie è il benessere di tutti i bambini sia nelle scuole statali che in quelle comunali o nelle paritarie: volerli dividere a seconda della scuola frequentata non costruisce di certo un futuro migliore». Lo ha dichiarato Francesco Belletti (nella foto in alto) a proposito del referendum che ha diviso la città di Bologna sulla vicenda dei fondi alle scuole paritarie. I sostenitori del referendum puntavano a cancellare i fondi che il Comune destina alle scuole paritarie. Una presa di posizione forte e chiara, quella del Forum, a proposito della consultazione, che ha finito per dividere anche i vari partiti dell’arco costituzionale. Sono stati tanti gli osservatori che parlano di quello di Bologna come di un test in realtà molto più serio se riportato a livello nazionale. E’ dunque facile pensare che la posta in palio fosse particolarmente alta: tutt’altro che una consultazione semplicemente locale. «Il Forum delle associazioni familiari invita i cittadini bolognesi che hanno a cuore il bene comune ad andare a votare al referendum di domenica prossima e di mettere la croce sulla lettera B» ha scritto il presidente Francesco Belletti in un comunicato della “associazione di associazioni” che da anni si batte, anche in Sardegna, per la difesa di

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RISCRITTURE

NO ALLA DOGANA PASTORALE Pensiamo ai cristiani buoni, con buona volontà. Pensiamo al segretario della parrocchia… ‘Buonasera, buongiorno, noi due – fidanzato e fidanzata – vogliamo sposarci’. E invece di dire: ‘Ma che bello!’. Dicono: ‘Ah, benissimo, accomodatevi. Se voi volete la Messa, costa tanto…’. Così invece di ricevere una accoglienza buona – ‘E’ cosa buona sposarsi!’- ricevono questo: ‘Avete il certificato di Battesimo, tutto a posto…” E trovano una porta chiusa. Siamo tante volte controllori della fede, invece di diventare facilitatori della fede della gente. Pensate ad una ragazza madre che va in chiesa, in parrocchia, e dice di voler battezzare il bambino. E poi il parroco, questo cristiano a questa cristiana le dice: “No, tu non puoi perché non sei sposata!”. Ma guardi, che questa ragazza che ha avuto il coraggio di portare avanti la sua gravidanza e non rinviare suo figlio al mittente, cosa trova? Una porta chiusa, e così tanti. Questo non è un buon zelo.

Allontana dal Signore, non apre le porte. E così quando noi siamo su questa strada, in questo atteggiamento, non facciamo bene alla gente, al popolo di Dio. Ma Gesù ha istituito sette sacramenti. E noi con questo atteggiamento istituiamo l’ottavo: il sacramento della dogana pastorale. Gesù si indigna quando vede queste cose, perché chi soffre per questo? Il suo popolo fedele, la gente che lui ama tanto. Pensiamo oggi a Gesù, che sempre vuole che tutti ci avviciniamo a Lui; pensiamo al Santo Popolo di Dio, un popolo semplice, che vuole avvicinarsi a Gesù; e pensiamo a tanti cristiani di buona volontà che sbagliano e che invece di aprire una porta la chiudono… E chiediamo al Signore che tutti quelli che si avvicinano alla Chiesa trovino le porte aperte, aperte per incontrare questo amore di Gesù. Chiediamo questa grazia. Papa Francesco, omelia a Santa Marta 25 maggio 2013

tutte le famiglie. «Dopo decenni di buon funzionamento del sistema integrato delle scuole d’infanzia bolognesi non ha alcun senso logico e non ha obiettivi di reale miglioramento la proposta di distruggere tale sistema eliminando il finanziamento comunale alle scuole paritarie. La scuola dell’infanzia del capoluogo emiliano è sullo stesso piano di quella dell’Europa che garantisce alle famiglie la libertà di scelta educativa; l’abbandono di tale sistema farebbe arretrare la città al livello dei Paesi senza democrazia”, ha sottolineato il Presidente del Forum. «Inoltre le famiglie più penalizzate sarebbero quelle meno abbienti che non potrebbero pagare l’aumento automatico dei costi, mentre quelle più ricche non avrebbero difficoltà: il risultato sarebbe una minore libertà per i più poveri, che sono quasi sempre anche le famiglie più numerose”. E’ infatti da sottolineare come i sostenitori del referendum puntassero all’eliminazione dei contributi comunali, non ad una revisione complessiva del sistema: le conseguenze andrebbero a carico esclusivo delle famiglie, specie le più numerose e le più indigenti. «Ed è così che si rispettano gli articoli 30 e 33 della Costituzione - si chiede il Forum - e le ordinanze della Corte Costituzionale che hanno confermato due volte la legge sulla parità? “


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Il PortIco

IL PORTICO DEI LETTORI

domenIca 2 gIugno 2013

LETTERE A IL PORTICO Caro Direttore, la notizia che Papa Francesco sarà a Cagliari domenica 22 settembre viene a rallegrare ed a commuovere me (padre di famiglia e di famiglia numerosa) per un motivo che non credo sia noto a tutti: dal 23 al 28 luglio a Rio de Janeiro verrà celebrata la “Giornata Mondiale della Gioventù”, alla quale interverrà come sempre il Santo Padre. Ma quello che non tutti sanno è che – nonostante i “pacchetti di viaggio” proposti dalle varie associazioni ecclesiali siano davvero economici – le famiglie sarde, molte famiglie sarde non ce la fanno proprio a mandare i propri figli fino in Brasile per incontrare il Papa. Ecco, allora, la Provvidenza, che esiste davvero, perché – non più di due mesi dopo – sarà Papa Francesco a venire da noi e dai nostri giovani: questo io dico non solo per trasmettervi la gioia della mia famiglia, ma per rivolgere un appello al nostro amato Arcivescovo Monsignor Arrigo Miglio ed al Presidente della Regione dottor Ugo Cappellacci. Perché non organizziamo una “Giornata Mondiale della Gioventù Sarda” in questa occasione, magari chiedendo al Santo Padre di arrivare un giorno prima o di stare un giorno in più in Sardegna per celebrarla assieme a tutti quei giovani che non sono potuti andare in Brasile? Sarebbe una bella occasione sia a livello religioso che a livello turistico, perché allora i giovani di tutta la Sardegna (ma anche delle regioni vicine) confluirebbero a Cagliari, can tutti i canti, le veglie di preghiera e – perché no - le danze tipiche delle oramai famose “JMJ”. Che ne dite? Non è una bella idea? Fate di tutto, allora, per convincere il Santo Padre! Grazie. Mauro Bertocchini, Su Planu Caro Mauro, grazie per la tua bella lettera. Ho girato la richiesta all’Arcivescovo mons. Miglio, il quale ha risposto che porterà la richiesta al Papa (sn). Gent.mo Direttore, mi rivolgo a Lei con la presente per portare alla conoscenza del Portico la novità voluta dal Comune di Cagliari riguardante, tra le altre cose, le processioni/manifestazioni religiose. Sino ad oggi, al fine di avere le debite autorizzazioni per tali occasioni, era sufficiente presentare al Corpo di Polizia Municipale una richiesta in carta semplice indicante il giorno, l'ora ed il percorso della suddetta processione. Vengo ora a sapere che le cose sono cambiate; e che cambiamenti! Ho qua davanti agli occhi il nuovo modulo, anzi il modulo - prima non ce ne era uno - utile ad inoltrare la richiesta al medesimo Corpo di Polizia. Il prestampato va integrato con una marca da bollo di Euro 14,62. La batteria di domande, richieste,

specificazioni srotolate sotto gli occhi del malcapitato lettore-cittadinoparroco è impressionante! Oltre, ovviamente, ai dati anagrafici, si chiede di specificare i mq delle strade/piazze che saranno occupate temporaneamente dall'eventeo religioso; di allegare la planimetria dell'area interessata; atto costitutivo se il richiedente è Associazione... E qui mi fermo per carità di...lettore. Ora mi domando: a che pro? Forse vi sono questioni di ordine pubblico? Vi sono state processioni religiose a Cagliari caratterizzate da orde di ragazzi dell'oratorio scatenate nell'incendio di auto, frantumazione di vetrine? Pensionate scontente del magro assegno mensile elargito dall'Inps che si son date al saccheggio di bancomat? Peccato, mi son perso tutto ciò, avrei avuto la curiosità d'assistervi! Oppure tale decisione tradisce il fastidio degli Amministratori pro tempore del Comune di Cagliari verso tutto ciò che nasce dal basso, che non sia scaturito da qualche piano quinquennale? Se esistono spiegazioni più misericordiose nei confronti dei Reggitori della Cosa Pubblica, le attendo con ansia. Con stima Don Fabrizio Porcella, parroco della Sacra Famiglia, Cagliari Caro don Fabrizio, totalmente d’accordo con quanto scrive. Abbiamo girato la domanda alla giunta comunale di Cagliari. Appena avremo risposta, saremo ben lieti di pubblicarla per svelare l’arcano. Grazie (sn). Spett.le “Il Portico”, settimanale Diocesano di Cagliari, ho letto con molto piacere il ricordo di don Fernando Sanna a firma di Valeriano Cinquini a pag. 16 del Vostro settimanale di domenica 19.5 u.s. Io ho partecipato con mia moglie, M. Giuseppina Cossu, sia alla S.Messa nella Chiesa dei Santi Giorgio e Caterina di venerdì 10.5 u.s., sia a quella di giovedì 16.5 u.s. nella Chiesa di Sant’Avendrace, anche quella gremita di fedeli, all’inizio della quale, dopo il segno della croce, il parroco Mons. Ottavio Utzeri mi ha gentilmente permesso di leggere un ricordo di don Fernando Sanna riferito specialmente alla sua opera nella Parrocchia di Sant’Avendrace. Lo stesso Parroco ha, poi, confermato nell’omelia l’elogio di Don Fernando. Vorrei, però, ricordarlo col seguente scritto anche ai lettori del Vs. giornale, convinto che don Fernando se lo meriti. Venerdì 10.5 u.s., nella Chiesa dei Santi Giorgio e Caterina, insieme agli Scouts, eravamo in tanti a ricordare Don Fernando Sanna, che ci ha lasciati: specialmente commossi gli amici provenienti dalla Chiesa di San Lucifero che l’hanno conosciuto giovane guida ed esempio nel camino della loro vita, nonché alcuni fedelissimi di Sant’Avendrace, che giovedì

16.5 u.s. ho ritrovato in quella chiesa alla quale sono particolarmente legato: li, infatti, i miei figli hanno seguito il catechismo, in quel quartiere è nata mia moglie ed io ho trascorso serenamente la maggior parte della mia esistenza. Don Fernando aveva chiamato me e mia moglie, incoraggiandoci e sostenendoci per far parte del Consiglio Diocesano, oltre che del Consiglio Parrocchiale con un gruppo di “samaritani”, come lui ci chiamava per ringraziarci, esperienza che ci ha segnato profondamente. Don Fernando era combattivo e in chiesa pretendeva silenzio e raccoglimento cercando di coinvolgere i parrocchiani in una vita più autenticamente cristiana, che non si esaurisse nella venerazione delle statue dei santi o nell’accensione delle candele. Oltre che Parroco di Sant’Avendrace contemporaneamente era anche assistente dell’Azione Cattolica e degli Scouts, del Consiglio Diocesano, docente di religione, assisteva il vecchio padre, veniva chiamato a organizzare cerimonie religiose a livello diocesano. Per lui l’essere stato nominato parroco di Sant’Avendrace (dal 1986 al 1990) rappresentava un traguardo importante, anche perché aveva abitato in questo quartiere da ragazzo. Da sacerdote illuminato aveva tentato di trasformare la Parrocchia di quello che veniva considerato ancora un borgo separato, in una nuova, moderna, avanzata e proiettata verso migliori mete, specie in relazione al ripopolamento del quartiere con nuovi palazzi a portici nel Viale di ingresso alla Città, che facevano pensare a una sua trasformazione con una crescita, anche dal punto di vista culturale e sociale. I locali della Parrocchia e la sua casa erano stati adibiti al catechismo e ai corsi di recupero per alunni bisognosi. La S. Messa veniva organizzata e preparata in ogni suo particolare, con la musica, il coro, i lettori; le sue prediche erano misurate ed efficaci. Il programma annuale prevedeva e veniva realizzato, oltre che con il catechismo, le attività assistenziali e le cerimonie ordinarie: a) con una settimana teologica, durante la quale seguivamo le lezioni di un professore proveniente da Torino; b) con una settimana liturgica, nella quale un frate benedettino di San Pietro di Sorres ci illustrava i vari aspetti della S. Messa e delle cerimonie religiose. Inoltre, per far prendere coscienza ai parrocchiani della storia del quartiere, chiamava intellettuali particolarmente preparati, anche per individuare gli scopi da perseguire e i mezzi da utilizzare per la rinascita del quartiere. Le riunioni erano molto frequentate e davano luogo a dialoghi importanti e propositivi. A un certo punto venne trasferito da Sant’Avendrace, perse, poi, gli altri incarichi importanti e infine fu emotivamente coinvolto nell’assistenza ai malati dell’Oncologico. Ogni qualvolta l’abbiamo rivisto non si è mai lamentato. Una nostra amica, sua ex

alunna, che ne apprezzava moltissimo l’insegnamento, l’aveva visto di recente molto sofferente. Infine la triste notizia della sua scomparsa. Per noi è rimasta quell’esperienza unica con un sacerdote esemplare che, per amore della verità, anche se con qualche errore scusabile e comprensibile, forse imputabile ai troppi incarichi, aveva cercato di guidarci alla comprensione del messaggio di Gesù, risorto dopo il superamento della prova inevitabile della Croce e della morte, quello stesso Gesù che sicuramente lui avrà trovato in quella nuova dimensione, dove finalmente la sua sete di perfezione sarà stata soddisfatta, libero anche lui, come il Cristo, dai dolori fisici e morali che l’hanno afflitto nella sua esistenza, immerso infine nell’amore incondizionato di Dio. Sono convinto che Don Fernando meriti di essere ricordato, perché il suo messaggio non si perda e qualcosa di quello che lui ha fatto resti a sua memoria e a suo merito. Cagliari, giovedì 19.05.2013. Evaristo Pinna Carissimo signor Pinna, La ringrazio in modo particolarmente grato. Don Fernando è stato anche mio insegnante di religione negli anni del Dettori, e poter pubblicare il suo ricordo così commosso da parte di tanti lettori che lo hanno conosciuto è per me motivo d’orgoglio (sn). Caro Direttore, il nuovo governo partito a spran battuto, inizia a trovare ostacoli in ogni dove, e a fare i conti con il “Cancelli 2.0”, per via delle – come sempre numerose nomine di sottosegretari e poltrone di alto profilo (ambite dai più) , come Finmeccanica, Sace Trenitalia, e Banca D’Italia (per via dell’uscita di Saccomanni), ISTAT. La speranza del popolo silenzioso è che si dia maggior impulso alla competenza e tecnici nelle nuove nomine, se pur di area. Sarà così? Staremo a vedere. Peraltro l’inizio dell’attività politica non è dei più rosei; infatti il PDL chiede a più riprese l’abolizione dell’IMU, senza spiegare come voglia coprire il buco prodotto da quella prevista entrata; il blocco delle intercettazioni non pensando alle tante problematiche inerenti, un plauso va alla nomina del nuovo ministro Kyenze, ma sembra azzardato che lo stesso, senza studiare il problema, proclami di cancellare il reato di clandestinità (così si verificherà in Italia l’entrata di una marea di extracomunitari e con richieste d’asilo economico e politico, come non mai; senza che il governo abbia trovato le somme disponibili per rendere la vita di queste persone accettabile? Atteso che una parte degli italiani si trova già in piena indigenza e per sopravvivere deve necessariamente trovare aiuto nel volontariato cattolico per lo più!! Certamente non si parla di rinuncia a certe prebende e prerogative tanto criticate ai politici, fino a ieri, come la

pensione dopo appena 3 anni di attività (ai parlamentari); il doppio stipendio, il taglio del numero dei parlamentari, senatori, etc. Si registra sempre più un crollo del risparmio delle famiglie italiane passato dal 22% all’8%, e un crollo nei consumi; non sa il Governo Letta che il crollo dei consumi genera altri licenziamenti? A che pro tergiversare? L’Italia ha assoluto bisogno di incentivi alle nuove iniziative (vedi Islanda), quali esenzione della tassazione per più anni; contributi in c/ impianti in forma di credito d’imposta; contributi in c/assunzioni, etc.!! Ormai la crisi si tocca con mano e nella sue più svariate forme: per via dei tagli: sporcizia nelle strade, omessa manutenzione nei campi e attrezzature sportive, scatenati writers riempiono ogni muro più o meno lindo. Sembra quasi di essere in alcuni paesi tunisini, egiziani e giordani, ove più alta è la percentuale di immigrati che provengono dai paesi in guerra o in ebollizione come la Siria, Israele, Irak e Iran; persone che hanno perso la speranza di una vita normale, girovaghi del mondo, affamati e disperati… vogliamo far loro concorrenza? Ormai nulla più ci tocca… Stiamo assumendo ogni notizia senza coscienza, senza più criticare stigmatizzare, e tentare per cambiare, raddrizzare!! Vedi la notizia che in Egitto non è consentito ai giovani uscire dal Paese! Il permesso viene rilasciato solo agli over 60, sempre che si impegnino a non contestare l’attuale governo! Salvo l’azione contro parenti e amici; chi mai ne ha parlato? E poi perché l’Italia, onde frenare l’esodo delle imprese che chiudono e si trasferiscono in altri stati dell’Unione ove costa meno la manodopera, non pone una tassa, come in Belgio, Paesi Bassi – exitax – che colpisce le plusvalenze latenti nei beni e valore azienda che si trasferiscono? Finiremo anche noi come quegli Stati sopra menzionati certamente meno fortunati (perché non hanno il nostro clima – le ricchezze archeologiche e storiche?). Lunga è l’attesa... Carlo Ponticelli Caro Direttore, Le scrivo per ringraziare Lei e la redazione del Portico per il grande lavoro svolto per la Diocesi. Mi ha colpito in modo particolare il numero dedicato all’annuncio della Visita del Papa a settembre. Le fotografie e i servizi pubblicati, mai banali (come invece abbiamo letto sui quotidiani) ci rendono contenti del nostro settimanale. Continuate così, bravi! Andrea Ladu - Cannigione In genere evitiamo di pubblicare questo tipo di mail, che giungono costanti al Giornale. Altri lo fanno senza ritegno, spesso inventando lettere come quelle che riempiono questa bellissima pagina. Queste sono tutte vere, autentiche. Fa piacere (sn).


domenIca 2 gIugno 2013

IL PORTICO DEI PAESI TUOI

I nostri paesi. L’amministrazione guidata da Gianni Argiolas ha detto il suo sì alla Vergine

La cittadina di Monserrato consacrata al Cuore immacolato di Maria Solenne cerimonia in comune alla presenza dei tre parroci del paese e dell’arcivescovo. Mons. Arrigo Miglio: “Un atto da sana laicità che testimonia la fede” ROBERTO COMPARETTI Mons. Miglio parla al consiglio comunale di Monserrato tra don Sergio e il sindaco. ONSERRATOVENERDÌ scorso, dopo 59 anni, ha ridetto il suo sì a Maria in maniera ufficiale con una cerimonia in Comune alla presenza dell’intero consiglio e della

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foto AntonELLo PERRA - MonSERRAto

Un momento della celebrazione.

Giunta, con i parroci delle tre comunità e l’arcivescovo monsignor Miglio. “La scelta dell’amministrazione – ha detto il presidente del Consiglio, Franca Cicotto – è una scelta che segue una tradizione secolare di Monserrato. Sotto il nome della Madonna è nata la nostra storia, tanto che nel 1954 fu presa la decisione di consacrare il Paese al Cuore Immacolato di Maria”. Per ricordare quell’avvenimento fu posta una piccola statua della Vergine in un edicola ricavata nel muro dell’ultima casa di via Ambrosiana, che si affaccia in via del Redentore. “Oggi – ha detto ancora la presidente – vogliamo confermare quel gesto e quella devozione alla luce delle difficoltà economiche e sociali che stiamo vivendo. Affidarci a Maria ora affinché custodisca e protegga la Città in un momento come questo”. Una scelta, quella dell’amministrazione comunale, ben accolta anche dall’Arcivescovo. “Quello che oggi

sta accadendo – ha detto nel corso del suo intervento monsignor Miglio – va in quella strada della sana laicità, quella che non chiede di tenere nel privato la propria fede ma foto AntonELLo PERRA - MonSERRAto

permette di manifestarla pubblicamente. Il significato di questa cerimonia non è solo religioso ma anche politico, sociale, civile e culturale. Non stiamo facendo memoria ma ci affidiamo a Maria che unisce questa comunità, ricca di storia e di fe-

deltà ai valori cristiani”. Gianni Argiolas, sindaco di Monserrato ricorda bene il 1954 e quella cerimonia. “Avevo 5 anni – dice il primo cittadino – e i fedeli domandavano protezione ed aiuto per ciascuno. Oggi è l’intera comunità che chiede alla Madonna protezione e sostegno, in un momento di grande difficoltà. La richiesta è di tutti gli organi di governo, civili e religiosi, tutti uniti per chiedere a Maria forza in questi tempi di crisi. Il gesto che il comune di Monserrato ha fatto si colloca nell’atteggiamento di apertura ad un dialogo e ad un confronto tra istanze laiche e religiose. Proprio come indicava Papa Benedetto XVI quando ha indetto l’anno della Fede”. Sotto il profilo storico il professor Serafino Agus ha ripercorso la cronologia dei fatti e degli avvenimenti che portarono 59 anni fa alla prima consacrazione di Monserrato alla Vergine. Dopo la seduta straordinaria del Consiglio Comunale nella piazza antistante il palazzo comunale di Monserrato davanti centinaia di persone, moltissimi bambini con palloncini colorati, è stata scoperta e benedetta una targa di marmo a ricordo del rinnovo della consacrazione a Maria. La serata si è poi conclusa nella parrocchia del Santissimo Redentore dove l’Arcivescovo ha presieduto la Santa Messa, durante la quale è stato rinnovato l’atto di Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, con l’offerta simbolica della fascia tricolore e delle chiavi della città.

Un gesto confermato dai giovani del paese

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Immacolato di Maria. Prima dell’atto di consacrazione il Sindaco Gianni Argiolas ha offerto a Maria la “Fascia Tricolore”, simbolo del suo ruolo istituzionale, quale segno di affidamento della carica istituzionale al cuore di Maria perché non faccia mancare il suo aiuto al Sindaco nell’esercizio delle sue funzioni. La Presidente del Consiglio Comunale Franca Cicotto ha offerto le “Chiavi della Città” perché Maria possa ancora custodire e proteggere la città. Le Suore del Cenacolo Cuore Addolorato e Immacolato di Maria hanno offerto un cuore di rose rosse quale simbolo di appartenenza dei cuori dei Monserratini che si affideranno d’ora in poi alla Madonna. Al termine della consacrazione l’arcivescovo ha acceso e offerto il Cero alla Madonna. Gruppo Media Parrocchia SS. Redentore

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brevi FACOLTÀ TEOLOGICA

Conclusione dell’Anno accademico Il 6 giugno alle 18 nella chiesa Cristo Re, si terrà una concelebrazione di ringraziamento presieduta dal vescovo di Lanusei, mons. Antioco Piseddu. La celebrazione conclude l’anno accademico 2012/13 della Facoltà teologica. Sono invitati docenti, studenti e sostenitori, amici della Fondazione “Sant’Eusebio” e dell’A.F.TE.S. APPELLO DI DON MARCO LAI

La Caritas diocesana cerca volontari La Caritas diocesana cerca volontari nei principali servizi. Obiettivo, contribuire alla promozione umana e alla salvaguardia dei diritti, anche nelle situazioni più difficili. Un lavoro portato avanti dagli operatori ogni giorno, accanto agli ‘ultimi’, in corresponsabilità con le istituzioni, anche grazie all’aiuto dei volontari, che mettono a disposizione il proprio tempo e competenze: “Chiunque, anche chi non possiede niente, può contribuire a far crescere fraternità e relazioni all’insegna del dono”, sottolinea don Marco Lai, direttore della Caritas diocesana. Tra le attività interessate al volontariato, il Centro d’ascolto diocesano, quello per stranieri (Kepos) e quello del carcere di Buoncammino, i centri di accoglienza ‘Domu Amiga’, la Fondazione Anti-usura, il Prestito della Speranza, la mensa e la cucina, il Centro diocesano di assistenza, l’ambulatorio sanitario, lo sportello legale. Chi vuole offrire aiuto per questi servizi può inviare i propri dati via mail (caritas.cagliari@gmail.com), o chiamare il numero 3387474675 (mariachiara cugusi). FAMIGLIE NUMEROSE

Festa regionale a Serramanna

La conclusione dei riti e le cresime al SS. Redentore L RINNOVO, NELL’ANNO DELLA Fede, della Consacrazione della città di Monserrato al Cuore Immacolato di Maria si è concluso nella parrocchia del SS. Redentore con la celebrazione Eucaristica e della Santa Cresima, presieduta dall’arcivescovo Mons. Arrigo Miglio, concelebranti i tre parroci delle parrocchie cittadine, nel giorno della festa di Maria Ausiliatrice, compatrona della parrocchia (fondata il 1° agosto 1954, lo stesso anno in cui la città si consacrava, nel centenario del Dogma dell’Immacolata Concezione, al Cuore Immacolato di Maria). Nella omelia, Mons. Miglio, molto contento di poter amministrare la Cresima in tale circostanza, a due adulti e trentanove ragazzi, ha sottolineato che questi rappresentano tutti i giovani di Monserrato che confermando il dono ricevuto nel Battesimo aderiscono all’impegno dei loro genitori nel rinnovare la Consacrazione al Cuore

Il PortIco

I cresimati con l’arcivescovo e i tre parroci.

Per l’Anno della Fede ai luoghi della Bibbia Pellegrinaggio Diocesano in Terra Santa e Giordania 17-24 Ottobre 2013 Presieduto da S. Ecc. Rev.ma

Mons. Arrigo Miglio

Programma dettagliato sul sito della Diocesi Per informazioni ed iscrizioni: Don Walter Onano: tel. 3403587054 oppure email: walter.onano@gmail.com Sardivet Viaggi: tel. 070.288978 - 070.280279

Famiglie numerose propone la Festa regionale a Serramanna il 9 giugno dalle 9 alle 18 circa, negli spazi della parrocchia di Sant'Ignazio da Laconi (Via Foscolo 21). Saranno presenti i Presidenti Nazionali Giuseppe e Raffaella Butturini. Il programma prevede al mattino l'incontro con i Presidenti, le relazioni sullo stato dell'Associazione e un confronto sulle problematiche delle famiglie numerose in Sardegna. Al termine la messa. Nel pomeriggio, dopo il pranzo comunitario al sacco, verranno proposte alcune testimonianze di famiglie numerose e un momento di dibattito e di proposta. E' previsto un servizio di animazione per i bimbi. Nel pomeriggio di sabato 8 giugno, i Presidenti, il Segretario Nazionale Paolo Puglisi e il responsabile dei coordinatori Luca Gualdani incontreranno a Cagliari, all'Ostello della Gioventù "Hostel Marina" di Scalette San Sepolcro, i coordinatori e le famiglie delegate. ANFN in Sardegna conta ormai quasi 300 famiglie associate, per un totale di 1724 persone, di cui ben 1214 sono i figli.


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IL PORTICO DELLA DIOCESI

Il PortIco

brevi INTEGRAZIONE E DIALOGO

Festa dei popoli a Capoterra Si terrà a Capoterra dal 27 maggio al 2 giugno la quinta edizione della Festa dei Popoli, organizzata dall’associazione Sconfinando. L’iniziativa prevede numerosi momenti di dialogo e integrazione, che culmineranno con la Festa in piazza Liori a Capoterra il 2 giugno a partire dalle 20.30 con musica, danze e degustazione di piatti tipici. Si tratterà di una festa a basso impatto ecologico, animata dal gruppo musicale “Barrio Sud”. A partire dal 27 maggio, invece, si terranno a Casa Melis (corso Gramsci – Capoterra) laboratori creativi per bambini in collaborazione con il Servizio Ludico Educativo del Comune di Capoterra e la cooperativa I Girasoli. Dal 27 al 31 maggio saranno esposti i lavori realizzati nell’ambito del concorso bandito sul tema per le scuole dell’infanzia e primarie di primo e secondo grado. Venerdì 31 maggio, sempre a Casa Melis, si terrà alle 18.30 un convegno dal titolo “E se domani…” con un dibattito e testimonianze di dirigenti scolastici, con le conclusioni affidate alla Presidente della Provincia, Angela Quaquero. IL PRIMO E IL 2 GIUGNO

A Monte Claro c’è l’AutisMovie Sabato primo giugno a partire dalle 10.30 e domenica 2 Giugno dalle 11 nella sala polifunzionale del Parco di Monte Claro, l'Associazione Diversamente Onlus presenta la prima edizione del festival "AutisMovie - Festival internazionale di cortometraggi sull'autismo". Con tale festival l’Associazione Diversamente Onlus si pone l’obiettivo di dare visibilità alle tematiche inerenti l'Autismo e i Disturbi dello Spettro Autistico avvalendosi di un mezzo comunicativo immediato ed emotivamente coinvolgente quale il video.

DOMENICA 2 gIugno 2013

Arte. Seconda tappa del percorso di teologia per immagini proposto dal Museo diocesano.

Capire il significato delle opere, attraverso l’arte il senso del Mistero Padre Christian Steiner ha riletto i contenuti di alcune opere d’arte particolarmente note: una guida d’eccezione per scoprire la bellezza autentica della nostra fede ALESSANDRA DE VALLE L PERCORSO DI teologia per immagini organizzato dal Museo diocesano ha affrontato martedì 14 maggio la sua seconda tappa dipingendo, è il caso di dirlo, il tema dell’Immacolata Concezione attraverso la voce di padre Christian Steiner (nella foto a destra) e della storica dell’arte Maria Francesca Porcella. Grazie ai capolavori della Cappella Sistina e alla ricchezza dell’iconografia dedicata al dogma mariano, molto sentito in Sardegna, è stato possibile ricostruire non solo il percorso dell’insegnamento della Chiesa, ma anche i suoi risvolti sulla vita dei fedeli. E’ stato infatti interessante apprendere che nel Seicento il Consiglio Civico di Cagliari non solo aveva messo la città sotto la protezione dell’Immacolata, ma, prima di ogni riunione, leggeva una preghiera di invocazione allo Spirito Santo e alla Vergine affinché ignoranza, venalità o frodi non alterassero il loro impegno a favore della comunità. La devozione a Maria Concepita senza peccato, vissuta e difesa in Occidente sin dal Medioevo, si è espressa in magnifiche opere d’arte che hanno accompagnato la comprensione del mistero fino al 1854, quando Pio IX pose fine alle controversie e proclamò il dogma dell’Immacolata Concezione di Maria. Padre Steiner,perché parlare di que-

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Michelangelo, Creazione di Adamo. In basso, Caravaggio, Madonna dei Palafrenieri.

sto mistero proprio attraverso l’arte, che oggi appare a molti ancora più incomprensibile? Perché in realtà è la cosa più vicina alle persone dal punto di vista della fede: l’arte cristiana è una via privilegiata per vedere e sperimentare la bellezza della rivelazione, dell’incarnazione e della risurrezione di Gesù. Gli artisti sono grandi teologi e la modalità che scelgono per esprimere quando stanno dipingendo aiuta molto a entrare nella stessa teologia, o nell’interpretazione delle scritture. Michelangelo, Caravaggio, Beato Angelico, ognuno di loro aveva una grande formazione teologica ed erano aiutati da teologi per dipingere e trasformare la loro genialità in opere d’arte. La bellezza suscita una forte impressione e provoca un forte desiderio di comprendere che predispone, nel caso, all’accoglienza del messaggio che c’è dietro. Perciò gli artisti dovevano prima comprendere il mistero, in qualche modo viverlo, per poi esprimerlo nella loro opera? Si, il problema dell’interpretazione attuale dell’arte è che ci si ferma solo sul progresso dell’arte in sé, l’uso dei colori, la rappresentazione, ma non i livelli di significato e di significati che erano tipici di quei periodi. Bisogna sempre comprendere cosa c’è dietro un’opera e chi l’ha creata, questa è l’ermeneutica corretta del-

l’opera d’arte, l’interpretazione fedele all’intenzione dell’artista. Piuttosto manca da parte nostra la preparazione, la prontezza di accogliere le persone: dipende molto da noi sacerdoti, laici, come metterci a disposizione. Nella Cappella Sistina per esempio tutte le persone, credenti o meno, sono molto colpite dalla densità dei significati che sono nascosti nell’immagine più familiare che è la creazione di Adamo… Per esempio? Come mai l’Eterno Padre è vestito sempre di rosa? Michelangelo chiamava Santa Maria Novella la sua sposa, lì dentro ha incominciato a lavorare sin da quindicenne, e lì scopre il colore rosa che esprime il sangue e l’acqua che escono dal costato di Gesù. Allora lui sceglie questo colore per far vedere che il Padre Eterno è vestito del sangue e dell’acqua, perché tutto quello che crea lo fa in vista dell’apertura del costato di Cristo dal quale nasce poi la nuova umanità. Se si spiegano questi significati le persone poi trovano molto piacere a guardare le immagini. Ancora… normalmente ci concentriamo sul tocco del dito della mano destra dell’E-

to di n pun rdegna 978 u dal 1 ento in sa urali, lt im u c r i e iro g rif viag resp per i iosi e di le relig spiritua

Murillo, Immacolata.

terno Padre che nel creare Adamo col suo semplice tocco conferisce ad Adamo la sua vita e il suo essere a Sua immagine, ma se invece seguiamo l’altro braccio scopriamo che va subito intorno a una figura femminile e l’altro indice del braccio sinistro si ferma su un bambino che guarda lo spettatore. Con questo Michelangelo vuole esprimere che Dio, mentre crea Adamo, ha già in mente Eva e il loro figlio. Questo bambino è l’unico personaggio in tutto questo affresco che guarda lo spettatore per dire: quanto sta facendo Dio ad Adamo arriva a te, tutto quello che è dipinto qui riguarda esattamente te perché sei figlio di Adamo e di Eva, creato da Dio a Sua immagine come loro, tutto ciò che c’è qui riguarda la tua dignità, il tuo essere a immagine di Dio.

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domenIca 2 gIugno 2013

IL PORTICO DELLA DIOCESI

San Benedetto. La parrocchia guidata da don Massimo Noli in pellegrinaggio a Fatima.

Un cammino spirituale intenso ha rafforzato la fede in tempo di crisi Preghiera e riflessione accompagnate dalle profonde meditazioni proposte dal parroco. Cronaca di un viaggio che rimarrà a lungo nella memoria dei fedeli ROSALBA CROBU AL 10 AL 15 MAGGIO la Parrocchia di San Benedetto si è recata in pellegrinaggio a Fatima per partecipare alle celebrazioni della memoria della prima apparizione della Ma-

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donna, che si presentò come la Madonna del Rosario, ai tre Pastorelli, Francesco, Giacinta e Lucia, avvenuta il 13 maggio 1917. Accompagnati da don Massimo Noli, parroco di San Benedetto, che ci ha aiutato con la preghiera e le riflessioni e che ha coordinato il gruppo creando un clima sereno e cordiale, e dalla guida portoghese Filipe Carreira, colto, preparato e cordiale ma anche con una fede profonda che trasmetteva pace e serenità. A Fatima colpisce il silenzio che ti penetra nell’anima e ti mette in ascolto della parola di Dio, non si è distratti dal folclore e tutto è immerso nel tantissimo verde, e i negozietti di articoli religiosi non disturbano. La grande spianata, dove ci siamo recati per la celebrazione della messa nella cappellina delle prima Apparizione, è come una isola circondata dal verde degli ulivi secolari. Dopo la messa

“La vita non deve essere tolta a nessuno” Un recital nella casa-famiglia fondata da mons. Orrù ROS. CR.

e ragazze della Casa Famiglia OAMI (Opera Assistenza Malati Impediti) il 18 maggio 2013 si sono esibite in un affollatissimo teatro della Parrocchia di San Benedetto in via Fais a Cagliari, in un commovente e meraviglioso recital dal titolo “Il cantico della Gioia”. La Casa Famiglia è stata fondata nel 1984 dall’allora parroco mons. Antonino Orrù ed è nata con l’intento di ospitare ed assistere ragazze diversamente abili che non avevano la possibilità di essere assistite dalle famiglie che non avevano disponibilità economiche; l’opera è stata sostenuta anche dai parroci che hanno sostituto il fondatore, che hanno concesso in comodato d’uso i locali all’ OAMI. L’attuale parroco don Massimo Noli con viva commozione ha

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sottolineato come nel caso specifico si assiste ad una bellissima esperienza di integrazione delle ragazze disabili nel quartiere ed ad una presa di coscienza dei parrocchiani della presenza di questa famiglia. Una giovane e brava volontaria, Carla Faedda, da gennaio ha preparato le ragazze Ana, Antonia, Carmen, Assunta, Mari, Adriana, Gabriella, Franca e Maria Paola, che hanno recitato con entusiasmo dando spazio alla loro potenzialità espressiva ed emotiva, entrando in relazione tra loro e con il pubblico con un entusiasmo unico, autentico e coinvolgente; Carla ha sottolineato che le protagoniste hanno preparato anche le scenografie. Alla fine del recital Ana, con inaspettata spontaneità, ha salutato il pubblico dicendo che “la vita è bella e preziosa e non deve essere tolta a nessuno!”

partecipazione alla via Crucis, tra i lecci e gli ulivi nella zona di Aljustrel, Valinhos e Cabeço, paesaggio rimasto intatto come al tempo delle apparizioni. Nel paesino di Aljustrel abbiamo visitato la casa dei pastorelli, dove il tempo si è fermato e tutto è custodito come allora, ed i luoghi dove apparve loro l’Angelo della pace e del Portogallo che insegnò loro la preghiera “ Mio Dio, io credo, adoro, spero e Ti amo e chiedo perdono per tutti quelli che non credono, non adorano, non sperano e non Ti amano”, preparandoli all’apparizione della Madonna. Di sera la recita del Rosario nella grande spianata del Santuario e a seguire la fiaccolata notturna, con in testa una grande croce bianca illuminata seguita da tanti pellegrini che in ordine esibivano le bandiere dei paesi di provenienza o gli stendardi delle proprie parrocchie, e alla fine la Statua della Madonna, circondata dall’affetto e dalla devozione di tutti che con fervore cantavano l'Ave Maria. Nella spianata colpisce l’elevato numero di pellegrini che per sciogliere un voto o per fare una promessa compiono in ginocchio un percorso di marmo, lucido per le miglia di persone che in ginocchio lo percorrono, sino alla Cappella delle Apparizioni dove con devozione si prostrano davanti alla statua della Madonna. Ma il momento più coinvolgente è stato la celebrazione del 13 maggio a cui hanno partecipato centinaia di migliaia di fedeli, tutto ben curato nei minimi particolari dai volontari

e dai soldati che hanno portato a spalla la statua della Madonna dalla piccola cappella all’altare predisposto fuori dalla basilica. La Madonnina, per l’occasione, aveva sul capo la preziosa corona in cui è incastonato il proiettile che ferì l’amato Papa Giovanni Paolo II. Il momento più commovente è stato quando la Madonnina è stata riportata alla sua sede, e tutti i devoti per salutarla, al suo passaggio, sventolavano con affetto filiale dei fazzolettini bianchi, cantando dei bellissimi canti mariani! La presenza dei portoghesi alla festa del 13 maggio era veramente imponente! E si rimane colpiti dalla loro religiosità, molto simile a quella di noi sardi, che vivono in un paese che soffre una forte crisi economica, come la nostra, ma che da testimonianza di una fede semplice, solida e profonda! In migliaia lasciano, anche da settimane, i loro paesi per recarsi a Fatima per la celebrazione della memoria della prima Apparizione della Madonna ai tre Pastorelli. Arrivano a piedi da tutte le parti del Portogallo e lungo tutte le strade sono dislocate le tende, organizzate dai volontari che danno assistenza ai “peregrinos”che hanno fatto di Fatima un segno fondamentale della loro identità. Questo viaggio è stato, inoltre arricchito dalla visita agli splendidi monasteri di Alcobaça e Batalha, di S. Gerolamo a Lisbona e alla chiesa di S. Antonio da Padova costruita sopra la casa natale del Santo, nato appunto a Lisbona il 15 agosto 1195. Sant’Antonio, venerato e amato tantissimo da noi italiani, è da sempre considerato una “nostro” santo ma Lui è nato a Lisbona ed è stato curioso sapere che nella stessa chiesa c’è il corpo di Santa Giustina, santa italiana, e questa è la dimostrazione che i Santi sono di tutti e che i cristiani fanno parte di uno stesso ed unico popolo! Questo pellegrinaggio è stato intenso da un punto di vista spirituale, intraprenderlo non è stato casuale ma il risultato di un percorso di fede che ha sicuramente rafforzato, perché il messaggio di Fatima è sempre attuale e vivo, proprio perché si vive un momento di profonda crisi simile a quello del tempo delle apparizioni.

Il PortIco

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curiosità SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004

Direttore responsabile Sergio Nuvoli Editore Associazione culturale “Il Portico” via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Segreteria e Ufficio abbonamenti Natalina Abis- Tel. 070/5511462 Segreteria telefonica attiva 24h- su 24h segreteriailportico@libero.it Fotografie Archivio Il Portico, Italo Orrù Amministrazione via Mons. Cogoni, 9 Cagliari Tel.-fax 070/523844 settimanaleilportico@libero.it (Lun. - Mar. 10.00-11.30) Pubblicità: inserzioni.ilportico@gmail.com Stampa Grafiche Ghiani - Monastir (CA) Hanno collaborato a questo numero: Gianni Loy, Vittorio Pelligra, Giancarlo Ghirra, Massimo Lavena, Roberto Piredda, Tore Ruggiu, Andrea Busia, Matteo Meloni, Rosalba Crobu, Antonella Pilia, Laura Cabras, Greca Meloni, Maria Chiara Cugusi, Alessandra De Valle, Michele Antonio Corona, Francesco Furcas, Roberto Comparetti. L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a Associazione culturale Il Portico, via mons. Cogoni, 9 09121 Cagliari. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico verranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata (L. 193/03).

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IL PORTICO DELL’ANIMA

domenIca 2 gIugno 2013

Il PortIco

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Il Portico del Cuore. Solennità del Corpus Domini celebrata con le Adoratrici perpetue.

detto tra noi

Cibavit eos... Il Signore ci ha nutrito

A commento di atti blasfemi

quella di Gesù, che ci ha donato se stesso e che continua a donarsi a noi ogni giorno, se noi lo vogliamo, se noi lo desideriamo con il suo stesso desiderio «Desiderio desideravi», «Ho desiderato ardentemente mangiare questa pasqua con voi» (Lc 22,15). Chiediamo al Signore, come la samaritana: «Dammi di quest’acqua perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua» (Gv 4,15). Dammi, Signore, quest’Acqua viva che mi dona la vita piena perché non mi affatichi più nel deserto di questo mondo alla ricerca di oasi passeggere di felicità … Chiediamoglielo. Avviciniamoci a Lui, alla sua Fonte, alla S. Messa, che ci dona il Pane della Vita per il cammino. Egli è lì, sull’altare, nel tabernacolo, che ci aspetta per donarsi a noi: «Israele, se tu mi ascoltassi! Sono io il Signore tuo Dio, apri la tua bocca, la voglio riempire. Se il mio popolo mi ascoltasse, li nutrirei con fiore di frumento, li sazierei con miele di roccia».

ADORATRICI PERPETUE

A SOLENNITÀ DEL Corpus Domini, che ci invita a fare memoria del grande dono di Gesù alla sua Chiesa, è sopratutto per noi Adoratrici il centro in cui ruota tutta la nostra vita religiosa e il nostro carisma. Carisma totalmente eucaristico, infatti «consacrate al Mistero Eucaristico, le Adoratrici hanno in esso dove vivere e donde vivere» (Costituzioni, art.22). Tutti noi cristiani viviamo dell’Eucaristia, è il nostro nutrimento. Deve essere il nostro nutrimento quotidiano. Come il pane sostenta il nostro corpo, così l’Eucaristia sostiene la nostra anima e la unisce a Dio. Lo cantiamo nell’introitus, nell’antifona d’ingresso, di questa solenne celebrazione: «Cibavit eos, ex adipe frumenti et de petra melle saturavit eos», il Signore ha nutrito il suo popolo con fior di frumento, lo ha saziato con miele dalla roccia (Sal 81,17). Nella profondità della melodia gregoriana possiamo gustare la soavità di queste parole … Cibavit eos … Il Signore ci ha nutrito e sempre ci vuole nutrire con il suo cibo, il suo Amore. Con la sua infinita tenerezza ci solleva fino a Sé perché vede la nostra stanchezza, la nostra fatica nel pellegrinare in questo deserto del mondo, che ci disseta per un attimo, ma non da soddisfazione piena alla nostra fame e alla nostra sete. «Egli lo trovò in terra deserta» (Dt. 32,10s). Lo trovò. Il Signore ci trova

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nei nostri deserti quotidiani, ci trova perché ci cerca, perché, ecco il paradosso, perché ha fame e sete di noi, delle nostre anime. «Lo circondò, lo allevò, lo custodì come pupilla del suo occhio». Il Signore nel suo amore ci avvolge, ci educa, ci protegge. Tutto nel suo amore, come un’ aquila che veglia la sua nidiata, che spiega le sue ali e lo solleva con sé in alto. Le ali di Dio che ci sollevano, le ali dell’amore, le ali … della Croce, dove Egli ha steso le sue braccia per attirarci a Sé. «Lo nutrì con i prodotti della campa-

gna, gli fece succhiare miele dalla rupe e olio dai ciottoli della roccia, fior di farina di frumento e sangue di uva». «Prendete e mangiate, questo è il mio Corpo. Bevetene tutti, questo è il mio sangue»(Mt. 26,26s). «Cibavit eos …. saturavit eos …..». Il Signore, nell’Eucaristia, ci offre tutto questo, ci offre l’abbondanza del suo amore che trabocca, per l’infinita misericordia, dal suo Cuore Trafitto. E nasce così la Chiesa, e nasce l’Eucaristia, una cosa sola, lo Sposo e la Sposa. Noi, ciascuno di noi, la nostra anima sposata a

Le Monache Adoratrici Perpetue del Santissimo Sacramento invitano i fedeli alla Santa Messa che verrà celebrata Domenica 2 Giugno alle ore 07.30

nella Solennità di Corpus Domini da Sua Ecc.za Rev.ma Mons.

Arrigo Miglio Arcivescovo di Cagliari

Chiesa San Cesello Via San Giovanni 212

PERSONAGGI DELLA BIBBIA

La sunammita di MICHELE ANTONIO CORONA

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i prego, signore, non prendermi in giro” (2Re 4,16). Fu questa la risposta che una donna di Sunem diede al grande profeta Eliseo dopo la promessa generosa di rimediare alla sua sterilità. Eliseo, ogni volta che passava per la città dimorava presso la casa della donna, dopo aver ricevuto un’ottima prima ed inaspettata accoglienza. Dopo aver ottenuto per molte volte l’offerta generosa di vitto e alloggio da parte della donna, l’uomo di Dio cercò di ricompensarla nel modo più adatto e più gradito. Inoltre, la donna aveva fatto costruire dal marito una stanza apposita per accogliere le frequenti visite del profeta. Questi chiese al suo servo, Ghezi, di informarsi su cosa sarebbe potuto essere gradito alla provvida benefattrice. Ghezi riferì che la donna non aveva figli e andava

verso la vecchiaia senza alcuna possibilità di vedere uno spiraglio di speranza per la continuità della propria famiglia. Così, Eliseo chiamò la donna e le promise che nel giro di 365 giorni avrebbe avuto un figlio. È proprio in quell’occasione che la Sunammita replicò all’uomo di Dio con la frase riportata in apertura. La donna teme di riporre speranza in qualcosa di impossibile, di irraggiungibile, inarrivabile. Teme che Eliseo possa metterle in cuore una speranza vana e cerca di manifestare il proprio disappunto ad essere illusa. Eliseo non rispose nulla, ma il prodigio avvenne e la donna partorì un figlio. Dopo tempo, il bambino, già capace di camminare, si recò dai mietitori, ma si lamentò col padre di un fortissimo mal di testa. Il padre, privo di alcuna capacità di porre rimedio a quel do-

lore, lo fece portare presso la donna che lo aveva concepito, molto più adeguata alla risoluzione di quel genere di problemi. Sebbene la madre lo avesse coccolato e rassicurato sulle sue gambe, il bambino morì nell’ora più calda del giorno, mezzogiorno. La donna non ebbe dubbi sul da farsi e non perse tempo a piangere o rattristarsi: mise il ragazzo sul letto di Eliseo, chiese al marito il permesso di partire e si incamminò verso la casa del profeta. Lui aveva promesso il bambino, lui lo aveva fatto arrivare, lui doveva garantire che la promessa fosse mantenuta. Giunta da Eliseo si rivolse a lui con parole dure e forti, senza risparmiare alcun giudizio verso colui che aveva provocato e causato l’illusione materna. Il profeta decise

di inviare prima il proprio servo con il bastone per risvegliare il morto, ma fu vano. Eliseo stesso raggiunse il ragazzo, si distese specularmente su di lui, soffiò l’alito vitale tra le labbra e gli diede vita. Narrativamente è molto curioso il particolare di uno starnuto molteplice, sette volte (2Re 4,35), che sancisce l’avvenuto miracolo e il risanamento totale del ragazzo. La donna, chiamata alla presenza del taumaturgo, ricevette il figlio. Questo secondo dono fu molto più gradito del primo al punto da suscitare atteggiamenti di devozione e venerazione. Episodio analogo a Lc 7,11ss. in cui Gesù stesso risuscita un ragazzo e lo consegna alla madre.

di D. TORE RUGGIU

Il Cardinale Vicario del Papa per la Diocesi di Roma, ha espresso, insieme ai Vescovi Ausiliari, al Clero e a tanti fedeli, l'indignazione per un atto blasfemo verificatosi durante il concerto del 1° maggio, nella piazza S. Giovanni in Laterano a Roma. Il fatto è sconcertante: l'elevazione di un profilattico a mò di ostia con le parole che ricordano quelle della consacrazione durante la S. Messa, da parte di uno dei protagonisti del concerto. Ora, se questo è il modo di festeggiare la festa dei lavoratori, organizzata dalle 3 confederazioni sindacali, si resta attoniti, indignati, offesi e altro. Veramente vorremmo convincerci che l'uomo è un essere intelligente, ma davanti a questi fatti, prendiamo atto della cruda verità del tanto famoso proverbio che recita: “ la madre degli imbecilli è sempre incinta”. E, questo, è il minimo che si può dire. Inoltre, all'imbecillità si affianca la vigliaccheria, perché chiunque si macchi di questi crimini (si, crimini!), sa di non correre nessun pericolo, perché i cristiani hanno un codice etico evangelico che prevede il perdono anche ai nemici (ancorchè imbecilli). Certo, avrei voluto vedere quel tipo se avesse usato qualche simbolo islamico: sicuramente non esisterebbe più! E non riposerebbe in pace! Per questo alla stupidità, si aggiunge la codardia di chi si fa forte con i deboli e debole con i forti. Questa, però, è la legge della giungla. Se ci fermassimo al vecchio testamento, applicheremmo la legge: “occhio per occhio, dente per dente”. Ma dobbiamo fare un salto in avanti e pregare come e con Gesù: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Se, invece, vogliamo scomodare Dante, diremmo: “uomini siate e non pecore matte”. E se ci riferiamo al grande Totò: “signori si nasce”….Purtroppo per loro. Ma, questi indefinibili non sanno neppure che cosa significhi signorilità, educazione e rispetto. Rassegnarsi? No! Vendicarsi? Neppure! Indignarsi? Minimo! E che la smettano queste canaglie di buffoni di irridere le cose e le persone sacre!!! Un giorno anche loro compariranno davanti al Tribunale di Dio. Noi preghiamo, prima che sia troppo tardi. Che abbiano il coraggio, almeno prima di morire, di confessare: “sono stato un cretino e chiedo perdono a Dio”. E Dio, che è Padre buono e misericordioso, assicura che chi si pente sarà perdonato. Ma chi non si pente…non conviene rischiare! Perché la condanna eterna pare non sia tanto piacevole.


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