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DOMENICA 16 GIUGNO 2013 A N N O X N . 24
SETTIMANALE DIOCESANO
DI
€ 1.00
CAGLIARI
in preparazione alla visita di papa Francesco L’Arcivescovo invita tutti a prepararsi alla visita di Papa Francesco (Cagliari, 22 settembre) recitando ogni giorno la seguente preghiera:
Un gruppo di ragazzini algerini indicano l’Europa dalla spiaggia di Annaba da cui partono per raggiungere la Sardegna.
santa Maria, nostra signora di Bonaria, Patrona Massima della Sardegna,vergine del silenzio e del fedele ascolto della Parola di Dio, tu sei partita in fretta come pellegrina della fede per portare la gioia del Signore nella casa di Elisabetta: insegnaci ad accogliere il Signore che viene a visitare la nostra terra con il pellegrinaggio di Papa Francesco al tuo Santuario sul colle di Bonaria. Come Vescovo di Roma e Successore dell'Apostolo Pietro è il vicario del tuo Figlio Gesù su questa terra: rendici docili al suo insegnamento per essere certi di seguire fedelmente la via di Gesù, pronti a fare tutto quello che ci chiederà. Accompagna, Madre Santa di tutta la Chiesa, il ministero di Papa Francesco come vescovo di Roma e pastore universale, benedici la nostra terra e la sua terra d'origine, legate dal tuo Nome e dalla tua materna protezione, perché ogni giorno della nostra vita siamo pellegrini della fede e portatori della gioia che viene dal Signore. amen
La vera integrazione GABRIELE COLOMBINI
atita…” “Madita”… “Astuccio…” “Asduggio”. Ahmed mi guarda con gli occhioni sbarrati e un misto di timore e stupore. Ripete le mie parole meccanicamente, senza alcuna partecipazione, come se lo avessi minacciato per fargliele dire e, da parte mia, non mi aspetto neanche per un istante che riesca a ricordare anche solo uno dei vocaboli italiani che gli sto insegnando con questo metodo assolutamente improvvisato ed ingenuo. Dimostra molto meno dei suoi 15 anni e me lo hanno catapultato in terza classe solo per una questione anagrafica, ma Ahmed viene da un paese del Corno d’Africa, ha frequentato soltanto una scuola coranica e non parla una parola d’italiano. È la classica situazione nella quale un insegnante più che in difficoltà si sente perfettamente inadeguato. Innanzitutto occorrerebbe che la scuola venisse fornita di un mediatore culturale, qualcuno che parla arabo, perché come posso insegnare una lingua se non ci capiamo sui termini base di ciò di cui stiamo parlando? Come faccio a fare lezione con gli altri alunni e contemporaneamente insegnare i rudimenti dell'italiano a lui? Culturalmente il paese da cui viene Ahmed è legato alla Francia, perciò è parso
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ovvio che la collega di francese fosse la persona più indicata per aiutarlo nel suo percorso di apprendimento dell’italiano; peccato che ci si sia accorti subito che il bambino non sa cosa sia il francese, nonostante il padre lo parli correntemente. Dunque, senza alcuno strumento, se non il traduttore di Google(quando la connessione a internet c’è), ogni insegnante può dare il suo contributo: “Matita… Astuccio…”. Ma sarebbe meglio che questo contributo fosse, come dire, creativo e rispondesse alla di per sé semplice domanda: “Come si può insegnare italiano ad un arabofono senza conoscere l’arabo, senza un vocabolario e con una connessione internet che va quando va?” La risposta non è così semplice. Ahmed dovrebbe andare in prima elementare, ma di certo non si può mandare un ragazzino di 15 anni con bambini di sei; dunque lo si parcheggia in terza media, ma anche lì per il lavoro che deve fare è difficile farcelo stare senza che si senta umiliato, perché i vari colleghi che si alternano nell’insegnamento della lingua usano attività da scuola materna: figure, disegni, giochi, colori, matite, cartoncini da ritagliare, forbici, colla e tutto ciò che rende l’attività di Ahmed più adatta, eventualmente, ad una prima media piuttosto di una terza, ed infatti è proprio in prima che va a finire. Nessuno mette in dubbio che la socializzazione tra ragazzi sia proprio il primo
veicolo culturale e di integrazione, perciò è essenziale che Ahmed frequenti regolarmente la scuola e per questo si dimostra da subito quanto mai ammirevole: infatti, non perde quasi un solo giorno, è sempre lì col suo banco a guardarti mentre tu fai lezione agli altri e lui non capisce una sola parola di quello che dici! Ti guarda fisso con quegli occhioni sgranati chiedendosi probabilmente che materia stai insegnando, perfettamente in silenzio e composto, ma refrattario forse per timidezza (o magari vera e propria paura) anche ai tuoi sorrisi rassicuranti che intendi lanciagli ogni qual volta gli sguardi si incrociano. Durante la ricreazione i compagni, almeno per i primi giorni, sembrano non considerarlo, in realtà manifestano soltanto un sintomo di timidezza e di incapacità nel comprendere quale sia l'approccio migliore per fare amicizia; poi, nei giorni successivi si sciolgono, un sorriso, un pezzetto di focaccia, una penna prestata, una carta appallottolata per tirare due calci ad un immaginario pallone nel corridoio (e i prof che si girano per far finta di non vedere...) e quello che noi chiamiamo "processo di integrazione", ma i ragazzi solo "fare amicizia", inizia. Ancora una volta la scuola supplisce con umanità e spirito di adattamento a tutte le sue carenze. E pare che l'unico problema per integrare gli immigrati sia lo ius soli...
SOMMARIO INFORMAZIONE
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Franco Siddi: “Giornalisti in campo per difendere i diritti” ESTERI
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Il popolo turco chiede solo di essere libero: non cerca nient’altro GIOVANI
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Lost citizens, così il crowd funding aiuta le idee brillanti DIOCESI
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Speciale Convegno “Per una fede matura”: conoscere per capire PAESI TUOI
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A Villanovatulo la festa di San Giuliano, il martire patrono
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Il PortICo
IL PORTICO DEL TEMPO
domenICa 16 gIugno 2013
Stampa. Il segretario generale della Fnsi confermato nel Comitato esecutivo della Federazione internazionale dei giornalisti.
Giornalisti in prima linea per difendere i diritti e diffondere la rete di solidarietà internazionale Franco Siddi è l’unico italiano a far parte dell’importante ente: l’esito al Congresso mondiale di Dublino. Pubblichiamo ampi stralci del suo intervento NICOLETTA GIORGETTI A SOLIDARIETÀ internazionale è importante per far avanzare il movimento dei diritti dei giornalisti, che hanno due poli: la libertà d’informazione e i diritti comuni del lavoro che riguardano il giusto salario, l’organizzazione, la negoziazione contrattuale, la protezione sociale”. Chiaro e forte il messaggio lanciato da Franco Siddi, segretario generale della Fnsi e componente dell’esecutivo Ifj, al 28° Congresso mondiale della Stampa a Dublino. Siddi ha posto l’accento sulla necessità di “mettere in comune le buone pratiche per dare forza ai sindacati che, nel tempo della precarietà e della recessione mondiale, sono aggrediti da più parti ed i cui membri sono sottoposti a pressioni enormi a causa della paura di perdere il posto di lavoro o parte del reddito”. I sindacati dei giornalisti si debbono, insomma, sempre più affermare, nei singoli Paesi e a livello internazionale, come soggetti sociali autonomi, rappresentativi, riconoscibi-
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Franco Siddi intervistato al Congresso mondiale della stampa a Dublino.
li come interlocutori del mondo delle imprese e della politica. Ed in questa direzione, ha spiegato il segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa, “l’esperienza italiana appare avanzata rispetto ad altri Paesi, ma patisce il peso di una crisi che sta mettendo in discussione tutte le sicurezze costruite con la solidarietà della categoria e il rapporto negoziale, spesso conflittuale, con gli imprenditori”. “Il titolo del sindacato a trattare e a negoziare – ha ricordato Franco Siddi – deve essere il primo obiettivo dell’azione di un’organizzazione dei lavoratori, quindi anche dei giornalisti”. Il segretario del sindacato dei giornalisti italiani, evidenziando che “in Italia, e nelle realtà imprenditoriali consistenti sul piano occupazionale, è certamente così”, ha sottolineato “con un certo orgoglio”
che “la Fnsi è il sindacato che tratta anche con il gruppo Murdoch, il quale, in Italia, recepisce il nostro contratto nazionale di lavoro giornalistico e, nella sua televisione, negozia con noi contratti integrativi e programmi di inserimento dei precari”. “Vogliamo – ha detto Siddi – concorrere a diffondere queste esperienze. Allo stesso tempo abbiamo bisogno di accogliere insieme la solidarietà internazionale e trasformarla in forza comune globale per rimettere in moto la politica dei diritti sociali e la cultura del rispetto per il diritto dei cittadini all’informazione e l’indipendenza dei giornalisti”. Per raggiungere questi obiettivi, dunque, c’è sempre più bisogno di alleanze sociali. “Non possiamo – ha aggiunto il segretario generale della Fnsi – essere indifferenti al ten-
tativo di far regredire in tutto il mondo le leggi sul diritto del lavoro e sull’agibilità sindacale. E’ importante la specificità e l’autonomia sindacale dei giornalisti, ma va vissuta in un quadro di visione dei problemi e dei diritti fondamentali di tutti i lavoratori”. Rivolgendosi alla numerosa platea del “Dublin Castle”, Franco Siddi ha posto l’accento sull’importanza che “in questo congresso ci siano cooperazione e dialogo, come sta accadendo nella Confederazione europea e nel Consiglio mondiale dei sindacali dei lavoratori”. Sul piano della politica, insomma, “il sindacato, anche a livello internazionale, deve essere sempre di più soggetto sociale capace di interloquire con i poteri pubblici per fare innalzare il quadro legislativo a tutela dei diritti dell’uomo, delle libertà individuali e collettive, del diritto dei cittadini a ricevere un’informazione professionale, onesta, leale e indipendente. Nello stesso tempo, come dimostrano le esperienze di questi anni nel cosiddetto mondo libero e nelle aree di crisi oppresse dai regimi, sono indispensabili la capacità di lotta e di mobilitazione e la solidarietà internazionale per contrastare con energia tutte le azioni contro il diritto all’informazione e la libertà e la dignità del giornalista”. In questa direzione, Franco Siddi si è soffermato sulle battaglie italiane contro i tentativi di imporre leggi liberticide e su quelle ungheresi dello stesso segno, ma anche sull’azione di sostegno ai colleghi turchi per
Giornate mondiali, tutto incominciò così Verso Rio2013, l’incontro del Papa con i giovani MASSIMO LAVENA ORREVA L’ANNO 1983. La Chiesa Cattolica celebrava il Giubileo straordinario della Redenzione, per i 1950 anni dalla Redenzione. Nella scelta delle diverse occasioni di celebrazione, il Beato Giovanni Paolo II scelse la domenica delle Palme del 1984, 15 aprile, per far festa con i giovani cattolici del mondo. Ciò che avvenne quel giorno è diventato una pietra miliare del rapporto dei Papi con la gioventù. “Il festival della Speranza” fu lo slogan scelto per la celebrazione. Oltre 300mila furono i ragazzi partecipanti da ogni angolo della terra. La sorpresa internazionale fu grande: in un periodo di piattume sociale, che tanti giovani si radunassero intorno al successore di Pietro venne considerato se non un
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caso strano, sicuramente un unicum. Ed invece, quel genio della comunicazione del Beato Karol sfruttò l’occasione per dimostrare ai soloni della analisi sociale fautori della scristianizzazione, che probabilmente dovevano ancora capire molte cose. La domenica successiva, di Pasqua, alla chiusura del Giubileo, il Papa consegnò una grande croce di legno grezzo, una croce itinerante che da quel giorno divenne la Croce dei Giovani. Furono le Nazioni Unite a dargli il la, indicendo per il 1985 l’Anno Internazionale della Gioventù. Il Pontefice di Wadowice colse la palla al balzo e, chiamò intorno a sé non solo i giovani cattolici, ma tutti i giovani del mondo portatori di idee di Pace e vogliosi di rinnovare il Mondo. Scrisse una lettera meravigliosa nella quale spiegava la vicenda del Gio-
Giovanni Paolo II durante la prima Giornata mondiale della Gioventù.
vane ricco, e circa 400mila giovani risposero all’appello. Il 30/31 marzo del 1985 Roma fu nuovamente invasa da un fiume di giovani che affluirono la Domenica delle Palme in Piazza San Pietro formando tre cortei, citando l’esperienza della sera della conclusione del Concilio Vaticano II. Fu un grande successo mediatico, ma soprattutto di presa di coscienza che i giovani del mondo ardevano dalla voglia di confrontarsi tra di loro e con il Gesù. Durante la grande veglia che sabato 30 marzo 1985 vide tutti i partecipanti riuniti in Piazza di San Giovanni in Laterano, veglia interminabile e sfiancante per
certi versi, emozionante e travolgente per altri, che proseguì in una storica adorazione eucaristica tutta la notte. Ma soprattutto il Beato Giovanni Paolo II comunicò la decisione che da quel giorno, la domenica delle Palme avrebbe visto celebrata la Giornata Mondiale della Gioventù in tutte le diocesi e, con cadenza biennale essa sarebbe stata organizzata in una differente città del mondo in vari periodi dell’anno. A Roma 1985 prese il via anche l’abitudine dell’inno ufficiale della GMG (anche se la prima GMG vera è quella del 1986!) con il canto “Resta qui con noi”. Questa la storia spicciola. Cosa ha
far cadere i muri del silenzio sui giornalisti in prigione e per la loro liberazione immediata. Senza tralasciare, naturalmente, l’incoraggiamento al sindacato pachistano, che propone un giornalismo che non vuole arrendersi alle minacce del terrorismo talebano, e la promozione della cultura del rispetto per l’informazione e di uno statuto di tutela per i giornalisti inviati nelle aree di crisi e di guerra. Per il segretario generale della Fnsi “sono tanti, insomma, gli esempi che potremmo fare di questo lavoro che ci vede solidalmente impegnati. Mentre affermiamo qui la solidarietà ai colleghi turchi in lotta ed a quelli pachistani in sofferenza, rilanciamo un appello forte per dire a tutta la comunità del mondo dell’informazione che giornalisti di valore, come Domenico Quirico, sono spariti in Siria da quasi due mesi e di loro non si hanno più notizie. Sono giornalisti e basta, non esponenti di fazioni in guerra”, ha sottolineato Franco Siddi invitando “chiunque abbia notizie ad aiutarci a ricreare un contatto con loro”. Insomma, ha concluso il segretario generale dei giornalisti italiani, “del valore della cooperazione internazionale, anche all’interno della categoria, ce ne accorgiamo soprattutto nei momenti della difficoltà e del bisogno, dell’angoscia per la precarietà e la libertà di tutti, che potrebbero restringersi. Questo Congresso sta già rinforzando una linea di impegno ideale e culturale che, sempre di più, diventa azione identitaria di valore civile”.
causato questa doppia intuizione papale? Da un lato è stata smentita la tendenza distruttiva del mondo mediatico di vedere nei giovani solo problemi e discorsi negativi, mentre si sono manifestati come portatori di gioia e felicità. Dall’altro è fondamentale il fatto che qualche cosa di trascendentale sia nato con le GMG, che da quelle giornate romane si è disperso verso tutti gli estremi confini della terra. A scorrere la progressione degli incontri si vede come la profezia wojtilyana si sia inserita sulla linea dell’apostolato delle genti: Buenos Aires, Santiago de Compostela, Czestochowa, Denver, Manila, Parigi, Roma, Colonia, Toronto, Sidney, Madrid, ed adesso, 2013, Rio de Janeiro. In tutti i continenti milioni e milioni di giovani di tutto il mondo hanno accolto quella Croce a loro consegnata alla Pasqua del 1984 e divenuta simbolo itinerante dell’Amore di Gesù per tutti loro, esempio sul quale costruire quella Speranza che nei loro cuori è presente. Rio de Janeiro è pronta per accogliere la Croce ed i suoi Giovani. Non saranno solo le spiagge ed il Corcovado ad accoglierli, ma le speranze di un Paese intero con una delle popolazioni più giovani al mondo.
domenICa 16 gIugno 2013
IL PORTICO DEGLI EVENTI
Il PortICo
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Dalla Turchia. In esclusiva e in presa diretta la rivolta non violenta dei cittadini contro la repressione dei diritti.
Manifestazioni pacifiche, non sovversive: i turchi chiedono soltanto di essere liberi La situazione a Istanbul e a Izmir è critica: la gente contesta al governo il proibizionismo cieco. La risposta della polizia è di una violenza inaudita. La cronaca dalla Turchia
rano. Oltre a ciò, è da un po’ di tempo che i turchi si sentono pressati dal governo attuale, che lentamente li priva della libertà di pensiero e azione e lo fa piano piano, subdolamente, agendo sulla gente comune e su quella più in vista, come se volesse dare una lezione pubblica, come quando il celebre musicista Fazil Say ad aprile è stato condannato a 10 mesi di carcere per aver pubblicato dei messaggi provocatori nei confronti della religione musulmana sulla sua pagina twitter. “Twitter… la peggiore malattia di questo secolo”: così il primo ministro Erdogan ha definito il social network creando subito un’associazione d’idee con le leggi fasciste del ‘25 in cui la stampa veniva completamente controllata dal regime. La rivolta, come si evince dal clima
respirato negli ultimi mesi, nasce da un forte sentimento di libertà, libertà di uscire per strada e poter abbracciare un amico, libertà di poter esprimere il proprio malcontento nei confronti di un governo che è stato eletto liberamente, libertà di poter dire che non si è musulmani, ma piuttosto cattolici, indù, politeisti o atei. E’ successo semplicemente che tanta gente è scesa per strada, spontaneamente, con pentole, cucchiai, tamburi e ciò che aveva per fare rumore: sì, per fare rumore, per sottolineare il bisogno di dire ciò che pensa e di vivere senza il terrore di venire repressa, perché i pensieri non possono essere repressi. Il primo giugno pranzavo con la mia collega in Kibriz Caddesi, la via principale di Izmir, quando siamo state completamente travolte da una folla rumorosa, pacifica e senza nessun colore politico. Non c’erano i black block o i no-global, così come vorrebbe la stampa e la tv locale ed estera, ma c’erano gli studenti, gli anziani, i lavoratori precari e quelli che il lavoro ce l’hanno sicuro, c’erano tutti in quella via e in quella piazza per dire che le idee e la libertà di pensiero sono fondamentali. E’ la rivolta per i diritti che stanno alla base della democrazia, che democrazia ancora non è, e a cui il governo ha risposto armando un corpo di polizia agguerrito. Le manifestazioni sono circoscritte in certe zone della città e sono del tutto pacifiche: accanto ai pacifisti ci
sono le così dette “teste calde” che distruggono e incendiano negozi e banche, ma questo non può essere un valido pretesto per atti di violenza da parte della polizia. In questi giorni abbiamo visto persone fermate, sbattute contro i muri e picchiate senza nessuna pietà e ciò non è accaduto solo durante le manifestazioni, ma per strada, vicino ai locali più popolati di Izmir o vicino alle attrazioni turistiche. Una mia collega irlandese è capitata, suo malgrado, vicino a un posto di blocco l’altra sera mentre passeggiava con un amico sul lungomare della città: si sono avvicinati ai poliziotti sentendosi al sicuro, d’altronde le forze dell’ordine non hanno forse lo scopo di proteggere le persone? Sono stati aggrediti e picchiati pesantemente… perché? A che scopo tanta violenza? Che cosa si vuole ottenere? La situazione a Istanbul è critica, ma a Izmir non è da meno. Stamattina, mentre noi lavoriamo, parliamo e mangiamo, 24 giornalisti sono stati arrestati per aver scritto degli articoli in favore delle rivolte; solo ieri sera un famoso quiz televisivo è stato sospeso a causa del linguaggio troppo sovversivo: sono state casualmente dette in un gioco di parole a punti le parole “gas”, “polizia” e “violenza”. Secondo voi perché qui in Turchia è scoppiata la rivolta? Chiamatela rivolta, io la chiamo resistenza.
Il dimensionamento scolastico ha visto l'isola limitare i danni per una situazione che invece di puntare su una scuola di qualità, ha visto il Governo ragionare in termini economici e quindi di chiusura di autonomie e di punti di erogazione. Per Galletti è giunto "il momento, dopo anni di sacrifici, di passare non solo ad una crescita economica, ma ad una crescita che parta dalla scuola. Dove la politica degli ultimi anni trovi oggi risposte serie con il concorso di tutti. La scuola deve rap-
presentare proprio questo: il simbolo di una nazione che rinizia a crescere". Sergio Milia, con non poca soddisfazione, ha citato i dati che dicono che la Regione Sardegna, con gli ingenti investimenti sostenuti, è diventata una regione leader sulla scuola digitale ed oggi sta puntando a recuperare il terreno perso nel campo della dispersione scolastica. Tema su cui si è soffermato Francesco Feliziani, dirigente scolastico regionale, che ha sottolineato come occorra procedere in tal senso per integrare le risorse e soprattutto per garantire un percorso singergico tra
scuola e formazione professionale. Per Galletti da Cagliari parte un percorso che grazie all'Anci regionale, come ha sottolineato il Presidente Erriu nel suo intervento, può diventare un modello nazionale con Enti locali ed autonomie scolastiche insieme per una scuola moderna e funzionale soprattutto nei piccoli comuni delle zone interne. La massiccia presenza dei Sindaci dei piccoli comuni: dal Gerrei, alla Marmilla, dalla Planargia al Sarcidano, ha significato proprio questo: senza scuola non si hanno comunità. Sarebbe un paese senza il cuore.
ISABELLA FLORIS N QUESTI GIORNI MI È CAPITATO di rispondere a più di qualche mail di amici e conoscenti in cui mi si chiedeva come stessi e come fosse la situazione in Turchia. Premettendo che non guardo la tv e non l’ho mai guardata tanto, non ho la percezione di quanto i mass media possano aver detto o omesso riguardo alle “rivolte” scoppiate in Turchia dopo la decisione del primo ministro Tayyip Erdogan di abbattere il polmone verde di Istanbul, come definito dagli stessi cittadini della metropoli, per costruire un centro commerciale. All’apparenza sembrerebbe una rivolta ecologista, d’altronde abbattere 600 alberi di Gezi Park per farne un centro commerciale, che poi dalle ultime dichiarazioni del presidente filo-musulmano non sarebbe più tale, ma una moschea con intorno un centro polifunzionale, non è di certo una decisione per la salvaguardia dell’ambiente. Ma per com-
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prendere ciò che realmente sta accadendo per le strade di Istanbul, Ankara, Izmir e nelle altre città della Turchia è necessario fare qualche passo indietro. Era il 27 maggio quando veniva approvata in Parlamento la legge sull’alcol, che proibisce ai market la vendita di alcolici dalle 10 di sera fino alle 6 del mattino e ai negozi vicini alle moschee e alle scuole senza fasce orarie. Una legge che concretamente non cambia di molto la situazione precedente dal momento che gli alcolici non vengono pubblicizzati in tv e il loro prezzo è il doppio rispetto ai più vicini paesi europei. Un proibizionismo esagerato e insensato che tutto fa pensare tranne che a un governo democratico e laico, è infatti risaputo che l’uso dell’alcol è severamente vietato dal Co-
“Senza scuola non ci sono comunità” Le conclusioni dell’incontro dell’Anci sull’istruzione UMBERTO OPPUS NA SCUOLA DIGITALE, moderna, competitiva e radicata nel territorio. Questo l'obiettivo del Governo presieduto da Enrico Letta annunciato dal sottosegretario Gianluca Galletti (nella foto piccola) al termine di un incontro dibattito su scuola ed enti locali organizzato dall'Anci-Sardegna a Cagliari. Tre ore di confronto a cui ha preso parte, oltre al Presidente Anci, Cristiano Erriu, ed al responsabile di Anci-Scuola Carlo Melis, anche l'assessore regionale alla pubblica istruzione Sergio Milia che, a sua volta, ha illustrato i progetti che la Regione sta realizzando, primo fra tutti l'attivazione in ogni scuola di lavagne digitali. Per Galletti l'incontro di Cagliari, a venti giorni dalla sua nomina, è servito ad un "primo confronto con i sindaci che sono fondamentali nella costruzione di una scuola moderna. Solo attraverso l'a-
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zione sinergica di Governo, regioni e comuni si potrà arrivare ad una offerta scolastica che sia al livello di una nazione moderna ed europea”. I dati relativi alle 331 autonomie scolastiche denotano una Sardegna che nelle province di Nuoro, dell’Ogliastra, di Carbonia e di Oristano non ha direzioni didattiche. Una situazione difficile anche per i comuni che, come ha sottolineato nella relazione Carlo Melis "hanno assistito ad un continuo taglio lineare delle risorse per il funzionamento della scuola, senza entrare nel merito della vera vocazione e dell'importanza che la scuola ha come presenza fisica e come agenzia di stato, nei piccoli comuni della Sardegna". Proprio su questo versante l'assessore Milia ha illustrato lo sforzo che la Regione Sardegna ha dovuto fare sia in termini di investimenti tecnologici che di tutela delle autonomie.
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IL PORTICO DEL TEMPIO
Il PortICo
Il Papa. Riflessione incentrata all’Angelus sulla devozione al Sacro Cuore di Gesù.
“Siate liberi da ambizioni personali, il carrierismo è sempre una lebbra” ROBERTO PIREDDA LL’ANGELUS IL SANTO Padre si è soffermato in primo luogo sulla devozione al Sacro Cuore di Gesù, tradizionalmente legata al mese di Giugno, per poi mostrare come la realtà dell’amore di Dio venga richiamata nel Vangelo domenicale che presenta l’episodio della vedova di Nain (Lc 7,11-17): «il termine biblico “compassione” richiama le viscere materne: la madre, infatti, prova una reazione tutta sua di fronte al dolore dei figli. Così ci ama Dio, dice la Scrittura». Il Signore, ricorda ancora il Papa, «ci guarda sempre con misericordia; non dimentichiamolo». In settimana il Papa ha incontrato i fedeli della Diocesi di Bergamo giunti pellegrini a Roma per il 50°anniversario della morte del Beato Giovanni XXIII, del quale ha ricordato l’esempio di santità: «se sapremo lasciarci condurre dallo Spirito Santo, se sapremo mortificare il nostro egoismo per fare spazio all’amore del Signore e alla sua volontà, allora troveremo la pace, allora sapremo essere costruttori di pace e diffonderemo pace attorno a noi». Ricevendo i partecipanti all’incontro di coordinamento degli organismi caritativi cattolici che operano in Siria promosso dal Pontificio Consiglio “Cor Unum”, Francesco ha ricordato la difficile situazione di questa terra: «la partecipazione di
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L’incontro tra il Papa e Giorgio Napolitano.
tutta la comunità cristiana a questa grande opera di assistenza e di aiuto è un imperativo nel momento presente. Quanta sofferenza, quanta povertà, quanto dolore di Gesù che soffre, che è povero, che è cacciato via dalla sua Patria». Sempre in settimana il Santo Padre ha incontrato la Comunità della Pontificia Accademia Ecclesiastica esortando i futuri diplomatici della Santa Sede alla libertà interiore: è necessario «mettere sempre al primo posto non la vostra realizzazione, o il riconoscimento che potreste ricevere dentro e fuori la comunità ecclesiale, ma il bene superiore della causa del Vangelo e il compi-
Se ti è piaciuto questo numero, puoi abbonarti (seguendo le modalità che trovi a pagina 13) per riceverlo a casa ogni settimana, oppure acquistare la tua copia dei prossimi numeri, o prenotarla, chiedendo al tuo parroco o a quello della parrocchia che abitualmente frequenti. Segnalaci ogni difficoltà nel trovarci: ci aiuterai a migliorare il servizio e a fare un giornale migliore
mento della missione che vi sarà affidata. E questo essere liberi da ambizioni o mire personali per me è importante. Il carrierismo è una lebbra». Nell’udienza con gli allievi ed ex-allievi delle scuole gestite dai gesuiti in Italia e in Albania il Santo Padre ha incoraggiato i giovani ad avere speranza: «non lasciatevi rubare la speranza! E chi ti ruba la speranza? Lo spirito del mondo, le ricchezze, lo spirito della vanità, la superbia, l’orgoglio. Tutte queste cose ti rubano la speranza. Dove trovo la speranza? In Gesù povero, Gesù che si è fatto povero per noi». In settimana Papa Francesco ha ri-
cevuto in visita il Presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano. Nelle parole del Santo Padre, oltre al tema della libertà religiosa, non è mancato il riferimento alla complessa situazione italiana: «preoccupanti appaiono soprattutto i fenomeni quali l’indebolimento della famiglia e dei legami sociali, la decrescita demografica, la prevalenza di logiche che privilegiano il profitto rispetto al lavoro, l’insufficiente attenzione alle generazioni più giovani e alla loro formazione, in vista anche di un futuro sereno e sicuro». Dentro questa prospettiva non deve mancare l’apporto, definito “determinante, leale e creativo” dei cattolici italiani alla vita sociale e politica. Il Santo Padre ha indirizzato un video messaggio ai partecipanti all’iniziativa “10 piazze per 10 comandamenti” promossa dal Rinnovamento dello Spirito Santo: «qui sta il cuore dei Dieci Comandamenti: l’Amore che viene da Dio e che dà senso alla vita, amore che ci fa vivere non da schiavi, ma da veri figli, amore che anima tutte le relazioni: con Dio, con noi stessi - spesso lo dimentichiamo - e con gli altri». All’Udienza generale Papa Francesco ha messo in evidenza l’importanza dell’ecologia umana: «la vita umana, la persona non sono più sentite come valore primario da rispettare e tutelare, specie se è povera o disabile, se non serve ancora – come il nascituro –, o non serve più – come l’anziano».
Abbònati a
pietre FILIPPINE
Per il governo i preti possono avere armi I vescovi filippini criticano il decreto legge del governo su armi e munizioni che autorizza anche sacerdoti e religiosi, soprattutto se in missione in aree ad alto rischio, ad avere con sé pistole e fucili. Per i prelati "girare armati, anche per legittima difesa, è incompatibile con la fede cristiana". Mons. Arturo Bastes, vescovo di Sorgoson, sottolinea che "i missionari sono per definizione non violenti e ottengono la loro protezione dagli angeli, non dalle armi". Dello stesso parere è mons. Honesto Ongtioco, vescovo di Cubao. "Come sacerdoti - afferma - la nostra vocazione e il nostro ruolo nella trasformazione della società sono diverse da quelle degli attivisti laici. Noi dobbiamo preoccuparci della nostra missione fra i fedeli, non della nostra sicurezza".
INDIA
Attaccato un Seminario Decine di persone hanno assaltato un seminario della diocesi di Dinajpur, nel nord del Bangladesh, ferendo il rettore e un gruppo di studenti presenti all'interno dell'edificio al momento dell'attacco. Il raid ha visto circa 60 fanatici locali sfondare le porte del seminario di Jisu Niloy, facendo irruzione all'interno del compound. Obiettivo del gruppo il rettore p. Uzzal, sorpreso nella sua camera mentre stava riposando; gli assalitori hanno abbattuto la porta e hanno compiuto abusi su di lui e alcuni studenti presenti al momento dell'attacco. Nelle concitate fasi dell'assalto, i fanatici hanno bloccato i giovani allievi del seminario e li hanno picchiati con violenza e brutalità. Il seminario di Jisu Niloy è situato a Bolakipur e fa riferimento alla parrocchia di Marimpur, nella diocesi di Dinajpur.
SRI LANKA
48 numeri a soli Hanno collaborato a questo numero:
domenICa 16 gIugno 2013
30 euro
Gabriele Colombini, insegnante di materie letterarie nelle scuole medie, Nicoletta Giorgetti, giornalista professionista, Massimo Lavena, giornalista professionista del Centro Televisivo Vaticano, Isabella Floris, insegnante di italiano a Izmir (Turchia), laureata in Lingue per la comunicazione internazionale a La Sapienza di Roma, Umberto Oppus, sindaco di Mandas e direttore Anci-Sardegna, giornalista pubblicista, don Roberto Piredda, Direttore dell’Ufficio diocesano per l’Insegnamento della Religione Cattolica e insegnante di religione al Liceo Dettori, Carla Etzo, giornalista professionista, Roberto Comparetti, giornalista pubblicista e vicedirettore Radio Kalaritana, Matteo Meloni, laureato in Governance e Sistema Globale, mons. Franco Puddu, Vicario episcopale per la pastorale e parroco di N. S. delle Grazie in Sestu, Maria Grazia Pau, docente di Catechetica e Didattica nell’ISSR di Cagliari, don Andrea Busia, studente al Pontificio Istituto Biblico di Roma, Antonella Pilia, giornalista pubblicista, laureata in Informazione, editoria e giornalismo, don Marco Lai, parroco di Sant’Eulalia e direttore Caritas diocesana, Veronica Piras, giornalista pubblicista, laureata in Scienze della comunicazione, Francesco Furcas, giornalista pubblicista, laureato in Lettere moderne, Rosalba Crobu, funzionario del Ministero Istruzione, Università e Ricerca, Bruna Desogus, coordinatrice del gruppo di Rinnovamento nello Spirito “Spirito Santo” di Cagliari e insegnante elementare in pensione, Veronica Atzori, associazione Sconfinando, Franco Camba, insegnante e collaboratore del Seminario regionale sardo, mons. Pietro Meloni, vescovo emerito di Nuoro, mons. Tore Ruggiu, Vicario episcopale per la vita consacrata e parroco di N. S. delle Grazie in Sanluri. Il direttore della testata è giornalista professionista, laureato in Giurisprudenza e ha un master in Economia e Finanza etica. Del numero della scorsa settimana sono state diffuse - e tutte vendute - 260 copie in più rispetto al numero precedente. Questo giornale non pubblica, e non ha mai pubblicato, articoli di agenzie di stampa.
Parrocchia rinasce grazie alle suore Con una settimana di preghiera e assistenza ad anziani, malati e alcolisti e drogati le suore della Sacra Famiglia della provincia di Colombo hanno evideniato i valori del Vangelo in occasione del centenario della parrocchia di San Antonio di Battuluoya. L'anniversario della piccola comunità cattolica, situata nel centro dello Sri Lanka, è stato celebrato nei giorni scorsi. Suor Dammika Fernando, racconta come il gesto sia servito a preparare spiritualmente uomini, donne, giovani e bambini al giubileo. “Cento anni - ricorda la religiosa sono un periodo importante e occorre celebrarlo con grande attenzione e fede. Attraverso la missione delle suore della Sacra Famiglia vogliamo rendere i nostri fedeli più vicini a Dio”.
domenICa 16 gIugno 2013
IL PORTICO DEI GIOVANI
Il PortICo
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Lavoro. Fino al 2 agosto si può contribuire alla realizzazione di un documentario sulla crisi del Sucis.
Con un piccolo aiuto un grande risultato: il crowd funding è sbarcato in Sardegna Gli autori di “Lost citizens” affrontano la delicata fase del montaggio. Attraverso piccole donazioni su un sito web è possibile collaborare alla riuscita del progetto CARLA ETZO N DOCUMENTARIO SULLA crisi del lavoro nel Sulcis Iglesiente, provincia tra le più povere d’Italia, attraverso lo sguardo di diverse generazioni: padri e figli a confronto esprimono lo spaesamento che deriva dalla perdita del lavoro, raccontano le difficoltà a trovarne uno, la lotta per mantenerlo. Incertezze e speranze si intrecciano sullo sfondo di un paesaggio denso di contraddizioni: tra visioni naturali mozzafiato, occupazioni e cortei, fabbriche che chiudono i battenti l’una dopo l’altra. “Lost Citizens”, cittadini perduti, è un progetto nato “in famiglia”: l’idea è di Sebastiana Etzo, sorgonese trapiantata a Londra, animata dalla nostalgia della Sardegna e dal desiderio di tornarci, almeno simbolicamente. Consulente per lo sviluppo internazionale, africanista e sociologa di formazione, Sebastiana ha studiato i movimenti del Sudafrica post-apartheid. Nella sua idea di documentario ha voluto coinvolgere anche me, sua sorella, eVincenzo Rodi, mio marito, cameraman e filmaker. Da giornali-
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La squadra di Lost Citinzens: seduti, Antonello Pirotto e Carla Etzo, in piedi, Alessandro Pirotto e Sebastiana Etzo.
sta, l’idea di affrontare il tema del lavoro da una prospettiva più attenta alle dinamiche sociologiche e psicologiche dei protagonisti mi è piaciuta subito. C’è da dire che nessuno di noi è estraneo al mondo del lavoro precario: tutti e tre abbiamo vissuto esperienze anche molto difficili e questo ha reso la sfida ancora più coinvolgente. Come spiega Sebastiana «il documentario ha l'ambizione di andare oltre il territorio del Sulcis Iglesiente per riflettere sui concetti di democrazia e cittadinanza alla luce di una crisi che investe genitori e figli in egual misura. In questo contesto i diritti sociali ed economici, fra tutti quello al lavoro, sembrano erodersi e la famiglia, grande ammortizzatore sociale, fatica a mantenere il suo ruolo, mentre il futuro dei giovani appare drammaticamente compromesso». A partire dalla tarda primavera del
2012, compatibilmente con impegni e distanze, ci siamo messi al lavoro. A febbraio di quest’anno abbiamo completato le interviste a diverse coppie di genitori e figli (operai, cassaintegrati, ex minatori, giovani). Adesso ci prepariamo alla fase del montaggio e della post produzione. Ma da soli non ce la facciamo. Finora abbiamo investito risorse nostre ma stiamo entrando in una fase delicata in cui si definirà meglio la qualità del documentario. Per mettere insieme i fondi necessari abbiamo scelto il crowd funding, una forma di finanziamento che sfrutta le potenzialità di internet per raggiungere un numero elevato di contatti, e quindi di potenziali finanziatori, soprattutto attraverso i social media come Facebook o Twitter. Crowd funding letteralmente significa “finanziamento dalla folla”, in pratica
l’operazione punta a coinvolgere il maggior numero di persone possibile: ognuno può contribuire con una somma anche piccola e diventare parte del progetto. Tante piccole gocce che fanno un oceano insomma! In Italia il crowd funding è ancora poco diffuso ma esistono già
Azione cattolica ragazzi, a Sardara è stata una festa Il raduno regionale nelle parole della responsabile ROBERTO COMPARETTI JÒ RAGAZZI… che spettacolo!”. È lo slogan scelto per l'incontro regionale dell'Azione Cattolica Ragazzi svoltosi domenica al Santuario di Santa Maria Acquas di Sardara, dove i diversi gruppi delle diocesi isolane si sono ritrovati per una giornata di condivisione e di festa. “L'appuntamento di Sardara - dice Gloria Dessì, responsabile regionale ACR - è frutto dell'attività portata avanti nel corso dell'anno che aveva come tema il teatro. Tutte le attività formative svolte hanno seguito questo filone e la giornata di domenica ha avuto proprio lo scopo di fare sintesi di tutto il lavoro fatto, con una sorta di spettacolo che i ragazzi hanno
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preparato. In realtà lo spettacolo sono stati loro, che si sono messi in gioco, si sono riuniti e che finalmente si sono ritrovati insieme”. La festa regionale è arrivata su sollecitazione del consiglio nazionale che ha chiesto a ciascuna delegazione di realizzare una festa con una propria caratteristica e allora quell' “Ajò”, intercalare tipico dei ragazzi. La giornata è stata scandita dagli arrivi intorno alle 9.30 con la festa di accoglienza, i saluti ed il lancio della giornata, a seguire la preparazione per la Messa e le prove dei canti. Alle 11 la celebrazione Eucaristica, al termine della quale c'è stata la consegna del mandato per la festa nazionale a quattro giovani
Un’immagine del raduno dell’ACR.
di ciascuna delle dieci Diocesi dell'Isola. “Saranno loro - riprende ancora Gloria - che il prossimo 6 - 7 settembre parteciperanno alla festa nazionale dell'ACR come inviati dai vescovi all'appuntamento di Roma”. La prima parte della giornata si è conclusa con il pranzo al sacco. Intorno alle 14 il raduno sotto il palco per formare i gruppi del grande gioco, nel quale sono sta-
te presentate in appositi stand le figure di vita di fede particolarmente significative. “Ad esempio - spiega la responsabile regionale - noi della Diocesi di Iglesias abbiamo presentato Sant'Antioco, patrono della nostra Chiesa e dell'intera Isola, altre invece hanno presentato figure particolari della loro zona. Attraverso dei giochi è stata loro presentata la figura di un santo che è testimone di fede”.
diverse piattaforme on line che se ne occupano. Nel nostro caso ci siamo affidati a un sito inglese dove abbiamo pubblicato un breve trailer del documentario e la descrizione del progetto in inglese e in italiano. Collegandosi al link www.sponsume.com/project/lost-citizens è possibile fare delle piccole donazioni. Per chi vorrà sostenerci abbiamo previsto delle ricompense simboliche, calcolate in base all’importo donato: dalla possibilità di vedere il film online in anteprima, a una copia del Dvd, al ringraziamento nei titoli di coda, fino alla foto nella copertina del Dvd e alla menzione come produttore. I soldi raccolti verranno investiti tra l’altro nelle musiche, nella post produzione, authoring e stampa del Dvd, nell’acquisto di immagini, nella distribuzione e, se necessario, in consulenze tecniche specializzate. «Il crowd funding è stata una scelta naturale e convinta - chiarisce ancora Sebastiana - per me rappresenta un modo bellissimo per finanziare progetti indipendenti, iniziative imprenditoriali o con un impatto sociale. Questa modalità offre a chiunque la possibilità di finanziare la propria iniziativa coinvolgendo tutti coloro che ritengono l’idea valida». L’obiettivo è raggiungere circa 5mila euro (4300 sterline) entro il 2 agosto. Abbiamo creato una pagina Facebook (Lost Citizens) dove comunicheremo i progressi del nostro lavoro in un’ottica di trasparenza e condivisione. Intanto le persone cominciano ad aderire al progetto con piccole e grandi somme: la cosa, inutile dirlo, ci incoraggia molto. etzo.carla@gmail.com
Il grande gioco si protratto fino alle 16, quando è stato messo in scena lo spettacolo di animazione e al termine, intorno alle 17, la conclusione e i saluti. Il raduno nazionale è previsto per i primi di settembre ed i giovani delle Diocesi sarde avranno il tempo di tornare per incontrare il Papa a Cagliari. Un rapporto quello tra l'Acr e il Papa che è sempre stato molto forte. “Lo posso confermare - conclude Gloria. Benedetto XVI ogni anno, prima di Natale, incontrava i ragazzi dell'ACR. Per l'occasione venivano selezionati alcune Diocesi d'Italia e l'ultima volta è toccato ad alcuni di Ozieri: al ritorno erano entusiasti. Ora molti però sono in fibrillazione per l'arrivo di Papa Francesco a Cagliari. Anzi gli stessi delegati delle Diocesi che andranno a Roma a settembre sperano che ci sia la possibilità già da allora di vedere il Papa, in attesa di accoglierlo a Cagliari. Il rapporto dei ragazzi con i Pontefici è sempre stato molto diretto e cordiale caratterizzato da affetto reciproco”.
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IL PORTICO DEI GIOVANI
Il PortICo
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Università. Parla marisa Fois, autrice del volume “la minoranza inesistente: i berberi e la costruzione dello stato algerino”.
Per l’Algeria la primavera araba non finisce, un contributo al dibattito storico sul Paese La costruzione della storia di un popolo attraverso lo studio delle minoranze, del loro ruolo e della lingua permette di conoscere meglio le prospettive di uno Stato travagliato MATTEO MELONI
ALGERIA HA UNA storia complicata: dopo la colonizzazione francese, più che centenaria, e una lunga lotta di liberazione nazionale, è passata attraverso il monopolio del partito unico, il multipartitismo e la vittoria di un raggruppamento politico su base religiosa, il radicalismo islamico e la guerra civile. Marisa Fois, Dottorato di Ricerca conseguito presso il Dipartimento Storico Politico Internazionale della Facoltà di Scienze Politiche di Cagliari, ha recentemente pubblicato un volume dal titolo “La minoranza inesistente: i berberi e la costruzione dello Stato algerino” e racconta a Il Portico il ruolo della popolazione nord africana nell’evoluzione dell’Algeria contemporanea.
L’
Un momento del convegno di studi di Affrica.org. In basso, Marisa Fois.
Cosa l’ha spinta a realizzare un’opera sul ruolo dei berberi nella storia algerina? Mi sono sempre chiesta per quale motivo la storia dell’Algeria venisse raccontata solo dal punto di vista dell’unità islamico-araba. La società algerina, complessa e frammentata, è stata spesso letta attraverso le istituzioni o il movimento nazionale. Studiare i gruppi minoritari, in uno spazio presentato come esclusivamente arabo, risulta quindi particolarmente interessante. I berberi han-
puto reggere l’urto dello sconvolgimento culturale avvenuto, mantenendo le loro specifiche peculiarità storiche, e la loro lingua in primis. Partendo da questo importante punto, ho realizzato delle ricerche nell’archivio francese, studiando le analisi che gli storici dell’epoca elaboravano nel cercare di comprendere il ruolo dei berberi negli anni ’40 e ’50. Questo periodo, di vero e proprio fermento, è stato molto importante per l’Algeria. Sono avvenuti, infatti, cambiamenti sia a livello locale che internazionale significativi; soprattutto, è stata combattuta la Seconda
no partecipato alla formazione dello Stato nord africano e, purtroppo, spesso e volentieri vengono dimenticati nella narrazione. Serve il riconoscimento scientifico del ruolo dei berberi nel processo di costruzione della Nazione. Ci può sintetizzare i fatti storici che portano alle rivendicazioni indipendentiste algerine, e quali sono le differenze tra gli arabi e i berberi? Nel corso delle invasioni arabe del nord Africa, i berberi hanno sa-
Passione per l’Africa, nasce un nuovo portale L’idea di tre ragazzi sfrutta le potenzialità della rete MAT. MEL. O STUDIO E LA PASSIONE per l’Africa hanno portato storicamente alla realizzazione di progetti, nelle forme più svariate, legati al continente. Oggigiorno, nel mondo di internet lo strumento principale di comunicazione è il web, e Annalisa Addis, Michele Carboni, Marisa Fois e Marcella Tramatzu hanno colto appieno le potenzialità della rete realizzando il sito affrica.org. Affrica, nato nel giugno 2010, è un portale in cui si parla di storia, attualità, informazione, ricerca, cultura, ambiente, politica, società e molto altro ancora sull’Africa. Al lettore non sarà sfuggita la dicitura Affrica, con due effe. Ma non è un caso, nè un errore. Infatti, Affrica è una variante di Africa, termine un tempo assai comune soprattutto in Toscana, diventato sempre più raro fino a scomparire nell’uso parlato. Deriva dalla lingua latina, laddove, quando una labiale si incontra con
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una dentale, la labiale si raddoppia. Tutti i prosatori, da Niccolò Machiavelli a Giacomo Leopardi l’hanno sempre scritta con la doppia “f”. Anche Giosué Carducci, in una lettera a Ferdinando Martini, governatore della colonia italiana Eritrea dal 1897 al 1907, scriveva: “Affrica con due effe, altrimenti francesismo”. Quello che oggi si chiama Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente chiamò “Affrica” la “Rivista mensile di interessi affricani” dal momento della sua nascita, a Roma, nel 1946, e fino al 1956. La missione di affrica.org è quella di far conoscere il continente e ciò che ruota intorno ad esso, attento ad evitare i luoghi comuni che spesso infestano la stampa. Sul sito vengono pubblicati racconti di chi l’Africa la vive o l’ha vissuta, dando visibilità a iniziative quali festival, concerti e rassegne cinematografiche, promuovendo la cultura made in Africa. La redazione di Affrica è composta da persone con esperienze di vita e
Alcune immagini della tre giorni organizzata all’Hostel Marina.
di ricerca legate al continente che vogliono divulgare l’amore per l’Africa in modo scientifico ma non solo, con contenuti fruibili anche da un pubblico di non addetti ai lavori. Le competenze del gruppo di studiosi, tutti formatisi alla Facoltà di Scienze Politiche di Cagliari, spaziano dalle competenze specifiche relative ad una particolare area africana alle questioni legate agli aiuti umanitari, dalla cooperazione internazionale allo sviluppo del turismo. Affrica ha certamente creato un’opportunità in più per la comprensione delle tematiche legate al continente, realizzando un canale diretto su una parte del mondo spesso
non raccontata nel giusto modo. Sul sito le notizie non vengono filtrate: questa politica ha permesso di raccontare in maniera diretta quanto è accaduto in Africa recentemente. Sono un chiaro esempio di tale scelta le testimonianze pubblicate du-
Guerra Mondiale, con l’Algeria e il nord Africa elementi attivi del conflitto e divenuti anche campi di battaglia. Gli eventi hanno avuto una funzione acceleratrice sulle idee nazionaliste e, con la creazione della Lega Araba, hanno contribuito alla radicalizzazione della rivendicazione indipendentista. L’Algeria raggiungerà l’indipendenza nel 1962. I berberi non rinnegano l’arabo-islamismo, ma si identificano nella concezione più estesa di Algeria algerina, capace di inglobare le varie componenti della società. Quale vuol essere il ruolo dell’opera da lei scritta? A cinquant’anni dall’indipendenza dell’Algeria, il libro vuole contribuire al dibattito storico sulla formazione e costruzione dello Stato, ponendo l’accento anche sul tema dell’identità, del dissenso e dell’opposizione politica. Dal 2011 infatti in tutto il mondo si parla di primavere arabe ma l’Algeria, in questo senso, è un caso emblematico in quanto la contestazione è stata sempre costante, in particolare con forti proteste avvenute nel Paese nel 1980 e nel 2001.
rante le primavere arabe avvenute in Libia, Egitto e Tunisia, così come per il voto in Senegal, ad il Cairo e a Tunisi; lo stesso per le recenti elezioni in Kenya, o per la crisi scoppiata in Mali: il portale ha ospitato il racconto di chi ha vissuto gli eventi in prima persona. Nel mese di ottobre 2012 il team di affrica.org ha organizzato “incontri d’AFFRICA”, manifestazione durata tre giorni, che ha visto la partecipazione, tra le tante personalità presenti, della blogger tunisina Lina Ben Mhenni, del regista Sherif Fathy Salem e del poeta sahrawi Luali Lahsen Salama. La tre giorni si è svolta all’Hostel Marina, nel cuore del quartiere storico di Cagliari, proprio per sensibilizzare i numerosi abitanti, molti dei quali provenienti dal continente africano, al confronto con la cittadinanza sui temi in discussione. Attualmente si sta lavorando per la riproposizione dell’evento anche quest’anno, visto il successo dell’edizione passata.
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IL PORTICO DI CAGLIARI
Convegno diocesano. Solo il 6,6% degli italiani si dichiara ateo, regge il senso del sacro
“Il valore della Chiesa è vivere il Vangelo e dare testimonianza della nostra fede” Da una ricerca condotta da Franco Garelli alcune linee essenziali: permane il desiderio di spiritualità, tiene il riferimento cattolico e il credere è individuale. La riflessione del Pontefice
una religione organizzata. I dati sulla pratica sacramentale confermano questa tendenza: il 26,5% della popolazione italiana afferma di prendere parte alla Messa con regolarità, mentre il 22% non vi partecipa mai e il 36% si considera praticante ma molto irregolare. Ancora più problematico appare il dato sulla pratica della Confessione sacramentale: tra coloro che si dichiarano cattolici il 28,3% non si confessa mai, il 20,7% lo fa a distanza di anni e solo il 16,1% si confessa con regolarità almeno mensile. Sul piano dell’etica personale si registrano delle forti divergenze rispetto alla posizione cattolica: ad esempio si può notare che oltre il 70% degli intervistati sostiene che si possa essere dei buoni cat-
tolici anche senza seguire le indicazioni della Chiesa nel campo della morale familiare e sessuale. Dal punto di vista pastorale si possono notare certamente dei limiti nella situazione italiana attuale in modo particolare due “dissociazioni” che si diffondono: la prima tra la ricerca spirituale individuale e l’offerta formativa della comunità cristiana e la seconda tra l’adesione al cattolicesimo dichiarata e le convinzioni in campo dottrinale ed etico. Il fatto però che permanga un diffuso e significativo desiderio di spiritualità e anche, seppur segnato da un certo “individualismo del credere”, il riferimento al patrimonio cattolico offre una opportunità preziosa: è questo il campo che deve essere oggetto di una rinnovata opera di evangelizzazione. La riflessione di Papa Francesco nella recente solennità di Pentecoste può essere illuminante circa l’urgenza di evangelizzazione che interessa questa fase storica del nostro paese: «noi non siamo una ONG, e quando la Chiesa diventa una ONG perde il sale, non ha sapore, è soltanto una vuota organizzazione. Il valore della Chiesa, fondamentalmente, è vivere il Vangelo e dare testimonianza della nostra fede. La Chiesa è sale della terra, è luce del mondo, è chiamata a rendere presente nella società il lievito del Regno di Dio».
nata duemila anni fa e che mantiene la sua vividezza nel ricco patrimonio di fede che ha suscitato nel corso dei secoli e che continua ad alimentare la vita di tutti coloro che avendo fatto l’incontro con la persona di Cristo intendono camminare verso la santità a cui tutti gli uomini sono chiamati, nessuno può ritenersi escluso. Il cristiano che cammina verso la santità cammina alimentando quella Parola vissuta alla luce del Magistero della Chiesa, dunque alla luce della Tradizione, della Conoscenza del Catechismo della Chiesa Cattolica, in questo modo quella Parola diviene Parola creduta e professata, Parola celebrata, Parola autenticamente vissuta, Parola pregata… dunque egli in questo modo diventa competentedella fede che vive e ne sa dare ragione, leggendo la storia con gli occhi di Cristo e riconoscendo i segni e i germi della speranza. Il cristiano adulto nella fede dovrà agire sempre con Correttezza, operan-
do con giustizia e promuovendo la carità, la solidarietà in tutti gli ambiti della vita sociale, politica ed economica... Il cristiano è uomo o donna che sa contrastare sull’esempio di Cristo ogni ingiustizia, sa denunciare i limiti e le insufficienze delle leggi civili percorrendo le vie evangeliche della non violenza… e lo fa ogni giorno nel suo quotidiano con Costanza, senza mai perdere la speranza. In sintesi si può dire che il cristiano adulto nella fede è colui che sa vivere la Coerenza con il Vangelo, ha una profonda Conoscenza della Parola di Dio, nel senso che fa ogni giorno esperienza di quella Parola nel suo svolgersi mediante l’insegnamento della Chiesa lungo i secoli, è Competente di quella Parola, perché ne sa dare ragione, è Corretto nei rapporti e nelle relazioni con le persone e con il mondo, e soprattutto è Costante nel vivere il proprio Credo. Pertanto egli è un Credente divenuto Credibile!
ROBERTO PIREDDA
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ER INDICARE ALCUNI TRATTI
della condizione degli italiani adulti rispetto alla fede facciamo riferimento ad un’interessante ricerca di Franco Garelli, pubblicata con il titolo Religione all’italiana. L’anima del paese messa a nudo (il Mulino, 2011). Dalla ricerca emergono alcune linee essenziali: il permanere del desiderio di spiritualità; la tenuta del riferimento cattolico; l’individualismo del credere. Un primo dato che viene rilevato nella ricerca riguarda il riferimento al sacro presente negli italiani: il 45,9% afferma di credere in Dio senza dubbi, il 36,8% con dei dubbi. Soltanto il 6,6% è dichiaratamente ateo, mentre il 6,2% afferma di essere indifferente e il 4,5% dice di non credere in una particolare divinità ma in un generico potere superiore. Il desiderio di spiritualità in Italia
si lega ancora ad un’appartenenza religiosa esplicita: l’86,1% degli intervistati si dichiara cattolico. Tuttavia si deve notare come questo riferimento al sacro e al cattolicesimo in particolare non trova sempre corrispondenza sul piano delle convinzioni di fede, della pratica religiosa e nella sfera dell’etica, in questo senso si parla di “individualismo del credere”. L’adesione di fede nei confronti dell’essenziale del credo cristiano non è sempre solida e presenta delle incongruenze anche tra chi si dichiara cattolico. Il desiderio di spiritualità non necessariamente si lega alla mediazione ecclesiale: ad esempio l’81,4% degli intervistati dichiara che si può avere una propria spiritualità anche senza far parte di
La figura del Cristiano adulto nella fede In una società segnata da profonde trasformazioni MARIA GRAZIA PAU A SOCIETÀ contemporanea, oggi, è segnata da profonde trasformazioni culturali e da una crisi antropologica che investe tutti gli ambiti della vita sociale, politica ed economica con ripercussioni anche nell’ambito della vita di fede dinanzi alla complessità del pluralismo religioso ed etico. Se si dovesse delineare l’identikit del cristiano adulto nella fede, capace di rispondere alle sfide del nostro tempo nel contesto culturale italiano non si può fare a meno di pensare ad un’adultità della fede che riesca a far vedere nel proprio agire l’essere di Cristo. Essere di Cristo significa lasciarsi rivestire da quell’attributo assegnato a Gesù di Nazareth, che si affianca al suo nome, e cioè l’Unto di Dio, il Messia, che ne delinea l’identità più autentica e vera. Anche il cristiano deve manifestare la sua unzione: la lettera C con la
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quale si definisce cristiano, andrà declinata nella sua poliedricità, deve risplendere nelle varie sfaccettature che compongono l’unitarietà del suo essere. La prima C, a cui è chiamato il cristiano adulto nella fede è certamente la Coerenza con il Vangelo, cioè la testimonianza nella vita quotidiana, ma questa può essere visibile e manifestarsi in tutta la sua pienezza solo se alimentata e nutrita dalla Conoscenza del Vangelo; la seconda Cè, infatti, la conoscenza organica della Parola di Dio ascoltata nella comunità cristiana nella quale si vive e si sperimenta quella Parola, inoltre quella Parola deve essere vissuta nel confronto e nell’incontro con le persone, nelle relazioni con il mondo, anche nei suoi conflitti e nelle sue ferite, perché sia capace di riconciliare, di risanare, di trovare vie di mediazione per vivere una vita piena, e una vita buona. La terza C riguarda la competenza riguardo a quella Parola, che è risuo-
IL PORTICO
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scheda Per una fede matura, la Diocesi a convegno di MONS. FRANCO PUDDU*
Nelle Indicazioni pastorali per l’Anno 2012-13 , l’arcivescovo ha proposto, nell’arco di un triennio, di “Ripensare e riscoprire l’iniziazione cristiana, per passare dalla semplice catechesi per i singoli sacramenti ad un vero percorso di iniziazione cristiana; per coinvolgere i ragazzi e i giovani ma anche e specialmente gli adulti: comunità parrocchiali, genitori, catechisti, padrini”. In vista di una corretta progettazione di tale pastorale, finalizzata sull’Iniziazione Cristiana, vanno messi a fuoco tutti gli ambiti e sono invitati alla riflessione tutti i protagonisti, a cominciare dai più diretti responsabili: i parroci, i sacerdoti e i religiosi, i diaconi. Quale prima proposta di studio e approfondimento, il Convegno del Clero di questo anno nei giorni 12 e 13 giugno, è incentrato sul tema “Per una fede matura. Promuovere un’autentica Iniziazione Cristiana”. La prima mattina è dedicata alla lettura della situazione presente, in Italia e in Sardegna. Il padre Giampaolo Salvini, già direttore di “Civiltà Cattolica”, offre al Convegno una relazione su “La fede degli adulti in Italia oggi: il contesto socio-culturale”, cercando di delineare i cambiamenti di contesto degli ultimi decenni in cui l’adulto e la famiglia cristiana sono chiamati a vivere il contenuto immutato della fede. Il giornalista Franco Siddi, Segretario Nazionale della Federazione della Stampa, presenta un contributo nella sua comunicazione su “Modelli della fede degli adulti, oggi, in Sardegna”. La seconda mattinata è dedicata alla parte propositiva, cercando di individuare i tratti della maturità della fede cristiana. Don Ubaldo Montisci, Docente di catechetica nell’Università Pontificia Salesiana, presenta una relazione sul tema: “L’adulto nella fede: traguardo dell’Iniziazione cristiana”. Conclude i lavori di questo primo Convegno sul tema l’arcivescovo Mons. Arrigo Miglio, con l’intervento su “Iniziazione Cristiana, al cuore di un progetto di Chiesa. Indicazioni per il programma pastorale 2013/14”, che sarà approfondito nel Convegno Pastorale Diocesano previsto per i primi di ottobre 2013. L’obiettivo è quello di rinnovare la catechesi nei diversi ambiti già presenti, soprattutto fanciulli e ragazzi, di individuare delle modalità concrete per coinvolgere i genitori e le famiglie nel cammino di Iniziazione Cristiana dei figli, di qualificare meglio il percorso dei ragazzi e dei giovani, rianimando la pastorale giovanile e la nuova presenza degli oratori nelle parrocchie, in vista di un modello di cristiano adulto che esprime la fede con convinzione, continuità e con coerenza, sapendo attingere abitualmente alle fonti della fede cristiana: l’ascolto della Parola e l’Eucarestia incarnate nella vita. *Vicario episcopale per la Pastorale
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IL PORTICO
Il PortICo
XI DOMENICA DEL T. O. (ANNO C)
dal Vangelo secondo Luca
DON ANDREA BUSIA
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il portico della fede
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n quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. Vedendo questo, il fariseo che l'aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!». Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di' pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati». Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: «Chi è costui che perdona anche i peccati?». Ma egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va' in pace!». In seguito egli se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni. Lc 7, 36 - 8, 3
l brano di oggi ci presenta principalmente tre personaggi che esprimono implicitamente o esplicitamente giudizi gli uni sugli altri: Gesù, la Donna e il fariseo Simone. Il fariseo esprime due giudizi contrastanti su Gesù: il primo, implicito nell'invito a tavola, è un giudizio di rispetto e di una certa ammirazione, poi confermato dall'appellativo “maestro” con cui si rivolge a Gesù quando viene chiamato in causa. A questo giudizio positivo se ne aggiunge un altro, negativo, in cui mette in dubbio che egli sia davvero un profeta. La donna esprime un giudizio solo su Gesù, ignorando il fariseo, ed è un giudizio di premura, attenzione alla sua persona e umilissimo servizio. Gesù, a sua volta, esprime anch'egli due giudizi: sulla donna di cui loda l'attenzione che gli ha riservato, e su Simone che invece esce sconfitto dal confronto con la stessa donna che, nel suo giudizio precedente aveva dichiarato “peccatrice”. A questo elenco manca un giudizio, me-
Perché ha molto ama
no evidente, ma fondamentale per capire il nostro brano: Gesù riconosce quella donna come peccatrice, il fariseo ha ragione in questo, semplicemente, però, a Gesù questo non importa perché non deve fare un confronto tra un giusto e un peccatore, sia Simone che la donna, sono entrambi debitori dell'unico creditore, entrambi sono peccatori, in misura diversa probabilmente, ma pur sempre entrambi debitori. La differenza non sta nell'essere o meno peccatori, salvo grazie particolarissime lo siamo tutti, la differenza sta nell'atteggiamento, nello sforzo che compiamo per cambiare vita e soprattutto in quanto lasciamo agire in noi lo Spirito Santo perché ci guidi alla volontà del Padre. Fatta questa fondamentale premessa possiamo allora capire perché Gesù non rimproveri Simone per aver affermato che la donna è una peccatrice, ma anzi lo inviti a una riflessione più profonda e di gran lunga più utile del semplice giudizio. La differenza tra lui e la donna non sta nella quantità o nella qualità dei suoi peccati, bensì nell'amore messo in gioco per andare oltre di essi e
poter cominciare una vita nuova. Il fariseo non ha visto i suoi peccati e non ha quindi sentito la necessità di fare più del necessario per l'ospite Gesù mentre la donna, che invece aveva ben presente i suoi tanti peccati, non si può accontentare di un saluto a Gesù, ha bisogno di testimoniare con maggiore forza il suo pentimento. Per questa ragione il confronto che Gesù fa non è tra Simone giusto e la donna peccatrice, ma tra il Simone che non ha mostrato amore e la donna che lo ha sommerso con il suo amore. Questo insegnamento di Gesù è ripetuto innumerevoli volte nel vangelo, ad esempio alla fine del brano del cieco nato si manifesta la stessa difficoltà, sempre da parte dei farisei, di diventare consapevoli del loro peccato e quindi poter chiedere perdono: “Alcuni dei farisei gli dissero: «Siamo forse ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane»”(Gv 9,4041). Quando non vediamo il nostro peccato è molto più facile giudicare gli altri e
soprattutto diventa più difficile compiere veri atti di pentimento e conversione. Tornando alla perplessità del fariseo riguardo il fatto che Gesù fosse o meno un profeta, essa ci permette di aggiungere un'altra riflessione: noi siamo normalmente portati a circondarci di persone brave e fidate, e in questo non c'è ovviamente niente di male a meno di voler escludere il resto del mondo. Ma Dio non si comporta così: lui sa che non siamo persone fidate, lui sa che è possibile che scappiamo dal gregge che lui guida, lui sa che talvolta (o spesso) vogliamo fare di testa nostra e, paradossalmente, proprio per queste ragioni decide di avere per noi una premura ancore maggiore. Lui non abbandona una sua creatura semplicemente perché non si è comportata bene, ma manda il suo Figlio perché vada a recuperarla, a costo della sua stessa vita, non gliene bastano novantanove nel gregge se una si sta perdendo, deve recuperare anche la centesima e deve farlo senza indugio perché il suo amore per le sue creature è quello di un padre e di una madre insieme.
ECOLOGIA AMBIENTALE ED ECOLOGIA UMANA L’ultima Udienza generale è coincisa con la Giornata Mondiale dell’Ambiente e tale circostanza ha offerto l’occasione a Papa Francesco per approfondire il tema del “Coltivare e custodire il creato”. La riflessione del Papa prende le mosse dai capitoli iniziali della Genesi dove si afferma che «Dio pose l’uomo e la donna sulla terra perché la coltivassero e la custodissero» (cfr 2,15): «coltivare e custodire il creato è un’indicazione di Dio data non solo all’inizio della storia, ma a ciascuno di noi; è parte del suo progetto; vuol dire far crescere il mondo con responsabilità, trasformarlo perché sia un giardino, un luogo abitabile per tutti. Benedetto XVI ha ricordato più volte che questo compito affidatoci da Dio Creatore richiede di cogliere il ritmo e la logica della creazione. Noi invece siamo spesso guidati dalla superbia del dominare, del possedere, del manipolare, dello sfruttare; non la "custodiamo", non la rispettiamo, non la consideriamo come un dono gra-
tuito di cui avere cura. Stiamo perdendo l’atteggiamento dello stupore, della contemplazione, dell’ascolto della creazione». L’ecologia ambientale è strettamente legata anche all’ecologia umana, le due realtà sono chiamate a camminare insieme: «la persona umana è in pericolo: questo è certo, la persona umana oggi è in pericolo, ecco l’urgenza dell’ecologia umana! E il pericolo è grave perché la causa del problema non è superficiale, ma profonda: non è solo una questione di economia, ma di etica e di antropologia. La Chiesa lo ha sottolineato più volte; e molti dicono: sì, è giusto, è vero… ma il sistema continua come prima, perché ciò che domina sono le dinamiche di un’economia e di una finanza carenti di etica. Quello che comanda oggi non è l'uomo, è il denaro, il denaro, i soldi comandano. E Dio nostro Padre ha dato il compito di custodire la terra non ai soldi, ma a noi: agli uomini e alle donne. noi abbiamo questo
compito! Invece uomini e donne vengono sacrificati agli idoli del profitto e del consumo: è la "cultura dello scarto"». Questa perdita del fondamentale valore dell’umano la si vede molto bene se si guarda allo spreco di cibo che viene fatto per un mero calcolo di profitto mentre si chiudono gli occhi davanti all’indigenza di tanti esseri umani: «il consumismo ci ha indotti ad abituarci al superfluo e allo spreco quotidiano di cibo, al quale talvolta non siamo più in grado di dare il giusto valore, che va ben al di là dei meri parametri economici. Ricordiamo bene, però, che il cibo che si butta via è come se venisse rubato dalla mensa di chi è povero, di chi ha fame! Invito tutti a riflettere sul problema della perdita e dello spreco del cibo per individuare vie e modi che, affrontando seriamente tale problematica, siano veicolo di solidarietà e di condivisione con i più bisognosi». di don Roberto Piredda
DELLA FAMIGLIA
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Il comunicato del Forum delle Famiglie.
ato...
Finalmente il nuovo Isee, ma ancora non basta intensificarsi, negli ultimi giorni, di comunicati e notizie di stampa sull’imminente approvazione del nuovo ISEE ci fa sperare che il lungo e tortuoso iter del decreto giunga finalmente a conclusione, dopo oltre dieci anni di vigenza del ‘vecchio’ indicatore. Un aggiornamento dei criteri di calcolo della ricchezza è ancor più necessario per evitare gli ormai ben noti abusi ed elusioni, che penalizzano gli aventi diritto a prestazioni sociali agevolate e drenano risorse a danno di un welfare universale ed efficace. A nostro avviso tuttavia, alcuni aspetti andrebbero ulteriormente approfonditi per evitare che l’auspicata revisione dell’ISEE abbia come conseguenza l’esclusione di fatto di numerose famiglie dall’accesso ai servizi sociali anche se non certo ‘ricche’. Elementi positivi della nuova ISEE Riscontriamo nelle proposte di nuova ISEE alcuni aspetti positivi, tra cui: la maggior attenzione agli abusi derivanti da genitori non sposati che indicano diversa residenza, peraltro da sempre segnalato dal Forum come problema di equità; l’introduzione dell’ISEE corrente nel caso di rilevanti e impreviste variazioni della propria situazione economica nel corso dell’anno, particolarmente significativo in questo tempo di crisi e di precarietà dei posti di lavoro; il calcolo del reddito figurativo delle attività mobiliari, insieme alla maggiore incidenza dei patrimoni rispetto ai redditi. La scala di equivalenza è inadeguata Ci pare tuttora insoddisfacente la scala di equivalenza soprattutto per le famiglie con figli, ancor più se in situazioni di particolare disagio (presenza di disabili, di figli minori, famiglie monogenitoriali etc.), che dovrebbero piuttosto godere di uno speciale favor attraverso adeguate modulazioni della scala. È pur vero che l’ISEE non ha la finalità di combattere la povertà, ma già attraverso le scelte adottate dalle Istituzioni competenti è possibile situare i nuclei più fragili in una situazione di minor rischio, riconoscendone la soggettività e ponendosi quindi in un’ottica di prevenzione. La scala di equivalenza tra l’altro sembra molto simile a quella vigente, che non valuta in modo realistico l’effettivo impatto del costo dei figli man mano che il loro numero cre-
L’
RISCRITTURE
QUELLA GIOIA CHE CI FA LIBERI «Noi cristiani non siamo tanto abituati a parlare di gioia, di allegria, credo che tante volte ci piacciano più le lamentele. È proprio lo Spirito che ci guida: Lui è l'autore della gioia, il Creatore della gioia. E questa gioia nello Spirito, ci dà la vera libertà cristiana. Senza gioia, noi cristiani non possiamo diventare liberi, diventiamo schiavi delle nostre tristezze. Il grande Paolo VI diceva che non si può
portare avanti il Vangelo con cristiani tristi, sfiduciati, scoraggiati. Non si può. Questo atteggiamento un po’ funebre, eh? Tante volte i cristiani hanno faccia di andare più ad un corteo funebre che di andare a lodare Dio, no? E da questa gioia viene la lode. Dio si loda uscendo da se stessi, gratuitamente: «Se tu non lodi Dio, non sai quella gratuità di perdere il tempo lodando a Dio, è lunga la Messa. L'eternità sarà quello: lodare Dio! E quello non sarà noioso: sarà bellissimo! Questa gioia ci fa liberi. Papa Francesco, omelia di Santa Marta, 31 maggio 2013
sce: un’indagine condotta su un campione di ventimila famiglie su dati ISTAT evidenzia come il primo figlio da 0 a 18 anni costa mediamente 0,5 volte il costo di un adulto, 0,62 il secondo, 0,78 il terzo figlio e così via. Un’adeguata valutazione del costo dei figli oltre a rappresentare una misura di equità e giustizia sociale costituirebbe anche un segnale forte, politico, alla denatalità che è diventato il problema demografico più impellente per l’intera società italiana. Riteniamo pertanto necessario un ulteriore sforzo per adeguare verso l’alto la scala di equivalenza, che potrebbe ricomprendere anche le già previste maggiorazioni in presenza di tre o più figli minori. Altri elementi di particolare rilievo Come detto, è positivo che nel calcolo del patrimonio sia dato maggior peso alla parte patrimoniale, a condizione però che non siano penalizzate le famiglie di condizione medio-bassa: è quanto potrebbe accadere per via dell’inserimento tra il patrimonio di una parte percentuale del valore della prima casa, anche se modulato con diverse franchigie. Anche su questo aspetto riteniamo possibile un ulteriore sforzo, che necessita per forza di cose di una altrettanto forte volontà politica. (..) Riteniamo inoltre che sia necessario semplificare il meccanismo previsto per la determinazione del valore dei beni mobiliari, proprio per evitare le citate elusioni: ci pare molto più semplice richiedere la giacenza media annua dei conti correnti e del monte titoli. Valutazione di impatto familiare Infine è opportuno un adeguato ed efficace sistema di monitoraggio sulla nuova ISEE, eventualmente accompagnato da una sua revisione qualora si verifichi effettivamente l’esclusione di larga parte della popolazione dall’accesso al welfare. Questo potrebbe addirittura essere il primo esempio in Italia di Valutazione di Impatto Familiare di un provvedimento, secondo le indicazioni contenute nel Piano Nazionale per la famiglia, approvato dal governo nel 2012. Questa valutazione andrà peraltro realizzata non solo negli uffici del ministero, ma condivisa e partecipata con le amministrazioni locali, e soprattutto con l’associazionismo familiare.
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IL PORTICO DEI LETTORI
Il PortICo
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LETTERE A IL PORTICO LETTERA DEI DETENUTI AL SANTO PADRE PAPA FRANCESCO Santità amatissima siamo i detenuti ristretti in regime di “Alta Sicurezza” del Carcere di Buoncammino in Cagliari e siamo oggi voce di quasi 500 detenuti di questa struttura carceraria. Con viva gioia abbiamo appreso la notizia della sua visita in Sardegna, in particolare alla città di Cagliari, il prossimo 22 Settembre. A questa notizia non possiamo evitare di farle pervenire, attraverso il nostro Cappellano, il nostro invito a visitarci. In un momento come questo dove tutto il pianeta terra sembra imprigionato da disvalori e diviso da egoismi a discapito di chi non regge il passo del più forte; ebbene, noi abbiamo finalmente sentito dalle sue parole un raggio luminoso di umiltà e semplicità, e questo ci riempie il cuore di speranza. Da cagliaritani e non, conosciamo almeno in parte la storia della Madonna di Bonaria, Patrona della Sardegna, e ci ha commosso quando lei ha raccontato la sua storia, acco-
standola alla città di Buenos Aires, di cui lei è stato sino a poco tempo fa Pastore. Non intendiamo inseguire affinità improprie, ma è significativo che il Carcere nel quale siamo detenuti stà sul colle del Buoncammino, dando nome anche alla struttura comunemente chiamata “Carcere di Buoncammino”; inizia con “Buon” e potremo chiamarlo anche “Buenastrada”. Abbiamo ben presente la sua visita al Carcere minorile in occasione del Giovedì della settimana Santa, che ci ha profondamente coinvolto e colpito; nessuno di noi ricorda un gesto così forte verso gli ultimi, e ci viene in mente la frase di u pensatore: “la gloria maggiore non è nel non sbagliare ma nel risollevarsi ogni qual volta si cade”. Ci regali, Santo Padre, il dono di una preghiera con lei, una stretta di mano, una parola che consoli e che rafforzi e confermi la nostra speranza. La ringraziamo infinitamente! I Detenuti della Casa Circondariale di Buoncammino in Cagliari
Alla cortese attenzione del Direttore Sono Gian Damiano Melis, abito a Isili svolgo attività di volontariato nella locale Colonia Penale e nell' Ospedale come socio dell'AVO e nella mia Parrocchia svolgo il ministero di Accolito. Nell' ospedale di Isili da tempo, ancor prima di far parte dei Volontari Ospedalieri, porto e distribuisco nei reparti di medicina e chirurgia il settimanale “L'Arborense” della Diocesi Oristano cui Isili fa parte. Di tanto in tanto in corsia mi viene rivolta la domanda: “Il Portico non ce l'ha?, non lo porta?”. Effettivamente il bacino di utenza dell' ospedale di Isili ricade più sulla Diocesi di Cagliari che in quella di Oristano. Se è vostra consuetudine inviare “Il Portico” negli ospedali di Cagliari e della Diocesi, sarei disponibile a distribuirlo anche ad Isili insieme all'Arborense. Da Oristano ricevo 15 copie, in genere il giovedì, che distribuisco, gratuitamente, la domenica all'ora di pranzo e, se avanza qualche copia, il lunedì mattina nei reparti di
Diabetologia e Dialisi. L’occasione è per salutare cordialmente Gian Damiano Melis La ringrazio molto per la sua mail, che - come le lettere che continuano ad arrivare alla nostra redazione - testimonia l’attenzione per il nostro settimanale, dentro e fuori la nostra Diocesi. Daremo volentieri corso alla sua richiesta (sn). Caro Direttore, Ho letto con interesse la sua intervista a Kiko Arguello, e l'impressione che ricavo da questo uomo di Dio è grande. Non dice molte cose, non le argomenta. Ci ripete il Vangelo, in specie quello di Giovanni che parla della unità. Dice “se vi amate come Cristo vi ha amato, e vi ama, i lontani diranno ‘ecco i discepoli di Cristo’. E se sarete perfettamente uno, il mondo crederá. Quanto è difficile questo comandamento! Molto poco riusciamo a parlare con "gli altri", con coloro che non credono, dicendo
Inviate le vostre lettere a Il Portico, via mons. Cogoni 9, 09121 Cagliari o utilizzate l’indirizzo settimanaleilportico@libero.it, specificando nome e cognome ed una modalità per rintracciarvi. La pubblicazione è a giudizio del direttore, ma una maggiore brevità facilita il compito. Grazie.
a Chiesa deve essere presente pubblicamente nella società. Lo ha affermato più e più volte durante il suo pontificato Benedetto XVI, che nell’enciclica Caritas in veritate scriveva “La religione cristiana e le altre religioni possono dare il loro apporto allo sviluppo solo se Dio trova un posto nella sfera pubblica, con specifico riferimento alla dimensione culturale, sociale, economica e, in particolare, politica”. Lo ha ribadito anche il cardinale Lluis Martinez Sistach, grande studioso di diritto canonico a capo dell’arcidiocesi di Barcellona dal 2004, nel volume “Cristiani nella società del dialogo e della convivenza” pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana. Il libro raccoglie una serie di discorsi, tenuti dal porporato tra il 1986 e il 2012, che toccano temi di carattere universale e altri più specifici, come i rapporti tra Chiesa e Stato in Spagna. Tanti i fenomeni analizzati: la povertà, l’immigrazione e la globalizzazione ma soprattutto la laicità dello Stato, le relazioni tra Chiesa e società civile e la presenza pubblica della religione - e in particolare della Chiesa cattolica - nella società. Proprio a questo riguardo il porporato spagnolo, riprendendo un concetto del cardinale Narcisio Jubany, parla della funzione “nutritiva” della Chiesa nella società. “La Chiesa presta alla società un servizio molto importante nell’ordine pre-politico delle idee e dei valori morali, delle immagini globali dell’uomo e della vita”, sostiene l’arcivescovo di Barcellona, riconoscendo che “le società democratiche corrono il rischio di svuotarsi eticamente”. Da qui la necessità di “gruppi sociali, religiosi e culturali che si occupino di un’irrigazione spirituale ed etica dei cittadini af-
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Il volume del cardinal lluis martinez Sistach
Cristiani nella società del dialogo e della convivenza di ANTONELLA PILIA
finché, nel libero esercizio dei loro diritti e della loro partecipazione politica, trasmettano allo Stato il riflesso di queste sensibilità morali”. Una questione, quella della presenza della Chiesa nella società, che è strettamente connessa con la libertà religiosa, come rilevava Benedetto XVI nella Caritas in veritate: “La negazione del diritto a professare pubblicamente la propria religione e ad operare perché le verità della fede informino di sé anche la vita pubblica comporta conseguenze negative sul vero sviluppo”. Affrontando il tema della laicità dello Stato, il cardinale Sistach distingue poi tra “laicità dello Stato” e “società laica”. Mentre “la laicità dello Stato è al servizio di una società pluralistica nella sfera religiosa, una società laica, invece, comporterebbe la negazione sociale del fenomeno religioso o, almeno, del diritto di vivere la fede nella sua dimensione pubblica”. La Chiesa, in definitiva, “non può pretendere di imporre ad altri la propria verità”, esercitando una “pretesa di egemonia culturale”, ma “questo non significa che non debba
offrirla alla società”, realizzando l’annuncio evangelico. Il rapporto tra Stato e Chiesa, nella riflessione del cardinale spagnolo, supera i confini nazionali per aprirsi alla dimensione comunitaria, in relazione alla quale afferma che “l’identità europea è incomprensibile senza la fede cristiana”. E le religioni, afferma ancora, “sono chiamate a ricoprire un ruolo propositivo di mediazione e purificazione” nella nostra società sempre più plurale e multiculturale, una vera e propria “civiltà della convivenza”. Il capitolo conclusivo del libro, il cardinale lo dedica alla Sagrada Familia, la celebre basilica opera di Gaudì, che con la sua immagine suggestiva occupa anche la retro copertina del volume stesso. Il perché di questa scelta la rivela il cardinale Tarcisio Bertone nella prefazione: “La Sagrada Familia non è solo un luogo sacro, essa è anche simbolo e segno della presenza pubblica della Chiesa”, un emblema della nuova evangelizzazione.
che i movimenti ecclesiali che definiamo la primavera dello Spirito, sono tutti importanti e utili e fruttuosi alla causa del Regno di Dio. Tante volte ci siamo scoperti a pensare (o a dire) che sì, è vero, l'Opus Dei sembra una societá occulta (e sappiamo che è solo riservatezza), che i neocatecumenali mettono al mondo figli con una media un po' esagerata, che i Focolarini spingono troppo sull'acceleratore dell'unitá. Cerchiamo insomma di mettere il silenziatore, di non disturbare troppo il mondo che ci guarda e ci ascolta, credendo così di essere meglio accetti, e considerati normali. Disturbare? Non era certo la preoccupazione di Don Alberione, fondatore della famiglia paolina e delle Edizioni San Paolo. Non era quello lo stato d'animo di Josemaria Escrivá, fondatore dell'Opus Dei, che obbedì ad una visione o illuminazione di Dio, e fondò l'Opera anche contro la sua volontá, correggendo poi in corsa alcune cose che inizialmente non capì a pieno. Poteva forse mettersi il problema di non disturbare Don Oreste Benzi, il fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII? Ho citato solo alcuni dei movimenti ecclesiali e associazioni nate nel Novecento, i cui frutti si vedono appena in fiore e si vedranno per secoli. Lei ha ricordato la Primavera dello Spirito, e ben ricorderá la definizione data da Jean Guitton, filosofo cattolico francese, del Concilio Vaticano II: come una Hiroshima, una esplosione nucleare dello Spirito. Cosa si può fare? Arrendersi a Dio; arrendersi a Gesù Cristo, al suo amore e alle sollecitazioni dello Spirito. Ognuno di noi, nel suo quotidiano, parlando con i lontani, dire che ogni cristiano, movimento gruppo e associazione, serve al bene di tutti (del corpo di Cristo che è la Chiesa), che ogni carisma è utile e ammirabile. Dare "scandalo", almeno in questo! Scomodare e disturbare almeno in questo. Dimostrare che è possibile amare anche il carisma diverso dal nostro (dentro la Chiesa). Se gli altri, i lontani, vedranno almeno questo nostro sforzo, capiranno che è possibile attualizzare la frase di Gesù: da questo sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri. Poi magari cominciano le persecuzioni...ma questo fa parte del gioco! Mariano Cuccu Totalmente d’accordo: la sfida dell’unità è davvero difficile, come fa capire Kiko Arguello. Fuori e dentro la Chiesa. Ma vale davvero la pena provarci. Questo giornale è sempre stato, e continua ad essere, l’espressione del tentativo di comunione a cui lei allude nella sua bella lettera: associazioni, parrocchie e movimenti, tutti raccontati su queste pagine, realizzate insieme da sacerdoti, laici e - me lo lasci dire - anche da qualche “lontano curioso”. Grazie (sn).
domenICa 16 gIugno 2013
IL PORTICO DI CAGLIARI
Società. Al forum “Il mercato siamo noi” i principali esponenti dell’economia civile.
“Per uscire dalla crisi servono occhi nuovi e un salto di responsabilità” Per Stefano Zamagni “è necessario rompere il duopolio stato-mercato. La società civile deve assumere i connotati di imprenditori sociali”. La cronaca dell’incontro SERGIO NUVOLI
S
I CHIAMA “NONSIPUOTISMO”,
ed è stato individuato da Antonio Genovesi già nel 1700: è quella strana sindrome per cui si dice sempre di no all’iniziativa dell’altro. Vittorio Pelligra l’ha evocata sabato scorso, durante il Forum “Il mercato siamo noi” all’interno di LeggendoMetropolitano. L’Italia di oggi ne è preda, visto il disastro economico e sociale. A ribaltare le cose ci prova anche la Scuola di economia civile, fondata nelle ultime settimane da un gruppo di economisti, come Pelligra, del calibro di Stefano Zamagni, Luigino Bruni, Leonardo Becchetti e suor Alessandra Smerilli. Il primo ha evocato la sussidiarietà circolare, “che passa dall’interazione tra il vertice dell’en-
Vittorio Pelligra, Leonardo Becchetti e Tiziano Treu.
te pubblico, il vertice della comunità degli affari e quello della comunità civile organizzata. Bisogna rompere il duopolio stato-mercato”. Perchè ha proseguito l’economista bolognese - “per troppo tempo si è fatto credere al cosiddetto terzo settore di essere semplicemente fornitore di ‘operatori sociali’, e non ‘imprenditori sociali’. Con leggi perverse si è impedito a questi soggetti di crescere come settore produttivo: oggi non basta più un terzo settore redistri-
butivo, che finora ha supplito alle carenze dello Stato”. Quindi un avviso: “Il gioco sterile di chiedere tutto alla politica ci porta alla disperazione: mettiamoci in gioco, in certi territori ci sono già tentativi ben riusciti”. La strada passa dalla lotta alle rendite, “senza farisaismi e sentimentalismi”. E mentre poco prima Zamagni aveva invocato “innovazioni di rottura” (le uniche capaci di far ripartire lo sviluppo), poche ore prima all’ex ministro Tiziano Treu che
parlava di “generale disorientamento”, Leonardo Becchetti rispondeva chiedendo “un salto di responsabilità: abbiamo bisogno di aziende socialmente responsabili e di cittadini che votino con il portafoglio. Non bisogna aspettarsi il cambiamento da un sovrano illuminato o da un cambiamento delle regole”. D’accordo Nando Boero, che ha aggiunto che “se la gente non ha la cultura per capire, non si va da nessuna parte”. In ballo anche la citazione di Papa Francesco: “Se la Borsa perde 10 punti è una tragedia - ha detto Becchetti citando il Pontefice - Ma se una persona muore di fame non se ne accorge nessuno”. E Boero ha rincarato la dose: “Giovanni Paolo II aveva previsto che la natura si sarebbe ribellata per come la stiamo trattando. Benedetto XVI ha detto che chi distrugge la natura è il peggior terrorista, e che l’ecologia andrebbe insegnata nelle scuole”. Il punto, per suor Alessandra Smerilli, è “la necessità di un principio carismatico per vedere le cose con occhi nuovi, che hanno visto il bisogno e si sono messi in moto”. “Non occhi per forza religiosi - ha chiarito - ma comunque capaci di vedere cose belle anche dove gli altri vedono soltanto problemi”.
Il PortICo
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brevi IL 14 GIUGNO IN CATTEDRALE
Pace in Medio Oriente, messa in Cattedrale L’Ordine Patriarcale della Santa Croce di Gerusalemme invita tutti alla Santa Messa che sarà presieduta da mons. Arrigo Miglio, Arcivescovo di Cagliari, per la Pace in Medio Oriente, in Siria e per i due vescovi rapiti. L’appuntamento è nella Cattedrale di Cagliari, venerdì 14 giugno alle ore 19. La Sede del gruppo sardo è in Via Sant’Alfonso 1, a San Sperate (CA). Il riferimento è P. Fadi Rahi, C.Ss.R., cell. 3207724653
IL 14 GIUGNO IN VIA OSPEDALE
Apostolato della preghiera a convegno Venerdì 14 giugno, nel Teatro della Chiesa di San Michele, in via Ospedale, si terrà un convegno diocesano dell’Apostolato della Preghiera. Dopo gli arrivi alle 9 ed un momento di preghiera alle 9.30, seguirà la relazione di padre Giuseppe Marrocu, gesuita e promotore regionale AdP. Il tema è “L’Apostolato della Preghiera via del cuore”. Alle 12 la messa presieduta da mons. Miglio. Dopo il pranzo, è prevista - alle 15.30 - l’ora solenne di adorazione eucaristica.
IL 16 GIUGNO A MONTECLARO
“La storia non si ferma, tutto ha una continuità” Il quartiere della Marina da don Mario a don Marco DON MARCO LAI
ei giorni scorsi un gruppo di consiglieri comunali ha consegnato a don Mario Cugusi una targa, quale riconoscimento dei trent’anni di attività svolta nel quartiere Marina di Cagliari. Erano presenti in un’aula consiliare affollata, i consiglieri comunali Enrico Lobina, Guido Portoghese, Davide Carta, Matteo Lecis Cocco Ortu, Filippo Petrucci, Giovanni Dore, Francesca Ghirra, Sergio Mascia, Tanino Marongiu, Raimondo Perra, Ferdinando Secchi. Riproponiamo un passaggio dell’intervento di don Marco Lai alla cerimonia nell’Aula di via Roma.
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Ringrazio il Consiglio comunale per questa iniziativa, e l’amico Gianfranco Murtas per avermi invitato, e porto il saluto dell’Arcivescovo. Con don Mario c’è sempre stato un legame forte, ha tenuto lui l’omelia per i miei 25 anni di messa. Sono in sintonia con molti degli interventi che sono stati svolti, d’altra parte da parte di amici conosciuti: questa è l’occasione per sciogliere un po’ di
gelo. Certamente il cambio con don Mario non è stato deciso da me: forse potevamo gestirla in modo diverso, almeno tra di noi. Quella che mi ha passato è certamente un’eredità impegnativa, in riferimento ai 30 anni trascorsi da lui alla Marina, un quartiere che conta 3800 abitanti con 800 stranieri residenti. Quando ci si mette in gioco – come ho fatto io – l’importante è sempre l’approccio, nella piena considerazione e nel rispetto dell’altro. Mi sento piccolino rispetto ai suoi 30 anni alla Marina, dove sono stato accolto da lui in momenti difficili della mia vita: questa forse può essere la chiave del passaggio di testimone tra noi. Gli impegni culturali sono una bella sfida, ma per fortuna c’erano persone impegnate e formate, con cui si è potuto continuare sulla strada dell’ideale culturale di rendere la città aperta, renderla di tutti. C’è un ideale di continuità, un legame, un’amicizia che non poteva venire meno. I miei piccoli contributi ci sono, e cercherò di dirli perché forse può far piacere conoscerli. La storia non si ferma, tutto può avere continuità.
Il direttore Sergio Nuvoli e tutti i collaboratori sono affettuosamente vicini al professor Franco Camba, nostro collaboratore, per la scomparsa della cara mamma Lucia, esprimono le più sentite condoglianze a lui e alla famiglia e assicurano preghiere di suffragio.
INDUSTRIA GRAFICA
Giocamercato, festa dei popoli La Cooperativa Sociale “Il sicomoro onlus” organizza per il 16 giugno al Parco di Monteclaro l’evento per i bambini “Giocamercato. Festa dei popoli”, il mercato dei bambini per i bambini. L'evento comincerà alle 16 per terminare alle ore 19.30. Protagonisti del GiocaMercato saranno i bambini: la gestione dello spazio espositivo e le operazioni di vendita (approcci, contrattazioni, ecc.) dovranno essere interamente eseguite dai bambini; i genitori potranno intervenire solo quando sarà strettamente necessario, mantenendo un ruolo marginale e di controllo.
IL 22 GIUGNO A MANDAS
GRAFICHE
GHIANI dal 1981 stampatori in Sardegna
www.graficheghiani.it info@graficheghiani.it U 070 9165222 (r.a.) www.graficheghiani.info
Incontro per i politici e gli amministratori Sabato 22 giugno si celebrerà la festa di San Tommaso Moro, patrono dei politici e degli amministratori. Alle ore 17, negli spazi dell’ex Convento francescano in via Canonico Dessì a Mandas, si terrà un momento di riflessione sui temi della prossima Settimana sociale (in programma dal 12 al 15 settembre a Torino). Alle 19 mons. Miglio presiederà la messa solenne per invocare il Santo patrono di coloro che si pongono a servizio del bene comune.
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IL PORTICO DEI PAESI TUOI
Il PortICo
brevi N. S. DELLE GRAZIE (SESTU)
Una crociera speciale sui luoghi della fede “Un viaggio “molto” particolare nell'Anno della Fede. Trascorreremo insieme una vacanza «speciale» insieme a tanti amici e credenti, con momenti di sano divertimento e di vita religiosa. Visiteremo luoghi straordinari nei quali la fede dei cristiani ha lasciato segni indelebili”. Si apre con queste parole il sito web www.lafedeinonda.it, che con un quanto mai indovinato gioco di parole propone un pellegrinaggio in crociera con un fine davvero nobile: contribuire - con una parte della quota di adesione - al completamento dei lavori in corso dell’ampliamento della chiesa della comunità parrocchiale guidata da mons. Franco Puddu. “Avremo la possibilità di personalizzare il viaggio e trascorrere 10 giorni lontano dalla sede parrocchiale, ma con amici della nostra comunità - continua il sito nell’homepage - Parteciperà al viaggio il parroco di N.S. delle Grazie, mons. Franco Puddu”, che ha ideato il programma in collaborazione con CostaCrociere. La proposta è di “una rotta speciale verso importanti destinazioni di fede con alcune particolari iniziative di natura religiosa: escursioni, celebrazioni, incontri”. Si parte il 6 novembre da Cagliari diretti a Roma, per partecipare all’udienza generale di Papa Francesco. Alle 19 si salpa alla volta di Savona, per la visita al Santuario di Nostra Signora della Misericordia. Due giorni dopo la nave prende il mare diretta in Grecia, con sbarco a Katakolon. Lunedì 11 novembre si fa tappa a Haifa in Israele con escursione a Gerusalemme con le sue testimonianze di fede e arte: la spianata del Tempio e il muro del pianto, la moschea di Omar e la moschea El-Aqsa, la Via Dolorosa, la Basilica del Santo Sepolcro. Da qui il viaggio prosegue a Nazareth, dove si potrà assistere alla messa nella Basilica dell’Annunciazione, la casa di Maria. Giovedì si arriva in Turchia a Smirne. Il giorno successivo si tocca Atene per la visita dell'Acropoli. Il viaggio si conclude il 17 novembre a Roma per assistere alla messa della domenica in piazza San Pietro e all'Angelus del Papa. “L’occasione - si legge sul sito della parrocchia - è stata quella di mettere insieme la disponibilità di una particolare crociera che va a toccare alcuni porti significativi: Civitavecchia, Savona, Haifa, Smirne e Corinto, dai quali è possibile progettare delle escursioni di gruppo verso mete religiose uniche: Gerusalemme, Nazaret, Efeso, Roma! Il tutto a prezzi competitivi e con la possibilità di contribuire alle opere della nostra parrocchia. La competitività infatti sta proprio in questo: l’agenzia intermediaria, che ha messo insieme il progetto, rinuncia a nostro favore buona parte del suo guadagno! È una delle tante iniziative che intendono contribuire ai lavori in corso per il completamento della nostra chiesa parrocchiale”. Maggiori informazioni sui siti web e in parrocchia.
DOMENICA 16 gIugno 2013
Paesi. L’intesa tra parrocchia e comune ha permesso di realizzare una gran bella festa.
Mantenere il sorriso in tempi di crisi: la piccola rivoluzione di Villanovatulo Per la festa di San Giuliano il paese è stato invaso da persone provenienti da varie parti dell’Isola: così la fede di un popolo si sposa con la tradizione e con l’economia locale
iniziative, ha attirato tantissime persone. Sono stati allestiti diversi stand in vari punti del paese al fine di esporre prodotti agroalimentari e artigianali. Per andare incontro alle esigenze di coloro che venivano da fuori, quest’anno abbiamo deciso di far degustare le nostre ciliegie in tre fasi della giornata. Abbiamo pensato di investire un po’ di più nella sponsorizzazione della festa, il nostro obiettivo è stato quello di rilanciare, anche se si è trattato di soli tre
giorni, l’economia locale”. Per i villanovatulesi l’attesa della festa di San Giuliano è colma di emozioni, perché oltre ad essere un momento di ritrovo spirituale e goliardico, è un modo per mantenere viva la tradizione. Un modo per confrontarsi con persone diverse, uno svago ma soprattutto un momento di alta spiritualità e raccoglimento dei fedeli per onorare San Giuliano che ha sempre protetto il paese. La quiete diVillanovatulo è stata piacevolmente interrotta da una fiumana di persone che ha riempito la chiesa, gli agriturismi e le strade. “Per quanto riguarda gli intrattenimenti – conclude il sindaco - abbiamo cercato di accontentare grandi e piccini. Ci sono state le ragazze dell’Associazione Quisqueya che hanno preparato in piazza il famoso cocktail Mojito, c’è stato il fisarmonicista, il pranzo della Proloco a prezzi modici, la dimostrazione della lavorazione della ceramica, lo spettacolo musicale con i Ballos, l’esibizione canora dei bambini e dei ragazzi e le cover di Battisti. In tempi di crisi mantenere il sorriso è un atto rivoluzionario, diceva qualcuno. Quindi posso dire che nel nostro piccolo abbiamo fatto una rivoluzione”.
tanti mesi di lavori”. Ci sono altri lavori di ristrutturazione da realizzare: si tratta del vecchio oratorio accanto alla parrocchiale, fatiscente e a rischio crollo, mentre quello nuovo ha necessità di interventi, dopo quelli già realizzati, perché le infiltrazioni di acqua lo stanno danneggiando. La comunità ha la fortuna di avere molte chiese, per le quali i fedeli nutrono un particolare affetto. Questo spinge il parroco a celebrare le messe nel corso della settimana in diversi rioni del paese. “Da Santa Maria, come detto custode della devozione mariana dei sanvitesi - dice don Roberto - a San Lussorio, un gioiello, situato nella parte alta del paese nella zona di Orria, spesso richiesta dagli sposi per la celebrazione delle nozze, fino a Santa Barbara, di recente costruzione, che anche
in occasione dei lavori di ristrutturazione nella parrocchiale ha offerto una valida alternativa. Nel corso dell'inverno ad ogni celebrazione c'è sempre stata una buona partecipazione. Ora, con la stagione estiva, molti sono impegnati nel lavoro sulla costa, anche se tra turisti di passaggio e sanvitesi di rientro per le ferie estive un certo movimento si registra nelle celebrazioni del fine settimana”. Resta però il problema dello spopolamento. “Anche San Vito sta vedendo decrescere il numero di residenti con tanti giovani, anche laureati, che hanno lasciato il paese sia verso l'estero - Germania, Francia e Svizzera - sia nel resto d'Italia. Un discorso a parte è quello degli universitari: sono tanti, e solo nel fine settimana ritornano, e non sempre”.
VERONICA PIRAS URANTE LA SANTA processione, torreggia sopra le teste dei fedeli, dei cavalieri e dei gruppi folk, una statua che rappresenta un giovane con la palma del suo martirio: è San Giuliano, patrono di Villanovatulo. Per i villanovatulesi è un grande momento. Sono devoti al loro santo patrono e gli rendono grazie attraverso la cosiddetta tre giorni di San Giuliano, la festa a lui dedicata. Dal 7 al 9 giugno il paese è stato invaso da persone provenienti da diverse parti della Sardegna. Che significato riveste una festa patronale per una piccola comunità di fedeli come quella di Villanovatulo? Lo abbiamo chiesto a don Angelo Cardia, il parroco del paese, e al sindaco Giuseppe Loddo. “Penso che la festa del Patrono rivesta un grande importanza per il paese - afferma Don Angelo Cardia non soltanto perché San Giuliano ci protegge, ma soprattutto perché richiama alle realtà del Cielo che troppo spesso dimentichiamo. I santi ci dicono una cosa fondamentale e cioè che è possibile vivere il Vangelo, è possibile diventare santi. Penso sia
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Il parroco, don Angelo Cardia, dietro il cocchio con la statua del santo.
la cosa più importante. Per quanto riguarda i festeggiamenti, sono molto soddisfatto di quello che siamo riusciti a organizzare con amore e impegno. A partire dai tre giorni di preparazione prima della festa, apertasi con il Triduo in onore del nostro patrono, poi la chiesa colma di fedeli, tra cui anche pellegrini e ospiti, la processione in forma solenne con la partecipazione orante di vari gruppi folkloristici, launeddas, tantissime persone e i carabinieri con la speciale alta uniforme. È stato accolto con molta emozione il passaggio del Simulacro per le vie del paese e la successiva benedizione eucaristica”. “Anche quest’anno la festa è stata organizzata in pompa magna- aggiunge il sindaco Giuseppe Loddo - e siamo molto orgogliosi della sua buona riuscita. Nel corso dei festeggiamenti per il santo patrono si è svolta la famosa sagra delle ciliegie che, insieme alle altre
E San Vito si prepara alla festa del suo patrono Il parroco: “Dopo nove mesi la parrocchiale è pronta” R. C. ON È QUELLA maggiormente sentita ma la festa del patrono di San Vito registra una grande partecipazione di fedeli. Ogni anno, il 15 giugno, i sanvitesi non mancano alle celebrazioni per il loro patrono. “Quest'anno però afferma il parroco, don Roberto Maccioni - ha una particolarità. Finalmente dopo nove mesi potremo rientrare nella chiesa parrocchiale, in seguito ai lavori di ristrutturazione del piazzale esterno, un’opera avviata dal mio predecessore, don Elvio Puddu, insieme ai tecnici del Comune e all'amministrazione precedente, guidata dal sindaco Patrizio Buccelli, e portata a termine dall'attuale amministrazione, guidata da Maria Gabriella Meloni. Per l'occasione don Elvio sarà presente alla festa con il compito, tra l'altro, di da-
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re la benedizione alla quale seguirà l'ingresso in chiesa”. In questi mesi, grazie alla disponibilità della capiente chiesa di Santa Barbara e al suo cortile, è stato possibile portare avanti le attività e gli appuntamenti previsti dal calendario liturgico, anche se qualche disagio c'è stato, ma i sanvitesi lo hanno sopportato, consci che ne avrebbero avuto comunque un beneficio. “La celebrazione del patrono - aggiunge il parroco - è preceduta da una giornata di spiritualità, con le confessioni e S'Intregudel Comitato, formato dai cavalieri, con la benedizione e la vestizione del Santo. La celebrazione di sabato si svolgerà nella chiesa di Santa Barbara, predicata da don Roberto Lai della diocesi di Ales-Terralba, e in processione si arriverà in parrocchia dove è prevista la benedizione del nuovo piazzale e l'ingresso in chiesa dopo
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IL PORTICO DELLA DIOCESI
Iniziative. Maria Stella Leone, medico e presidente del Movimento per la Vita di Cagliari.
“Difendiamo la vita di ogni persona, dal concepimento alla morte naturale” La priorità è la raccolta di firme per la petizione europea “Uno di noi”, ma procede instancabile l’opera a sostegno delle donne che rinunciano alla interruzione di gravidanza FRANCESCO FURCAS
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ROMOZIONE E DIFESA della di-
gnità di ogni uomo dal concepimento alla morte naturale. Questo il fine dichiarato del “Movimento per la vita”, federazione degli oltre 600 movimenti locali, centri e servizi di aiuto alla vita e case di accoglienza attualmente esistenti in Italia, che nei giorni scorsi, in collaborazione con la Provincia di Cagliari, ha organizzato nella sala polifunzionale del parco di Monte Claro un incontro formativo per illustrare le proprie iniziative e presentare testimonianze personali. I numeri parlano di 125 mila bambini aiutati a nascere in oltre 30 anni di attività in tutta Italia, e di centinaia di migliaia di donne accolte, assistite, ascoltate e aiutate. A Cagliari sarebbero (il condizionale è d’obbligo, con questi dati) circa 500 i bambini salvati da aborto in 32 anni di attività del Movimento, una cifra considerevole in rapporto alla popolazione.
L’incontro organizzato dal Movimento per la Vita.
Maria Stella Leone, medico, guida il Movimento per la vita di Cagliari insieme a una giunta di 5 membri e 30 soci. A Il Portico illustra struttura e attività dell’associazione. Com’è organizzato il Movimento sul territorio regionale? Il Movimento opera in sinergia con i Centri di aiuto alla vita (CAV), strutture dove operano volontari che assistono e ascoltano le donne intenzionate a interrompere la gravidanza. Si tratta di due associazioni diverse, che possono avere statuti e soci diversi, ma una svolge la funzione di "testa" e l'altra è il "braccio". Insieme lavorano certamente meglio: MPV magari fa raccolta fondi che il CAV impiega per le donne da assistere. Come si rivolgono a voi le donne in
difficoltà? Arrivano al CAV o per passaparola delle altre assistite o tramite il consultorio diocesano o un altro consultorio che a Cagliari collabora con noi in base all'attuazione della legge 194/78, articolo 2. Io e una mia collega, socie del CAV, stiamo facendo colloqui CAV in un ospedale della città, ma la cosa non ha ancora tutte le autorizzazioni firmate per cui è in via "sperimentale". In questa struttura non abbiamo locali e ci viene prestata la sala ecografia per fare i colloqui, ma questa situazione potrebbe essere la "scusa" per non farci continuare. In questi due mesi di sperimentazione è già successo che una donna, che doveva fare l'interruzione volontaria di gravidanza il giorno stesso, ha accettato il proget-
to che abbiamo proposto, personalizzato in base alle sue difficoltà, e sta felicemente portando avanti la sua gravidanza. Quali, al momento, le priorità? Certamente la petizione europea “Uno di noi”, che intende estendere la protezione giuridica della dignità, del diritto alla vita e dell'integrità di ogni essere umano fin dal concepimento in tutte le aree di competenza dell’Unione Europea. C’è tempo fino al prossimo ottobre. Prossime iniziative? Il Movimento è stato invitato a un convegno che si terrà a Oristano nei prossimi giorni dove i medici relatori e i presenti potranno ribadire le teorie scientifiche in base alle quali l'embrione dovrebbe ottenere dignità giuridica a livello europeo. Auspichiamo di replicare incontri simili in altre città sarde. Come sono i rapporti con le istituzioni? Diciamo che sono solo "al bisogno", ma buoni, come con la Provincia di Cagliari, che ringraziamo per averci concesso uno spazio. Il CAV, invece, ha interessanti rapporti con il consultorio Asl, con l’assessorato ai servizi sociali del Comune di Cagliari e il Tribunale per i minorenni, dato che il Centro può dare alloggio in due case famiglia – si tratta di strutture protette – alle madri minorenni con i loro figli oppure può fungere semplicemente da casa famiglia per minori in stato di abbandono.
Il PortICo
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curiosità SETTIMANALE DIOCESANO DI CAGLIARI Registrazione Tribunale Cagliari n. 13 del 13 aprile 2004
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Abbònati a Il Portico
San Benedetto si consacra alla Vergine L’atto solenne vissuto sabato scorso con commozione ROSALBA CROBU
PARROCCHIA DI SAN Benedetto in Cagliari, in questo Anno della Fede, si è ispirata alla figura di Maria quale autentica donna di fede. I parrocchiani manifestano una autentica devozione mariana, che il parroco don Massimo Noli ha curato con particolare cura, trovando già terreno fertile coltivato dai parroci predecessori mons. Antonino Orrù e mons. Pietro Meledina, sacerdoti mariani particolarmente devoti. Questa speciale devozione mariana è culminata nella consacrazione dei parrocchiani alla Santa Vergine, sabato scorso durante la messa vespertina, in cui si è vissuta un’esperienza di fede veramente viva e toccante. In questi tempi difficili è necessario prendere forza, coraggio ed un sano ottimismo perché il cristiano è chiamato “profeta di speranza” e in Maria trova pieno so-
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stegno. La comunità, sotto la guida spirituale di don Massimo, si è preparata con i pellegrinaggi a Medjugorje e a Fatima, con la catechesi del mercoledì che verteva sui documenti conciliari e sul Catechismo della Chiesa Cattolica; con la pia pratica del primo sabato del mese e con l’Adorazione Eucaristica del martedì sera, momento forte di preghiera e formazione spirituale attraverso la preghiera di lode, intercessione e riparazione; e con la meditazione intensiva del “Trattato della Vera Devozione a Maria” di San Luigi Maria da Montfort che invitava ed invita a liberarci dallo spirito del mondo, a conoscere se stessi, a conoscere la Santa Vergine e a conoscere Gesù Cristo, così i cuori dei parrocchiani, sono stati preparati a questo atto di affidamento, che come ha ricordato don Massimo “non è un atto fine a se stesso, ma va vissuto ogni giorno”. Ancora, nella toccante omelia, ha
ricordato che Dio “affidando suo Figlio a Maria, Le ha affidato anche tutti gli uomini e perciò consacrarsi a Lei significa che dobbiamo imitare Gesù, vivendo in pienezza i voti battesimali. Consacrarsi a Maria significa, seguendo il suo esempio e con la sua intercessione, trovare il vero senso della vita cristiana determinata dal Battesimo” ed ancora “Maria non è solo Mamma, ma anche discepola del Figlio e perciò dobbiamo combattere contro il nostro orgoglio ed accogliere Maria nella nostra vita”.
Don Massimo, rifacendosi a San Luigi Maria da Montfort, ha sottolineato che prima ancora di essere un impegno di vita, la consacrazione è una chiamata, una grazia. San Luigi Maria si fece promotore del culto mariano e Giovanni Paolo II - che gli era particolarmente devoto - è stato colui che ne ha maggiormente promosso la spiritualità: anche il suo moto “Totus tuus” deriva dal “Trattato”, infatti è l’abbreviazione della forma completa dell’affidamento a Maria “Totus Tuus ego sum et omnia mea Tua sunt. Accipio Te in mea omnia. Praebe mihi cor Tuum, Maria”, “Sono tutto tuo, e tutto ciò che è mio è tuo. Ti accolgo in tutto me stesso. Offrimi il cuore tuo, Maria”. Don Massimo, infine, ha ricordato che “la consacrazione alla Vergine Maria scaturisce direttamente da Gesù Cristo che dalla croce affidò a Giovanni la Madre dicendo “Donna ecco il tuo figlio! Figlio, ecco tua madre !" (Gv 19,2627 ). Quindi è importante che ci consacriamo a Lei perché Gesù l’ha lasciata a noi come Madre e l'accogliamo insieme agli altri doni che ci ha lasciato: la Parola, l'Eucarestia, lo Spirito Santo, la Grazia e le chiediamo di accompagnarci nel cammino della vita per essere veri testimoni del Vangelo”.
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IL PORTICO DEI PAESI TUOI
Il PortICo
brevi
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L’iniziativa. all’arena grandi eventi il 29 giugno incontro su “non desiderare la roba d’altri”.
“Quando l’amore dà senso alla tua vita”: nelle piazze il Rinnovamento nello Spirito
UNIONE GIURISTI CATTOLICI
Restorative justice, se ne parla in Seminario Il 14 giugno alle 17 nella Sala Stampa del Seminario Arcivescovile si terrà una conferenza di Federico Reggio, assegnista di ricerca al Dipartimento di Storia e Filosofia del Diritto dell'Università di Padova sul tema “La ‘Restorative Justice’: nuovi orientamenti legislativi in Europa”. L’iniziativa è dell’Unione Giuristi Cattolici di Cagliari. Per restorative justice (in italiano “giustizia riparativa o rigenerativa”) si intende una modalità di intendere il diritto penale che valorizza il ruolo attivo della vittima, del colpevole e della società, spingendo in particolare l’autore del delitto ad attivarsi per una concreta e fattiva riparazione del torto inflitto.
Anche a Cagliari l’evento del movimento fondato da Salvatore Martinez, “Dieci piazze per dieci comandamenti”: un format unitario tra Stato Chiesa e società civile BRUNA DESOGUS OPO IL SUCCESSO AVUTO a Roma, Napoli e Verona, lo scorso anno, l’8 giugno riparte da Milano per toccare poi le piazze di Bari, Genova e la nostra città di Cagliari la singolare iniziativa promossa dal Rinnovamento nello Spirito, in collaborazione con il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione e con la Conferenza Episcopale Italiana. Dieci Piazze per Dieci Comanda-
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CENTRO MISSIONARIO
Serata di spiritualità missionaria Il Centro missionario diocesano ha organizzato una serata di spiritualità per domenica 16 a partire dalle 16 e fino alle 19.30 nei locali del Seminario Arcivescovile. L’iniziativa è rivolta in maniera particolare agli operatori di pastorale missionaria ma è aperta a tutti coloro che vogliono sapere di più sul mondo della missione. Sarà don Carlo Rotondo (in foto), sacerdote fidei donum per un decennio, ad animare la serata. Per informazioni il Centro Missionario tel. 07052843211.
menti è un evento mai realizzato in precedenza. Si tratta di un’iniziativa nazionale, dal format unitario che vede insieme la partecipazione della Chiesa, dello Stato e della società civile che dialogano pubblicamente, nelle Piazze della nostra Italia. Arcivescovi e Sindaci, giornalisti e filosofi, economisti e letterati, poeti e musicisti, scienziati e sportivi sa-
ranno protagonisti di una singolare rilettura positiva dei Comandamenti. Anche Papa Francesco si renderà presente con uno speciale videomessaggio sul tema generale del Progetto: "Quando l'Amore dà senso alla Tua vita..." E’ un momento gioioso da vivere insieme che si sviluppa in una cornice di grande festa, di musica e canti e di
A Capoterra la festa dei popoli
IL 13 GIUGNO AL SAN MARTINO
Uno di noi, se ne parla ad Oristano Si terrà ad Oristano all’ospedale San Martino il 13 giugno alle 18 l’incontro “Uno di noi”. Partecipano Salvatore Pisu, medico esperto di bioetica, Giuseppe Castello, andrologo e Maria Stella Leone, presidente Movimento per la Vita di Cagliari.
Per l’Anno della Fede ai luoghi della Bibbia Pellegrinaggio Diocesano in Terra Santa e Giordania 17-24 Ottobre 2013 Presieduto da S. Ecc. Rev.ma
Mons. Arrigo Miglio
Programma dettagliato sul sito della Diocesi Per informazioni ed iscrizioni: Don Walter Onano: tel. 3403587054 oppure email: walter.onano@gmail.com Sardivet Viaggi: tel. 070.288978 - 070.280279
partecipazione di noti personaggi del mondo dello spettacolo.Invitiamo a partecipare e a fare festa con noi tutti i giovani, tutte le parrocchie, tutti i movimenti e associazioni ecclesiali , tutti i cittadini credenti e non. L’appuntamento è all’ Arena Grandi Eventi di Cagliari per sabato 29 Giugno a partire dalle ore 20.30 con la rilettura del comandamento "Non desiderare la roba d’altri". Il programma generale prevede l’accoglienza con musiche e danze, la lettura di brani celebri ispirati al tema del comandamento, il messaggio dell’arcivescovo mons. Arrigo Miglio, testimonial dei vari mondi della cultura, della scienza, dell’economia,dello spettacolo e dello sport, testimonianze di vita, brani musicali e creatività. Una spettacolare fiaccolata concluderà la festa con l’accensione delle candele da parte di tutto il pubblico presente e l’affidamento della città alla Madonna di Bonaria.
“Scuole in Mostra” è stato il risultato di un importante momento di collaborazione, incontro, riflessione e condivisione tra gli alunni delle scuole dell’Infanzia, di primo e secondo grado di Capoterra. Allestita nei locali della Casa Melis, la mostra, dedicata all’esposizione dei lavori realizzati dai bambini e i ragazzi delle scuole, ha avuto un ruolo principale nella settimana della manifestazione “Festa dei Popoli”. Riflessione, confronto, condivisione e divertimento sono le parole chiave che hanno accompagnato più di 400 bambini e le loro insegnanti alla scoperta dei temi della Mondialità, dell'integrazione, del rispetto delle persone e delle cose attraverso attività ludiche e laboratori creativi. Durante il Convegno “…E Se DoMani”, sono intervenuti i rappresentanti delle scuole che hanno aderito al progetto, come testimonianza di una collaborazione sempre più attiva e solidale. La serata conclusiva della Festa dei Popoli è il momento forse più aspettato dalla popolazione locale e dell'hinterland Capoterrese. Colori, sapori, profumi e musiche tipiche da tutto il mondo diventano protagoniste della giornata, ma ciò che più ci preme sottolineare è che tutti, in questa occasione, ci sentiamo, indistintamente, parte della stessa comunità. Veronica Atzori
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IL PORTICO DELL’ANIMA
Seminario regionale. Intervista con mons. Gian Franco Saba, rettore da tre anni.
Una comunità sempre in cammino che guarda a Cristo Pastore e Maestro Un laboratorio pedagogico e formativo, uno spazio di umanizzazione della persona, un luogo di aiuto all’elaborazione di una personale regola di vita. I contenuti e le attività
zione della proposta comunitaria nella sfera soggettiva di ciascun seminarista. Si tratta in concreto di un articolato accompagnamento verso la maturità della persona e che si sviluppa nel mistero della libertà individuale”. Sfogliando l’Instrumentum Laboris, si evince che la struttura dei gruppi e dei nuclei educativi intende favorire l’incontro tra persone dialoganti che si esercitano quotidianamente nell’ascolto dell’altro, di se stessi, di Dio. “Si tratta di una comunità che tende a costituirsi quale laboratorio pedagogico-formativo e spazio di umanizzazione della persona, luogo privilegiato di aiuto alla elaborazione di una regola personale di vita che coniughi l’homo cogitans e l’homo credens, l’homo amans
in vista della formazione sacerdotale”, aggiunge monsignor Saba. Per questo, lo studio accademico dei seminaristi, svolto presso la Facoltà Teologica, è accompagnato dalla partecipazione alle attività dei nuclei d’interesse e dei diversi laboratori attivati nel corso di questi ultimi anni in seminario. Tra questi, oltre a quello liturgicoiconologico, c’è quello musicale, quello teatrale e quello linguistico. Diverse sono poi le altre attività che vedono i seminaristi protagonisti nella redazione del periodico e del sito internet del Seminario nonché delle altre iniziative ricomprese nel progetto culturale “Agorà” che quest’anno ha curato l’approfondimento dei documenti del Concilio Vaticano II. Mentre illustra le diverse attività svolte in seminario dai quarantotto giovani provenienti dalle dieci diocesi sarde, monsignor Saba si dice convinto che “il Seminario regionale non è riconducibile a stereotipi prefabbricati e standardizzati ma che, piuttosto, rappresenta una comunità con una propria peculiarità correlata con la storia del seminario stesso nel contesto ecclesiale e socio-antropologico della Sardegna, a partire dalla storia delle persone con le quali si realizza l’evento comunitario della formazione. Una comunità in cammino nelle vicende della storia, che guarda a Cristo Pastore e Maestro”.
una grande schiera di volontari, che nel sacrificio hanno scoperto la gioia del servizio ai deboli e agli abbandonati. Per loro ha fondato il “Centro Volontari della Sofferenza” e l’Associazione dei “Silenziosi Operai della Croce”. “La missione sacerdotale alla quale è stato chiamato da Dio è stata quella di affrontare la domanda angosciosa del mondo sul perché della malattia e della sofferenza … facendo leva sui valori dello spirito della persona sofferente”, ha scritto il Card. Tarcisio Bertone presentando il libro di Mauro Anselmo, il quale ricorda che “per tutta la vita Don Luigi ha avuto a che fare con la sofferenza. Prima come ragazzo colpito da una gravissima tubercolosi ossea … poi,
dopo la guarigione definita inspiegabile dai medici, dedicando la propria esistenza agli infermi… È stato il medico della guarigione interiore. Un esploratore delle risorse dello spirito nei limiti del corpo sofferente” (Luigi Novarese. Lo spirito che cura il corpo, Roma 2011, Ed. Centro Volontari della Sofferenza). I santi sono il faro della luce di Dio che illumina tutti gli uomini affinché - come dice il decreto sul servo di Dio Luigi Novarese - possano irradiare sui fratelli, e in modo speciale sui sofferenti, lo spirito dell’amore con “quel silenzio interiore che dà tutto lo spazio del cuore all’Amore Trinitario e al servizio del prossimo”. *vescovo emerito di Nuoro
FRANCO CAMBA ALL’ILLUSIONE DI UNA comunità come prefabbricato… all’esperienza di una comunità in cammino”. Queste parole, poste nella presentazione dell’annuario del Pontificio Seminario Regionale Sardo dell’anno formativo che orami volge verso la conclusione, racchiudono in sintesi la chiave di lettura del Progetto educativo elaborato dall’èquipe degli educatori del Regionale che ha sede a Cagliari in via monsignor Parraguez. Per conoscere più da vicino quest’importante realtà della Chiesa sarda, abbiamo chiesto a monsignor Gian Franco Saba, sacerdote della diocesi di Tempio-Ampurias e docente della Facoltà Teologica della Sardegna, rettore da tre anni del Seminario Regionale, di presentare i contenuti e le attività del Progetto educativo. “La comunità del Regionale, af-
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Il Rettore del Seminario regionale sardo, mons. Gian Franco Saba.
ferma monsignor Saba, nell’anno formativo che volge al termine, è stata impegnata a raccogliere la sintesi di un itinerario tracciato nell’Instrumentum Laboris e sviluppato attorno al tema «Comunità, Scuola e Casa di Comunione». Si tratta di un percorso realizzato con il profondo convincimento che, in un momento come quello attuale nel quale la società attraversa una fase di trasformazione ed emergono l’individualismo e l’insicurezza, si rende necessario offrire una risposta adeguata in termini formativi ai seminaristi”. “Il Progetto educativo, ormai in fase di definizione, prosegue monsignor Saba, delinea gli obiettivi, i percorsi e i mezzi educativi orientati a favorire l’interiorizza-
Testimone dell’amore di Gesù per gli ammalati Il profilo del nuovo beato nelle parole di mons. Meloni + PIETRO MELONI* POSTOLO DEGLI ammalati” è stato definito dal Papa Giovanni Paolo II il santo sacerdote Mons. Luigi Novarese. Ed ora il Papa Francesco ha stabilito che fosse proclamato “beato” il giorno 11 maggio 2013 nella Basilica di San Paolo fuori le Mura: “Mi unisco al rendimento di grazie per questo prete esemplare, che ha saputo rinnovare la pastorale dei malati rendendoli soggetti attivi nella Chiesa”. Questo “buon Samaritano” del nostro tempo ha mostrato che “lo spirito può diventare cura per il corpo”, ha affermato il Card. Tarcisio Bertone, che ha presieduto la cerimonia di beatificazione. Don Luigi ha amato i sofferenti con il cuore di Cristo e spesso ha visto avverarsi il miracolo della loro guarigione, nel corpo e nello spirito. Per questo può essere additato alla imitazione di tutti gli
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“angeli custodi” degli ammalati, tra i quali i primi dovrebbero essere i medici e gli operatori sanitari. Le persone sofferenti invocano la salute e il sollievo della serenità. Gli uomini si accorgono che la sofferenza può far perdere la fede, ma può anche farla crescere. La generosità di Don Luigi ha fatto scoprire a molti ammalati il volto di Dio, perché lui ha lasciato sempre trasparire nei suoi gesti d’amore la bontà di Dio. Le persone di fede debbono mostrare agli uomini la “tenerezza di Dio”, ci dice il Papa Francesco, che con il suo sorriso invita noi tutti alla “tenerezza”. Don Luigi, nato a Casale Monferrato il 29 luglio 1914, ordinato sacerdote il 17 dicembre 1938, è morto a Rocca Priora il 20 luglio 1984. È stato un autentico innovatore nell’accoglienza ospedaliera e ha contagiato la sua affettuosa premura per gli ammalati a
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detto tra noi Le Confraternite a Sanluri di D. TORE RUGGIU
Giovedì 30 maggio, vigilia della solennità di N. S. delle Grazie, Patrona di Sanluri, si è svolta una solenne e suggestiva celebrazione, nella chiesa parrocchiale, presieduta dal parroco, di investitura delle 4 Confraternite della parrocchia. Si tratta della Confraternita del Carmine, di Nostra Signora d'Itria, si San Pietro e del Santissimo Sacramento. Per un totale di quasi 40 componenti. A questo importante appuntamento, i confratelli e le consorelle, si sono preparati con una catechesi settimanale, per circa 4 mesi, tenuta dal parroco, che ha trattato i seguenti argomenti: il Credo, i Sacramenti e i 10 Comandamenti, con opportuni riferimenti alla Scrittura e al Catechismo della Chiesa Cattolica. Tutti hanno partecipato assiduamente, con interesse e attenzione. Tanto che sono stati d'accordo nell'accettare la proposta di periodici incontri di aggiornamento. Dopo aver ottenuto dalla Curia Arcivescovile di Cagliari lo statuto, che tutti i confratelli e le consorelle hanno firmato
per l'accettazione, autenticata dal parroco, si è deciso di celebrare pubblicamente l'istituzione. Dopo l'omelia, i 4 priori hanno chiamato per nome i componenti la confraternita, che hanno risposto: “eccomi”. Quindi, tutti insieme, hanno rinnovato la professione di fede e si sono assunti pubblicamente l'impegno di vivere e testimoniare la vita cristiana con l'assidua partecipazione alla S. Messa e alle processioni. Il parroco, dopo avere accolto l'adesione manifestata pubblicamente, ha benedetto gli abiti che, poi, i confratelli e le consorelle hanno indossato. È seguita una affettuosa processione offertoriale, segno di gratitudine a Dio e alla Chiesa del dono ricevuto. La Messa è proseguita normalmente fino all'abbraccio di pace, quando i priori l'hanno scambiata con il parroco, a nome di tutti i presenti. La liturgia è stata seguita con attenzione e viva partecipazione. Dal 30 maggio i confratelli e le consorelle sono entrati a pieno titolo nelle confraternite, con onori e oneri. Soprattutto con il desiderio di servire il Signore nella Chiesa, mettendo il carisma proprio di ogni confraternita a disposizione di tutti. I fedeli presenti hanno apprezzato la celebrazione e hanno capito che nella Chiesa le cose si fanno seriamente, per la gloria di Dio e per la edificazione del Suo Regno, con un segno distintivo che non è l'abito, ma l'amore fraterno come Gesù ha comandato: “amatevi gli uni gli altri. Da questo vi riconosceranno che siete miei discepoli”. Grazie e auguri ai confratelli e consorelle, da parte di tutta la comunità.
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